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LE 9 ATTIVAZIONI DI “SPAZIALE PRESENTA”

BELVEDERE RN-M-G-M/GCLT UNI EN 13163:2013

In Toscana, nella piana che include Firenze, Prato e Pistoia si può identificare una zona produttiva scandita da piante ornamentali e costruzioni in stile. Intesa nella forma di “foresta totale”, rappresenta un’area strategica per l’assorbimento di anidride carbonica e ha ispirato l’idea di un “osservatorio fisico e digitale” che opera attraverso una “infrastruttura multimediale fatta di immagini, video e manufatti tridimensionali”.

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Progettisti: (ab)Normal e Captcha

Architecture

Advisor: Emilio Vavarella

Incubatore: Centro per l’arte

Luigi Pecci di Prato.

La Baia Delle Sirene

Nel luogo esatto in cui, secondo Plinio il Vecchio, avvenne il fatidico incontro fra Ulisse e le sirene narrato nell’Odissea, l’atelier di progettazione BB (Alessandro Bava e Fabrizio Ballabio) e il team del festival musicale Terraforma hanno concepito un “dispositivo significante” per rivelare lo stato ambientale del fondo marino. Un intervento dal quale, secondo Fosbury Architecture, “emerge la necessità di riconfermare il contratto spaziale tra uomo e natura, nella prospettiva dei futuri cambiamenti climatici”.

Progettisti: BB (Alessandro Bava e Fabrizio Ballabio)

Advisor: Terraforma

Incubatore: FAI – Fondo per l’Ambiente italiano Baia di Ieranto (Massa Lubrense, Napoli)

LA CASA TAPPETO

È nel quartiere catanese di Librino che lo studio di progettazione Studio

Ossidiana ha realizzato La Casa Tappeto, un padiglione mobile e temporaneo capace di rispondere a esigenze basiche, diffuse e ricorrenti all’interno della comunità residente: ombra, protezione e leggerezza. “Siamo convinti che esistano modi gentili di combinare il benessere termico/climatico a quello sociale e di accogliere una comunità prendendosene cura”, chiarisce Fosbury Architecture.

Progettista: Studio Ossidiana

Advisor: Adelita Husni-Bey

Incubatori: Associazione Talità Kum e Ordine degli Architetti di Catania

Supporto tecnico: Ortigia Sound System

Librino (Catania), Sicilia

UCCELLACCIO

“Crediamo che nella decostruzione e nello smontaggio selettivo si possa coltivare un futuro, anche economico, di rigenerazione sostenibile”, osservano i curatori. Nell’entroterra abruzzese, con il progetto del collettivo di architettura HPO, è stato promosso il processo di riattivazione partecipata di un “ecomostro” sorto a partire dal 1973. Come in innumerevoli altri casi in Italia, non è stato mai ultimato e neppure mai demolito.

Progettista: HPO

Advisor: Claudia Durastanti

Incubatori: MAXXI L’Aquila e Comune di Ripa Teatina Ripa Teatina (Chieti), Abruzzo

Post Disaster Rooftops Ep04

Già attiva dal 2018, Post Disaster Rooftops è una pratica spaziale, critica e curatoriale di lungo termine che eleva i tetti della Città Vecchia di Taranto allo status di “piattaforma” da cui analizzare le crisi del nostro tempo, in primis quella ambientale. Perché, come ricordano i curatori Fosbury Architecture: “Convivere con il disastro è un tema a cui architetti e progettisti non possono più sottrarsi, per immaginare progetti che tentino di confrontarcisi concretamente”.

Progettisti: Post Disaster

Advisor: Silvia Calderoni e Ilenia Caleo Taranto, Puglia

CONCRETE JUNGLE

“Il design può essere un potente strumento per scardinare le discriminazioni latenti di attività che spesso si dimostrano più divisive che ricreative”, sostengono dal collettivo Fosbury Architecture, che con la quinta attivazione si avvicina al contesto della città lagunare, seppur in maniera inusuale. Centrale è la sfida fisica dell’arrampicata: un invito a riflettere sulla relazione uomo-natura, in una condizione in cui la “giungla di cemento” resta in antitesi con la dimensione paesaggistica incontaminata.

Progettista: Parasite 2.0

Advisor: Elia Fornari (Brain Dead)

Incubatore: Museo M9

Terraferma veneziana

BELMONDO TRACKS

A Belmonte Calabro, il gruppo La Rivoluzione delle Seppie ha concepito un'esperienza che intende riattivare il giardino in disuso dell’antico castello. All’insegna dell’autocostruzione e della sperimentazione di nuove tecnologie. “Da anni si discute di diritto di accesso alla rete e di rigenerazione delle aree spopolate, perché non vederle come due facce della stessa medaglia?”, è la domanda aperta posta da Fosbury Architecture.

Progettista: Orizzontale

Advisor: Bruno Zamborlin

Incubatori: La Rivoluzione delle Seppie e Comune di Belmonte Calabro Belmonte Calabro (Cosenza), Calabria

Sot Glas

“Investigare il senso di appartenenza significa ridefinire che forma abbia il limite e di conseguenza dove inizi e finisca un Paese e la sua comunità”. Questa la premessa teorica di Fosbury Architecture alla base dell’installazione Sot Glas che, tra light design e folk locale, ha portato alla temporanea riattivazione di 500 metri di tunnel sotterraneo del rifugio antiaereo Kleine Berlin. Un limite fisico e doloroso attraverso il quale porsi in ascolto delle comunità che abitano i territori di confine.

Progettista: Giuditta Vendrame

Advisor: Ana Shametaj

Incubatore: Trieste Film Festival Trieste, Friuli-Venezia Giulia

SEA CHANGES:

TRASFORMAZIONI POSSIBILI L’impatto della produzione alimentare sull’ambiente non è irrilevante. Fosbury

Architecture identifica il cibo come “un complesso ecosistema fatto di processi energivori, estremamente inquinanti e segnati da profonde diseguaglianze nell’accesso alle risorse”. L’allestimento performativo concepito dalla piattaforma per pratiche spaziali e relazionali Lemonot (Sabrina Morreale, Lorenzo Perri) esamina alcune delle filiere produttive tipiche del territorio sardo, dalla bottarga al Fiore sardo dei Pastori.

Progettista: Lemonot

Advisor: Roberto Flore

Incubatore: Cabudanne De Sos Poetas Montiferru (Oristano), Sardegna

Il Ritorno Della Santa Sede Nel Segno Di Lvaro Siza

In coincidenza con il X anniversario dell’elezione di Papa Francesco, la Santa Sede torna alla Biennale Architettura con il progetto “Amicizia Sociale: incontrarsi nel giardino” nell’Abbazia di San Giorgio Maggiore.

Presentata negli spazi espositivi e nel giardino del monastero benedettino dell’isola lagunare, la seconda partecipazione della Santa Sede alla Biennale Architettura invita i visitatori a “prendersi cura del pianeta come ci prendiamo cura di noi stessi e a celebrare la cultura dell’incontro”. A raccontarlo è l’architetto Roberto Cremascoli, curatore del progetto e nel 2016 del Padiglione Portogallo (con Nuno Grande). Proprio lui ricorda che “la Santa Sede e Portogallo non possiedono una sede permanente alle biennali di Venezia, diversamente dai tantissimi paesi presenti. Credo che sia una risorsa in più, quella di andare alla ricerca di un luogo per organizzare il padiglione nazionale: perché ci mette in relazione con la città e il territorio lagunare consentendoci di essere in qualche modo utili al territorio stesso, ai residenti, alla Biennale”. Utili a tal punto che nel 2016 la sua scelta di ospitare il padiglione portoghese nel cantiere fermo da anni delle case popolari a Campo di Marte (1986) di Álvaro Siza rese possibile la ripresa dei lavori che, finalmente, sono in fase di conclusione. Sette anni più tardi, nell’abbazia di San Giorgio Maggiore con Amicizia Sociale: incontrarsi nel giardino si realizza la costruzione di un processo reale, la dimensione evocativa di un progetto che non è necessariamente pensato per definire uno spazio finito, bensì un modus operandi Per Mirko Zardini, responsabile del progetto scientifico, “si è preferito proporre alcune azioni modeste, avviare dei processi, presentare dei fatti concreti come coltivare un orto, riutilizzare dei materiali, creare un luogo per delle conversazioni. Non un proliferare di parole o attività, ma un luogo di pausa e di quiete, di silenzio, dove riflettere su come, e da dove, ricominciare”. La prima parte del percorso si sviluppa, infatti, all’interno delle sale espositive del monastero gestite dalla Benedicti Claustra Onlus, a cui si accede dalla Darsena Grande dell’Isola, di fronte al bacino di San Marco, al piano terra dell’edificio storico denominato Manica Lunga. Ad accogliere i visitatori il video racconto di Mattia Borgioli, che mostra il processo di realizzazione di tutte le installazioni presenti. Un incipit che, attraverso grafica, schizzi originali e fotografie di Marco Cremascoli, dà inizio a una narrazione che include l’installazione O Encontro di Álvaro Siza. Per l’Em.mo Card. José Tolentino de Mendonça l’architetto portoghese “all’età di novant’anni si presenta come una riserva di giovinezza per il mondo, scommette su un’architettura che non si fissa tra quattro mura, ma si disloca. È un’architettura viva, figurale, «in uscita»”. L’opera è costituita da una sequenza di figure – realizzate in legno massello – che dalla galleria principale si dispongono attraverso le sale fino al giardino. Queste dialogano con lo spazio incolume del convento e con i visitatori: la loro interazione crea un movimento incessante, dinamico, fatto di pause e di sorprese, che culmina con l’ultimo monolite, verso il ritrovato orto monastico e le strutture di accoglienza appositamente create. Qui, come primo atto, Studio Albori e il gruppo di artisti Michela Valerio, Agostino Vallonzer e Riccardo Bermani (Associazione culturale About) hanno fatto ordine nel giardino, integrando le essenze esistenti con le nuove piantumazioni e con varie sezioni di ortaggi (per consumo conventuale o esterno), erbe aromatiche e officinali, erbe spontanee e fiori eduli. La disposizione delle colture si identifica con un elemento della natura –sole, terra, aria, acqua –, associando la parte commestibile delle piante al proprio elemento e, dove è stato possibile, suddividendo l’orto in aree geografiche per raccontare l’origine delle essenze. Come secondo atto, invece, su disegno e costruzione di Studio Albori, sono stati realizzati – attraverso il riuso di legno tratto dalla rimozione di un’abitazione a Cortina d’Ampezzo, che vive qui una seconda vita – manufatti come il chiosco (limonaia), un parasole con sedute, il deposito dei semi con pergola, una serra, che rendono possibile la sosta, il riparo, l’incontro o semplicemente la contemplazione. Pensata come spazio a disposizione di tutti, la nuova conformazione degli spazi esterni permette di vivere uno scenario vicino alla vita quotidiana del monastero benedettino e alla sua Regola. Facendo incontrare architettura e natura, materiale e spirituale, semplicità e complessità.

GIULIA MURA

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