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Le sculture di Davide Rivalta al Castello di Brescia

intervista a cura di Stefano Castelli

Continua il progetto di rinnovamento e valorizzazione del Castello di Brescia: dal 26 maggio 2023 al 7 gennaio 2024 si instaura un confronto en plein air tra la scultura contemporanea di Davide Rivalta (Bologna, 1974) e il monumento storico. Abbiamo dialogato su ragioni e propositi dell’operazione con l’artista, il curatore Davide Ferri e il direttore della Fondazione Brescia Musei, Stefano Karadjov dal 26 maggio 2023 al 7 gennaio 2024

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Come riassumerebbe i cambiamenti del suo nuovo corso scultoreo, rispetto alle opere che hanno caratterizzato i suoi primi anni? Nella mostra bresciana si instaura anche un collegamento tra le diverse fasi del suo lavoro, tramite la presenza di “rifacimenti”.

Davide Rivalta: Il mio lavoro si è sempre dato nella relazione tra lo spettatore e l’animale, cioè tra l’io dello spettatore e l’alterità dall’animale ritratto. Ho sempre sentito la necessità di incontrare di persona gli animali: la mia opera è da sempre cominciata con una fotografia, in più oggi fotografo anche le sculture in mostra, in relazione all’ambiente in cui sono collocate, come se il processo fotografico si inscrivesse in un prima e un dopo e avesse un suo sviluppo parallelo a quello scultoreo. Inoltre ho imparato a inglobare maggiormente la casualità nel processo di realizzazione della scultura, affidandomi a gesti estemporanei come i lanci di creta, la cui energia continua a riverberarsi sulle superfici. La mostra di Brescia raccoglie tutti i primati che ho ritratto negli ultimi anni e i cambiamenti della mia scultura: la presenza di un nuovo gruppo di gorilla, molto più grandi e imponenti, ne è la prova.

DAVIDE RIVALTA.

SOGNI DI GLORIA a cura di Davide Ferri

Catalogo Skira

CASTELLO DI BRESCIA

Via Castello 9 bresciamusei.com

Il luogo in cui vengono esposte influisce sulle sue sculture? C’è ancora differenza per uno scultore di oggi tra en plein air e indoor, galleria e spazi storici, idea di scultura e di “monumento”?

Davide Rivalta: Il luogo è talmente importante che di solito, mentre realizzo le sculture, le immagino in relazione allo spazio in cui saranno esposte per la prima volta, ma in generale mi rendo conto che è come se ogni luogo in cui l’opera viene esposta la ridefinisse e reinventasse. I diversi tipi di spazi rappresentano potenzialità diverse non solo in termini formali (volumetria e luce, ad esempio) ma anche in termini di aspetti che ne definiscono il significato. Mi sono interrogato spesso sulla questione del monumento, sul fatto che le mie sculture, collocate frequentemente all’aperto e in luoghi simbolici delle città, siano da considerare o meno dei monumenti. E direi che dal mio punto di vista non dovrebbero essere considerate come tali. Io associo sempre un’idea di stabilità al monumento, mentre le mie sculture mi sembra abbiano a che fare con la rappresentazione del momento, con un movimento eccentrico e transitorio nello spazio.

Come si inserisce la ricerca di Rivalta all’interno delle odierne pratiche scultoree? Si colloca in opposizione, in posizione del tutto autonoma oppure è partecipe di tendenze diffuse?

Davide Ferri: Il lavoro di Davide Rivalta mi è sembrato, per molti anni, in apparente controtendenza rispetto al panorama della scultura contemporanea, che andava sviluppandosi lungo fili conduttori che hanno a che fare con la leggerezza e l’anti-monumentalità, autonomia questa che ha reso il suo lavoro sempre affascinante ai miei occhi. Se ci penso bene, però, è come se negli ultimi anni questa distanza si fosse ridotta, soprattutto quando è stato recuperato da molti artisti il valore della manualità, di un sapere della mano che molte pratiche novecentesche sembravano aver messo in secondo piano. Il lavoro di Rivalta e le sue superfici vibrano di una specie di tattilità diffusa, che funziona da richiamo per lo spettatore, da spinta ad avvicinarsi alla scultura dopo la sorpresa dell’incontro con l’animale.

Come si struttura il percorso della mostra?

L’allestimento sarà marcatamente site specific, incentrato sulla storia del luogo?

Davide Ferri: Sogni di gloria, la mostra al Castello di Brescia, è pensata per tenere insieme tutte le serie di primati a cui Rivalta ha lavorato negli ultimi anni, un soggetto che nel tempo ha declinato in modi diversi e con materiali differenti. Ogni mostra di Rivalta è site specific, ma questa lo è, in qualche modo, ancora di più: il Castello di Brescia rappresenta per gli animali che le sculture ritraggono la vertigine del dominio e dell’altezza, un luogo che, attraverso i diversi spazi esterni, disegna idealmente una partitura di ipotetici movimenti e desideri di conquista di ogni gruppo di animali a scapito degli altri. In termini scultorei significa articolare una riflessione sull’opera e sul suo campo energetico, sul suo spazio di pertinenza.

Cosa vi ha portato a scegliere Rivalta per questa esposizione? Quale tipo di dialogo si aspetta tra le sue opere e gli spazi storici del Castello?

Stefano Karadjov: La scelta di Davide Rivalta parte prima di tutto dalla straordinaria forza evocativa delle sue creazioni animali. È noto, soprattutto ai bresciani, che fino agli Anni Ottanta del Novecento il Castello ospitava lo zoo cittadino. Su queste basi è nata l’idea di proporre una simbolica colonizzazione da parte dei primati del luogo un tempo sito della prigionia degli animali. Luogo che ora viene

IL CASTELLO DI BRESCIA FALCONE D’ITALIA

Arroccato sul colle Cidneo, il Castello di Brescia costituisce uno dei più affascinanti complessi fortificati d’Italia, e il secondo più grande d’Europa, nel quale si possono leggere ancora oggi i segni delle diverse dominazioni. Tra le sue mura, il Castello accoglie anche due musei, il Museo delle Armi Luigi Marzoli e il Museo del Risorgimento Leonessa d’Italia: quest’ultimo rappresenta un obiettivo strategico per la programmazione di Fondazione Brescia Musei ed è stato scelto come luogo votato nei prossimi anni a un importante sviluppo di natura archeologica e artistica recuperato e riconquistato dalle forze primigenie della natura, simboleggiate dagli enormi gorilla orango e dai tanti scimpanzè e scimmie che si distribuiranno tra le pendici e la vetta del nostro Falcone d’Italia.

Questo percorso dedicato alla scultura si lega anche al nostro grande palinsesto di valorizzazione della Vittoria Alata, uno dei più importanti bronzi dell’antichità, simbolo della nostra città e del nostro sistema museale, allestita dall’architetto Juan Navarro Baldeweg nel Capitolium di Brescia, in un ideale di continuità scultorea tra l’età romana e il contemporaneo.

Si può già tracciare un primo bilancio, dal vostro punto di vista, delle iniziative legate a Brescia e Bergamo Capitali della Cultura?

Stefano Karadjov: Siamo molto contenti contemporanea attraverso la lingua della scultura. Sono infatti in corso di realizzazione le passeggiate di scultura dedicate a Bruno Romeda e Robert Curtright, due artisti a cui la Fondazione da alcuni anni sta dedicando attenzione e risorse in virtù della loro emblematicità per il territorio bresciano. In un percorso di avvicinamento a questa realizzazione, Brescia Musei ha deciso di ingaggiare il dialogo con due grandi scultori contemporanei attivi e prolifici per altrettanti progetti espositivi sul 2023 e sul 2024, di cui il primo è proprio Davide Rivalta. di come sono andati i primi tre mesi dal lancio della Capitale della Cultura, il 22 gennaio, che per noi ha coinciso con le inaugurazioni di due nuovi musei: quello del Risorgimento, proprio all’interno del Castello, e l’importante sezione rinnovata dell’età romana, presso il Museo di Santa Giulia.

In questi tre mesi abbiamo più che raddoppiato il numero dei visitatori dei nostri siti museali, senza tenere in considerazione i visitatori delle mostre temporanee, che stanno andando molto bene e che stanno soprattutto accreditando profondamente la nostra Fondazione per il valore scientifico e culturale delle stesse. Su tutte, la mostra dedicata a Giacomo Ceruti, che andrà anche al Getty Center di Los Angeles, e la mostra Luce della montagna, aperte rispettivamente fino a metà e fine giugno.

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