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CIRCUITO TRICOLORE

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MEZZI AGRICOLI

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Il Giro Motociclistico di Sicilia ha chiuso l’ottima annata del Trofeo Tricolore. Nell’immagine il suggestivo passaggio delle moto presso le Saline di Trapani.

Ha preso il via da Piazza Verdi a Palermo la 3^ edizione del Giro Motociclistico di Sicilia, prova conclusiva di ASI Circuito Tricolore. Sullo sfondo dell’imponente Teatro Massimo, nel pieno centro del capoluogo siciliano, si sono ritrovati i 72 partecipanti provenienti da quasi tutte le province italiane, ma anche da Austria, Germania, Svizzera e Malta. Ad attenderli circa 500 km suddivisi in quattro tappe, che hanno toccato per meta la parte occidentale dell’Isola, la cosiddetta Sicilia borbonica. L’atmosfera è quella delle grandi occasioni, e non potrebbe essere altrimenti. È evidente il segnale che la ripartenza della Sicilia, e non solo, passa anche attraverso i tanti temi e i relativi obiettivi proposti, e alla fine raggiunti, dal Giro Motociclistico. Ad iniziare dalla positiva risposta degli appassionati, “locali” e non, che non si sono fatti condizionare dalla situazione pandemica, visto che solo il 20 per cento degli iscritti è siciliana, e dalla grande coesione sul piano organizzativo, che ha registrato l’unione e l’impegno di ben 13 club federati ASI dislocati in tutte le province dell’Isola, anche in quelle non attraversate da questa edizione del raduno. Una coesione d’intenti che dovrebbe servire da esempio, ed è stata sottolineata anche dal presidente nazionale Alberto Scuro, presente in duplice veste, quella istituzionale e, ancora più importante e significativa, in quella di partecipante. Vederlo al via in sella alla Laverda 750, anche se solo per la sessantina di km della prima frazione della tappa iniziale, è stata l’ennesima conferma del suo interesse verso il settore motociclistico, come verso ogni altra branchia del motorismo storico. Nelle intenzioni avrebbe voluto arrivare al traguardo serale, ma la variazione d’orario dell’ultimo momento su un volo aereo per presenziare ad un altro appuntamento il giorno successivo, lo ha costretto ad abbandonare la compagnia anticipatamente. Tra gli altri traguardi raggiunti non sono meno importanti quello della totale sicurezza sanitaria e il protocollo ecosostenibile e solidale, che l’ASI ha sostenuto per la prima volta in questa manifestazione. L’aspetto sanitario è stato curato attraverso la partnership con l’ente di promozione sportiva Libertas Sicilia, con l’Associazione Medico Sportiva di Palermo e il supporto della Protezione Civile. Alla partenza i due enti sono stati rappresentati dal professor Giuseppe Mangano, presidente Libertas-Comitato Regionale sportivo Sicilia, mentre per l’Associazione Medico Sportiva è intervenuto il presidente dottor Beppe Virzì. Assieme a loro hanno portato il saluto il presidente del CONI Sicilia dottor Giuseppe Canzone, l’onorevole Anna Maria Cadonia, componente la “Commissione speciale di indagine e di studio per il monitoraggio dell’attuazione delle leggi” e il dottor Girolamo Crivello, capo servizio ufcio interventi protezione civile città metropolitana di Palermo.

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Le moto prima della partenza davanti al Teatro Massimo, a Palermo. Variegato il parterre di mezzi partecipanti, che andava dagli anni ’30 fno ai primi 2000.

Il più giovane partecipante, Domenico Simonato di 14 anni su Laverda 50 Atlas.

Una Laverda 100 Regolarità, una delle 6 prodotte. Dietro di lei Resi Lovison su Lambretta. Una volta esaurita quella che potremmo chiamare la fase istituzionale, con il doveroso completamento delle iscrizioni, dove purtroppo non si è potuto presentare un secondo gruppo di motociclisti maltesi, fermato per la quarantena imposta dalle normative anti-Covid, la lunga carovana ha iniziato a snodarsi per le vie di Palermo con destinazione Monreale. Nella centralissima piazza Vittorio Emanuele, dominata dallo splendore del Duomo, la cui costruzione iniziò nel 1172 e che dal 2015 l’Unesco l’ha inserito tra i Patrimoni dell’Umanità, c’è solo il tempo per una breve sosta. Ma per questa, come per tutte le altre mete visitate o anche solo attraversate, il raduno serve a stimolare l’interesse, mettendo le basi per una visita successiva. La meta successiva è la Real Casina di Caccia di Ficuzza, edificio costruito a partire dalla fine del 1700 come tenuta estiva da adibire alla caccia, ma dove il re Ferdinando di Borbone visse ininterrottamente dal 1810 al 1813. Il percorso attraversa alcune località, la Piana degli Albanesi e Portella della Ginestra tristemente noti anche per i tragici fatti del secondo dopoguerra. A Ficuzza, in una masseria, dopo aver afrontato circa un terzo del percorso, c’è la sosta per il pranzo, con il presidente Scuro, come già ricordato, che deve lasciare il gruppo. Alla ripartenza, dopo una quindicina di chilometri è prevista una sosta a Corleone, con possibilità di visita alla Chiesa Madre e al vicino Museo su mafia e antimafia. Ad accogliere il raduno e a porgere il benvenuto c’è l’assessore Gianfranco Grissaf. Al “traguardo” di tappa, posto al Villaggio Mosè di Agrigento mancano più di 100 km, da percorre sulle strade interne della Sicilia, in un susseguirsi di saliscendi e ampi curvoni che stimolano il piacere di guida, ma che mettono a dura prova afdabilità meccanica e tenuta dei piloti a causa di un fondo stradale in molti tratti piuttosto compromesso. L’arrivo a Agrigento è al buio della sera, ma per godere dello splendore della Valle dei Templi non ci sono problemi: è questa la meta iniziale della seconda tappa. Dopo i 190 km del primo giorno, che sommati all’attraversamento dei centri abitati, Palermo su tutti, si sono rilevati piuttosto impegnativi, c’è un po’ più di “respiro” per una manifestazione che vuol essere soprattutto una passeggiata turistico-culturale. La visita al Parco archeologico di Agrigento richiederebbe ben oltre il tempo previsto dal programma, ma anche in questo caso vale quanto già detto. Assieme ai capolavori realizzati dall’uomo non manca la possibilità d’ammirare quelli della natura, con lo splendore della Scala dei Turchi, che ammalia nei pochi minuti di sosta. Si prosegue poi per Sciacca, mentre nel pomeriggio a Campobello di Mazara (TP) non può mancare la fermata davanti alla sede di “Auto e Motocicli Sport Club d’Epoca”, uno dei 13 club federati organizzatori. La conclusione della tappa è fissata a Petrosino (TP) dopo circa 150 km, ma non prima di essersi fermati al Museo

Gli equipaggi a Ficuzza.

della Civiltà Contadina e delle Cave di Cusa, nell’area archeologica di Campobello di Mazara, dove il gruppo dei motociclisti viene accolto dalla vicesindaca Antonella Moceri. Alla ripartenza inizia la prova di media, con la registrazione dell’orario per ciascun partecipante, che si conclude davanti all’albergo per la notte dopo circa 7 km. La terza frazione ha come prima meta Marsala con la visita al Museo Archeologico Baglio Anselmi, dov’è custodito il relitto dello scafo di una nave punica assieme a quella che viene chiamata “Nave Sorella” e a molti oggetti e suppellettili dello stesso periodo. La scoperta del territorio continua lungo la strada che da Marsala porta a Trapani, nella zona famosa per le saline e per la fauna tipica di questo ambiente. Una volta a Trapani alle moto si aprono le strade che arrivano nella centralissima Piazza del Municipio. Nel “salotto buono” della città ad aspettare i partecipanti c’è il concorso d’eleganza dinamico con particolare attenzione all’abbinamento tra moto e abbigliamento del conducente. Non che le condizioni della moto non siano altrettanto importanti, ma per quelle certificate ASI è stato dato per scontato che corrispondano alle caratteristiche estetiche e tecniche originali. La giuria è composta dall’onorevole Rosalia D’Alì, assessora al Turismo e alla Cultura, dalla professoressa Elena Avellone, delegato provinciale del CONI, da Salvatore Mustazza in rappresentanza del Club Francesco Saltarelli e dal consigliere ASI Leonardo Greco. Alla conclusione è il territorio a tornare protagonista, imboccando la strada che sale a Erice. Lo spettacolo durante la salita, la sosta una volta in vetta e la successiva discesa è da lasciare senza fiato, con lo sguardo che si “perde” in grandi panorami da qualsiasi parte lo si volga. La tappa di 129 km, transita anche da Castellammare del Golfo e si conclude a Terrassini. Siamo ormai all’epilogo con la tappa conclusiva che riporta la carovana al Golf Club di Parco Airoldi a Palermo. Prima dell’ideale bandiera a scacchi che segna la fine del percorso, c’è la deviazione per Partinico con una breve sosta in piazza del Duomo, prima dell’ultima cinquantina di chilometri per archiviare anche la 3^ edizione del Giro di Sicilia. Il nostro racconto si è concentrato sul percorso e i luoghi attraversati, anche se con una descrizione ridotta all’osso, quasi dimenticando le moto e i loro piloti, gli altri grandi protagonisti del Giro. Come si può vedere anche dalle foto la varietà è stata assoluta, spaziando dagli anni ’30 alle ventennali con una nutrita partecipazione di Lambretta, dimostrando che la Moto Guzzi Sport 14 del 1930, la più datata, può benissimo viaggiare assieme alla BMW R 1200 Custom del 2001, la più recente. Così come le due corsaiole Moto Guzzi GTC hanno viaggiato assieme alla Laverda 50 Atlas di Domenico Simonato, che con i suoi 14 anni è stato il conduttore più giovane, e lo stesso vale per la Harley-Davidson 1340 Fat Boy, la più “grossa” e con l’esclusiva Laverda 100 Regolarità. La lunghezza e le difcoltà del giro non hanno spaventato le quattro donne al via o i nuclei famigliari, con padre e figlio o marito e moglie entrambi alla guida della propria moto, contribuendo a fare del Giro di Sicilia qualcosa di unico nel panorama dei raduni italiani.

Mauro Pasotti su sidecar BSA in cima alla salita di Erice.

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