;.4';ĂŹ ' - ' '.1.f.71;..1:li:.:. :
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Il "bello" della
Sardegna ...............di Salvatore Scrivq
Vittime degli incendi C amp
............ 5ta2. f.
agna antinc endi I 9 9 7
li
.di Enea
"Oro nero fatto in casa,,
7
Loddo
di Giorgio
l52o anniversario del C.F.VA.
Beccu -
........diSiroVannelli _
La Roverella in Sardegna
.........di Michele puxeddu
Funghi che passione
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Vill acidro, pal au e Gav oi
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La poesia della speranza
-
............di Antonello Molinu
-
In questo numero I'inserto centrale "Forestale News',, rubrica riservata ai soci
-
a cura del Direttivo Regionale ASS. FOR.
Gli autori si assumono
la
piena resporrsùbilità
che scrivono anche difronte
aila
di ciò
legge.
La direzione editoriale per qualsiasi insindacabile motivo può ridurre o rimaneggiare gli scritti. Il giornale può in qualsiasi momento utilizzare il materiale ricevuto anche riutilizzandolo. Il materialefotografico inviato al giornale viene restituito solo su richiesta degli autori D irettore Resp Paolo Pais
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ab
ile
Condirettore Responsabile editoriale Sergio Talloru
e amministrativo
Hanno contribuito alla realizzazione di questo numero: Fiorenzo Caterini, Antonio Carta, Ninni Marras, Salvatore Scriva, Milena Zanet, Lucia puddu, Battistino Filindeu, Luigi Curridori, Tiziana Lubrano, Piertonio Cuboni, Livio peluffo. Stazioni Forestali : Villacidro, Gavoi, palau. Stampa Solter - Cagliari
Foto di copertina Ninni
Matas (Boletus reticulatus)
ASS.FOR.editore libera associazione senza fine di lucro fondata dagli appartenenti al C.F.V.A. nel 1994
Il Notiziario Forestale
è
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i
soci dell'ASS.FOR. ed è presente in tutte le edicole della Sardegn*
Anno
III
n, 7 - Settembre 1997
Abbonamenti
e
18
20
.di Maurizio Deiana
All'ombra del Capo Figari
t2 t4
Duitio Farci
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endemismi
8
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Internet; wtwv.ichnusa.com/assfoxhtm
22
24 32
può
poszroru.
In Sardegna le cose vanno un po, diversamente. A fronte dell,evoluzione rapidissimanel mondo della
comunicazione. la legislazione
e
ferma al 1953, e consente solo gli interventi che allora potevano essere pensati.
La legge regionale
11
del 1953 non
parla di televisione né d,audiovi_ sivi, non conosce l'editoria elettronica né la telematica. eualche volta è stato possibile assimilare uno strumento all'altro, come l,acces_ so alle
radiodiffusioni, che haper-
messo l' utllizzo della televisione. Altre volte è stato molto più diffi-
cile. Le difficoltà di applicazione della legge 11 dipendono dalla sua impostazione. A quel tempo l,accesso ai mezzi di comunicazione era molto costoso, perciò il mondo
dell'informazione era o monopolio pubblico (Rai) o limitato a pochi gruppi editoriali (cinematografia documentaristica e stampa periodica). In questo situazione, gli obiettivi della legge I 1 furono costituiti dal1'esigenza di far conoscere l,esistenza e l'operato della Regione e di organizzare campagne d,educazione di massa, con qualche primo tentativo di promuovere l,immagine della Sardegna.
A partire dagli anni settanta, sviluppo dell'editoria perio dica, crescita tumultuosa di radio e tv private, nascita di nuove forme della comunicazione ( mostre. convegni mirati, briefing, sponsorizzazioni) rendono affannosa la gestione della legge. Non possono essere soddisfatte né l'esigenza di nuovi strumenti di comunicazione, né le domande di sostegno allo sviluppo editoriale provenienti dalla società sarda.
Lamancanza di sostegni alla produzione audiovisi va e cinematogra-
fica è rappresentativa. strumento ut llizzablTe
c
I- unico
ons i ste nel_
l'acquisto di documentari già realizzati, mentre niente può essere
Siro Pau
fatto a favore di chi voglia esprimersi con la macchina da presa, né coproduzioni, né finanziamenti a sceneggiature e idee. In questo modo non si raggiungono bene né l'obiettivo della legge, né le speranze di chi cerca di far vivere il cinema d'autore in Sardegna.
problema è stato awertito a tutti i livelli fin dai primi anrri ottanta. Si sono susseguiti alcuni conI1
vegni, organizzati anche dall,Assessorato della Pubblica Istruzione, che è anche Assessorato del-
l'Informazione, polemiche sulla stampa e, soprattutto, ipotesi di riforma legislativa. I nodi più urgenti sono stati risolti con alcune no[ne frnanziari, quale l, attribuzione allaPtesidenza, dal 199 5, di una funzione programmatoria e d' armonizzazione dell'intervento dei singoli Assessorati. Resta il problema di una riforma organica.
Nella scorsa legislatura, la Giunta elaborò il testo di un disegno di legge sulla materia, con la collaborazione anche di validi esperti esterni, che non fuperò approvato dal Consiglio.
La seconda Commissione consiliare, attualmente in caica, ha fatto propri molti degli spunti con-
tenuti in quel disegno di legge ed ha approvato alcuni mesi fa una proposta di legge che dovrebbe
essere esaminata dall,assemblea nei prossimi mesi. In sintesi laproposta di legge unifi_ ca, l' esercizio delle competenze in
materia d'informazione e di soste_
gno
all'editoria
sarda,
ricomprendendo in questo concetto
tutte le forme di espressione del pensiero. A fianco dell,editoria cartacea, potrà essere aiutata lapro_ duzione multimediale, quella cinematografica e quella telematica. La legge prevede f-nanzietmenti per
l'abbattimento dei costi di produzione. la realizzazione di un marchio identificativo dei lavori rea-
lizzati in Sardegna, sostegni alla circolazione dei filmati in Sardegna e fuori. Si chiuderebbe così con
le ambiguità attuali e si schiuderebbero alcune possibilità per chi ritenga di aver qualcosa da dire. La proposta di legge potrà essere migliorata nel corso del dibattito consiliare e, forse, richiederà aggiustamenti, attraverso regolamenti il' attu azione,nel corso della sua applicazione, ma l,trgenza maggiore è proprio quella di una sua rapida approvazione, se si r,rrole uscire dallo stato d'incertezzadel
diritto in cui versa oggi tutto il
comparto nella nostra isola, con conseguenze molto negative so_ prattutto sulla crescita culturale ed economica, che nasce dal maturare delle nuove tecnologie.
La terribile estate 1997
Vittirne degli incendi Un pesante tributo in termini di vite umane è stato pugato quest'anno per la lotta contro il fuoco. Un ricordo delf impegno e det senso di responsabilità di questi uomini strappati all'affetto dei loro ca,rr
27 Girlgno 1,997
Verso le ore 1 1.00, si sviluppava un incendio
in località "Gragasu" agro del Comune di Villacridro in prossimità del bosco; intervenivano sull'incendio la locale Compagnia Barracellare e l'elicottero dislocato nella Base A.I. di Marganai, coordinati dal personale forestale, recandosi sul posto l'autobotte regio-
nale in servizio al Comparto Forestale di Villacidro, nel percorrere una strada sterrata uscendo dalla medesima precipitava in una scarpata dove perdevano la vita Antonio Sulcis, 35 anni, diVillacidro, aiuto autobottista e Bruno Saiu, 45 anni,diVillacidro, volontario, mentre l'autista Luciano Serra, 38 anni, di Villacidro, rimaneva gravemente ferito riportando diverse fratture. Lo sdegno della comunità villacidrese nelle parole del Sindaco Giorgio Danza: "Uno dei mali della nostra terra, della nostra Sarde-
gna, è senz'altro quello degli incendi e se ai grossi danni che questi creano dal punto di vista paesaggistico-ambientale, si va ad aggiun'gere la perdita di vite umene impegnate ad evitare o limitare questo fenomeno, è necessaria ed indispensabile da parte di tutti una attentct e seria riflessione sul problema, che deve poi condurre ad un impegno comuneforte e determinato nella lotta agli incendi". N atura lm ent e, q u e s t o p ro c e s s o p os s a attrav erso un'opera di sensibilizzazione generale, a partire dalla più giovane età: la scuola, col proprio esempio ed insegnamento devefar nascere negli alunni I'amore per la terra, l'am-
ìÈi
*
biente che ci circonda, basandosi sulfotto che questo è un patrimonio di tutti che va perciò da tutti, indistintamente, salvaguardato. La morte dei due giovani villacidresi awenuta durante I'operazione di spegnimento, ha suscitato nella nostra comunità una profonda emozione e nello stesso tempo una forte sensazione di sdegno nei confronti di chi, con mano irresponsabile ha causato la perdita di duevite umone, due giovani impegnati a limitare i danni che I'incendio in corso stava provocando. Da questo grave episodio, è auspicabile si possa trarre un insegnamento, un monito, che porti tutti quanti al massimo rispetto di tutte le bellezze naturali del nostro territorio, creando così i presupposti fondamentali per un domani ed una società migliore.
Bruno Saiu
Antonio Sulcis
18 Luglio 1997
Quando muore un giovane di 29 anni si trovano ben poche parole.
Si cerca inutilmente,una qualsiasi spiegazione. Gli antichi romani, difroite a questi ca'si, ama_ v7n9d1re che gli dei chiamavano a loro i miglio_ ri. Chi moriva giovane era beato perchè amato e voluto presto dalla divinità. per i^cristiani la vita e la morte dei singoli rimangono avvolte nel mi_ stero e rimarcano a tutti noi la volontà del pa_ dre. Noi, olzaesi, tutti coloro che hanno cono_ s-c_irlto e amato Angelo stentiamo a darci pace. Nel necrologio abbiamo scritto che sei morto syinto da un grande slancio, un grande senso del
(qyre
il territoriidella comunità. teta che ci ha generati, ci {el ha allevati e che tuo padre ti ha intregnato ad omore tanto ed a lavorare col frutto dét sudore dellafronte. Essendo certo chida essa sarebbe_ nel difendere
d.i{endere quella
ro venute tutte-le gioie e tutte le soddisfazioni del vivere. Sino al momento in cui quella itesso terra ti avrebbe riavvolto nel suo grande grembo. Abbiamo capito subito qu"it'orno"che sarebbe st/g urya stagione dfficile per gli incendi. Trop_ pi fuochi e con troppo accaniùento ci avevano allarmato presto. Abbiamo cominciato o trovare micce di ogni sorta a conferma delfatto che non erano certo eventi naturali. Abbiamo visto in pri_ m.a persona con quanto slancio, con quantoipi_
rito di sa-crfficio tutti i volontari àt Ot"oi, t ba,rracelli, quelli delle associazione degli allevatori,- i ragazzi dell'Agritour sfidassero il pericolo. ben prima che ariivasserò i mezzi re_
gioryqli e_statali per domare lefiamme. Stavamo meditando, comeAmministrazione, di fare a tutti un encomio solenne, fieri di tanta dàdizione ed abnegazione. Ma non pensavemo certo che il pagse di Olzai, i volontari di Olzai, ed in parti_ col.lre tu_o padre che con immenso spirito-di sa_ crificio è a capo dei baruacelli, avrbbbe dovuto pagare un prezzo così alto per difendere I'agro comunale, su sartu. lo spero ché nel profoido della coscienza, se t'incendio che hi travolto Angelo ha origini dolose, spero con tutto me stes_ so che chi si è reso colpevole di azioni così riprouevoli comprenda infine che vi è un legame strettissimo, di causa ed effetto, tra l,appiècare
un incendio e la morte di chi ha sacriicato la
sua.vita perfermare quellefiamme. Se qiesto sarà chiaro in quella coscienza it sacrificiò di Angelo
non sarà stato invano.
Ho incontrato recentemente Angelo in Comune in due distinte occasioni. La priàa volta per una
riunione di associazioni sportive. Assistevà ad una discussione dove, a dirè il vero, non prevaleva I'interesse generale ma quello di gruppo. parlò brevemente anche lui e òi disse cte,-i.n"o uno ricomposizione -generale. sqrebbe stalo difficile Jitre it bene della comunità. Lo ho inconbàto in_ fine meno di una settimanafa. Era venuto a tro_ varmi da solo nel mio ufficio. Mi parlò della sua grande passione per I'ippica e per i cavalli. Mi chiese aiuto per darforma e coipo al suo grande sogno. La realizzazione di uni struttura"per la
pratica del suo sport preferito. Discutein*, o lungo delle dfficoltà ma ci lasciommo con la re_
ciproca convinzione di aiutarci per realizzare quel sogno. Credo sia questo I'insi amento, l,eredi_ tà cheAngelo Falconi lascia alparenti, agli ami_ ci ed agli olzaesi. La grande deàizionepe"r l,inte_
resse della comunità, l-'impegno per unificare il pa_ ese oltre .ogni particolarism-o, un gron1" program_ ma sportivo per la giovane società ippicaài iut
presidente. Ai giou_ani che si dedicàio alla campa_ "ro gna, ? quanti credono che la vita vada vissuta ani_ mandola.e lignificandolq c_on ideali veri, io mi per_ yeug di indicare questj valori, affinchèAngelolon_ tinui a vivere ed a realizzarsi in- questa comunità. A
zio Pietro, zia Maria Rita, i fratelli e le sorelle, la fidanzata, un ringraziam"nio anche a nome della Gjuytta, del Consiglio Comunale, di tutta la comuni_ tò. Un ringraziamento per averci:i permesso di strin_ gerci così vicini al loro dolore-ed una preghiera perchè trovino nel suo ricordo conforto àt pfi, pri_ sto. Noi lo ricorderemo come è ritràtto in quella bel_ In groppa ad uno dei suoi cavalli più amati. \-fory. Un giouane e moderno cavaliere che è màrto per la causa del bene. Per questo suo ultimoviaggio ù avrà sen_z'altro precorso in groppa ad un caiallo, un co_ uallo alato, per riposare il'sonno dei giusti. Riposa tn pace.
(Bachisio porru)
Prosamortea"lrgffi I
Su degheotto 'e triulas, die e, luttu,
de su novantasette, annu fatale: su fogu ispintu da su maestrale u'est passadu onzi cosa hat !
IJnu giovanu accudit puntuale e restat dismajadu, in terra ruttu, custa crudele disgrascia mortale Olzai I'est pinnghend' a succuttu. Sa zente partecipat a su tediu cun tanta rabbia e sinzeru dolore ca sun falende a fumu sa Sardigna.
Possibile non s'agatat rimediu pro poder isolare su fumore e che 'ogare sa parte maligna?
II
A s'interru, comente hamus s'usanzia
ilÌ .ì::l
presente es tottu sa comunidade:
cun fide e cristiana caridade sentimento s d' amore e fr atellartzia.
frases de cunfortu e speranzia pronunziad' hat s' autoridade.
Rosetta Pischedda, che
ro; rientrarono a Palau, paese natio dellamadre, quando Gianni era ad una famiglia profondamente religiosa, Gianni ha frequentato
Hat lassadu sos caros genitores, frades e solres, sa'idda inpiantu pro inonìa de sa sorte infida.
vizio di chierichetto. Terminato
su corpus riposat in Campusantu
vida!
in cumpanzia 'e Santos
e
Anghelos.
SOS GENITORES
III
Timende su disastru annunziadu sos genitores fin'in oriolu: non si dant paghe, no tenen consolu pensende a su caru ftzuamadu.
E cun su coro affrantu
han'invocadu sa grascia, d'evitare tantu dolu.
Cando s'anima hat lèadu su 'olu de lagrimas sa domo han'allagadu! Su quadru penosu 'e custu drama esprimet dignidad'e suferenzia, s'immagin 'e sa vida transitoria!
I-lammentana continu babbu
e
mama
comente chi lutenzan inpresenzia
e restat vivu in sa
nostra
memmoria.
SOS PIROMANES
IV
Osservade piromanes s' iscena comente hazis ridottu s'ambiente: su sartu nostru fit unu Padente s'arbores illenarius, terr' amena.
Ell' it' e st
cwsta r anziga cranchena
cherides brujare buscos e zente? Su ffagicu incidente hazis presente
candomài non bos cajonat pena?
S'atzione 'e
sos viles,
miserabile
non meritana peruna clemenzia
pro
attivamente la parrocchia di Palau svolgendo, per diversi armi, il ser-
1'obbligo scolastico, iniziò ad avviarsi verso il mondo del lavoro presso una locale aziendaartigianale per lalavorazione del ferro e dell'alluminio. Si è sempre distinto per le sue qua-
Oe abìtat in sos altos chelos
su
male
ch'han
lità di giovane laborioso dedito al lavoro ed alla sua famiglia; era aperto ai problemi sociali nonchè a quelli degli amici verso i quali dimostrava un'innata sensibilita ed un tale trasporto da venir meno ad interessi personali. Era di carafrere mite, gentile e rispettoso; aveva sempre il sorriso sulle labbra ed era
sempre pronto ascherzare con chi incontrava durante la giomata; gli
amici del Comando Stazione Forestale di Palau, in particolare, lo ricordano sorridente e voglioso di
scambiare quattro chiacchiere
quando si incontravano al porto di Palau, dove Gianni lavorava come
ormeggiatore dei traghetti della Società Saremar.
E' stato tra i primi ad iscriversi alla Associazione Volontari della Protezione Civile di Palau, nata doPo i tragici eventi degli incendi del 1989, dove persero la vita molte persone, tra le quali la concittadina Anna Compagnone I-TAssociazione
di Volontariato ricorda Gianni, oltre che per I'arr,icizia cresciuta nello stare assieme per anni, anche per la sua serietà negli interventi, nel senso del do-
vere che gli fa-
fatt'irreparabile!
ceva dimentica-
Su rimursu lis rodet sa cuscenzia
del lavoro e per
:,
.rì
e
lì emigrarono per motivi di lavo-
Movet sos coros a sa piedade sa histe, dolorosa circustanzia!
e s'anima est passad'a menzus
§
(Francia) da genitori sardi, Salva-
arcora in tenera età. Appartenente
E tra coronas de prama e fiores:
=
Ltl-glio 1997
Gianni Sechi era tato a Metz tore Sechi
E,
-..
2O
est su castigu, 'e Deu, inesorabile chi los persighit totu s'esistenzia!
(Costantino Piras - Olzai)
relastanchezza
il
senso
di re-
sponsabilità nei
confronti dei colleghi edami-
Gianni Sechi
ci quando operavano in situazioni di pericolo. Ha contribuito attivamente alla crescita della Associazione, dove dedicava buona parte del tempo libero. Gianni rispettava scrupolosamente il proprio turno di volontariato, tanto da intervenire il giorno 20 Luglio c.a. nelf incendio in località "Sangainu - La Pastricialedda" in territorio di Palau, dopo poche
il generoso Gianni ha lottato contro le fiamme
ore di riposo, dove
dimenticandosi della stanchezza ed offrendo la sua giovane vita che purtroppo ha perso in un estremo gesto di altruismo.
Gianni verrà ricordato con tanto amore dai genitori, parenti edamici e con immensa gratitudine da tutti coloro che lo conoscevano per l'altruismo
e
sensibilità dimostrata nei
confronti della sua terra, "La
Gallwa", più volte martoriata dagli incendi; saràricordato anche da chi, non si sa per quale futile motivo, ha appiccato il fuoco del giorno in cui Gianni ha perso la vita e che non ha ar,.uto il coraggio di con-
fessare il suo infame gesto ma che certamente, se awà coscienza,por-
il rimorso nel cuore per tutta la sua esistenza. Ci si augura che
terà
voglia riscattarla, mettendo da parte la codardia, mettendosi in luce di tutti coloro che hanno amato e ruftora amano Cianni.
"Ciao caro Gianni, ricorderemo sempre il tuo sorriso e la tua voglia di vivere e gioire". (Protezione Civile e Stazione Forestale Palau)
di Giorsio Loddo
Carnp agrra aratincendi --L 9 97 Dati alla marto si capisce chiaramente che persiste purtroppo la
volontà di bruciare
'aftuale campagna, analizzata alla data del27 agosto '97, porta ad alcune considerazioni: - la mentalità di certi sardi non è cambiata; - se le condizioni diventano fa-
T lt
vorevoli, come quest'anno, vento forte, temperature alte, il numero di incendi aumenta mentendo a dura prova l'apparato antincendio; - certi rimboschimenti e territori boscati sono stati presi di mira in modo quasi scientifico in quanto a sistemi ed orari incendiari; - non vi è stato come per le passate stagioni uno schieramento fisso, in Sardegna, dei rnezzi aerei del C.O.A.U.. Tirtto ciò ha portato ad un incremento considerevole del numero di incendi e di consegsenza ad un incremento corrispondente delle aree percor-
considerato poi che per i due analisi più approfondita sulle maggioridi essi non vi erapos- zone prese di mira dagli incensibilità, causa vento, di decol- diari si denoti come il males1o degli elicotteri. Consideransere evidenziato nonpossa esdo inoltre che per questi stessi sere combattuto unicamente eventi non vi è stato il supporconl'azione di spegnimento e to immediato dei canadair in la repressione. I dati quanto quel giorno non dispoevidenziano altresì come anconibili in Sardegna, i dati ci con- ra una volta ci troviamo a comfortano ancora una volta sui battere gente che con il fuoco miglioramenti nell'attività di non ha nessuna dimestichezspegnimento. Certo che se za o peggio ha la tendenza a come per il 1995 avessimo sottovalutarlo. Tutto ciò metavuto quattro Canadair schie- tendo in condizioni gli operarati nelf isola.., tori a dover combattere su più IJn accenno infine all'attività fronti, non solo contro chi, daldi polizia: si deve purtroppo l' atteggiamento criminale notare, a conferma di quanto appicca volontariamente il esposto come considerazione fuoco, ma anche contro chi iniziale, che circa 217 perso- con atteggiamenti incoscienti ne sono state già denunciate almette a repentaglio non solo il l'Autorità Giudiziaria. Ci sem- patrirnonio collettivo ma anbra inutile ribadire come da un che la vita altrui.
r,ii.l:]:;rii
se da fuoco.
Dalla tabella qui raffigurata si evidenzia come, senza raggiungere i livelli delle passate stagioni 1995 e 1996, la struttura antincendio, a fronte di una annata sicuramente più impegnativa, ha retto bene, limitando al massimo i danni.In effetti solo per sei incendi non vi è stata pbssibilità di arginare le fiamme in tempi brevi. Va
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ettari ** Dati consuntiyi al 3l agosto
T52'arrlaiversario per il CorPo Forestale della Sarde gnraDurante i festeggiamenti per S. Giovanni Gualberto patrono dei forestali tenuti a S. Leonardo di Siete Fuentes (S. Lussurgiu) il 12 luglio, il Comandante del C.EVA. Dott. Enea Beccu nel suo intervento di saluto ha presentato il resoconto dell'attività istituzionale
A norevole Presidente della la-| cirrno Regionale, onorevole Presidente del Consiglio Regionale, Onorevole Assessore della Difesa dell'Ambiente, autorità tut-
civili, militari e religiose, Ispettori, sottufficiali e guardie del Corpo Forestale e diVigilanza ambientale dellaRegione Sarda, gentili signore e signori, voglio innanzitutto rivolgervi, a nome del Corpo, un sentito ingraziamento per esservi uniti oggi a noi in questa particolare e significativagiornata in cui celebriamo le onoranze a S. Giovanni Gualberto, Patrono dei te,
lal52" ricorrenza della istituzione del
forestali d'Ita]ia, ed insieme
Corpo Forestale della Sardegna.
La festività religiosa assume la valenza di comunanza spirituale
con tutti i colleghi che
a
Vallombrosa e in ogni altra parte d'Italia, in questo stesso momen:
to, festeggiano S. Giovanni Gualberto; la celebrazione dell'an-
niversario, quella di unione e di continuità ideale tra il passato ed il presente, tra le generazioni di Forestali che hanno operato in Sardegna al servizio della società per la salvaguardia dei boschi e per la conservazione del suolo nelle aree sensibili e gli operatori del Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale di oggi, che continuano l'attivita di tutela, di ricomposizione dei guasti inferti al territorio, di sal-
Sullo sfondo il Presidente della Giunta Regionale Federico Palomba e l'Assessore Regionale della Difesa dell'Ambiente Pasquale Onida
vaguardia delle risorse ambientali e naturalistiche dell' isola. Perseguiamo, incessanti, di gener azione in gener azione, l' alto compito che la società ci ha assegnato, anche a rischio della nostra stessa
incolumità e della siqrezza delle nostre famiglie e dei nostri averi.
ln questo momento il pensiero va a quanti hanno pagato con la vita il proprio impegno ed a quanti, anche nel recentissimo passato, sono stati oggetto di attentati proditori, a quanti, con perseverante tenacia, hanno giorno dopo giorno, contribuito al recupero produttivo di interi territori, alla sistemazione di bacini dissestati, alla protezione della fauna selvatica, alla
tutela delle preziosità floristiche e alla conservazione dei boschi.
Evaacoloro, che, in questa giornata di festaper i Forestali, onorano il loro impegno sociale svolgendo il servizio antincendi boschivi,
in compiti di prevenzione nelle campagne, di coordinamento nei
centri operativi, di vigilanza nei punti di vedetta, di lotta attiva nelle squadre, o impegnandosi nell'attivita di indagine perperseguire gli autori dei diversi incendi verificatisi in varie parti del territorio isolano.
La icorrenza dell'anniversario è per il Corpo anche un momento di riflessione e di bilanci, di focalizzazione di obiettivi e di
individuazione di problemi. Problemi diversificati, che non è qui il caso di dettagliare, ma che spaziano da quelli concernenti le
strutture logistiche del Corpo
_
spesso inadeguate, insicure ed in_ sufficienti - aTTadotazione di stru_ menti e mezzi operativi - in parte
obsoleti ed in parte non consoni ai servizi che devono essere svolti nelle campagne, lungo le coste, e nelle acque interne e marine _ a
quelli relativi all,organico, a
t I i
i i
I I t I
sperequato nella sua composizio_ ne e mortificato nella sua profes_
sionalità, a quelli, infine, concer_ nenti la formazione, l,addestra_ mento e l'aggiornamento del per_ sonale. La legge regionale n. 26/g5,che de_ finisce le funzioni e i compiti della
strutfura forestale odierna, va ri_ vista ed aggiornata, alla luce del_ l'esperienza maturata in questi pri_ mi anni di applicazione, adattan_ dola alle esigenze operative mani_
festatesi, arrnonizzandola con al_ tri princìpi dettati dall,ordinamen_ to regionale e statuale. Esiste nel Corpo forestale e di vi_
glTanza ambientale una grande
potenzialità, ma essa non può
es_
sere interamente espletata a causa
di impedimenti di varia natura _ giuridici, burocratici e frnanziari _ che occorre superare, e che è ne_ cessario rimuovere con la giusta determinazione, e, soprattutto, con il convincimento della necessità di renderlo agile ed efficiente, di po_
tenziarlo e di valorizzarlo, al fine di tutelare nel modo più consono le preziosità ambientali, territoria_
li e culturali, oggi più
che mai in_
dividuate come risorse strategiche
dell'Isola. Un primo passo è stato fatto nel momento del varo della legge re_ gionale n.26 che ha dato la possi_ bilità di adeguare gli organici del Corpo alle esigenze poste dalla tu_ tela del territorio; ma occorre ora una consequenziale azione di rifi_ nitura e di completamento da par_ te della Regione. Così come sarebbe auspicabile e opportuno che daparte dello Stato non ci si limitasse a una presa d,at_ to dell' esistenza lel Corpo Regio_
nale. ma vi fosse una piena
legittimazione e un completo rico_ noscimento delle sue funzioni e dei suoi compiti. In una Regione a statuto speciale appaiono del tutto disorganiche e incomprensibili le norme che vie_ tano al Corpp Forestale Regionale
l'impiego di strumenti operativi essenziali per il servizio d,istituto, quali ad esempio l,uso del distinti_
vo segnaletico per il controllo di autoveicoli nelle strade di campa_ gna, ancora oggi negata ai nostri operatori con pretestuosità ingiustificab 11i; n on c ondivis ibile I'obbligatorietà di iscrizione delle imbarcazioni del Corpo F.VA. _ strumenti essenziali destinati al controllo sulla pesca nelle acque interne e nelle acque marine - nel registro del naviglio ad uso priva_ to; mortificante e ingiustificato ll
clima di sospetto che sembra aleg_ giare intorno a un Corpo che è sì
regionale, ma che oggi rappresenta l'unica struthrra organizzata di vi_ gllanza c o stantemente pre s ente sul
territorio e che, come tale, a pro_ prio rischio, presidia e tutela valori collettivi di ordine nazionale. G. Pinna
Il picchetto d'onore del Corpo Forestale e di
VA.
Una struttura la cui capillare conoscenza dei singoli contesti rura-
li diviene prezioso punto di riferimento e di sostegno per molteplici e diversificati soggetti istituzionali, sia dell'Amministrazione regionale che di quella statale. Pur tra le quotidiane difficolta, l,at-
tività del Corpo è comunque continua, nelle ore diurne come in quel-
le notturne, nei giorni feriali ed in quelli festivi: più o meno incisiva in questo o quel settore a seconda
delle emergenze dafronteggiare e
ilegli strumenti di cui dispone, ma incessante, anche in ambienti in cui
l'operare espone a rischi gli agenti, anche là dove le minacce e gli attentati cercano di intimidire l'espletamento della necessaria azione di controllo.
Non
è
mia intenzione, con la lettu-
ra di numeri, appesantire questo in-
tervento. In prospetti riepilogativi che sono esposti all'esterno, e che chi ha interesse potrà esaminare, sono riportati i dati afferenti la diversificataazione del Corpo forestale nel corso del 1996. A quelli si puo solo aggiungere un breve e doveroso commento: i numeri riportati nelle tabelle hanno la fi.rnzione di rappresentare l, azione repressiva del Corpo riferita alf intera Regione e ai diversi ambi-
ti ripartimentali. Non esauriscono certo l'attività istituzionale, nè tantomeno testimoniano il grosso impegnoprofuso da tutte le strutture nei còmpiti di prevenzione: verso gli incendi boschivi, verso la protezione della fauna selvatica e delle risorse ittiche, per la tutela dei beni culturali, per la conseryazione di quelli
paesistici, per la difesa dei
soprassuoli boschivi e per la dif-
fusione della cultura attinente la tematica ambientale, lavoro, quest'ultimo, che viene svolto soprattutto nelle scuole, di ogni ordine e grado, a cura di personale specializzato del Corpo: 215 scuole di I 12 Comuni diversi nell'anno sco-
Forestali a cavallo
lastico 1995/1996.
Nulla dicono ancora dei corsi di prevenzione antincendi
niche per
e
delle tec-
lo spegnimento che il
personale svolge a vantaggio delle Associazioni volontaristiche e delle collaborazioni per studi e ricerche con l'Università ed altri qualifica-
ti Enti
nazionali ed esteri; nulla, infine, dell'impegno profuso nell' ambito della pr otezione civile. Va ancora chiarito che l'attività di polizia giudiziaria e amministrativa svolta riguarda in prevalenza illeciti in materia ambientale; tuttavia, accanto a questa, figurano anche altri atti di polizia non riconnessi alla normativa di settore. In breve: l'insieme dei verbali am-
ministrativi nel corso del 1996 è stato pari an. 157 l, mentre quello delle Comunicazioni di notizia di reato è stato di n. 1415 conn. 1097 persone denunciate alla magistratura. N. 17 sono state le perquisizioni effettuate e n. 314 i sequestri di corpi di reato.
Questi ultimi sono relativi preva-
lentemente ad attività di bracconaggio e ricomprendono, oltre alla selvaggina catturata in violazione di legge e a strumenti e mezzi non consentiti, n. 7 4 arrni da sparo e n. 1 1 10 cartucce. Tra le diverse tipologie dei reati pe-
nali, escluso quello di incendio, i reati in materia paesistica ed urbanistica, rappresentano oltre il 26%o del totale; seguono i reati in materia di caccia (24,210 ), ifirrti di piante (8%) e i danneggiamenti (8%). Poco meno dell'10% sono i reati in materia forestale. Le infr azioni amministrative sono invece relative per oltre 11 22%o al divieto di pascolo in aree chiuse a questa attività; dello stesso ordine sono state le infrazioni sulla caccia (22%o circa).
Significativa, col 22oÀ di verbali amminiskativi, è stata l'attività di controllo sulla pesca, sia sulle acque marine che sulle acque interne, che ha portato al sequestro di
diversi quintali di pescato e a n. 144 aragoste sottomisura. Seguono le violazioni alla legge forestale
col 16,23%o e n. 255 verbali, e le violazioni alla legge regionale sulla sughera con circa 1ll%o e n. 107 verbali. Molto meno incidenti sono le infrazioni in materia di acque pubbliche, di cave e di inquinamento. Partico larme rl-Ite appr ezzabile è stata l'attività investigativa connessa
al reato di incendio (n.
465
C.N.R.), che ha consentito di appurare la natura effettiva del reato che è risultata per l'84%o di origi-
ne dolosa, per 1l l3oA di origine colposa e per il 3o/o ascrivlblle a
ma o elettrici;laviolazione delle norrne di sicurezza nella gestione delle discariche di rifiuti solidi ur-
te le operazioni di spegnimento
bani,la mancata osservanza delle precauzioni negli abbrucciamenti
Gragalzu; una Campagna che si è preannunciata lunga e difficile: - n. 899 incendi fino alla data del
antorizzati, la
c
ar enza
di manuten-
zione di impianti elettrici e di elettrodotti ed il difettoso funzionamento degli impianti di frenata di convogli ferroviari.
Complessivamente la campagna A.I.B. 1996 è stata felice e per il secondo anno consecutivo è stato registrato un bilancio che ha visto
i danni ai soprassuoli boschivi ridotti
a
trascur ablli fr azioni perc en-
tuali del patrimonio forestale iso-
cause rimaste indefrnite.
lano. Ci troviamo oggi inpienaCampa-
Ha consentito inoltre di denunciarer^.147 persone, di cui n. 86 per
gna A.l.B.. una Campagnainiziata anzitempo per le alte tempera-
incendio e n. 61 per violazione all'art. 650 c.p. e di conoscere in modo più puntuale le cause che
ture del mese di giugno e firnestata
originano gli incendi dolosi e quelli colposi. Per il dolo l'incidenza maggiore è
dalla morte di 2 operatori, Sulcis
Antonio e Saiu Bruno e dal ferimento di Serra Luciano, duran-
dell'incendio verificatosi il 27 giu-
gno a Villacidro in località
10 di luglio (erano stati 347 nel 1995 en.2O3 nel 1996);
- una superficie totale
scorsa stagione. occasione della giornata odierna
I-l
appare quindi quanto mai opportuna per rivolgere, a conclusione di questo mio intervento, un pensiero al nostro Santo Patrono S. Giovanni Gualberto perchè ci aiuti ad affrontare questo impegno, ci sostenga nei momenti difficili e decisivi della lotta e protegga dal pericolo noi e quanti con noi combattono, da terra o dal cielo, per fronteggiare le fiamme e contenerne i guasti. G. Pinna
rappresentata dalla confl ittualità per motivi di pascolo, quindi dal consuetudinario e radicato impiego del fuoco per il rinnovo dei pascoli o per procurare nuove aree pascolive a scapito delle superfrci boscate, seguito dall'impiego del
fuoco per la ripulitura dei terreni dai residui colturali.
I
motivi riconducibili
a
confl ittualità nei cantieri forestali o al mondo del lavoro, sono stati poco incidenti. Tra gli artefici di incendi figurano anche i piromani nel senso più proprio del termine e, quel che è più preoccupante, anche alcuni minorenni che hanno appiccato dei focolai per gioco o per divertimento. Tra le cause di origine colposa figura il getto di fiammiferi o mozziconi di sigaretta accesi da parte di automobilisti lungo le reti viarie, di gitanti e di cacciatori in aree di campagna; la mancata bonifica di residui di fuochi daparte di gitanti,
campeggiatori e agricoltori; l'uso di apparecchi meccanici, a ftarr,-
percorsa
dalle fiamme di ha. 517, contro i 319 del 1995 e i 16 ettari della
Un momento della cerimonia celebrata dal Vescovo di Oristano Mons. Piergiuliano Tiddia
di Siro Vannelli = = = § § §
"Oro raero fatto in ca.sa" Coltivare il tartufo in Sardegna è possibile? Una sfida -lanciata da tempo a politici, studiosi ed appassionati che però non sembra essere stata ancora raccolta
a difettosa registrazione del mio intervento al convegno del 1O Aprile 1997 su "Nuove ipotesi di tutela e valorizzazione della flora sarda" e l'interessante articolo del Dr. Marco Contu comparso nel Notiziario Forestale 3/6-1997 rni inducono a portare alcuni elementi di informazione e di discussione.
E' doveroso, in primis, un vivo plauso all'ASS.FOR. che con il convegno ha voluto smuovere le torpide acque in cui navigano le svogliate, stanche scialuppe del Consiglio Regionale.
Mi trovo perfettamente in linea con quanto il Prof. Ballero ha illustrato sulle moderne linee del disegno di legge elaborato dalla Società Botanica Italiana sulla tutela rnicologica con l'apporto di vari Soci, lo scrivente non escluso. Il testo elaborato conteneva idee interessanti anche per la valoizzazione bio-
economica della risorsa micologica. IJna di esse era la "Riserva Micologica Turistica", recentemente ricordata e sollecitata in "Seulo - Guida al territorio" (Ass. Tur. Pro Loco, 1996).
Penso che sarebbe utile
pubblicare il testo di quel disegno di
con successo!). Infatti rrel 1974 .WWF sorse in seno a1 una se-
legge regionale.
zione micologica in cui conflu-
Stante la situazione attuale di stasi mi sento di ripetere in questa sede, dopo averlo fatto anni or sono su "I- IJnione Sarda", il mio sincero pubblico pentimento per aver provocato, sia pure involontariamente, una parte dell'azione di degradazione del patrimonio micologico isolano. E' infatti nella veste di Capo dell' Ispettorato Distrettuale Foreste di Tempio Pausania che nel 1972 (vedi "La Nuova Sardegna" del24 Settembre) ebbi a promuovere la prima Mostra Micologica sarda: grande successo e grande folla in Corso Matteotti dove, nel negozio di Dionigi Mura furono esposte oltre 20 sp'ecie di miceti. Erano tempi, quelli, in cui i galluresi prendevano a calci tutti i boleti (vedi "Gallura e Anglorta",OS/ lO/1972: calciatbri dei boschi.).
Quando I'anno successivo, dopo un decennio di servizio in Gallura, rientrai a Cagliari non
dimenticai quella esperienza che coinvolse tutto l'ufficio (fu sperirnentata
al
I
ora l' irrì gazio -
ne estiva di Amanita caesarea,
irono vari bravi micologi ricordati da Marco Contu: Gianni Loi, il maestro e poi Vincenzo
Mendolia, Vittorio Carcò, Duilio Farci. Pensavamo, ingenuamente, che
lo strumento della Mostra Micologica, provocando conosc
enza, avrebbe porbato automa-
ticamente e presto i desiderati frutti e cioè almeno una leggina sul tipo di quelle che le neonate Regioni iniziavano a sfornare. Eravamo contenti, quindi, che migliaia di cittadini affollassero gli stands della fiera per osservare le varie centinaia di miceti ivi esibiti. Dopo pochi anni il Gruppo fu disattivato, ma ne sorsero subito altri, qua e là nell'Isola. Gli effetti non'tardarono a manifestarsi: torme di cittadini inizia-
rono l'assalto indiscriminato alle risorse rnicologiche, soprat-
tutto forestali, meirtre il Consiglio Regionale, dove già qualche disegno di legge era stato depositato, non si decideva a porre il giusto freno. I Gruppi Micologici non si sono
accorti, purtroppo, della negatività della loro azione: non ricordo di avere mai visto nelle
mostre alcun registro destinato a raccogliere firme a sostegno di un'azione di tutela. Spero cheI'ASS.FOR. mediti su questo aspetto del problema e si faccia promotrice di una azio ne correttiva, bacchettando in giusta ed equa misura Gruppi Micologici e Consiglio Regionale. Sul tema particolare dei tartufr ricordo che il P. A. Gianni Loi venne inriunione, alWWE, nel Febbraio 197 6 " con unrigonfi o cartoccio e con uno strano sorriso: si mise a sciorinare sul ta-
volo una decina di corpi
per acquisire la indispensabile consulenza dell'Istituto Botanico di Torino, all'epoca diretto dal famoso Prof. Ceruti. In quell'anno, comunque, partecipando come funzionario al noto Convegno di Camerino sulle aree protette, ottenni la promessa dal mio quasi omonimo Dr. Vanella operante presso l'Ispettorato Forestale di Macerata, di una concessione gratuita di un migliaio di piantine
rnicortizzate con Tuber melanosporum. La promessa venne mantenuta e nel 198 1 l'Azienda Foreste Demaniali fu incaricata del ritiro delle piantine e della collocazione a dimora in aree compatibili. Sembra che esse siano state sistemate nella foresta demaniale M. Marganai: sarebbe stato interessante avere qualche utile notiziadurante il convegno. Tale non microesperimento ha quindi preceduto quello condotto, come già riferito il Dr. Carlo Boni, nel 1992, con l'assisten-
globosi, scuri, sfaccettati": era il primo reperimento ufficiale di Tuber melanosporum in Sardegna. La notizia fu diramata tramite Agenzia ltalia ma solo "Tuttoquotidiano" afferrò f importanza della notizia e la pubblicò. IJn esemplare completo di etichetta fu collocato sul tavolo dell'Assessore Regionale Agri- za di esperti della Regione coltura e Foreste se\za provo- Umbria. In rnateria di care alcuna emozione (Casturunia tartuficoltura sarebbe altresì ineMnidi
Sardegna
n 2-3,197l).
Questo la dice tutta sulla cosiddetta "fantasiaal governo" !!
L operazione Tuber continuò nel 1980 con la proposizione sul mensile "Agricoltura Notizie" del Banco di Sardegna di un det-
tagliato progetto di politica tartuficola che, in effetti, ebbe ùrraparterrza in seno al giovane Assessorato Difesa Ambiente.
Purtroppo la RAS non ritenne utile investire qualche milione
teressante sapere dove sono an-
date a finire le piantine tnicorrizzate che vari anni or sono venivano offerte invendita nei cataloghi della SAF di Oristano. Il Dr. Scarlra Mariano, sindaco di Oristano potrebbe fornire utili informazioni. Sarebbe utile anche sottoporre a stringenti interrogatori il Sig. {Jbaldo Pintus, Presidente della
UBI - Micologica di Quartu
S.
Elena, Via C llea 7 9,Tel. 837 19O.
Il Sig. Pintus - mi
era seduto ac-
canto durante il Convegno - si sta nutrendo da una decina di anni, con i suoi soci, prelevan-
do in Sardegna congrui quantitativi di corpi fruttiferi del genere Tuber: mentre a Furtei si sta iniziando la distillazione dell'oro, essi sono già da tempo a conoscertza di depositi di "pepite nere".
Dal 1995 li ho accusati di disamore verso la propria terra, a servizio della quale dowebbero porre le conquistate tecnolo-
gie. Sarebbe sufficiente invitare al prossimo festino la nuova GiuntaRegionale e il Presidente della Commissione Agricoltura del Consiglio Regionale. Io ho ritenuto, peraltro, rnio dovere informare nel 1996, per lettera, il sindaco di Iglesias, città dove non mancano disoccupati e dove, si dice, il tartufo potrebbe essere, nel quadro di una intelligente legislazione, una interessante risorsa economica. Non so se le Poste funzionino regolarmente nell' Iglesiente : per ora non ho avuto echi di questa "spiata". Spero comunque che questi signori della UBI - Micologica di Quartu S. Elena, ancorchè non professori, vengano in qualche
maniera "sfruttati" e che fra qualche anno il Prof. G. Pacioni,
bene detto da Marco Contu, possa fornire un congruo aggiornamento del lavoro pubblicato nel n. XXI del 1981 del Bollettino Società Sarda di Scienze Naturali di Sassari, dal titolo "Funghi ipogei sardi: elenco aggiornato".
di Michele Puxeddu
La roverella in Sardeg^n.a Una latifogli a da v alorrzzare!
l.Introduzione In Sardegna, negli ultimi anni, la
Foto di Ninni Marras
crescente richiesta di una gestione
forestale ispirata a criteri naturalistici ha consentito una generale rivalttazione delle latifoglie indigene. Tra queste, la
roverella (Quercus pubescens Willd.:Q. lanuginosa Thuill.) occupa un posto importante per le
notevoli capacità di costituire boschi puri e misti in condizioni ambientali diversificate e di fornire, tra l' altro, assortimenti legnosi di rinnovato interesse anche
dal punto di vista dell'utllizzo industriale. Tra le oltre 300 specie
appartenenti al genere Quercus distribuite nelle regioni temperate
e subtropicali dell'emisfero boreale, la roverella, secondo la
Flora Europaea (1964/1980),
risulta diffusa nell'Europa Centrale e Meridionale fino alla Crimea. Come riferiscono Fenaroli e Gambi (1976),
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Gellini (1980)
e
Pignatti (1982), in Italia essa è presente e comune in tutte le regioni, Sardegna compresa. Lo stesso Pignatti (Op.Cit.), tuttavia, sottolinea che la roverella "mostra forme di passaggio (certo ibridogene) verso tutte le querce caducifoglie", per cui la reale distribuzione su tutto il territorio naziori-ale non risulta di facile delimitazione. Ciò risulterebbe resto, confermato, del considerando la giusta collocazione sistematica e la distribuzione di altre querce a foglie caduche (Moggi, 7972; Camarda e Valsecchi, 1982). In approfondire attesa di ulteriormente, anche in Sardegna,
Roverella: particolare di un ramo con foglie
e
frutti
alcuni aspetti legati alla
trapezoidali, rugose. Le foglie,
distribuzione ed all' ecologia della specie, soprattutto in vista di una sua maggiore valorizzazione dal punto di vista colturale ed
membranacee
ambientale, in questa nota si espongono alcune considerazioni sull'areale attualmente occupato
dalla roverella nell'Isola, allo scopo di verificare meglio le possibilità di una sua eventuale espansione.
e
mrmite di peli nella
pagina inferiore, sono semplici e alterne, e risultano di dimensioni variabili (5-15 x 3-8 cm.), sinuatopennatifide o lobate con lobi acuti o ottusi. Il picciolo è lungo 5-25 mm. I fiori, unisessuali, quelli maschili in amenti penduli di 4-6 cm., quelli
femminili sessili o brevemente peduncolati in gruppi di l-4, compaiono insieme alle foglie in
2.Principali caratteri sistematici La roverella, è albero alto anche oltre 20 m., a foglie caduche, longevo (più di 400 anni), con chioma eretto globosa e corteccia
grigio-bruna, già fessurata in gioventù in solchi longitudinali e
trasversali formanti scaglie
aprile-maggio.
I frutti (ghiande), maturanti nell'anno (ottobre-novembre), sono di forma ovoide o globosa e
risultano protetti sino a metà da una cupola emisferica munita di
scaglie triangolari grigiastre. Il legno, moderatamente pesante,
duro e tenace, si conserva a lungo. Per questi motivi ma anche per la
buona lavorabilità, soprattutto in
passato (Boni, 1994) ed in particolare durante il sècolo scorso (Negri,l997), il legno di roverella
è stato largamente impiegato in
svariati lavori (navali, edili,
minerari,
ferroviari,
di
falegnameria fine, etc..), spesso col sinonimo di "quercia sarda".
3.Distribuzione ed ecologia Sin dai primi del '900 la roverella veniva segnalata in Sardegna come
"Quercus
sessiliflora "
(Cavara,l9O1).
Beguinot (1923) d'altro canto riteneva presenti nell'Isola sia la "Quercus lanuginosa" che la "Quercus sessiliflora " e lo stesso Giacomini (1968) sottolineava come nell'area centro-orientale dell' Isola soprawivessero ancora
"vigorosi e sovente giganteschi esemplari di rovere", riferendosi verosimilmente a relitti di antiche
roverella risulta discretamente
formazioni, modificandone
rappresentata nelle zone collinari
sostanzialmente anche densità e
interne e nella media montagna come in Sarcidano, altaMarmilla, Planargia, Nuorese, Logudoro, Anglona e parte della Gallura, rientranti nell' orizzonte delle foreste mesofile di Quercus ilex.
In tali zone si dsitribuisce diversamente al variare delle
struttura. La roverella si ritrova viceversa con maggiore frequenza
tra 800 e 1200 m. s.l.m., soprattutto sui versanti settentrionali del massiccio del Gennargentu e delle montagne di
Mandrolisai e
Goceano,
disponibilità idriche, rimanendo tuttavia indifferente rispetto al
nell' ambito dell' oizzonte montano del climax delle foreste di Quercus ilex, dov e costituisce popolamenti
subskato, potendosi riscontrare sia
forestali anche estesi, puri o più
su terreni silicei che calcareo marnosi. Nell'ambito di questo orizzonte la roverella forma, peraltro, boschi isolati, di estensione limitata (spesso inferiore ai 100 Ha.) ed a densità
spesso misti, quelli meno degradati, con elementi decidui
a favore di
submediterranei del cingolo a Quercus pubescens qtali Fraxinus ornus, Acer monspessulanum e relitti del cingolo a Laurocerasus di Schmid come llex aquifulium e Taxus baccata. Nell'ambito di questo orrzzontela
considerevolmente ridotto,
carattertzza terreni non troppo degradati originati da substrati di
soprattutto nel corso degli ultimi due secoli, l'estensione di queste
natura silicea. Stazioni di roverella si riscontrano
generalmente scarsa, anche acausa
della forte antropizzazione subita
coltivi e pascoli. Tagli irregolari, pascolo eccessivo e incendi ripetuti hanno infatti
selve di roverella, ormai pLlrtroppo scomparse. Le ricerche di Arrigoni (1968) e di
foresta decidua di roverella
Foto di Michele Puxeddu
Camarda e Valsecchi (Op.Cit.), escludendo la presenza nell'Isola
della rovere (Quercus petraea Mattuschka Liebl.: Quercus
sessiliJlora Salisb.), hanno evidenziato come I'area di vegetazione naturale della Quercus
pubescens Willd.
in
Sardegna
interessi soprattutto le zone
montane centro-settentrionali (Fig.3). Attualmente la superfrcie occupata dai boschi di roverella nell'Isola sfiora i 45.000 Ha. (dati
C.F.VA., 1 996). Nell' orizzonte delle foreste miste di sclerofille sempreverdi, la presenza della roverella appare sporadica e limitata alle vallecole formate dai depositi alluvionali del Quatemario che si altemano tra le basse colline della Trexenta e della Marmilla, fin
verso la pianura del Campidano,
dove si riscontrano terreni profondi, mediamente permeabili, a reazione neuffa o debolmente
acida (Aru et a1.,1991). La
di Roverella al limite superiore della vegetazione nel massiccio del Gennargentu. forestale Vetusto esemplare
anche nel climax climatico degli
prostrati ed in quello delle foreste
arbusti montani prostrati
miste di sclerofille sempreverdi,
(nanerofite suffruticose
particolare in alcuni settori del massiccio del Gennargentu, tra
testimonierebbe del resto antiche espansioni e successivi ritiri della foresta decidua di roverella, la cui persistenza è stata resa possibile,
1300 e 1500 m. s.l.m., su suoli non
in tali piani, dal concomitante
molto profondi, ricchi di scheletro, permeabili, a reazione subacida, derivati da Metamorfiti del Paleozoico. In questo climax, la presenza della roverella assume
verificarsi di particolari condizioni microclimatiche. Proprio negli
carattere relitto, essendo assicurata
da isolati individui di età molto
della loro estensione e densità, soprattutto a favore di coltivi (ciò concorrerebbe a spiegare la maggiore freqtenza della specie nelle zone alto-collinari e nella
e
camefite
ipsofile; Arrigoni,l988), in
avanzata e dimensioni spesso
imponenti, residuo di più consistenti nuclei della foresta decidua di Quercus pubescens probabilmente presente in passato anche a quote superiori.
roverella
ultimi due secoli comunque le fustaie di roverella hanno subito
misure di valorizzazione e tutela
una forte antropizzazione con
per questa specie forestale di
conseguente notevole diminuzione
rinnovata importanza anche dal punto di vista dell'utllizzazione
media montagna, più densamente boscate) e pascoli.
4.Conclusioni
degradati, sono stati trasformati
In Sardegna la roverella,
attraverso pascolo eccessivo e incendi in pascoli arborati, risultando in tal modo assai più
industriale del legno (Andrisano e Berti, 1988) apparc più che mai urgente. Lo sviluppo ed il rilancio
delle attività forestali nei popolamenti puri e misti di roverella non potranno tuttavia prescindere da un progressivo riordino colturale di quelli più degradati, dal razionamento del
pascolo e da un'efficace prevenzione degli incendi.
ancora di non facile interpretaziore
M. Puxeddu
sistematica, risulta diffusa soprattutto nelle aree montane centro-settentrionali, in ambienti con esposizioni settentrionali e con
E
una più regolare disponibilità idrica, nell'ambito dell' orizzonte montano del climax della foresta di Quercus ilex. Intale orizzonte, al di sopra degli 800 m. s.l.m. è in grado di costituire popolamenti forestali anche estesi. puri o misti con elementi decidui del cingolo a Quercus pubescens e relitti del cingolo alauroceraszs di Schmid. Questi boschi, come afferma tuttavia Arrigoni (Op.Cit.), "non formano un orizzonte superiore alla lecceta orofila e non manifestano una vera e propria
indipendenza dal cingolo a Quercus ilex". D'altra parte Fenaroli e Gambi (Op.Cit.) ritengono che la roverella occupi una fascia di transizione tral'area
delle sclerofille sempreverdi
e
quella delle latifoglie eliofile, di cui sembrerebbe pi ir caratteristica.
La presenza della roverella nel climax degli arbusti montani
sembra quindi
manifestare un quadro distributivo non stabilizzato, essenzialmente a causa di pregressi motivi di origine antropica tuttora di ostacolo ad una sua possibile nuova espansione. LTadozione nell'Iso1a di particolari
Anche i cedui, sovente già indubbiamente molto variabile nella sua morfologia e perciò
proficuamente ttilizzabili dagli allevatori. In Sardegna, att:ualmente, la
Particolare della corteccia di Roverella
Boschetto di Roverella (in veste invernale) alle pendici della Giara di Gesturi.
di Nando Cuccu
= = = =
e
Duilio Farci
Funghi che passione! Alcuni consigli per dedicarsi alla raccolta dei funghi rispettando 1'ambiente
I / r
ndar per funghi è diventato ormai un hobby veramente
comune, alla portata di tutti; chi non è mai andato per i prati, magari coi propri figli o con gli amici
alla ricerca di gustosissimi prataioli o tra le immense distese è a
II
di cisto per scovare
qualche
prelibato "murdegu"? Da almeno un ventennio è letteralmente esplosa la passione per il verde e per l'ambiente e soprattutto per la ricerca di tutto ciò che la natura ci offre (lumache, asparagi, mirto e funghi appunto). I libri, le riviste e le schede che trat-
tano l'argomento "micologico" sono ormai veramente un'infinità
Pleurotus ferulae
e quasi sempre vanno a ruba.
Sarà la voglia di evadere dalla stressante vita di città, sarà la voglia di ritemprare il corpo e la mente, sarà anche (per molti) la necessità di arrotondare le magre entra-
te quotidiane, ma sta di fatto che le campagne e i boschi della nostra isola pullulano ogni giorno di decine di cercatori più o meno
esperti, che talvolta rispettano l'ambiente in cui si trovano ma, purtroppo, altrettanto spesso non tengono in nessuna considerazione l'habitat di ricerca. Non è difficile rinvenire tra i prati e i boschi intere "colonie" di buste di plastica, lattine, bottiglie vuote e cartacce di ogni genere; per non parlare poi delle scarpate ai margini di splendide stradine di penetrazione agraria in cui si tro-
va veramente di tutto.
del fungo) crescono e si sviluppa-
La colpaperò va equamente distribuita tra tutti noi e non la si può certo addossare unicamente ai "poveri cercatori".
no, si ramificano fta loro e che, appena trovano le condizioni climatiche ideali danno vita al frutto,
Trovare
i funghi comunque
è an-
cora relativamente facile, sarà per
l'orografia della nostra isola, sarà per la generosità della natura, sta di fatto che c'è ancora chi racco-
glie cestini colmi di ottimi carpofori anche
ti sudate
se
dopo abbondan-
e "scarpinate"
terribili.
Ma cos'è un fungo? IJn frutto, una pianta o che altro?
Il fungo, chiamato
anche
carpoforo, è il frutto di una piantp sotterranea detta micelio.
Il micelio
è
un fitto intreccio di
fi-
lamenti chiamati ife che, nate dallagerminazione delle spore (il seme
il fungo appunto. Ma quali sono le condizioni ideali? La pioggia inn anzitutto, meglio se
lenta ed abbondante, poi diverse giomate di sole, latemperaturamai molto rigida o molto elevata e soprattutto larnancarrzadi vento che se presente asciuga l'umidità del terreno, lo raftedda e quindi "blocca lo sviluppo" del fungo.
Va sottolineato comunque che, visto il climatemperato dimolte zone
dell'isola, la raccolta si può estendere per quasi tutto l'anno, naturalmente si dovrà scegliere con octlatezzalazona di ricerca e soprattutto quale tipo di funghi si
Yuol raccogliere.
E'
spesso capitato, infatti, di rin-
venire diversi tipi di porcino nei
mesi estivi (boletus aereus
e
reticulatus), come è capitato altrettanto spesso di "scovare" intere famiglie di "antunna" nei mesi di maggio e giugno. Quando si parla
menicali che spesso perpetuano cattive abitudini, come abbandonare sempre "qualcosa" nel posto in cui si è stati. per esempio avanzi dei picnic, immondizie, etc.. Per ciò che riguarda i cercatori di funghi, va fatta comunque una pic-
del settore owero ai veri micologi e soprattutto alle strutture sanitarie della propria città, solo così si avrà la aertezza della commestibilità del fungo. Tra l'altro, se ancora persistono, è consigliabile evi-
cola considerazione: è vero che da
dividuarne la commestibilità, quali dare funghi al gatto, monete d'argento od altro che al momento del-
di funghi è però necessario sottoli-
diverso tempo la rnateria
neare alcune cose, perprima lo sta-
to dei nostri boschi. In questi anni grazie alla lungimiranzae al lavo-
micologica è più diffirsamente conosciuta, molte persone ormai riconoscono tante specie di funghi
ro dei nostri amministratori si
ma
è
fatto molto per tutelare l'ambiente anche grazie a nuove restrittive disposizioni di legge. Per forfuna, si è riusciti a mantenere più o meno inalterate le aree boscate già esistenti o addirittura a incrementarne le superfici. A noi, appassionati di micologia, nelle nostre escursioni capita dav-
vero di tutto. Spesso lungo i sentieri di montagna si presentano ai nostri occhi scenari da fiaba
e
que-
sto per svariati chilometri; altrettanto spesso per contro ci imbat-
tiamo in aree completamente invase da rovi e sterpaglie che deturpano notevolmente ilpassaggio e che soprattutto sono facile escaper gli incendi che con una incredibile regolarità scoppiano ogni estate un po' ovunque incenerendo spesso intere aree ricche di alberi secolari. La nostra non vuol certo essere una critica, bensì una riflessione che estendiamo a tutti gli amanti della rrabrra, del verde e dei boschi
è
altrettanto vero purtroppo che
ancora troppa gente raccoglie in-
teri cestini di funghi sconosciuti che spesso poi butta ai margini delle strade una volta accerlatala
la cottura non seryono a niente. Ciò che rende il fungo commestibile o meno, è la specie, perciò nonresta che affidarsi agli esperti. Ricordiamo anche che se il fungo cambia colore (vira) non "deve" es-
sere per forza velenoso,
infatti il boletus
non cornmestibilità.
boletus fragrans e il
Tale raccolta indiscriminata non va
duriusculus appena tagliati virano rispettivamente all'azzurro e al grigio e sono ottimi funghi colnmestibili. Lo stesso "cardolinu de murdegu" talvolta vira al rossiccio
certo bene: i funghi sono fondamentali per il bosco, "hamo la funzione di operatori ecologici", rendono fertile il terreno e hanno con l'habitat in cui crescono un rapporto di reciproca utilità. Rivolgiamo pertanto unpiccolo invito a tutti quelli che non possiedono una buona e sicura conoscen-
za della commestibilità
dei più carpofori, l' atteggiamento adatto è affidarsi agli "specialisti"
eppure lo si mangia senzaproblemi.
Quindi dimentichiamo itest dei nosffi nonni e affidiamoci come det-
to poc'anzi agli esperti o alle strutture sanitarie presenti nelle città e le nostre escursioni sararìno spensierate, proficue e se vogliamo anche ricche di soddisfazione.
D. Farci
in
particolare.
Tuttavia siamo profondamente convinti che se la situazione forestale della nostra isola è migliorata in questi anni, lo si deve anche all' ampliamento dell' organico
del corpo forestale regionale che svolge sicuramente un efficace control o suI territorio. I
Qualche appunto sarebbe invece da
rivolgere a quegli escursionisti, cacciatori, fungaioli e gitanti do-
tare alcune prove empiriche per in-
Boletus aereus
Pilia l
Poeti, g.waritoti, La Elri gata Sassarl o... l'ho rraorta io! l
A, \2
uesta brillante storiella prende spunto dalla sapier:rza di un antico proverbio: "Non tutti i mali vengono per nuocere". In una fredda giornata d'inverno, una Rover del Corpo Forestale e di VA. della Sardegna puntava dritta verso lo stazzo
Valentino, nel cuore della Gallura. lJn atroce e penoso male di denti aveva colto lo scrivente e uno dei due colleghi che mi affiancavano nel servizio di Pattuglia mi accorse in aiuto proponendomi g1i unguenti miracolosi
si recano buona parte di coloro
che in quei rinomati ambulatori, non sono riusciti a risolvere
i loro problemi>>. Mentre il dolore leniva con straordinaria velocità, il nostro uomo della medicina ruppe definitivamente gli indugi: <<Qui si è recata gente in carrozzella e a distanza di una settimana vi è ritornata da sola guidando la propria autovettura, a rittgraziarrni. E' venuta gente con le carni dilaniate da orribili scottature e adesso si giovano di un'epidermide che riverbera di salute. Qui sono
preparati da un omone di novantuno anni arzTllo come una lucertola di Bedriogaaipnmi tepori primaverili e, come tutti i rettili , refrattaio alla vita di comunità. Come un antico stregone papajo, la sua unica compagnia eralr.o i cani e le erbe di cui si serve per preparare i
suoi originali intrugli. Ma sarà egli stesso, più tardi, consumati i convenevoli e intrisa la mia'parte dolente con il
ricavato dei suoi decotti, a ironizzare sulla sua vita rarninga. <<In questo stazzo transitano più persone di quante ne entrino in un celebre ambulatorio di città e ad essere sinceri: dal me
Non mi sembrava opportuno, considerando che averia posto fine ai miei patimenti del giorno, farle osservare che non era i1 caso di respingere tutte 1e istanze mediche e i vantaggi offerti dalle molecole di sintesi e continuai a registrare l'elenco delle malattie che dovevano piegarsi davanti ai suoi preparati. Alla prima cesura, in modo un
po' scortese licenziai il mio guaritore e mi rivolsi verso la persona che ci aveva accolto all'uscio. Avevo intuito che era un vecchio arnico di famiglia e il annuire verso i miracoli della paruacea preparata che buon Ippocrate Gallurese diede con-
ferma dei miei sospetti. E siccome le spiegazioni del nostro medico si erano svolte sino a
quel momento nella lingua egemone, rni venne spontanea la domanda: <<Siete sardo>>?
- Sardo? - Egli rispose! <<Abito in quel di Roma, ma nelle mie vene scorre il sangue di intere ger.erazioni in linea retta di antenati sardi. Mio padre era un ufficiale del III Battaglione, durante il primo con-
flitto
rnondiale:
i1
battaglionissimo della Brigata Sassari. Quello che per intenderci, che faceva capo a Emilio Lussu>>. Come un discorso che salta di palo in frasche, passamrno dalle guarigioni alla guerra. Assalti alla baionetta, duelli all'arrna bianca, patriottismo, Trieste redenta, bombe sipe e "sigaru a fogu intru" invasero per oltre un'ora la caratteristica cucina dello stazzo Gallurese. <<Ne avevamo di coglioni, i fanti del1a Sassari. Non avevano paura di niente, loro. Oggi ci siamo accasciati persino di fronte agli insulti di qualcuno che predica i1 secessionismo e non abbiamo nefiuneno il coraggio di chiedere quello che ci compete per aver contribuito "a faghe una e libera s'Italia">>.
Come un disco inceppato che all'infinito le stesse note, l'amico dell'alchirnista continuava con lJdine e Gorizia, con l'altopiano del Carso e con le conquiste dellaTrincea dei Razzi e delle FrascheIo gli avevo fatto osservare in precedenza che ero un appassionato della storia della nostra isola e che mi sentivo sardo quasi quanto si sentiva lui, e che sulle gesta della Brigata Sassari, potevo reggere il confronto. Anch'io sapevo del Generale Sanna (su babbu mannu), della medaglia d'oro Raimondo Scintu di Guasila, di Samuele Stocchino quand'era sergente, etc... Ma aldilà degli eroismi in guerra e rispettoso sulla moralità delle convinzioni che sono intrinseche in ognuno di noi, rimanevo della persuasione che le cose migliori, il genere umano, debba compierle in tempo di pace. <<Sono d'accordo con lei>> mi rispose. <<Ma è una fetta della nostra storia in cui forse per la prima volta abbiamo avuto l'opportunità di gareggiare ad armi pari sia con i cosiddetti continentali che conun esercito straniero>>. <<E nella graduatoria dei meriti abbiamo lasciato una voragine fra noi e loro>>. Poi, come se il discorso sulla pace gli avesse fatto ricordare un oggetto smarrito, il nostro storico si alzò di scatto. Andò nella sua automobile, ne trasse un foglio dattiloscritto, me ne fece gentile omaggio e tuonò: ripete
<<Questa maledetta continuità territoriale che ci pesa come un
macigno e le dominazioni che da sempre ci hanno soggiogato,
hafatto si che il più delle volte la nostra storia è stata scritta dagli altri>>. <<E chi scrive spesso guarda con gli occhi di uomo di parte. Non è
il caso dell'autore del racconto
che le ho appena donato>>. Presumo che il protagonista di questa storia, tal Sanna, sia uno
di quei formidabili "tiratoi a palla asciutta" della Brigata il nostro buon emigrato inzuppato di brodo sardo, si era commosso a rievocare le Sassari, che
gesta.
Forse è la prima volta che que-
morta io! Si alza improvvisamente una pernice grossct come un gallo; miro meglio che posso, sparo e vedo I'animale piombare a terrafulminato. Fiero del colpo mi lancio a raccattare la preda, I-?ho
quando Sanna sbucq da un cespuglio e tutto cortese mi dice: <<Dottore, I'ho morta io>>. 1<Come sarebbe a dire? E' caduta di schianto alla mia fucilata. Non sono mica cieco>>. <<No Dottore, voi sparate a pallini, non è vero? E io sparo a pelota la palla asciutta>>. < <Raccogliemmo il selvatico, lo spiumammo.... Niente da dire: qveva proprio il corpo attraversato da una pallottola. I due spari erano avvenuti contèmporaneamente, ma la padella era stqta soltanto mia>>.
sto racconto entra, seppure in modo singolare, nella nostra regione. Chi custodiva così gelosamente, credo non lo detenesse per rimarcare un distacEd ecco i versi rievocati dal co etnico. Forse leggendolo e Fucini: rileggendolo sentiva in esso Fra i monti solitari di Gallura, l'eco di un richiamo atavico e al primo albor di splendida quella quotidianità geo- mqttinq sfrullò lq coturnice psichica verso la terra che gli cinerina ha regalato i natali. e io volli mo.strar la mia bravuI fatti si svolgono verso gli anni ra. venti a Terranova Pausania Lascio andar la botta, e laper(l'attuale Olbia). Il protagoni- nice cade vicino a. un albero sta è lo scriitore poeta toscano nqno, ma Sanna appare colfuFucini Renato, che unitamente cile in mano a due amici decidono di approe "l'ho colpita apalla" egli mi dare in Sardegna per una battudice! ta alla pernice sarda. Col mio naso più lungo di una <<Sul posto accapamatuno un spanna cacciatore di professione, cer- incredulo mi lancio a raccattato .Sanna, e tutte le mattine ci re... e fui proprio costretto a recavamo presso i mirteti della brontolare: vicina Gallura)>. "Figlio d'un cane! E'statoptroOra lascio lo spazio a quanto prio Sanna". ' Ijussacutena scrisse il Fucini: 23 Gennaio 1997
di Maurizio Deiana =
€ = =
§
E
I1 giardino
degli endernisrni
Particolarrtà, floristiche e vegetazionali delle montagne calcaree di Baunei e Urzulei Foto di Ninni Marras
T e montagne e gli altopiani I 'calcarei dei Comuni di Baunei e Urzulei costituiscono senza dubbio una delle zone più importanti a livello non solo mediterraneo ma anche Europeo per
i
ciò che concerne gfi aspetti paesaggistici, geomorfologici, naturalistici ed ambientali. I- integrità dei luoghi, l' asprezza
dei rilievi, la presenza di forre, canaloni, canyons, codule, falesie, guglie e pinnacoli ne fanno uno tra i territori Sardi più suggestivi e meritevoli di accurata tutela. Le montagne sono per lo più di natura calcareo dolomitica (era mesozoica) ad eccezione di alcu-
ne ingressioni basaltiche
Brassica insularis. Nella pagina a fianco: (l) Galium corsicum (2) Scrofularia tifuliata, (3) Stachys glutinosa, (4) Rhamnus persiciftlius
nell'altopiano di Golgo (Baunei)
e di alcuni rilievi granitici e trachitici che separano i "Saltus"
dei due Comuni. Gli ecosistemi del territorio sono però fragili, non si prestano a trasformazioni agrarie e non sopportano utllizzazioni p astorali con carichi eccessivi e spesso sono soggetti ad una deforestazione legata a piccoli usi di legnatico per esigenze delle popolazioni e dell'attività pastorale.
Le ttilizzazioni forestali (per la produzione di carbone) a cavallo dei due conflitti mondiali, hanno trasformato l'originario manto vegetale in formazioni carutterizza-
te dalla macchia foresta (Oleo C erat
o
ni o n), da macchie seconda-
rie termoxercfile (Lentiscetum, Juniperetum, Arbutus, Ericetum) mentre gli incendi e il pascolo eccessivo hanno dato origine a for-
mazioni poco evolute ed esigenti come la gariga e la steppa o il pascolo nudo con litosuolo affiorante.
Ciò nonostante alcune zone conservano ar,cora tratti della foresta originaria (Climax del Quercion Ilicis) come nella vasta leccete di Campos Bargios (Urzulei) e gli angoli più remoti ospitano ancora preziosi endemismi rinvenibili solo in Sardegna. Fra gli elementi geomorfologici dei calcari mesozoici le rupi costituiscono uno degli aspetti più frequenti levanti.
e
paesaggisticamente
ri-
Lungo le numerose linee di faglia ed ai lati dei profondi solchi di erosione delle "Codule", sorgono imponenti pendici rupestri dove
trova ricetto una flora in buona parte esclusiva e special izzata per
questo tipo di stazioni. Lantichità dei rilievi calcarei e la frequenza delle stazioni rupestri hanno dato luogo ad un lungo processo di evoluzione floristica originando numerose specie "casmofite" specializzate per le rupi calcaree. Molte di queste specie sono endemismi esclusivi del calcare e costituiscono l'elemento che più differerzia la flora sarda da quella corsa dando origine a combinazioni fl oristiche assolutamente origi-
nali.
Lungo la costa che va da Perda Longa fino a Capo Montesanto in territorio di Baunei, nel contesto dello straordinario paesaggio "dolomitico" di Punta "Atgennas" (mt. 710), Punta"suMulone" (mt. 656), Punta "Giradili" (rnt.732) e Monte Ginnirco (mt. 811), nelle
Foto di Ninni Manas
nicchie calcaree
e
nelle falesie non
è difficile incontrare il rarissimo Helichrysum saxatile dalla splen-
dida fioritura estiva, Pianta endemica della Sardegna rinvenibile esclusivamente nei calcari centro orientali delf isola. Andando un po' più all'interno, sulle falesie di Monte Scoine e di
Monte Pittaine vegeta il raro endemismo sardo Centaurea filiformis, esclusivo anch'esso dei calcari centro orientali e tiPico
unico endemismo sardo arboreo presente nelf isola solamente sul Gennargentu e nei suPramontes centrorientali. Sempre in territorio di Urzulei nelle pareti a strapiombo della Gola di Gorropu vegeta la rarissima Aquilegia nuragica, presente in Sardegna esclusivamente nella 1o-
calità suddetta, mentre nelle località Sedda ar Baccas e Urtaddala troviamo una tra le più raPPresen-
tative stazioni di
EPhedra
esempio di flora relitta termofila mediterranea subtropicale. Sempre vicino alla costa (Punta
nebrodensis,pianta da cui si ricava l'efedrina, a causa di ciò og-
Mudaloru - Golfo di Orosei) ma anche negli altopiani più all'interpo (Gena Arrivai), fiorisce il bellissimo Pancratium illiricum co' mune anche allaCorsicae all'isola di Capraia. Negli altopiani interni, laddove le utilizzazioni fore stali, ma soprattutto gli incendi ed il Pascolo eccessivo hanno impedito il naturale ricrearsi della Macchia o Foresta Mediterranea, il climax è raPpresentato da basse formazioni a gariga costituite da Teucrium marum (specie offrcinale) Helicrisum italicum sub.sp. microPhillum e Santolina insularis. Le ultime due specie, che nel mese di Giugno danno luogo a bellissime fioriture colorando di giallo vasti pianori, sono l'una endemismo sardo e l'altro endemismo sardo-corso e delle isole Baleari. IJfl'altra tipica costituente delle basse macchie xerofile la Genista corsica, risulta essere endemica della Sardegna e della Corsica. In territorio di Urzulei, sotto le pareti di Punta Is Gruttas e lungo la dorsale calcarea fino a Gena Silana, è rinvenibile qua e là nelle nicchie rocciose la Brassica insularis (cavolo di Sardegna) pianta endemica della Sardegna, della Corsica e dell'isola di
indiscriminata per il rifornimento dell' industria farmaceutica.
Pantelleria.
Nei valloni calcarei più freschi ed
ombrosi vegeta anche un raro alberello, il Rhamnus p ers icifo lia,
getto in passato di raccolta E ancora in ambiente
ruPestre
calcareo troviamo altri endemismi
sardi quali 1l Galium schmidii, l'Heliantemum morisianum, e Lrrr po'più diffirse sia in Prossimità delle coste che nei rilievi interni,
la Stachis glutinosa e la
S
crophularia trifo liat a.
Va infine segnalata una particola-
rità forestale veramente curiosa: sotto Punta Solavarro e sotto Mon-
te Orosei (Urzulei) è presente un ibrido dawero singolare, il leccio sugherino, albero a metà strada tra il leccio e la sughera frutto di un incrocio awenuto per vie naturali e di cui si vuole tentare una ulte-
riore diffusione cercando di far germinare le ghiande anche in altra località. Per concludere, la complessità del
territorio, le sue emergenze
naturalistiche, la fragilità degli ecosistemi, la loro irr:rPortan.za ecologica-paesistica, Premono perchè si attui nel prossimo futuro una più rigorosa protezione, anche per via legislativa, Per ora limitata all'istituzione dei Monumenti Naturali e alle leggi sulle Bellezze naturali 0a97/1939) e legge Galasso.
N. Marras
di Antonello Molinu
All'orrtbra di Capo Fi g.arl_ Esorbitante escursione nel capo piu intrigante di tutta la Gallura
I l
t
Foto di Antonello Molinu
T Tn nome che evoca panorami liJ e s"or"i di grande suggestione, una natura permeata da una magnifi ca macchia mediterranea e da boschetti di olivastro e di ginepro che bordano la costa di candido calcare e i piccoli arenili di sabbiabianchissima. Sembra che qui la natura abbia dato il meglio di sè stessa e non si sia preoccupata di fare economia di scelte. Quest'oasi è un inno alla vita pura, naturale ed incontaminata, così vicina ma
al tempo stesso così lontana dalle
turpitudini del cemento che viene respinto con prepotenza da un habitat di una bellezza disarmante. Scarpinare in codesto eden significa inebriarsi di profumi, suoni e colori. Un sito naturalistico di assoluto privilegio capace di accaparrarsi anche l'interesse del visitatore occasionale digiuno di specifrche conoscenze naturalistiche. Dalle sue alture la vista si allarga
a Nord verso le Isole di Soffi e Mortorio oltre le quali si trova la
Veduta
panoramica di Capo Figari i
staglia nel sole, si alterna sullo sfondo azzurro di un mare di cristallo. Qui il sole d'estate sembra sfidare implacabile un cielo blu cobalto da rimembranza. E' proprio qui nel 1792
il
colon-
nello Tranchot, del Corpo degli Ingegneri geografi francese, autore della prim a tiangolazione della Corsica, che estese alla costa della Sardegna settentrionale, piazzò il suo segnale che la gente del posto chiamava il "Turrione de lu Francese".
Per raggiungere Capo Figari,
parte nascosto dal Monte Ruiu; a Sud oltre il pittoresco isolotto di Figarolo, sentinella del Golfo, si può abbracciare con lo sguardo l'imponente e candida sagoma
Columbarium promontorium di Tolomeo (carte I.G.M- Golf, Aranci - Foglio n. I 82 - Quadrante IV- Orientamento NE : I. Mortorio - Foglio n. 169 - Quadrante
calcarea dell'Isola di Tavolara che circa 180 milioni di anni È era in collegamento con Capo Figari; ad Est la falesia di questo magnifico rilievo di nafura calcarea, che si
il
III - Orientamento S@ si deve attraversare tutto il centro di Golfo
Aranci che si stende felicemente in una posizione meravigliosa nono-
stante su tutto
il lato
impadroniti, in maniera ingloriosa e per diversi chilometri, dell'arco costiero di questo golfo. Le piccole
l'Isola di Caprera; ad Ovest si nota l'istrno che unisce la penisola di Capo Figari all'isola di Sardegna, lungo il quale si vede lo sviluppo del comune di Golfo Aranci, in Costa Smeralda e più in alto
insediamenti turistici si siano
ovest gli
e
caratteristiche casette di pesca-
tori hanno lasciato il posto a ville e residence. Anticamente il luogo era chiamato Figari per l'abbondanza dei fichi selvatici, mentre sembra che le sue acque calme e basse, un tempo ricche di granchi,
siano all'origine dell'attuale nome che deriva con ogni probabilita da
"Golfu di li Ranci", cioè dei granchi. Così era infatti chiamata quest'ampia baia, ma tale termine fu,
forse, male interpretato dai cartograft militari piemontesi che compilarono le carte riportando Golfo degli Aranci pur non essendoci in questa zonaalcttnatraccia di piante di arancio. La posizione particolarmente riparata di questo incantevole promontorio ha favorito la nascita e lo svi-
t-
fllr
luppo dell' attività portuale, consolidata prima dalla costruzione del-
la ferrovia e dopo dal moderno atffacco per i traghetti. Percorrendo la strada PrinciPale, che attraversa tutto il centro del paese, si arriva alla stazione ferroviaria; lasciandosi a destra l'ingresso per la medesima e suPerato il passaggio a livello si seguono i
binari verso NE lungo la strada, parallela alla linea ferroviaria, con sviluppo costiero e che giunge nella spettacolare "Cala Moresca", una minuscola ed incantevole baia
travestita dlestate da porticciolo. A questa insenatura ci si al'vicina nel sospiro del vento ed una volta giunti sulla Piccola spiaggia si resta immobili a guardare l'acqua turchese che lambisce con dolcezzalasabbia bianca. Da questa cala che sa di solitudine intensa e selvaggia è Possibile un tuffo in acque cristalline che riservano incredibili sorprese al visitacon rispetto
e
tore. Alle spalle una fornace di calce
a
testim onianza dell' esisten-
za di vrra cava di calcare abbandonata, ricordo di un temPo vola-
diatamente il forno inmetallo dall'alta e slanciata forma che aPPare compromesso dalla ruggine nelle parti più alte; mentre su un lato del complesso si può ammirare la vecchia fornace originaria, realizzata in pietra, che con ogni Probabilità fu abbandonata a favore della Più moderna ed efficiente fornace in metallo. Nel settore presso lacava di calcare è possibile osservare ancora il macchinario di trasporto
e franttrnazione della ghiaia che veniva convogliata nelle sottostanti, grandi tramogge di cemento armato, e quindi alla fornace. Il forno ha Preso vita ai Piedi di un sistema di fronti di scavo entro masse calcatee, ma la Prorompente vegetazione ha Per fortuna nascosto, in Parte, le ferite
inferte dagli scavi
nonchè
l'antiestetico materiale accumulato sulle pendici. Granbella cosa sarebbe il recupero ed il restauro di quest'area ex-industriale per la sua importanza storica nonchè per l'alone fantastico che sernbra infondere nell' incredu-
Di fronte, acirca 500 metri, seParato da uno stretto braccio di mare
si può ammirare il maestoso isolotto di Figarolo, uno scrigno
verde immerso in una sPianata di un mare ora blu, ora turchese, ora smeraldo. Un'isola che sPicca Per
il
suo aspetto semPlice e selvaggio, dove il colore del calcare con
il verde dellavegetazione el'azzurro intenso del mare sembrano gareggiare per stupire l'osservatore. Di forma conica, alto 139 mt-, ospita sul lato N un bosco di lecci, lentischi ed euforbie, mentre su quello S vegetano gli olivastri; il lato est è ombreggiato dalla macchia mediterranea mentre su quello ovest si possono ammirare, sotto un alto sperone calcareo, delle candide spiagge di sabbia bianca.
Un aspetto botanico particolare di questo biotopo è dato dalla presenza del Limonium hermaeum, una specie legata esclusivamente ai
substrati calcarei di Tavolara, Figarolo e G. di Orosei. ScoPerta nel 1960 hapreso il nome dall'isoA- Molinu
to via, trasportato dallo stesso vento che sfrangia le creste delle onde di questo mare quand'è in temPe-
sta. La fornace di Cala Moresca rappresenta un sito di archeologia industriale di notevole interesse in quanto pare si tratti dell'ultima testimonianza di questo tiPo di tecnologia nell'isola, che trae vantaggio dalla vic itanza di un ambiente naturale integro, qual'è quello co-
stiero e dell'entroterra di questa rinomata località. Athralmente esistono poche costruzioni di modeste dimensioni che un temPo osPitavano i servizi della fomace e della cava. Interessante appare il piano
di carico e scarico, una robusta
costruzione di pietra presso il piccolo molo della caletta che veniva :utllizzato per il trasporto dei materiali. In posizione retrostante, situato in una stretta e suggestiva valletta, si trova f imPianto Per la produzione della calce, ancora in buone condizioni. Si nota imme-
lo visitatore.
Vecchia fornace
di "Cala Moresca"
de con i suoi vellutati ed inebrianti colori dilunazzurro intenso che
esercita un richiamo magnetico in
chi intende cimentarsi in escursiosubacquee, che permettono di osservare scenari naturali di grande impatto per l'esistenza di pre-
ni
ziosi fondali ricchi di vita. Alle spalle di questa cala in una piccola radura è situato il suggestivo "Cimitero inglese", un piccolo camposanto che evoca immagini magiche ed esoteriche, dove ha trovato sepoltura un giovanissimo marinaio britannico, certo George Cristal Bradshow, morto per febbre enterica. Una grande croce celtica posta su questa tomba troneggia su tutte le altre. Il ci-
I
I
mitero accoglie 14 tombe, ma su nessuna è apposto il nome, se si escludono quella del marinaio inglese e un'alka di un certo Paolino Deiana. Si tratta in ogni caso e con
molta probabilità di naufraghi, si hanno infatti notizie certe dell'aÈ Isolotto
di "Figarolo"
la di Tavolara (insula Hermaea
chitettura ed oramai in continuo
degli antichi cartografi) ed è ca-
degrado.
ratteristica di una associazione vegetale, detta Crithmo - Staticetum, che colonizza le rupi marittime.
Iialtra bellissima variante
Questo gioiello naturalistico stupisce anche per la presenza ditrra
piccola colonia di mufloni (Ovis musimon), a cui r.rna florida copertura boschiva offre rifugio e che d'estate, a causa della mal;rcanza
approwigionati da un gruppo di volontari di Golfo Aranci. d' acqua. vengono
Per arrivare sulla sommità di Capo
Figari, che emerge dal mare per 342mt. e che chiude anordil Golfo degli Aranci, si possono seguire partendo da Cala Moresca due
differenti e suggestivi itinerari. Quello più facile, ma nonper questo meno affascinante per gli ampi e splendidi panorami che offre, è quello che segue un'erta sterrata che con l'awicendarsi di diversi tornanti sale sino a giungere al
vecchio faro dalla particolare ar-
è quel-
la che passa lungo costa attraverso il piccolo promontorio di P.ta Filasca dove sono situati due edi-
fici militari in buono
stato
ancorchè abbandonati. In questa zona si iniziano a notare le tracce
del passaggio dei mufloni, reintrodotti dal proprietario del terreno fra la fine del 1800 e i primi del 1900 ed acclimatatisi in modo ottimaleQuesta punta è così chiamata per l' invadente presenza della filanca
fondamento di un veliero ligure verificatori nel 1885. Da Cala Greca si dipana una tappa un po' impegnativa che corre parallela alla costa con una pendenzauniforme e che consente all'escursionista di assaporare l'asprezza e le stupefacenti conformazioni rocciose di questo versante. Falesie che si gettano in mare alte
precipiti e diventano ardite nella parte nord-orientale; quando ci si e
affaccia da questeterrazze
è
lo sce-
nario del mare a riempire l'orizzonte. Questo versante è una sorgente di emozioni che con il suo
splendido aspetto strappa com-
dalle foglie a margini ruvido-taglienti e tenaci presente un po' su tutto Capo Figari. Continuando a costeggiare si giunge in un'altra
rrienti di stupita ammirazione. Ma Ie falesie sono fruibili soprattutto dal mare e solo con un mezzo narttico si possono ammirare i disegni astratti che l'erosione ha creato su queste ripide ed imponenti pareti rocciose a strapiombo sul
gradevole cala che sembra attendere i suoi ospiti per accoglierli in
mare. Queste scogliere così scoscese hanno gelosamente custodi-
una privacy assoluta: chiamata Cala Grecaperchè volge lo sguardo al grecale, qui il mare si disten-
to il loro splendido aspetto e la loro
o saracchio (Ampelodesma m au
ri tq ni c u m) una graminacea
inospitalità ha consentito di conseryare integro il suo habitat.
III I i
quest'ungulato Può essere considerato la forma selvatica da cui è derivata lapecora mediterranea ed europea. Di abitudini crepuscolari e notturne è un agile scalatore che all'occorrenza si trasforma in
mico I'attraversamento lungo cresta di questo monte, ad E si Può notare tutto lo sviluppo del Paese di Golfo Aranci, mentre ad'W si
un buon corridore. Dove è molto perseguitato diventa assai diffidente e scaltro. Possiede i sensi dell'udito e dell'olfatto sviluPPati e
sprrntano
di dimensioni considerevoli. Ma grazie al non facile accesso si è
la sua voce assomiglia al belato di una pecora, che in caso di Perico1o si trasforma in grido di allarme
anche conservato un notevole bo-
simile adun soffio o adun fischio.
al pascolo. Quest'insinuante depressione è attraversata da una sterrata che con un percorso facile ci porta, come in una fiaba, at-
sco di ginepri che vanta un ragguardevole .ntunero di esemPlari
La ridente vallicella, dove sorge
ffaverso una meravigliosa camPa-
I'area ex-industriale della fornace di calce, introduce inun canale che si sviluppa lungo due versanti di cui quello situato ad E, chiamato
gna un
Su questo promontorio, che ofte unpanorama quasi onirico, è Pos-
sibile ancora incontrare una residta zona di macchia-foresta Primaria di incomparab ile bellezza e i cui ingredienti floristici princi-
pali sono costituiti da ginePri (Juniperus phoenicea), lecci (Qu erc u s i I e x), llllastri (P hy I I ire a latifulia) e lentischi (Pistacia lentiscus) secolari, alcuni dei quali
plurisecolari. IJn'attenta osservazione dei particòhri in questa florida copertura
boschiva rivela la Presenza dei mufloni, narrandoci passi fondamentali della loro vita ed esistenza quotidiana trascorsa nel folto della boscaglia, che ofte loro rifugio, lontano da occhi indiscreti. Certamente è l'animale Più conosciuto e rappresentativo di CaPo Figari. Endemismo sardo-corso
"Gozzonara", non è altro che il pendio nord-occidentale della sommità del Capo, mentre il declivio posto ad ovest e denominato "Caprioleddu" è il versante orientale del Monte Ruiu che ha il suo massimo sviluppo in altezza nella punta di Rocca Ruia a 269 mt. s.l.m.. Interessante e pÉrnora-
nota come il costone sia attualmente punteggiato da lecci che
fieri tra la"gatigd', ca-
ratterizzata da cespugli bassi con forma a pulvino, testimonianza di un degrado dovuto agli incendi ed
po' brulla che profuma di elicriso (Ilelicrysum italicum subsp. microphyllun), rosmarino (Rosmarinus officinalis) e lavanda selvatica (Zavandula stoechas)
e spa.rsa di rocce di bianco calca-
re, dalle forme inusitate,
che d'estate contrasta fortemente con
le foglie rossastre dell'euforbia arborescente (Euphorbia dendroides\.
Il
quadro estetico che offie è Pittoresco, quasi irreale per gli sPazi, A. Molinu
Il
suggestivo "cimitero inglese"
i silenzi, la vegetazione tra le morfologie dei fenomeni carsici e la fauna che la popola. Tutti ingredienti selezionati e ben amalgamati che formano un'area di grandissimo fascino e di enorme importanza naturalista ed ambientale, nonostante le ferite inferte dal fuoco e dal bestiame. Qui il silenzio è così assoluto da amplificare ogni minimo suono o ruInore.
Quando si raggiunge la costa, a nord, ci si può immergere in una macchia che ammanta queste selvagge scogliere che precipitano su un mare di colori più abbaglianti.
Il
panorama è di una bellezza indescrivibile sia per le boscose falde di questa costa frastagliata che per la vista in lontananza delle isole di Soffi e Mortorio che si stagliano sull'azzurro del mare. Raggiungere il lungo arenile da terra non è facile a causa dell'intricata e folta vegetazione ma una volta che si riesce a superare questa copertura boscata così
lussureggiante si resta estasiati dalla trasparenza dell' acqua quasi vitrea da permettere una visione a lente dei fondali misti di roccia e
antropico un rudere di pastori, che urn tempo presenziavano questi siti, conosciuto come "Casa rossa" per il colore dell'intonaco esterno. Continuando a fil di costa ci si ad-
dentra in una mulattiera
spleleologico essendo questa una
di uno scheletro fossile intero. Pare che questo parente stretto delle le-
resse naturalistico a quello
zona calcar ea interessata da nume-
rosi fenomeni carsici che danno origine a grotte e a cunicoli con intensa circolazione d'acqua nel sottosuolo. Ilpromontorio di Capo Figari e l'isolotto di Figarolo sono dominati da due formazioni geo-
logiche principali: quella paleozoica (570-225 milioni di anni) di tipo metamorfico che forma il basamento del promontorio e affiora verso NW, e quella Mesozoica di calcarie dolomie del Giurese (195-136 milioni di anni).
denominata "Su Cantaru", tappezzata da essenze della macchia mediterranea quali lentisco (Pistacia
colari e ben conservati.
È quest'ultima formazione che con imponenti fratture ha determinato le alte pareti calcaree a strapiombo sul mare (falesie), imprimendo una nota particolare alla zona. La scoperta di reperti fossili, relativi alla mammalofauna, ha dato a questa zona un' impronta significativa e molto interessante. La loro presenza è infatti la prova che nel quaternario il massiccio sardo-corso sia entrato in continuità territo-
Onnipresenti i bischetti di ginepro
riale con la penisola, attraverso
fenicio (Juniperus phoenicea) con infiltrazioni di ginepro coccolone (Juniperus oxycedrus subsp. macrocarpa). Unico segno
l'arcipelago toscano, formando il cosiddetto "ponte corso-toscano"
cano diversi esemplari di olivastro
(Olea europea yar, sylvestris) se-
nente Europeo. Le successive condizioni d'insularità della Sardegna
della famiglia dei Cercopitecidi, simile ad una specie che tutt'oggi vive in Gibilterra e nell'Africa Nordoccidentale; un Cervide, l' enderlaic o Me ga c ero s a Igaren s i s ; un Bovide, il Nesogoral melonii, un'antilope di taglia media; infine il piccolo Lagomorfo della famiglia degli Ocotonidi, il Prolagus sardus, una specie endemica ed ubiquitaria dalla quale si dispone
sabbia.
comunis), cisto marino (Cistus monspeliensis), corbezzolo (Arbutus unedo), erica (Erica multiJ'lora) e calicotome (Calycotome villosa), su cui spic-
za nel massiccio sardo-corso di specie fossili e viventi che a suo tempo si sono evolute nel Conti-
seminascosta dalla macchia e che conduce al paese di Golfo Aranci. Lungo questo tragitto a poca di stanza dal paese si raggiunge M. Pertuseddu (83 mt.) da dove è possibile ammirare, soprathrtto all' imbrunire, i mufloni che pascolano con noncuranza. Llaccidentata natura geologica di questo territorio ha scongiurato la sua antropizzazione, gli unici pericoli fronteggiati da questo luogo sono gli incendi, lacavadi calcare di Cala Moresca ed il taglio di ginepri perpetrato in particolare nei punti più abbordabili della costa. Qui è anche possibile unire l'inte-
Lungo costa si incontrano piccole spiagge dove la candida sabbia si alterna a sassi lavorati dal mare. Verso l'interno, sempre in vicinanzadella costa, ci si può invece immergere in una bellissima zona,
lentiscus), mirto (Myrtus
le prove paleontologiche di questo collegamento spiegano la presen-
che ha peflnesso a numerose specie di invadere la Sardegna. Percui
hanno poi consentito I'origine di specie endemiche ed ubiquitarie. Tra le specie fossili qui rinvenute
vi è la Macacus majori, una berhrccia endemica della Sardegna
pri e dei conigli costituì una delle prede preferite dall'uomo del neolitico sardo. La posizione geografica e l'integrità che ancora contraddistingue questo promontorio ne fanno un luogo eccezionale per l'avifauna. Numerose le specie che vi sostano o nidificano fra cui la pernice sarda (Alectoris barbara), un galliforme stanziale che trova il suo habitat nella macchia mediter-
ratea;
il corvo imperiale (Corvus
corax sardus), una sottospecie sarda del corvo imperiale europeo, è
il
corvide europeo più grande; il colombo torraiolo o piccione selvatico (Columba livia livia);il gabbiano reale (Larus cachinnans michahellis) ed il gabbiano corso (Larus audouini) in costante declino per la competizione con quello
reale; la berta
maggiore
(Calonectris diomedea diomedea) e quella minore (Puffinus puffinus yelkonan) simile a quella maggiore ma più piccola, ambedue dopo la riproduzione si allontanano dalle coste per errare nel mediterraneo;
il cormorano dal ciuffo (Phalacrocorax aristotelis
desmarestii), che è la varietà del cormorano dal ciuffo del Mediter-
raneo e del Mar Nero; tra i falconiformi sono Presenti il gheppio (Falco tinnunculus tinnunculus); la Poiana (Buteo buteo arrigonii); 1l falco pellegrino mediterraneo (Falco peregrinus
brookei), la formula
uno
dell' avifaun a capace di raggiungere in volo i 160 Km/h. ed in Picchiata
f incredibile velocità di320
Km,lh.; inoltre frequentatori abituali in primavera sono il falco pecchiaiolo (Pernis apivorus) ed 1l falco pescato re (Pandion haliaetus haliaetus).Tta gli strigiformi ricordiamo l' assiolo di Sardegna (Otus scops vincii), la civetta di Sarde-
gna (Athene noctua sarda) ed ll barbagianni di Sardegna (Tyto alba ernesti), tutte e tre varietà sarde
comuni in quest'ambiente che è spettacolo di natura. Altro patrimonio di straordinario valore ambientale è quello sottomarino che Può essere immaginato come il Proseguimento di quello terrestre, la falesia sommersa cresa di anfratti,cavità e nicchie è una vera esPlosione di vita. Fon-
dali che riservano uno sPettacolo mozzafiato al subacqueo che ha la fortuna di immergersi sotto la superficie di questo mare così cristallino. Questi fondali così trasparenti, suggestivi e di strabiliante bellezza formano dei veri e ProPri caleidoscopi di vita e cromatismi' Ecosistemi con delicatissimi equilibri, con punti di immersione ve-
ramente allettanti ed
i migliori
habitat che un sub Possa desiderare. Con I'alternarsi di sabbia, roccia e sedimenti si ha la possibilità di ammirare un'abbondante fauna sottomarina costituita da poriferi,
cnidari, echinodermi, molluschi, crostacei e pesci. Gli incontri tipici e gli scenari che caralteizzano questi affascinanti fondali sono anche rappresentati dalle praterie di spirografi, ed una moltitudine di cerianthus, dalle dense e comPatte foreste di gorgonie che rivesto-
no la "montagna sommersa" nonchè daparazhoanthus e spugne che ricoprono i grossi massi sParpagliali sul fondo. I-l ambiente marino di CaPo Figari vanta anche
una cosPicua Presenza di Prateria di Posidonia oceanica, senza dub-
bio una delle biocenosi marrne Pru
importanti che durante la fotosintesi rilascia una ragguarde-
vole quantità di ossigeno. IJna miriade di organismi vivono. crescono e si riProducono tra le sue foglie e i suoi rizomi; è stato calcolato che la sola biomassa animale della prateria ammonta a 15 t/
ha..Tra le numerose sPecie ricor-
il
crinoide Antedon mediterrarrea, giglio di mare, che utilizza le braccia Per convogliare verso l'apparato boccale il flusso d'acqua ricco di Plancton di cui si nutre; i nudibranchi come Glossodoris e Flabellina affinis
diamo
che vanno alla ricerca, sulle lami-
ne fogliari e i suoi rizomi, di Idrozoi, Briozoi e Poriferi; il riccio Paracentrotus lividus che si ciba delle foglie; la nacchera Pinna nobilis, un grande Bivalve sempre meno diffuso a causa della distruzione del suo habitat da Parte dell'uomo; varie sPecie di Paguri come Pagurus anachoretus ed 1l
Decapode Maja verrucosa. Tta i pesci rammentiamo il cavalluccio marino HippocamPus ramulosus, un onnivoro capace di utlltzzare 1l
.E
à
muso, di forma allungata, come un
(Phycis phycis), la cernia
Sygnatus typhle. che si mimetizza assumendo le sembianze della fo-
(Epinephelus marginatus e E. guaza), uno dei più grossi serranidi del mediterraneo; la corvina (Sciaena umbra), in gra-
aspirapolvere; il pesce ago glia di Posidonia; sovente si incon-
trano a caccia di Policheti le triglie Mullus surmuletus e Mullus
barbatus ed ancora Labridi, Scorfani e Sparidi. In queste acque costiere è possibile incontrare altre interessanti specie marine
quali gli sciarrani (Serranus scriba); le perchie (Serranus cabrilla); la spigola (Dicentra-
rchus labrax), formidabile preda-
I I
tore; il re di triglie (Apogon imberbis) che predilige gli ambienti poco esposti alla luce diret-
ta; la ricciola (Seriola dumerili), grosso predatore che si incontra in prossimità della costa soprattutto durante il periodo estivo. Tra i Decapodi il polpo (Octopus vulgaris) che pare possegga una certa capacità di memoria e apprendimento e la seppia (Sepia
officinalis) che attraverso i cromatofori determina l'omo-
e cicale rappresenta la situazione tipica dei fondali di questo Capo. A soli 72 mt. di profondità la città delle gnacchere, su un fondale di sabbia e caulerpa oltre 50 esempladt Pinna nobilzs, distribuite in cir-
do di emettere dei suoni per mez-
i
zo della vescica natatoria. Qui è possibile fare alcune delle più belle immersioni del Mediterraneo, ce n'è per tutti i palati. Sul lato nord ci si può immergere nel "Si-
ca 100 mq., formano una sorta di cimitero subacqueo. Dopo essersi riempiti gli occhi ed il cuore con
fone": ai piedi di un anfiteatro a
questi accattivanti scenari, terrestri e marini, che hanno il sapore di una favola, si è pronti per il rientro.
poco più di 2O rrrt. di profondità si apre un'enorme volta che termina in una bolla d'aria (sifone). Sulle pareti si possono osservare cicale
e gamberi meccanici (Stenopus spinosus) e, a -10 mt., una finestra consente di osservare le acque
circostanti. Sulla punta più esterna del Capo troviamo il Mamuthone, un grosso masso somigliante alle maschere di Mammoiada, che scende verticale sotto laparete fino a circa2o mt. su una frana che porta ad una spiaggia fossile (beach rock) a -35 mt.. Abitato da cernie, dentici, gronghi, aragoste
cromia con l'ambiente. Abbiamo detto che un elemento morfologico di grande peculiarità biologica, presente nelle rocce calcaree di questi fondali, è rappresentato dalle grotte e dagli anfratti; qui affondano Ie specie incrostanti come i Gorgonacei ed il caratteristico Parazoantltus axinellae che si spingono fin dove sus-
sistono sufficienti condizioni idrodinamiche e di luce; oltre questo limite le pareti vengono colo-
nizzate da Briozoi, Antozoi e Poriferi come Corallium rubrum la spugna Verongia cavercicola. sono i Crostacei come l'aragosta (Palinurus elephas); la cicala o mognosa (Scyllarides latus) che con un pize
Altri inquilini abituali
zico di fortuna si può osseryare sulla volta delle grotte; la magnosella (Scyllarus arctus) e l'astice (Homarus gammarus) che trovano rifugio nelle anfrattuosità delle grotte; tra i pesci il grongo (Conger conger), la murena (Muraena helena), la mustela
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grWt ' La poesl.a" della sPeraflza. (
Y:!r::i:,rr#;:;:x:i::;:f;:;:'*il,T':'!'::,': Ltr'f,f;:r::,:7,x,?,::;',i:;:;';,:';x#;: era stata sottoposta al trapianto del midollo osseo: I'operazio-
Alcuni anniJiz Laura Deròma ftalassemica) ne era riuscita Pedettamentequesta ne.lla sofferenza e nella Laura Deroma esprime nelle sue poesie una profonda s-ensib.ilità, forgiata maturità' eccellente una di doti sopportazione. La critica le ha dà rcmpo ricànoiciuto sarda; 6 riconoscimenti in Lingua in poesie per le 12 poesia: di Fino ad oggi ha vinto ben 18 concorii concorsi nazionali. nazionali è al primo Di lei si sono interessate le teleyisioni ed i giornali di tutta t'Italia. Nelle statistiche italiani' posto tra i giovani poeti più premiati nei concorsi
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ASSOCIAZIONE DONATORI MIDOLLO OSSEO
Alc,ne -gra\zi rnarattie possono essere curate grazie al trapianto di rnii1ollò o*_o. E', purtrgqpo rnolto difficile trovare Lrn soggetto colnpatibile. Aiutaci ad arlnaentare il nurnero dei pote..ziari donatori, basterebbe l,i;t-À;ò di- il;;i-;_. restituire la gioia a tan,ti -'"=Eiì-.r.-ani rrreno fortunati. Grazie
alTa gente corrrrlne ,-a_generosa ir registro italiano or"gr .orri-Jir.u 25:b rnira pote',ziali donatori- Q
Sabato 7 girtgno a Trarnatz,a (OR) si è costit,ita la prirna Sezione An\zro del Corpo Forestale in Italia tenuta a battesirno dal consigliere Nazionale Presidente dell,ADÀ4O Sardegna Gianni Sernagiotto per informazioni tel. O7O_502153 e tel. e fax 070_520g8'l
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CAMPAGNA ANTINCENDI 1997 REGIONE ALTONOMA DELLA SARDECNA Assessorato Difesa del l'Am biente