27Natura in Sardegna

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l{ellè libiièliè e nelle migliori edicole


FAUNA

EDITORIALI Un nuovo patto sociale tra i Forestali e la Sardegna Claudio Cugusi

Le ali del mito cercano dimora netllsola dei Nuraghi Giuseppe Floris

27

re delle paludi

I rinnovati obiettivi

It polto sultano

del nostro mensile Salvatore Scriva

Sergio Secci

INCONTRl

Flora e vegetazione del Cixerri

Le nuove iniziative editoriali dellAss.For.

Grazia Secci

31

xTnÈ^ 33

ARTE

Artisti della pietra

AMBIENT§ Dissesto idro geologico sul Bruncu Spina

Roberto Balia

Antonello Mele Dune costiere Franco Saba

STORIA Fenici e

in

35

Cartaginesi in Sardegna

Bruno e Laura Uda

Sardegna

37

COSTUME

Effetto serra e incendi boschivi

Karrasegare osinku

Michele Puxeddu

1,3

di Promèteo

Da[ fuoco

Riccardo Mostallino

39

EVENTI

Il IV Memorial dedicato

a[[a prevenzione degli incendi Salvatore Scriva

a Tore Ena

41

76

INTERNET

Protocolto di Kyoto e foreste Giovanni Monaci

18

Basta un click per vivere la Sardegna

21

ITINERARI La Foresta Demaniale di Montarbu a Seui Marcello Cannas

DIRITTO AMBIENTALE

Uambiente nel

diritto

internazionale Tiziana Mori

42

43

Tecniche penalistiche

di tutela dellhmbiente Massimiliano Tronci

24

Collaboratori Roberto BaLia,

Marcello Cannas, Patrizio Cosa, Gonaria Dettori, Giuseppe Floris, Luigi Lai, Ninni

Marras,

Antonello Mele, Gian Patrizio Melis, Giovanni Monaci, Tiziana Mori, Riccardo Mostallino. Gianflorest Pani,

Sandro Pisanu. Rossana Rossi, Franco Saba. Grazia Secci, Sergio Secci, Gianni Sirigu, MassimiLiano Tronci, Bruno Uda, laura Uda, Angelo Unali.

Le idee espresse negti articoìi

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1.800,00

AMBIENTE

.

TERRITORIO

Natura in Sardegna collabora con la rivista bimestrale "Linea ecoLogica

-

Economia Montana"


Un nuovo patto sociale tra i Forestali e [a Sardegna Iavora silenziosamente per la tutela del la salvaguardia

bene ambientale, per

di quella risorsa naturale che tutto il mondo ci invidia. Una risorsa che non è

infinita, nel senso letterale del termine: proteggerla con Ie leggi è compito del

Consiglio regionale della Sardegna.

ntorno alle Guardie Forestali si è detto troppo in questi anni. E troppo spesso male, a torto. Poi capita che un Assistente Forestale come Ignazio Schirru, guspinese, muoia

d'infarto durante un servizio contro i bracconieri e la cronaca si accorge che questa categoria di lavoratori esiste. E dà pure la vita per la divisa. Ci vorrebbe poco a commentare con

enfasi questa drammatica vicenda. E tante altre di altrettanti forestali sardi caduti in questi ultimi anni sul Iavoro o mentre al lavoro andavano. Non ci facciamo prendere da questa tentazione retorica e andiamo avanti. Però, un paio di punti fermi bisogna metterli, cominciando a ricordare in ogni occasione che gU agenti, i sottoufficiali e gli ufficiali del

Proteggerla con le pattuglie, la vigilanza, i controlli e gli accertamenti è compito dei Forestali. Che, a volte, per fare questo, per assolvere questo toro compito istituzionale, si trovano in condizioni di estrema difficoità. La vita dei Forestati è bella, di certo a contatto con Ia natura, ma non è comodissima: molti lavorano in caserme sparse nel territorio vastissimo detl'Isola. E lo fanno con turni pesanti, nella stagione estiva che coincide purtroppo con gÌi incendi. E non solo in quelta. In un'Isola dove le nascite si contraggono e il centro si desedifica dal punto di vista umano e sociale, i

angolo la tragedia di Ignazio Schimr e le altre, forse si potrebbe ripartire da qui per costruire un nuovo rapporto sociale tra Forestali e le Istituzioni. Non è soltanto un fatto economico: due anni fa ad Arborea l'Ass.for lanciò lldea di una grande conferenza annuale dei Forestaìi, di un osservatorio permanente sullo stato

i

Forestali vivono la realtà dei377 piccoti

delle cose. Quelìlappuntamento andrebbe

comuni della Sardegna:

ripreso, codificato: dowebbe diventare una data sulle agende di tutti i pubblici

li

animano,

moderano i conflitti latenti di quel che resta della società agropastorale. A volte

Corpo Forestale sono una forza reale

awertono un senso di smarrimento: come se iI loro lavoro non avesse quel tot di attenzione sufficiente, quel tot di riconoscimento e di coinvolgimento che pure sarebbe legittimo attendersi

della Sardegna. Che potrebbe

da parte della Regione, dello Stato.

essere utilizzata megtio e di più. Una forza che

L'Assistente Capo Forestale lgnazio Schirru

Ecco, lasciando per

un attimo in

amministratori, non soltanto dei Forestati che si impegnano nel loro lavoro.

Ancora una volta

Ia

parola, l'utile

provocazione, to spunto vanno all'fus.for,

parte attiva di questo giornale e di molte altre iniziative. Vedremo se la vorrà raccogliere. Claudio Cugusi

un

'che' hanno'àvan*àtd delle,tiserve- . U.na delte': domande. g.iù,:rleèrr.e.ttti' è ..statal pÈrctrÉ. - A*'pagi,n+.det1a,ritri-

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in cui iI fenomeno non arriva cerlettori. ai quali riv.olgiamo'un dsve: ta:nente', Ìa'priùa,paeiÈaì n*i'.q.uo. roso ringraziarnento'per .i numorosi '.*idia,ni, 0.. non'h§sqme, le'HolqrliCIni rrese'.di''gennaiia' 2006. Natura ed'ntili'esnsigli fo*riti. Altrl Xetto- ' disa§trosé .che'§i.verififano in. esta. in'§ardegna'ha cambiata veste, e rin* ri,'' inEece, lianno espres o,,dubbi e t§,sia. utile'attit'al§.'*na..:ea&Faqna novato i contenuti, Jtr, nostro.tavcra perplessità. .Cereherema.r di fsrnire ,che'possa "contr.ibuire' a .*are buoni ha incontrata il farrore di tanti amiei un'àdeguata' rispast*' a: tutti cslaro *utti*et peliodo, di.rnaggiof perieron', i1.. ilumers,.26, del'. dicenrbre 'in:'ediisla ne1 2SO5;, .ariivato

:

Natura in §ardegna n" 27 - 2006


to. A partire datla nostra esperienza riteniamo di prima importanza tenere desta thttenzione dellbpinione pubblica e dei nostri lettori, anche e soprattutto, quando il fenomeno è ancora in divenire. Ouesto aiuterà

di un certo rilievo con istituzioni ed enti che, parzialmente. si occupano di problemi del territorio. Con Natura in Sardegna ripartiamo con rinnovato slancio e vigore, ma net contempo rimaniamo legati alle nostre radici. Ecco perché abbiamo operato la scetta di numerare la rivista seguendo quella del Notiziario

gli organi preposti a elaborare nuove strategie per eliminare alla radice il problema o ad impegnare tutte le risorse disponibili sul campo per una

Forestale.

vera prevenzione. Il legame che ci unisce alla natura e la storia della nostra Associazione sono elementi peculiari, ancestrali

La rivista dunque si propone come utile strumento per comprendere più a fondo le bellezze del nostro territorio, tutelarle, renderle meno scono-

oserei dire. difficili da canceltare con un semplice colpo di spugna. Abbiamo trascorso momenti felici e meno felici, ma durante questo decennale cammino siamo cresciuti condividendo idee ed iniziative. Uno dei frutti di questo percorso è la rivista che adesso sfogliate.

Natura in Sardegna è l'erede diretto del Notiziario Forestale, giornale crea-

to anni fa da uno sparuto gruppo di testardi e tenaci Forestali, amanti della propria terra. legati ad essa da

un vincolo cosi saldo che spesso li ha visti impegnati anche in scontri

Interno di sughereta

sciute anche ai non addetti ai lavori. Negti

ultimi due anni, in coincidenza

con lo svolgimento del concorso per l'assunzione di 104 Agenti del Corpo Forestale * concorso al quale, per inciso, hanno partecipato ben 23.000 giovani -, abbiamo pubblicato diversi volumi che potessero soddisfare le esigenze di documentazione dei parCosì il numero 22 prevedeva una disamina delle leggi in materia di tutela dellhmbiente. Il numero 23 si occupava di fauna. Il numero 25 di flora. A questo impegno si aggiunga la pubblicazione dei 3000 quiz del

tecipanti.

medesimo concorso e altre L26 pagine dedicate al riconoscimento de1la flora

di questi giovani nelle confidano battaglie dellASS. F0R. affinchè qli iniziali 104 posti siano elevati almeno a 300, anche per colmare Ie lacune d'organico del sarda. Oggi molti

CFVA.

Ma iL nostro vero obiettivo è quel-

lo di

avere un milione e mezzo di sardi al nostro fianco, per una

battaglia comune volta a salvaguardare il nostro magnifico patrimonio ambientale. Noi diciamo no a speculatori e incendiari. Noi diciamo no a qualsiasi aberrazione che possa compromettere il nostro sistema. E finchè avremo voce ci faremo sentire. Con Natura in Sardegna abbiamo incominciato ad avviare la betoniera, simbolo di un contenitore che possa proteggere i nostri valori e le nostre risorse; ora aspettiamo ta vostra sab' bia per confrontarla ed aggiungerla al nostro cemento, confidando nell'acqua di una classe politica meno arida per poter amalgamare costruttivamente i nostri buoni propositi. Satvatore Scriva

Foto: Gianni §irigu

Nai*ra in §ardeona n" 27 - I{}*§


I*e musve imiuiative

editoriatf, deltAs§.§sn I'assoclcrione ha presentuta Ic rrufsfs rinnovata, il calend.aria 2A06 e i volumi naturalistici "Fl*ra di Snrdegn§" e "Ambtenti naturali della Sardegn*" Associazione. Uevento è stato organizzato anche grazie alla fattiva collabo-

Nuoro, qualche giorno prima di Natale, la ASS.FOR., Associazione del Corpo Forestale della Sardegna, ha presentato alla stampa

la sua rinnovata rivista, il

Calenda-

rio 2006 e due nuovi volumi, Flora di Sardegna e Ambienti naturali della Sar-

degna, editi per iniziativa della stessa

razione dellAssessorato allAmbiente della Provincia di Nuoro, degnamente rappresentato dal dott. Rocco Celentano. UAssessore alla Difesa dellAmbiente della Regione Autonoma di Sardegna, dott. Tonino Dessì, pur non potendo partecipare di persona ha voiuto esprimere, attraverso un suo comunicato, Iinteresse per finiziativa e un augurio di proficuo lavoro. Sono inoltre interventuti gli autori dei volumi, Giovanni Diana (Flora di Sardegna) e Gianni Sirigu (Ambienti

naturali della Sardegna), del calendario (Cesario Giotta e Marcello Piccitto) e il dott. Antonello Mele. Il Calendario, il cui titolo è Piante rare ed endemiche della Sardegna, propone dodici splendide immagini, di Cesario Giotta e Marcello Piccitto, riproducenti le specie endemiche maggiormente

rappresentative della flora isolana. Tradizione ormai consolidata, la pubblicazione del calendario annuale è

per la ASS.FOR. una delle occasioni per alimentare quella che il suo presidente, Salvatore Scriva, non ha esitato a definire la vera missione

:ìtl

Salvatore Scriva durante la presentazione delLa rivista Natura

in

Sardegna awenuta a Nuoro nel dicembre 2005.

Alla sua destra il dott. Mele, a sinistra l'Assesore Rocco Celentano, Cesario Giotta e Giovanni Diana

§atu.ra

in §ard*g*a n* 17 - ?**6

foto: Anqelo Unali


dellAssociazione e di tutti i suoi componenti: promuovere e divulgare le tematiche ambientati perché "solo conoscendo si può amare e difendere la natura". Anche la presentazione dei due volu-

À*o.ld*n.

,

mi ha riscosso un grande interesse. Flora di Sardegna (Giovanni Diana, 1,26 pag. con centinaia di immagini a colori, Zonza Editori, euro 18,00), è un'agile ed utile pubblicazione che condensa, in maniera organica, le specie arboree ed arbustive della Sarde gna. Ambienti naturali della Sardegna (Gianni Sirigu, 159 pag. e 240 immagini a cotori, Zonza Editori, euro 20,00) offre, attraverso un parco iconografico veramente notevole, una descrizione dettagliata di tutti i ricchi ambienti naturaIi dell'isola, fornendo informazioni delle specie vegetali e animati che popolano il territorio. Uoccasione della presentazione della rivista Natura in Sardegna rappresenta dunque un altro tassello del lavoro fin qui svolto dalla ASS.FOR.; dimostra anche il notevole dinami-

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smo dellAssociazione che, attraverso

tali eventi, intende conquistare una fetta sempre più ampia di lettori ai quali poter trasmettere il proprio

entusiasmo. Questa è ta scomessa più importante dellAssociazione dei forestali. La rivista, ora mensile, ha l'ambizione di diventare ii punto di riferimento sutlambiente in Sardegna, lasciandosi alle spalle il pur glorioso passato di periodico riservato quasi esclusivamente agli associati e agti addetti ai lavori. Già il cambio della testata è significativo della strada che si intende percorrere e delle ambizioni che si vogliono perseguire: Natura in Sardegna, al posto del più specifico e timitativo Notiziario Forestale. Il legame con il passato, che si vuole esaltare e non mortificare, è garantito, anche

Sardegna stringe uno stretto rapporto

graficamente, dal logo "NF" che continua ad accompagnare il nuovo tito-

di collaborazione con la rivista nazionale "Linea ecologica - Economia

1o. Per il resto la rivista intende ampliare il target di riferimento offrendo, oltre ad un più ampio ventaglio di argomenti affrontati, un'alta qualità del prodotto offerto, un taglio sempre divulgativo pur nel rigore scientifico, una costante funzione di stimolo propositivo sulle potitiche ambientali.

Le pubblicazioni dell'ASS. F0R.

Lhmbizione delIASS.FOR., dice Salvatore Scriva, è anche quella di dare

un importante contributo per

far

conoscere lhmbiente della Sardegna fuori dall'isola. Per questo Natura in

Montana".

Rimane da introdurre un uttimo, ma

non per questo meno importante, argomento. La rivista, ottre ad essere strumento di verifica e di tutela dell'ambiente, ha deciso di ampliare il proprio panorama espositivo riconoscendo, nella peculiarità detle e della storia delt'isola,

tradizioni

un elemento di altissimo valore che può cementare ancor di più la nostra battaglia per la salvaguardia della natura. Ecco perché, nei prossimi numeri, oltre agti articoli che potremo definire "di ruolo", si affiancheranno altri interventi specifici sulla

storia, la cultura, le tradizioni, gli itinerari e altro ancora che possa rivestire un interesse per i veri aman-

ti delLa nostra isola. Inottre, essendo Ia nostra una pubblicazione viva,

invitiamo gli interessati a proporre scritti o idee al sito della ASS.F0R.; anche grazie al vostro contributo il mensile sarà ancora più interessante ed intrigante.

Natura in §ardegna

n'

27 - 2006


ell'aprile del 2002, sut Notiziario Forestale dell Associazio-

ne Forestale della Sardegna, era apparso un articolo dal titolo "Gennargentu una montagna ferita",

che illustrava. con parole e qualche significativa immagine, 1o stato in cui era stato ridotto il versante di nord est del Bruncu Spina, sul Gennargentu. Alcuni mesi, dopo la Nuova Sardegna, nel numero del 4 dicembre 2002, dava notizia dellhvvio di una indagine da parte della procura della Repubblica di Lanusei, alla quale era seguita l'attivazione di un processo a carico dei presunti responsabili di una serie di azioni ed operazioni, cause dei vistosi fenomeni di erosione idrometeorica, di tipo laminare ed incanalata, nei

quasi 60 ettari sottostanti alla cima del rilievo montano, fino a circa 1500 metri di quota. Uarticolo rappresenta-

va cosÌ il fenomeno: l'erosione laminare, estensiva. è generalizzata ed evidente in tutta threa sterrata, come se sulla superficie fosse passato un grosso pettine; I'erosione incanalata, a solchi, intensiva, si manifesta net lato a monte delle piste ed assume dimensioni notevoli nei settori mediani ed inferiori quando lhcqua, a causa della pendenza e della continuità del percorso, ha avuto modo di acquistare velocità. Ancora: nella pista adiacente alta funivia, che si snoda con andamento "a rittochino", l'erosione assume lhspetto di un vero canale corrente per tutta la metà

Dissesto idrogeologico sul Bruncu Spina

Bruncu Spina 2005, fossi livellari che frenano l'erosione

Natura in §erdeqna :1" 27 - 2*0§


inferiore del tracciato, aumentando

di

sezione con

il

progredire verso

basso. Asportato e traslato

il

il materiale

minuto (limo, argilla, sabbia) è rimasto in loco il materiale litoide compat-

to e di dimensioni maggiori. Il fosso di erosione, nella parte più ampia, è stato stimato, a vista, intorno a 3 metri di larghezza ed altrettanti di profondità. È utile precisare che l'area, con giacitura molto inclinata, ha una pendenza media del 40%, con valori minimi del 30 e massimi fino alt'80%. Evidentemente, essendo venuta a mancare lhzione di trattenuta delUintrec-

cio di radici delle piante arbustive ed erbacee delle cenosi climax di "arbusti montani prostrati e delle steppe montane mediterranee" che presidiano, con una valida azione regimante ed antierosiva, la stahilità di questi suoli d'aita quota, si è attivata una intensa e rapida decapitazione degli orizzonti del suolo, con traslazione a valle del

materiale fluitato. AlIa conclusione det processo è stata pronunciata sen-

tenza di assoluzione nei confronti degli imputati. Solo qualche considerazione in merito ad alcuni aspetti tecnici legati all'esistenza del vincolo per scopi idrogeologici.

Si fa riferimento ad una frana verificatasi nel dicembre del 1999 che

ha coinvolto la strada sottostante all'area degradata; non è l'aspetto più preoccupante, trattandosi di un movimento franoso superficiale.

Si

rileva che non è stato messo a fuoco il fenomeno più importante e subdolo: l'erosione che, tatvolta, è all'origine della "colata" franosa. Ma cosa è accaduto in reattà? Secondo la letteratura tecnica il termine "frana" si riferisce, per solito, ai distacchi di ammassi di terreno che si risolvono, quasi sempre, con la discesa più o meno repentina e veloce di quantità più o meno cospicue di sfasciume roccioso. Per quanto nel con-

cetto di frana sia implicita una certa rapidità di movimento dei materiali, viene attribuito tale nome anche a movimenti reLativamente lenti come sono, ad esempio, quelli delle colate di sfasciume argilloso che si formano per lo più nei pendii. I fenomeni sono contenuti nel più ampio concetto di "dissesto idrogeologico", che comprende "quei processi che vanno dalle erosioni contenute e lente alle forme

!

t,t" !..19&d.. il.*r ...:,:;r!&Bruncu Spina 2005, fossi di erosione nelle piste

più consistenti della degradazione

superficiale e sottosuperficlale dei versanti, fino alle forme imponenti e gravi delle frane". In aitri termini, sono compresi in questa definizione i vari stadi e forme dell'erosione idrica: erosione diffusa. calanchi e frane. Quindi, è stato motivo di sorpresa il fatto che, dopo avere esaminato nelle varie sfaccettature "la frana". non si sia fatto cenno aI fenomeno dell'erosione, che riguarda ciò che avviene a livello di "suolo" e che, nel caso specifico, sembrerebbe essere all'origine della "frana", problema subordinato (per chi scrive) in quanto determinato dalle erosioni che si sono avvicendate nel tempo. Parrebbe, infatti, che il materiale terroso eroso dal monte e raccoltosi dal terzo inferiore della pendice fino al limite della pista sopra strada. in seguito alla precipitazione intensa e continua sia "colato" sulla strada stessa ed oltre, fino ad interessare il torrente sotto strada che convoglia le acque nel rio Chiedotzo. Uerosione

PiccoLe frane nelLe scarpate per erosione al piede

|falrra in §ardeena r:"

t7 !**6


idrometeorica accelerata - diversa, negli effetti, dalla erosione geologica, normate - è stata determinata

dagli interventi "pesanti" dellluomo nellhrea in argomento, ivi compresa la degradazione della copertura vegetale. Uerosione si è sviluppata nella forma laminare, per rigagnoli e per burronamento, anche per effetto, come è stato rilevato nella sentenza, degli "interventi antropici" e delle "azioni antropiche".

saggistiche più belle della montagna del Gennargentu. E una responsabilità morale molto grave per questa istituzione regionale il cui compito è di assicurare la difesa del suolo e pretendere l'uso corretto di un territorio così delicato.

Per concludere, sulla spinta della curiosità professionale, c'è stata una

rivisitazione dei luoghi, lungo gli stessi tracciati di cinque anni or sono. È stata percorsa l'area dissesta-

Che c'entra,

in tutto questo discorre-

il "vincolo idrogeologico"? Uarticolo 1 det R.D.L. 3267/23 sottopone a vincolo per scopi idrogeologici i terreni di qualsiasi natura e destinazione che, per effetto di forme di utilizzazione contrastanti con le norme riportate nello stesso decreto, possono con danno pubblico subire denudazioni, perdere la stabilità e re,

turbare il regime delle acque. Nellhrea del Bruncu Spina sono state messe in atto forme di utilizzazione che hanno causato denudazioni (per soppressione e asportazione della vegetazione arbuErosione jncanalata nella corsia dei piloni della funivia

stiva ed erbacea avente funzione protettiva ), perdita di stabilità (per avere provocato erosioni con conseguenze irreversibili) e disordine idraulico (per avere alterato lbrdinato defluire delle acque setvagge superficiali). Per quanto riguarda Yautorizzazione del Corpo Forestale, a norma del R.D.L 3267/23, non risulta pervenuta atlllspettorato Ripartimentale delle Foreste di Nuoro una richiesta, con relativo progetto, almeno dal 1988 al 1994. Non si comprende come thutorizzazione possa essere stata "acquisita per silenzio assenso". Probabilmente è stato applicato l'articolo 20 del R.D. 11,26/1,926 (regolamento del R.D.L. 3267/7923) che tratta di "movimenti di terreni" che non sono diretti alla trasformazione a coltura agraria dei boschi e dei terreni saldi. Il fatto, poi, che lAssessorato della Difesa dellAmbiente della Regione Sarda abbia approvato, in data 15.06.2004, prot. n" 7432/2, ai sensi del D.P.R. n' 720/03 sulla valutazione di incidenza, il progetto di "recupero e valorizzazione ambientale dei siti interessati dalle piste sciistiche del Gennargentu", non

sminuisce Bruncu Spina 2005, fossi di erosione nelle piste

Ìdatura

in §a;deqna n" 2? - 200§

la

dimensione

e le

con-

seguenze del dissesto idrogeologico procurato ad una delle "quinte" Pae-

ta e si sono osservati i recenti interventi correttivi che sono: l'avere ricoperto con ciottolame le profonde tracce delle "canalizzazioni" del passato; l'avere aperto fosse livellari per smaltire le acque selvagge eccedenti, rivestendo le pareti con tavote, oggi

in stato di marcescenza e scalzamento; l'avere drenato con tubi alcuni fossi con ìiintento di convogliare le acque nelle canalette livellari; l'avere steso, lungo alcune scarpate alte anche 5 e 7 metri, reti di canapa per frenare l'erosione; l'avere posato analoghe reti lungo alcuni tratti delle piste con l'intento di rallentare l'erosione e consentire all'erba spontanea e seminata dall'uomo di affermarsi e crescere. Al riguardo si ritiene che il correttivo più efficace per rallentare il fenomeno erosivo, sempre energicamente attivo, sia quello di favorire l'insediamento della vegetazione arbustiva spontanea (Ginepro nano, Pruno prostrato, Crespino dell'Etna, Ginestre, Timo, e attre). Allo stato attuale delle cose, ìierosione lamellare ed a solchi è sempre molto attiva ed iI trasporto del materiale minuto rilevante. È stata riscontrata una marcata erosione nelle scarpate dove sono prevedibili futuri piccoli franamenti per scalzamento detla base. La sintesi da trarre da tutto ciò è che il territorio è irreversibilmente modificato. certamente instabile, difficilmente recuperabile ; l'aspetto paesaggistico deprimente. Nella valutazione della opportunità di attuare il disegno con le modalità e le tecniche adottate è venuto a mancare il giudizio competente del pedologo sullo strato del terreno chiamato "suolo", ad integrazione di quello di competenza del geologo riguardante il "sottosuolo".


Dune costiere in Sardegna 1 perimetro costiero della Sardegna, comprese le isole minori adiacenti, ha uno sviluppo di 1895 km. Di questi circa 450 sono costituiti da coste basse sabbiose o ciottolose. In questo secondo contesto si trovano una molteplicità di spiagge e sistemi dunari che costituiscono una delle realtà più importanti del bacino Mediterraneo. Basta ricordare

tutte

quetle

che si affacciano nel Golfo dellAsinara: da Stintino a Platamona-Marrizza,

i sistemi dunari più significativi si trovano da Vignola a Rena Maiore . Ma

nella costa occidentale detla Sardegna a partire da Is Arenas nella penisola del Sinis per passare a quelle di Pistis, Piscinas, Scivu, Portixeddu e Funtanamare; per arrivare, ancora più a sud, a quelle di Porto Pino e Teulada. Nel

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Panoramica delle dune di Capo Comino

Nat rra

in Sardpnn: no 27 - 2006


Gotfo di Cagliari si affacciano Ie dune

di Chia, Santa

Margherita

di

Pula

e

del Poetto di Cagliari e Quartu. Anche

nella costa orientale si trovano dune

di

essere ricordate nelle aree di Castiadas, Muravera, Vitlaputzu, Quirra, Gairo e Barisardo. Da non

meritevoli

S.§ee*1r

dimenticare quelle che si affacciano nel Golfo di Orosei: Berchida, Capo Comino e Siniscola. Tale patrimonio naturale,

importanza, è esposto

di primaria

a diversi tipi

di rischio come risulta dalle ricerche condotte dalla Università degti Studi di Cagliari che ha prodotto e pubblicato una carta del rischio geoambientale delle coste della Sardegna.

Una migtiore conoscenza dei sistemi dunari può contribuire alla loro tuteta e conservazione non solo per i positivi riflessi di natura economico-produttivi, ma per Ia toro valenza intrinseca

Capo Comino, Sparto Pungente (Ammophilia Lixoralis)

nel quadro della biodiversità. Le dune costiere devono Ia propria

genesi ed evoluzione all'azione del vento che, con la sua energia, preleva le particelle di sabbia dalle spiagge e le trasporta fino a quando la sua velocità Io consente o fino a che non incontrano un ostacolo. Le sabbie, tecnicamente definite sedimenti, provengono in misura prevalente dallhpporto dei fiumi, ma anche dalla erosione dei

litorali rocciosi e degli affioramenti sottomarini, dall'accumulo di resti di organismi marini. Le forme di accumulo, predominanti nelle coste basse e nelle insenature, si generano dove

i

processi di apporto dei sedimenti sono molto più importanti dei processi erosivi innescati dal moto ondoso. I cordoni sabbiosi con una orientazione parallela alla costa rappresentano una delle forme di accumulo più diffuse in ambiente mediterraneo. Queste formazioni chiudono normalmente un antico golfo marino che si trasforma in una laguna. Lalar.ghezza e lhltezza del cordone è molto variabile poiché

dipende dalla quantità

di

materiate

apportato dai corsi dhcqua con i quali è generalmente

giacchè

in stretta connessione,

la maggior parte dei

cordoni

si diparte nelle immediate vicinanze delle foci dei fiumi. La vegetazione svolge un ruolo determinante nella formazione e nella evo-

luzione delle dune. Infatti essa costituisce iI primo ostacolo al trasporto

eolico dei sedimenti determinando

10

§atura in §ardegna

n.

2?

- 3*E§

Capo Comino, Ginepro Fenicio (Juniperus Phoenicea)

§,*gw'..E,ry

nel tempo la loro stabilizzazione. La colonizzazione vegetale delle dune avviene in natura ad opera di specie erbacee adattatesi atte specifiche cond.izioni delle coste sabbiose. Le sabbie, soprattutto quelle grossolane e quarzose, posseggono un substrato povero

di elementi nutritivi con

una

bassa capacità di ritenuta idrica. Nelie sabbie litoranee Ie escursioni termiche

giornaliere sono notevoli, malgrado potere termoregolatore della vicina

il

massa marina: durante le ore più calde

della stagione estiva la temperatura a livello del suolo può raggiungere i 60o centigradi. In queste severe condizioni ambientali non sono molte le specie

Euforbia marittim a (Euphorbia paralias)

vegetali

in

grado

chiamano alofile

di sopravvivere: si e psammofile quel-

le che hanno acquisito una

notevo-


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zata da specie erbacee particolarmente

frugaLi e rustiche come lAmmophila arenaria e lAgropyrum junceum. Que-

ste hanno una notevole capacità di

arrestare ia sabbia in movimento e quindi di edificare un sistema dunale. Le formazioni di ginepro rappresentano gli stadi più evoluti della vegetazione dunaria in Sardegna insieme

ad altre specie della macchia medi-

#

terranea. Particolarmente interessanti sono Ie formazioni naturali di pino, pino dAleppo, ginepro, quercia spinosa presenti nelte dune della Sardegna sud occidentale in località Porto Pino. Le pinete litoranee, diffuse in tutte le coste della Sardegna, sono invece il frutto delfintervento delluomo che,

Cisto giallo (Halimium Halimifulium)

in

epoca recente, ha inteso bonificare

e colonizzare questi ambienti rimboschendoli con specie arboree frugali e rustiche quali appunto i pini mediterranei. Le spiagge e le dune sono un ambiente

naturale mutevole nei tempo e nello spazio. La mobilità delle dune è quindi, in una certa misura, fisiologica e fa parte di un equilibrio dinamico determinato dalla interazione di numerosi fattori: principalmente il vento e la vegetazione. La riduzione dell'apporto dei sedimenti da parte dei fiumi costituisce una delle ragioni principali del depauperamento delle spiagge e quindi

delle sorgenti delle dune. È vero che è cambiato il regime pluviometrico, ma ancora più rilevanti sono gli effetti

Ravastrello Marittimo (Cakile

degli interventi effettuati negli alvei dei fiumi: cave e sbarramenti in particolare. Ma Luomo ha inciso anche direttamente sulla consistenza e resi-

Maitima)

due ampie categorie: una si sviluppa nelle dune propriamente dette ed è rappresentata da specie xerofile, cioè tolleranti lhridità, thltra invece

è insediata nelle depressioni umide presenti tra i medesimi cordoni dunali, ed è costituita da comunità vegetali di tipo meso-igrofilo, cioè più esigenti in fatto di umidità. Le numerose comunità di piante, dette fitocenosi, Calcatreppola

Maittima

(Erymgium

Maitimum)

le specializzazione ecologica per tali ambienti. I raggruppamenti vegetali delie dune si possono distinguere in

che

caratterizzano gli ambienti delle dune si distribuiscono secondo una sequenza ortogonale alia linea di spiaggia.

Sequenza che oggi risulta spesso interrotta o incompleta per effetto di numerosi fattori di disturbo di origine umana. Uantiduna è in genere coloniz-

stenza delle dune con le sue molteplici attività. taglio della vegetazione, pascolo del bestiame, prelievo di sabbia, le attività ricreative rap-

Il

il

il

presentano i principali fattori che determinano un repentino aumento dell'instabilità delle dune e quindi Ia loro regressione. Llespansione urbanistica ha interessato in molti casi i sistemi dunari della Sardegna compromettendone l'equili-

brio

e

la conservazione.

Le dune hanno una grande importanza naturalistica perchè costituiscono lhabitat esclusivo di molte specie di organismi vegetali e animali. Esse sono

infatti un luogo di speciazione, cioè ambiti dove si differenziano e selezionano piante idonee alle particolari rT-ts, --:-rì"JgrULurrg c.-r;^^r. 1 ,YU{ L}i9

- 20Cc, -,71 I

1,1,


degrado delte dune costiere favorendo

cittadini e le amministrazioni

vegetazione dunaria o dunale è relativamente ricca di endemismi esclusivi. Le dune sono anche territori di conservazione di flore antiche, appartenenti cioè ad ere geologiche passate. Eserci-

innanzi tutto il ripristino della copertura vegetale naturale, cominciando ovviamente dal fronte mobile della duna. Questo obiettivo può essere perseguito delimitando e segnalando le aree a maggior rischio di erosione

btiche; sarebbe forse sufficiente che queste ultime inserissero nei piani

tano una azione frangivento a favore

affinché siano preservate dalle azioni

condizioni edafiche e ambientali

che

caratterizzano Ie dune. Per questo la

della vegetazione retrostante, mantengono la sabbia anche dopo le mareggiate, contribuiscono al ripascimento naturale delle spiagge e arricchiscono Ia qualità del nostro paesaggio.

Queste aree, che proprio per essere diventate ormai rare hanno acquisito un maggior interesse paesaggistico, scientifico e didattico, devono essere gestite privilegiando la conservazione dei loro preziosi habitat congiuntamente alle zone umide retrodunati che sono spesso parte integrante di questi ecosistemi. 0ccorre arginare il depauperamento

e

il

di disturbo localmente temibili. Moni torando nel tempo gli effetti di que-

sta semplice azione di rispetto delie dune, è possibile valutare l'eventuale necessità di intervenire con opere che favoriscano il processo naturale di inerbimento: quali ad esempio le siepi frangivento con materiali vegetali. Nel caso si renda necessaria la messa a dimora di nuove piantine, per accelerare

il

processo

di colonizzazio-

ne, dovranno essere utilizzate specie autoctone appartenenti a comunità pioniere delle dune. La salvaguardia dei litorali sabbiosi coinvolge

i

singoli

pub-

urbanistici il divieto di esecuzione di strutture edilizie e ricettive, timitando thccessibitità in tali aree agli automezzi. Le Amministrazioni locali hanno anche la possibilità di recuperare gli aspetti naturalistici di molti litorati con thdozione di provvedimenti tesi a razionalizzare Lutilizzazione delle spiagge, evitare la loro eccessiva degradazione o, peggio, la distruzione di ogni loro valore paesaggistico. In particolare le Amministrazioni dovrebbero evitare la concentrazione di strutture edilizie e viabili sopra e a ridosso dei litorali sabbiosi. Altrimenti si distrugge la vegetazione, si compromette llequilibrio naturale delta costa, si deturpa gravemente il paesaggio e si riducono in definitiva anche le possi-

bilità di fruizione turistica.

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Effetto serra e incendi boschivi I

a gestione sostenibile delle fore-

ste e la produzione di energia da fonti rinnovabili rappresentano

attuatmente le componenti principati

della strategia per la riduzione della concentrazione atmosferica di gas serra (GHG), come richiesto dal Protocollo di Kyoto. Anche in Sardegna ta capacità del

bosco di immagazzinare carbonio nelle piante e nei suoli può esse-

dati del 2005 sul contenimento del fenomeno

re esaltata da un'attenta politica di protezione det territorio attraverso efficaci interventi di difesa da fattori antropici di impatto sui soprassuoli boschivi. I più gravi sono gli incendi boschivi. Uno dei principali temi negoziali nel protocollo di Kyoto, in vigore in ltalia dal 16 febbraio 2005, è t'ipotesi di

consentire aIIe nazioni di utilizzare foreste e terreni agricoli (sink di C02)

per raggiungere gli impegni di riduzione delle emissioni di gas-serra. In

tale direzione a livello nazionale, per

rispettare gti obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra (pari aI 6.5% rispetto a quelle del 1990), è stata assegnata, tra le varie tipologie di intervento, un'enfasi speciale alle misure di timitazione delle perdite di superfici forestali attraverso un'adeguata gestione delle foreste e

Un incendio della macchia mediterranea nelL'agro di TeuLada

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riferi§.*no ai consunlivi al S seli*mbre

un'efficace lotta integrata agli incendi boschivi, al fine di salvaguardare i sink già presenti e di ridurre i pericoli Eig.

emissioni gassose in atmosfera, al fenomeno degli incendi. infatti sono responsaultimi Questi

di

connesse

bili

delt'incremento

di

C02 nell'atmo-

sfera; secondo recenti dati NASA a causa degli incendi è stata immessa

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Dati elaborati dalla Dìrezione ilel CFva

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IL problema degli

incendi estivi, oltre ad arrecare un danno gravissimo all'ecosistema, è causa spesso di tragedie e di un grande dispendio di mezzi ed energia

dal 1850 al 1980 una quantità stimata da 90 a 120 miliardi di tonnellate di C02, contro i 165 miliardi di tonnellate immessi dalla combustione di gas

dati statistici sugli incendi, ripresi e utilizzati nel High Resolution Biome

e carbone. Gli incendi delle foreste tropicali ad esempio contribuiscono per 2.4 Gt annue. La combustione di biomassa contribuisce per il 38%

ziale e temporale, gli incendi e fornire indicazioni più precise sulle emissioni gassose ad essi connesse. Il modello

all'immissione in atmosfera di C02, contro il 62lo causato dalla combustione di combustibili fossili. La biomassa bruciata deriva in gran parte dalle foreste aggredite dal fuoco su

notevoli estensioni

e con

elevata

frequenza. In Sardegna iI problema delle emissioni di GHG a causa degli incendi assume grande rilevanza, infatti tra il 1971. e il 2004 nell'Isola si sono regi-

strati 116.314 incendi con una superficie totale percorsa pari a 1,.418.276 ha. e una superficie boscata percorsa pari a 274.678 ha.(R.A.S. 2005). In media ogni anno 41..71.4 ha. di cui 8.077 boscati risultano percorsi dal fuoco.

Dat 1992 la raccolta sistematica di

Model(HRBM) delta FAO ha consentito

di modellizzare, sotto iI profilo

spa-

ha cosi indicato un flusso mondiale annuo di C emesso da incendi di vegetazione variabile da 4.1.4 Gt a 4.8 Gt. A livello nazionale stime di riferimento delle emissioni di C02 sono state proposte da Bovio considerando

te superfici percorse, i tipi di soprassuolo, i modelli di combustibile, i rimboschimenti e la rinnovazione. In Sardegna il dato congruo con la

stima delle quantità di C02 immagazzinate dalle formazioni forestali regionali (tipi forestali), equivalenti a un totate medio annuo di circa 11

Mt, corrispondenti a circa 3,2 Mt di C, e basato sul calcolo di assorbimento netto annuo di C, come modificato da Sirca et A1. (2001), di circa 6 t/ha. per le leccete, 5 t/ha. per Ie sugherete e gli altri querceti, 4 t/ha. per le pinete

e le formazioni riparie, 1 t/ha. per giovani rimboschimenti e macchie, consente di stimare emissioni medie annue di C02 a causa di incendi comprese tra 0.45 e 0.50 Mt. Gti eccellenti risultati della campagna antincendi boschivi 2005, con una decisa riduzione del numero di incendi (-632) e ancor più delle superfici boscate percorse dal fuoco rispetto alle medie ultratrentennali (-5041 ha.) e anche degli ultimi 6 anni (-1839 ha.), consentono di valutare, anche alla luce del contributo di C02 risparmiata, t'efficacia dellhpparato di lotta e di prevenzione. Infatti, oltre alle altre valutazioni in merito atla sicurezza e incolumità pubblica e tutela del patrimonio forestale come beni economici di pregio, nella campagna a.i.b. 2005 la riduzione delle emissioni di C02 causate dagli incendi è risultata di

circa 0,315 Mt, equivalente aIIa quan-

tità di C02 emessa in

6 mesi di eserci-

zio da una termocentrale tradizionale (a combustibile fossile) da 70 MW di potenza installata.

Nat,:ra in §ardpcna

n'

27

- 2006

1,5


Datfuoco di Promèteo atta prevenzione

degti incendi simbolo del divenire; per Empedocle di Agrigento, filosofo, medico e poeta greco vissuto anch'egli nel V secolo a.C., il fuoco è uno dei quattro elementi originari insieme all'acqua, all'aria e alla terra, dalla cui combinazione continua hanno origine gli esseri e dove Amore e 0dio sono le forze che uniscono o disgregano ogni romèteo, personaggio della mitologia greca, è comunemente associato al fuoco. Egti infatti, per amicizia verso gti uomini, ne ruba una parte dal carro del Sole e

lo

dona all'umanità. Zeus, irato, lo punisce incatenandolo ad una rupe,

cosa.

La funzione di principio e quella di elemento tendono a identificare il fuoco nel suo incessante modificarsi a simbolo

dell'eterno cambiamento della natura.

In Sardegna il fuoco è stato un fattore determinante nel plasmare la vegetazione. Utilizzato dall'uomo nell'opera di modificazione dellhmbiente

naturale, nella convinzione che minore spazio alle foreste significasse maggio-

ri

possibilità di estendere i

pascoli,

èla

nella regione della Scizia, oggi parte della

Ucraina. Promèteo,

quasi

crocifisso

alla roccia, subisce

un quotiano

e straziante tor-

mento. Unhqui-

la scende infatti puntualmente a divorargli

il

fegato che,

dopo poco, ricresce, perpetuando

il

dolore

allinfinito.

Il

è

fuoco da sempre considera-

il simbolo della ribeilione contro to

Ia tirannide e la superstizione. Promèteo rappresenta lo spirito di iniziativa dell'uomo e Ìa sua tendenza a sfidare ie forze divine. Nella storia del pensiero filosofico

il

fuoco ha avuto particolare rilievo, assumendo con Eraclito di Efeso, filosofo greco vissuto nel V secolo a.C. la funzione di principio primo di ogni cosa,

1,6

l{alura in §a:C*1na n*

l? - I0ilS

Prometeo è il simbolo deila generosità verso gli uomini. Nella mitoLogia greca ha incarnato Ia figura del divino compassionevole che rinuncia alle proprie prerogative per soccorrere i deboli e gli indifesi


causa principale della scomparsa di gran parte del patrimonio boschivo isolano. 0ggi, nonostante Ie mutate e migliorate condizioni di vita, il problema degli

incendi boschivi ha raggiunto livelli di elevatissima pericolosità e gravità. Pur possedendo mezzi di intervento un tempo impensabili, siamo tuttavia, in molti casi, impotenti a fronteggiare tale pericolo. Soprattutto quando ci si trova a dover fronteggiare particolari avversità climatiche, come i forti venti, oppure condizioni sfavorevoli provocate dolosamente. La situazione ci spinge cosi a impegare sempre maggiori risorse ed investire capitali proporzionati alle esigenze. Come sottolineato nel numero precedente di

Natura in Sardegna, nei diversi articoli dedicati alla problematica degli incendi, occorre perseguire nuove strategie di intervento. In primo luogo costruendo una responsabilità collettiva, ove il singolo cit-

tadino attui comportamenti virtuosi che aiutino ad evitare gli incendi. Ancor più virtuoso deve essere, di conseguenza, il comportamento delle varie amministrazioni, chiamate a redigere adeguati pia-

ni antincendio. Quando, come Forestali, partiamo di prevenzione, ci riferiamo all'insieme - coordinato e pianificato - di azioni e

interventi finalizzate

a sopprimere e

modificare le cause degli incendi, attrai canali dell'fn/ormazione e dell'educazione ambientale. Azioni e interventi, dunque, che possano garantire la tutela dei boschi e la diffusione di prassi e norme di comportamento civico e responsabile. In poche parole

verso

ognuno di noi deve contribuire a garantire, alla successive generazioni, I'integrità del patrimonio ambientale ricevuto dai nostri avi. Un secondo punto da tenere ben presente è che lhzione del.e campagne antincendio si configurano anche come momento

La prwenzione: modifica dei

topico in cui cercare di limitare gti effetti dannosi del fenomeno, dotando il territorio delle necessarie infrastrutture di difesa. 0ccorre inoltre creare le migliori condizioni di lotta attiva attraverso un maggior controllo del territorio, una sapiente politica di prevenzione selvicolturale, adottando, nei casi necessari, anche ta forma del fuoco prescritto, al fine di etiminare la distribuzione della vegetazione potenzialmente capace di propagare il fuoco. La lotta agli incendi è un'attività che dura 365 giorni allhnno, non va in va-

canza, non aspetta l'estate per farsi viva. Non è più dunque una emergenza stagionale, ma una piaga vera e propria che prosta e depaupera

il territorio sar-

do. Il nostro compito, come Forestali, è difendere iI patrimonio ambientale. Sicuramente, con lhiuto dei cittadini e delle istituzioni, agevolato.

il nostro lavoro

sarà

fattori o previsione dei comportamenti

Schema delle interazioni tra prevenzione, fattori predisponenti e cause determinanti degli incendi

Natura in §ardeqna

n'

27

- 2006

1.7


Protocollo tr l§pto e foreste Addizionalità delle misure di sostegno rispetto agli ordinari investimenti della PAC.

Temporaneità della fissazione del C nelle formazioni forestali e reversibilità delle quote in tempi medi. Problemi inerenti la dimensione dei Carbon sinks, con conseguente spiazzamento dei piccoli interventi.

Incertezze nella quantificazione del

(seconda parte)

di politica ambientate detla commercializzazione dei crediti di carbonio Tethmbito dele potitiche di ridudei GHG ù foreste possono svolgereunimportanteruolo, assumendo riflessi anche di carattere economico finanziario un tempo inaspettati,

Aspetti economici

e

a l\l ,"* I I

che vanno oltre

il tradizionale valore com-

merciale del prodotto legno.

ruolo forestale e ta commerciabilità tra paesi delle capacità

I1 riconoscimento del

di assorbimento che le foreste svolgono, quote di carbonio assorbito, assumono aspetti innovativi di carattere positivo, presentando però anche nuovi problemi.

Potenziatità Aumento detla multifunzionalità della foresta Diversificazione delle strategie

Internazionalizzazione del mercato del settore e attrazione degli investimenti Maggiore possibilità di adattamento della società ai cambiamenti climatici, grazie

alla funzione mitigatrice del microclima forestale

Problemi connessi

Effetti indotti (leakage) quali l'eventualità, contrariamente aile intenzioni, di assistere ad un aumento delle emissioni a seguito dellhspettativa di incrementare Ia capacità dhssorbimento da parte delle

nuove superfici forestate e conseguensquilibri dei mercati dei combustibili fossili. Tale eventualità può verificarsi soprattutto nei PVS, non vincolati dagti accordi di riduzione.

ti

18

Natura in §ardegna

n'

27

- 2006

C

assorbito nei sistemi forestali.Costi di transazione nel commercio delle quote che ricadono sugli operatori forestali, penalizzando le piccole realtà.

IUnione Europea ha stabilito le regole sulla commercializzazione del Carbonio attraverso Ia Dir. 2003/8/CE, nota come Emission Trading, che istituisce un sistema per 1o scambio di quote di emissioni dei gas a effetto serra nella Comunità,

integrata e modificata successivamente dalla Dir. 2OO4/101,/CE. È entrata in vigore il Lo gennaio 2005. Per ora interessa oltre 12 mila imprese europee dei settori industriali maggiormente responsabili di emissioni di gas serra, quali quelle della produzione di energia elettrica, della siderurgia, cementifici, del vetro e ceramica, e quelli delllndustria cartaria. Tate Direttiva prevede due schemi di attuazione, uno a carattere obbligatorio ed uno a carattere volontario. NeI primo le imprese suddette sono

vincolate a non superare la quota di emissioni assegnate, sulla base delle emissioni sto-

riche precedentemente prodotte, secondo il principio del "tetto e commercio" o Cap and hade. Se nel periodo di riferimento llmpresa avrà superato il tetto massimo di emissioni, dovrà acquistare dei credi-

ti

di carbonio, se viceversa si collocherà sotto il tetto massimo potrà vendere i crediti corrispondenti. La prima fase di applicazione copre iI triennio 2005-2007,

ta

il

quinquennio 2008seconda fase 2012, corrispondente al primo periodo d'impegno del Protocollo di Kyoto, e così

di quinquennio in quinquennio. In tal modo si è già venuto a creare un mercato

Il protocollo di (yoto non è stato sottoscritto da tutti i paesi indwtrializzati. Questo ha sollevato critiche da più parti, soprattutto tra gli ambientaListi e i no global

dei crediti di carbonio a livello europeo, è valutato

in cui tbggetto dello scambio tra i 7 ed i 30 euro/ton C02.

La Banca Mondiale funge da soggetto di intermediazione nel meccanismo di scambio delle quote tra i paesi. Ne[inverno 2003 ta Banca Mondiale ha stipulato un accordo con il Ministero Italiano dellAmbiente e del Territorio volto ad istituire un fondo, [/falian Carbon Fund, per L'acquisto di riduzioni di emissioni da progetti in Paesi in via di sviluppo e con economie in transizione, compatibili con le regole dei meccanismi del protocollo di Kyoto, CDM e JI. [Italia ha un ambizioso obiettivo di riduzione delle proprie emissioni, che difficilmente può essere raggiunto attraverso Ie soLe misure domestiche a meno di investimenti esorbitanti. Fondo fornisce una alternativa per thcquisizione di riduzioni di emissione, utile per il raggiungimento det[obiettivo nazionate. Il Fondo è dotato di un capitale iniziale di 15 mitioni di dollari messi a disposizione dal Ministero delìiAmbiente e del Territorio. Questa dotazione iniziale è destinata ad aumentare nel tempo, dal momento che iI Fondo rimane aperto alla sottoscrizione di soggetti ita-

I


liani nei

24 mesi successivi all'apertura.

I1 secondo schema

di attuazione, relativo

alle iniziative volontarie, viene intrapreso da soggetti economici, enti locali e persino

singoli operatori privati, anche nellhmbito del settore forestale. Sono iniziative volte a propagandare i propri prodotti o servizi ed a promuovere nel mondo pubblicitario

la propria immagine attraverso

processi

produttivi rispettosi dellhmbiente, ed in particoiare netla riduzione delle emissio-

ni.

Per iI momento sono ancora interventi sporadici, ma che sembra stiano sortendo

un effetto trainante. Permane un problema riguardante il meccanismo di controllo delle azioni votontarie. Fino al 2008 Ia Direttiva Emission hading ha tassativamente escluso dal mercato delle quote i progetti in campo forestale, ma si prevede che anche successivamente a tale data lbrientamento riman-

ga uguale. Il motivo di tale esclusione, fortemente voluta dagli ambienti ecologisti, è da ricercarsi nella reversibilità a medio e lungo termine che caratterizza gti impianti forestali. Le foreste infatti rappresentano dei serbatoi di carbonio, cosiddetti carbon sinks, che possono

i

contribuire soltanto temporaneamente a risolvere il problema dello sbilanciamento globale tra emissioni ed assorbimento di C02, attualmente a favore del primo. II protocollo di Kyoto ha sancito infatti che lbbiettivo da perseguire è la riduzione delle emissioni. Con ciò non

è

giustificabite acconsentire emissioni aggiuntive ricorrendo ai meccanismi di

Lo svantaggio della posizione assunta dalla UE per il settore forestale consiste nel fatto che fino al 2008, ma forse anche oÌtre, non ci saranno riflessi economici sugti operatori in quanto non sarà possibile commercializzare le quote derivanti dai sinks forestali, nonostante che i[ 10o/o della strategia dellltalia per il conseguimento degli obiettivi di Kyoto sia svolto dal settore forestale. Tale discrasia è parzialmente compensata dal fatto che comunque viene perseguita una potitica che incoraggia la produzione di energia datle fonti rinnovabili, tra cui il legno, che porterà ad un aumento del suo valore commerciale, con riflessi economici per gli operatori del settore.

Validazione e certificazione dei crediti di emissione forestali: CDM e schemi

alternativi

I

cosiddetti "meccanismi flessibili" pre-

visti dal Protocollo di Kyoto,

Ctean Deve-

Iopment Mechanism (CDM), Joint Imptementation (JI) ed Emission Trading (ET), sono strumenti per promuovere lo sviluppo sostenibile e minimizzare i costi correlati alla limitazione delle emissioni dei gas serra. I paesi industrializzati possono ricorrere a tali strumenti per concorrere al raggiungimento degli obiettivi di riduzione di emissione ad essi assegnati, maturando dei tertified emission reduction" (CER) con

i

tion unit"

(ERU) net caso dei

CDM, o degti "emission reduc-

JI, da utiliz-

titoti di scambio tra paesi. Chi vuote beneficiare di questi strumenti può presentare un progetto alla Banca Mondiale, che ne cura tlstruttozare come

assorbimento. Il meccanismo di assorbimento della C02 da parte degli ecosistemi forestali è affetto da incertezza delle aspettative e temporaneità delle funzioni assolte. Inoltre tali misure, per loro connotazione, non inducono rilevanti trasferimenti di innovazione tecnologica paragonabili a quelli ottenibili perseguendo lhmmodernamento e la conversione dei settori industriali

lEuropa sta puntando a diventare leader

responsabili di emissioni, ottenibili ad esempio con il meccanismo del JI. I bassi costi di fissazione della C02, otteni-

a livello mondiale nellhmmodernamento tecnologico. Sussistono alcuni problemi:

ria. Attualmente sono stati

approvati

circa 100 progetti tra CDM e JI a livello globale.

I

progetti presentati da paesi europei sono prevalentemente quelli relativi alle fonti di energia rinnovabile e di efficienza energetica. Ciò sta ad indicare

che

bili realizzando impianti di afforestazione e riforestazione nei PVS, farebbero crotlare iI valore delle quote di assorbimento. Con ciò potrebbe esserci la tentazione di

0peratività dei paesi riceventi il progetto. 0ggi non esistono ancora metodotogie di validazione univoche ed ufficialmente

continuare ad awalersi dei combustibili

riconosciute. Lentezza nell'approvazione delle metodologie di validazione e certificazione. Accreditamento dei soggetti certificatori, D esigned 1perational Entities. Attualmente i soggetti accreditati sono solo quelli

fossili per i processi energetici, ricorrendo poi allhcquisto di quote a basso costo per compensare le maggiori emissioni. Il tutto anche a danno del valore intrinseco dei patrimoni forestali esistenti.

che operano nel settore agricolo Operatività delle autorità nazionali, Desr'g ne d National Author ities I progetti subiscono in fase istruttoria una durissima selezione, per rispondere ai requisiti richiesti dagli accordi internazionali. In media, su 150 idee di progetto, raggiungono l'approvazione definitiva soltanto 3 CDM. Attualmente iI settore forestale beneficia sottanto di vantaggi indiretti, attraverso

la

valorizzazione dei prodotti forestali quali combustibili nei progetti di produzione di energia rinnovabile.

I progetti forestali netlhmbito det

CDM

del Protocotto di Kyoto A seguito degli accordi stipulati in occasione della Settima Conferenza delle Parti tenutasi a Marrakesh, con i progetti forestali reatizzati nei PVS, i cosiddetti CDM, ITtalia può portare a credito fino alll% delle emissioni prodotte al 1990, corrispondenti a 5Mt di C02. Per realizzare un progetto CDM è necessario rispettare delle regole di base molto severe.

Definizione afforestazione/riforestazione: sono riconosciute le attività di rimboschimento solo su aree classificate non forestati con riferimento dal 37/72/7989, edificando pertanto superfici forestati aggiuntive. Addizionatità: il progetto deve persegui-

re llncremento dellhssorbimento di C02 rispetto alle condizioni presenti e a quelle prevedibili nel futuro in assenza dello stesso; deve cioè rispettare un criterio di addizionalità dellhssorbimento.

Linee Base: deve prospettare diversi scenari temporali di assorbimento, detti Iinee base, in funzione dei cambiamenti dell'ecosistema dovuti a degrado umano, degrado naturate, condizioni di stabilità

evotuzione naturale, evoluzione indotta dat progetto. Leakage: iI progetto deve prevedere le

esternalità indotte, ovvero gti effetti sulle aree circostanti in senso migliorativo o peggiorativo detla capacità di assorbimento (se ad esempio vengono sottratte aree a pascolo per riforestarle,

la popolazione pastorale locale potrebbe essere indotta a deforestare altre aree con maggior capacità di assorbimento, peggiorando cosi la situazione); IJapproccio deve essere di tipo sinergico tra

i fattori sociali,

economici, risorse

ambientali e deve rispettare i criteri di sviluppo sostenibile, di tutela della bio-

Natura

in

SardeEna

n" 27 - 2006

1,9


diversità, di lotta alla desertificazione, di rispetto delle culture locali, ecc.. [Italia, con il Ministero delU\mbiente e del Tenitorio, ha attivato due progetti pilo-

ta

CDM

forestali in Cina e in tugentina di

3.000 ettari ciascuno, consistenti nel rimboschimento di aree desertiche e predesertiche con essenze forestati autoctone.

Stato, Regioni e protocollo di Kyoto La Delibera CIPE 123/2002 ha delineato

tbbiettivo

di

riduzione delle emissioni

da conseguire con le attività riconducibili al settore forestale. A tali attività è stata attribuita la capacità di riduzione di 10Mt di C02, raggiungibile attraverso

investimenti finanziari quantificati in citca527 Meuro. Sebbene la delibera CIPE

ne abbia previsto 1o stanziamento, a 3 anni di distanza è stata stanziata soltanto Ia somma di 5M euro per progetti pilota, redazione deIIINFC e del Registro dei Serbatoi di Carbonio. Per gli investimenti di comparto non è stato stanziato niente, e neanche l'attuale DPEF prevede alcunchè. Di fronte a tale scenario è poco credibile la previsione di ottenere dal settore forestale lbbiettivo di 10Mt di C02 nel primo periodo di impegno del Protocollo di Kyoto. Gli impianti di forestazione realizzati dopo il 1990, contabi[zzabili come quota di assorbimento, possono essere ricondotti a quelli realizzati nellambito del REG. CEE 2O8O/92, pari a circa 110.000

ettari collau-

dati in tutta Italia. La previsione di reversibitità degli impianti crea però qualche problema per accreditar[ come sinks. I boschi di nuova formazione, per essere accreditati come sink ai fini dell,'art- 3.3 del Protocollo di Kyoto, debbono essere riconosciuti come frutto di unhttività intenzionale delllomo. Tale definizione è difficilmente sostenibite per lltalia poichè taii formazioni sono frutto accidentale dellhbbandono delte attività agricole e pastorali in ampie

plaghe del territorio montano e collinare, e non, come prevede ii Protocollo di Kyoto, dovute ad attività dell'uomo dirette al loro conseguimento. Per quanto riguarda la realizzazione del Registro dei Serbatoi di Carbonio, it Ministero dellAmbiente e deila futela del Territorio ha predisposto wabozza che ha sottoposto a maggio 2005 alla Conferenza Stato Regioni. Attualmente i lavori di redazione si trovano in una condizione di stallo, a causa soprattutto di divergenze inerenti le competenze di gestione da

20

lrlatura

in Sardegna n' 27 - 2006

Le proteste degli ambientalisti,

oltle che variopinte, sono state, in alcuni casi, decisamente dure

attribuire ai diversi soggetti. Altro motivo di contrarietà da parte delle Regioni è la previsione di conteggiare i tagli colturali di utilizzazione dei boschi come riduzione di sinks. Ciò comporterebbe gravi riflessi negativi sul comparto, sia dal punto di vista economico, sia difficol-

Iscrizione dei sinks e rilascio dei crediti

tà gestionali dei boschi con conseguenze sulla stabilità ecologica di ecosistemi spesso non in equilibrio con l'ambiente.

bili le seguenti componenti dell'ecosiste-

La contraddittorietà della politica del

aeree e radici). Necromassa a terra (rami e parti di piante

MATT

è evidenziata anche da recenti

articoli pubblicati, a firma dei suoi rappresentanti, che palesemente manifestano scetticismo, se non contrarietà, alllntero Protocollo di KYoto.

Proprietà e commercializzazione dei crediti di carbonio forestati

Il

settore agroforestale, definito LULUCE

(Land use, Land-[Jse Change and Foreshy) può dare un contributo al raggiungimento degli obiettivi nazionali di riduzione.

il Protocollo di Kyoto i crediti conseguiti con iI LULUCF possono essere oggetto di commerciali zzazione alllnterno del meccanismo di Emission Trading (ET) oppure all'interno dello schema di Emission Trading deIljUE (ETS-EU). tuttavia, attualmente, l'Unione Europea ha escluso che crediti LULUCF possano essere oggetto di scambio. Entro ii giugno 2006 Ia Commissione Europea dovrà verificare Ia possibitità di includere i crediti

Secondo

i

LULUCF nellETS-EU.

In Italia la certificazione dei crediti awerrà tramite il Registro Nazionale dei Serbatoi di Carbonio Agro-Forestali, in corso di realizzazione. Il Registro sarà proprietario dei crediti da esso certificati e rilasciati. Il registro avrà Ie seguenti funzioni: Certificazione del C sequestrato dal comparto agricolo e forestale, e delle emissioLULUCF

ni in atmosfera.

(RMUs).

Definizione dei metodi di quantificazione della capacità di sequestro ed assorbimento dei sinks.

Ai fini det rilascio dei crediti sono eteggima forestale:

Biomassa

viva epigea e ipogea (parti

morte a terra). Lettiera. Sostanza organica nel suolo (humus frazioni parzialmente umificate).

e

registro entrerà in vigore obbligatoriamente nel Z}OT.Liscrizione da parte dei

I1

proprietari privati di superfici forestali sarà a carattere volontario. Uiscrizione comporta it diritto a commercializzatele proprie quote, sottoponendosi alle modalità di gestione previste dal Registro per ia specifica tipologia di sink. It Registro

non altera it diritto di proprietà. lliscrizione comporta la disponibilità a sottoporsi a verifiche e controlli da parte degli organismi preposti ufficialmente riconosciuti. Lieventuale riduzione o scomparsa del sink forestale certificato, per cause d'incendio, abbattimento, trasformazione od altro, determinerà la perdita del credito da parte de1 proprietario. problema, allo stato Riconosciuto attuale, di conseguire lobiettivo pre-

i[

visto di riduzione delle emissioni

da

parte dellltalia attraverso gti strumenti fissati dalla delibera CIPÉ 123/2002, ed essendo con tale prospettiva prectusa la possibilità di commercio estero dei creLULUFC, è plausibile ritenere che lo scambio di quote sarà possibile soltanto neil'ambito del contesto nazionale.

diti


l:ambiente nel diritto intern azionate

(seconda parte)

danno più rilevante che ha portato gli Stati a concludere la prima Convenzione per la protezione dellhmbiente marino, si verificò nel 1967 1

in

Cornovaglia, con Iincidente acca-

duto alla petroliera "Torrey-Canyon", battente bandiera liberiana, la quale riversò in mare 210.000 tonnellate di idrocarburi sulle coste della Bretagna, provocando la moria delle risorse biologiche del mare e danni sia alla terraferma sia all'atmosfera. La Convenzione delle Nazioni Unite sul

diritto del mare, rappresenta il risultato di un lungo processo di codificazione

il

10 dicembre del 1982, con I'adozione del testo definitivo a Mon-

terminato tego Bay.

TaIe Convenzione dedica la sua

dodicesi-

ma parte all'ambiente marino, raggrup-

pa principi ed obblighi già affermati nelle precedenti convenzioni (come ad esempio Ia Convenzione di Barcellona del 1976 sulla salvaguardia del Mare Mediterraneo dalfinquinamento, la Convenzione di Bruxelles del 29 novembre 1969 relativa alllntervento in alto mare in caso di inquinamento da idrocarburi) sia in materia di prevenzione, sia in materia di responsabilità

Piscinas. Le immense dune di sabbia, richiamo spettacolare per i visitatori della zona. Estese per km sia in lunghezza che in profondità, accolgono numerose specie selvatiche, come il cervo sardo, e una belìissima e

folta macchia mediterranea

gli estuari, che provochi o possa presumibilmente provocare effetti deleteri

alto mare; immersione o dumping; navi;

quali

Infine, singoli articoli si occupano di problemi specifici come ad esempio, la facoltà di adottare speciali misure contro [inquinamento in aree marine coperte da ghiacci, od anche la responsabilità degli Stati nell'eseguire gli obblighi internazionali in materia di

il

danneggiamento delle risorse biologiche o della vita umana, rischi per la salute umana, (...) alterazioni della qualità dellhcqua del mare che ne compromettano l'utilizzazione (...)". Gli artt.192 e 193 stabiliscono, invece, il primo, tbbbligo generale degli Stati di difendere e salvaguardare lhmbiente marino ed il secondo, il diritto sovrano degli Stati di sfruttare le proprie risorse naturali in conformità alte proprie politiche ambientati, pur nel rispetto dellbbbligo enunciato dal primo di tali

degli Stati.

articoli.

tart.1,, par.4 della Convenzione, fornisce una definizione molto ampia di inquinamento marino intendendo con esso "ìiintroduzione diretta o indiretta, ad opera dell'uomo, di sostanze o energia nellhmbiente marino ivi compresi

Ancora, ta XII Parte contiene detle previsioni tese a combattere certe forme di

inquinamento derivanti da: fonte terrestre; attività d'esplorazione e sfruttamento dei fondi marini sottoposti a giurisdizione nazionale; attività in

atmosfera.

prevenzione dell'inquinamento marino. La Convenzione di Londra del 13 novembre 197 9 sulllnquinamento atmosferico transfrontaliero oltre il confine a lunga distanza, rappresentò iI maggior risul-

tato raggiunto a livello multilaterale per quello che riguarda la lotta al flusso trasfrontaliero e la riduzione delle emissioni di zolfo.

ha procurato la struttura per lhdozione di misure produttive, specificate nei successivi protocolli alla Essa

stessa. I1 primo Protocollo è stato fir-

Natura in §ardegna

n'

27

- 2006

21,


mato a Ginevra

il

28 settembre

1984

il reperimento delle risorse finanziarie a favore deIIEMEP ed ha per obiettivo

(Programma concertato di sorveglianza continua e di valutazione del trasporto

a

grande distanza degli inquinanti

atmosferici in Europa). Con il secondo Protocollo, sottoscritto ad Helsinki 18 luglio 1985, gti Stati si sono impegnati a ridurre le emissioni di zolfo e dei suoi flussi oltre il confine di almeno il 30%, attraverso una cooperazione sia in campo nazionale che

disciplina contenuta nel suddetto, comportando aggiustamenti e riduzioni alla produzione ed al consumo delle sostanze qui regolate; inoltre, essi hanno aggiornato I'elenco delle sostanze dannose iI cui uso deve essere accertato tramite accurati controlli. Nonostante la vita selvaggia fosse stata

oggetto di protezione sin dagli inizi det XIX secoto, assunse un suo specifico significato solo quando gli Stati e

la comunità internazionale compresero che

iI

progressivo impoverimento delle

in campo internazionale. Sullo stesso piano si è posto il terzo Protocollo alla Convenzione, firmato a Sofia il 31. ottobre 1988, avente ad oggetto la lotta contro le emissioni di ossidi di azoto ed i loro flussi transfrontalieri; esso, ha anche previsto

varie specie di animali e la distruzione delta flora minacciavano l'equilibrio ecologico della terra. La comunità internazionale manifestò la propria preoccupazione attraverso la conclusione di accordi mondiali e regionali in cui, si esortava Ia cooperazione

delle misure di controllo sulle emissioni generate dagli scarichi dei veicoli a

internazionale. A livello universale, alcune convenzioni hanno regolato la tutela di particolari habitat con lo scopo di evitare l'estinzione delle specie animali; tra queste, è degno di nota il Trattato dellAntartico del 1' dicembrc 1959 che tra i suoi scopi ha pure quetlo di proteggere e conservare la flora e la fauna. Per questo motivo, gli Stati hanno

motore, sollecitando Ie parti a mettere a disposizione carburanti senza piombo, in modo da facilitare la circolazione dei mezzi dotati di convertitori catalitici. Non meno importante del precedente è il problema dellhssottigliamento della fascia di ozono, che venne preso in considerazione dalla Convenzione di Vienna del 22 marzo 1985, con cui gii Stati si sono impegnati ad adottare misure

appropriate per proteggere

e

ta

salute

dellhmbiente dagli effetti nocivi provocati dalle attività umane suscettibili di modificare tale fascia. umana

Le disposizioni della Convenzione sono state precisate dal Protocollo di Montreal, del 16 settembre 1987 per la pro-

tezione della fascia dbzono relativo ai clorofluorocarburi.

Tale Protocolo pone in evidenza tre punti: iI primo, consiste nel regolare iI consumo e la produzione delle sostanze

che possono danneggiare

la fascia di

ozono; il secondo, proibisce di effettua-

re importazioni ed esportazioni delle sostanze controllate da e verso gli Stati che non siano parti al Protocollo; il terzo, riserva ai paesi in via di sviluppo,

adottato nel 1964, delle misure specifiche in base alle quali la zona coperta dal trattato viene considerata "zona speciale di conservazione" per la tutela di tutta Ia fauna. Con il protocollo al suddetto Trattato, firmato a Madrid nel 1991, gli Stati hanno stabilito di considerare lAntartide come riserva naturale e si sono impe-

gnati a proteggerlo attraverso forme di cooperazione scientifica che escludono

attività di sfruttamento, quali

la possibilità di derogare in senso più vasto, ai livelli di adeguamento previsti, facilitando llingresso a sostanze e tecnologie alternative te quali non

il

pongano rischi per l'ambiente, fornendo

misure interne.

prestiti ed aiuti per l'utilizzazione di tali tecnologie. All'inizio degti anni'90 sono stati adottati due emendamenti al Protocollo, i quali hanno ampliato e specificato la

In

22

Xatura in Sardegna

n'

27

- 2006

quelle

delte risorse minerarie. Invece, Ia Convenzione di Bonn del 7979 si è occupata della conservazione delle specie migratorie che contribuiscono all'equilibrio ecologico del nostro pianeta. A live[o regionale, alcuni Stati hanno fissato in convenzioni principi ed obbli ghi per la tutela dei "parchi e riserve nazionali, monumenti naturali e riser-

ve di regioni vergini", assumendosi compito di adottare anche idonee particolare, con la Convenzione di Berna del 19 settembre 1979, relativa alla conservazione della vita selvatica e dellhmbiente naturale delllEuropa, è stato evidenziato come flora e fauna

costituiscano patrimonio naturale d'interesse primario e fondamentate per I'umanità, impegnando in tal modo gli Stati che l'avevano sottoscritta, a proteggere entrambi, sia per mantenere

I'equilibrio ecologico, sia per trasmettere questi beni alle generazioni future. La Convenzione di Basitea del 22 marzo L989 sul controllo dei movimenti tran-

sfrontalieri di rifiuti pericolosi ed il loro smaltimento rappresentò ta rispo-


sta aLla necessità di regolare sul piano internazionaLe i problemi ambientali che danneggiavano gli Stati destinatari di tale traffico. particolarmente dannosi per i paesi in via di sviluppo. Tre sono le condizioni alle quali è subordinata L'esportazione di rifiuti: 1) il luogo di destinazione deve essere Iecito, cioè lo smaltimento non deve avvenire verso uno Stato che abbia deciso di vietare l'inqresso e lo sca-

IL neo nato parco

di MoLentargius

rico dei rifiuti nel proprio territorio, né verso gli Stati che non siano parti alla Convenzione, e neppure verso LAntartide e gli spazi adiacenti; 2) ['esportazione deve essere necessaria

lo Stato di produzione non sia in grado di garantire Io smalti-

perché

mento ambientalmente appropriato dei rifiuti; 3) l'esportazione deve essere pubbLicizzata ed autorizzata: lo Stato esportatore deve notificare

è una deLLe aree umide più

importanti

a quello di destinazione ed a quelli di transito, it trasporto dei rifiuti, nonché le ragioni per le quali essi sono esportati. La Convenzione non fornisce una defi-

nizione precisa di "rifiuti pericolosi", ma fa riferimento ad i rifiuti di cui occorre controllarne iL movimento, le caratteristiche di rifiuti speciaLi e le caratteristiche chimiche o organiche dei

rifiuti

pericolosi.

deLla Sardegna. Uimmaqine ritrae un momento delLa nidificazione verificatasi

lrl*tr-r:a

i:

§ard*;na no itr -

nel

1993

[ù{J*

23


(seconda parte)

I

diritto penale dellhmbiente ha il volto del diritto penale classico, sia sotto il profito del

mutato

principio di offensività sia di legalità. Nella storia del diritto penale it prin-

cipio di offensività del reato si contrappone a quello del reato visto come mera violazione di un dovere. Nei primo caso, in base al principio di offensività il reato deve sostanziarsi anche nellbffesa di un bene giuridi co, non essendo concepibile un reato senza offesa; invece, nel secondo caso,

il

reato è concepito come violazione di un dovere di ubbidienza alle norme

statuali, non essendo necessaria per Ia sua esistenza anche lbffesa ad un concreto interesse. Recentemente, lbffesa

è ritornata al centro del dibattito penalistico in vista di un recupero della sua originaria funzione di direttrice fondamentale di politica criminale, consisten-

te nellindirizzare il legislatore verso un'utilizzazione della legge penale, solo nelfipotesi

di fatti che ledono

beni costituzionalmente rilevanti.

A tal proposito una parte della dottrina ritiene che tale principio trovi riconoscimento oltre che nella legge ordinaria (art. 49 c.p.), anche nella stessa Costituzione, attraverso un'interpretazione esegetica degli artt. 13, 25 e 27 della Costituzione.

Al contrario, attra dottrina ha negato che tale principio avesse fondamento nella Costituzione e nella legge ordinaria riconoscendo, aI legislatore la

24

ltlatura in §ardegna

n'

27

- 2006

Rilievi granitici della Gallura. Spuntando dal pianoro come monoliti spogli e severi,

libertà di prevedere reati senza offesa ed al giudice di interpretare le fattispecie in termini di non offensività. Alla fine degli anni 60 si discuteva sulla iegittimità o meno di un modello di iltecito penale costruito intorno alla figura del reato di pericoto astratto in quanto, alcuni ritenevano tale tipo di reato costituzionatmente illegittimo per contrasto con il principio di offensività. Infatti, per questi autori soltanto i reati di danno o di pericolo concreto

Dalla lettura delle norme penali in materia ambientale, si evince che il legislatore utilizza come modello precipuo, non solo in Italia ma in tutti i paesi a tecnologia più sviluppata, quello del reato di pericolo astratto. Si pone pertanto il problema se sia configurabile una definizione di ambiente inteso quale bene unitario giuridica-

legittimi, menillegittimi netlbttica del tre sarebbero penale diritto tradizionale, i reati di

mente rilevante, oppure se di ambiente possa darsi solo una descrizione, riconducendosi esso in sostanza all'insieme delle sue varie componenti, che sole avrebbero rilevanza giuridica. SoIo a partire dagli anni '70, emerse

pericolo presunto.

sempre

possono considerarsi

più nitidamente in materia,


32 della Costituzione, il quate stabitisce che "la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dellTndividuo e interesse della collettività, (...)", si è potuto ampliare discorso sulla

iI

rilevanza costituzionate degli interessi ambientali collegandoli alla tutela della salute. Proprio quest'ultima norma è stata considerata fondamentale al fine di ammettere, se non direttamente un bene-ambiente di livello costituzionale, almeno l'esistenza di un dirit-

costituzionale del singolo e della collettività a vivere in un ambiente

to

salubre.

Tali norme hanno però portato gli interpreti, per quanto riguarda Ia defi nizione di ambiente, su posizioni nettamente contrapposte.

La giurisprudenza della Corte Costituzionale ha da sempre considerato l'ambiente come bene giuridico unitario, in quanto riconosciuto e tutetato da norme giuridiche, nonché di valore assoluto e di rango costituzionale. Invece, la dottrina è divisa: secondo atcuni autori è possibile la ricostruzione unitaria dellhmbiente, altri negano che se ne possa dare una definizione quale bene giuridico, in quanto mancherebbe dei requisiti, ritenuti fondamentali, dellutilità da esso conseguibile e della posizione soggettiva attribuita aI singolo per il godimento di tale utitità, altri ancora, pur non attribuendo importanza a tali requi-

siti, ritengono che non esista una

di ambiente con autonomo giuridico fondandosi proprio rilievo riferimenti espliciti di sullhssenza

nozione

costituzionati.

Negli ultimi anni

conferiscono ai paesaggio un aspetto singolare

la configurazione dellhmbiente

come

bene giuridico autonomo rispetto ai

beni giuridici "finati", cioè vita ed integrità fisica dei singoli cittadini. É senza dubbio importante 1o sforzo operato dalla stessa giurisprudenza, di elaborare una nozione di ambiente come "bene giuridico unitario'1

futtavia, questa concezione non

è

ricavabile espressamente dalla Costituzione, perché in essa l'unico riferimento ai temi di carattere ambientale è solo quello contenuto nella seconda parte dellhrt. 9.

Infatti, lhrticolo 9 stabilisce: "la Repubblica promuove

lo sviluppo della

si è

sviluppata,

anche grazie alUintroduzione di norme che considerano unitariamente i valori

cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione".

ambientali, e grazie agli orientamenti giurisprudenziali formatisi su tali

Proprio per questo motivo, la dottrina

norme.

e Ia giurisprudenza hanno cercato di fornire, attraverso la via interpretativa dei principi fondamentali, una convincente risposta alle odierne improrogabili necessità di salvaguardia ambientale.

Quindi, solo attraverso un'interpretazione evolutiva dellhrticolo 9 si è riusciti ad ampliare la nozione di "paesaggio" fino a ricomprendervi anche il riferimento althmbiente. Inoltre, attraverso la lettura,r dellhrt'

Attraverso l'enucleazione del bene ambiente inteso in maniera distinta ed autonoma rispetto ai beni finati, si ottiene anche unhnticipazione della tutela penale; questo perché non si interviene soltanto sul momento della Iesione det bene della vita o della integrità fisica dei singoli cittadini, ma anche nel momento della lesione del bene ambiente, considerato in sé. Ecco perché in materia ambientate il legislatore ulilizza il modello del lrlatura in §ardegna

n'

27

- 2006

25


11

Monte ALbo, esempio di riLievo calcareo che domina

reato di pericolo astratto, anziché quello di pericolo concreto o, addirittura, di danno.

Risulta perciò evidente come nei reati di pericolo concreto o in quello

di danno sia

necessario dimostrare la sussistenza del nesso di causalità tra L'azione del singolo soggetto e i'evento. Addirittura, in certi casi si riscontra l'impossibilità di dimostrare il rappor-

to di

causalità con riferimento alla materia ambientale: ad esempio, si pensi alla situazione in cui si trovano certe industrie che scaricano nell'ambito di un fiume; è in questi casi che si pone il problema di stabilire a quale di queste sia imputabiie f inquinamento della falda acquifera. Tutto ciò spiega ii motivo per cui il legislatore ha ritenuto dhnticipare la tuteia penale deLllambiente mediante il ricorso alla figura deL reato di pericolo astratto senza arrivare a produrre un danno. La legislazione penale

taLe prevede

in materia ambien-

tre tipi di modelli di

reato

costruiti sullinosservanza delLa funzione amministrativa di controLlo. In materia ambientale, infatti, ia sanzione penale interviene per far si che i consociati si uniformino alla regolamentazione del conflitto economia-ecologia

26

itr1.''t.,.r..t

i territori

delLa Baronia

così come regolato dal legislatore, attraverso una serie di disposizioni di natura ammi nistrativa. I1 primo tipo, punisce lo svolgimento di un'attività in assenza di un provvedimento di autorizzazione da parte della pubblica amministrazione competente a rilasciarlo. In questa ipotesi, ia sanzione penale è posta a tutela dellinteresse della pubblica amministrazione a valu-

tare lhrmonizzazione tra llnteresse aLlo svolgimento dellhttività ed i vari interessi confliggenti, tra cui anche il bene giuridico finale. Invece, secondo tipo di fattispecie punisce L'attività svolta in violazione di determinate prescrizioni disposte dalla pubbLica amministrazione. Questa ipotesi, costituisce una sottospecie di quella esaminata in precedenza: la differenza principaLe consiste nel carattere più penetrante deL controllo da parte dellhmministrazione, la quale in questultimo tipo di ilLecito-modello si spinge fino a prescrivere le modalità di svolgimento

il

della condotta.

Infine, il terzo tipo di fattispecie punisce il superamento dei limiti tabellari previsti da una fonte subordinata aLla legge penaLe.

Quindi, in tutte e tre i modelLi visti, iL iegislatore ha fatto ricorso alla etero-inte-

grazione della norma penale ad opera di una fonte normativa subordinata. Tale situazione, ha sollevato dei dubbi in rapporto al principio di riserva assoluta

di legge, sancito datl'art. 25, comma della Costituzione.

In

realtà, come affermato

in

2

alcune

sentenze della Corte Costituzionale, il problema della violazione delLa riserva di legge viene superato ogni qual volta la fonte secondaria si limiti a specificare, da un punto di vista "tecnico",

elementi già previsti dalla legge configura

che

il

reato. Infatti, La necessità delLa previa autorizzazione riguarda unhttività comunque descritta a monte dalla legge penale; lo stesso vale per il superamento dei limiti tabelLari i quali sono anch'essi espressione di materia tecnica.

Le perplessità dbrdine costituzionale emerse in questa materia, sono state causate dal modello d'illecito in cui ia norma penale è servente

aL

to amministrativo e dove

provvedimenl'essenza della

condotta consiste neLlinottemperanza. Tuttavia, come è stato evidenziato da una parte delLa dottrina, il collegamento tra norma penale e prowedimento amministrativo consente un previo biLanciamento tra le esigenze della produzione da un lato" e la tutela delLhmbiente. dalthttro.


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presenza

Cicogne (bianche e nere) in Sardegna hanno evidenziato fLussi

di

migratori mai registrati in passato. Ricerche paleontologiche, storiche, mitologiche ed etimoLogiche su questi ucceLli Leggendari non hanno mai offerto per la Sardegna documentazione particoLarmente edificante per tracciarne un profiLo e stabilirne Io

status attraverso

il

tempo, benché

superstizioni e credenze popolari non si discostino affatto, comunque, dalt'atteggiamento umano diffuso presso i popoli del Mediterraneo, del Medio

0riente e del Nord Europa. La Cicogna bianca (Ciconia ciconia) è ritenuta portatrice di fecondità, felicità e ricchezzapil le popoLazioni che

la

ospitano senza perseguitarla dove

"s.

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Gruppo di cicogne bianche durante

La

migrazione prenuziaLe

Foto: Giuseppe Flods

)1


Cicogna bianca fotografata

in località Tului. presso Tratalias

sosta e nidifica. Si tratta di credenze radicate anche presso Sardi quati però dimostrano, a livello popolare, di non avere altrettante conoscenze sulla Cico gna nera (Ciconia nigra), percepita, invece, come rarissimo animale dai connotati negativi, funereo uccello del malaugurio, sicuramente in relazione ai colori della sua livrea, dove il nero

i

i

ma con ripercussioni non meno nefaste nel caso della Cicogna bianca, sicuramente non aiutata in altrettantl rari momenti di presenza nelllsola, in

cui dopo aver edificato nidi e deposto uova è stata costretta ad abbandonarli per "eccessivo" amore umano. Cicogna bianca Ciconia ciconia (Lin-

è dominante, agli occhi incorniciati

naeus,1758)

da un largo anello rosso intenso (parti nude dellhrea perioculare) che si fonde con la base del lungo becco dello stesso

La sua lunghezza totale

colore, e al suo atteggiamento etusivo e apparentemente poco socievole, che Ia porta a stare alla larga dagli insediamenti umani, a differenza della congenere bianca.

Gti atteggiamenti umani radicati, chiaramente in antitesi nei confronti delle due specie della Famiglia dei Ciconiidae che frequentano la Sardegna, in

unione a vari altri fattori (non ultimo lalterazione degli habitat favorevoli a sosta, alimentazione e riproduzione), hanno fortemente condizionato la loro presenza, decisamente in maniera più sfavorevole per quanto riguarda la Cicogna nera, soggetta a persecuzione

diretta a ogni sua rara apparizione,

28

ldatura

in §ardegna n" 27 - 20ù6

foto: Giuseppe Rods

(1000-1200

mm), Ihpertura alare (1800-2000 mm) e il piumaggio bianco e nero (quest'ultimo presente solo nelle remiganti e nelle scapolari), in netto contrasto con iI rosso delle lunghe zampe e del becco, la rendono inconfondibile sia a terra che in volo. I due sessi sono indistin-

guibili e it peso medio è di 3500 grammi. I giovani presentano una colorazione più sbiadita detle parti scure, mentre il becco può variare da nero a bruno-rossastro. Generalmente silenziosa, dà saggi del suo limitatissimo repertorio vocale soltanto durante il periodo riproduttivo in prossimità del nido, battendo rapidamente il becco con forte frastuono, oppure nel corso di titigi con altri individui, emettendo suoni sibilanti. La stima detlht-

tuale popolazione europea è di circa 130.000-150.000 coppie. Attraverso Ia

ricattura di individui inanellati

è stata

accertata una longevità di 26-30 anni. In Sardegna, durante la migrazione primaverile (pre-nuziale, in direzione

dei siti di nidificazione), nellultimo ventennio sono state registrate presenze da marzo a giugno sia di indivi dui singoli che di gruppi di oltre cento cicogne. Un contingente record di oltre

individui è stato rilevato nel mese di maggio del 2000. La migrazione autunnale (post-nuzia600

le, verso i siti di svernamento), benché

sia documentata per tutti i mesi da luglio ad ottobre, mostra dei picchi di flusso soprattutto in agosto e settembre ma con un numero di individui decisamente inferiore a quelli transitanti in Primavera e in gruppi che raramente superano le dieci unità. casi documentati di svernamento della specie nell'Isola non sono nume-

I

rosi (così come per

il

resto d'Italia,

d'attronde) ma le segnalazioni di individui presenti nei mesi di dicembre e gennaio sono in aumento, pur non presentando ancora caratteri della

i

regolarità.


Le sorprese non sono mancate, a partire

dagli anni'90, sul fronte delle nidifi cazioni. Costruzione di nidi su alberi e edifici, deposizione di uova e awio di incubazione, spesso sono stati interrot-

ti per disturbo antropico (abbattimento da parte di proprietari per temuto danno o puri atti di vandalismo) o per cause sconosciute, nei mesi da maggio

a giugno di diversi anni. Nel 2000, la prolungata sosta (da metà maggio a fine giugno) e il comportamento di una ventina di individui nell'area del Lago di Monte Pranu, non interrotti neppure dal disturbo intenso di ruspe e altri mezzi in azione nel sito per tutto il periodo, hanno stimolato la ricerca di coppie nidificanti nei dintorni senza, però, esito positivo. Si è trattato in tutti questi casi di un

preludio a nidificazioni con successo riproduttivo pieno, che sono regolarmente arrivate pochi anni dopo. Nella Primavera del 2002, infatti, si è verificata finalmente Ia prima completa riproduzione di Cicogna bianca in Sardegna. Una coppia ha edificato un voluminoso nido sutla sommità di un silos

di un'azienda agraria presso Surigheddu-Alghero (SS), ad unhltezza di quasi 15 metri dal suolo, deponendo in seguito le uova e iniziandone ltncubazione per proseguirla indisturbata per circa un mese. La nascita di tre pulli, verso metà maggio, è stata salutata dagli ornitologi sardi come un evento eccezionale perché si è trattato della prima nidificazione riuscita e documentata in assoluto nella nostra Regione, benché non si possa escludere che eventi simili si siano già verificati in passato senza acquisire tuttavia sufficienti o attendibili prove documentarie. Per evitare qualsiasi fonte di disturbo, durante Ia cova e nei giorni seguenti alla nascita dei tre pulcini, appassionati ornitotogi volontari hanno sorvegliato lhrea tenendo segreta la notizia fino a pochi giorni prima deiliinvolo dei giovani, a metà luglio. Nella Primavera del2003 le coppie nidificanti sono addirittura raddoppiate. I1 sito di Surigheddu è stato rioccupato e sono state due le giovani Cicogne ad involarsi con successo. Unhltra coppia si è riprodotta con successo in un nido

edificato sulla sommità di un palo di cemento di una linea elettrica presso

it Lago artificiale del Cixerri-Siliqua

(CA): anche in questo caso sono stati due i giovani a prendere il volo verso

i siti di svernamento (ricordiamo

i

siti principali si trovano in

che

Africa,

soprattutto a sud del Sahara, anche se sono noti casi di svernamento regolare in Spagna e nel Medio 0riente). È un chiaro segnale che la specie trova condizioni favorevoli per la sua riproduzione nella nostra isola, condizioni che, però, necessitano ancora di particolari attenzioni da parte dell'uomo per non vanificare scette cosÌ importanti di soprawivenza con grossolani o spesso troppo superficiali interventi di modifica di equilibri fragilissimi. Un esempio? Il nido costruito sul palo nel Cixerri è stato stupidamente abbattuto poco tempo dopo t'eccezionale evento nel corso di lavori di manutenzione della linea elettrica. La Cicogna bianca riutilizza lo stesso nido di anno in anno e non cerca siti alternativi. Sono noti casi di riutilizzo da parte di numerose generazioni, prolungatisi anche oltre un secolo. Nel 2004 e nel 2005 nel lago del Cixerri, owiamente, le Cicogne non sono tornate.

Cicogna nera Ciconia nigra (Linnaeus, 1758)

La lunghezza totale (950-1000 mm), Ihpertura alare (1600-1800 mm), e iI piumaggio dominante di colore nero iridescente (il bianco è limitato al ventre, at petto e alle ascellari, nel sottoain aggiunta al colore rosso acceso di becco. zona perioculare e zampe, e ad un comportamento decisamente diffidente e riservato, contribuisco-

1a),

no a far apparire questo splendido trampoliere, oltre che inconfondibile, piuttosto misterioso e ricco di fascino. Maschio e femmina sono simili e il

di 3000 grammi. I giopresentano nelle parti superiori vani una colorazione bruna o marrone otiva scuro, thddome è bianco e iI becco e peso medio è

le zampe grigio-verdastri. Benché sia generalmente silenziosa ha un repertorio vocale più ricco e suggestivo

Nido di cicogna bianca costruito a Surigheddu, Akghero

della congenere bianca, con emissione di suoni che possono variare da aspri sospiri a fischi e richiami musicali. La stima della popotazione europea è di circa 7000-9600 coppie. IJaspettativa normale di vita è di circa 20 anni. Foto: Rossma Rossi

La Cicogna nera

in

Sardegna è migra-

Natura in Sardegna n" 27 -

2005

29


trice regotare e il passo primaverile (pre-nuziale) lisulta discretamente documentato negli ultimi decenni. Da metà marzo a metà maggio singoli

individui o, più raramente, piccoli gruppi (fino a 8 individui) transitano nella nostra isola mostrando una preferenza per le linee costiere. Meglio documentata appare la migrazione autunnale (post-riproduttiva). Da

fine agosto a metà novembre circa,

singoli individui e, sempre con più frequenza, piccoli gruppi, specialmente nella costa occidentale sarda, hanno fatto registrare sequenze di avvistamenti di grande interesse. Nel Sulcis,

tuttavia, la presenza e la sosta hanno ripetutamente interessato anche il lago artificiale di Monte Pranu, distante circa 5 chilometri dal mare e dalle aree umide del Gotfo di Palmas. Uaccertata associazione con Ia Cicogna bianca e la

frequenza degli avvistamenti,

in

que-

di habitat favorevoli (nel

Sulcis, per

esempio, la vasta palude Sa Foxi di Por-

toscuso), l'intensiva regimentazione di fiumi, con distruzione della vegetazione ripariale e alluvionale, oltre alla bonifica integrale di acquitrini,

il reperimento delle prede, e atlhssenza di grandi distese di fondamentali per

alberi (in particolare boschi di tatifoglie, privilegiati anche per costruirvi i nidi) in prossimità di tali ambienti, ma anche la presenza

di linee elettriche

dell'alta tensione, spesso distribuite

in tali territori a sbarrare tradizionali direttrici di volo (nel Sulcis, la linea

qua di fiumi, laghi, paiudi e acquitrini, dove può alimentarsi oltre che di pesci anche di anfibi, rettili e insetti acquatici. La nidificazione, mai accertata per lJIsola (in ltalia la specie ha invece più volte nidificato con un numero limitatissimo

di coppie solo in Piemonte, in Calabria e in Basilicata, nel periodo 1994-2004), appare per il momento un evento assai improbabile (ma non certo impossibite), malgrado sia stato dimostrato che nel suo vasto areale riproduttivo (Eurasia e Africa meridionale) la scelta del sito

di nidificazione non

proprio sulla rotta principale sarda di migrazione primaverile-autunnale). La Cicogna nera, di indole solitaria e introversa, a differenza della bianca, è esigentissima in fatto di habitat ed essendo specie quasi esclusivamente

segua criteri di marcata specializzazione. La Cicogna nera è però considerata specie a rischio d'estinzione proprio per la sua scarsa propensione a adattarsi a situazioni o condizioni ambientali che presentino trasformazioni pronunciate rispetto agli originari habitat primordiali in cui

piscivora ha necessità assoluta dellhc-

si è evoluta.

Santa Caterina-SantAntioco

si

trova

st'ultimo sito, hanno consentito agli ornitologi sardi di raccogliere nuovi e insoliti dati relativi al comportamento, alte abitudini alimentari e agli habitat favorevoli alla specie. Le osservazioni nel Sulcis hanno qualificato Ia Sardegna come una delle

regioni più importanti in ltalia per Io svernamento della Cicogna nera. I siti principali si trovano in Africa, a sud del Sahara, e, se si eccettua la popolazione parzialmente sedentaria della Penisola lberica, la specie è scarsamente documentata come svernante

nel Mediterraneo. La sosta invernale in Sardegna di singoli individui e di piccoli gruppi (fino a 5 individui), documentata nei mesi di dicembre e gennaio in diversi anni, anche se irregolarmente, interessa prevalentemente le zone umide costiere (in particolare quelle del Golfo di Patmas, di Porto

Pino e di Portoscuso). Tra le varie specie a cui può associarsi in questo periodo, è stata riscontrata una preferenza per gruppi di Gru e di Aironi cenerini mentre, per quanto riguarda le abitudini alimentari,Ia dieta è sembrata orientata quasi esclusivamente ai pesci, facilmente reperibili nei siti di sverno sardi. Tra i fattori limitanti per la sosta e lo svernamento di questa timida specie sono stati individuati il disturbo antropico crescente nelle aree umide costiere e nei vasti paesaggi di pianura, la cancellazione irreversibile

30

l{atura in §ardegna

n'

?7

- 2006

Giovani di cicogna nera a caccia di insetti sul fondo asciutto del lago di Monte

Pranu

Foto: Patdzio cosa


It potto suttano re dette patudi À L\

pochi passi dallo svincolo della diramazione centrale delta Istrada I statate 131 per Posada. "Lucchette", alUinterno di in localitĂ piccolo specchio d'acqua grande uno

circa un ettaro, a

Il pollo sultano

poche centinaia

di metri dal fiume Posada, si ritrovano quotidianamente riuniti decine di uccelli acquatici. Sulle piccole isole galleggianti, formate da radici e canneti, si alternano germani reali, folaghe, gallinelle, il maestoso airone

è un rallide dal comportamento schivo e poco socievole. Normalmente si nasconde dietro

i

canneti ed odia essere disturbato

§atura in Sardegna

n'

27

- 2006

31


Tra

i canneti il pollo sultano,

che riesce a muoversi agilmente grazie aile sue lunghe zampe, trascorre buona parte del tempo, nutrendosi e riposandosi.

rosso e qualche pigra tartaruga dhcqua dolce. Ma ecco che, dai canneti, splendido nella sua livrea sgargiante blu cobalto, becco rosso fuoco e ince-

dere maestoso,

fa

il

suo ingresso

il

pollo sultano, sollevando uno dopo l'altro i suoi enormi piedi dal.e dita sproporzionate. Avanza verso il centro dello stagno per effettuare le ope-

razioni di pulizia del suo splendido piumaggio e qualche breve spuntino con teneri germogti che strappa con la punta del becco. Estremamente schivo e pronto a fuggire al minimo rumore,

il pollo sultano preferisce vivere nelle zone melmose dove la vegetazione è più fitta, l'acqua è dolce e maggiore è ta presenza di piante acquatiche.

tale, della Spagna e della Sardegna. Nellisola 1o si trova principalmente nello stagno di Molentargius, nella laguna di Santa Gilla e in provincia di Nuoro, per l'esattezza nel tratto centrale del fiume Cedrino. Secondo le osservazioni effettuate anni orsono dallbrnitologo Helmar Schenk il raltide avrebbe già da tempo colonizzato nuovi insediamenti anche, se per la sua esiguità numerica, era stato inserito nella "Lista rossa" degli uccelli rari italiani. Sconosciuti sino ad una

decina d'anni orsono nella zona di le dovute cautele e un

Posada, con

sultano, appartenente alla famiglia dei rallidi e alla sub specie mediterranea,

buon binocoio, questi splendidi e placidi uccelli si possono ammirare nella zona umida. Nonostante il disturbo dalla presenza dell'uomo e dal traffico degli autoveicoli della vicina strada, le coppie di polli sultani (la specie è monogama) che si sono stabilite nello stagno di

nidifica attualmente in poche zone litoranee dellAfrica Nord 0cciden-

"Lucchette" non hanno nemici naturali e sono rispettati persino dal fatco

Di dimensioni maggiori rispetto alla folaga e con un aspetto che vagamente ricorda la gallinella dhcqua, it Pollo

Satura in §arC*gna n" 17 - 3*0S

di palude. Ijunico pericolo potrebbe arrivare da qualche sprovveduto cacciatore che potrebbe abbatterlo per errore scambiandolo per un parente acquatico. Uuccisione di un pollo sultano, fortunatamente, prevede una pesante sanzione, ma siamo sicuri che questo non basterà per frenare gllimpeti omicidi di coloro che vanno in giro con la doppietta.

It

rispetto di cui gode la specie, fa

comunque ben sperare per

la

sua

riproduzione e colonizzazione dei canneti circostanti anche perché si tratta di un animale alquanto prolifico che depone uova in tutti i periodi dellhnno. 11 pollo sultano, potrebbe quindi diventare l'emblema del parco fluviale di Posada, del quale è stato realizzato solo il primo lotto di lavori con la creazioni di strade e aree di sosta attrezzate, e colonizzare altre zone del vasto delta del fiume che caratterizza la piana alluvionale del centro baroniese.


ftora e vegetazione det Cixerri si può ammirare una ricchissima

iI corso del Cixerri in agro di Siliqua, da Perda

ungo

piscina a Perdu Pisu, in primavera e soprattutto in estate,

vegetazione. Le sponde del fiume, che durante l'inverno sono desolate e brulle, in questa stagione si rivestono pian piano del verde più smagliante, dei fuxia Più sfacciato, del giallo più solare e del bianco più puro. Prime a fiorire le Tamerici (Tamarix africana e gallica), poi i ,Salicf.

Quindi è la volta di un Galium, che ammanta la vegetazione circostante con una miriade di stelline bianche. All'imboccatura di un piccolo ponte, in località Basonabi, ail'inizio della primavera, da un giorno all'altro, iI fiume si ricopre di un manto di fiorellini bianchi che galleggiano a pelo d'acqua, contornate da foglie verdissime: è

Un cespuglio di margherita senza raggi, uno degli endemismi presenti net Cixerri

Natura in §ardegna

n'

27

- 2006

33


il

Ranuncolo acquatico (Ranunculus

aquatilis). Così, all'improvviso come appare, le ultime piogge primaverili, lo spazzano via, ma viene presto sostituito dai mille fiorellini rosa detla Mesto-

esili steli, passano inosservati in mezzo ad una vegetazione dai colocosi decisi e smaglianti. Ma lo spettacolo più vivo lo danno

ri

miriadi di bottoni d'oro che, in alcuni punti, formano macchie laccia (Alisma plantag o aquatica) . estese: è il Plagius flosculosus, la La Veronica persica, a pochi metri Margherita senza raggi. Un colore dall'acqua, è cosi rigogliosa che insolito, è quello dalla tonalità -

diventa tappezzante, punteggiando

rame vivo dell'infiorescenza det

la vegetazione di piccoli fiori che paiono gocce di cielo. Ancora più piccoli i fiori litla

Cipero (Cyperus sp.) che ormai più nessuno raccoglie per confezionare

pallido, riuniti

in mazzolini

della

Sherardia arvensis.

Avvicinandosi al corso del fiume, si è attratti dat bianco candido dei fiori del Convolvolo (Calystegia saepium), con le sue belle foglie a cuore, lunghe anche dieci centi-

metri,

i

cui tralci lunghi

qualche metro, si avvitano da destra verso sinistra sulle Canne o su altra vege-

tazione. Da marzo-aprile fino a settembre-ottobre, ogni mattina apre con vanità le sue candide corolle. II fuxia della Salicaria (Lythrum salicaria), forma macchie vivaci, coi lunghi rami fioriti che si rispecchiano nell'acqua, punteggiando il corso del fiume, lungo tutto ii tratto che attraversa il territorio di Sitiqua. I cespugli dell'Altea (Althaea officinalis) non sono numerosi ma imponenti, con le belle foglie di un verde poiveroso, ad incorniciare il rosa delicato dei fiori. Anche la Dulcamara (Solanum dulcamara) usa i cespugli che la circondano per abbarbicarvisi, conquistando cosi il suo posto al sole, dove aprire Ie piccole ombrelle di fiori viola con un becco giallo rivolti in basso, anch'essi incorniciati da belle foglie verde vivo. TAltea, la Salicaria e la Dulcamara, pur essendo fra le più importanti piante officinali, non mi risulta siano utilizzate come tali dai Siliquesi.

Tra

il

verde delle foglie spicca

giallo della Incensaria

il

(Pulicaria

dysenterica). I piccoli fiori IiIIa pallido della Verbena (Verbena officinalis), che pare siano posati sugli

34

l{atura in Sardegna

n'

27

- 2006

le stuoie. Ampi tratti di sponda sono invasi dai rami striscianti del Crescione d'acqua (Nasturtium officinale), che ricopre la superficie deii'acqua di fiori bianchissimi, o dalla Veronica acquatica (Veronica anagallisaquatica), con Ie piccole spighe piramidali di fioreilini rosa-viola. Equiseti, Giunchi, Ciperi, qualche ciuffo di Calcitrapa, Centaurium calcitrapa, e di Calcatreppola, Eryngium campestle, con le sue foglie irte di spine, pochi .Rovz, Rubus ulmifulius, rivestono la striscia di terra che costeggia la sponda. Ma il profumo che prevale su tutto è quello della lulenta acquatica, che al minimo alito di vento approfitta per inondare l'aria della sua delicata essenza. Con le radici a poca distanza dall'acqua cresce un Senecio alto anche 150 centimetri,

con foglie basali profondamente incise in grandi lobi e ombrelle di numerosi fiorellini dai petali giallo pallido. Sempre

vicinissimi all'acqua nume-

rosi cespi di Piantaggine maggioTe (Plantago major) raggiungono dimensioni considerevoli. Qua e tà punteggiano la riva cespugli di Dorycnium Hirsutum dalla bella fioritura bianco-rosa. A qualche metro dalla sponda grandi cespugli di Polygonum scoparium

si ricoprono di minuscoli fiorellini bianchi, i rami eretti della Lavatera olbia, Malvone perenne, sfoggiano i grandi fiori fuxia, cespugli di Euforbie e di giunchz, punteggiano Ia riva. Spesso trovo erbe nuove: una piantina di Lino dai riflessi cerulei, il

Tornasole (Chozophora tinctoria), la

Cuscuta, avvinghiata ad w Polygonum scoparium, che pare non risentire dell'abbraccio. Ora si nota anche la delicatezza degli steli del Pepe d'acqua (Polygonum hydropiper), icoperti di minuscoli fiori rosa, reclinati da un lato. Nella striscia di terra che costeggia il fiume è un brulicare di steli d'erba, Graminacee, Cicorie, Bietole, Apari-

ne, Ginestrino, in uno sfavillio di colori, di profumi, ora delicati, ora decisi e penetranti. Tra luglio e agosto traboccano letteralmente di numerose e interessanti erbe. In lontananza si vedono svettare i pennacchi delle Canne (Arundo donax), piegati da un leggero vento, alternati da ciuffi di Typha latifolia, dai caratteristici "sigari". Canne e llphe sono una nota prevalente nella vegetazione del Cixerri.

fa. alcune piante che crescono lungo queste rive, venivano utitizzate dai siliquesi quotidianamente. Le Canne (Arundo donax), per la copertura delle case; le lische (Typha latifolia), :unitamente al Cipero (Cyperus esculenNon molto tempo

tum), per la confezione delle stuoie,

oggetto indispensabile in ogni casa; col Polygonum scoparium si ricoprivano le capanne, per renderle impermeabili; il Giunco femmina, si usava per confezionare utensili per la cucina e per la lavorazione del pane, con la Menta acquatica le donne profumavano la biancheria dopo averla lavata nelle acque del fiume, inoltre questa menta veniva raccolta in grandi fasci per essere sparsa lungo le strade dove passava la processione. Un tempo, questo tratto di fiume era molto frequentato da pescatori, dalle donne che lavavano i panni e dai ragazzi che vi nuotavano. Uuitimo pescatore ha smesso il suo mestiere qualche anno fa, ie donne è un pezzo che non vi lavano più i panni, ma i ragazzi, loro no, non riescono, nelle giornate calde dell'estate, a rinunciare ad un tuffo nelle acque del Cixerri.


armata ai beni, tutela di persone e valori, sorveglianza di siti sensibili, attività antirapina e antisequestro, investigazioni private. Queste sono alcune delle attività che svolgono i vigilanti, la polizia privata italiana. Un lavoro faticoso che troppo spesso ha conosciuto vite spezzate e famiglie

a professione della guardia giura-

fa è dura e pericolosa: bersaglio

di di

malintenzionati all'ingresso e uffici pubblici, scorta

banche

della polizia privata - alla quale sono state delegate dallo Stato molte delle

funzioni precedentemente

espletate

dalle sue forze dell'ordine, e alle quali presto se ne aggiungeranno di nuove, quali ad esempio iI controllo e la vigilanza negti stadi in occasione delle

partite di calcio

-

coltivano segrete

distrutte. AlIa fatica del lavoro (spesso i turni,

passioni, come naturale reazione alla

massacranti, durano anche dodici ore) e allo stress derivato dalla preoccupazione per la propria e lhltrui incoiumità. bisogna porre rimedio nella vita privata. E così, in sordina, gti agenti

caso, frustrazione. Walter Cocco è un veterano della poti-

propria insofferenza e,

in

qualche

zia privata, ma è anche un abile artigiano, così come molti altri suoi colleghi che, ancora in servizio oppure

Nave nuragica un esempio di Lavoro dell'artista W. Cocco

*ature i;: §alC.e{:na :1" 17 -

Iù**

35


in pensione, coltivano degli hobbies; è uno dei simpatici e professionali vigilanti che si alternano nel palazzo regionale di via Biasi, a Cagliari, dove ha sede la Direzione Generale del Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale. Conosciuto e stimato da tutti, cosi come gli altri colleghi, Walter è un artista della pietra. I bronzi figurati del mitico perio-

do nuragico, come le navicetle, i guerrieri e gli animali, che i nostri

antenati hanno creato come offerte propiziatorie o forse per semplice diletto artistico - molti dei quali pervenutici pressoché intatti -, vengono riprodotti, con dovizia di particolari, dalle mani esperte di questo riservato artista. Uno dei lavori più significativi è la riproduzione, in trachite verde, della

Altri due lavori di

W. Cocco, rappresentanti un guerriero ed un capo

cosiddetta Navicella di Bultei, rinvenuta nellbmonimo paese sassarese in località

Is Argiolas (o Bonotta), visibile presso Nazionale

di

attualmente

iI

Museo Archeologico Cagliari. Llarcheotogo e

accademico dei Lincei Giovanni Lilliu (Sculture della Sardegna nuragica, Edizioni La Zattera, 1966) ha così descritto

il

reperto: "...- navicella con protome

cervina e uccelli e cani (sul parapetto e sulle colonnine) delle dimensioni di cm. 21 di lunghezza e cm. 10 di altezza". Una delle sculture di W. Cocco, il mitico guerriero nuragico con quattro occhi

36

§alura in §ardegna

n'

17

Llinterpretazione artistica del bron-

zetto ha dimensioni circa

doppie

tribù nuragici

rispetto allbriginale. La sua visione, ad un primo colpo dbcchio, inganna non soto

il

profano.

Gli altri lavori, alcune foto dei quali vengono pubbticate in questo articolo, producono Io stesso effetto su chi [i osserva: un misto di ammirazione e invidia per la completezza di quell'arte e per la perfezione della tecnica. futte le sculture hanno un tocco di

personatità, quella di Walter, che all'impegnativo lavoro unisce Ia sapienza della cultura e Ia grazia dellhrtista.


Fenici e Cartaginesi

in Sardegna partÌ con altri e raggiunse lAfrica,

Fenici abitavano la costa detl'attuale Libano. A causa deila natura montuosa del territorio nel quale risiedevano, che non permetteva 1o sviluppo dell'agricoltura e della

pastorizia, decisero di espandersi sul

sbarcando sulla costa dove adesso sorge funisi. Iarba, il re di quella zona, con un cinico senso dell'umorismo, le permise di restare in un terreno grande quanto una pelle di bue. Didone, che oltre ad essere helIissima era anche molto intelligente, prese la pelte di un bue e la tagliò a strisce sottilissime, le unì fra loro stendendole in terra e chiudendo una grande porzione di territorio. Iarba restò con un palmo di naso. Da quel-

la terra recintata

nacque Cartagine (Kart Adash = Città Nuova).

I

Fenici fondarono molte città in fra il IX e ìiVIII sec. a.C.

Sardegna.

soprattutto nella fascia costiera. I loro insediamenti avevano tutti una caratteristica: un promontorio separava net mezzo due golfi, cosicché quando il vento soffiava in una direzione, loro ormeggiavano le navi nel golfo riparato. Inoltre cercavano sempre insenature collegate ad una pianura retrostante dove abbondassero le sorgenti

mare, e così diventarono esperti navigatori e commercianti. Esportavano soprattutto iegno di cedro e la porpora che ricavavano da un mollusco. Cosi esplorarono le coste del Mediterraneo e dellAtlantico, spingendosi fino alle isole Cassiteridi, al sud dell'Inghilterra, da dove si rifornivano di stagno, che veniva usato in fusione col rame per ottenere il bronzo. Sfruttando le loro conoscenze nautiche, un faraone incaricò di seguire Ia costa dellAfrica, cosa che loro fecero così bene che la circumnavigarono tutta, in un viaggio durato atcuni anni, credendo

Ii

un prodigio il fatto di essersi lasciati llEgitto alle spatle ed averlo trovato davanti alla prua aI ritorno. Come per altri popoli esperti navigatori, anche per loro qualcuno azzarda l'ipotesi che fossero sbarcati in America. Ai Fenici va il merito di avere inven-

tato un alfabeto privo di vocali. Tale caratteristica crea ancora oggi problemi di traduzione. Per citare un esempio relativo alla Sardegna, della famosa stele ritrovata a Nora esistono diverse traduzioni in contrasto tra loro. Le città fenicie erano indipendenti e spesso in lotta fra loro. Il re di Tiro, Pigmalione, mandò in esilio la sorella

Didone per motivi politici. Allora tei

Tuvixeddu: una delle aree sepolcrali più importanti per

i

Fenici. prima. e per

i

Cartaginesi, poi.

h.ìt;.'.l .rr §,rre ecn; n - 27 -

2C06

37


dhcqua, in modo tale da poter avviare adeguate produzioni agricole. AtL'inizio si trattava di semplici stazioni commerciali o fondachi, con moli d'attracco, depositi, qualche tempio e case per i commercianti. Quella dei Fenici era una penetrazione commerciale, la conquista politica e territoriaie non li interessava. Gli approdi più importanti

furono quetti di KareL (=città di Dio, lhttuale Cagliari), Nora, Bithia, Sulci, Tharros, Bosa, Torres e 01bia. abitati da Fenici che, col permesso dei capi tribù locali, commerciavano i prodotti giunti via mare con Ie tribù nuragiche dell'interno. Col tempo linfluenza fenicia cominciò a entrare in contrasto con Ia fiera indi-

pendenza dei nuragici. I sardi autocto-

ni attaccarono le città sulla costa

e

queste, immediatamente, chiesero ihiuto di Cartagine, impegnata in quel momento a frenare l'espansionismo dei greci nel Mediterraneo ed in Sardegna. Guidati dal generale Malco i Cartaginesi attaccarono Ie popolazioni nuragiche subendo una rovinosa sconfitta nel

OLtre Tuvixeddu,

38

540 a.C. Dopo la batosta si allearono con gli etruschi, grazie ai quali sloggiarono

i

greci dalla Sardegna e dalla

Corsica. Debellati i nemici più pericolosi i Cartaginesi inviarono nuove truppe contro i sardi, ed in diverse campagne

n'

17

- 2*0§

a.C., quando verrà

riuscirono in parte a sottometterli, spingendosi fino alle zone montuose

ti aiutati

della Barbagia e della Gallura. Qui però incontrarono una strenua resistenza e furono bloccati. Una volta stabiliti sul territorio cominciarono a distruggere i boschi che ricoprivano l'isola per far posto alle colture ceralicole. Dopo la sconfitta subita, ad opera dei

È

romani, durante Ia I guerra punica. i Cartaginesi dovettereo abbandonare I'isola che entrò nellbrbita dei romani. Sotto i Fenici prima ed i Cartaginesi poi, la Sardegna vide nascere le prime città secondo la concezione classica del termine. Gli agglomerati urbani erano formati da una zona residenziale, prospicente il porto, che fungeva anche da mercato e piazza. Per difendersi in caso

dhttacco,

gli abitanti si

rifugiavano

sull'acropoli, la zona fortificata situata

l'aitra necropoLi punica era situata alle pendici di Bonaria

l§*.tura rn §arilecna

netla parte più aLta del centro abitato. La ripartizione sociale ricalcava quella detle città stato fenicie del Libano: aristocratici, plebei e schiavi. Un aristocratico aveva la carica di re fino al IV secolo

sostituito da due sufe-

dallhssemblea degli anziani da rappresentanti di Cartagine.

e

tristemente nota la pratica religiosa

consistente nel sacrificare il primogenito maschio per ingraziarsi il favore degti dei. La divinità principale nel pantheon fenicio-punico era Baal.

Molto importante era anche Ashtart, identificata con Venere. In Sardegna queste due divinità prenderanno il nome di Sardus Pater e di Tanit, graficamente rappresentata da un cerchio, una linea orizzontale aI di sotto di questo ed un triangolo alla base. I tempti rimastici li ritroviamo ad Antas, Tharros, Nora; a SantAntioco si può vedere l'area destinata ai sacrifici umani e animali, con Ie urne che contenevano te ceneri delle vittime.


ittà di

magiche atmosfere, Bosa,

attraversata dal fiume Temo, con il nucleo storico che si abbarbica sutle pendici del colle dominato

dal Castelio, appare come una cartotina immersa in un paesaggio da sogno. Negli ultimi anni i bosani hanno cominciato a gustare i pregi ed i difetti del turismo, che, se da un lato ha rotto un secolare isolamento, portando ovvi benefici economici, dallhltro ha in certi casi modificato stili e comportamenti. I cambiamenti non sono certamente cosi vistosi. Le tradizioni, come ad esempio quelle enograstronomiche, reggono bene al variopinto assalto estivo. Tra quelle che non hanno mai perso un briciolo del proprio fascino ci sono le mani-

Uno dei momenti

detlAttittidu del carnevale

festazioni carnascialesche, tegate a culti ancestrali, a riti che affondano le proprie radici nel tempo. È questo it caso di Karrasegare Osinku, il carnevale bosano che, secondo la tradizione aveva il suo inizio o immeditamente dopo ta notte di S. Silvestro, oppure con Ia festa di S. Antonio Abate. La manifestazione, che anno dopo anno si arricchisce di nuove emozioni e richiama sempre più fotle entusiaste, non ha perso il suo fascino primitivo e concentra la maggiore vigoria nei giorni che intercorrono tra giovedì grasso e iI termine dell'evento. Ma andiamo con ordine. In concomitanza con la questua, il lardazholu, che cade una settimana prima del giovedi grasso, si hanno i primi segni del

bosano

Natura in §ardegna n" 27 - 2006

39


l'utilizzo di un linguaggio licenzioso, chiedono favori sessuali alle proprie vittime. Il clima che si instaura tra le parti è quello dello scambio di battute salaci, di lamenti per i rifiuti, di risolini per gli occhiolini ricevuti, iI tutto nella festa generale e nel clima di allegria che circonda l'evento. Al pomeriggio Ie maschere in lutto lasciano iI campo ai carri allegorici, mentre altre maschere aleggiano per le viuzze. Ma aI tramonto del sole, ecco spuntare fuori nuovamente la vera anima del carnevale bosano. Un fuggi fuggi generale lascia sconcertati tutti gli ignari turisti. La gente, che fino a poco prima, correva avanti

e indietro, scompare dietro porte e finestre. I visitatori si aggirano attoniti aIIa ricerca di una spiegazione plausibile. Fame? Fine della festa? 0 forse è successo qualcosa che ha richiamato a casa, magari davanti alla TV, l'attenzione dellintera comunità? Si vedono allora gruppi di curiosi che chiedono lumi ai ristoratori, ai pochi Anche le donne, come gli uomini, si tingono il viso di fuliggine o lucida scarpe e scorrazzano con una bambola dipezza o qualcosa di simile sotto il braccio

risveglio dell'anima giocosa e bonaria dei bosani. Atle prime ore del mattino vari gruppi di "questuanti", dopo essersi tinta la faccia con fuliggine, segnata la fronte con una croce di color rosso ed indossata una giacca al contrario, si muovono per le strade del paese con una bisaccia ed uno spiedo. Bussando di porta in porta, propongono gustose cantilene, venate di ironia e salaci battute, adattando i tipici canti retigiosi sardi alla bisogna

e richiedendo come contropartita sa palte 'e cantare, cioè cibo e dolciumi (ben accetto tutto quello che si possa infilzare nello spiedo, altrimenti il ricavato è messo al sicuro nella bisaccia). Lbperazione dura fino a tarda sera e i partecipanti alla questua si fanno un vanto di aver contattato il maggior numero possibile di case. ]1 sabato che precede it martedì grasso

è organizzata la festa delle Cantine, evento che poco ha di tradizionale ma che, pare, abbia riscosso grande successo, tanto che si ripete da svariati anni. Nella cornice incantevole del borgo medievale di Sa Costa, i bosani ed i turisti, visitano Ie cantine e degustano i vini locali, alternandoli con altri prodotti tipici locali. I1 gior-

40

Natura in Sardegna n" 27 - 2A06

no dopo, per quelli che hanno la forza

di alzarsi, si prosegue, dopo la messa domenicale, con altre degustazioni, mentre tutto intorno si muovono maschere e personaggi "ambigui". È iI momento di scendere in campo anche con Ie proteste sociali e, non per nien-

il carnevale incarna anche una certa dose di ribeltione nei confronti del potere costituito. Ecco perché non c'è da stupirsi per le invettive contro gli amministratori di turno, siano essi locali o nazionali. Dopo attre abbuffate, si arriva infine a martedi grasso, il momento topico della manifestazione. AI mattino si svolge Yattittidu, inscenato dalle maschere segnate a lutto che intonano lamenti funebri te,

intercalati da pesanti allusioni sessuali. Particolare iI vestito indossato composto da gonna lunga, scialle nero

e corsetto. Sottobraccio si porta una bambolina, magari fatta a pezzi, o un feticcio che serve ad indicare una certa ritualità connessa alla fertilità. Le maschere si aggirano tra la folla e chiedono un poco (unu tikkirigheddu) di latte, perché it piccolo - il feticcio

con cui scorrazzano -, abbandonato dalla madre, ha fame. In realtà è iI modo con cui le maschere, attraverso

passanti che, sprezzanti, vanno di filato verso casa. Ma hanno in risposta poche frase smozzicate, dettagli di poco conto. Dopo unbra, quasi inattesi, come spiriti e fantasmi i bosani fuoriescono datte loro case con la maschera tradizionale bianca, composta da un lenzuolo e una federa a guisa di copricapo che viene stretta ben bene con il legaccio che avvince il lenzuolo at collo. Come ultimo tocco non resta che cospargersi iI volto con lucido o fuliggine scura. Ecco a tutti GioIdzi! Decine, centinaia di Gioldzi si scatenano alla ricerca di .... Gioldzi! Muniti di candela o piccolo lume Ie maschere si gettano in ogni angoto, in ogni pertugio, ovunque pur di trovare il Gioldzi Moro. In un turbinare di svolazzi, poiché caratteristica di questa forsennata maschera e il non stare mai ferma, si illuminano le parti basse dei passanti o di altre maschere aIIa ricerca di quel che non si può dire. Lhllegoria è chiara, e velata 1'a1Iusione. Le maschere gridano Gioldzi! Gioldzi! Ciappadu!, dove il verbo finale sta a significare che qualcosa han pure trovato! A tarda notte, tra risate e scherzi, si bruciano prpazzi e altri oggetti per tutte Ie strade di Bosa. La festa termina tra scintille, bevute e altre scorpacciate di cibo.


It ry Memorial dedicato a Tore Ena Nell'oasi del WIF a Monte Arcosu iI 21 maggio l'incontr o di datti c o - sp ortiv o, p er ri cor dar e il compi anto Assistente Forestale, scomparso il 13 aprile 2003

si schianta sulla SS 130 perdendo la vita. Durante le ore precedenti, con altri colleghi, aveva lavorato n primavera si terranno ad Uta una

serie di manifestazioni culturali e sportive dedicate alla memoria di Salvatore Ena, uomo da sempre in prima linea impegnato per la difesa dell'ambiente, nel sociale e nello sport. Ma chi era Salvatore Ena? Noto a tutti sempticemente come Tore, nasce ad Uta

nel 1959. Prima di entrare nel Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale della Regione Sarda, ha lavorato nelllimpresa forestate del padre, dedita alle :utilizzazioni boschive, per occuparsi poi, tra le altre cose, della cura del bestiame in aziende montane possedute da amici. Sposatosi nel 1978

con Miriam Tilocca, dal quale ha tre

figli (Manuela, Gianluca ed Eleonora), lavora dal 7979 al 1981 in 0landa presso una fabbrica di pneumatici. Nel 1982, aI ritorno in Sardegna, fonda Ia società sportiva calcistica Udajossu, con lo scopo, oltre a quello di praticare una sana disciplina sportiva, di allontanare i ragazzi dalla strada e dai pericoli connessi aila sua frequentazione. La polisportiva Udajossu, grazie all'impegno di Tore, consegue in pochi anni un numero notevole di attestati sportivi e coagula intorno alla struttura decine di giovani. Nel 1984 consegue l'abilitazione come assistente geriatra e nel 1991 entra in seryizio nel Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale, prestando servizio a Ploaghe e, dal 1992, a Capoterra. La domenica mattina del L3 aprile 2003, di ritorno da un pattugliamento notturno, Tore

indefessamente per bonificare un'area battuta dai bracconieri. Quegti stessi bracconieri che nel corso degli anni,

oltre a disseminare le campagne sarde di reti, tagliole, lacci, hanno iniziato

ad utilizzare trappole mortali non la selvaggina ma anche nei confronti degti ignari visitatori delle nostre montagne. Una delle loro ultime invenzioni è il famigerato solo contro

tubo-fucile che, se ben mimetizzato, uccide non solo cervi e cinghiali ma qualunque essere vivente transitante

in zona. Negli anni precedenti la sua scomparsa Tore ha partecipato a

tutte le operazioni per rimuovere i tubi caricati con micidiali pallettoni.

Ha

lavorato anche

nei

nuclei

elitrasportati per Ia lotta agli incendi, prendendo poi parte alle operazioni di soccorso delte popolazioni di Uta e Assemini durante la famosa e triste recente alluvione. Una vita spesa per I'ambiente e per la sua tutela. Il forte impegno nel sociale e i radicati valori di sardità e onestà ne fanno un uomo di grande levatura. Per questo è importante richiamare l'attenzione al IV Memorial Tore Ena che si terrà in primavera grazie alla

collaborazione della Associazione Blu di Uta, Polisportiva Udajossu, l'Associazione del Corpo Forestale

Salvatore Ena, per

tutti

"Tore"

scuole dell'isola, con

la

propria

rivista mensile "Natura in Sardegna", una serie di campagne volte alla sensibilizzazione ambientale, alla difesa della natura dagli incendi e alla tutela della biodiversità. In particolare

stnviteranno i giovani studenti a concorrere con scritti e disegni sui temi della difesa dell'ambiente e successivamente a cimentarsi, nel corso di un incontro didattico-sportivo

all'aperto nelle foreste di Monte Arcosu

la Polisportiva 2000 e la Pro Loco di

(0asi WWF), ad una gara di corsa campestre. La Polisportiva Udajossu organizzerà. dal 23 maggio al 3 giugno 2006, nel campo comunale di Uta iI

Uta.

IV Memorial Tore Ena-Torneo di calcio

Sardo ASS.F0R., la Comunità Montana,

it 2L maggio si

All'interno della cornice delìievento

giovanile. Mentre

sono previste diverse manifestazioni. UASS.F0R promuoverà nelle varie

svolgerà una gara campestre a Monte Arcosu.

§atura in Sardegna

n'

27

- 2005

4L


ffimmffim

wffi

m&Kmk

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wffiffi wKwffiKffi &m ffimwffimmffiffi

1 sito consigliato per conoscere, amare, vivere la Sardegna è

e irripetibili. Un'isola scolpita dal

Lo staff di Paradisola fornisce le chiavi per

sicuramente Paradisola.it, inte-

vento e dat mare; un luogo di storia,

aprire

cultura e civiltà.

forzieri.

ressante guida on iine che conduce per mano il tettore all'interno di una

terra ancora in parte sconosciuta. 11 nome stesso dei sito, derivato dallunione delle parole "Paradiso" e "Isola", racchiude un concetto semplice e stupefacente allo stesso tempo. gioco di parole mette in luce due aspetti caratteristici della nostra Sardegna: la sua insularità - che protegge una tradizione rimasta

Il

immutata dalle

degna che racchiude paesaggi unici

questi

Scoprite un nuraghe, una spiaggia, rapace. Ma anche dolmen, una scogliera, fenicotteri rosa. E poi una cima innevata, una

un

chiesa romanica,

un

torrione

cal-

conta-

minazioni d'oggi -,

e l'essere un

vero

e

così

Soto si può

a

?d t

?*^UI

fino

a meno. Il sito, ben organizzato e di facite utilizzo, si occupa di svariati argomenti, con sezioni dedicate alla storia, all'ar-

te e alla cultura. Parlando anche di cucina, ambiente, sagre, flora, fauna

-

flv lY

e appuntamenti.

pro-

prio paradiso

terrestre. Paradi-

sola

fa

scoprire, passo

in

cui

la natura non è stata matrigna

ma

dopo passo, una realtà

madre amorosa e generosa; una Sar-

42

hlatura

iniziare conoscere la vera Sardegna: a non poterne più fare

in §ardegna n' 27 - 2006

mprarrinìinsa raeronfafe da de ParadisoP:rerìicomeravigliosa, raccontata la. Un invito a non perdere lbccasione per venire in Sardegna e per gustarla nella sua parte più intima, non solo con ombrelloni e creme solari. Andare a caccia dei tesori che questa terra custodisce, scoprire angoli insotiti e tuoghi di ineguagliabile betlezza. Veri e propri scrigni a cielo aperto.

Paradisola, con l'aiuto delle persone che amano la nostra iso1a, coordinate

dal webmaster Domenico Corraine, agevola coloro che vogliono intraprendere un lungo e misterioso viaggio in una terra, unica aI mondo. Digitando http: / / www.paradisola.it sarete pronti a venire a trovarci! Ci vuole poco: basta

un click!


In foresta come nel resto del territorio Comunale di Seui veniva aggiudicata, mediante appalto, anche la produzione annuale di ghiande. Terminata quella fase storica venne abbandonata la logica dello sfruttamento.

Negli ultimi 35 anni sono stati nume-

rosi gli interventi di ricostituzione boschiva con operazioni di recupero del patrimonio ambientale, prima danneggiato, incentrate soprattutto nella conversione in fustaia dei soprassuoli a ceduo e rimboschimenti netle aree

di nuova acquisizione denudate da incendi e pascolo con impianto di

Caserma Ula vista dall'alto

nima montagna marocco-tunisina, Faggio

prontamente per circoscrivere

proveniente dalla zona dell'Appennino

e sopprimerlo dalllnizio; tutti gli operai adibiti a lavori in foresta devono tenersi

Centrale, Frassino Excelsior, Acero Pseu-

doplatanus, Acero Platanoides, Cipresso Arizonica, ancora oggi a cornice del centro servizi di Caserma UIa. Grande attenzione per soprattutto per i[ valore economico dei boschi veniva prestato aIIa prevenzione e repressione degti incen-

di.

Così scriveva lhmministratore delle Foreste Demaniali di Cagliari, Ufficiale

f

incendio

.

Uitinerario

sempre pronti ad accorrere immediatamente aL primo allarme sul posto

Le operazioni di tagtio dei soprassuoli forestali iniziarono in foresta nel 1930. Net 1941, per la nota fase storica, si ebbe un forte impulso dei tagli e la foresta subi una vera e

Boschi, in una circolare del Giugno 1939, indirizzataa tutti i comandi dipendenti:

propria devastazione. Scrive il Comandante della prima Coorte della Milizia Nazionale

"tutto il personale addetto alla custodia

Forestale:

delle foreste demaniali deve rimanere nelle caserme il minor tempo possibile, soffermandosi nei giri di perlustrazione nei punti più alti e dominanti e accorrere

specie nobili

"Il

particolare momento sto-

rico vissuto dal nostro

Paese

impone un utteriore sforzo nella produzione di carbone vegetale, pregansi tutti i Comandi Minori della Milizia Forestale di intensificare le lavorazioni in merito". E'

il

via libera ad una campagna di deforestazione indiscriminata. Dal bosco si estraeva: Cartina della foresta di Montardo a) carbone vegetale mediante car.b onizzazione nelle app o site piazzole Alla Foresta di Montarbu si arriva IN macchina e in treno datle fermate di b) corteccia di leccio per la produzioAnulu'e S.Gerolamo. ne di tannino il transito con automezzi, alUinterno c) ciocco di erica arborea per la propipe. del perimetro demaniale, è consentiduzione di to solo fino al centro servizi di Ula. d) legna da ardere

0ltre alle attività prima descritte, la pastorizia rappresentava unhltra voce importante netlo sfruttamento della foresta. A Montarbu nella prima metà del secolo scorso, pascolavano centinaia di capi bovini, suini e caprini. Intorno al 1940, per ciascun maiale presente allo stato brado in foresta, si pagava una fida pascolo di 35 tire annuali: un canone di tutto rispetto, considerato che la paga media di un Forestale dello Stato era di 380,73 lire mensili.

San Pietro, cumuLi di carbone vegetale

44

hlatura

in §ardegna n'

27

- 2006

Da qui partono alcuni sentieri che conducono in foresta: le escursioni a piedi sono libere. La strada di accesso con automezzi passa a fianco della cascata di Middai qui di lato coperta di neve. Tra le decine di itinerari possibili abbiamo ne abbiamo scelto due. I1 primo di semplice accesso e privo di difficoltà mentre il secondo presuppone buone doti atletiche con difficoltà a

tratti

elevate.


I,a Foresta Demaniate di Montarbu a Seui alienazione coincise con un drammatico evento per la Comunità di Seui: la chiusura del bacino carbonifero di Corongiu che, per tanti anni, aveva assicurato centinaia di posti di lavoro e garantito una sicura fonte di reddito a gran parte della popolazione, donne comprese. La dismissione delta miniera, avvenuta nel 1958, indusse decine di Seuesi

(2767

a lasciare il paese. Si poneva, quindi, l'esigenza di arginare "la grande fuga". Uoccasione arrivò con Ia Legge 11 Giugno 1963, N' 588. Questo strumento

Hr), ha due diverse provenienze. primo nucleo di 1168 Ha, il cui con-

legislativo prevedeva thlienazione di territori comunali per destinarli a

Le

0rigini /attuale perimetro della

f I Jg Il

Demaniale

di

Foresta

Montarbu

fine era segnato dalle falesie calcaree,

rimboschimento.

in origine era un terreno ademprivile. Il secondo di 1099 Ha (zone di Parti - Su Accu de Piras - Masoni Moru), gravato da usi civici, venne atienato dat Comune di Seui alla Regione Auto-

Il

noma della Sardegna nel 1965. Questa

21 Febbraio 1964,

ii

Consiglio Comu-

nale di Seui, presieduto dal Sindaco Bonino Carta, , deliberò all'unanimità la cessione dei terreni a favore dellAzienda Foreste Demaniali della Regione Sarda. Il prezzo stabilito per la vendita fu di

50.000 tire ad ettaro, per un totale di 54.932.000 di lire.

I lavori in Foresta La presenza di manodopera Seuese nel vecchio nucleo detla foresta, fino agli anni sessanta, era limitata. Poche le persone assunte, a tempo determi-

nato, per attività specifiche: antincendio, supporto ai Forestali nelle operazioni di "martellamento" delle vecchie fustaie di leccio destinate al taglio, piccole semine. All'inizio degli anni 30, sempre sotto iI controllo del Corpo Forestale dello Stato, furono assunti alcuni 0perai per Ia messa a dimora di piante esotiche nelle parcelle sperimentali limitrofe alla Caserma Ula, con tbbiettivo di verificare lhdattamento di queste specie alle

condizioni climatiche locali. Furono così impiantati diversi esemplari di Cedro dellAtlante, importato dallbmo-

Monte Tonnari, Seui

Natura in §ardegna

n'

27 -

2006

43


Cascata di Middai ghiacciata

I[ percorso: Riu Ermolinu§ - Margiani Pubusa

ll

5

Dis1ivello: 550 metri

Ilifficottà:

sante. I1 sentiero, delimitato per un lunqo tratto da una staccionata. costeqgia Rio Ermotinus, dove possibile vedere

olEe alle caratteristiche concrezioni formate dallhcqua calcarea te trote della varietà Salmo Trutta macrostigma al pascolo, fino alpiano diFuntana d'0ruA pochi passi dal ruscello troviamo alcu* ni atberi monumentali delle specie Agri

Caserma Ula

Trancallai Ermolinus Cent't Montis Su Linnarbu Margiani pubusa Lunghezza: Km

La cartina del percorso

NESSUNA

Interesse : Paesaggistico.

Percorrenzal tre ore Periodo consigtiato: lnverno-Primavera È il percorso consigliato per i meno esperti, lldeale per una passeggiata rilas-

-

Ponte di "Tranca1lai" sul Rio Ermolinus

foglio, Carpino nero, Corbezzolo e Tasso. percorso, adatto al periodo inverno primayera, prosegué in direzione Margiani

pubusa. Da questa cima si può osservare un paesaggio veramente maesto§o composto dalla vallata del Flumendosa, Perdaliana Punta la Marmora. Nella cima è presente un fabbricato di servizio ad uso vedetta antincendio aperto nella stagione estiva.

e

Il

Flumendosa

Margiani Pubusa

Natura in Sardegna n" 27 -

2006

45


0ltre agli aspetti panoramici e paesaggistici Ia gariga in quota di Margiani pubusa è uno scrigno di entità vegetali endemiche tra le quali ricordiamo:

Acrr,rous sARDous (Asc. Er

Lrv.) Ann.

Nome scientifico: Acinous Sardous Asc.et Lav. (Arr.) Località: Margiani pubusa Nome italiano: acino sardo Altitudine: 1200 -1340 s.l.m

famiglia: Labiateae Esposizione: nord Substrato: Calcareo

Importanza: rara NOTE. Specie endemica della Sardegna segnalata solo nei rilievi centro-orientali. Suffrutice alto 5-15 cm fiorisce a

giugno-luglio.

Aeunrcm Nuconrtsrs Ann. Er Nanu

Nome scientifico: Aquilegia Nugorensis Arr. Et Nardi località: Funtana Mela Nome itatiano: aquilegia altitudine: 1200 s.1.m Famiglia: Ranuncolaceae esposizione:est substrato: Calcareo

importanza: rara N0TE. Pianta endemica della Sardegna presente unicamente nei rilievi centrali. Fiorisce in giugno-luglio con frori azzur.ri.

Enrrus Alprnus L.

Nome scientifico: Erinus Alpinus Linneo Località: Scala sa Marra-Margiani Pubusa Nome Itatiano: come sopra Altitudine: 900- 1340 m slm.

Famiglia: scrophulariaceae Esposizione: Solo Nord-nord ovest

Substrato: Calcareo

Importanza: notevole

Note. Pianta motto importante a testimonianza di una flora montana (Picetum-Alpinetum)esistente in altri tempi in Sardegna.Anche nella Penisola Italiana ta presenza è molto frammentata(Pignatti S.) con esemplari

segnalati nelle alpi Marittime e Trentine meridionali. Nelle Falesie di Montarbu, esposte a nord, vive in luoghi ombrosi.Fioritura Mag gio-Giugno.

46


Lruouuu Monrsreruu

Monrs

Nome scientifico: Limonium Morisianum Locatità: Su croccutu-Genne acca Nome Italiano: Caglio ellittico attitudine: 900-1000 m s.l.m

Famigtia: Rubiaceae Esposizione : Nord-ovest

Substrato: Calcareo

Importanza: endemica NOTE. Paleoendemismo particolarmente raro segnalato Sardegna solamente nei catcari centro-orientali. Di grande interesse i pulvini di Su Croculu. (Arrigoni boll. sc.sarda sc.nat.).

in

Hruarrrruus

MoRTSTANUM

Brnruolo

Nome scientifico: Heliantemum Morisianum B.

Località: Montarbu

ltaliano: eliantemo di Moris Altitudine: 900-1340 m s.t.m Nome

Famigtia: cistaceae Esposizione: libera Substrato: Calcareo

Importanza: endemica N0TE. Pianta erbacea endemica della Sardegna, molto rara, segnalata dal Prof.Arrigoni unicamente nei calcari di Seui e nel Sarcidano. Perenne, comune in tutta la Foresta di Montarbu fiorisce a maggio -giugno con fiori rosacei.

Gvlrslranre Muurru Monrs Nome scientifico: Cymbalaria Muelleri Moris.

Località: Montarbu

italiano: Cimbalaria di Moris Altitudine: 900-1300 m. s.l.m Nome

Famiglia: Scrophu lariaceae Esposizione: varie

Ssubstrato: Calcareo

Importanza: Pianta endemica molto rara N0TE. Pianta endemica della Sardegna presente a Montarbu in vari siti. Deve il suo nome al farmacista tedesco Francesco Muller che per primo la classificò nel 1827.

Natura in Sardegna

n'

27

- 2006

47


Saxrrnacn Crnvrconnls VIv.

Nome scientifico: Saxifraga Cervicornis Viv.

Località: falesie calcaree di Montarbu Nome Italiano: sassifraga Sardo-Corsa Attitudine: 8OO/1340 m s.l.m Famiglia : Saxif ragaceae Esposizione: Nord

Substrato: calcare

Importanza: endemica NOTE. Pianta endemica della Sardegna e della Corsica.

Dalla cima di Margiani pubusa è inoltre facile vedere, specialmente nelle ore mattutine e al tramonto,la fauna dimorante in foresta. Tra le specie più importanti ricordiamo:

Aquila reale

Muflone

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Litinerario e le immagini di questo articolo sono tratti da "Il bosco incantato" di Marcello Cannas. Nello stesso volume potete trovare altri affascinanti percorsi escursionistici e bellissime immagini

48

§alurr

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:;:t

Tutti gti anni, soprattutto durante la stagione estiva, il dramma degli incendi. Centinaia, migliaia .: ;-,',,: di ettari di vegetazione vanno letteralmente in fumo ''.' a causa di roghi più o meno dolosi. Con I'introduzio,, , : ne del numero verde 1515 il rapporlo tra istituzioni .' ,1.',. preposte alla salvaguardia del patrimonio ecologico e ,.'rl cittadini si è fatto sempre più stretto. Ma non basta. ,, ' 0ccorre radicare nella mentalità comune [opinione che l'incendio non è soio un danno arrecato alla natu-

..,...1:.

,;:,;;;,.,';' si ripete

ra, ma un vero e proprio disastro che si ripercuote non solo nellimmediata devastazione causata dal passaggio delle fiamme, ma anche sul futuro del'ecosistema che erediteranno i nostri figli e nipoti. Per questo la ASS.FOR. e la rivista Natura in Sardegna,

bandiscono un concorso letterario che vedrà protagonisti tutti coloro che hanno a cuore iI problema dellambiente. I partecipanti dowanno elaborare brevi racconti incentrati sulla tematica degli incendi. Le composizioni saranno valutate da un'apposita giuria che premierà i testi migìiori. Successivamente saranno scelti alcuni brani da inserire in un libro volto a promuovere Ia campagna antincendi. La finatità del concorso è quella di dare parola ai non addetti ai lavori e carpire, attraverso gti scritti, elementi utili ed indizi che permettano di migliorare le future campagne contro fuoco, le tecniche investigative, la comprensione delle cause del disagio che muove la mano del piromane.

il

REGOTAMENTO 1) 2)

concorso è aperto a tutti, senza alcun Per partecipare al concorso occorre:

11

limite di età.

a) inviare un racconto incentrato sulla tematica degli incendi 3)

b) essere abbonati alla rivista Natura in Sardegna. Iabbonamento annuo alla rivista Natura in Sardegna (12 numeri), dal costo di € 30, dovrà essere sottoscritto tramite versamento sul

21970090, intestato aLla ASS.FOR, c.p. 50, Cagliari Centro. dovrà superare le sei pagine. Non si accettano manoscritti. È prevista una sezione per gli studenti delte scuole elementari. medie e medie superiori con una categoria di premi loro riservata. Gli alunni che intendono partecipare dovranno semplicemente esibire la copia della ricevuta di abbonamento sottoscritta dalla propri.a scuola o istituto. I racconti dovranno essere inviati alLa ASS.EOR. Concorso Letterarto Un fiume dÌ parole per spegnere gli incendi, c.p. 50, ..;, Ogt24Cagtiari, oppure alllindirizzo e-mail assfor.it@tiscalit.it Zi,,i:. Ief éisére accettati gli elaborati dovranno essere completati dall'autore con Ie proprie generalità anagrafiche e andrà allegata ''.,.ìt",,,,,€opia della ricevuta di abbonamento alla rivista Natura in Sardegna. a) 'ii;G!ielaborati dovranno pervenire entro il 30 aprile 2006, data ultima per laccettazione del materiale inviato. I testi recapitati zuccessivamente non verranno presi in considerazione. lC.+, Tu!.t!,! lqvori saranno sottoposti al giudizio di una Giuria qualificata e nominata dallente promotore del concorso. I[ giudizio 4)

CCP

Il testo inviato non

6)

'':r

détl1i-Giùria,sarà inappellabile.

fO; fa eiuril:*iiunira

àntro it 6 maggig 2006 e sceglierà

i 30 testi

che confluiranno nel libro sugli incendi. Venti di questi testj


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Provincia ogliastra Assessorato all'Ambiente


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