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La Fauna Selvatica in Sardegna - cronache del convegno
La Foca Monaca
Il Museo Universitario di antropologia
2
di Paolo Onida
7
,...acuradelllCRAM
ed etnografia di
-
cagliari
di Marco Melis
I "Tacchi" dell'Ogliastra
di Maurizio Deiana
"Micorrize": un possibile aiuto per il recupero delle aree dismesse
di Vittorio
Seu
-
9
11
77
All'interno l'inserto Forestale News rubrica d'informazione, costume e satira per gli "addetti ai lavori" a cura dell'Ass.For.
{'..ioltàan:t<tForrestale
Anno V n- 13 - Giugno - Seuembre 1999
ASS.FOR. editore libera associazione senza fine di lucro fondata dagli appartenenti al C.F.VA. nel 1994. Direttore Responsabile Paolo Pais Condfuettorc Responsabile editoriale e amministrativo Sergio Talloru
.Gli autori si assumono la piena responsabilità di ciò che scrivono anche difronte alla legge. La direzione editoriale per qualsiasi insindacabile motivo può ridurre o rimaneggiare gli scritti. Il giornale può in qualsiasi momento utilizzare il materiale ricevuto anche riutilizzandolo. Il materialefotografico inviato al giornale viene restituito solo su richiesta degli autori. Hanno conlribuito allu realizzozione di queslo namero: Monica Carlini, Lucia Puddu, Ninni Maras, Salvatore Scriva, Milena Zanet, Piertonio Cuboni, Maurizio Bardi, Stefania Muranca
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Abb o namenti e
Slampa Solter - Cagliari
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Foto di copertina Ninni Marras
Sito internel'. www.assfor. it E-mail: assfor@tin.it
i
di Paolo Onida
"La. fanlfla" selrra-tic.a" in Sardegt::a,"
-
tenuto ad Oristano il secondo Convegno Regionale sullo studio, la consewazione e la gestione della fauna selvatica in Sardegna. Un appuntamento importante che ha permesso anche quest'anno di fare il punto della situazione. Si è
La farna selvatica sarda, per la sua grande importanza scientifica e naturalistica è oggetto di studi e di interventi di gestione e conservazione da parte di Organismi della regione Sardegna, di Istituti Universitari, di Istituti privati di ricerca, di Associazioni protezionistiche e venatorie, di singoli ricercatori professionisti e dilettanti. Nonostante la buona qualità dei lavori scientifici e dei progetti di gestione faunistica realizzati nella nostra isola è sempre mancato un momento di scambio di esperienze, opinioni e informazionitra gli operatori del settore. Per tale motivo nel gennaio del 1993 il Comitato Provinciale della Caccia di Oristano (fficio dell'Assessorato Regionale della Difesa dell'Ambiente), con la
collaborazione dell'IVRAM
(Istituto per
la
Valorizzazione
delle Risorse Ambientali del Mediterraneo), ha organizzato, ad Oristano, il Primo Convegno regionale sulla fauna selvatica della Sardegna dal titolo "Studio, gestione e conseryazione della fauna selvatica in Sardegna". L'iniziativa ottenne un lusinghiero successo per l'elevato numero e per la qualità dei contributi scientifici presentati, per la grande affluenza di convegnisti e
per la assidua presenza degli stessi durante 1o svolgimento dei lavori; successo sancito inoltre dalla pubblicazione degli atti, grazie al contributo finanziario dell'Amministrazione Provincia-
le di Oristano. Data l'importanza che tale argomento riveste dal punto di vi-
sta conservazionistico, etico
e
venatorio il Comitato provinciale della caccia di Oristano, sempre con la collaborazione scientifica esterna dell' IVRAM, ha organizzatola seconda edizione del Convegno dal titolo "Principi e pro-
blemi relativi alle immissioni faunistiche in Sardegna; introduzioni, reintroduzioni, ripopolamenti, allevamenti." Il 2o Convegno regionale sulla fauna selvatica in Sardegna, tenutosi nei giorni 12 e 13 matzo di quest'anno al Teatro Garau di Oristano, frnanziato dal Comitato Regionale Faunistico e patrocina-
to dall'Amministra-zione Provinciale di Oristano e dalle Amministrazioni Comunali di Oristano, Neoneli, Nughedu Santa Vittoria e Austis, e stato strutfurato in cinque Sessioni di Relazioni e Comunicazioni, una Sessione Poster
e una Tavola Rotonda.
-
Le Sessioni di Relazioni e Co-
municazioni hanno trattato i
l)
seguenti temi: La gestione faunistica: aspetti
istituzionali e legislativi.
2) 3)
La gestione faunistica: ilruolo del volontariato in Sardegna. La reinkoduzione della fauna selvatica in Sardegna.
4) Allevamento e ripopolamento della fauna selvatica in Sardegna. aspetti sanitari nelle attività
5) Gli
di immissione,
allevamento
e
recupero della fauna selvatica.
Il tema della Tavola Rotonda verteva sui danni causati dalla fauna selvatica alle attività antropiche e problemi connessi (randagismo e animali domestici rinselvatichiti). Per quanto riguarda la Sessione Poster, in numero di 45, sono stati esposti per tutta la dtrata del Convegno presso il Chiostro del Carmine, messo a disposizio-
ne dall'Amministra-zione
Provinciale, ed erano attinenti ai vari aspetti della Fauna selvatica sarda.
La domenica è stata inoltre organizzata un'escursione con visita guidata nella Foresta di "Assai" interessata da operazioni di reintroduzione del Daino e del Cervo sardo effettuate dal Comitato Provinciale della caccia di Oristano. Durante l'escursione è stato inaugurato un piccolo museo della fauna selvatica presente nella foresta di Assai. Il successo del 2" Convegno
Regionale sulla gestione della fauna selvatica in Sardegna ha superato le aspettative di tutti, con la partecipazione di oltre 350 persone: di studiosi, ricercatori, di tanti studenti, di numerosi pubblici amministratori, imprenditori agricoli e operatori faunistici. I1 Convegno ha raggiunto gli obiettivi che gli organizzatori (Paolo Onidq del Comitato Provinciqle della Cctccia di Oristano e Antonio Torre dell'IVRAM di Alghero) si erano prefissi: favorire la comunicazione di esperienze e lo scambio di idee tra le diverse componenti che, a var io titolo, si interessano della gestione della fauna selvatica. Sono stati sicuramente due giorni di intenso lavoro caratterizzati da un elevato numero di lavori, da una presenza numerosa e assidua di partecipanti e da un ambiente sereno che ha contribuito a rendere possibile un confronto civile e produttivo. ECCO COM'E ANDATA
Venerdì 12, ore 9,30
-
*Il
Convegno Regionale sulla Fauna selvatica in Sardegna è giunto, dopo sei anni, alla sua seconda edizione, dimostrando di rappresentare un'occasione di confronto di idee ed esperienze, ctttesa sia da coloro che in Sardegna si occupano di ricerca applicata al-
la conservazione dellafauna selvatica, sia da chi è impegnato nelle attività di programmazione e realizzazione della gestione faunistica. L'Edizione che ci accingiamo ad inaugurare è in lar' ga parte dediccrtct al tema delle immissioni faunistiche, un tema che, oltre a rivestire una considerevole importanza gestionale, offre numerosi spunti di riflessione e discussione su argomenti piùt generali" ...I1 Presidente del Comitato Provinciale della Caccia di Oristano, dr. Giuseppe Delogu, esordisce salutando i presenti e ringraziandoli per la loro partecipazione. Il saluto del sindaco Ortu e del presidente della provincia di Oristano Sanna poi, dà fuoco alle polveri....
IL CONVEGNO UFFICIALMENTE DECOLLA Prima giornata: si mettono in evidenza le principali problematiche legate alla gestione dell'Ambiente in stretto rapporto con la fauna selvatica.
L'assessore Regionale della Difesa dell'Ambiente, on.le Pas-
quale Onida - sono circa le 10,30 - è il primo relatore. Apre i lavori della prima sessione dal titolo "LA GESTIoNE FAUNISTICA: ASPETTI ISTITUZIONALI E LEGISLA-
TIVI", e, dopo brevi preamboli di rito, dice che"l'ambiente è unita-
rio,
complesso, interrelato da rapporti organici e da indiscutibili proiezioni sull'attività delI'uomo, nel bene e nel male, ed è per questo che non possiamo pensare di tutelare alcune parti dell'ambiente, alcune componenti seppur importanti senza pensarc all'insieme del territorio ed alle comunità che su quel territorio do millenni costruiscono la propria storia" e che "come istituzione, abbiamo non solo il dovere di proteggere ma anche quello di tutelare il benefauna selvatica attraverso la promozione di ini-
ziative che siano idonee ad assicurare la conservazione e afavo-
rire l'incremento del patrimonio faunistico regionale. Tutela però che non può essere generica ma che deve soprattutto partire dal territorio e dalla sua corretta gestione.
Non può e non deve esserci nessuna separazione o scollamento tra la tutela della "fauna selvatica" e la tutela del territorio in cui la stessafauna vive stabilmente o temporane-amente e si riproduce; e non si può "gestire lafauna selvqtica" se innanzitutto non si gestisce il suo terri-
torio. E' necessario prosegue l'Assessore - quindi attivare piani operativi al fine di valutare complessivamente la risorsa faunistica integrata nel suo ambiente naturale". Le ore passano veloci, la sala dell'accogliente teatro si riempie soprattutto di giovani che cominciano a prendere appunti sui loro blocco Notes.
Sul tavolo della presidenza prende posto dr. Giampiero Corda, coordinatore di servizio dell' Assessorato Difesa Ambiente, e subito tniziala sua relazione esponendo un'attenta analisi del-
la nuova legge regionale del 29 luglio 1998 n"23, recanti norme per la protezione della fauna selvatica e per l'esercizio della caccia in Sardegna; mette l'accento sulle novità della legge e sul diverso modo di esercitare e di pensare la caccia e di gestire il territorio in termini faunistici. A questo punto interviene il Presidente della Commissione Regionale Agricoltura Ambiente, on.le Siro Marroccu, che ci parla ancora della legge "sulla caccia" e sulle modifiche che ad es-
sa dovranno essere
apportate
quanto prima.
L'Istituto Nazionale della Fauna Selvatica, presente con la sua massima autorità, il direttore prof. Mario Spagnesi, e col dr. Silvano Toso, illustra una prezio-
sissima relazione dal titolo "Le linee guida degli interventi di in-
troduzione, reintroduzione e ripopolamento di uccelli e mammiferi in ltalia: aspetti biologici, tecnici e normativi". "Tali interventi - evidenzia il relatore - si sono, nel nostro pae-
se, recentemente moltiplicqti,
spesso ponendo numerosi
problemi biologici, gestionali e sanitari. I ripopolamenti, che rappresentano ancora oggi la forma di immissione piìt dffisa in ltalia, costituiscono una pratica gestionale generalmente scorrettq e biologicamente criticabile. L'introduzione, volontctria o accidentale, di specie alloctone è stato spesso causct di gravissimi problemi biologici ed è attualmente
considerqta, q livello globale, una tra le maggiori minacce per la biodiversità. Le reintroduzioni, al contrario delle altre forme di immissione di specie selvatiche, si sono dimostrate uno strumento potenzialmente fficace di conservazione. Permettendo di ricostituire popolazioni di specie che I'intervento dell'uomo ayeva localmente estinto. Anche tale forma di intervento, d'altro canto, rappresenta unct potenziale fonte di rischi biologici e sanitari; la realizzazione delle reintroduzioni richiede pertanto una corretta e rigorosa pianificazione ed qttuazione". In riferimento alle complesse problematiche poste dalle immissioni faunistiche, l'Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica ha promosso una approfondita discussione su questo tema fra i ricercatori e gli operatori del settore dalla quale sono stati prodotti due documenti, che hanno definito le linee guida per la gestione e pianificazione di reintroduzioni, ripopolamenti ed introduzioni di Mammiferi ed Uccelli. Su,lla "Organizzazione e gestione del territorio provinciale a fini faunis tici y enator i" relaziona
il capo di gabinetto dell'Assessorato Difesa Ambiente, dr. Alessandro De Martini. La nuova legge attribuisce alle province compiti di pianificazione, di tutela dell'ambiente, della fauna e in materia di caccia attraverso i Comitati provinciali faunistici e gli ambiti territoriali di caccia. Un ruolo importante dunque quello delle province che d'ora in poi dovranno gestire e "rendere produttivo" il terri-
(A.Meriggi, A.Brangi, M.Murru, F.Picciau, e A.Lisini, rispettivamente del Dipartimento di Biologia Animale dell'Università di Pavia, i primi due, del CIRSEMAF di Firenze, gli altri due e della Sarda Caccia, l'ultimo). "Il Cervo sardo della Costa Verde nel priodo del bramito. Considerazioni sullo gestione e conservazione".
(di A.Fozzi, D.Pisu
e
H. Schenk, la
del CTS, Dipartimento per
torio di loro competenza. La prima sessione viene chiu-
Conservazione della Natura). "L' qutonomia regionale sarda
sa da una relazione scritta a quat-
ne I I'
tro mani (Cossu, Garau, Onida e Torre) e illustrata dal dr. Sergio Cossu dell'IVRAM., sullo "stato della conoscenza degli interventi di introduzione, reintroduzione e ripopolamento in Sardegna" dalla quale emerge il quadro preciso della situazione sarda circa le attività di immissione effettuate, su
(di RCaput della
come queste sono state eseguite e soprattutto, si evidenzia, tutto ciò che è stato fatto lo si è realizzato senza un filo conduttore o un programma che raccordasse le diverse attività e le diverse istituzioni che hanno operato in un unico obiettivo: quello della buona gestione del bene fauna. La seconda sessione dal titolo
..LA
GESTIONE DELLA FATINA SEL-
VATICA:
IL
RUOLO DEL VOLONTARrATo rN SARDEGNA" (presieduta
dall'avv. Franco Sciarra, vice presidente del Comitato Regionale Faunistico) ha in programma una lunga carrelTata di comunicazioni interessantissime, di esperienze fatte e opinioni espresse da
associazioni ambientaliste alternate da quelle venatorie: "La nidificazione del fenicot-
tero e dei relativi problemi gestionali nel periodo dol 1993 al I 998 : problemi gestionali".
ordinam ent o c omunitario"
Italiana della
"Il Falco
C
Federazione accia).
della Regina nell'L
sola di Sqn Pietro: conseryazione di una specie a rischio".
(di F.Diana, della LIPU). "La gestione della fauna selvatica in Sardegna anche nell'ottica del prelievo vencttorio e della costituzione di reddito agricolo'.'. (di C.Corazza dell'ARCICACcrA). "Il ruolo della Legambiente nel life Dune di Piscinas e Monte Arcuentu". (di R. Ruggeri della LEGAMBTENTE). "La Legge Regionale 23/1998 e l' assoc i azio n is mo venqtor i o".
(di F.Clemente dell'Associazione Nazionale Libera Caccia (ANLC). "La gestione del territorio in relqzione alla nuova conformazione previstct dalla L.R. 23/98 con gli Ambiti territorioli di Caccia".
(di U.Arangino
dell'ENAL-
CACCTA). I Tpsu INTEGRALI DELLE VARIE COMUNICAZIONI SI POTRANNO LEGGERE NEGLI ATTI
DI
QUESTO CON-
(S.Nissardi dell'Associazione
VEGNO CIA IN CANTIERE E CHE SICURAMENTE SARANNO DISTRIBUITI
Parco Molentargius Saline Poeto);
ENTRo L'ANNo.
"La yqlutazione dell'impatto della predazione sulla produttivi-
tà delle popolazioni naturali di Pernice sardcr e Lepre sarda".
Ma un importante
e
concetto
attira I'attenzione di tutti, in questa fase dei lavori, e emerge
vale la pena anticiparlo e amplificarlo all'interno di questa cronaca i cacciatori vogliono gestire il territorio, e quindi la fauna selvcttica, con intelligenza.
"La fauna selvatica non si protegge emanando calendari venatori inventati, restrittivi o punitivi, basati esclusivamente su dati teorici di cui talvolta deve
essere dimostrctta con la realtà".
la
attinenza
Questo concetto preciso, indiscutibile, già enunciato precedentemente dall'Assessore, esce dal coro con prepotenza, nell'lultima comunicazione di questa sessione, dalla voce del rappre-
sentante della Sarda Caccia, Alessandro Lisini, stanco di una gestione della fauna scorretta, approssimativa, che porta non solo alla distruzione della fauna stessa ma anche ad una confusione totale sia degli operatori che dei fruitori che hanno il diritto di godere di questo bene: "sentiamo di sovente dire, da pseudo specialisti, da venditori di fumo e quant'altro, che una specie è in diminuzione o un'altra in aumento, ma raramente queste affirmazioni sono sostanziate da dati oggettivi o da controlli regolari. Abbiamo bisogno di certezze. Devono essere fatti continui censimenti della fauna, controlli costanti e periodici... dobbiamo finalmente gestire come si deve questa immensa ricchezza priTna che ci sfrggo di mano, prima che
sia davvero finita". D'altronde il titolo della relazione di Lisini,'7
calendario venatorio, strumento di gestione del teruitorio e della fauna selvatica", è sufficientemente esaustiva per capime la portata e l'intero contenuto. Ore 18,30: larelazione del dr. Giuseppe Bogliani, ricercatore del dipartimento di BiologiaAnimale dell'Universitàdi Pavia, dal titolo "Effetti positivi e negativi della feralizzqzione degli animali domestici", introduce egregiamente il tema della tavola roton-
da:
..DANNI
CAUSATI DALLA FAL]NA
SELVATICA ALLE ATTIVITA ANTROPI-
cHE E PRoBLEMI coNNESSt (randagismo e animali domestici rinsel-
vatichiti)". Una relazione che mette in luce gli effetti della immissione, volontaria e non, nell'ambiente delle specie rinselvatichite. "Alcune delle specie si sono dimostrate, con il passare dei secoli, utili all'arricchimento faunistico-venatorio dell' isola ed
hanno apportato pochissimi effetti negativi sull'ambiente in cui vivono (muflone). Altri, come lo
nutria, roditore
sudamericano,
importata per scopi commerciali diversi anni fa e sfuggita dagli allevamenti ha popolato ormai quasi tutti gli habitatfluviali della nazione e della nostra regione provocando seri danni alle colture e allafauna selvatica". Il tema centrale della tavola rotonda viene quindi affrontato e discusso dai diversi relatori al-
l'uopo invitati: Corda, dell'Assessorato Regionale Difesa Ambiente, Panichi, della AUSL n. 5 di Oristano, Biancareddu della Coldiretti e Onida del C.P.C. di Oristano.
Il danno arrecato dalla fauna selvatica alle produzioni agricole è un fattore che interferisce decisamente nella gestione del territorio, ed i cui riflessi devono essere attentamente analizzati, nella tendenza, per una gestione faunistico-venatoria compatibile con la tutela degli interessi della produzione agricola; questo e altro è emerso dopo un'attenta analisi dei dati di questi ultimi anni e della normativa vigente in materia. Per quanto riguarda poi il gravissimo problema del randagismo canino è sgradevole dover parlare di animali usando termini come "eliminazione" o "eutanasia", ma la trattazione scientifica di un problema richiede spesso
il
dover mettere da parte
la nostra emotività zoofila; nel momento in cui si indossano le vesti, spesso strette e scomode,
di chi è preposto alla gestione di un patrimonio naturale, non è possibile esimersi dal fare appello alla ragione. Se 1'obiettivo è quello di conservare l'integrità ambientale soggetta a mille attentati, non possiamo fare a meno di considerare il randagismo come un, seppur involontario, attentatore molto pericoloso. La giornata si chiude con un vivace ma interessante dibattito cui partecipano i numerosi superstiti: sono ormai le 20 e la stanchezza comincia a prendere il sopravvento. Ma ecco che una sotpresa finale (più volte annunciata, ma non svelata, durante tutta la giornata), dedicata ai presenti da uno degli organizzatort, Paolo Onida, dà a tutti una nuova carica vitale e chiude definitivamente i lavori: due bellissimi pezzi in sardo presentati dal Coro di Neoneli ac-
compagnati dalla proiezione di un
video sull'ambiente e la fauna selvatica.... Dawero una bella sotpresa, un magnifico regalo dopo una così intensa, stancante ma interessante giornata di lavori. Sabato 1 3. La seconda giornata è caratterizzata dalla presentazione di relazioni e comunicazioni prettamente tecniche, illustrate da studiosi e ricercatori di chiara
fama nazionale, noti operatori faunistici sardi e funzionari regionali che da tempo si occupano di fauna selvatica in Sardegna.
La prima sessione (che in realtà è laterzadel convegno) dal
titolo ..LA
REINTRODUZIONE DEL-
LA FATINA SELVATICA IN SANOPGNA", presieduta dal dr. Enea Beccu, direttore generale del Corpo Forestale, viene al'viata dal noto ornitologo Helmar Shenk, che parla del problema delle attività di reintroduzione degli uccelli di interesse conservazionistico. Oreste Sacchi, biologo dell'Università di Pavia, in sostituzione del dr. Meriggi, parla, invece, delle "tecniche e dei miglio-
ramenti ambientali per la reintroduzione degli uccelli e dei piccoli mammiferi di interesse yenatorio", argomento che attira maggiormente l'attenzione della componente venatoria presente in sala, soprattutto quando viene toccato lo spinoso argomento del ripopolamento della selvaggina, inutile e spesso dannoso come principio ma in particolar modo se faffo con i soliti metodi tradizio-
terminare nuove collaborazioni e awiare progetti e programmi di attività. Dopo pranzo (da "Cocco & Dessì" si mangia bene!) torniamo al o'Garau" (piccola graziosa bomboniera, troppo piccola per un teatro come si deve). Sono le 15,30 e
il
Preside del-
la facoltà di Medicina Veterinaria
dell'Università di Sassari apre la quinta sessione dal titolo "Grr
nali e con specie allevate senza se-
ASPETTI SANITARI NELLE ATTIVITA
veri controlli scientifici e sanitari.
DI
Il dr. Marco Apollonio, deldi Pisa, presenta
l'Università
quindi ttna relazione sulle " tecniche ed i miglioramenti ambientali per la reintroduzione degli ungulati". Da questa relazione emergono problematiche legate sopratfutto alla realizzazione di adeguate strutture nelle aree di rilascio degli ungulati (e quindi dei loro costi) e alla presenza dipredatori (soprattutto cani randagi). Tre comunic azioni chiudono questa sessione:
"La reintroduzione degli ungulati nelle Aziende Foreste Demaniali della Sardegna", di Carlo Boni, responsabile dellaA.F.D. di Cagliari; "Le attività di reintroduzione degli ungulati nel BarigadlÌ', di Paolo Onida det C.P.C.
di
Oristano e, infrne, "Stime e di lepre e cinghiale nella Provincia di Cagliari e tecniche di studio propedeutiche per le reintroduzioni e i ripopolamenti dei mammiferi nell'isola" di Anna Maria Deiana, del Dipartimento di Biologia Animale ed Ecologia dell'Università di Cagliari, e Carlo Murgia. I convegnisti, a questo punto sono le I1,30 - vengono invitati a trasferirsi presso il bel Chiostro del Carmine (ex complesso conventuale datato 1785) che ospita la sessione poster (la quinta). Un rinfresco offerto dalle associazioni venatorie di Oristano contribuisce piacevolmente a creare l'ambiente ideale in cui scambiare esperienze, idee e deconsistenze
IMMISSIONE, ALLEVAMENTO E RECUPERO DELLA FALTNA SELVATI-
cA". Ricca occasione questa per sottolineare I'importanza del ruolo del veterinario nella gestione della fauna selvatica. Il rapporto veterinario-fauna non può ridursi allo studio clinico del singolo caso ma deve tendere al benessere di una popolazione in rapporto all'ecosistema su cui insiste, an-
che accettando la malattia,
se
questa rappresenta un naturale elemento di equlibrio. E'necessario che il veterinario, nell'ambito delle proprie competenze, si prepari a dialogare con gli altri specialisti coinvolti nella gestione ambientale faunistica.
Rosario Fico, dell'Istituto Zooproflatico di Teramo, e Salvatore Naitana della Facoltà di Veterinaria dell'Università di Sassari parlano rispettivamente di "Problemi sanitari legati alla immissione e allevqmenti di animali selvqtici" e di "salvaguardia dell'integrità genetica delle specie selvotiche mediante tecniche riproduttive". Paolo Briguglio, Luca Brugnola, Monica Pais, Marco Muzzeddu e A. f irinu, tutti medici veterinari, presentano invece diverse comunicazioni relative a esperienze di attività di recupero dei selvatici nei vari centri dell'isola e del continente. L'ultima sessione, ma non per questo la meno importante, la sesta, viene gestita dal dr. Ciro Angiolino, direttore generale dell'Assessorato Difesa Ambiente.
Sessione dal titolo "ALLEVAMENe RpopoLAMENTo DELLA FAU-
ro
NA
SELVATICA
IN
SARDEGNA,,.
II
dr. Mauro Carboni, dell'Assesso-
rato Regionale Agricoltura, ci parla di "Orientamenti sulla direttiva per I'istituzione in Sardegna delle aziende agri-turisticoyenatorie". Questa è una delle novità contenuta nella legge 23198. Si tratta di imprese agricole nelle quali è
possibile l'immissione e l'abbattimento di fauna selvatica di allevamento per tutta la stagione ve-
La differenze fra le aziende faunistico-venatorie e le agri-turistico-venatorie è marcanatoria.
ta: nelle prime l'obiettivo prima-
rio è
naturalistico-ambientale, nelle seconde l'obiettivo primario è agricolo in senso ampio, cioè economico.
Seguono la comunic azione della dr.ssa Cecitia Fassò (dell'Azienda Foreste Demaniali di Cagliari) "L'allevamento sperimentale di Lepre sarda: primi dati sulla produzione e sui ripopolamenti e cenni sulle principali patologie", quella di Mauro Aresu "Il ripopolamento del Grfone nella Sardegna Nord-Occidentale, 1986-1998: esperienze, problemi e prospettive" e, per finire, Pintore, dell'ARCAS, ci parla di "Un'esperienza di autogestione del I' ambiente yenatorio"
.
L'avventura è finita, due parole di commiato del Presidente dr. Delogu, abbracci e strette di mano, pacche sulle spalle e complimenti agli organizzatori (sfiniti e spremuti). Un arrivederci a domani: l'assessore concluderà il convegno in una cornice diversa, fra i boschi di'Assai", fra i daini e i cervi sardi, reintrodotti dal Comitato Provinciale della Caccia di Oristano, che hanno ripopolato da anni quelle montagne. La prossima volta vi racconterò come è andata l'escursione
di Neoneli.
A presto.
a cura dell'ICRAM
La" foc'a.- lal-ofla"ca" Un animale una volta comune per chi opefaYa in mare, oggi pruticamente scomparso dalle coste Sarde.
Trovandosi a passare per le Porte
della spiaggia... (un contadino) fu sorpreso nell'udire un forte rumore come di animale che russasse, ed avendo guardato intorno si accorse che il rumore era prodotto da un grosso e sffano animale che tranquillamente dormiva sdraiato sulle alghe, riscaldato dal tiepido sole primaveriIe...". La citazione risale al 1889 e descrive la sorpresa di un contadino nello scorgere un esemplare di Foca monaca addormentato su una spiaggia dell'Isola di Lampedusa. Secondo i racconti e la bibliografia storica queste osservazioni si verificavano spesso lungo le coste delle isole Pelagie, ma anche in numerose località italiane tra cui le coste della Sardegna e delle Isole minori dell'Italia. Se si potesse scorrere attraverso quest'ultimo secolo eliminando gli effetti awersi procurati dalla presenza umana sulla sopravvivenza di questa sPecie, Potremmo forse anche oggi Provare la stessa meraviglia nell'udire una Foca monaca russare mentre dorme assopita lungo una delle tante spiagge che conferiscono alla nostra penisola I'attributo di
ambita meta
v acanzier a.
Ma la situazione non è ProPrio così. Tanto è stata cantata la Pre-
senza della Foca monaca dagli antichi oratori Mediterranei, tanto è stato cantato inutilmente il grido d'allarme del suo declino
negli ultimi trent'anni. Inizial-
mente cacciate per il grasso e la pelliccia e per le proprietà taumaturgiche contro i reumatismi conferite alla sua pelle, i nuclei di Foca monaca iniziarono a dimi-
nuire soprattutto all'inizio degli anni'60. In questo periodo, I'aumento della pesca artigianale in concomitanza all'espansione antropica costiera influirono in varie maniere sulla soPravvivenza dei nuclei che sostavano lungo le coste italiane. I fattori di declino sono attribuibili sia all'uccisione diretta degli animali perché considerati competitori di risorse ittiche e danneggiatori degliattrezzi di pesca, sia all'uccisione accidentale nelle reti da Posta (che dagli anni 60 in poi vennero sostituite da fibre organiche a fibre in nylon, molto più resistenti ma molto più diffrcili per un animale da districarsi nel caso rimanesse
impigliato). Non per ultimo il disturbo del crescente turismo marittimo che allontana questi animali dai loro luoghi di sosta costieri.
La popolazione totale della Foca monaca del Mediterraneo è oggi stimata sui 500 individui ed è talmente ridotta da essere considerataad alto rischio di estinzione. I nuclei più consistenti frequentano le coste delle isole della Gre-
cia e della Turchia. Altri Piccoli nuclei frastagliati frequentano le coste inaccessibili e remote del Mediterraneo, ma la ratefazione è soprattutto elevata nel Mediterraneo nordoccidentale' dove la presenza è ridotta a segnalazioni sporadiche. Un altro consistente nucleo della popolazione risiede nell'Oceano Atlantico lungo le coste della Mauritania, ma una recente moria e la distanza geografrca di questo dal resto della popolazione rendono ancora Più precario il futuro della sPecie.
E' facile immaginare lo stuPore di chi scorgeva una foca lungo una spiaggia. I1 peso corporeo di maschio adulto puo raggiungere
i 250 chili. Durante il sonle foche possono emettere no, oltre
delle vocalizzazioni e suoni simili al "russare" che si pensa siano provocati da agenti che irritano le vie respiratorie. La colorazione del pellame varia dal grigio chiaro al nero con una macchia bianca sul ventre.
i parti siano in spiagge riPasempre awenuti rate ma i racconti storici evidenziano l'uso delle spiagge aPerte, un'abitudine che la specie ha sicuramente perso a seguito della caccia spietata alla quale è stata sottoposta e che ha favorito I'uso di grotte profonde e difficilmente accessibili. Il comportamento sempre più schivo della Foca monaca, sviluppato negli individui capaci di soprawivere solo mantenendo un profilo elusivo, la rende una specie Particolarmente difficile da osservare e da E' probabile che
comprendere.
Secondo alcuni studi, la durata dell'allattamento è tra le più lunghe rispetto ad altre specie di foche - quasi quattro mesi - il che rende particolarmente delicata la soprawivenza del cucciolo, Poi-
ché il parto e le cure Parentali hanno luogo sulla terraferma e ri-
chiedono l'assenza di disturbo umano. La presenza umana nei luoghi del parto non solo spaventa gli animali facendoli entrare in acqùa, ma può spingere la madre in seguito a partorire altrove, favorendo la scelta di un sito meno idoneo I'anno successivo, che in-
fluisce sul tasso di soprawivenza del cucciolo. Dopo la prima settimana di
vita,la madre lascia pe-
riodicamente il cucciolo da solo nella grotta che in situazioni ottimali ospita altri individui di foche. La madre si reca a mare presumibilmente per cacciare anche se non è certo quale sia il grado di spostamento da lei effettuato e in quali proporzioni scelga le sue prede tra pesci, crostacei e mollu-
schi. Alcuni studi svolti in Maurilania indicano che i maschi adulti sono capaci di compiere immersioni fino a 90 metri per cacciare ed alcuni individui possono spostarsi oltre le 50 miglia in due giorni, compiendo spostamenti piu ampi di quanto si fosse
che da indicare una apparente assenza degli animali dalla costa. La specie è considerata estinta in
Italia per via dell'assenza di un nucleo riproduttivo stabile lungo le sue coste. Le ultime tracce di un parto risalgono al 1984 con il
ritrovamento di due cuccioli morti lungo la costa orientale e quella occidentale della Sardegna. Ciò nonostante, alcuni awistamenti sono riportati quasi ogni anno in alcune località della Puglia, della Sardegna e recentemente della Sicilia.
mai immaginato. Ma la Foca monaca non ha biso-
Il significato di questi awistamenti rimane ancora oscuro. Infatti, sebbene si conoscano alcuni dettagli riguardo all'uso dell'habitat terrestre, si è ancora ignari dell'uso che questa fa dell'habitat marino e delle sue capacità di
gno della terraferma solo per partorire ma anche per cambiare il
In
proprio pelo. La muta awiene una volta I'anno. A differenza di altre foche la muta della Foca monaca prevede I'esfoliazione del pelo e di uno strato di epidermide. Come in tanti altri mammiferi, questo processo comporta una serie di alterazioni ormonali e metaboliche che sottopongono I'organismo ad un notevole stress fisiologico. La possibilità di recarsi in un approccio terrestre sicuro e protetto è quindi fondamentale per le attività riproduttive e metaboliche della Foca monaca.
Osservare una Foca monaca in mare non è semplice e I'assenza di avvistamenti non è necessariamente indice della sua assenza da determinati tratti di costa. Negli anni'70 il Gruppo Speleologico Sardo Pio XI, osservò a lungo le foche all'interno di una nota grotta del Golfo di Orosei. Le osservazioni condotte all'intemo della grotta permisero agli speleologi di osservare fino a 6 animali ma gli stessi riscontrarono che le in-
dispersione. assenza
di conoscenze sugli spostamenti condotti da questa specie, è diffi cile ipotizzare 1' entità degli individui awistati in questi ultimi anni in Italia. Podi esemplari provenienti da nuclei di paesi limitrofi o di giovani esemplari erranti che spostandosi permetterebbero la dispersione della specie o semplicemente di individui che frequentano le coste itatrebbe trattarsi
liane con maggiore assiduità di quanto si
possa
attualmente ipotizzarc. In questi ultimi decenni molti
ricercatori
hanno
previsto la scomparsa della specie entro le soglie del2000 ma nonostante le awersità e la mancanza di misure di tutela appropriate, qualche individuo continua a frequentare le coste italiane.
formazioni provenienti dai pescatori locali e da osservazioni
L'ICRAM, I'Istituto Centrale per la Ricerca Applicata al
svolte a mare erano talmente po-
Mare che opera sotto
la vigllanza del Ministero
del-
I'Ambiente, ha awiato una raccolta di informazioni sugli awistamenti di Foca monaca, con I'intento di riassumere in maniera coordinata e lungimirante informazioni che spesso non sono riportate o sono andate perse. Chiunque awistasse (o avesse awistato recentemente) un esemplare di Foca monaca può awisare I'ICRAM contattando il numero verde del NOE, il Nucleo Operativo Ecologico del Ministero dell'Ambiente Ogni informazione fomirà ai ricercatori dell'ICRAM, nozioni utilissime sullo stato di questo mammifero marino in Italia che sono essenziali per poter salvaguardare un patrimonio naturalistico Mediterraneo che, con sporadici awistamenti, segnala ancora la sua esistenza. Se saremo pronti a rilevare queste presenze ed interpretarne
il si-
gnificato, ci sarà ancora un margine di recupero per la specie, e forse un giorno qualcuno potrà ancora sorprendersi nell'udire il respiro di un grosso animale mentre dorme sdraiato su una spiaggia riparata di qualche remota località italiana.
di Marco Melis
II. nf.Lrseo r-r.If.i\rersitario atratrop olog
di Cagliari
di
ia ed etlf.ogf afra
Nei nuovi locali della Cittadella Univercitafia di Monserrato è possibile visitare un museo universitatio, non molto conosciuto ma èertamente pieno di curiosità. Antropologia fisica, etnografra, archeologia, etnomusicologia della nostra isola. Nel 1988 fu costituito un "Comitato nazionale per lo studio, la tutela e la valorizzazione della cultura scientifica e storico scientifica", che nell'ambito del Ministero dell'Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica (M.U. R. S.T.)aveva funzioni consultive e 1o scopo di promuovere, presso il grande pubblico, la diffusione delle diverse forme della
\
cultura scientifica. Tra i diversi incarichi affidati
al comitato c'è
o
§0
3
I'organizzazione
ed il coordinamento della Settimana della Cultura Scientifica e Tecnologica, che si svolge ogni anno dal marzo del 1991. Questa manifestazione è nata con I'intento di attirare I'attenzione del pubblico, delle comunità scolastiche, dei singoli cittadini, di mostrare loro i diversi aspetti della cultura scientifica e tecnologica e di far conoscere quelle che sono le attività dinamiche svolte all'interno di centri, istituti. laboratori. musei di tutta Italia. La "Settimana" si svolge solitamente nel mese di marzo o aprile con diverse manifestazioni comprendenti soprattutto seminari, mostre, esposizioni, dibattiti, conferenze, visite a laboratori scientifici o tecnici, escursioni ad orti botanici, proiezioni di film, visite guidate a musei. Dai dati riportati nei cataloghi editi dal Ministero della Pubblica Istruzione, emerge un buon livel-
r! §
r: Sala dei Costumi Sardi
lo di
partecipazione dei musei scientifici di tutta I'Italia alle manifestazioni legate alla Settimana della Cultura Scientifica e Tecnologica nel periodo compreso tra
il
di di Cagliari nonché direttore della sezione di Scienze antropo-
il
logiche. Il Museo organizza attività atte a promuovere la cultura e la di-
Annesso alla Sezione di
vulgazione dell'antropologia fisica e dell'etnografia: ne è la prova
Scienze Antropologiche dell'Università di Cagliari, si trova il Mu-
la mole di visitatori (soprattutto scuole) che ogni anno visita il
seo sardo di Antropblogia ed Etnografia, creato nel 1953 dal professor Carlo Maxia, anatomico
museo.
1991 ed
1998.
ed ordinario di antropologia, di-
Anche quando le collezioni giacevano sistemate in maniera non idonea (per carenza di ade-
rettore dell'allora Istituto di Antropologia che ora è ospitato nei nuovi locali della Cittadella universitaria di Monserrato (proveniente dalla originaria sede di via Porcell a Cagliari). Attualmente la direzione è affidata al professor Giovanni Floris, ordinario di Antropologia fisica presso I'Università degli stu-
guati locali) nella vecchia sede, vi sono sempre stati visitatori (anche stranieri). appassionati o semplici curiosi, che hanno lasciato la loro firma nel registro delle presenze alla fine della visita guidata, durante tutto il corso dell'anno. L'edizione della IX "Settimana" (21-21 marzo 1999) ha poi segnato un lusinghiero
successo dell'attività del museo, essendo stati registrati circa 7.000 visitatori nei nuovi locali della Cittadella universitaria di Monserrato! Con questa precisazione
aspetto
si
è
in esame un che riguarda il sempre
voluto prendere
maggiore interesse del grande pubblico per i beni culturali e che ha coinvolto negli ultimi decenni diversi comuni della Sardegna. Sono documentate, infatti, tutta una serie di iniziative come musei o case - museo, mostre di varia nattra, collezioni pubbliche e private, conferenze ecc., cioè iniziative atte a contribuire alla conoscenza ed alla diffusione di temi legati ad argomenti di scienze
naturali o di etnografia, di antropologia fisica o di etnomusicologia, ecc.
La visita al Museo inizia con uno spazio occupato da reperti di
epoca nuragica come macine, piccoli betili e nuclei di ossidiana; è presente anche un tronco di
albero fossilizzato proveniente da Zuri (OR). Segue un ampio salone che espone una pafie dei 34 abiti tradizionali sardi, tutti originali e usati,. acquistati dal Prof. Carlo Maxia a partire dagli anni '60. Per la maggior parte sono abiti da giovanetta e proven-
gono da diversi comuni delle
ì
o
§ t(
,i
Strumenti musicali e congegni sonori
quattro province sarde. Segue I'esposizione di attrezzi del mondo
pastorale con forme di sughero per il formaggio, mortai, borracce di legno, attrezziper la tosatura e per lalavorazione della lana. Sempre nella stessa sala sono sistemati una serie di cestini e qualche attrezzo da cestinaio, nonché diversi strumenti musicali della tradizione popolare della Sardegna: launeddas, benas, so-
littus, trumbittas, matracca, ecc. Altra collezione è quella degli ex-voto, decine di oggetti rappresentanti diverse parti anatomiche
umane e figure di animali, tutti offerti in dono a San Palmerio e a San Serafino inGhllarza,per grazia ricetuta o per adempiere ad
una promessa fatta. In una sala attigua trovano po-
sto diversi calchi di ominidi fos-
sili che illustrano
I'evoluzione dell'uomo a partire da individui molto vicini alla linea evolutiva delle scimmie antropomorfe, cioè dagli Australopiteci all'Homo sapiens, I'uomo moderno. Nella stessa vetrina trova posto anche una parte della collezione di crani del periodo nuragico, tra i quali primeggia il cranio trapanato di Seulo, esempio di tripla trapanazione cranica eseguita sul vivente :utilizzando punte di pietra. Questa sala ospita an-
che alcuni tra i tantissimi crani umani che evidenziano le differenze tra maschio e femmina, vecchi e bambini, europoidi e negroidi e ossa, provenienti da scavi archeologici, che presentano malattie diverse. Aspettano di trovare giusta collocazione i reperti a carattere antropologico provenienti da diverse parti del mondo: riproduzioni di teste - trofeo rimpicciolite degli Jivaros dell'America Latina, maschere e strumenti musicali africani, due mummie sarde di sesso diverso risalenti al XVII secolo e pezzi di ceramica nuragica.
Il museo è aperto dal lunedì al sabato dalle ore 10,30 alle 13,00. Per ulteriori informazioni e prenotazioni: Dr.ssa R. Floris 07016754291
di Maurizio Deiana
I " ta.cclli " dell'
O g,Lia'stra
Viaggio attraverso uno dei territori più suggestivi di tutta la Sardegna Le Dolomiti Sarde:tali furono stupore el'ammirazione provati dal famoso geografo piemontese, generale Alberto La Marmora, nel visitare la parte montana dell'Ogliastra meridionale, tanto da suggerirgli l'accostamento con le famose montagne del Trentino Alto Adige e del Veneto. Basiliche di calcare, bastionate rupestri, falesie, pareti verticali a picco, ripidi dirupi, strette gole pressoché inaccessibili, isolotti rocciosi sparsi qua e là, altopia1o
ni e profonde vallate
solcate da
fiumi e ricoperte di verdi foreste; in questa maniera si caratlerizza una parte abbastanza estesa della
regione dell'Ogliastra, dal "salto
Monte Lumbupau (Jerzu)
strato etnico più antico.
si entra a contatto con uno dei paesaggi sardi più carichi di magica suggestione, fascino e bel-
Sembra quasi di rivederle le tribù nuragiche dei Gallinenses e Ilienses, radunate sotto uno dei tacchi più caratteristici in assoluto: Perda Liana, situata alle estreme propaggini del territorio del Gairo, di fronte al massiccio del
lezza,con scenari sempre nuovi
Gennargentu.
di Quirra" sino alle pendici
del
Gennargentu.
Percorrendo la strada che da Perdas de Fogu conduce a lerzrt
e
awincenti. Da Sa Sartaina, terrazza sotto I'imponente "tacco" di Monte Corongiu (mt. 1008) si può dominare uno straordinario spettacolo, un susseguirsi di altopiani calcarei sorretti da bianche pareti verticali rupestri, un "sali e scendi" di rocce e foreste che ha pochi Para-
goni: sono
i
"tacchi dell'Oglia-
stra", uno dei territori più selvaggi e affascinanti di tutta l'Isola. Qui, come in altre zone dove i1 patrimonio naturalistico è me-
glio conservato e più
integro,
sembra di respirare la Sardegna più vera, più autentica, si awerte quella particolare atmosfera di "ancestralità" che ci ricollega alle nostre origini, al nostro sub-
La "pietra degli iliensi",
se-
condo alcuni studiosi, pare osPitasse le riunioni delle varie tribù montanare sarde, unite in confederazione da una comune urgenza e necessità: tenere in scacco e
resistere
all' av
anzata delle legio-
ni romane. Il permanere nel patrimonio orale tradizionale di numerose leggende e favole dove si fa riferimento a Perda Liana, induce a presumere che tale "locus" fungesse da centro cataltzzatore, da luogo forse di culto, richiamando grazie alla sua particolare forma e confìgurazione, osservabile da diverse angolazioni, le popolazioni nuragiche dell'interno. Con l'awento del Cristianesi-
mo, la maggior parte delle simbologie, dei riti, delle credenze e delle pratiche religiose assunsero una connotazione fortemente ne-
gativa, addirittura demoniaca; non è forse vero che privando un popolo, un'etnia, della sua cultura, della sua identità, si facilità I'opera di sottomissione e conquista?
Quel passato, quella civiltà
per molti aspetti ancora misteriosa, sono ancora lì, quasi a sfidare il tempo e l'oblio della memoria e attendono tutt'oggi di essere svelati e valorizzati pienamente. Sono la cultura e la storia di una ter-
ra antichissima, ancora tutta
da
scoprire!
Chiamati tacchi in Ogliastra, tonneri nella Barbagia di Seulo, occupano un'area molto vasta: da Tertenia fino a lerzu, da Ulassai a Osini, da Ussassai e Seui fino a Gairo.
Formatisi in seguito a sedimentazioni e depositi marini nelI'era mesozoica (giurassico), sono
costituiti da rocce calcareo - do-
Monte Tbnneri (Seui)
lomitiche poggianti solitamente su basamenti di scisti cristallini. L' azione combinata dell'acqua e del vento, col passare delle ere
geologiche, ha progressivamente eroso le rocce lungo le linee di faglia, creando falesie rupestri e pareti verticali molto caratteristiche, quasi sempre di alto valore ambientale e paesaggistico, che delimitano degli altopiani interni, dando luogo a quella tipica forma di tacco rovesciata che spiega la denominazione usata nelle parlate locali. Queste lormazioni richiamano anche, e sopratutto, altri paesaggi e territori resi famosi da numerosi film western, owero le rocce ed i canyon del Colo-
rado e della Monumental Valley in Utah, entrati ormai a fare parte della nostra memoria colletiva grazie a tantissimi lungometraggi che celebravano I'epopea dei coloni e pionieri del Nord America.
Infine
il
tipico "trenino verde"
che attraversa questi luoghi rende
ancora
piu congruo
il
raffronto
il "far west" americano. Non v'è dubbio che la linea ferroviaria a scartamento ridotto con
che attraversa la parte meridiona-
le
dell'Ogliastra, contribuisca a
conferire a questa regione un fascino particolare. L'insolito percorso feroviario percorre un'area
molto diversa da altte zone sarde, un territorio isolato, pressoché abbandonato, selvaggio, bellissimo. Viene spontaneo chiedersi come mai, dopo le gueffe d'unifica-
zione del Risorgimento italiano, si pensò alla realizzazione di questa strada ferrata? Quale era
il
vero motivo delf iniziativa, presentata nella versione ufficiale come necessaria alla gravosa esigenza di spezzare I'isolamento atavico dei molti centri montani, rimasti ancora ad un livello economico, sociale e culturale precario e arretrato? In verità, dopo la creazione del Regno d'Italia, con lo sviluppo dell'industria mineraria e I'intensificarsi della rete ferroviaria europea, aumentò considerevolmente la richiesta di grandi quantità di legname per le armature delle gallerie dei pozzi e per la realizzazione delle traversine dei binari. Alcuni spregiudicati industriali dell'Italia settentrionale e numerosi speculatori muniti di
ingenti capitali, guardarono con avido interesse alle immense e vergini foreste d'alto fusto del Sarcidano, della Barbagia e dell'Ogliastra.
Infatti, il vero scopo non confessato delle varie linee ferroviarie fu, in ultima analisi, il taglio delle bellissime foreste della Sardegna centrale. Formazioni vegetazionali ancora integre, molto diversificate ed evolute, rifugio dei cervi, daini e mufloni, che avevano resistito ai Cartaginesi, ai romani, ai bizanlini, ai catalano - aragonesi e agli spagnoli, furono pressoché rase al suolo e metà del patrimonio forestale isolano se ne andò in fumo in questa maniera.
Nonostante
gli
scempi ope-
ranti nel passato, a dispetto degli incendi e dell'uso spesso sregolato e irrazionale del territorio, la
natura riprende sempre
il
suo
corso, riparando alla ferite causategli dall'uomo e col passare del tempo la macchia mediterranea ed il bosco riescono ad insediarsi di nuovo anche nei terreni più degradati ed inospitali. Chi percorre la strada da Us-
sassai a Gairo Taquisara non può
non rimanere affascinato dalla bellezza della vallata omonima formata dal rio Isara. I boschi di lecci nel versante appartenente al comune di Osini ricoprono interamente i pendii sotto le falesie calcaree per svariati chilometri e offrono I'aspetto di una foresta compatta ed estesa con ottimo livello vegetativo e di adattamento al pedosuolo e la clima. Tutte le specie tipiche della foresta mediterranea, della macchia e della garrga sono ampiamente raPPresentate, a testimonianza dell' alto grado di complessità e di diversificazione dei boschi esistenti che, assieme agli impianti colturale di mele, ciliegi e noci vicini al rio Isara, creano un panorama di suggestione ed incanto unici in Sardegna. Su tutta la vallata incombono come guardiani di roccia i tacchi con le loro pittoresche
e inconfondibili pareti rupestri: Pizzu Tagliaferru (1006 mt.), Bruncu Mattedì (7066 mt.), Pun-
ta Scala su Istressi (992
mt.),
Puntq Isara (964 mt.), Serra Serbissi e
gli scenari che si presenta-
Tacchi di Jerzu
no al viaggiatore e al turista regalano emozioni di struggente bellezza v er amente uniche. Dalla vallata del rio Pqrdu si arriva al "taccu" di Osini, percorrendo uno stradello asfaltato che dal paese sottostante si inerPica tornante dopo tornante sul costone della montagna, attraversando una bella e fresca lecceta dove è presente in buon numero anche il
carpino nero.
Alf improvviso, nella stradina, appare come d'incanto uno stretto passaggio, come una fenditura nella roccia, circondata da ripidissime pareti calcaree: ò la Gola o Scala di San Giorgio. Magiche e arcane sensazioni emanano luoghi come questo, reso ancora più interessante dalla leggenda del Santo che avrebbe tagliato in due la montagna con un colpo di spada, o dai resti di un pozzo sacro nuragico, s'Abba 'e sa Sanidadi, ostruito nel recente passato, quasi a voler cancellare la memoria dei riti sacri delI'acqua (o ordalie) che in esso i nuragici offtciavano. S'assa 'e su Casteddi (la fale-
sia del castello), alta parete a picco de su Osini, ci restituisce quel che resta di un antico presidio ro-
mano, che controllava la zona dalle "bardane" o incursioni delle cosiddette "civitates barbarie" insediate nei territori vicini. D'alto della falesia si può ammirare tutta per intero la bella vallata del rio Pardu, orientata in senso NNO - SSE, secondo una faglia di interesse regionale. Costituita in prevalenza da argilloscisti, arenarie, filladi paleozoiche, è interessata nei settori di contatto tra lo scisto e il calcare, da un importante orizzonte sorgentifero, dove sono sorti i centri abitati di Osini, Ulassai e lerzu. L'area in questione appare troppo vasta e intensamente Popolata per farne un monumento naturale o una riserva protetta e forse I'unico strumento di tutela potrebbe essere la sua inclusione nel parco del Gennargentu. Dal tacco di Osini le pareti calcaree si susseguono ininterrottamente fino davanti a Gairo Taquisara, formando come un'inespugnabile lunga muraglia di
Perda liona lGoiro)
roccia; in alcuni punti le pareti cadono a picco per centinaia di metri, creando suggestivi panorami e vedute vertiginose mozzafrato (Bruncu Mezzodì, Fundu e Assa, Punta su Scranu). Verso sud-est, da Osini ai tacchi di Ulassai, su cui incombe lo spettacolare Bruncu Matzeu il passo è breve. Alle spalle di ques'ultimo centro, guardando dal pittoresco archetto in pietra di Barigau, il panorama dei tacchi non finisce di sfupire e 1o sguardo è rapito dalla maestosità delle imponenti pareti rupestri di Monte Tisiddu, Punta Secco e Bruncu Vitiglio. Nelle immediate vicinanze si apre con un grandioso ingresso la famosa grotta di ^Sz Marmuri, meta di visitatori da tutta I'Isola. Questa grotta, tra le più belle della Sardegna, è importante anche dal punto di vista faunistico; infatti, ospita tra 7,altro un piccolissimo coleottero troglobio, adattato benissimo alI'ambiente ipogeo: la Ovabathysciola gestroi, che rappresenta un'esclusiva di un certo rilievo. Ancora, in territorio di Ierzu, un tacco dopo I'altro, si succedono
in un'altalena di vertiginose pare-
Monte Tonneri (mt.1323) appare
ti rocciose, cengie e guglie calca- ricoperto da una pregevole e belree, Monte Lumburau, Monte la fustaia primaria di leccio, cui Troiscu. Pitzu Porcu e Ludu, pit- contende sempre più terreno il zu Sant'Antonio e infine la note- carpino nero, qua presente con vole cima isolata di Corongiu, una delle formazioni più estese e molto caratteristica per essere vi- rappresentative di tutta I'Isola. sibile ed inconfondibile come L'area in questione è stata indiviPerda Liana o Monte Novo San duata come oasi permanente di Giovanni, da luoghi molto diverprotezione faunistica e di cattura, si e lontani, rappresentando un e ciò toglie ogni preoccupazione ottimo punto di orientamento. circa la sua protezione e la sua Dai tacchi di Ierzu si arriva fi- perpetuazione nel futuro. no a Tertenia, sovrastata dai tacQuesta zona è attraversata dal chi Tacchixeddu e Montarbu, al "trenino verde" e sicuramente di sotto dei quali iniziallbellissirappresenta uno degli itinerari tumo bosco di lecci di Bingionniga, ristici più consigliati per avere un un tempo non molto lontano rifugiusto approccio con questo pargio di cervi e daini, come ci sug- ticolare territorio. gerisce il toponimo Ponte su CraMufloni e aquile, astori e biolu, che troviamo lungo la S.S. sparvieri, cinghiali, gatti selvati125 Orientale Sarda. ci, martore e ghiri, sono presenti Un discorso a sé stante merita in buon numero in questa foresta il complesso forestale di Montar- e buon esito hanno dato i ripopobu in agro di Seiu e Ussassai, velamenti awiati dall'Azienda del ro e proprio fiore all'occhiello cervo sardo e del daino, le cui podell'Azienda Foreste Demaniale polazioni sembrerebbero in cosarda, che si presenta dal punto di stante aumento. Da segnalare, invista vegetazionale e faunistico fine, un leccio di proporzioni gitra i meglio conservati delllarea gantesche in località su Canali, dei tacchi. mentre nelle zone più umide non Il costone roccioso sotto il sono rari il tasso e I'agrifoglio.
Agli inizi del secolo, senz'altro i mufloni, i cervi e i daini occupavano quasi tutta I'area dei tacchi, ma a causa della caccia indiscriminata e dei cosiddetti "safari", organizzati per facoltosi "continentali", si è avuta I'estinzione delle ultime due specie anzidette, mentre l' ar eale dell'aquila sembra essere più esteso e alcune coppie dovrebbero nidificare anche nella zona dei tacchi di Tertenia e di lerzr, al confine con il salto di Quirra. Nelle cavità umide è possibile incontrare il raro geitritone sardo, bizzano anfibio adattatosi a vivere negli anfratti calcarei ed ipogei, mentre nei torrenti e nei ruscelli è possibile trovare ancora la rarissima trota sarda ed il caratteristico tritone o euprotto sardo. Tutta I'area dei tacchi è ben popolata dal punto di vista faunistico: poiane" gheppi. astori. sparvieri, falchi pelegrini, colombacci, ghiandaie, tortore, assioli, civette, barbagianni, upupe, sono abbastanza diffusi così come gatti e conigli selvatici, lepri, donnole, martore e cinghiali, a dimostrazione del buon grado di funzionalità e naturalità degli ecosistemi. Per ciò che concerne I'aspetto floristico, l'espressione più alta
delle evoluzioni delle formazioni è rappresentata dal "Quercion ilicis", mentre i boschi
vegetali
e non, è soprawissuto solo qual-
mismi: ai già citati santolina ed
che piccolo lembo, come quello
elicriso, si aggiungono specie come I'Helianthemum e Limonium morisianum, il cavolo di Sardegna (Brassica insularis), il Rham-
nel costone risvolto a nord del Monte Tonneri, all'interno del complesso forestale di Montarbu in agro del comune di Seui. Buon esito hanno dato diversi
rimboschimenti in zone molto degradate con litosuolo affiorante, laddove sono state impiegate come specie preparatorie e pioniere il pino domestico, il pino d'Aleppo e il pino nero; la protezione offerta da queste piante ha perrnesso alle giovani plantule di
leccio di crescere e di awiarsi verso la costituzione di giovani "perticaie" in buon equilibrio con i fattori edafici e climatici. Nelle zone più umide, soprattutto a ridosso delle falesie calcaree, è presente in buon numero il carpino nero. Ai cedui di leccio si accompagnano quasi sempre il ginepro rosso, il terebinto, la phillirea, il corbezzolo, il lentischio, il pungitopo, I'erica arborea, scoparia e terminalis, il buplerum fruticosum, il rosmarino,ivari tipi di cisto e di euforbia, mentre nei settori più freschi è possibile provare il ciliegio selvatico, il pruno spinoso, il biancospino, il noce, il tasso, I'acero minore, I'agrifoglio e il sorbo montano. Molto diffirse le lianose e le rampicanti come i vari tipi di clematide, il caprioglio, la smilace, I'edera. Lungo i fiumi e i ruscelli ve-
di roverella li troviamo insidiati nei freschi versanti della vallata del rio Pardu. Le estese foreste di
getano sempre abbondanti l'ontano nero, i Salix fragilis, purpurea ed artrocinerea, e pure erbe pro-
leccio che un tempo ricoprivano questi altopiani, a causa dei tagli eccessivi di cui si è parlato all'inizio, hanno ceduto il passo a cedui comunque ben sviluppati e con un buon grado di copertura del suolo. A testimonianza delle antiche formazioni. rimangono ormai solo pochi individui superstiti in zone molto circoscritte e delle antiche foreste primarie,
fumatissime come
tanto ammirate nel recente passato da parecchi visitatori. stranieri
la
Mentha aquatica, rarissime come la Men-
tha requienii o medicinali come I'Hypericum hircinum o l'equiseto.
La gariga è ampiamente rappresentata da praterie di Santoli-
na insularis, Helicrysum italicum, Teucrium flalum, marum e Thimus erba barona, che nel mese di giugno ci regalano bellissime fioriture. Di notevole interesse la presenza di ntmerosi ende-
nus alpinus, il pero corvino, il Sorbus aria ed infine I'Helichryum saxatile, la Genista corsica, la Stachys glutinosa, I'Aquilegia nugorensis, il Glechoma sardoa e la Saxifraga cervicornis. Per concludere, questi tipici altopiani, queste falesie ricoperte di beile foreste, si concedono allo sguardo quasi come se volessero spingerci a riflettere più a
fondo sul perché oggi più che mai sia importante ripensare al senso di molte attività umane poco preoccupate della loro effetti-
va incidenza sull'ambiente. associazioni
v
Le
egetazionali natu-
rali, selezionate in milioni di anni di evoluzione, la particolarità di ogni singolo ecosistema, la tendenza spontanea della natura ad evolversi verso il maggior grado di diversificazione possibile, sia vegetale sia animale, la necessità della tutela delle culture e
identità storiche, l'effetto visivo sul paesaggio delle morfologie dei monti, degli altopiani, de fiumi e delle vallate, tutto quanto ciò che è da intendersi come massima espressione di "biodiversità", può essere contrapposto all'appiattimento della nostra epoca, che svilisce i più importanti valori umani, che riduce quasi tutto a fattori meramente economico - mercantilistici, finalizzati unicamente all'ottenimento del massimo profitto nella società dell'apparire, dell'avere, della quantità. La crescita dell'economia è sempre vista come obiettivo primario, da raggiungere a qualsiasi costo. Troppi telefonini, troppe strade, troppe automobili, troppa indifferenza verso le problematiche agro - pastorali, troppe fabbriche, troppi usa e getta, troppi centri commerciali, troppi media,
troppe proposte virtuali. L'umanità nel suo complesso sta utilizzando risorse di un terzo superio-
ri
alla capacità di rigenerazione della natura stessa. La pressione del lavoro e l'avidità di denaro giustificano oggi
modelli di sviluppo ormai superati dai dati statistici mondiali, i quali indicano chiaramente come si stia correndo pericolosamente verso una via di non ritorno. Vi sono valori unici di per se, anche se non creano occupazione e non
sono fonte di guadagno, come un tramonto, come la rinascente ver-
deggiante primavera, come un cielo stellato. Ma vi sono anche valori che quantunque più difficili da pro-
tale è basato sulla divisione per categorie: femminile e maschile, emozione e ragione, spirito e materia, coscienza ed istinto, utile e inutile. Il mondo è stato smontato in mille pezzi distinti e ne sono state studiate le reazioni tra loro. Come se cogliessimo un fiore e cominciassimo a montarlo i n mille pezzi: i sepali, gli stami, il polline, ecc. Ma che ne sarà alla fine del fiore? Del suo profumo? Della sua grazia? In natura I'insieme non è una semplice somma delle parti, è certamente da qui che è iniziato quel processo che ha portato molte persone a rinchiudersi in quartieri ghetto, città dall'atmosfera vischiosa, case come alvea-
grammare, possono creare occu-
ri, ufftci con aria condizionata,
pazione e garantire guadagno e che per di più danno serenità e pace all'anima, ispirano armonia,
luce artificiale e piante ofitamentali di plastica. Forse è stato proprio un eccesso di raziocinio il vero omicida della vitalità inte-
comunicano gioia
e
riportano
I'uomo a rincontrare la sua più intima essenza, persa nella facile corsa per arrivare. Il paradigma su cui è modellata la cultura e la scienza occiden-
Scala S. Giorgio (Osini)
riore dell'uomo. Quella vitalità di cui molti ormai non hanno più esperienza o ne hanno soltanto un pallido ricordo d'infanzia, di cui l'universo della vita eppure è
pregno.
Ne sono pieni i boschi e le foreste, i parti in fiore, il cielo stel-
lato, le montagne innevate, le piogge rinfrescanti, gli alberi carichi di frutta ... ne sono pieni anche i bambini, non quando cadono in trance davanti ad un video, ma quando giocano tra loro
all'aria aperta. Credo che il compito del forestale, di chi è forestale con la testa ma soprattutto con il "cuore", non sia solamente quello di ap-
plicare in maniera tecnicistica e asettica leggi e regolamenti, ma anche quello di diffondere tra la gente la coscienza del nostro straordinario patrimonio naturalistico, paesaggistico e storico. Soprattutto lavorare perché si diffonda sempre più il rispetto e l'amore per lanattra, per la sua unicità e bellezza, valore questo da ricercare sempre più assiduamente in una società come la nostra in rapidissima trasformazione. Non per niente Dostoevskij scrive ne "L'Idiota": la bellezza salverà il mondo.
Agli inizi del secolo, senz'altro i mufloni, i cervi e i daini occupavano quasi tutta I'area dei tacchi, ma a causa della caccia indiscriminata e dei cosiddetti "safari", organizzati per facoltosi "continentali", si è avuta l'estinzione delle ultime due specie anzidette, mentre I'areale dell'aquila sembra essere più esteso e alcune coppie dovrebbero nidificare anche nella zonadei tacchi di Tertenia e di lerz:u, al confine con il salto di Quirra. Nelle cavità umide è possibile incontrare il raro geitritone sardo, bizzarro anfibio adattatosi a vivere negli anfratti calcarei ed ipogei, mentre nei torrenti e nei ruscelli è possibile trovare ancora la rarissima trota sarda ed il caratteristico tritone o euprotto sardo. Tutta I'area dei tacchi è ben popolata dal punto di vista faunistico: poiane, gheppi, astori, sparvieri, falchi pelegrini, colombacci, ghiandaie, tortore, assioli, civette, barbagianni, upupe, sono abbastanzadiffusi così come gatti e conigli selvatici, lepri, donnole, martore e cinghiali, a dimostrazione de1 buon grado di funzionalitèt e naturalità degli ecosistemi. Per ciò che conceme I'aspetto floristico, I'espressione più alta
delle evoluzioni delle formazioni vegetali è rappresentata dal "Quercion ilicis", mentre i boschi di roverella li troviamo insidiati nei freschi versanti della vallata del rio Pardu. Le estese foreste di leccio che un tempo ricoprivano questi altopiani, a causa dei tagli eccessivi di cui si è parlato alfi-
nizio, hanno ceduto il passo a cedui comunque ben sviluppati e con un buon grado di copertura del suolo. A testimonianza delle antiche formazioni. rimangono ormai solo pochi individui superstiti in zone molto circoscritte e delle antiche foreste primarie, tanto ammirate nel recente passato da parecchi visitatori, stranieri
e non, è soprawissuto solo qual-
che piccolo lembo, come quello nel costone risvolto a nord del Monte Tonneri, all'interno del complesso forestale di Montarbu in agro del comune di Seui. Buon esito hanno dato diversi
rimboschimenti in zone molto degradate con litosuolo affiorante, laddove sono state impiegate come specie preparatorie e pioniere il pino domestico, il pino d'Aleppo e il pino nero; la protezione offerta da queste piante ha permesso alle giovani plantule di leccio di crescere e di awiarsi verso la costituzione di giovani "perticaie" in buon equilibrio con i fattori edafici e climatici. Nelle zone più umide, soprattutto a ri-
dosso delle falesie calcaree, il carpino nero. Ai cedui di leccio si accompagnano quasi sempre il ginepro rosso, il terebinto, la phillirea, il corbezzolo, il lentischio, il pungitopo, I'erica arborea, scoparia e terminalis, il buplerum fruticosum, il rosmarino, i vari tipi di cisto e di euforbia, mentre nei settori più freschi è possibile provare il ciliegio selvatico, il pruno spinoso, il biancospino, il noce, il tasso, I'acero minore, l'agrifoglio e il sorbo montano. Molto diffuse le lianose e le rampicanti come i vari tipi di clematide, il caprioglio, la smilace, I'edera. Lungo i fiumi e i ruscelli veè
presente in buon numero
getano sempre abbondanti I'ontano nero, i Salix fragilis, purpurea ed artrocinerea, e pure erbe pro-
fumatissime come
la Mentha
aquatica, rarissime come la Mentha requienii o medicinali come I'Hypericum hircinum o I'equiseto.
La gariga è ampiamente rappresentata da praterie di Santoli-
na insularis, Helicrysum italicum, Teucrium flavum, marum e Thimus erba barona, che nel mese di giugno ci regalano bellissime fioriture. Di notevole interesse la presenza di numerosi ende-
mismi: ai già citati santolina ed elicriso, si aggiungono specie come I'Helianthemum e Limonium morisianum, il cavolo di Sardegna (Brassica insularis), il Rhamnus alpinus, il pero corvino, il Sorbus aria ed infine I'Helichryum saxatile, la Genista corsica, la Stachys glutinosa, I'Aquilegia nugorensis, il Glechoma sardoa e la Saxifraga cervicornis.
Per concludere, questi tipici altopiani, queste falesie ricoperte di belle foreste, si concedono allo sguardo quasi come se volessero spingerci a riflettere più a fondo sul perché oggi più che mai sia importante ripensare al senso di molte attività umane po-
co preoccupate della loro effettiLe natuassociazioni vegetazionali
va incidenza sull'ambiente.
rali, selezionate in milioni di anni di evoluzione, la particolarità di ogni singolo ecosistema, la tendenza spontanea della natura ad evolversi verso il maggior grado di diversificazione possibile, sia vegetale sia animale, la necessità della tutela delle culture e
identità storiche, l'effetto visivo sul paesaggio delle morfologie dei monti, degli altopiani, de fiumi e delle vallate, tutto quanto ciò che è da intendersi come massima espressione di "biodiversità", può essere contrapposto all'appiattimento della nostra epoca, che svilisce i più importanti valori umani, che riduce quasi tutto a fattori meramente economico - mercantilistici, finalizzati unicamente all'ottenimento del massimo profitto nella società dell'apparire, dell'avere, della quantità. La crescita dell'economia è sempre vista come obiettivo primario, da raggiungere a qualsiasi costo. Troppi telefonini. troppe strade, troppe automobili, troppa indifferenza verso le problemati che agro - pastorali, troppe fabbriche, troppi usa e getta, troppi centri commerciali, troppi media,
di Vittorio Seu
tlrf- possibile
" Ndicorrize"
a-iuto per il recupero delle areé disrnesse!
Llmportanza della simbiositra un fungo ed una pianta per il ind lgene, di zone recupero, attraverso iI reimpianto di specie indi degradate utilizzate come discariche minerarie. In diverse zone del territorio del sulcis Iglesiente, I'intensa attività mineraria ha dato luogo a fenomeni di degradazione dell'ambiente naturale, con riflessi sull'intero ecosistema. Numerose sono infatti le discariche minerarie a cielo aperto in cui la notevole concentrazione di metalli pesanti e la mancanza di substra-
to organico hanno reso estremamente difficoltoso il reinsediamento naturale o artificiale della vegetazione. I materiali di scarto accumulati in queste discariche, sottoposti all' azione diretta degli agenti atmosferici, hanno determinato lenomeni di inquinamento chimico delle acque come nel caso dei torrenti ad ovest degli insediamenti minerari di Montevecchio-Ingurtosu, contaminati daZinco, Cadmio e Piombo. Il ruolo svolto dai funghi simbionti negli interventi di rivegetazione.
Considerata f importanza di effettuare la rivegetazione delle discariche minerarie, al fine di rallentare il più possibile i processi di mobllizzazione dei metalli pesanti. con Lutti i pesanti riflessi sull'intero ecosistema che questo comporta, in questi ultimi anni è stato riconosciuto il ruolo svolto da alcuni funghi simbionti, nel proteggere le piante dalla contaminazione da parte dei metalli pesanti. Nella letterattra pubblicata sull'argomento, il termine simbiosi micorrizica è spesso usato
Vivaio forestale di Montimannu (Villacidro)
per descrivere la relazione mutualistica tra fungo e pianta dove: "la pianta ospite riceve nutrienti minerali, acqua e ormoni, mentre il fungo ottiene i composti del carbonio derivati dalla fotosintesitt.
Numerosi esperimenti hanno in evidenza che le piante micorrizate una volta messe a dimora in terreni degradati sono in
messo
grado
di
:
1) resistere meglio alle crisi idriche in sede di trapianto in pieno campo. 2) assorbire con maggiore efftcietza i nutrienti minerali (principalmente Fosforo e Azoto). 3) migliorare il riciclo dei nutrienti e il recupero di una stabile struttura del suolo rallentando i processi erosivi eventualmente
in atto.
4) Aumentare la
resistenza
contro i patogeni (funghi del marciume radicale, nematodi) tramite la barriera fisica costitutita dalla guaina fungina e la pro-
duzione diretta di antibiotici e antifungini. 5) tollerare alte concentrazioni di metalli pesanti grazie all'accumulo degli stessi nei tessuti fungini con conseguente riduzione della loro concentrazione nei tessuti della pianta e nel suolo. Tra le diverse specie di micorrize che crescono spontaneamente nei nostri ambienti, assume particolare importanza il fungo Pisolithus tinctorius. Numerosi esperimenti hanno mostrato che questo fungo è in grado di formare micorrize con un'ampia varietà di specie del genere Quercus e Pinus, migliorando l'assorbimento del Fosforo nelle piante e proteggendole contro le alte concentra-
zioni di Zolfo e metalli
pesanti
(Piombo, Zinco, Rame, etc.).
L'uso delle piante micorrizate
negli interventi di recupero ambientale delle aree minerarie dismesse del Parco Geominerario
Nel marzo del 1998, in collaborazione con I'Università di Firenze e l'Azienda Foreste Demaniali della Regione Sardegna, è stata effettuata presso il vivaio "Campu d'Isca" della Foresta Demaniale di Montimannu di Villa-
cidro (CA), una parcella sperimentale composta da semenzali di Quercus ilex sottoposti ad inoculazione controllata con il fungo Pisolithus tinctorius. Con questo esperimento si è voluto testare
I'effetto del peso delle ghiande sull'entità di micoruizzazione degli apparati radicali e verificare, a seguito della messa a dimora presso una discaric a mineraria, la percentuale sopravvir, enza
di
delle giovani piantine.
I
risultati ottenuti in vivaio
nella prima stagione vegetativa e le analisi condotte in laboratorio, hanno mostrato I'influenza positiva esercitata dal peso delle ghiande di Quercus ilex, sulle dimensioni dei semenzali e sulla percentuale di micorrizazione ot-
Area mineraria degradata nell'Iglesiente
Inoculazione del fungo nella fitocella)
tenuta a seguito delf inoculazione
Foresta Demaniale di Marganai.
controllata del fungo Pisolithus tinctorius. Nel marzo del 1999,le piante micorizate nel vivaio di Campu d'Isca della Foresta Demaniale di Montimannu , sono state messe a
Al termine della stagione vegetativa 1999, sulla base del tasso di sopravvivenza e dei rilievi di biomassa registrati in campo,
"Maremma", situata nella parte
verrà effettuata tna prima valutazione della capacità delle piante di Quercus ilex micorrizate con il fungo Pisolithus tinctorius
sud occidentale del massiccio montuoso del Linas, alf intemo della
di crescere sui substrati della discarica mineraria di Maremma.
dimora nella discarica mineraria di
ITBNDII'TI IDIIB QIIA']TBO DIINAIII? Siamo diventati una specie in via di estinzione datutelare adeguatamente ed eventuaknente da iscrivere ad una lista di specie protette! Come si vede dal prospetto in basso, siamo gli unicl in tutta Italia ad essere
inquadrati nella 4" fascia le guardie e ne1la 5" i sottufficiali. La cosa non riguarda evidentemente i nostri colleghi più arziNiper-
fettamente allineati al resto dei Corpi Forestali dalla famigerata mobilità vefiicale. In quasi dieci anni dal nostro ingresso nell'amministrazione regionale però, nessuno si è mai pafiicolamente preoccupato di cercare rimedio a questa anomalia, aparte qualche vano tentativo per le vie legali de11'.\ssociazione. I sindacati (alcuni anche con questo nuovo contratto) e l'amministrazione stessa sembrano dar,wero poco interessati arappresentare adeguatamente al potere politico le nosffe aspettative. I nostri colleghi siciliani ad esempio, furono assunti in 4" fascia, ma appena ultimato il corso sono stati immediatamente inquadrati in 5o grazle ad:una legge del Consiglio Regionale Siciliano. Perché qui in Sardegna l'autonomia deve funzionare al contrario? Perché non ci deve essere riconosciuto quello che in tutta Italia viene riconosciuto a chi svolge Ie nostre identiche funzioni? I diretti resporsabiJi, sono sicuro, non avrebbero difficoltà a produrre quantità industrialidigustificazioni, come 1a favola cui nessuno ormai crede, che complessivamente una Guardia Forestale Sarda guadagna quanto e più
dei suoi colleghi del continente. La verità, io credo, sia che troppo spesso, si siano fat-
ti e si facciano interessi che non sono di tLltta la categoria, e che molte volte per raggiungerli occorre accontentare pochi a scapito dell'orga rizzazione, della fu nzionalità
tutti. Sarebbe meglio, per fare bene il nostro lavoro, avere completa fiducia del collega che ti affianca in e del1'entusiasmo di
pattr-rglia, di quel1o che sta sulla tua testa a
bordo dell'elicottero o del funzionario che dirige il Centro Operativo, solo così si può fare quel lavoro di sqr-radra che è I'unica stmda per ottenere buoni risultati. Per questo occorre fare interessi generali, ragionando come se questo colpo forestale sia dawero
una grande famiglia. Occone infine 1a convinzione che dopo nove anni dalla nostra "nascita", siamo anche noi figli legittimi. Chi come me lavora in un Centro OPerativo ha forse più di altri la possibilità di padare (a volte fino alla nausea) del servizio, dei nostri problemi, delle esigenze della gente di campagna, e di mille soluzioni che se applicate eviterebbero sprechi, perdite di tempo e produrrebbero sicuramente qualche bella figura con gli utenti. Idee che nascono dall'entusiasmo e maturano con la professionalità, idee che arivano da chi opera sul territorio, da chi tocca i problemi con mano. Una grande risorsa che deve essere utilizzaa, valoizzata e dove ncr,t c'è, anche stimolata. Perché rilegare ancola questa risorsa, perché illudersi che il tempo non sia passato, e non vedere le esigenze vere della società in cui viviamo. Possiamo evogliamo contribuire alla crescita del Corpo Forestale ma per fare questo occore eliminare quel senso di ingiustizia che uccide 1a vogiia di migliorarsi. Durante quei sei mesi di penitenza che abbiamo chiamato corso, ci avevano deffo che ilnosffo era illavoro più bello deimondo, e per molti versi avevano dawero ragione. Che bello sarebbe poterlo fare anco m con entusiasmo!
SergioTalloru
ggMnollcfa,*certawronffi.der&»pr§orcxa§R@*riffi
: :
ùnfta$&WrtrwffiffiemrffieeWrlffi§lflIl, RlrMdiffistw@xl$f
Corpo Colpo Corpo Corpo Corpo
Forestale Friuli Forostale Sicilia Forestale Trentino Forestale Bolzano Forestale Sardegna
Gu*rdie 5o Sottuffici*li 6" Guardie 5', Sottfficiali 6" Guardie 5q Sottuf/ìcialì 6" Guardie 5o §ottaffieiali 6o Guardie 4" Sottufficiali 5o
Sl0fie di oldinaria... uita da [ucle0 "Ma è vero che anche davoi i più cretini li tengono a lavorare in ufficio per non fadi vedere in giro?". La domanda, formulata da Massimo,,il cameriere della mensa, in vena di confidenze provoca ri.satine e gomitate d'intesa fia gli altri componenti del nucleo di inve-
diClaudioMaullu
wrcapq.3
forlrtzl"
q ;r^tl,a. - Sefrb+l'ru qq
pag*Z
4^t4,tt4
III'I'TIIIU Lo stimolo per scrivere questa lettera, sperando che vogliate concedermi un piccolissimo spazio nel vs. giomale, è sopraggiunto dopo aver letto il numero 70/77 della vs. rivista.
Da forestale avevo seguito la nascita con felente ammirazione per un organismo che si awiava a crescere per rappresentare gli interessi, e credo sopratde11'Ass.For.
tutto le aspkazioni di quanti avevano indossato la ns. divisa con passione. Grande era stata la mia sorpresa, seguendo i numeri della rivista, nel notare che gli
argomenti che venivano trattati non erano di interesse generale per Ia categoria, e in questo ultimo numero tale sensazione mggiungeva l'apice obbhgandomi a scrivere, questa brevissima nota, per combattere questa tendenza a prrbblicare le poesie del Dott. Beccu (o si ratta di omonimo) invece di chiedere al Comandante un intervento per esempio su "le difficoltà nella gestione dei parchi di nuova isùtuzione. insedte in ufl contesto divalutazione generale del malessere che circonda lez.oneinteme
DD OPINIONI
e delle sfide che si trova ad affrontare il C.F.V.4.", sempre per vatarc un po' si poteva sostituire i. pezzo sulla trapanazione del cranio con "i forestaii quale risorsa per le aziende petrolifere se il Coord.to Gen.le continua a trasferirli in posti lontani o senza senso"; è chiaro che i titoli sono di fanasia, però mi sarei aspettato qua-lcosa di più per la crescita della categoria; iÌ simpaticissimo Ciaudio Io avreste potuto (dor,uto?Z) obbligare a tenere una rubrica che rispondesse a quesiti dei colleghi o a redigere
micro-monografie (non affatichiamolo!!!) monotematiche di p.g., cultr-ra forestale etc.. Per concludere un invito e non solo una critica, poiché conosco e condivido le difficoltà che si incontrano nel coinvolgere gli iscritti, prendete iniziative di interesse generale che diano f impressione che vi preoccupate per la categoria e non solo di dare un'immagine de11'Ass.For. lucida e pa:ffiat^ che non credo rappresenti bene la realtà vissuta quotidianamente dai colleghi.
Un ex iscritto, firmato:
,Saluatore Tanzanu
Caro Saluatore
Mi scuso per il ritardo con cui pwbblico la tua. lettera cbe tutto sofitmato in parte condiuido. Infatti, quanclo guardo le cose cbe abbiamo fatto in questi anni, mi rendo conto cbe si sono commessi elfettiuamente tanti errori; innumereuoli impostazioni tipografiche, strafalcioni cli grammatica, abbiamo pubblicato poesie che non resteran-
no nella storia della cultura ed articoli sottoscritto. C'è da dire però che il mio lauoro è quello d,i Guardia Forestale e solo per bobby dedico il mio già poco tempo libero per raccattare e mettere q.ssieme
di improbabili giornalisti come il
gli anicoli dei pocbi colleghi cbe rie-
scono a trouare il tempo e la uoglia per scriuere. Mi auguro cbe gli Associati e cbi ci segue sappiano apprezzare la nostra buona uolontà, nel uoler realizza-
re un giornalino, cbe ci permette, nel
bene e nel male, di esprimere pubblicamente le idee d,i tuni; ancbe la critica, forse un pò troppo gratuita, di un ex iscritto all'Associazione come te. Saluti, Sergio Tallont.
Camilla o Camillone? Udite, uenite ed. ammirate la uera nouità di quest'estate, dom.inator dei mon-
ti, dellapiana, un drago, unpum.a, un toccasana.
Giallo di color, lungo, affusolato. uid,e un estintor siffano.
Giammai si
Parte ronzando con sibilo ntnxore roteand.o sei pale d.el rotore, piomba assetato e con.furor risucchia anche l'ac-
qua contenuta in una
seccbia, confar deciso aggredisce lefia.mme e ilfuoco inuisofino a dornarlo; un uero mammasa.nta per i boscbi, per la pianta. Bello da ueder, sebbene un elicottero cbe a somigliar tende ad, un ortottero, a. un dociostauro, di razza ntaroccbina. Il corpo lungo dalla zampafina, cui banno dalo capacità uentrale di strabuzza gli occbi
nouemila
litri
Helitanfier, Sindaoati c... Ueucggenza
e
ben o male.
Tutti noi conosciamo la potenza dei sin-
goli Sindacati, paladini dei diritti dei più deboli capaci di tutelare il lavoratori opressi, salvarli dallo sfruttamanto e dalle angherie dei prepotenti. Ma quando le sigle sindacali si uniscono. come per magia. il loro potere si moltiplica e si possono ottenere risultati che vanno ai di là della
comprensione umana, sfociando nel
Cantilla è nom.ata, ma. non u'è mollezza nel suo uolo d,istinto, non u'è asprezza nei suoi lanci possenti e armonizzati precisi, mirati e calibrati; Camilla sì, ma il nome non si addice
paranormale: possono addirittura prevedere il fururo! Ecco quanto riportava il Comunicato Stampa di Uil, Cisl, e Cgil del 6luglio
percbé a
l'Helitanker, arivato per la prima volta in 19.lya dqgli Stati Uniti e senza che nessuno lo avesse maivisto all'opem, decollasse per
probosc idone fo rse sarebbe molto assaifelice se lo si cbiam i ra
r
i
I s uo
masse camillone.
E.B.
esattamente
un giorno prima
la sua prima missione
(O7hrglio
che
ore1.3.4O
destinazione Olzai). "Dobbiarrp anzi aggfungerc ai già
noti
motividiprcoccupazkxrg akurreuftuiu ri risenre sull'efficacia dell impiego del nuovo super elicotter:o nolegiato dalla Plrotezione Civile (oftrre all'elevato costo, andre in frse di sperimerrtazione) rispetto
albondizbnidiimpiego inSardegnd'
Non abbiamo notizia se alla fine della campagna antincendio i nostri amici e colleghi sindacalisti 1o abbiano visto a17'operu, ed abbiano ar.uto modo di ricredersi, ma ci chiediamo, se si r.uole fare f interesse vero dei forestali, non sarebbe meglio comunicare alla stampa le tante cose buone che facciamo o denunciare probiemi veri e tenere per noi i preconcetti? S.T.
F",ull,,.lz
,t^,ou/4
C ;r^5^".
6tgr"49
Continua clalla prima pagina Storie di ordinaria... stigazioni antincendio di -Villasalto" che lasciano a me, unico rappresentante dei forestali d'ufficio, 1ì presente, il compito diintuzzare, con poche accorate parole, le insinuazioni del giovane ed irriverente
Se, infine, la dea bendata offre il suo insostituibile aiuto, si riesce anche a concludere qualcosa, indicando il presunto responsabile del fauo a quella che un greve burocratese definisce Autorità Giudiziaria CompetenJe, quasi che uno potesse prendersi la liberta di inviare atti ad un'Autorità Giudiziaria esplicitamente definita In-
potapiatti.
competente.
Insomma, in questa sciagurata campagna antincendi 7999 non c'è stato verso di poter abbassare la guardia e rilassarsi un pochino neppure nei giomi, pochi in verità, in cui llpranzo non è stato interrotto dall'ordine di recarsi immediatamente "sul
luogo d'insorgenza dell'evento", come si
I1
nucleo antincendi, comunque, non è,
meno male, solo indagini, arresti, atti di P.G. redatti con la segreta convinzione
gliarsi e riflettere, è anche, e soprattutto, rapporti umani, colleghi che non si vedono da anni ed è un piacere ritrovare; colle-
dice con espressione che sta a metà strada fralafil:re metafora ed il linguaggio da ini-
gli.h",
ziat. Negli altri giorni, quelli dedicati interamente alle indagini, la musica è sempre la stessa ed è quella costituita dal trillo del telefonino che, ogni pochi minuti, precede la richiesta, da parte del Maresciallo Daveri, di informazioni precise, esaurienti e puntuali; la richiesta di novità daparte della Sala Operativa di Cagliari; le istruzioni investigative, analitiche e dettagliate, del Maresciallo Daveri; f intervento della Si-
se ne senta la mancanza; comandanti
gnoraMafaldache ha sbagliato nunero ma ci mette cinque minuti buoni a convincersi che, dawero, dall'altra parte della cor-
netta non c'è quel burlone di suo nipote Onofrio; la pressante richiesta del Maresciallo Daveri, che da ben cinque minuti, attende di potersi mettere in contaffo col nucleo onde avere lumi sullo sviluppo della situazione investigativa ed offrire ulteriori
spunti di riflessione, finalizzatiad un felice esito dell'attività di ricerca deimezzidi prova e dei responsabili dell'evento; il richiamo del collega della Sala Operativa di Cag;han che protesta vivacemente perché non riesce a mettersi in contatto col nucleo, essendo la linea telefonica perennemente occupata.
Quando sitrova Io spunto investigativo giusto. occoffe procedere con scienza. coscierza e obb edienza
a17e
dtrerive imparti-
non sempre, tuttavia, le tre (scienza, cose coscienza e obbedienza) van-
te via cellulare;
di
Iasciare ai posteri qualcosa su cui meravi-
nonsivedonodaanni
e potrebbero passare i decenni senza che
di
Stazione patemiche offrono ai colleghidel
nucleo un bicchiere di "quello buono" di loro produzione, capace, in cemi casi e in certe dosi, di far parlare in tedesco; colleghi
che si lamentano perché
i
sorufficiali(ahimè) confondono spesso e volenderi la collaborazione con la condizione servile di chi deve esegr.rire. acriùcamcnte
ed entusiasticamente, i compiti elementari affidati divolta involta dal sottufflciale inquisitore; colleghi di Stazione che cercano
di convincerti, con esempi e ragionamenti, che il grado di appunab è precedente quel1o
di Maresciallo Scelto. Far parte di un nucleo investigativo,
inol-
tre, significa doversi confrontare con i grandi
dubbi esistenziali, costantemente proposti in quanto esigenza diffi.ma nel comune sen-
tte: "E'più forestale chi spegne il fuoco o chi si dedica alla ricerca degli incendiari?". Quasi che il primo fosse un lavoro ed il secondo ur,r'attivià sportiva, priva di inconvenienti, disagi e rischi; quasi che i forestali, in tuta o con "Su zubbotteddu", trovando f
incendiario in flagranzadi reato possano
comportarsi in maniem diversa: Iimitandosi adun'occhiataccia i primi e gungendo fino alle manette isecondi.
Discorsi inef,l'abili che è meglio trascurare per non creare ulteriori polemiche in un Corpo che. in tempi recenù. ne ha su-
rio operare delle scelte, magari con la segre-
bite fin troppe e, soprattutto, per non oÈ frire a Massimo la possibilità di ampliare la categoria del personale da tenere narco-
ta convinzione che non mancheranno oc-
sto per evitare il pubblico ludibrio.
no d'accordo fra loro ed è, allora, necessa-
casioni future per dimostmrsi ubbidienti.
ClaudioMaullu
- Srfrr"r^l'^L qq
to,,oùa,l,e
q@,-Srn,*1,n"41
y",5^'t*4
44,u/4
II]T'I'IJIìA AIDI]IITA : L' OBDINAMTìNTo I,nOII]SSIONAL|I
nei perpone fine all'evento (mezziaerei, squadre antincendio)
d) guida dimezzi speciali (autobotti e
DEI, C.II.V.A.
XVIII.RIUNIONE DEL CONSIGLIO DIRETTIVO
motovedette)
I sottoscrini dipendenti della R.A.S. del comparto C.F.V.A:, esprimono la loro ferma opposrzione alle pnrposte, fin qui prodoue dai sindacati di categoria mag3iormente rappresentati, sulle ipotesi di accordo del nuovo ordinamento professionale. A distanza di 13 arni dall'istituzione del
C.F.V.A:
e di 8 dalla sua articolazione
orgNizzattae opemtiva, tenendo conto anche di tutte le nuove competenze demandate
in questi anni al C.F.VA. (vedasi Protezione Civile), riteniamo sia necessarioun'ampliamento e una nuovaarticolazione della sua attuale
sffufiura, per dare una risposta più efficiente ed incisiva nella tr.rtela del patrimonro ambientaleregionale. Riteniamo che questi obiettivi possano essere raggiunti con una
modificadellaL.R.26
e con un nuovo ordinamento professionale che riconosca finalmente le varie professionalià e mansioni che realrnerrtewolgono i vari profili professionali presenti nel C.F.V.A. II nuovo ordinamento rcgionale, come pre-
vede la L.R. 31, che disciplina il sistema orgarizzattvo deg$uffici dell Amministrazione Regionale e del rappono del personale, dovrebbe sanare tutti gli squilibri presenti perchè venga assicurata "la rispondenza e la spdìtezzadeltazione amminl§tdi%.alpubblio intenesse".
f econorricità
Ie nuove proposte, fin qui presentate, non rispondono a queste caratreristiche, anntrlece di sanare gli squilibri e le disparià dttratamento tra il personale che svolge le stesse mansioni e il personale che wolge marsioni zuperiori e più quall8cate, accentuano ed esasperano queste disparità più di quanto non ristrlti dall'aruale livello d'inquadramento.
Convinti che il sindacato deve proporsi come soggefio principe per unreale <zmbiamento, non possiamo accettare nè una infor-
mazone gadale ed alterata che limiti l'esercizio della democraziasktdacale, nè che le risorse firnnziarie dell Amministrazione Regionalevengano distribuite senza metodo e con-
tenuto, sforzandosi di cucire abiti solo per cento monaci lasciandone pem ahrettarrti nudi.
Chiediamoperquesto: A) Un ordinamento che riconosca le mansioni che wolgano i vari profiLi professiornli delC.F.V.A.: Il profilo profassionale "Guardia Foresale" nelle nuove proposte viene considerato come operatore 6assa rrw].a,valarua). Thnto peressere chiari le Guardie Foresali nondovreb-
berc a) utfuzzarc apparecchiature informatiche (solo in maniera saltuaria) b) valuare autonomamente la pericolosià dieventi quali incendi e natu-
calamià
r,Ji c) attivare Ie richieste d'invio di mezzi
ido-
e) effetruare rfievi <zrtografi<r e topografici, sopralluoghi, relazioni tecniche e stime varie. Ci chiediamo chi wolgeà n-ffe queste mansioni? Per chi l'avesse dimenticato, ricordia-
mo che il nuovo ordinamento nazionale delle
regioni e degii enti locali riconosce queste marsioni all'area deilavrg;lanzariconoscendoie nel profilo professionale. Il profilo professionale di Sottr,rfficiale non può esserc riconducibile a quello più generico d'istrutrore in quanto wolgono: attivià di - orgartuzzÀone del lavoro - coordinamento dell'auività degli uffici periferici (stazioni Forestali) e delle Unità operative -
tnùizzo
e istruttoria di atti complessi
- rcdazione di perizie tecniche, amministrztiveconabili. kroltre i sopraciati profili per le loro qualifiche ( A.PG e A.P.S i primi. U.PG.
secondi) svolgono di 'iniziativa tutte quelle attivià cornesse agli accertamenti giue A.P.S. i
ridici. f
B) I vari profili professionali presenti alinterno del C.F.V.A. devono differenziarsi
solo nella progressione economica, cosiddetta c>iuzorfiaJe,
ilquanto
all intemo dello stesso
profilo le mansioni non vengono modificate con l'arzianià di servizio (le Guardie semplici hanno le stesse mansioni deile Guardie Scelte e ciò aw.iene anche tra i Brigadieri e i tUarescialli) C) Perla progressione giuridica dei dipendenti del C.F.V.A., così come per i restanti dipendenri della R.A.S., devono essere applicati gli stessi criteri S:ewaloizzarela loro pro fessionalità @ruiarutà girtridica. titoli di studio etc.); inoltre devono poter concorere per
l'assegnazione dei posti vacanti nei profili immediatamente superiori prcscnti in runa I Amministrazione Regionale Convinti che il C.F.V.A. sia patrimonio di tuttala comunià Sarda, chevadaperciò difeso evaloizzato al fine di preservare il nostro arnbiente natruale e culnlale. Pensiamo perciò che l'impegro dovrebbe essere quello di non disperdere questa real1à lavorativa del C.F.V.A; che in questi anni si è distinta perit senso di responsabilità che si è assunta nell'esercizio di funzioni e competenze che ancora non gli sono state riconosciute. In conclusione chiediamo alle orgarizzazioni sindacali che facciano proprie queste nosfre richieste e che indicano unlassemblea regionale unitaria o delle varie sigle, e non provinciale. Qualom aii isarze non dovessero essere recepite in maniera sostarziale procederemo ad attivare tutre le possibili azionivolte a 0-rtelare la nostra posizione professionale. In atresa di concreti e positivi wiluppi porgiamo distinti saluti.
SquonollOfirrne
Verbale dei lavori Lanno millenovecentonovantanove add ventisei del mese digiugno alle ore nove e trenta (prima convocazion e) tn Tramatza (OR) presso ia Sala Convegni del distributore ESSO, previ alwisi scritti e consegnati a ciascun membro a termini di statuto, si è
riunito il Consiglio Direttivo regionale de1l"ASS.FOR. nelle persone dei Sigg. Cuboni Piertonio, Deidda Elio, Orotelli Salvatore, Salaris Carmelo, Scriva Salvatore, Talloru Sergio. Constatata l'assenza del
numero legale si rimanda (come previsto dallo statuto) l'nizro dei lavori in seconda conv(rcazione. I1 Presidente Constatata la legalità del1a seduta e in unanime accordo con i convenuti nomina segretario il Sig. Salvatore Scriva, il quale dichiara di accettare. Invita i presenti ad esprimersi sui seguenti argomenti: elezione del Presidente deil'ASS.FOR., approvazione bilancio 1998, iniziative editoriali e culrurali. propone di lar proprio e rappresentare alle OO.SS.e all'AItAN il contenuto del documento proposto da nostri Associati e
diffuso a tutto il personale CFVA con una leftera aperta che è stata inviata nelle passa-
te settimane a tutte le stazioni forestali dall'ASS.FOR.
IL CONSIGLIO DIRETTIVO convoca per il 30 ottobre aTramatza (oR) ore 9,30 (prima convocazione) IlAssemblea Generale che dovrà ridetermirare, Si
eventuali modifiche dello stah"rto e il rilancio delle attività sociali per i prossimi anni.
Approva all'unanimità il bilancio e la nota integrativa aI bilancio chiuso, i 31/ 12/ 7998, e delibera Ia pubblicazione integrale, di questi documenti contabili, nel prossimo numero del Notiziario Forestale. Approva il progetto direalizzare poster
tematici sull'attività de11'ASS.FOR. e del CFVA. Rimanda all'assemblea generale le proposte per la costituzione di un gruppo polisportivo, di un gruppo di lavoro per la realizzazione di prodotti editoriali e di una struth;ra di muruo soccorso. Approva all'unanimità la proposta del
Presidente di rappresentare le istanze, sottoscrifie e condivise drl personale di molte Stazioni Forestali, sull'Ordinamento professionale alle OO.SS. e all'ARAN. Il presente viene letto, confermato e sottoscriffo.
TRAMATZA, 26 grtgno 1.999 I1 Presidente Talloru Sergio II Segretario Scriva Salvatore
Fo,ul,al."
q ;,b*"a, -
fr,i4^45
a44/,t
Sril--l'r,, qq
ASSOCIAZIONE APPARTENENT! CORPO FORESTALE V.A. Recapito in via S. Maria Chiara 89 - 09134 CAGLIARI Bilancio al3111211998 Realizzato con l'assistenzatecnica dello studio del Dottore Commercialista Martino Caruso Via La Mdddalena, 15 - 09100 Cagliari
Stato patrimoniale attivo
31t12t1998
A)
Crediti verso soci per versamenti ancora dovuti (di cui già richiamati )
B)
lmmobilizzazioni
ll.
Materiali - (Ammortamenti) - (Svalutazioni)
lll.
Finanziarie - (Svalutazioni)
416.000
832.000 5.177.000 (2.588.500)
1.553.100
2.588.500 200.000
5.177.000 (3.623.e00)
200.000
Totale immobilizzazioni
C)
832.000
416.000
l. lmmateriali - (Ammortamenti) - (Svalutazioni)
3111211997
200.000
200.000
2.1 69.t 00
3.620.500
Attivo circolante
l. ll.
Rimanenze Crediti
11.772.800
18.060.129
- entro 12 mesi - oltre 12 mesi
18.060.129
tt77z8oo
17.182.617
14.360.283
35.242.746
26.133.083
Totale attivo
37.411 .846
29.753.583
Stato patrimoniale passivo
31n2J1998
31n41997
33.280282
17.390.439
3.043.564
3.043.564
lll. Attività lV.
finanziarie che non costituiscono lmmobilizzazioni Disponibilitàliquide
Totale attivo circolante
D)
Ratei e risconti
A)
Patrimonio netto
t. Capitale ll. Riserva da sovrapprezzo lll. Riserva di rivalutazione
delle azioni
lV.
Riserva legate
V.
Riserva per azioni proprie in portafoglio
Vl.
Riserve statutarie
Vll. Altre riserue
Vlll. Utili (perdite) poftati a nuovo
lX.
(2.928.882)
Utile (perdita) dell'esercizio
36.323.846
Totale
B)
Fondi per rischi e oneri
C) D)
Trattamento fine rapporto di lavoro subordinato Debiti - entro 12 mesi -
E)
17.505.121
12.248.462
1.088.000
oltre 12 mesi 1.088.000
12248,462
37.411 .846
29.753.583
Ratei e risconti
Totale passivo
fo,roi,a.b
4^out4
Conti d'ordine
1)
2) 3) 4)
q;,u*"a,- Seilrrr^fuqq
t"$;'fe6
31t12t1998
3111211997
31n?,1998
31t12t1997
Sistema improprio dei beni altrui presso di noi Sistema improprio degli impegni Sistema improprio dei rischi Raccordo tra norme civili e fiscali
Totale conti d'ordine Conto economico
A)
Valore della produzione
1) Ricavi delle vendite e delle prestazioni 2) Variazione delle rimanenze di prodotti in I avorazion
e, sem il avorati e fi n iti
3) Variazioni dei lavori in corso su ordinazione 4) lncrementi di immobilizzazioni per lavori interni 5) Altri ricavi e proventi: - vari
31
.872.275
56.147.000
- contributi in conto esercizio
27.964.660
4.180.673
Totale valore della produzione
B)
Costi della produzione Per materie prime, sussidiarie, di consumo e di merci Per servizi B) Pergodimentodi beni diterzi
6) 7)
9)
60.327.673 60.327.673
42.489.899 15.667.732
24.989"391 17.526.956
'180.000
il personale
Per
a)
59.836.935 59.836.935
Salari e stipendi
b) Oneri sociali
c)
Trattamento di fine rapporto di quiescenza e simill
d) Trattamento e) Alki costi
10) Ammortamenti e
svalutazioni
a) Ammortamento delle immobilizzazioni immateriali
b) Ammortamento delle immobilizzazioni
c) d)
materiali Altre svalutazioni delle imm obilizzazioni Svalutazioni dei crediti compresi nell'attivo circolante e delle disponibilitĂ liquide
416.000
416.000
1.035.400
1.035.400
11) Variazioni delle rimanenze di materie prime, sussldlarie, di consumo e merci 12) Accantonamento per rischi 13) Altri accantonamenti 14) Oneri diversi di gestione
Totale costi della produzione Differenza tra valore e costi di produzione (AB)
C)
Proventi
e
1.451.400
1.4s1/;OO
108.000
19.016.100
59.897.031
62.983.847
(60.0e6)
(2.656.174\
oneri finanziari
15) Proventi da partecipazioni: - da imprese controllate - da imprese collegate
- altri
16) Altri proventi finanziart
a)
b)
c)
d)
da crediti iscritti nelle immobilizzazioni da imprese controllate da imprese collegate da controllanti altri da titoli iscritti nelle immobilizzazioni da titoli iscritti nell'attivo circolante
-
proventi diversi dai precedenti: da imprese controllate da imprese collegate da controllanti
-
altri
169.696
165.021
169.696
165.021
F""r.alz!, 17)
169.696
Srfrrrr^l'r,"qq
165.021
/nferessi e altri oneri finanziari.
-
da imprese controllate da imprese collegate da controllanti
225.200
114.000
altri
Totale proventi e oneri finanziari
D)
q*t*,-
ptg,,"a)
444tLt
114.000
225.200
55.696
(60.17e)
Rettifiche di valore di attività finanziarie 1B\ Rivalutazioni:
a) b)
c)
di partecipazioni di immobilizzazioni finanziarie di titoli iscritti nell'attivo circolante
19) Svalutazioni'. a) di partecipazioni b) di immobilizzazioni finanziarie c) di titoli iscritti nell'attivo circolante
Totale rettifiche di valore di attività finanziarie
E)
Proventi e oneri straordinari 20) Proventi: - plusvalenze da alienazioni
24.783
4.400
- varie
24.783
4.400 21) Oneri: - minusvalenze da alienazioni - imposte esercizi precedenti - varie
237.312 237.312
straordinarie Risultato prima delle imposte (ABtCtDtE)
Totale delle partite
4.400
(212.5291 (2.928.882)
22) lmposte sul reddito dell'esercizio 23) Utite
(Perdita)
dell'esercizio
(2.928.882)
Annrnwqfn dqllr rirrninnc dpl Cnnsiolin Dircffiwn dcl 26 oirronn 1999
ASSOCIAZIONE APPARTENENTI CORPO FORESTALE e di V.A. Recapito in via S. Maria Chiara 89 - 09134 CAGLIARI Nota integrativa al bilancio chiuso il 31/121'1998 kealizzato con 1'assistenza lecnica dello studio del Dottore Commercialista Martino Caruso Via La Maddalena, 15 - 09100 Cagliari
Premessa Il bilancio redatto alla data del 31.12.1998 espone un risultato di parità. Come noto, l'Associazione, di cui fanno parte gli appartenenti al Corpo Forestale e di vigilanzaambientale della Regione Sardegna, non ha fini di lucro. I suoi scopi istituzionali consistono esclusivamente nella promozione professionale e culturale dei propri associati e nella tutela e difesa dei loro diritti, oltre che in interventi di carattere solidaristico in casi particolari.
L'Associazione cura anche la pubblicazione della rivista "Notiziario Forestale" rivolto a tutti coloro che amano la natura e desiderano essere informati su argomenti di carattere forestale e ambientale e dove vengono affrontate le problematiche di tutela forestale e ambientale. Le attività più' significative svolte dall'Asso ciaziore nel corso del 1 998 sono: Il convegno sul futuro del Corpo Forestale, (Cagliari 9 gennaio 1 998) organizzato in collaborazione con l'UFDI (Unione Forestali d'Italia) e la rivista PINUS del Corpo Forestale della regione Sicilia. Collaborazione attiva si è data al convegno preparatorio al secondo congresso nazionale di selvicoltura, organtzzato dall'Assessorato della Difesa dell'Ambiente e dal Coordinamento del CFVA. Le pubblicazioni inerenti gli atti dei due convegni sono state curate e distribuite con una edizione particolare del Notiziario Forestale. La distribuzione è stata curata nel corso del secondo congresso nazionale di selvicoltura tenutosi aYenezradal24 al27 gilgno. Passiamo ora ad illustrare le varie poste de1 bilancio al 3 1.12.98, redatto nel dspetto dei criteri di formazione e di valutazione previsti dalla normativa vigente.
to"ulzb
f#s
o{,14/4
q@.-Srfurr^l,r,rqq
La valutazione delle attività e delle passività'e' stata effettuata sulla base del valore nominale per i debiti e i crediti, e del costo storico di acquisizione. rettificato dai relativi fondi di ammortamento, per i beni materiali per i quali e' stato attivato il processo di ammortamento. I beni immateriali sono stati iscritti sulla base del valore residuo da ammortizzare. L'associazione non possiede titoli di alcun genere, ne'quote di partecipazione di qualsiasi tipo.
Attività
A)
Crediti verso soci per versamenti ancora dovuti
Tale posta
e'pari
a zero.
B)
lmmobllizzazioni
III.
Immobiìizzazioni l'inanziarie
Crediti
Si
200.000 200.000
cauzionali
tratta del deposito cauzionale in favore della Telecom
C)
lncremento
31t12t1gg7
Descrizione Depositi
e non ha
Decremento
g1t12l1gg} 200.000 200.000
subito variazioni rispetto al precedente esercizio.
Attivo circolante
II. Crediti
Saldo al
3111211998
Saldo al 3111211997
Variazioni
11.772.800
6.287.329
18.060.129
II saldo
è così
suddiviso secondo le scadenze.
Descrizione
Anticipi
a
fornitori
Entro
Oltre
12 mesi
12 mesi
Oltre anni
3.790.000 14.270.129 18.060.129
3.790.000 14.270.129 18.060.129
Erario c/iva a credito
Totale
5
La tabella illustra la composizione dei crediti risultanti alla data del 31.12.1998
IV. Disponibilitàliquide Saldo al
3111211998
Saldo al 3'111211997
Variazioni
14.360.283
2.822.334
3111211998 16.390.857 791.760 17.182.617
311121'|'997
17.182.617
Descrizione
Depositi bancari e postali Denaro e altri valori in cassa
Il saldo rappresenta le disponibilità liquide
D)
e
l'esistenza di numerario
e
8.607.283 5.753.000 't4.360.283
di valori alla data di chiusura dell'esercizio.
Ratei e risconti
Saldo al
3111211998 Saldo al 3111211997
Variazioni
Tale posta non ha subito variazioni ed era pari a zero alla data di chiusura dell'esercizio.
Passività
A)
Patrimonio netto
Descrizione Riserva legale Fondo ricorso TAR Utile (perdita)
dell'esercizio
3111211998
Saldo al 3111211997
Variazioni
36.323.846
17.505.121
18.8',18.725
311121',1997
lncrementi
Decrementi
17.390.439
15.889.843
Saldo al
3.043.564 (2.928.882) 17.505.121
3',U12t',t998
33.280.282 3.043.564 (2.928.882) (2.e28.882)
36.323.846
fo,roĂša.l,
04,w4
q***.-
6tg,r^r'a
Srilr"r"l'r,tqq
La tabella illustra la composizione del patrimonio netto alla data di chiusura dell'esercizio.
Rispetto al passato esercizio si registra un incremento del fondo di riserva di L. 1 5.889.843, che rappresenta l'eccedenza delle quote associative rispetto al totale complessivo dei costi sostenuti nell'anno. Costi alla cui copertura hanno contribuito in misura rilevante i contributi della Regione e di altri Enti per complessive L. 27 .964060 Il fondo di riserva ricorso Tar e' rimasto invariato rispetto al precedente esercizio. Si precisa che
B)
i fondi di riserva di cui sopra non hanno rilevanza ai fini fiscali.
Fondi per rischi
e
oneri
Saldo al
3111211998
Saldo al 3111211997
Variazioni
Non sono stati accantonati fondi di tale natura.
D)
Debiti
3111211998 1.088.000
Saldo al
I debiti sono valutati al loro valore nominale
Descrizione
Entro mesi 888.000 200.000 1.088.000
fornitori tributari
Si precisa che i debiti
degli stessi
tributari sono relativi
a
è cosÏ
Variazioni
(11.160.462)
suddivisa.
Oltre mesi
12
Debiti verso
Debiti
e la scadenza
3111211997 12.248.462
Saldo al
12
Oltre 5
Totale
anni
888.000
200.000 1.088.000
ritenute di acconto regolarmente versate nel mese di competenza (gennaio 1 999).
E) Ratei e risconti
Saldo al
3111211998
Saldo al
3111211997
Variazioni
Tale posta, pari azero, non ha subito movimentazioni. Conto economico
A) Valore della produzione
Saldo al
3'111211998
Saldo al 3111211997
Variazioni
60.327.673
(4e0.738)
3111211998
3111211997
59.836.935 59.836.935
60.327.673 60.327.673
Variazioni (4e0.738) (4e0.738)
59.836.935 Descrizione
Altri ricavi Gli altri ricavi
e
e
proventi
proventi sono cosi' ripartiti:
e di altri enti in conto spese Ricavi abbonamenti rivista Quote sociali per copertura costi
Contributi regionali
21 .964.660
741.000 3t.131.27 s
Si precisa che le entrate relative ai versamenti de11e quote sociali ammontano complessivamente a L. 49.950.000.
C) Proventi
e
oneri finanziari
Saldo al
3111211998
55.696
, i
Saldo al 3111211997 (60.179)
Descrizione
Proventi diversi dai precedenti (lnteressi e altri oneri finanziari) I proventi
e
3111211998 169.696 (114.000) 55.696
Variazioni 115.875
3111211997 165.021 (225.200) (60.179)
4.675 111
.200
115.875
gli oneri finanziari esposti nella tabella che precede sono relativi alla gestione del conto corrente bancario e di quello postale.
Il presente bilancio, composto da Stato patrimoniale, Conto economico e Nota integrativa, rappresenta in modo veritiero e finanziaria nonchĂŠ il risultato economico dell'esercizio e corrisponde alle risultanze delle scritture contabili.
.
Variazioni
Approvato dalla riunione del Consiglio Direttivo del 26 giugno 1999
e
corretto la situazione patrimoniale
F"rqta.l"
q ;,bqr"a. - Srn,*1,,r" 44
4^ou/4
6a;u*10
Noi Forestali essendo degli operatori
te accaduta, partendo dal momento in cui viene redatto il verbale di sequestro dell'arma (anno 1996) da parte degli agenti di P.G.: Mentre "Tizio" rientrava in tnacchina,
istituzionalmente addetti alla tutela ed al controllo di tutto ciò che attiene al "Mondo Venatorio" non possiamo esimerci dal prestargli un'attenzione particolare, considerato che in Sardegna ci sono circa 60.000 cacciatori.
L'attenzione va dal controllo nelle campagne, per ciò che riguarda meramente l'aspetto venatorio, alla conoscenza della normativa, che regola questa attività.
E' proprio su quest'ultimo punto che vorremmo soffermarci e porre alcuni quesiti, nella speranza di avere delle risposte esaurienti che ci permettano di lavorare con maggiore serenità dal punto di vista professionale oltreché umano. La domanda che ci siamo posti riguarda il PORTO DI FUCILE. Tutti sappiamo che viene rilasciato dal Questore il quale 1o rilascia a seconda
dei casi: 1) "anche per uso di caccia"; 2) "anche per uso di caccia", ma limitandone l'impiego per esempio con un tragitto obbligatorio dalI'azienda al I'abitazione e vicever-
3)
SA;
"anche per uso di caccia" con la
dicitura..... L. 157192 art.2l lett. G. Tale art. vieta il trasporto di
armi..... che non siano scariche
4)
e
in custodia: Pertanto parrebbe non porre nessuna limitazione riguardo al Porto di fucile; "anche per uso di caccia e difesa personale" con scadenza annuale della foglina e il pagamento di f,. 170.000 per la difesa (oltre le f,. 260.000 Conc. Gov.). Questo ulteriore pagamento di f . 170.000 lo richiede la Questura di Cagliari,
mentre per es. la Questura di
5)
Nuoro ritiene che non debba essere pagato; "per difesa personale" (con scadenza annuale);
6) "per uso di caccia". Preferiamo esimerci dall'entrare nel merito delle modalità del rilascio, ponendo pero qualche interrogativo sugli effetti che esso produce. I1 sesto caso parrebbe limitare il porto "per uso di caccia" per cui si potrebbe dedurre che in ogni altra circostanza si pone in essere un comportamento contra legem. Descriviamo ora una vicenda realmen-
nottetempo dalla campagna, veniva fermato e gli veniva sequestrato il fucile
in quanto lo "portava ingiustifica-
tamente" in tempo vietato. Dopo circa un mese il Prefetto decreta il divieto alla
detenzione
di armi e
munizioni
ingiungendo di venderle o cederle. Successivamente il Questore revoca la licenza in quanto c'è stata una segnalazione all'Autorità Giudiziaria "per porto abusivo di armi comuni in tempo vietato". Si ricorre al Prefetto il quale decreta il diniego della licenza. Nel 1999 il Tribunale Civile e Penale (ufficio del G.I.P.) dichiara «il non luogo a procedere nei confronti di Tizio, per tutti i reati contestati, perché i fatti non sussistono».
Per cui dal primo verbale, anno 1996, alla sentenza, anno 7999, sono trascorsi circa 3 anni durante i quali Tizio non possedeva lalicenza, pur non sussistendo i fatti che gli venivano addebitati. Ulteriori adempimenti (con relative spese) devono essere espletati da parte di Tizio per quanto riguarda la restituzione delle armi e il nuovo rilascio della licenza.
Parrebbe legittimo chiedersi quali e quanti "tipi" di porto d'arma esistono, soprattutto, per essere messi in condizione di lavorare con professionalità
poter dare delle risposte certe
'{r'
statza"?
guardo "l'ANCHE" per uso di caccia sia per quanto riguarda le tasse da pagare. L. art. 5 cita testualmente "Licenza di
Porto di Fucile anche per uso di caccia"; (tassa annuale di rilascio di rinnovo f,.250.000). Ci chiediamo, qualora le Questure siano inadempienti, che valore hanno e che
effetti producono sia la circolare del Ministero degli Interni che le sentenze della Corte di Cassazione. Infatti, una sentenza della Corte di Cassazione sez. I 24.04.1998 stabilisce che la licenza di porto di fucile abilita al porto dell'arma in qualunque situazione e circostanza. In questo senso già una sentenza della Corte di Cassazione 19.01.1987.
Ora, come Forestali, vorremmo fosse fatta chiarezza, cor, regole precise e puntuali, e ci fosse pii "certezza del
diritto". In buona sostanza come dobbiamo agire per essere rispettosi della legge e al tempo stesso farla rispettare ai cittadini senza causare tante ingiustizie e tanti disagi?
e
Do\lE 1rg"r*r'o "..-.{n,vnlp rts,to zuo? -. r)-.(tu à; 'a{,o ?... N_ _ 'i"*i,*...rr...lu,GnÈo,id'-.5r..r t ;uo rre'-erdrJrTutArE... s'CRtv/a ..., cllE,.<osar-.. // LE t... ssczt'lA... So|h lO*l' -:-4
StLEilZt| ...:
puntuali
La circolare del Ministero dell'Interno n'5591C.612. 12982. D (1) del 22.01.1996 pare fare chiarezza sia ri-
ìJ,rU68jf§lE::: g a.P aùGuAPt -'-
uA
e
agli utenti. Insomma la licenza di porto di fucile legittima il possessore al porto dell'arma "in qualunque situazione e circo-
Dionigi Deledda
I
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ffi*,*ffiÉ#*=§ffi: fu$re,#sfÉs"erg
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