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NoMro §
in Sardegno
3
Editoriale
Salvatore Scriva
9
Cicitu Moriltu, Giuseppe Delogu
13
saluti 0CR lncendi
29
Concorso"un fiume dì parole"
32
Corrinatura
42
Convegno Dorgali
60 86
Cunaggia Speciale 0gliastra ìlGipeto
Amilcare Loverci, Maria Luigi Lai Danilo Basoccu
94
llGhiro
Maria Agostìna Cavia
100
Osservazioni al PERS sull'utilizzo
Gabriele Rubbiu
I
82
1.D.,
Carlotta Satta
delle biomasse prodotte in 0gliastra
PMPF
Ndturo in Sordegna Perodico d'informazione ambientale dell'A55,FoR. 0N LUS Associazione del CorBo Forestale della Sardegna
103
Le
107
ll CFS e la lotta agli
AnnoXll n.29
129
marn2007
121 127
132
Reg.Trib. CA n.36
'1
7.1 1.1995
Edìtore AS5-FOR.0NLUS
136 139 147
Direziofte, redozione
afifrinistrazione Via [a Maddalena, l5
154
09124 CAGLIARI
166
e
158
Iel- 070 50 21 53
169
95 35 294 naturainsardegna@tiscali.it Fax 070
171
Michele Puxeddu Umberto D'Autilia
incendi
lncendi boschivi e sperimentali lllecito amministrativo ambientale ll diritto umanitario ambientale La ghiandaia ll principe dei
marina falchi La poiana ll levriero sardo Remy il capomuta Linasia Bagantinus Ostreopsis Ovata Sìtuazìone igienico sanitaria Monte Arci tra XVlll
e XIX
Giovanni Bovio iMassimilianoTronci Tiziana Mori Gianni Sirigu Sergio Porcu Gianfranco Mattu Roberto Balia Leonardo Balia Silvio Cocco Grazia Secci Graziella Pitzalis Luciana Cannas
secolo
S.Antonio lspinigoli
diVilla
Pietro Angelo Serra
182
La cometa
187
La grotta di
r90 193
Aquilegia La sartiglia
198
5.
Foto di copettina
199
ln memoria...
Gianni Sirigu
212 218
Bacu Malu
Riccardo Medved
Nicola Bove
R.[4.
224
A55.F0R. 0NLUS (statuto)
238
Lettere
Dircttùre responsobile Marilena 0runesu Co ord i n
alore orqa nizzativo
Salvatore Scriva
Co otd i n otrice di re dazione 6raziella Pitzalis
G.P
Giuseppe Vacca Gianni Pinna
Giovanni Gualberto
Praqètta qrufidù
impogin1zioùe Monk€y Studio Caqliari www.monkeystudio.net e
etterariaedartisticasono lManoscritti,fotoediseqni,sarannorestituitisuespressarichiestadegiautori.Tuttiidirittidiproprietà riservati.5i informa che i dati utÌlizzati al fine della spedizìone di questa Rivista, contenuti in elenchi conoscibili da chiunque, sono trattati
a questo solo fine Ìn
conformità
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quanto previsto dal
cancellazione ecc.) di cui aLl'art.1 3 scrivere
a: AS5.F0R. Casella
D.lgs n.1 96 del 30/06/2003. Per esercitare i
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NATURA lN SARDEGNA è organo
OCR INCENDI ProYincla
di informazione
e sensibilizzazìone
amblentale nel quadro del Sottoprogetto
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dirÌtti (aggiornamento,
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48;SostenÌtore:euro 84,00.09ni(opia affetrata 10,00 euro piu spese ABBOM ,IENIOM'IUMINSARDEGMAnnuo:euro postali (previa verifica della disponibilità). I vereamenti devono essere effettuati sul c/c postale n.21 970090 intestato a:455. FOR.Associazionedeiforestalisardi,Caselapostale,50 09l24Caqliarièindispensabilespecificare acausaediversamento:
Abbonamento Natura in Sardeqna.Cambio di indirizzo:servizio
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er un anno la"natJra" si è fermata (e non solo la nostra rivista): le mezze stagioni autunno e primavera, che in passato erano state date per scomparse, sono ritornate imperiose a governare il tempo per tutto 112006 e gliinrzr de|2007. Sono invece scomparse o cambiate le vere grandi stagioni: l'estate è diventata piovosa e f inverno così caldo da s o stituirsi alla primav er a. Eventi eccezionali che, per chi ha la coda di paglia (cioè chi sospetta di non avere la coscienza tranquilla perché ha mal govern ato la gestione delle risorse e delle energie, e quindi reagisce velocemente a critiche od osservazioni,
"prendendo velocemente fuoco", come 1a paglia), diventano i segnali di prossime ed imminenti catastrofi. Iniziacosì la corsa alle catastrofiche ma verosimili previsioni sui cambiamenti climatici: entro il 2100 si scioglieranno i ghiacciai del polo nord; scompariranno, per l' innaTzamento de gli oceani, diverse città costiere; la deser tifi,cazione incomberà su vaste aree del pianeta; in alcune zone si estingueranno molte specie arboree particolarmente sensibili, come il faggio, il castagno e il carpino (che rischiano di essere soppiantate da piante opportuniste, come le infestanti) con un conseguente sconvolgimento degli habitat naturali;
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:
crescerà
il
pericolo di estinzione per
molte specie faunistiche. Osservando le statistiche si scopre che negli ultimi 100 anni 1e precipitazioni sono diminuite del 1.5o/o in tutta l'Italia centro-meridionale, sopratutto in primavera e in autunno, mentre la temperatura è aumentata dr circa un grado, specie ne1 periodo invernale. Così stando le cose, nei prossimi 100 anni è prevedibile una progressiva disgregazione degli attuali ecosistemi, con una parziale estinzione, almeno a livello locale, di specie vegetali e animali doruta alle difficoltà di adattamento ai mutati scenari climatici e ai nuovi ecosistemi.
r"
Cambia ilclima, cambiano g1i habitat, mutano gli ecosistemi. In questo continuo cambiamento p1anetario cè i1 serio pericolo di trovarsi impreparati ad affrontzre live11o re^ gionale e locale 1e emergenze o mutamenti che il clima c'impone. Diversi sono gli interrogatM sui quali è opportuno soffermarsi a riflettere. Le temperature pir) alte comporteranno piir incendi per il territorio della Sardegna? Le piogge intense e concentrate ci porteranno più alluvionil Le nostre coste saranno sommerse dall'innalzarsi dei maril La desertificazione interesserà anche i nostri territori?
In tutti questi anni abbiamo
lavorato contro queste calamità., perché incendi, alluvioni e principi di desertificazione sono stati sempre presenti nella storia del1a nostra terra. Disponiamo di un apparzto antincendio capace di affrontare 3000 incendi da giugno a ottobre, abbiamo squadre di protezione civile pronte alf intervento in caso di alluvioni, abbiamo lavorato in passato per imbrigliare le dune che avanzavano lungo le nostre coste, ma mai avevamo considerato lèventualità che 1e nostre coste venissero ridisegnate dalf innalzamento dei mari. Succederà, forse, tra cento anni ma intanto chi studia 1o scioglimento
dei ghiacciai incomincia a disegnare nuove cartine geografiche di previsione e, mai come in questo caso, 1e scelte dei nostri politici hanno anticipato le catastrofiche aspettative degli studiosi, per evitare evacuazioni dell'ultima ora. Infatti, dall'agosto del 2004 vige in Sardegna un "decreto salvacoste", che stabilisce f inedificabilità nella fascia costiera entro i 2 Km dal mare, decreto ratificato nel novembre 2004 con l'approvazione della legge regionale n. 8 che individua nel Piano paesaggistico regionale (PPR) i1 principale strumento per 1a futura pianifrcazione territoriale.
È chiaro che alla base di questo provvedimento politico non vi è l'a11armismo degli scienziati del clima, ma il tentativo di fermare g1i scempi urbanistici che hanno trasformato e reso invivibili le nostre coste. Ci possiamo dividere sulle leggi che governano l'ambiente, scritte dai politici. Certe scelte, "politiche" possono piacere o non piacere, lasciarci indifferenti o "interessarci", ma alla fine il vero tribunale che stabilirà. 1a bontà di un prowedimento legislativo sarà 1a natura che nel tempo ci dirà, se l'uso e il consumo delle risorse ambientali che abbiamo effettuato, per via delle leggi
che ci siamo imposti, negli anni è stato
corretto. Qrasi sempre, la natura nel tempo si riprende tutto, 1e alluvioni si portano via le costrtzioni lungo i letti che furono dei fiumi e i mari si riprenderanno le scogliere su cui si infrangeranno le onde che disegneranno coste volute dalla natura. In tutto questo fluire, con le incefiezze degli scenari che si adombrano per 1a fine de1 secolo è opportuno ritornare a vivere i1 nostro quotidiano con l' attenzione e il giusto rispetto per 1e risorse natura1i, amiche e compagne della nostra esistenza.
Un annCI senza Natura in Sardegna
gli abbonati e i lettori per 1a mànc ta" pubblicazione de11a rivista in questo difficile anno che, anche per noi, è stato di "disadattamento" a logiche commerciali, editoriali e di mercato che non incontrano pir) f interesse di chi finanzia e sostiene questo giornale. Nel ringraziare quanti ci hanno accompagnato nella realizzazione de1le passate
Ci
scusiamo con
edizioni,non possiamo esimerci dal confermare che questa rivista è e continuerà ad essere il giornale degli associati all'ASS.FOR., Associazione ONLUS degli appartenenti al Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale de1la Sardegna.
Giornale nato per espressa volontà dei soci quale strumento autonomo d'in{ormazione per {ar conoscere al grande pubblico l'rmportanza del lavoro svolto dalla Guardia Forestale per difendere l'Ambiente della Sardegna.
tr piÚ importante per noi far arrivare questo giornale in tutte le scuole della Sardegna, ne11e biblioteche, nei luoghi di crescita culturale, tra le associazioni del volontariato e della protezione civile piuttosto che ne11e innumerevoli edicole predisposte a1la vendita esclusivamente commerciale del prodotto "nattrra" o "Sardegnd'perchÊ be11o e piacevole da sfogliare. 11 nostro intento è raccontare il bello del1'ambiente per far nascere e crescere nuove sensibilità , nuove collaboraironi, per difendere tutti insieme e consapevolmente i1 nostro territorio e poterlo tramandare il piir intatto possibile alle
future generazioni. Abbiamo sempre sostenuto che 1200 Guardie Forestali possono fare ben poco per 1a difesa dell'ambiente della Sardegna, che vanta una superficie di 24.090 l<rn2 e oltre 1850 km di coste, se al proprio fianco non cè una popolazione at' tenta e consapevole de1 valore che esso riveste. Con loro e per loro vogliamo lavorare per tutelare il nostro domani e cerchiamo di farlo al meglio ,tttlizzando questo strumento che chiamiamo "Natura in Sardegna". Salvatore Scriaa
li 4'a!:fl,
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smÉutÉ
ll saluto dellAssessore Cicito Morittu
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d*§§'&r-mhE*re€m
In questi ultimi due anni e mezzo le politiche di tutela evalorizzazione dell'ambiente della nostra Isola sono costantemente a1 centro dell'azione del governo regionale. LJna certa idea di intransigenza nella tutela dell'ambiente naturale e paesaggistico della Sardegna è direttamente proporzionale al valore, direi quasi assoluto, che attribuiamo alla risorsa ambientale. Per 1'Amministrazione regionale investire nell'ambiente significa promuovere la nostra identità, a partire dalla peculiaritàL insularq per aprire nuove prospettive di crescita economica, socialè e culturale, per costruire un modello competitivo e sostenibile nel bacino del Mediterraneo. Senzaturbare i1 delicato equilibrio del1'ecosistema consegnatoci dalle precedenti generazioni,la crescita di attività economiche compatibili, a partire da quelle tradizionali quali I'artigianato,l'agricoltuta,la zootecnia ed il iurismo ecocompatibile, sono possibili. Non esiste infatti incompatibilità tra sviluppo dell'agricoltura di qualità, turismo, industria se praticati in una visione di sviluppo ecosostenibile, capace perciò di determinLre occrtpazione, reddito e ricchezza per le nostre popolazioni. Per rendere credibile una tale politica di sviluppo sostenibile ci siamo dotati di strumenti di pianificazione e programmazione integrata fortemente orientata alle politiche di tutela dell'ambiente. Dobbiamo saper fare di più per la tutela e f incremento delle aree di particolare interesse naturalistico quali i parchi e le porzioni di territorio che, in considerazione del1a loro rilevanzainternazionale,
debbono essere conservate evalorizzate anche attraverso il sostegno che ci proviene dall'atitazione dei programmi comunitari come il Programma Operativo Regionale (POR). Di fondamentale importanza è lbperato del Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale, sia in termini di azione preventiva e di divulgazione delle buone e corrette tecniche e pratiche di gestione del bosco e dell'ambiente, sia ne1la necessaria e doverosa azione repressiva degli atti costituenti reato ambientale. ConI'adozione del Piano forestale ambientale regionale saranno avviati diversi Progetti Operativi Strategici che riguarderanno -tra l'altro-, il potenziamento del settore sughericolo;l'aggiornamento del vincolo idrogeologico; la regolamentazione della produzione del materiale di propagazione forestale; 1a predisposizione del1a carta forestale; il programma di rinaturalizzazione dei sistemi artificiali e della certifrcazione forestale,la realizzazrone di impianti per l'assorbimento di carbonio (Kyoto-forest) e la regolamentazrone dell'urrllizzo delle specie vegetali lungo la viabilità" stradale. Insomma un insieme di zziom coordinate, volte alla valorizzazione del patrimonio forestale, che si inseriscono nel generale quadro di politiche ambientali quali Ia ridrzione, corretta gestione de11a raccolta, riciclo e smaltimento dei rifiuti, così come definito dal Nuovo Piano di Gestione, per raggiungere lbbiettivo di portare dal 10 al 50 per cento, entro il 201.0,1a quantità del1a raccolta differenziata. Qresta idea fondativa, secondo la quale solo con interventi integrati che agiscono sugli aspetti quantitativi e qualitativi, si possa garantire un uso sostenibile della risorsa idrica è stata adottata,ad esempio, anche nel nuovo Piano di Tirtela delle Acque che costituisce uno strumento conoscitivo, programmatico e dinamico che consente di individuare e programmare interventi, misure,vincoli, finalizzati al mantenimento della risorsa compatibilmente alle differenti destinaironi d'uso. In questo quadro di monitoraggio e tutela si inquadra I'azione di competenza delT'Agenzia per laProtezione dell'Ambiente, quale moderno strumento di sorveglianza e intervento. Infine, non minore èI'attenzione per la protezione civile delle nostre popolazioni fondato sulf integrazione tra le risorse umane, i mezzi ele dotazioni proprie dell'amministrazione regionale, del Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale e dell'Ente Foreste, delle amministrazioni comunali e delle associazioni di volontariato le quali esprimono con generosità, un impegno quotidiano di solidarietà a favore delle popolazioni, sia in termini di prevenzione, sia di soccorso nei momenti difficili e purtroppo tragici che si verificano in alcuni momenti. In tutte queste attività assume un carattere di centralità.l'azione e f impegno delle donne e degli uomini del Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale ai quali, attraverso questo Notiziario de11'Ass.For. rivolgo il mio saluto ed il ringraziamento per f impegno sempre dimostrato e che, sono sicuro, sapranno manifestare costantemente nel futuro per il bene della Sardegna e della sua gente.
Agli uomini e alle donne d*l C*rp* Fmr*st*!e * drVEg§§mrìx& &mbi*rctmle
al l febbraio ho assunto formalmente f incarico di Comandante del Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale della Regione Sarda.
Ho ricevuto attestazioni di stima e l'augurio di un buon lavoro, che sento di ricambiare con gratitudine, ma ritengo doveroso cogliere lbccasione di queste brevi righe per rivolgere a voi tutti 1o stesso augurio. emergenze si profilano nello scenario mondiale, dai cambiamenti climatici ai pericoli per la biodiversità1, al consumo di terra ed ai rischi per la stessa sostenibiiità dell'ambiente e del1a vita; nuove sensibilità. ambientali
In questi anni nuove
irr.ro.urro maggiore attenzione alle trasformazioni repentine del territorio.
E da noi, in particolare si registra una crescente attenzione per il recupero delle radici crrlturàli della nostra isola e del suo patrimonio antico - i beni identitari - ed una nuova lettura del paesaggio, inteso come oPPortunità di ricchezza e non come miniera da predare. Tutto ciò costituisce preciso indirrzzo di governo e grande opportunità per la qualità della vita nella nostra terra, aggiungendosi alletradinoÀali missioni delC.F.V.A. e rappresentando una sfida per migliorare il pubblico servizio a cui la nostra struttura è chiamata. Su questa sfida possiamo misurare la nostra capacità di migliorare lèfficacia di inteivento nella prom ozione e nella tutela della qualità ambientale: la Sardegna intera ce 1o chiede e, come Comandante, sento di dover raccogliere f invito
iluuorurc pef un Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale all'altezza della missione.
Coltivo il sogno di far maturare le mille abilità,le qualità. di eccellenza professionale che tanti di voi hanno costruito con f impegno personale e la passione per il lavoro, trasformandole in moduli condivisi di lavoro innovativo, efficiente ed efficace nella tutela del territorio, ne1la conservazione della natura, nella protezione delle acque e del suolo, nella stessa protezione della vita umana. Per questo occorrerà intervenire sulla sfera legislativa, sul modello organizzativo, su quello contrattuale, non ultimo sul rafforzamento dello spirito di solidarietà.
interna, della comunicazione e delf immagine del Corpo.
Il mio impegno sarà fin dbra, prioritariamente rivolto
a queste attese.
Ma tutto ciò sarà possibile solo con f impegno, la motivazione, il senso di apparterrenza di ciascuno di noi al nostro lavoro, anche e soprattutto nei difficili momenti, quando la stanchezza ele difficoltà dovessero prevalere. Ci attende un lungo lavoro. Sono certo - e 1o dico con l'umiltà che è dovuta alf inizio di ogni impresa - che le soddisfazioni saranno maggiori delle delusioni e che ciascuno di noi potrà ogni giorno, ritornando alla propria famiglia,restare orgoglioso del proprio quotidiano contributo alla promoirone della qualità del nostro mondo, della nostra tera, del7a nostra casa. Buon lavoro.
Giuseppe Delogu
lniziative per il progetto INTERREG IIIC
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Progetto OCR INCENDI ffir*s*mtmxE#rc#
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Gli anni 2003, 2004 e 2005 sono stati per quanto riguarda gli incendi boschini nel Mediterranez. Il ripresentarsi di questi grandi disastri porta a catastroifrci
interrogarsi su scala euro-mediterranea in rnerito all'efi.cacia delle politiche clndotte e sulla coerenza di tali politiche con la pianifcazione a lioello regionale.
Il progetto INCENDI ha l'ambizione di offrire uno spazio di sperimentazione e di miglioramento delle politiche regionali, con f intento inoltre di organizzare'le basi di una futura politica integrata comprendente f intero bacino Mediterraneo. Vengono proposte quattro grandi componentt d'azionez - Cultura del rischio e auto-protezione delle zone abitate. - Organizzazione collettiva per la pre-
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venzione,la previsione e la lotta. Sistemazione e ripristino delle aree incendiate. - Pubblicità, diffusione e trasferimento di esperienze. I1 progetto è costituito intorno ad un parternariato operativo costituito da enti di livello regionale, continentale e insulare. Competenze e procedure nelle Regioni Partner. In materia di gestione dei boschi e dei rischi naturali, la ripartizione delle competenze è diversa da uno Stato all'altro. Le Regioni dispongono spesso di compete nze in materta di pianificazione del territorio e in tema di prevenzione/educazione. In Francia e in Italia, dallo Stato al Comune, tutti i livelli intervengono nella prevenzione e nella lotta contro gli incendi.
-
contrario, in certe regioni spagnole, nel Portogallo e in Grecia, illivello Nuts III (Province) non dispone di molte competenze. La costruzione del parternaiato ha considerato queste differenze ed ha dedicato utt'attenzione particolare alla specificità della problematica insulare. I1 parternariato comprende: -Cinque regioni continentali.' Provence Alpes Còte d'Azur (P.A.C.A.), Languedoc-Roussillon, Andalusia, Toscana, Algarve. -Quattro regioni insulari: Corsica, Baleari, Sardegna e Nord Egeo. -La Pronincia di Nuoro (Nuts III) con
,A.1
I'appoggio della regione Sardegna.
-Dodici colletti,uità NUTS 111 associate alle loro rispettive regioni: Var, Vaucluse, Bouches du Rhòne, Alpes Maritimes, Alpes de Haute Provence et Hautes Alpes- départements de PACA/ Gard, Hérault, Pyrénées
A) Migliorare l'efficacia delle politiche regionali nel campo del rischio incendio e nella pianificazione del territorio.
Orientales, Aude-Languedoc-Roussillon/ Haute Corse-Corse/ Livorno e GrossetolToscana. -Una regione della Rioa Sud del Mediterrane o : Tanger Tétouan. Per sperimentare nuovi metodi e pratiche,le Regioni Partners hanno proposto, come previsto dalla cooperazione di tipo OCR (Operazione Qradro Regionale), la selezione, attraverso un bando pubblico, dei partecipanti 1ocali che realizzeranno i sottoprogetti. I partecipanti locali attueranno una procedura di lavoro comune, messa a punto nel 2" semestre 2005 da un gruppo di esperti composto da rappresentanti de1le autorità e degli organismi regionali.
atttazione dei sottopro getti. A seguito delle suddette sperimentazioni e dei lavori interregionali, le procedure e le esperienze acquisite l-l
A.1 Organizzare dei piani di comunicazione sulle politiche e sugli schemi regionali di pianificazione. A.2 Attuare dei processi d'analisi sistematici con feedback d'esperienze al fine di trarre insegnamento dalle calamità e riorientare le scelte politiche.
A.3 Ripristinare iterritori percorsi da incendio.
B) Permettere diacquisire e sviluppare a livello locale strumenti, attrezzature e
metodi,adattia fronteggiare il rischio ed inserire gli stessi nei piani locali di prevenzione e di pianificazione.
C) Fare aderire la popolazione agli schemi e alle politiche di prevenzione ed incorag-
giarla a parteciparvi.
8.1 Maggiore sorveglianza e prevenzione piùr efficace. 8.2 Sviluppare i sistemi d'informazione nei soggetti locali chiamati ad intervenire prima e dopo la crisi. 8.3 Sistematizzare l'applicazione di schemi intercomunali di rischio e di prevenzione che permettano un
miglior controllo delle calamità. 8.4 Rinforzare la previsione del rischio incendio e l'autoprotezione negli schemi locali di pianificazione e di urbanistica. C.1 Migliorare la capacità d'autoprotezione delle
popolazioni. C.2 Sviluppare
degli strumenti di formazione per
diversi soggetti.
i
permetteranno alle Regioni Partner di attlare e proseguire delle cooperazioni in vista di una futura politica euromediterranea sul rischio incendi. I1 seguente quadro dettaglia i grandi obiettivi (di carattere generale) e i sotto-obiettivi (specifici) del progetto
INCENDI. La specificità dell'Operazione Qradro Regionale (OCR) è di essere stata concepita come una serie di miniprogrammi alf interno dei quali le Regioni organizzano esse stesse delle coopertzioni a livello locale come illustra 1o schema seguente.
In un primo tempo i partners del progetto hanno sviluppato una strategia comune a tutte le regioni partner ("Strategie OCR,): questo lavoro è stato realizzato nel corso del 2" semestre dell'anno 2005 da un gruppo di tecnici provenienti dalle Regioni o dagli trnti che lavorano con le Regioni partner su questo tema. Qresta prima tappa è stata convalidata nel primo Comitato di Pilotaggio Interregionale del 9 Dicembre 2005 ad Ajaccio. I temi che devono essere attuati come sottoprogetti locali attraverso un bando pubblico sono stati definiti in comune. Sono stati selezionali otto temi dilavoro aventi ad oggetto azioni pilota locali nel quadro dei sottoprogetti: 1) La sensibihzzazione; 2) I-)attoprotezione; 3) I tagli - decespugliamento, disboscamento, pulizia - (dimensioni, pro-
M Jr.
cedure di manuten zione);
4) La cartografia; 5) 11 volontariato per la prevenzione e la lotta; 6) I centri operativi; 7) I piani 1oca1i; 8) I1 ripristino dei terreni percorsi da incendio.
Obiettivi dei temi dei sottoprogetti che si svilupperanno in Sardegna e inforTèma 1) "Sensibllizzazione mazione rivolta alle scuole primarie e/o il, grande pubblico" Obiettivi del tema: Sviluppare la cultura del rischio negli scolari, nei cittadini, nella popolazione residente e non residente, negli ordini professionali tecnici, negli operatori forestali e anche a livello politico. Prevenire e ridurre i rischi subiti e i rischi indotti: attuare dei sistemi d'informairone mirati verso le persone residenti in zone a rischio. Mettere a disposizione della popolazione una informaitone periodica (giornaliera) sul rischio.Valutare lèfficacia delle politiche e degli strumenti di sensibili zzazione. Partecipano:
Provincia di Nuoro Sardegna, Région PACA, Région LanguedocRoussillon, Collectivita Tèrritoriale Corse, Gouvernement Autonome des Baléares, Région Nord Egée. otezione>> Tèma 2) "Autopr Obiettivi del tema: Migliorare attraverso delle aziom collettive e individuali, laprotezione delle persone e dei
beni di fronte al rischio d'incendio. Partecipano: Région PACA, Région LanguedocRoussillon, Gouvernement Autonome des Baléares, Aire Métropolitaine de l'Algarve (AMAL).
Aire Métropolitaine de (AMAL), Région Nord l'Algarve Roussillon,
Egée.
Tema 5) "Volontariato per zione e la lotta"
1a
preven-
Obiettivi del tema: Coinvolgere Tema 3) "Tagli - decespugliamento, disboscamento, pulizia - (dimensioni, procedure di manuten zione)" Obiettivi del tema: Elaborare degli strumenti tecnici, giuridici e finanziari per la realizzauone e la sistem atica
ri-
petinone dei tagli. Partecipano: Région PACA, Région LanguedocRoussillon, Gouvernement Autonome des Baléares, Aire Métropolitaine de l'Algarve (AMAL). Tèma 4) «Cartografia tematica sugli incendi" Obiettivi del tema: Cartografare i7 pericolo giornaliero tenendo conto del contesto mediterraneo (in effetti, questi tipi di analisi sono fatte a livel1o europeo ma si rivelano poco adattate alle particolarità mediterranee). Cartografare le infrastrutture di lotta (se ciò non esiste già) e raffrontare i metodi fiilizzati in modo da permettere la colhborazione tra regioni al momento degli interventi. Sviluppare degli strumenti comuni di valutazione del rischio e metterli a disposizione dei soggetti interessati. Cartografare le aree incendiate (i1 perimetro delle aree bruciate e il tipo di vegetazione). Partecipano: Région PACA, Région Languedoc-
le
popolazioni locali nella sorve glianza, manutenzione delle infrastrutture di lotta, senslbrlizzazione e collaborazione in caso di incendio. Inserire i1 tema del rischio incendio nei comportamenti e nelle attività delle associazioni Yzlorizzare il loro impegno assicurandone il coordinamento con gli altri soggetti competenti in tema di prevenzione e vigllanza del rischio incendio. Partecipano: Provincia di Nuoro - Sardegna,Jrrta de Andalousie. Tema 6) «Centri operativi»
Obiettivi del tema: Sala operativa: luogo fisico dove arrivano tutte le informazioni sugli incendi e da dove partono le decisioni. Ottimizzare le attività d'intervento a livello della lotta (gestione dei mezzi, delle risorse umane e dei materiali). Partecipano: Région Languedoc-Roussillon, Région Toscane, Aire Métropolitaine de l'Algarve (AMAL) Tema 7)
"Pianilocali,
Obiettivi del tema:
Coordinare l'azione locale e regionale per la pianificazione, la prevenzione e la lotta. Mobilitare e guidare i soggetti locali
nella redazione dei piani locali. Organ\zzare l' animazione di questi piani e associare i proprietari terrieri e altri soggetti. Partecipano:
Provincia di Nuoro - Sardegna, Région PACA, Région Languedoc-Roussillon,Junta Andalouse, Région Toscane, Collectivité trritoriale Corse Office
-
de l'Environnement, Gouvernement Autonome des Baléares, Aire Métropolitaine de l'Algarve (AMAL). Tema 8) "Ripristino delle aree percorse da incendio, Obiettivi del tema: Acquisire la capacità di decidere qrahazioruè meglio adottare dopo un incendio e metterle in opera. Partecipano: Région PACA, Région Languedoc-
M .rÉ
Roussillon, Région Toscane, Collectivité Territoriale Corse, Gouvernement Autonome des Baléares, Aire Métropolitaine de l'Algarve (AMAL).
Orgrnizzazione e natura delle at-
tività. Le attività dei partecipanti sono di 2 tipi: -Attività lo cùi realizzate con un parternariato locale e in collaborairone con i servizi e gli organismi regionali che lavorano abitualmente sul tema interessato.
-Attività interregionali di cooperazione e di scambio, in parternariato con i servizi e gli organismi regionali che lavorano abitualmente sul tema interessato.
La riunione OCR incendi #E
T4t*t3{*
ll tavolo della presidenza:da sinistra Daniel Poulerenard coordinatore lnterreg, lng. Paolo Marras coordinatore tecnico Provincia Nuoro, Nicette Aubert del Consiglio Regionale di Paca,Jean Luis Valls rappresentante segretariato lnterreg lllC sud (Valencia)
T a cittĂ di Nuoro ha ospitato, nei giorni dal4 al6 dicembre,la riunione inJ-lterregionale per discutere del Progetto OCR Incendi. Tra i presenti anche I'ASS.FOR. che, giĂ impegnata nella rcalizzazione del sottoprogetto "SensibThzzazione",ha partecipato a1la prima giornata dei lavori dedicata a questa sezione di attivitĂ , proponendo a tutti i partners due imp ortanti inrziativ e. .t
La prima riguarda la proposta di riconoscere 1a data del281uglio come giornata europea di sensibilizzazione contro gli incendi, per ricordare tutti i caduti sul fronte della lotta agli incendi boschivi. I1 28 luglio, data della commemorazione dei martiri di Curraggia (incendio in cui perirono anche due marescialli forestali) può assurgere a gtornata. di celebrazione del sacrificio di tutti gli uomini che hanno perso 1a vita per difendere il proprio paese dagli incendi che hanno devastato in questi anni il bacino del Mediterraneo, dalla Grecia al Portogallo passando per Toscana, Corsica, Baleari, Francia meridionale e Spagna.I-liniziativa de11'ASS.FOR: 28luglio. Giornata europea di sensibilizzazione contro gli incendi vuole dunque essere un monito a ricordare e non dimenticare. Con la seconda iniziativa,fAss.FOR. intende promuovere un forum sugli strumenti multimedialittllizzati,nelle campagne di prevenzione contro gli incendi boschivi, nei vari paesi europei. I-lappuntamento dovrebbe tenersi nella città di Nuoro nella seconda decade del mese di ottobre 2007, ed è previsto f intervento di esperti della comunicazione. Entrambe le iniziative hanno riscosso l'approvazione dei presenti.
ll tavolo dei lavori con i rappresentanti europei dei progetti sulla sensibilizzazione
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ASS.I'OR. l\,tr,lJ1!,i
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losi§,g 2007
Giovedì 28 dicembre 2006 ore I 6.00 BiblioLeca "Scbastiano Satta", Pjazza.{sproni - Nuoro Presentaz-ione dcl calcndario ASS.FOR. 2007 "Idrogtologico" realizzato in collaborzione con i1 (ìruppo ()rotte Nuorese Lln'occasione per discutere della dilèsa del
slolo
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del sottoslrolo dclla
Sarclcg_na
Saluti Rocco Celentano: Asscssore all'ambicntc Provincia di Nuoro
Introduce Cicito trIoittu: Asscssorc alla Difcsa clcll'Arnbicntc dclla Regrone Sanlegna
Intcn'cnti Francesco Murga: Consigliere Società Speleologica Italiana c \ricc Prcsidcntc Gruppo ()rotte Nuorese i }rtil-itir ilr:eli spr:ìr:eloqi lrila lrlorizzri:ioric . ilflli txlrila rlelie aru-i c;rrrirl:t: AnLonello Nlele: ex Dircttorc dcl Scrvizio Ripartimcntaìc dcl l,a li gi-r li;tstrlr' 1rr ìl diitsr rlci sr:oÌo
C!'\A rìi Nuoro
Nlarcello Niedda: pro| ldraulica c sistcmazioni iclnulico I'orcstali Università Nuoro
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reìil ii:irrziorrt rlri icrrrili iìrrtsieli
Luigi Lai: Assessorr all'Ambiente Provincia OgliasLra ConcÌusioni Sen. Prof. Bruno Dcttori: Sottoscgrctado Ministero dell'Ambiente
Iì nn'inizìarila pìimossa drll'ASS.IOR. nel quàdrc della cnùpasna di selsiLiÌrzzuionr conùo gli inrendi hoschi!i del pmgerh OCR ilrcerili.
Locandina per la presentazione del Calendario A55.FOR.2007
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I
Idro###lcgico CALTNDARIO 2OO7
TJ stato Dresentato a Nuoro i1 28 dicem-f-Ur., ,il, pr.r.,. za del Sottosegretario all'Ambiente Sen. Bruno Dettori, il calendario ASS.FOR. 2007 IDROGEOLOGICO - taghinos de iscuricore - Viaggio nei torrenti del buio. Realizzato in collaborazione con il Gruppo Grotte Nuorese, i1 calendario r,'uole offrire un'occasione per riflettere sul ruolo de1 CFVA nella difesa del suolo de11a Sardegna e sull' importznza del nostro meraviglio so e inesplorato sottosuolo. I temi
f
proposti da1 calendario sono stati oggetto di discussione nei vari interventi che si sono susseguiti: Salvatore Scrivt, Presidente dell'ASS. FOR., ha chiarito il ruolo dell'associa zione dei fo restali ne1le campagne
di
senstbrlizzazione
ambientali svolte in 72 anni di attivitĂ ; Francesco Murgia, Consigliere
della
SocietĂ
Speleologica
Italiana e Vice Presidente del Gruppo Grotte Nuorese, si è soffermato sull'attività degli speleologi nella valorizzazione e ne1la tutela delle aree carsiche; Antonello Me1e, ex Direttore del Servizio Ripartimentale del CtrVA di Nuoro, ha parlato della legge forestale per 1a difesa de1 suolo; Marcello Niedda, Professore di Idraulica e sistemazioni idraulico forestali dell'Università di Nuoro, ha illustrato il ruolo dell'Università ne11a formazione dei tecnici forestali. Gli onori di casa sono stati fatti dall'Assessore all'ambiente de11a Provincia, Rocco Celentaro. È intervenuto alf incontro anche l'assessore all'Ambiente della Provincia Ogliastra Luigi Lai. Assente, perché trattenuto aCagliari dal protrarsi della riunione di Giunta Regionale,l'Assessore Cicitto Morittu che ha però delegato al suo consulente, Dott. Agr. Nicola Sanna, il compito di rappresentar1o e informare i partecipanti a1 convegno sulle politiche di riforma che l'assessorato e la Giunta Regionale attueranno in campo ambientale. Apprezzate dai presenti le conclusioni-riflessioni affidate a1 Sottosegretario Sen. Bruno Dettori che, partendo dalla gravità della crisi economica che attanaglia gli uomini e 1e donne che vivono in un territorio mortificato da scelte industriali fallimentari, ha sottolineato la necessità di una riconversione verso forme di risparmio e di rispetto delle risorse energetiche e di quelle naturali come aria, acqua e suolo, dove allarmanti forme d'inquinamento rischiano di distruggercele.
Un momento della presentazione a Nuoro del Calendario ASS.FOR.2007
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salvatore scriva
IDRO = acqua. GEO = terra. LOGICO = ragionamento.
La copertina del calendario Ass.For.2007
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La logica è una scienza autonoma che studia i metodi per distinguere i ragionamenti corretti da quelli scorretti, verificando la correttezza delle premesse in relazione allbggettività de11e conclusioni. lacqua è una sinfonia di musiche e colori che disegna l'armonia dei nostri paesaggi, dove lbpera de1la guardia forestale è 1a logica fondamentale per preservarne lbriginaria autenticità. 11 termine Idrogeologico indica ciò che attiene alle condizioni e alla gestione de1 territorro rn relazione a1la circolazione de11e acque e quindi a1la loro regimazione, a1 controllo delle erosioni, alla prevenzione di frane, valanghe, movimenti di dune - disastri ecologici che in Sardegna sono strettamente dipendenti daII'azione devastatrice degli incendi boschivi - e, comunque, a tutte que1le aziori
finalizzate alla prevenzione dei danni e delle calamità che incombono su1 patrimonio naturale. Idrogeologico è anche il vincolo istituito dal Regio Decreto Legge n.3267 del L923 con lbbiettivo di prevenire, nelf interesse pubblico, attività e interventi che possono causare dissesti, erosioni e squilibri idrogeologici. lart.7 de1 R.D.L. n.3267/1'923 recita così: " Sonl sottoposti a aincolo per scopi idrogeologici i terreni di qualsiasi natura e destinazione che, ?er efetto di forme di utilizzazione contrastanti con le norme di cui agli artt.7, I e 9 possono, con danno pubblico, subire denudazioni, perdere la stabilità o turbare il regime
richiamare all'attenzione di tutti f importante lavoro svolto dal forestale. Al fine di sensTbilizzarc lbpinione pubblica sulla delicatezza e sulla bellezza di queste aree abbiamo accettato) con entusiasmo, di realizzare il nostro calendario del2007 con le splendide
immagini e i commenti degli sPeleologi de1 Gruppo Grotte Nuorese. Con loro abbiamo costruito un percorso ideale che rappresenta le acque nel loro scorrere) dalle pendici settentrionali del Gennargentu ai misteriosi torrenti de1 buio, traghinos de iscuricore, sino alle sorgenti di Su Gologone.
delle acque.".
In
Sardegn a, l' applicazione della nor-
mativa contenuta nel suddetto Regio Decreto è di competerza del Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale che, attraverso il suo personale, indiÀzza, rcgola e co ntroll a I' azione antro pica.
Anche 1e colture e
i
terreni boscati sono sottoposti a specifiche indicazioni elimitazioni d'uso, secondo quanto stabilito nel regolamento de1le Prescrizioni di Massima e di Polizia Forestale (PMPF). Qre1lo che ar,rriene in superficie è solitamente ben osservabile, ma g1i scenari che l'acqua disegna nei mondi ipogei sono nascosti e, perciò, più difficilmente preservabili con specifiche azioni di tutela e salvaguardia. Per questo, in tempi di grandi riforme che riguardano la gestione de1 nostro territorio, è fondamentale per |ASS.FOR.
Una foto del GGN per il calendario
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foa,c§*. Francesco Murgia GGN
Le
aree carsiche possono considerarsi come immense spugne di pietra che facilmente si fanno permeare dalle acque superficiali. Qreste, nelle profondità della terra, costruiscono fitte reti di gallerie e cunicoli sempre piir imponenti, sino a trovare la via della luce nelle sorgenti carsiche, talvolta impetuose ma effimere, come quella di Su Stampu e Su Tirrnu presso Sadali, talvolta maestose e perenni, come quelle di Su Gologone, in territorio di Oliena. I percorsi dei torrenti del buio hanno inizio nei campi solcati, che disegnano i dettagli del paesaggio carsico, aspro e selvaggio, con delicati intarsi prodotti dai lento scorrere delle acque meteoriche. Qreste incisioni divengono mano a mano piìr marcate sul1e fratture originarie della roccia, dove si approfondiscono nelle viscere della terra per dare inizio a misteriosi alvei sotterranei, fattr di pietra e dbscurità". Gli aspri paesaggi che caratterizzano le aree carsiche sono generati da una poderosa combinazione di forze naturali: quella dominante del cuore della terra, che con i suoi movimenti frattura i continenti e le rocce che li ammantano, e quella impetuosa dell'acqua, che modella quelle fratture e i versanti calcarei, disegnando scenari di straordinaria asprezza ed austerità; e queste caratteristiche, chissà per quale arcano incantesimo, sembrano trasfondersi in tutto ciò ed in coloro che in questi territori vivono ed operano. Lapotenza delle acque si manifesta negli alvei superficiali solo durante occasionali piene, quando la capacità di infiltrazione delle fratture e degli inghiottitoi carsici è soverchiata dai grandi volumi di acque meteoriche che si abbattono sui bianchi rilievi calcarei. In queste occasioni i torrenti sotterranei si affacciano alla 1uce, manifestando tutta lapotenzadella natura e irrorando, per poche ore, i territori calcarei delle acque che, da sempre, scorrono negli alvei del1a notte. e
sorgentizi posti a valle. Così, le acque sotterranee rimontano lungo tutto il sistema di cavità carsiche, sino a trovare una nuova via verso la luce, più in alto, in quelle che vengono definite risorgenti di "troppo pieno". Durante tutto l'anno, le acque scavano lentamente la scorza della terra, percorrendo mi11e e mille fratture sino a spuntare in qualche recondito angolo di buio. Ed è 1ì che si modellano te concrezioni, in forma
di sottili tubuli che, come radici Talvolta, le acque superficiali che scorrono sulle aree carsiche rimangono intrappolate in depressioni rese impermeabili da particolari condizioni geologiche. E questo il caso de1lo specchio d'acqua presente a Pischina Urtaddala, nel Supramonte di Urutlei, laddove le acque delle piene provenienti dal1a Codula di Orbisi si immettono in un piccolo bacino di ristagno, formando uno spettacolare laghetto dai magici riflessi. Ne1 corso delle piene, i torrenti del buio percorrono furenti i loro alvei sotterranei. In queste siruazioni, f immane quantità di acqua raccolta dalle innumerevoli vie ipogee trova ostaco1o nelle ristrette dimensioni dei canali
d'acqua,
si protendono nei misteriosi paesaggi ipogei. Lentamente questi tubuli si accrescono, ricoprendo con una glassa multiforme di carbonato di calcio ogni asperità presente nelle cavità carsiche. Qrando 1o scorrere dell'acqua si fa via via più lento sino a fermarsi, i tubuli di concrezione si rivestono di splendidi coralli di calcite e d'aragonite che, particella su particella, si espandono seguendo non piir Ia direzione imposta dalla forza di gravità ma le più complesse leggi fisiche che regolano l'accrescimento dei singoli cristalli. In questi casi, alle concrezioni è dato i1 nome di "eccentriche", che rivestono le grotte delle più delicate tra le forme carsiche ipogee.
Le grotte sono entità complesse e in continua evoluzione: l'acqua, che scava ed erode il calcare, è anche l'artefice di imponenti depositi sabbiosi e delle splendide concrezioni che ornano le maestose cattedrali delle tenebre. I sistemi carsici, solo in apparenza immutabili nel tempo, subiscono però gli effetti legati ai cambiamenti climatici e geologici. E 1e colonne costruite in migliaia di anni ormai crollate sulla base del1e grotte, sono 1ì a confermare questi cambiamenti. I sistemi carsici dei Supramonte testimoniano, con le loro forme, la successione degli eventi geologici che ne hanno condizionato lèvoluzione morfologica. Gli stretti meandri e le sovrastanti cenge dai ritmi di cattedrale, le distese sabbiose e le ripide pareti verticali sono il campo di azione degli speleologi, che con grande passione, competenza scientifica ed abilità tecnica svelano i segreti dei torrenti del buio. Così come negli alvei superficiali, anche nei torrenti del buio vi sono 1uoghi dove le acque rimangono intrappolate a1 termine de1le fasi di piena. Le gallerie delle grotte di Su Bentu e di Sa Oche che si aprono nella valle di Lanaittu, ad esempio, sono catatterizzate da un interminabile corollario di laghetti, "sospesi" rispetto a1 sottostante acquifero carsico che alimenta le sorgenti di Su Gologone. Le aree carsiche rappresentano alcuni tra gli scenari piìr suggestivi che c ratterizzano quel patrimonio naturalistico della Sardegna da salvaguardare e
da tutelare.
Ma oltre al valore paesag-
gistico, tali ambienti hanno un valore economico di grande importanza, pet lapresenza di alcune tra le sorgenti di maggior portata e di miglior qualità delf isola: le sorgenti di Su Gologone, quelle di S. Giovanni di Domusnovas, que11e di Pubusinu e le sorgenti sottomarine de1 Golfo di Orosei possono considerarsi vere e proprie "miniere d'acqua" alimentate dai misteriosi torrenti nel buio, la cui conoscenza merital'attenzione di tutta 1a collettività.
Logo del GGN
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Tìrtti gli anni, soprattutto durante la stagione estiva, si ripete il dramma degli incendi. Centinaia, migliaia di ettari di vegetazione vanno letteralmente in fumo a causa di roghi più o meno dolosi. Con f introduzione del numero verde 1515 il rapporto tra istituzioni preposte a1la salvaguardia del patrimonio ecologico e cittadini si è fatto sempre più stretto. Ma non basta. Occorre radicare nella mentalità comune lbpinione che f incendio noro"è solo un danno arrec to alla natudiatamente visibile nella devastazione rael L dal passaggio delle fiamme, ma un vero e disastro che si ripercuote anche sul futup 'ecosistema che erediteranno i nostri figli e p+ehipoti. Per questo la ASS.trOR. e la rivista Natura ,g-§ in Sardegna, bandiscono un concorso letterario che vedrà protagonisti tutti coloro che hanno a qcuore il problema dell'ambiente. I partecipanti 'Bil dovrannoelaborare brevi racconti incentrati sulla -r'' tematica degli incendi. Le composizioni saranno valutate au,pàpwsita giuria cÈe premierà i testi ,,':';"i' migliori. Stccessivamente saranno scelti alcuni brani da inserire in un libro volto a promuovere la campagna antincendi. La finalità del concorso è quella di dare parola ai non addetti ai lavori e carpire, attraverso g1i scritti, elementi utili e indiir . che permettano di migliorare le future camPagne iontro il fuoco,le tecniche investigative,la com-
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1. 11 concorso è aperto a tutti, alcun limite di età..
senza incendi,
2.Per partecipare a1 concorso occorre: a) inviare un racconto incentrato su1la tematica degli incendi b) essere abbonati alla rivista Natura
in Sardegna.
c.p. 50, 09124 Cagliari, e al-
f indirizzo e-mail: assfor.it@tiscalit.it
7.Per essere accettati gli elaborati dovranno essere completati da11'autore con le proprie geneìa[tà anagrafiche e andrà allegata copia della ricer,rrta di abbonamento alla rivista Natura in Sardegna.
3. I-labbonamento annuale alla rivista Natura in Sardegna, del costo di € 30, dovrà essere sottoscritto tramite versamento sul CCP 21.970090,intestato a1la ASS.trOR, c.p. 50, Cagliari Centro - 09124 CAGLIARI.
entro il 5 giugno 2007,data ultima per l'accettazione del materiale inviato. I testi recapitati successivamente non verranno presi in considerazione.
testo inviato non dovrà superare pagine. Non si accettano manoscritti.
9. Tirtti i lavori saranno sottoposti al giudrùo di una Giuria qualificata e nominata dall'ente promotore del concorso. Il giudizio della Giuria sarà
5. È prevista una sezione per g1i studenti delle scuole elementari, medie e medie superiori con una categoria di premi loro riservata. Gli alunni che intendono partecipare dovranno semplicemente esibire la copia del1a ricer,rrta di abbonamento sottoscritta dalla propria scuola o istituto.
inappellabile.
4.
11
1e sei
6. I racconti dovranno essere inviati alla ASS.FOR. Concorso Letterario Un fiume di parole per spegnere gli )
8. Gli elaborati dovranno pervenire
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1.0. La Giuria si riunirà entro il 18 luglio 2007 e sceglierà i 30 testi che confluiranno nel libro sugli incendi. Venti di questi testi saranno prescelti tra quelli pervenuti dalla categoria
scolastica.
11. I1 giorno 28 luglio 2007, durante organizzata dalla ASS.FOR, sarà data comunicazione dei vincitori.
la manifestazione
ffr*rc"t8 1" classificato: incendi.
€ 1.000 e 15 copie del volume Unfurrte diparole per
spegnere
gli
2" classificato: € 500 e 10 copie del volume.
Dal3" aI10" classificato: pubblicazione
de1
proprio lavoro sul volume
e
5 copie
dello stesso. Categoria scolastica. 1" classificato delle scuole elementari: buono acquisto di € 500 e 15 copie del volume Unfume di parole per spegnere gli incendi.
In questa categoria verranno prescelti altri quattro racconti da inserire nel libro.
di € 600 e 15 copie del volume. In questa categoria verranno scelti altri quattro racconti da inserire ne1 libro. 1" classificato delle scuole superiori: buono acquisto di € 750 e 15 copie del volume. In questa categoria verranno scelti altri nove racconti da inserire nel libro. 1" classificato delle scuole medie: buono acquisto
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Tutti i racconti inviatisaranno pubblicati in anteprima sul sito www.assfor.it
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lV MemorialTore Ena *: {.**{{Era*E"u*rr*
Dal 21, maggio al 3 giugno 1'ASS. I'OR. con le associazioni sportive e culturali del Comune di Uta hanno celebrato
il IV Memorial Tore Ena.
le manifestazioni culturali e sportive organrzzate per ricordare la scomparsa di Tore Ena, Assistente del Corpo Forestale, da sempre impegnato nella difesa dell'ambiente, nel sociale e nello sport, morto il 13 aprile 2003 in un incidente stradale, al ritorno da un sewriro notturno antibracconaggio. Qrest'anno il Memorial è stato abbinato alla prima edtzione di "Corri Varie
e Concorrinattra 2006", manifestazione che rientra tra 1e iniziative di senstbllizzazione ambientale contro i roghi attivate da11'ASS.FOR. per il sottoprogetto OCR Incendi.
Monte Arcosu,2'l maggio 2006. Partecipanti
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Mffir
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Corrinatura in attesa della partenza,
I-levento, che ha ar,uto il patrocinio della Presiderza del Consiglio Regionale, de1la Provincia di Cagliari e del Comune di Uta, è stato reahzzato grazie a17a collaborazione tra |ASS.FOR., l'Associazione Blu di Uta,la Polisportiva Udajossu, la Polisportiva 2000 e la Cooperativa Caprifoglio che opera nell'Oasi WVIF di Monte Arcosu. I-linvito a partecipare alla manifestauone "Corri e Concorrinatura 2006" inviato a tutte le scuole della provincia di Cagliari - ha ottenuto l'adesione di seicento giovani studenti provenienti dalle varie scuole della provincia che hanno realizzato, per lbccasione, elaborati scritti e disegni sui temi della difesa dell'ambiente e sul dramma degli incendi boschivi. Tia i tanti intervenuti anche una delegazione di giovani studenti di Deventer (in Olanda)
gemellati con Ia scuola media Su Planu di Selargius, grane al progetto europeo Comenius che promuove, tra
le altre rninativer la conoscenza e la tutela dei parchi naturali dei rispettivi paesi dbrigine delle scolaresche.
La giornata didattico-sportiva di "Corri e Concorrinatura 2006", svol-
tasi il 27 maggio, si è articolata in diversi momenti. Una fase ha visto impegnato il personale del Corpo Forestale nel fornire ai partecipanti le istruzioni su cosa fare per rendersi utili in caso di ar,vistamento di un incendio. A tutti è stata distribuita anche una copia delle prescrizioni antincendio approvate con deliberazione della Giunta Regionale n. 1,2/8 del 28 m rzo 2006. Grande successo ha riscosso la dimostrazione operativa dei mezzi A.I. Autobotti e atomizzatori. Altro momento apptezzàto da tutti gli studenti, che vi hanno partecipato con entusiasmo, è stata la gara di corsa sul verde incontaminato delle montagne di Uta. Istruttiva e piacevole a1lo stesso tempo l'escursione organizzata. nell'Oasi Wv\rtr de11e foreste di Monte Arcosu, dove, grazie alla presenza delle esperte guide, tutti hanno potuto ammirare dal vivo Iaricchezza del bosco e capire quanto sia importante preservarlo dagli inconsulti atti incendiari. A fine manifestazione i vincitori delle varie categorie sono stati premiati con
le ceramiche artistiche di Walter Usai di Assemini. In ricordo de11a giornata dedrcata a Tore Ena sono state distribuite a tutti i partecipanti borse e magliette create per lbccasione, nonché i libri sul Corpo Forestale - con le leggi che tutelano l'ambiente dagli incendi - e quelli sulla natura della Sardegna (Flora di S ardegna di Giovanni Diana, Ambienti Naturali della Sardegna di Gianni Sirigu, Piante endemiche di Ninni Marras) e una copia della rivista dell'ASS. FOR. "Natura in Sardegna", nella sua nuova veste grafica ed editoriale volta
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maggiormente visibile l'attività di senslbilizzazione del sottoprogetto OCR Incendi. Graditissimo, inoltre, lbpuscolo a fumetti realizzato dù Corpo Forestale con uno stralcio delle prescriziont A.l. I1 campo sportivo di Uta anche quest'anno, dal23 maggio al 3 giugno, ha ospitato un torneo di calcio con diverse categorie, che ha visto impegnati 702 atleti e 43 società sportive. 11 3 giugno la manifestazione si è chiusa con il saluto e i ringrairamenti del Presidente del1'Associazione B1u di Uta, Antonio Lai. a rendere
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Un momento delle premiazioni ai giovanissimi concorrenti.
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Gemellaggio a Corrinatura I I giorno 21 maggio 2006 un gruppo di ldocenti e alunni della scuola media di Su Planu e della scuola media di Deventer (Paesi Bassi), ha partecipato alla manifestazione Corri e concorri natura, organizzata da l'ASS.FOR., l'Associazione del Corpo Forestale della Regione Sardegna I
L'escursione nell'oasi naturalistica di Monte Arcosu è stato un momento molto formativo nell'ambito del progetto Comenius, finanziato dall'Unione Europea, che la scuola media di Selargius ha intrapreso già da due anni insieme a scuole della Lituania, dei Paesi Bassi, dell'Austria e del Portogallo,
sul tema The natural Parks of Europe.
lnfatti l'obiettivo principale del progetto è la conoscenza e la tutela dei parchi naturali dei rispettivi paesi. Percorrendo i sentieri di Monte Arcosu i partecipanti hanno potuto annusare i profumi di una natura incontaminata, costellata da piante tipiche della macchia mediterranea: mirti, cisti, lentischi, salici, ontani, oleandri. Respirando così i veri odori della nostra Sardegna. A questa esperienza hanno partecipato, in un'atmosfera serena e cordiale, gli alunni selargini e olandesi.Tutti i ragazzi hanno potuto così toccare con mano un vero paradiso, un ecosistema che dovranno difendere da tutti gli attacchi dell'uomo. ll fine della manifestazione era sensibilizzare i ragazzi a volte distratti da altri interessi - interessi creati artificiosamente dagli adulti - e far loro conoscere un mon-
do
fantastico ed incantevole come è quello di Monte Arcosu, patrimonio non solo della Sardegna ma dell'Europa intera. Le insegnanti Maria Bonaria Gramignono, Adele Tola, Silvana Deidda con l'ausilio di Francesca e Pete. Gli studenti della scuola media di Deventer (Paesi Bassi)
Ceramiche d'altri tempi In
occasione della manifestazione Corrinatura, svoltasi a Monte Arcosu domenica 27 maggio 2006, i vincitori della varie prove hanno ricevuto in dono ceramiche artistiche di alto livel1o, prodotte dall'artigiano asseminese Elvio Usai. Famiglia di antica tradizione la sua, come antichi sono i modelli che le sue abili mani lavorano dallètà di tredici anni. Un'arte appresa dal padre e dal nonno, frutto di pazienza e peùzia tecnica. Le composizioni in terracotta comune e ceramica ripropongono modelli classici come le sciveddas, 1e brocche, le pentole, anfore e quant'altro. Guardando i lavori di Elvio Usai ci si immerge in un mondo particolare, dove l'arte si incontra e si fonde in un tutt'uno con Elvio Usai nel suo laboratorio latradiZiOne. Le mani immerSe nell'argilla, il sorriso sulle labbra,la gentilezza del,carattere, sono i tratti distintivi di un personaggio impegnato giornalmente nel suo atelier, discendente diretto dei figuli (vasai) romani, dai quali la tecnica e la maestria è stata tramandata fino ai nostri giorni. Ecco perché avere uno dei per,zi di Elvio Usai è non solo un premio, ma un riconoscimento ad un maestro artigiano di primbrdine. Glt organizzatori di Corrinatura sono stati ben lieti di portare alla conoscenza del vasto pubblico i lavori di Elvio Usai, dove l'amore,la precisione,T'attenzione per il dettaglio, sono sempre presenti. Rimane da dire che il frutto di tale lavoro è stato premiato da riconoscimenti nazionalr ed internazionali. Non ultimo i1 marchio di qualità che tutela la Ceramica Artistica eTradizionale, garantendo lbrigine e l'autenticità de1 manufatto creato seguendo i principi e le linee guida dei modelli, delle forme e dei decori tipici di ciascuna are geografica. Per questo il Consiglio Nazionale Ceramico garantisce con i1 marchio d.o.c.g. 1'assoluta originalità dellbpera.In ogni prodotto saranno così evidenziatill luogo di provenienza, il numero di iscrizione della ditta e della tipologia merceologica. I-lAssociazione Italiana Città della Ceramica (AICC) ha sede aFaenza (Ravenna) e raccoglie l'adesione di 33 comuni e 15 province.
Classifiche Federazione Italiana di Atletica leggera Comitato Regionale Sardo Corri Natura - 4o Memorial Tore Ena Organizzazione : Polisportiva Uta 2000
Monte Arcosu
2l
maggio 2006
Risultati della gara competitiva
Vittorio Atletica San Sperate
Junior/Promesse/Senior donne
2 Muscas
1 Medda Paola Pol.Atletica Serramanna
3 Farci Luciano Atl. Podistica 5an Gavino
2 Lecis Federica Pol.Atletica Serramanna
13 Serra Giuseppino ASS.FOR. Forestale
Amatori donne TF
Master uomini M 5O 1 Ambus Francesco Atletica San Sperate 2 Lallai Mariano Atletica Cortoghiana
'I Porcella Roberta Atl. Podistica S. Gavino Master donne F 35 1 Cappai Gabriella G. S. Argo 2 Belfiori Michelina Atletica 5an Sperate
Atletica Cortoghiana Master donne F 40 3 Cherchi Nadia
1 Fais Cinzia Atl. Podistica San Gavino
2 Ledda Pierina
G. S.
Master donne
F
Runners Cagliari
3 Ennas Carlo Atl. Podistica San Gavino
Master uomini M 55 I Salis Marco Atletica lglesias 2 Carta Giuseppe Atletica lglesias 3 Muller Fernando Atletica lglesias 5 Campus Salvatore ASS.FOR. Fo-
Master donne F 55 1 Ottaviani Michelina Atl. Podistica 5an Gavino Junior/Promesse/Senior uomini
restale in pensione Master uomini M 6O 1 Pibiri Sergio Olympia Villacidro 2 Usai Marco Pol. Atl.Villasor 3 Salis Aldo Atl. San Martino Selargius Master uomini M 65 I Pili Franco G. S. Runners Cagliari
Manca Gian Nicola Polisportiva Uta 2000 Atletica Santadi 3 Enas Roberto Atletica 5an Sperate
Gara non competitiva Corsa in montagna di 6 Km.
45
Loriga Francesca Atl. Podistica San Gavino 2 Massa Sandra GuilcierTeam La CittĂ 3 Garau Rosanna Atl. Podistica San Gavino 1
1
2 Orro Giuseppe Pol.
Amatori uominiTM 1 Lau
Maurizio Polisportiva Uta 2000
3 Abis Fabrizio Riu Mannu Gonnostramatza
1" Silvia Cau 2" Manuela Marinangeli 3'Mara Spada
Master uomini M 35
4'Federica Schirru
Vargiu Giovanni G.S.Atletica San Basilio 2 Piseddu Marco Atletica San Sperate 3 Pittau Nicola Olympia Villacidro
5" Flavia Ledda
Master uomini M 40 1 Pillittu Andrea Atletica San Sperate 2 Contu Angelo Atletica San Sperate 3 Licheri Serafino Atletica 5an Sperate
2'Gennaro Stompanato
2 Cambarau Dennys Atl. Podistica San Gavino
1
4 Montis Gianluigi G.
Assemini 5 Piga Flavio ASS.FOR. Forestale Master uomini M 45 1 Lasio Franco Pol.Atletica Serramanna
M .,i
Primi <lassifi<ati donne
&
P.
Primi classifi cati uomini
l'
Alessio Ezi
3'Antonio Adamo 4'Simone Secci 5'Guido Mastromarino Categoria junior (bambini fino a l2 anni) 1" Sara Pilia (F)
1' Lorenzo Pilia (M)
Conclusione §V,V1*rr?*rEe Il
il IV Memorial Tore Ena. Il saluto di ringraziarnento del presidente dellUssociazione Blu,Antonio Lai. 3 giugno si è concluso a Uta
I nche quest'anno siamo giunti al ,[ Ltermine di questa manifestazione dedicata alf indimenticabile amico Tore Ena, che ci ha lasciato il 13 Aprile del 2003 ma che è sempre e comunque presente qui con noi e nei nostri cuori. Abbiamo voluto, anche per questa 4^ edizione del Memorial, rappresentare le varie categorie calcistiche. Ma la novità di quest'anno è stata f introduzione in questo Memorialdella 1^ edizione di "Corri natt)ra", manifestazione di sensibllizzazione ambientale, di valorizzazione del patrimonio naturalistico e di invito alla prevenzione degli incendi, ma anche momento sportivo, ludico e ricreativo che ha coinvolto oltre 600 partecipanti nella corsa in montagna che si è disputata il21 mrygio a Monte Arcosu e che intendiamo riproporre anche negli anni a venire. Abbiamo infatti intenzione di proseguire il nostro impegno in memoria del nostro amico Tore regalando a tutti gli atleti e alle atlete che vi partecipano un momento di incontro, dr edrcazione e di diver,:-"",o, di apprezzamento e rispetto
I
T*re ffi ffi e
del nostro patrimonio ambientale, che è quello per il quale Tore ha sempre creduto e si è sempre impegnato. La società Udajossu, l'Associazione Culturale Blu e |ASS.FOR. (Associazione dei Forestali Sardi) con la loro rivista "Natura in Sardegna" desiderano ringrairare tutti coloro che con la loro collaborazione e il1oro contributo hanno reso possibile la riuscita della manifestazione. In particolare, il primo ringrairamento va alla famiglia di Tore per l'appoggio e la gratitudine che ci dimostra accogliendo ed apprezzando tutte le nostre iniirative in suo onore. Non va inoltre dimenticato il contributo che la famiglia Ena dà in fase di organizzauone e realizzazione di questo evento-ricordo; ringr aziamo l'Ammin rstr azione Comunale di Uta ed in particolare l'Assessorato allo sport; la Presidenza del Consiglio Regionale della Sarde gna la Provincia di Cagliari; gli amici del Corpo Forestale e di Y igllanza Ambientale della Sardegna, in particolare i ragazzi della Stazione forestale di Capoterra, colleghi di Tore; la polisportiva UTA 2000 che ha organizzato la corsa in montagna e i suoi soci che vi hanno collaborato per assicurare assistenza agli atleti e regolarità alla competinone sportiva;
un caloroso ringraziamento va all'Oasi WV\rF di Monte Arcosu, che ha ospitato la manifestazione "Corri nattta"; si r|;-'tgrazia la Coop. "I1 Caprifoglio" e tutto il suo personale, che ci ha permesso di usufruire de11e strutture e degli spazi allestiti per 1a manifestazione svoltasi a Monte Arcosul ringraziamo la Pro loco di Uta e i cuochi che hanno preparato i pasti offerti durante lamanifestazione suddettal 1'associazione Stelle e Umanità di Uta che ha contribuito ne1la preparazione del pranzo per la manifestazione "Corri natrrì'; si ringrazia inoltre il Comitato Regionale della FIDAL di Cagliart,la protezione civile di Uta, di Assemini e Capoterra e il personale delle ambutanze, in particolare il dottor Coghe; IaLatteria Sociale di Santadi - SAN-
TADI FORMAGG].
Infine, un caloroso ringraziamento va a tutti gli sponsor e alle società sportive, agli atleti e alle atlete che vi hanno preso parte con entusiasmo e correttezzae agli arbitri di tutte le categorie, che con 1a loro pafiecipazione hanno reso possibile la riuscita di queste manifestazioni.
lV MemorialTore Ena - Torneo di calcio Nel campo sportivo di Uta dal 23 maggio
al3 giugno,43 società sportive e 702 atleti hanno partecipato ai tornei nelle varie categorie: amatori, femminile, allievi, giovanissimi, esordienti, pulcini e piccoli amici.
categoria calcio femminile
l'
classificata
-
Polisportiva Udajossu
2' classificata - Villasor
categoria allievi 1" classificata
- Virtus San Sperate
2' classificata - Johannes
categoria giovanissimi 1'classificata
- Cagliari Calcio
2' classificata - Udajossu categoria esordienti 1' classifi cata
- Decimoputzu
2' classificata - Udajossu categoria pulcini 1" classificata
- Johannes
2' classificata - Aiace Telamonio categoria piccoli amici tutti classificati a pari merito: Udajossu (a) e (b); Uta 90 (a) (b); Joseph Capoterra; Gioventù Assemini; Johannes; Decimoputzu.
categoria amatori 1' classificata - Ditta Aiana Uta
2'classificata - Atletica Uta Tra le altre società che hanno partecipato ai tornei ci sono: calcio femminile: Assemini 2000, Azzurra,
Chiudiamo dandovi appuntamento al
Futsal, Capoterra;
prossimo anno e scusandoci, qualora ce ne fossero stati, per tutti gli eventuali inconvenienti che si sono presentati durante la manifestazione...la mole di lavoro è stata superiore alle nostre forze ma vi salutiamo con la promessa di provare a migliorare sempre di più questo evento in ricordo del carissimo amico Tore....GRAZIE!
categoria amatori: Udajossu 88, Ass. For. Corpo Forestale, Morico;
categoria allievi: Udajossu, Vi llasor; categoria giovanissimi: Gioventù Assemini, Decimoputzu, Tiedo, Sestu, Aiace Telamonio;
categoria esordienti: Uta
90,
Gioventù As-
semini, Club San Paolo;
categoria pulcini: Udajossu, Uta 90 (a) e (b), Gioventù Assemini, Joseph Capoterra, Club San Paolo.
,PIhtrNETTOS" Antichi oaili della Sardegna
d,i Cesario Ciotta e Marcello Piccitto edilo dallrtPTM Editrict tli Mogoro Il li{»o delle dinrcnsiotri di ttrt 17 x 24, cotLta Bt) pttgine, oltre 70 iotogt nfic a colori, anche di grrutde fortn*fo, ed ù rile5;afa cott t.*rn copertin.n cartottttfo
}.IELIE MIGLIORJ TIBRERIE Pinnettu, pinnetta, pinnatzu, barraccu, barracca sono srrlo alcuni dei modj con cui in Sarclegna viene chiamata ia capanna del pastole. Anche nei luoghi più remoti e di difJicile accesso, è ancora possibile incontrartre qualcunE armorLi.osamente integrata nell'ambienie. La mente torna ad un'alìtica economia fatta di greggi e di pastr:ri che in quei luoghi hanno trasctlrso un'intera vita scandita da duro lavr:ro, sacrifici, rinunce e solitudine. I1 volurne ne contiene una ricca selezione fotografica con cui documenta i tipi costruttivi presenti nelle dive se zone dell'Isola. Le immagini, accompagnate da sintetiche descrizioni, sono puntualmente correclate di didascalie. Gli autori: Cesario Giotta, sottuf{iclale del Corpo Forestale e di Yigilanza Ambientale clella Regione Sarda è in servizio presso i'lspettorato Forestale di Lanusei (NU). Marcello Picciito, laureato in Scienze agrarie, svol6;e attività d'insegnamento presso l'Istituto Superiore I.T.G. di Lanusei (NU).
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csftvegnr
Convegno Dorgali sensibilizzazi*ne al pr*blema dcgIi incendi
5 giugno 2006, in concomitanza con la Giornata mondiale dell'ambiente, .o-urre di Dorgali (Nu) ha ospitato un importante convegno dal titolo Incendi: S ensibilizz aztone. liniziativa, come molte altre, è stata promossa dall'ASS.FOR. (Associazione del Corpo Forestale della Sardegna) nell'ambito dell'oCR Incendi - Attività interregionale del sotto progetto: Sensibilizzanone ed ha avuto come obiettivo generale quello di sviluppare nelle coscienze di scolari, adulti e popolazione residente nella zona,la cultura del rischio derivante dagli incendi che rappresentano, per la Sardegna, una ferita ancora apefta. La manifestazione,voluta e coordinata dal comandante della stazione forestale di Dorgali, Augusto Pala e da Salvatore Scriva, presidente dellASS.FOR., si è svolta grazie al contributo e alla collaborazione della Provincia di Nuoro, della Comunità Montana, del Comune di Dorgali, del Corpo Forestale e del corpo docente delle scuole primarie e secondarie di Dorgali. Il convegno del 5 giugno è il momento conclusivo di un percorso didattico frnalizzato alla sensibilizzairone contro gli incendi, percorso che ha coinvolto gli studenti di vari istituti scolastici in varie iniziative finalizzate alla riscoperta, apPunto, dei valori ambientali.Il tutto grazie alla stretta collaborazione tra insegnanti e agenti forestali della locale Stazione di Dorgali che, nel corso dell'anno scolastico 2005-2006, hanno accompagnato gli studenti del paese in diverse escursioni ne1le località di particolare pregio forestale della zona. Da queste esperienze sono in seguito scaturiti gruppi di lavoro per approfondire i temi sulla tutela ambientale elaprevenzione del dramma incendi che, come ha evrdenziato Salvatore Scriva, oltre a distruggere il prezioso patrimonio boschivo "offende la dignità dei Sardirr. Per questo è necessario, ha ribadito il presidente
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impegno congiunto di tecnici e politici per trovare le "medicine" idonee a curare il "polmone ma-
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lato".
Al convegno hanno partecipato Tonino Tèstone, sindaco di Dorgali; Rocco
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Celentano, Assessore provinciale alI'ambiente della provincia di Nuoro, il professor Antonello Mele, ex Direttore del servizio Ispettorato Dipartimentale di Nuoro, Domenico Ruiu, fotografo naturalista, che nei suoi scatti ha immortalato i rischi che corre l'avifauna locale a causa dei roghi. Dalle relazioni esposte al Convegno è emersa la necessità di affrontare il problema Incendi su due fronti in particolare: quello della Sensiblhzzazione e quello della Prevenzione. La sensibilizzazione al tema dell'educazione ambientale deve coinvolgere
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sia le scuole sia la società in generale e ciò sarà possibile se 1o straordina-
rio impegno del personale del Corpo Forestale sarà supportato anche dagli strumenti della comunicazione di massa, giornali, editoria, televisioni nonché, owiamente dagli organi politici interessati. Sul versante della prevenzione è sta-
to evidenziato il fondamentale ruolo rivestito dal CFVA che ha il compito non solo di pattugliare il territorio al fine di preservarlo da possibili minacce incendiarie, ma anche di offrire ai cittadini una serie di indicazioni per contribuire concretamente alla salvaguardia dell'ambiente attraverso, ad esempio, operazioni preventive di pulizia dei terreni dal1e sterpaglie. Dal1a relazione dell'Assessore Celentano è infatti emerso che, oltre allbrigine dolosa, il 400/o circa dei
roghi distruttivi ha unbri-
:ltljl.1iliiil.i!,
gine colposa, ossia è dovuto a un mancato calcolo del rischio derivante da fuochi accesi e non spenti correttamente durante le gite fuori porta, dal lancio distratto di mozziconi di sigaretta e fiammiferi, da incendi non controllati di sterpaglie per ripulire terreni ecc. I-lAssessore Celentano ha poi illustrato il progetto interparternariale INTERREG III OCR Incendi, attivato
;ii:iial,lii:iiri::: :liir:iia:iaait::.:
ii:li:i:'rii.ii::::i:i:
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:lliiiiiri:::i:!a:!.:t, i_i:ir:,:ttitiilt::r,l
ll tavolo della presidenza del convegno. Da sinistra:
Salvatore Scriva,Tonino Testone sindaco di Dorgali, l'assessore Rocco Celentano, Domenico Ruiu. lrltjl!}it;i::ì::.r:
I
dal2004,che vede una stretta co77ab o r azione tra i stituzioni italiane ed europee.
I1 progetto si propone di studiare e applicare nuove forme sperimentali di intervento e prevenzione per ridurre al minimo i danni derivati da incendi nel bacino del Mediterraneo. Rientrano in queste iniziative sperimentali i cosiddetti "contratti di re-
Il saluto di Bruno Dettori ai partecipanti aI Convegno
di Dorgali.
sponsabilità", promossi dalla Provincia
di Nuoro, che prevedono il coinvolgimento attivo delle associazioni di volontariato e delle compagnie banacellari nelle azioni di vigilanza. e prevenzione contro il rischio incendi. I1 dottor Mele ha poi fornito un quadro esauriente della storia delle strutture antincendio in S ardegna, partendo dai primi prowedimenti adottati dalla Regione, con legge n. 28 del 1954, in materia di difesa dagli incendi che si concretizzarono nella nascita di un embrionale servizio antincendi, per arrivare all'applicazione nelf isola dei primi "Piani regionali di difesa dei boschi dagli incendi e di ricostituzione forestale" nell976,fino alla recente legge quadro n.353 del 2000. Salvatore Scriva, presidente dellASS.
FOR., ha presentato per lbccasione il periodico "Natura in Sardegna", giornale che si è sempre distinto per le battaglie in favore della salvaguardia del patrimonio ambientale della Sardegna.
Vista l'impoftanza" e l'attualità. dell'argomento e certi di far cosa gradita ai lettori di "Natura in Sardegna", in questo numero della rivista vengono pubblicate integralmentele relazioni di chi ha presenziato al convegno e i messaggi di saluto delle autorità politiche. ,t'
ffi
-4{
Irnpossibilitato a interaenire al oostro Conoegno di Dorgali, sulla Sensibilizzazione al problema degli incendi mi è gradito rinnoaare suo tramite ai partecipanti all'incontro il mio saluto non formale. Il presidio e la tutela del nostro territorio corrisponde al rispetto che noi tutti dobbiarno avere sulla nostra identità.70i già conoscete bene quale è la n'tia considerazione nei confronti della istituzione che rappresentate a cui è af,dato uno dei compiti più delicati per la difesa del nostro patrimonio naturalistico- In questa particolare occasione oi sarò particolarrnente più oicino apprezzando i valori che animano la oostra associazione.
Prof
Sen. Bruno
S o ttos egre tario
Dettori
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ce n d i : se n si bi lizzazion e Salvatore Scriva
Abbiamo deciso di svolgere a Dorgali il convegno sulla sensibilizzazione al problema degli Incendi in Sardegna, perché qui, in questa rcaltà, esiste ed è visibile I'attenzione che la comunità in generale e la scuola in particolare riversa verso i problemi dell'ambiente. A conclusione di un anno scolastico impegnativo, durante il quale si sono svolte numerose iniziative finalizzate alla riscoperta dei valori ambientali, abbiamo voluto gratificare il vostro impegno proponendo l'approfondimento finale al dramma degli incendi che distrugge le belTezze della nostra terra e offende la dignità dei Sardi. IJEuropa negli ultimi 50 anni è cresciuta demograficamente in modo consistente, passando da 568 a 795 milioni di abitanti. Nello stesso tempo f indice di popolazione rurale è passato da un 40o/o ad un misero 200/o.Ciò significa che otto cittadini europei su dieci vivono in aree urbane e che la presenza di abitanti nelle zone rurali tornerà ad essere inferiore a quella del 1950. Al contempo si può cogliere 4
un dato altrettanto allarmante: ci
saranno sempre meno occhi e braccia a
difendere le nostre zone boschive! E preoccupante pensare che ciò Possa accadere, ma è sicuramente più allarmante pensare all'abbandono delle nostre zone rrrall all'abbandono delle nostre campagne, abbandono e incuria che d'estate diventano una sola cosa: incendio.I-lUnione Europea con i suoi 25 stati possiede iI 40o/o del territorio ricoperto da foreste, piazzandosi ù sesto posto in una virtuale classifica mondiale quanto a superfici boschive. Per questo la protezione delle foreste ha assunto un interesse e urÌattenzione di ilevanza inter nazionale. L e foreste, attraverso la fotosintesi clorofilliana, svolgono una duplice funzione: purificare l' aria,, mediante l'assorbimento dell'anidride carbonica che, insieme ad altri gas, è responsabile dellèffetto serra e del conseguente innalzamento della temperatrfia. media del pianeta, e liberare ossigeno, elemento indispensabile per la nostra soprawivenza e per quella delf intero pianeta. Ecco perché
le foreste sono il POLMONE DEL MONDO. Oggi, questo polmone rischia di diventare sempre più picco1o e sempre piir ammalato. Uno dei maggiori traumi che 1a nostra risorsa vitale può subire è sicuramente l'INCENDIO. Un male antico, vetusto quanto la nostra stessa storia. Ancor di più per la Sardegna, dove, a leggere
i documenti
medievali, si rimane impressionati nel constatare che 1e problematiche che oggi noi discutiamo sono praticamente identiche a quelle contenute nella Carta de Logu voluta da Mariano IV d'Arborea (1353) e promulgata con correttivi dalla figlia Eleonora (1392).Anche qui troviamo ben evidenziato iI problema del fuoco
e
La locandina del Convegno
i
riferimenti a metodi di
comportamento strettamente legati a norme giuridiche e sanzionatorie abbastanza dettagliate. Nei prossimi anni, come sostiene Manlio Brigaglia dd, 7987, f incendio diventerà in Sardegna un dato strutturale del sistema sardo. È drrrrq,r. dbbbligo una domanda: come curary oggi il polmone malatol E f interrogativo intorno al quale tecnici e politici devono lavorare sinergicamente per trovare le giuste medicine, quei metodi di approccio al problema che consentano alle generaironi future di ereditare un ecosistema ancora vitale. A nostro awiso il primo intervento che ogni autorità preposta alla salute pubblica deve compiere è quello di escogitare accorgimenti utili a soffocare sul nascere il problema. In medicina, ad esempio, si parla di vaccini. Per noi, il vaccino da somministrare assume Ia forma di una serrata campagna
di Sensibili zzazione e Prevenzio ne. La Sensibilizzazione va somministrata a dosi continue e costanti,365 giorni su 365, sempre. Nelle scuole si deve intervenire con iniziative di educazione ambientale, introducendo feste che abbiano come cornice e sfondo la natrra - ad esempio la giornata degli alberi, oppure la festa dei fiori e consimili -; elaborando progetti mirati su flora e farna; organizzando visite a musei naturalistici, scampagnate nei boschi e negli ambiti forestali piìr integri del nostro paese; introducendo iniziative di stimolo e aggregùz;ione con pratiche sportive , conl'utilizzo di vecchie e nuove tecnologie, dal disegno al tema (il compito in classe), dalla fotografia alla ripresa cinematografica e documentaristica. Attività queste da incentivare con concorsi a premi, ma anche con il riconoscimento di crediti formativi. In questo contesto I'azione di somministrazione deve essere affidata agli insegnanti, agli uomini del Corpo Forestale, a esperti delle varie discipline e alle Associ azioni naturalistiche. Nella società si deve intervenire con campagne mirate e costanti sulla valenza del patrimonio boschivo, sulla giusta :utTlizzazione delle risorse ambientali, sulla valorizzairone del patrimonio naturalistico, facendo conoscere alle popolazioni locali le potenzialità che ogni territorio ha se ben governato e tutelato. In questo ambito, chi riveste un ruolo decisivo è il politico che mette in atto gli opportuni prowedimenti legislati-
vi, prowedimenti che se non assistiti da competenti e preventivi studi, con l'assistenza dei nostri dirigenti tecniciforestali, con le consulenze del mondo universitario, rischiano di generare molto fumo... e di conseguenza nuovi incendi. Un ruolo non secondario è affidato agli uomini del Corpo Forestale che nel ruolo tecnico e di polizia, nel continuo e costante pattugliamento del territorio, devono fornire al cittadino e an'utenza in genere i giusti consigli nel preservare ed aiutare a far crescere meglio il nostro polmone verde. È importante anche il ruolo che, associazioni, editori, fotografi, mondo del cinema e della televisione, riescono a ritagliarsi, nel flusso delle grandi comunicazioni,per far affermare e divulgarellvalore del rispetto del bosco. La. prevenzione è come l'aspirina che si prende quando si comincia ad accusare il sintomo delf influenza. In questbttica vanno intese le prescrizioni regionali antincendi che, con deliberuzione della Giunta Regionale, cerchiamo di somministrare a tutti i residenti delf isola (turisti compresi), già dal marzo di ogni anno. Si tratta di una serie di awertimenti su quali comportamenti adottare in base al luogo dove uno viene a trovarsi: dal bosco alla campagnarlungo una strada o in treno,
in campeggio o al mare. Sono chiaramente indicate le azioni preventive di pulruia dalle sterpaglie: per proprietari e conduttori di aziende agricole, turistiche e campeggi, per le strade di pertinenza di ANAS, Province e Comuni,
nelle aree di competenza del7e Ferrovie, e intorno alle cabine dell'ENEL. Poi arriva l'estate e purtroppo la malattia si può propagare facilmente se, oltre a non aver fatto il vaccino e preso l'aspirina, e cioè non aver adottato comportamenti preventivi idonei e responsabili, si aggiunge il forte vento e le temperature alte si associano al clima siccitoso. Noi, come associanone dei Forestali Sardi, con il nostro lavoro cerchiamo di rafforzare l'efficacia della nostra aspirina; per questo dobbiamo dire grazie alla Provincia di Nuoro e al suo Assessore all'ambiente, Rocco Celentano, coadiuvato dagli egregi fwzionarr Ing. Paolo Marras e dott. Gavino Canu, che ci hanno consentito, inserendoci nel Sottoprogetto OCR Incendi sul tema della SensibiItzzazrone, di portare all'attenzione di altri paesi Europei (Spagna, Portogal-
fuM
Grecia) i nostri progetti e l'esperienza di tn lavoro che da 12 anni, atttaverso convegni, iniziative varie e pubblicazioni, svolgiamo per l'affermanone di una nuova cultura di sensibilizzazione che speriamo di poter condividere con i paesi aflitti dalla stessa malattia. Per il rafforzamento di questa cultura contro gli incendi - che è già ben radicata nei vostri comportamenti come dimostra la vostra partecipazione a questo incontro - serve anche il vostro lavoro, il vostro contributo, affinché la faticosa battaglia che ci accingiamo a combattere conti tra i combattenti il maggior numero di persone responsabrlizzate. Tirtto il nostro impegno e sforzo devèssere teso alla salvaguardia del nostro polmone, del nostro grande amico 1o, Francia e
bosco.
na scita della struttu ra \a a,\
antincendi regionale
-\
Antonello Mele
'-'"\ tt,a,\ \1Ér
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c*ftv*#ffitr **rga§§
"La Nuova Sardegna" del28 maggio riportava la consistenza della forza che, anche quest'anno, il Corpo Forestale e diVigllanza Ambientale, braccio tecnico specializzato della Regione Sarda, metterà in campo per la prevertzrone e la lotta contro gli incendi: piir di 10.000 uomini; 1.000 automezzi e mezzi speciali; 10 basi forestali che dovrebbero coprire f intero territorio isolano; 15 velivoli tra i quali 2 Canadair,2 Elitankeq 2 Idrovolanti A T 802 di costruzione americana, 1 Elicottero 4.8.212 per trasporto di squadre di interventol 8 Elicotteri di concezione tr adizionale. È rriesposizione che va al di 1à delle nostre pir) rosee previsioni quando, oltre trent'anni or &
un assetto dinamico evolutivo di un apparato da anteporre alla follia distruttiva degli incendiari. Per poter dare una risposta al quesito implicito nel tema propostomi, riguardante lbrigine del sono, tracciavamo disegni per
servizio antincendi della Regione sarda, ho rivisitato un raro volumetto dal trtolo Il problerna degli incendi boschil)i in ltalia,edito dal Consiglio Nazionale delle Ricerche nel 7978.11 volume raccoglie gli atti de1 Colloquio tenutosi in Roma 1120 maggio 7976 presso 1a Commissione per la conservazione della natura e delle sue risorse. ,A.1 Colloquio ha partecipato anche una delegairone della Sardegna composta dal dottor Mario D'Autilia, Ispettore
regionale de1le Foreste per la Sardegna e dai dottori Favilli, Mele, Barberis dell'Ispettorato Forestale di Nuoro, autori di alcune rela:ri.om lette durante la seduta pubblica. Prima degli anni '50 in Sardegna f incendio nei campi veniva percepito come un componente dell'attività tardo-estiva e autunnale in previsione dell'apertura dell'annata agraria, quello forestale rientrava, in genere, nelle operazioni mirate il miglioramento dei pascoli e nella prassi del narbonare, termine dell'antica lingua sarda, che consisteva nel disboscare e dicioccare interamente una certa superficie da dissodare per coltivarne cereali1.
11 gioco, evidentemente, diventava ormai sempre più pericoloso così da indurre la neonata Regione Sarda ad adottare prowedimenti di difesa.
È nato così, con l'emanazrone della legge regionale n" 28 del 21 luglio 1954,1'embrione di un servizio antincendi nelle campagne de1la Sardegna la cui organizzazione periferica venne afr.data ai Comuni. La struttura dipendeva amministrativamente dall'Assessorato degli Enti Locali mentre, "per la trattuitone dei problemi tecnici, si appoggiava il7 or ganrzzazione periferica del Corpo Forestale dello Statd'2 . Pilastri dell'organizzazione erano: i 38 Distretti antincendi in cui era stata divisa l'Isola; la rete di osservazione (punti di ar,vistamento ed allarme) con collegamenti mediante apparati radio fissi (posti d'ascolto) e mobili (vedette e altri operatori);le squadre di volontari antincendio, una per ciascun Distretto, composte da 30-40 uomini, articolate su tre o pir) "nuclei" costi-
tuiti da 8-9 volontari; la dotazione di un fuoristrada diesel Fìat corredato di estintore, ed attrezzi d'uso individuale (roncole, accette, picconi, badili, ecc.). In caso di intervento una parte degli uomini, a causa dello spazio insufficiente dei fuoristrada disponibili, veniva trasportata sul posto delf incendio con mezzi di fortuna (artomezzi della locale Stazione dei Carabinieri, autovetture private). Le norme sul funzionamento delle squadre prescrivevano che al persona-
le fosse impartito un addestramento teorico in locali ottenuti in uso dal Sindaco del Comune, "possibilmente prowisti di lavagna" ed un addestramento pratico di campagna che comprendeva esercizi di respirazione ed esercitazioni di adunata anche con impiego di attre't;t-:r3. Fin dal 1965 l'Assessorato degli Enti Locali aveva coinvolto, in misura progressivamente più ampia, per lbrganizzazione e la gestione del servizio antincendi, il Corpo Forestale dello Stato (ai tempi non esisteva ancota il Corpo Forestale della Regione Sarda). Durante il decennio i1 Corpo Forestale, attraverso una continua analisi dei risultati conseguiti anno per anno ed un severo esame critico dell'apparato di lotta, apportava gli opportuni correttivi al sistema per plasmarlo sulla variegata realtà fisiografica dell'Isola e renderlo pir) efficiente in risposta alle sempre più energiche e dannose conseguenze dell'irrazionale uso del fuoco. Con successivi adattamenti migliorativi nel L974 era stata costituita una struttura
organizzativa pirì capillare e robusta. Gli originari 38 Distretti antincendi de1 1958 erano diventati 95 costituiti da due o più Comuni, o parti di Comune, sulla base di una delimitazione che teneva conto, non solo dei limiti amministrativi, ma anche del1a morfologia del territorio, del rilievo, dello sviluppo della rete stradale e delf importlnza forestale dei siti. Nel 1975, in seguito al trasferimento delle competenze in materia dall'Assessorato degli Enti Locali a quello dell'Agricoltura e Foreste, il servizio antincendi raggiunse un assetto definitivo che comprendeva: - la direzione de1 Servizio antincendi, presso l'Ispettorato Regionale delle Foreste, in Cagliari; - i Centri di coordinamento del Servizio presso gli Ispettorati Forestali di Cagliari, Oristano, Nuoro, Sassari e Tèmpio Pausania; - i Centri operativi nei 95 Distretti antincendi in ciascuno dei quali operava vna "squadra", articolata in due "nuclei", dotata di ufi mezzo fuoristrada e, secondo f importanza del Distretto, di autocisterne del1a capacità di 3000-4000 litri. In sintesi, la consisten za dell'organico era di 95 capi squadra, 95 vice capi squadra, 190 autisti per fuoristrada, 1045 operai di lotta, 360 osservatori dei posti di vedetta,95 addetti ai posti di ascolto, 76 attisti per la conduzione delle autocisterne. I1 tutto diretto e governato dal personale del Corpo Forestale. Era migliorata la rete dei collegamenti radiotelefonici con l'attivazione di 6 ripetitori del sistema V.H.E che consentiva i collegamenti
i
Centri di coordinamento degli Ispettorati, i posti di ascolto periferici, i posti di osservazione e allarme, gli automezzi e gli elicotteri in volo. fra
Nonostante tutto, attraverso controlli sullèfficienza del sistema, erano state rilevate lacune legate alfattorc umano e al basso livello tecnologico deimezzi impiegati. Era emerso che "per riuscire efficace, la lotta contro gli incendi non può piìr basarsi soltanto su pochi e mal distribuiti frangifuoco e su primordiali mezzi di spegnimento. La tutela dell'ambiente deve inquadrarsi nel contesto ecologico urbanistico di gestione del territorio. Per la complessità di tale compito appare sempre più manifesta lbpportunità di afrdare la lotta ad un servizio specializzato permanente, prowisto di una propria or ganizzazione abb as tanza autonoma il cui nerbo quanto a personale tecnico, sia costituito da funzionari esperti del fuoco e de1 bosco e da un corpo proprio di vigili professionisti"a. Con la promulgazione della legge n. 47 del 1" marzo 1975, che dettava norme integrative per Ia difesa dei boschi dagli incendi, si affidava alle Regioni l'elaborazione dei "Piani regionali di difesa dei boschi dagli incendi e di ricostituzione forestale". La Sardegna si è adeguata con tempestività e chi vi parla ebbe f incarico della redazione dello strumento di pianificazione, il che awenne adattando le norme contenute agli articoli L e 2 della legge.11 Piano della Sardegna fu approvato frai primi, nel1976,con decreto interministeriale dei Ministri
per l'Agricoltura e Foreste, per l'Interno e per i Beni Culturali e Ambientali.
Nel frattempo, durante g1i anni 1"974 e '1975 fwono messe a punto e condotte prove sperimentali di impiego del mezzo aereo ad ala rotante, a Nuoro e a Tempio Pausania, utTlizzando tn Elicottero leggero, l'Agusta BetL 47/J, e\flmez.zo di media potenza,\lLama 315-8.I risultati sono contenuti nella relaitone dei colleghi Favilli e Barberis da1 titolo "I-limpiego dellèlicottero nella campagna antincendi 7975 su un comprensorio di Ha 238.000 circa in provincia di Nuoro", presentata al Consiglio Nazionale delle Ricerche nel Colloquio del 20 maggio 1976. Contemporaneamente venivano raccolti dati sulf impiego di autocisterne di diversa capacità, di atomizzatori, di sostanze chimiche ritardantis, sulla distribuzione territoriale delle squadre operative fornite di dotruioni strumentali diversificate, sulla base delf importanza forestale delle ^tee coperte.
cavallo fra gh anni'7} e '80 i nuovi schemi programmati erano stati completati ed hanno funzionato durante i successivi vent'anni. Negli ultimi vent'anni del secolo passato, in parallelo furono portate avanti azioni di propaganda e di divulgazione nelle scuole, mirate ad una sempre maggiore sensiblhzzazione delle generaztori emergenti e, nei limiti del possibile, compatibilmente con f individualismo dellbperatore delle campagne sarde, azioni di informazione per agricoltori e pastori attraverso diversi canali disponibili.
A
Non venne, per altro, trascurato l'aggiornamento professionale del personale forestale di tutti i livelli {:unzionali, attravefso conversazroni, letture, partecipazione a convegni in diverse sedi d'Italia e d'Europa. A livello Comunitario era ritenuto di grande rilievo il tema della partecipazione alle azioni di prevenzione (soprattutto) e di lotta degli agricoltori e dei pastori, attraverso il loro coinvolgimento in qualità di attori e coadiuvanti per una difesa del patrimonio comune. Nel 1993 si tenne a Siviglia (Spagna), promosso dalla Comunità Europea, il "Seminario europeo de informacion sobre el papel de los agricultores en la prevencion de los incendios forestales", allo scopo di analizzare questi aspetti della preve nzione. La Sardegna era nota nel bacino del Mediterraneo per la dimensione storica e reale del fenomeno degli incendi e per avere costruito nel tempo un sistema di prevenzione e di lotta molto efficiente. Chi vi parla venne invitato personalmente in qualità di relatore per illustrare iltema daltitolo "I1ruo1o degli agricoltori della Regione Sardegna nella prevenzione degli incendi forestali". La lettura del documento venne seguita con notevole interesse perché i problemi erano comuni e le soluzioni venivano plasmate su realtà fisiche ed umane paiticolari. Oggi si è entrati nell'era dell'alta tecnologia, ma ritengo che occorra riflettere sulle motivazioni nuove che sono alla base degli incendi e che potrebbero richiedere I'adozione di misure
di prevenzione particolari. La nuova legge quadro n' 353 del2000 sembra muoversi in questa direzione. Su questi argomenti, a causa dellbrmai lunga Lssenza)mi considero scarsamente informato ma non mi sentirei di suggerire l'abbandono definitivo della tradizionaTe
1
"frlscì'
8....r E.,Tia
.
cronaca e storia le vicende del
patrimonio boschivo della Sardegna, Carlo Delfino Editore,2000. 2 M.l. A., Struttura ed organizzazione del servizio regionale antincendi della Regione Autonoma della Sardegna. In: 11 problema degli incendi boschivi in Italia, C.N.R.Roma, 1978. 3
MeL A.,
a
Susmel L., Problemi di ecologia appJicata,Isti-
op. cit.
tuto di Selvicoltura, IJniversitìt ù.Padova, 1973. 5
M.l"
A., Barberis G., Osservazioni tecniche
sui primi risultati ottenuti nella lotta con i
ri-
tardanti chimici contro g1i incendi in Sardegna. In: Il problema degli incendi boschivi in Italia, C.N.R.-Roma, 1978.
ll contratto di responsabilità
*"*:,,,t:i:"2!ì21,",,, della Provincia di Nuoro
(-1li
incendi rappresentano per la Sardegna un fenomeno purtroppo ben coe presente da molti decenni, in particolare nel periodo estivo. Le cause che danno origine agli incendi sono essenzialmente quattro: 1) origine dolosa: è la causa più frequente (vendette tra privati o nei confronti della Pubblica Amministrazione;Iicenziamenti o assunzioni nei cantieri fore-
\Jnosciuto
stali, ecc.);
2) origine colposa: è molto frequente, circa il 40o/o dei casi (abbruciamenti di stoppie incontrollati, getto di fiammiferi o mozzrconi, mancata bonifica di fuochi accesi durante i picnic, ecc.); 3) origine ignota: non è frequente in quanto si risale quasi sempre allbrigine colposa o dolosa di un incendio; 4) origine naturale: è una causa molto rlra (caduta fulmini, scariche elettriche da linee Enel). Si deduce pertanto che 1a maggior parte degli incendi sono di origine antropica anche se il clima arido e la tipica copertura vegetale delle regioni mediterranee predispongono anche il nostro territorio a questo tipo di rischio. In particolare, dagli studi condotti dal Corpo Forestale si evince che è soprattutto lapresenza di sterpi, rovi ed erba secca su terreni incolti afavorire il propagarsi di incendi anche di grosse proporzioni, a volte molto dannosi se coinvolgono terreni boscati. La storica provincia di Nuoro, cui il progetto era rninalmente rivolto, ha un patrimonio forestale di 400.744 ha, corrispondente aI36,570/o del territorio boscato regionale: la percentuale piir alta tra tutte le province sarde; f indice di boscosità (superficie boscata/superficie territoriale*100) della provincia di Nuoro è infatti pari a 56,890/o contro f indice di boscosità. di tutta la Sardegna pari a 45,500/0. La nuova provincia con un ricco patrimonio forestale €
ha ridotto notevolmente il suo territorio boscato. Le aree piÌr vulnerabili del territorio provinciale coincidono pertanto con tutte le zone boscate, sia quelle naturali che le foreste demaniali e i compendi gestiti dall'Ente Foreste. Altrettanto vulnerabili risultano le zone costiere, dove, oltre alle risorse ambientali, risultano a rischio anche le infrastrutture turistico-ricettive, con grande pericolo per f incolumità delle persone, considerato soprattutto che l'affollamento delle spiagge è in continuo aumento e che molte località balneari possiedono uriunica via d'accesso e quindi un'unica via di fuga (oltre il mare) in caso d'incendio. La materia degli incendi boschivi è normata dalla legge quadro n. 353/2000 la quale, a17'art.3, assegna alle Regioni i1 compito di redigere, con cadenza annuale, il piano regionale di previsione, prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi. La Regione Sardegna ha pubblicato il suddetto piano sia per 112002 che per il 2003 e alf interno dello stesso sono contenute anche le prescrizioni antincendio. Operativamente la lotta agli incendi boschivi viene condotta principalmente dal Corpo Forestale di Vigilanza Ambientale (CFVA) che controlla il territorio provinciale attraverso due Ispettorati: Nuoro e Lanusei. A questo Ente compete il coordinamento generale dell'attività antincendio, la vigllanza, pr ev enzrone e repressione degli incendi boschivi, nonché il coordinamento delle attività dell'Ente I'oreste e delle associazioni
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di volontariato che collaborano alla campagna antincendio. La Provincia, pur non avendo compiti operativi nella lotta agli incendi boschivi, in virtu delle competenze istituzionali assegnate dalTU.EE.LL. e dalla specifica legislazione in materia di Protezione Civile (L.225/92), ha il compito di redigere i programmi di previsione e prevenzione dei rischi, nonché di mettere a punto il piano di emergenza provinciale in rcIazione ai rischi censiti sul proprio territorio (D.L.vo 1.1.2/98). La Provincia di Nuoro, nell'ambito della pianificazione di Protezione Civile ha costituito con apposita dellberanone il Comitato Provinciale di Protezione Civile. La stessa Provincia, dall'autunno del 2003,ha deciso di finalizzare una parte del bilancio dell'Ente per un contributo straordinario alle associaùoni di volontariato che si occupano di prevenzi one, vigilanza e lotta agli incendi boschivi, attraverso 1o strumento dei "contratti di responsabilitài', ripartendo i fondi in base alla superficie boscata da tutelare e u;rllizzando un criterio di premialità in funzione del risultato raggiunto. I "contratti di responsabilitài' sono stati sperimentati con successo nel 2004, coinvolgendo 19 associazioni di volontariato, nella passata campagna antincendi del 2005, coinvolgendo ben 27 associazioni. tamite un bando pubblico è stato affidato a ciascuna associazione il compito di assolvere all'attività di vigllanza per cui si sono proposte. All'atto dell'affidamento predetto è stato sottoscritto da ogni
associazione il cosiddetto "contratto di responsabilità" che prevede la corresponsione di un contributo quale rimborso delle spese sostenute dall'associazione. I1 pagamento del "contratto di responsabilità" è stato assoggettato alle seguenti condizioni: il 5070 alla firma del contratto e il restante 500/o a fine stagione, dopo opportuna certificazione sia da parte del competente CFVA sia dei tecnici dell'ufficio preposto della provincia. Qresto metodo ha consentito di abbattere in maniera considerevole il numero degli incendi negli ultimi anni. La Provincia di Nuoro ha in pratica acquisito il metodo dall'Ente Parco dell'Aspromonte, adattandolo alle esigenze e alle caratteristiche proprie del territorio ed aipochi fondi a disposizione. I-liter d' approvazione del bando ha avuto in particolare due interlocutori fondamentali: la Commissione Consiliare Ambiente che ha dettagliato I' iniziativa del Consiglio Provinciale, affinché la Giunta Provinciale potesse adottare l'apposita direttiva inerente la procedura di erogairone dei contributi, e gli Ispettorati Forestali di Nuoro e Lanusei con il compito di gestione con l'Ufficio Protezione Civile del1a Provincia tutta la procedura in oggetto. Con i suddetti Ispettorati è stato approvato dalla Giunta un protocollo d'intesa relativo all'attività che trattasi. La procedura di erogazione de1 contributo è stata regolamentata da un bando pubblico. Sono state ammesse al contributo tutte le associazioni legalmente costituite e che intendevano
impegnarsi nella campagna antincendio nelle seguenti attività: -Pu,Iizia pertinenze stradali e fasce parafuoco, in prossimità di zone boscate o di aree particolarmente a rischio; -creazione e/o ripristino dei punti d'acqua avente finalità antincendio; -Attività di vigilanza. La descrizione di tale attività viene fatta in un progetto sintetico allegato alla domanda. Ad una commissione istruttoria, nominata all' atto della pubblicazione del bando, composta da personale dell'Ente e da due finitonari degli Ispettorati Forestali (uno per Ispettorato), i1 compito di esaminare le domande e di stilare una graduatoria sulla base dei seguenti parametri: 'Superficie boscata del Comune di appartenenza; 'Anni di esperienza nel settore; 'Personale a disposizione; 'Tipologia d'intervento che l'associazione s'impegna ad eseguire per la campagna antincendio 2004. I1 contributo massimo da destinare alle associazioni in graduatoria ad oggi è stato calcolato in € 5.000, e si è riusciti a erog re per entrambi gli anni una somma complessiva che soddisfa tutte le associazioni partecipanti. INTERREG IIIC O.C.R. "Incendi". Dal 2004 è stato awiato un altro progetto interparternariale, previsto
da INTERREG
IIIC: O.C.R. "In-
cendi". I1 progetto nasce dall'Associazione tra Istituzioni Italiane ed Europee denominata Arco Latino, la cui cooperazione nella lotta agli incendi boschivi diede vita al bando Interreg
IIIC. Lobiettivo del progetto è quello di identificare e sperimentare alternative di intervento e di prevenzione con 1o scopo di ridurre al minimo le perdite materiali associate al rischio di incendio nei territori del bacino del Mediterraneo. Le regioni che ade-
riscono al progetto sono: la Regione Provence Alpes Còte d'Azur (PACA) - ente capofila dell'Operazione Qradro Regionale di Interreg IIIC ; altre due regioni della Francia: Languedoc Roussillon e Corsioa; due regioni spagnole: Baleari e Andalusia; per la Grecia il Nord Egeo; per il Portogallo la regione Algarve, per l'Italia la Regione Toscana attraverso le province di Livorno e Grosseto e la provincia di Nuoro, per delega della Regione Sardegna.
La Provincia di Nuoro, nell'ambito delle proprie competenze in materia di protezione civile, stava già portando avanti alcune ininatle sperimentali (I Contratti di Responsabilità) in alcune aree del territorio, miranti alla prevenzione e previsione del rischio incendio, e che successivamente ha inserito nel programma di candidatura del bando comunitario: "OCR Incendi". In correlazione con la campagna antincendio 2004La Provincia, in collaborazione con le sezioni di Nuoro e di Lanusei del Corpo Forestale di VigTTanza Ambientale, ha incentivato la prevenzione e previsione del rischio incendio coinvolgendo le associazioni di volontariato e le compagnie barracellari che operano a livello comunale. I-limporto complessivo del progetto 4
è pari a € 6.97L.581 di cui € 630.000 destinati alla Provincia di Nuoro. Tale importo è da suddividersi per almeno 11500/o per la gestione dei sottoprogetti e la restante parte per la gestione amministrativ a, frnanziaria e del personale e per la gestione dei progetti regionali, cioè quei progetti esclusi o quei progetti comuni da sviluppare insieme ai partner (tutte le azioni che non sono nel sottoprogetto saranno sviluppate da gruppi di lavoro su tema). I1 principio basilare de11'INTERREG è che ogni partner proponente deve avere almeno altri due partner di appoggio che collaborino per la realizzazione del progetto. Non è ammissibile che ilpromotore del progetto coincida anche con ilrea)izzatore, perché 1o scopo del progetto INTERREG è quello di estendere a soggetti terzi la realizzazione e lèventuale ottimizzazione del progetto. Comunque a seconda della tipologia del progetto, per esempio la sensibilizzazro ne, il p artner stes s o può da solo portare avanti il progetto per esempio coinvolgendo le scuole. A11o scopo di scegliere quali sottoprogetti mandare a bando, un gruppo di esperti incrociati (detti expertise croisee) hanno visitato tutte le regioni partner per prendere visione e dare una valutazione sui progetti presentati. Sulla base delle risultanze scaturite da queste visite e sulla eventuale possibilità di estendere il progetto proposto anche in altre regioni, si sono scelti i sottoprogetti. Nell'ultima riunione del 9 dicembre u.s. del Comitato di Pilotaggio, sulla base delle risultanze
del seminario di sintesi dei due giorni precedenti, sono stati illustrati i sottoprogetti scelti. In sintesi, oltre al sottoprogetto sul Volontariato (Contratti di Responsabilità), la Provincia di Nuoro inoltre è inserita alf interno dello stesso INTERREG per ulteriori due sottoprogetti: il primo relativo alla Sensibilizzazione degli scolari e del grande pubblico, il secondo relativo ai Piani Locali. A questi si aggiunge poi il progetto a livello regionale sulla Cartogr afia Tematica sugli Incendi. I-linserimento del progetto sui Contratti di Responsabilità in INTER-
buti previsti per le associazioni di volontariato. I-lAndalusia e la regione Toscana hanno accettato tale progetto per proporlo nella propria regione. Così come previsto dalle norme che regolano fINTERREG IIIC, dall'anno prossimo la gestione del progetto dowà essere affidata ad altro soggetto (che può essere urÌassociazione di comuni, da una C.M., o da altro ente o associazione legalmente riconosciuta) che, sulla base del bando che verrà predisposto dovrà svolgere il ruolo che
REG ha consentito quest'anno di
vincia naturalmente. *Ass. al Governo del Territorio Ambiente Urbanistica.
poter usufruire dei fondi comunitari per la parziùe copertura dei contri-
la provincia ha svolto sino ad oggi, ma sempre con la supervisione della pro-
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Curraggia 28 luglio 1983 #rcffi
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28 luglio 7983: una tragica data nella storia della lotta agli incendi in Sardegna. Un violento rogo distrusse i boschi sulle colline di Curraggia, a tmpio Pausania, e, nel disperato tentativo di domare le fiamme, 9 uomini persero lavita e altri 15 rimasero feriti. Il rogo di Curraggia non ha precedenti simili nelle regioni del bacino del Mediterraneo per violenza distruttiva e numero di vittime tra gli operatori impegnati
nello spegnimento di un incendio. Per non vanificare i1 sacrificio di quegli uomini, |ASS.FOR. ha assunto i fatti di Curraggia come base per una campagna di sensibilizzazione rivolta alle nuove generazioni che non hanno vissuto e conosciuto quelle tragiche pagine di storia, al fine di far prendere loro coscienza del valore che riveste i1 rispetto dell'ambiente, dei rischi derivanti dai roghi e della necessità di una partecipazione attiva alla lotta contro di essi. I1 28 luglio, in occasione dell'anniversario dei fatti di Curraggia,I'ASS.FOR. ha messo in scena, nellapiazza principale di Tempio Pausania, una grande narrazione in musica dal titolo Curraggia 28 luglio 7983: "una ferita nella nostra memoria". Partendo dalla raccolta di testimonianze delle persone che vissero quella giornata, immagini indelebili di un dramma che coinvolse tutti, sono state riproposte queste esperienze usando la tecnica della narrazione: uomini e donne rievocano la loro storia, fermandola per sempre nel tempo, grazie al proprio racconto. In scena troneggiava una grande clessidra, simbolo di una grande ferita che non può rimarginarsi. Sul palco, il narratore Gianluca Medas, accompagnato dal coro cittadino (il San Pietro Apostolo) e dalla chitarra di Marco Lutzu, raccontava la lotta contro il fuoco e il martirio di quegli uomini. Poco distanti, tre bambini costruivano ù
un muro simbolico contro gli incendi, realizzato con mattoncini in terracotta, mentre su uno schermo gigante scorrevano le immagini di ambienti naturali della Sardegna, un patrimonio da tutelare e proteggere. Per cancellare il ricordo del fumo di
morte che ar,.volse la città nei giorni del disastroso incendio, l'aria ha come per incanto assunto il profumo de1la verbena, fragranza :_i'cca di virtu benefiche, simbolo della vita. La leggenda r,uole infatti che la verbena sia stata scoperta sul monte del Calvario e usata per cicatrizzare le ferite del Salvatore crocifisso. Tutti gli spettatori hanno a\rrto, in ricordo dellèvento, tn pezzetto di questa terracotta profumata con sopra impressa 1a data del
28luglio.
A
conclusione della serata., il sindaco
di Tempio Pausania, dopo aver ringraziato I'attore Gianluca Medas per sua commovente interpretazione
la
narrativa, ha elogiato |ASS.FOR. per lbrganizzanone della giornata in ricordo dei tragici fatti di Curraggia. A tal proposito è intervenuto il presidente de11'ASS.FOR., Salvatore Scriva i1quale, a nome dell'associazione, si è impegnato a far sì che il 28 luglio si trasformi in una data simbolo, in cui si celebri la" giornata di sensibilizz azione europea contro gli incendi boschivi". Alla narrazione in piazza hanno assistito circa 2.000 persone. Molte altre hanno seguito l'evento attraverso l'emittente televisiva regionale Videolina - che trasmette su canale satellitare SKY 838 - che ha s
riproposto numerose repliche. IJna versione rtadattata di tale narrazione sarà messa a disposizione delle insegnanti del1e scuole seconda* rie di 2" grado per le giornate di educazione ambientale che si terranno nel prossimo anno scolastico, in collabor azione con 1'AS S.FO R. liniziativa è stata promossa nell'am-
bito dell'OCR Incendi - Attività in-
terregionale del sotto progetto "Sensibtltzzazione".
ll plglg,no della Verb.na w#{ {a##d*{* {
U E}ffi F#TEE# Specie Verbena
officinalis L.
Famiglia Verbenaceae
Nomi sardi Verbèna Orani Berbèna Sardegna sett. e Logudoro Ferbèna Brebèna
Nomi regionali Erba turca Liguria Barbegna Piernonte Erba de S. Gioan Lombardia Erbena Wneto
Clumbeina Enlilia Erba crocetta Toscana Vermena Lazio Purecella Abruzzo Vervena Cantpania Erba de mllza Puglia Erba della crucivia Calabria Brebena Sardegna Birbinia Sicilia
Nomi stranieri Herbe de sang Francia Eisenkraut Germania
subsessili, di un lilla pallido, raramente bianchi, molto piccoli, poco numerosi, non profumati. Presentano brattee ovato-acuminate, munite di ciglia, più corte del calice. I1 calice è persistente, tubuloso, con cinque sepali corti, dentati, ovali. La corolla, anchèssa gamopetala, è ipogina, termina con cinque lobi più sviluppati rispetto al calice. E munita di quattro stami, didinami (due più lunghi e due più corti). I-lovario è costituito da quattro logge tetraor,'ulari e termina con uno stilo a stimma bilobato. I frutti sono degli acheni troncati all'estremità.
AREALE È a distribuzione tropicale o subtro-
FITOGRAFIA Pianta erbacea perenne, ruvida. Presenta una radice fusiforme che può essere intera o suddivisa in parti, fibrosa. I fusti, alti da 30 a 70 cm) a sezione quadrangolare, presentano una scanaIatura sulle due facce, cambiando faccia ad ogni nodo. Sono eretti, molto ramificati, sottili, un po'ispidi. Le foglie sono opposte, rigide,lunghe 3-5 cm, ruvide: le inferiori sono picciuolate, oblungo-lanceolate, a margine lobato;le mediane con tre segmenti marcati, a margine irregolarmente crenato; le superiori crenate. I fiori sono riuniti in lunghe spighe terminali disposte in verticilli. Sono
picale: si riscontra quindi nell'Europa centrale e meridionale, nell'Africa settentrionale, Asia occidentale, America settentrion ale, da 0 a 7200 m sul livel1o del mare. Distribuzione in Sardegna. È diff^u o\unque.
Habitat Dal nome regionale calabro Erba della crucioia si deducono i luoghi dove la pianta cresce: lungo i margini delle vie, dei prati e terreni incolti, ai bordi dei viottoli di campagna, sulle macerie,ai piedi dei vecchi muri, in genere luoghi aridi e sassosi. Droga radici,lefoglie ele sommità forite, mentre sbocciano i primi fiori; si fanno essiccare allbmbra rapidamente, si conservano in sacchetti di Si raccolgo nole
carta o tela, aI riparo dall'umidità.
Principi attivi.
I glucosidi verbenaloside e verbenina Tannini, una saponina, emulsina, un olio essenziale costituito dal chetone verbenone, da citrale, limonene, geraniolo; principi amari, mucillagini. FITOTERAPIA La verbena era chiamata "Erba di tutti i mali" da cui si deduce la grande fede che un tempo si aveva nelle sue virtù. Oggi è di molto depauperata delle sue presunte attività. Per il suo sapore amaro, particolarmente asprigno, è stomachica, attiva cioè la secrezione a livello gastrico, la si consiglia quindi come aperitivo, per stimolare l'appetito; sono appre zzabili anche le proprietà digestive intestinali, depura lbrganismo risolvendo, in conseguenza di una cattiva digestione, casi.di vertigini, emicranie, sonnolenza.E anche astringente e tonica. Ha azione antinfi amm atoria, analgesica, eupeptica (per i principi amari), antipiretica, antinewalgica, antireumatica.
USI LOCALI Nel 1700 della pianta si tilizzava la radice ridotta in polvere e somministrata con acqua: era considerata un rimedio in caso di febbri di varia origine, soprattutto contro le febbri malariche.
Ai primi de11'800 ancora,
nella Barbagia, si beveva un decotto di radice come antipiretico ed antimalarico. Per gli stessi motivi a Bolotana e ad Olie*
na si preparava il decotto non dalle radici, ma dalle parti aeree della ptùnta; a volte, assieme alla verbena si mescolavano foglie di begonia. I metodi di preparazione variavano di paese in paese: a Domusnovas, Arenas e San Benedetto si coglievano le sommità fiorite e se ne beveva f infuso. A Gonnosfanadiga e Lanusei le foglie venivano essiccate: il decotto era considerato un analgesico; si somministrava nei casi di coliti ed enteriti. Le proprietà antinevralgiche e antireumatiche del1'erba venivano apprczzate sempre a Domusnovas, Arenas e a Bolotana. In quest'ultimo paese era considerata una panacea e si utilizzava contro tutti i mali. Altri usi ancora: ad Oliena si usava come emmenagoga in caso di amenorrea. La verbena poteva esercitare
i suoi effetti benefici non solo per via interna, come in tutti i casi precedenti, ma anche per via esterna: nel 1700 e parte de11'800, tenendo in bocca porzioni di radice, si fugavano stomatiti, si lenivano mal di denti. A Oristano si dissolvevano casi di emicranie applicando cataplasmi di verbena alle tempie e si risolvevano arrossamenti agli occhi o eccessiva produzione di cispa, praticando frequenti lavaggi con infusi della pianta. Qresta esile piantinaha rivestito una certa impottanza nella medicina po-
polare per le proprietà magiche ad essa attribuite: - l'eccessiva caduta dei capelli si evita* va appoggiando sulla testa nuda una
corona costituita da verbena, oppure infilando la stessa alcollo; - la stessa operazione si attuava per far passare l'emicrania; - a Gonnosfanadiga,in caso di fratture ossee o di strappi muscolari, in un apposito mortaio di legno, si pestavano foglie di caprifoglio, di verbena e di acacia,vi si aggiungevano scaglie di sapone, un bianco d'uovo e, per ottenere una poltiglia omogenea, un po'di acquavite; questo impasto si spalmava attorno allafratttra e si ar,volgeva con una striscia di tela o con del cotone idrofilo; evaporate le parti liquide, si induriva costituendo una sorta di ingessatura col compito di proteggere
Mentre si svolgevano tutte queste operaironi si recitava su brèbu. È d, pr".isare, come puLntualizza iI Paulis, che il nome Verbena non sempre era attribuito alla Verbena of,.cinalis. ATorpè, ad esempio, anche atlbsso; si doveva staccare da sola.
tualmente col termine Wrbena si vuole indicare lAlimo (Atriplex halirnus), una specie per niente vicina alla verbena sia dal punto di vista morfologico che dell'habitat.I fitonomi popolari a volte passano da una pianta all'altra in modo del tutto arbitrario. Molto spesso comunque esiste un valido motivo, come in questo caso. Per varie leggende riportate nelle note etnobotaniche, la verbena richiama spesso il ferro e per la funzione emostatica che esercita in caso di ferite da taglio e per le virtr) magiche attribuitele di rendere il ferro con cui resta a contatto, resistente come l'acciaio. b
IJna varietà di atreplice, appartenente allo stesso genere dell'alimo, chiamata volgarment e a I i rr-t o, l' A trip I e x lt as ta ta, è indicata in sardo col termine erba de ,t)erru. Qresto riferimento allo stesso metallo sia per la verbena che per l'alimo ha creato confusione determinando il passaggio del nome da una pianta all'altra.
COSMESI E SALUTE Contro la cellulite: preparare un decotto con un litro di acqua e 50g di foglie di verbena; si lascia bollire per 10 minuti, si filtra e si beve nell'arco de1la giornata.
Bagno contro la cellulite: versare in due litri di acqua 100 g di verbena; portare ad ebollizione a fuoco moderato,lasciare riposare per 15 minuti, filtrare e versare nella vasca da bagno; immergersi per almeno mezz'ora. Non viene utihzzata in campo culinario.
NOTE ETNOBOTANICHE La pianta è conosciuta sin dai tempi piir antichi come erba crocetta, erba colombiana,o anche erba sacra. I1 nome deriva dal celtico Ferfaen: i Druidi, gli storici sacerdoti di quelle antiche popolazioni, se ne servivano per pulire gli altari ed aspergevano le abitaironi con acqua lustrale in cui era stato immefso un ramo di verbena. Anche i bardi,loro poeti epici, cantavano tenendo in capo una corona di verbena.
Le venivano attribuite proprietà divinatorie: bevendo f infuso si poteva
predire l'a,,rvenire o mandar via il malocchio. La piantz era dotata di innumerevoli virtir: poteva far guarire dall'epilessia, far passare una febbre, malattie cutanee, contusioni e persino il mal d'amore. Neila Gal1ia 1a verbena era una panacea,lbrba di tutti i mali. Fu Cesare ad importarla a Roma assieme a diverse altre piante. I Romani la chiamavano Lacrime di lside, Lacrirne di Giunone.
Romano nelle trattative, in modo del tutto singolare: è celebre f investitura fatta dalfeziale Marco Valerio, al tempo de1ReTu11io, al padre patrato Spurio Fuso, semplicemente toccandogli capo e capelli con la verbena. Per tali occasioni l'erba pura veniva raccolta da una zona szcta, dall'arx, 1a Rocca capitolina, dove a1la fine di ogni mese si sacrificava un agnello a Giove Celeste. I-laltro membro de1la delegairone eralI verbenarius col compito specifico di portare la verbena e g1i altri arredi
Alle
sacri.
calende di gennaio, all'inizio quindi de1 nuovo anno, solevano scambiarsi doni augurali costituiti da Strenae, mazzetti di verbena, raccolti da un boschetto dedicato alla dea Strena o Strenia, adorata dai Sabini cui elargiva buona fortuna e felicità e, secondo altri, anche prosperità; questo fu il motivo per cui venne chiamata arbor fe lix. Successivamente col termine di Verbena si voleva intendere un qualunque ramo di arborfelix utTlizzato durante i sacrifici o per addobbare g1i altari o per incoronare le statue degli dei. A Roma si usava 1a verbena,
oltre che nelle cerimonie purificatrici degli altari, quando si affidavano 1e missioni ai Fetiales, ambasciatori addetti a stipulare patti o ad indire guerre. Fra questi il portavoce veniva chiamato Pater patratus che acquistava la dignità di rappresentante dello Stato
Dioscoride, medico greco del I sec. d.C., attribuiva a1la pianta proprietà miracolose. Veniva chiamata Siderìtis,
parola derivante da sideròs, ferro, a causa anche dei suoi rametti rigidi e sottili da sembrar fatta colfil di ferro.
A
questo minerale si riferiscono diversi nomi europei moderni, come, ad esempio, quello francese e quello tedesco. Non sono chiari i motivi di tali denominaironi; è probabile che rievochino proprietà emostatiche ed antisettiche ad essa attribuite: erattilruzata in caso di ferite da taglio, da quì il nome dr sanguinaria. Di tutte queste credenze pagane qualcuna è passata al mondo cristiano: gli inglesi dicono che una pianta di verbena fosse spuntata sul monte Calvario, divenendo così erba santa. Raccogliendola, bisognava pronunciare le parole magiche: "Tu sei santa, verbena,
come cresci sulla terra, perchè in principio su1 Calvario fosti trovata. Tu hai guarito il Redentore ed hai chiuso le
sue piaghe sanguinanti;
in nome
de1
Padre, del Figlio e dello Spirito Santo
io ti colgo." Un'altra leggenda narra che la verbena venne utrlizzata per bloccare il sangue di Gesù Cristo al momento della crocifissione.
Anche
in Sicilia era menzronata
riti magici durante i quali
nei
si recitavano
particolari scongiuri. Forse sempre per il rapporto fra lz verbena e il ferro, si è protratta sino al sec. XVI la convinzione che la verbena, magicamente, trasformasse la punta delle armi di ferro in acciaio.
Cu rraggia: estate di
fuoco
e di morte nel luglio 1983 Maria l.D.
rEe*ndm
dl tmrmpi*sE m dl turEst§
l\T.t luglio det 1983 scegliemmo Tempio Pausania come meta delle vacanze I \ estive. Essendo io nata e cresciuta in tale centro dell'alta Gallura, convinsi mio marito,abntzzese, ed una famiglia di amici declamando loro tutte le qualità della zona e, in particolare, il verde che la circonda, il clima collinare non disgiunto dalla particolarebrezza montanale: le acque di Rinaggiu, gli imponenti graniti presenti in tutta la Gallura, i vigneti che circondano la città, il Monte Limbara ricco di ruscelletti e cascatelle,la simpatia e lbspitalità della gente. Effettivamente per noi come per la famiglia dei nostri amici,lavacanza trascorse nel migliore dei modi: girammo per quelle azirendine agricole a conduzione familiare, chiamate vigne, caratteristiche della zona così tanto uguali ma altrettanto diverse per superficie,varietà del1e colture,presenzl di case o magazzini. Lavignabase è sempre costituita da alcuni filari di viti sostenute da pali di legno (chiamati raica), alberi di fichi, di meli, peri, susine; diversificati dalla presenza o meno di ciliegi, castagni, noci, more e soprattutto da orticelli familiari dove sono rappresentate quasi tutte le verdure di maggior consumo.Il soggiorno tempiese, in quel mondo circondato da sugherete, quell'ambiente placido e sereno che aveva anche un particolare effetto soporifero e quindi riposante, procedeva così bene da non volercene staccare. Le gite poi, pressoché giornaliere anche nei dintorni, avevano reso quella vacanza. dawero splendida sotto tutti gli aspetti. Ma tutto f incanto svanì alf impror,viso e ci trovammo catapultati nel più terrificante inferno quando terroristi pazzi e spietati piombarono con ferocia sulle alberature,lanciando ordigni incendiari quasi a pioggia col preciso intento che nulla potesse sfuggire a17a distnnione. Si era alla fine di luglio e delle vacanze quando i mostri della follia distruttiva si awentarono su quella terra che forse aveva dato loro la vita.In quella infernale giornata di fine luglio si era rimasti in
casa per pre pararc una
visita ad Oschiri
e a Berchidda, dove risiedevano amici
e parenti mai dimenticati. Ogni programma venne cancellato e sopraffatto dall'urlo delle sirene, la gente che scappava dalle case e scendeva in strada, ognuno annunciava una catastrofe: la Gallura è infamme; ilfuoco è partito da La Fumosa e arriaa a Rinaggiu; le faru.nle si estendono rapidatnente e raggiungono il centro abitato; non riescono afermare I'aoanzata dei roghi. Nessuno era in grado di stabilire se vi erano esagerazioni, quanto 7a realtà, venisse distorta. La paura ormai attanagliava tutti: quando il vento portò 1e prime nuvole di fumo e si colse la caratteristica puzza di bruciato non esitammo a gridare scappiamo. Dando per certo che bruciasse la parte settentrionale de1la città, si scelse Ia fuga verso ed oltre il Limbara stabilendo una presunzione di barriera invalicabile da1 fuoco costituita dalla mancanza dive-
getazione e dallèsistenza dr una fitta rete di abrtazjrom oltre alla vasta e imponente baruiera di granito che sovrastava il primo tratto del1a provinciale Tèmpio-Oschiri. Montammo in macchina (con noi prendemmo uno dei tre bambini degli amici) ed il corteo formato da una decina di mezzi corse per quasi dieci chilometri, poco oltre "Curadoreddu", ai piedi de1 Limbara. Alcuni continuarono verso Oschiri; le nostre due famiglie optarono per imboccare i tornanti che portavano a Vallicciola (circa 7 Km.) e ci fermammo in una radura per osservare 1a città. 11 fuoco non era stato domato ma pareva comunque bloccato. Ci trattenemmo fin verso f imbrunire e rientrammo alle nostre case. Qrellbdore di bruciato, quellbrribile odore di morte e di distruzione, era penetrato ormai dappertutto, fuori e dentro le case. Nessuno dei bambini, ancora terrortzzatt, volle toccare cibo per cui
ci adoperammo per metterli a letto
e
attendere che prendessero sonno. Solo allora potemmo seguire notrirari ed
i
apprendere diversi particolari. Sia noi che gli amici della penisola ci premurammo poi di informare al telefono
familiari e parenti su1l'accaduto e sul1o scampato pericolo. I giorni seguenti potemmo leggere sulla stampa locale e nazionale lèsatta versione dei fatti e, su quella locale, i nomi delle vittime. Io mancavo da Tèmpio da alcuni de-
cenni e riconobbi solo qualche nome.
Ma piansi allora tutte le vittime
e
mai, negli anni seguenti, è accaduto che potessi dimenticarle. Vi furono altre morti causate dagli incendi e poi atti e atti di terrorismo che ci hanno restituito 1e bare di tanti soldati inviati in missione di pace.
Io
accomuno g1i uni e gli altri in un indelebile ricordo di grandi autentici eroi immolatisi tutti in un eccezionale spirito di fratellanza e di altruismo: dai morti di Curraggia de1 1983 agli ultimi sassarini rientrati ne1le bare in volo dall'Iraq.
Diego Falchi Ricordando Loverci Amilcare
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l\Tell'immane incendio che colpì 1\ f.rnpio Pausania nel 1983, meglio conosciuto come "f incendio di Curraggia del 1983", trovò la morte, fra gli altri, il maresciallo forestale Diego Falchi. A lui è dedicato questo ricordo personale perché, dopo 23 anni, posso ben dire che non si è mai affievolito il profondo turbamento per quell'episodio che aveva mietuto tante vittime, tutte conosciute dallo scrivente, ma, particolarmente per il collega e amico Diego Falchi. Diego Falchi arrivò a Tempio a metà degli anni'60. Appena uscito dalla scuola del Corpo Forestale dello Stato, distaccato presso la Regione Autonoma della Sardegna in posizione di comando, venne assegnato all'Ispettorato Distrettuale delle Foreste di Tempio Pausania diretto da1 Dott. Siro Vannelli. Essendo in possesso de1 diploma di geometra, il dott. T/a.nnelli 1o destinò all'ufficio am-
clima delf ispettorato di tmpio che, guidato dalf infaticabile dott. Vannelli, non conosceva limiti di orario; in esso prevalevano sempre i doveri sui diritti, la piena disponibilità anche nei giorni festivi. Diego entrò a far parte dei quattro gatti che mandavano avanti una grande baracca: la giurisdizione comprendeva f intera Gallura e qualcosa dell'Anglona. Ai normalr servizi d'istituto, si aggiungevano istruttorie e collaudi per opere di miglioramento fondiario nei comuni montani (pressoché tutti), acquedotti rurali,legge 13 sul1a sughera, etc. etc. In quelf ispettorato costituito da una vera e propria {amiglia, allargata al personale delle stazioni dipendenti e a quello dei cantieri, 1'ultimo arrivato si inserì agevolmente tanto
ministrazione affidato a1 sottoscritto, unico componente dello stesso, che da sempre lamentava la mancanza di idonei collaboratori: si tirava ayanti con l'aiuto tanto sporadico quanto inadeguato di due sottufficiali e di una guardia-autista. Allora gravavano su tale ufficio i cantieri del Limbara, di Vignola, di Caprera, Monti di Pinu; i vivai di Fundu di Monti e di Nuchis, parecchi cantieri-scuola de1 Ministero del Lavoro, due dei quali a La Maddalena, e, per la parte amministrativa, i comandi stazione forestale di Berchidda, Calangianus, Luogosanto, Monti, Tèmpio, oltre allo stesso ispettorato. larrivo di Diego Falchi rappresentò subito una manna: nuorese, c ratterc aperto e leale, tanta voglia di imparare, si adattò immediatamente al
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che, dopo pochi mesi, veniva conside-
rato già della "vecchia guardii',cioè di quel gruppo che formavauflà sorta di "soci fondatori" della nuova istituzione distretto forestale della Gallura. E così veniva àpprezzato dal Capo, come da tutti noi, e poté compiacersi anche delle benevole espressioni manifestate, in occasione di una visita periodica, dal comandante di Sassari (da noi definito "gran capo" per distinguerlo da quello, più vicino, il dott. Vannelli). I- acuta intelligenza, la grande capacità di apprendimento, la dedizione al lavoro subito contagiatagli da quella vera e propria macchina umana del Capo e dai colleghi, consentirono a Diego Falchi di diventare un alter ego del titolare dell'ufficio amministrazione in tutte le materie da questo gestite: rapporti di lavoro, paghe e contributi, contabilità generale dello Stato; gate- per acquisti inerenti ai cantieri e per il funzionamento degli uffici centrali e periferici. Qrando il sottoscritto venne trasferito alf ispettorato di Cagliari, Diego Falchi divenne il miglior successore possibile non facendo certo rimpiangere 1a mia mancanza. 1.Jla fine di luglio del 1983 fruivo di parte delle ferie ordinarie e mi trovavo in Toscana: appresi le vicende di Curraggia dallaTV e dalla stampa. Non potevo rientrare immediatamente perché avevo imbarcato anche la macchina.Mai ritorno fu più triste di quello ed i mesi di luglio che si succederanno per tutti gli anni awenire saranno mesi di lutto perché, come scrisse un grande giornalista ve&
nerdÌ 29 luglio 1983, ne "L'fJnione un implacabile destino biblico, dopo i boschi ed i paesi, bruciano gli uomini in questa nostra povera Sardegna martortata. da questèstate maledettar. Sarda" (<come per
Salvatore Pala, 40 anni, Maresciallo del Corpo Forestale morto nell'incendio di Curraggia insieme al Maresciallo Diego Falchi.
ires*rt*
La regione dei Tacchi
)Ogliastra è un anfiteatro sul mare.Il suo territorio è racchiuso sui tre lati interni da una corona di monti sopra i 1300 m che discendono fino a incontrare il mare con splendide coste rocciose e a strapiombo, corredate da calette di sabbia bianchissima e seguite da lunghi litorali con acque cristalline. I1 territorio è costituito da 23 Comuni, una popolazione residente al Gennaio 2005 di 58.135 abitanti dispersi in un territorio di 1854 Kmq (185.788 ha) e il 63,9o/o della superficie delf intera provincia ricade in zona montana. E un'area di interesse ambientale di livello internazionale per complessità geologica, geomorfolo gia, v egetazionale e faunistica. La maestosità dei processi erosivi e dei fenomeni carsici, le spiagge, le cale, le antiche formazionivegetali de1la foresta mediterranea quali i boschi naturali di leccio e roverella, con sparsi elementi botanici di origine terziaia come l'agrifoglio, il tasso e l'acero trilobo fanno da cornice ad una area d'indiscusso interesse e attrazione turistico-ambientale. Gli endemismi come il Cirsium microcephalum, il Prunus prostrata, l'Armenia morisii, A. sardoa, la Genista corsica, ecc. e la generosa presefiza dell'aquila reale, dell'aquila del Bonelli, del falco pellegrino, della poiana, dello sparviero, dell'astore, del nibbio, del muflone, del gatto selvatico, del ghiro, e di tanti altri, re ndo no quest'area rna zona ad alta v alenza scie ntifi ca. La montuosità del territorio ogliastrino trova massima espressione di originale belTezza tra gli altopiani ricchi divegetazione dove si può ammirare il fenomeno dei Tacchi, che parte come catena montuosa dai piedi del Gennargentu con Perda Liana e Montarbu e giunge con uriultima estremità fino a Jerzu.Il termine tacco distingue il bordo roccioso verticale che delimita sia gli altipiani sia le cime di questi monti, vere e proprie falesie che raggiungono anche centinaia di metri d'a\tezza. d
La prima riunione del Consiglio Provinciale si è svolta il 30 Maggio 2005 a Seui (Comune più periferico), per {ar sentire f impegno concreto di unità del territorio. In tale sede è stata data investitura alla prima Giunta ogliastrina composta da:
Presidente: Pier Luigi Carta Vic epre s idente : Fr anco Murgia
Assessorati Attiaità Produttive: Giampietro Melis Bilancio e Programrnazione: Franco Murgia L aa oro, iform azi o n e profe s s iona I e, o li ti c h e gi o zt a n i I i e fe rn n't in i I i : Romina C ongera
p
lgricoltura, industria: Giampietro Melis Pubblica istruzione, cultura, sport: Giorgio Virginio Murino Turismo, promozione del territorio: Luigi Mereu Arnbiente, assetto del territorio: Luj,giLai Urb anis tic a.' Enrico Lai L ao ori pub b li i : Giovanni Demurtas c
Monumenti Naturali Perda 'e Liana (Gairo): Situato a 1.293 m slm, è una delle principali curiosità morfologiche de11a Sardegna.
di San Giorgio di Osini (Osini): La Scala (da skàla = via montana scoscesa), Gola o Arco di San Scala
Giorgio, ricorda
il
santo che fu ve-
scovo di Barbagia e Suelli agh rntzi
dell'XI
secolo.
Oliaastri di Santa Maria NaqLarrese (Baunei): Nel parco urbano di Santa Maria Navarrese, centro turistico delf incantevole costa di Baunei, sono presenti alcuni patriarcht arborei, relitti della foresta mediterranea che un tempo vi vegetava. Su Sterru
numento
- il
Golgo (Baunei): Mosituato un contesto
in
paesistico di grande pregio, su11'a1topiano del Golgo, a circa 400 m slm. Perda Longa - Agugliastra (Baunei):
E' situata nello splendido scenario della costa a falesie di Baunei, a nord di Santa Maria Navarrese. Punta Goloritzè (Baunei): Cala Goloritzè,dove sbocca a mare la còdula del rio omonimo, è urÌincantevole piccola insenatura situata a nord di Capo di Monte Santo, ne1la parte meridionale del Golfo di Orosei.
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in Ogliastra Il Gipeto I DaniloBasoccu
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Gipeto adulto in volo - Foto M. Azzolini
Ripercorrere il camruino della ncencoria per ricontporre un n'tosaico in grado di fornire elernenti sulla presenza del gipeto in Ogliastra, tnette in luce il complesso rapporto tra uon'ro e ambiente e obbliga a
rifessioni sul di a b i lm
Il
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n
te
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con'te questo possa
irrime-
tnpr o nt e tters i.
caso de1la scomparsa del gipeto dalle
montagne de11a Sardegna e dell'Ogliastra in particolare è emblematico. IJn lavoro da me condotto in quest'area geografica -attraverso interviste ad un campione privilegiato di allevatori che esercitavano la loro attività lavorativa in montagna - ha evidenziato il livello di conoscenza dell'animale,
i1 suo comportamento e adattamento
essere pastori e persone oneste.
all'ambiente, l'alimentazione e la sua diffusione nel territorio. Nei racconti degli anziam parlare de1l'animale e parlarc dei luoghi è quasi la stessa cosa. I grandi uccelli hanno sempre suscitato nei pastori unènorme ammirazione e ne1 contempo un quasi incontenibile odio in quanto taluni di essi - come l'aquila - sottraevano gli agnelli dal gregge. I1 tema della pericolosità dell'aquila, che non esitava a cacciare anche in presenza dell'uomo, ricorre in molti racconti degli anziani. I1 pastore cercava di fermarne l'attività predatoria con iaccappiu e s'abila (rito magico la cui traduzione letterale sarebbe "legamento de11'aquila"). Non tutti però avevano il potere di "legare" l'aquila: oltre a saper recitare i berbos (formule magiche), era indispensabile
Anche
il
pastore pir) incredulo testimoniava la riuscita del rito di accappiu in quanto effettivamente l'aquila si avvicinava al gregge ma non era in grado di sottrarre alcuna preda. Tale rito non riguardava invece né il grifone né 1'ar,-voltoio monaco né1'avvoltoio degli agnelli, or,wero il gipeto. 11 nome "awoltoio degli agnelli", per quanto faccia parte del linguaggio comune, è fuorviante: infatti non è un predatore di animali. Nei racconti degli anziani si parlava di aquile, grifoni e di utturju ossarju. Sr parlava del Gennargentu ed era immancabile il riferimento ad Aritzo con le sue antiche guturgeras - una ancora visitabile - dentro le quali le persone autorizzate potevano catturare gli animali, ricercati per le penne remiganti particolarmente adatte alla scrittura. Negli anni del dopoguerra,
dal7945 aL1.960, il ritorno massa dell'uomo nelle campagne esaspera la conflittualità territoriale e la competitività, tra uomo e uomo e tra uomo e natura. Sono gli anni delle grandi morie di bestiame a causa del carbonchio e della ferulosi e, non ultima, della
in
pr edairone della volp e.
I1 pastore scopre le bombette e i bocconi ar,,velenati con la stricnina per arginare danno causato dai "nocivi". Si assiste così al declino
il
del grifone, delgipeto e dell'awoltoio monaco che,inseriti in modo altamente specializzato come ultimo anello della catena, nul1a potevano contro questo potentissimo veleno. Il numero dei gipeti diminuì notevolmente e i tassidermisti, che facevano affari con i musei e collezionisti privati, usarono proprio 1a stricnina per catturarli. La scomparsa del gipeto dalle nostre montagne è andata di pari passo con le trasformazioni e il degrado del territorio. Mai come oggi, infatti, assistiamo ad un impoverimento del patrimonio ambientale e faunistico, ed è quindi necessario e urgente ricorrere alla memoria e al sapere tecnico scientifico per far sì che questo processo di impoverimento di biodiversità non diventi irreversibile. Oggi si assiste ad una nuova sensibilità ambientale - che ha i suoi punti di maggior forza nelle nuove generazioni - che, unita agli interventi istituzionali, può realmente contribuire a creare le condizioni favorevoli alla reintrodu* irone di questi imponenti rapzci.
Area di studio l.arca di studio riguarda i Supramondi Urzulei, Baunei, i monti di Ta1ana, il massicci del Gennargentu in territorio di Arzana e Villagrande e l'altopiano calcareo di Pranu Alussera, luogo di transumanza dei pastori di Arzana e Villagrande. I-lintera superficie dell'area di studio ha una superficie di 83769 ettari e si caratterizza tes
*w-k
per le ampie foreste di leccetti, bosco misto e macchia mediterranea. *l Aree diawistamento O Comunid'areadistudio
{i*ii*: rii ;.i.:1,:**i
Dalla ricerca, condotta su un campione di 30 allevatori di età compresa tra r 69 e t 95 anni, è emerso che dil,7937 aL1.960 nell'area interessata sono stati awistati 24 gipeti. Degli intervistati,9 conoscevano molto bene il gipeto,74 ne avevano sentito parlarerT allevatori non erano a conoscenza della sua esistenza.
Due allevatori di Urzttlei hanno indicato siti di nidificazione nel proprio comune, mentre altri due allevatori di Baunei presumevano che alcuni nidi
fossero proprio nel loro territorio.
Undici allevatori su trenta hanno fatto uso di stricnina sotto forma di bocconi awelenati per debellare randagi e volpi.
Conclusioni Dalla raccolta dei dati si evince che diversi motivi hanno contribuito alla scomparsa dai cieli sardi di questo animale, in particolar modo la svendita dell'animale - a commercianti, tassidermisti e procacciatori di affari - da parte de1le popolazioni indigene; l'assenza di ogni forma di vigtlanza e intervento nazionaie in difesa del territorio e, àncora,l' azione indiretta dell'uomo che, per arginare gli attacchi dei cani vaganti, ha fatto ricorso alle esche awelenate che, indirettamente, sono finite nella catena alimentare del gipeto. Per cercare di rimediare a tutta questa sequela di errori, è doveroso proporre un intervento di reintroduzione del gipeto in Sardegna rtilizzando soggetti nati nei centri nei quali si pratica l'allevamento artificiale. IJna volta individuati i siti adatti alla reintroduzione sarà necessario prowedere all'allestimento di nidi artificiali e di appositi luoghi di approwigionamento delle carcasse - l'estrema speciaIizzazione di questo animale infatti non richiede particolari accorgimenti per la reintroduzione, se non quelli legati appunto a1le sue abitudini alimentari - in prossimità dei rompitoi, affinché la tendenza all'errantismo, tipica del gipeto, venga ridotta il pir) possibile.
Contemporaneamente è necessario portare avanti airom di sensibilizzazione de11e popolazioni presenti nelle aree in questione, a1 fine di restituire alle nostre montagne un animale maestoso e altamente specializzato capace di dare un forte valore aggiunto alva-
lore territoriale.
Gipeto immaturo in volo (Raetia) - Foto M. Azzolini
s***** Phylum Sub Phylum
Gypoetus ba rb atu s Cordata Vertebrata
Classe
Aves
Famiglio Genere
Accipitride
Nome scientifico
Specie
Sottospecie Varietà
au
reu s
Gypaetus Barbatus Gypaetus barbatus Gypaetus meridionalis
ll gipeto (Gipaetus barbatus aureus, Habliz 1783), detto volgarmente awoltoio barbuto, appartiene alla famiglia degli accipitridi (che presenta ben 223 specie diffuse nel mondo) e all'ordine degli accipitridiformi. È l'unico rappresentante del genere gypaetus tra gli awoltoi nidificanti in Europa. La specie comprende due sottospecie:Gypaetus barbatus, presente in Europa, nord Africa e Asia e gypaetus meridionalis, presente in Etiopia e Sud Africa. La differenza sta nelle dimensioni: il gypaetus barbatus è leggermente più grande, ha i tarsi completamente ricoperti di piume e una chiazza auricolare nera ben visibile assente nel gypaetus meridionalis. ll suo nome deriva dal greco Gyps=avvoltoio e Aetos=aquila ed è collocabile, da un punto di vista morfologico, in una posizione intermedia fra l'aquila e l'awoltoio. È una specie a distribuzione paleartica occidentale e afrotropicale. Attualmente è presente in Europa fino al 50.mo parallelo e fino al 32.mo in Sud Africa. CARATTERISTICHE BIOLOGICH Gipeto Nomecomune
E
Aperturo olare Lunghezza
265- 285 cm.
Peso Becco Tarso
4,5-7 kg.
Coda
460- 480 mm.
Durato vito Cotegorìo
Da 20 a 40 anni
110- 1i0 cm. 48- 52 mm. 75- B0 mm.
ln pericolo di estinzione
ALIMENTAZIONE
Lalimentazione del gipeto è costituita per il70o/o-90o/o da ossi di ungulati selvatici e domestici che vengono scartati dagli altri necrofagi; il resto è costituito
M
da muscoli, tendini, pelle e midollo. Gli ossi di piccole dimensioni vengono inghiottitifacilmente mentre quelli più grandivengono trasportati in volo e,dopo ampi volteggi,lasciati cadere in apposite rocce piatte dette rompitoi. Questo tipo di alimentazione richiede una elevata disponibilità di carcasse di ungulati domestici e selvatici, infatti il consumo giornaliero di una coppia di gipeti è di circa 800-1000 grammi di ossi e puo arrivare a 1500 grammi nel periodo riproduttivo.ll fabbisogno annuo si aggira attorno ai 420 kg. di ossi pari a circa 52 carcasse per coppia. THABITAT L'habitat è rappresentato da ampiterritori,a seconda della disponibilità alimentare, alternati a pascoli di ungulati selvatici e domestici, a quote che variano dai 700 agli 8000 metri. L'area occupata da una coppia di gipeti varia da 300 a 600 kmq a seconda delle stagionie della disponibilità dicibo. BIOLOGIA RIPRODUTTIVA
ll gipeto è un uccello molto longevo, monogamo per tutta la vita, vive 20-25 anni in natura e circa 40 anni in cattività,ed è caratterizzato da un ciclo riproduttivo molto lungo, che dura diversi mesi. Nel complesso, il tasso di riproduzione del gipeto è piuttosto basso,anche perché questi uccelli raggiungono la maturità sessuale tra il quinto e il settimo anno di età. ll nido è rappresentato da un cumulo di rami secchi ricoperto da lana e pelli di ungulati, ed è situato in anfratti rocciosi lungo pareti inaccessibili. ln Europa Ia maggior parte dei siti di nidificazione è compresa tra 1000 e 2000 metri di altitudine. La deposizione delle uova awiene in inverno a seconda delle zone climatiche e geografiche. L'incubazione inizia con la deposizione del primo uovo ed è effettuata da entrambi i genitori. Nel nostro parallelo Ia schiusa awiene dopo circa 55 giorni di incubazione e nonostante vengano deposte due uova,viene allevato un solo pullo. Esiste infatti in questi rapaci il fenomeno del cainismo, un rapporto di dominanza per cui il più anziano dei due piccoli reclama più cibo e il fratello minore per età e per mole essendo mal nutrito muore difame o viene ucciso a colpi di becco senza che igenitori intervengano. All'alimentazione partecipano entrambi i genitori. L'involo awiene dopo 1 10 -1 1B giorni dalla schiusa.
Nomiin Sardo ln Sardegna veniva chiamato con nomi dialettali come Abila ossarja, Gutturju Ossarju, (nel nuorese), Frangoni (in Gallura), Untuldau Barbudu,Ingult'ossu (nel
Logudoro), Antudau (nel Sassarese), Entrùxu, (nell'oristanese) Utturgiu ossu, Utturgiu ossale,Abilone ossarju (in Ogliastra). BIOLOGIA RIPRODUTTIVA ll gipeto è un uccello molto longevo, monogamo pertutta la vita,vive 20-25 anni in natura e circa 40 anni in cattività, ed è caratterizzato da un ciclo riproduttivo molto lungo. La fase riproduttiva richiede diversi mesi dell'anno. Nel complesso, il tasso di riproduzione del gipeto è piuttosto basso,anche perché questi uccelli raggiungono la maturità sessuale tra il quinto e il settimo anno di et
tLvolo ll volo impegna il gipeto per circa l'B0o/o della giornata. È un planatore molto abile, infatti può volare sia a pochi metri dal suolo, sia ad alta quota fino agli 8000 metri e a temperature fino a -50 C".
ll record di altitudine fu raggiunto nelle costa di Marfil da un gipeto che entrò in collisione con un aereo a quota 11280 mt.A quelle altitudini l'aria è estremamente rarefatta e la pressione dell'ossigeno è uguale a 36 mm di mercurio (Mundy P., Robertson A.S., Komen J.& O'ConnorT.J.)
Gipeto ambientato - Foto M. Azzolini
BIBLIOGRAFIA Le Lannou M. Pastori e contadini di Sardegna, ed LA TORRE, Cagliari 1979 Jurg Paul Mt;Jler, Der Bartgeier, ed.4 flberlarbeite Auflage Chur. 1999
Domenico P.tt]rr,
Il Supramonte, edll Maestrale, Nuoro
Mario Chiavetta,I Rapaci d'Italia
e
1999
d'Europa, Rizzoli editore, Milano
1981
.Danilo Basoccu nato a Villaggrande Strisaili (OG) il 26 07.1961 Laureato presso I'Università di Sassari in Gestione e protezione della fauna selvatica. Ha seguito per la Provincia Ogliastra le fasi di reintroduzione del Gipeto in Val Martello (Bolzano)
Su Sor he'e Arbore em**rzE$*E* m\Ém
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l'EffitervEst* A oolte ritornano. Il ghiro sardo (Glis glis rnelonii) era ritenuto da molti scom?arso. Ma il 10 settembre sczrso, a Urzulei, dopo lunghe ricerche, a??ostamenti, e indizi etologici, stato catturato un esemplare. Protagonista dell'importante scoperta è la naturalista Maria Agostina Caztia. Secondo i documenti uf,.ciali, I'ultima indicazione documentabile di presenza in Sardegna è
di questa
specie risale
agli anni'80.
Come siete arrivati alla cattura del primo esemplare di ghiro? E iniziato tutto ascoltando gli anirani di Urzulei, il mio paese. A Urzulei è tuttora abbastanzaviva la memoria storica, ci sono uomini come Ciu Taniele Cabras, classe 1916, considerato uno dei più abili cacciatori di ghiri, che raccontano ancora aneddoti di quando (fino agli anni Qraranta) nei boschi di Urzulei cèrano tanti soriches de arbore. La curiosità e la passione mi hanno messo sulle tracce
di questo importante micromammifero. Dopo diversi sopralluoghi e sempre grazie all'aiuto di alcuni anziani del paese, siamo riusciti a raccogliere molti dati preziosi sull'etologia della specie. Inizialmente avevamo il timore di essere sulle tracce del quercino, altro gliride meno raro e presente in Sardegna, poi abbiamo avuto la felice conferma che si ffattava del misterioso e affascinante ghiro sardo. A1 fine di evitare che qualcuno si improwisi in aironi di ricerca estemporanee, è bene che si sappia che in questi casi
ci si deve ativare secondo tutti i crismi necessari. Pertanto abbiamo richiesto la necessaria artorizzuitone all'Ufficio Tutela Fauna Selvatica che opera presso l'Assessorato regionale all'Ambiente, che consente di catturare un certo numero di esemplari per scopi scientifici. Per la cattura materiale dell'animale è stato fondamentale l'apporto tecnico del presidente del gruppo speleo "GASAU" di Urzulei, Sebastiano Cabras.
Come mai il ghiro sardo è quasi sconosciuto? La maggior parte dei sardi ne ignorava l'esistenza sia perché il ghiro è una specie arboricola notturna, sia perché negli ultimi sessanta anni questa specie ha subito una forte diminuzione. Ma non posso trattenermi dallbsservare che oggi,vuoi per poca autostima, vuoi per certo provincialismo esterofilo che ci caratterizza, quasi puntiamo l'attenzione più verso le specie a rischio di paesi lontani visti magari in tv, che non verso gli aitrettanto a rischio endemismi del nostro prezioso patrimonio naturale. E uno dei paradossi del nostro tempo. Il ghiro sardo è a rischio estinzione? In base ai datt sino ad ora in nostro possesso, sì.
Le cause probabilmente sono lafrummentazione boschiva iniziata in Sardegna con il massiccio disboscamento della seconda metà de11'800 e il noto fenomeno degli incendi boschivi che hanno portato ad una graduale diminuzione del suo habitat. Ma con buona probabilità le cause di un così rapido declino sono da ricercarsi nella lunga sequenza di annate molto scarse di ghiande e nella caccia intensa (per necessità alimentari e per 1a vendita delle pel1i all'alta pellicceria continentale) che i1 ghiro sardo ha subito da parte dell'uomo fino agli anni Cinquanta.
Il ghiro rappresentava una riserva alimentare? In diversi centri dell'Isola la sua carne era molto apprezzata. Tuttavia cè d
sempre stato un rapporto di amore e odio tra il pastore e il ghiro. Su soriche 'e arbore pur essendo una riserva alimentare importante, in certe annate scarse di ghiande, poteva rappresentare un fattore negativo che sottraeva nutrimento al bestiame. Come mai avete deciso di chiamarlo Elune? Per puro caso, perché a Codula Elune abbiamo presentato la notizia alla stampa, e abbiamo pensato di dedicare al profondo e noto vallone carsico, il nome del primo esemplare di ghiro catturato. In seguito abbiamo saputo che Elune è anche 1a dea de1la Luna (secondo la mitologia adorata dagli Elfi il popolo della Notte) ed è stata una curiosa sorpresa, se consideriamo quanto si addica questo nome ad un animale notturno per definizione quale è il ghiro. Ce lo descrive? Elune è un esemplare maschio, giovane, molto snello e agile, con capo e tronco lunghi circa L6 cm, la coda misura 14 cm, pesa 150 grammi, zampe anteriori tetradattili, posteriori pentadattili, orecchie piccole, coda molto pelosa su tutta la sua lunghezza,dorso grigio argentato e ventre bianco. Sappiamo comunque che il peso di un ghiro può essere ben maggiore di 150 grammi. Elune è stato rimesso in libertà? È stato liberato immediatamente e nello stesso punto di cattura.I-Ufficio Tutela della Fauna Selvatica, competente per il rilascio delle autorizzazioni alla cattura, ci consente di mantenere
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lèsemplare catturato il tempo stretto necessario per fare i rilievi e i prelievi dei campioni da portare a1 Dipartimento di Zoologra dell'Università di Cagliari per gli studi che con questo ente abbiamo ar,viato. Che genere di studi state reahzzando? Vorremo fare luce su molti aspetti sconosciuti che riguardano questa specie in Sardegna.In modo particolare, con 1a prof.ssa Anna Maria Deiana e 1a dott.a Rita Cannas, stiamo portando aYàntt uno studio sul DNA de1 Ghiro sardo. Con la dott.a Pierangela Cabras dell'Istituto Zooprofilattico de11a Sardegna si intende invece fare luce su alcuni aspetti sanitari ed epidemiolo-
gici che potrebbero riguardare questo micromammifero. Q1ruli sono le tutele del Glis glis melonii? 11 Ghiro sardo è protetto in modo inadeguato. Pur essendo inserito nelIèlenco de1le specie protette dalla L.R. 29 Lugho 1.998,n.23 e dal1a Convenzione di Berna, non vi è in concreto nessun programma di tutela e salvaguardia che riconosca il valore che rappresenta per l'ambiente, per la cultura e 1a storia de11a Sardegna, la sopravvivenza de su soriche 'e arbore.Per tale motivo è assolutamente necessario predisporre una serie di aziom.In primo 1uogo, non essendoci nessun
dato scientifico affidabile sul1a distribuzione de11a specie ne11'Iso1a, bisogna verificare con un monitoraggio su tutto il territorio regionale la reale consistenza numerica della specie e in seguito, se necessario, attuare un piano di tutela e salvaguardia che miri a mettere tn sicrrezza da unèventuale estinzione questo prezioso elemento di biodiversità. Il ghiro sardo non è di sicuro in cerca
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di luci del1a ribalta, l'averlo cercato e poi trovato è stato come cercare e poi trovare una parte, anche se piccola, della storia de1la mia terra e de11a mia comunità, che per cultura è stata sempre austera e riservata. Per questo, adesso che 1o abbiamo disturbato, cercandolo negli angoli più nascosti del Supramonte, bisogna in cambio aiutarlo a riconquistare g1i a1tri boschi della Sardegna.
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relflil:mllsme.nrh.mas1eo7 ll Myoxus glis melonii (Thomas, 1907) o Glis glis melonii viene considerato una varietà del ghiro europeo. Probabilmente discende da quella Mammalofauna che è penetrata in Sardegna nel Quaternario, durante la regressione Cassia attraverso il ponte corso-toscano, dalla quale si originarono diverse specie endemiche. Morfologia: presenta corpo snello allungato; testa rotondeggiante poco distinta dal tronco con muso poco appuntito; occhi molto grandi; orecchie ovalari di medie dimensioni; tronco grosso ed allungato; coda a piumino molto lunga (circa la metà della lunghezza totale dell'animale); arti robusti, quelli anteriori tetradattili muniti di piccole unghie, quelli posteriori pentadattili;colore del manto grigio cenerino sul dorso e più tendente al bianco sul ventre; coda dello stesso colore del dorso, centralmente più chiara, con tratto molto scuro sul terzo distale. Habitat, Ecologia, Biologia: raramente lo si trova oltre i 1000 m di altitudine. Abita i boschi misti di latifoglie, prevalentemente quelli più maturi di leccio, in quanto predilige piante adulte in grado difruttificare abbondantemente e di assicurargli un'alta disponi-
bilità di risorse alimentari. È
una specie arboricola e notturna, durante la giornata riposa nel nido costruito in cavità
di alberi; solitamente il nido presenta forma tondeggiante con entrate laterali; internamente appare rivestito di materiali vegetali e animali quali foglie e piume, dove passa l'inverno, si riproduce e immagazzina cibo.
Quando riposa si aggomitola a stretto contatto con i suoi compagni, infatti è gregario, vive in gruppi familiari. Frequenta poco il terreno, ha in tal senso una corsa incrociata e salta a piediappaiati. Si nutre di ghiande, germogli e cortecce, occasionalmente di uova e di piccoli nati di uccelli. Nelle ore notturne è molto attivo perché esce dalla tana alla ricerca del cibo,si ar-
rampica sugli alberi, salta agilmente sui rami, i quali possono essere distanti anche molti metri tra loro. Queste capacità acrobatiche sono dovute alla presenza di ghiandole nella pianta degli arti. È un animale ibernante, che trascorre la stagione fredda in un periodo
di letargo che si prolunga di solito da novembre all'inizio di maggio, con variazioni tra una località e l'altra. ll sonno viene interrotto per l'evacuazione e per l'assunzione di una parte del cibo. Le riserve alimentari accumulate nelle tane servono a nutrire i ghiri debilitati al momento del risveglio primaverile. Diviene sessualmente maturo a circa un anno di età.
accoppiamento awiene tra maggio e luglio, la gravidanza dura dai trenta ai trentacinque giorni, e tra il mese di luglio e di settembre nascono i piccoli, da due a sette, i quali sono ciechi per circa venti giorni e vengono allattati per quattro settimane. A due mesi divita i piccoli si rendono indipendenti. Predatori: la martora, il gatto selvatico, la volpe (in misura minore) e gli strigidi in genere. Status di conservazione: è una specie molto rara, la sua presenza è strettamente conL
nessa allo stato di conservazione e alla struttura dei soprassuoli.
frammentazione delle aree boscate (a causa del continuo disboscamento e degli incendi); i prelievi dovuti alla vendita delle pelli,assai pregiate e utilizzate per la pelletteria di lusso; la cattura, specie nella prima e seconda guerra mondiale, per scopi alimentari, La
hanno avuto effetti negativi sulla sua distribuzione. Si localizza con difficoltà solo in alcuni boschi dell'lsola e, come denunciano le scarse
pubblicazioni in merito, la Sardegna desta molte preoccupazioni in quanto mancano dati affi dabili sulla distribuzione.
Grado di protezione: convenzione di Berna, All.lll, Legge Regionale 29 luglio 1998, n"23. Aspetti storico-culturali: interessanti sono gli elementi che nell'lsola contraddistinguono il rapporto che nei secoli è intercorso tra l'uomo e il Ghiro. ln passato il Ghiro presso alcuni paesi della Sardegna era molto apprezzato per la sua carne.Si sa inoltre che in certi periodi,soprattutto nelle annate di scarsa produzione di ghiande, il Ghiro era mal tollerato ed entrava in competizione con l'uomo che in quei ghiandiferiallevava per lo più maiali e capre. Molti altri sono gli elementi di conoscenza sul Ghiro che possono essere raccolti presso gli anziani; racconti e leggende che ci fanno capire come negli anni passati questo amico dei boschi, nel suo piccolo, entrasse a far parte della storia e della cultura di alcuni
centri isolani, dove prende via via il nome di Soriche'e arbore, soriche'e padente, sorigàrgia, can'e serra e toppe'e matta.
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on Delibera della Giunta Regionale del 25/10/2005 n"50/23 era stata presentatala sintesi della proposta del Piano Energetico Regionale. Nella sezione riguardante le fonti di energia rinnovabili, era previstala realizzazione ad Arbatax di una centrale termoelettrica, alimentlta a biomassa, di 40 MWe. Qresta proposta ha suscitato dubbi e perplessità anche perché la centrale termoelettrica di Arbatax è una vecchia centrale a olio combustibile, in disuso da parecchi anni, non economicamente convertibile ad alimentairone a combustibili solidi. La disponibilità di biomassa legnosa, riportata nel Piano Energetico Regionale, calcolata come produzione media annua ricavabile dalla pulizia dei boschi (stimata in origine in 1.,2 milioni di tonnellate/anno), risulta essere, in condizioni di sostenibilità ambientale, non superiore a 300.000 tonnellate/anno.
Attualmente non esistono dati attendibili circa la consistenza reale delle superfici boscate presenti nel territorio dell'Ogliastra,né tantomeno si conosce il tipo e la quantità di biomassa asportabile da questi.
Voler disporre di una risorsa di cui non si conoscono le potenzialità,, porta a commettere degli errori che si ripercuotono negativamente quantomeno sullèconomia delle popolazioni locali. È noto che la penetrazione delle biomasse nel mercato dell'energia dipende non solo da un'adeguata valoùzzazione della componente energetica, ma anche da una puntuale pianificazione territoriale che tenga conto di fattori quali le caratteristiche geomorfologiche e pedoclimatiche della zona in esame, le risorse potenziali, i conti economici delle colture, il degrado ambientale della zona ecc. I problemi relativi alla tecnologia da adottare vanno esaminati dopo
un'accurata verifica degli aspetti macroeconomici e macroecologici sopra esposti. Nell'ultimo Stralcio definitivo del Piano energetico Regionale, pubblicato nel mese di agosto 2006,la fantomatica centrale a biomassa di Arbatax è stata cancellata, forse per un errore tecnico divaJttazione. Oggi invece emerge da tale Piano che l'unica centrale termica integrata che sarà alimentata a biomasse a rifiuti è quella di Ottana. È stato già pubblicato il bando per un importo paù a 160.000.000 di euro, quindi con gestione trentennale da parte dei privati. Dal Piano Energetico si evince lbrdine che tutte le biomasse della Sardegna devono essere smaltite a Ottana, anche quelle prodotte dai boschi ogliastrini. La proposta si presenta quanto mai discutibile anche dal punto di vista ambientale, sociale ed economico. Un grande aspetto critico del1e biomasse è il problema del trasporto.La raccolta delle biomasse è, per sua caratteristica, estesa su grandi appezzamenti di terreno o in località lontane tra loro. I1 sistema necessario per accentrare grandi quantità di biomasse in un luogo implica un massiccio utilizzo di automezzi per il trasporto. Una centrale a biomassa da 40 MW necessita di oltre 350.000 tonnellate di combustibile. Considerando che un automezzo trasporta mediamente 25-30 tonnellate di biomassa sono necessari 12- 1.4.000 viaggi, che nelle 8.000 ore
i
annue dr finzionamento della centrale
corrispondono mediamente a più di 3 automezit ogni 2 ore che vanno e vengono, ammesso che il trasporto avvenga in tutto l'arco de1le 24 orc. Va pertanto considerato anche f inquinamento causato dal trasporto del materiale verso la centrale a biomassa.
Viste le condizioni delle strade in Ogliastra quale sarà f impatto sul traÈ fico specialmente durante la stagione turistica? Qrali problemi di inquinamento (emissioni, rumore ) ne deriveranno? Oggi si parla di sviluppo sostenibile, di zone interne, ma come al solito rimangono solamente buoni propositi, il trasferimento delle risorse si ha come da copione, verso le aree più forti. A un rifiuto deve sempre seguire una proposta alternativa credibile. Una proposta, sostenibile dal punto di vista ambientale economico e sociale, è la realizzazione di piccoli impianti di stoccaggio della materia prima nei luoghi di produzione (nelle cosiddette aree interne) che garantiscono quantità di combustibile sufficiente per alimentare impianti termici di edifici pubblici e privati. Sistemi di gestione di questo tipo, supportrtr da tecnologie collaudate da oltre vent'anni, sono presenti in molte zone del nostro Paese. I1 calore generato dalla combustione delle biomasse può essere :utllizzato anche per fornire il cosiddetto "teleriscaldamento". E quanto alr.iene nel comune di Tirano in Valtellina. 11 riscaldamento è prodotto mediante una grande caldaia centralizzata, alimen-
tata a biomasse vergini, collegata agli utenti finali mediante una rete urbana di tubature. Con tale sistema, circa 1.500 famiglie nel comune di Tirano e di Sondalo, beneficiano del "teleriscaldamento". Da un articolo pubblicato su diverse riviste scientifiche si comprende 1è1evato risparmio energetico per la collettività adottando il teleriscaldamento. Le famiglie del comune di Tirano risparmiano ogni anno 4,4 milioni di litri di gasolio evitando di rilasciare nell'atmosfera circa 11.500 t. di gas serra (fonte Qrark - 2004/70). Dal punto di vista delle ricadute economiche locali in termini di occtpazione, i vantaggi derivanti dalla realizzazione di grandi impianti non sono riconducibili alla gestione diretta degli stessi, ma dai settori produttivi indotti. Latendenza, a livello europeo, derivante da esperienze decennali nel settore, è quella di realtzzare piccoli o medi impianti per la valorrzzazione energetica di materiali reperibili in raggi ristretti di 20 o 30 km. In termini occupativi, considerato f indotto, si stima che i posti di lavoro creati da tali impianti possano essere superiori a quelli della centrale prevista nel Piano. I-ladozione di tali proposte rende possibile: riconversione economica e so' ciale delle aree montane sostegno allbccupazione e freno ' allo spopolamento dei centri montanil risparmio del combustibile tra' drzionale da parte delle amministra-
zioni pubbliche per alcune migliaia di eufo
'
sviluppo
di
multifunzionalità
delle imprese agricole e forestali. Oggi parte dell'economia Ogliastrina si poggia sui cantieri forestali, con una superficie pari a 28.280 ha, con urioccupazione di circa L300 persone. A nostro parere si tratta di un vero e proprio scippo (occorrerà rivedere quale sia stato l'accordo di programma tra i comuni e l'Ente Foreste), è pure discutibile che una risorsa economica quale la biomassa, convertita in energia, sia svenduta ad un gruppo privato (lèsperienza Marsilva non ha insegnato niente). Se in altre parti del mondo si fanno le guerre per i1 petrolio noi quantomeno dovremmo difendere i diritti di questo territorio. È i.r.orr..pibi1e il silenzio assordante delle organizzanoni sindacali, dei sindaci, e dei movimenti pro territorio su questo problema.
Dott. Rubiu Gabriele Vice Presidente Nazionale Scienze Arnbientali Sito
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Approvato il nuovo testo delle PMPF Michele Puxeddu
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07.09.2006 è stato pubblicato il Decreto dell'Assessore Regionale della Difesa dell'Ambiente di approvazione del nuovo testo delle Prescrizioni di Massima e di Polizia Forestale (P.M.P.F.), valide per tutte le Province della Sardegna, che risulta pertanto già in vigore. 11 nuovo testo delle P.M.P.F., che razionalizza ed omogeneizza le prescrizioni finora vigenti nelle quattro province storiche del1a Sardegna, aggiornate in precedenza intorno alla metà degli anni'80, è stato adottato in considerazione delf istituzione delle nuove Province, che ha modificato tral'altrola collocazione di alcuni Comuni, della globalizzazione dei prezzi di mercato dei prodotti forestali, che ha reso superflua la suddivisione delle Tabelle per il calcolo delle sanzioni, ai sensi de1 R.D.L. 3267/7923 (in particolare degli artt. 8,9 e 10) e del R.D. a
7726/1926 (in particolare degli afit.79 e20),in linea con ilD.L.vo 227/2001., con il Decreto Ministeriale 16 giugno 2005 (Linee guida di programmazione forestale), con 1a recente proposta di Piano Forestale Ambientale Regionale (D.G.R. 3 /21, del 24.01..2006) nonché con la L.R.7/2002 che, nelle more della concreta atttazione del conferimento delle funzioni e compiti in materia agli Enti locali ai sensi della L.R. 9/2006, continua a dispiegare i suoi effetti mantenendo in capo al Comandante del C.F.V.A. i poteri già del Comitato forestale e poi delle
C.C.I.A.A. Tra le novità contenute nelle nuove P.M.P.E una delle più importanti è rappresentata dalf inserimento, tra le Norme Generali del Titolo I, di apposite definizioni che specificano i diversi ambiti di apphcazione del Regolamento secondo f impostazione dettata dil7'art. 19 del R.D. 1126/1926 che prevede ui articolazione della disciplina tecnica
per categorie e tipologie di soprassuoli. Una chiara distinzione tra boschi, arbusteti e garighe risulta essenziale ai fini di una corretta applicazione del regime vincolistico idrogeologico nel contesto territoriale regionale, analogamente a quanto realizzato da ùtre Regioni. Per tale categolzzazione di I livello si è fatto riferimento ai piir comuni criteri classificatori oggi disponibili in letteratura giungendo ad una sintesi, in particolare) tra- quelli dell'attuale Inventario Forestale Nazionale, della D.G.R. 36/46 del23 ottobre 2001 di interpretazione dei divieti, prescrizioni e sanzioni contenuti negli articoli 3 e 10 della L.353 /2000 (Legge quadro in materia di incendi boschivi) e della L.R.4/1994, inserendo pertanto definizioni categoriali aggiornate non soltanto dal punto di vista dei requisiti minimi di superficie e di copertura reale ma anche dal punto di vista delf interpretazione sintetica dei meccanismi di successione ecologica che regolano in senso dinamico lèvoluzione naturale dei popolamenti vegetali in Sardegna.
Per i boschi che svolgono particolari funzioni protettive (boschi in situazioni speciali) sono state previste nuove norme sui trattamenti loro applicabili da estendersi, analogamente, anche ai boschi ripari. Per le fustaie e i cedui, tenuto conto del livello di fertilità di questi popolamenti, è stato previsto un allungamento dei turni di Éilizzazione frnalizzato al raggiungimento, ove possibile, di
condizioni pir) vicine a quel1e norma-
li, associato, per quanto riguarda i cedui matrici nati, ad un'intensifi cazione della matricinatura. Sono state inoltre inserite previsioni normative specifiche per le fustaie cosiddette irregolari, per i cedui in-
vecchiati nonché integrative per 1a gestione dei terreni cespugliati e di quelli pascolivi. Ai fini di una corretta applicazione dell'articolo 7 del R.D.L. 3267 /1.923 il concetto di trasformazione dei terreni sottoposti a vincolo idrogeologico è stato inteso in senso lato secondo un orientamento ormai consolidato dalla dottrina e dal1a giurisprudenza amministrativa in materia che considera trasformazioni tutti i mutamenti di destinazione fondiaria in grado di akerarc lèquilibrio idrogeologico dei terreni che il vincolo intende conservare e pertanto in tale ottica si sono definite trasformazioni tutti gli interventi che comportano significativi movimenti di terreno e sottrazioni permanenti di suolo alla sua naturale destinazione.
Nelle nuove P.M.P.E sono state aggiornate altresì le "Tabelle A e B" e sono stati inseriti in appendice appositi schemi contenenti indicazioni sugli interventi soggetti ad artorizzazione o a semplice dichiarazione nonché un breve riepilogo delle principali
sanzioni previste dalla normativa di riferimento d'ausilio sia per le svariate categorie di utenti cui il regolamento è destinato sia per i necessari controlli daparte delC.F.V.A.
lettere
Lettera aperta al nL§*vs Assessfir* ffie#§*r:mle del*a Dlf*sa
d*ll'Ambient*"
Ill.mo Assessore Cicito Morittu
Lieto per la Sua nomina all'Assessorato Regionale alla Difesa dell'Ambiente, quale Presidente de11'ASS.FOR., l'Associazione dei Forestali della Sardegna, sento il dovere di farLe, interpretando i sentimenti più sinceri dei nostri associati, i migliori auguri per un proficuo lavoro nel nuovo incarico. La nostra associazione, costituita nel 7994 dagli appartenenti il, Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale (710 aderenti su una struttura di 1.039 elementi) si prefigge, tra i suoi fini principali, la tutela e la valorizzazione del lavoro delle donne e degli uomini del Corpo Forestale. Sin dalla nostra costituzione, ci siamo fatti promotori di varie iniziative d'informazione e di sensibilizzazione al rispetto della natura e dell'ambiente, consapevoli che solo quando opinione pubblica e classe politica capiranno la reale valenza del nostro patrimonio naturalistico, solo 0
riuscirà a comprendere meglio l'importanza dell'attività del FORESTALE. I-lattività forestale in Sardegna è antica e ricca di storia. Risale infatti al 14 settembre del 1845 1l primo Regolamento per il governo dei boschi nel regno di Sardegna e a partire da quella data ricorre anche l'Anniversario (161") della costituzione della prima Amministrazione Forestale in Sarde* aTTorarforse, si
gna.
Oggi nel settore forestale sardo operano oltre 8.000 lavoratori distribuiti in vari comparti ed enti: agenti forestali, sotnrfficiali forestali, ufficiali forestali nel Corpo Forestale e di Ylglanza Ambientale, operai forestali, impiegati forestali e quadri dirigenti nell'Ente Foreste. Qrella che in passato era una sola Amministrazione Forestale è diventata un consiglio d'amministrazione e due direzioni. Le due istituzioni regionali, Ente Foreste e CFVA, sono chiamate ad as-
M
solvere congiuntamente più attivrtà, prima fra tutte l'antincendio: emergenza, questa, che assorbe molte economie de1 nostro bilancio regionale e che richiede un serio impegno nel programmare un buon impiego delle risorse oggi disponibili sia finanziarie che organizzative. Da qui la necessità di portare avanti una nuova politica con un nuovo indirizzo e con una nuova gestione, per rendere tali risorse maggiormente efficaci ne1 fronteggiare le emergenze ambientali ricorrenti (incendi, alluvioni, dissesto idrogeologico) e tutelare 1e nostre foreste. Norganizzuirone,taglio del superfluo, semplifi cazione e maggiore fiinziona' lità della macchina amministrativa regionale erano e rimangono le prerogative o meglio le necessità, riconosciute da tutti, per una nuova anone di governo che dia indirizzi di sviluppo ed
efrcienza a tutte le strutture centrali e periferiche della nostra regione. Credo che queste siano le premesse per aprire la strada a1la "stagione delle riforme", che il personale de1 Corpo Forestale sta aspettando ormai da diversi anni. trìducioso nella possibilità di poter approfondire, in uno specifico incontro, questi ed altri temi cari alla nostra Associazione (Riforma del CFVA, Scuola Forestale-Osservatorio ambientale, Progetti Interreg di Sensibilizzazione ambientale), rimango in attesa di una Sua convo cazione per parteciparle direttamente i miei migliori auguri di buon lavoro.
Cagliari, 9 ottobre 2006 dellUS S. FOR. Salvatore Scrioa
Il Presidente
tenuto il primo incontro tra l'Assessore Regionale alla Difesa dell'Ambiente Cicito Morittu e il Presidente dell'ASS.FOR. Salvatore Scriva. Positivo l'esito della riunione durante la quale, oltre alla discussione dei temi indicati nella lettera, si sono poste le basi di una fattiva collaborazione per le iniziative future dell'ASS.FOR. L'B novembre 2006 si è
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Ccrps F*restale deltro Stato Umberto DAutilia
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Jl Corpo forestale dello Stato, quaI1. Fora di Polizia ad ordinamento civile, specralizzata ne11a tutela del patrimonio naturale e paesaggistico e nella prevenzione e repressione dei reati in materia ambientale e agroalimentare, si colloca in tale settore come
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Amministr azione di riferimento. Corpo forestale dello Stato - che ha sempre mostrato una particolarc attenzione verso le problematiche ambientali anche attraverso il proprio rinnovamento, 1a qualificazione professionale e l'uso di moderne tec-
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Umberto D'Autilia è nato a Nuoro il 9.9.1954. Dall'l .1.2006 è stato nominato Dirigente Superiore. È il Direttore della Divisione lll, Protezione civile e A.l.B., dell'lspettorato Generale del Corpo Forestale dello Stato.
nologie - si confronta con una realtà in costante evoluzione, in cui anche la gestione del bosco e l'uso del territorio hanno perso 1a consueta staticità per assumere aspetti dinamici. E, con profonda convinzione, fedele ad un impegno antico sempre rinnovato rispetto all'attualità delle problematiche ambientali, i1 Corpo forestale del1o Stato ha da tempo ar,ruiato un processo di rinnovamento strutturale, di qualificazione professionale e di sp e cializzazione tecnic a, perché anche la protezione dei boschi dal fuoco e il contrasto al reato di incendio boschivo possano essere affrontati con strumenti moderni. Alla luce del "Nuovo Ordinamento del Corpo forestale del1o Stato" del 6 febbraio 2004, n.36,le competenze si sono ampliate diventando più complesse e specializzate e ora spaziano dalla difesa del territorio alla prevenzione degli incendi boschivi, da1la repressione dei reati ambientali alla sicurezza del comparto agroalimentare, fino a1 contrasto del bracconaggio e dell'abusivismo edilizio. Gli incendi boschivi, anche se sempre presenti nella nostra realtà. territoriale, sono diventati un fenomeno grave e preoccupante dall'inizio degli Anni Settanta assumendo negli ultimi trent'anni dimensioni, in termini di superfici percorse e di numero di eventi, estremamente elevate nonostante siano state attivate e potenziate nel tempo 1e strutture preposte al contenimento, impiegando mezzt e tecnologie più moderni. I-laumento e la diffusione degli incendi sono legati I
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sostanzialmente, oltre che al dilatarsi di favorevoli condizioni climatiche, alle profonde modifiche ar,venute ne1l'uso antropico del territorio. Infatti ai periodi di siccità prolungata, che sono naturalmente predisponenti, si sono sovrapposti l'abbandono de1le aree rurilr,la crescita del1e popolazioni delle aree urbani zzate, 7' adozione di politiche forestali estremamente conservative. La loro azione - comportando l'aumento de11e aree marginali,la perdita dei presidi territoriali, l'espansione de1le aree di interfaccia,l'accumulo di combustibile - ha favorito i fenomeni di degrado ambientale, tra cui gli incendi risultano preminenti. Paradossalmente, più si moltiplicano gli sforzi organizzat:r piir il bosco brucia: sembra una profonda incongruenza, ma è la realtà dei fatti. Ad un miglioramento del sistema di lotta ha corrisposto una particolare resistenza e ricorrenza del fenomeno.
GLI INCENDI BOSCHIVI DAL 1970 A.L2005. I dati relativi agli incendi boschivi sono disponibili dal 7970 aI2005,per
un periodo complessivo di 36 anni. problema del fuoco nelle aree boscate e rurali si è posto al7'attenzione comune a partire dagli Anni Settanta, ha raggiunto l'apice nel periodo 19807989 edha mantenuto live11i di elevata gravità anche nel decennio successivo. A partire dal 2000 fenomeno ha 11
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evtdenziato un ridimensionamento: i valori degli ultimi anni sono stati più contenuti, sia nel numero degli eventi
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I*.
che nelle superfici percorse. I-lesame dei valori medi conferma l'andamento descritto. Nei due decenni 19801,989 e 1,990-7999 si sono verificati mediamente ogni anno nel nostro Paese oltre 11.000 incendi, che hanno percorso più di 50.000 ettari di bosco. I1 numero medio di eventi nel periodo 2000-2005 si è, invece, ridotto a 7.401., mentre la superficie boscata mediamente interessata è risultata di 33.839 ettari. Anche l'estensione media di ciascun incendio, paù et^9,6 tari negli ultimi 7 anni,è decisamente più contenuta rispetto ai valori dei decenni precedenti. I risultati conseguiti sono riconducibili alla predisposizione di un sistema di contrasto del feno-
meno sempre pir) perfezionato sia dal
punto di vista otgàntzzatwo che tecnico e strumentaleraTla messa a punto di uriattività di prevenzione capillare e diversificata in finirone delle diverse realtà territoriali e, non ultima, ad una più attenta e consapevol e pafiectpazione de11a popolazione civile nella tutela del territorio e delle aree boscate. Gli incendi boschivi, nonostante i positivi segnali evidenziati negli ultimi anni, rimangono comunque un problema di particolare rllevanza e costituiscono una del1e più gravi emergenze a)l'attenzione delle Istituzioni impegnate neila salvaguardia del comune patrimonio ambientale.
Anno
Numero
1970
Superficie percorsa dal fuoco (ha) Boscata
Non boscata
6.579
68.170
23.006
Totale
Media
91
5.617
82.33S
18.463
100.802
17,9
1972
2.358
19.314
7.989
27.303
'11.6
1573
5.681
84.438
24.400
108.838
157
1
1974
5.055
66.035
36.S09
102.944
20,4
1975
4.257
31.551
23.1 35
54.686
12,8
'1976
4.457
30.735
20.056
50.791
11,4
1977
8.878
37.708
55.031
92.739
10,4
11.O52
43.331
a4 246
127.577
0.325
39.788
73.446
6/1.259
503,409
3s6.681
870.090
13,5
6.426
50.341
36.668
87.00s
13,5
1980
1'1.963
45.838
98.081
143.91
I
12.O
1981
14.503
74 287
55.563
225.A50
15,8
1982
9.557
48.432
81.624
130.456
978
1
TOTALE MEDIA 1970/1979
1
11,5 11,0
1983
7.956
78.938
133.740
212.678
't984
8.482
31.O77
44.195
73.272
8.9
1985
18.664
76.548
114.O92
tso.640
10,2
26,7
986
9.398
26.795
59.625
86.420
9,2
1987
11.972
46.040
74.657
120.697
10.1
'1S88
13.588
60.109
126.296
186.405
13,7
9BS
9.669
45.933
49.228
95.16'1
115.752
534.397
11.575
53.440
14.477
s8.410
r
1
TOTALE MEDTA l980ltS89
I.B
1.47't,498
12,7
93.710
1it7-{50
12,7
96.909
1
937.'t01
1
9S0
1
991
11.965
30.112
69,688
1
992
14.641
44 522
6'1
't4.412
1'16.378
95.3 19
99.860
8.3
105.892
a,
87.371
203.749
14,1
89.235
136.334
11,8
27.889
4A.AB4
6,6
20.329
37.65S
57.988
17o,
1
994
,1 588
1
995
7.374
1996
9.093
007
1','.612
62.775
48.455
111.230
9,6
1998
9.540
73.O17
82.536
155.553
tb J
39.362
31.755
71 117
lo,3
11t.638
553.050
632.667
1.185.726
10,6
't1.164
5s.306
63.268
114.572
10,6
?000
8.595
58.234
56.4'.t4
114 644
13,3
2001
7.134
38.186
38.241
76.427
10.7
2042
4.601
20.214
2tJ.573
44.791
2003
9.697
M.064
47.741
9't.805
2044
6.428
20.866
39.310
60.176
9,4
2005
7.951
21.474
26.105
47.575
6,0
MEDTA 200012005
7
-401
33.840
38.064
71.903
9,6
1
1999 TOTALE MEDTA 1990/1999
47.099
Qresti grafici relativi al numero di incendi, superfici boscate interessate, e superficie media per incendio relativi al periodo 2000-2005 stanno a dimostrare quanto evidenirato poc'anzi dai dati statistici, e cioè un ridimensionamento del fenomeno apartire dagli Anni Duemila.
Grafico'N - Numero incendi 197C - 2005
74717273747576W7*7§8A8182S384858687888S90S192S3S495S697S8#0001
020304S5
ANNO
Grafico 2 - Superficie boscata percorsa dal fuoco 1970 - 2005
7071 727374757è7778798*81 5283848586878889S31
92S3§49596§7 S89S0001 02030405
A'*NO
Grafico 3 - §uperficie media per incendio 1970 - 2005
30
N 10
0
70717273747576rI787980818283848586878SS99091
ANNO
929394959697989900ù1S?030405
GLI INCENDI BOSCHIVI PER REGIONE. La mappa del fuoco nelle diverse regioni, nel 2005, si è caratterizzata per il rilevante numero di eventi in Sardegna che, con 3.044 incendi, è stata la sede di una vera e propria emergerya ambientale, non solo nei confronti delle altre regioni ma anche rispetto agli altri anni. Allèlevato numero di roghi fa riscontro, nella stessa regione, una superficie media per ciascun incendio abbastanza contenuta, pari a 4 ettari, che evidenzia come le aree percorse dal fuoco, pur essendo oggettivamente di ampia estensione, sono tuttavia proporzionalmente meno gravi rispetto al numero. Dopo la Sardegna,le regioni che hanno registrato il pir) elevato nu-
Region6 VALLE D'AOSTA
Humarc
BosGta
12
mero di incendi sono state Ia Calabria (818) e la Campania (752). In Sicilia si è concentratala più estesa superficie boscata percorsa dal fuoco (3.815 ettari), ma la situazione è risultata grave anche in Liguria (3.380 ettari) ed in Sardegna (3.176 ettarl). Sempre in Sardegna il fuoco ha percorso la più consistente estensione territoriale, pari a13.476 ettafl; anche in Sicilia e in Calabria gli incendi hanno devastato ampie superfici: 8.589 ettari nella prima e 6.922 ettari nella seconda. La distribuzione evidenziata si differcnzia in parte da quella rilevata nell'anno precedente, quando la Sardegna, comunque tra le regioni piit colpite, aveva registrato un numero di incendi notevolmente inferiore (892),
Su§grffcie rsrcorsa dal fuso (hal Totale Non bosmta 52
327
Media 27,3
PIEMONTE
292
1j92
818
2.010
6,9
LOMBARDIA
261
449
6M
1.092
4,2
TRENTINOA.A.
65
60
13
73
VENETO
48
6
,\
FRIULI V. G
0,s
74
LIGURIA
358
3.380
812
4.152
11.7
EMILIA R
60
80
84
164
,a 2?
403
525
396
s2t
76
215
?25
440
5,8
22
16
38
1,4
413
2.498
761
3.259
ABRUZZO
40
156
191
u7
8,7
MOLISE
78
101
140
241
3,1
CAMPANIA
7q,
1.177
1.070
PUGLIA
?28
93t
905
1-836
8,1
BASILICATA
212
711
654
1.365
6,4
CALABRIA
818
2.6A9
4.233
6.522
8.§
§tclLlA
690
3.815
4.?74
8.589
12,4
TO§CANA UMBRIA MARCHE LAZIO
3,0
§ARDEGNA
3.0«
3.176
10_240
13.416
4,4
TOTALE
7.951
21.470
26.105
47,575
6,0
cui corrispondevano superfici mol"Per la dfesa ecologica dei nostri boschi potrebbe bastare un impegno personale faUo di maggiore attenzione e ?artecipazione, che non incide sui nostri ri-
priaati o pubblici. Una nuoaa coscienza puòfare più degli aerei, degli elicotteri, delle autobotti, dei sisterui di monitoraggio da satellite, e di più del pur lodeoole sforzo di forestali, ponrsparmi
pieri
e
oolontario...
oQuando brucia un bosco non dobbiamo pensare solo agli ettari percorsi dal fuoco, ai metri cubi di biomassa andati infumo, ai milioni di euro di danni, dobbiamo rifettere sui oalori imntateriali perduti, sui ricordi, sulle emozioni, sui sentiruenti della gente, rim.asti sfficati dal fumo acre che crea il deserto dell'anima. E ben aero che il bosco ritorna, sia pure dopo rtolto tempo, sul/a terra bruciata, ma è un
altro bosco e del bosco passato rimane in noi solo I'immagine. Ecco perché deae nascere, crescere e dffindersi la ribellione all'accettazione passioa dello spettacolo tragico di un bosco in
famme. E
sul
fronte dellbducazione
e della preoenzione che si deoe operare nellafamiglia, nella scuola, nella società. Anche
I'inforrnazione si corn-
piace nel mostrare lblocausto degli alberi, nel cercare responsabilità dei seroizi o delle persone preposte alla lotta agli incendi boschiai, ma non ricltiarna alla responsabilità la gente, forse per timore di perdere lettori o telespettatori». Afonso Alessandrini, Pensare il
bosco
to più ampie (5.052 ettari di boschi 1,4.484 di aree complessive). Nel 2004, inoltre, i1 fenomeno de1 fuoco si era concentrato prevalentemente in poche regioni, quali Calabria, Sicilia e Sardegna, mentre nel 2005 si è evidenziato in modo grave anche in altre regioni, oltre 1e precedenti, come la Campania e la Liguria. Signifi cativa la situazione nel1'Italia settentrionale, dove Piemonte, Lombardia e Valle d'Aosta sono state particolarmen-
e
te colpite dagli incendi invernali. 11 Piemonte, con 1.192 ettari di superficie boscata bruciata, ha superato la Campania (1.177 ettari) che è stata, comunque, Ia terza regione in ambito nazionale per numero di incendi. Particolare attenzione merita la Va11e d'Aosta, cui spetta il primato negativo di avere registrato la maggiore superficie media per incendio, pari a 27 ettari, mentre i1 numero complessivo di eventi è risultato poco diverso dagli altri anni (72). Ciò è riconducibile a due incendi particolari, sviluppatisi in un'unica giornata, 71 12 marzo, entrambi favoriti da una persistente siccità. invernale e primaverile. I1 primo incendio, innescatosi nei comuni di Saint-Denis e Chàtillon, ha assunto subito particolare rilievo a causa del fortissimo vento caldo, che ha favorito il veloce avanzameflto de1 fronte de1 fuoco e il superamento di forti dislivelli.11 secondo evento, divampato in ore notturne e quasi sicuramente di origine dolosa, ha interessato i comuni di Nus e Verrayes ed ha devastato, '.=-ftÉ:,frr:-H+-tu1
con un violento fuoco di chioma, una pineta di 160 ettari. I1 vento caldo, anche in questo caso, ha aggravato la situazione, favorendo lo sviluppo di focolai secondari, con un effetto spotting anche a distanze di 500 metri. I-lincendio, durato cinque giorni, si è chiuso con un bilancio di 257 ettari, di cui più di217 boscati, configurandosi come uno dei pir) gravi mai verificatosi in Valle d'Aosta. Ne1le sole giornate del L2 e del 13 marzo i due incendi hanno percorso 315 ettari,di cui circa 170 boscati, quasi completamente distrutti dalle fiamme. Anche la Sicilia e la Liguria si sono caratterizzate per
l'elevata superficie media per incendio, risultata di 72 ettari in entrambe le regioni. Lanno precedente erano state la Sicilia (17,7 ettari), la Sardegna
(16,2 ettari) e l'.Nbruzzo (10,5 ettari) le regioni nelle quali ciascun incendio aveva avuto una estensione media maggiore. Nel 2005 la Valle d'Aosta ha registrato il minor numero di incendi (12), il Veneto le minori superfici bruciate, sia boscate (6 ettari) che totali (31 ettari). Nel 2004 la regione meno colpita dagli incendi era stata i1 Veneto, sia per numero (12) che per superfici interessate (5 ettari).
Grafico 4 - Numero incendi boschivi per regione
3.044
1
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413
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Grafico 5 - §uperficie boscata per regione (ha)
I
3.380
x.77$
§
t2.689
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2-498
l
1.1?2
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a
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GLI INCENDI BOSCHIVI NEL2OO5 Nel 2005 si sono verificati complessivamente 7.957 incendi boschivi che hanno percorso 47.575 ettafl) di cui 21,.470 boscati e 26.705 non boscati. Rispetto all'anno precedente si è rilevato un leggero incremento del numero di incendi, pari al1,90/0, e della superficie boscata interessata, aumentata del 3o/o, mentre lèstensione complessiva di territorio percorso dal fuoco ha subìto una vistosa riduzione, corrispondente al21o/o. Tale dato risulta ancora piiu apprezzabile se 1o si confronta con quello de12003, rispetto a1 quale la riduzione è stata de1 48%0. In realtà, il bilancio del fuoco nel 2005 02
consente alcune considerazioni positive: infatti, all'aumento del numero di incendi, comunque riconducibile alle normali oscillazioni annuali, non corrisponde un proporzionale incremento del1e aree boscate interessate e, addirittura, si rileva una drastica contrazione di quelle non boscate. Ciò è confermato anche dalla superficie media per incendio, pari a 6 ettari, che è risultata la più contenuta in assoluto nel1a statistica del fuoco nel nostro Paese. Si tratta di un dato di grande rilevanza che esprime in modo concreto gli ottimi risultati conseguiti dalf intero sistema di prevenzione e lotta agli incendi boschivi.
Superficie percorsa dalfuoco (ha) Anno
Numero Boscata
Non boscata
Totale
Media
2002
4.601
24.218
24.573
40.791
8,9
2003
9.697
44.A64
47.741
s1.805
9,5
2044
6.428
20.866
39.310
60.176
9,4
2005
7.951
21.470
26.105
47.575
6,0
Qreste aride statistiche, i cui picchi sono registrati in giornate che determinano forti movimenti di emotività ripresi dai mass media, sono poi particolarmente dimenticate alle prime cessate emerger,r,e. Anche se i danni provocati dagli incendi sono, ormai, conoscenze acquisite e non solamen-
te per le vite umane poste a rischio e per i beni perduti, non vanno trascurate le principali conseguenze del fuoco nei boschi: - la perdita di biodiversità vegetale e animale; - f irreversibile danneggiamento all'ambiente e agli ecosistemi; - la devastazione del paesaggio; - la progres siva alterazione fisico-chimica dei suoli ed il conseguente dissesto idrogeologico; - il processo di isterilimento del terreno che potrà innescare fenomeni di desertificazione, temuti e prospettati
dal mondo scientifico nel prossimo futuro; - il contributo legato all'effetto serra con cospicue immissioni di anidride carbonica (CO2) nell'atmosfera (azione doppiamente negativa perché gli incendi, oltre all'aumento di CO2, provocano anche la riduzione di strutture che fisiologicamente sono attive nel circuito della fissazione naturale del carbonio). Qleste considerazioni esprimono ampiamente le gravi responsabilità degli incendi boschivi nei confronti delle alterazioni e dei disastri ambientali, ma a parte i dati, relativi per esempio aI25o/o del territorio meridionale a rischio desertificazione, o alle tonnellate di anidride carbonica sottratte dall'atmosfera, g1à. comunque di per sé significativi, quello che preoccupa, oltre allèstensione del fenomeno, sono le cause che determinano gli incendi boschivi.
A tale riguardo, le analisi e i dati de1 Corpo forestale dello Stato, unici e certificati, anche su1 fronte delle cause inducono all'allarme, con 1199,90/o de1la responsabilità che ricade sull'uomo e addirittura con il 700lo di cause dolose.
IL REATO DI INCENDIO BOSCHIVO. lallarme lanciato per anni dal Corpo forestale dello Stato è stato raccolto dal Parlamento con la promulgazione della legge quadro n. 353 de12000 in materia di incendi boschivi. Tale legge, oltre a riordinare il sistema di difesa e di contrasto agli incendi boschivi, ha introdotto un'importante modifica al codice penale, inserendo in un nuovo articolo, il423-bis,i1 reato di incendio boschivo, punibile con la reclusione fino a dieci anni.Il prowedimento legislativo, in tal modo, attribuisce valore giuridico al bene bosco e 1o considera un valore "costituzionalmente" da proteggere, inserendolo nello scrigno dei valori che la società deve tutelare, punendo severamente chi si rende responsabile di incendi dolosi, ma anche colposi. Nel codice vigente il delitto in esame è compreso tra quelli contro f incolumità pubblica, espressione che, secondo la giurisprudenza e la dottrina dominanti, va riferrta non soltanto alla vita e alf incolumità fisica delle persone,
ma anche alle situazioni di pericolo, cioè alla probabilità di danno degli individui. 11 fatto che oggetto della tutela sia non solo il patrimonio, ma
incolumità pubblica, comporta che, nel caso di incendio, si debba aver riguardo non solo dellèntità del danno materiale ma anche del1a situazione di pericolo determinata. Il reato di incendio è un reato subdolo perché compiuto in un lasso di tempo assai breve e, spesso, con un atto aPparentemente innocuo: a volte basta un semplice fiammifero a determinare conseguenze devastanti e prolungate nel tempo. La vastità del fenomeno preoccupa piìr le Amministraziom deputate al contrasto che la collettività, la quale, spesso, vede nella figura del piromane il responsabile di tale scempio, ma crescendo cultura e tttenzione i1 termine di responsabilità coincide sempre pir) con quello corretto di "incendiario". Gli analisti del fenomeno sostengono che sono numerose le circostanze e i contesti sociali che generano particolari figure di incendiari: fenomeni di rappresaglia criminale per faide in alcune zone locali, incendi innescati da pericolosissimi fenomeni di natura economica e occupazionale, rarrrifr.cazioni illecite di fenomeni collegati al pascolo ed altro. Ogm zona già percorsa dal fuoco ovvero a rischio incendio ha una sua storia, una sua causa e una sua finalità. Ogni area ha i suoi problemi e i suoi incendiari specifici i quali agiscono per finalità che per gli organi investigativi dovrebbero risultare ben chiare o munite di un buon grado di prevedibilità. 11 Corpo forestale dello Stato svolge un ruolo significativo ne11'ambito de11'attività investigativa nel settore degli incendi
f
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"{,#rHiÉr#
boschivi, dovuti in gran parte a comportamenti dolosi e colposi, per un fenomeno che si presenta complesso per la molteplicità delle motivazioni degli incendiari, spesso legate a situazioni di precario ttrlizzo del territorio e di sofferenza economica e sociale dei contesti rurali e montani. I-lattività di prcvenzione e repressione dei reati connessi agli incendi viene strutturata in funzione di fattori territoriali e sociali, con un approccio operativo definito a liveIlo provinciale e mirato alle specifiche situazioni. Gli accertamenti che fanno seguito agli incendi boschivi si presentano particolarmente delicati e difficili per la tipologia stessa del reato e per i1 contesto nel quale esso viene perpetrato, costituito da territori vasti, spesso impervi e di difficile accesso. Inoltre, l'elevato numero di incendi concentrato in un periodo di tempo limitato e lèstrema rapidità di innesco degli incendi dolosi, costituiscono ulteriori fattori che rendono difficile procedere all'arresto tn flagranza di reato degli autori degli incendi boschivi. I-lapproccio investigativo e operativo fornisce un impulso rinnovato ad un settore impostato a dinamiche di contrasto rispondenti a realtà che evolvono rapidamente. Raccogliere esperienze, professionalità., informazioni fin dalle prime fasi degli incendi o durante le operazroni di spegnimento, è essenziale per recuperare e catalogare dati assolutamente unici e irripetibili.
Qrando si verifica un incendio il momento investigativo non può es0
attività di spegnimento, poiché i primi operatori sono coloro che acquisiscono gli elementi utili alle indagini in quanto visitano il teatro dellèvento potendo valutare senza interferenze i futuri danni, 1e attuali condizioni, le passate cause. I1 contrasto agli incendi deve ulteriormente peffenonare i meccanismi che abbattono le opportunità di procurarsi guadagni e spezz re la spirale fuocointeressi previsti da1la legge quadro 353/2000. Ne1l'ambito dell'attività di ricognizione (i1 catasto del1e aree percorse dal fuoco), afrdata dalla Legge quadro ai Comuni, il Corpo forestale del1o Stato ha occupato spazi per f inserimento di contributi tecnicoscientifici, oltre che operativi, per operare non solo in fase repressiva de1 reato, owero investigativa, ma anche nella successiva fase di analisi, monitoraggio e studio del territorio post-incendio. I1 contributo fornito dal Corpo forestale dello Stato può, pertanto, fornire anche strumenti conoscitivi di aiuto agli Amministratori degli Enti locali, responsabili dell'attuazione del dettato normativo. sere disgiunto dalle
ATTIVITA DI PREVENZIONE E DI EDUCAZIONE AMBIENTALE. I-lattività di prevenzione consiste nel porre in essefe aitom mirate a ridurre le cause e 1I potenziale innesco d'incendio, nonché interventi frnahzzati alla mitrgazione dei danni conseguenti (Legge n. 353/2000).lazione del Corpo forestale dello Stato in tal sen-
indirizzata allo sviluppo di un'attenta campagna di senslbllizzazione, ispirata alla molteplicità e alla diversità di attività che vengono svolte nelle aree a rischio di incendio boschivo, al puntuale controllo del territorio e soprattutto all'approfondimento conoscitivo delle cause nella prosecuzione del percorso iniziato con f indagine conoscitiva svolta su incarico del Governo ne|2002. Tra le iniziative adottate dal Corpo forestale dello Stato per prevenire gli incendi boschivi, l'attività di informazione e di sensibTlizzazione dei cittadini occupa un posto di grande rilievo. Ogni anno il fenomeno degli incendi viene ampiamente monitorato per acquisire conoscenze sull'attenzione mediatica dedicata a tali eventi e sul1a percezione che ne ha la popolazione. Le risultanze in chiave demoscopica e so è
sociolo gica delle o s serv azioni effettuate vengono utilizzate per mettere a punto un piano di comunicazione strategica con la validità di dodici mesi. Nel corso del2005 le analisi hanno segnalato un certo calo di attenzione da parte dei destinatari dell'attività informativa rispetto al problema degli incendi boschivi. I1 dato, non confortato da un proporzionale ridimensionamento numerico dei roghi, ha orientato le linee guida del periodo verso una comunicazione attenta ai contenuti più che a1la diffusione di dati e immagini spettacolari. Su questa base la campa-
gna
di sensTbTltzzazione
per l'attività
antincendi, "IJn attimo di distrazione e una vita va in fumo", ha operato a e
livello indiretto e performativo, con spot e visual che hanno sottolineato la pericolosità degli incendi boschivi evocando le fiamme, senza cedere alla
facile tentazione di mostrarle. Protagonista, un albero bruciato disteso su un tavolo operatorio. La campagna, promossa anche grazie agli spazi messi a disposizione gratuitamente dai principali network nazionùi, ha accomp agnato, anche nella stagione in corso, gli italiani in vacanza., corr f invito all'attenzione e alla tempestiva segnalazione dei princìpi di incendio a1 numero di emergenza ambientale 1515 del Corpo forestale. Prosegue inoltre la collaborairone con Televideo e Isoradio RAI, che permette la diffusione di notizie e di aggiornamenti in tempo reale su sittazioni critiche, "pillole" quotidiane dedicate a consigli e approfondimenti. Schede tematiche sugli incendi e sull'attività del Corpo forestale per illoro contrasto sono trasmesse a partire dalIapaginaT34 diTelevideo Rai, per sei sottopagine. La collaborazione con la televisione di Stato si è estesa al canale digitale terrestre Rai Utile, con due dirette al giorno dalla Centrale Operatiya presso l'Ispettorato Generale di Roma. Sempre in collaborazione con il canale tematico Rai è stato infine realizzato il primo corso di formazione interattivo per Ar,'vistatori antincendi boschivi, certificato dal Corpo forestale dello Stato: mediante un appuntamento settimanale dedicato a tutti, con particolare riferimento ai volontari, è stato affrontato il proble-
ma degli incendi boschivi da diverse angolazioni. di 6 settimane, ha trattato: Gli incendi boschivi: un'emergenza nazionale; La salvaguardia del patrimonio forestale; Lorientamento e 1a comunicazione nel bosco; La conoscenza delterritorio; I1 sistema sanzionatorio della L.353 /2000; Le cause di incendio boschivo. Un secondo livello diinformazione, orientato tanto ai media quanto ai cittadini è realizzato tramite il portale internet www.corpoforestale.it e 1e tre edizioni settimanali della newsletter digitale pubblicata sul sito. I-lapprofondimento delle tematiche connesse agli incendi è inoltre affidato alle pagine del periodico "Il Forestale", dedicato ai professionisti del1a natrfia, e a quelle di "Silvae". I processi di comunicazione hanno chiaramente riguardato anche i bambini, che sul sito web istituzionale possono incontrare "Forestalino", il cartoon nato dalla penna di Luca Riva e che li ha awicinati alle tematiche ambientali. I1 corso, della durata
"La tutela dell'ambiente, la saktaguardia della oitalità
e
dellafunzionalità del-
lbcosistema sonofondarnenti essenziali per costruire un nuo,uo um.anesimo di un progetto di pace, di stabilità e di prosperità condioisa".
e
la base
Carlo Azeglio Ciampi
Con la legge del febbraio 2004, si sono ampliate le competenze del Corpo forestale dello Stato che ora è anche Amministrazione di riferimento per la prevenzione dagli incendi boschivi e la repressione dei reati ambientali. Nello specifico, il Corpo forestale dello Stato occupa spaziper f inserimento di contributi tecnico-scientifici, oltre che operativi, per agire non solo nella fase repressiva del reato, ma anche nella successiva fase di analisi, monitoraggio e studio postincendio. In questo quadro i dati relativi agli incendi denunciano , a partire dagli Anni Duemila, un significativo ridimensionamento, in parte da attribuire anche alf intensa attività di prevenzione e di educazione ambientale messa in opera da1le varie
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strutture del Corpo.
\ir:**rc#E lncendi boschivi sperimentali Giovanni Bovio
Gli incendi boschivi sono un grave e attuale problema ambientale. Assumono particolare gravità, quando si manifestano in aree forestali prossime a insediamenti abitativi. Per prevenirli e contenerli è essenziale la profonda conoscenza de1 comportamento del fuoco. I-lUniversità degli Studi di Torino ha realizzato una sperimentazrone frnalizzata alla descrizione quantitativa di fronti di fiamma in ambiente forestale e delle conseguenze che ne derivano.
Una delle specifiche
fondamentali delle prove sperimentali era la possibilità di realizzare fronti di fiamma assimilabili a incendi reali. In tale modo si volevano ottenere dati rea1i sia sugli effetti ambientali del fuoco, sia sulle situazioni operative per traffe informazioni concretamente applicabili all' ottimizzazione sia della gestione forestale che dell'estinnone, con particolare riferimento all'attacco diretto. Una finalità del1a ricerca
era anche indagare sui flussi termici emessi da fronti di fiamma reali, che devono essere affrontati dagli addetti allèstinzione nelle normali condizioni di operatività. Qreste rnformazioni sono carenti a causa delle poche indagini condotte in tal senso, anche perché per ottenere una valutairone completa dei parametri di comportamento occorre affiancare a rilievi sulf incendio in atto anche misure sul1a vegetazione rTlevabili solo con tempi lunghi e prima dell'evento. Ciò imporrebbe in primo luogo la teorica conoscenza del posto esatto in cui si verificherà un incendio e in secondo luogo l'applicazrone del protocollo sperimentale rilevando i dati prima del passaggio de1 fuoco. Le indagini che si possono fare su un incendio in atto sono dunque limitate poiché non si è potuto prowedere precedentemente
a tutte le
misure sulla vegetazio ne.La carerv.adi dad
sperimentali sarebbe meno grave se fosse applicato il fuoco prescritto.
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Fronte di fiamma di bassa intensità condotto controvento ìn molinieto.
Qresta tecnica di prevenzione, che consiste nel condurre in precise condizioni fronti di fiamma in bosco, non appare dannosa per l'ambiente ed è as-
sai utile per contenere i1 combustibile bruciabile dove potrebbe verificarsi un incendio. Inoltre, per gli operatori la sua applicazione avrebbe anche una valenza di esercitazione maturata gestendo fronti di fiamma reali che devono essere rndirizzati in tempi precisi e modalità sicure. UrÌattività
addestrativa che rappresenterebbe un grande vantaggio rispetto a1le esercitazioni di estinzione (spegnimento) che frequentemente sono realizzate in condizioni non reali e che riproducono spesso situazioni assolutamente diverse da quelle che dovranno essere affrontate nella realtà. Nonostante ivantaggi indicati,in Italia 1e attività di prevenzione ed eventualmente di sperimentazione con il fuoco trovano forti limitazioni. La stessa legge nazionale, Legge quadro in ma-
teria di incendi boschivi n.353/2000, non prevede il fuoco prescritto come possibile strumento gestionale. Pertanto, anche se parzialmente suPerate da alcune leggi regionali, permangono grandi difficoltà a realizzare il fuoco prescritto, con importanti limiti se si pensa alla mancanza dello strumento di prevenzione e soprattutto, delle descrizioni quantitative sui fronti di fiamma che potrebbero essere rilevate. La sperimentazione, de1la quale sono presentati i caratteri salienti, è stata condotta per colmare queste careflze, approfondendo le attuali conoscenze sul comportamento dei fronti di fiamma in cui sia certamente possibile fare l'attacco diretto con riferimento a Precise coperture forestali. Le prove sperimentali sono state condotte in provincia di Torino tra febbraio e marzo 2005, cioè nei mesi di massima freqtenza di incendio boschivo in Piemonte. Qresto periodo è stato scelto poiché in esso piir pro-
babilmente si sarebbero potute verificare le condizioni, sia dello stato della v egetairone sia meteorologiche, adatte alla diffusione del fuoco. Con f intento di riprodurre fronti di fiamma assimilabili a incendi reali affrontabili con attacco diretto, sono stati individuati ambienti forestali frequentemente percorsi, nei quali è stato spesso registrato f intervento di squadre dotate di sole atttezz^lnfie portatili individuali. Sulla base di queste premesse sono stati presi in considerazione i seguenti ambienti forestali: Il Molinieto, formato da una fitta copertura erbacea con elevata presenza della graminacea Molinia arundinacea. Si estende in ambienti secchi, spesso percorsi dal fuoco con o senza copertura arborea. La scelta è ricaduta sul molinieto perché, anche se penetrabile e compatibile con l'attacco diretto, spesso causa situazioni operative difficili e inoltre, la disposizione tendenzialmente verticale degli steli della graminacea facllita il rapido disseccamento. Ualtezza può superare 1,5 m e la disposizione orizzontale forma uno strato compatto. Le fiamme possono essere anche più alte di 1,8 m e propagarsi a velocità di molto superiori a 10 m/min, valori oltre cui si ritiene non fattibile l'attacco diretto; Il Calluneto, caraterrzzato da elevata preserza- di erica (Calluna vulgaris), è tipico ambiente di brughiera in cui i cespugli si susseguono con uno strato continuo
in questo caso può avere successo llattacco diretto, anche se con maggiore diffcoltà rispetto al molinieto. e denso. Anche
0
Si tratta, infatti, di una realtà in cui più facilmente possono essere superati velocità e altezza di fiamma, al punto da rendere irntllizzabile 1'attacco diretto. Nelle coperture vegetali descritte sono state isolate, per i fuochi sperimentali, particelle di 50 m x 100 m. In esse, ai vertici di una maglia regolare è stata collocata:una serie di punti fissi di rilevamento individuati con paletti metallici. Ne1le settimane precedenti la preparazione de1 fuoco sperimenta1e si è misurata l'esatta quantità (t/ha) di combustibile e la sua disposizione spazid,e. La conoscenza de17a quantità di combustibile secco costituiva un parametro fondamentale per conoscere lènergia termica che poteva essere emessa. La disposizione spaziale del combustibile era necessaria per risalire alle modalità di propagazione della fiamma. Nel molinieto si sono misurati 13.300 k{ h^ di biomassa bruciabile, mentre per il calluneto da
10.000 kg/ha a quasi 15000 kg/ha.
Qresti valori di biomassa potevano totalmente o parzialmente, sulla base delle modalità di comportamento del fronte di fiamma. Immediatamente prima delle accensioni si è misurata, con rilievo campionario, l'umidità della biomassa bruciabile; nel caso del combustibile arbustivo era leggermente maggiore di quella del combustibile erbaceo. Per scegliere il momento adatto alle accensioni, sia in copertura erbacea che in copertura arbustiva si sono attese e verificate le caratteristiche meteorologiche ottimali per condurre il fronte essere consumati dal fuoco
di fiamma con caratteristiche per
le quali fosse possibile l'estinzione con attacco diretto.
Durante i fuochi sperimentali, soprattutto a causa della grande superficie interessata, sono state prese de1le precauzioni di sicurezza assai rigide per impedire la loro diffirsione al di fuori delle aree prestabilite. Si è lasciato, tuttavia, libero sviluppo ai fronti di fiamma indipendentemente dal comportamento che avrebbero assunto alf interno delle aree sperimentali. Sono stati effettuati i rilievi meteorologici (temperatura e umidità dell'aria; velocità, e direzione del vento), dell'umidità del combustibile e sono state, inoltre, rilevate le caratteristiche del fronte di fiamma quantificando la sua velocità, dir ezio ne di av anzamento, altezza, inclinazione, tempo dì residenza e temperatura.
Si è anche individuata la posizione della fiamma lungo il profilo verticale e il suo tempo di permanenza e si sono realizzate differenti modalità di accensione per potere indagare su altrettanti differenti scenari di incendio. I fronti di fiamma sono stati condotti contro e
con favore di vento, quindi con velocità di avanzamento molto differenti. Talvolta si sono verificati comportamenti non compatibili con l'attacco diretto. A1 termine della realizzairone dei fuochi si è rilevata 1a quantità di biomassa incombusta residua con un articolato rilievo campionario. Si riportano di seguito alcuni risultati descrittivi del fronte di fiamma evidenziando soprattutto i piir interessanti e
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per gli operatori nel lavoro di estinzio-
ne.Il fronte di fiamma condotto ne1la copertura erbacea ha ar.,uto intensità minima di 130 kWm, massima di 750 kW/m e 1a velocità media è stata di 1,45 m/ora mentre la massima e la minima rispettivamente di 309 m/h e di 54 m/h. Le temperature massime registrate sono comprese tra 666" C e 954" C. Si è evidenziatauna elevata variabilità temporale e spaziù,e di tutti i valori. In copertura arbustiva densa il fronte di fiamma è stato condotto sia con favore sia contro vento. Si sono registrate solo in qualche tratto delf intero scenario intensità compatibili con l'attacco diretto andando da un minimo di 440 kWm ad un massimo di quasi 1600 kWm.I-lintensità media è stata di 882 kWm. La velocità media del fronte di fiamma è stata di 430 m/h.
In
aree con copertura densa, erbacea e
arbustiva concomitanti, in cui il fronte di fiamma si è sviluppato con favore di vento si è registrata f intensità media di 1726 lrv/m non compatibile con l'attacco diretto. I parametri fondamentali dei fronti di fiamma sono stati descritti quantitativamente, sia in condizioni compatibili con l'attacco diretto sia con comportamenti tali da renderlo impossibile. Una superficie delle aree sperimentali molto grande rispetto a quelle impiegate per altre
indagini sperimentali, è condinone fondamentale perché le descrizioni del fronte di fiamma che sono derivate possano essere assimilate a quelle delf incendio. Ciò non sarebbe sta-
to possibile su aree di piccola dimensione; si sarebbero potuti trarre dati utili, ma non un'informazione applicabile alla
re
altĂ .
op
e
rativa.
I risultati sperimentali ottenuti informano sulla possibilitĂ di trasferimento dell'energia termica all'ambiente circostante.
Esprimono uno strumento per giudicare il possibile danno alla vegetairone e, s oprattutto, offrono un contributo conoscitivo per l'analisi del rischio cui sono sottoposti gli operatori nel1èstinzione. Inoltre, i parametri descrittivi del comportamento del fuoco, quantificati con riferimento a precise condizioni meteorologiche e di combustibile, sono uno strumento indispensabile per la
progettazione dei dispositivi di protezione individuale (DPl)
e
possono tndtrizzare
miglioramenti
nella
lotta contro gli incendi boschivi. Dalle sperimentazioni
condotte emerge
che,
soprattutto nelle coperture erbacee, può veri-
{
Fronte di fiamma di bassa intensitĂ con favore di vento in molinieto.
lnizio didiffusione del fronte difiamma in calluneto. Fronte di fiamma veloce in calluneto.
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Lr, :iii; ficarsi un comportamento del fuoco assai variabile. In particolare, il fronte di fiamma nelle erbe dense può essere talvolta affrontato solo in modo indiretto.
Qresti dati evidenziano come non sia corretto considerare di lieve entità
i fronti di fiamma che normalmente si propagano ne1le coperture erbacee. f]na convinzione assai diffusa anche tra gli stessi addetti ai lavori, che spesso sottovalutano f incendio radente su copertura erbacea, basandosi su11a constatazione che sovente i1 danno alla vegetazione è relativamente limitato (dovuto alla elevata velocità dr avanzamento e al corrispondente basso tempo di residenza). Tuttavia si tratta di condizioni non facili per gli operatori: non sempre a fronte di bassi livelli di danno corrispondono operazioni di estinzione semplici.
IJoperatività è, infatti, inflienzata, oltre che dalf intensità anche dal1a velocità di propagazione, dal tempo di residenza e dalla lunghezza della fiamma. Conseguenza dtetta di queste considerazioni è che 1a protezione degli operatori deve essere la massi-
ma possibile anche per affrontare incendi di coperture erbacee, poiché il rischio che presentano è fortemente influenzato dallavarrabilità che li catatterizza. Gli stessi presupposti de1le coperture erbacee valgono a1lo stesso modo per quelle arbustive, anche se in esse la frequenza con cui si presentano situazroni non affrontabili con attacco diretto - descritte quantitativamente dalle sperimentazioni realizzate -, è più frequentemente attesa nella realtà operativa. In conclusione, nei due ambienti forestali in cui si è operato e nelle differenti modalità di conduzione del fronte di fiamma, si è evidenziata una variabilità assolutamente elevata di tutti i parametri di comportamento. Ciò conferma che i DPI, oltre che essere di 3" categoria (D.Lds. 475/92), devono essere scelti per la loro rispondenza alle condrzioni di rischio. In pratica non è sufficiente accertare che f indumento sia di 3" categoria, occorre verificare che sia effettivamente capace di proteggere lbperatore nelle situazioni descritte dai dati tratti dalle sperimenta ziom rn argomento.
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lecito am ministrativo am bientale ffi r#sp#§"?Sffi
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ffiEEÉqffi.
Dott. Massimiliano Tronci Consulente legale amministrativo del Settore Ambiente della Provincia del Medio Campidano, collaboratore del Settore Ecologia
della Provincia di Cagliari.
T a disciplina organica delf istituto gazio ne anzio nato ria. I-rd.]I, sanzione amministrativa è Ciò ar,ryiene secondo due modalità: contenuta nella Legge 24 novembre contestazione immediata o notifica s
1981. n.689. Ijaccertamento consiste nell'acquisizione della piena conoscenza da parte dellbrgano di controllo del1a sussistenza delf illecito amministrativo
entro 90 giorni degli estremi della
ambientale
estremi della violazione. La giurisprudenza ha determinato il contenuto concreto allbggetto della contestazione, in tali elementi: - I-lenunciazione del fatto con tutte le circostanze; - Uindicazione della norma che si assume violatal - lindicazione della possibilità di addivenire alla definizione agevolata
.I1 verbale di accertamento contiene una descrizione completa degli atti di vrgllanza ambie ntale compiuta dallbrgano di controllo; 'I1 verbale di contestazione non è altro che la comunicazione dell'addebito al soggetto trasgressore: esso deve indicare gli estremi della violazione (art.
violazione.
lart. 1,4 non prevede un contenuto
specifico dell'atto di contestazione, dato che parla solo di notificare gli
1.41.689/87). I-laccertamento della violazione rappresenta 1l dies a quo da cui l'art. 74 della legge 689/81. fa decorrere i1 termine perentorio dei 90 giorni per la notifica degli estremi de1la contestazione. 11 mancato rispetto del suddetto termine comp orta l'estinzione dellbbblis
Per ciò che concerne la responsabilità, distinguiamo tra responsabilità penale o amministrativa da un lato e respon-
sabilità civile e risarcitoria dall'altro. Nella prima ipotesi, la responsabilità in campo ambientale si configura, nella maggior parte dei casi, come una responsabilità connessa all'eserci-
z\o d'rmpresa e, quindi, direttamente ascrivibile ai soggetti preposti alla gestione de1la stessa. Sorge così i1 problema delf individuazione del soggetto responsabile sia alf interno del1a persona giuridica, sia nell'ente pubblico. Invece, nella seconda ipotesi, la responsabilità si configura sia in capo ai diretti autori delf illecito sia agli enti o imprese. La mancanza di :una previsione legislativa espressa ha portato la giurisprudenza, dopo un primo orientamento negativo, a riconoscere la possibilità di delegare alcune finzioni aziendali con il conseguente trasferimento delle connesse responsabilità. Requisiti elaborati dalla giurisprudenza in materia di tutela dalf inquinamento: * Delega scrittal - Natura non occasionale, ma strutturale; - Specificità; - Pubblicità; - Effettività dei poteri; - Dimensioni delf impresa; - Capacità e idoneità tecnica.
gato in tali casi. - Politica ambientale nel suo so (no delega)
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Una volta che è stato individuato il responsabile della violazione, è necessario che il soggetto abbia commesso il
colpa: l'inosservanza di norme o regolamenti. Per 1e Sezioni Unite de1Ia Cassazione l'art. 3 della legge n.
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di colpa a carico de11'autore del fat- ,...., to vietato. In materia infatti, vige il principio di corrispondenza tra contestazione e sanzione i1 quale è posto a tutela del contraddittorio e del diritto
-
BElZl,
Illeciti e sanzioni. ammi.nistratfu e,Mlaro 2000;
G. GALLA, Sanzioni arnministrative-responsabilità
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in .Natura in Sardegna,, n.28, maggio-giugno 2006,
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',':,';,,,:,.,
G. MANZO, Le sanzioni amministratiae,
Milano 2001; D.
..
:t'talt:i:::',
Bibliografia G. COLLA
[Cassazione penale, sez.III, 17 gennaio 2000, n.422] Bisogna rilevare come nelf ipotesi di scelta di persona non tecnicamente c pace,il delegante continui ad essere responsabile in concorso con l'autore delf illecito per culpa in eligendo. Ancora, per quanto concerne la responsabilità per attività connesse a scelte strutturali, la giurisprudenza
comples-
I
I'Uiritto umanitario ambientale": g
f
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le rOft{r" Dott.ssa Tiziana Mori Dottoranda di ricerca, Facoltà di Economia, Università degli Studi del Molise.
I1 sistema internazionale di tutela dei diritti umani è f insieme delle convenzioni, procedure, meccanismi e organi creati nei decenni successivi all'ela-
borazione della Dichiaruzione Universale, per promuovere e proteggere i diritti umani, o categorie specifiche
degli stessi. I1 sistema internazionale di tutela dei diritti umani si articola su due livelli: globale e regionale. A livello globale il riferimento è al sistema di tutela dei diritti umani del|ONU che si articola in diverse convenzioni volte a proteggere specifiche categorie di diritti umani. Esse vincolano g1i Stati Membri di ciascuna convenzione, cioè gli Stati che le hanno ratifrcate; A livello regionale: le diverse regioni (America, Europa, Africa e Paesi arabi) in seguito alla Dichiarazione lJniversale, hanno adottato convenzioni e meccanismi regionali per la tutela dei diritti umani che vincolano gli Stati che Ii hanno ratificati. é
La stretta interrelazione tra la problematica ambientale e la tutela dei diritti umani apparc evidente: parlare di difesa dell'ambiente non significa solo parlare di difesa della natura,ma anche della protqzione dell'uomo dai danni mediati dall'ambiente: "i danni non sono causati dall'ambiente, ma mediati dall'ambiente, il quale subisce a sua volta aggressioni e alterazioni che si pongono come la causa prima della lesione o del danno perpetrato nei confronti degli esseri umani."(C. WILLIAMS, Liberare le aittime ambientali,in M. Greco (a cura di) Diritti umani e annbiente, ECR 2000). Perciò, tutela dell'ambiente e tutela della persona sono obiettivi legati tra loro da una reciproca finzionalità; proprio per tali motivi, è sempre più sentita la necessità di superare i contrasti tra i c.d. antropocentristi e gli ecocentristi- zllntropocentristi: valutano necessaria la tutela dell'ambiente solo dove le sue
alterazioni si presentino rischiose per l'uomol - Ecocentristi: per cui la tutela de11'ambiente deve aver rilievo in sé per sé, indipendentemente da qualsiasi interrelazione utilitaristica con l'uomo. Recentemente è stata coniata da una parte de1la dottrina lèspressione "diritto umanitario ambientale"; con essa si intende, da un lato, f insieme de1le fonti di diritto internazionale che mirano a dare rilievo alle aspettative soggettive sottese alla protezione de1l'ambiente; dall'a1tro, invece, si allude al fenomeno di implementzzione, attraverso il quale diversi diritti umani vengono rielaborati in chiave ambientalista. I-lunico documento ufficiale teso ad analizzare ad ampiaportata la connessione tra diritti umani e ambiente è il c.d. Ksentini Report de|7994, elaborato dalla Sub-Commission on PrerLention of D i s crirruin atio n an d P ro te c tio n of M inorities,su incarico dell'ONU. Esso è articolato in ben 6 capitoli i qu.ali trattano numerose tematiche: si va dal diritto ambientale al diritto a un ambiente soddisfacente, e dalla distruzione dell'ambiente al suo impatto su gruppi r,ulnerabili. Dando uno sguardo a1le fonti internazionali sul diritto ambientale, si nota che 1a loro elaborazione è ar,,venuta a partire dagli anni'70: - Conferenza di Stoccolma sull'Ambiente, dell972z ogni Stato ha diritti sovrani sulle proprie risorse ambienta1i, ma sarà responsabile ogni volta che arrecherà danni agli altri Stati e anche
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rimessi al di fuori della giurisdizione statale;
- CartadellaNatura,
de1 1982:
"tutte
devono avere lbpportunità di partecipare, individualmente o
1e persone
di riparazione quando 1o stesso sia stato degradato e abbia
,,,::
ì,
i :
accesso a mezzi
:
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sofferto danni" (principio 23); ,,,:.::.:....:: Mentre il primo documento (Confe- :,-::i,i!
do (Carta della Natura) si riferisce a diritti procedurali (es. di caso pratico diatttazione di tali diritti, carsa Freep o r t - M cM o r a n), qrali Ia p zr te cip azio ne, l'informazione e l'accesso alla giustizia.
- CataAfricana sui Diritti Umani e "tutti i popoli dovrebbero avere il diritto ad dei Popoli, del 1981: prevede che
uno stato dell'ambiente soddisfacente e favorevole alproprio sviluppo"; - Protocollo Addizionale alla Con-
venzione Americana
sui Diritti
Umani, de1 1981: dichiara che tutti hanno il diritto di vivere in un ambiente salubre, avendo accesso ai servizi pubblici di base (art. 11); - Convenzione Americana sui Diritti Umani, del 1988: "Ognuno dovrebbe godere del diritto di vivere in un ambiente salubre e di avere accesso ai servizi pubblici di base; è necessario che gli Stati promuovano la protezio' ne, la conservazione e il miglioramen-
t'i.,';t,,,.,"
to del1e condizioni de11'ambiente"; - Convenzione sui Diritti del Fanciullo, del 1989: ribadisce il bisogno del bambino a essere educato affinché, durante il suo sviluppo, rispetti l'ambiente naturale. La difesa dell'ambiente e dei diritti umani sono stati ritenuti per molto tempo come delle "attività facenti parte di due domini separati", mentre si nota che pur essendoci dei contrasti, essi possono essere risolti agevolmente dato che tra i due ambiti si realizzano frequentemeflte zone di continuità e complementarietà, ove operano Ong di settore, una per fiitte; Amnesty International. A detta della scrivente si ritiene che il lungo dibattito riguardo 1èsistenza o meno di un nuovo diritto de11'uomo all'ambiente, così come la contrapposizione tra fautori delle dottrine antropocentriste ed ecocentriste, debba risolversi in un maggior impegno nel perseguimento di un'effettiva realizzazione dei diritti procedimentali e fondamentali, da parte di ambo le fazion|' oltre a questo, risulta altresì indispensabile una stretta collaborazione tra 1e Ong, impegnate nei rispettivi settori dei diritti umani e del diritto ambientale.
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rè,
Milano 1993;
T. MORI, La tutela internazionale dell'ambiente, in W Corso Universitario Multidisciplinare di Educazione allo sviluppo, "La cultura de1 confronto in una società mu1tietnica", A.A. L999/2000,Cùgliari 2001, pp. 105-111;
M. TRONCI,
Tecnìcbe penalistiche
di tutela dell'ambiente,
in WII Corso Universitario Multidisciplinare di Educazione allo sviluppo, "La cultura del confronto società multietnica", 235-243.,
in
A.A. 2001/2002, Cagliari 2003,
una pp.
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e cicale rumoreggiano incessanti, L)11caldo opprimente sj fa sentire; è quasi mezzogtorno in un giorno di luglio nel1,994. Osservo con i binocoli la sagoma di un uccello posato su un filo elettrico; le sue dimensioni sembrano quelle di una Tortora ma il becco lungo e 1a testa prù tozza mi fanno cambiare subito opinione. Mi alrricino lentamente per distinguerlo meglio ma vola via; è a11ora che con mio grande piacere realizzo che si tratta della rarissima Ghiandaia Marina.
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Considerando
il
periodo
d'ar,rzistamento, la sua presefizafa supporre che si trovi ne1 suo territorio di nidificazione.Per tutta Ia giornata seguo i suoi
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spostamenti con l'uso dei binocoli e finalmente riesco ad individuare la coppia che continuamente attraversa la zona di nidificazione in cerca di cibo per la prole. Nell'arco di circa quattro anni sono riuscito a localtzzare e studiare cinque coppie diverse, situate nelle zone pianeggianti delfisola; solitamente preferivano nidificare in prossimità di piccoli corsi d'acqua, ricavando il nido nelle piccole fessure degli argini, nei vecchi tronchi, in vecchi casolari. Una volta mi capitò di individuare un nido alf interno di un tubo metallico arrugginito. La Ghiandaia Marina è un coloratissimo coraciforme che arriva
dall'Africa ne1 mese di aprile-maggio, staziona qualche giorno nelle zone costiere per poi spingersi ne11e zone interne pianeggianti, e, se non disturbata, ritorna quasi sempre nelle zone dr nidrficazione dell'anno precedente. Solitamente depone le uova ne11a prima metà di giugno; i piccoli vengono nutriti da entrambi i genitori e verso la fine di luglio i giovani lasciano il nido e stazionano nella zona di nidificazione, controllati e protetti da entrambi i genitori. Come ho potuto constatare in questi anni di studio ed osservazione, questa specie è particolarmente territoriale e manifesta una spiccata aggressività verso chiunque possa rappresentare un pericolo per le giovani ghiandaie marine. 11 comportamento di questi coraciformi ricorda moltissimo quello dellAverla, passeriforme presente anchèsso nel periodo estivo, particolarmente aggressi-
vo e con spiccata attitudine predatoria1e.
La Ghiandara Martna si nutre di insetti, piccoli rettili e piccoli anfibi; le di caccia sono in genere pali, fi1i elettrici o le sommità di alberi sue postazioni e cespugli.
Non appena scorge una preda, si tuffa su di essa e, con un particolare comportamento,la copre con 1e a1i per poi trattenerla con il becco, sbattendola ripetutamente a terra finchè la vittima non soccombe. Nel territorio di nidificazione, dopo f involo de1le giovani Ghiandaie Marine, il via var delf intera famigha ravviva, con gli splendidi colori de1 loro piumaggio, le desolate pianure estive. Nel periodo che va dalla fine di agosto agli inrzi di settembre, questi uccelli si allontanano sempre più da1 territorio di nidificazione, per poi finalmente partire a1la volta dell'Africa, dove trascorreranno la stagione invernale.
\srilt*#+ GHIANDAIA MARINA Coracias garrulus, Linnaeus, l75B
Classe:
Aves
Ordine: Fomiglia: Genere:
Coraciiformes Coracidae Coracias
Ghiandaia Marina,con ilGruccione,l'Upupa ed ilMartin Pescatore,costituisce l'ordine dei Coraciformi, uccelli caralterizzati da colori vivaci. Ă&#x2030; presente solo in poche zone della Sardegna, esclusivamente nel periodo primaverile ed estivo; si nutre prevalentemente di insetti, piccoli rettili e piccoli anfibi che cattura dopo lunghi appostamenti. Misura circa 28/30 cm ed ha un peso di circa 140 gr; depone 4/5 uova che vengono covate sia dal maschio che dalla femmina per circa 1Bl19 giorni. Dopo la schiusa i piccoli vengono accuditi da entrambi i genitori; l'involo dei giovani avviene dopo 25/28 giorni. Specie molto rara, particolarmente protetta. La
Durante l'estate, quando il caldo è soffocante, le Ghiandaie Marine trovano refrigerio nei ruscelli circostanti il proprio territorio.
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La Ghiandaia Marina è un coloratissimo coraciforme partico- larmente raro e
localizzato; posata nella sommita di un alberello, nonostante il caldo soffocante, controlla il proprio territorio alla ricerca di una preda da catturare.
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Falco Peregrinus Calidus ripreso in una terrazza di Cagliari in Pzza Yenne
Scenario: Piazza Yenne, uno dei piu illustri salotti di Cagliari. Il suo nome rievoca il nobile casato di un viceré dell'800, il marchese di Yenne, appunto, sotto il cui governo si diede inizio ai lavori per la costruzione delf importante arteria CagliariPorto Torres. r, §
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0/06 - foto S.Porcu
Uno splendido anflteatro per ospitare casualmente il principe dei falchi, il Falco Pellegrino. Lui, intento a consumare il suo pasto, uno storno, sul sedile di un'altalena in una teruazza della piazza, sembra non curarsi dell'obiettivo che 1o immorlala in una giornata di ottobre cagharitana.
Falco Peregrinus Calidus
Soprattutto nel periodo autunnale capita spesso di vedere esemplari di Falco Pellegrino appartenenti a sottospecie di passo, come il Peregrinus Calidus, sottospecie della tundra asiatica, rapace migratore per eccellenzatcon ali e coda più lunghe rispetto alla sottospecie mediterranea Falco peregrinus brookei, stanziale e nidificante in Sardegna e presente in gran parte del bacino mediterraneo. Il Falco Peregrinus Calidus si distingue anche per le dimensioni più grandi, la forma più longilinea e chiara soprattutto nel petto e nel ventre e i mustacchi molto più sottili. ln Sardegna lo si può talvolta osservare posato su grandi tralicci e pali elettrici, solitamente in zone pianeggianti, umide e negli ambienti urbani. Si ferma nei nostri territori solo per brevi periodi di tempo per poi riprendere il viaggio verso i suoi territori di nidificazione. Non è raro vedere anche il Falco Peregrinus Peregrinus,diffuso in tutta l'Europa settentrionale e centro-meridionale;facilmente confondibile in volo con il Brookei, ha però ali e coda un po'più lunghe e la silhouette meno compatta.
Falco Peregrinus Brookei sottospecie tipica de! bacino del Mediterraneo, stanziale e nidificante in Sardegna - foto G.Sirigu
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rapace diurno, di circa cinquanta centicompresa 1a coda. La femmina, come tutti rapaci, è pitr grande del maschio e può avere un'apertura alare fino a un metro e mezzo.
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poiana presente in Sardegna (Buteo buteo arrigonii Picchi 1903), endemica del sistema sardo-corso, ha dimensioni minori, una colorazione bruno omogenea sul dorso con zofle leggermente piùr chiare in corrispondenza delle copritrici e del groppone. La coda, di colore bruno castano, si presenta corta e larga, apefta a ventaglio durante il volo. petto è biancastro, con striature scure. !1 E un rapace dalla silhouette compatta, con ali relativamente lunghe, ampie e arrotondate; le remiganti primarie esterne sono ben distanziate e digitate. I-locchio è color ambra, ben dimensionato; il becco, arcuato, è di colore nero e giallastro alla base. Tarsi e zampe gialle, glabre di media htnghezza terminano con artigli ricurvi e potenti. Capita spesso che la poiana,per via del piumaggio simile, venga confusa con l'aquila. Sfrutta bene 1e correnti ascensionali, veleggiando
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su1le a1i per ore per
poi lanciarsi in pic-
chiata sul1e prede.
La dieta è costituita per 1a maggior parte di piccoli mammiferi, roditori, lucertole, uccelli di piccole dimensioni, insetti, anfibi e rettili ma non disdegna carogne nei periodi di scarsità di cibo. La riprodu zione ha inizio ne1 periodo di febbraio- marzo con spettacolari voli nrziali in cui la coppia si cimenta con bellissime acrobazie aeree ed emette una nota prolungata, lamentosa e acuta. La poiana costruisce i1 nido su albero o roccia, soprattutto nel1e zone di mezza collina e rada copertura arborea.La deposizione de1le tova, da 2 a 3,ha inrzio generalmente nel mese di aprile. 11 periodo di incubazione varia da 30 a 35 giorni, e la permanenza nel nido del pul1o varia tra 45 e 50 giorni. I-linvolo si ha ne1 periodo di giugnoluglio, e il pulcino raggiunge 1a maturità in 2-3 anni. Una volta la poiana era vittima di una forte persecuzione per via del convincimento che arrecasse danni a1la se1vaggina e agli animali da cortile. Oggi è una specie protetta e assolve un ruolo fondamentale per la conservazione degli equilibri naturali, pror,vedendo a1 contenimento della popolazione dei
roditori. o avuto lbpportunità di fotografare la poiana ne1 territorio di Ovodda, uno dei tanti frequentati da questo bellissimo rapace. Un pastore della zona, incuriosito da1 via vai de s'istore, e dell'awenuta nidificazione à
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in una
querce presenti accanto al suo ovile, conoscendo la mia passione per la natura, pensò di alrrisarmi. Con entusiasmo, mi raccontava che da de11e
anni s'istore nidificava nei suoi terreni e, indicandomi i rami più alti di una vecchia quercia, con l'aiuto de1 binocolo riuscii chiaramente a distingue-
re il pu1lo che, ancora semicoperto di piumino, dava delle timide occhiate a questi strani animali su due zampe, che sembravano interessati proprio a lui. Alta in cielo, con degli ampi cerchi, fece 1a suz apparizione 1a madre de1 piccolo, quasi a rassicurarlo con la sua presefizz. Fotografare un animale nel
nido è una faccenda abbastanza delicata: è essenziale prendere tutte 1e precauzioni possibili per evitare di disturbare la nidtficazione e spaventare i1pul1o che potrebbe anche precipitare
di consegLLerrzĂ morire. CosĂŹ, mantenendomi a debita distanza di sicurezza" e grazie all'ausilio dei e
binocoli perlustrai la zona attorno al nido identificando, come possibile sito su cui costruire un capanno fotografico,
una grossa sughera a circa 50 metri dal luogo di nidtfi,c'a:"-rone, perfetta per il lavoro che mi ero prefissato di svolgere. La poiana. or.rriamente, aveva scelto un luogo non facilmente accessibile ove costruire il nido. I1 sottobosco attorno era completamente invaso dai rovi e per raggiungere il punto per 1a costruzione del capanno, fui costretto,
con fatica, ad aprirmi un varco attraverso la fitta vegeta zione. U tllizzando
rami, sterpaglie e teli mimetici, in un paio dbre i1 capanno era bell'e pronto e perfettamente mtmetrzz;ato sulla sughera.
Il
giorno dopo, a1le prime luci de11'a1ba, intziar 1'appostamento, cercando di documentare tutto il possibile su una parte de1la vita di questo rapace. Posizionato il treppiede con fotocamera e obbiettivo aspettai qualche ora prima che la luce fosse sufficientemente buona per poter scattare qualche foto. Grazie al potente teleobiettivo, sembrava di stare vicinissimo e quasi toc-
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la giovane poiana: se ne stava 1ì, nel suo nido, guardandosi attorno mentre aspettava i1 ritorno della madre con qualcosa da mettere nel becco, ignorando che un fotografo spione care
stava invadendo la sua privacy.
Sembra faclle, ma l'appostamento in un capanno fotografico è abbastanz^ scomodo, soprattutto il rannicchiarsi sopra un albero a circa 8 metri daterra. Pensavo di aver costruito un nascondiglio solo per il fotografo ma non avevo fatto i conti con gli altri condomini del1a sughera che, dopo qualche minuto di attesa, ho ar,rrto modo di conoscere: i numerosi bruchi - innocui sicuramente ma sentirseli camminare sulla schiena non è proprio il massimo del piacere - e, subito dopo, le famose formiche rosse o - come dicono a Ovodda pezzbrrubia -: per esperienza diretta posso dire che non sono proprio simpatiche quando si invade il loro territorio. Verso mezzogiorno il sole si fa alto nel cielo e la giovane poiana si muove avanti e indietro in continuazione, cercando riparo dal gran caldo di giugno inoltrato, spalancando la bocca per regolare la propria temperatura corporea. Ogni tanto alza gh occhi al cielo, ma niente: del1a madre neanche lbmbra. Assisto allora a qualcosa di inaspettato: ilpu1lo si mette in piedi e pian piano, complice il gran caldo, abbassa lentamente il capo e, chiudendo gli occhi, pensa bene di farsi un pisolino. Per me è una grande occasione e inizio a scattare come un forsennato: non
di riuscire a fotografare una poiana che dorme in piedi. Improwisamente, l'acuto grido del1a madre che ritorna fa sobbùzare il piccolo che si sveglia e risponde al richiamo. I1 genitore, dopo due giri di perlustrazione, fa il suo atterraggio con in bocca un piccolo rettile: 1o poggia e il piccolo ci si butta con l'aggressivipensavo proprio
tà che contraddistingue questi rapaci, strappandone brandelli di carne e saziandosi per bene. Nel pomeriggio la madre non si vede: evidentemente non ha trovato niente da portare al piccolo che intanto se ne sta nel nido a sonnecchiare o a sgranchirsi le zampette. Si è fatto tardi e abbandono la postazione stanco ma felice per il piccolo spettacolo che la natura ha voluto offrirmi e pensando alf indomani e alle altre sorprese che potrebbe riservarmi il mio rifugio sulla sughera. I1 giorno dopo, di buon mattino, ancora indolenirto daTl'espeÀenza da fachiro del giorno precedente, mi ritrovo nel capanno, sperando di documentare qualcos'altro di interessante e, con pazrenza, attendo. Gli adulti sono già a caccia, il pullo è 1ì nel nido che rnrzia a sgranchirsi le zampette e procede successivamente con f igiene personale 1isciandosi le piume con il becco. I1 suo meticoloso lavoro viene interrotto da alcune voci: il giovanotto, incuriosito, si sporge per controllarela situazione, si gira a destra e a sinistra, segue con 1o sguardo i1 passaggio di due uomini nella strada sottostante e, quando si allontanano, si rannicchia nel suo
nido. Verso metà mattina sento un gran frastuono: è il gracchiare delle cornacchie intente a disturbare il maschio de1la poiana (riconoscibile per le dimensioni minori rispetto a|la femmina), che sorvola il nido e cerca in tutti i modi di seminarle ma loro non mollano e continuano a infastidirlo, con ampie virate e picchiate. Stufo delle attenzioni non richieste dei corvidi, decide di posarsi su un ramo poco distante ma è una scelta poco felice, perché le cornacchie dispettose e testarde per natura si lanciano di nuovo in picchiata su di lui costringendolo a sloggiare. Tutto questo sotto gli occhi del pulcino che segue con interesse la piccola zltffa a danno del genitore. Verso mezzogiorno, un acuto richiamo segnala il ritorno della madre. Qresta volta la caccia è stata fruttuosa: un roditore sfamerà il nostro pullo per tutta la giornata. La madre non abbandona subito il nido come aveva fatto il giorno prima, ma osserva, forse orgogliosa e con affetto, il suo piccolo mentre si nutre, dandomi così lbpportunità di fare qualche scatto a lei e al pulcino insieme. Dopo qualche minuto la femmina si invola. La giornata prosegue sertza altre visite della madre, fatta eccezione per qualche passaggio veloce ad alta quota per controllarela situazione, confermatomi dallo sguardo del piccolo verso il cielo e dai suoi richiami. La giornata giunge al termine e devo lasciare la mia postazione. Potrò ritornarci solamente il fine settimana successivo.
Gli acqtnzzoni estivi hanno fatto slittare di sette giorni il tanto atteso appuntamento. Mi ritrovo sabato mattina presto di nuovo in postazione, con il rammarico di aver perso tante occasioni di documentare quanto accadeva alla piccola poiana. Sono cambiate parecchie cose: i1 piccolo è cresciuto e ha perso buona parte del piumino, la testa si è fattapiù scura rispetto a due settimane prima. Qralche ora dopo sento echeggiare il richiamo del1a madre. Compiuto il solito giro di perlustrazione si posa sul nido,lasciando cadere una lucertola che viene ben presto divorata dall' affamato giovane. I-ladulto vola subito via alla ricerca di altro cibo mentre il piccolo prova le già poderose ùi, ùnforzando i muscoli pettorali, che tra un po'dovranno sostenerlo nei lunghi voli ad a1i distese, tipici di questo r^Pace. La giovane poiana continua imperterrita la sua ginnastica e fa delle piccole prove di volo saltando da un ramo all'altro nellevicinanze del nido e si sposta in una posizione in cui non riesco a vederla, coperta dalle poche foglie risparmiate dal bruco defogliatore. Non riesco a inquadrarla con lbbiettivo. Che fine avrà fattol I miei tentativi sono vani, 1o scomodo capanno e i rami mi impediscono la visuale. Avrà tentato un volol Sarà scivolata giù? Sento in lontananza il rrchra;mo della madre. Dopo qualche istante si posa sul nido e i1 suo piccolo le si butta addosso con furia: lei deve far ricorso a tutta la sua esperienza per tenersi in equilibrio sui bordi, ma la foga del
piccolo questa volta è inutile: la caccia è stata infruttuosa. Dopo qualche secondo mamma poiana riprende ilvolo e in breve tempo ritorna portando per ben tre volte de1 cibo alfiglio, facendosi così perdonare per quel piccolo scherzo. Anche questa giornata è giunta aI termine. La faticadell'appostamento è stata ripagata abbondantemente dai regali che mi hanno fatto madre e figlio. È domenica mattina. Di buona lena e con le scorte di viveri mi appresto a gustare ancora una volta le meraviglie che questi rapaci mi vogliono regaTare, anche se ormai già dall'appostamento di ieri mi sono reso conto che il giorno delf involo è vicino, come testimoniano f insistenza con cui il piccolo rinforzale ali e i timidi tentativi di volo nei rami attorno al nido. Osservo il piccolo mentre si sporge fin oltre il bordo del nido mettendo avanti gli artigli quasi per spiccare il volo, ma non è ancora pronto e dopo vari tentativi si rifà indietro. I1 gran caldo si fa sentire sia dentro il capanno sia sulla testa de1 giovane rapace che cerca un riparo dal forte sole di mezzogtotno. Ho fame e sete e mi rifocillo con i viveri che mi sono portato appresso e con la bottiglia d'acqua. Solo ora mi accorgo quanto sia insufficiente per le restanti ore di luce... me la farò bastare. La giornata passa lenta. La madre fa un paio di rientri al nido con qualche preda e il pullo si cimenta in piccoli salti da un ramo all'altro aiutato dalle giovani ali che si fanno sempre piir forti. Le mie speranze di fotografare il primo volo di questo giovane rapace, che ho
seguito per quasi un mese, si infrangono al tramonto. Con rammarico, devo lasciare la postazione, consapevole che la settimana successiva il nido sarĂ r,,uoto.
Sabato, con una tenue speranza di poter rivedere la mia poiana, faccio ritorno nel luogo del1'appostamento. Ripercorro i1 sentiero tracciato in mezzo ai rovi e mi posiziono ai piedi della sughera, dadove si ha una buottn visuale de1 nido. E 'vrroto. La naturaha fatto i1 suo corso,la giovane poiana ha
preso i1 volo. Un po'di delusione mi attana"gha" i1 cuore per non essere riuscito a documentare lèvento, ma a1lo stesso tempo sento una grande gioia perchÊ Ia mra poiana è riuscita a volare. Proprio mentre mi accingo ad andare via da11a sughera sento un fruscio pPra la mia testa. E 1ei... quasi a darmi un ultimo saluto e farsi vedere per 1'ultima volta.
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Su cani lepurinu '
Roberto Balia
T a sera stava calando inesorabile. LLarri- ale era in attesa, seduto sull'uscio della capanna. Qrando vide la figura di un uomo a cavallo stagliarsi nell'ortzzonte rosso, iniziò una corsa sfrenata tra la polvere dellbasi e la sabbia del deserto. Wadj, il magro e muscoloso levriero, con un balzo, si distese tra il collo del cavallo e il corpo dell'uomo al quale leccava freneticamente le mani strette sulle redini. I1 Ti.rareg considerava quell'animale un fratello così come i suoi antenati, i Garamanti, che tenevano i cani in altissima considerazione. . . Wadj, protagonista di un mio racconto, è un lewiero arabo, meglio conosciuto come Sloughi, animale antico dalla vista acutissima, indispensabile all'economia del suo padrone: cacciatore di lepri e gazzelle,guardiano della tenda e degli armenti, diffidente e aggressivo con gli estranei quanto dolce con la sua famiglia.
Qresto animale, o meglio suoi strettissimi parenti, sono presenti anche nelf isola pir) misteriosa del mediterraneo, la nostra bella Sardegna; una vera rarità limitata ad alcune ristrette aree, Ploaghe nel nord dell'Isola,CagliarieSulcisasud. Su aertreddu (significa piccolo veltro ma, probabilmente, è rl vezzeggiativo con il quale chiamare un amico tanto prezioso) è un cane autoctono molto antico che, contrariamente al suo nome, non è poi tanto piccolo. Animale da presa di eccezionale vigore e resistenza, der'wa dal ripetuto incrocio tra levriere e molosso.
Ulteriori incroci delf ibrido con l'uno o l'altro, a seconda delle funzioni che l'animale doveva svolgere, permettevano di poter disporre di un collaboratore perfetto tanto nella caccia grossa
quanto nella condtzione della mandria. Raro e di taglia medio-grande, circa 60-65 cm. al garrese, ha i1 mantello composto da pelo corto e ispido,
con abbondante sottopelo, fulvo o grigio tigrati; gli vengono mozzate coda e orecchie. Uno dei suoi progenitori, il Levriere sardo, attualmente rischia lèstinzione. I1 levriero autoctono è un animale imponente, più o meno alto come il suo derivato, ed elegante; ha il mantello dal pelo cortissimo, raso e dotato di sottopelo, di varie coloraironi: ar' desia, grigio chiaro (anche piombo) o scuro (sorcino), fulvo, nero, tigrato in varie tonalità; tranne che nel mantello pezzato a fondo bianco, presenta linea dorsale più scura. La lunga coda distesa, si arriccia quando il cane è in fase di attenzione, così come le orecchie, piccole ed a rosetta, si ergono dritte, un po'divergenti nelle punte. Da buona razza arctica, questo levriere ha una dentatura molto sviluppata che gli permette di contrastare con tenacia non solamente volpi e altrt cani ma anche il temuto cinghiale. Le sue funzioni sono le medesime dello Sloughi. Su cani lepurinu viene ricordato dai vecchi cacciatori come un perfetto cane da lepre (da cui deriva il nome) che prendeva in corsa, dalla vista acuta, rna con poco olfatto, velocissimo e leggero come s'araxirla brezza; anche di colore bianco, essi 1o ricordano numeroso sino agli anni '50 del secolo scorso. Nella caccia di corsa, praticata nelle campagne arborensi sino aI XIX secolo, i levrieri avevano il compito di awistare e accerchiare l'ungulato, cervo, daino o cinghiale esso fosse; l'animale, sopraggiunti i più lenti molossi,
veniva immobrlizzato e abbattuto dal cacciatore appena sceso dal cavallo. Gabriele D'Annunzio, diciannovenne nel 1882, soggiornò nell'Isola per due settimane nel mese di maggio, attraversandola tra cacce e banchetti, assieme a due amici, Edoardo Scarfoglio e Cesare Pascarella. Nella tragedia Più che I'arnore del 1906, affianca al protagonista Corrado Brando un servo fedelissimo ed intrepido, tale Rudu di Santulussurgiu, più che altro buon compagno e amico, definito "homine de abbrastru" perchè in grado di affrontare risolutamen te evenienze, diF ficoltà e pericoli, e lo descrive: " (...) di membra snello, asciutto e ntuscoloso come quei oeltri sardeschi addestrati alla piga contrl la bestia e I'uomo (.../'. Sa piga è la presa di animali e uomini. Taluno identifica i veltri sardeschi in quei cani che nel 7793 contribuirono alTa cacciata dei rivoluzionari francocorsi che, nottetempo, cercarono di sbarcare nel golfo di Qrarto, presso CagliaÀ: alcuni decenni dopo i fatti, vennero despritti (Bresciani, 1861) come appartenenti a17a nazion dè leorieri, dal muso àgtrzzo, gli orecchi ritti,lavita lunga e slanciata,le gambe snelle e sottili, il pelo irto o rado di color lionato o bigio piombo; vere e proprie tigri feroci ( ..) fott, più calde efrementi alfuoco, alfumo, alfragore delle artiglierie...arricciando i ?eli, e ringhiando e co' morsi addentadoliferamente non lasciaaanli riavere (...). È piri probabile che proprio questi mitici animali derivassero dal ripetuto incrocio tra molosso e levriere,
diventando cani da presa agili e forti, temerari e famelici perché addestrati secondo 1'antica tecnica rurale che intendeva, riuscendovi in pieno, creare un micidiale guardiano-difensore del padrone e delle sue proprietà,lbvile e g1i armenti, dagli abigeatari e dai predatori. I popoli dell'Asia Minore, Tartart, Persiani, i Cabili e i Beduini, i Sudanesi, gli Indiani e altri popoli africanr e asiatici tengono i levrieri in alta considerazione e gli danno un valore uguale a quello di un buon
italiano, è sempre lo stesso animale: altezza al garrese non superiore ai 3840 centimetri per un peso di qualche chilogrammo (attualmente, massimo 5
kg)
Lo
stesso D'Annunzio, nell'ultima de1le dieci Canzom fa un cenno ai mastini da guerra della razza sarda, Fonnese e Dogo Sardesco (un molossoide generalmente tigrato), ttllizzatr in Libia contro i Turchi, imbarcati, assieme ai militari che 1i avevano adde-
cavallo.
I Tuareg
e gli abitanti delle aree limitrofe a1 Sahara ritengono che: [/algono ben venti mo-
g/i, a dire il oero, Un buonfalco, un buon ueltro, un buon destrie-
ro!
La parcla veltro è sinonimo di levriercr mentre ne11'antichità essa indicava genericamente i1 cane.
I1 termine lewiere
o
levriero risulta invece piir recente ed è riferibile agli rnrir delsecolo scorso; un nome generico usato per indicare un gruppo dt ruzze dr cani adatti alla corsa. Ad esempio, il veltro italiano, che oggi chiamiamo piccolo leoriero
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Foto G.Sirigu
memoria la Sardegna e i suoi cani: " (...) Riodo latrare nel sogno i cani sardeschi, i nrastini di Fonni, i aeltri del Monte Spada. (...)" 11 poeta
si riferisce in quest'ultima
ai Wltri
del Monte Spada, una variante levrieroide del Cane di Fonni appositamente s elezio n ata e utilizzata un tempo nella caccia grossa. I-lincrocio del Fonnese con il Lewiere sardo, infatti, stemperava il carattere irruento e feroce de1 primo, dando alf ibrido agilità e forza in quantità
parte
sufficienti alla {tnzione da svolgere, sommate in un unico corpo. I1 Levriere Sardo è un cane simile al Magyar Agar, al Galgo Espagnol a pelo corto, al Saluki, alTazi, alTaigan strati alla ricerca de1 nemico, nel porto di Cagliari davanti alla folla incuriosita;i cani, spingendosi in avanscoperta latravano furiosamente appena scovato il nemico: Ascolto. Sonforse quei di Fonni? Sono i mastini della n'tia Barbagia? È la nruta di guerra? A paio a paio ardere oedo i loro occhi di bragia. Azzanna! Azzanna!. .. Muta di guerra, trovami la pesta nel sabbione, pe'rooi e per lefratte. Ma non latrare, ché stanotte è gesta di silenzio, ,t)ittoria senza grida, gloria tacita.. . Razza del Monte Spada, siimi guida, innanzi al mio caoallo che paoenta. Infine, nel Notturno,pagine nate dopo la lesione allbcchio destro che nel 1916 1o costringe al buio e alla immobilità, Gabriele D'Annunzio ha sempre nella t
allo Sloughi. un a vera raÀtà, antico animale, Qresto potrebbe discendere dal levriero africano, importato in Sardegna dai Libi (popolazione del nord, insediata tra il deserto del Sahara a sud, la penisola del Sinai, il massiccio montuoso dell'Atlante e lbceano ad ovest) durante il neolitico, oppure dal cane dei faraoni, dalle orecchie ritte e agtJZZe, conosciuto dal piir famoso dei Popoli del rnarergli Shardana che i faraoni avevano prima combattuto e quindi servito in qualità di truppe mercenarie. Tra le numerose terre cotte recuperate negli anni 1897 e 1892 ne17a laguna di Santa Gilla a Caghai sono presenti venti lewieri (mezzo torso) e due teste di molosso; i reperti fi.rono riferiti al periodo fenicio-punico (Vivant) o pertinenti allorrzzonte cartaginese sardo (Barreca). e, or,wiamente,
Sono visibili a1 Museo Archeologico Nazionale di Cagliari. I1 levriero, molto probabilmente, assieme a1le altre tipologie di cane autoctono, accompagnava i guerrieri Sardi (Nuragici o Shardana, probabilmente la stessa etnia) sulle loro barche, in mare, oltre 1e coste sarde, aiutandoli nelle imprese di caccia e battaglia. Un animale somigliante al nostro le-
vriero, ma piÚ rustico, è il Kritikos Ichinilatis, l'arcaico Cane di Creta,
dalle orecchie ritte con 1e punte divergenti e la coda arncciata alf insr). La nostra Regione Autonoma può contribuire a1la salvaguardia dei cani antichi di Sardegna, il Fonnese, su cani pertiatzu (Dogo Sardesco, Trighinu di Gavoi e Wrtreddu) ed il piir elegante di trttr, su cani lepurinu. Elementi di grande rTlevanza culturale, oltre che genetica.
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RemY il caPomut?"nardo Piria
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a linea delle poste seguiva
il crinale dell'altipiano
che
si affacciavaal villag-
I-lgio.
La giornata, splendidamente luÀinosa, era però spazzzta.da un gelido maestrale. La strategia vuole che ci si disponga controvento per attendere il cinghiale alla posta. Con un simile dim&.air$sgtriÒo§rognoni molto,rqaldi e non pocapazienzaper arrivare concentrati ad una situazione che spesso devi attendere per anni: il passaggio del cinghiale davanti alla tua arma carica. Il capo dei battitori non era persona che potesse arricchirsi vendendo al mercato lapazienza. Di statura bassa, aveva una muscolatura indurita dal lavoro manuale e dalle lunghe camminate sui sentieri di caccia, tanto che, se non ostacolato da macchia o rovi,li percorreva pressappoco come il cinghiale. Già rabbonirlo per una "padella" non era impresa facile, ma se lèrrore alla posta era dovuto al fatto che il freddo ti aveva fiaccato i riflessi, o peggio per distrazione,lui sciorinava tutto il repertorio sarcastico di cui era in possesso. Aveva una capacità oratoria e una battuta tagliente che non era facle tenergli testa. Ma era soprattutto un grande cacciatore. Dei cinghiali conosceva tutti i passaggi e tutte le lestre per migliaia di ettari. Aveva inoltre la passione di raccattare cani da tutte le parti, facendone spesso dei campioni. Uno di questi, Remy, fu preso da uno zio che aveva due passioni: allevare maiali e, soprattutto, bere. Cosicché Remy crebb e ttalattoryzohe fuscio del bar, che mai si sarebbe sognato di oltrepassare, un pd per ordine de1 barista, un po'per quello del suo antico padrone, che lo volle sempre astemio. Alla corte del capo dei battitori, Remy divenne capomuta nel volgere di breve tempo. Spinse alla posta centinaia di cinghiali e riuscì a catturarne ben dodici. Aveva un altro preso molto importante per i cacciatori: scarizzavadi rado, cosicché il padrone poteva tranquillamente usarlo in giornate molto incerte dal punto di vista venatorio.
Non si è mai capito a quale ruzza appartenesse Remyi nel suo manto primeggiava il bianco, ma frequenti macchie color panna, gli davano un aspetto ancora più nobile. Più che al suo vecchio padrone, come carattere assomigliava al capo dei battitori che, dimentico di chi 1o aveva cresciuto tra marali e bar,lo ritenne suo fin dalla nascita. Ma i1 suo orgoglio cresceva a dismisura quando l'antico padrone, abbandonati per una giornata maiali e bar, veniva a caccia con lui. In quei giorni a Remy pareva di tornare tra lattonzoli e odore di birra e non si staccava un attimo dal secondo padrone che, per rimarcarne la titolarità, sollevava il fucile in aria fingendo la fucllata e innescando nel cane una serie di guaiti felici. I-lantico padrone sollevava il bicchiere dichiarandosi sconfitto e allo stesso tempo felice dellbccasione propizia per un brindisi. I1 capo dei battitori iniziò a {rugare i cespugli come una pattuglia in tempo di guerra alla ricerca di nemici isolati e sconfitti. Ad ogni macchione incitava i cani e lanciava sassi come una catapulta.Le sterrate che aveva notato sotto l'altipiano erano il segno inequivocabile che il cinghiale era a poca dista:nza. Remy prese a correre in modo eccitato, poi prese una pista precisa. Era segno evidente che l'usta del selvatico era già giunta alle sue narici. Tie fucilate in rapida successione annunciarono alla linea delle poste che f inseguimento era cominciato. Urla agghiaccianti, per incitare i cani e per indirizzarell cinghiale verso l'altipiano, si alzarono possenti. I1 capo battitore si spostava velocemente da una rupe all'altra con l'agilità di una capra,. Seguendo il movimento della macchia provocata dall'ungulato in corsa iniziavaad intuirne il sentiero infilato. Era così in grado d'awisare chi di noi era destinato al tiro a segno. ,,Attenzione voi lassù!» urlò con tono autoritario. "Sta infilando il percorso verso "La Scala dei Puntelli"! Attenzione alla "Scala dei Puntel1i"!, continuava a ripetere. Io ero avanti di un centinaio di metri rispetto al passo indicato dalle urla selvagge del capo dei battitori. Ogni tanto vedevo Remy correre fuori dal bosco, quasi volesse accorciare, evitando la macchia,la distanza dal suo nemico.lecceironalita di questo cane consisteva anche nel fatto che inseguiva in un modo tutto particolare: andava dietro sempre nella speranza di catturarlo lui il cinghiale. Cosicché alla posta, davanti alla preda uccisa 1ui era sempre il primo a giungere e infliggere le prime azzanfiate sul duro cuoio. ,,Attenzione alla "Scala dei Punte117"! Attenzione a1la "Scala dei Puntelli"!, con-
tinuava a ripetere il capo dei battitori. Fermo nella mia posta io sentivo il crepitio violento de11a macchiatritatadall'ungulato in fuga. Disturbato da una voce, forse un animale al pascolo, il cinghiale,
pur non rinunciando all'uscita verso la "Scala dei Puntelli", deviò leggermente verso di me. A quel punto avrebbe sfiorato la mia posta di una quarantina di metri e sarebbe transitato lungo un pianoro spoglio divegetairone; macchinalmente vi indirizzai il mirino del fucile. 11 cinghiale sbucò alf improwiso dalla macchia e guadagnò la radura spoglia. Annusò I'aria davanti a sé, poi si voltò a sentire il vociare dei cani. Remy doveva essere a nemmeno cento metri da lui, ma non scanizzava. Erano i gregari dietro di lui a riempire lavallata di furioso latrarc. Io osservavo il cinghiale attraverso il mirino e potevo notarne le zanne sporgenti: mi sembravano due lance indiane. Era un verro possente di circa sei sette anni e chissà di quante battute di caccia grossa era stato protagonista. "Scala dei Puntelli"!, ri"Attenzione a1la "Scala dei Puntelli"! Attenzione alla peté per l'ultima volta la voce del capo dei battitori prima della fucilata. Qrel giorno io infransi una delle regole fondamentali della caccia grossa: tirai ad un cinghiale che non era destinato ad uscire nella mia posta. A1 primo colpo la rosata di pallettoni diresse verso il selvatico i suoi messaggi di morte. Vidi l'animale puntare Ie zampe posteriori come in un tentativo di rimanere saldo al terreno e alla vita; la sua enorme testa si voltò verso di me e in quell'attimo notai la smorfia del dolore attraverso il grugno e le possenti zanne. Si rovesciò sul dorso, poi improwisamente riprese la corsa a ritroso. Avevo un fucile sowapposto, scaricai rabbiosamente la seconda fucilata e ricaricai.Tirai laterza fucilata inmezzo alla macchia che si apriva davanti all'animale in corsa, proprio nell'attimo in cui Remy guadagnava il pianoro. 11 capomuta non annusò neppure il terreno. Come se avesse capito al volo quello che era successo e ignaro del mio turbamento davanti ad un cinghiale al quale non avrei dovuto sparare e che per giunta non ero sicuro d'avere colpito, anche lui, a ritroso, riprese f inseguimento. Il capocaccia si awicinò perplesso; alla "Scala dei Punte117" c'era- lui e per giunta era anche il padre del capo dei battitori. «Dove gli hai sparato?», chiese con competenza. nln quel pianoro, indicai. "Credo di averlo preso perché per un attimo è caduto e prima ancora l'ho visto impennarsi dal dolore" aggiunsi, come per cercare quasi una giustificazione ad un tiro che non avrei dovuto fare. Per darmi ancora più conforto aggiunsi ancora: <<saranno una quarantina di metri, era a tiro». "Mmmh!" commentò dubbioso il capocaccia, con l'aria, grave di chi voleva mettere in discussione le mie argomentazioni. Qrindi con un'applicazione un po'empirica del teorema di Pitagora, sentenziò in 50 metri la distanza tra me e il cinghiale. uNon gli avresti dovuto sparare a questa distanzarla sua uscita era verso la "Scala dei Puntelli"lr, disse con una certa punta di rimprovero.
Stavo ancora cercando una risposta plausibile, quando si sentì di nuovo il vocione del capo dei battitori. "Ehi! Là sopra! i cani abbaiano a piè fermo. Qralcuno di voi vada avederer. Mi distaccai da1 capocaccia e discesi 1a rupe del1a mia posta. Controllai per primo il pianoro ma non notai nessuna traccia di sangue. Perplesso percorsi l'andatura a ritroso de1 cinghiale e dopo trecento metri, dopo avere superato un leggero compluvio sbucai in una sorta di crinale appena accennato. I1 cinghiale era rovesciato sulla schiena e da ambo i lati cani azzannavano furiosamente.I-lintera muta si era divisa in due squadre, e come se avessero stabilito un patto tra" 1oro, ognuna tentava di tirarsi la preda dal1a sua parte. Al mio apparire Remy si staccò e scodinzolò felice. Con voce robusta comunicai alla compagnia che i1 cinghiale era stato ucciso, e che mi serviva qualcuno in aiuto per trasportarlo giù avalle.
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Dogo Sardo proprietà
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Foto G.Sirigu
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Premessa
I1 Giardino Montano Linasia è un giardino botanico che si trova in un'area limitrofa al centro del cantiere della Foresta Demaniale Marganai a Iglesias.
Qri è raccolto un gran numero di specie della flora della Sardegna raggruppate in ambienti omogenei. Sempre nel centro del cantiere si trovano i 1ocali adibiti a museo dove sono raccolti i semi delle specie presenti, diversi
campioni di minerali e, dimenticato, un computer ormai obsoleto (un 386 del 1995 con un monitor CRT da 19") sul quale è implementato f ipertesto Linasia. Qresto è un lavoro exsiccata,
reaTizzato,intorno alla metà degli anni Novanta, da me, durante il periodo in cui ho prestato servizro all'Azienda Foreste Dernaniali della Regione Sarda, e da diversi colleghi dell'Azienda che hanno fornito il loro prezioso contributo. Uesigenza di scrivere un articolo su questbpera ipermediale è
nata per caso rivedendo la gran mole di materiale fotografico archiviato nei meandri del mio pc e servito per la realizzazione del lavoro. In aggiunta a ciò,la constatzzione che questo ipermedia non viene prù utilizzato, mi ha spinto a fare alcune riflessioni affinché servano da stimolo ai colleghi dell'Ente Foreste del1a Sardegna perché recuperino un lavoro che, come vedremo, può essere una utile integrazione alla visita al giardino e non solo. Ma andiamo con ordine. I1 progetto del Giardino Botanico Montano Linasia è stato elaborato dal Seruizio Amministrazione di Cagliari dell'lzienda Foreste Demaniali della Regione Sardegna alla fine del 1989 in occasione della promulgazione della Legge regionale 7 giugno 1989 n. 31. "Norme per I'istituzione e la gestione dei parchL delle riserve e dei monumenti naturali, nonché delle aree di particolare interesse naturalistico e ambientale" . In tale norma infatti è stato indivi-
duato il parco de1 Linas-Marganai del quale 1e Foreste demaniali Marganai e Montimannz.z costituiscono alcuni degli elementi più significativi. All'epoca è stato ritenuto utile valorizzare e far conoscere il patrimonio naturalistico della z,ona, e in particolare quello floristico, attraverso la realtzzazione di un giardino botanico che raccogliesse e rappresentasse le associazioni geo floristiche tipiche del massiccio LinasMarganai con lbbiettivo di ricostruire quanto più fedelmente gli ambienti fisici e le associazioni fitosociologiche. Il giardino occupa circa un ettaro della Foresta Demaniale Marganai in agro del comune di Iglesias, in località Case Marganai, a circa 700 m s.l.m. La sua
Veduta di Montimannu
realtzzazione ha compreso una serie di lavori infrastrutturali quali 1'approntamento di sentieri, di piccoli rilievi con
i tipi litologici principali
e un piccolo
corso d'acqua. Tlrttavia il lavoro più delicato e importante è stato i1 reperimento delle specie vegetali, la loro classificazione, riproduzione per via gamica o agamica e acclimatazione. In particolare ,1a raccolta del materiale vegetale è stata effettuata dall'Azienda Foreste Demaniali in collaborazione con l'Istituto di Botanica e l'Orto Botanico dell'Università di Cagliari attraverso unapposita convenzione; mentre la riproduzione e la messa a dimora sono state seguite direttamente dal personale de1l'Azienda e della Foresta
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Demaniale Marganai. 11 giardino Linasia è stato inaugurato 1114 maggto 1994 e tuttbggi è gestito, curato e arricchito di nuove specie
varie fasi fenologiche. Tale strumento è stato individuato nelf ipertesto che, anche se all'inizio degli anni Novan-
Foresta.Il giardino è aperto tutto 1'anno ai visitatori tuttavia, per osservare le fasi della vegetazione del1e varie specie, sono necessarie visite continue ne11e varie stagioni. In questo modo è possibile seguire tutte le fioriture, la fruttificazione, f ingiallimento e la caduta de11e foglie di alcune specie e 1'apparire e 1o
pratico, è stato ritenuto l'unico in grado di rendere possibile un percorso virtuale nel giardino. E stato perciò steso un progetto consistente sostanzialmente nellèlaborazione di un diagramma di flusso e, compatibilmente con g1i altri impegni di gestione delle Foreste detnaniali, si è proceduto a r ealizzar e lbpera. 11 lavoro, fra la raccolta del materiale visivo, f individuazione del software,la rcdazione dei testi e la realizzazione delf ipertesto è durato, in modo owiamente discontinuo, circa tre anni. A
da1 personale del1a
scomparire delle specie annuali. Per or,.viare a ciò nel 1,995 è nata f idea di rea\izzare uno strumento informativo per consentire al visitatore del giardino di vedere in loco le specie nelle
ll ponte nel giardino di Linasia
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tale attività hanno collaborato a vario titolo diverse persone, tutte citate nel lavoro.
Cosè un ipertesto? George P. Landous, uno dei maggiori teorici delf ipertestualità ha definito f ipertesto: "gualsiasiforma di testualità - parole, immagini, suoni - che si presenti in blocchi o lessie o unità di lettura collegati da link. Si tratta, essenzialmente, di una forma di testo che permette al lettore di abbracciare o di percorrere una grande guantità di informazione in modi scelti dal lettore stesso, e, nel contempo, in modi previsti dall'autore. Se si dovesse defnire l'ipertesto con una o duefrasi, si potrebbe dire che I'ipertesto è unaforma di testo cornposta da blocchi di scrittura e immagini collegati da link, che permette una lettura multilineare: non una lettura non lineare 0 non seguenziale, ma una / e t t ura m ul tis e g ue nzia I e". Alcuni autori fanno una distinzione fra ipertesto e ipermedia: "|'ipertesto è un collegamento libero (di tipo associatiao) e interattioo (di tipo partecipati<;o) fra informazioni poste in punti dioersi di uno o più docuruenti. Esso è cornposto da blocchi di testo (Nodi) e da interconnessioni (Link) fra questi bloccbi che si attivano trantite un clic del mousi'. Mentre "l'ipermedia è lbstensione di guesto concetto in quanto qui troviamo integrazione di testo, grafci, animazioni,f.lrnati, mus ica, e cc." . (www.ptaroni. com) In questbttica qualsiasi testo che dia la possibilità al lettore di percorrere liberamente un itinerario virtuale seguendo il proprio ragionamento o la propria curiosità può considerarsi un
ipertesto. È owio però che la guida, che in un certo senso conduce il lettore su percorsi obbligati, è l'autore stesso. Si può aggiungere che un'altra caratteristica delf ipertesto è la sua perenne incompiute zza. Infatti qualunque suo elemento costitutivo può essere modificato, sostituito, integrato o soppresso sia esso testo, immagini, video,animazioni, musica o la sua stessa struttura. Nel caso dellbpera in esame, si è tentato di fornire all'utente uno strumento che consenta di " navigare", dopo aver effettuato la visita nel giardino, alla scoperta sia degli ambienti naturali della montagna sarda, sia della singole specie, sia della gestione de1 giardino, sia dei complessi demaniali dellazonaintorno al massiccio del Linas. Anche solo il ricordo di una gita in montagna nella zona del Linas-
Margani-Montimannu
o in
urialtra
parte della Sardegna la cui flora è stata descritta nelf ipertesto, poteva essere rivissuto approfondendo la conoscenza con molteplici notizie sulla flora, la fauna, lècologia, l'etnobotanica e altro a,rlcofa..
Programma Colombo I-lipertesto è stato realizzato co1 programma Colornbo aer 4.0, wiluppato ddJa softtaare house Euro Sistemi di Cosenza ed è stato " sco,uato" senza l'ausilio di internet. Allèpoca infatti era l'unico strumento a disposizione. Oggi un programma come Colo mbo, :utllizzato da1,7995 a1,1.998, può far soridere in quanto attualmente l'hardware e il software sono così potenti e facili da usare che chiunque potrebbe assemblare
Sughera
Linasia tramite pagSne html strutturate in un sito web, con risultati migliori rispetto a quelli ottenuti allora. Il programma aveva anche dei limiti operativi infatti anche se"girava" sotto f ipertesto
D
O S-
Windo'n)s era necessario eseguire
una serie dr operazioni lunghe e complesse per farlo fitnzionare; inoltre era piuttosto rigido e, fatto non secondario,l'hardware a disposizione non era certo dei più potenti. In sintesi, ogni file era composto da una serie di pagine (con risoluzione piuttosto bassa, 800x600) nelle quali erano contenute le informazioni sugli elementi costitutivi, lèventuale indirrzzo al quale trovarli e lèventuale macro associata allèlemento grafico. Ad esempio un pulsante veniva definito graficamente nella pagina e gli veniva associata una macro. Mentre per una foto o un testo era necessario definirne oltre che la posizione e le dimensioni, anche f indirizzo del1a directory di archivio. Non contenendo elementi complessi, il file rimaneva sempre di dimensioni ridotte e sempre inferiore alle 50 pagi-
ne per ragioni di velocità. 11 risultato era notevole per l'epoca in quanto la complessità delf ipertesto, la
velocità di viwalizzazione, 1a possibilità di scorrere gli elenchi delle specie, di collegarsi alle schede e di zoommare sulle foto non sfiguravano se confrontati con strumenti più complessi e costosi. I-lipertesto funziona ancora su qualsiasi pc; tuttavia risulta obsoleto in quanto oggi si può disporre di strumenti pitr semplici e con molte funzioni in pir).Inoltre non è possibile convertire i fi1es di quel formato (*.cif) in linguaggio html e ciò costituisce il limite più grande del programma che non è piir in commercio da diversi anni. La struttura I-lipertesto Linasia, che non viene aggiornato dal 7998, è stato realizzato esclusivamente con testo e immagini anche perché, in quegli anni, f inserimento di video e musica avrebbe reso la sua fruizione particolarmente lenta. Nell'ultima versione sono presenti circa 770 schede di specie vegetali e 50
di
descrizione di ambienti, foreste e notizie istituzionali per un totale di circa 340 pagine, contenenti 380 immagini e 220 file di testo.I i6les di testo sono in formato txt (text) e le immagini, tutte acquisite tramite scansione di fotografie, sono in formato bmp (bitmap) o_in TIFF (Tag Image File Formarl. E presente un indice generale da1 quale si accede alle varie sezioni. La struttura, che è in sostanza il progetto originale, si evince dalla fig.1. Non si deve confondere però la struttura, che porterebbe ad affrontarela consultazione in modo sequenziale, con f ipertesto che, tramite i nodi (pulsanti, zoom)parole chiave), dà 1a possibilità di passare in modo quasi
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casuale da una sezione a17'altra senza seguire percorsi rigidi e consentendo
perciò una lettura multiseque nziaTe. I-lesempio di una breve visita di un ipotetico utente che tllizza Linasia è rappresentato nella fi1.2.
I E
-
de1le piante, quella relativa alla ma-
nutenzione e que1la di classificazione e cons ervazione del materiale di propagazione. La parte speciale riguarda gli ambienti e le singole specie. Nel giardino, la disposizione delle piante risponde più a un criterio botanico-sistematico piuttosto che a uno ecologico-fitoclimatico. Sono stati infatti caratterizzati
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Contenuti
La parte generale delf ipertesto riguarda il giardino, la sua storia e le attività che vi si svolgono quali quella vivaistica di riproduzione
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soprattutto g1i ambienti cacuminali che sono ricchi di endemismi. Nel1a sta rcalizzazione perciò non è stato seguito un modello fitoclimatico caratterizzato dalla descrtzione di stadi evolutivi quali i clitnax, gli orizzonti della vegetazione e gli stadi dinamici. (Arrigoni: Fitoclimatologia de11a Sardegna 7968)
A
prescindere dall'applicazione di un'impostazione invece che di :u:ialtra, dal punto di vista didattico, il mode11o des crittivo adottato nella r ealizzazione del giardino, ha comportato una difficoltà ulteriore ne1 definire la struttura delf ipertesto. Si è cercato infatti di non ridurre lbpera a uno sterile elenco di specie ma di far sì che diventasse uno strumento utile per avere un quadro, se pur di massima, degli ambienti vegetazionali de1la montagna sarda e non solo di quelli di vetta. Ogni ambiente è stato descritto e introdotto
Viburno
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Acero
con immagini significative. Alf interno di ogni sezione è stato inserito un elenco scorrevole col nome volgare e scientifico de11e specie in ordine alfabetico, da cui è possibile accedere alle singole specie cliccando sul nome. La scheda di ogni specie è composta da testo e immagini. Nelle schede, il testo è scorrevole (1a finestra è di dimensioni variabili in funzione del1o spazio disponibile nella videata), e per tutte le specie sono stati indicati, oltre alf inquadramento tassonomico, notizie su ecologia, fenologia, etc., e, se significative, anche notrzie di etnobotanica. La scheda di ogni specie è stata compilataurtllizzando 1o schema rtthzzato dal Pignatti nel suo Flora d'Italia (7982), mentre ci è ar,rralsi del testo di Camarda e Valsecchi (Alberi e arbusti spontanei della Sardegna, 1985) e altri testi per i nomi sardi.
Le notine
etnobotaniche sono state fornite dall'Università di Cagliari. Le immagini, come si è detto, provengono da fotografie riprese ad hoc durante gli anni di preparanone del lavoro e, per ogni specie, rappresentano f individuo da adulto, le infiorescenze, i frutti e i particolari che potrebbero distinguere quella specie da altre dello stesso genere. Con un metodo piuttosto rudimentale ma molto efficace, sono state riprese immagini di apici vegetativi o rametti con foglie e frutti o con fiori. Inoltre è parso utile, nella stessa immagine, inserire particolari quali la pagina superiore e inferiore de1le foglie o 1o spaccato dei frutti. In diverse schede, per dare risalto a tutto il materiale fotografico acquisito, è stato rtilizzato 1l sistema dello zoom collegando immagini a bassa risoluzione con immagini a tutta pagina ad alta risoluzione. Sono state anche riportate notizie srtlle Foreste Dentaniali di Marganai, Montirnannu, Crocorigas e sul cantiere di Gutturu Pala, costifienti, allora, il "contparto Linas" del Servizio di Cagliari dell Azienda Foreste Demania/i. Per non tediare il navigatore, si è scelto, dopo una breve introduzione, di fornire una sequenza dt immagini delle zone più belle, dei paesaggi, degli scorci e delle particolarità più significative.In prutica, anche se non era un termine usato all'epoca, Linasia è tn vero e proprio sito completo, consultabile owiamente solo a livello locale. Conclusioni Il programma rtllizzato è oggi obsoleto e non è possibile convertire f iper-
t
testo Linasia in un formato attuale e soprattutto condivisibile. Tuttavia per non perdere la gran mole di testi e immagini già raccolti e disponibiTi senza costi aggiuntivi, e per permettere il completamento e lèvoluzione del 1avoro, è possibile sfruttarne la struttura seguendo il progetto che può essere sicuramente migliorato e reso potente e attuale.
Oggi,rthzzando i tanti
strumenti a disposizione, si potrebbe reahzzare:uflbel lavoro in poco tempo. Come si potrebbe anche reahzzarctn cdrom (o tn dad) autoeseguibile da impiegare per esempio come supporto utile alla didattica presso le scuole o da inserire come parte del sito web del|'Ente Foreste, cos\ che il visitatore di Linasia possa continuare il viaggio per i boschi e le vette delle nostre montagne anche a casa.
Siloio Coceo (Cagliart, Scienze Forestali presso
e semplici
1.9
62), laureato in
l'Unioersità di Firenze,
borsista del CNR presso I'Istituto per
il Moni-
toraggio degli eco agro sistemi, tecnico addetto alla direzione dei lavori presso lAzienda Foreste
Demaniali della Regione Sardegna, attualmente Ufi.ciale del Corpo Forestale
e
di VigilanzaAm-
bientale della Regione Sardegna presso l'Ispetto-
rato di lglesias. Ha pubblicato diztersi laoori di carattere tecnico scientifco
fra i
quali Response
to ,uater stress of ltalian Alder seedlings from geographic origins sul Canadian Journal of Forest Research e il oolurne La - CUEC Editrice.
stagione del fuoco
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Un habitat particolare della Sardegna Grazia Secci EE
A
Siliqua esiste una porzione di territorio, ad ovest dell'abitato, oltre la sponda destra del Rio Cixerri, dove da
tempo immemorabile, gli abitanti del luogo hanno impiantato le loro vigne. Qri regnava incontrastata la macchia mediterranea e, ancora oggi, tra le vigne, sono visibili, intatti, piccoli lembi di quella macchia. Si tratta di picco1i ritagli di natura, oasi naturali, dove Ia presenza e f intrusione umana non hanno ancora causato guasti rilevanti. Qresti paradisi di conservazione sono chiamati nel dialetto locale Bagantiazs. Spesso accompagno mio marito in vigna, e mentre lui lavora tra i filari, mi allontano per fare foto a erbe e fiori. Qresti boschetti hanno sempre attirato la mia attenzione. Oggi, se ne scopro uno sul mio percorso, vi penetro silenziosa e quasi in punta di piedi, ma, anni addietro, non riuscivo a fare che pochi passi, e se ero da sola,li evitavo. Mi incuriosivano, ma, più che curiosità, era rispetto, e quasi timore di
MM
ffia##r"ìtàr:us
violarli. Sento presente alloro interno l;;na forza antica e immutata e lontani ricordi di folletti e fate riemergono da1la memoria della mia infanzia, col medesimo sentimento di fascino e paura. Se poi awerto un prolungato fruscio fra i1 folto della vegetazione, un brivido mi percorre la schiena, e trattengo il respiro. Si notano da lontano, macchie scure e impenetrabili, fatte di Lecci (Quercus ilex) e Sughere (Quercus suber), Biancospino (grataegus rlonogyna) e Pero selvatico (pyrus a my gd a I ifo r m i s), L entisco i s ta c i a Ie n Q2 (rÌtarnnus tiscus),A1aterno alaternus) e
Fìlliree (phyllirea latifoglia e angustfolia).IJrsole non vi ha accesso, se non per pochi spazi, spogli di alberi. Awicinandosi, si vedono, intrecciati, quasi intessuti alla base degli alberi e su di essi, Asparago (asparagus acutfoI i u s), Robbia (r u b i a p e r egr in a),Tamar o (t a m u s c o m m un i s),5 als ap ariglia (s nr.y I a x aspera) Caprifoglio (lonycera intp lexa) e Rovi (rubus ulmifolius) awinghiati
Foto Gian Paolo Bruschi - tratta da "Frammenti di terra sarda"
tenacemente ad essi, tanto da fare un tutt'uno. Tra queste architetture naturali, nei punti dove gli alberi sono radi, Lavanda (laaandula stoechas),, Mirto (Myrtus communis),Malvone maggiore (/a,rLatera olbia), Artemrsia (artemisia
Cisto (cistus monspeliensis e saktrtlius), pulvini di Ginestra fu"enista morisii), Pratoline (Bellis perennis), Yalertana (Va leriana dioic a), Agh selvatici (allium triquetruru, alliutn subhirsutum, allium roseum), Lampagioni o Cipollaccio (leopoldia coruosa), Anemoni (aneneone hortensis),Gladioli (gladiolus comntunis), Ranuncoli (raarborescens),
nunculus bulbosus, ranunculus millefoliatus, ranunculus i6caria), Graminacee (Brrza media, lagurus ovatus, e cento
altre) papaveri leguminose e composite (Cre?is vesicaria, Picris echioides, reichardia picroides, Urosperntunt dale-
champii, e molte altre ancora).Qlesta vegetazione, soprattutto in primavera,
ma anche nelle altre stagioni, rallegra con la sua vivace fioritura il verde cupo della macchia. Ora è il Biancospino a dare spettacolo, coi suoi bellissimi fiori che ricoprono interamente 1'a1bero, ora è i1 gia11o oro de11a Genista morisii, ora è il Caprifoglio o l'Artemisia, il Pero selvatico, ma certamente la fioritura più vistosa è que11a bianchissima de1 Mirto. La minima brezza trasporta lbdore di queste essenze, inondando I'aria dei loro profumi. Alcuni alberi ed arbusti sono bel1i da vedere anche dopo la fioritura, il Biancospino coi suoi frutti rossi, il mirto co1 blu dei suoi galbuli, i grappoli rossi del1a Salsapariglia e del Tamaro. Camminando in queste oasi alf inizio della
primavera, si ha la sorpresa di trovare piccoli giardini colmi di orchidee; pare si riuniscano per specie, tanto sono numerose, qui le bellissime Orchidea farafalla (orchis p apilionacea), piĂš avanti le Orchidea cornuta (orchis longicornu), Orchidea lattea., orchidea agrLZZa (orchis lactea); le numerosissime Serapide lingua (serapias lingua), formano veri e propri popolamenti. Si possono incontrare anche piccoli tesori botanici come ophrys morisii, serapias parofiora, ophrys incubacea, opl:rys bombylifora, ophrys tenthredinifera, orchis laxifora. Qreste creature hanno sempre suscitato rispetto, forse perchĂŠ si scorgono in alcune di esse sembianze umane, come appartenessero al "Mondo animale", tanto da chiamarle, "omitteddus" ," abixeddas" ," Brabareddas"
I Bagantinus
.
un tempo erano nume-
rosi, oggi lentamente, uno dopo l'altro,
vanno scomparendo, vengono disboscati, abbattuti alberi secolari, sradicato il sottobosco, grossi aratri mettono a nudo radici e bulbi e al loro posto piantati viti e frutteti. E bello vedere Ia tena coltivata e curata, ma la loro vista non può dare l'emozione che si prova nell'ammirare, una mattina d'aprile in un prato protetto da Mirti e Malvone maggiore, quasi uno scrigno naturale, un mare di Ranuncoli dbro, punteggiato qua e 1à di piccole lingue rosa, o nello scorgere dietro un lentisco, una misteriosa Ophrys morisii, o nell'affondare il naso fra il mirto fiorito!
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lestate 2006 è stata contrassegnata dall'allarme creato dalla presenza,in alcune zone costiere italiane,della Ostreopsis ooata. Si tratta di unalga tossica proveniente dai tropici ma che ha fatto notare la sua comparsa anche nel Mediterraneo fin dalla fine degli anni'80. Qrest'alga predilige temperature dell'acqua al di sopra dei 30" e ama la luce. Le condizioni migliori affinché si sviluppi sono, oltre alla elevata temperatura dell'acqua, I'assenza di correnti marine e la concentrazione di sali di azoto e fosforo, spesso causata dalla presenza di scarichi fognari mal depurati nelle acque marine. Già nel 2005 f,t 1a Liguria a lanciare l'allarme quando si verificarono 200 casi circa di persone ricoverate a causa dell'alga tossica killer. Nell'agosto 2006Iapresenzà dell'alga è stata registrata a Genova, Fregene e in Toscana, generando panico e facendo scattare i divieti drbalneazione. I sintomi causati dall'alga tossica sono: disturbi intestinali, febbri alte,irritazrone alla gola e agli occhi, dermatiti. Gli esperti ribadiscono che il proliferare della Ostreopsis oaata nell'area del Mediterraneo dimostra che 1o stesso Mediterraneo si sta "tropicalizzando", infatti le temperature sono pir) elevate di almeno 1-2 gradi rispetto alle medie stagionali. Le cause, come pir) volte detto in questi anni, sono da ricercarsi nell'effetto serra e nelf inquinamento atmosferico. La comparsa dell'alga tossica in alcune zone costiere italiane ha fatto scattare 1o stop alla balneazione nelle aree interessate. E intervenuto sul1a vicenda anche il Sottosegretario all'Ambiente Bruno Dettori che ha parlato della necessità di vztùre urgentemente un piano strategico nazionaTe sulla depurazione e attivare un monitoraggio nelle aree a rischio per definire le reali cause del fenomeno e adottare le necessarie contromisure, coinvolgendo, se necessario, il Ministero della Salute per le competenze sanitarie. Inoltre, ha sottolineato il Sottosegretario Bruno Dettori in un comunicato stampa del L agosto 2006,è necessario attivare la MCSD (Commissione Mediterranea sullo Sviluppo Sostenibile) per studiare una strategia regionale in collaborazione con gli stati rivieraschi del Mediterraneo, visto che il problema della Ostreopsis ooata non riguarda solo l'Italia ma f intero bacino del Mediterraneo.
Gian Paolo ยงruschi
Frammenti di terra sarda Appunti per un libro sul paesaggio
Gian Paolo Bruschi,quarantenne nuorese si occupa di fotografia da circa quindici anni, durante i1 quale ha maturato diverse esperienze, dapprima in Toscana ne1 periodo universitario, e successivamente
in Sardegna. Ha realtzzato diverse esposizioni personali: Siena 1.993,1998 - Nuoro 1.999,2000. Il volume "Frammenti di terra sarda" ha come filo conduttore 1a sperimentazione della luce e del colore da una prospettiva interiore lontana dagli schemi convenzionali del paesaggio sardo: il tentativo insomma, di leggere la propria terra con occhi che, altrove, hanno imparato a leggere la luce e le forme del paesaggio toscano.
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trascurato in passato, ha suscitato f interesse degli studiosi negli ultimi venti anni, sia a causa delle profonde trasformazioni subite sia per l'importanza che esso riveste per la salute umana, mettendo in luce nuove patologie o patologie una volta rare. Oggiviene pertantovisto e studiato a tutto tondo come bene da proteggere e tutelare, come risorsa economica da tttllizzare e valotizzare e, sempre più spesso, come fonte primaria della salute del pianeta e dell'uomo in particolare. Spesso però le esigenze economiche si contrappongono a quelle di tutela, ostacolandosi a vicenda, mentre invece dovrebbero interagire nelf interesse sia dell'uomo che dell'ambiente. I1 Monte Arci è un esempio concreto e sintetico di tutte queste problematiche. È stato
sfruttato nell'antichità, circa seimila anni prima di Cristo, per la prcsenza dellbssidiana e numerose sono le testimonianze dell'attività dell'uomo nei secoli successivi. Qreste, sparse su tutto il territorio, testimoniano una continua
attività economica prevalentemente agricola e pastorale. A partire da1l'800, sotto il governo piemontese, incomincia uno sfruttamento inarrestabile delle risorse della zona con l'utilizzo di legname e materiali litici per la costruzione del1a Grande Strada Reale e l'ar,ryio dell'attività mi{rerarta su vasta scala. In tempi pir) recenti l'apertura di cave, 1a costituzione di fasce antincendio, sentieri, sterrate, strade di penetrazione agraria, punti ristoro, impianti militari ed eolici, hanno caratterrzzato l'attività. dell'uomo in questo territorio: un intreccio di trlizzi diversi che ha modificato per sempre ambiente e paesaggio. In questo ambiente l'uomo ha lasciato la sua impronta ma non sappiamo ancora quali tracce di rimando l'ambiente lascerà sull'uomo; già in passato proprio le condizioni o -.,.. .
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ambientali di quest'area hanno segnato 1'andamento demografico della zona rntorno al Monte Arci incidendo persino sul1a selezione naturale degli individui con alcune modificazioni genomiche particolari. I1 massiccio r,ulcanico de1 Monte Arci, costituisce il secondo complesso montuoso de1lbristanese, dopo il Montiferru. Attorno a1 complesso, in una superficie di circa 70 kmq, si trovano i comuni di A1es, Marrubiu, Masullas, Morgongiori, Palmas Arborea, Pau, Santa Giusta, Usel1us, Villaurbana. 11 particolare habitat domina, con 1a sua caratteristica conformazione, tl territorio della Sardegna Centrale da11e colline della Marmilla fino alla Giara di Gesturi, con una visuale che spazia in lungo e in largo su Campidano, Monte Arcuentu,le zone umide intorno ad Oristano, il Montiferru, i
monti Ghirghini e la catena montuosa del Gennargentu. Monte Arci ha uialtezza massima di 81,2 metri e sul versante occidentale presenta due torrioni basaltici che formano 1e caratteristiche trebine: tebina Longa e tebina Lada. La zona del monte Arci, ha una lunga storia di frequentazione sin dallèpoca preistorica. Ne11'Ottocento appafteneva in parte a1la provincia di Busachi, con Ales capoluogo di distretto, in parte alla provincia di Isili. Ancor prima apparteneva all'antico dipartimento di Usellus del Giudicato di Arborea per poi essere frazionato in diversi feudi. Al di 1à delle suddivisioni politiche tuttal'area era nota per i1 clima particolarmente insalubre. Infatti grazie alle caratteristiche del terreno, di origine r,,ulcanica, le acque piovane, ma
soprattutto le acque delle numerose sorgenti, si raccoglievano in grandi pozze d'acqua "dove si fermano per lungo tempo dentro gh spazi più bassi che torrenti e ruscelli finiscono di riempire e che formano degli stagni d'estate, quando cessano di scorrere e che dissecano tardivamente" (Giuseppe Giacinto Moris), simili a quelli della Giara noti come paulis nel versante orientale (ad esempio Pauli Zepparu e Pauli Su Qraddu, ne1la piana di Santa Lucia). Sul versante occidentale i numerosi corsi d'acqrJ1 a caràttere torrentizio e di maggiore portata, come il Rio Mogoro e il Rio Isca, andavano ad alimentare vasti stagni e acquitrini per una estensione superiore, prima delle bonifiche, a quella degli stagni intorno
aCaglian. 11 clima risultava molto umido, ventoso e, per dirla con l'Angius, "Non è raro
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si addensino le tempeste (...) e precipiti la grandine tra orribili tuoni e fulmini. I uenti pure sifanno conifrequenza sentire, e qualche oolta con "uelocissirno 1flusso". La montagna, spesso awolta in una densa foschia, era ricoperta da fitta boscaglia, mentre a valle si estendeva la pianura desolata di Sant'Anche
na, ricoperta di canneti, dove, prima della costruzione della Grande Strada Reale, attuale SS 131 Carlo Felice, si annidavano le quadrile, bande criminali che taglieggiavano i viaggiatori e compivano famigerate bardane nel circondario. Periodicamente si verificavano ancora nel XIX secolo epidemie, favorite spesso dalla carestia per scarsità dei raccolti come quella del 7872,rimasta impressa ne11a memoria come srtfarnini de s'annu doxi, o quella di tifo petecchiale delL81.6/1.7, a causa delf inverno particolarmente rigido; episodi epidemici di vaiolo come nel '1.829 di colera e verosimilmente anche d'influenza, confusa con altre malattie. Non si parla difebbri maltesi,che sicuramente erano presenti, visto che nella zona era sviluppato l'allevamento delle capre e il cui latte, oltre che per il formaggio, er a utihzzato in sostituzio ne di quello materno o comunque per l'alimentazione dei bambini; il quadro clinico veniva verosimilmente confuso con altre febbri ricorrenti. In inverno, a causa de1 clima umido, predominavano le malattie dell'apparato respiratorio: bronchiti, polmoniti, pleuriti, artrtte) tisi e scrofola, termini questi ultimi con cui si designava la tubercolosi. o
D'estate erano frequenti le gastroenteriti e il tifo addominale, sia per f inquinamento dell'acqua che per cattiva igiene e conservazione degli alimenti. Nella zon\come in tutta la Sardegna, erano diffuse diverse malattie legate alla malnutrizione e alla scarsa igiene personale: non erano infrequenti le infezioni oculari, attribuite al vento e alla polvere, ma per 1o piir legate, o1tre alla scarsa igiene, a1la tracomatosi, cronicizzazione delf infenone prevalentemente perinatale da Chlamydia tachomatis, che evolveva talora verso la cecità; le dermatiti, la scabbia e le infezioni parassitarie. Nei bambini era frequente l'ascaridiasi, lbssiuriasi, legata alla sporcrzia e all'abitudine di lasciarli andare in giro nudi e scalzi. La mortalità infantile era elevata, compensata solo in parte dalla natalità. Tra le malattie da carenze alimentari ritroviamo con una certa frequenza lo scorbuto (carenza di vitamina C), per la scarsa abitudine a consumare frutta nel periodo invernale ma anche in quello estivo perché ritenuta, a torto, causa di intemperie. Meno frequenti il rachitismo e la pellagra (carenza divitamina PP), anche se di queste malattie abbiamo una descrizione generica che riguarda tutto il territorio isolano (Moris 7826). I-lalimentazione, come in gran parte delf isola, era costituita da frumento, con il quale si confezionava il pane, alimento primario (spesso solo quel1o o accompagnato da erbe selvatiche come cardi e cicoria), la pasta,legumi sia freschi che secchi, in modo parti-
colare le fave, eccezionalmente latte e formaggi, uova. In campagna i caprai
si nutrivano con rl pani callau,latte, caglio, fette di pane; i contadini si nutrivano di pane e formaggio, o semplicemente pane e un po' di vinetto; al rientro, il pasto serale consisteva di minestrone con pasta e legumi, verduolio dbliva o lardo. La carne era scarsa e limitata a quella di maiale e degli animali da cortile, nei casi piir fortunati una volta a settimana o nelle feste. Rare venivano considerate lèpatite, l'epilessia, il tetano traumatico, f idrofobia (la rabbia), nonostante lèlevato numero di cani randagi e il calore estivo, a cui veniva attribuito 10 scatenarsi di molte malattie, compresa la malaria, sotto forma dt, insolazione. Tra gli uomini non era infrequente l'ascite a causa dell' elevato consumo di alcool. La condizione di salute delle donne era pessima: da bambine venivano impiegate per limpiai, cioè togliere le infestanti del grano, chine per ore sui campi; da adulte spettava loro l'approlvigionamento dell'acqua potabile alle sorgenti, non sempre vicine al villaggio, con le brocche, una in testa ed una su un fianco, Iavare i panni nei fiumi con i piedi immersi nell'acqua, estate ed inverno, per cui si ammalavano facilmente di reumatismi. Le numerose gravidanze, l'allattamento prolungato (24/48 mesi), la cattiva nutrizione le facevano inoltre invecchiare precocemente. Un gran numero moriva nel post partum per emorragia o per sepsi, mentre nelle bambine non era infrequente la clorore,
Le condizioni igieniche dei villaggi erano scarse e nel circondario non si discostavano molto da quelle del resto delf isola. Le case erano basse, fatte di mattoni di paglia e fango, ladriri, raramente in pietra, senza finestre o, quando c'erano, piccole e insufficienti numericamente; il pavimento era in terra battuta a fomentu e terra, costituito da un impasto di paglia, fango e sterco di mucca, lavorato dalle donne per giorni e steso sul pavimentol anche f intonaco, prima che entrasse in uso comune la calce, veniva preparato in modo molto simile. Le tegole del tetto poggiàvano sul sottotetto fatto di canne, talvolta cementate con malta, permettendo ilpassaggio del freddo e deIl'umidità durante f inverno e l'uscita del fumo dal focolare, centrale,Ilfoxibe: abitazioni in ctti"igiene e pulizia sono un rnito" (L\sting-Sclavo). Qreste dimore, ma non futte, avevano un cortile che fungeva da stalla e letamaio e dove i bambini razzolavano insieme agli animali. Non vi erano latrine e quelle esistenti erano al di fuori di ogni norma igienica; spesso si trattava semplicemente di un angolo del cortile destinato a tale fiinzione, come è riportato ancora nel rapporto Lusting-Sclavo del 1.91.7, senza opera in muratura,talora in frasche. Del tutto sconosciuta f igiene personale, o era comunque molto superficiale, per cui la pediculosi era diffusa a tutte le età. G1i indumenti venivano cambiati una volta alla settimana e tta i pastori anche da uno a tre mesi. Solo pochi usavano piatti e posate; i mobili si.
i letti erano un mentre i bambini lusso degli sposati, dormivano nelle stuoie sul pavimento, ammucchiati spesso in una unica stanza, ch'era la stessa che fungeva da erano ben misera cosa:
cucina.
Abitazioni malsane, acqua spesso inquinata, nutrizione scarsa, saranno una costante per tutto l',Ottocento in tutti i villaggi della zona e in gran parte della Sardegna. Lavita dei oilliri, sostenuta da urieconomia basata su un tipo di agricoltura povera, qualche vigna e gli orti estivi, e di pastorizia legata agli ovini e caprini, era misera e stentata, ed alcune abitudini, la mancanza di latrine e il rifornimento dell'acqua alle sorgenti, aggravava la situazione sanitaria.
Ad Ales la popolzzione si riforniva d'acqua alla sorgente di Planu Espis; a Pau in quella di Pabodi, ma le condizioni della sorgente erano pessime e l'acqua facilmente inquinabile
(Angius). A Santa Giusta quasi in ogni casa c'era il pozzo ma l'acqua salmastra non era potabile e rispetto agli altri paesi de1 circondario la situazione igienica era resa ancor più precaria dal fatto che parecchie case erano addossate al cimitero di cui respiravano l'arra ammorbata dalla decomposizione dei cadaveri;le donne inoltre si servivano di un pubblico lavatoio dove l'acqua stagnava raccogliendo tutto "il sudicio del paese" (Angius ). In questo villaggio non erano infrequenti casi di Morbo di Hansen, una volta conosciuto con il termine più p
di lebbra o malattia di SanLazzaro. I1 villaggio di Marrubiu si serviva di sorgenti come Fontana trìgus e Qresori, entrambe inquinate e pericolose, ma 1e pir) vicine all'abitato. Era comunque la malarra che, ogni estate e sino alf inizio dell'autunno, mieteva vittime tra la popolazione, compresi i bambini. Tì.rtta la zona era circondata da acquitrini che si estendevano sino alle porte di Oristano e dai quali si levavano i miasmi, ritenuti causa della drammatico
malattia. Dalla montagna scendeva infatti il rio Mogoro, il maggior corso d'acqua della zona, alimentato anche dal torrente Isca, che attraversava la zonaintorno ad Ales, dove spesso trasformava le campagne in un fangoso pantano. Dalla presenza di questi fiumi, delle numerose sorgenti e torrenti, dalle caratteristiche geologiche del terreno dipendeva non solo la situazione igienico sanitaria della zona ma anche que1la sociale, poiché da essi derivava la grave incidenza de1la malaria o, come veniva allora chiamata, Sarda Intemperie, che rendeva i corpi deboli e poco adatti ad una attività lavorativa continuativa e proficua dal punto di vista economico. Dagli acquitrini, dove con il calore estivo marcivano sostanze vegetali e animali, si levavano infatti, secondo le credenze del tempo, i miasmi, sottoforma di gas o di gocce piccolissime di rugiada che colpivano le persone di ogni età e sesso facendole ammalare. I-landamento della malattia non era
però costante: vi erano delle variabili stagionali, legati alf intensità delle piogge e alf intervento dell'uomo. Gli effetti della malaria diminuirono alfinizio dell'Ottocento per il prosciugamento dello stagno alle porte di Oristano operato dall'architetto Maina a fine Settecento, e " dooe oggi biondeggiano le spighe"(Vittorio Boyl, 1818), mentre riprese vigore nel7826 e 1.827 per l'abbondanza delle piogge primaverili. Nel 1827, nel mese di giugno, la zona venne investita da un "uragano" proveniente dal Monte Arci, durante il quale la pioggia cadde incessantemente per ben 11 ore con tuoni e fulmini, spazzando via gran parte dei villaggi di Uras e Sardara. Vi furono parecchi morti e La Marmora ne diede una descrizione efficace nel suo ltinerario nell'isola di Sardegna, raccontando di case di fango che si scioglievanorcome " zucchero neIl'acgua" al passaggio del Rio Mogoro in piena.
In quell'anno il numero degli ammalati fu assai elevato, come risulta dai rendiconti degli ingegneri impegnati nel cantiere della Strada Centrale. Nel 1830 si ebbe un incremento della malattia a causa del ristagno dell'acqua dovuto alla massicciata de1la strada, che ne impediva un regolare deflusso verso il mare. Un ulteriore incremento si ebbe con 1o scavo dei fossi per delimitare le proprietà private a seguito della legge delle chiudende; negli anni successivi all'Unità d'Italia in seguito alla costruzione della strada ferrata nel tratto s
Uras-Marrubiu-Oristano. Qralunque fosse l'andamento annuale della malattia,per il popolo l'estate era il tempo de is Calenturas. La malaria aveva un esordio improwiso con febbre a\ta, intermittente, che si ripeteva con metodica periodicità ad ogni inizio estate. Le febbri erano in genere accompagnate da disturbi gastrointestinali, spesso mortali, e fra gli individui di una certa età era frequente l'anemia e la epatosplenomegalia segno di infezione pregressa. Stando a1le indicazione dei medici, la malattiz non doveva essere confusa con il colpo di sole che "cagiona una subitanea apoplessia o una
febbre infammatoria o un gran mal di testa o un'inlfrannmazione alla testa, per li quali mali bisogna subito caoar sangue". La intemperie causava una "febbre per lo più degenerante in putrida, o più comunen-tente in una lungafebbre terzana, che non si suo/ guarire per aari mesi, e spesso coll'uso della china non si può ferrnarld' (Francesco Austria Este 1812). La periodicità era dol,uta al fatto che Ia presenza dei numerosi acquitrini, quando 1a temperatura si aggirava intorno ai 22 C", favoriva 1o sviluppo della Anopheles Claviger, detta anche Maculipennis per la presenza di quattro macchie nere sulle alirzanzara vettore dei vari tipi di Plasmodio re-
sponsabili delle febbri intermittenti e perniciose. Poiché ancora non era nota la causa della malattia, che sarà scoperta solo con Alphonse Laveran, medico militare francese, nel 1870, le teorie ayanzate era diverse e talora persino fantasiose.
Era convinzione comune che fossero i miasmi che si sollevavano dalle paludi o l'umidità de1le notti estive a causarla; secondo altri erano sostanze chimiche come il mercurio, che si liberavano dai terreni arati di nuovo o dopo il riposo biennale, prassi comune in Sardegna; ma per quanto illustri chimici del tempo cercassero e nel terreno e nell'aria, secondo i principi della chimica del francese Lavoisier, non si erano trovate sostanze diverse da quelle normalmente presenti in zone non malariche. Si diceva che il 13 di giugno, per altri r124, grorno di San Giovanni, essa arrivasse da1le paludi con una scadenza fissa, ed era temuta dai pochi stranieri che osavano a\,'venturarsi nelf isola durante il periodo estivo. Già a fine Settecento era chiaro ad acuti osservatori come Francesco Gemelli, autore per il Governo piemontese della relazione " Riforin-rento della Sardegna, proposto nel migliorarnento sua agricoltura" (1,776),che
aveva variazioni annuali
di
la malattta
in
rapporto alla piovosità primaverile e che non era possibile stabilire una data esatta per il suo inizio, né per la sua fine. Sicuramente molta importanza veniva attribuita alle caratteristiche geologiche dei luoghi che facilitavano il ristagno delle acque che "soaporando con grande urnido s0n0 causa di perniciosi
ef,uti'.
Da queste paludi, per spiegare la presenza della malattia nelle zone interne, si riteneva che i miasmi potessero espandersi per un raggio di 20 km a {r
seconda del vento cui veniva attribui-
ta la colpa di trasportare le goccioline infette, mo lecole miasmatiche, passando sopra le paludi intemperiose (G. Giacinto Sachero,7832). Era chiaro che una bonifica degli stagni e degli acquitrini avrebbe apportato miglioramento dell'aria e della salute dei villici ma ancora nel 1833 con le " Proposte di prosciugamento di paludi e inaloeanlento dei ruscelli", pervenute alla Giunta Superiore di Sanità si sottolineava l'importanza di tali provvedimenti. Di fatto lazona del Monte Arci, come ttfital'arca intorno ad Oristano, godeva {ama di"zona altamente inten'tperiosa" , znche se alla malattia era interessata gran parte della Sardegna a causa della presenza di numerosi acquitrini nelle zone interne (come nell'altopiano di Urzulei, denominato per la sua estensione 7l rnare di Urzulei,o ne11'a1tipiano di Campeda e Paulilatino). Per questo motivo chi poteva permetterselo economicamente, cioè pochi, lasciava lazonadurante i mesi ritenuti pericolosi sino all'arrivo delle piogge autunnali che, secondola credenza generale portavano via le polveri infette, facendo cessare lèpidemia. 11 vescovo di A1es, ad esempio, soleva dimorare a Villacidro o nella vicina Morgongiori, ritenuta pir) salubre, mentre i villici dovevano accudire ai raccolti e agli orti dai quali traevano il loro sostentamento, e i pastori trasferivano il bestiame in pianura dove c'era pascolo estivo, ma notoriamente malsani. Costoro erano costretti a con-
vivere con la malattra che, con il suo andamento cronico, condizionava il loro aspetto fisico, pallido ed emaciato a causa dell'anemia e della sofferenza epatica; riduceva la capacità lavorativa tanto da essere definiti, a torto, indolenti e pigri dai piemontesi, sin dal loro insediamento nel 7720 (Yiceft Pallavicino di Saint Remy). La loro misera condizione economica non gli consentiva di usufruire delle terapie mediche allora conosciute poiché, sino allèditto di Carlo Felice del 8 febbraio 7828, con il quale venivano istituite le regie condotte, i medici erano assai rari, risiedevano in città, prevalentemente Cagliari e Sassari, e comunque quando c'erano "Non sanno far altro che salassare" (Angius). Anche questa pratica, che veniva fatta con f intento di "estrarre il male dal corpo", era costosa, circa venti giornate di lavoro nei campi, e dunque non certo alla pofiata di tutti; per cui i villici morivano "per estrema miseria, per insuperabile resistenza ad ogni farmaco... perché malamente trattatT" (P. 4. Leo,1801). Elevato era infatti il costo della corteccia di china o cortice peruviano, l'unico vero farmaco allora disponibile, e i suoi derivati ricavati dalla corteccia de1la Qinquina Calysaia, nonostante nel 7826, dopo un'inchiesta dei Carabinieri reali, il Protomedico avesse stabilito 1l prezzo di 3 soldi al grano contro i 5 pretesi dagli speziali. Non tutti i medici erano peraltro convinti delle sue capacità terapeutiche, ritenendo che fosse controproducente
bloccare la febbre e con essa lèliminazione degli umori guasti,per cui spesso
veniva somministrata tardi e ma1e. Alla china venivano associate altre sostanze verosimilmente secondo il quadro clinico: chinachina, acqua di melissa, cinnamomo e laudano; oppure: china-china, serpentina (Rauwolfia serpentina, probabilmente per i suoi effetti sedativi), virginiana e spirito o vino semplice, come risulta da prescrizioni fatte ai soldati della Compagnia Cacciatori Esteri nel 1802. Qralunque fosse la prescrizione la china-china risultava sgradevole e doveva essere somministrata con altri liquidi. In taluni casi particolarmente gravi veniva applicata anche per via cutanea. Ma "Dalle febbri di Intemperie si rnuore o sono lunghe tre, guattro rnesi' (Frtncesco Austria Este, 1-812 ) Nei villaggi venivano prese tutte le precauzioni predisposte da1le autorità sanitarie come quelle suggerite dal Protomedicato il 1 agosto del 1766:"Correggere guanto più si potrà I'infezione dell'aria con roghi accesi di cataste di legna più che si può resinose cioè di lauro, pino, ginepro e sitnili e guesti massimi nel oenir della notte quando sogliono i oapori alzati dal sole scendere al suolo; ricoprire di sabbia tutti i luoghi possibili in città fettenti e paludosi in maniera che cessi ilfetido ali' to cheferisce le narici" e dar libero corso all'acqua in modo da non ristagnare. Venivano date delle indicazioni comportamentali come coprirsi adegtatamente, taloru con copricapo imbevuti di aceto, chiudere 1e finestre la sera, evitare di soggiornare in campagna
M
nel1e ore
più calde o nelle ore umi-
de della notte quando dalle paludi si rnnalzavano i pericolosi miasmi, bere acqua addizionata di vino o limone, non mangiare molto, purgarsi prima di mettersi in viaggio. Qrando venivano colpiti dalla malattia, molti villici si accontentlvano dellbpera dei flebotomi o dei cerusici, quando c'erano, più spesso delle guaritrici locali. Facevano ricorso agli amuleti, come il piccolo scapolare contenente arsenico che usavano portare sotto l'ascella; si curavano con le erbe medicinali presenti nel territorio come la Centaurium erythraea, erba brundaiana o brundaiò, la Blackstonia grandiflora o la Blackstonia perfoliata, centauro giallo, che hanno potere febbrifugo, con derivati dalla Smilax Aspera, come depurante del sangue, o petali di Papaver Rhoeas, senza alcuna conoscenza farmacologia specifica ma semplicemente perché così veniva fatto da sempre; con i decotti di malva o cardo o genziana (proveniva dalla Montagne del Gennargentu), che invece avrebbero dovuto favorire i deflussi, cioè il vomito e la diarrea, con i quali si sarebbe dovuto allontanare il male, ma che in realtà risultavano deleteri, talvolta mortali, nellbrganismo già debilitato. Ogni malattra aveva la sua erba: nelI'artrite si usava inalare vapori di terebinto (Pistacia Terebinthus), le pleuriti con i vapori di Santolina Corsa, con Stachis Glutinosa o Teucrium Marum. I più rtilizzavano, specie per la malaria,le acque delle sorgenti di 0
cui il Monte Arci era ricco e che erano note per le loro proprietà terapeutiche, definite da taiuno addirittura simili al cortice peruviano. Sicuramente questo potere curativo ascritto alle sorgenti derivava da1la medicina magica e religiosa che si perde nella notte dei tempi e che è testimoniata dai numerosi templi a pozzo sparsi in tutto il territorio isolano. In una terra che da sempre ha sofferto per la siccità, l'acqua veniva considerata un dono divino, soprannaturale, e come tale non poteva che essere considerata curativa presso una popolazione povera, che non poteva contare sui medici o sui farmaci. Famose erano le sorgenti di Planu Espis e di Marzàna ad Ales; Funtana Bella, che serviva anche ad irrigare gli orti, Funtana Majore, Funtana Costa e Funtana Cannedu a Morgongiori, quella di Pabodi a Pau. Possiamo dire che ogni villaggio del circondario avesse la sua fontana prodigiosa; in pratica però, ad 1à del supposto potere curativo,la loro acqua andava ad alimentare gli stagni di Pauli Figus, grande quasi quanto gli stagni di Cagliari, di Sassu e il Campo di Sant'Anna. A Marrubiu le acque che scendevano da1la montagna davano origine al cosiddetto torrente Usellese; questo durante f inverno contribuiva al mantenimento di un elevato tasso di umidità delI'aria e ad alimentare 1o stagno di Sassu, dal quale, dalla tarda primavera sino all'inizio dell'autunno, si levava spesso una fitta nebbia e durante l'estate i pestilenziali miasnti.
In territorio di Uras le acque provenienti dal Monte Arci ed in parte dalla Giara davano invece origine ai due torrenti che scorrevano intorno all'abitato, costituendo l'habitat ideale per l'Anopheles.
Dal punto di vista sanitario le cose cominciarono ad andar meglio con la promulgazione della legge n. 505 del23 dicembre 1900 concernente la "Wndita e distribuzione del Chinino" (legge Celli), e la legge n.209 del 19 maggio 7904, che rendeva grattita ai poveri la somministrazione del chinino da parte dei comuni e delle opere pie (c. d.legge del chinino di stato) su tutto il territorio naironale. Già da metà Ottocento erano state awiate bonifiche negli stagni di Paulilatino e poi di Sanluri, ma è solo con l'ar,vio di bonifiche su tutto il territo-
isolano, il prosciugamento dello stagno di Sassu, la bonifica degli stagni di Santa Giusta, Pauli trìgus e del campo di Sant'Anna, l'eliminazione del vettore e f individuairone e cura dei portatori cronici che la campagna diede risultati definitivi. Tàli bonifiche vennero portate a termine con il Progetto Sardegna della fondazione Rockfeller e de11'UNNRA (United Nation Relr.fe and Rehabilitation Administration) del 7946, realizzato dalIERLAS (Ente Regionale per la lotta antianofelica in Sardegna) a partire dal 1947 con l':utilizzo su vasta scala del DDT (Di cloro difenil tricloetano) e l'eliminazione chimica del vettore. Qresto dopo che aglitniù del'900 Lusting e Sclavo avevano tentato una
rio
lotta che oggi definiremmo biologica, utilizzando la Gambusia (un piccolo pesce ghiotto di larve di zanzara) e che Claudio Fermi negli anni Trenta aveva redatto le carte sulle condizioni igieniche della Sardegna individuando Ie zone più interessate da1la malattia. Del periodo malarico, durato secoli, rimangono tracce nella demografia della Sardegna, basso rapporto abitantil kmq, e nel DNA della popolazione. La elevata incidenza della G6pd carenzarconosciuta ai più come favismo, trasmessa per via diaginica dal cromosoma X e del trait talassemico, sono infatti strettamente legati al fatto che i portatori di tali alteranoni alf interno dei globuli rossi erano più resistenti all'infezione malarica e come tali vennero naturalmente selezionati. Qresta loro peculiarità li caratterizzava agli occhi degli stranieri del XVIII e XIX secolo, non conoscendone le reali cause, come"resistenti alla malattia" per essere nati in luoghi intemperiosi ed essersi assuefati alla malattia. Soltanto nel )O( secolo saranno ben note e documentate tali alterazioni; così controverso sarà il giudizio sulla bonifica delle aree umide e sull'uso massiccio del DDT
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La cmr**lete d§ V§§ §m §a rnt' Antmm§m Pietro Angelo Serra
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il#[{r#??tft {5 5q###il:; Pochi sono a conoscenza del grande genio che è stato 1o studioso di origine ebraica Immanuel Velikovslly, nato nel 7895 a Vitebsh, città della Russia occidentale, autore di Eu:orlds in Collision (Mondi in Collisione) edito ne1 L950 da McMillan, che poi abbandonò la pubblicazione perché pressato e minacciato dagli scienziati de1 periodo, contrari alle teorie di Velikovsky il quale subì lbstracismo de1le università americane. Nel 1951 il libro fu ristampato dalla Doubleday. Ma chi era Immanuel Velikovsky? Dalla natia Vitebsh si trasferì con la famiglia a Mosca dove il padre, per questioni di affari, aveva deciso di porre la propria residenza. 11 giovane Immanuel frequentò studi classici, facendosi notare tuttavia per la particolare propensione verso la matematica. Imparò diverse lingue e cominciò a viaggiare in Europa e in Palestina. Qi il padre, uomo d'affarr di successo, tra i maggiori componenti per abnegazione e generosità del movimento sionista, fondò un kibbutz. Ne1 1921 Velikovs§ si laureò in medicina presso l'università di Mosca; .t f ..*ii.e .,--ÌÈr'rr-.:.fJ r .. :' Ì' '
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in seguito al clima instaurato dalla rivoluzione comunista, dopo un breve soggiorno a Montpellier, abbandonata la Russia si trasferì a Berlino dove sposò Elisheva Kramer, grande violinista e pianista, dalla quale ebbe due figlie (Ruth, psicoanalista a Princeton, Shulamit che attualmente vive in un kibbutz presso Haifa). Durante i1 primo periodo berlinese Velikovsky diresse il giornale Cripta Unioersitatis, mentre il reparto di fisica e matematica era affidato ad A1bert Einstein. Tiasferitosi in Palestina - dove visse per undici anni - nel'30 dir,ulgò un documento ove sosteneva, primo fra tutti gli scienziati, che l'epilessia fosse caratterizzata da ence-
falogrammi patologici. Nel 1.940 Yelikovsky maturò I'idea che il periodo dell'Esodo del popolo Ebraico fosse stato caratterizzato da una immensa catastrofe naturale, imputabile a una cometa extraterrestre. Lo studioso intendeva reinterpretare, alla luce di questa sua sconvolgente teoria, la storia umana recente. Tutto era cominciato grazre alla lettura del testo freudiano Mosè e il Monoteismo, dopo la quale iniziò a sospettare che Akhenaton, l'imperatore eretico, si potesse identificare con la figura del mitico Edipo. La sua convinzione fu rafforzata dall'analisi del papiro lputner, dove trovò elementi atti a corroborare la sua tesi. Fu così che decise di abbandonare 1o studio della psich iatria. T[asferitosi in America, a Princeton, consacrò ogni fibra del suo essere alla stesura de1 li-
bro Mondi in Collisione, al quale lavorò per dieci lunghi anni, dedicandosi allo studio approfondito della Bibbia ed eseguendo minuziose ricerche nelle biblioteche universitarie di New York e Princeton.Iiidea di fondo de11a teoria di Velikovsky prendeva dunque spunto dal periodo dell'Esodo ebraico dove Giosuè parlò al Signore. I1 passo è particolarmente interessante poiché parrebbe da una attenta lettura che in quel momento f immobilità del sole e della luna sia stato locale e visibile in Palestina fra le valli di Ajalon e Gabaon. Ma il carattere cosmico del prodigio è ancora meglio descritto in una preghiera attribuita a Giosuè: Il Sole e la Luna sono stati imm.obili nel cielo, e tu sei stato ferrno nella Tua collera contro i nostri oppressori... Tutti i Principi della Terra si levarono, i re delle nazioni si sono unitifra loro... Tu hai appuntato la Tua furia su di essi... Tu li hai terrifcati con la Tua ira-.- La Terra si scosse tremò per il fragore dei Tuoi tuoni. Tu li hai perseguiti col Tuo Uragano, li ltai consuntati nel turbine... le loro carcasse erano come briciole
(Gio-
sù,X,75-27).
Un torrente di
grosse pietre provenienti dal cielo, un terremoto, un turbine, urÌalterazione de1 movimento della terra, Questi quattro fenomeni sono collegati fra 1oro. Secondo f interpretazione dello studioso una grande cometa era probabilmente passata vicinissima al nostro pianeta alterandone il movimentolun parte delle pietre disperse sulla testa e la coda della cometa avrebbe percosso con violenza
la superficie della nostra terra provocando rovina e distruzioni. Siamo autorizzati,in base al Libro di Giosuè, a ritenere che, in un certo momento, del secondo millennio avanti Cristo, una cometa abbia interrotto la regolare rotazione della terral Una simile affermazrone implicherebbe conseguenze tali che la supposizione non può essere fatta a cuor leggero. Qresto sconvolgimento, che interessò anche il sistema di Venere e di Marte, provocò cataclismi inimmaginabili: terremoti, maremoti che sconvolsero tutto il pianeta, inversione della polarità terrestre, inondazioni di enorme vastità. I vulcani vomitarono fuoco, i ghiacci ai poli si sciolsero, creando negli uomini terrore e meraviglia. Tie diluvi - e non uno - si abbatterono sul genere umano portandolo quasi sullbrlo dellèstinzione. Poi tutto finì. Llallontanarsi della cometa portò alla fine delle distruzioni. Un eco di quanto successe è rintracciabile nellèpopea di Gilgamesh dove troviamo: Il mortale silenzio di Adad aoanza nel cielo, in tenebre trarnuta ogni cosa splendente... Il Paese conte (un Vaso) egli ha spezzato. Per un giorno intero la ten'tpesta infuriò, il vento del sud si afiettò per immergere le montagne nell'acqua: corne una battaglia, la distruzione si abbatte... sugli uomini. A Causa del buio il fratello non vede più il suo fratello Dal cielo gli uomini non sono più ztisi-
bili... I drammatici eventi furono in varia forma registrati nei testi dell'antichità, rielaborati e trasformati in miti. Ri§
maneva però un fondo comune, come una sorta di terrificante paura atavica che gli uomini si portarono dietro - e si portano tuttbra - per un alrrenimento che aveva sconvolto le loro esistenze portandoli quasi allèstinzione. Echi di quanto accadde sono dunque rintracciabili nel libro di Giosuè, negli Annali di Cuauthtitlan, nei testi cinesi delf imperatore Yao. I documenti tibetani descrivono una terrificante cometa che causò gravi sconvolgimenti, così come nel Papiro Ipuwer è detto pure che il mondo si voltò come fa Ia ruota di un vasaio (e la terra si capovolse). I1 papiro dell'Ermitage (Leningrado) fa riferimento alla catastrofe che mise il paese sottosopra. Tèstimonianze di questo evento senza, precedenti sono presenti nella mitologia degli indiani d'America, egiziana, gteca, maya) tolteca, incaica. Naturalmente nel suo testo Velikovsky sviscerò l'argomento in modo esaustivo, fornendo una massa di dati e delucidazioni che qui, per motivi di spazio, non possiamo riportare.
Nonostante le critiche e gli ostacoli creati dal mondo scientifico il libro ebbe un enorme successo. 11 New YorkTimes 1o definì rn terremoto letterario.Il testo fu tradotto in settanta lingue e fu venduto in tutto il mondo anglosassone. Fuori dal circuito anglofobo invece Mondi in collisione ebbe un'accoglienza tiepida (o passò del tutto inosservato). Attualmente la versione italiana del testo è pubblicata dalla casa editrice Mondo lgnoto.
Albert Einstein soleva tenere il testo sul proprio comodino e 1o lesse più volte, arrivando ad affermare che: ogni scienziato che si rispetti doorebbe leggere Mondi in Collisione. Velikovs§ e il grande scienziato rimasero in contatto epistolare per lungo tempo. Lo studioso italiano Federico di Tioc-
chio, redattore presso l'Istituto dell'Enciclopedia Italiana, insegnante di Storia della Scienza all'rniversità di Lecce, collaboratore con il settimanale I-lEspresso, autore di vari testi divulgativi (Le bugie della scienza. Perché e come gli scienziati imbrogliano; Il genio incompreso. Uonnini e idee che la scienza non ha capito, solo per citarne alcuni), ha ripercorso recentemente la vita e lbpera di Velikovs§, facendolo conoscere al grande pubblico italiano. I-laffascinante epopea della cometa ha una sua pefiine{ru^ anche con la Sardegna. Presso Villa S. Antonio, infatti, in località Tuttiricchiu, è stata riportata alla luce una comunità nuragica che avrebbe assistito al grande e sconvolgente evento. Nel firmamento stellare i nostri progenitori notarono qualcosa di straordinario e nuovo. Qralcosa di spaventoso e al tempo stesso meraviglioso. Impressionatt da quanto visto lasciarono testimonianza dellèvento in una incisione rupestre sul lato est de1 canalone, dirimpetto a un ruscello chiamato Sa Gora de Badu Jana, poco distante da Su Canabi Scuriosu. I1 graffito rappresenta, al fianco della cometa, i pianeti del sistema solare. Tre sono collocati in diagonale, vicino 0
al collo della cometa; ùtri due si trovano in prossimità del1a coda; il Sole e Mercurio sono più distanziati dalla testa de1la cometa (nella rappresentazione grafrca sono distanti circa tre metri). 11 disegno rafrgrra una cometa lunga circa 1,61" metri. La testa è di cm. 24x23, il collo di cm. 18x10x1,2, la coda è lunga 1,15 metri e larga cm. 23x25x25 . Secondo noi potrebb e trattarsi della stessa cometa di cui parla Velikovs§ nel suo libro. I progenitori nuragici (o zakkara,pursta, scardana, o ancor meglio Shardana, cioè popoli del mare) furono testimoni di un evento senza precedenti, che lasciò un'impronta indelebile nella loro memoria. Qresti popoli della Sardegna antica sono ricordati nelle iscrizioni egizie di Ramses III, allorché abbandonate le proprie terre, si diffusero nel Mediterraneo come locuste portando lutti e distruzioni. Forse la loro migrazione fu dor,uta all'abbandono della terra patria, sconvolta dal cataclisma naturale? Si potrebbe, come alcune teorie affermano ultimamente, identificare la Sardegna con Atlantide, cioè con una mitica isola dove la cultura e la civiltà erano assurti a livelli di notevole grandezza?
È
possibile. Le conse gtrenze nefaste provocate dall'astro celeste si ripercossero sulla terra per intere generazioni (pare avesse un ciclo di cinquant'anni, come l'anno giubilare ebraico), facendo scomparire intere civiltà. T[a queste quella dei nuraghi.
Un testo sacro dei Mayariporta che: il
precisamente presso una collina in co-
niare r)enne solleoato...
mune di Nureci. Nel papiro Ipuwer lèlemento distruttore è descritto in maniera molto incisa: porte, colonne e pareti eranl cznsumate dalfuoco. I1 cielo era sconvolto. I1 documento riferisce inoltre che il fuoco sterminò quasi tutto il genere umano.
una grarude
"if" distruzione... inondazione... la gente ,uenne sornmersa
in una sostanza den-
sa che piove,ua dal cielo... lafaccia della
terra divenne scura e la pioggia oischiosa, durò giorni e notti... E quindi vifu un grandefragore difuoco sopra le loro teste. Ti.rtta la popolazione locale perì. I1 manoscritto di Qrichè perpetuò la storia del disastro in cui la popolazione del Messico, morì inrn acqtazzone di bitume infuocato: scese dal cielo pioggia e bitume e di una sostanza densa... la Terra era oscurata e pioooe giorno e notte. E gli uorninifuggirono corne sefossero in preda alla pazzia. Tentarono di salire sui tetti, le case precipitarono... I-lera che ebbe termine con la pioggia
di fuoco venne chiamata Quiauh-tonatiuh,che significa il
sole della
pioggia
difuoco.
All'altro capo del
g1obo,
in
Siberia, i
Vogul hanno perpetuato per millenni
il ricordo di tale evento: Dio inniò
un
terra... IJn termine questa descrizione colpisce
rnare difuoco sulla
usato in particolarmente. E quello che descrive come l'acqua di fuoco fosse l'elemento più terribile di
tutti. Anche nelle Indie orientali gli aborigeni riferiscono che nel passato piooae dal cielo... acqua di fuoco, czlsando la morte di quasi tutti g1i uomini. Nel libro dell'Esodo lbttava piaga, barad, era costituita, da meteoriti piombate sulla terra (anche di piccole dimensioni). Anche in Sardegna si trovano riscontri geologici di questo awenimento,
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n isol La s rolln $,;,J:pi
percorrendo la SS 125 in direzio-
I ne di Orosei, dopo aver lasciato Dorgali, e proseguendo per 3 km, è possibile raggiungere uno dei più bei anfratti delf isola e de1 Mediterraneo: la Voragine o Grotta di Ispinigoli.Individuata una strada sterrata sulla destra si procede per 2 km, si svolta ancora a destra, giungendo così ai piedi del Monte S'Ospile, e alf imbocco della grotta. Già ad un primo sguardo ci si accorge di avere di fronte un monumento naturale di eccezionale belTezza e complessità. A sinistra delf ingresso si trova il belvedere da cui è possibile ammirare la voragine. Ispinigoli in realtà è solo uno dei due accessi di una delle più grandi cavità naturali d'Italia,la Grotta di San Giovanni su t{nzu. La località è importante non solo dal punto di vista naturalistico, ma anche per i ritrovamenti archeologici effettuati al suo interno nella seconda metà del )O( secolo. Spettacolare l'alta colonna I
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i
che dal pavimento si unisce alla volta in altezza per 38 metri (la più alta del mondo si eleva per 40 metri e si trova in Messico). Vi si accede scendendo parecchie centinaia di scalini (esattamente 280), che coprono un dislivello di circa 60 metri. Altro scenario suggestivo è offerto dal cosiddetto Abisso delle Vergini, un corridoio angusto che mette in comunic azione tra loro varie sezioni della grotta e il cui sviluppo si dipana per parecchi km. La z,ona, corr,e detto, ha restituito cospicui reperti archeologici. Braccialetti di bronzo e argento, frammenti di ceramica (nuragiche ma anche alto medioevali), vaghi di collana in pasta vitrea, campanelli in bronzo, anelli e resti di ossa umane. Sicuramente la voragine era ,ttTlizzata a scopo religioso, anche se è completamente da scartare f ipotesi di ventilati sacrifici umani compiuti al suo interno, così come vorrebbe certa tradiuone storica. de1la caverna sviluppandosi
:li:1.
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Hotel Ristorante lspinigoli UHotel Ristorante lspinigoli, di Pietro Mula, si trova tra Orosei e Dorgali, lungo l'Orientale Sarda (SS 125),la stessa da cui si raggiunge la grotta omonima,il cui nometradotto suona "spina nella gola'i nome perfetto per descrivere la ben nota stalattite-stalagmite che sta al
centro della grotta. Immerso in un paesaggio di rara bellezza, l'hotel è l'ideale per chi voglia godersi una vacanza in relax e con tutti i comforts. Le camere, 24 con 54 posti letto, sono fornite di TV telefono,
frigo bar, riscaldamento e ser-
vizi. Le ampie sale da pranzo possono ospitare anche convegni e cerimonie fino ad un massimo di mille persone. Presenti nella struttura anche una sala TV satellitare, il bar, una discoteca. La cucina rispecchia la cultura culinaria sarda, a base di arrosti di carne, in cui troneggia il porcetto alla brace, piatti locali tipici e piatti a base di pesce fresco quali pesci di scoglio, aragoste, polpi,fritture e grigliate, mitili.A chiudere i pasti gli squisiti dolci Iocali,tra i quali le ben note sebadas. L'Hotel lspinigoli dispone inoltre di una fornita cantina che permette di gustare vini nazionali ed internazionali. Per i bambini è stato allestito un parco giochi in cui possono divertirsi mentre i genitori si
godono il giusto relax. Volendo si possono organizzare visite guidate ai siti archeologici della zona (quali la grotta di Tiscali e Serra Orrios), mentre gli appassionati della montagna possono seguire percorsi
naturalistici (Gola Gorroppu) nel territorio di Dorgali e del centro Sardegna. ll fascino dei luoghi, unito alla cordialitĂ e professionalitĂ del personale dell'Hotel lspinigoli, sono gli ingredienti giusti per una vacanza indimenticabile.
Museo di Storia Naturale Giuseppe Vacca
eq*xÉxgE*
(Cagliari, 1966),
in
laureato
Scienze Biologiche presso
/'Uniaersità
di
Cagliari,
con
una tesi sullakstudo Marginata
in
Sardegna.
Dal 1991
Corpo Forestale
di
nel
l/igilanza
Ambientale. Dalla primavera del 2006 collabora con il Museo
di
S ci
enze
Naturali Aq ui legia.
Il Museo di Storia Naturale Aquilegia, attivo già da qualche anno, è sorto a Cagliari allo scopo di recuperare, studiare e valorizzare f immenso patrimonio di reperti naturalistici (fossili, minerali, conchiglie, animali imbalsamati, insetti e piante) - che il più delle volte resta confinato ne1le colleziom private. I.ambizioso progetto coinvolge Scuole, Università - con cui sono stati attivati progetti di ricerca che coinvolgono studenti e docenti -, Enti, Parchi, Centri di Studio, Associazioni Naturalistiche, Ambientaliste e Culturali, nonché alcuni Musei esteri di rmportanza mondiale e il MIUR. Alcuni appassionati naturalisti sardi hanno già messo a disposizionele loro collezioni private, che fanno bella mostra di sé nelle sale del Museo, visibili da chiunque. Sono previste visite guidate per gruppi e scolaresche che possono accedere anche al contatto diretto e alla manipolazione dei reperti, secondo le recenti tendenze pedagogiche e museali. Il Museo si articola in 5 sale espositive:1a prima è dedicata alle esposizioni temporanee e funge anche da sala conferenze; nella seconda
sono riprodotti un ambiente collinare e uno lagunare, tipici della Sardegna, con esemplari dell'avifauna e degli insetti relativi; nella terza sala si può ammirare la più completa esposizione di conchiglie esistente nei musei naturalistici del
Mediterraneo, compresi diversi esemplari locali; la qrarta sala è dedicata ai minerali cristallizzati, gran parte dei quali giungono dalle antiche miniere della Sardegna, ormai dimesse; infine, la quinta sala offre al visitatore la possibilità di vedere da vicino una vasta collezione di fossili: alcuni esemplari di dinosauri tra cui un Oviraptor della Mongolia, un pterosauro Tapexara del Brasile, rettili e insetti fossili risalenti al Carbonifero, alcuni fossili di uccelli risalenti al Giurassico e al Cretacico e, soprattutto, quello dell'Aepyornis (il cosiddetto "uccello elefante del Madagascar"), alto oltre tre metri, estintosi intorno al 1600 d.C. Lungo i corridoi, in attesa di una più idonea sistemazione, fa bella mostra di sé lèsposizione entomologica. Il Museo ha già awiato i contatti per nuove acquisizioni di reperti, quali uno scheletro di Dugong dugong - proveniente da una università messicana, che serve a completare uno studio sui resti di un Dugongo fossile del miocene ritrovato nei pressi di Bosa -, e 1o scheletro di un dinosauro del genere Allosaurus del Giurassico,le cui dimensioni sono veramente impressionanti: è infatti lungo oltre 8 metri e alto 3. I1 museo, inoltre, potrà fregiarsi a breve delf importante collezione entomologica di esemplari sardi del Dott. Carlo Contini.
coNqursTA DEL crEl,o" iAne E il titolo della mostra con cui si vuole offrire al pubblico una ricostruzione, alla luce delle nuove scoperte paleontologiche, de1la storia dell'evoluzione dei volatili. Dai grandi insetti e rettili alati, che potevano raggiungere i 77 metri di apertura alare, agli scheletri di w Allosaurus lungo otto metri e alto più di tre, proveniente dal Montana (USA); dall'Ooiraptor dellaMongolia, con le sue uova fossiltzzate sotto una tempesta di sabbia al fossile di Sinosauripteryx,l'anello di congiunzione tra dinosauri e uccelli. Ancora, si potranno ammirare i fossili dell'Archeopteryx,rlpir) antico uccello che abitavale pianure della Germania oltre 200 milioni di anni fa; del Confuciusornis, che volava nelle foreste della Cina circa 120 milioni di anni fa e dell'Aepyornis, l'uccello elefante che abitò le pianure del Madagascar ela cui estinzione, intorno al X\{II secolo d.C., sarebbe da attribuirsi ai colonizzatori europei. Qrindi gli insetti fossili, tra cui unènorme libellula del genere Meganeura, vissuta ne1le foreste europee oltre 350 milioni di anni fa, diversi ditteri in ambra del Baltico e numerosi coleotteri cinesi e brasiliani del periodo Cretacico. La senone piìr sbalorditiva della mostra sarà occupata dagli pterodattili giganti, i cosiddetti draghi volanti, alcuni dei quali sono vissuti in Sud America circa 0
100-120 milioni di anni fa:l'Ananguera (diavolo volante in dialetto Tirpi),1a cui apertura alare supera i 4 metri, rl Tupuxuara e rl piccolo (di "soli" 2,50 metri) Tapexara.
Per dare urĂ&#x152;idea delle fattezz-e e dimensioni di questi mostri volanti preistorici, sarĂ esposto un modello di Tropeognathus con apertura alare di circa quattro metri, accompagnato da illustrazioni a colori realizzate da artisti sardi.
percorso della mostra si concluderĂ con il prodotto finale dell'evoluzione: gli insetti e gli uccelli attuali. Mostruosi insetti giganti, come le farfalle pir) grandi al mondo, libellule e coleotteri lunghi fino a 20 centimetri si aggireranno negli ambienti ricostruiti de1la savana e della foresta pluviale tropicale. Altri variopinti e rari uccelli esotici, come le coloratissime are de11a foresta Amazzonica, saranno immersi nel loro lussureggiante habitat. Infine disegni e testi sveleranno i meccanismi del volo, che rendono gli insetti, gli ucce11i, i pipistrelli e gli estinti pterosauri, quelle meravigliose e perfette macchine volanti che hanno fatto sognare generazioni di uomini come il geniale Leonardo da Vinci, fatto nascere miti come que11o di lcaro, coniato immagini sacre come quelle degli angeli e dei demoni. La mostra sarĂ inaugufata L Cagliari il prossimo 3l rnarzo 2007.
Il
La Sartiglia Gianni Pinna
1-l iostra equestre di antiche origini, forse saracene, la Sartiglia è una corsa \Jalla stella che la città di Oristano celebra dal XIII secolo, quando fu introdotta dai Giudici arborensi su imitazione della giostra spagnola da cui prende anche i1 nome - "Sartiglia" deriva, infatti dal catalano Sortilla fino a risalire alla parola latina s or ticul a (anello). La Sartiglia si corre due volte ad Oristano: l'ultima domenica di Carnevale, quando viene organrzzatadal Gremio dei Contadini posti sotto la protezione di San Giovanni Battista, e il martedì grasso, ad opera del Gremio dei Falegnami che hanno come protettore San Giuseppe. Il giorno della Sartiglia le vie della città sono percorse da un banditore che invita a partecipare alla manifestazione. Lafrgtra centrale di questa gara è su Componidori,tn cavaliere scelto traivari iscritti all'Associazione Cavalieri. Accompagnato da amici e parenti, il cavaliere prescelto raggiunge a piedi la sede ove si procederà alla vestizione. I1 suo arrivo è annunciato da tamburini e trombettieri. Le donne preposte alla vestizione sono la moglie del presidente del gremio, sa massaia Trianna, e altre giovani ragazzerle cosiddette rnassaieddas. A1 cavaliere, infatti,non è consentito neppure toccare gli abiti. Iniirala cerimonia della vestizione, un vero e proprio rito sacro seguito in silenzio dai presenti. Su Componidori, abbigliato con pantaloni alla cavallerizza e una maglia, siede su una sedia posta su un tavolo abbellito con addobbi floreali e grano, simboli della festa. Le donne g1i fanno indossare una camicia di lino di foggia secentesca, senza bottoni e ampie maniche legate, all'altezza del braccio, da nastri che riproducono i colori del gremio. E poi la volta di su collettu, una mantella in pelle scamosciata apefta sul davanti, senzamaniche,le cui falde giungono alle ginocchia,
stretto allavita grazie ad un largo cinturone. I1 bavero superiore è tenuto al collo grazie a ganci e fibbie in argento o legacci in pelle. Ed ecco il momento cruciale:1a fase delf imposizione della maschera sul volto del Componidori. Prima si sistemano due fazzoletti sulla testa, utili a fissare la maschera. Uno di essi, ripiegato a mo'di fascia, viene fatto passare sotto il mento e si unisce al vertice della testa cucendone lèstremità, per fermarlo. laltro fazzoletto fascia la testa dalla fronte fino alla nuca e viene cucito al primo. Così fasciato, su Componidori si alza in piedi e fa un brindisi insieme ai soci del gremio, per una buona riuscita della sartiglia.La folla si unisce a loro nel1'augurio. E il momento di indossare la maschera, che viene tenutaferma da un terzo fazzoletto,con cui gli si awolge completamente la testa. La maschera è androgina: femminile nella parte superiore, maschile in quella inferiore. Sul capo del Componidori viene poi sistemato un velo a mantiglia ripiegato a triangolo, che gli ricade sulle spalle e,alla fine, il cappello a cilindro, di stampo ottocentesco.
Awenuta la vestizione, su Componidori, senzapoggiare i piedi in terra, monta a cavallo dal tavolo sul quale è stato vestito ed esce tra le ali di folla, facendo segni di croce con sa Pippia'e Maiu - un fascio di pervinca alrrolto in un panno verde su cui è inserito un doppio màzzo di viole, simbolo di primaverile fecondità - ricevuta dal presidente del Gremio. Il capo corsa non dovrà toccare terra sino alla fine della giornata e sino all'awenuta svestizione. Ha inizio la sfilata del corteo: davanti i membri del gremio che sorreggono la bandiera, quindi su Componidori affiancato da su Segundu e su Terzu Cumpoi, dietro i cavalieri in pariglie di tre. Raggiunta Sa Sea Manna (viaDuomo, davanti alla cattedrale) dove è sospesa la stella, il capo corsa vi passa sotto tre volte, incrociando la spada con il suo aiutante di campo. Al Conrponidori,Tl Re della Festa, spetta lbnore di aprire la corsa alla stella, annunciata dallo squillo delle trombe. Poi toccherà ai suoi vice e infine a quanti riceveranno dal capo corsa la spada. Man mano che il cavaliere si ar,vicina con la mano protesa per infilzare la stella, crescono d'intensità i ru1li dei tamburi. Dal numero delle stelle infilzate si traggono gli auspici per l'annata agraria successiva. Seguirà poi la corsa alla stella con su stoccu,un'asta di legno lavorato. I1 momento con cui si dichiara chiusa la giostra è sa remada, quando il Re della Sartiglia, disteso di schiena sul dorso del cavallo, percorrerà al galoppo la pista, benedicendo la folla. La festa prosegue fino al tramonto, vivaciz.zata dalle corse delle pariglie nella vicina viaMazzini{
c{"iÉture
San Giovanni Gualberto é'
Il 12 luglio cade la ricorrenza di San Gio<tanni
Gualberto, ?atrono deiforestali, la cui massinta era chi non perdona non sarà perdonato.
Nacque a FLrenze intorno al 995 da distinta famiglia. Educato a1le lettere e ai principi religiosi, abbracciò, a quanto pare,Ta cariera militare. Suo fratello venne ucciso da un cugino e Giovanni gli giurò vendetta. Tuttavia, un Venerdì Santo, stava già per portare a compimento il suo piano quando il cugino, prostratosi ai suoi piedi, gli chiese perdono in nome della Passione di Gesri Cristo. Colpito da que11'atto Giovanni rispose: ..In nome di Gesri ti perdono". Vuole la leggenda che, subito dopo, abbandonatalavitamilitare, Giovanni si sia rifugiato ne1la chiesa di S. Miniato. Qri vide un crocifisso chinare il capo in segno di approvazione.I-lAltissimo aveva cosi lodato la sua umanità. Giovanni decise dunque di farsi monaco ed entrare nei benedettini. Qralche tempo dopo, sembrandogli la regola troppo poco austera, lasciò i compagni per dedicarsi alla vita da eremita. Stabilitosi a Camaldoli conobbe il fondatore de1 gruppo di eremiti che co1à si erano stabiliti: San Romualdo. Nel 1030 Giovanni diede inizio alla sua congregazione sul Pratomagno per poi fondare, nel 1039 la celeberrima abbazia di Vallombrosa, seguendo le regole di San Benedetto ma opportunamente integrandole con altre di maggior rigore. Morì nel 7073 a Passignano e venne canonizzato da Celestino III nel l,lg3.Interessante la preghiera a lui riferita: Wrrà il giorno in cui dovrò com?arire al ,t)ostro cospetto. Deh! Signore, che io ai trovi allora più padre cbe giudice; per tanto mi assista sempre la vostra santa grazia. Le cerimonie per ricordare lafondazione dell'Amministrazione Forestale in Sardegna (che risale al 14 settembre 7844) e i festeggiamenti per celebrare il Santo patrono dei Forestali S. Giovanni Gualberto si svolgono solitamente a conclusione della campagna antincendi. Qrest'anno 1a festa è stata organizzatatl30 settembre aMarganai dal Servizio Ispettorato Ripartimentale del CFVA di Iglesias.
ri**rd!
ln memoria di Sergio Cavagnino
Il 25 novembre 2006 I Amministrazione Comunale di Pula e il CFVA della Sardegna hanno organizzato una cerimonia per I'intitolazione di una strada cittadina all'Assistente Forestale Sergio Cavagnino, morto il 13 maggio 2003 durante le operazioni di spegnirnento di un incendio sviluppatosi nella periferia di Pula.
Sergio Cavagnino era nato il9 dicembre 1956 a Cagliari. Ancora ragazzo si dedicò a vùrte attività e nel tempo libero faceva il DJ in una radio locale (Radio Simpatyy) e dirigeva la squadra di calcio del quartiere di Is Mirrionis. Nel settembre 1977 fu chiamato a svolgere nelLazio i1 servizio militare nell'Esercito in qualità di fante. Per un anno dovette così stare lontano dalla sua amata Sardegna.
Una volta congedato lavorò in vari settori finché non superò il concorso e fu assunto nel Corpo Forestale. I1 26 dicembre 1.982 sposò Rita Farci da cui ebbe due figlie, Francesca e Simona. Ne1 1990 seguì il corso "IJNO A'41lievi Guardie Forestali Regione Sardegna presso la Scuola del Corpo Forestale dello Stato a Sabaudia. Qrindi, superato lèsame finale, il 31 maggio 1991 entrò a far parte del Corpo Forestale di Vigilanza Ambientale pren-
dendo servizio come guardia forestale ne1la Stazione Forestale di Oneri. Sergio Cavagnino era un uomo semplice e allegro, apparentemente spensierato, capace di affrontare la vita con un sereno ottimismo. Gruire al suo senso dell'umorismo e alla sua ironia semplice ed efficace, era un ottimo e piacevole compagno di lavoro. Dil. 27 maggio 7992 aI L3 maggio 2003, giorno della sua tragtca scomparsa, lavorò nella Stazione Forestale di Pula, dando sempre la sua piena e completa disponibilità ad ogni tipo di servizio, soprattutto quando si trattava di partecipare allo spegnimento degli incendi, attività in cui si lasciava coinvolgere senza. risparmiarsi.
La manifestazione di Pula si è aperta con il saluto del Comandante della locale Stazione del CFVA, l'Ispettore Forestale Massimo Sardara, alle autorità civili, religiose, militari e alle Associazioni del volontariato intervenute alla cerimonia. Ha quindi preso la parola il Sindaco di Pula, Dott. Walter Cabasino che ha tenuto il seguente discorso commemorativo: ..4 nome dell'Amministrazione e della cittadinanza mi è gradito dire grazie a quanti, autorità militari, civili e religiose e semplici cittadini sono oggi con noi partecipi di questa giornata particolare, velata dal ricordo triste di chi non cè più perché caduto nell'adempimento del proprio dovere. I1 13 maggio del2003, in una giornata pre-estiva, calda e afosa, l'assistente c
forestale Sergio Cavagnino partecipava allo spegnimento di un incendio sviluppatosi nelle campagne vicino al
paese. Uioperazione complessa per l' antropizzazione del territorio. I-lincendio, se non prontamente circoscritto, avrebbe potuto causare gravi danni alle persone e alle strutture agricole. Per Sergio Cavagnino, la sua professione di assistente forestale nasceva dalla passione per la natrra e anche quel giorno, come tante altre volte, senza esitaitone, era stato chiamato ad operare in una situazione di pericolo nelf interesse della collettività. Con il consueto impegno partecipava alle operazioni, ma il suo fisico non ha retto allafatica e allo stress e in un estremo slancio di generosità è caduto vittima del dovere. Volutamente abbiamo concordato con il Comandante e con i suoi colleghi de1la stazione di Pula la scelta di intitolare alla sua memoria questa strada che sarà parte integrante di un futuro parco dove, in armonia con la natura, sorgeranno importanti impianti sportivi e un polo educativo per la prima infanzia. Pensiamo che questo sia il posto giusto per ricordare una persona che, della natura e dell'ambiente, oltre che una professione, ne aveva fatto una ragione di vita. I1 suo sacrificio esprime in modo ammirevole la coscienza civica, la sensibilità umana e l'amore per il patrimonio ambientale, che rappresentano la veru missione istituzionale del Corpo Forestale. Sergio era un Agente che faceva il suo lavoro con orgoglio, conscio dei rischi
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che poteva correre, ma coraggioso e sempre disponibile. Siamo tutti consapevoli che grazie alf impegno di Cittadini come Sergio Cavagnino e grazie al senso di identità. e alla storia del Corpo Forestale, in Sardegna, si sono potuti superare momenti difficili e situazioni di emergerya senza risparmiare energie e coraggio, dedizione e sacrificio anche estremi. Tutti valori forti e condivisi che hanno caratterizzato lbperato del vostro Collega che oggi onoriamo e che caratter izzano, quotidianamente, il vostro modo di operare con professionalità, passione e senso istituzionale, nel rispetto dei principi della legalità che sono sempre alla base della difesa del patrimonio ambientale. Lapresenza degli studenti delle scuole dà un significato particolare alla cerimonia. Vogliamo rafforzare nei giovani la coscienza delf importanza della difesa del nostro patrimonio naturalistico che, nel tempo, rappresenterà a
sicuramente un utile sostegno a tutte le istituzioni e alla società civile per sconfiggere definitivamente la triste piaga degli incendi che ogni estate mortifica la nostra terra. La presenza dei ragazzi assume anche un altro grande significato: la continuità, perché noi tutti riponiamo in loro il futuro della nostra comunità, a loro affidiamo la memoria di questi intensi momenti. Oggi, in questo giorno solenne, mi è doveroso ringraziarc ed esprimere apprczzamento e riconoscenza alf intero Corpo Forestale per lbpera svolta dagli agenti che hanno partecipato alle operazioni di soccorso nel territorio di Pula nei giorni dell'alluvione del 2005. In quei giorni difficili per 1a nostra Comunità, la perfetta conoscenza del territorio, la collaudata macchina organizzativa e la comprovata competenza del comandante e degli agenti de1la locale stazione sono stati elementi de-
terminanti affinché ai danni che hanno messo in ginocchio l'economia de1 nostro territorio non si aggiungessero tragedie ben più gravi. Oggi, rievocando 1a figura di questo servitore de11o stato, non vogliamo compiere particolari celebrazioni, ma semplicemente ricordare una persona caduta per la nostra comunità, per difendere quel bene inestimabile che è l'ambiente e 1a natura. La sua vtta e la sua morte stanno ad indicarci i1 senso di una scelta profonda ed essenziale fatta, nell'adempimento del proprio dovere, per 1a giustrzia e per il riscatto di una terra,la Sardegna, troppo a lungo ferita ed umiliata dagli incendi
ll Sindaco di Pula Dott.Walter Cabasino e il Comandante della stazione Forestale di Pula lsp. Sup. Massimo Sardara
di carattere ambientale. I-lintitolazione di una strada è un modo semplice per dirgli grazie, per non dimenticarlo mai, soprattutto nelle nostre azioni quotidiane. I1 Cittadino che onoriamo oggi ha operato nella convinzione che i principi fondamentali di onestà, coraggio civile e e dai reati
senso de1 dovere possono anche supe-
il valore de11a propriavita. Sergio e il suo eroismo vivranno certamente nella nostra memoria, con la ricono-
rare
scenz di tutti i Cittadini di Pu1a. Lo ricordiamo oggi con commozione, rivolgendo i1 nostro pensiero più affettuoso a1la moglie e ai suoi familiari.,
Picchetto delle Guardie Forestali Associazione Militari in Congedo
opo i1 discorso de1 sindaco, la moglie di Sergio Cavagnino, 1a signora Rita Farci ha voluto, a sua volta, rtngraziare tutte le autorità intervenute:
«Mi sento onorata e commossa, oggi, nel partecipare a questa cerimonia. Sergio Cavagnino era una persona corue tante. Amaoa il suo laqJoro e conosceaa l'importanza dell'organizzazione forestale di cuifaceva ?arte. Sapeoa che il suo era un lavoro pericoloso. Non era Ltn eroe, era una persona normale che faceaa il suo laaoro con coscienza, 16no a sacr'ficare la
Una persona
il
di
es-
suo sacrifcio non
I/oglio ringraziare tutti i presenti e tutti coloro che hanno ooluto ricordare mio
marito e la sua tragica sconryarsa, il Sindaco del Comune di Pula, tutti i colleghi del Corpo Forestale, parenti e amici presenti. Sergio aTnana il suo paese e la sua terra. Sono sicura che questa giornata sarebbe stata per lui motioo di grande orgoglio, come lo à per me. Grazie,.
Ma anche le persone nlrmali meritano lo stesso rispetto degli eroi quando lasciano un simile eseru.pio alla comunità.
.c*, ,:1
,} I t!
La moqlie di Sergio Cavagnino, Rita Farci, ringrazia le autorìtà
Sergio n'terita
sembri qranl a me e alle nostre iìglie, a tutti noi che ancora sentiamo il dolore per la sua scomparsa. Spero che questa cornunità porti sempre dentro di sé il ricordo di un u0n10 che hafatto il suo dotterefno in fondo, senza risparmiarsi.
sua stessa ,uita.
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co?ne
sere ricordata, perché
ln ricordo di Felice
Felice Fara era nato a Bonar-
(OR) l'8 gennaio 1962. La sua passione per la difesa e la tutela dell'ambiente 1o spinsero a frequentare la scuola agtarra di Nuraxinieddu (OR), conseguendo i1 diploma di Agrotecnico. 11 suo titolo di studio, oltre a renderlo più edotto su1 mondo della campagna e sugli animali, gli consentì di dirigere con grande professionalità, da1 1985 al 7987, i cantieri scuola dell'Ispetcado
torato del Corpo Forestale di Oristano, nel Comune di Bonarcado in località Pabarile.
Nei ritagli di tempo continuava però a coltivare
1a sua
vecchia passione per l'addestramento dei cani. Nel 1985 superò i1 concorso per Guardia Forestale e di VA.; ne1 1990 frequentò i1 corso allievi Guardie Forestali del1a Regione Sardegna, "L-Ino A'C.EV.A., presso 1a Scuola del Corpo Forestale del1o Stato a Sabaudia I-il e, nell'agosto de1lo stesso anno, fu aggregato al Comparto
antincendio di Santulussurgiu (OR). 11 16 aprile t99L,assunto nel C.F.V.A., fu assegnato in servizio presso IaStazio' ne Forestale e di V.A. di Seneghe (OR), dove lavorò fino al 2003, quando una grave malattia 1o costrinse a diversi viaggi della speranza,travisite in ospedali e consulti con i migliori specialisti d'Italia, per trovare un rimedio al suo male. Seguito dalf inseparabile moglie Manuela, dai familiari e sostenuto con fraterno aiuto dai colleghi dellastazione di Seneghe, ci ha lasciati 1'8 agosto del2006. Gianni Pinna
Così lo rieordano
i colleghi della Stazione Forestale di Seneghe
Felice era un collega preparato, a??assionato, seril?re disponibile, persona sincera, altruista e cordiale. Lo ricordiarno più comefraterno amico che come collega. La sua semplicità e onestà laooratirsa impedioa gualsiasi rimprovero, la sua ironia è anczra q)iaa in tutti noi grazie ai suoi mernorabili racconti di oita. Felice sarà sempre presente nei nostri ricordi. Non si poteaa essere nemici di Felice: lo sguardo e I'atteggiamento erano le sue credenziali migliori e lo rendeaano simpatico agli occhi di tutti. Il ricordo di Felice resta e resterà indelebile per gli anni avoenire.
Agostino Satta
Tf
difficile riordinare le idee e scrivere -Lqr:rl.osa per qualcuno che ti è stato vicino poco più di trent'anni e che ora non cè più. Solo quando è troppo tardi, e solo la morte
ti fa scoprire quanto ti
è cara una
Persona.
E difficile anche scindere la figura di Agostino il collega da Agostino l'amico. Qrale delle due prevalel
Un aspetto positivo dell'Amministrazione Forestale è che ti permette di conoscere buoni amici durante il percorso lavorativo comune. A volte queste cose si scoprono tardi, spesso quando la persona cara non ti è più vicina. Da attempati forestali, cogliamo lbccasione per rivolgerci ai colleghi, specie ai più giovani, affinché si guardino attorno per magari scoprire, nel collega che li afranca nel servizio, anche un buon amico. A me è capitato.
Con Agostino siamo cresciuti come forestali e come persone.
assieme,
Di pari pas-
so, ne1 nostro rapporto abbiamo coinvolto
le famiglie e, insieme a quelle di pochi altri
colleghi, formavamo un gruppo affiatato. Siamo stati bene insieme. Agostino era spesso l'elemento trascinante. Ci univa lètà non piir giovane. Ci piaceva ricordare vecchi aneddoti, spesso conditi di sana ironia, su colleghi o awenimenti che ci avevano visti protagonisti in trent'anni di servizio.
antincendio di Santulussurgiu (OR). I1 16 aprile 199L,assunto nel C.F.V.A., fu assegnato in servizio presso laStazione Forestale e di V.A. di Seneghe (OR), dove lavorò fino al 2003, quando una grave rnalattia 1o costrinse a diversi viaggi della speranza,travisite in ospedali e consulti con i migliori specialisti d'Italia, per trovare un rimedio al suo male. Seguito dalf inseparabile moglie Manuela, dai familiari e sostenuto con fraterno aiuto dai colleghi della stazione di Seneghe, ci ha lasciati 1'8 agosto de|2006. Gianni Pinna
Così Io ricordano
i colleghi della Stazione Forestale di Seneghe
Felice era un collega preparato, a??assionato, se?n?re disponibile, ?ersona sincera, altruista e cordiale. Lo ricordiamo più comefraterno amico clte corne collega. La sua semplicità e onestà laaoratiaa impediva qualsiasi rimprooero, la sua ironia è
anczra,uiaa in tutti noi grazie ai suoi memorabili racconti di aita. Felice sarà sempre presente nei nostri ricordi. Non si pote,t)a essere nemici di Felice: lo sguardo e I'atteggiamento erano le sue credenziali migliori e lo rendeoano simpatico agli occhi di tutti.
Il
ricordo di Felice resta
e resterà indelebile per
gli anni
aztr)enire.
Puntualmente le mogli si lamentavano perché i nostri argomenti erano sempre riferiti al lavoro. Erano soprattutto queste le occasioni in cui Agostino stava bene con sé e con gli altri. G1i piaceva molto la compagnia e con lui si stava bene. Mi piace ricordarlo sempre di buon umore, con una visione ottimista della vita,
proiettata nelfuturo. Negli ultimi tempi, prima di ammalarsi, il suo chiodo fisso era quello di raggiungere l'aspirata pensione, che desiderava fortemente condividere con la sua famiglia. Pensione che avrebbe maturato quest'anno. Una beffa del destino. Per noi colleghi che abbiamo cercato di essergli vicino nel suo triste cammino verso la morte è stata una pena. Una sofferenza ùflcor maggiore per i suoi familiari, per f inseparabile moglie Luisa che vedeva il suo corpo consumarsi ogni giorno di piir per un male incurabile. Per lui sono stati tre lunghi mesi di sofferenze alternati a poche speranze e a, una triste percezione della realtà. Dai suoi occhi traspariva una domanda che sicuramente rivolgeva a se stesso e al fato: perché questo male? Per natura ottimista, all'inizio ha fermamente creduto di poter vincere la sua battaglia. Noi, pur incoraggiandolo, vedevamo il suo corpo abbandonarlo sempre di pir). Ii suo ultimo giorno di lavoro presso la Base Elicotteri di San Cosimo è stato il 14 settembre. E venuto a. maflc re 1124 dicembre 2006,1asciando l'amata moglie Luisa e i due affezionati figli e dopo aver realizzato tanto nel1a sua vita prematuram erfte
sp
ezzata.
Agostino mancherà a tutti quelli che 1o hanno conosciuto. A noi resta il ricordo di un buon collega e di un amico che non cè più.
Agostino Satta era nato a Lanusei il 30.8.1950. Nell'anno 1975 freguentava il primo corso di Guardie Forestali indetto dalla Regione Sardegna per essere poi destinato al Cornando Stazione Forestale di Muraoera dote prestaaa serviziol6no al 1985. Aauto il trasferimento a Lanusei, faceaa fronte, insieme ai pochi colleghi cbe allora formaaano il contingente del Corpo Forestale Regionale, ai dfficili problerni connessi
al seraizio in Ogliastra. Nell'anno L99L cornandaaa la Stazione di Villagrande per poifreguentare, nel 1992, il corso da Sottrfficiali. Promosso Sottufi.ciale, presta,ua servizio presso la Stazione Forestale diTbrtolifno al 1995, per poi essere assegnato prirna alla Stazione Forestale di Lanusei e per ultimo all'Ispettorato Forestale di Lanusei. Cesario Giotta
Maria Caterina Puddu "lr*nt*ginrs il prr:{tsm* d*i mur* *
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Mia carissirua Cate, mi è stato chiesto di scrivere qualcosa di te, per una pubblicazione ne1 giornale de11'Ass.For. di cui tu sei stata una dei promotori. Non voglio stilare un elenco delle cose che hai fatto e che avresti voluto fare, non le hai mai pubblicizzate tu e non 1o voglio fare adesso io. Voglio scriverti una lettera, come se tu potessi leggerla e rispondermi. So che questo sarà impossibile ma sicuramente, ovunque tu sei, avrai modo di sen-
tirmi. Mia dolce Cate, il tempo sta passando velocemente, sembra ieri che te ne sei andata,ma mi chiedo: dove sei andatal Non riesco a capacitarmi che non ci sei piìr, ti penso molto e rivedo i tanti momenti condivisi insieme, non solo nel lavoro. Sei stata una carissima amica oltre che una grande collega, sei
stata la mia confidente in tanti momenti della mia vrtaprivata. Mi manchi tanto e non solo a me... Siamo in tanti a rimpiangerti, ancora increduli per l'epilogo che cè stato. Durante latualunga malattia ho al'uto modo di conoscere tante bel1e persone. Molte) senza. esitare nonostante la lunga distanza, ti hanno raggiunto al capezzale...forse eravamo in troppi
per la tua discrezione. Negli ultimi tuoi giorni chissà quanto disturbo dato ma, devi credermi, c'eravamo perché ti volevamo bene.
ti abbiamo
A volte mi chiedo se tu, nonostante tutto, percepivi 1a nostra prcsenz;a e, soprattutto, se sopportavi tanta invadeflza, ttJ che avevi fatto de1la tua malattia una cosa strettamente personale, che non avevi voluto condividere con nessuno la tua ultima battaglia. Ti ho ammirato per i1 coraggio e la dignità con cui hai affrontato quella bestia schifosa nelle ultime settimane di vita. I-lultima volta che ti ho visto con gli occhi aperti, qualche giorno prima del 10 gennaio, eri stranamente contenta, a chiunque ti chiedesse come stavi rispondevi con un sorriso disarmante dicendo che stavi benissimo... ti avrei voluto ricordare con quel sorriso e non vederti spegnere piano piano, troppo piano per tanta sofferenza.In quei momenti, eravamo in tanti a pregare, a sperare che 1a tua lunga agonia finisse. Qrella bestia schifosa, oltre Iavitarpurtroppo, ti ruba anche la dignità...forse veramente eravamo in troppi. Ora mi ritrovo a pensare ai tuoi ultimi anni di lavoro in procura, a quanto ti attivavi se ti dicevo che avevo fatto una denuncia contro i soliti devastatori della nostra bella terra, e se cèra un sequestro da compiere facevi in modo che fosse fatto subito. Che entusiasmo manifestavi quando si riusciva a denunciare qualche situazione illegale,legata soprattutto all'ambiente, "beni fattu" mi dicevi, e quante volte ti sei arrabbiata quando non si riusciva nelf intento. Il lavoro ti piaceva, anche se il piir delle volte non era come tu 1o volevi o forse come 1o sognavi, tu che veramente credevi nella difesa dell'ambiente, tu che avevi sostenuto con forzatantebattaglie in sua difesa,perle centrali eoliche,per 1o stagno di Molentargius (la tua spina nel cuore) e tante altre che molti di noi hanno scoperto solo adesso. Non ti piaceva farti pubblicità, non ti ho mai sentito vantarti per quello che facevi, tante volte me ne parlavi ma non pensavo che tu fossi così tanto coinvolta, non ti sei mai fatta grande delle tue battaglie. Avresti voluto farne ancor a tarfte di cose, lanciare altre iniziative, spronare qualche "grande" ad intervenire sulle cose che ti davano fastidio, ma non hai avuto tempo. Stai però certa che qualcuno crede ancora a qualcosa di buono, i semi che hai piantato sicuramente daranno bei germogli se coltivati bene. Penso a quante volte ti sei infuriata quando lavoravi a Monti, poi a Castelsardo, poi in sala operativa: vedevi tante cose che non ti piacevano... Avolte rispondevo dicendoti che a te che non andava mai bene niente. Col tempo ho capito che avevi ragione: il nostro è un lavoro tanto bello quanto ingrato, se hai voglia di fare sei isolato e chi dovrebbe, non vuole capire certi disagi... Con quanto impegno ed entusiasmo mi raggiungevi il fine settimana per prepararci per il concorso di sottufficiale! Che buffe eravamo quando ci portavamo
dietro il codice penale per studiare in spiaggia, ridendo alf idea che qualcuno ci scambiasse per ar,vocati! Qranto ti arrabbiasti perché la prova non era andata benissimo, e quante volte ti sei rimprovetàta di aver risposto non correttamente ad un quesito! Sapevo quanto ti eri preparata. e quanto avresti meritato quel titolo, ma non riuscivo a rincuorarti. Volevo convincerti che era stata tutta una buffonata e che, come eru capitato a tanti altri colleghi, non avresti certo perso il tuo valore per aver sbagliato una risposta in quella prova. Ricordo ancora quando siamo andate insieme al funerale di Tore, tuo grande amico oltre che collega, quanto ti eri arrabbiata anche allora... Non sopportavi che venisse commemorato con una cerimonia sfatzosa e ricca di elogi, mentre quando era in vita in pochi avevano sostenuto le sue iniziative e la sua voglia di fare... e non avevano capito il suo disagio. Sicuramente, non awesti apprezzato le stesse onorificenze per te. Chissà se in questa nuova dimensione in cui ora vi trovate vi siete incontrati! Formerete sicuramente una bella pattuglia! Sai Cate, alcuni giorni fa sono stata nel tuo ufficio in procura: tutto parlava ancora di te,le tue piante,le tue foto attaccate al muro, tutto era ancora disposto come 1o avevi lasciato tu. Fìorenzo non aveva cambiato niente in attesa del tuo ritorno. Mi sono seduta sulla tua sedia e ho avuto la dolce sensazione di sentirti vicino, percepivo molto forte la tua presenza, mi sono sentita assalire da una intensa emozione, il cuore mi batteva più del normale, in un istante ho rivissuto i tanti momenti trascorsi a dialogare 1à dentro. Ogni tanto sento "mamma" Verdina. Mi piace chiamarla così, hai avuto la fortuna di avere una grande mamma, l'ho ammirata pff Ia forza e il coraggio che ha dimostrato, e il contegno con cui ha affrontato insieme a te la tua ultima battaglia. Qranta tenerezza mi faceva quando fuori dalla stanza mi diceva "cè poco tempo"riferito a te. Sapeva trattenere le lacrime ma gli occhi erano lucidi, poi rientrava in camera e davanti a te tutto tornava ,ro.*ul.. È stata veramente grande, come grande è il suo dolore. Mia dolce Cate, cos'altro posso aggiungere a questa lettera? Ho tanta nostalgia di te, ti penso tanto, mi hai lasciato tanti bei ricordi che mai si perderanno. Concludo con una frase che ancora" conservo, e che mi mandasti in un sms un po'di tempo fa,in un periodo molto particolare e poco felice per me: "Irnmagina ilprofumo del mare e il calore del sole, chiudi tutto dentro una cam?ana di oetro, con te dentro, guarda il resto delle cose e sorridi". Col tuo permesso,lo dedico a tutti quelli che come me ti hanno voluto sinceramente bene, e che pensandoti si lasciano prendere dalla malinconia... Angela L.
Un ricordo di Andrea Parodi Difficile trovare lavtbrazione di una terra, di un mondo, di un universo aparte quale è la Sardegna così limpidamente e profondamente trasmessa da una voce. Da una vita. Le frequenze emesse dalle sue armonie penetrano nel profondo dell'anima. Così come la forza eta fierezza di un essere che ha fatto capire a molti la sua capacità di amare, l'awentura della vita e tutto ciò che 1o circonda. La tradizione, a volte accettata, poi contestata, poi ancora accolta... sempre arrrata. Le difficoltà dell'esistenza ffattate sempre con elegante pafiecipazione. Mai distacco ma immersione totale in ciò che voleva esprimere. . . e andava dritto all'anima. Per chi gli è stato veramente vicino, il dono di aver imparato da una persona che non soprar,viveva mai... Per me che 1o conosco attraverso le sue canzoni... il dolce ricordo di un periodo speciale della mra vita, quando durante il corso a Cittaducal e, all' inizio di una nuova avventura, imparavo a conoscere persone che yenivano da tutte le parti della mia Tèrra, che mi hanno insegnato anche attraverso le canzoni che mi traducevano gran parte di quel mondo che avevo percepito e che non avevo mai avuto la possibilità di conoscere direttamente... Tante storie personali si intrecciavano in quei giorni nella grande aula, ognuno con i suoi problemi, i pensieri, famiglia lontana, futuro incerto... ma quando si cantava NON POTHO RtrPOSARE, ci si univa tutti insieme. Così collego aiTazenda e alla splendida voce di Andrea Parodi, il principio di questa esperienza,e attraverso queste mie righe, sento l'impulso di comunicare la tristezza per la scomparsa di un essere speciale, che ha cantato questa Isola che noi ci siamo impegnati a difendere. Graire per averci regalato quello che tu hai chiamato il tuo dono.
LA TUA VOCE E IL TUO CUORE Cristiana
G.
Baccu Malu 24 febbraio 2004
Thlvolta, gli ao<tenin'renti che coinoolgono i destini degli esseri umani si intersecano in maniera impercettibile, in una apparente casualità priaa di importanza, ma che alla fne lascerà un'altra cicatrice nella nostra memoria.
Lunedì 23 febbrato 2004,h. 23.00 Un banalissimo incidente domestico mi causò una piccola ferita con una conseguente fastidiosa emorragia. Mia moglie, a tutti i costi, mi vol1e accompagnare al pronto soccorso dellbspedale "Brotzu" di Cagliari. Vi regnav^ una relativa calma: in quel momento non c'erano casi urgenti. Venni fatto accomodare su un lettino e una dottoressa iniziò a suturare la ferita. Mentre il piccolo intervento volgeva al termine, un piccolo gruppo di persone transitò nel corridoio fermandosi davanti allaporta della mia stanz\scambiando alcune frasi con il personale in servizio. In quella frazione di tempo colsi la frase: ,,ci stiamo recando a Elmas dove ci sta aspettando un aereo per Roma, per un prelievo dbrganor, seguita da un reciproco scambio di saluti e di auguri di buon lavoro fra lèquipe in partenza e i1 personale medico e paramedico in servizio al pronto soccorso. Percepii un forte spirito dr amiciira e solidarietà fra i due gruppi.
M
Circa quaranta minuti pir) tardi, mentre mia moglie guidava lentamente lungo la Statale 554, notai il piccolo velivolo executive che,lasciato l'aeroporto di Elmas, eseguiva velocemente una vfuata di procedura in allontanamento in direzione est. Rapidamente, le luci del velivolo rimpicciolirono fino a scomparire nella tersa e fredda notte di febbraio. Martedì 24 febbrato 2004,h. 06. 10 Lo squillo insistente del telefono mi fece uscire dal torpore di una notte insonne. I-lamico e collega Mawizio Bardi, quella notte in serviito presso la sala operativa del Corpo Forestale di Cagliari, mi comunicò 1a notiita ricevuta dalla torre di controllo di Elmas, circa la scomparsa dagli scherm r radar di un velivolo "Cessna 500" sul massiccio dei Sette Fratelli. I}aereo, proseguì il collega Bardi, proveniva da Roma-Ciampino e trasportava unèquipe medica che aveva eseguito un prelievo dbrgano per un trapianto.I-lultima parte della comtnicazione fu come un pugno in pieno petto: non volevo credere che si trattasse delle stesse persone viste partire qualche ora prima. Mentre organizzavo le operazroni di ricerca, in cuor mio speravo in un ammaraggio in prossimità della costa, ipotesi suffragata da un episodio accaduto qualche anno prima, allorché un piccolo velivolo proveniente dalla Tìrnisia e diretto in Francia, riuscì a compiere un ammaraggio di fortuna.I due occupanti, allora, furono tratti in salvo da un elicottero dell'Aeronautica Militare. 24 febbraio 2004,h. 06.45 Le squadre dei soccorritori iniziarono le operazioni di ricerca in diverse direzioni e,più tardi, gli elicotteriiniziarono a setacciare dall'alto la vasta area delle ricerche. Alle 9.30 i colleghi mi comunicarono che un elicottero aveva localizzato i rottami del velivolo nei pressi di punta Baccu Malu, a quota 1016 m.. Pir) tardi mi comunicarono che non cèrano superstiti. laereo,per pochi metri di scarto, era andato ad impattare contro la parete S.E. di punta Baccu Malu. Furono momenti terribili per tutti. Ricordo il pallore e il malore di tanti colleghi che, raggiunto il luogo della sciagura, parteciparono alle operaironi di recupero di quei poveri resti umani.
Nellìncidente perirono
Il
comandante del aelioolo l'Ing. Helmut Zurner,
il
secondo
pilota Thomas Giaco-
buzzi e il pilota in addestramento Daniele Giacobbe. Il Dottor Alessandro Ricchi, Dottor lntonio Carta e il Tecnico perfusionista Gian Marco Pinna
il
""**ffi*** (
ll comandante del velivolo
l'lng. Helmut Zurner
ll secondo pilota Thomas Giacobuzzi
ll pilota in addestramento Daniele Giacobbe
Dottor Alessand ro Ricchi
Dottor Antonio Carta
Tecnico perfusionista Gian Marco Pinna
Nei giorni successiui al disastro le Guardie Forestali delle stazioni di Carupu Omu e Castiadas, su disposizione de/l'autoritĂ giudiziaria, eseguirono il piantonamento delI'area sottoposta a sequestro. Successioantente eseguirono Ltn'accurata opera di bonfica procedendo al recupero dei rottami ancora presenti.
26 rnarzo 2ù04 lrlelverde del
giardino dell'Ospedale Brotzu l'Ass.For. ha donato sette alberi d'ulivo piantandoii in una aiuola a forma di cucre, a ricordo dell'evento di Saccu Malu"
5u una pietra bianea è stato inciso il
pensiero de! poeta LuigiColombu e i nomi delle vittirne.
Febbraio 2007 Tra pochi giorni saranno trascorsi tre anni da quel tragico evento. La montagna è tornata a1 suo splendore, la natura e gli eventi meteorologici hanno cancellato i segni del disastro,la colonia di corvi imperiali che da sempre albergavano sul picco granitico sono tornati a nidificare. Sovente, durante il servizio nelle località limitrofe alle punte dei Sette Fratelli, incontriamo de1le persone che a piedi arrancano faticosamente su un sentiero di montagna. Ci fanno segno di fermarci per chiederci se manca zficora molto per Baccu Ma1u. Ne11e brevi conversazioni che ci si scambia, scopriamo che molto spesso si tratta di trapiantati dallèquipe del Dottor Ricchi che, con quel semplice gesto, intendono rendere omaggio a1la memoria di colui che ha ridato loro 1a vita. Io non conoscevo personalmente i1 Dottor Alessandro Ricchi e tanto meno conoscevo l'organizzazione esistente dietro ogni trapianto di cuore. I-lho conosciuto attraverso le testim onianze dei suoi pazienti.
Monte Nicola Bove Riccardo Medved
16 febbraim 'l S43... ...u r"ìum §tra stcnia A gualche chilometro più a sud di Baccu Malu, cè una montagna di circa 800 metri di guota denominata Nicola Bove. Su guella punta, all'alba del l6febbraio 1943 aoztenne un disastro aerez con caratteristiche analoghe a quello del 24 febbraio 2004.
W
Villacidro, aeroporto militare di "S'acqua cotta": prime ore del 16/02/1943 Una formazione di velivoli bombardieri HEINKEL 111 DEL 26" KAMPFGESCHWADER decolla per una missione di guerra facendo rotta verso le coste del nord Africa.Intanto, ne1 porto di Algeri, nel quadro dellbperazione "Torch", stavano giungendo dagli Stati Uniti numerose navi cariche di materiali e uomini che, qualche mese pir) tardi, avrebbero dato il via allo sbarco alleato in Sicilia. Dopo l'attacco al porto la formazione di Heinkel si disperse e ognuno riprese la via del ritorno autonomamente. Va ricordato che, dopo ogni attacco, un radiofaro inglese in possesso dei codici segreti italo-tedeschi,iniziava a trasmettere dalf isola di Malta coordinate erra;te, in grado di disorientare i piloti e portare i velivoli fuori rotta, facendoli precipitare in mare per esaurimento del carburante. Per l'aereo pilotato dall'Oberleutnant Karl Heinz Khun iniziò una difficile missione di rientro. 11 volo si svolse in mezzo ad un denso strato di nuvole basse con una pioviggine finissima, in una notte senza luna.In quelle condizioni fu estremamente facile finire fuori rotta di qualche grado. Alle ore 05.30, il versante sud del monte Nicola Bove fu illuminato dal bagliore dellèsplosione dell'Heinkel 111 che, dopo aver strisciato con la fusoliera su un boschetto di lecci, si schiantò contro :una formazione granitica, mancando la salvezza per pochi metri di quota. I-lincidente non ebbe testimoni diretti anche se alcuni pastori udirono il rombo dei motori seguito dal boato dell'esplosione e notarono i bagliori delf incendio. Gli stessi testimoni informarono, nelle ore successive, i forestali della Stazione di Campu Omu, su quanto avevano visto. I1 Comando italo-tedesco, che inizialmente attribuì il mancato rientro ad un abbattimento in mare conseguente ù\'azione bellica, appena ebbe notizia di quanto visto dai testimoni, inviò nella tarda serata un telegramma aIIa Stazione Forestale di Campu Omu, affinché ar,rriassero la ricerca del velivolo precipitato. 17/02/1943: ore 07:00 I1 maresciallo della Mrlizia Forestale Giovanni Orlando e il milite forestale Giuseppe Pireddu, unitamente ad un testimone e ad alcuni Reali Carabinieri della Stazione di Sinnai,iniziarono a setacciarelazona particolarmente impervia nella quale presumibilmente era precipitato il velivolo. Il relitto dell'aereo fuIocalizzato alle ore 09.30 e venne constatata 1a morte dei quattro membri dell'equipaggio. Dopo una sommaria indagine per stabilire le cause delf incidente, fu autorizzato il recupero dei corpi degli aviatori. Qrello stesso giorno, alle ore 14.05,la città di Cagliari fu sottoposta ad un vio-
lentissimo bombardamento ad opera di velivoli americani e il recupero dei corpi fu interrotto. Il giorno successivo, il Maresciallo Orlando riuscì a reperire a Burcei un carro a buoi per trasportate le salme alla caserma di Campu Omu. Da qui, con un autocarro tedesco, furono avviate per la sepoltura al Cimitero di S. Michele a Cagliari, dove riposano ancor oggi: Oberleutnant Karl Heinz Kuhn, di 31 anni; Kaporal major Kurt Lotzbayery di 21 anni; Unterffizier Hans Lukaschek, di 23 anni; Unterofi.zier Otto Geisenhaimer di 23 anni. Dopo qualche tempo, gli abitanti della vicina comunità di Sa Corti iniziarono a visitare il relitto che, ne1la disperata economia di guerra, divenne una preziosa fonte di appror,vigionamento di materiali metallici.11 rivestimento di un'ala divenne il tetto di una baracca,le gambe di un carrello la struttura di un letto, ma fu l'abbondante quantità di munizioni per le armi di bordo ad attirare particolarmente i cacciatori poiché, opportunamente smontate, si poteva recuperare l'esplosivo in esse contenuto riutllizzandolo per la ricarica delle cartucce da caccia. Con il passare degli anni sulf intera vicenda scese i1velo dellbblio. Maggio 1992 Qrella mattina la primavera ayera riempito di colori e profumi mediterranei 1e vallate che dal massiccio dei Sette Fratelli degradano verso il mare.Improwisamente,lapace e 1a serenità dei luoghi venne intaccata dal rombo di due elicotteri SH 3 D "Sea King" inglesi, provenienti da una unità navale in naigazione nel golfo di Cagliari. Dopo qualche evoluzione, uno di essi toccò terra nei pressi del monte Nicola Bove, per procedere a1 recupero di un plotone di soldati sbarcati il giorno precedente per compiere urÌesercitazione in cui si simulava uno sbarco oltre le linee nemiche. Probabilmente, gli uomini del "commando" si imbatterono in quel che rimaneva del relitto dell'Heinkel, che venne sistemato in una rete da carico fissata al gancio baricentrico del secondo elicottero. Poco dopo, i due elicotteri si allontanarono verso il mare con f insolito carico, verso chissà quale ignota destinazione. I1 tutto si svolse sotto gli occhi increduli di una pattuglia delia Stazione Forestale di Castiadas. Riccardo Medved (Selargius 1954) dal 1993 nel Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale, Comandante della Stazione Forestale di Campu Omu (Burcei). Dal 1977 collabora per attività didattica di sensibilizzazione ambientale, oggi è docente nell'attività antincendio dal
1
di materie ambientali presso la Libera Università del Campidano. Volontario
981 . Per IASS.FOR. ha curato la realizzazione del calendario 2005
?li contro il fuoco"
per ricordare il trentesimo anniversario d'impiego dei mezzi aerei nella lotta contro gll incendi in Sardegna.
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4
Testo telegramma giorno L6.02.7943 h..19.20 da Comando Milizia Forestale Cagliari
zt Stazione Mllizia Forestale S ettefratelli - Burcei da informazioni pervenute risulta che aereo tedesco est precipitato in fiamme stamane ore cinque e trenta localita in Sedda Coronedda et monte Nicola Bove a sud strada Cagliari
Muravera fine salita San Gregorio punto Militi codesta staz\one si rechino subito dette localita per ricerche awertendo Militi Sette Fratelli comunicando urgentemente esito ricerche. Comandante Carullo
Sopra:smontaggio motore dell'Heinkel
11
1
A destra:cilindro del motore utilizzato in un ovile di BurceĂŹ come campana per il richiamo deqli animali
A destra:stemma del
del velivolo Heinkell
1
reparto riportato sulla fusoliera 1
caduto sul l\4onte Nicola Bove
SCHEDE TECNICHE VELIVOLI HEINKEL
111
APERTURA ALARE
LUNGHEZZA ALTEZZA SUPERFICIE ALARE PESO MASSIMO
VELOCITA MASSIMA AUTONOMIA MOTORI EqUIPAGGIO
CESSNA
5OO
22.60 m 1.6.40 m 4.00 m 87.60 mq 14.000 Kg 435 Kmh 1950 Km 2 Jtmo 2L1. F 2 a 1.2 cilindri a V 1368 cv 4 - 5 Uomini
" CITATION" I" -
APERTURA ALARE
II"
PESO MASSIMO
15.91 m 14.39 m 6850 Kg
VELOCITA MASSIMA AUTONOMIA
Mach 0,721. 3700 Km
LUNGHEZZA
-t0
PASSEGGIERI
7
MOTORI
2 Turboventole
Pratt&Whitney Canada JT15D da 1135 Kg di spinta ciascuna
Bibliografa M. Coni - F.Serra Laportarei del rnediterraneo edizioniLaTorre 1982 I. Fanni I confni dellbrizzonte edizioni Bastogi 2005 Archivio storico Stazione Forestale di Campu Omu Sinnai - 1943 Staatsarchiv Deutsch Dienstelle Luftwaffe Eichbordahn 179 - Berlin
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sociale.
Lassociazione, fondata nel 1994 a Oristano) è infatti diventata Onlus, ossia una Organizzazione
Non Lucrativa di Utilità Sociale. Latto di trasformazione è stato sottoscritto a Cagliari il
30 novembre 2006,presso 1o studio de1 notaio Geddo Lehmann, dai seguenti rappresentanti giuridici de11'ASS.FOR., regolarmente eletti nell'assemblea generale tenutasi 11 27 maggio 2006 a Tramatza: Scriva Salvatore Antonino, Melis GianPatrtzio, Pilia Massimiliano, Demuro Adriana, Piga Antonio, Lara Gtorgio e Fois Salvatore. Fin dal 24 ottobre |ASS.FOR. aveya resa pubblica sul suo sito web labozza del nuovo statuto alfine di informare tutti gli associati e ricevere eventuali suggerimenti per modifiche e integrazioni agli articoli.
Cambia la veste de11'ASS.FOR., ma non cambiano g1i obiettivi.
La nuova Onlus, infattr, si impegna a portare avanti, con energie rinnovate, il lavoro di sensibilizzazione per la tutela de1 patrimonio ambientale e Ia valorizzazione del lavoro del FORESTALtr che 1'ha contraddistinta in questi 12 anni, grazie alla collaborazione di tutti i soci e dei cittadini che ne hanno appoggiato lbperato.
7. .- .,;.. . ;"',:.' i:_ ji:rr j j:ail;ii:i.lrrrr/_r'.T
I
Lo statuto.
PARTE
I
ART 1 - DENOMINAZIONE E SEDE È costituita un'Associazione denominata ASS.FOR. Associazione dei Forestali della Sardegna, organizzazione non lucrativa di utilità sociale ("ONLUS"), con sede in Cagliari, vtaLa Maddalena, 15 I-lAssociazione dovrà usare in qualsivoglia segno distintivo o comunicazione rivolta al pubblico,la locuzione: "organizzazione non lucrativa di utilità sociale o l'acronimo "ONLUS".
ART.2 - FINALITA I-lAssociazione non ha scopo di lucro neppure indiretto ed è indipendente da qualsiasi influenza o legame con partiti politici, organizzazioni sindacali o confessionali. Essa persegue esclusivamente finalità di solidarietà sociale, con lbbiettivo di senslbTlizzare lbpinione pubblica sull'attività delle donne e degli uomini del Corpo Forestale impegnati nella tutela ambientale del nostro paese, con interve n ti di s enslbllizzazio ne, p reve nzio n e, as s i s te nz a e p r o tezione civile. Su deliberazione del Consiglio Direttivo l'Associazione potrà aderire ad altre iniziative associazionistiche direttamente connesse e compatibili con gli scopi previsti dal presente Statuto e nel rispetto dei principi de11a Costitttzione. Su deliberazione de1 Consiglio Direttivo all'ASS.FOR. potranno aderire altre associazioni direttamente connesse e compatibili con gli scopi previsti dal presente Statuto. *q@it;+w:;,+-=-\
ATTIVITA I STITUZI ONALI I-lAssociazione)senza fini di lucro, ha 1o scopo principale di sensibilizzarel'opinione pubblica sul lavoro del Corpo Forestale impegnato nella tutela ambientale del nostro paese, con interventi di sensibilizzazione,prevenzione, assistenza e protezione civile, in casi d'incendi o altre calamità naturali come le alluvioni e i terremoti. Nell'ambito di tale attività l'Associazione potrà prowedere a favore di altre ONLUS ed Enti Pubblici operanti nell'ambito dello stesso settore, all'acquisizione e contestuale donazione di servizi di formazione e aggiornamento per il personale, zttrezza:.rfie e materiali di vario genere. Tra le altre attività dell'Associazione sono previste: ' Uorganizzazione scientifica,logistica e legale di congressi, convegni, seminari, tavole rotonde, pubblicazioni ed ogni aTtra iniziativa connessa con le finalità di essa Associazione; ' Inoltre, potrà ideare, programmate, realizzare e sostenere progetti di ricerca sui mutamenti climatici e ambientali da sola e/o con altri soggetti privati e/o pubblici (Università, Aziende specializzate, ecc); . Curare la formazione e f istruzione degli Operatori diProtezione Civile mediante corsi specializzati per settore: antincendio, assistenza e intetvento in caso di calamità naturali, primo soccorso; ' Occuparsi del1a tutela, promozione e valorizzazione delle cose d'interesse artistico e storico di cui alla legge 1" giugno 1939,n' 1089, ivi comprese le biblioteche e i beni di cui al Decreto del Presidente della Repubblica 30 settembre 1.963,n" 1.409; . I*pegnarsi ne1la tutela e valorizzazione della natura e dell'ambiente, con esclusione dell'attività, esercitata abitualmente, di raccolta e riciclaggio dei rifiuti urbani, speciali e pericolosi di cui all'aft.7 del Decreto Legislativo 5 febbraioL997,n" 22; ' Operare per la promozione della cultura e dell'arte; ' Organizzare attività sportive dilettantistiche e ricreative per i propri associati in tutte le varie discipline olimpiche riconosciute dal CONI. Per questi scopi potrà compiere tutti gli atti richiesti al fine di ottenere sowenzioni,contributi e donazioni che saranno impiegati unicamente per il raggiungimento dello scopo sociale. UASS.FOR. potrà aderire a tutte le federazioni o associazioni che ne tutelino i fini istituzionali e ne accrescano i1livello qualitativo ed operativo. Le cessioni di beni e le prestazioni di servizi relative alle attività statutarie saranno dirette ad arrecare benefici a:
M
a) persone svantaggiate
in conseguenza di eventi calamitosi: incendi, alluvioni
terremoti; b) persone svantaggiate in ragione della perdita di un famigliare impegnato nel1e attività sociali dell'ASS.FOR.; c) persone svantaggiate in ragione di condizione fisiche psichiche, economiche, sociali o familiari; d) componenti collettive estere, limitatamente agli aiuti umanitari. Tali soggetti potranno essere anche associati o partecipanti o soggetti di cui all'articolo 10 lettera a) comma 6 del Decreto Legislativo sulla disciplina tributaria delle ONLUS n" 460/97 se si trovano nelle condizioni di svantaggio de cui aIla lettera c). I-lesercizio di attività diverse da quelle indicate è consentito a condizione che esse siano con le medesime direttamente connesse o accessorie per natura a quelle statutarie in quanto integrative delle stesse e non siano quindi prevalenti rispetto a quelle istituzionali; in ciascun esercizio, dovranno essere rispettati i limiti di cui all'art.10 c.5 de1D. Lgs. n" 460/97.I proventi relativi non potranno superare la percentuale prevista dalla legge. I-lAssociazione può emettere "titoli di solidarietài'. e
ART 3 - ADESIONE Ai fini di garantire l'effettività
del rapporto associativo possono aderire all'Associazione su delibera del Consiglio Direttivo, in qualità di soci ordinari:
gli appartenenti al Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale della Regione Sardegna; chi ha prestato servizio nel CFS e nel CFVA;e coloro che dichiarino la propria disponibilità a prestare personalmente, gratuitamente e volontariamente l'attività di cui all'art.2 del presente statuto. Potranno altresì essere ammesse in qualità di soci onorari, su delibera del Consiglio Direttivo quelle persone che, abbiano contribuito con il loro impegno a dare impulso, vitalità, prestigio, all'Associazione. E esclusa la temporaneità della partecipairone alla vita associativa. Per entrare a far parte dell'Associazione è necessario indirizzare al Consiglio Direttivo apposita domanda di ammissione che contenga la dichiarazrone di condividere le finalità dell'Associrzione nonché la espressa accettazione delle norme statutarie, dei regolamenti interni e delle dehberazioni degli organi sociali. Consiglio Direttivo deve prowedere in ordine alle domande di ammissione entro 60 giorni dal loro ricevimento. In assenza di un prowedimento di accoglimento nel termine predetto,la domanda si intende respinta.In caso di diniego espresso il Consiglio non è tenuto 11
il motivo. I-ladesione all'Associazione sarà documentata, a cùra del Consiglio Direttivo, mediante iscrizione dei soci in apposito registro costantemente aggiornato a cura e responsabilità de1 Segretario Amministrativo. All'atto delf iscrizione il nuovo socio avrà diritto di ricevere copia del presente statuto, degli eventuali atti modificativi successivi nonché copia dei regolamenti interni dell'Associ azione. Le eventuali quote o contributo associativo sono intrasmissibili. I-ladesione all'Associazione comporta per l'associato maggiore di età il diritto di voto nella Assemblea per l'approvazione e le modifiche dello statuto e dei regolamenti per la nomina degli organi direttivi della Associazione. a esplicitarne
PARTE
II
ART 4 - STRUTTURA ED ORGANI DELLASSOCIAZIONE E SUA DEMOCRATICITA Sono organi dell'Associazione:
IJASSEMBLEA GENERALE DEI SOCI (ADERENTI) IL CONSIGLIO DIRETTIVO IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DIRETTIVO IL VICE PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DIRETTIVO IL TESORIERE IL COLLEGIO DEI REVISORI DEI CONTI I-lelezione degli Organi dell'Asso ciazione non può essefe in alcun modo vincolata o limitata ed è informata a criteri di massima libertà di partecipazione
-
all'elettorato attivo e passivo. Le cariche associative sono liberamente elettive e gratuite. I soci ed i partecipanti maggiori di età hanno diritto di voto per la nomina degli organi direttivi dell'Associ azione. Ad ogni elettore spetta un voto (art.2532II C.Civile).
ART 5 - ORGANIZZAZTONE ASSEMBLEA GENERALE DEI SOCI È o.grrro sovrano. È .o-posta da tutti gli aderenti all'Associazione. Sono Aderenti della Associazione: - i Fondatori; - i Soci della Associanone.
I-ladesione all'Associazione è a tempo indeterminato e non può essere disposta per un periodo temporaneo, fermo restando in ogni caso il diritto di recesso.
I-adesione all'Associazione comporta pef l'associato maggiore dètà il diritto di voto nell'Assemblea per l'approvazione e 1e modificazioni dello statuto e dei regolamenti per la nomina degli organi direttivi dell'Associazione. Sono Fondatori coloro che partecipano alla costituzione dellbriginario fondo di dotazione della Associazione stessa. Sono Soci della Associazione coloro che aderiscono all'Associazione nel corso de1la sua esistenza. Non sono Aderenti, e non fanno quindi parte dell'Assemblea, i Beneficiari ed i Benemeriti dell'Associazione. Sono Beneficiari della Associazione coloro cui vengono erogati i servizi che l'Associazione si propone di svolgere. Sono Benemeriti della Associazione coloro che effettuano versamenti al fondo di dotazione ritenuti di particolarc rilevanza dal Consiglio Direttivo. La divisione degli Aderenti nelle suddette due categorie dei Fondatori e dei Soci non implica alcuna differcnza di trattamento tra gli Aderenti stessi in merito ai loro diritti nei confronti dell'Asso ciazione. Ciascun Aderente in particolare ha diritto a partecipare effettivamente alla vita dell'Associazione. I-lAssemLlea si riunisce ordinariamente almeno due volte all'anno, per l'approvazione del bilancio consuntivo (entro il 37 marzo) e del bilancio preventivo (entro i130 ottobre). È convocata dal Presidente ogni qualvolta 1o ritenga oPportuno oppure ne sia fatta richiesta da almeno il 30%o dei soci regolarmente iscritti. I-lAssemblea deve essere convocata mediante alviso, almeno otto giorni prima di quello fissato e, laddove vi sia urgenza di provvedere, mediante comunicazione telefonica o altro mezzo idoneo almeno quattro giorni prima di quello fissato.
I-lawiso deve contenere luogo, giorno, ora e argomenti dellb.d.g.
Competenze dell'Assemblea ad approè competente ad so ciazione ; è dell'Associazione; a l' indirizzo dell'As determinal'indirizzo I-lAssemblea I-lAs s emble a determin vare eventuali proposte di modifica dello Statuto. Approva i regolamenti che disciplinano 1o svolgimento dell'attività dell'Associazione. È competente inoltre a deliberare circa 1o scioglimento dell'Associazione e la destinazione del patrimonio sociale, nel rispetto delle disposizioni di legge e di statuto. Ogni Aderente all'Ass ocianone ha diritto a un voto, esercitabile anche mediante delega apposta in calce all'awiso di convocazione. La delega può essere conferita solamente ad altro aderente all'Associazione che
non sia Amministratore,Revisore o dipendente dell'Associazione. Ciascun delegato non può farsi portatore di piìr di tre deleghe. Le dellberazioni sono assunte con il voto favorevole della maggioranza deipresenti; lèspressione di astensione si computa come voto negativo. Non è ammesso il voto per corrispondenza. I-lAssemblea è presieduta dal Presidente del Consiglio Direttivo o, in caso di sua assenza o di impedimenti, dal Vice Presidente o in mancanza, sù designazione dei presenti, da un altro membro del Consiglio Direttivo oppure da qualsiasi altro aderente all'Associazione, coadiuvato da un segretario, tutti eletti dall'Assemblea.
Le delibere dell'Assemblea redatte in apposito documento devono restare a disposizione degli associati presso la sede dell'Associazione per 30 giorni dopo la loro redazione e dovranno essere divulgate senza ritardo a tutti i livelli dell'Associazione.
I-lAssemblea inoltre prowede alla nomina del Consiglio Direttivo, del Presidente e del Vice Presidente del Consiglio Direttivo, delTesoriere e del Collegio dei Revisori dei conti.
CONSIGLIO DIRETTIVO Il Consiglio Direttivo è organo deliberante e programmatico;
investito dei più ampi poteri per il perseguimento dei fini statutari nonché per la gestione tecnica ed amministrativa dell'Associ azione. Esso è composto, a scelta dell'Assemblea, da un minimo di tre a un massimo di sette membri, compresi il Presidente, il Vice Presidente e il Tèsoriere. I Consiglieri devono essere Aderenti all'Associazione, durano in carica per due anni e sono rieleggibili. Qralora per qualsiasi motivo venga meno la maggioranza dei Consiglieri, f intero Consiglio Direttivo si intende decaduto e occorre far luogo alla sua rielezione. In caso di cessazione per qualsiasi motivo di un membro del Consiglio Direttivo, il Consiglio stesso fa luogo alla sua cooptazione. I1 Consigliere cooptato dura in caflca fino alla prossima Assemblea, al cui ordine del giorno deve essere posto l'argomento della sostituzione del consigliere cessato; chi venga eletto in luogo di consigliere cessato dura in caricaper 1o stesso residuo periodo durante il quale sarebbe rimasto in carica il consigliere cessato. Se per qualsivoglia motivo viene meno la maggioranza dei consiglieri, f intero Consiglio Direttivo si intende decaduto e occorre far luogo alla sua integrale rielezione. Dalla nomina a Consigliere non consegue alcun compenso, salvo il rimborso delle spese documentate sostenute per ragioni dell'ufficio ricoperto. Compiti del Consiglio sono, fral'altro §
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- Redigere i programmi di attività sociale sulla base delle finalità statutarie e degli indiri zzr approvati dall'Assemblea; b) Redigere annualmente il bilancio ed un rendiconto economico e finanziario
a)
secondo le disposizioni statutariel
c) - ratificare l'ammissione di nuovi iscritti e deliberare sul recesso, decadenza ed esclusione dei soci stessi. Operatività del Consiglio Direttivo I1 Consiglio deve riunirsi almeno due volte l'anno: entro il 31 di matzo per la approvazione del rendiconto economico e, finanirario dell'anno precedente ed eniro il 30 novembre per l'approvazione del bilancio Preventivo per l'anno sociale successivo.
Sia i1 Bilancio preventivo che il rendiconto devono essere resi disponibili nel loro testo presso la sede dell'Associazione nei 15 giorni che precedono il loro esame e nei 30 giorni che seguono la loro apptovazione. I1 Consiglio si riunisce ogni volta vi sia richiesta da parte di almeno 1/3 dei consiglieri. I1 Consiglio dovrà altresì riunirsi quando 1o richieda almeno il 30%o dei soci regolarmente iscritti, per la trattazione di particolari argomenti o problemi proposti. I1 Consiglio dovrà riunirsi entro 20 giorni da1la richiesta. Le riunioni del Consiglio sono valide, in prima convocazione quando siano regolarmente presenti almeno la metà più uno dei componenti, in seconda convocazione qualunque sia il numero degli intervenuti. La seconda convocazione potrà aver luogo unbra dopo la prima. Lu.orro.uzione deve essere effettuata mediante awiso contenente luogo e ora della riunione; tale awiso deve essere spedito o consegnato a mano ai membri del Consiglio Direttivo con lettera raccomandata almeno 8 giorni prima di quello fissato per la riunione e può contenere già la seconda convocazione; laddove vi sia urgenza di provvedere, potranno essere :utllizzati sia la comunicazione telefonica sia qualunque altro mezzo idoneo e la convocazione dovrà alrrenire almeno quattro giorni prima di quello fissato. I1 Consiglio delibera validamente a maggioranza assoluta dei presenti su tutte le questioni poste allbrdine del giorno. I-lespressione di astensione si computa come voto negativo; in caso di parità di voti prevale il voto di chi presiede la riunione. Delle determinazroni adottate in occasione di ogni riunione sarà redatto aPposito documento che dovrà essere dir,,ulgato senzaritardo a tutti i livelli dell'Associazione e che resterà comunque a disposizione degli associati e dei partecipanti presso la sede dell'Associazione.
Consiglio Direttivo è comunque validamente costituito ed è atto deliberare, anche in assenza delle suddette formalità di convocazione, qualora^ siano presenti tutti i suoi membri e tutti i membri del Collegio dei Revisori dei Conti. 11 Consiglio Direttivo è presieduto dai Presidente o, in caso di sua assenza o impedimento, dal Vice Presidente; in sua marrcaflza,su designazione dei presenti, da un altro membro del Consiglio Direttivo. I1 Consiglio Direttivo può delegare le proprie funzioni ad un Comitato Esecutivo composto da Presidente, Vice Presidente, Segretario, Tesoriere e da altri due Consiglieri. Esso può inoltre attribuire ad uno o più dei suoi membri oppure, a mezzo de1 Presidente, anche ad estranei, il potere di compiere determinati atti in nome e per conto dell'Associazione. 11
Presidente
1) A1 Presidente dell'Associazione spetta la rappresentaLnza dell'Associazione di fronte ar terzi e anche in giudizio. Su deliberazione de1 Consiglio Direttivo, il Presidente può attribuire la rappresentanza dell'Associazione anche ad estranei al Consiglio stesso. 2) N Presidente dell'Associ azione compete, sulla base de1le direttive emanate dall'Assemblea e dal Consiglio Direttivo, al quale comunque il Presidente riferisce circa l'attività compiuta, lbrdinaria amministrazione dell'Associ azionel nei casi eccezionali di necessità eurgenza il Presidente può anche compiere atti di straordinaria amministrazione, ma in tal caso deve contestualmente convocare il Consiglio Direttivo per la ratifica del suo operato. 3) I1 Presidente convoca e presiede l'Assemblea, il Consiglio Direttivo e il Comitato Esecutivo ne cura lèsecuzione delle relative delTberazioni, sorveglia il buon andamento amministrativo dell'Associazione, verifica lbsservanza dello statuto e dei regolamenti, ne promuove 1a riforma ove se ne presenti la necesstessa
sità.
4) I1 Presidente cura la predisposizione del bilancio preventivo e del bilancio consuntivo da sottoporre per l'approvazione, al Consiglio Direttivo e poi all'Assemblea corredandoli di idonee relazioni. Vice Presidente 1) Il Vice Presidente sostituisce il Presidente in ogni sua attribuzione ogni qualvolta questi sia impedito all'esercizio delleproprie funzioni.Il solo intervento del Vice Presidente costituisce per i terui prova delf impedimento del Presidente.
Libri dell'Associazione 1) Oltre alla tenuta dei libri prescritti
da1la legge, l'Associazione tiene
i tibri
verbali delle adunanze e delle dellberazioni dell'Assemblea, del Consiglio Di-
Mk'
rettivo, de1 Comitato Esecutivo e dei Revisori dei conti nonché aderenti all'Associazione.
il libro
degli
Tesoriere 1) IlTèsoriere cura la gestione della cassa dell'Associazione e ne tiene contabilità, effettua le relative verifiche, controlla la tenuta dei libri contabili, predispone, dal punto di vista contabile, il bilancio consuntivo e quello preventivo accompagnandoli da idonea relazione contabile. Il Tèsoriere potrà farsi coadiuvare da tecnici e consulenti de1la materia.
Collegio dei Revisori dei conti quando obbligatorio per legge 1) Il Collegio dei Revisori dei conti si compone di tre membri effettivi e di due supplenti (questi ultimi subentrano in ogni caso di cessazione di un membro effettivo). 2) lincaÀco di Revisore dei conti è incompatibile con \a carica di consigliere. 3) Per la durata in carica,la rieleggibilità e il compenso valgono le norme dettate nel presente statuto per i membri del Consiglio Direttivo. 4) I Revisori dei conti curano la tenuta del libro delle adunanze dei Revisori dei conti, partecipano di diritto alle adunanze dell'Assemblea, del Consiglio Direttivo e del Comitato Esecutivo, con facoltà di parola ma senza diritto di voto, verificano la regolare tenuta della contabilità dell'Associazione e dei relativi libri danno parere sui bilanci. Bilancio Consuntivo e preventivo 1) Gli esercizi dell'Associazione chiudono il31 dicembre di ogni anno. 2) Entro il28 febbraio di ciascuno anno i1 Consiglio Direttivo è convocato per la predisposizione del bilancio consuntivo dellèsercizio precedente da sottoporre all'approvazione dell'Assemblea. 3) Entro il30 settembre di ciascun anno il Consiglio Direttivo è convocato per la predisposizione del bilancio preventivo del successivo esercizio da sottoporre all'approvazione dell'Assemblea. Spese di funzionamento Alle spese per ilfinzionamento dell'Associazione si farà fronte con
i fondi deldovrà essere annuale, che capitoli del bilancio in appositi l'Associazione previsti redatto dal Consiglio Direttivo. Dal bilancio dovranno risultare i beni, i contributi o i lasciti ricevuti. I1 bilancio dovrà essere approvato dalla Assemblea degli aderenti che delibererà a maggioranza dei 2/3 dei presenti in prima convocazione e a maggioranza semplice in seconda convocazione.
Oltre alla tenuta dei libri prescritti dalla legge,l'Associazione tiene i libri verbali delle adunanze e delle deliberazioni dell'Assemblea, del Consiglio Direttivo, del Comitato Esecutivo e dei Revisori dei Conti nonché il Libro degli Aderenti all'Associazione. dell'Associanone sono visibili a chiunque ne faccia motivata istanza;le copie richieste sono fatte dall'Associazione a spese del richiedente.
I libri
PARTE
III
ART.6 - RINNOVO DELLE CARICHE SOCIALI E DEGLI ORGANISMI STATUTARI Le elezioni per il rinnovo delle cariche sociali si tengono ordinariamente con cadenza, biennale.
In caso di scioglimento anticipato di alcuno degli organismi statutari o in caso di dimissioni o decadenza di alcuno dei componenti,l'Assemblea degli aderenti procede alla rielenone entro i sessanta giorni successivi. I-lAssemblea delibererà con le stesse maggioranze previste per l'approvazione del bilancio.
ART 7 - CONDIZIONI DI ELEGGIBILITA i soci che, nell'anno in cui si effettuano le elezioni, risultino regolarmente iscritti nel registro soci da almeno un anno ed abbiano requisiti, cariche e funzioni:non in contrasto con il presente statuto. Sono eleggibili a far parte degli organismi statutari dell'Associazione
ART 8 - CAUSE DI ESCLUSIONtr DEI SOCI I1 titolo di socio dell'Associazione si perde, oltroché per morte, per recesso, per decadenza, per esclusione. I1 recesso è consentito ai soci, oltroché per i casi previsti dalla legge, per impos-
sibilità di prendere parte all'attività dell'Associazione. Esso ha effetto dal7'inizio del secondo mese successivo a quello nel quale il Consiglio Direttivo ne abbia ricevuto notifica. La decadenza è deliberata dù Consiglio Direttivo nei confronti dei soci che abbiano perduto i requisiti richiesti per l'ammissione all'Associazione I-lesclusione, oltroché nei casi previsti dalla legge, può essere deliberata dal Consiglio Direttivo nei confronti dei soci che non osservano le disposizioni dello statuto sociale, dei regolamenti interni e delle deliberazioni adottate dagli orga-
M
nismi sociali preposti che comunque danneggiano moralmente o materialmente l'Associazione. I-lesclusione ha effetto dal trentesimo giorno successivo alla notifica del relativo pror,vedimento il quale deve contenere le motivazioni. Nel caso in cui l'escluso non condivida 1e ragioni dell'esclusione egli può adire il Collegio Arbitrale di cui al presente Statuto.In tal caso lèfficacia della deliberazione di esclusione è sospesa fino alla pronuncia del Collegio stesso.
PARTE IV ART 9 - PATRIMONIO DELUASSOCIAZIONE Costituiscono patrimonio dell'Associazione : a) I contributi annuali versati da ciascun socio; b) I contributi volontari,le sowenzioni,i lasciti, le donazioni, che conco rrano ad incrementare l'attivo sociale; c) Tìrtti i beni mobili ed immobili che verranno nel tempo acquistati o comunque acquisiti dall'Asso ciazione. Per l'adempimento dei suoi compiti l'Associazione dispone delle seguenti entrate: - dei versamenti effettuati dai fondatori originari, dei versamenti ulteriori effettuati da detti fondatori e da quelli effettuati da tutti coloro che aderiscono all'Associazione; - dei redditi derivanti dal suo patrimonio; - degli introiti realizzati nello svolgimento de1la sua attività. 11 Consiglio Direttivo annualmente stabilisce la quota di versamento minimo da effettuarsi all'atto de1l'adesione alla Associazione da parte di chi intende aderire alla Associazione e la quota annuale di iscrizione all'Associazione. I-ladesione alla Associazione non comporta obblighi di finanziamento o di esborso ulteriori rispetto al versamento originario all'atto dell'ammissione e a1 versamento della quota annua di iscrizione. E comunque facoltà degli Aderenti alla Associazione di effettuare versamenti ulteriori rispetto a quelli originari e a quelli annuali. I versamenti al fondo di dotazione possono essere di qualsiasi entità, fatti salvi i versamenti minimi come sopra determinati per l'ammissione e f iscrizione annuale, e sono comunque a fondo perduto; i versamenti non sono quindi rivalutabili né ripetibili in nessun caso, e quindi nemmeno in caso di scioglimento della Associazione, né in caso di morte, di estinzione, di recesso o di esclusione. Da1la Associazione, può pertanto farsi luogo alla richiesta di rimborso di quanto versato alla Associazione a titolo di versamento al fondo di dotazione.
Il
versamento non crea altri diritti di partecipazione e, segnatamente, non crea quote indivise di partecip azione trasmissibili a terzi, né per successione a titolo particolare né per successione titolo universale, né per atto tra vivi né a causa di morte. È frtto divieto di distribuire, anche in modo indiretto utili o avanzi di gestioni, nonché fondi, riserve o capitale durante lavrta dell'Associazione, salvo che 1a destinazione o distribuzione siano imposte dalla legge o siano effettuate a favore di altre ONLUS che per legge, statuto o regolamento facciano parte della medesima e unitaria struttura. Gli utili e gli avanzi di gestione devono essere impiegati per la realizzazione delle attività istituzionali e di que1le ad esse direttamente connesse.
ART 10 - RtrGOLAMENTI INTERNI - DISCIPLINA TECNICA ED AMMINISTRATIVA - REGOLAMENTO ELETTORALE I1 funzionamento tecnico ed amministrativo dell'Associazione nonché le procedure per i1 rinnovo delle cariche sociali, potranno essere disciplinate da regolamenti interni, elaborati con il rispetto e nellbsservanza del presente statuto e delle norme di legge in materia. Ai soci ed ai partecipanti maggiori di età spetta il diritto di voto per approvazione e modifica dei (art. 2352II)
ART
11 -
MODIFICHE DELLO STATUTO
Il presente statuto potrà essere modificato solo dall'Assemblea generale dei soci, in apposita riunione, con approvazione da parte di almeno i 2/3 dei presenti in prima convocazione e a maggioranza semplice in seconda convocazione. Gli associati ed i partecipanti maggiori di età hanno diritto di voto per l'approvazione e le modifiche dello statuto (art.2352II).
ART 12 - SCIOGLIMENTO DELIJASSOCIAZIONE l.]Associazione potrà sciogliersi spontaneamente per lèsaurimento delle sue fina1ità e dei suoi scopi o, anticipatamente per decisione di una Assemblea generale appositamente convocata a maggiorarna di almeno 1,90o/o dei soci regolarmente iscritti partecipanti. Nel caso di scioglimento per qualunque causa, cessazione o estinzione dell'Associazione, il patrimonio dellènte deve essere devoluto ad altre associazioni con finalità analoghe o a fini di pubblica utilità, sentito I'organismo di controllo di cui a7l'art.3 c. 190 L.23/1.2/7996 n" 662 e salvo diversa destinazione imposta dalla legge.
ART.13 alf iscrizione all'anagrafe unica delle ONLUS presso il Ministero de1le trìnanze. Essa dovrà effettuare la comunicazione di cui all'art.11 del Decreto Legislativo
La presente Associazione è obbligata
sulla disciplina tributaria degli ONLUS, alTaDirezione regionale delle entrate compente in base al proprio domicilio fiscale.
ART
14
Qralunque controversia sorgesse in dipendenza della esecuzione o interpretazione del pfesente statuto e che possa formare oggetto di compromesso, sarà rimessa al giudizio di un collegio formato da tre arbitri nominati dal Presidente della Camera di Commercio in cui la Associazione ha sede. I1 collegio giudicherà secondo equità e senza. formalità di procedura, dando luogo ad arbitrato irrituale.
ART
15
riferimento alle norme in materia di enti contenute nel libro I del Codice Civile e, in subordine, alle norme contenute nel libro V del Codice Civile.
Per disciplinare ciò che non sia previsto nel presente statuto, si deve far
Letto confermato e sottoscritto in Cagliari il30 novembre 2006 Scriva Salvatore Antonino, Melis Gian Patrizio,PTIia Massimiliano, Demuro Adriana, Piga Antonio,Lara Giorgio, Fois Salvatore. Registrato a Cagliari Repertorio N.1,2477
il
L3 dicembre 2006 al N. 4335
Raccolta N.4167 fASS.f'On. è ONLUS con Comunicazione alla Dtezione Regionale delle Entrate N. 2908 del 26.07.2007
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La pqrola a i lettori... m
Complimentivivissimi a tutta la redazione di Natura in Sardegna per la nuova veste grofica e i contenuti inseriti nell'ultimo numero.ll formato, gli articoli e tutto il resto concorrono a rendere la vostra rivista sicuromente tra le migliori in circolazione sul tema. Ho letto tutti gli articoli, uno piu interessante d el l' a ltro ; pa rti co I o rme nte i nteressa nte q u e I I o su I l' arg i a. Co n tinuate cosi. Luciana Carreras
Ho appena finito di leggere la vostra rivista e posso dire di essere rimasta piacevolmente colpita per l'interesse suscitato dagli articoli che avete presentato. Complimenti. E un in bocca al lupo per
ilfuturo. Giuliana Pibiri
A parte qualche piccola sbavatura che, sono convinto, riusci-
rete a mettere a posto, sono contento di questa nuova rivista sullo natura della nostra bellissima isola.Ho apprezzato molto gli articoli sulla fauna e sulla flora, onche se forse dovreste dedicare o questi argomenti ancora piu spazio.
PierluigiMaini Sono un vostro affezionato lettore, giĂ dal periodo in cui"Natura in Sardegna" si intitolava "Notiziario Forestale'!Ho cosi seguito l'evoluzione della testata e vifaccio i complimenti per il modo in cui l'avete migliorata. Essendo un appassionato di ambiente e natura vorrei sapere se posso inviare degli articoli alla vostra redazione.
Mario Puddu
Gentilissimo signor Puddu, ringraziandola per la lettera che ha inviato, senz'altro la invitiamo a contattare la redazione alla e-mail naturainsardegna@tiscali. it, potremo cosĂŹ spiegare quali sono le istruzioni da seguire per preparare un"pezzo".
Ambientalista, animalista, amante di questa bellissima terra, benché non sia sarda,vorrei sapere cosa ne pensate degl'interventi del patron della regione Soru. Prima fa una legge salvacoste, poi pare voglia svendere Masua e l'area di Buggerru! Adesso questa tassa sui non residenti. Mi pare proprio che abbia le idee molto confuse.
m Elvia MoriSarigu
Carissima lettrice, come ben sa il nostro giornale non
affronta tematiche politiche. O comunque questo non è il suo obiettivo primario. Owiamente, laddove la natura e I'ambiente siano minacciati (o al contrario tute-
lati) da particolari iniziative dei politici di turno, sarà nostro compito segnalare ai lettori la verità. ln questo preciso caso tuttavia, non avendo approfondito la materia, non possiamo emettere alcun giudizio di merito. Complimenti per il nuovo taglio grafico del giornale. È molto piit bello rispetto a prima.Continuate cosi. Salvatore Espa
volete inviare lettere, suggerimenti, opinioni alla Redazione di Natura in Sardegna potete scrivere a:
Se
natu rainsardeg na@tiscali.it
Errata corrige del numero 28 di Natura in Sardegna Purtroppq per cause tecniche, alcune didascalie non commentano correttamente il reale contenuto della foto, in particolare a pagina 3 nella foto dello Stagno di Cabras c'è una colonia di fenicotteri e non di cormora
ni. Anche le fotografie delle pagine
pagina 59 ritrae l'Ophrys panattensis, l'Ophrys panottensit variabilità verso
panattensis,variabilità verso
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lunulata, Dorgali. Limmagine di pagina 62 rappresenta I'Ophrys
colopax,Osini.Queste foto, compresa quella pubblicata in copertina, sono
di Cesario Giotta e Marcello Piccitto ai quali, come ai lettori, chiediamo scusa per l'errore.
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