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Il futuro delle carni tra sostenibilità e benessere
In un contesto di mercato in continua evoluzione il profilo del consumatore di carni italiano in rapporto alle strategie di valorizzazione della moderna distribuzione
I primi nove mesi del 2021, fonte Ismea, pur confermandone un ruolo di primo piano nel basket della spesa alimentare degli italiani con una quota a valore di poco superiore al 10%, ci consegnano un mercato delle carni in sostanziale stabilità a volume (-0.4%) e a valore (+0,6%) rispetto al 2020. A sostenere le vendite, l’avicunicolo che, con un +0.5% a volume, fa da contraltare al trend negativo delle bovine (-1.5%) e soprattutto delle suine (-3.8%). Un dato, questo, ormai strutturale che tratteggia, nei fatti, il profilo di un consumatore che si avvicina in maniera critica al consumo di carne, sempre più alla ricerca di salubrità e leggerezza.
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A certificarlo, l’indagine multi-prospettica trade e consumer targata SGMARKETING che, realizzata ad ottobre, ha coinvolto 13 tra category e buyer della moderna distribuzione, e 1.000 consumatori della categoria. Dallo studio emerge una propensione prospettica a privilegiare, da parte della domanda finale, proprio l’avicunicolo con un saldo tra chi dichiara di diminuirne il consumo e chi invece ne afferma un futuribile aumento che segna un dato incrementale pari al +8% contro il -12% per il bovino ed il -15% per il suino. Siamo di fronte ad un
consumatore che tendenzialmente si accosta al consumo di carne in modo meno rutinario e che vede nei suoi sostituti vegetali, acquistati dal 39% del campione, un’alternativa da prendere sempre più in considerazione. Tali evidenze combaciano con il sentiment relativo della GDO, canale preferenziale per l’acquisto di carni con una quota pari al 62%, i cui attori, sottolineano, da un lato, una prospettica modifica delle modalità di vendita orientata a privilegiare il libero servizio, e dall’altra tratteggiano, nel medio periodo, un exploit proprio delle carni bianche. Fattori di disaffezione alla categoria da parte del consumatore, in primis, il percepito negativo relativo alla filiera in tema di sostenibilità e benessere animale, e l’ancora rilevante tema della poca salubrità associata, in particolare, alle carni rosse. In questo contesto, le nuove consapevolezze legate alla responsabilità sociale, economica ed ambientale guidano le scelte alimentari. Per gli italiani parlare di sostenibilità nel caso delle carni, significa avere accesso ad un’offerta di prodotto a garanzia del benessere fisico e psichico e a rassicurazione nel consu-
mo. Da questo punto di vista, sono tre i driver considerati rilevanti: l’antibiotic free, il tema dell’italianità ed il benessere animale, tutti elementi per i quali un consumatore su quattro si dichiara disposto a pagare di più (vedi slide allegata). È in tal senso che si conferma fondamentale il ruolo della comunicazione quale fattore di innesco da votare al racconto della filiera e delle modalità di allevamento, sostenendo così tutti gli sforzi ed i percorsi virtuosi volti a promuovere le buone pratiche agricole e l’animal welfare. Diventa strategico per il comparto tradurre, in maniera accessibile e rilevante, il valore del “saper fare”. Uno scenario di mercato, quindi, in evoluzione che vedrà sempre di più produzione e distribuzione dover collaborare in partnership, su tavoli comuni, al fine di testare tutte quelle progettualità che, a partire dal punto vendita nelle sua dimensione fisica e digitale, dalla narrazione del prodotto e dalla costruzione di una proposta assortimentale congrua, siano in grado di attrarre, fidelizzare e posizionare in maniera distintiva il reparto macelleria e dunque l’insegna attorno ad una proposta autenticamente qualitativa.
SALDO QUOTA RISPOSTE MIGLIORE VS PEGGIORE (VOLUMI)
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12%
4,3 12% 14% 12%
2,8 18% 3,0 20% 4,0 23% 16% 19% 15%
4,0 25% 3,5 21% 4,2 24%
% di consumatori che pagherebbero molto o abbastanza di più (+20% e oltre)
SENSE THE DIFFERENCE
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