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“La via selvatica” corona un anno di utili confronti alla tenuta Bernardina
I protagonisti delle storie narrate online il 12 di ogni mese nei luoghi cerettiani sono stati invitati per il gran finale previsto a settembre
Claudio Puppione
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La pandemia non ha interferito sul regolare svolgimento del progetto “La via selvatica”, voluto dalla famiglia Ceretto e portato avanti da quel grandissimo affabulatore che è Matteo Caccia. Però, al di là dell’interesse e del successo riscossi in rete, ha impedito quei contatti interpersonali che fanno parte del nostro stesso appartenere al genere umano e che nessun virus potrà sottrarci a tempo indefinito, se umani resteremo. Quindi, contando sul superamento dell’emergenza sanitaria, per il 12 settembre è stato messo in calendario un appuntamento pubblico che fa parte del cartellone di Alba capitale della cultura d’impresa. In quella data, presso la tenuta Monsordo Bernardina, dove batte il cuore e ragiona
Matteo Caccia dialogherà con Stefano Bartezzaghi “La via selvatica” corona un anno di utili confronti
A fianco: il semiologo Stefano Bartezzaghi. Sotto: il colloquio fra il funambolo Andrea Loreni (che potrebbe essere fra gli ospiti del 12 settembre) e Matteo Caccia svoltosi alla tenuta Monsordo Bernardina
il cervello del gruppo Ceretto, ci sarà un grande evento il cui protagonista sarà, sempre a fianco di Matteo Caccia, il semiologo Stefano Bartezzaghi. Il tema discusso sarà: “Salvatico è chi si salva”, tratto da una considerazione di Leonardo da Vinci. Gli organizzatori spiegano così il nucleo dei concetti intorno ai quali verterà il confronto: «La lingua cresce in noi spontanea, coi suoi frutti, i fiori, i rovi, i veleni. Cultura, o coltura, è provarsi a ordinare la selva senza sradicarla e senza rinunciare all’energia che la origina». Ma non ci saranno solo Bartezzaghi e Caccia. L’intento, infatti, è quello di coinvolgere e avere ospiti di persona gli altri protagonisti degli incontri
Alba - Cantine Monsordo La Bernardina EVENTO
12
SETTEMBRE
LA VIA SELVATICA
mensili iniziati esattamente un anno prima, quando a battezzare “La via selvatica” fu il funambolo Andrea Loreni. Intanto proseguono gli appuntamenti, fissati il 12 di ogni mese. Eccone la sequenza. A maggio: Federica Manzon, scrittrice, “Il confine del domestico. La frontiera è il pezzo più selvatico del territorio che viviamo”. L’intervistata, friulana, triestina d’adozione, raccontando Trieste, il mare e i boschi ci porterà sul confine delle parole e delle cose. A giugno: Tommy Kuti, musicista, “La musica non addomesticata. Il rap, la musica delle periferie, la voce di chi non aveva voce”. Capiremo come le parole cesellate e incastonate in rime e versi liberino forze nuove in chi le ascolta. A luglio: Franco Cardini, storico, “Il territorio e la sua storia. La storia ci insegna qualcosa? La storia delle religioni ci racconta chi siamo?”. Si rifletterà sull’addomesticare il passato
Il navigatore Ambrogio Beccaria con Matteo Caccia durante l’incontro dello scorso febbraio a cui è stato dato il titolo “Burrasche e calme”