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Fotonotizia. Il Re dei vini e vino dei Re nacque qui
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I filari di “Cascina Gustava”, a ridosso del castello di Grinzane Cavour, acquisiti dalla Fondazione Crc e messi a disposizione degli studenti dell’Enologica di Alba Il Re dei vini e vino dei Re nacque qui
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Beppe Malò
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Il vigneto sottostante il castello di Grinzane Cavour è uno dei più importanti e nobili retaggi della storia del Barolo. Per questo rappresenta un complemento irrinunciabile della visita al maniero che dall’estate 2014 è sito Unesco nell’àmbito dei paesaggi vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato (il Qr Code rimanda a un breve video che ne illustra storie e caratteristiche). Le falde dell’altura su cui domina il castello sono occupate da secoli da colture a vigneto, ed è in questo luogo che nella prima metà dell’Ottocento iniziò la sperimentazione delle tecniche di coltivazione e di vinificazione che portarono al Barolo moderno. Camminare tra quei filari porta il visitatore all’origine di un mito, là dove il Nebbiolo cominciò la metamorfosi per diventare il “Re dei vini e il vino dei Re”. Furono i filari di “Cascina Gustava”, uno dei cru più interessanti di Grinzane, a essere scelti dal conte Camillo Benso di Cavour, il più illustre ospite del castello, e sindaco del paese, per eseguire le operazioni che consentirono di trasformare «un vino chiaretto dal sapore abboccato» nell’eccellenza celebrata dai maggiori recensori e dagli appassionati più esigenti. Il Conte di Cavour fu assai lungimirante nell’intuire le potenzialità che l’uva Nebbiolo avrebbe potuto esprimere perfezionando le tecniche di coltivazione, vendemmia, trasformazione e affinamento. Il cammino, anche grazie al contributo del generale Paolo Francesco Staglieno, della contessa Giulia Falletti Colbert e dell’enologo francese Louis Oudart, ha consentito la creazione di un vino sintesi perfetta tra il territorio e le sue eccellenze. Il vigneto è stato acquisito dalla Fondazione Crc presieduta da Giandomenico Genta, la quale l’ha messo a disposizione degli studenti della scuola enologica “Umberto I” di Alba.