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I piccoli bacini sono l’unica soluzione per la siccità

Ance Imperia si mette in gioco per la soluzione di un problema ormai cronico, evidenziandone i molteplici aspetti positivi

Vogliamo provare a dare risposte all’emergenza con il coinvolgimento e la collaborazione di tutti i soggetti interessati. Con un orizzonte temporale inevitabilmente più lungo, occorre lavorare alla progettazione di nuovi bacini di raccolta

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Finîo de ciêuve, sciûti i coppi: finito di piovere, asciutte le tegole. Questo proverbio ligure la dice lunga e nella sua ovvietà racconta che quando non piove, tutto si asciuga, magari troppo. Magari al limite della siccità. È un po’ quello che sta avvenendo in molte zone d’Italia, Ponente Ligure compreso, dove l’imminente arrivo dell’estate evidenzierà in tutta la sua gravità lo stato di emergenza idrica in cui versa la provincia che nelle scorse settimane ha dovuto fare i conti con diverse rotture alla propria rete idrica, lasciando senz’acqua in particolare diverse zone di Imperia e dintorni, ma anche di Sanremo.

SI MUOVE L’ANCE

Tubature colabrodo certo non aiutano in tempi di siccità; secondo gli studi, ogni anno l’Italia perde l’89% dell’acqua piovana, una risorsa importantissima, che potrebbe essere usata, per esempio, per sostenere 300mila aziende agricole in emergenza idrica. Lo strumento per dissetare campagne, aziende e città potrebbe essere dunque la costruzione di piccoli bacini e di sistemi di accumulo dell’acqua in punti precisi lungo fiumi e torrenti. Nell’ottica di fornire un contributo alla soluzione di una questione che riguarda tutti, Ance Imperia si sta muovendo con diversi interlocutori per verificare la fattibilità di realizzazione di mini invasi sui principali corsi d’acqua del Ponente Ligure nella convinzione che simili interventi siano particolarmente ricchi di punti di forza. Quali?

Lo spiega il presidente di Ance Imperia, Enio Marino: “Vogliamo provare a dare risposte all’emergenza con il coinvolgimento e la collaborazione di tutti i soggetti interessati.

Agli investimenti che vanno messi in campo per ridurre la dispersione dell’acqua, con un orizzonte temporale inevitabilmente più lungo, occorre lavorare alla progettazione di nuovi bacini di raccolta. Grazie alle loro modeste dimensioni si possono infatti realizzare in tempi relativamente brevi, rappresentano una spesa significativa ma sostenibile, non hanno un grande impatto ambientale, anzi si possono replicare in più aree anche limitrofe e si prestano a svariati utilizzi: per esempio potrebbero essere utilizzati come bacini di pescaggio acqua in caso di incendi boschivi, per uso irriguo e come produzione di energia e, perché no, a fini turistici/ricettivi”.

Un Problema Di Tutti

Ma dove farli questi invasi? Se burocrazia, leggi e ambientalisti di turno rappresenterebbero un ostacolo alla costruzione di più imponenti dighe, per gli invasi in effetti, tutto risulterebbe più semplice. Opere di altezza massima di 15/20 metri sarebbero infatti consentite dalle norme; oltre che sull’Argentina, altri punti adatti alla loro realizzazione potrebbero essere la val Nervia, dove l’omonimo torrente da sempre ha le peculiarità di un letto estremamente vasto, magari anche sull’Impero, dove è già presente un invaso artificiale. “Permetterebbero non solo di trattenere l’acqua - aggiunge Marino - ma avrebbero anche una valenza turistica e abbellirebbero il paesaggio, senza dimenticare che

L’associazione dei costruttori edili del Ponente Ligure

potrebbero servire anche per la produzione di energia elettrica. L’Ance è disponibile a ricoprire un ruolo di primo piano nell’eventuale loro realizzazione, predisponendo progetti di massima per verificare la fattibilità, perché crediamo siano sempre più necessari per risolvere un problema che riguarda tutti”.

Aiuti Governativi

Nel frattempo, per far fronte alla situazione, la Regione Liguria si è mossa chiedendo 58 milioni di euro al Governo per il piano di interventi straordinari per contrastare gli effetti della siccità. È stata inviata una lettera al dipartimento nazionale di Protezione civile, cui spetterà l’analisi delle istanze. Nel dettaglio, sono stati chiesti circa 41 milioni di euro per 106 interventi nell’Ato idrico dell’Imperiese dove la situazione, non solo per la mancanza di piogge, sta diventando sempre più critica, decisamente da matita rossa rispetto alle altre province. Basti pensare che per il Savonese servono 14 milioni di interventi, circa 2 milioni per il Genovese, poco meno di mezzo milione per lo Spezzino. Tra gli interventi più rilevanti sono stati indicati la sostituzione di un ampio tratto della condotta del Roja 1, l’acquedotto da cui dipende l’approvvigionamento di circa il

60% della provincia, e lavori sull’acquedotto montano di Argallo-Vignai, già in crisi, che serve parte della fascia collinare sanremese. Così, tra un guasto e l’altro, si mettono le solite toppe, nel vero senso della parola. Ad ordinanze restrittive sull’uso dell’acqua potabile in numerosi comuni, si aggiunge il ricorso a serbatoi mobili riforniti da autobotti perché l’acqua della rete alimentare non arriva più dalle sorgenti; il tutto mentre la Provincia conta di ricevere al più presto il finanziamento di 600 mila euro (+200mila euro a carico del gestore Rivieracqua) per il progetto di fattibilità tecnico-economico di una diga da 3-4 milioni di metri cubi d’acqua da realizzarsi nel torrente Argentina, all’altezza di Glori, uno dei più adatti al posizionamento degli invasi, come già individuato sessant’anni fa.

Tavolo In Provincia

Intanto, lo scorso mese di marzo si è tenuto in Provincia un tavolo per limitare i disagi legati alla crisi idrica. Convocato dal presidente Scajola, ha visto la partecipazione del Prefetto e di Rivieracqua, impegnata in questi mesi, tra vari squarci alle tubazioni, nei delicati lavori di realizzazione della nuova condotta del Roja tra Imperia e Andora, con la speranza di attivarla entro l’estate. Particolare attenzione è stata data proprio alla buona manutenzione e al ripristino dei piccoli invasi già presenti sul territorio prima dell’estate. Con la speranza che dall’alto arrivi una mano, prima che le tegole diventino ancora più asciutte di quanto già non siano.

Grazie alle loro modeste dimensioni i mini invasi si possono realizzare in tempi relativamente brevi, rappresentano una spesa sostenibile, non hanno un grande impatto ambientale, si possono replicare in più aree anche limitrofe, possono avere una valenza turistica e si prestano a svariati utilizzi

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