Azione 27 del 29 giugno 2015

Page 1

Cooperativa Migros Ticino

G.A.A. 6592 Sant’Antonino

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXVIII 30 giugno 2015

Azione 27 M sh alle p opping agine 33-4 1/

Società e Territorio Architettura dello spettacolo: i cinema storici ticinesi

Ambiente e Benessere Assisteremo ancora all’avvento di un’epidemia globale? In realtà la vera questione non è se, ma quando ciò avverrà

56-6 3

Politica e Economia Gli scenari dell’eurozona e del progetto europeo se la Grecia rischia il default

Cultura e Spettacoli Al Museo Vela di Ligornetto l’opera di Adèle d’Affry

pagina 9

pagina 3 pagina 17

pagina 25

Stefano Spinelli

Nell’ingranaggio dell’opera lirica

di Sara Rossi Guidicelli pagina 6

Libera circolazione, tra numeri e scetticismo di Peter Schiesser In un frangente storico in cui la maggioranza degli svizzeri sembra voler cedere alla tentazione di chiudere le frontiere ai lavoratori stranieri e agli influssi provenienti dalla circostante Europa, ecco puntuale il rapporto dell’Osservatorio sulla libera circolazione delle persone (l’undicesimo) a ricordarci con dati concreti come si è sviluppata l’immigrazione dall’entrata in vigore della libera circolazione nel 2002, quale impatto ha avuto sulla crescita economica, sull’evoluzione dei salari e della disoccupazione. Nessuno può dire come sarebbe evoluta l’economia elvetica senza accordi bilaterali, fatto sta che dal 2002 il Prodotto interno lordo svizzero è cresciuto in media dell’1%, il doppio rispetto all’eurozona, e sono stati creati 700mila nuovi posti di lavoro, 250mila dei quali occupati da residenti. Fatte le debite eccezioni (Ticino in primis), nella maggior parte dei cantoni non ci sono state ripercussioni né sui salari né sulla disoccupazione. Intanto il voto del 9 febbario 2014 sembra aver generato delle prime conseguenze, che il rapporto della SECO evidenzia: il saldo migratorio per il 2014 fa stato di 73’000 im-

migrati in più, di cui 50’600 cittadini dell’Ue. Ciò equivale ad un calo della crescita del 25% di lavoratori dall’Ue. Si contano soprattutto meno tedeschi, ma più italiani, spagnoli, portoghesi – anch’essi con buone qualifiche e titoli accademici. È conseguenza dell’incertezza sul futuro degli accordi bilaterali? È un rallentamento temporaneo? Complessivamente la Svizzera resta comunque attrattiva agli occhi dei lavoratori dell’Ue, per buona pace dei settori economici svizzeri, che hanno fame di cervelli. Una storia di successo? Nei grandi numeri sì, ma nella percezione popolare e in determinate regioni molto meno. Infatti, l’impressione è che questi dati positivi, frutto di analisi di numerosi esperti, con il coinvolgimento del mondo economico, rimbalzino su una coltre di scetticismo popolare, fatta di sensazioni ed esperienze soggettive elevate a tendenze generali: il cittadino medio parla una lingua diversa da quella degli esperti della Segreteria di Stato per l’economia – la cui voce è ancora più difficile da intendere qui in Ticino, a veder le reazioni piccate ad un paio di interviste alla direttrice Marie Gabrielle Ineichen-Fleisch. Tra macroeconomia e microstoria individuale c’è un fossato ancora troppo ampio. Può essere colmato, ma anche allargarsi, se non si riesce a comunicare i

vantaggi (oltre gli svantaggi) della libera circolazione. Perciò sarebbe certamente utile tener conto sia di quanto di interessante c’è nei numeri della Seco, sia delle esperienze quotidiane della popolazione di un cantone di confine come il Ticino che, davanti a Ginevra e Basilea, subisce le più severe conseguenze della libera circolazione. I confederati potrebbero così capire meglio il Ticino, i ticinesi forse potrebbero riconoscere che questa immigrazione premia, con l’arrivo di lavoratori qualificati, le economie e le aziende che puntano sul valore aggiunto e punisce quelle a scarso valore aggiunto, che sopravvivono grazie ad una manodopera poco qualificata e mal pagata. E onestamente dovremmo ammettere che questa nostra debolezza strutturale non è colpa degli accordi bilaterali. Come è un problema tutto ticinese se il datore di lavoro locale mette sotto pressione i suoi dipendenti ricordando loro che fuori della porta aspettano frontalieri volonterosi e a basso costo... Forse al Ticino servirebbe un riorientamento industriale (basta aziende a scarso valor aggiunto), una maggiore consapevolezza delle interdipendenze locali, nazionali e internazionali su cui si regge anche la nostra realtà economica, e un nuovo patto sociale tra padronato e lavoratori.


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 30 giugno 2015 ¶ N. 27

2

Attualità Migros

M 39 studenti concludono la loro formazione con successo Scuola Club Migros Ticino Si è tenuta giovedì 25 giugno presso la sede di Lugano

della Scuola Club Migros Ticino la cerimonia di consegna di diplomi e attestati per i percorsi formativi dell’anno scolastico 2014/2015

Sono sempre più numerose le persone che desiderano riprendere a lavorare dopo un’interruzione di parecchi anni, oppure vogliono acquisire nuove competenze, sia per trovare un nuovo lavoro, più soddisfacente, sia per fare in modo che un’attività praticata per passione di-

venti una vera e propria professione. La Scuola Club Migros Ticino, accanto agli oltre 300 corsi proposti sotto forma di moduli brevi, continua ad ampliare il catalogo dei percorsi formativi con diploma, per dare al pubblico adulto la possibilità di aggiornare le proprie conoscenze e di seguire delle formazio-

ni che offrano concrete possibilità sul piano professionale. Quest’anno l’incremento del numero di iscritti ai percorsi formativi è stato di circa il 20%. I partecipanti che hanno concluso con successo le formazioni sono stati 39, così suddivisi:

■ 7 Istruttore Fitness; ■ 6 Massaggiatore Salute e Benessere; ■ 5 Group Fitness Instructor; ■ 7 Impiegato amministrativo; ■ 7 Massaggiatore Ayurvedico Abhyangam; ■ 7 Leadership con certificato SVFASFC.

Foto di gruppo per i neodiplomati. (Ti-Press)

Colleghi in pensione

Lo scorso 18 maggio il Comitato di direzione ha incontrato un gruppo di collaboratori di Migros Ticino che ha raggiunto recentemente il traguardo del pensionamento. Nella foto, due neopensionati con i gerenti delle loro filiali,

da sinistra: Fabrizio Maddalon, gerente filiale Locarno, con la ex collaboratrice Monika Dova Essini, Pasquale Casillo e Fulvio Tirrito, gerente filiale Tenero. Non presenti sulla foto, Gina Intilla, S. Antonino e Olga Lopes, Serfontana.

Azione

Sede Via Pretorio 11 CH-6900 Lugano (TI) Tel 091 922 77 40 fax 091 923 18 89 info@azione.ch www.azione.ch

Settimanale edito da Migros Ticino Fondato nel 1938 Redazione Peter Schiesser (redattore responsabile), Barbara Manzoni, Manuela Mazzi, Monica Puffi Poma, Simona Sala, Alessandro Zanoli, Ivan Leoni

La corrispondenza va indirizzata impersonalmente a «Azione» CP 6315, CH-6901 Lugano oppure alle singole redazioni

Ritiro di prodotto Servizio clienti Migros richiama

le batterie per e-bike del modello Crosswave Ezy- E ED 1.2

Le e-bike dotate delle batterie interessate dal richiamo hanno fatto parte dell’assortimento SportXX tra marzo 2013 e marzo 2014. Il fornitore Baltik Vairas avverte i clienti di non fare assolutamente uso delle batterie, poiché sussiste il rischio che le guarnizioni isolanti siano difettose. Qualora l’umidità penetri all’interno di una batteria, non può escludersi il pericolo di autocombustione della stessa. Migros richiama quindi le batterie del seguente modello di e-bike: Crosswave Ezy-E ED 1.2, numero d’articolo 4901.595 (prezzo di listino 1499.– franchi / prezzo in azione 749.– franchi) in vendita da SportXX tra marzo 2013 e marzo 2014. A tutte le clienti e a tutti i clienti che possedessero suddetta bicicletta si raccomanda da subito di non farne più uso e di tenere la batteria in spazi esterni, cioè non in casa e nemmeno in garage. Chi fosse in possesso delle batterie le può restituire in una delle filiali Editore e amministrazione Cooperativa Migros Ticino CP, 6592 S. Antonino Telefono 091 850 81 11 Stampa Centro Stampa Ticino SA Via Industria 6933 Muzzano Telefono 091 960 31 31

SportXX e riceverne gratuitamente una nuova. È altresì possibile contattare preventivamente per telefono la filiale prescelta, per ricevere la conferma che la nuova batteria sarà disponibile al momento desiderato. I numeri telefonici delle filiali sono i seguenti: SportXX S. Antonino: 091 850 80 20; SportXX Serfontana: 091 82174 40. Le clienti e i clienti che non desiderassero più fare uso delle e-bike interessate dal provvedimento di richiamo, possono restituire il proprio vecchio modello e beneficiare di un ribasso di 500 franchi sull’acquisto di una nuova e-bike di loro scelta. Tiratura 98’645 copie Inserzioni: Migros Ticino Reparto pubblicità CH-6592 S. Antonino Tel 091 850 82 91 fax 091 850 84 00 pubblicita@migrosticino.ch

Migros News Un oro e un argento per la comunicazione Migros Nel corso del Congresso Best of Corporate Publishing, tenutosi a Monaco di Baviera lo scorso 18 giugno il «Rapporto d’esercizio di Migros M14» (m14.migros.ch) ha ricevuto il Gold Award, nella categoria Comunicazione aziendale tramite Digital Media. Una giuria di specialisti ha scelto il progetto tra oltre 600 pubblicazioni e siti web che hanno partecipato al concorso, divisi in 30 categorie. Migros era inclusa in un gruppo di concorrenti di cui facevano parte tra agli altri Audi, Bosch e BASF. Nello stesso concorso è stata inoltre assegnata una medaglia d’argento a «Vivai», la rivista Migros per il benessere e la sostenibilità nella categoria «Business to Consumers / Retail and Consumers Good». La pubblicazione aveva già ottenuto il primo premio nel 2011. Percento culturale Migros: concluso bugnplay.ch 2015 169 bambini e ragazzi tra gli 8 e i 20 anni hanno partecipato al concorso mediale e di robotica bugnplay.ch di quest’anno. Erano richieste invenzioni o visioni realizzate attraverso i media digitali, le nuove tecnologie o l’elettronica. I progetti potevano essere presentati come lavori individuali o di gruppo nelle tre fasce d’età. Dominik Landwehr, Responsabile Pop e nuovi media della Direzione affari culturali e sociali della Federazione delle cooperative Migros, sottolinea l’abilità dei ragazzi nell’intrecciare diverse discipline: «Nonostante i film d’animazione continuino ad andare per la maggiore, anche i lavori non digitali sono molto popolari. Molto spesso i ragazzi sono in grado di combinare questi due ambiti presentando elaborati davvero ingegnosi». I partner della manifestazione hanno assunto un ruolo fondamentale anche nel concorso di quest’anno. Premi speciali sono stati infatti assegnati dal centro di competenza di botanica del Politecnico federale di Zurigo e delle Università di Zurigo e Basilea, dal Festival del film d’animazione Fantoche e dallo studio cinematografico frame eleven di Zurigo. Il prossimo bando sarà indetto nel mese di settembre 2015. Tutti i progetti pervenuti e le informazioni sul concorso sono disponibili sul sito www.bugnplay.ch Carvelo: l’iniziativa svizzera sulle bici cargo Giovedì 18 giugno scorso l’Accademia della mobilità (www.mobilityacademy.ch), in collaborazione con il fondo di sostegno Engagement Migros, ha lanciato Carvelo, l’iniziativa svizzera sulle bici cargo. L’iniziativa promuove l’utilizzo delle bici cargo elettriche e non elettriche in Svizzera. Il fulcro è costituito dalla piattaforma www.carvelo.ch con informazioni e servizi utili per testare, noleggiare, condividere o acquistare questo mezzo di mobilità innovativo. Sulla piattaforma www.carvelo. ch tutti coloro che preferiscono trasportare attivamente persone e merci, per fini privati o commerciali, sul sellino e all’aria aperta, trovano informazioni esaustive e indipendenti sui prodotti (compresi gli elenchi dei concessionari), argomentazioni utili, testimonianze e notizie in merito alle attività in corso sulle bici cargo.

Abbonamenti e cambio indirizzi Telefono 091 850 82 31 dalle 9.00 alle 11.00 e dalle 14.00 alle 16.00 dal lunedì al venerdì fax 091 850 83 75 registro.soci@migrosticino.ch Costi di abbonamento annuo Svizzera: Fr. 48.– Estero: a partire da Fr. 70.–


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 30 giugno 2015 ¶ N. 27

3

Società e Territorio Il tempo dell’incertezza Intervista a Ezio Mauro che ha da poco pubblicato Babel, un libro scritto a quattro mani con il sociologo Zygmunt Bauman pagina 5

Come nasce uno spettacolo lirico Una giornata trascorsa all’arena di Como durante le prove dell’opera Pagliacci che a inizio luglio vedrà più di 400 persone in scena

Fotomengani

Fotomengani

Fotomengani

pagina 6

Il décor di Tai-Pan è sull’isola di Krk Cinema storici Il Lux di Massagno e il suo gestore, l’apolide Maurice Nguyen Oliver Scharpf Il cinema Lux di Massagno dal 1958 sta accanto alla chiesa neoromanica di Santa Lucia e davanti all’ex grotto Valletta. Parecchie volte ho posteggiato qui la vespa. Seduti sulle sedie da regista, Maurice Nguyen, gestore apolide del Lux a cui hanno dedicato un documentario andato in onda nella trasmissione Storie della RSI, mi racconta com’è approdato qui. Prima dirigeva il Kursaal di Lugano e poi il Cinestar, ma prima ancora – dopo esser fuggito nel 1967 dalla guerra in Vietnam dove i suoi genitori avevano un cinema – strappava biglietti al Palace di Losanna. Il Palace, tra l’altro, nato come Modern nel 1907, primo cinema di Losanna ora estinto, si è chiamato per un periodo, Lux. Questo cinema era di proprietà di un personaggio da film: Georges-Alain Vuille (1942-1999). «Soprannominato Napoleone» mi dice il signor Nguyen. Per via della statura e delle sue ambizioni. Infatti, passato da distributore di film a produttore, dopo il successo alla fine degli anni Settanta di Ashanti con Omar Sharif, Michael Caine, Kabir

Bedi e Clair de femme con Yves Montand e Romy Schneider, ecco il crollo. E io ho una passione per gli improvvisi cambi di sorte, i fallimenti magistrali, perciò sono tutto orecchi. Il kolossal mancato s’intitolava Tai-Pan, tratto dal bestseller di James Clavell sulla fondazione di Hong Kong e con Steve Mcqueen come protagonista. Budget: cinquanta milioni di dollari. Una parte viene subito usata per costruire il décor sull’isola croata di Krk dove Maurice Nguyen si sarebbe occupato di gestire centinaia di comparse vietnamite. Il resto è andato come anticipo a Steve Mcqueen che però nel 1980 muore di un cancro ai polmoni dovuto all’amianto. «Il décor di Tai-Pan è ancora sull’isola di Krk» mi dice. Un’altra storia è quella di Nguyen che vola a Roma con la Crossair per dare un anticipo a Jeremy Irons per un film sulla vita di Puccini che poi non si è fatto. Impresa riuscita invece quella di portare Alberto Sordi affamato a cenare tardi la sera a Lugano. Era dopo la prima di Io so che tu sai che io so (1982), diretto e interpretato in coppia con Monica Vitti, al Kursaal. Sordi voleva

cenare a tutti i costi e l’unico ristorante forse ancora aperto era il compianto ex ristorante Bianchi. Così alla faccia dei divieti Maurice corre in Mercedes nella zona pedonale e porta a cena Alberto Sordi. «Per questo il documentario di Mohammed Soudani s’intitola Maurice, un apolide passe-partout» afferma compiaciuto. Passiamo ai film proiettati qui. «Di nicchia» è un’espressione spesso usata anche a giusta ragione (io non la sopporto, come «chicca») a Maurice non piace. «Sembra una cosa per pochi, invece sono film per tutti» aggiunge. Ora è in programma Theeb, pellicola sui beduini premiata a Venezia e definito dalla critica «abbagliante piccolo film». Prossimamente ci sarà Gemma Bovery, una commedia pudica francese. Anche qui le pizze sono ormai pezzi da esposizione; mi mostra quelle appese dei cinema chiusi dove ha lavorato. Il cinema Pax di Locarno o l’Ariston di Bellinzona, per esempio. In fondo al foyer che ha un pavimento in marmo alla palladiana molto simile all’Arlecchino di Brissago, sul bancone del bar sfogliamo le foto di scena di Clair de femme

di Costa-Gravas. Prodotto come detto dall’imperatore losannese dei cinema morto per via di una dieta estrema: una bellissima Romy Schneider e un giovane Roberto Benigni al suo esordio cinematografico nel ruolo di barman. Sulla parete del bar, la locandina di Io so che tu sai che io so autografata da Monica Vitti. Dietro alla cassa c’è la foto del cinema di Saigon dei suoi genitori che si chiama Crepuscolo in vietnamita. Lì ha visto tutti i film di Hitchcock e per la prima volta il volto di Ingrid Bergman e quello di Gregory Peck. Entriamo in sala e individuo grossomodo i posti dove mi sedevo sempre ai tempi del liceo. Incomincio ad affezionarmi a queste sale vuote fuori orario, uno spettacolo silenzioso alle spalle dello schermo. Duecentosessantasette poltrone tra il rosa salmone e il rosso mattone comprate in un cinema di Zurigo che chiudeva. Le hanno trasportate Maurice e sua moglie con un camion. Sua moglie ha staccato la fodera e le ha lavate a una a una e poi rivestite con cura. «Le trattava come se fossero dei suoi bambini». Pannelli di legno per l’acustica e un tocco di blu che ricorre

anche nel foyer e fuori – dove la sera si accende il grazioso neon rosso in corsivo del Lux – completano la sala. Esco dal cinema e continua a frullarmi in testa il personaggio di Georges-Alain Vuille, la ragione per la quale Maurice è venuto in Ticino, Vuille avendogli proposto di dirigere il Kursaal. L’ultimo suo progetto prima di morire era un film sull’ultimo sultano della Turchia. Abdul Hamid II, proprietario, poco prima di essere destituito per poi impazzire, del diamante Hope. Diamante maledetto di un blu profondo che portò sfortuna a chi ne entrava in possesso. Proveniente dalla città indiana ora in rovina di Golconda, dal momento esatto che venne staccata dall’occhio della divinità Rama-Sitra per mano di un mercante francese a fine Seicento, vanta un palmarès di malasorte di tutto rispetto. Maria Antonietta decapitata, il principe Kanitowskij linciato, una ballerina uccisa, un gioielliere greco sfracellato in un burrone, la figlia del proprietario del «Washington Post» suicidatasi con barbiturici, per esempio. Un film per Werner Herzog.


20% DI RIDUZIONE.

1.50 invece di 1.90

4.60 invece di 5.80

1.60 invece di 2.–

XL-Toast American Favorites 365 g, 20% di riduzione

Saladbowl Caesar American Favorites 230 g, 20% di riduzione

Blueberry Muffin American Favorites 100 g, 20% di riduzione

6.20 invece di 7.80

4.60 invece di 5.80

11.20 invece di 14.–

Club Sandwich American Favorites 20% di riduzione

Double Cheeseburger American Favorites 250 g, 20% di riduzione

Cheesecake nature American Favorites 580 g, 20% di riduzione

1.90 invece di 2.40 2.05 invece di 2.60

1.40 invece di 1.80

Mini donuts Black American Favorites 80 g, 20% di riduzione

Cookie American Favorites 76 g, 20% di riduzione

TUTTI I PRODOTTI DI PASTICCERIA AMERICAN FAVORITES 20% DI RIDUZIONE, OFFERTE VALIDE SOLO DAL 30.6 AL 6.7.2015, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK

Brownies American Favorites 135 g, 20% di riduzione


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 30 giugno 2015 ¶ N. 27

5

Società e Territorio

Un mondo babelico fatto di incertezza Libri Intervista a Ezio Mauro che ha da poco pubblicato Babel, un saggio scritto a quattro mani

con il sociologo Zygmunt Bauman

Natascha Fioretti «Avresti detto mai che la crisi economica e finanziaria poteva diventare una crisi della democrazia? Io no. Naturalmente non si tratta di una crisi irreparabile ma ci pone di fronte a questo dubbio: la democrazia è una creatura esclusivamente del Novecento, non supererà la barriera del secolo? Non lo credo ma, forse, la cosa più giusta da dire è che non lo voglio credere. È la nostra religione ultima, la democrazia, è ciò che ci resta, è la forma del mondo in cui viviamo. Lo sanno bene i nostri nemici che colpiscono una scuola ebraica a Bruxelles, una tipografia alla periferia di Parigi, la redazione di un giornale, colpiscono i luoghi e i simboli della nostra democrazia materiale trasformata in vita: riunire un parlamento, accompagnare i figli a scuola, andare a cena con una ragazza, avere la libertà di studiare, di pregare: questa è la libertà di cui non ci rendiamo conto, la libertà che non difendiamo perché non ne siamo consapevoli, anzi, pensiamo sia una creatura mediocre che vive di compromessi».

«La democrazia è un bene da tutelare, qualcosa che ci siamo costruiti e che può deperire» Non è la prima volta che Ezio Mauro, direttore di «Repubblica», si occupa della democrazia come forma politica, ideale del nostro tempo e luogo della cittadinanza occidentale. Lo ha fatto in molti suoi editoriali, con Gustavo Zagrebelsky in La felicità della democrazia, e ritorna a farlo con un saggio fresco di stampa, Babel, edito da Laterza e scritto a quattro mani con Zygmunt Bauman, il sociologo della modernità liquida. Se nel testo del 2011 si percepiva già una certa inquietudine per lo stato di salute della democrazia, oggi la situazione sembra essere ben più seria «siamo di fronte ad un grande cambiamento della condizione umana e del nostro modo di vivere forse senza precedenti per radicalità e ampiezza», dicono i due autori. Un cambiamento che, se non impariamo al più presto a comprendere e a gestire, ci inghiottirà come individui e come cittadini, come utenti della rete e come abitanti cosmopoliti della postmodernità glo-

balizzata «la democrazia dei diritti e delle istituzioni, noi siamo quella cosa lì, se solo lo sapessimo. La crisi è andata a toccare quelle pareti e le ha forzate fino a destrutturarne alcuni soggetti fondamentali: la consapevolezza, la coscienza dell’individuo, i suoi strumenti critici e, naturalmente, l’opinione pubblica». Dal mondo politico a quello dell’informazione e del lavoro, dalla responsabilità collettiva a quella individuale, i due non fanno sconti a nessuno definendo babelico, buio, e fuori controllo, il tempo in cui viviamo. Una sorta di interregno in cui «la politica è ridotta ad evento, il guru si trasforma in leader, la notorietà prende il posto della fama e la popolarità quello della stima». Una realtà alla quale il cittadino partecipa sedendosi comodamente in poltrona e dispensando like. Mauro lo definisce il cittadino-spettatore, Bauman il cittadino-consumatore, «una persona che si aspetta dei servizi da chi governa il paese, ma senza pensare di poter partecipare alla sua conduzione e senza sentirsi né invitata né autorizzata a prendervi parte». La nostra è una società del consumo, in cui la cultura egemone è quella del prendere separata da ogni diritto-dovere del dare, del contribuire, del partecipare. «Manca la politica, mancano i grandi soggetti capaci di trasformare una corrente in cultura, una tendenza in movimento, un gesto individuale in un significato a valenza generale» dice Mauro, e il risultato è una società in cui alle persone non è più garantita la dignità del lavoro «ma il lavoro ti dà cittadinanza, senza libertà materiale non c’è una vera libertà politica». Le diseguaglianze per la prima volta si traducono così in pericolose esclusioni di individui che non si sentono più rappresentati da chi li governa «una condizione che Bauman chiama la solitudine interconnessa, io la chiamo solitudine Repubblicana, in cui la gente va alla deriva della cittadinanza, ritiene che non ci sia più bisogno di andare a votare perché la posta in gioco è troppo bassa, chiunque vinca, chiunque perda, non cambia niente. Tu, cittadino, allo Stato non interessi, conterai nei sondaggi». Tutto questo avviene nel momento in cui c’è il massimo della connessione possibile, in cui «l’idea di non essere connessi ci fa sentire sperduti, senza le chiavi di casa», perché l’epoca dell’interregno è anche quella dei paradossi in cui si parla di globaliz-

Ezio Mauro, direttore di «Repubblica». (Per gentile concessione di «Repubblica»)

zazione e contaminazioni culturali ma si ha paura dell’immigrazione, in cui non sappiamo decidere se vogliamo più libertà o più sicurezza, in cui si parla di un progetto europeo senza avvertirne la legittimità ma solo i vincoli e i limiti, in cui siamo costantemente informati ma ci sfugge la comprensione dei fenomeni. «C’è stato lo sfondamento della spazialità così come noi l’abbiamo conosciuta per tutta la modernità fondata sugli Stati nazionali. Oggi dobbiamo imparare ad abitare politicamente lo Stato sovranazionale perché è là che si decide tutto ciò che conta». Così come dobbiamo imparare ad usare la tecnologia: «Nell’e-

ra di Google e di Wikipedia chiediamo alla tecnica non soltanto una soluzione ma una selezione», salta così la nostra capacità di capire, scartare, definire e scegliere. «Il libro dice che tutto ciò che sta accadendo, compreso l’uso che facciamo dei social network, scambiandoli per una moderna socialità e socializzazione, è pericoloso. Cito Vonnegut: “le comunità virtuali non costruiscono nulla, l’uomo è un animale fatto per danzare”. Tutto questo sembra che lo dimentichiamo e deleghiamo le scelte, la nostra capacità critica, la nostra reattività ai social network svalutando la nostra soggettività politica culturale,

scompare l’opinione pubblica e lo strumento cognitivo è sostituito da uno strumento percettivo. Io sono al centro dei fatti perché sento, sento perché sono al centro della rete». È giusto usare e sfruttare fino in fondo la tecnologia e i nuovi canali di comunicazione ma senza esserne uno strumento «la Rete ha reso possibile un sogno del giornalismo da quando è nato: comunicare senza più l’interposizione del tempo e dello spazio, è una cosa meravigliosa. E ha determinato la fine dell’informazione verticale. In mezzo a tante valenze rivoluzionarie ci sono però anche dei rischi, ad esempio la fine dell’intermediazione professionale: un tweet, un dato emozionale di un ragazzo a piazza Tahrir rischia di avere più efficacia dell’esperienza di un giornalista che c’era magari già all’assassinio di Sadat e ha vissuto tutta l’epoca Mubarak. Lì, nell’esperienza, nella competenza c’è qualcosa che vale, qualcosa che resta, c’è qualcosa – ecco la parola tabù della rete – che costa, perché ha un prezzo, ha un valore». Dal suo ufficio di Roma lo sguardo vola sopra i tetti delle case verso quell’orizzonte lontano in cui tutto è ancora possibile. Dobbiamo agire per tempo se vogliamo superare il mondo babelico dell’incertezza, se vogliamo costruire «un tetto che ci raccolga e ci accomuni trasmettendo il senso dell’insieme, ciò che noi siamo in relazione con gli altri, qualcosa che coprendoci ci definisca, dando forma al sentimento di uno spazio identitario». Per Ezio Mauro «questo libro è una presa d’atto importante e al tempo stesso l’espressione di un po’ di sgomento perché pensavamo che la democrazia avesse vinto la battaglia definitiva e fosse la religione egemone nel mondo. E invece ci siamo resi conto che è un bene da tutelare, è qualcosa che ci siamo costruiti e può deperire, è qualcosa che nel mondo in cui viviamo è sotto attacco». E per chi crede che il libro sia pessimista, è vero il contrario: «c’è una ostinazione testarda nella possibilità di ribellione, una ribellione democratica sintetizzabile in quella formula che Bauman usa in uno dei suoi testi, quando dice che noi esseri umani siamo uniti da una parola composta di due lettere: no. Nulla è predeterminato, molto dipende da noi e “Tutto può accadere perché nulla può durare in eterno” ci dice Bulgakov alla fine del libro. È qualcosa che apre alla speranza dell’azione umana» e confluisce nell’azzurro cielo romano di un caldo pomeriggio di giugno.

Viale dei ciliegi di Letizia Bolzani Toon Tellegen (testo), Marc Boutavant (illustrazioni), Non sarai mica arrabbiato?, Rizzoli. Da 5 anni Toon Tellegen è un medico olandese che scrive delle storie bellissime. Filosofiche e poetiche, con guizzi nel surreale. Parlano di animali ma è come se parlassero di tutti noi, della varia umanità insomma, nelle sue piccolezze e nelle sue grandezze. Non sono favole allegoriche, non c’è nulla di moralistico, sono invece pacati racconti di creature che vivono – con leggerezza o con fatica – la vita di ogni giorno. E magari non capiscono, o cercano risposte, o si sentono soli, o vogliono essere felici. O magari, anche, si arrabbiano, come succede nella raccolta di storie pubblicata da Rizzoli e illustrata da Marc Boutavant. Ci sono l’ippopotamo e il rinoceronte che si fronteggiano su uno stretto sentiero, perché nessuno dei due vuole cedere il passo all’altro, ma la giornata è lunga e bisogna pur passare il tempo, così

finiscono per condividere il cibo e fare quattro chiacchiere, finché, quando scende la sera, ognuno torna tranquillo da dov’era venuto; ci sono il lombrico e lo scarabeo che litigano su chi dei due sia più arrabbiato, i toni salgono, gli altri animali accorrono e decretano che il più arrabbiato è lo scarabeo, che sportivamente a quel punto ammette: «Anche tu, lombrico, eri molto arrabbiato» «Ma tu molto di più» risponde il lombrico. «Grazie...» mormora lo scarabeo, abbassando gli occhi, com-

mosso. Poi vanno a casa del lombrico e mangiano un boccone insieme. Altre volte i personaggi, più che essere arrabbiati, «pensano» la rabbia. Il gambero ad esempio gira con una valigia da cui tira fuori tutta una serie di rabbie, per varie necessità. Rabbie di color rosa, per quando ti pestano un po’ un piede, irritazioni grigie per quando ti dimentichi qualcosa, fino alle collere scarlatte e ai furori tutti bianchi. Ma il topo sceglie qualcosa che non è in vendita, qualcosa di azzurro, quasi trasparente, che si chiama malinconia. Se la getta sulle spalle e guarda calmo dalla finestra, il primo giorno d’estate. A volte è bello anche accettare dei momenti così, non si può essere sempre su di giri, sembrano dirci con un caldo sorriso gli animali di Tellegen. Matthieu Maudet, Io vado!, Babalibri Gran bel titolo, molto simbolico: «Io vado!», soprattutto se la copertina intera di questo cartonato con angoli

stondati, per primissimi lettori, ci mostra il nido vuoto e l’uccellino che, con fare deciso, si incammina lungo il ramo. Io vado: un’enunciazione assertiva che, nella prima infanzia come nell’adolescenza, può costare molta fatica ma che a un certo punto occorre fare, perché ogni età ha bisogno delle sue autonomie. Il nostro uccellino però – forse in cerca di rassicurazione, o di approvazione – ribadisce «Io vado!» a tutti quelli che incontra, i quali ogni volta lo forniscono ansiosamen-

te di oggetti «in caso di...»: mettiti il maglione, che potrebbe fare freddo, gli dice la mamma; portati la torcia, se dovessi fare tardi, gli dice il papà; eccoti dei biscotti, se ti venisse fame, gli dice la nonna; e poi tutti gli altri familiari, a turno, «mettiti il mio cappello, che potrebbe esserci il sole», «ti presto un libro, se dovessi annoiarti»... Ma di preciso dove sta andando l’intrepido uccellino? La deliziosa pagina finale ce lo svela in tutto il suo humour. Se non altro lì potrà starsene un po’ in pace! La storia è semplicissima, fa ridere, ma parla di cose grandi: di quanto sia difficile e importante per i piccoli decidere di «andare», e di quanto sia difficile e importante per i grandi «lasciare andare», e soprattutto accettare che i piccoli si prendano la loro minima quota di rischio, senza pretendere di avere il controllo di tutto. Tuttavia l’autore racconta con tenerezza e umorismo, senza mai giudicare, anzi facendo dire all’uccellino «grazie a tutti!», perché anche l’accudimento fa bene al cuore.


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 30 giugno 2015 ¶ N. 27

6

Società e Territorio

In mezzo alla lirica Una giornata all’arena di Como Seguire le prove di un’opera lirica all’aperto con oltre 200 coristi è un’esperienza

vorticosa, come stare dentro all’ingranaggio di un orologio colossale

Sara Rossi Guidicelli Avete mai assistito alle prove di uno spettacolo con centinaia di figuranti che corrono di qua e là? E il regista in mezzo che dà istruzioni con il microfono? Aggiungeteci un gruppo di bambini, un direttore d’orchestra, tre maestri di coro che rincorrono i cantanti con gli spartiti sotto braccio, quattro solisti star della lirica, i loro assistenti, i tecnici, gli scenografi, i maestri di scena, le segretarie di produzione… il tutto in una grande arena all’aria aperta, con il sole negli occhi di giorno e i fari puntati di notte… Ecco, vi siete fatti un’idea di quello che sta succedendo a Como, accanto al Teatro Sociale, per la messa in scena dei Pagliacci di Ruggero Leoncavallo in cartellone questa settimana.

Allo spettacolo partecipa il coro 200.com, un progetto che coinvolge la popolazione della provincia comasca L’arena di Como ha una storia. Fino agli anni Venti, vi facevano il circo e gli spettacoli con gli orsi. Poi hanno costruito un grande blocco di cemento armato, adiacente al bellissimo ottocentesco Teatro della città, per ottenere una seconda sala all’aperto, che però non funzionò mai veramente. Alcuni anni fa quella struttura fu demolita riportando alla luce la facciata nascosta e mantenendo le vecchie mura dell’arena. In questo modo è nato uno spazio che di solito funge da parcheggio ma d’estate ospita una stagione tutta sua, con 3000 posti in piedi o 1200 a sedere. L’1, 2, 4 e 5 luglio tornerà a ospitare una sorta di circo: l’opera Pagliacci con più di 400 persone in scena, tra cantanti, orchestra, coro, studenti di circo e teatro. Da tre anni è nato un progetto che coinvolge la popolazione della provincia comasca (ma qualcuno viene anche dal Ticino): il coro 200.com è composto da non professionisti che tutto l’anno si allenano proprio in vista dello spettacolo operistico estivo. La loro presenza porta anche un pubblico diverso, avvicinando all’opera lirica chi magari non è abituato a prenderla in considerazione come divertimento serale. Mentre invece... «Manca Tonio!», grida qualcuno. Il

coro è pronto per provare la prima scena, ma non è ancora arrivato il cantante con il ruolo di Tonio. Gli assistenti si agitano e qualcuno corre a vedere dove è finito il baritono. Arriva con una Kway e i calzoncini corti; il cappuccio è rialzato perché nell’arena oggi tira vento forte. Ha gli occhi a mandorla. «È arrivato! Possiamo riprendere, Maestro». Si prova: la parte di Tonio da solo, poi il coro, l’entrata di Canio, il protagonista. C’è anche il coro di voci bianche, quelle dei bambini. Tra questi ce n’è una che è alta la metà degli altri, con due treccine bionde. È la più piccola e sembra la più vivace. Così tanta gente intorno a lei! Star internazionali! Tutti che cantano! Ad eccezione del coro, tutti gli altri sono professionisti di alto livello: dal direttore d’orchestra (il giovane Carlo Goldstein) all’orchestra (per le prove di oggi però c’è solo un pianista amplificato che dà la musica), al regista (il grande Michał Znaniecki) ai cantanti (Federica Lombardi, Francesco Anile, Luis Choi, Matteo Macchioni, Vincenzo Nizzardo). «Bambini, lui è Tonio», spiega il regista. «Non abbiate paura, è simpatico. Dovete tirargli pugni, seguitelo e fate finta di picchiarlo». Riprendono la scena. Tonio nel prologo annuncia cantando che in questa pièce «l’autore ha cercato di pingervi uno squarcio di vita». Inizia poi l’intrigo: il principe dei pagliacci, Canio, e sua moglie Nedda sono arrivati con il circo in paese. La folla si rallegra perché la sera ci sarà spettacolo e subito prende in giro l’aiutante clown Tonio. Tonio è il buffone, gobbo e tuttofare. I ragazzi gli corrono dietro dandogli pacche forti sulla schiena... Si sente piangere disperatamente. È la bambina con le trecce: ha ricevuto un colpo in faccia pure lei. La portano fuori in tre mentre strilla a più non posso, così minuscola com’è. Le prove riprendono e vedo che Canio canta a mezza voce anche la parte del coro. Nel frattempo vado a vedere il teatro all’interno: è bellissimo, solo il palco è illuminato. Dietro ha pareti di sasso, il tetto è di legno, ci sono le passerelle, le corde e i teli neri. Faccio conoscenza con una ragazza, un’allieva ticinese del Conservatorio: è lì a lavorare come Maestro collaboratore di scena. Segue il direttore di scena tenendo lo spartito sott’occhio, si occupa delle entrate e delle uscite del coro, che si basano sempre su tempi musicali. Qui sento

Un momento delle prove: Taddeo Luis Choi nei panni di Tonio inseguito dai ragazzi. (Stefano Spinelli)

che tutti chiamano «Maestro» chi canta, chi dirige, chi fa la regia, chi suona. È una parola che si sente spesso. Torno fuori e prima della pausa faccio in tempo a vedere che la bambina piccolissima è tornata pimpante e leggera, con un grosso cerotto sulla guancia. Al bar, tutti sanno delle prove. «Servite prima i cantanti!», «Presto con le focacce, che devono tornare in teatro!». Mangiamo bruschette, panini e gelati squisiti. Nel secondo atto si capisce meglio la mano del regista. Continuo a sentirmi in mezzo a un film western, con gruppi di persone che corrono attraverso quella grande arena a cielo aperto, però alcune scene mi colpiscono in particolare. In un angolo, un papà che è venuto a prendere suo figlio (il coro di voci bianche c’è solo nella prima parte) è rimasto con lui a guardare, in fondo. Insieme ascoltano e seguono la storia. Canio, il tenore, canta la sua aria più conosciuta, quella che si conclude con l’amaro e disperato Ridi pagliaccio, sul tuo amore infranto! Ridi del duol che t’avvelena il cor!

Canio ha scoperto che sua moglie lo tradisce, non lo ama più; desidera solo morire, ma prima vuole uccidere lei e il suo amante. Ma deve anche recitare: questa sera c’è spettacolo e il suo mestiere è far ridere le persone. È un pagliaccio, deve vestirsi, infarinarsi la faccia e divertire il suo pubblico. E poi c’è una scena in cui cinquanta persone del coro sono vestite da clown e fanno il gesto di struccarsi, con dolore. Il dolore di togliersi la maschera e affrontare la verità. Prelude al finale, quando Canio, sua moglie e Tonio sono in scena, dentro al loro spettacolo di circo, ma in realtà parlano della loro vita vera. Canio minaccia la moglie. La moglie cerca di fare ridere il pubblico e di riportarlo nel mondo del teatro. Ma il marito resta nella realtà, quella in cui lei lo tradisce veramente, e la uccide. Sul palco sale l’amante per salvarla e Canio uccide anche lui. Via la maschera: la commedia è finita. La vita vera si è imposta con la sua violenza. Avvicino Michał Znaniecki per chiedergli come ha lavorato finora. «Quando inizio un nuovo lavoro, parto dallo spazio. In questo caso l’arena,

le sua mura, i dislivelli, le entrate che ne fanno parte. Voglio usare tutto quello che offre, voglio onorarla. Poi c’è il coro, protagonista di questo progetto particolare che appartiene a Como. Devo elevarlo al livello dei professionisti che fanno parte dello spettacolo. Sono abituato a lavorare con persone che di solito non cantano: ho fatto varie produzioni con gruppi di esclusi, prigionieri, orfani, anziani sopra ai novant’anni e da loro pretendo molto. Infine, c’è il tema. Studio il libretto che diventa una scusa per parlare di noi, adesso. Di queste maschere che ci mettiamo e della realtà che ce le strappa; anni che impieghiamo a costruircele e poi via, di colpo: rimaniamo nudi». Questo raffinato ingranaggio d’orologio richiede impegno, precisione, talento musicale ma una cosa prima di tutto: fiducia. Nel loro mestiere, ogni persona dipende dagli altri e il tutto funziona bene solo se ognuno sente che può fidarsi. Starci in mezzo è un’esperienza da luna park, come sedersi su una vorticosa giostra di musica lirica. Pronti, partenza e via, Maestro. Annuncio pubblicitario

WiFi GRATUITO nei negozi e ristoranti Migros! Nei supermercati Migros e negozi specializzati SportXX, Micasa, Do it+Garden Migros, melectronics, nonché presso l’Activ Fitness di Losone, potete navigare velocemente e gratuitamente. Fare la spesa con il proprio smartphone e connettersi all’app Migros approfittando anche dei propri buoni Cumulus digitali. Per approfittare di questo servizio è sufficiente effettuare il login una volta soltanto, indicando il proprio numero di telefono e accettando le condizioni contrattuali: si potrà quindi comodamente navigare nei negozi di Migros Ticino e del resto della Svizzera. Il collegamento si attiva automaticamente appena entrate in negozio.



Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 30 giugno 2015 ¶ N. 27

8

Società e Territorio Rubriche

L’altropologo di Cesare Poppi Terapie turche Il vostro altropologo preferito è appena tornato da un viaggio in Turchia, grande paese dalle tantissime sorprese per l’inesauribile varietà di storie e culture che in Anatolia si sono susseguite dall’antichità fino ai nostri giorni. La rivelazione del giorno è stata la visita al Museo della Salute, oggi parte dell’Università di Edirne, l’antica capitale dell’Impero Ottomano prima della presa di Costantinopoli/ Istanbul nel 1453. Situata nella Tracia meridionale, ovvero nella parte europea della Turchia, Edirne rimase la città preferita del Sultano Bayezit II anche dopo che la città aveva perso il titolo di Capitale imperiale a favore della più prestigiosa – e strategica – megalopoli del Bosforo. L’amore del Sultano si espresse dunque con la donazione alla città di una moschea con annesso ospedale. Il complesso,

progettato dall’architetto Hayrettin e completato nel 1488 colpisce anzitutto per un senso profondo di semplicità costruttiva sostenuta da una grande razionalità di linee e da un uso sapiente degli spazi edificati. Al pari del Taj Mahal, il risultato trasmette una sensazione di calmo equilibrio: le linee essenziali, le decorazioni contenute nei pochi, elegantissimi grafemi del Corano, rimandano ad una concezione di un Islam umanista ben lontana da quelle che ne sono, oggi, le espressioni estreme e smuovono ammirazione profonda. La sezione forse storicamente più importante del complesso ospedaliero è costituita dalla Darüşşifa, l’ala ovvero dedicata alla cura della malattie psichiatriche. Al centro di una vasta sala circolare si trova una grande fontana – elemento architettonico immancabile in una

cultura che ha fatto delle abluzioni rituali e dell’igiene un must ben prima che l’Occidente tornasse agli usi già promossi dall’antica Roma. Ma quello che contraddistingue l’originalità «idraulica» ottomana era l’uso che dell’acqua – ovvero delle variazioni del suono e della plasticità dell’elemento acquatico – si faceva nella terapia delle malattie mentali. Ai suoni ed alle figure dell’acqua si accompagnava l’uso terapeutico della musica, dei colori e degli odori. Combinati fra di loro a seconda della casistica patologica da trattare, i quattro elementi precorrevano di molti secoli gli sviluppi della musicoterapia, oggi riconosciuta essere un metodo clinico efficace nella cura delle malattie mentali: Karl Orff è stato fra i primi a riproporre il metodo in età moderna. Gli Ottomani non erano peraltro i

primi ad aver osservato l’efficacia della musica nella cura delle patologie nervose. Con ogni probabilità, l’Ospedale di Edirne altro non faceva che sviluppare e raffinare pratiche profondamente radicate nella cultura popolare delle steppe dell’Asia centrale da cui originavano le tribù turche. Pratiche peraltro diffuse largamente sull’intero continente euroasiatico (e oltre) fin dall’antichità più remota. L’esempio più vicino che viene alla mente è quello della musicoterapia applicata a casi di disturbi psichici quali sono stati il tarantismo pugliese, o il gnawa marocchino oppure – ancora – il complesso del calus rumeno: sono queste tre variazioni fenomenologiche di uno stesso concetto culturale di base: il paziente viene posseduto da un agente esterno – gli spiriti femminili jinna nel caso

del gnawa, le figure femminile delle acque iele nel caso del calus rumeno o la taranta nel caso italiano. La musica e l’esposizione dei posseduti a determinati colori fanno parte integrante di una terapia rituale che si rivela efficace in un buon numero di casi. Ma lo specifico della variante ottomana della terapia è che essa non era agganciata ad alcuna credenza relativa alla possessione dei pazienti da agenti esterni. La teoria della malattia psichiatrica, infatti, era di natura interamente organica e psicologica. Razionale, clinicamente corretta, percorreva pratiche mediche che solo oggi cominciamo a scoprire nella loro efficacia. Una ragione in più per rivedere e ripensare certe percezioni unilaterali di quella grande forza civilizzatrice che è stato l’Islam.

di stare soli con noi stessi, quella di cui parla la grande psicoanalista Françoise Dolto in un suo libro intitolato appunto La solitudine felice. Anche senza essere costantemente connessi, come tende a fare la generazione digitale, si può intrattenere un dialogo interiore con le persone più significative della propria vita, sempre vicine anche quando sono lontane. La tua amica Claudia, forse per il tuo bene, vuol farti sentire in colpa per la tua diversità. Ma non temere: visti da vicino siamo tutti diversi. Può darsi, invece, che intenda, come spesso avviene, proiettare su di te le sue preoccupazioni dicendo tra sé e sé, per rassicurarsi: «È Chiara ad avere problemi, non io». In realtà, problemi ne abbiamo tutti. L’importante è saperli gestire. Per i più giovani lettori di questa rubrica vorrei sottolineare la possibilità, testimoniata in questa lettera, di non lasciarsi travolgere dai conflitti dei genitori, di prendere le distanze da vicende che non

sta a voi gestire e risolvere. Troppo spesso ho incontrato figli che si fanno carico dell’immaturità dei loro parenti sino a diventare «genitori dei loro genitori». Questa inversione di posizioni è, non solo ingiusta, ma anche inutile perché i litigi endemici hanno radici lunghe che non si lasciano estirpare facilmente. Perciò, cari ragazzi, considerate la giovinezza un patrimonio da spendere bene perché non è né illimitato né eterno. Gran parte della vostra vita dipenderà dalle scelte che farete ora, prima che gli avvenimenti vi mettano alle strette limitando i pochi ma preziosi margini di libertà che ci sono concessi. Dopo, potrebbe essere tardi.

La stanza del dialogo di Silvia Vegetti Finzi La giovinezza è un patrimonio Cara Silvia, ho 17 anni e mi sento diversa dalle mie compagne. Non ho bisogno di uscire tutte le sere, non sto ore attaccata al cellulare per sparlare di questa e di quella, non mi importa se non ho niente di griffato addosso, non ho ancora un ragazzo ma preferisco aspettare quello giusto. Ho fumato qualche spinello ma non mi è piaciuto. Amo leggere, ascoltare musica, scrivere il diario. Insomma, sto bene con me stessa, libera di seguire il corso dei miei pensieri senza sentirmi in dovere di chiacchierare a vanvera pur di stare in compagnia. L’unica ombra sono i miei genitori che litigano in continuazione, anche per delle stupidaggini. Sino a poco tempo fa ci soffrivo ma poi ho deciso di lasciarli fare: in fondo sono fatti loro. Però l’altra sera la mia amica Claudia mi ha messo in crisi dicendo che se vado avanti così resterò sola, che sono già vecchia, che devo «mettermi in linea». Che cosa mi dici? Grazie. / Chiara

Cara Chiara, penso che tu stia adottando una linea giusta e che sono piuttosto gli altri che dovrebbero seguirti. Molti tuoi coetanei si sentono infelici, anche se non sanno perché, e accusano gli adulti di colpe reali o presunte, senza prendersi le proprie responsabilità. Tu invece mostri di padroneggiare la tua vita senza lasciarti condizionare dalle mode e senza scaricare su altri gli inevitabili insuccessi. Stai bene con te stessa: questo è l’essenziale. E non credo, come teme la tua amica Claudia, che questo stato d’animo ti isoli dagli altri. Soprattutto se saprai ascoltare. In questi anni tutti vogliono parlare di sé e quasi nessuno è disposto a condividere i problemi e le emozioni altrui. A una persona che ci chiede «come va?», siamo indotti a rispondere «bene», perché una spiegazione articolata finirebbe con lo spazientire l’interlocutore che, probabilmente, la prossima volta, vedendoci da lontano, preferirebbe

cambiare marciapiede. La società della fretta ci costringe a non approfondire nulla, a rimanere alla superficie delle cose. Come dice il titolo di un film di cassetta: Sotto il vestito niente. Ma la vita interiore è un tesoro impareggiabile, che nessun bene materiale può sostituire. Non costa nulla rinunciare agli abiti, alle scarpe, alle borsette firmate quando occupano gli ultimi posti nella scala dei nostri valori. Anche i paradisi artificiali, che vanno dallo spinello allo sballo, non hanno nessuna attrattiva per chi sta bene con sé stesso, ha scelto il proprio stile di vita e sta delineando un futuro possibile e desiderabile. Hai compreso che la tua felicità dipende in gran parte da te, dalla capacità di riconoscere la bellezza che ti circonda senza lasciarti influenzare dal pessimismo esistenziale che, a molti giovani, sembra più elegante e interessante. Non dobbiamo confondere la solitudine, imposta dalle circostanze, con la libertà

Informazioni

Inviate le vostre domande o riflessioni a Silvia Vegetti Finzi, scrivendo a: La Stanza del dialogo, Azione, Via Pretorio 11, 6900 Lugano; oppure a lastanzadeldialogo@azione.ch

Mode e modi di Luciana Caglio Sos: gli edifici del «Moderno» sono fragili Nell’estate 1970, i bellinzonesi ebbero a disposizione un nuovo bagno pubblico che fece notizia, anzi epoca. I progettisti, tre giovani architetti, Aurelio Galfetti, Flora Ruchat, Ivo Trümpy, avevano interpretato un tema d’ordinaria amministrazione, qual è una piscina, con ben altri intenti e ambizioni: per ampliarne le dimensioni e gli utilizzi. La struttura, infatti, doveva tener conto anche di esigenze ambientali e sociali, sempre più impellenti, per creare uno spazio destinato al tempo libero, in generale: sport, svaghi collettivi, e l’incontro con la natura. Al successo contribuì la

passerella elevata, che ne diventò un po’ il simbolo, e fu in seguito imitata. Ora, di quest’opera, si è tornato a parlare, negli ultimi giorni, però in termini inattesi, e allarmanti. L’ammirata costruzione, snella e dinamica, denuncia segni di cedimento e rivela una preoccupante fragilità. E chiede rimedi di pronto soccorso. Ciò che apre un problema delicato. Il bagno pubblico di Bellinzona appartiene a quel novero di edifici, realizzati in Ticino, fra il 1920 e il 1980, che costituiscono il patrimonio del nostro «Moderno». Una denominazione che, per i non addetti ai lavori, può prestar-

Il bagno pubblico di Bellinzona. (Heimatschutz)

si a qualche equivoco. Sia chiaro, qui non si tratta di un aggettivo, sinonimo di attuale, bensì del sostantivo che indica un preciso momento nella storia dell’architettura: quello che, sotto la spinta del razionalismo e della tecnologia, determinò la rottura, per certi versi definitiva, con la tradizione. Dalle pietre al calcestruzzo, in parole povere. Nato nel primo dopoguerra, maturato attraverso l’esperienza del Bauhaus, praticato con esiti spettacolari da personaggi famosi, oggi si direbbe «archistar», quali F.L.Wright e Le Corbusier, il Moderno attecchì anche in Ticino. E vi trovò, malgrado le esigue dimensioni, un territorio in cui diffondersi e affermarsi. Che esista, davvero, un «genius loci», una sorta di predestinazione naturale all’arte di costruire? L’ipotesi, forse, non è campata in aria. Sta di fatto che, lungo l’arco dei sei decenni del «Moderno», il nostro Cantone vide sorgere edifici e manufatti che testimoniavano la sensibilità di architetti e ingegneri nei confronti delle tendenze più innovative, emerse sul piano mondiale. L’avvio si fa risa-

lire ai Magazzini al Punto Franco di Balerna, realizzati da Robert Maillart, nel 1924. La Casa Rotonda, a Stabio, di Mario Botta, nel 1980, ne segna invece la conclusione. Entro queste due date, si collocano decine di costruzioni che , in ambiti diversi, abitazioni, sedi commerciali e industriali, scuole, impianti pubblici, e via dicendo, meritano riconoscimento e conservazione. Un esempio ormai storicamente rappresentativo, la Biblioteca cantonale di Lugano, opera di Carlo e Rino Tami, nel 1939, che negli ultimi anni ha dovuto subire un intervento, necessario alla sua funzionalità, ma fortunatamente non deformante. Ed è, proprio, il caso di citarla per riprendere il discorso iniziale: sulla difficoltà di assicurare a edifici d’epoca la dovuta attenzione conservativa. Ma quali la meritano? La preoccupazione di salvare il salvabile è stata avvertita anche dalle nostre autorità. Grazie alla legge sulla Protezione dei beni colturali del 1997, si è poi proceduto al censimento sistematico delle opere del «Moderno»: ben 64 edifici hanno ottenuto la qualifica

di «bene protetto». L’attribuzione tiene conto, ovviamente, del valore architettonico iniziale, dello stato di conservazione non alterato da ristrutturazioni errate, come pure dell’idoneità a svolgere una funzione. Indicativo, in proposito, il Teatro San Materno di Ascona, un prototipo del «Moderno», opera di Carl Weidemeyer, risale al 1928, ed è tuttora agibile. Ma non succede sempre così. Come si è visto a Bellinzona, la difficoltà non era d’ordine estetico, il timore insomma di alterare una fisionomia. Erano in gioco questioni più concrete: questioni di materiali che, nel corso dei decenni, hanno rivelato effetti imprevedibili. Il calcestruzzo, che sembrava garantire ogni prodezza architettonica, non ha mantenuto le promesse. Insomma, quelle costruzioni, che sembrano sfide alle leggi dell’equilibrio, rischiano di crollare. Bisogna prendere atto, come dichiarava Mario Botta, della fragilità dei nuovi materiali e delle conseguenze di impianti tecnologici, ormai indispensabili. Anche le case, insomma, non sono più fatte per durare a lungo.


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 30 giugno 2015 ¶ N. 27

9

Ambiente e Benessere La città di Ho Chi Minh Saigon, «la Parigi dell’Oriente», torna a brillare portando alla ribalta l’Indochina Style

Viaggio esclusivo per «Azione» Hotelplan propone un’offerta riservata ai lettori del nostro settimanale per un viaggio in Irlanda con uno sconto molto allettante: posti limitati

La filiera corta? Per un cuoco è un handicap della cucina, una scelta ineludibile in mancanza di altro

Tra somari e capre Alla scoperta della natura in compagnia di asini, muli, capre ed alpaca pagina 16

pagina 12

pagina 14

Anton Croos

pagina 10

In attesa della nuova pandemia globale Scienza Lo studio delle zoonosi ci può dare un po’ di vantaggio Lorenzo De Carli «È ipotizzabile che la prossima Grande Epidemia (il famigerato Big One) quando arriverà si conformerà al perverso modello dell’influenza, con alta infettività prima dell’insorgere dei sintomi. In questo caso si sposterà da una città all’altra sulle ali degli aerei, come un angelo della morte». È una frase tratta da Spillover, il libro che il divulgatore scientifico pluripremiato David Quammen, corrispondente del «National Geographic» ha scritto, dedicandolo all’evoluzione delle pandemie. Quammen non è propriamente un ricercatore; è un divulgatore che segue così da vicino il lavoro degli scienziati, che è disposto a seguirli nelle foreste del Congo o a caccia di pipistrelli nelle grotte della Malesia. Spillover è un termine tecnico che designa il momento nel quale un patogeno lascia una specie animale per passare a un’altra, di solito attraverso un adattamento. La teoria dell’evoluzione c’insegna che l’adattamento è una conseguenza della mutazione. La maggior parte delle mutazioni o sono dannose oppure sono prive di conseguenze; ma ce ne possono essere di quelle che consentono agli organismi di replicarsi meglio in uno specifico ambiente. Nel caso dei patogeni, l’adatta-

mento è più facile per i virus, il cui genoma consiste di RNA e non di DNA. Siccome il processo di duplicazione dell’RNA è più soggetto a errori di trascrizione, le possibilità di mutazione aumentano e, conseguentemente, aumentano anche le possibilità di adattamento. È il caso, per esempio, dei vari ceppi di virus HIV, mutazione di virus SIV presenti in alcune scimmie. Quammen ha fatto il giro del mondo per descrivere non solo malattie come Ebola e HIV, ma anche SARS, il virus di Marburg, Nipah, Hendra – tutte zoonosi suscettibili, in epoca di globalizzazione, di lasciare i luoghi circoscritti in cui è avvenuto il passaggio dagli animali all’uomo, per diffondersi in luoghi molto più lontani. Le zoonosi di origine selvatica rappresentano la più consistente e crescente minaccia alla salute della popolazione mondiale tra tutte le malattie emergenti. Occorre, quindi, identificare i nuovi patogeni potenzialmente trasmissibili all’uomo come misura preventiva nei confronti di future malattie emergenti. Girando per il mondo, Quammen ha osservato che alcuni animali sono implicati più spesso di altri in certe zoonosi, come base per lo spillover. «Per esempio, gli hantavirus e la febbre emorragica di Lassa provengono dai roditori; la febbre gialla dalle scimmie; il vaiolo

delle scimmie, nonostante il nome, sembra arrivi soprattutto dagli scoiattoli; l’herpes B dai macachi; le influenze fanno prima il salto da alcune specie selvatiche di uccelli ad altre domestiche e da queste agli esseri umani – a volte dopo essersi trasformate ulteriormente nel corso di un pit stop nei maiali; il morbillo è forse partito da pecore e capre domestiche; l’HIV dagli scimpanzé». Ci sono casi nei quali – per esempio il virus Hendra – il passaggio verso gli esseri umani richiede che, tra la specie serbatoio (in questo caso il pipistrello) e noi, sia necessaria la presenza di una specie intermedia che funga da amplificatore – nel caso di Hendra, il cavallo. Una domanda che Quammen ha spesso sottoposto a esperti di tutto il mondo è questa: perché, proprio in questi ultimi anni, sembra che molti patogeni stiano facendo un passaggio di specie, cercando negli esseri umani una specie nella quale riprodursi? Per rispondere a questa domanda occorre mettersi nella prospettiva dell’evoluzione. Da questo punto di vista, il patogeno funziona come qualunque altro organismo: deve trovare un ecosistema favorevole alla sua riproduzione. I patogeni non ce l’hanno con noi; il problema è che noi siamo diventati troppi e stiamo occupando zone del pianeta nelle quali i patogeni

si riproducevano in specie di animali selvatici. Entrati noi in contatto con queste specie, diventiamo suscettibili di essere contagiati. «Se osserviamo il pianeta dal punto di vista di un virus affamato o di un batterio, vediamo un meraviglioso banchetto con miliardi di corpi umani disponibili, che fino a poco tempo fa erano circa la metà di adesso, perché in venticinque-ventisette anni siamo raddoppiati di numero. Siamo un eccellente bersaglio per tutti quegli organismi in grado di adattarsi: quel che basta per invaderci». È importante rendersi conto che la pressione da noi esercitata sugli ecosistemi non si limita semplicemente a metterci in contatto con specie animali portatrici di patogeni. Questa sola pressione, di per sé stessa, non occasionerebbe lo spillover. Il passaggio di specie avviene quando i contatti tra noi e le specie serbatoio si sono ripetuti quanto basta per dar luogo a una mutazione del virus, tale da permettergli di contagiarci e usarci come veicolo efficace per la sua riproduzione. «Come fa un patogeno ad acquisire questo adattamento? La variazione genetica (per mutazione o altro) è un processo casuale, un tiro di dadi. L’abbondanza di occasioni aumenta la probabilità che il virus faccia un buon punto, cioè che incappi in una variazione molto utile».

Il modo in cui si diffondono i virus è certamente uno degli aspetti che più preoccupano le autorità sanitarie. Il fattore cruciale è la modalità di trasmissione da uomo a uomo. «Pur essendo forte, Ebola ha un raggio d’azione limitato. Non ve lo beccate respirando la stessa aria, ma se vi arriva una piccola quantità di materiale infetto… be’, che Dio ve la mandi buona. Detto in termini scientifici, è relativamente poco contagioso, ma altamente infettivo». Suscettibile, invece, d’innescare un’epidemia globale è l’influenza aviaria, la versione H5N1 dell’influenza. Per il momento, la possiamo contrarre solo a diretto contatto con i volatili; «ma se H5N1 mutasse o si ricombinasse nel modo giusto, se si adattasse alla trasmissione tra uomo e uomo, potrebbe diventare il killer più veloce e letale dopo la spagnola del 1918». La questione, quindi, non è se ci sarà un’epidemia globale, ma quando. Lo studio delle zoonosi ci permette di avere un po’ di anticipo sulle malattie, ma potrebbe non bastare. Per questa ragione l’altro ambito d’indagine che occorre approfondire sono i modelli epidemiologici: come si diffondono le epidemie? La risposta è indispensabile per impostare adeguatamente le politiche sanitarie necessarie per circoscriverle.


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 30 giugno 2015 ¶ N. 27

10

Ambiente e Benessere

Hotel de ville.

Ritorno a Saigon Viaggiatori d’Occidente Ho Chi Minh City, la città più grande del Vietnam, sospesa tra passato e futuro Massimo Morello, testo e foto C’era una volta «Apocalypse Now». Ma non nel senso della guerra in Vietnam, finita quarant’anni fa, nel 1975; parliamo invece della discoteca in stile bunker che fu il primo locale a ridare vita notturna a Saigon. Oggi però ha perduto il suo fascino e la nuova generazione passa da La Fenêtre Soleil, dove i dj alternano ogni tipo di musica (ska giamaicana o pop psichedelico-asiatico anni Sessanta), allo Xu, ristorantelounge decorato da immagini pop, compreso un ritratto di Richard Nixon. La stessa Saigon, ribattezzata Thanh pho Ho Chi Minh, la città di Ho Chi Minh, in onore del padre del moderno Vietnam, nell’uso comune ha ripreso il suo vecchio nome. Oppure la si pronuncia all’americana, scandendo l’acronimo H.C.M.C., Ho Chi Minh City. Per altri ancora è tornata a essere «la Parigi dell’Oriente», riferendosi soprattutto al cibo e al design dei suoi locali. Tutta la nuova scena di Saigon è ispirata al cosiddetto Indochina Style-

versione contemporanea dell’Orientalismo, rilanciato da film ambientati nel periodo coloniale o ispirati ai romanzi di Marguerite Duras e Graham Greene. Il giro per Saigon diviene così un pellegrinaggio tra luoghi romanzeschi e percorsi storici, tra locali e alberghi dove incrociavano scrittori, inviati, spie, trafficanti, avventurieri: il Rex, l’albergo preferito dagli ufficiali americani, il Continental, poi adottato dai sovietici, il Caravelle, ritrovo degli inviati di guerra. Tutti ristrutturati in quell’eclettico stile che definisce i Grand Hotel delle metropoli asiatiche, unificati dallo scintillare delle vetrine. La Dong Khoi sino al 1954 si chiamava Rue Catinat; indirizzo che compare già nella seconda riga di Un americano tranquillo (Graham Greene lo scriveva al Café Givral, oggi trasformato secondo un immaginario esotico). All’epoca era il fulcro di tutti gli intrighi e gli affari. Oggi si è trasformata nella vetrina del nuovo lusso saigonita, il corso del «di troi», lo struscio, in cui s’incrocia una folla composita di neo borghesi vietnamiti, venditori

Le cime dei grattacieli che svettano sul viale Nguyen Hue.

ambulanti, uomini e donne alla ricerca di un’occasione o di un briciolo di fortuna, turisti, molti americani, spesso chiaramente identificabili come reduci della guerra, che se ne vanno in giro con un atteggiamento tra il sorpreso, l’imbarazzato e il nostalgico. La Dong Khoi resta anche lo snodo del canonico tour cittadino che si focalizza sulle opere del periodo coloniale francese, ristrutturate con zelo quasi eccessivo. È il caso, per esempio, del Teatro municipale. Inaugurato con gran pompa nel 1900, è un edificio simbolo della Belle Époque tropicale, dall’ar-

Lavori in corso per il distretto 2.

chitettura che ricorda il Petit Palais di Parigi. Adibito a teatro sino al 1955, quindi sede dell’Assemblea Nazionale sino al 1975, oggi ha ritrovato la sua vocazione originaria. Le decorazioni e le statue liberty della facciata, il colore rosato del tetto e degli stucchi gli danno un’immagine pop, che s’intona coi nuovi show rappresentati: oltre i tradizionali spettacoli d’opera, balletto e teatro, anche musical e sfilate di moda. Quasi di fronte gli fanno da contraltare i colonnati bianchi del Park Hyatt, aperto nel 2005, mentre erano in corso le trattative sull’adesione alla World Trade Organization, per accogliere imprenditori, top manager e funzionari dell’economia globale. A pochi passi si trova l’Hotel de Ville, sede del Comitato del Popolo di Ho Chi Minh City. Fu costruito tra il 1900 e il 1908 e nel 1911 la «Revue Indochinoise» così lo recensiva: «l’insieme è di un cattivo gusto e di un pacchiano tale che nulla può redimerlo». Eppure, proprio per quello stile così connotato, acquista un suo bizzarro fascino. Forma infatti una specie di quinta che chiude a nord il grande viale Nguyen Hue delimitato da nuovi e sempre più alti edifici per uffici, banche, società finanziarie e alberghi. Li osserva pensieroso la statua di Ho Chi Minh. Alle sue spalle la bandiera rossa nazionale che garrisce sulla guglia centrale dell’Hotel

de Ville appare sovrastata da quella della Hong Kong and Shanghai Banking Corporation. La città si verticalizza. Il nuovo skyline è esclamato dal grattacielo della Bitexco, uno dei conglomerati più potenti del Vietnam che ha fatto fortuna con l’acqua minerale, la Vital, prodotta con tecnologia italiana. Alto 262 metri, s’ispira alla forma del fiore di loto, evocato soprattutto dalla piattaforma per elicotteri sospesa a 190 metri. Qui è stato aperto l’Eon Heli Bar (provate il Basil Ginlet: gin, Cointreau, basilico fresco). Più in basso, al ventiseiesimo piano della AB Tower, ma più di moda, il Chill Sky Bar: vanta il più famoso mixologist del Vietnam, Le Thanh Tung. Per chi vuole godersi la vista anche a letto, pochi mesi fa è stato aperto il Pullman Saigon Centre, in una torre triangolare dagli spigoli curvi disegnata dall’architetto giapponese Kume Sekkei. Quella che si osserva è una metropoli con una popolazione indefinita tra i 12 e i 14 milioni di abitanti. Tutt’attorno, i segni di un’urbanizzazione che segue il modello di Shanghai, Taipei e Singapore. Tanto che, con l’innalzarsi di nuovi palazzi, si moltiplicano i problemi di parcheggio per i cinque milioni di motorini e le 500mila auto circolanti. Lo sviluppo si proietta anche con accelerazione longitudinale. È il caso esemplare del Distretto 2, sulla riva sinistra del fiume Saigon, connesso al centro da un nuovo ponte e da un tunnel, che nei progetti sembra voler clonare in tutto e per tutto l’area di Pudong a Shanghai. Alla fine, per ritrovare l’immagine di una Saigon che si pensava perduta, bisogna rifugiarsi a Cholon, il quartiere cinese, girando tra i suoi mercati e le sue pagode, decorate da immagini fantastiche di dei, demoni, eroi e guerrieri. E fermarsi tra le volute di fumo degli incensi a osservare i fedeli che pregano e chiedono grazie.


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 30 giugno 2015 ¶ N. 27

11

Ambiente e Benessere

Tecnologia ibrida in bianco-azzurro Motori In arrivo la sesta generazione

PUNTI

20x

dell’ammiraglia BMW serie 7 dotata anche di eDrive

Secondo uno studio della società di ricerca di mercato americana Navigant Research, entro i prossimi dieci anni negli Stati Uniti saranno venduti un milione di veicoli ibridi plug-in ogni anno. Un terzo di questi esemplari sarà immatricolato in California, lo Stato americano più virtuoso per la mobilità sostenibile. È inoltre prevista una forte crescita di plug-in anche nel vicino Canada. Tornando al presente, altri tre modelli hanno superato la soglia dei 25mila esemplari venduti nell’ambito delle plug-in e delle elettriche. Si tratta della BMW i3 (25’785 unità dal lancio in Germania avvenuto nel novembre 2013), della Renault Zoe (26’296 da dicembre 2012) e della cinese Byd Qin (27’351 dalla fine del 2013). Quest’ultima, originariamente distribuita solo in Cina, ha esordito con numeri marginali in Sud America e potrebbe essere importata in Europa e in Nord America. La bestseller del settore rimane la Nissan Leaf con 177mila vetture, seguita da Chevrolet Volt/Opel Ampera, Tesla Model S, Toyota Prius plug-in e le Mitsubishi Outlander e i-MiEV. Proprio in questi giorni è stato presentato a Montecarlo un nuovo modello BMW che ha anche una sua versione caratterizzata da tecnologia ibrida plug-in. Si tratta della sesta generazione dell’ammiraglia BMW Serie 7 che verrà mostrata al pubblico il prossimo settembre in occasione del Salone dell’auto di Francoforte IAA. Nel Principato di Monaco a svelare la vettura ai giornalisti ci ha pensato il neo Presidente del Gruppo, Harald Krüger. Sfruttando il transfer tecnologico del sub-brand «i», nell’ambito di un mix intelligente di materiali, la Serie 7 beneficia di un ampio utilizzo di materiale sintetico rinforzato con la fibra di carbonio in particolare nell’archi-

tettura della scocca. Questa soluzione ha portato a un alleggerimento nel peso fino a 130 kg rispetto alla serie precedente. Sempre prendendo spunto dalla gamma «i», la nuova Serie 7 porta al debutto tra le ammiraglie di lusso la tecnologia eDrive. La gamma comprende infatti la 740e. Si tratta di un’ibrida plug-in che abbina un propulsore 4 cilindri benzina da 258 cavalli a uno elettrico da 95 cavalli per una potenza totale di 326 cavalli. I consumi di carburante sono ridotti ad appena 2,1 litri/100 km e le emissioni di CO2 sono contenute a soli 49 g/km, mentre il motore elettrico, che è alimentato da una batteria agli ioni di litio, consente alla Serie 7 una guida a zero emissioni fino a 40 km a una velocità di 120 km/h. La velocità massima è di 240 km/h e l’accelerazione da 0 a 100 orari si completa in 5,5 secondi. Oltre alla versione ibrida saranno disponibili anche altre motorizzazioni tra le quali un diesel 6 cilindri TwinPower Turbo di 3 litri da 265 cavalli e un benzina V8 TwinPower Turbo di 4,4 litri da 450 cavalli che si troverà sulla BMW 750. A bordo della nuova BMW serie 7 è facile restare a bocca aperta. Basti pensare che per le versioni a passo lungo è offerto come optional un tetto panoramico in vetro Sky Lounge che quando fa buio proietta uniformemente la luce prodotta dai moduli Led applicati lateralmente sulla superficie vetrata a formare un suggestivo motivo di cielo stellato. Non manca neppure il pacchetto Ambient Air che provvede alla ionizzazione dell’aria e a diffondere una fragranza profumata, selezionabile tra otto aromi differenti. La nuova Serie 7 è anche la prima vettura di serie al mondo capace grazie all’optional «Parcheggio telecomandato» di eseguire senza guidatore le manovre necessarie per entrare e uscire da un parcheggio o da un garage.

Annuncio pubblicitario

Mario Alberto Cucchi


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 30 giugno 2015 ¶ N. 27

12

Ambiente e Benessere

Irish Diary

Tagliando di prenotazione Desidero prenotare un pacchetto Irish Diary (Catalogo Travelhouse in vigore – codice di prenotazione SF/J SNN RTP013) per la data:

Viaggio Per i lettori di «Azione», Hotelplan

organizza un pacchetto fly, drive & sleep di sette giorni con partenze ad agosto (1, 8 e 15) »: ttori di «Azione

☐ 1 agosto 2015 ☐ 8 agosto 2015 ☐ 15 agosto 2015

a per i le M Un’esclusiv 250.– per persona f. riduzione di Ch

Nome

Un tour di Travelhouse alla scoperta della parte più spettacolare dell’Irlanda risparmiando ben 250 franchi (695.– al posto di 915.–). È questa insintesi l’offerta promossa da Hotelplan e riservata solo ai lettori di «Azione» che prevede volo, noleggio auto e pernottamenti. L’Irlanda, un’isola grande tre volte la Sicilia, è la destinazione ideale per

un fly&drive che consente di scoprire lentamente la bellezza dei suoi paesaggi. Immense e verdi campagne, una strada costiera che regala splendide vedute; le tracce di una civiltà, quella celtica, per alcuni aspetti ancora misteriosa: molteplici sono i motivi di interesse che richiamano ogni anno numerosi turisti. Famosa per aver dato i natali a grandi letterati e poeti quali

L’itinerario in breve 1. giorno – Shannon – Galway (ca. 30 km.). 2. giorno – Galway – Dublino (ca. 215. km). 3. giorno – Dublino-Waterford / Arthurstown (ca. 180 km). 4. giorno – Waterford / Arthurstown-Cork (ca. 125 km).

Bellinzona

5. giorno – Cork-Baltimore (ca. 100 km). 6. giorno – Baltimore-Killerney (ca. 125 km). 7. giorno – Ring of Kerry (ca. 170 km). 8. giorno – Killarney-Shannon (ca. 130 km).

Chiasso

Cognome Via NAP

Oscar Wilde, George Bernard Shaw, James Joyce, e Samuel Heaney, l’Irlanda è conosciuta anche per la musica, quella folk e quella dei grandi complessi rock come i mitici U2. Un’opportunità, questa offerta da Hotelplan, che – purtroppo – ha posti limitati. Per partire alla scoperta di quest’isola in assoluta libertà, con lo spirito dell’esploratore, ma con la sicurezza di un itinerario studiato e definito, bisogna quindi prenotare subito. I soggiorni sono previsti nei tipici Bed & Breakfast, ovvero nelle case private in città o in campagna che of-

Lugano

Viale Stazione 8a Centro Comm. Serfontana Via Pietro Peri 6 6500 – Bellinzona 6834 – Morbio Inferiore 6900 – Lugano T +41 91 820 25 25 T +41 91 695 00 50 T +41 91 910 47 27 bellinzona@hotelplan.ch chiasso@hotelplan.ch lugano@hotelplan.ch Prenotabile anche in tutte le migliori agenzie di viaggio in Ticino e Mesolcina.

Lugano Via Emilio Bossi 1 6900 – Lugano T +41 91 913 84 80 lugano-viabossi@hotelplan.ch

frono la possibilità di entrare in contatto con la gente del luogo, vivendo e gustando la calda ospitalità degli irlandesi. È possibile prenotare nelle filiali Hotelplan di Bellinzona, Lugano e Serfontana – Morbio Inf. – (vedi box) come pure in tutte le migliori agenzie di viaggio in Ticino e Mesolcina. Basterà far riferimento al presente articolo.

Località Telefono e-mail

Sarò accompagnato da … adulti e … bambini (2-12 anni)

Prezzi La quota di CHF 695.– (invece di CHF 945.–) include il volo andata e ritorno da Zurigo per Shannon, 7 pernottamenti nei tipici B&B’s con prima colazione irlandese e noleggio auto in categoria economy. ATTENZIONE: per ottenere lo sconto è importante che l’agenzia di viaggio comunichi/utilizzi il seguente codice di

prenotazione dal Catalogo Travelhouse in vigore: SF/J SNN RTP013 La quota non comprende Spese d’agenzia, assicurazione annullamento viaggio o altre, mance ed extra di ogni genere, nonché tutto ciò che non è menzionato in ciò che include la quota.

Annuncio pubblicitario

Le settimane del risparmio Offerta valida dal 30 giugno al 6 luglio 2015 Fino alle 11.00

Croissant francese + caffè

3.20

Per momenti da gustare.



Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 30 giugno 2015 ¶ N. 27

14

Ambiente e Benessere

Filiera corta o lunga? Ci sono degli argomenti legati alla cucina che diventano «di moda» in un certo momento e poi tutti se ne dimenticano. Esistono altri argomenti che invece vengono discussi sempre, perché non si riesce ad arrivare a una soluzione condivisa. Uno di questi ultimi, di cui sempre si discuterà, è la lunghezza della filiera. La domanda è: ma è giusto che gli ingredienti vengano anche da lontano? In sintesi, molti si chiedono il motivo per cui non si fa come un tempo, quando ristoranti e negozi si rivolgevano semplicemente a piccoli contadini per le forniture delle ortive e della frutta, e lodano quelli che ancora oggi acquisiscono gli ingredienti utilizzati direttamente dai produttori, bypassando tutta la «normale» rete distributiva; metodo chiamato in gergo «filiera corta». Ragioniamoci un po’.

Il problema non è legato ai cuochi e ai ristoratori ma piuttosto agli stessi produttori che alla fine vendono per guadagnare Istintivamente verrebbe da dire: viva la filiera corta! Non c’è nulla di più romantico e di pubblicitariamente spendibile dell’immagine di un Onesto Cuoco o un Onesto Ristoratore che alle quattro di mattina, nella nebbia, magari in moto col sidecar, si reca dall’Onesto Contadino a comprare i suoi prodotti. Altro che Harrison Ford, lui sì che è un vero macho che lotta per tutti noi! Però poi bisogna pensarci con calma. Dato che esistono anche bravi distributori che contattano i ristoranti e i negozi offrendo le loro leccornie, belle pronte, basta inviare un’e-mail e puoi dormire fino alle otto. È tutto così comodo… Poi, per produrre buone materie

prime serve una SSS (sapienza secolare stratificata) cioè devi averlo prodotto per tante generazioni ma devi avere anche una buona laurea ottenuta in una buona università di agraria. Per raggiungere dimensioni critiche di mercato – necessario per mille motivi, se non altro per la gestione burocratica dei regolamenti – bisogna riuscire perlomeno a consorziarsi nell’ambito di produzioni omogenee. E se sei consorziato, perché mai non darsi da fare per promuovere il tuo prodotto, per offrirlo nell’ambito più vasto che si riesce? Perché limitarsi a offrirlo a chi sta vicino a te? E quindi? Quindi il nostro è un problema legato non ai cuochi e ai ristoratori ma ai produttori. Se hai un eccellente prodotto allora devi markettizzarlo dovunque, anche in tutto il mondo – cosa relativamente possibile dato che il mercato, nei vari Paesi, è limitato a pochi punti di vendita e a pochi ristoranti di tono. Dirò di più, va promosso non come «grande prodotto di un Paese da usare su piatti dello stesso Paese», ma senza alcuna connotazione etnica, bisogna cioè lottare perché i cuochi locali li usino non quando sono in vena di «cucinare etnico» ma quando sono in vena di «cucinare bene»: se proponi una grande carne o dell’ottimo pesce, il sapere come saranno poi lavorati è del tutto inessenziale. Si allunga la filiera? Non è quello che conta, l’importante è mettere a disposizione dei cuochi e dei negozianti, dovunque, il meglio. Non è stato così in passato, quando non c’erano gli aerei e quando i trasporti erano proibitivi, ma oggi è diverso. No, non credo alla filiera corta: è un handicap della cucina, è una scelta ahimè ineludibile in mancanza di altro. È quanto deve, purtroppo per lui, fare un cuoco o un negoziante se non ha la fortuna di avere a disposizione tante buone materie prime al mercato dove si rifornisce. Sono convinto che l’Onesto Cuoco alle 4 di mattina maledica il destino che lo costringe a tanto, più che godere del privilegio che gli è dato.

CSF (come si fa)

Lars Curfs

Allan Bay

Usdagov

Gastronomia A fare la differenza dovrebbe essere solo la qualità del prodotto

Vediamo come si fanno i ravioli alla cinese iniziando dalla ricetta base. Ravioli cotti al vapore. Per 4 persone. Disponete 200 g di farina a fontana, unite 1 pizzico di sale e impastatela aggiungendo acqua tiepida poco per volta, fino ad ottenere un impasto abbastanza consistente e omogeneo. Lavorate l’impasto per almeno 15’, copritelo con un telo e lasciatelo riposare

per 12 ore: non di meno, questo è fondamentale. Al momento di utilizzarlo lavorate nuovamente l’impasto spolverizzandolo di farina, tiratelo con il matterello fino a ottenere una sfoglia sottile come un velo e tagliatela in tanti dischi con un coppapasta o con l’orlo di un bicchiere. Lavate e asciugate 400 g in tutto di verdure quali erbette, cavolo cinese, daikon, cipolle e porri, tritatele finemente e ponetele in una ciotola. Unite zenzero grattugiato, 1 cucchiaio di salsa di soia, 2 cucchiai di fecola di patate, 200 g di carni tritate e 2 cucchiai di olio. Mescolate bene fino a ottenere un impasto morbido, ricavate delle palline e deponetele al centro di ogni sfoglietta. Inumidite il bordo della sfoglia, ripiegate ogni disco a mezzaluna e premete bene il bordo per sigillare il raviolo. Disponete i ravioli

in un cestello per la cottura a vapore foderato con carta da forno e cuocete a vapore fino a quando la pasta diverrà trasparente. Ovviamente potete farcirli con quello che volete, sempre sminuzzato e cotto. I ravioli fritti. Per 4 persone. Fate la sfoglia come indicato sopra. Fate una farcia come quella della prima ricetta o quella che volete, sempre profumandola, arricchendola con salsa di soia, tritandola e cuocendola brevemente. Lasciatela intiepidire, farcite i dischi di pasta con il ripieno, chiudetelo a mezzaluna sigillando i bordi. Scaldate abbondante olio di semi di arachide o di mais in un wok a circa 140°, friggete i ravioli a fuoco basso per 5’, scolateli e portate la temperatura dell’olio a 180°. Friggete i ravioli una seconda volta per 1’, scolateli e servite.

Manuela Vanni

Oggi due dolci. Il primo ha un bellissimo nome, biscione, e appartiene alla tradizione reggiana, il secondo è condiviso in molte regioni.

Manuela Vanni

Ballando coi gusti

Biscione

Crostata di riso

Ingredienti per 10 persone: 1 kg di mandorle spellate · 3 albumi · 2 dl di liquore

Ingredienti per 10 persone: Per la pasta: 250 g di farina · 1 bustina di lievito · 100 g

all’anice · 100 g di zucchero · gelatina di albicocche. Per la meringa: 100 g di albumi · 100 g di zucchero semolato · 100 g di zucchero a velo g 100 · sale. Per guarnire: 2 ciliegie candite · 1 scorzetta di arancia candita.

di zucchero · 1 tuorlo · 130 g di burro · 1 baccello di vaniglia · sale. Per la farcia: 150 g di riso · 4,5 dl di latte · 1 stecca di vaniglia · 3 uova · 200 g di zucchero · 180 g di mandorle spellate · 100 g di frutta candita mista · 50 g di burro · ½ bicchierino di rum · sale.

Passate al mixer le mandorle, mettetele in una ciotola e amalgamatele con gli albumi, il liquore e lo zucchero. Sagomatelo con le mani a forma di biscia arrotolata, trasferitela su una placca foderata di carta da forno, quindi allargate e appiattite un’estremità (la testa), e assottigliate quella opposta (la coda). Cuocete in forno a 180° per 30’. Sfornate, spennellate con la gelatina di albicocche e lasciate raffreddare. Per la meringa, montate gli albumi a neve fermissima con metà dei 2 tipi di zucchero e un pizzico di sale. Incorporate il rimanente zucchero, sempre lavorando con la frusta, quindi distribuite la meringa ottenuta sulla biscia di pasta. Per guarnire, mettete sulla testa le ciliegie candite come occhi e la scorzetta di arancia a formare la lingua. Passate in forno a 100° per circa 10’, quindi abbassate a 80° e lasciate asciugare completamente la meringa: occorreranno circa 2 ore.

Setacciate farina, lievito, zucchero e un pizzico di sale; impastate con il tuorlo, il burro freddo a pezzi, la vaniglia e un po’ di acqua. Formate un panetto, avvolgetelo in pellicola e tenetelo in frigorifero per 30’. Stendete la pasta e trasferitela in una tortiera rivestita con carta da forno; bucherellate il fondo. Coprite con carta da forno e riempite con fagioli secchi. Cuocete in forno a 180° per 20’. Sfornate ed eliminate carta e legumi. Lavate il riso, ponetelo in una casseruola con il latte, un pizzico di sale e la vaniglia. Fate cuocere per 20’, finché il latte non è assorbito; eliminate la vaniglia. Lavorate i tuorli e lo zucchero, uniteli al riso con le mandorle tritate, i canditi e il burro fuso. Unite il liquore e gli albumi montati. Versate la farcia sulla pasta e cuocete per 1 ora in forno a 180°.


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 30 giugno 2015 ¶ N. 27

15

Ambiente e Benessere

Il dono divino nell’antica Grecia Nel regno di Bacco Nessuno come Platone ha saputo analizzare con uguale lucidità la polivalenza

del dono di Dioniso Davide Comoli Una volta messo a fuoco il binomio vino-poesia, viene spontaneo domandarsi quand’è che il vino abbia fatto la sua prima comparsa nella lirica. Facile la risposta: il vino fa la sua comparsa nel proscenio della civiltà con la poesia stessa, in contemporanea con gli eroi dell’epica e ancora prima nei componimenti poetici in cui si caratterizzano temi come, l’Amore e la Patria. Senza dubbio alcuno, in un’ipotetica gara poetica di interpretazione bacchica che coinvolgesse i maggiori interpreti delle virtù di Dioniso, ne uscirebbe vincitore Platone, il vecchio filosofo ateniese. Nessuno come lui ha saputo analizzare con uguale lucidità la polivalenza del vino o se preferite il dono di Dioniso. Platone afferma non poter esserci vera poesia senza quel «furore bacchico» che libera l’individuo dall’assennatezza e fa vibrare la sua anima. Solo le Muse, per Platone, infondono quella «follia» che, però, essendo una forza liberatoria, egli non esita a definire «ispirazione bacchica». Il poeta rivolge a Bacco la sua richiesta d’aiuto, come ci si rivolge a un amico; egli è per natura schietto e sincero e quando cerca un rimedio, spesso si rivolge a Bacco misericordioso e liberatore. Il comune mortale invece, non avendo la stessa sensibilità del poeta, quando avverte in maniera più intensa il «male di vivere» senza invocare il Dio, mette mano al suo «dono» e fiducioso s’abbandona alle sue cure. Di certo il comune morta-

le non riesce a esprimere la sua gratitudine al Dio, come invece fa il poeta; ma sappiamo che quest’ultimo può disporre liberamente dell’aiuto delle Muse. Esiodo, il poeta contadino nativo della Beozia, (VIII-VII secolo a.C.), scrisse un famoso poema sul lavoro agricolo e sul suo valore etico – Le opere e i giorni – ricco di spunti sul vino. Ma il vino deve essere quello la cui preparazione ha seguito i passaggi che lui stesso ricorda: «Quando Orione e Sirio son giunti a mezzo / del cielo, e Arturo può essere visto da Aurora dalle dita rosa, / o Perse, allora tutti i grappoli cogli e portali a casa. / Tienili al sole per dieci giorni e dieci notti; / per cinque conservali all’ombra, al sesto versa nei vasi / i doni di Dioniso giocondo…» Durante l’estate Esiodo non disdegnava di ricorrere al «rinfranco bacchico» e constata una disparità di libido tra le donne più «ardenti» e gli uomini più «fiacchi». Durante la calura estiva, consigliava quindi una buona bevuta di vino per ristabilire un «armonioso e piacevole» equilibrio. Anche Alceo, nativo di Mitilene sull’isola di Lesbo (630 a.c.) riteneva che in estate i maschi avessero meno vigore delle donne nell’onorare Venere e quindi il consiglio era «gonfiati di vino»: «Gonfiati di vino: già l’astro / che segna l’estate dal giro / celeste ritorna / tutto è arso di sete / e l’aria fumica per la calura… / le femmine hanno avido il sesso / i maschi poco vigore ora che Sirio / il capo dissecca e le ginocchia». Ma sia chiaro, per Alceo e più in

generale per la civiltà greca arcaica, non aveva senso bere in solitudine; ubriacarsi da soli era un atto di violenza a Dioniso e all’etica della «convivialità». Alceo fu un saggio estimatore del vino e la sua poesia è una vera lode «delle virtù» dionisiache. Una fausta ricorrenza andava così festeggiata: «Ora bisogna ubriacarsi e gagliardamente / bere, poiché è morto Mirsilio». Un’infausta ricorrenza necessitava di un conforto: «Non bisogna abbandonare l’amico alle sventure, / perché nulla gioverà l’affliggerci, / o Bucchis: ma farmaco ottimo / è farsi portar vino e inebriarsi». E quando l’amico era tormentato dagli interrogativi sull’al di là: «Bevi, o Menalippo, ubriacati con me...». Inoltre non è forse vero che il vino aiuta a sopportare le disgrazie della vita? «Beviamo. Le lucerne / perché attendiamo? Il giorno è solo un mattino». Anche nella comunità di educande guidate a Mitilene dalla poetessa Saffo (VII-VI a.C.) e deputate a essere «testimoni di Afrodite» il consumo del vino era un rito collettivo: «E qui con impeto, dominatrice, / versa Afrodite nelle tazze d’oro / chiaro vino celeste e insieme la gioia». Durante il VI secolo, ci fu una profonda trasformazione civile, che portò alla ribalta una nuova classe sociale – formata da commercianti e artigiani – che sostituì la vecchia aristocrazia. Si ripristinò il costume del «simposio» (symposion, dedicato esclusivamente al bere) la cui rifondazione significò met-

Scultura che rappresenta Dioniso.

tersi sotto la protezione del Dio e scongiurare così una temuta deriva politica. Dioniso, naturalmente, non deluse. Il discorso del vino e la festosa atmosfera che genera non può essere alterata da discorsi che rievochino guerre e discordie. Dioniso non solidarizza con chi ha il volto scuro, ma solo con chi gioisce. Anacreonte, ragguardevole esponente del nuovo corso, indica con chiarezza con l’ausilio delle Muse, come e quanto si debba bere: «Suvvia, dammi il cratere, / o ragazzo: a garganella / voglio bere. Versa dieci / parti d’acqua, poi di vino / cinque parti». E aggiunge: «Non amo colui, che dinanzi al cratere

pieno bevendo, / contese e guerre lacrimevoli canta; / ma colui che dalle Muse e di Afrodite gli splendidi doni / congiungendo, de l’amabile letizia si ricordi». Il suggerimento di Anacreonte a bere con «misura» è anche un inno di lode al dio per aver dimostrato un grande rispetto della libertà degli uomini, lasciando ad essi la responsabilità di come usare il suo dono. Con il vino, l’uomo può diventare completamente folle, oppure solo un po’ ebbro, quel tanto che basta per entrare in quello stato di grazia che ti fa scoprire il lato divertente della vita. Annuncio pubblicitario

In aggiunta alle oltre 400 etichette

Epicuro Oro Merlot/Primitivo Tarantino IGT 2013, Puglia, Italia, 6 x 75 cl Rating della clientela:

Carne rossa, carne bianca, grigliate

Ora ti propone anche le migliori offerte di vini

Domherrenwein Fendant du Valais AOC 2014, Vallese, Svizzera, 6 x 75 cl

Zonneberg Cape Rosé 2014/2015, Western Cape, Sudafrica, 6 x 75 cl Rating della clientela:

Lattine, 24 x 50 cl

Rating della clientela:

4di 0sco% nto

Merlot, Primitivo

Aperitivo, formaggio a pasta dura, fondue, raclette Chasselas

Birra bianca di frumento Löwenbräu Weisse

3di0sco% nto

Aperitivo, carne bianca, verdura diversi vitigni

3di0sco% nto

3di 3sco% nto

1–2 anni

1–3 anni

2-4 anni

32.20

35.45

19.70

invece di 53.70*

invece di 50.70

invece di 29.70

5.40 a bottiglia invece di 8.95*

5.95 a bottiglia invece di 8.45

3.30 a bottiglia invece di 4.95

*Confronto con la concorrenza

20.95

invece di 29.95

Offerte valide dal 30 giugno al 6 luglio 2015 / fi no a esaurimento / i prezzi promozionali delle singole bottiglie sono validi solo nella rispettiva settimana promozionale / decliniamo ogni responsabilità per modifiche di annata, errori di stampa e di composizione

Enoteca Vinarte, Centro Migros S. Antonino

Enoteca Vinarte, Centro Migros Agno

Orari d’apertura: lu–ve 9.00–18.30 / gi 9.00–21.00 / sa 8.00–17.00 tel.: +41 91 858 21 49

Orari d’apertura: lu–ve 8.00–18.30 / gi 8.00–21.00 / sa 8.00–17.00 tel.: +41 91 605 65 66


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 30 giugno 2015 ¶ N. 27

16

Ambiente e Benessere

La metafora del somarello Mondoanimale Insieme ad asini, muli, capre e alpaca, alla scoperta della natura e di sè stessi

Maria Grazia Buletti «Le cose importanti della vita non si imparano con la testa, con la razionalità, ma si capiscono vivendole e facendone esperienza: così se ne capta l’essenza, si va all’osso e si evolve», è il pensiero di Susanne Bigler Gloor che incontriamo a Cumiasca, una frazione di Corzoneso, in val di Blenio. Pedagogista di formazione, ha lavorato per

Susanne Bigler Gloor: «Per la nostra società allenare testa e cervello è prioritario, ma spesso le cose più importanti si vivono soprattutto attraverso le emozioni» anni come responsabile dello sviluppo del personale e dei quadri di un grande istituto bancario. Si è innamorata della valle di Blenio e dal 1997 ci vive e lavora con la sua amica (e da quest’anno pure socia) Fanny Senn. Ma i loro colleghi di lavoro sono molti di più: il gruppo al completo comprende otto asini, quatto muli, quattro alpaca e diverse capre da trekking e da latte. «Le capre sono di Fanny che viene da una famiglia contadina e ha vissuto parecchie estati sugli alpeggi, imparando l’arte casearia», racconta Bigler Gloor, originaria della Svizzera tedesca e a suo tempo residente a Zurigo. Qui la storia si fa interessante, perché la nostra interlocutrice ci presenta gli inusuali colleghi di lavoro: «Chiunque desideri passare del tempo insieme a capre, somari, muli o alpaca, fare con loro passeggiate e trekking accudendoli e guidandoli lungo percorsi e sentieri, è il benvenuto e ci trova su somarelli.ch». Durante queste esperienze nella

natura, ma soprattutto occupandosi di uno di questi animali, non ci si dimentica neppure del lato conviviale che comprende spesso anche picnic nella natura. Susanne Bigler Gloor puntualizza di non voler essere scambiata per una guida turistica che porta a spasso persone con gli animali perché «gli obiettivi sono assolutamente diversi: difendiamo la dignità dei nostri animali. Essi hanno risorse individuali che vogliamo rispettare, così come devono essere considerate le loro necessità, il loro riposo e talvolta anche la loro non voglia di mettersi al servizio di noi umani». A questo punto ci interessa scoprire cosa abbiano di così particolare i muli, i somarelli, gli alpaca e queste caprette perché valga la pena di passare del tempo a occuparsene, entrando in contatto e comunicando in qualche modo con loro: «Per la nostra società allenare testa e cervello è prioritario, ma spesso si riesce a vivere le cose più importanti soprattutto attraverso le emozioni». Per questo, Susanne spiega che, a suo avviso, il tempo che si decide di passare con questi animali andrebbe preso come una metafora di vita: «Per la natura stes-

Primi contatti uomo-animale. (Susanne Bigler Gloor)

sa di alpaca, muli, asinelli e capre, stare con loro, occuparmene, farmi scegliere come partner umano di fiducia e degno di essere considerato, mi serve a comprendere come io mi approccio agli altri, come so comunicare con chi non parla la mia stessa lingua, quali sono le mie strategie quando desidero realizzare un

Non dire Asino Quando parliamo di asini possiamo attingere alla vasta saggezza popolare che su questi animali è proprio senza fondo. Spesso e a torto indicato come stupido, la sua determinazione è per contro proverbiale. Lo dice bene il musicologo e pedagogo Giorgio Colarizi, che nel suo postumo Zibaldone aforistico (2001) scrive: «Spesso avviene che sia legato il padrone dove vuole l’asino». Già nel 1698 il ciuco era definito paziente dal poeta e musicista Granville George Lansdowne: «La pazienza è la virtù dell’asino che trotta sotto

stanza nelle risoluzioni sono innegabili meriti della razza asinina». Le escursioni portano su terreni montani che spesso presentano difficoltà, come sentieri stretti o fiumi da guadare. Quando accade la comunicazione tra uomo e animale si fa ancora più importante. Di fronte, ad esempio, a un ponticello stretto: «se l’animale si fida di me e gli chiedo di seguirmi non avrò problemi. Se invece lo picchio, urlo o io stessa ho paura di passare, allora il mio mulo, o il somarello o l’alpaca non mi seguirà per nessuna ragione». Certo, Susanne e Fanny guidano la carovana, pronte a consigliare la strategia migliore per farsi comprendere dall’animale in modo corretto, aiutando così il neofita a scoprire molte cose su sé stesso. Cose che emergono meno facilmente nel contatto quotidiano fra esseri umani: «Abbiamo razionalità, una cultura, un codice di cordialità: tutti filtri che gli animali non hanno. Loro sono autentici». Dunque, l’idea di queste passeggiate insieme a somarelli, muli, capre e alpaca nasce dal fatto che l’interazione con gli animali ci permette di misurarci con essi nella natura: «Rallentiamo ed entriamo in ritmi diversi, godendoci la natura in compagnia di un partner (l’animale) particolare; accettiamo la sfida di riuscire a farcela su un terreno montano, e abbiamo la possibilità di misurarci con la nostra capacità di comunicare con un nuovo codice che non è solo la nostra lingua». Susanne finisce con un’ultima perla di saggezza che non vale solo per l’udito e che qui viene applicato leggendo il comportamento di questi particolari animali che ci mostrano un’evidenza: «Se non sai ascoltare, non puoi entrare in contatto e non saprai guidare gli altri. Non dovrai quindi meravigliarti se poi non potrai mietere il successo sperato e se nessuno ti seguirà, che si tratti di animali o di persone, nella vita quotidiana».

la soma e non si ribella». Docilità che alcune donne del secolo scorso come Mae West e l’attrice ungherese Zsa Zsa Gabor, donna di mondo, hanno declinato in tutt’altro significato: «Ogni donna dovrebbe avere quattro animali nella sua vita. Un visone nell’armadio, una Jaguar in garage, una tigre nel letto, e un asino che paghi per ogni cosa». Tant’è, l’asino non si è mai scomposto e ancora oggi giunge a noi come un simpatico animale che non sappiamo ancora, come si suol dire: «Se davvero ci è, o se solo ci fa».

obiettivo e se queste mi portano al successo o al fallimento. Questi animali captano più di altri l’essenza della persona che si trovano dinanzi, non si fanno imbrogliare: con loro non possiamo fingere perché essi ci fanno sinceramente da specchio». Bambini, adolescenti, ma pure adulti e manager, persone incuriosite o che vogliono staccare la spina da qualche problema: per tutti loro, gestire e farsi apprezzare (dunque seguire per i sentieri) da un asino, un mulo o un alpaca diventa una vera e propria sfida: «O si riesce a comprendere come comunicare nella loro lingua, e ci si adegua alla loro struttura mentale, oppure questi animali non ci seguono». Questo perché muli, capre e asini nelle loro decisioni sono più autonomi di un cavallo: «Non sono animali gerarchici: se decidono di seguire, bene, se decidono “questa persona non mi va bene perché non comunica con me chiaramente, perché mi tratta male”, allora non si riesce a farsi ascoltare». D’altronde, anche il medico napoletano Domenico Cirillo aveva scritto, già nel lontano 1787: «Il sodo giudizio e la co-

Giochi Cruciverba Una delle meraviglie australiane è il massiccio roccioso Ayers Rock che a seconda dell’ora e della stagione … Trova il resto della frase a soluzione ultimata leggendo le caselle evidenziate (Frase: 6, 6)

1

2

3

4

5

11

6 12

15

14 17

7

8

9

16 19

20

21 23

22 25

24 26 27

28

Sudoku Livello medio Scopo del gioco

Completare lo schema classico (81 caselle, 9 blocchi, 9 righe per 9 colonne) in modo che ogni colonna, ogni riga e ogni blocco contengano tutti i numeri da 1 a 9, nessuno escluso e senza ripetizioni.

4

5

2

VERTICALI 1. Un buffissimo personaggio 2. Commutatore per aprire e chiudere circuiti 3. Ha molto fegato ma non coraggio 4. Nota musicale 5. Clima, aria 7. La Ribeiro garibaldina 8. Caffè pregiato 9. Foschi, tenebrosi 10. Le iniziali dell’attore Siani 12. Ventilare 16. Cambia ogni giorno 18. Le iniziali dell’attore Insinna 19. È una guida 21. Cesta sulle spalle 23. Taglia, dimensione 25. Le iniziali dell’Ariosto 26. Pronome personale

9

3 7 5

6

2

7

7

4 3

6

1

5 9

10

13

18

ORIZZONTALI 1. Un disegno sul pentagramma 6. Danza di origine cilena 11. Consentita, legittima 13. Noi sulla Tour Eiffel 14. Onda umana 15. Tolgono il disturbo 17. Due nel Web 18. Bucata 20. La provoca l’1 verticale 21. In genere sono estremi 22. In posizione intermedia 23. Mia in latino 24. Coppia in rete 25. Il piccolo Fauntleroy 26. Una Anna attrice 27. Va e viene dalla cella 28. Orecchio inglese

6

4

3 8

1

2

5 6

Soluzione della settimana precedente

Conoscere gli animali – lo gnu pesa all’incirca: Duecento chili e corre a una media oraria di: Ottanta chilometri.

D A L T O N I C O

U M O R E

N E C E A C H E R O S C I E T A T R A G C H E I O L E L O M R I E N S T E R I E

N T R E N I I O U N E D I

O M N I A

6

2

8

7

5

9

3

4

1

4

7

9

1

3

6

2

5

8

5

1

3

4

2

8

7

9

6

3

6

1

5

9

7

4

8

2

8

9

5

2

4

1

6

3

7

2

4

7

6

8

3

9

1

5

7

3

6

8

1

4

5

2

9

9

8

2

3

6

5

1

7

4

1

5

4

9

7

2

8

6

3


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 30 giugno 2015 ¶ N. 27

17

Politica e Economia Hong Kong ferma Pechino Il Parlamento dell’ex colonia britannica respinge la riforma elettorale ispirata da Pechino pagina 18

Il Papa e l’ambiente Pubblicata la nuova enciclica papale Laudato sì dedicata alla salvaguardia del Pianeta: un atto d’accusa contro il consumismo e un invito a ritrovare una nuova coscienza individuale

Intervista Barbara Spinelli parla della condizione della donne in Iraq e Siria sotto la minaccia dell’Isis

La BNS conferma la linea Nessuna nuova soglia minima del cambio euro-franco, i tassi negativi freneranno il franco

pagina 19

pagina 22

AFP

pagina 20

La tragedia greca Ipotesi rottura con l’Ue La questione Grexit offre lo spunto per riflettere su due nodi centrali:

la fragilità dell’eurozona e la debolezza del progetto europeo Marzio Rigonalli Dopo cinque mesi di discussioni, dopo un numero almeno a due cifre di incontri, telefonate, proposte e controproposte, la tragedia greca è giunta ad una svolta. O si raggiunge un’intesa sulle riforme che il governo greco dovrà attuare da subito, liberando così l’ultima parte degli aiuti promessi alla Grecia dalle istituzioni internazionali per un totale di 7,2 miliardi di euro, oppure si apre la porta al default, ossia all’insolvenza dello Stato greco, con la probabile conseguenza del Grexit, ossia dell’uscita di Atene dall’eurozona. La data fatidica è il 30 giugno. Al momento in cui scriviamo, l’esito di questo estenuante braccio di ferro non è ancora noto. L’accordo, se accordo ci sarà, dovrà essere approvato non soltanto dai 19 Paesi dell’eurozona, bensì anche dal Fondo monetario internazionale, dalla Banca centrale europea e dai parlamenti di alcuni Stati, tra i quali il Bundestag tedesco ed il legislativo greco. Il decorso di questa tragedia offre sin d’ora lo spunto ad alcune riflessioni su almeno due nodi centrali: la fragilità dell’eurozona e la debolezza del progetto europeo.

La Grecia è un Paese di circa 11 milioni di abitanti e la sua economia rappresenta soltanto una piccola parte del potenziale economico di tutta l’eurozona, e una parte ancora più piccola dell’economia di tutta l’Unione europea. Pur riconoscendo e rispettando la sovranità nazionale dei singoli Stati membri dell’eurozona, è per lo meno strano che un solo Paese, di queste dimensioni, riesca a mettere sotto pressione i governi degli altri 18 Stati dell’eurozona ed a costringerli, durante più mesi, ad investire una gran quantità di tempo e di energie per trovare una soluzione ai suoi problemi. La situazione che è sorta è stata agevolata dall’assenza di severi controlli sulle norme che vanno rispettate da chiunque prima di poter far parte dell’eurozona, nonché dalla mancanza di regole sufficientemente chiare e severe sulla permanenza e la convivenza tra gli Stati all’interno della zona dominata dall’euro. In questi ultimi decenni, la situazione economica della Grecia non è mai stata tale da consentirle la sua entrata e la sua permanenza nell’eurozona. Il suo ingresso è stato possibile un po’ perché i dati economici di base vennero falsati, con cifre

che non corrispondevano alla realtà, e un po’ anche in virtù di considerazioni politiche. Il problema è esploso nel 2010, con la crisi economica e finanziaria. All’inizio, l’eurozona non l’ha affrontato in modo corretto, imponendo un’austerità probabilmente eccessiva. Poi, la situazione è degenerata ed è diventata il problema numero uno all’interno dell’Ue. La questione greca, però, non ha soltanto una dimensione economica. Se così fosse, una soluzione sarebbe stata trovata in tempi brevi. Vi è anche una dimensione politica, che è ancora più importante, e che si manifesta a due livelli. In primo luogo, all’interno dell’eurozona. I 18 ministri delle Finanze devono trattare la Grecia in modo analogo a quanto hanno fatto con altri Paesi che si sono trovati in difficoltà, come la Spagna, il Portogallo e l’Irlanda, e tenendo conto delle misure che alcuni Stati membri applicano in settori come le pensioni e l’IVA. Uno Stato, per esempio, incontra qualche difficoltà a fornire aiuti alla Grecia se il suo regime pensionistico è meno generoso di quello greco. I 18 Paesi membri dell’eurozona vogliono però anche fare in modo

che la Grecia rimanga dove è, perché la sua eventuale uscita avrebbe conseguenze economiche non facilmente valutabili e rappresenterebbe un indebolimento del progetto europeo d’integrazione economica e finanziaria. Significherebbe che l’eurozona non è irreversibile, che un Paese può aderirvi, ma che può anche abbandonarla. Il secondo livello dove si manifesta la dimensione politica coinvolge tutto il progetto europeo. L’ipotesi di una rottura con Atene crea apprensioni ai vertici dell’Unione, timori che spingono i responsabili a cercare ad ogni costo un esito positivo a questa lunga trattativa. Il Grexit darebbe una spinta a tutti i movimenti antieuropei e antieuro, movimenti che stanno progredendo, come dimostrano anche le ultime elezioni parlamentari in Finlandia ed in Danimarca, e potrebbe innescare fenomeni di disgregazione. Costituirebbe una ferita nell’identità storica e culturale dell’Europa, difficilmente conciliabile con un grande progetto d’integrazione. Per di più, vi è una componente geopolitica, che non va trascurata. L’uscita della Grecia dall’eurozona darebbe al leader del Cremlino l’oppor-

tunità d’inserirsi e di creare divisioni sia all’interno dell’Unione che tra gli europei e gli americani. Non sorprende che Washington eserciti pressioni affinché venga trovata una soluzione e non sorprende che i viaggi del premier greco Tsipras in Russia, nonostante il loro intento provocatorio, abbiano causato preoccupazioni a Bruxelles e nelle altre principali capitali europee. La tragedia greca non si esaurirà in poco tempo. Ciò che è stato fatto finora non basterà probabilmente per consentire all’economia greca di stare in piedi da sola. Ci vorranno misure più drastiche di quelle prese in considerazione finora, in grado di colpire quei mali strutturali che impediscono alla forza economica greca di essere concorrenziale all’interno dell’eurozona. Primi fra tanti mali, una burocrazia gigante e inefficace e l’assenza di stimoli veri, capaci di attirare gli investitori greci e stranieri. In attesa degli ulteriori sviluppi, le forze antieuropee useranno la situazione greca per infliggere nuovi colpi distruttivi al progetto d’integrazione europea. Altre forze, invece, potrebbero vedervi il punto di partenza di un nuovo processo, almeno parzialmente innovativo.


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 30 giugno 2015 ¶ N. 27

18

Politica e Economia

Autogol a Hong Kong del fronte filo-Pechino Ex-colonia Nove mesi dopo Occupy Central, vince il fronte pan-democratico che boccia la proposta di riforma

del meccanismo elettorale. Avrebbe imposto una rigida preselezione per il ruolo di governatore locale

Beniamino Natale La deputata dell’opposizione Emily Lau l’ha chiamata «una farsa». I media di Hong Kong sono pieni di articoli, interviste, dichiarazioni dei deputati filoPechino che cercano di spiegare l’accaduto. Ma nulla può nascondere che il 18 giugno nell’aula del Legislative Council (LegCo nel politichese dell’ex-colonia britannica) il governo locale e i suoi protettori cinesi hanno subìto un’importante battuta d’arresto.

Una conseguenza della bocciatura potrebbe essere il rafforzamento politico di Pechino sull’ex colonia Il LegCo – un Parlamento di settanta membri in piccola parte elettivi, per il resto scelti dalle «functional costituencies», delle associazioni professionali dominate dagli «amici» di Pechino – era chiamato ad approvare, o a respingere, la riforma elettorale proposta dal governo cinese. La proposta, giudicata «falsamente democratica» dall’opposizione, prevedeva che a partire dal 2017 il capo del governo locale, che viene chiamato «chief executive», sarebbe stato eletto a suffragio universale su una lista di due o tre nomi approvati da Pechino. Attualmente il «chief executive» viene scelto da un conclave di 1200 persone controllato dai fedelissimi del governo centrale. Dal giorno precedente i deputati stavano discutendo animatamente della riforma contro la quale l’anno scorso decine di migliaia di hongkonghesi, in gran parte studenti, hanno manifestato bloccando per quasi tre mesi alcune delle strade centrali della metropoli, dando vita al cosiddetto «movimento degli ombrelli» (spuntati durante le prima manifestazioni per protezione sia contro la pioggia che contro i lacrimogeni sparati dalla polizia), conosciuto anche come Occupy Central with Peace and Love. Pochi minuti prima del voto gran parte dei deputati filogovernativi sono usciti dall’aula, lasciando il campo libero all’opposizione i cui deputati hanno votato compatti contro la proposta. Risultato: la riforma è stata bocciata con 28 voti contrari e solo otto a favore. Dato che avrebbe dovuto essere approvata dai due terzi dei deputati (47, mentre lo schieramento filo-Pechino ne ha 43), sarebbe stata respinta in ogni caso. Ma lo spettacolo di una trentina di deputati che si guardano intorno smarriti senza riuscire a spiegare il loro gesto, ha fatto ridere – o piangere, a secondo delle loro simpatie politiche – buona parte dei cittadini della Speciale Regione Amministrativa (SAR) di Hong Kong. L’annuncio della bocciatura della riforma ha provocato un boato di approvazione da parte delle migliaia di persone che da mercoledì 17, giorno di inizio del dibattito, si erano riunite davanti alla sede del LegCo, un futuristico edificio che si affaccia sulla baia di Hong Kong. Il disappunto è stato evidente nello schieramento opposto, quello dei filogovernativi, anche loro accorsi in migliaia a sostenere i «loro» deputati. Una deputata di punta dello schieramento filo-Pechino, Regina

Esponenti del fronte democratico con l’ombrello, simbolo del movimento di opposizione a Pechino. (AFP)

Ip, la cui fino ad oggi brillante carriera potrebbe essere finita, è scoppiata a piangere nel corso di una trasmissione radiofonica. «Il governo centrale deve essere molto scontento», ha detto tra le lacrime. «Mi sento molto triste, ho lavorato duramente per 20 mesi e avrei veramente voluto dare il mio voto», ha aggiunto. Altri deputati hanno affittato pagine intere dei giornali locali per «scusarsi» col pubblico e soprattutto con i loro «protettori» di Pechino. Uno di loro ha affermato che l’uscita in massa è stata decisa per dare tempo a un deputato di nome Lau Wong-fat, che era bloccato nel traffico, di arrivare e di partecipare alla votazione. Spietati come sempre, i frequentatori dei «social forum» di Internet hanno ripetuto all’infinito la frase «aspettiamo lo zio Fat (che in inglese significa «grasso») facendone per alcuni giorni una di quelle più gettonate sulla Rete. Inutile sottolineare che pochi hanno preso l’«attesa per lo zio grasso» come una motivazione sufficiente a spiegare la débâcle. I media di Stato cinesi si sono scagliati contro i deputati democratici, accusandoli di essere dei «di-

struttori» dello «sviluppo democratico» del territorio. L’unica cosa sicura è che il fronte filo-Pechino dell’ex colonia britannica esce fortemente indebolito da tutta la vicenda, anche per l’impegno profuso nel cercare di sventare la bocciatura. Tutti i più noti tycoon di Hong Kong – con in testa il mitico costruttore e finanziere Li Kai-shing – si sono affannati per quasi due anni a sottolineare prima i pericoli di Occupy Central, poi quelli di un voto contrario alla riforma. A loro si sono unite addirittura le «quattro grandi compagnie» internazionali dell’accounting – Ernst & Young, Pricewaterhouse Coopers, Deloitte e KPMG – che la scorsa estate hanno affittato una pagina di giornale per ammonire i cittadini di Hong Kong che Occupy Central (che poi si è verificata in settembre, ottobre e parte di novembre) avrebbe portato a conseguenze disastrose per la «fiducia degli investitori internazionali» in Hong Kong. Pechino ha più volte suonato le stesse note, affermando per bocca di alcuni dei suoi dirigenti che un rifiuto della riforma avrebbe avuto delle conseguenze devastanti per il «benesse-

re» della SAR. Voci che non sono state confermate hanno parlato di grosse somme offerte a deputati dei gruppi democratici per votare a favore. Sarebbero bastati solo quattro dei loro voti per farla passare – se non si fosse verificata la farsa, che qualcuno ha paragonato ad una «trappola del fuorigioco sbagliata» in una partita di calcio. Al contrario, è stato uno dei nove deputati filo-Pechino rimasti in aula a votare con i democratici per bocciare la proposta. Pochi giorni prima della votazione al LegCo la polizia di Hong Kong ha annunciato di aver arrestato una decine di persone «tra i 21 e i 58 anni di età», sorprese mentre stavano preparando delle bombe per non meglio precisati attentati. Il «chief executive» in carica, C.Y. Leung, si è esposto fino a denunciare i tentativi di usare mezzi «illegali» a fini politici, invitando i democratici a «ripensare» le loro posizioni. Nella vicenda delle bombe non c’è nulla di chiaro: chi sono gli arrestati, cosa si prefiggevano, se hanno legami – e quali – con il movimento democratico della SAR. Pochi giorni dopo la votazione, le notizie su questo «grosso colpo» della polizia sono scomparse dai media.

La prima conseguenza della bocciatura è, secondo il «South China Morning Post», un rafforzamento del ruolo nella politica di Hong Kong del «Liason Office», cioè il rappresentante di Pechino nel territorio. Il giornale riferisce di una serie di telefonate e di incontri tra deputati e politici filogovernativi e dirigenti dell’ufficio per discutere le prossime mosse. Formalmente, nulla cambia. Il sistema politico di Hong Kong continuerà ad essere quello di una «democrazia controllata», con la maggioranza dei deputati del LegCo scelti dalla «functional costituencies», cioè delle associazioni professionali guidate dai fedeli di Pechino, mentre il «chief executive» continuerà ad essere nominato dai 1200 amici del governo centrale. Il movimento democratico ha dato una prova di compattezza che ha sorpreso gli osservatori ma è incerto sulle prospettive future. A pagare il prezzo della farsa, oltre ad alcuni dei protagonisti come Regina Ip, potrebbe essere proprio C.Y. Leung, ritenuto il «vero» leader dello schieramento filoPechino e quindi il primo responsabile del disastro del 18 giugno.


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 30 giugno 2015 ¶ N. 27

19

AFP

Politica e Economia

Il Papa, attivista dell’ambiente Enciclica Si intitola Laudato sì il testo di Francesco dedicato ai temi dell’ecologia e della difesa ambientale

e presentato in Vaticano alcuni giorni fa. Ma il vero e più ambizioso tema affrontato è chi comanda nel mondo di oggi Giorgio Bernardelli Duecento pagine di riflessioni in cui salvaguardia dell’ambiente, sviluppo del Sud del mondo e condanna del profitto come unica legge dell’umano si richiamano a vicenda. Doveva essere il primo documento di un papa sull’ecologia, e invece è un testo ancora più ambizioso Laudato sì, l’attesissima enciclica di papa Francesco presentata in Vaticano ormai qualche giorno fa. Per rendere l’idea basta citare un parallelismo impegnativo indicato dal Pontefice stesso all’inizio del testo: Bergoglio dice di essersi ispirato alla Pacem in terris, l’enciclica scritta da Giovanni XXIII all’indomani della crisi dei missili a Cuba (quella che aveva tenuto il mondo con il fiato sospeso nel timore di una guerra nucleare). Come allora Roncalli non si rivolgeva solo al mondo cattolico ma «a tutti gli uomini di buona volontà», in Laudato sì Bergoglio si propone di «entrare in dialogo con tutti riguardo alla nostra casa comune». Ma ciò che colpisce di più nell’accostamento con la Pacem in terris è proprio la serietà della diagnosi: il degrado dell’ambiente in queste pagine è presentato davvero come una minaccia per certi versi simile al day after di un conflitto nucleare. Questa ricognizione cruda di «quanto sta accadendo alla nostra casa», proposta nella prima parte di Laudato sì, non è uscita immune da critiche, soprattutto dall’altra parte dell’Oceano. Il papa parla infatti della questione del cambiamento climatico legandolo alle responsabilità di una politica incapace di porre un freno all’inquinamento atmosferico; condanna lo sfruttamento selvaggio delle risorse naturali; lancia l’allarme sulle biodiversità in pericolo; invita alla prudenza sul tema degli Ogm (anche se più per le ri-

cadute economiche che per le possibili ripercussioni sulla salute su cui il mondo scientifico resta diviso). Sono queste tesi ad aver portato il neo candidato repubblicano alla Casa Bianca Jeb Bush a dichiarare – insieme a una parte del cattolicesimo americano e a qualche neoliberista della Vecchia Europa – che su questi temi «scientifici» il parere di un papa «non è certo vincolante».

La reazione più onesta all’enciclica è quella di Jeb Bush quando sostiene che il parere di un papa non è vincolante Ma in fondo è la reazione più onesta possibile a un’enciclica che – partendo dalla questione dell’ambiente – si spinge, in realtà, molto più in là. Tutta l’impalcatura di Laudato sì – infatti – si regge su una tesi di fondo: quella che la catastrofe pende sulla nostra testa per un delirio di onnipotenza radicato nella coscienza che l’uomo oggi ha di sé stesso. C’è un radicalismo di fondo nel pensiero ecologico di papa Francesco; a un certo punto lo dice a chiare lettere: non basta più cercare qualche palliativo per affrontare uno alla volta i singoli problemi ambientali; occorre intraprendere una conversione profonda nel rapporto tra l’uomo e l’ambiente. Che poi altro non è che l’archetipo di qualsiasi altra relazione (perché – dice Bergoglio – se non rispetti nemmeno la casa in cui vivi sarà ben difficile che accetti di condividere il pane con il tuo fratello). Ecco perché Laudato sì non è un’enciclica sulla raccolta differenziata dei rifiuti o sul risparmio energetico. Certo, Francesco parla anche di questo. Ma il tema vero è più ambizioso ed

è la questione del potere: chi comanda nel mondo di oggi? E in funzione di che cosa? Alla vigilia dell’ennesima Conferenza sul clima – in programma a fine anno a Parigi – il papa ricorda impietosamente come questi vertici finora non siano stati capaci di produrre proprio nulla. Leggendo alcune frasi del testo di Francesco potrebbe sembrare che persino nel magistero della Chiesa oggi serpeggi il vento dell’antipolitica; ma in realtà il suo obiettivo è dire un’altra cosa. La tesi di Bergoglio è che oggi la politica è debole perché siamo tutti succubi del paradigma tecnocratico: vogliamo sempre di più e lo vogliamo sempre più in fretta. Marciamo in una direzione che ha consegnato le leve del potere a un sistema impersonale in cui a dettare le regole sono la tecnologia e la finanza, che da strumenti si sono trasformati in fini. Cita come esempio il paradosso del condizionatore, bisogno indotto di cui non sappiamo più fare a meno, pur sapendo che per alimentarlo servirà più energia e producendola aumenteremo il riscaldamento globale. Ecco perché – alla fine, di fronte all’enciclica Laudato sì – Jeb Bush è molto più onesto della folla di capi di Stato e di governo che (da Barack Obama in giù) si sono affrettati a lodare «la strada indicata da papa Francesco». Se ne sono così convinti c’è da chiedersi come mai siano rimasti del tutto irrilevanti negli ultimi vent’anni, lasciandosi dettare l’agenda da interessi economici in aperto contrasto con la salvaguardia del Pianeta. E c’è anche da chiedersi se siano davvero d’accordo con un Pontefice che osa utilizzare una parola come «decrescita», guardata come uno spauracchio dalle economie di mezzo mondo. Per salvare l’ambiente dobbiamo rallentare, dice Bergoglio.

Ma alla tesi di Serge Latouche aggiunge un corollario significativo: rallentare è un imperativo che non vale allo stesso modo per tutti; c’è una parte del mondo che si deve fermare per permettere a un’altra di crescere. Perché rispetto ai danni provocati all’ambiente non abbiamo tutti le stesse responsabilità; e non è giusto che siano i poveri a pagare il prezzo di chi fino ad oggi ha vissuto al di sopra delle proprie possibilità. La decrescita di cui parla Laudato sì non è – dunque – una condanna globale, ma un riequilibrio delle opportunità, per evitare un mondo di piccoli paradisi verdi con una massa di esclusi che premono rabbiosamente ai loro cancelli.

Bergoglio rilancia un nuovo protagonismo solidale e organizzato proveniente dal basso e che si riappropria del territorio Quale politico oggi avrebbe il coraggio di proporre un programma del genere? Nessuno, ovviamente. E papa Francesco è il primo a esserne consapevole. Proprio per questo alla fine – sempre a partire dalla drammatica emergenza ambientale – la sua riflessione sul potere prende un’altra strada. Bergoglio indica due ambiti concreti in cui è possibile invertire il paradigma tecnocratico per recuperare una sovranità capace di costruire relazioni. Il primo è la valorizzazione delle reti locali: riappropriarsi del territorio in cui ciascuno vive, curandolo, difendendolo dalle minacce delle mire speculative, ci permette di ritrovare un equilibrio con il creato. Laudato sì è un grande atto di fiducia nei comitati civici, nelle or-

ganizzazioni dei campesinos, nelle comunità che si battono per la difesa delle popolazioni indigene: è da questo nuovo protagonismo solidale e organizzato che può venire il cambiamento. Non a caso il Papa che – nonostante i ripetuti inviti – ha snobbato l’Expo2015 di Milano e il suo tema altisonante «Nutrire il pianeta energia per la vita», ai primi di luglio sarà invece in Bolivia dove incontrerà i leader dei movimenti popolari. È dal basso, dalle periferie, e non nei grandi palcoscenici dell’arena globale, che oggi si costruisce davvero un mondo più umano. Ma c’è anche un altro ambito in cui secondo il papa si può esercitare un potere che va a controbilanciare direttamente la prepotenza dei grandi gruppi economici ed è il cosiddetto «voto col portafoglio». Già Benedetto XVI – nella sua enciclica sociale Caritas in veritate (molto citata in Laudato sì) – aveva elogiato il commercio equo e solidale; Francesco si spinge ancora un passo più in là e sdogana il concetto di consumo critico, compreso il boicottaggio di quei prodotti che non rispettano la dignità dei lavoratori che lo producono e l’equilibrio dell’ambiente. Perché sono le scelte che ciascuno di noi compie al centro commerciale a orientare il mercato. E riprendere in mano davvero questo potere, oggi, può diventare un atto profondamente politico. Dipinge dunque un quadro tutt’altro che rassicurante, papa Francesco; eppure Laudato sì non è affatto un testo pessimista. «Camminiamo cantando! Che le nostre lotte e la nostra preoccupazione per questo pianeta non ci tolgano la gioia della speranza», è una delle ultime frasi dell’enciclica. Ha lanciato una bella sfida alle contraddizioni dell’Occidente il papa venuto dalla fine del mondo. Ma vuole giocarsela fino in fondo.


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 30 giugno 2015 ¶ N. 27

20

Politica e Economia

«Donne-oggetto dell’Isis» Intervista Una delegazione coordinata da Barbara Spinelli ha documentato i crimini contro l’umanità

commessi dagli jihadisti del Califfato islamico in Iraq e in Siria e la condizione di vita delle rifugiate

Una delegazione dell’International Association of Democratic lawyers (Iadl), coordinata dall’avvocato Barbara Spinelli, esperta di diritti delle donne a livello internazionale, nei mesi scorsi ha documentato i crimini contro l’umanità commessi dagli jihadisti dell’Isis in Iraq e in Siria e la condizione di vita delle rifugiate. Il team, composto da 13 professioniste di diversi Paesi (giuriste, farmaciste, ricercatrici, esperte di comunicazione) ha visitato 7 campi profughi incontrando le donne in fuga dallo Stato Islamico. I punti cardine della relazione, intitolata «Isis: il femminicidio in atto. Rapporto sulle sopravvissute Isis in Turchia, nel Kurdistan iracheno e nel distretto siriano del Rojava», sono stati presentati alla relatrice speciale dell’Onu a Ginevra, il 16 giugno scorso. Avvocato Spinelli, che cosa è emerso nello specifico dalle testimonianze che avete raccolto?

Nei territori dello Stato Islamico, che si estende dal nord della Siria all’est dell’Iraq, e in cui vivono circa 6 milioni di persone, c’è un assoggettamento assoluto delle donne, considerate a tutti gli effetti oggetti di proprietà degli uomini. Quando gli jihadisti attaccano paesi e villaggi usano come arma di guerra la violenza contro le donne, dagli stupri alla tortura. Appena arrivati separano la popolazione in due gruppi: gli uomini non musulmani sunniti

vengono uccisi brutalmente. Le donne, se sono giovani e vergini, vengono vendute, se invece sono madri vengono costrette a matrimoni forzati e separate a forza dai figli che vengono mandati nei campi di indottrinamento. Spesso le giovanissime sono vendute all’estero, sempre nell’area del Medio Oriente, a prezzi alti e le famiglie ne perdono le tracce per sempre. Solo qualche famiglia riesce, attraverso un complesso e rischioso sistema, a ricomprare la figlia per farla quindi tornare a casa. Ma si tratta di casi isolati perché i prezzi sono molto alti: ci possono volere anche 25mila euro.

le donne all’interno di questi centri, è che non hanno modo di riscattarsi dalla condizione di vittima. In altri campi, invece, esiste una grande autoorganizzazione: si formano comitati femminili e c’è una partecipazione democratica delle donne alla vita della comunità. Che cosa può fare la comunità internazionale?

Come è stato l’incontro con le donne sopravvissute? Cosa vi hanno raccontato?

Le violenze raccontate spesso sono analoghe a quelle già riportate in diversi rapporti internazionali. Dopo avere visto di persona la drammatica condizione psicologica in cui si trovano le sopravvissute, mi sento di dire che davvero non c’è spazio per i dubbi rispetto a quello che hanno subito. Abbiamo incontrato donne annientate, vittime di atrocità. Alcune non hanno nemmeno la forza di raccontare. Ci troviamo di fronte a un utilizzo di atti di femminicidio – termine con cui si intendono le violenze contro le donne in quanto donne – per distruggere intere popolazioni. Abbiamo incontrato anche donne che sono riuscite a scappare in tempo. Altre, invece, sono state meno fortunate. Penso, ad esempio, alle donne che vivevano a Sinjar, nell’Iraq

AFP

Stefania Prandi

nordoccidentale. Anche loro avrebbero volute scappare, ma le autorità le avevano rassicurate che non c’era pericolo, e così sono rimaste. Quello che è stato fatto alle donne yazide per distruggere un intero popolo passerà alla storia per la sua brutalità. Qual è invece la condizione delle donne nei campi profughi?

Noi abbiamo trovato situazioni molto diverse tra loro. In Siria soffrono per la mancanza di medicine e beni di prima necessità perché il governo turco ha chiuso per lungo tempo il passaggio

alle frontiere dei convogli umanitari. Questo è dovuto al fatto che in Rojava, nel Kurdistan siriano, è stato avviato un esperimento di confederalismo democratico, basato sul proclama di Öcalan, malvisto dal governo di Erdogan. Negli altri Paesi abbiamo verificato altre condizioni. Alcuni campi profughi sono strutture chiuse, impermeabili alla società civile. Non ci sono nemmeno modi, per le donne, di denunciare le violenze che subiscono oppure la possibilità di fare richiesta di anticoncezionali. Il problema, per

È necessaria la presenza di professioniste competenti che lavorino in un’ottica di genere nell’assistenza alle vittime della guerra. Serve un supporto psicologico alle donne che devono cercare di superare i traumi legati alle violenze e alla guerra. Inoltre manca il materiale didattico per i bambini. Da un punto di vista più generale, invece, risulta quanto mai urgente che la Turchia apra un corridoio umanitario che permetta di portare farmaci, macchinari medici e altri beni di prima necessità nei territori che si stanno ribellando all’avanzata dell’Isis. Da parte degli Stati visitati bisogna che arrivi la ratifica dello Statuto di Roma in modo che Isis venga giudicato per i crimini che sta commettendo. Qual è l’obiettivo della presentazione della vostra relazione alla relatrice speciale dell’Onu contro la violenza sulle donne?

Noi vogliamo chiedere a Rashida Manjoo, la relatrice speciale dell’Onu sulla violenza di genere, di portare all’attenzione della comunità internazionale quello che sta accadendo e chiedere azioni per interventi urgenti. Annuncio pubblicitario

À. ER ST RE A UN LO SO À. ET RI VA E OV NU E DU SARAI TU A DECIDERE QUALE! E OF TAST TTL ES A B

vs.

VO ww

TE & WI N!

w.migros.ch /avsb

PARTECIPA SUBITO E VINCI VACANZE DEL VALORE DI FR.10 000.–! MIGROS.CH/AVSB


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 30 giugno 2015 ¶ N. 27

21

Politica e Economia

La scelta del prodotto vacanza Dietro il marchio Quali criteri stanno alla base di una decisione sul tipo di ferie da trascorrere, quale ruolo giocano

oggi le agenzie di viaggio, in un contesto in cui le offerte si moltiplicano a dismisura, soprattutto in Internet?

Mirko Nesurini In termini di comunicazione di marca esistono quattro livelli di contatto con il turista: il luogo di soggiorno (il territorio di destinazione), la condizione di permanenza (in tenda o all’Hilton, facendo sport o riposando in spiaggia), il vettore di trasporto (con mezzi propri, in treno, aereo o nave) e il filtro di prenotazione (Internet, l’agenzia di viaggio). Nel processo di acquisto i quattro contenitori di brand sono spesso disgiunti e valutati secondo una sequenza temporale non definita. Può capitare che il turista decida di andare a Parigi a vedere dei musei in treno, soggiornando all’Hilton, oppure che abbia voglia di una vacanza sugli sci, poco importa dove, ma in un ottimo albergo. Perciò il contatto con i brand offerenti può essere l’inizio, un passaggio o la fine di un processo di acquisto che parte da alcuni concetti anch’essi variabili. Ho le vacanze a giugno e quindi deciderò di acquistare per quel periodo, oppure sono libero e acquisto quando più mi conviene. La convenienza, poi, può essere valutata in termini di minor spesa oppure di maggior beneficio. Se la destinazione e le attività sono decise e ho 300 franchi da spendere quando voglio, sono tranquillo. Vado su Internet e compro quel che costa meno, senza preoccuparmi tanto del quando. Se decido di andare alla festa della birra di Monaco che si tiene in un determinato periodo ho poca scelta e quindi per stare nel budget dovrò ingegnarmi con un alloggio senza stelle, un mezzo di trasporto vantaggioso e quando sarò lì preferirò un panino a una cena sontuosa. Per comunicare, le destinazioni turistiche adottano strategie di Country (o city) branding molto complesse che coinvolgono diversi attori dell’accoglienza e dell’organizzazione delle attività sul luogo delle vacanze. A giocare un ruolo importante è la reputazione e quindi i giudizi, o pregiudizi, del consumatore sulla destinazione. Ciò che i turisti oggi percepiscono di una destinazione è sempre più influenzato dalle conversazioni online, dai contenuti prodotti dal basso e dal passaparola, al punto che oggi l’immagine di una destinazione coincide sempre più con quello che i consumatori pensano della destinazione stessa. La comunicazione del turismo ha come alleati i siti di critica come TripAdvisor oppure le valutazioni degli utenti nei blog o nelle pagine dedicate degli offerenti di servizi, come ad esempio Airbnb. Il settore turistico vede questi strumenti come il fumo negli occhi perché – di fatto – non sono il massimo dell’oggettività. Ogni esagitato può pubblicare la propria critica senza troppi filtri. Tuttavia, se prestate attenzione alla sostanza delle critiche dei luoghi molto criticati, ci azzeccano quasi sempre. Le attività che svolgerò durante la permanenza e il luogo in cui soggiornerò sono gestite dagli organizzatori di attività e dagli albergatori che gestiscono il loro stesso posizionamento partendo dalla reputazione della destinazione. È più facile offrire una vacanza sciistica sulle Alpi piuttosto che in Sicilia, anche se taluni sciano sull’Etna. La chiave del successo di questi operatori è l’ampiezza dell’offerta, la sua qualità e la promessa in termini di focalizzazione sul tema ricercato. Se sono interessato ai reperti antichi e mi trovo in un sito dove vi sono quattro sassi sconnessi probabilmente sarò meno impressionato rispetto a una visita all’Acropoli di Atene. Se decido di trascorrere un weekend in un albergo romantico e poi

Ragusa-Ibla, Val di Noto, Sicilia: richiama i turisti anche perché fa da sfondo alle avventure del Commissario Montalbano. (Keystone)

mi trovo in sala da pranzo una banda di tifosi del Manchester ubriachi non sarò senz’altro felicissimo. Tra gli altri fattori, il vettore di trasporto gioca un ruolo chiave e può fungere da tramite oppure essere parte della vacanza. Andare a Roma in treno è un viaggio davvero molto bello, si vedono le campagne della Toscana e il tragitto è rapido. Un viaggio in autobus per vedere la finale di una partita di calcio a Berlino può trasformarsi in un bel mal di testa. I costi di viaggio sono ovviamente un elemento chiave e sono spesso influenzati dal mezzo scelto. Possiamo scegliere un volo privato alla Donald Trump oppure un viaggio in Ryanair. Identico luogo di partenza e di arrivo, probabile identico tempo speso per la trasferta, offerta diversa, prezzi variabili. Presto o tardi, nel processo di acquisto ci troveremo a fare i conti con i valori economici, tanto che le nostre convinzioni potrebbero cambiare. Quante volte siamo partiti con le migliori idee per poi trovarci a ridurre le nostre ambizioni dopo avere fatto i conti della spesa? La questione economica ha molto a che fare con la promessa di chi offre e alla capacità analitica di chi domanda. Internet è uno strumento fantastico che offre mille opportunità di analisi ma purtroppo è un mezzo freddo del quale spesso si diffida se alle prese con una vacanza in un luogo sconosciuto o non abituale. Se vado a Parigi tre volte all’anno con EasyJet e dormo sempre nello stesso albergo, i consigli di un’agenzia non mi servono. Faccio da me e anche il ragazzino di Alpitour («Ai, ai, ai!», ve lo ricordate?) avrà pochi argomenti per farmi cambiare idea. Se decido di andare a Madrid, per la prima volta con figli, moglie e magari pure sua madre, consiglio vivamente un passaggio in agenzia, giusto per non trascorrere le vacanze con il sottofondo musicale in stereo «te lo avevo detto, sei un incapace». Il valore aggiunto dell’agenzia è la riduzione del rischio aumentando nel contempo le opportunità per il turista. Le agenzie non sono più quei luoghi dove entravi a sfogliare il catalogo e farti propinare decantazioni dei prodotti a maggior ritorno economico (per l’agenzia). Oggi l’agenzia è un luogo di consulenza dove entrano clienti informati e il piano della discussione va subito sul contenuto dell’offerta che il cliente ha in mente e quindi sulla ricerca della migliore soluzione. A proposito di viaggi «fai da te», per Gaby Malacrida di Hotelplan «la parte più importante delle nostre vendite rimane quella generata dai canali

tradizionali e cioè le agenzie di viaggio. Il cliente che prenota in Internet lo fa, d’abitudine, all’ultimo momento, ricercando per lo più viaggi e/o soggiorni “semplici” che non richiedono la consulenza di un professionista. Il consulente di vendita di un’agenzia di viaggi, forte della propria esperienza e del suo know-how è un ottimo interlocutore, in modo particolare per viaggi articolati

e complessi. Da non dimenticare il fatto che, quando si prenota in agenzia, il prezioso contatto è a disposizione prima della partenza ma anche durante la vacanza stessa, qualora il cliente dovesse necessitare di aiuto o richiedesse un’assistenza sul posto». Sempre più spesso nascono agenzie super specializzate, anche di carattere curioso.

Political Tours è un’agenzia di viaggi britannica dedicata all’attualità che organizza visite in zone segnate da crisi e conflitti, per toccare con mano le realtà che ci raccontano i telegiornali. È stata fondata da Nicholas Wood, excorrispondente del «New York Times». Durante i viaggi in Georgia, Corea del Nord, Libia, ecc., i turisti hanno la possibilità di incontrare politici e analisti, di entrare in contatto con la gente del luogo e di farsi un’idea completa della realtà che stanno fronteggiando. Secondo Wood, «è importante dare alle persone l’opportunità di informarsi sulla politica estera con notizie di prima mano, senza le scremature e le censure operate dai media». In un mondo sempre più incerto e nel contempo informato, il turista ricerca esperienze uniche ma collaudate. Allora ben venga la vacanza influenzata dai film e dalle serie TV. Dopo l’ormai noto successo riscontrato tra i viaggiatori per la Nuova Zelanda, dove è stata ripresa la trilogia del Signore degli Anelli, i serial di culto stanno portando alla ribalta nuove mete: Albuquerque per Breaking Bad, la Georgia per Walking Dead e in Italia i tour di Montalbano. La maggior parte dei luoghi utilizzati per gli episodi della serie è localizzata nella provincia di Ragusa. Un itinerario attraverso i luoghi del celebre commissario è un’occasione imperdibile per rivivere l’atmosfera del film. Annuncio pubblicitario

soltanto e r ev per un b o period

In vendita nelle maggiori filiali Migros OFFERTA VALIDA SOLO DAL 30.6. AL 6.7.2015, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK

Swizzels è in vendita alla tua Migros


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 30 giugno 2015 ¶ N. 27

22

Politica e Economia

La Banca Nazionale non cambia la politica monetaria Franco forte I vertici della BNS respingono le accuse di favorire la deindustrializzazione della Svizzera e aggiungono

che una politica strutturale non fa parte dei propri compiti. Se necessario si è però pronti per interventi limitati

Ignazio Bonoli La conferenza stampa della Banca Nazionale Svizzera dello scorso 18 giugno era attesa con interesse, anche se si poteva prevedere che non sarebbero stati annunciati grandi cambiamenti. Le critiche alla decisione della BNS di abbandonare la difesa del franco contro l’euro erano andate crescendo di mese in mese ed erano ampiamente giustificate dai dati del primo trimestre 2015, che mostravano un calo trimestrale dello 0,2% del PIL in termini reali, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. I fattori che hanno contribuito a questa evoluzione negativa sono essenzialmente da attribuire al rafforzamento del franco svizzero, dopo la decisione della BNS. Gli impulsi negativi provengono infatti dalla bilancia commerciale dei beni e servizi, che per fortuna sono stati compensati dalla crescita degli investimenti e delle spese di consumo. Nonostante i tempi brevi presi in considerazione, si è visto un rallentamento nell’industria d’esportazione e nel turismo, dove la pressione sui prezzi è stata particolarmente intensa.

Secondo la BNS l’economia svizzera è abbastanza solida per superare la fase odierna di rallentamento La tendenza è stata confermata anche dai dati del mese di maggio che indicano un calo nominale dello 0,8% delle esportazioni, mentre anche le impor-

tazioni sono diminuite del 7,4%. La maggior parte dei rami ha dovuto subire una diminuzione delle vendite. La tendenza è più marcata nel settore chimico-farmaceutico (–3,8%). Anche il ramo delle macchine e dell’elettronica ha subito un calo dello 0,8 e quello degli strumenti di precisione dell’1,0%. Queste diminuzioni sono state particolarmente intense nella zona euro (–17%) e qui le tracce della rivalutazione del franco sono particolarmente evidenti. Sono però registrate diminuzioni in Sudamerica (–8%) e in Nordamerica (–7%). Solo l’Asia resta positiva, ma con un aumento di solo l’1% e dovuto soprattutto alle vendite di orologi. Le previsioni elaborate dal Seco indicano però ancora una leggera crescita del PIL nel 2015, ma solo dello 0,8%, mentre rimangono più ottimistiche quelle per il 2016 (+1,6%), a patto però che la ripresa si confermi in Europa e il caso Grecia non venga a creare nuovi grattacapi al franco svizzero. La Banca Nazionale parte da questi presupposti per dire che l’economia svizzera è abbastanza solida per superare la fase odierna di rallentamento, per cui non intende modificare l’attuale politica monetaria. Secondo i suoi dirigenti, i tassi di interesse negativi dovrebbero essere un freno sufficiente ai rialzi del franco che però, dal 15 gennaio (data dello choc monetario), si è rivalutato del 15% sull’euro e dell’11% sul dollaro USA. Inoltre non prevede ulteriori ribassi dei tassi di interesse (in parte già sotto zero) per cui mantiene il tasso di oscillazione rispetto al tasso Libor di riferimento fra il –1,25% e il –0,25%. La scorsa settimana questo tasso si muoveva attorno al –0,8%, mentre le rimunerazioni sui

Il presidente della direzione generale della BNS Thomas Jordan: i tassi negativi dovrebbero essere un freno sufficiente ai rialzi del franco sull’euro. (Keystone)

conti giro delle banche presso la BNS rimanevano al –0,75% per depositi oltre la cifra libera. Un dato interessante rivelato dai dirigenti è quello dei depo-

siti soggetti all’interesse negativo, che sono pari a 155 miliardi di franchi e fruttano circa 100 milioni di franchi al mese alla Banca Nazionale.

Su un altro tema scottante, il presidente della direzione generale Thomas Jordan si è difeso dall’accusa di favorire la deindustrializzazione della Svizzera, affermando che la situazione sarebbe molto peggiore se la BNS non avesse abbandonato il rapporto di cambio fisso con l’euro. I motivi di questo abbandono sono per contro sempre validi anche contro un eventuale paniere di monete di riferimento per il franco svizzero. La Banca Nazionale segue comunque attentamente l’evoluzione in atto e mantiene libere tutte le opzioni possibili. Essa deve però utilizzare i mezzi a disposizione allo scopo di far fronte al proprio compito, in un contesto internazionale molto complesso, a breve e medio termine. Non è compito della Banca Nazionale – secondo Jordan – agire a breve termine con una politica monetaria volta a mantenere ad ogni costo le strutture dell’economia. La BNS è cosciente che la situazione crea parecchie difficoltà alle aziende di parecchi settori, considera però che il valore del franco svizzero, oggi sopravvalutato, si ridimensioni nel tempo e che una robusta domanda interna possa sostenere la crescita dell’economia. Quest’ultima però, a causa dei prezzi e dei costi decrescenti nelle principali economie industrializzate, avrà bisogno di alcuni adeguamenti nei costi di produzione. La Banca Nazionale ha infine confermato che, in caso di forti oscillazioni dei tassi di cambio, è pronta a intervenire (se necessario probabilmente anche con limitazioni temporanee del mercato libero dei capitali), ma anche che una simile politica non può prolungarsi troppo nel tempo.

I veri motivi dello stallo in Europa La consulenza della Banca Migros

Albert Steck La crisi della Grecia è sintomatica: l’Europa fa molta fatica a risolvere i suoi gravi problemi. Neppure le iniezioni di liquidità della Banca centrale europea riescono a risollevarla. Qui spieghiamo di che cosa soffre soprattutto l’economia del Vecchio continente.

Albert Steck è responsabile delle analisi di mercato e dei prodotti presso la Banca Migros

Un infausto tira e molla tra l’Unione europea e la Grecia domina da settimane le pagine dei giornali. La controversia cela l’autentica piaga in Europa, che ha radici ben più profonde, come dimostra per esempio la schiera di oltre 23 milioni di disoccupati. Fondamentalmente il Vecchio continente manca soprattutto di una risorsa: l’imprenditorialità. L’Europa accusa un distacco sempre più pesante rispetto agli Stati Uniti. L’America possiede un numero elevato di nuove aziende di successo, tutte fondate da persone della generazione attuale: Apple, Google, Microsoft, Facebook, Amazon, Oracle, Airbnb ecc. Queste imprese innovative creano posti di lavoro e producono benessere. In concreto: la sola Apple ha così tanta liquidità da poter ripagare in un solo colpo il 60 percento dei debiti della Grecia. Per il restante 40 percento sarebbe sufficiente l’utile di tre esercizi. Ma vana è la ricerca di omologhi europei a Apple, Google & Co. La classifica dei gruppi industriali più importanti al mondo (tabella a lato)

rivela l’immensità della lacuna in termini di imprese in Europa. Escludendo le società svizzere, il primo vero esponente europeo figura al 31° posto (Royal Dutch Shell). E la società europea con il maggior valore di borsa fondata negli ultimi 40 anni si trova addirittura al 72° posto (Inditex con la catena di abbigliamento Zara). Come può l’Europa arrestare la sua decadenza sul fronte della realtà imprenditoriale? Prima di tutto i Paesi dovrebbero compiere uno sforzo immane per abbattere gli innumerevoli ostacoli burocratici. Un esempio: in Francia le aziende con più di 50 dipendenti devono districarsi in una selva opprimente di norme. Ecco perché le aziende con solo 49 dipendenti sono il doppio di quelle con 50 – gran parte di esse preferisce quindi rinunciare a crescere. Altro esempio: secondo uno studio della Banca mondiale in Italia occorrono 124 giorni per allacciarsi alla rete elettrica – di più che nel Kazakistan. Persino in Grecia sono più veloci, con 62 giorni. Questi fatti sono troppo poco spettacolari per competere con l’attenzione destata dalla giostra dei negoziati con la Grecia. Eppure avranno un peso determinante sul benessere che l’Europa potrà tramandare alla prossima generazione. Leggete su blog.bancamigros.ch: ■ La Svizzera è campione di innovazione.

La Svizzera figura tre volte tra i primi 20 Nome

Settore

Paese

Valore di borsa in mrd. $

1.

Apple

Tecnologia

USA

742

2.

Google

Tecnologia

USA

368

3.

Exxon Mobile

Petrolio

USA

357

4.

Berkshire Hathaway

Conglomerato

USA

355

5.

Microsoft

Tecnologia

USA

341

6.

PetroChina

Petrolio

Cina

335

7.

ICBC China

Bancario

Cina

278

8.

Wells Fargo

Bancario

USA

278

9.

Johnson & Johnson

Farmaceutico

USA

276

Novartis

Farmaceutico

Svizzera

273

10. 11.

China Mobile

Telecom

Cina

272

12.

Wal-Mart Stores

Comm. al dettaglio

USA

261

13.

General Electric

Industria

USA

254

14.

Nestlé

Alimentari

Svizzera

247

15.

Roche

Farmaceutico

Svizzera

240

16.

Toyota

Automobili

Giappone

239

17.

Facebook

Tecnologia

USA

232

18.

JP Morgan Chase

Bancario

USA

226

19.

Procter & Gamble

Beni di consumo

USA

224

20. China Constr. Bank Bancario Cina 213 Le prime aziende al mondo in termini di valore di borsa. Novartis, Nestlé e Roche si piazzano al 10°, 14° e 15° posto.


NON COSTRUIAMO AUTO. ABBATTIAMO PREGIUDIZI.

NUOVA MAZDA CX-3 Chi vuole andare oltre deve rompere con gli stereotipi. Con la nuova Mazda CX-3 superiamo il confine tra SUV e city car, motore diesel e benzina, trazione anteriore e integrale, cambio automatico e manuale. E vi lasciamo liberi di plasmare il piacere di guida come più preferite. Il design elegante e l’innovativa tecnologia SKYACTIV uniscono comfort, funzionalità ed efficienza in un modo totalmente nuovo. Non importa ciò che pensavate prima: rimarrete stupefatti. MAZDA. OLTRE LE CONVENZIONI. SCOPRITE DI PIÙ SULLA NOSTRA FILOSOFIA DI MARCA SUL SITO WWW.MAZDAREBELS.CH

Modello illustrato: nuova Mazda CX-3 Revolution SKYACTIV-D 105, categoria d’efficienza energetica A, consumo in ciclo misto 4,0 l/100 km, emissioni di CO2 105 g/km (media di tutti i veicoli nuovi venduti: 144 g CO2/km).

www.cx-3.ch


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 30 giugno 2015 ¶ N. 27

24

Politica e Economia Rubriche

Il Mercato e la Piazza di Angelo Rossi Primi effetti del franco forte Agli inizi di giugno, con i dati congiunturali accertati del primo trimestre, gli istituti di previsione rivedono le loro stime. Quest’anno questa revisione era attesa, perché, come i lettori avranno capito, i dati economici del trimestre da gennaio a marzo sono i primi ad essere stati influenzati dall’abbandono della soglia minima di un franco e venti centesimi per il cambio con l’euro. Gli effetti negativi di questa decisione della BNS non si sono fatti aspettare. Il Pil, nel primo trimestre è diminuito dello 0,2%,

mentre nel trimestre corrispondente del 2014 era aumentato dello 0,5%. Le esportazioni di merci sono scese del 2,3%, mentre nel periodo da gennaio a marzo del 2014 erano scese solo dello 0,9%. Anche i consumi pubblici – in un anno nel quale Cantoni e comuni hanno preventivato larghi eccessi di spesa e quindi piani di risparmio su piani di risparmio – si sono contratti. Sono invece aumentate, rispetto al 2014, le importazioni e, leggermente, anche i consumi privati. Gli investimenti sono pure aumentati, ma a un

1.2 1 0.8

Previsione di crescita del Pil per il 2015

0.6 0.4 0.2 0

Tendenza di evoluzione delle previsoni da marzo a giugno 2015

Evoluzione delle previsioni di crescita percentuale del Pil a livello nazionale.

tasso inferiore a quello registrato nel trimestre corrispondente del 2014. Come abbiamo già segnalato, anche dalle colonne di questa rubrica, la disoccupazione è diminuita. Anche per quel che riguarda l’inflazione possiamo metterci il cuore in pace: è praticamente inesistente. Valendosi di queste indicazioni gli specialisti della previsione hanno prodotto nuove stime per la crescita del Pil nel 2015. Esse danno, come si può rilevare dal grafico, tassi varianti tra lo 0,4 e lo 0,8% e sono quindi inferiori a quelle generate nel corso del mese di marzo, quando con i dati dell’ultimo trimestre del 2014, le previsioni per il 2015 erano risultate un pochino più rosee. A marzo, infatti, si pensava che il Pil sarebbe cresciuto a un tasso da situare tra lo 0,8 e l’1%. Ora, come si rileva anche dal grafico, si è scesi di uno scalino. La tendenza delle previsioni è, da marzo in poi, chiaramente indirizzata verso la diminuzione. I commenti a questa nuova serie di stime sono però, quasi al 100% positivi. La recessione sarà già superata entro l’ultimo trimestre del

2015. Nonostante questo ottimismo di fondo anche le previsioni di crescita per il 2016 sono state riviste di un paio di decimi di punto verso il basso. Se dai commenti degli specialisti della previsione passiamo a quelli dei rappresentanti degli interessi economici, l’orizzonte si oscura, e di molto. Economiesuisse si lamenta per il peso del cambio e la pressione dei costi amministrativi e, a inizio giugno, avverte che c’è rischio di deindustrializzazione. I settori più colpiti dal franco forte sembrano però essere il turismo e il commercio al dettaglio per i quali non esiste la possibilità di spostare le proprie aziende all’estero. Anche a livello di regioni, le prospettive sono molto diverse. Il Ticino è maggiormente colpito dal franco forte che le regioni dell’Altipiano. I risultati per il primo trimestre di quest’anno dell’inchiesta nelle aziende denominata PanelCODE segnalano un nuovo e importante calo nei fatturati. La situazione non è nuova ma sembra essere peggiorata nel corso del mese di febbraio di quest’anno. A star male sono i medesimi settori

che più risentono delle conseguenze negative del franco forte anche a livello nazionale, vale a dire commercio e turismo. A questi settori in Ticino si aggiungono però anche l’informatica e gli altri servizi, ad eccezione delle banche e del ramo dei trasporti. Nel secondario, ossia nei rami del settore industriale e nelle costruzioni, la variazione del fatturato è invece nulla. L’inchiesta di PanelCODE ricorda poi che anche la produzione e le ordinazioni sono in calo. Per il secondo trimestre le aspettative dei nostri imprenditori sono leggermente più ottimiste. L’economia ticinese è, più di altre economie cantonali, sottoposta a forti variazioni stagionali. Con il ritorno del bel tempo le costruzioni e il turismo dovrebbero conoscere una certa ripresa. PanelCODE ci dice anche che nel secondo trimestre di quest’anno termineranno le ristrutturazioni nel settore bancario. Sono notizie che fanno sperare bene per l’evoluzione congiunturale dell’economia cantonale nel secondo trimestre. Ma la tendenza al bello durerà fino alla fine dell’anno?

nuova missione, che dovrebbe avere un mandato Onu. Il generale Graziano considera possibile un’operazione di contrasto che punti a inabilitare i barconi e a perseguire i criminali. Ma avverte che quella che vediamo è l’avanguardia di un fenomeno epocale,

che riguarda decine di milioni di uomini in fuga dalla carestia e dalla guerra. Non è più un problema militare ma globale. La Libia è il collo di bottiglia di flussi che partono dall’Eritrea, dalla Somalia, dal Ciad, dalle Repubbliche centrafricane, dal Kenya. E dalla Siria. In Libia l’Italia ha sempre svolto un ruolo di leadership, per interesse nazionale, per vicinanza culturale, per ruolo storico. Ma ora può fare poco. L’esperienza insegna che, per essere credibile e avere consenso, l’attività dev’essere sviluppata dalle forze locali; altrimenti si è all’anticamera dell’insuccesso. Prima ci deve essere un accordo tra le varie fazioni. A quel punto l’Europa può aiutare i libici a stabilizzare la Libia, sia con l’azione diplomatica, sia fornendo il supporto necessario. Ma quel punto è ancora molto lontano. E i migranti continuano ad arrivare. Ovviamente non tutti sono profughi, non tutti fuggono dalla guerra, non tutti hanno diritto. Ma è impossibile

capire chi dovrebbe essere accolto e chi dovrebbe essere respinto. Oltretutto, come respingere uomini e donne che vengono da Stati al collasso, per nulla disposti a riprenderseli? Ora ci si è messo anche il governo di Tobruk, che anziché combattere l’Isis minaccia di bombardare le navi che dovessero usare la forza contro gli scafisti. L’Europa comincia a rendersi conto di dover fronteggiare un problema globale, che incrocia la guerra civile scoppiata nel mondo islamico, il collasso di Stati usciti dal mondo post-coloniale (Libia, Siria, Iraq) che molto difficilmente ritroveremo come li abbiamo conosciuti, l’immigrazione e il terrorismo. Ma rifiutando il sistema delle quote la Francia sembra incoraggiare l’Italia a far finta di nulla e favorire sia l’ingresso sia l’uscita dei migranti. Pare un gioco di società in cui ognuno cerca di fregare l’altro. E gli scafisti, moderni mercanti di schiavi (da cui hanno adottato parecchi metodi), prosperano.

degna di questo nome. E Zanzi questa civiltà l’ha studiata a fondo, con empatia, dall’edilizia walser ai Sacri Monti, dall’amministrazione in comune delle risorse naturali (alpeggi, foreste, rete idrica) alla democrazia diretta, articolata in assemblee, consigli e corporazioni. Nessun progetto prefabbricato esternamente, eterodiretto da élites urbane, avrebbe potuto sostituire l’autogestione delle popolazioni montane e il «prezioso retaggio culturale» pazientemente accumulato lungo i secoli. Questa lezione, desunta dallo studio analitico e da continue verifiche sul terreno, a contatto con allevatori e alpigiani, l’aveva riversata, come detto, in diverse ricerche, tra cui spicca il volume Le Alpi nella storia d’Europa, pubblicato nel 2004: una lettura tuttora consigliabile a chi oggi immagina, per il nostro cantone, unicamente un futuro urbano, trascurando tutto quanto

si sviluppa al di sopra dei 400 metri di altitudine. Le tesi di Zanzi, tuttavia, non raccolsero solo consensi. Tra gli ecologisti, ad esempio, suscitò sconcerto il suo sostegno all’impiego degli Ogm (organismi geneticamente modificati) per il rilancio dell’economia di montagna: «tale ultima proposta – scrisse affrontando di petto la questione – risulta stridente con le attuali prese di posizione, per lo più frutto di fanatismi dogmatici, di un “ambientalismo” tanto velleitario quanto demagogico, che finisce soltanto col tornare nocivo alle stesse lotte “ambientaliste”, predicando una “superstiziosa” resistenza nei confronti degli insediamenti umani nell’ambiente e nei confronti dell’applicazione di nuove tecnologie di “ruralizzazioni”». Ragionamenti netti, che non temevano l’impopolarità e nemmeno il confronto a muso duro con chi la pensava diversamente.

In&outlet di Aldo Cazzullo «Giocare» con gli immigrati L’estate 2015 sarà ricordata come quella in cui esplose la questione immigrazione in Italia e in Europa, con scene al limite dell’isteria. Non c’è dubbio che la situazione sia grave; ma l’allarmismo l’ha resa ancora peggiore. Con la buona stagione gli sbarchi in Sicilia e in Puglia si moltiplicheranno, senza che per ora sia attiva una vera missione europea di dissuasione e di contrasto. Ma nella percezione comune le cose sono messe ancora peggio: pare che un intero continente prema sulle frontiere meridionali dell’Unione. La settimana scorsa ho intervistato il nuovo capo di Stato maggiore della Difesa italiano, il generale Claudio Graziano. Si è detto contrario al blocco navale invocato da più parti, che però resta un’azione di guerra. Un blocco navale si fa contro un nemico. Sarebbe pericoloso e a lungo andare controproducente: siccome in nessun caso viene meno il dovere di salvare le vite dei naufraghi, i barconi punterebbero

contro le navi del blocco. Oggi l’Italia è impegnata nell’operazione Mare Sicuro, un’azione aeronavale per la sicurezza e il controllo che impiega quattro navi e aerei senza pilota, e si aggiunge al lavoro di Triton per il controllo delle frontiere. Ma l’Europa prepara una

L’Italia è impegnata nell’operazione Mare Sicuro. (AFP)

Cantoni e spigoli di Orazio Martinetti La montagna viva di Luigi Zanzi La montagna vissuta, scalata, studiata, difesa: questo l’itinerario di Luigi Zanzi, lo studioso varesino scomparso lo scorso 31 maggio (era nato nel 1938). Prima avvocato e poi docente di metodologia delle scienze storiche all’università di Pavia, Zanzi era personaggio ben noto anche nella Svizzera italiana: numerosi i suoi interventi alla radiotelevisione, nelle biblioteche cantonali, al Monte Verità, all’Associazione internazionale per la Storia delle Alpi. Presso Casagrande aveva pubblicato, nel 2009, il saggio Machiavelli e gli «Svizzeri», un capitolo della sua lunga frequentazione degli scritti del segretario fiorentino. Corposi e densi gli ultimi volumi da lui pubblicati: Il metodo del Machiavelli (il Mulino) e Il federalismo e la critica della ragion politica. Per un «altro» futuro dell’Europa e dell’Umanità (Lacaita editore). Zanzi era federalista per indole e forma

mentis. Ma nell’Italia del dopoguerra il federalismo era concezione che non faceva breccia nella classe politica democristiana e comunista, classe che nutriva scarsa simpatia per le visioni fondate sulle architetture organizzative decentrate. Perciò Zanzi – com’anche Gianfranco Miglio – guardava con interesse all’esperimento elvetico, nato dal basso e non calato dall’alto, edificato pietra dopo pietra dai micro-poteri della trama patriziale ai macro-poteri della Confederazione, in un’ottica di partecipazione e di bilanciamento delle forze in campo. Per la costruzione dell’Europa Zanzi preconizzava una soluzione analoga: non un’Europa degli Stati-nazione ma un’Europa delle regioni, sorretto dall’ambizione di ridisegnare i confini tenendo conto delle affinità culturali, linguistiche e religiose delle singole comunità. In collaborazione con Reinhold

Messner, amico e compagno di ascensioni ardite (dal Monte Rosa all’Himalaya), Zanzi aveva stilato un decalogo per «salvare le Alpi». Salvarle significava, innanzitutto, ripopolarle, giacché senza l’innesto di energie fresche qualsiasi progetto sarebbe rimasto pia illusione. Solo un ambiente ricucito nelle sue basi biologiche avrebbe permesso alla civiltà alpina di resistere al progressivo svuotamento dei suoi vasi sanguigni (abbandono, esodo, invecchiamento). Le attuali politiche regionali, imperniate sulla moltiplicazione degli impianti di risalita e delle residenze secondarie, rappresentavano ai suoi occhi solo dei palliativi, poiché trasformavano lo spazio alpino in un grande parco-giochi, e non in un territorio vissuto e partecipato. Il fattore umano era dunque centrale. Senza l’opera dell’uomo (e della donna) non si dava nessuna «civiltà alpina»


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 30 giugno 2015 ¶ N. 27

25

Cultura e Spettacoli Caro Gadda, caro Parise Esce da Adelphi il carteggio tra i due grandi scrittori italiani, ed è pieno di sorprese

Storie della riunificazione Ingo Schulze fa parte di quella generazione di scrittori che raccontano la trasformazione della società tedesca dopo la caduta del Muro di Berlino

Juanes a Moon and Stars Il 16 luglio a Locarno salirà sul palco un cantante tra i più quotati della scena ispanica

Una pittrice visionaria Ad Ascona le opere di Paula Modersohn-Becker, artista che ha anticipato l’espressionismo pagina 31

pagina 27

pagina 26

pagina 29

La doppia vita di Marcello Mostre Adèle d’Affry al Museo Vela

di Ligornetto

Gianluigi Bellei Marcello è una donna! Il suo vero nome è Adèle, Adèle d’Affry, nata a Friburgo nel 1836 e figlia maggiore del conte Louis d’Affry. Dalle foto appare decisamente bruttina; o per essere politicamente corretti non tanto graziosa. Un’esistenza sfortunata la sua; o forse no. Vive fra Roma, Parigi e Friburgo. Il padre muore quando ha cinque anni, il marito dopo otto mesi di matrimonio. Lei all’età di quarantatré anni. Il marito fa di cognome nientepopodimeno che Colonna e i due coniugi dopo un mese di matrimonio ricevono il titolo ducale di Castiglione Altibrandi. In caso di decesso il contratto matrimoniale prevedeva per lei un reddito di centomila ducati. Dopo una lunga diatriba con la famiglia Colonna, nel 1857 il reddito diviene una pensione annua di 12’000 franchi. Non certo pochi. Pochi per Adèle che fa vita di società e vuole diventare scultrice, o scultore. Ma la nostra ragazza non è certo una persona modesta. Ha come vate ispiratore Michelangelo, anche perché con la nuova famiglia si imparenta ovviamente con Vittoria Colonna, interlocutrice privilegiata di Michelangelo nel Cinquecento. Con una certa ambizione la nostra Adèle finisce per proclamarsi erede di Michelangelo (artisticamente si intende). La scultura, come anche la pittura, è considerata una faccenda da uomini, se non altro per la forza che bisogna impiegare per realizzare un’opera. Inoltre scolpire è un mestiere sporco, come tanti altri. Adèle che veste merletti e lunghi abiti di broccato è un po’ restia a tutto questo. Predilige infatti la cera, più facile da modellare e meno sporchevole. Le sue lettere ovviamente rivelano una «certa ripugnanza a

sguazzare nel fango» della creta. Per realizzare le statue in marmo si affida a degli sbozzatori, fino alle ultime rifiniture. Un lavoraccio essere sempre a contatto con questi artigiani che descrive come «porci sbozzatori», esseri volgari e puzzolenti, cupidi e ubriaconi. Ma d’altronde Adèle è una fine filosofa e sostiene che «i procedimenti son ben poca cosa. Quello che conta è l’idea». Una sorta di precorritrice dell’odierno concettualismo. Adèle pensa che esporre le sue opere con un nome femminile la penalizzi e così assume il nome di battaglia di Marcello. Certo essere donna non aiuta (?) ma se anche tutte la altre artiste avessero fatto così? Da Properzia de’ Rossi a Sofonisba Anguissola, da Lucia Anguissola a Marietta Robusti, da Lavinia Fontana a Fede Galiza, da Barbara Longhi a Clara Peteers, da Artemisia Gentileschi a Orsola Maddalena Caccia, da Giovanna Garzoni a Margaretha de Heer, da Maddalena Corvina a Louise Moillon, da Judith Leyster a Giulia Crespi, da Elisabetta Sirani a Ginevra Cantofoli… e ci fermiamo al 1600. Adèle ama frequentare i grandi personaggi. Uno su tutti: Gustave Courbet. Probabilmente si incontrano nel 1866 a Deauville nella villa del conte di Choiseul, amico di entrambi. Qui le notizie sono divergenti. Nella biografia di Adèle è Courbet che si interessa a lei per i suoi contatti svizzeri e non solo. Nei vari cataloghi su Courbet sembra il contrario e cioè che Adèle cerchi il famoso pittore per apprendere l’arte pittorica. Sia come sia, i due si frequentano e probabilmente hanno in comune anche una stessa modella. Tale Olga de Tallenay che si suppone essere la donna che ha posato per la scultura Helvetia realizzata dal pittore durante il suo

Marcello (1836-1879), Bianca Cappello, 1863. (Friburgo, Fondation Marcello)

esilio a La Tour-de-Peilz. La questione interessante però è un’altra. Courbet è sempre più in difficoltà per il carcere dovuto alla sua partecipazione alla Comune di Parigi del 1871 e l’abbattimento della Colonna Vendôme. Nel 1876, quando ormai è in disgrazia e l’ombra di se stesso, Adèle prende le distanze da lui e rifiuta di incontrarlo in pubblico. Questa è Adèle. E Marcello, invece? Il museo Vincenzo Vela di Ligornetto, dopo 15 mesi di ristrutturazioni tecniche, dedica a Marcello un’esposizione temporanea che cerca di fare il punto sull’attività artistica della scultrice. Un progetto che Gianna Mina in catalogo definisce polifonico, interdisciplinare e scientifico. Diviso in quattro tappe, questa del Museo Vela è la seconda. La prima si è svolta l’anno scorso a Friburgo dove esiste il museo omonimo con il lascito dell’artista e ha posto l’accento sull’aspetto pittorico di Marcello. A Ligornetto si dà risalto alla sua attività scultorea. Poi al Palais di Compiègne si approfondiranno i rapporti tra l’artista, la corte imperiale e i

Salon; infine il prossimo anno il Museo di Pregny-Chambésy indagherà sulla sua biografia. Ma come sono le sue sculture? Nell’arco della sua carriera ne realizza circa sessanta. Per la maggior parte busti. Fattore questo che contribuisce a percepirla come una dilettante. I giudizi critici sono fortemente negativi. Nonostante si presenti ai Salon con un nome maschile, per essere presa sul serio e non essere giudicata con preconcetti, i bronzi argentati e dorati e i marmi con lumeggiature in oro tradiscono subito la sua appartenenza all’alta società del Secondo Impero. I critici le rimproverano la realizzazione di un seno troppo rigido da una parte, delle guance cadenti da un’altra, «un’eccessiva attenzione per le parure dei busti» in generale. Insomma un manierismo decadente e levigato. Marcello decide così di fare il grande salto e realizzare una statua completa per il Salon del 1870. Qui presenta La Pizia – intermediaria degli oracoli di Apollo nel santuario di Delfi – come

una gitana dagli occhi neri: una creatura di fuoco. La critica si divide. Pantera in agguato, crisi epilettica, diavolo a molla… Quello che è certo è che La Pizia, ora all’Opéra Garnier di Parigi, è probabilmente il suo lavoro più riuscito e completo. La maggior parte delle altre opere sono busti senz’anima, freddi e vuoti, decorativi, che risentono della mano esecutiva di uno sbozzatore troppo diligente e poco creativo. A parte alcuni gessi come il Ritratto di Jean-Baptiste Carpeaux del 1875 che rivelano una vena espressionista attraverso un modellato sciolto e multiforme. Piacevole mostra; buona l’illuminazione, catalogo in tre versioni, italiano, francese e tedesco. Dove e quando

Marcello. A cura di Gianna A. Mina. Museo Vincenzo Vela, Ligornetto. Fino al 30 agosto. Lu chiuso. Catalogo 5 Continents editions. ww.museo-vela.ch


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino 30 giugno 2015 N. 27

26

Cultura e Spettacoli

Le confidenze dell’ingegnere

Un’estate di Open Air

Editoria Esce da Adelphi il carteggio tra Carlo Emilio Gadda e Goffredo Parise,

Musica live Migros è

occasione per rileggere da dietro le quinte la Roma letteraria degli anni 60

sponsor dei maggiori festival estivi

Mariarosa Mancuso «Io, sovente, lo torturavo approfittando della sua singolare psiche. Mi ha aspettato molte volte in doppiopetto blu sugli scalini della sede Garzanti di Roma, mi omaggiava odiandomi, sempre con un leggero inchino». Parla Livio Garzanti, lo scrittore che timido e compunto attende il padrone si chiama Carlo Emilio Gadda, l’anno è il 1961 (la guerricciola dei nervi verrò confessata solo mezzo secolo dopo i fatti).

Dalle lettere traspare la personalità fragile e sensibile dello scrittore, refrattario ai riti del mondo editoriale Nel 1964 Goffredo Parise pubblica Il padrone. «Una favola minuziosa e crudele» – così lo scrittore presenta il suo romanzo, mentre Eugenio Montale noterà la «crudeltà espressiva» e il «taglio chirurgico», insomma: la perfidia. Un giovanotto di provincia sbarca nella grande città, va a lavorare nell’azienda del dottor Max, umorale e dispotico. Considera i dipendenti cosa propria, presi in una rete di simpatie che fan presto a diventare antipatie. Appassionato di filosofia, si scontra con il padre, l’anziano Saturno, e ha nella madre Uraza la principale alleata (il nome viene dai fumetti di Flash Gordon, più avanti troveremo Minnie, Pluto e Pippo). Non era difficile riconoscere nella ditta la casa editrice Garzanti, dove il vicentino Goffredo Parise era andato a lavorare, e il padrone era naturalmente Livio Garzanti (non la prese benissimo). Carlo Emilio Gadda e Goffredo Parise si conobbero nel 1957 a Napoli, furono vicini di casa a Roma dal 1961. L’ingegnere abitava in via Blumenstihl 19: «a 14 chilometri dal centro, in una casa di civile abitazione, confortato nottetempo dagli ululati dei lupi e tutto il giorno dai guaiti di copiosissima prole, non sua ma ugualmente cara e benedetta» (fosse scoppiato un incendio, c’era di che pensare a una versio-

Il curioso titolo del volume è Se mi vede Cecchi sono fritto. (ilibraio.it)

ne romaneggiante di L’incendio di via Keplero). Diventarono amici. Siccome all’epoca si usava scrivere lettere, a volte accludendo assegno per un regaluccio di Natale («panettone o pandoro o ricciarelli e... qualche liquido: pensavo al Carpéné o al Courvoisier da voi con tanta gentilezza offertomi il Natale scorso») possiamo goderci un Gadda casalingo e comunque sempre ansioso. L’assegno va perduto, se ne parlerà nelle lettere successive, e l’ingegnere si tormenta per la fiducia malriposta. Le lettere a Parise di Carlo Emilio Gadda, assieme ai quattro scritti che Parise dedicò all’amico scrittore, escono ora da Adelphi con il titolo Se mi vede Cecchi, sono fritto. Cecchi è il critico Emilio Cecchi, Gadda temeva il suo giudizio quando saliva a bordo della macchina guidata da Parise, indeciso tra il gusto per la velocità e il terrore per lo scontro (anche Alberto Arbasino racconta in proposito qualche storiella divertente, lo andava a prendere con la MG e l’ingegnere si aggrappava al freno a mano, non si sa mai). È il ritratto di un’amicizia e insie-

me la diagnosi di un carattere complicato e nevrotico che si smarrisce per un nonnulla, una telefonata che arriva, la portinaia che suona alla porta, il postino che chiede la firma su una raccomandata mandano l’uomo Gadda in confusione («ero già in trauma per concomitanti chiamate», nella sua magnifica lingua, non riservata soltanto agli esercizi letterari). E poi ci sono gli acciacchi, una specie di catalogo dei malanni che, scrive il curatore del volume Domenico Scarpa, ha per caposaldo la triade «cuore, fegato, cervello». E poi ci sono i pettegolezzi. Su Pietro Citati, per esempio, che in qualità di consulente della casa editrice Garzanti doveva appunto occuparsi di Gadda. Le lettere dell’ingegnere al suo editor – così si direbbe oggi – erano già state pubblicate, sempre da Adelphi, con il delizioso titolo Un gomitolo di concause. Particolarmente spassoso il resoconto di una cena noiosissima a Trastevere con Alberto Moravia e Elsa Morante. Noia è parola nostra, lui scrive «rintronato e vilipeso, con cornacchiante erogazione di teoremi

storiografici». Insomma, si era dovuto sorbire una tirata contro la borghesia. Anche nelle lettere a Pietro Citati torna l’automobile di Parise, identificata come «spider-rossa-biposto-inglese, cilindrata 1600». Mentre in una lettera a Parise il nostro maligna su Citati: «Citati è assente, per l’uccisione del maiale a Grosseto, a sentir lui; ma forse per altri affari... Starà fuori una buona settimana, deve trattarsi di un grosso porcellone». Goffredo Parise immagina una biografia gaddiana fatta solo di aneddoti, e arrichisce il tormentone automobilistico con un altro gustoso dettaglio. Oltre al giudizio di Cecchi, Gadda temeva un incidente che sarebbe finito sui giornali: «In una macchina così, due uomini soli... diretti a Bracciano... Figurati!». Tra i timori, già numerosi, anche quello che essere costretto al matrimonio. Assicurava di aver ricevuto moltissime avances, anche da settantenne: «sono vecchio, sono malato, ma sono scapolo, per mia disgrazia» (e che bello ricordarsi che esiste ancora la parola «scapolo» invece dell’orrido «single»).

Migros ha prolungato di molti anni diverse partnership con organizzatori di festival. Resta quindi ancora a lungo il più importante sponsor di festival in Svizzera. Lo sponsoring Migros è attivo in tutte le regioni linguistiche, copre svariati orientamenti musicali e si rivolge a distinti gruppi di età. Ecco la lista degli eventi: N o d m @ h q R - F ` k k n www.openairsg.ch N o d m @ h q E q ` t d m e d k c www.openair-frauenfeld.ch F t q s d m E d r s h u ` k + A d q m ` www.gurtenfestival.ch O ` k í n E d r s h u ` k + M x n m www.paleo.ch G d h s d q d N o d m @ h q + Y n 3 m f d m www.heitere.ch N o d m @ h q F ` l o d k www.openairgampel.ch L n n m % R s ` q r + K n b ` q m n www.moonandstars.ch R s ` q r h m S n v m + R b h ` * t r ` www.starsintown.ch R t l l d q C ` x r + @ q a n m www.summerdays.ch R t l l d q r s ` f d + A ` r h k d ` www.summerstage.ch R s ` q r n e R n t m c + @ ` q a d q f www.starsofsounds.ch R s ` q r n e R n t m c + L t q s d m www.starsofsounds.ch Q n b j s g d Q h m f + G h m v h k www.rockthering.ch N o d m @ h q K t l m d y h ` + U d k k ` www.openair-lumnezia.ch

La lingua del potere Editoria Il dibattito a proposito della convivenza tra l’inglese e le altre lingue del mondo

in un recente libro di Gian Luigi Beccaria e Andrea Graziosi

Stefano Vassere «Non ci può essere una lingua per la vita e una per la scuola. L’uomo esprime nella lingua tutto sé stesso: il suo ragionare ma anche le sue emozioni , anche i suoi dilemmi, le sottigliezze, le sfumature. La lingua è opinioni, intenzioni, punti di vista. La lingua non è soltanto veicolo, ma anche sostanza della conoscenza, oltre che mezzo di partecipato coinvolgimento». La linguistica, si sa, ha alcuni temi cui bisognerebbe parlare come ai bambini: «Adesso – bambino, o tema – te ne vai di là e torni solo quando hai qualcosa di nuovo da dire». Ecco, il tema del rapporto dell’inglese con le altre lingue europee dovrebbe stare un po’ in castigo, e tornare solo con motivi e strumenti un po’ più convincenti. In questo senso torna benvenuto questo Lingua madre. Italiano e inglese nel mondo globale, che è scritto da uno dei più originali storici della lingua italiana, Gian Luigi Beccaria, e da uno storico contemporaneo, Andrea Graziosi. Qui

già dalle prime pagine si capisce che il tema dei rapporti tra italiano e inglese nel mondo contemporaneo può essere, almeno momentaneamente, tolto dall’angolino. La classica contrapposizione tra anglisti e «linguamadristi» è

qui un po’ più articolata, perché se siete, classicamente, dalla parte della supremazia programmata dell’inglese per tutti avrete con voi un approccio non superficiale, strano ma decisamente nuovo; e se invece siete più critici avete, di qua, appunto Gian Luigi Beccaria. L’inglese non è più la lingua di uno o più Stati nazionali, dice giustamente Graziosi. Nel tempo, esso «è divenuto la lingua di un “sopramondo” al quale si sono via via uniti i paesi dell’Europa settentrionale». Non solo l’Europa settentrionale, ovviamente, ma anche quella meridionale, e quella orientale e occidentale, e in pratica tutto il globo terracqueo. Altra cosa: l’influsso dell’inglese sulle restanti lingue è soprattutto di natura sociolinguistica (l’inglese si prende spazi, categorie professionali, situazioni comunicative) e, nella struttura, pertinente soprattutto al livello del lessico (l’inglese inietta nelle altre lingue parole e talora interi arcipelaghi lessicali, come nel caso di porzioni poderose del linguaggio delle scienze).

La posizione di Graziosi è chiara: ci sono motivi storici per cui l’inglese è diventato, dopo le grandi egemonie linguistiche della storia europea degli ultimi due millenni, la lingua della comunicazione globale a tutti i livelli; le altre sono destinate a essere confinate nella posizione bassa di quella che i linguisti chiamano «diglossia», sull’esempio del sistema italiano-dialetti in Italia: situazioni colloquiali, ambiti familiari, sentimenti, tutt’al più composizione letteraria. Ribatte Beccaria che, certo, nella storia l’Italia e l’Europa sono state più volte bilingui e hanno subito domini linguistici variabili: il francese, lo stesso italiano, prima il latino, ora l’inglese. E si concede che questo implichi che il ricorso a una lingua comune scelta di volta in volta più che un vezzo è sempre stato una necessità. Su alcune posizioni non è però concesso retrocedere: prima di tutto, la scuola deve insegnare la lingua madre (ecco il titolo del libro), che è quella che permette di padroneggiare stili e artifici utili non solo nel discorso

quotidiano e in quello artistico ma perfino in quello scientifico (ci sono belle pagine, qui, sul ruolo della metafora nel discorso scientifico). A quelli (anche un po’ Graziosi) che ritengono che un inglese padroneggiato a prescindere aiuterebbe in sé a trovare lavori all’estero risponde Beccaria che raramente i cervelli italiani esportati sono esportati in quanto sanno l’inglese, ma lo sono semmai per le loro competenze e la qualità dei loro studi, «del resto, diceva non so più chi, è meglio un cattivo inglese e una buona scienza». «C’è un personaggio della Cena delle ceneri di Giordano Bruno, di nome Teofilo, che a un certo punto osserva che i gentiluomini inglesi parlano latino, francese, spagnolo, italiano, “sapendo che la lingua inglese non viene in uso se non dentro quest’isola”». Bibliografia

Gian Luigi Beccaria e Andrea Graziosi, Lingua madre. Italiano e inglese nel mondo globale, Bologna, il Mulino, 2015.


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 30 giugno 2015 ¶ N. 27

27

Cultura e Spettacoli

Storie del dopo-Muro Letteratura tedesca Nell’opera di Ingo Schulze una riflessione

ironica, surreale ma concreta sulla riunificazione tedesca Luigi Forte Non avevano ancora trent’anni al tempo della riunificazione tedesca. Qualcuno anzi, come Uwe Tellkamp, autore del fortunato romanzo La torre, era nato nel 1968, quando a Berlino ovest Rudi Dutschke e Herbert Marcuse infiammavano i cuori degli studenti in rivolta. È toccato a loro, alla generazione di mezzo dell’est, i cinquantenni di oggi, raccontare con estro e raffinata sensibilità linguistica la grande «svolta». Non di rado con ironia e umorismo come nella prosa di Ingo Schulze, o con una memoria poetica che filtra la migliore tradizione del ’900 come nel caso di Durs Grünbein. Sono ambedue di Dresda come lo stesso Tellkamp, che ambienta in una ristretta cerchia intellettuale del capoluogo sassone la sua epopea negativa attraverso le aberrazioni del socialismo reale. Mentre da Gera, la città turingia di Otto Dix, proviene Lutz Seiler che ha presentato al Salone del Libro di Torino del mese scorso il suo pluripremiato romanzo Kruso. Ma il grande cronista, fantasioso e picaresco, del socialismo di ieri resta Ingo Schulze. È lui, deluso dal passato ma ancor più scettico sul presente, il più lucido interprete di un mondo scomparso, lui che negli episodi di Semplici storie (1998) abbozza vite un po’ asfittiche e dà voce alla disillusione di tanti cittadini che, nel bene e nel male, avevano scommesso su Honecker e le sue promesse. E poi scrive con Vite nuove (2005) il romanzo epistolare

della riunificazione tedesca o fa rivivere al lettore in Adam e Evelyn (2008) l’attimo prima della Grande Cesura, l’estate del 1989, quando l’Ungheria aprì le sue frontiere ai tedeschi dell’est e ne fu sconvolta la geografia dell’Europa. Era partito da lontano il giovane Schulze catapultandosi a Pietroburgo con i racconti sulfurei e visionari di 33 attimi di felicità (1995) miscelando sagome quotidiane con guizzi surreali, figure gogoliane dal cuore grande e dal destino modesto come Antonina Antonovna e le sue tre giovani figlie in compagnia di un principe azzurro americano. L’interrogativo del giovane Alesa al suo maestro: «Non vuoi conservare il desiderio della vita?» investe personaggi come il sognatore Egorovic proiettato verso un attimo di felicità mentre si fa lustrare le scarpe o un vecchio straccione che ritrova vigore e piacere grazie all’assistenza sessuale di una giovane donna. Ne esce il problematico ritratto di un paese attraversato da una ventata di fantasia graffiante e grottesca come fra le pagine di Gogol o di E.Th. Hoffmann. Era il suo modo di cogliere le contraddizioni del postcomunismo, di osservare con lo sguardo dell’ironia e non senza disillusione l’avvento della nuova epoca, magari da una cittadina di provincia come Altenburg in Turingia dove Schulze stesso aveva lavorato per il teatro locale e diretto un giornale. E che cos’era qui la riunificazione? Spaesamento, vuoto, scollamento esistenziale, come si legge nel romanzo

Semplici storie. Nel caso migliore una Ford Fiesta, una birra Beck’s in lattina o un abbonamento semestrale a una palestra. La nuova Germania appare come una sorta di landa lunare dove uno storico dell’arte perde il posto di lavoro e per sopravvivere pubblicizza, vestito da sommozzatore, un ristorante di pesce. Gente solida, preparata come lo sono anche la direttrice di museo Hanny o la giornalista Danny che si ritrovano disoccupate con la sensazione che il mondo vacilli sotto i loro piedi. Tutti potrebbero chiedersi come Enrico Türmer, il protagonista di Vite nuove: «In che modo l’ovest è entrato nella mia testa e che cosa ha prodotto?». Forse solo irrisolte contraddizioni che Türmer elenca nelle sue lettere alla sorella, a un amico teologo e alla sua nuova compagna Nicoletta. Lui, redattore e scrittore mancato si trasforma in un avventuriero senza scrupoli, uomo d’affari e bancarottiere che scompare nel nulla. Il nuovo soggetto tedesco ha smesso di sognare: soffre di crisi di identità, la sua eclissi segna la linea d’ombra di un destino inafferrabile lontano ormai da ogni utopia, sospeso fra i tempi gloriosi del socialismo e un capitalismo spietato. Forse in tale prospettiva finirà per muoversi anche il signor Lutz, detto Adam, il raffinato sarto per signore, protagonista con la fidanzata del divertente romanzo Adam e Evelyn. Lui nella Rdt non se la passava male. Seduttore incallito è però colto in flagrante dall’innamorata che lo lascia e se ne va in vacanza sul lago Balaton con un’a-

Lo scrittore è nato nel 1962. (Wikimedia)

mica e il suo avvenente cugino. E Lutz, gran sentimentale, la rincorre, del tutto ignaro che quel viaggio porterà presto ambedue in un altro mondo. Inseguimenti, avventure, amori fanno da sfondo alla nuova era del dopo Muro su cui si staglia una generazione uscita dal disagio e approdata allo smarrimento. Perché presto Adam e Evelyn, orfani dell’Eden socialista, si ritroveranno in Baviera per ricominciare forse, senza radici e senza patria, una nuova vita. Insomma, il passaggio è tutt’altro che indolore, anche se si lasciano alle spalle una società dominata dal potere della nomenclatura. Ma in prospettiva, come Schulze non si stanca di sottolineare, non si annuncia la giustizia sociale ma piuttosto un modello di capitalismo selvaggio, di cui la crisi mondiale è stata inevitabile conseguenza. Ingo Schulze entusiasma anche per il suo gustoso girovagare. Ottimo esempio è il picaresco taccuino di viaggio Bolero berlinese (2007) che si lascia

dietro le utopie di ieri e le disillusioni di oggi per condurre il lettore per le strade di New York, sulle rive del Nilo o magari nei paesi baltici con immagini surreali come quella di un orso che in bicicletta si sottrae al tiro dei cacciatori. Non è più il respiro epico che anima la pagina ma il tocco minimalista alla Carver che trasforma il dettaglio in un universo come nel bel libro Arance e angeli (2010) nato da un soggiorno italiano. Qui il viaggiatore è ancora pieno di curiosità, si rifugia al margine degli eventi, traccia fuggevoli identikit, annota o simula storie di sconfitti, a Roma come in certi angoli sperduti della Sicilia o in una Napoli dalle tinte intense. Ma anche in questi bozzetti lo scrittore non perde di vista il suo vero orizzonte. Lasciandosi alla spalle la retorica del «viaggio italiano» s’immerge nelle contraddizioni di una realtà multietnica, in cui anche i monumenti sembrano spettatori e testimoni di un passato sopraffatto dagli insolubili interrogativi del presente. Annuncio pubblicitario

. O T N E M O M L E D À T I NOV 20x PUNTI

NOVITÀ 1.60 Red Bull Summer Edition 250 ml

OFFERTA VALIDA SOLO DAL 30.06 AL 13.07.2015, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK

Red Bull Summer Edition è in vendita alla tua Migros


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 30 giugno 2015 ¶ N. 27

28

Cultura e Spettacoli

Ritorno di fiamma CD A cinque anni dallo scioglimento, la band inglese dei Simply Red torna inaspettatamente

alla ribalta con un album nuovo di zecca e un imminente tour europeo Benedicta Froelich Tra gli innumerevoli fenomeni musicali «da classifica» affacciatisi al mondo del pop negli anni 80, non sono molti quelli che sono stati in grado di conquistare una fetta di pubblico sufficientemente stabile e fedele da poter rimanere sulla cresta dell’onda per quasi trent’anni. Tra i pochi che ce l’hanno fatta, la maggior parte deve il proprio successo a una formula collaudata quanto ripetitiva, che ha garantito all’artista o alla formazione in questione una nicchia specifica all’interno del mercato discografico; e la band inglese dei Simply Red, guidata dal cantante Mick Hucknall – il quale, con la sua sfolgorante zazzera color carota, è il «rosso» a cui il nome fa riferimento, nonché l’unico membro originale attualmente nella line up – fa senz’altro parte di questa categoria. Nei suoi venticinque anni di attività, il gruppo ha insistito su una formula collaudata quanto semplice, che, fondendo un sound di stampo sophisti-pop dagli accenti accattivanti e radiofonici con la tradizione della ballata romantica da crooner, le ha permesso altissimi piazzamenti nelle chart. Una parabola ascendente che è stata però interrotta da Hucknall nel momento in cui il rischio della ripetitività iniziava a guastare il cammino della band: così, nel 2010, quello che doveva essere il concerto di addio dei Simply Red ha puntualmente avuto luogo alla O2 Arena di Londra, senza che nessuno potes-

se immaginare come, appena cinque anni dopo, il buon Mick avrebbe «resuscitato» il gruppo in occasione di un nuovo tour europeo. Anche stavolta, il pretesto è un anniversario a cifra tonda, ovvero i trent’anni di attività discografica del gruppo, il quale esordì nel lontano 1985 con un album entrato di diritto negli annali del pop (Picture Book, che conteneva gemme quali Holding Back the Years e Come To My Aid); e forse proprio queste gloriose reminiscenze hanno spinto la band alla decisione di realizzare anche un nuovo album di inediti, il primo in ben otto anni (l’ultimo lavoro era stato Stay, del 2007) – tanto che, per l’occasione, il nuovissimo Big Love raccoglie solo composizioni originali, cosa che non accadeva dai tempi di Life (1995). In realtà, quest’album prende il via su una nota piuttosto singolare, in quanto il brano di apertura, Shine On, è un esercizio di elettropop abbastanza banale e apparentemente lontano dalle ballatone romantiche intrise di sonorità soul alle quali la vena compositiva di Mick ci ha abituati; fortunatamente, però, proseguendo con l’ascolto si ritrovano esempi delle atmosfere soffuse e rilassanti dei migliori Simply Red, evidenziate dalla title track Big Love, quintessenza di quel particolare stile a metà strada tra il cantautorato romantico della tradizione soul angloamericana e il più puro pop da classifica. Lo stesso accade con brani come The Ghost of Love, Coming Home e Love Wonders, che hanno tutte le carte

Gli anni passano anche per Mick Hucknall...

in regola per rimanere nella memoria degli aficionados di Hucknall. Purtroppo, però, c’è da dire che, volendo cercare nella tracklist qualcosa di meno risaputo, Big Love non offre melodie particolarmente ricercate od originali; le uniche eccezioni sono rappresentate da pezzi aggraziati come il delicato Dad o il divertente The Old

Man and the Beer (intriso di sonorità jazz e valorizzato dal gradevole intreccio tra pianoforte e sassofono), nonché dal piacevole brano di chiusura, Each Day, che può vantare una linea melodica davvero riuscita. Ciò, purtroppo, non impedisce al CD di indugiare un po’ troppo su brani uptempo dal sapore elettronico vagamente retrò e assai

poco memorabili come il già citato Shine On (anche singolo apripista del disco), l’insipido WORU, e perfino un divertissement francamente imbarazzante come Tight Tones; per fortuna, a bilanciare la tracklist troviamo ancora qualche pezzo dall’appeal radiofonico garantito, creato secondo la più classica (e innocua) vena compositiva tipica di Hucknall: ecco quindi Daydreaming, ravvivato dagli assoli di sassofono, e la piacevole The Ghost of Love, dal motivo davvero accattivante. Di conseguenza, per quanto Big Love mostri di possedere i requisiti per incontrare il favore dei fan dei Simply Red, allo stesso tempo bisogna riconoscere che non c’è granché, in quest’album, in grado di stimolare l’attenzione dell’ascoltatore casuale. A parte qualche eccezione, infatti, gli esempi di songwriting offerti dal nuovo lavoro non sono particolarmente originali, né ispirati: anche perché, a tratti, sembrano mancare proprio di quel particolare sound «soulful» e mesmerizzante tipico della musica dei Simply Red, che qui lascia invece il posto a banalizzanti sonorità elettroniche. Ma del resto, è molto probabile che l’obiettivo di Hucknall nel realizzare questo CD fosse principalmente quello di elargire ai suoi fan un inaspettato quanto gradito dono, che coronasse la reunion dei Simply Red in modo più permanente di quanto una tournée possa fare; il che ci fa pensare che, dopotutto, sarebbe forse sbagliato chiedere più di questo a un album come Big Love. Annuncio pubblicitario

IL LATO FRUTTATO DELLA LEGGEREZZA. 20x PUNTI

TTA A TU TA. FRUT

1.90 Limonada Pink Grapefruit & Cranberry 1l

PIÙ FRUTTA, MENO CALORIE. Goditi una Limonada! La frescofruttosa combinazione di succo di frutta e acqua minerale con il 30% di calorie in meno rispetto alle normali limonate. OFFERTE VALIDE SOLO DAL 30.6 AL 6.7.2015, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 30 giugno 2015 ¶ N. 27

29

Cultura e Spettacoli

I musicisti che non si (s)vendono ad Apple

Juanes, eroe latino a Locarno

Industria musicale A margine del caso scatenato dalla cantante

Grande una delle voci più rappresentative della musica sudamericana, che si appresta a diventare una grande star internazionale

Taylor Swift contro Apple Music l’avvocato Dario Jucker ricorda i fondamenti del diritto d’autore Zeno Gabaglio «Noi non veniamo a chiedervi iPhone gratuiti. Sono scioccata e delusa». È con queste parole – semplici e chiare – che la popstar americana Taylor Swift è riuscita a portare a più miti consigli nientepopodimeno che Apple, l’azienda che in poco più di un decennio ha reinventato le regole del mercato della cultura e dell’intrattenimento. In realtà attorno all’oggetto del contendere – la musica offerta in streaming – Apple è stata per molti mesi qualche passo indietro rispetto ai principali concorrenti, Spotify su tutti. Tant’è che solo ora viene lanciato il primo servizio di streaming griffato Apple, un debutto che – essendo gratuito per tre mesi – voleva trascinare con sé nel vortice della gratuità anche i veri proprietari dei contenuti, cioè i musicisti. A poco sono serviti i biechi ricatti di Cupertino – del tipo «se non accettate, siete fuori» – perché immediatamente si è levato un vibrante coro di proteste, protrattosi fino al lieto fine patrocinato dalla Swift. Tutto bene quel che finisce bene? Non proprio, verrebbe da dire, perché a livello di immagine il risultato è stato quasi paradossale: «i soliti artisti, dall’alto dei loro privilegi, stavano quasi

per bloccarci l’accesso gratuito alla musica» si è potuto leggere qua e là nei blog, come se improvvisamente Apple fosse diventata il Robin Hood della musica, inerme di fronte alle ricche popstar. E non il triste contrario. A essere chiamato in causa è quindi il concetto di diritto d’autore e la percezione – spesso negativa – di cui viene gratificato nella nostra società. Per cercare di venire a capo del problema ci siamo perciò rivolti a Dario Jucker, avvocato luganese tra i maggiori esperti della proprietà intellettuale e in particolare di diritto d’autore. «Il diritto d’autore è lo strumento principale per consentire all’autore di vivere delle sue creazioni, affinché possa concentrarsi il più possibile su di esse per farne sempre di migliori» e fin qui tutto bene. Però «oggi sembra tutto rovesciato: la sensazione della gente è quella per cui tutto dev’essere gratuito e che i diritti non sono affatto dovuti». Ma cos’è dunque il diritto d’autore? «È un’innegabile conquista sociale e culturale maturata nell’Inghilterra d’inizio ’700, dove gli editori librari riuscirono a introdurre nella legislazione anglosassone la tutela del contenuto delle loro pubblicazioni, proteggendole da possibili contraffazioni e copie non

Dario Jucker: «È ancora vivo il luogo comune per cui fare arte è un hobby».

autorizzate. Il principio base del diritto d’autore è dunque “non puoi copiare la mia opera: su quella detengo tutti i diritti e ne sono l’esclusivo autore”». Banalizzando: è forse un po’ come dire «quella è la mia casa, guai a chi ci entra»? «Rispetto al principio del possedere una casa, il diritto d’autore è molto diverso. La casa è un bene facilmente definibile: un oggetto, un “bene materiale”. L’autorialità coinvolge invece creazioni o invenzioni, dei “beni immateriali”. E in questi casi diventa molto più difficile definire l’oggetto della tutela: sia che si tratti di arte, di marchi (in ambito commerciale) o di brevetti (nell’ambito dell’invenzione scientifica)». Ma perché, se comunemente la gente è ben disposta a riconoscere i diritti intellettuali di chi crea, per esempio, la medicina che allevia i dolori, non avviene lo stesso per quel che riguarda i diritti di chi crea una canzone o una fotografia? «È un motivo sia culturale sia di competenze specifiche. Nel caso dei brevetti la gente facilmente si immagina la mole di lavoro, di studio e di investimenti che sottende a ogni nuova realizzazione. Nel caso della musica, invece, è meno chiaro il faticoso percorso che porta all’esistenza una determinata produzione, e anzi è ancora fin troppo vivo il luogo comune per cui il mestiere dell’arte è sostanzialmente un hobby». E a questo si aggiungono Internet e il digitale «che in poco tempo hanno fornito tutti i mezzi per sorpassare il diritto d’autore offrendo gratuitamente film, fotografie e musica», al punto che ormai ci sono intere «generazioni di persone che nemmeno immaginano l’esistenza, il senso e l’utilità del diritto d’autore». Appunto: cos’accadrebbe se improvvisamente sparissero tutti i diritti d’autore? «È un’ipotesi piuttosto remota, perché il diritto d’autore è regolato da un complesso reticolo di leggi a livello nazionale e internazionale. Accadesse comunque, si tornerebbe indietro di circa 400 anni. Con perdite culturali ragguardevoli, soprattutto nei termini del controllo sull’opera da parte di chi la crea. Dal punto di vista economico per la stragrande maggioranza degli artisti cambierebbe relativamente poco, mentre si tratterebbe di una grossa perdita per alcuni (pochi) artisti di punta». Che il grido di Taylor Swift non fosse poi così disinteressato?

Moon and Stars Il 16 luglio in Piazza

Dev’essere una bella sensazione quando si scopre che i sogni di gioventù cominciano a realizzarsi. Accorgersi che tutto quanto si è sperato e inseguito con tenacia e passione nel corso di anni e anni di una dura gavetta sta iniziando a diventare realtà. Nel blog pubblicato sul suo sito ufficiale (non aggiornato molto spesso, in verità) Juanes confida ai suoi fan l’emozione provata mentre saliva sul palco del «Made In America Festival» di Los Angeles, la prestigiosissima rassegna musicale curata da JayZ. «Solo a vedere i nomi sulle porte dei camerini degli altri artisti mi veniva un nodo alla gola» racconta il cantante colombiano. E ricorda come esattamente 14 anni prima da Los Angeles era iniziata, con grandi insicurezze e timori, la sua carriera solista. In questi ultimi due anni, però, Juanes può iniziare a godersi la popolarità raggiunta. Il numero di CD venduti, i dischi di platino aggiunti al suo carniere e soprattutto i premi artistici che è riuscito ad aggiudicarsi lo inseriscono ormai, di fatto, tra i grandi del pop internazionale. Juanes (il suo vero nome è Juan Esteban Aristizabal Vásquez) può vantare ad oggi, dopo vent’anni di carriera musicale di cui 16 da solista, 16 milioni di dischi venduti. E se il mercato «naturale» per un musicista sudamericano è naturalmente quello ispanico, in questo contesto Juanes non sembra avere concorrenti: sono ben 20 i Latin Grammy che ha raccolto, il record assoluto tra gli artisti di sesso maschile in questa graduatoria che premia i musicisti di lingua ispanica. Solo due (per ora) i Grammy Award che ha raccolto con i suoi album La vida es un ratico del 2009 e Live MTV Unplugged del 2013. E proprio questi due riconoscimenti mostrano come il chitarrista sia sempre più vicino al Gotha della musica pop mondiale. Del resto la sua capacità di attirare l’attenzione anche al di fuori del circuito musicale sudamericano è ormai assodata. Lo dimostra la popolarità di due celebri brani, La camisa negra, tormentone estivo di qualche anno fa e, forse ancora di più quella Flaca, eseguita insieme a Carlos Santana, e che era la prima avvisaglia giunta fino alle nostre latitudini della capacità «magnetica» del cantante di Medellin. Da non dimenticare infine che a Juanes è stato proposto di realizzare il brano

Il cantautore colombiano è alla sua prima tourneé mondiale. (Veronika Moreno)

principale della colonna sonora del film McFarland, USA, interpretato da Kevin Costner. Un elemento in più per aprire la sua carriera ad un’ampia popolarità. La serata del 16 luglio in Piazza grande vedrà Juanes dividere il palco con due artisti emergenti che stanno riscuotendo un chiaro successo sulle scene mondiali. Da un lato la cantautrice anglo-ellenica Marina Diamandis, in arte Marina and the Diamonds. Celebre in particolare per il suo ultimo album Froot, la cantante riesce a far convivere con grande bravura le proprie radici mediterranee e un solido background musicale inglese: da notare che la sua eccezionale preparazione tecnico-artistica la rende protagonista in toto delle sue produzioni. Dopo aver pubblicato alcuni album dallo stile chiaramente electropop, oggi Marina è tornata alle sue radici indie e i suoi numerosi fan sembrano aver apprezzato la scelta. Terzo mattatore della serata del 16 luglio a Moon and Stars sarà il cantautore belga Milow. Nato nel 1981, ha iniziato ufficialmente la carriera nel 2004, partecipando a un talent show nella sua terra d’origine. La consacrazione mondiale avviene però nel 2008, grazie a una sua cover del brano Ayo tecnology, la cui versione video, grazie a una sapiente mise en scène erotica, ha spopolato su Youtube, garantendogli molti milioni di spettatori e 300’000 copie vendute.

Moon and Stars, 16 luglio 2015, Piazza Grande Locarno Annuncio pubblicitario

PUNTI. RISPARMIO. EMOZIONI.

Biglietti per Juanes, Marina & The Diamonds e Milow al Moon and Stars di Locarno con il 50% di sconto

50%

DI SCONTO

ORA SU: p.ch o h s t e k ic t s www.cumulu


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 30 giugno 2015 ¶ N. 27

30

Cultura e Spettacoli

Il silenzio reticente dell’ipocrisia Mito e realtà Se nel teatro greco «ipocriti» erano gli attori, nella società moderna

esiste una criticabile cultura del non detto

Maria Bettetini «Per primo Eschilo mise in scena due hypocrites invece di uno», racconta Aristotele nella Poetica. Nelle tragedie, dunque, Eschilo fu il primo a far recitare con il coro due attori invece di uno. «Ipocriti» erano infatti, per il greco, coloro che facevano discorsi, rispondevano alle domande, recitavano. Nessuna connotazione negativa nel sostantivo e nel verbo (hypocrinein) da cui deriva il calco latino, e poi l’italiano, in un crescendo peggiorativo. «Ipocrita» è infatti, per noi, un aggettivo carico di valenze solo negative: è ipocrita chi mostra di avere una convinzione ma in cuor suo ne ha una opposta. Dalla vita quotidiana vengono gli esempi più immediati: «come stai bene con questo abitino», «che bel ragazzo è diventato tuo figlio», «sono felice, davvero, per questa tua promozione», «fai proprio bene a non andare in vacanza, se potessi lo farei anche io, per riposarmi a casa». L’ipocrita pensa, nell’ordine: ti cade malissimo, l’abitino nuovo, ti fa un enorme didietro; è rimasto gracile e bassino, il figlio che d’altra parte da chi poteva prendere altezza e bellezza non si sa; chissà che cosa hai pagato e brigato per rubarmi la promozione, che non meriti e spero che se ne accorgano presto; sarà mica colpa mia se sperperate in automobili, cene e vestiti, e poi non avete un soldo per andare al mare, dove io non vedo l’ora di essere, peggio per voi.

L’ipocrita non nasconde a tutti il suo vero pensiero o sentimento, indossa una maschera solo quando ne ha convenienza, ma non vede l’ora, in verità, di potersi sfogare, e coglierà al volo la prima occasione per confidare «segreti» su abiti, figli, promozioni, vacanze. Tra virgolette, «segreti», perché anche chi ascolta l’ipocrita lo farà con ipocrisia, assicurando la totale discrezione, che sarà a sua volta certo di poter mantenere aggiungendo alla confidenza una raccomandazione, «ma per favore tienilo per te, guai lo si sapesse in giro» (o peggio, guai se si potesse pensare che sono io a non aver mantenuto la parola data, un pensiero di vera ipocrita finezza). Dunque abbiamo capito tutti chi sia l’ipocrita, non dobbiamo andar lontano per trovarne uno. Cosa è successo nella storia dell’ipocrisia tra gli attori di Eschilo e, per esempio, i compagni di classe di Domenico Maurantonio, le loro famiglie, i loro docenti? Domenico è il ragazzo che all’alba del 10 maggio scorso cadeva da una finestra del quinto piano. Era a Milano con la scuola, per vedere l’Expo prima della fatica della maturità, veniva da Padova. Padova la città dei «gran dottori», a confronto dei veneziani «gran signori», vicentini «magnagatti», veronesi «tutti matti», come recita la filastrocca. Una delle prime e più importanti città universitarie, dove lavorò Galileo Galilei, famosa soprattutto per gli studi di giurisprudenza. Non una grande città, tra

le famiglie per bene ci si conosce un po’ tutti, a maggior ragione se i ragazzi frequentano quei due-tre licei del centro, quelli giusti. Dopo la maturità studieranno medicina o legge, diventeranno gran dottori, e notai, avvocati, magistrati. Faranno il giuramento di Ippocrate oppure giureranno di rispettare e far rispettare le leggi della Repubblica Italiana. Non si vorranno rovinare queste vite, già pronte a diventare lumi della legalità e della scienza, con uno sciocco incidente di percorso. Anche fastidioso, anche un poco irritante, con quei continui riferimenti scatologici, e poi etilici, goliardici. Si sa, la goliardia, che è una maniera ipocrita di definire il nonnismo, la goliardia esiste proprio grazie all’ipocrisia: si sa delle bravate, ma tutto resta all’interno delle conventicole, delle classi, nessuno ne parla al di fuori. Questi bravi ragazzi, dunque, che certamente a scuola hanno imparato quanto sia barbara la malavita del Sud, col pizzo e l’omertà, che avranno sfilato per Falcone e Borsellino, avranno preso le navi piene di loro coetanei per far sentire la loro voce contro le regole assurde e antiche della mafia. Questi ragazzi ora tacciono. Tacciono loro, tacciono le famiglie, tacciono i docenti. Questi ultimi, poi, così zelanti nel voler cancellare quella brutta storia, nel resoconto dell’anno hanno descritto la visita all’Expo come «perfettamente riuscita» da tutti i punti di vista. Tranne da quello del morto, che brutta parola,

La pagina Facebook dedicata al ricordo dello studente padovano. (FB)

che brutta storia. Per non pensarci, non lo hanno tolto dall’elenco maturandi ammessi all’esame, anche se da un mese non frequentava più la scuola, in quanto morto, dunque solo per le assenze sarebbe stato difficile ammetterlo all’esame di Stato. Cosa è accaduto, ci chiedevamo, tra Eschilo e Domenico Maurantonio. Tante cose, l’ipocrita è diventato colui che recita nella vita e non sul palcoscenico, le Scritture lo hanno ben descritto (voi ipocriti, «sepolcri imbiancati»), la vita di corte ha creato situazioni in cui l’ipocrisia è una legge di comportamento, si tratti di corti regali o ecclesiastiche. Nei secoli abbiamo imparato bene a dare importanza solo alle apparenze, davanti agli altri, ma anche e soprattutto davanti a noi stessi. Così nessuno, a parole, sarà mai favorevole all’omertà di stampo mafioso, da quando negli anni Ottanta lo Stato ha avuto tra i suoi martiri Dalla Chiesa, La Torre, Chinnici, i già citati Falcone e Borsellino, solo per elencare

i primi che vengono in mente. Ma davanti a morti meno illustri, e anche così poco eleganti (in un brutto albergo tutto viola, tra incontinenze, alcool, ragazzi con gli occhiali), è meglio prendere le distanze. Stiamo accusando di colpevolezza i compagni di classe? I professori che dicono di non aver neanche lontanamente pensato che i ragazzi non fossero andati a dormire? (Era forse la prima gita scolastica mai vista? Tutti lo sanno, che cosa accade nelle gite). Accusiamo le famiglie, clamorosamente assenti dalla veglia per Domenico, dal lutto dei genitori, da qualunque luogo della solidarietà? (Poi con quel nome e cognome, mica è un veneto quello, sarà pure un meridionale). Nessuno è accusato di omicidio, fino a prova provata contraria. Tutti lo sono per omertà complice e mafiosa, e per avere con ipocrisia protetto il buon nome dei futuri medici, notai, magistrati. Che non ci capiti di cadere nelle loro mani, un domani. Annuncio pubblicitario

50%

Tutte le offerte sono valide dal 30.6 al 13.7.2015, fino a esaurimento dello stock.

50%

50%

69.50

22.45

Merrell Scarpa estiva da donna/uomo Coastrider Numeri da donna: 37– 42. Numeri da uomo: 42 – 46.

50%

37.45 Adidas Tuta da bambino Taglie 128 –176.

Extend Canotta fitness da donna Taglie 36 – 44. Puma Pantaloncini da bagno da uomo Taglie S –XXL.

50%

139.50

14.95

30%

30%

39.90

99.90

l’uno

44.95

Micro Monopattino Speed+ Max. 100 kg.

Fila Pattini in linea da donna/uomo Lithium LX

sportxx.ch Ordina ora online senza costi di spedizione.

Intex Piscina Family lounge Dimensioni 295 x175 x 53 cm.

50%

Area Skateboard Candy Board


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 30 giugno 2015 ¶ N. 27

31

Cultura e Spettacoli

La pioniera della modernità Mostre Ascona dedica una mostra monografica alla pittrice Paula Modersohn-Becker

Ciao lettori, grazie e… arrivederci Visti in tivù Questa

La vicenda artistica della pittrice tedesca Paula Modersohn-Becker si esaurì nel 1907: breve e intensa, durò poco più di un decennio e si concluse con l’inaspettata morte della donna all’età di trentuno anni per complicazioni sopraggiunte dopo il parto. Eppure, nel fugace lasso di tempo che ebbe a disposizione, questa figura anticonformista e innovatrice riuscì a elaborare un linguaggio estremamente moderno, per molti aspetti precursore degli stilemi che si sarebbero sviluppati di lì a poco. Il fatto è tanto più interessante in quanto questo suo linguaggio maturò in una condizione artistica di quasi totale isolamento e di assoluta indipendenza. Non fu infatti facile per la Modersohn riuscire ad affermarsi come pittrice, ostacolata com’era da una famiglia che la preferiva casalinga e insegnante e da una società che faticava a considerarla un’artista a tutti gli effetti, soprattutto per la sua vena autonoma e progressista. Dell’abbondante corpus di lavori realizzati (si contano circa 1400 tra disegni e oli), in vita riuscì a vendere pochissime opere, e il suo nome incominciò a circolare solo dopo la sua scomparsa precoce, messo in relazione non tanto ai dipinti quanto alle sue tormentate lettere – pubblicate a partire dal 1917 – in cui rivelava i patimenti vissuti per poter esprimere la propria personalità. A questa artista che nelle sue opere riuscì a tradurre il passaggio alla modernità, il Museo d’Arte di Ascona dedica una mostra monografica, la prima in territorio elvetico. Un’esposizione che ha il pregio di raccontare, attraverso una quarantina di lavori, il gravoso e fecondo cammino che portò la Modersohn a sviluppare una pittura in grado di distaccarsi da una concezione realistica del mondo per approdare a una visione emotiva, in cui l’opera diventa il veicolo della sfera intima e della soggettività del suo artefice. Nel 1896 la pittrice arriva nella stimolante Berlino per frequentare un’as-

P. Modersohn-Becker, Ragazzo sulla strada sotto le betulle, 1900. (Museum Bremen)

sociazione che offre una preparazione artistica professionale alle donne. Qui visita numerosi musei e ammira i capolavori dei maestri del passato che le svelano l’importanza della perfezione armonica per raggiungere quella «grandezza attraverso la semplicità» che sarà l’obiettivo principale di tutta la sua arte. La mostra asconese si apre con una serie di carboncini realizzati proprio a cominciare da questi anni formativi, opere dalla potente impronta realistica caratterizzate da un tratto energico ed essenziale. Già si scorge, però, la capacità dell’artista di conferire a ogni figura rappresentata una forte individualità. Il disegno Busto femminile chinato in avanti verso destra, del 1897-98, è emblematico in questo senso: una vecchia donna nuda è assorta nei suoi pensieri, tiene il viso nascosto tra le braccia e il suo corpo sembra quasi intagliato in un chiaroscuro marcato che acuisce l’intensità della posa. Sempre alla ricerca di nuove spinte, nel 1898 la pittrice si trasferisce a Worpswede, dove entra a far parte di una comunità di artisti che nel piccolo paese immerso nella natura della Bassa Sassonia aveva costruito una sorta di mondo ideale, alieno alla frenesia cittadina e basato sul contatto diretto con

la cultura contadina. Della compagine qui riunita facevano parte Hans am Ende, Fritz Overbeck e Otto Modersohn (che Paula sposerà nel 1901), veri e propri antesignani, in questi spazi incontaminati, della pittura en plein air impressionista. Nel periodo trascorso a stretto contatto con la natura, la Modersohn realizza dipinti che hanno per soggetto i paesaggi disseminati di betulle e la collettività agreste che qui vive secondo ritmi pacati in armonia con il creato. In queste opere, però, l’artista è già in grado di superare il lirismo incantato e romantico dei suoi colleghi a favore di una pittura antinaturalistica, meno d’atmosfera e più mentale, in cui il linguaggio si scioglie in forme libere, allontanandosi pian piano dal dato reale. Tutto questo in un momento in cui i movimenti espressionisti in Germania non si erano ancora affermati. La vita idilliaca di Worpswede inizia ben presto a starle stretta, e la Modersohn, a partire dal 1900, decide di soggiornare per periodi più o meno lunghi a Parigi, la città che «offre a ognuno quello che desidera». Nella metropoli francese trova gli impulsi per continuare nella sua ricerca, confrontandosi soprattutto con gli artisti più

moderni nel momento in cui ancora non sono riconosciuti dalla critica. Scopre la pennellata volumetrica e luminosa di Cézanne, le sinfonie cromatiche di Van Gogh, le linee aggraziate di Gauguin e la sintesi formale di Matisse e di Picasso; aspetti su cui la pittrice mediterà a fondo e che troveranno riscontri importanti in lavori quali Ritratto a mezzo busto di Lee Hoetger con fiore del 1906 e Natura morta con cofanetto blu del 1907, entrambi presenti in mostra. Da Parigi la Modersohn assorbe tutto ciò che può servirle per poi riversarlo e rielaborarlo nella quiete di Worpswede. Sono due mondi completamente differenti questi, ma che contribuiscono allo stesso modo alla maturazione completa della sua pittura. L’artista adesso sintetizza le forme, si concentra sulla forza del colore e popola le sue opere di persone a lei vicine – madri, bambini, anziani – attribuendo loro una dimensione quasi sacra, che travalica il tempo e lo spazio. In dipinti come Due ragazze appoggiate a un tronco di betulla, del 1902, la Modersohn rappresenta le figure in un atteggiamento ieratico, quasi fossero degli idoli, con i volti sfuggenti plasmati in sagome archetipiche e i corpi racchiusi da profili semplificati e compatti. Monumentali nella loro essenzialità, questi individui sembrano distaccati dalla realtà e proiettati in un universo in cui la grandezza dell’essere non è precaria. «Devo imparare a esprimere il dolce vibrare delle cose. L’interiore intricato»: era così che interpretava la pittura Paula Modersohn-Becker, sicura che fosse il mezzo per interrogarsi su ciò che è duraturo, su ciò che resta dopo la rimozione di tutto quello che nella vita è transitorio. Dove e quando

Paula Modersohn-Becker. Berlino, Worpswede, Parigi. Museo Comunale d’Arte Moderna, Ascona. Fino al 19 luglio 2015. Orari: ma-sa 10.0012.00/15.00-18.00, do e festivi 10.3012.30, lu chiuso. www.museoascona.ch

La cucina si fa arte Mostre Al M.A.X. Museo di Chiasso una retrospettiva sull’originale

opera dell’artista svizzero Daniel Spoerri

Eliana Bernasconi Pare che negli anni 60 Daniel Spoerri si lamentasse di non essere capito: iniziava a centrare la sua opera di artista sul rito sacrale legato al consumo del cibo e trasformava gallerie d’arte in tavole imbandite e ristoranti in diverse parti del mondo. Succede, agli artisti, di anticipare i tempi. Dovevano trascorrere 40 anni perché il M.A.X. Museo di Chiasso, dedicandogli l’antologica – Daniel Spoerri Eat Art in trasformation – cogliesse la sintonia e la totale coincidenza del lavoro di tutta la sua vita con il tema dell’Expo riuscendo a portare nel Padiglione svizzero un’opera da lui eseguita che si collega alla mostra chiassese. Daniel Spoerri nasce nel 1930 a Galati (Romania) da padre ebreo rumeno e madre svizzera, ha solo 12 anni quando i nazisti uccidono suo padre e la famiglia si rifugia in Svizzera dallo zio materno, Theophil Spoerri, rettore dell’università di Zurigo, che lo crescerà. Talento poliedrico, spirito nomade, viaggiatore del mondo Daniel Spoerri attraversa felicemente molti linguaggi e territori artistici. La mostra al M.A.X. Museo (aper-

ta fino al 30 agosto) si compone di 189 opere, inizia documentando il momento in cui l’artista è editore della rivista «Material» e espone opere di arte cinetica sua e di amici, vi è una lettera originale di raccomandazione dell’amico Marcel Duchamp, vi è anche, sotto vetro, un angelo in vera glassa! Attratto dall’anatomia e dalla chirurgia, l’artista assembla a grafiche storiche ottocentesche oggetti metallici naturali e vegetali, carcasse di animali, l’idea della morte e della trasformazione di ogni cosa nella sua opera non è certo rimossa. Ci sono locandine, volantini, inviti ai vari banchetti, vi è pure un menu astrologico-gastronomico! Un’altra sala presenta i Tableaux-pièges, (cioè quadri trappola): sono tovaglioli arrotolati, tazzine, calici, teiere, piccoli vasi con fiori, vassoi, piatti con veri biscotti e resti di cibo, portauovo con gusci svuotati che parlano di gioiose colazioni del mattino. Tutti questi oggetti sono fissati con resina su pannelli, «intrappolati», eternizzati, in contenitori trasparenti. L’energia dirompente dell’artista ha ribaltato queste opulente tavole apparecchiate e dal piano orizzontale le ha verticalizzate e fissate alla parete,

conferendo loro un diverso, spiazzante significato. Sono vere tavole da pranzo usate da ospiti eccentrici con menu eccezionali, da quelle parigine del 1963 al «Restaurant de la City Galerie» a quelle del famoso ristorante Spoerri a Düsseldorf (dove l’artista fu anche cuoco) fino a quelle del 2014 alla milanese fondazione Mudima: il Bistrot Santa Marta, protettrice delle casalinghe. Troviamo nella stessa sala opere in bronzo: da vedere la scultura-colonna realizzata sovrapponendo i tritacarne e l’umile, quotidiana tazzina da caffè con piatto e cucchiaino giocosamente monumentalizzata in una dimensione che supera il metro di larghezza e altezza. Un altro aspetto dell’artista, studioso e frequentatore dei mercati delle pulci a Vienna e in tutta Europa, si trova nelle ultime sale: sono forchette e caffettiere, mestoli, schiacciapatate e spremiagrumi, cavatappi, grattugie o tritacarne. Di ognuno di questi attrezzi con incredibile pazienza sono raccolte le infinite variazioni e tipologie: un archeologo della quotidianità ci costringe alla riflessione sul significato degli oggetti, sempre uguali e sempre diversi. A conclusione della mostra, obbligatorio visitare il Padiglione svizzero

dell’Expo dove è collocato l’ultimissimo lavoro dell’85enne Daniel Spoerri: «Meissen Porzellan Puzzle», un’opera di grandi dimensioni, 2x2m, realizzata con le porcellane Meissen, l’industria manifatturiera più antica in Europa che dal 1700 raccoglie gli stampi dei contenitori di cibo. L’artista ha avuto modo di riutilizzarli rompendoli, tagliandoli, ricomponendoli in una nuova fase visiva e concettuale. La lucente porcellana, tutta e solo di un bianco latte, con questo cromatismo assoluto ci riporta al più antico atto della nutrizione, il latte materno, e al M.A.X. Museo è presente una formella in porcellana bianca, «Kleiner Tisch», che si lega alla serie di queste porcellane Meissen ed è stata appositamente realizzata per fare da ponte e ricongiungersi ad esse.

rubrica (e non solo) chiude. Il congedo dell’autrice

Antonella Rainoldi Questa è la puntata numero duecentonovanta di Visti in tivù. Non ce ne sarà una duecentonovantunesima. È stato bello condurre un corpo a corpo con l’offerta della tv e, specialmente, della RSI. Ci siamo divertiti, noi e voi. Lo dimostrano centinaia di lettere e messaggini sul telefono e un fecondo scambio di email. La chiusura di questa rubrica, così come delle interviste ai personaggi televisivi, risponde a logiche diverse da quelle giornalistiche. Lo diciamo subito, a scanso di equivoci: in tanti anni di osservazione televisiva non ci è mai capitato, e sottolineiamo mai, di ricevere pressioni o intimidazioni dai ver-

Keystone

Alessia Brughera

tici RSI. Al contrario, di fronte ai nostri giudizi, a volte ruvidi, l’atteggiamento di Dino Balestra, Maurizio Canetta e Milena Folletti (e del direttore generale della SSR Roger de Weck, gran signore e persona degnissima) è sempre stato improntato alla riflessione e alla collaborazione. Non a caso, critica dopo critica, qualcosa è cambiato. Si dirà: ma è cambiato poco. Veramente, come abbiamo scritto più volte, quel poco è già una specie di miracolo. La RSI ha messo in atto un movimento di trasformazione, ma la produzione audiovisiva vive di tempi lunghi. Bisogna solo avere un po’ di pazienza. Naturalmente anche altre cose si conquistano solo con il tempo. Per questo, il primo ringraziamento è per i nostri maestri, Marco Travaglio e Aldo Grasso. Senza di loro, e senza i loro contributi e insegnamenti, non avremmo mai potuto maturare le necessarie competenze e crescere professionalmente, passo dopo passo, in un percorso ideale fatto di puro studio e puro lavoro, lontano dai meccanismi di potere e al riparo dagli schieramenti e dalle logiche tribali che troppo spesso intorbidiscono il mondo del giornalismo nostrano e più in generale il Ticino (un cantone mirabilmente descritto dal professor Renato Martinoni nella rubrica numero centocinquanta di Fogli in libertà, apparsa su «Il Caffè» domenica 14 giugno). Proprio questo bagaglio ci permette ora di progettare al rialzo, da giornalisti critici e liberi quali siamo. Il secondo ringraziamento, il più importante, è tutto per voi, cari lettori. Non vi saremo mai abbastanza grati per aver trovato il tempo di leggerci e scriverci, con generosità. In tanti anni di recensioni e di interviste sono state poche le giornate in cui qualcuno di voi non ci ha inviato almeno una lettera, una email o un messaggino per commentare una critica o un’intervista, approfondire un tema, suggerire spunti e riflessioni. Tutti questi «tesori» saranno conservati con cura e custoditi nel nostro archivio personale. Ancora grazie, buona estate e… arrivederci.


20% DI RIDUZIONE.

21.20 invece di 26.50

21.20 invece di 26.50

Effect Day Elixir 30 ml

Effect Booster Serum 30 ml

14.80 invece di 18.50

10.20 invece di 12.80

5.50 invece di 6.90

Crema per il corpo anticellulite Slim-it 200 ml

Crema nutriente Ultra Sensitive 24 h 50 ml

Struccante per gli occhi Cleansing 150 ml

10.70 invece di 13.40

15.60 invece di 19.50

17.90 invece di 22.40

Crema da giorno rassodante Revital 50 ml

Crema da giorno ad azione intensa Revital 50 ml

Lift Light Day Cream 50 ml

OFFERTE VALIDE SOLO DAL 30.6 AL 13.7.2015, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 30 giugno 2015 ¶ N. 27

33

Idee e acquisti per la settimana

shopping Ecco i primi reparti terminati…

Vincenzo Cammarata

Attualità Proseguono a pieno ritmo i lavori di rinnovo del Centro Agno

A due mesi dall’inizio degli interventi di ammodernamento, presso il supermercato Migros di Agno i primi reparti sono pronti ad accogliere la clientela nella loro nuova veste. A cominciare dal banco pescheria, grande novità del negozio sottocenerino,

che si presenta con la sua variegata e ricca selezione di freschissime specialità ittiche. Altri settori completati sono quelli dei banchi a servizio della macelleria, salumeria e gastronomia; nonché formaggio e take away caldo, senza dimenticare alcuni comparti

dei prodotti freschi a libero servizio e dei surgelati. Ricordiamo che i lavori nella loro interezza termineranno durante l’autunno. Le foto qui pubblicate mostrano alcuni squarci dei nuovi reparti. Venite a trovarci e constatate di persona!

I nuovi reparti di Migros Agno sono pronti ad accogliere la clientela.


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 30 giugno 2015 ¶ N. 27

34

Idee e acquisti per la settimana

Sapore e tenerezza senza eguali Novità Tutto il piacere della carne frollata all’osso grazie al marchio «Dry Aged Beef»

I supermercati Migros di S. Antonino, Locarno, Taverne e Pregassona propongono a libero servizio nei propri reparti carne due tagli dal sapore e dalla tenerezza incomparabili: l’entrecôte e la costata di manzo frollati a secco fino a sei settimane. Per questo delicato e lungo processo di maturazione enzimatica, che avviene su ripiani di legno di abete in speciali celle al riparo dalla luce e a temperatura e tasso di umidità costanti, gli specialisti

selezionano solamente i migliori tagli di manzo svizzero. Durante la frollatura i muscoli si rilassano perdendo una parte del loro liquido e peso, aspetto questo che durante la cottura conferisce alla carne maggiore friabilità e tenerezza nonché un aroma intensamente nocciolato. La carne «Dry Aged Beef» si distingue inoltre per il suo colore rosso pronunciato. I tagli provengono da manzi allevati secondo i severi criteri di qualità TerraSuisse: gli animali vivono in stalle costruite secondo le loro esigenze e trascorrono del tempo all’aperto. La preparazione perfetta

Come esaltare nel migliore dei modi

le eccezionali qualità della carne «Dry Aged Beef»? Togliere la carne dal frigorifero almeno trenta minuti prima della cottura. Arrostirla brevemente a fuoco vivo da entrambi i lati senza condimento. Trasferirla nel forno preriscaldato a 120°C fino al raggiungimento del grado di cottura al cuore desiderato (al sangue 50-55°, media 56-62°, ben cotta 62-66°). Al termine, a piacimento, può essere condita leggermente, per esempio con le speciali miscele «Dry Aged Steak» oppure con Fleur de Sel. Per la particolare frollatura a cui è sottoposta, questa carne risulta saporita anche senza l’aggiunta di condimenti. È ideale per la cottura al grill.

Sfiziose proposte estive dai banchi gastronomia

La trota in carpione: un piatto tipico dell’estate. (Flavia Leuenberger)

Ai banchi gastronomia Migros, durante il periodo estivo, trovate tanti manicaretti freschi bell’e pronti per essere gustati subito oppure dopo essere stati brevemente riscaldati. Idee perfette insomma per un picnic nella natura, come pasto da portare con sé al lavoro oppure per una cena casalinga all’aria aperta. Tra i piatti clou della stagione, non possono certo mancare la trota e i filetti di trota in carpione.

Questa tradizionale e gustosa preparazione fredda può essere servita sia come antipasto sia come piatto principale accompagnata da qualche fetta di buon pane casereccio. Altre invitanti idee sono ancora l’insalata di Bulgur con verdure, il caratteristico piatto di origini turche a base di frumento di grano duro; oppure il cosciotto di maiale con patate o la salsiccia di vitello con patate al vapore da scaldare brevemente.


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 30 giugno 2015 ¶ N. 27

35

Idee e acquisti per la settimana

Formaggi italiani in vaschetta di legno

Flavia Leuenberger

Serie La Fontina Valle D’Aosta è una delle specialità proposte da Migros Ticino in un formato originale

sta valle si trovano formaggi gustosi e i prodotti della terra sono impareggiabili». Ma bisogna arrivare al 1717 per trovare la citazione specifica di un formaggio «de Fontin» nel registro del canonico Ballalu del Gran San Bernardo.

Il nome potrebbe indicare un alpeggio sopra Quart, ma potrebbe essere collegato alla famiglia Fontin, il cui nome ricorre spesso nei documenti citati. Scorrendo gli archivi si fa risalire il nome Fontina alla facilità di questo

formaggio di fondersi. In passato le forme migliori venivano destinate alla mensa dei reali di Savoia che, a loro volta, provvedevano a far conoscere questo prezioso formaggio a mo’ di dono di riguardo ad altri regnanti

Europei. In cucina la Fontina è un formaggio utile e versatile, soprattutto grazie alla consistenza della sua pasta che fonde con facilità già a 60° C. Famosa è la fonduta di Fontina al tartufo bianco. / Davide Comoli

Pane del mese: il pane casalingo

Flavia Leuenberger

Il nome Fontina appare per la prima volta in un documento del 1270; due secoli dopo il medico vercellese Pantaleone da Confienza, nel suo trattato su latticini «Summa lacticinorum» parlando della Fontina scrive: «In que-

Fontina DOP al kg Fr. 27.60

Il pane del mese di luglio della vostra panetteria Migros di fiducia si chiama «pane casalingo». Questa specialità preparata con perizia dai panettieri Jowa con l’utilizzo di farina grigia, semi-bianca e segale scura seduce per la sua croccantezza e il gusto piuttosto pronunciato. Le pagnotte vengono cotte due alla volta e separate una volta uscite dal forno. Grazie alla sua particolare forma tonda e alta, possiedono una conservabilità di almeno due giorni. Il pane casalingo è ottimo a colazione per iniziare la giornata col piede giusto, accompagnato da burro e marmellata fatta in casa, ma si accosta bene anche ad affettati e formaggi della nostra tradizione, nonché ad insalate e carni grigliate, oppure ancora leggermente abbrustolito a mo’ di bruschetta

con pomodorini freschi e un filo di olio d’oliva. Il pane casalingo viene prodotto con parecchia manualità utilizzando ingredienti svizzeri di prima qualità.

Pane casalingo 300 g Fr. 1.80


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 30 giugno 2015 ¶ N. 27

36

Idee e acquisti per la settimana

Quarta puntata

«Finalmente mangiamo i frutti del nostro raccolto» Attualità Sono molte le verdure pronte per essere raccolte

«Finalmente è piovuto per qualche giorno e, con il caldo umido in aggiunta, di colpo sono cresciuti un bel po’ di ortaggi che sono pronti per essere raccolti. Le verdure sono veramente tante e approfittiamo per darne un po’ a parenti, amici e colleghi che le gradiscono molto anche perché genuine e, ovviamente, biologiche. I ravanelli sono un pochino piccanti, ma ottimi tagliati fini per arricchire le insalatone estive. La lattuga e la riccia in questo periodo sono spesso sulla nostra tavola. Le zucchine sono buone sia cotte che crude. Il cavolo rapa, che è ricco di vitamina C, è veramente appetitoso mangiato crudo. Il signor Locarnini ci dice che ama gustarlo tagliato come carpaccio e condito con grana e olio, oppure aggiunto nel risotto o ancora cotto con cipolla, aglio e olio. Zoe ci aiuta con il raccolto e prova già l’insalata, con la terra ancora attaccata sulla foglia. Golosona! Una volta a casa, invece, Alice si dedica alla pulizia dell’insalata nella piscina di Zoe, hi hi! Beh, giocare con l’acqua è divertente per tutti i bambini. Questa settimana abbiamo finalmente mangiato i frutti del nostro raccolto. Buon appetito!» Seguite l’avventura della FamigliaBio Pentassuglia anche su: famigliabio-migrosticino.ch

Lo spuntino ideale per calmare i languorini

Blévita con spelta bio 6 x 38 g Fr. 3.75

Lavorare nell’orto è impegnativo e presto la pancia comincia a brontolare. Cosa c’è di meglio allora del mettersi comodi sotto l’ombrellone e gustarsi un invitante spuntino? La scelta cade sui biscotti ai cereali Blévita con spelta bio, i quali, oltre ad essere appetitosi, non appesantiscono troppo lo stomaco. Questa specialità prodotta in Svizzera con ingredienti di origine biologica è composta da farina e fiocchi di spelta, olio di girasole e sale marino. Lo snack è apprezzato da tutta la famiglia in qualsiasi momento, a colazione, per merenda oppure come spuntino

energetico durante le escursioni, lo sport o in ufficio. Oltre alla varietà alla spelta, alla Migros sono disponibili molte altre varianti di biscotti Blévita, a base di cereali quali frumento, segale, avena e orzo, germi di frumento e fiocchi d’avena; come pure gusti particolari quali timo-sale marino, avena-miele, cioccolato-sesamo nonché pomodoro-basilico e Gruyère. Pensate che i biscotti Blévita esistono dal 1969, quando l’azienda del Gruppo Migros Midor li lanciò sul mercato: in pochissimo tempo conquistarono i favori dei consumatori.


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 30 giugno 2015 ¶ N. 27

37

Idee e acquisti per la settimana

Le buone ciliegie svizzere Attualità I frutti vantano una lunga

tradizione in Svizzera. Questa settimana le trovate in azione a Migros Ticino Giugno è il mese di raccolta delle prelibate ciliegie svizzere. Questo frutto ha una lunga tradizione e, secondo gli esperti, dal 1999 le coltivazioni sono in aumento soprattutto nel nord-est e nel centro del paese. Tra gli alberi da frutta, il ciliegio è quarto per quantità di raccolta dopo mele, pere e albicocche. A Zugo da almeno tre secoli uomini, donne e bambini corrono nella città vecchia con delle scale lunghe otto metri, ai tempi usate per appoggiarle agli alberi e fare raccolta, durante la tradizionale sagra «Chriesisturm». Il botanico elvetico Alphonse de Candolle sostenne nell’Ottocento che le ciliegie dolci (prunus avium) esistevano nel nostro paese già nell’età del bronzo, presso alcuni villaggi archeologici di palafitte. Ma come sono arrivate in Europa? Secondo gli scritti del naturalista Plinio il Vecchio, il frutto giunse dalla Turchia nell’Impero Romano nel 72 a.C. La bellezza della ciliegia ispirava i pittori già nel Quattrocento come tema sacro. Anche grandi poeti come Gar-

cia Lorca e Pablo Neruda ne scrissero. È però nel Settecento che la coltivazione si diffonde in tutta Europa, trascinando con sé miti e leggende. In Grecia era una pianta sacra a Venere: si narra che i suoi frutti portassero fortuna agli innamorati, così come in Sicilia. Al contrario in Inghilterra si crede che sognare un ciliegio porti sfortuna, mentre in Finlandia il suo colore è simbolo di peccato. In Cina rappresenta la bellezza femminile, mentre in Giappone è notoriamente l’emblema nazionale: il folclore vuole che i fiori rosa sarebbero dovuti al sangue degli eroici samurai, caduti in battaglia e sepolti sotto questi alberi. Dal punto di vista nutrizionale la ciliegia è un toccasana: povera di calorie, ricchissima di vitamina C e di potassio, è utile contro le infiammazioni, i dolori muscolari, lo stress, l’artrite, l’invecchiamento della pelle e i problemi di sonno, poiché contiene la melatonina, l’ormone che ci fa dormire. Non resta quindi che acquistarne per dormire bene. / Marco Jeitziner Annuncio pubblicitario

NOVITÀ

NOVITÀ –.70 Aproz Cristal 1 l o 6 x 1 l, per es. 1 l

OFFERTA VALIDA SOLO DAL 30.6 AL 13.7.2015, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK

PUNTI

20x


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 30 giugno 2015 ¶ N. 27

38

Idee e acquisti per la settimana

Top10 CD

Top10 DVD

Top10 Libri

1. The Kolors

1. Cinquanta sfumature di grigio

1. Sveva Casati Modignani

Out 2. Max Pezzali

Astronave Max 3. Briga

Never Again 4. Muse

Drones 5. Eros Ramazzotti

Perfetto

D. Johnson, J. Dornan 2. American Sniper

B. Cooper, S. Miller 3. Notte al museo 3

B. Stiller, R. Williams

La vigna di Angelica, Sperling 2. Giorgio Faletti

Piuma, Baldini

5. Jupiter

Dimmi che credi nel destino, Mondadori La giostra degli scambi, Sellerio

M. Kunis, C. Tatum

Sanremo Grande Amore

6. Masha & Orso

La scatola nera, Piemme

Animazione 6. Marie Kondo

7. Ligabue

Giro del mondo (2 CD+DVD) 8. Jovanotti

Lorenzo 2015 CC

7. The Imitation Game

B. Cumberbatch, K. Knightley 8. Lo Hobbit – la battaglia delle cinque armate

M. Freeman, I. McKellen

Il magico potere del riordino, Vallardi 7. Carlo Rovelli

Sette brevi lezioni di fisica, Adelphi

9. Antonello Venditti

Tortuga

9. Interstellar

M. McConaughey, A. Hathaway 10. Mario Biondi

Beyond

8. Jamie McGuire

Un’incredibile follia, Garzanti

10. Big Hero 6

Animazione

Alcuni esempi:

Nuovo in Fr.

in %

2.90 3.70 1.65 2.90 3.10 4.90

2.50 3.55 1.55 2.75 2.95 4.75

– 13,8 – 4,1 – 6,1 – 5,2 – 4,8 – 3,1

4.40 2.45 6.60 4.80 3.80 3.90 1.80 3.20 2.65 16.80

4.— 2.20 6.40 4.60 3.60 3.70 1.70 3.— 2.55 15.10

– 9,1 – 10,2 – 3,0 – 4,1 – 5,2 – 5,1 – 5,5 – 6,3 – 3,8 – 10,1

11.10 7.65 1.60 6.90

10.70 6.50 1.50 5.90

– 3,6 – 15,0 – 6,3 – 14,5

Prezzo vecchio in Fr.

4. Andrea Camilleri

5. Michael Connelly 6. Il Volo

Migros riduce il prezzo di numerosi articoli

3. Luca Bianchini

4. Exodus

C. Bale, S. Weaver

Il barometro dei prezzi

9. Camilla Lackberg

Il segreto degli angeli, Marsilio 10. Sophie Kinsella

Dov’è finita Audrey, Mondadori

Gomz Orsetti gommosi, 500 g M – Classic Crunchy Choco, 500 g Actilife Tondelli di riso integrale yogurt, 100 g Extra Confettura lamponi, sacchetto 450 g M – Classic Pommes frites, 750 g Farmer’s Best Broccoli svizzera, 750 g M – Budget Cornets vaniglia & cioccolato, 12x120 ml Sciroppo granatina, 75 cl Ice Tea Peach, 700 g Pancho Villa Soft Tortillas, 326 g Pancho Villa Nacho Chips, 200 g Pancho Villa Salsa Mexicana medium, 312 g Nissin Soba Classic, 109 g M – Budget Arachidi salate, 1 kg M – Classic Alimento porcellini d’India, 1,6 kg Nivea Sunmilk FP 50+, 200 ml Tutte le Casting Crème Gloss Colorazioni 1 pz., p. es. 400 Marrone M – Budget Detersivo completo, 4,96 kg Miobrill Strong Spugna sintetica, 3 pz Twist Dry XL Panni di ricambio, 20 pz

Annuncio pubblicitario

I prodotti illustrati non sono disponibili in tutte le filiali.

Per la vita di tutti i giorni. 365 giorni all’anno. Prodotti Migros e di marca, snack da gustare in viaggio e tutto l’occorrente per la vita quotidiana. Da migrolino vi aspetta un vasto assortimento dal mattino presto alla sera tardi. 365 giorni all’anno. Ora in diverse nuove località ticinesi. www.migrolino.ch


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 30 giugno 2015 ¶ N. 27

39

Idee e acquisti per la settimana

American Favorites

Bagels, Muffins & Co. Che bello, quest’anno la festa nazionale americana del 4 luglio cade un sabato. In questo modo i fan degli USA avranno tempo a sufficienza per organizzare un ricco brunch. Con la sua linea American Favorites, Migros offre allo scopo una variegata scelta di tipiche specialità americane: prodotte in Svizzera, hanno comunque il gusto au-

tentico di quelle che caratterizzano un Diner. Per esempio le classiche Bagels, da servire con formaggio fresco e salmone, oppure i Club-Sandwich pronti da addentare. Se in occasione dell’Independence Day volete concedervi qualcosa di speciale, regalatevi un goloso dolcetto sotto forma di un Muffin ai mirtilli.

Bagels, Muffins e Sandwich sono apprezzati dai fan degli USA non solo il 4 luglio.

American Favorites Bagel con sesamo 4 pezzi 340 g Fr. 3.20

American Favorites Blueberry Muffin 100 g Fr. 2.–

American Favorites Club Sandwich 360 g Fr. 7.80


Prezzi di un’altra galassia: il Samsung Galaxy S6.

Samsung Galaxy S6 32 GB Android 5.0, 5,1" Quad HD Super AMOLED, fotocamera da 16 megapixel

M-Budget Mobile One

D 1 GB D 500 minuti D 500 SMS Nessuna durata minima contrattuale

* Offerta valida fino al 27.7.2015 per la stipulazione di una abbonamento M-Budget Mobile One a fr. 29.–/mese, esclusa scheda SIM (fr. 40.–), senza durata minima di validità. Oppure puoi scegliere l’abbonamento M-Budget Surf Advanced a fr. 29.80/mese, esclusa scheda SIM (fr. 40.–). Prezzo con M-Budget Surf Advanced fr. 99.– invece di fr. 349.–, durata minima di 24 mesi. Prezzo senza abbonamento fr. 579.– invece di fr. 699.–.

FCM

Con riserva di errori di stampa e di altro tipo.


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 30 giugno 2015 ¶ N. 27

41

Idee e acquisti per la settimana

Frey

Dolci saluti dalla Svizzera Cosa desiderano ricevere dalla Svizzera gli amici che vivono all’estero? Non ci sono dubbi: la cioccolata. Ecco allora che i prodotti della linea Swiss Chocolate di Frey sono proprio quel che ci vuole. Il variegato assortimento nell’accattivante confezione rossocrociata comprende, tra l’altro, tavolette di cioccolato in maxi formato, croccanti e Napolitains al latte avvolti nei classici soggetti fotografici svizzeri. Ora l’offerta viene completata con la scatola di Napolitains assortiti, certificati UTZ come tutti i prodotti Frey. Ciò significa che il cacao proviene da coltivazioni sostenibili dal profilo sociale e ambientale. Più dolci di così, i saluti dalla Svizzera non potrebbero essere.

Swiss Chocolate Tavoletta di cioccolata al latte 100 g Fr. 2.–

L’Industria Migros produce numerosi prodotti molto apprezzati, tra cui anche la cioccolata Frey.

Swiss Chocolate Napolitains al latte 250 g Fr. 8.90

Swiss Chocolate Napolitains assortiti 500 g Fr. 17.20 Nelle maggiori filiali

Swiss Chocolate Napolitains al latte 300 g Fr. 7.80

Per tutti coloro che cercano qualcosa di tipicamente svizzero da portare con sé, c’è la linea Swiss Chocolate di Frey.


. O T N E M O M L E D NOVITÀ 20x PUNTI

ADESSO IN LATTINA

1.95 ERDINGER Alkoholfrei (senz’alcol) Lattina 50cl

La tua sfida. La tua ricompensa. Contiene le essenziali vitamine acido folico e B12. Un'alimentazione variata e bilanciata, così come uno stile di vita sano sono importanti.

In vendita nelle maggiori filiali Migros OFFERTE VALIDE SOLO DAL 30.06 AL 13.07.2015, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK

www.erdinger-alkoholfrei.de

ERDINGER Alkoholfrei è in vendita alla tua Migros


33% 50%

40%

7.95 invece di 15.90

2.30 invece di 3.90

Bratwurst di vitello in conf. da 3, TerraSuisse 3 x 2 pezzi, 840 g

Pesche noci gialle Spagna / Italia / Francia, al kg

Da tutte le offerte sono esclusi gli articoli M-Budget e quelli giĂ ridotti. OFFERTE VALIDE SOLO DAL 30.6 AL 6.7.2015, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK

3.65 invece di 5.50 Pomodori ciliegia a grappolo Svizzera / Paesi Bassi, vaschetta da 500 g


PREZZI RIDOTTI DI FRESCO. 20% 24.– invece di 30.10 San Gottardo Prealpi prodotto in Ticino, a libero servizio, al kg

25%

25%

20%

30%

40%

4.30 invece di 5.40

6.60 invece di 9.50

3.20 invece di 5.40

Racks d’agnello Nuova Zelanda / Australia, imballati, per 100 g

Pollo intero Optigal, 2 pezzi Svizzera, al kg

Filetto di maiale M-Classic Svizzera, per 100 g

40%

30%

4.95 invece di 6.60

3.65 invece di 4.90

2.75 invece di 3.95

6.85 invece di 8.60

5.40 invece di 9.10

Ciliegie Svizzera, imballate, 500 g

Filetto di sogliola limanda Atlantico nordorientale, per 100 g

Fettine lonza di maiale, TerraSuisse Svizzera, imballate, per 100 g

Carne secca dei Grigioni, affettata finemente Svizzera, 97 g, 20% di riduzione

Filetto di manzo Uruguay, al banco a servizio, per 100 g

33%

30%

30%

33%

1.70 invece di 2.60

3.95 invece di 5.90

4.90 invece di 7.–

3.95 invece di 6.05

Patate novelle Ticino, sciolte, al kg

Mirtilli Svizzera, in conf. da 250 g

Petto di tacchino, affettato finemente, o carne secca di tacchino M-Classic in conf. da 2 per es. petto di tacchino, affettato finemente, Brasile / Francia, 2 x 144 g

Prosciutto crudo dolce Riserva Emiliana, Ferrarini Italia, affettato in vaschetta, per 100 g

Società Cooperativa Migros Ticino OFFERTE VALIDE SOLO DAL 30.6 AL 6.7.2015, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK


PLACA LA TUA SETE DI SCONTI. 20%

40%

4.40 invece di 5.55

1.50 invece di 1.90

11.50 invece di 19.20

7.– invece di 8.80

4.15 invece di 5.20

Mozzarella Galbani in conf. da 3 3 x 150 g

Emmentaler surchoix per 100 g, 20% di riduzione

Pizza M-Classic in conf. da 4 per es. pizza del padrone, 4 x 370 g

Miscela per torta al formaggio M-Classic in conf. da 2 2 x 250 g, 20% di riduzione

Tutti i cake della nonna 20% di riduzione, per es. cake al cioccolato, 420 g

30% 10.90 invece di 15.60

2.85 invece di 3.60

7.80 invece di 9.80

11.–

3.50

5.40 invece di 7.20

Latte M-Drink UHT Valflora 12 x 1 l

Yogurt Léger al moca, alla fragola o ai mirtilli in conf. da 6 20% di riduzione, per es. al moca, 6 x 180 g

Pasta estiva Anna’s Best in conf. da 2 20% di riduzione, per es. fiori al limone, 2 x 250 g

Best of Swizzels da 740 g o Trolli All in One da 1 kg per es. Trolli All in One, 1 kg

Diversi articoli di cioccolato Kinder Ferrero in confezioni grandi o multiple (prodotti a base di latte del reparto frigo esclusi), per es. Yogurette in conf. da 24, 300 g

Biberli d’Appenzello in conf. da 6 6 x 75 g, 25% di riduzione

30% *In vendita nelle maggiori filiali Migros. OFFERTE VALIDE SOLO DAL 30.6 AL 6.7.2015, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK

33%

40%

9.60 invece di 13.85

19.90 invece di 33.80

14.90 invece di 19.90

13.– invece di 19.50

Croccantini di pangasio M-Classic, ASC* d’allevamento, Vietnam, 700 g

Phalaenopsis in set da 2 2 steli in vaso da 12 cm, il set

Rose, Fairtrade in diversi colori, gambo da 60 cm, mazzo da 7, 25% di riduzione

Tavolette di cioccolato Frey da 400 g in conf. da 3, UTZ cioccolato al latte finissimo, Crémant, Tourist o cioccolato al latte con nocciole, per es. al latte con nocciole, 3 x 400 g


. RI TO IA M AR SP RI I R PE A RI ’A LL NE È E AT ST L’E 50% 7.– invece di 8.80

5.50 invece di 11.–

2.80 invece di 3.50

1.40 invece di 1.80

Diverse barrette di cereali Farmer in conf. da 2 20% di riduzione, per es. alle more e alla mela, 2 x 234 g

Tutti i tipi di Pepsi o Schwip Schwap in conf. da 6 6 x 1,5 l, per es. Pepsi Max

Tutte le salse Agnesi Passione 20% di riduzione, per es. al basilico, 280 g

Tutta la pasta Agnesi 20% di riduzione, per es. spaghetti, 500 g

30%

33% 7.– invece di 8.80

2.55 invece di 3.20

5.90 invece di 8.85

6.10 invece di 8.10

3.15 invece di 4.55

Zampe d’orso da 760 g, bastoncini alle nocciole da 1 kg o sablé al burro da 560 g 20% di riduzione, per es. bastoncini alle nocciole, 1 kg

Tutti gli zwieback 20% di riduzione, per es. Original, 260 g

Confettura di fragole o albicocche Extra in conf. da 3 per es. confettura di fragole, 3 x 500 g

Ice Tea in bottiglie di PET in conf. da 6, 6 x 1,5 l a partire dall’acquisto di 2 confezioni, 2.– di riduzione l’una, per es. al limone

Tutti i tipi di purea di patate Mifloc per es. purea di patate, 4 x 95 g

33%

30% 1.55 invece di 1.85

5.35 invece di 7.70

Tutte le tavolette di cioccolato Frey da 100 g, UTZ Tutti i tipi di caffè Exquisito, UTZ (Suprême, M-Classic, Eimalzin e confezioni multiple per es. macinato, 500 g escluse), a partire dall’acquisto di 3 tavolette, –.30 di riduzione l’una, per es. al latte con nocciole OFFERTE VALIDE SOLO DAL 30.6 AL 6.7.2015, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK

3.80 invece di 4.60

1.45 invece di 1.85

14.60 invece di 21.80

9.10 invece di 11.40

Chips Zweifel in confezioni multiple al naturale, alla paprica o Joujoux, 15% di riduzione, per es. alla paprica, 2 x 90 g

Tutto l’assortimento Actilife 20% di riduzione, per es. Breakfast, 1 l

Olio d’oliva Don Pablo 2l

Tutti i tipi di tonno Rio Mare in conf. da 3 20% di riduzione, per es. tonno rosa, 3 x 104 g


IL SOLE SPLENDE SU CHI VUOLE RISPARMIARE. 50%

30%

50%

50%

8.70 invece di 17.40

9.80 invece di 14.–

7.65 invece di 15.30

3.25 invece di 6.50

Cornetti Fun alla vaniglia e alla fragola in conf. da 16 2320 ml

Involtini primavera con verdura o pollo J. Bank’s in conf. da 2 surgelati, per es. involtini primavera con pollo, 2 x 6 pezzi

Cosce di pollo M-Classic, Svizzera surgelate, 2 kg

Ammorbidenti Exelia a partire dall’acquisto di 2 prodotti, 3.25 di riduzione l'uno, per es. Orchid, 1,5 l, offerta valida fino al 13.7.2015

40%

3 per 2

50%

7.55 invece di 12.60

3.60 invece di 5.40

19.75 invece di 39.50

9.80

5.–

Carta per uso domestico Twist in confezioni multiple, FSC per es. Classic, 16 rotoli, offerta valida fino al 13.7.2015

Detersivo per i piatti Handy o Manella in conf. da 3 per es. Handy, 3 x 750 ml , offerta valida fino al 13.7.2015

Detersivi Total in flacone da 5 l per es. Liquid, offerta valida fino al 13.7.2015

Asciugapiatti in set da 4 disponibili in diversi colori, per es. in tinta unita, blu, offerta valida fino al 13.7.2015

Strofinacci Miobrill in conf. da 15 per es. strofinacci universali in tessuto non tessuto, offerta valida fino al 13.7.2015

50%

50%

3 per 2

40%

24.10 invece di 48.20

14.80 invece di 29.60

9.80 invece di 14.70

7.20 invece di 9.–

12.90 invece di 17.–

59.– invece di 103.80

Detersivo Total Classic o Color in conf. risparmio XXL 7,5 kg, per es. Color, offerta valida fino al 13.7.2015

Prodotti Handymatic Supreme in conf. da 2 per es. pastiglie a 3 fasi Regular, 2 x 44 pezzi, offerta valida fino al 13.7.2015

Tutti i detergenti Potz in conf. da 3 per es. Calc, 3 x 1 l, offerta valida fino al 13.7.2015

Salviettine igieniche umide Soft in conf. da 3 20% di riduzione, per es. camomilla, 3 x 50 pezzi, offerta valida fino al 13.7.2015

Sacchi per la spazzatura Cleverbag Herkules in conf. da 5 5 rotoli da 35 litri, 25% di riduzione, offerta valida fino al 13.7.2015

Padelle Titan Cucina & Tavola in set da 2 indicate anche per i fornelli a induzione, Ø 28 cm e 20 cm, offerta valida fino al 13.7.2015

OFFERTE VALIDE SOLO DAL 30.6 AL 6.7.2015, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK


PREZZI CHE METTONO DI BUONUMO RE ANCHE CON IL BRUTTO TEMPO.

17.90

14.90

59.90

9.90

9.90

Diverse calze da donna Ellen Amber in confezioni multiple per es. in conf. da 10, nere, numeri 35–38, offerta valida fino al 13.7.2015

Biancheria intima o da notte per uomo tg. S–XL, per es. boxer in conf. da 3, turchese, tg. M, offerta valida fino al 13.7.2015

Piumino di seta selvatica Karin imbottitura: 60% seta selvatica e 40% cotone, rivestimento: 100% cotone, 160 x 210 cm, offerta valida fino al 13.7.2015

Slip o culottes da donna in confezioni multiple per es. slip midi in conf. da 3, fucsia, tg. M, offerta valida fino al 13.7.2015

Biancheria intima da donna in confezioni multiple per es. slip mini in conf. da 3, bianchi, tg. M, offerta valida fino al 13.7.2015

li per i fan di

M

i

3.90

Tutto l’assortimento Pedic (prodotti Bellena esclusi), 15% di riduzione, per es. crema nutriente, 75 ml, offerta valida fino al 13.7.2015

Clip di chiusura Miggy in conf. da 10

si

to

p. ch

4.05 invece di 4.80

Prodotti pH Balance in confezioni multiple 20% di riduzione, per es. shampoo antiforfora in conf. da 2, 2 x 250 ml, offerta valida fino al 13.7.2015

ul

7.80 invece di 9.80

Diverse calze da uomo in confezioni multiple per es. in conf. da 10, nere, numeri 43–46, offerta valida fino al 13.7.2015

... s

17.90

y...

Alt

ri

r

o t ic

gg

a

CON MIGGY LA FORTUNA SARÀ SEMPRE DALLA TUA PARTE.

ww

w.m-fan

o sh

2.50 Gomme Miggy in conf. da 4

50% *In vendita nelle maggiori filiali Migros. FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK

29.50 invece di 59.–

2.50

Diversi trolley disponibili in diversi colori, per es. trolley, grigio, 46 cm*, offerta valida fino al 31.8.2015

Quaderno ad anelli per appunti Miggy, A6, a quadretti, FSC


FRUTTA E VERDURA Pomodori ciliegia a grappolo, Svizzera / Paesi Bassi, vaschetta da 500 g 3.65 invece di 5.50 33% Pesche noci gialle, Spagna / Italia / Francia, al kg 2.30 invece di 3.90 40% Albicocche extra, Spagna / Francia, sciolte, al kg 5.50 invece di 6.90 20% Mirtilli, Svizzera, in conf. da 250 g 3.95 invece di 5.90 30% Ciliegie, Svizzera, imballate, 500 g 4.95 invece di 6.60 25% Patate novelle, Ticino, sciolte, al kg 1.70 invece di 2.60 33% Meloni Galia, Spagna, il pezzo 1.30

PESCE, CARNE E POLLAME Bratwurst di vitello in conf. da 3, TerraSuisse, 3 x 2 pezzi, 840 g 7.95 invece di 15.90 50% Petto di tacchino, affettato finemente, o carne secca di tacchino M-Classic in conf. da 2, per es. petto di tacchino, affettato finemente, Brasile / Francia, 2 x 144 g 4.90 invece di 7.– 30% Carne secca dei Grigioni, affettata finemente, Svizzera, 97 g 6.85 invece di 8.60 20% Filetto di maiale M-Classic, Svizzera, per 100 g 3.20 invece di 5.40 40% Pollo intero Optigal, 2 pezzi, Svizzera, al kg 6.60 invece di 9.50 30% Cipollata con pancetta, TerraSuisse, Svizzera, in conf. da 780 g 13.50 invece di 17.10 20% Fettine lonza di maiale, TerraSuisse, Svizzera, imballate, per 100 g 2.75 invece di 3.95 30% Filetto di manzo, Uruguay, al banco a servizio, per 100 g 5.40 invece di 9.10 40% Filetto di sogliola limanda, Atlantico nordorientale, per 100 g 3.65 invece di 4.90 25% Prosciutto crudo dolce Riserva Emiliana Ferrarini, Italia, affettato in vaschetta, per 100 g 3.95 invece di 6.05 33% Racks d’agnello, Nuova Zelanda / Australia, imballati, per 100 g 4.30 invece di 5.40 20% Salametti con pepe Vallemaggia, prodotti in Ticino, in conf. da 2 x ca. 90 g, per 100 g 3.20 invece di 4.– 20% Croccantini di pangasio M-Classic, ASC, d’allevamento, Vietnam, 700 g 9.60 invece di 13.85 30% *

PANE E LATTICINI Tutti i prodotti American Favorites, per es. XL-Toast, 365 g 1.50 invece di 1.90 20% Latte M-Drink UHT Valflora, 12 x 1 l 10.90 invece di 15.60 30% Yogurt Léger al moca, alla fragola o ai mirtilli in conf. da 6, per es. al moca, 6 x 180 g 2.85 invece di 3.60 20% *In vendita nelle maggiori filiali Migros.

Emmentaler surchoix, per 100 g 1.50 invece di 1.90 20% Miscela per torta al formaggio M-Classic in conf. da 2, 2 x 250 g 7.– invece di 8.80 20% Mozzarella Galbani in conf. da 3, 3 x 150 g 4.40 invece di 5.55 20% San Gottardo Prealpi, prodotto in Ticino, a libero servizio, al kg 24.– invece di 30.10 20%

FIORI E PIANTE Rose, Fairtrade, in diversi colori, gambo da 60 cm, mazzo da 7 14.90 invece di 19.90 25% Phalaenopsis in set da 2, 2 steli in vaso da 12 cm, il set 19.90 invece di 33.80 40%

ALTRI ALIMENTI Diversi articoli di cioccolato Kinder Ferrero in confezioni grandi o multiple (prodotti a base di latte del reparto frigo esclusi), per es. Yogurette in conf. da 24, 300 g 3.50 Tavolette di cioccolato Frey da 400 g in conf. da 3, UTZ, cioccolato al latte finissimo, Crémant, Tourist o cioccolato al latte con nocciole, per es. al latte con nocciole, 3 x 400 g 13.– invece di 19.50 33% Tutte le tavolette di cioccolato Frey da 100 g, UTZ (Suprême, M-Classic, Eimalzin e confezioni multiple escluse), a partire dall’acquisto di 3 tavolette, –.30 di riduzione l’una, per es. al latte con nocciole 1.55 invece di 1.85 Best of Swizzels da 740 g o Trolli All in One da 1 kg, per es. Trolli All in One, 1 kg 11.– Zampe d’orso da 760 g, bastoncini alle nocciole da 1 kg o sablé al burro da 560 g, per es. bastoncini alle nocciole, 1 kg 7.– invece di 8.80 20% Tutti i tipi di caffè Exquisito, UTZ, per es. macinato, 500 g 5.35 invece di 7.70 30% Tutti i prodotti Nescafé, per es. Gold de luxe in bustina, 180 g 8.45 invece di 10.60 20% Confettura di fragole o albicocche Extra in conf. da 3, per es. confettura di fragole, 3 x 500 g 5.90 invece di 8.85 33% Diverse barrette di cereali Farmer in conf. da 2, per es. alle more e alla mela, 2 x 234 g 7.– invece di 8.80 20% Tutti gli zwieback, per es. Original, 260 g 2.55 invece di 3.20 20% Involtini primavera con verdura o pollo J. Bank’s in conf. da 2, surgelati, per es. involtini primavera con pollo, 2 x 6 pezzi 9.80 invece di 14.– 30% Cosce di pollo M-Classic, Svizzera, surgelate, 2 kg 7.65 invece di 15.30 50% Cornetti Fun alla vaniglia e alla fragola in conf. da 16, 2320 ml 8.70 invece di 17.40 50% **Offerta valida fino al 13.7

NEAR FOOD / NON FOOD Tutti gli alimenti per cani Matzinger, per es. Adult con pollo, 3 kg 8.15 invece di 10.20 20% Tutto l’assortimento di snack per cani DeliBakie, per es. Rolls, 100 g 1.55 invece di 1.95 20% Tutti i prodotti Nivea Sun (confezioni multiple escluse), per es. lotion solare protect & refresh SF 30, 200 ml 10.70 invece di 15.30 30% offerta valida fino al 20.7.2015

Società Cooperativa Migros Ticino

OFFERTE VALIDE SOLO DAL 30.6 AL 6.7.2015, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK

Prodotti per capelli Syoss o Taft in conf. da 2, per es. shampoo Syoss Volume Lift, 2 x 500 ml 9.75 invece di 12.20 20% ** Prodotti Gillette da donna in confezioni multiple o speciali, per es. lame Venus, 8 pezzi 20.70 invece di 24.40 *,** Struccante per gli occhi Cleansing, 150 ml 5.50 invece di 6.90 Biancheria da notte da donna, per es. pigiama corto, azzurro acqua, tg. S 17.90 ** Infradito in conf. da 2, per es. infradito da donna, blu, numero 36 17.90 ** Shorts da bambini in conf. da 2, disponibile in diversi colori e nelle taglie 104–164, per es. shorts da ragazzi, blu/grigio, taglia 104 12.90 ** Detersivo Total Classic o Color in conf. risparmio XXL, 7,5 kg, per es. Color 24.10 invece di 48.20 50% ** Detersivi Total in flacone da 5 l, per es. Liquid 19.75 invece di 39.50 50% ** Ammorbidenti Exelia, a partire dall’acquisto di 2 prodotti, 3.25 di riduzione l’uno, per es. Orchid, 1,5 l 3.25 invece di 6.50 50% ** Prodotti Handymatic Supreme in conf. da 2, per es. pastiglie a 3 fasi Regular, 2 x 44 pezzi 14.80 invece di 29.60 50% ** Detersivo per i piatti Handy o Manella in conf. da 3, per es. Handy, 3 x 750 ml 3.60 invece di 5.40 3 per 2 ** Tutti i detergenti Potz in conf. da 3, per es. Calc, 3 x 1 l 9.80 invece di 14.70 3 per 2 ** Appendiabiti, set da 12 5.– ** Contenitori multiuso in set da 3, trasparenti, 31 l 39.80 ** Panni in microfibra Miobrill, set da 3, per es. strofinacci 4.60 invece di 6.90 33% ** Panni di ricambio Dry o Wet Twist in conf. da 3, per es. Wet L, 3 x 20 pezzi 15.80 invece di 19.80 20% ** Spugnette Soft e Strong Miobrill, 4 x 3 pezzi 4.80 invece di 6.40 25% ** Bottiglie in PET Soda Stream in conf. da 3 19.60 invece di 29.40 3 per 2 ** Tazze o ciotole di marche di culto, disponibili in 4 motivi, per es. tazza, al pezzo 2.50 ** Buste Papeteria in conf. da 200, FSC, per es. C5 senza finestra 12.– invece di 17.20 30% ** Tappeto patchwork Raphael, disponibile in color crema, grigio o arancione, 100% cotone, 60 x 90 cm, per es. color crema 5.90 offerta valida fino al 20.7.2015 Tappeto da bagno Ida, 100% microfibra di poliestere, 50 x 80 cm, disponibile in grigio o verde chiaro, per es. verde chiaro 11.90 offerta valida fino al 20.7.2015 Cuscino palla Miggy, Ø 25 cm, giallo 9.80 offerta valida fino al 20.7.

Per la tua spesa ritaglia qui.

ALTRE OFFERTE.

Pepsi Max in lattina, 20x 33 cl –.65 NOVITÀ ** Tutti i tipi di Pepsi o Schwip Schwap in conf. da 6, 6 x 1,5 l, per es. Pepsi Max 5.50 invece di 11.– 50% Tutte le bibite Limonada, per es. Lemon & Lime, 20x 1 l 1.90 NOVITÀ ** Red Bull Summer Edition Tropical, 250 ml 1.60 NOVITÀ ** 20x Birra Erdinger in lattina senz’alcol, 50 cl 1.95 NOVITÀ ** 20x Tutto l’assortimento Actilife, per es. Breakfast, 1 l 1.45 invece di 1.85 20% Aproz Cristal, 1 l o 6 x 1 l, 20x per es. 1 l –.70 NOVITÀ ** Barrette Sponser Protein Balance, 4 x 50 g 20x 10.60 NOVITÀ ** Ice Tea in bottiglie di PET in conf. da 6, 6 x 1,5 l, a partire dall’acquisto di 2 confezioni, 2.– di riduzione l’una, per es. al limone 6.10 invece di 8.10 Tutti i tipi di purea di patate Mifloc, per es. purea di patate, 4 x 95 g 3.15 invece di 4.55 30% Tutte le salse Agnesi Passione, per es. al basilico, 280 g 2.80 invece di 3.50 20% Tutta la pasta Agnesi, per es. spaghetti, 500 g 1.40 invece di 1.80 20% Olio d’oliva Don Pablo, 2 l 14.60 invece di 21.80 33% Tutti i brodi Bon Chef, per es. brodo di verdure, 5 x 20 g 2.– invece di 2.50 20% Tutti i tipi di tonno Rio Mare in conf. da 3, per es. tonno rosa, 3 x 104 g 9.10 invece di 11.40 20% Chips Zweifel in confezioni multiple, al naturale, alla paprica o Joujoux, per es. alla paprica, 2 x 90 g 3.80 invece di 4.60 15% Tutti i cake della nonna, per es. cake al cioccolato, 420 g 4.15 invece di 5.20 20% Biberli d’Appenzello in conf. da 6, 6 x 75 g 5.40 invece di 7.20 25% Tutti i succhi freschi Andros, per es. succo d’arancia, 1 l 3.80 invece di 4.80 20% Pasta estiva Anna’s Best in conf. da 2, per es. fiori al limone, 2 x 250 g 7.80 invece di 9.80 20% Pizza M-Classic in conf. da 4, per es. pizza del padrone, 4 x 370 g 11.50 invece di 19.20 40%


E N O I Z U D I R I D 20%

Venerdì 3 luglio e sabato 4 luglio 2015 Venerdì 3 luglio: H Cassarate-Lago Lugano H Forum des Alpes Conthey Sabato 4 luglio: H Aesch H Balexert Genève H Bellinzona H Bergières Lausanne H Biasca H Breitenbach

H La Combe Nyon H Monthey H Porte de Nyon H Les Eplatures Nyon La Chaux-de-Fonds

H Pregassona H Sierre

H Chablais Centre Aigle H Charmilles Genève H Epalinges H Gartenstadt Münchenstein H Lancy-Onex Petit-Lancy

H Quartz Martigny H Romanel H Shoppyland Schönbühl H Sion H Taverne H Tivoli Spreitenbach H Visp

H Le Locle H Marly H Moudon H Muttenz H Oberland Thun H Payerne H Pérolles Fribourg H Peseux

® Reg. Trademark of Société des Produits Nestlé S.A.

Concorso e campione gratuito* nelle filiali Migros elencate

*fino a esaurimento dello stock

* À T I V NO

* À T I V NO

8.15 invece di 10.20 per es. MATZINGER® Adult con pollo 3 kg

*In vendita nelle maggiori filiali Migros.

SU TUTTI I PRODOTTI MATZINGER® CANE, OFFERTE VALIDE SOLO DAL 30.06 AL 06.07.2015, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK

PURINA® Matzinger® è in vendita alla tua Migros e su LeShop.ch


56

Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 30 giugno 2015 ¶ N. 27

57

Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 30 giugno 2015 ¶ N. 27

Idee e acquisti per la settimana

Mega Win

Tutti mega-vincitori! Dal 12.5 al 29.6, la Svizzera è stata nuovamente contagiata dalla febbre da collezione. Infatti, anche quest’anno, il concorso Mega Win ha messo in palio fantastici viaggi e premi immediati per un valore complessivo di 800’000 franchi. Qualsiasi sia stata la vincita – un magnifico viaggio a New York, rilassanti vacanze al mare, un Apple Watch oppure una trekking bike –, tutti i vincitori hanno gioito per il premio conquistato.

Il concorso ha reso felici tanti vincitori! La caccia ai set di adesivi tenutasi durante le ultime sette settimane, ha premiato numerosi fortunati vincitori. Alcuni di loro possono preparare le valigie e partire per il viaggio dei loro sogni, altri, invece, si sono aggiudicati un fantastico premio immediato.

Marilena W. e famiglia

Yvette J. (64) e marito

Monica W. (42) e famiglia

Neukirch-Egnach TG

Marly FR

Dübendorf ZH

«Non vediamo l’ora di partire per New York. Siamo emozionatissimi, anche perché voleremo per la prima volta.»

«Non ho avuto mai così tanta fortuna. Vorrei visitare un’isola greca con mio marito e i miei nipoti. In Grecia, infatti, non ci sono mai stata.»

«Del Ticino adoriamo la piacevole atmosfera mediterranea, nonché la splendida sensazione di essere quasi al mare; per questo non vediamo l’ora di partire.»

Ecco i viaggi vinti*: ¶ 4 viaggi a New York ¶ 73 vacanze al mare ¶ 14 viaggi in Ticino Ecco i premi immediati ritirati*: ¶ 9 Apple Watch ¶ 31 trekking bike ¶ 47 apparecchi fotografici reflex Canon ¶ 41 notebook HP Pavilion ¶ 155 lettori Kindle eBook

Ricordatevi di riscuotere la vostra vincita! Chi sul suo carnet per la raccolta è riuscito a completare una valigia, può inviarci la sua cartolina ancora entro e non oltre il 12 luglio 2015. Fa fede la data del timbro postale.

Nina B. (28, a sinistra) e sua madre Erlen TG

«L’Apple Watch mi piace tantissimo e sono felicissima, perché prima d’ora non avevo mai vinto niente.»

Nadja M. (41) Bernhardzell SG

«Adoro andare in bicicletta, soprattutto con i miei bambini. La trekking bike è quindi il premio su misura per me.»

Sarah F. (27) Windisch AG

«Finora non ho mai posseduto né un PC, né un notebook. Per questo motivo, il notebook vinto mi sarà di grande utilità.»

Tutti i vincitori di un viaggio, nonché ulteriori informazioni e set di adesivi gratuiti vi aspettano su Migros.ch/megawin

*stato alla chiusura della redazione.


In palio 50 buoni per l'acquisto di giocattoli Migros del valore di fr. 100.– ciascuno. Partecipa ora: ww w.famigros.ch/estate

Trovi tutte le informazioni relative al concorso su www.famigros.ch/estate Termine ultimo di partecipazione: 3.7.2015, ore 8.00.


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 30 giugno 2015 ¶ N. 27

59

Idee e acquisti per la settimana Idee e acquisti per la settimana

Sun Look

Abbronzarsi senza scottarsi

Sun Look protect & tan Sun Milk SPF 30 200 ml Fr. 14.80

Sun Look protect & tan Face Cream SPF 30 50 ml Fr. 9.80

Con la giusta protezione solare ci si gode il sole senza rischi di scottature.

Finiti i tempi in cui ci rosolavamo al sole unti di grasso per la mungitura. Troppo alti i rischi per la salute se la pelle viene esposta ai raggi senza protezione solare. Con la linea Sun Look protect & tan ci si abbronza in tempo record anche con la protezione UV: i suoi prodotti contengono, infatti, un estratto vegetale naturale che accelera la produzione di melatonina e rafforza l’autoprotezione della pelle. In questo modo si velocizza anche l’abbronzatura. La protezione solare è resistente all’acqua e agisce immediatamente dopo l’applicazione.

Sun Look protect & tan Oil SPF 15 150 ml Fr. 14.50

Sun Look protect & tan Face Cream SPF 30 50 ml Fr. 9.80

Sun Look protect & tan Sun Milk SPF 20 200 ml Fr. 12.80

L’Industria Migros produce numerosi prodotti molti apprezzati, tra cui anche la linea Sun Look protect & tan.


TRATTAMENTO ANTIETÀ MIRATO PER LA PELLE A PARTIRE DAI 40 ANNI.

F

O VA A NU CON N U IN ONE E T E. IZ Z A FEZI N CO E O T T IM UL ORM

IL TRATTAMENTO PERFETTO PER LA PELLE A PARTIRE DAI 40 ANNI. I prodotti della linea Zoé Lift attenuano i segni dell’invecchiamento cutaneo grazie a formule e principi attivi innovativi. Riducono le rughette, accrescono l’elasticità e donano alla tua pelle un aspetto più sodo e curato. Scopri anche tu giorno dopo giorno il piacere di un pelle più liscia e più vitale.


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 30 giugno 2015 ¶ N. 27

61

Idee e acquisti per la settimana Idee e acquisti per la settimana

Pedic

Piedi di velluto Attraverso l’estate a passi felpati: il levacalli elettrico di Pedic è lo strumento che ci vuole.

Pedic Levacalli elettrico Fr. 29.80

Per una comoda pedicure casalinga si raccomanda il nuovo levacalli elettrico di Pedic. Questo maneggevole apparecchio a batterie elimina con efficacia la pelle secca, ruvida e callosa dai talloni e dalle piante dei piedi. I due rulli in materiale minerale, forniti di serie in tipi di grana, sono di facile e veloce sostituzione. Il rullo a grana grossa è adatto alla pelle molto callosa, mentre quello a grana fine è ideale per il post-trattamento. Dopo l’uso si consiglia di applicare sui piedi il burro nutriente oppure il balsamo dall’effetto vellutante Velvet & Beauty Balm di Pedic.

Pedic Velvet & Beauty Balm 75 ml Fr. 4.80

Pedic Foot Butter Avocado Oil & Lemongrass 150 ml Fr. 7.50

Pedic Rulli di ricambio per levacalli elettrici 2 rulli Fr. 12.80


NIVEA.ch

E N O I Z U D I R I D 30% FAMILYPACK

30%

30%

30%

10.70 invece di 15.30 11.75 invece di 16.80 10.70 invece di 15.30 Lozione Solare Rinfrescante Protect & Refresh FP 30 * 200 ml

Spray Olio Solare Protect & Bronze FP 20 200 ml

Latte Solare idratante Protect & Moisture FP 20 * 400 ml

*In vendita nelle maggiori filiali Migros.

SU TUTTI I PRODOTTI NIVEA SUN, ESCLUSI GLI IMBALLAGGI MULTIPLI OFFERTE VALIDE SOLO DAL 30.6 AL 20.7.2015, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK

Nivea è in vendita alla tua Migros

AZIONE

9.75 invece di 12.20 per es. shampoo e balsamo Syoss Keratin* in conf. da 2, 2 x 500 ml

7.20 invece di 9.00 per es. Taft Ultra Strong Hairspray Aerosol in conf. da 2, 2 x 250 ml

* In vendita nelle maggiori filiali Migros

SU TUTTI I PRODOTTI TAFT E SYOSS CURA DEI CAPELLI IN CONFEZIONE DA 2, OFFERTE VALIDE SOLO DAL 30.6 AL 13.7.2015 , FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK

Taft e Syoss sono in vendita alla tua Migros


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 30 giugno 2015 ¶ N. 27

63

Idee e acquisti per la settimana

Handymatic

Tre garanti di stoviglie brillanti Ogni esigenza richiede la soluzione più appropriata: Handymatic ce l’ha! Per un uso immediato e senza complicazioni si consigliano le pastiglie avvolte nella pellicola idrosolubile. Usa invece la polvere chi desidera un dosaggio su misura. Anche il gel si può dosare a piacimento, inoltre è pratico perché si

scoglie rapidamente ed è perciò ideale per i programmi di lavaggio brevi. I tre prodotti «all-in-1» contengono già il brillantante e il sale rigenerante, che assicurano stoviglie pulite e brillanti. Adesso tutti i detersivi Handymatic sono privi di fosfati, a tutto vantaggio dell’ambiente.

Handymatic Supreme All in 1 Power Gel 500 ml Fr. 8.90

Handymatic Supreme All in 1 Tab, 44 pastiglie 792 g Fr. 14.80

Handymatic Supreme All in 1 Polvere 1 kg Fr. 7.90 L’Industria Migros produce numerosi prodotti molto apprezzati, tra i quali anche i detersivi Handymatic.



Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.