Cooperativa Migros Ticino
G.A.A. 6592 Sant’Antonino
Settimanale di informazione e cultura Anno LXXVIII 26 ottobre 2015
Azione 44
Società e Territorio Parchi giochi e aree di svago: le opportunità offerte ai Comuni
Ambiente e Benessere Si discute spesso di testamenti biologici, cioè delle direttive anticipate, ma poco di come sono tenuti in considerazione: ce ne parla il dottor Mattia Lepori
Politica e Economia Si riaccende la protesta palestinese: terza Intifada?
Cultura e Spettacoli Il fertile movimento dei «Blaue Reiter» alla Fondazione Braglia di Lugano
pagina 11
-71 ping M shop ne 49-55 / 65 i alle pag pagina 3
pagina 25 pagina 37
AFP
Prova decisiva per Erdogan
di Costanza Spocci e Alfredo Venturi pagine 27 e 29
Elezioni federali, svolta a metà di Peter Schiesser Indubbiamente, una svolta c’è stata. Un po’ meno in percentuali di voto nazionali, ma decisamente importante in termini di nuovi seggi alle Camere federali. Con la conquista di 11 poltrone in più da parte dell’UDC e di 3 del PLR al Consiglio nazionale, i due partiti sfiorano la maggioranza assoluta. Ma è una svolta a metà: al Consiglio degli Stati la maggioranza è ancora di centro-sinistra. Sono le particolarità del sistema elettorale federale svizzero: il sistema proporzionale alla Camera del Popolo rispecchia la forza relativa dei partiti, quello maggioritario agli Stati la volontà della maggioranza della cittadini. Cui si aggiungono le particolari costellazioni cantonali e il (voluto) squilibrio di potere a favore dei cantoni più piccoli, che possono vantare due senatori al pari di quelli più grandi. Un sistema che intrinsecamente cerca un equilibrio tra interessi e forze politiche diverse, e lo sottolinea infine con il diritto popolare di rifiutare e/o proporre nuove leggi. Potremmo dire che la Svizzera è condannata a perseguire una concordanza politica. Tuttavia, la realtà di quest’ultimo decennio abbondante mostra
anche un altro volto: l’accresciuta polarizzazione, che ha reso più forti destra e sinistra (soprattutto la destra), ha l’effetto di bloccare un numero crescente di decisioni parlamentari. Non di rado attraverso alleanze contro-natura, tra UDC e PS. E anche laddove una maggioranza si trova, si nota una frattura profonda tra vincitori e perdenti. Si confrontano Svizzere che su determinati temi non sanno più ascoltarsi e capirsi, a volte nemmeno rispettarsi. La rispettiva visione della società, l’idea di Svizzera che hanno, sono lontane anni luce. Eppure a Berna le formazioni politiche sono ancora costrette a seguire le regole del gioco della democrazia elvetica. A dire il vero, non tutte le regole appaiono tanto chiare. Per esempio: all’UDC spetta di diritto, ora, un secondo consigliere federale? E quale partito deve rinunciare a uno? Difficile trovare argomenti validi per respingere la pretesa democentrista, soprattutto dopo che complessivamente i partiti di centro hanno perso quasi un seggio su cinque. Eveline Widmer-Schlumpf non ha ancora annunciato le sue intenzioni e non è ancora detto che il 9 dicembre non possa trovare una risicata maggioranza, grazie ai voti dei consiglieri agli Stati. Al momento un secondo seggio all’UDC appare come un’evoluzione
ineluttabile, avendo il partito sfiorato il 30 per cento dei voti popolari. Da sottolineare che è stato il più votato dai giovani alla prima elezione (da uno su quattro) e che questa volta è stato votato quasi in egual misura da donne e da uomini. Consapevole di dover agire cautamente, Christoph Blocher ha dichiarato di favorire candidati moderati. Da qui al giorno dell’elezione del Consiglio federale molto può succedere e cambiare, ma se l’UDC davvero intende assumersi più responsabilità e smettere un po’ i panni dell’opposizione (ruolo che invero riesce bene anche al PS), lo può dimostrare al meglio con due consiglieri federali. D’altronde due su sette non fanno maggioranza, né un 30 per cento la fa in parlamento. Al di là della composizione del governo, conterà come lavorerà il nuovo parlamento, quale direzione imprimerà alle riforme in corso e a quelle future (vedi Marzio Rigonalli a pagina 33). E qui la posta in gioco è alta, a partire dai rapporti con l’Unione europea, passando per la risposta ai problemi creati da massicci flussi migratori. Il rischio di vedere bloccate riforme importanti non è da sottovalutare. Si può solo sperare che rinasca uno spirito di maggiore concordanza, ma per ora questo è solo un pio desiderio.
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 26 ottobre 2015 ¶ N. 44
2
Attualità Migros
M Cuciti a Xinyi Produzione tessile Da nove anni la ditta Running International fornisce capi di vestiario a Migros.
Una visita ai lavoratori della fabbrica cinese Martina Bosshard* La ventenne Lu Man tiene in mano una stoffa di poliestere rosa nella quale cuce l’imbottitura. Manovra con piglio esperto la macchina per cucire che ticchetta ritmicamente. Lu Man è responsabile del primo passo nella produzione di una giacca imbottita, le colleghe che siedono davanti a lei si occupano delle maniche, delle tasche, del cappuccio e della cerniera. Per essere completato, il capo passa attraverso dieci mani. Infine la giacca è controllata da un’operaia esperta. «Ho imparato a cucire durante un periodo di formazione di due anni in una scuola specializzata», dice Lu Man, che indossa una maglietta col logo della ditta e pantaloncini jeans. Fuori il termometro segna più di 30 gradi e l’umidità percepita è del 100 per cento, ma grazie ai numerosi ventilatori la temperatura in fabbrica è sopportabile. Lu Man lavora da sei mesi per la fabbrica di Running International, a Xinyi. L’età media è di 35 anni: dopo decenni di politica del figlio unico in Cina, molte fabbriche faticano a reclutare persone giovani. Da più di nove anni la Running International è un importante fornitore di Migros. L’azienda non ha niente a che vedere con la corsa; ha scelto il nome «Running» perché la parola suona quasi come il nome originario cinese che significa «buon raccolto». Oggi la fabbrica riceve la visita di un collaboratore di Migros Hongkong. Diversamente dai compratori, Cyril Law non s’interessa di modelli singoli e di materiali. È specialista di standard sociali e vuol vedere in quali condizioni lavorino Lu Man e i suoi colleghi. Comincia con un giro in fabbrica, accompagnato dal direttore Gu Ningsheng. «Il dialogo è importante», spiega Law. «Solo se posso spiegare ai responsabili perché devono modificare qualcosa è possibile ottenere cambiamenti a lungo termine.» La lingua madre di Cyril Law è il cantonese, inoltre parla cor-
Lu Man, responsabile di produzione. (Daniel Grieser)
rentemente mandarino, lingua in uso sul posto. A mezzogiorno gli operai si riversano nella mensa nell’edificio attiguo. I pasti vengono serviti e consumati velocemente; dopo un quarto d’ora le panche sono di nuovo quasi vuote. Molti utilizzano il resto dell’ora di pausa per
riposarsi. Anche Lu Man, che condivide con tre colleghe una stanza di 30 metri quadrati situata al primo piano sopra la mensa. Ciascuna delle donne ha un letto a castello per sé, nella parte inferiore dormono, sopra conservano le loro cose. «Alla domenica faccio sempre visita alla mia famiglia», dice
la giovane donna. Solo la metà del personale della fabbrica occupa un posto letto. Vitto e alloggio sono a carico del datore di lavoro, che paga anche l’accesso al wi-fi, il che è apprezzato in particolare dai più giovani. Al pomeriggio Cyril Law può dare un’occhiata ai dati del personale. A lui
interessano i contratti, i pagamenti del salario e le ore di lavoro. L’orario di lavoro regolare è di 40 ore alla settimana, con 36 ore supplementari al mese permesse. Nella regione di Xinyi il salario minimo mensile è di 1200 yuan, che corrispondono a 180 franchi. Gli operai della Running International guadagnano in media 270 franchi. Per avere un’idea: un pasto in un ristorante modesto costa 13 yuan, l’affitto mensile di una camera 450 yuan. «I nostri controlli indicano che il salario pagato è generalmente molto più alto del salario minimo», spiega Cyril Law. «Facciamo attenzione soprattutto alle ore supplementari. Controlliamo se il numero massimo è rispettato e il premio per il tempo supplementare è pagato.» Se si imbatte in irregolarità, Cyril le segnala ai manager, e in seguito esige la prova che le regole vengono rispettate. Oggi gli operai finiscono di lavorare alle 18. Si avviano insieme in sella ai loro motorini elettrici. Anche Cyril Law è in partenza; nei prossimi giorni vuole ancora esaminare una fabbrica di scarpe e una di mobili. * Redattrice di Migros Magazin
«Negli ultimi 20 anni le condizioni di lavoro sono molto migliorate» Thomas Paroubek, lei è il responsabile del reparto acquisti di Migros Hongkong. Quant’è importante la Cina per Migros?
La Cina, seguita dall’India, è il Paese fornitore più importante nel settore Non-food. Migros importa fra l’altro vestiti, apparecchi elettronici, mobili e articoli sportivi. Quali sono le condizioni di lavoro sul posto?
Negli ultimi 20 anni le condizioni di lavoro sono molto migliorate. Gli aumenti di salario annui fra il 5 e il 15 per cento sono la regola. Oggi la Cina
ha una legge sul lavoro progressista. È cresciuta anche la consapevolezza della necessità di standard sociali, perché nel frattempo la maggior parte dei Paesi europei e delle ditte americane impongono chiare norme. Però di gran lunga non tutte le fabbriche sono allo stesso livello. Per questa ragione controlliamo accuratamente i luoghi di produzione. Migros ha già interrotto i suoi rapporti commerciali con un fornitore cinese in quanto le condizioni di lavoro non soddisfacevano le sue esigenze?
In effetti è già avvenuto, ma capita raramente. Di regola i fornitori, che scegliamo con cura, sono pronti a introdurre dei miglioramenti. Migros visita di persona tutti i suoi fornitori?
No, non è possibile farlo. Solo in Cina la Migros ha rapporti commerciali con centinaia di fornitori. Molte fabbriche lavorano in modo molto specializzato, ad esempio producono solo calze o solo sedie da giardino. A Hongkong disponiamo di un team che si occupa unicamente di standard sociali. Negli ultimi dodici mesi hanno visitato 30
fabbriche e ordinato un centinaio di controlli esterni. Dal momento che in Cina i costi del personale sono in aumento, molte aziende trasferiscono la produzione in altri Paesi asiatici. Anche Migros prevede di farlo?
Sono convinto che la Cina rimane tuttora il principale Paese produttore per il Nonfood. In parte approfittiamo del fatto che altre aziende se ne vanno, così noi, con le nostre ordinazioni – che nel confronto globale sono molto piccole – torniamo ad essere interessanti quali committenti per le fabbriche progressiste.
Per un anno di sensibilità sociale Integrazione Migros Ticino ha collaborato con la Fondazione Diamante nella realizzazione
di un originale progetto grafico: il Calendario 2016 dei Nostrani del Ticino Il contributo di Migros Ticino in campo sociale assume molte forme. Da un lato, in vari settori della propria struttura l’azienda ticinese ha creato spazi occupazionali mirati alla reintegrazione socio-professionale. D’altro canto, l’impegno si è concretizzato anche nella scelta di inserire nel proprio assortimento una serie di specialità alimentari che vengono da laboratori protetti. I proventi della vendita di questi particolari prodotti sono poi interamente riversati agli istituti stessi che ne hanno curato la produzione. In particolare, da diversi anni Migros Ticino ha messo in opera una stretta collaborazione con la Fondazione Diamante, ente attivo da tempo sul territorio cantonale nel settore della presa a carico di persone diversamente abili. Dal 1989 la cooperativa ticinese ha intrapreso un progetto
di reinserimento lavorativo di utenti della Fondazione. Il laboratorio allestito all’interno della Centrale di Sant’Antonino prevede l’accompagnamento quotidiano di dodici persone, seguite da due educatori specializzati e dà corpo a una sinergia che ha
Azione
Sede Via Pretorio 11 CH-6900 Lugano (TI) Tel 091 922 77 40 fax 091 923 18 89 info@azione.ch www.azione.ch
Settimanale edito da Migros Ticino Fondato nel 1938 Redazione Peter Schiesser (redattore responsabile), Barbara Manzoni, Manuela Mazzi, Monica Puffi Poma, Simona Sala, Alessandro Zanoli, Ivan Leoni
dato ottimi frutti nel corso di ventisei anni di lavoro in comune. La Fondazione Diamante, lo ricordiamo, è nata nel 1978. Nell’ambito del suo mandato si rivolge a persone disabili adulte e nel corso degli anni, si è sviluppata predisponendo
Alla realizzazione hanno lavorato una quindicina di utenti e tre educatori.
La corrispondenza va indirizzata impersonalmente a «Azione» CP 6315, CH-6901 Lugano oppure alle singole redazioni
Editore e amministrazione Cooperativa Migros Ticino CP, 6592 S. Antonino Telefono 091 850 81 11 Stampa Centro Stampa Ticino SA Via Industria 6933 Muzzano Telefono 091 960 31 31
strutture differenziate sia per contenuto e caratteristiche sia per complessità e specificità del sostegno socio-educativo offerto. Garantisce così interventi il più possibile individualizzati, in rapporto ai bisogni dei singoli utenti. La Fondazione si occupa oggi di oltre seicento persone ed impiega duecento operatori sociali. La sua attività tocca numerosi ambiti professionali, in particolare grazie a servizi offerti da laboratori presenti su tutto il territorio cantonale, impegno che coinvolge fattivamente gli utenti che vi lavorano. Si tratta della realizzazione di produzioni che fanno convivere abilità manuali e tecnologiche, e che promuovono competenze individuali e propongono stili creativi di diverso genere. In questo contesto si inserisce l’ultimo progetto di collaborazione
tra Migros Ticino e Fondazione Diamante. La cooperativa ticinese ha infatti proposto all’istituto di occuparsi della realizzazione del calendario ufficiale dei Nostrani del Ticino, che l’azienda allestisce ogni anno per i propri clienti. Si sono attivati quindi i laboratori Appunti di Bellinzona e Seriarte di Giubiasco. Specializzati nella realizzazione di prodotti stampati di ogni genere, hanno congiuntamente raccolto la sfida e promosso la nascita del calendario attraverso tutte le sue fasi, dalla produzione dei disegni al progetto grafico, dalla stampa all’allestimento manuale. A pagina 49 di questo numero di «Azione» vi presentiamo in dettaglio il nuovo, originale progetto che mostra nuovamente e concretamente i frutti di una collaborazione importante e socialmente significativa.
Tiratura 101’035 copie
Abbonamenti e cambio indirizzi Telefono 091 850 82 31 dalle 9.00 alle 11.00 e dalle 14.00 alle 16.00 dal lunedì al venerdì fax 091 850 83 75 registro.soci@migrosticino.ch
Inserzioni: Migros Ticino Reparto pubblicità CH-6592 S. Antonino Tel 091 850 82 91 fax 091 850 84 00 pubblicita@migrosticino.ch
Costi di abbonamento annuo Svizzera: Fr. 48.– Estero: a partire da Fr. 70.–
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 26 ottobre 2015 ¶ N. 44
3
Società e Territorio Il progetto «Cittadinanze» Nata come pagina on line oggi è un luogo di scambio e di ascolto. Intervista a Massimo Daviddi
I Mondiali dei senzatetto Lo scorso di settembre in Olanda si è svolta la Homeless World Cup, vi hanno partecipato anche tre ticinesi pagina 6
Calcio, progetti per il dopocarriera Uno studio della Fifpro dice che molti ex giocatori soffrono di ansia e depressione, ma in Ticino gli sportivi come vivono dopo aver appeso le scarpe al chiodo? pagina 8
pagina 5
Dare forma alla fantasia Parchi giochi Dal 2009 il Fondo Sport-toto
finanzia i Comuni che vogliono ristrutturare o creare oasi ricreative
Stefania Hubmann Da semplice area di gioco destinata ai bambini a oasi ricreativa per la famiglia con funzione sociale e di promozione della salute attraverso il movimento. Anche nella nostra regione l’evoluzione negli ultimi decenni del parco giochi è specchio delle nuove esigenze della società. Comuni e patriziati, principali enti proprietari di questi luoghi, da alcuni anni intervengono con nuove costruzioni e ristrutturazioni per renderli più attrattivi. Questi progetti, che puntano ora anche sull’integrazione delle persone disabili e sull’esercizio fisico all’aperto degli adulti, sono favoriti dalla possibilità di far capo a contributi speciali del Fondo Sport-toto nell’ambito della «Campagna parchi giochi» lanciata dal Cantone nel 2009. Proposta dall’Ufficio fondi Swisslos e Sport-toto del Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport, l’iniziativa ha quale obiettivo dichiarato di «contribuire a combattere il sovrappeso e l’obesità di bambini e adolescenti e di diminuire le conseguenze della carenza di esercizio fisico in queste fasce d’età». Muoversi divertendosi quando si è piccoli, significa crescere con una sana abitudine a praticare un’attività fisica regolare. Il progetto cantonale, giunto alla terza edizione, prende in considerazione, oltre ai parchi giochi, campetti di gioco, campi polivalenti (calcio, basket, inline hockey) e infrastrutture simili (skatepark, ecc.) accessibili al pubblico gratuitamente in ogni momento della giornata. «La somma a disposizione per i contributi del triennio 2015-2017 è, come per le precedenti campagne, di due milioni di franchi», precisa il Capo dell’Ufficio fondi Giorgio Stanga. «Per ogni progetto, sia esso una nuova costruzione o la ristrutturazione di un’area di svago esistente, la partecipazione alle spese ammonta al massimo al 50% dei costi complessivi sussidiabili per un importo che in ogni caso non supera i 30mila franchi. Da rilevare, però, che il regolamento prevede la possibilità di finanziare la realizzazione di più progetti nel medesimo Comune in proporzione alla popolazione residente. Inoltre, i Comuni che hanno beneficiato di sussidi durante le campagne precedenti possono avanzare nuove richieste per altri progetti».
Giorgio Stanga rileva come il riscontro da parte dei Comuni sia ottimo grazie anche al contatto diretto. «All’inizio di ogni campagna scriviamo a tutti i municipi, informandoli del sostegno offerto dal Cantone. Soprattutto per i piccoli Comuni si tratta di una chance per concretizzare i loro progetti». La lista delle realizzazioni dimostra che i crediti della «Campagna parchi giochi» vanno a beneficio di tutto il territorio ticinese, dalle città alle periferie, ai Comuni delle valli. Nel caso in cui siano i patriziati o altri enti a promuovere l’operazione, il Comune può cedere loro il contributo. La collaboratrice dell’Ufficio fondi Marika Zola, che verifica sul posto i lavori, fornisce i dettagli sul numero degli interventi. Dal 2009 a oggi sono stati presentati 174 progetti da parte di 94 Comuni; 140 riguardano parchi giochi e 34 campi di gioco. In due terzi dei casi si tratta di ristrutturazioni, mentre in un terzo di nuove costruzioni. Cadempino, Comano, Faido, Gambarogno, Isone, Maggia, Melide, Pianezzo, Ronco sopra Ascona, Terre di Pedemonte e Vernate sono i Comuni che si sono attivati quest’anno. In alcuni casi le nuove strutture sono già una realtà, come ad esempio a Melide, dove il parco giochi a tema dedicato ai pirati riscuote grande successo. Anche la proposta di Cioss Prato in Valle Bedretto, pure inaugurata la scorsa estate, ha richiamato numerosi visitatori. La conferma giunge dal blog parchigiochiticino.blogspot.com, l’unico mezzo per avere una visione globale delle strutture che si trovano nel nostro cantone. L’iniziativa è di Petra Pigazzini di Gudo che nel 2011 ha ideato il blog, poi affiancato da una pagina facebook. Entrambi registrano un notevole interesse. Le scoperte della famiglia Pigazzini sono seguite da quasi 2000 persone su facebook e hanno accumulato oltre 200mila visualizzazioni sul blog. Su quest’ultimo sono reperibili quasi 300 parchi giochi con descrizioni e fotografie. «Purtroppo le segnalazioni sono limitate e spesso senza indicazioni precise sull’ubicazione dei parchi», precisa Petra Pigazzini, aggiungendo che «sarebbe interessante poter contare su una maggiore collaborazione, in modo da poter realizzare un vero e proprio sito internet in più lingue e pure una app». Visitando il Ticino di parco in parco, i coniugi Pigazzini e i loro
Il parco giochi a Cioss Prato in Valle Bedretto è stato inaugurato la scorsa estate. (Ufficio fondi Swisslos e Sport-toto)
due figli hanno potuto constatare come questi spazi siano cambiati, diventando veri e propri punti d’incontro, luoghi sociali sia per i bambini sia per le loro famiglie. Alcuni progetti, soprattutto nei grandi centri, sono particolarmente ampi e articolati, con investimenti che superano facilmente i 100mila franchi. Prevedono grill e tavoli per il pic-nic piuttosto che per la merenda o la festa di compleanno. Nuove attenzioni vengono inoltre riservate alle esigenze delle persone disabili (vedi «Azione» dell’8 giugno 2015). Recente la tendenza a completare il parco giochi con attrezzature fitness per gli adulti. Un progetto in tal senso è stato presentato all’Ufficio fondi da parte del Comune di ArbedoCastione. La sicurezza e l’impiego di materiale indigeno sono altri due aspetti importanti della campagna. Affinché riceva il contributo cantonale, il parco
giochi o il campo di gioco «deve essere conforme alle disposizioni di sicurezza previste dalle normative federali e cantonali vigenti. In assenza di norme svizzere fanno stato quelle europee». Il rapporto di collaudo dell’Ufficio prevenzione infortuni (UPI) o un documento equivalente va fornito all’Ufficio fondi unitamente ai conti consuntivi in occasione del sopralluogo finale. Le disposizioni UPI prevedono anche controlli annuali. Queste verifiche, come pure la manutenzione ordinaria, sono di competenza e a carico degli enti proprietari. Il Cantone richiama inoltre l’attenzione sulla possibilità di utilizzare legno di castagno per la costruzione dei giochi. L’Ufficio della selvicoltura e del Demanio offre da parte sua progettazione e direzione lavori gratuite. «Questa consulenza – spiega Emilio Roncelli – è iniziata già negli anni 90. Oggi le richieste annuali sono quattro o cin-
que. Il vantaggio, oltre all’impiego di materiale indigeno, è di progettare una struttura ad hoc, in sintonia con la posizione del parco e la morfologia del terreno. Due esempi significativi sono il parco di Mornera (sopra Monte Carasso), dove la struttura principale richiama gli alberi circostanti, e il progetto di Gambarogno che sarà realizzato vicino al porto e si riallaccerà quindi al tema delle barche». La fantasia in questi casi non ha limiti ed è trasformata in realtà da alcune aziende forestali cantonali che si sono specializzate in questo tipo di produzione. Un’opportunità, rileva ancora Emilio Roncelli, per continuare un’attività, quella della lavorazione del legno di castagno, confrontata con la diminuzione delle richieste. L’invito ai Comuni è dunque quello di adeguare parchi giochi e campi di gioco ai bisogni della popolazione con un occhio di riguardo all’ambiente e all’economia locali.
30% SULL’ABBIGLIAMENTO PER BEBÈ E BAMBINI.
30% 13.30 invece di 19.– Tutto l’abbigliamento o tutte le scarpe per bebè o bambini per es. maglietta a maniche lunghe da bambina Bio Cotton, laguna, tg. 104, il pezzo In vendita nelle maggiori filiali Migros. Dall’offerta sono esclusi gli articoli SportXX, la bigiotteria, le cinture, gli articoli M-Budget e quelli già ridotti. OFFERTA VALIDA SOLO DAL 27.10 AL 2.11.2015, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 26 ottobre 2015 ¶ N. 44
5
Società e Territorio
Affinché le isole diventino arcipelaghi
Biotin-Biomed forte In caso di disturbi della crescita di capelli e unghie ®
Incontri Massimo Daviddi e il progetto
«Cittadinanze»
in seguito a carenza di biotina. Di più di una semplice pagina. Il progetto «Cittadinanze», sviluppatosi in seno all’ACP (Associazione Cultura Popolare di Balerna) è un luogo di scambio e di ascolto. Nata come pagina tre anni fa sul sito dell’Associazione (www.acpnet.org), è diventata ormai una rivista a tutti gli effetti, uno spazio di confronto e apertura. Grazie alla sezione «testimonianze», i lettori vengono a conoscenza di storie di margine e diversità, di modi creativi di far fronte alle difficoltà dell’esistenza. Nella sezione «Block Notes», invece, sono inseriti gli appuntamenti e gli eventi culturali, allo scopo di tracciare linee fra eventi sul territorio. Per usare le parole di Reto Medici, direttore dell’ACP, «Cittadinanze ascolta le persone, pubblica opinioni e storie. Parla di incontri e manifestazioni per costruire un diverso mondo possibile». Abbiamo chiesto all’ideatore e responsabile del progetto, Massimo Daviddi, poeta e collaboratore della «Regione», di spiegarci quale spirito animi questa originale pagina on line. Massimo Daviddi, perché cittadinanze, al plurale?
Usiamo il plurale perché siamo convinti che non ci sia un’unica cittadinanza, ma diverse cittadinanze. Oggi i cittadini e la società si stanno muovendo per cambiare le prospettive dal basso, a tal punto che questi gruppi anticipano per certi versi le scelte politiche, e con esse quelle culturali. La cittadinanza diventa quindi un movimento dal basso, molto legata alla salvaguardia dell’ambiente e dei beni comuni. Questo passaggio d’epoca così difficile e critico, in fondo, ha il merito di aver messo in moto persone che lavorano in direzione del rinnovamento. Nella rivista raccogliamo diverse testimonianze che sono perlopiù pratiche di vita e servono a passare il messaggio che la cittadinanza nuova non si forma attraverso un’esperienza generale che condiziona tutte le altre, ma per il tramite di tante piccole esperienze, diverse, che però hanno qualcosa in comune: il bisogno di cambiamento.
fra queste l’ha colpita di più come esempio di resistenza, civiltà e umanità?
Mi ha colpito la vita e la visione di Don Gallo, che ho conosciuto a Genova anni fa. Lui è riuscito dal basso, da quella parrocchia di San Benedetto al Porto, a raccogliere attorno a sé tossicodipendenti, emarginati, prostitute, tutti quelli che noi chiamiamo i «rifiuti della società». L’ha fatto con grande determinazione e con l’idea che non possiamo chiamarcene fuori, perché l’altro sono io, mi fa da specchio. Questo ha dato la possibilità a molte persone di trovare un nome, la dignità e una nuova prospettiva di vita. Se invece dovesse fare un esempio riguardo al nostro cantone? Quale esperienza ha catturato il suo interesse per valore umano e capacità di avere una ripercussione sul territorio?
Quella di Casa Astra. È un luogo dove in qualche modo i confini fra dentro e fuori sono ridiscussi e rimessi in gioco. Si tratta di uno dei modi più interessanti per ragionare nei termini di un nuovo concetto di cittadinanza: nessuno di noi può dire che il margine non gli appartiene, ma tutti possiamo ricostruire una solidarietà partendo dal basso e lavorando insieme per un’idea di vita che non sia così negletta e definitiva. Quanta emarginazione c’è in Ticino? Viene percepita nel modo giusto?
Così come quando parliamo di benessere spesso ci riferiamo al PIL, criticato da molti economisti, spesso quando parliamo di emarginazione ci riferiamo a persone che hanno perso il lavoro, disoccupati e persone in assistenza o in cerca dell’identità. Ma l’emarginazione non è solo quella legata all’esclusione dal lavoro, ha a che fare col poter essere quello che si è, con l’autoconsapevolezza. Sono emarginate le solitudini, sono emarginati quelli che «vivono nell’isolamento», come dice Marc Augé. Anche dove c’è ricchezza e abbondanza viviamo isolati l’uno dall’altro, come se fossimo delle isole. Ebbene, il progetto di «Cittadinanze» vorrebbe che le isole diventassero arcipelaghi. Come fare? Trovando punti in comune, che oggi sono più sensibili rispetto a prima.
In questi tre anni è riuscito a individuare quali sono i temi che coinvolgono di più i cittadini? E i loro sogni, le loro speranze? Le loro rabbie?
Le faccio una domanda un po’ provocatoria: come crede sia possibile unire le isole attraverso una rivista on line?
Ho intercettato in molte persone il desiderio di uscire dalla cultura della globalizzazione fine a sé stessa. Le persone vogliono vivere esperienze autentiche, valoriali e personali. Trovo sensato quello che Aldo Bonomi diceva anni fa, ovvero che il globale viene riletto dal locale.
Questo progetto non ha certo la pretesa di essere una scatola magica; Internet però ha molte potenzialità, soprattutto se utilizzato nel modo giusto. Penso che una rivista che ha con grande umiltà l’idea di sostenere le culture dal basso possa avere all’interno del mare magnum della rete uno spazio un po’ originale, che non vuole essere consumistico (non ci interessa quanti lettori al giorno abbiamo), ma tende alla creazione di una comunità di persone. Non ci fermiamo qui: l’ACP ha un’agenda cartacea che esce quattro volte all’anno e che da un po’ di tempo si è arricchita di alcuni dei nostri contenuti. Da quest’anno, inoltre, abbiamo avviato una collaborazione con Film Studio di Varese e abbiamo proiettato, nella nostra sede di Balerna, tre documentari legati ai temi ambientali, cui è seguita una proficua discussione. Siamo stati presenti anche ad Arzo nella Corte delle Cittadinanze dove abbiamo fatto conoscere il nostro percorso. L’idea è che il contatto reale con le persone cresca e si intersechi ai contenuti pubblicati on line. Bisogna recuperare il senso della speranza e della fiducia, ascoltando tutte le voci, non solo qualche voce del coro.
In questi anni ha raccolto molte storie e sentito molte voci: quale
Massimo Daviddi. (acpnet.org)
biotina.ch
1 compressa 1 volta al giorno n Diminuisce la caduta dei capelli n Migliora la qualità di capelli e unghie n Aumenta lo spessore di capelli e unghie
Si prega di leggere il foglietto illustrativo. Disponibile nelle farmacie e drogherie. Annuncio pubblicitario
Laura Di Corcia
Biomed AG, 8600 Dübendorf © Biomed AG. 09.2015. All rights reserved.
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 26 ottobre 2015 ¶ N. 44
6
Società e Territorio
«Storie di calci» Senzatetto In Olanda si sono svolti dei Mondiali di calcio del tutto speciali il cui scopo più che sportivo è sociale Sara Rossi Guidicelli Il Re d’Olanda calcia la palla e iniziano i Mondiali. Sul campo, in centro ad Amsterdam, i giocatori, 4 contro 4. Sono signori e signore di qualsiasi età, non sono in piena forma fisica, non hanno il loro parrucchiere personale né la stanza in albergo di lusso con massaggiatore privato: sono i senzatetto del mondo, i giocatori dei Mondiali di settembre 2015, che hanno giocato a calcio per darsi la possibilità di una nuova vita. E il calcio d’inizio glielo ha dato nientemeno che il Re d’Olanda.
La Homeless World Cup esiste dal 2002, quest’anno vi hanno partecipato anche tre giocatori ticinesi La Homeless World Cup è un torneo internazionale a scopo sportivo e sociale che esiste dal 2002 e che si svolge ogni anno in una nazione diversa. Vi partecipano 48 Paesi, ognuno con la sua associazione di riferimento e il suo progetto: riabilitazione di persone che stanno uscendo dalla dipendenza, aiuto ai senzatetto, a ex carcerati, a vittime di violenza domestica, e così via. In sostanza, giocano persone che in qualche modo sono affette da esclusione sociale. Emarginate. Sregolate. Senza un tetto, in senso figurato. Ed ecco che lo sport, il calcio, gli allenamenti, la trasferta, il torneo, diventano tutti modi per cambiare qualche cosa. Le statistiche dicono che l’80 per cento di chi ha partecipato in questi anni ai Mondiali dei senzatetto è riuscito a modificare la propria vita in meglio. Negli anni, sono state raccolte moltissime testimonianze, che si possono leggere sul sito della Homeless World Cup o sulla loro Rivista che esce ogni anno durante i Mondiali. «Mia figlia è venuta a vedermi e mi hanno permesso di riprendere contatto con lei», racconta uno. «Io mi sono sentito accettato, parte di una squadra, come mai mi era successo prima. E così ho sentito che avevo il potere di prendere in mano la mia vita e che giocare a calcio mi piaceva moltissimo. Oggi aiuto la mia associazione a proseguire con questo bellissimo progetto», dice un altro. «Io ho semplicemente smesso di fumare, ma per me non è un traguardo qualsiasi: sono sempre stata in balia di qualsiasi debolezza, incapace di regolarmi o di prendere decisioni in favore della mia salute. Spero sia solo l’inizio». Autostima, vitalità, obiettivi da raggiungere. Questo quello che si trova alla Homeless World Cup. Oltre a
Ritrovare la grinta in campo ma soprattutto fuori dal campo. (Ricardo Torres/ REC)
risultati insoliti, come l’Afghanistan campione del mondo, la Scozia che straccia il Brasile e la Svizzera che come se niente fosse si classifica davanti a Italia e Germania. In campo invece si vede gente di mezza età che gioca per il primo anno della sua vita e ce la mette tutta. Uomini e donne spesso stanchi, malandati, magrissimi o in sovrappeso, che tirano fuori una grinta, una gioia e un’energia impensabili. Persone che «fino a poco tempo prima passavano le loro giornate in un letto imbottiti di farmaci e invece adesso stanno vivendo un’esperienza così piena ed emozionante con i loro cinque sensi». In Olanda ha giocato anche la nazionale Svizzera della quale quest’anno hanno fatto parte tre ticinesi della squadra Azatlaf, che da 11 anni si allena con Yvan Gentizon, ex giocatore professionista del Lugano, che dopo una bella carriera si è riconvertito nel mondo del sociale. «Io ho avuto la fortuna di poter seguire la mia passione e addirittura, per un periodo, di farne la mia professione. Mentre studiavo alla Supsi ho poi avuto voglia di dare questa possibilità anche ad altre persone, che non hanno avuto questa opportunità», spiega. «Il calcio è in grado di dare moltissimo, in quanto attività che richiede impegno e costanza. Forma uno spirito di squadra, di solidarietà, molto importante, permette di lavorare sui concetti di vittoria e di sconfitta e non da ultimo allena anche la parte
fisica». Con Azatlaf allenatori professionisti e infermieri si uniscono per coniugare insegnamenti sportivi e abilità più personali, comportamentali e sociali. «Quest’anno è successa una cosa bellissima: abbiamo collaborato con Surprise Strassensport, un’associazione svizzera che fa leva sui principi dell’animazione socio-culturale per la reintegrazione di persone fragili, per partecipare ai Mondiali d’Olanda e con il team della Rec, che ha seguito i nostri allenamenti a Tenero, le selezioni per la Nazionale e la trasferta ad Amsterdam». La Rec è un’associazione con sede a Lugano, che si occupa di progetti audiovisivi ma anche di interventi che sono «a cavallo» fra audiovisivo, formazione e socialità. Ne fanno parte anche Daniel Bilenko, Ricardo Torres e Adriano Schrade, che l’anno scorso si sono imbattuti nella bella storia della Homeless World Cup e sono stati proprio loro a proporre ad Azatlaf di partecipare alle selezioni per i Mondiali: Max, Julien e Bruno, tre ticinesi, sono stati scelti e a settembre hanno giocato ad Amsterdam. Il documentario che la Rec sta preparando per «Storie» alla Rsi è previsto per la primavera prossima e parlerà di «calci», spiegano Bilenko e i suoi collaboratori, «quelli che dai e quelli che ricevi, nella vita come sul campo». Yvan Gentizon ha seguito la parte dei premondiali e poi i primi giorni di
trasferta olandese. Per la nostra squadra è stato come nei film epici: all’inizio c’erano condizioni meteo sfavorevoli; un diluvio che giorno dopo giorno si abbatteva sull’Olanda; i nostri sempre più stanchi e demoralizzati. Non si può dire che i primi giorni facessero molti goal... poi, dal giovedì in avanti fino all’ultima partita, si è assistito a una risalita fenomenale. Quel giorno sono arrivati i parenti, gli amici, una morosa, gli educatori delle varie associazioni a cui aderiscono in patria i nostri giocatori. E da lì hanno cominciato a vincere. Uno dei ticinesi, Max, ha compiuto una doppietta che ha mandato in visibilio la squadra e il suo tifo. Alla fine la Nazionale è arrivata seconda... del suo girone. Ma poco importa. Non si è lì per ottenere una coppa: in questo ambiente gioie e dolori sono di ben altro tipo che un punteggio agonistico. L’importante è – per una volta non retoricamente – partecipare, nel senso di «far parte» di qualche cosa. Conoscere sé stessi. Superare sé stessi. Diventare ambasciatori del proprio Paese, tornare e raccontare i Mondiali. «A me è rimasta un’impressione di festa molto bella, che va al di là delle partite e dei risultati sportivi», racconta Gentizon. «Non ho potuto restare fino alla fine ma i miei ragazzi al telefono mi hanno raccontato che erano felici di aver partecipato a un evento così: prima si chiedevano cosa andavano là a fare, si preoccupavano della loro
di interni e vanta già 25 mila iscritti provenienti da 92 Paesi del mondo. Si chiama Cocontest e di recente è entrata a far parte di «500 startups», uno dei più grandi acceleratori d’impresa statunitensi. Ma come funziona? Basta andare sul sito (www.cocontest.com), iscriversi e dire quali sono esattamente le proprie esigenze, quale il budget a disposizione e fissare una data entro la quale volete ricevere il progetto. Più è dettagliata la richiesta, meglio è. Nel giro di una settimana arriveranno le prime offerte di professionisti, arredatori e architetti da tutto il mondo, a voi la scelta del progetto migliore. Per avere un’idea più concreta, sul sito si trovano i progetti già realizzati che spaziano dalla ristrutturazione e arredamento di spazi abitativi come la cucina, a progetti per spazi esterni come
giardini o terrazze, alla progettazione di abitazioni. Trovo sia fenomenale e specchio del nostro tempo leggere la richiesta con le rispettive indicazioni per un progetto in spagnolo da parte di Valeria Meira e scoprire che la disegnatrice d’interni ad essersi aggiudicata il primo posto è la russa Daria Kopeva. Nel suo Paese, l’Italia, Cocontest è stato denunciato all’Antitrust dal Consiglio Nazionale degli Architetti perché diffonderebbe, a danno dei consumatori, informazioni ingannevoli sulla categoria degli architetti, violando le leggi italiane e le direttive europee che regolano il rapporto tra professionisti e clienti. Inoltre, secondo il Consiglio, Cocontest fornirebbe solo idee di progetti, senza però verificare se si tratta di so-
condizione fisica, poi sono tornati apprezzando soprattutto il fatto di aver fatto parte di una squadra, di essere stati accettati all’interno di un gruppo, nonostante le difficoltà linguistiche. Gli altri infatti parlavano svizzerotedesco, ma alla fine si sono capiti a gesti, sguardi, abbracci, qualche parola. Penso sia stata un’esperienza molto ricca e vorrei che proseguisse». Gentizon sta mettendo in piedi in questi giorni un comitato che dia corpo (e base finanziaria) al progetto Azatlaf. «Le idee sono tante e varie. Penso che sarà difficile organizzare un’edizione dei Mondiali da noi, soprattutto a causa dei visti che avrebbero bisogno i giocatori delle varie squadre, però si potrebbe sviluppare la collaborazione con Surprise per continuare a fare tornei di streetsoccer (calcio di strada)». Anche i documentaristi della Rec sono tornati entusiasti da Amsterdam. «Era un banchetto, una gioia per l’anima, un’emozione», raccontano. «Chi non ha niente da perdere ha più facilità di contatto, si dà agli altri con più generosità e semplicità ed è sicuramente molto più fair-play di quello che vediamo di solito nel gioco del calcio. Una ragazza argentina a cui abbiamo chiesto cosa si portava a casa di questa esperienza ci ha detto: un grande abbraccio». Ce ne eravamo forse dimenticati, ma il calcio può veramente essere un modo di stare insieme, giocando. Semplicemente.
La società connessa di Natascha Fioretti Cocontest: progettare non è mai stato così facile e accessibile
Avevamo già sentito parlare di Uber, l’azienda di San Francisco che fornisce servizi di trasporto automobilistico privato tramite un’applicazione software mobile che collega senza filtri passeggeri e autisti, oppure di diversi servizi di car sharing come Bla bla car che stanno rivoluzionando il mercato della mobilità ma soprattutto stanno cambiando le nostre abitudini quotidiane. Se la mobilità è uno degli aspetti centrali del nostro vivere, ancora di più lo è la nostra casa, il nostro abitare, quel luogo che vorremmo rispecchiasse esattamente i nostri gusti, che fosse funzionale alle nostre esigenze, originale, spazioso… ma tutto questo ha un costo non sempre accessibile. Inoltre, per chi non è del settore, è
anche difficile trovare l’interlocutore giusto, competente e preparato ma, soprattutto, in grado di interpretare le nostre esigenze e di consigliarci al meglio. Per questo molto spesso abbandoniamo i sogni e ci immergiamo nel nuovo catalogo di un normale negozio di mobili affidandoci alla nostra creatività e al nostro senso del gusto. Per il resto chissà, forse ci sarà occasione in un’altra vita. O forse no, ancora in questa, grazie ad una start up romana la cui sede legale da aprile è a San Francisco, fondata nel 2013 da tre giovani italiani: Alessandro Rossi, architetto di 27 anni e i fratelli Filippo e Federico Schiano di Pepe. In sostanza si tratta di una piattaforma in crowdsourcing che mette in rete contemporaneamente un centinaio di professionisti e di disegnatori
luzioni architettoniche fattibili. Nel frattempo la start up romana è approdata negli USA e in un’intervista a «Corriere Innovazione», uno dei fondatori ha sottolineato la grande differenza di reazione tra il mercato italiano e quello statunitense: «Nel nostro Paese dal 2013 a oggi abbiamo racimolato 130 mila euro. Arrivati negli Usa ci siamo trovati di fronte a un mercato completamente diverso, fatto di billion company che investono miliardi di dollari in ricerca e sviluppo. In poco tempo abbiamo quasi quintuplicato il valore del nostro capitale, convincendo una serie d’investitori internazionali a scommettere sul nostro business». Non c’è da stupirsi se ora tra le prossime mosse ci sia l’intenzione di aprire la sede principale dell’azienda a San Francisco.
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 26 ottobre 2015 ¶ N. 44
8
Società e Territorio
Una vita da mediano, e poi? Calcio Uno studio del sindacato mondiale dei calciatori sottolinea
come molti ex giocatori soffrano di ansia e depressione. In Ticino come si vive il dopocarriera? Lo abbiamo chiesto a tre sportivi Paola Bernasconi Quando pensate ai calciatori ticinesi, scordate gli stereotipi. Niente Balotelli, per intenderci, ma tanti ragazzi normali, che sognano inseguendo un pallone, giocano qualche anno, e poi voltano pagina. Ragazzi come tutti, che quando decidono di crearsi una famiglia, entrano nel mondo del lavoro, incontrano qualche difficoltà, non però superiori a quelle di chiunque in questo periodo. A creare problemi, spesso, è l’esperienza, anche per chi cerca un part-time da affiancare allo sport. «In Ticino ho avuto a che fare solo con un paio di casi, ma in generale sono persone che cercano un 20-30% ed è davvero difficile. Li incoraggiamo a provare a fare delle esperienze. In che ramo trovano occupazione? Sono molteplici, e molti svolgono un apprendistato o seguono degli studi universitari», ci spiega Klaudia Kaufmann, che per l’agenzia di collocamento Adecco è responsabile di un progetto che aiuta gli sportivi di livello internazionale nel trovare lavoro. Quasi tutti, non lasciano totalmente il calcio. «È la dimensione ludica della vita», ritiene lo psicologo Diego De Gottardi. A suo avviso, «dedicarsi completamente all’attività sportiva professionistica senza immaginare un percorso professionale può sembrare irresponsabile. Ci possono essere l’insicurezza riguardo il futuro e il doversi ricostruire una carriera. Difficoltà queste in ambito sociale, che hanno ripercussioni sulla vita personale e relazionale dell’ex-atleta. Ciò che prima dava sicurezza e significato alla vita non esiste più. La sfida è quella di una sorta di morte e rinascita. Alcuni non ce la fanno, abbiamo visto atleti che affondano in uno stato di depressione». Una situazione, così descritta, che unita ad uno studio di Fifpro, il sindacato mondiale dei calciatori, che parla di una percentuale del 38% di ex calciatori colpiti da problemi d’ansia e
depressione, compresi disturbi del sonno e addirittura abuso di alcol, appare difficile. Interpelliamo tre ex calciatori professionisti e sbarrano gli occhi: sono dati molto lontani, per fortuna, dalla loro esperienza. «Può capitare a chi ha giocato ai più alti livelli, davanti a 40mila persone, dove l’adrenalina è a mille, da noi ci sono le emozioni ma non quella notorietà», afferma Sandro Reclari, ora al Castello.
Sandro Reclari, Michele Maggetti e Mirko Quaresima raccontano come hanno preparato la loro «nuova vita» D’altronde, c’è durante la carriera la consapevolezza che prima o poi la vita cambierà. «Ho potuto esercitare come lavoro la mia passione, poi sai che devi cambiare e lo vedi come un periodo in cui ricominci», racconta Michele Maggetti, attualmente al Locarno. Lui ha studiato da ingegnere elettronico, ora lavora come impiegato. «Nel mio ramo, sempre in evoluzione, dopo 10 anni senza lavorare, è difficile entrare. Il trucco sta nel non aspettare il dopo professionismo. Quando mi sono reso conto di essere vicino a fine carriera ho iniziato a pensare a cosa fare, guardandomi in giro, per non arrivare impreparato». «Sapevo che prima o poi avrei dovuto iniziare a lavorare, perché col calcio non ho fatto abbastanza soldi. Al momento in cui mi sono sposato, la mia vita è cambiata e il calcio non bastava più», conferma Mirko Quaresima, giocatore dell’Arbedo. «La preoccupazione per il dopo ho cominciato ad avvertirla ad una certa età, e la paura di come fare a vivere dopo penso sia normale». Giocava nel Chiasso, e nel mentre ha trovato lavoro in una ditta di trasporti. «Andando a lavorare e giocando assieme inizialmente la stanchezza si faceva
sentire, poi ho preso ritmo e tutto si è aggiustato». Un passaggio spesso non facilissimo, in cui, ci tiene a precisare Sandro Reclari, ex capitano dei rossoblu, «è importante la presenza dei propri familiari, che per me non sono stati fondamentali: di più! Affiancando il lavoro al calcio, ed anche adesso in cui ho scelto di fare della mia professione l’aspetto prioritario, si inizia una nuova vita, serve un nuovo equilibrio, con orari diversi, e penso sia normale all’inizio avere magari qualche ansia». Maggetti gli fa eco specificando che «per chiunque cominci un nuovo lavoro, anche se fresco di studi, è complicato». Già, gli studi. Ora con la scuola di Tenero e un’iniziativa politica per istituire classi speciali per gli sportivi alle medie, si cerca di aiutare i giovani talenti, ben più di qualche anno fa. Secondo i nostri interlocutori, è comunque importante pensare fin da subito a un’alternativa. «Bisogna essere consci che c’è una vita oltre il calcio. Mi è successo di incoraggiare in tal senso giovani compagni a conseguire quanto meno la maturità. Consiglio di ascoltare i genitori, in questi casi», spiega Reclari. Quindi, magari seguire una formazione universitaria, e continuare a specializzarsi. «Trovo utili corsi come quelli di lingue. Io ho imparato la contabilità, che non conoscevo, e mi è stata molto utile», dichiara Maggetti. Anche con una preparazione, rimane il problema dell’esperienza. Esercitare una professione e assieme giocare non è semplice. «Mi sono occupato di giovani che volevano abbinare il semi-professionismo ad una professione diversa, e la difficoltà era trovare il connubio fra il carico di ore da dedicare all’una e all’altra cosa. Ho incontrato ragazzi che sono arrivati a scegliere il lavoro, non potendo vivere della propria passione, e posso citare un caso di un giovane arrivato ai vertici dell’azienda dove è impiegato, ora dirige 25 persone», narra Riccardo
Michele Maggetti con la maglia del Locarno nel 2013. (Ti-Press)
Calabretta, Branch Manager di Eupro Ticino, una ditta di collocamento che si occupa soprattutto di lavori temporanei (fra le altre del settore che abbiamo contattato, Pemsa e Orizzonte hanno detto di non aver mai avuto a che fare con casi di giocatori). Quali i rami più adatti dove collocare questi ragazzi? «Se si tratta di lavori a turni, è impossibile farli assumere, in settori impiegatizi o assicurativi, dove si possono sfruttare le conoscenze e la flessibilità degli orari, è più semplice». Sandro Reclari, infatti, ha scelto il ramo assicurativo. «È un settore che permette di abbinare calcio e lavoro, per poi divenire quando serve l’attività principale. Grazie alla flessibilità potevo prendere parte agli allenamenti, e il fatto di essere conosciuto mi ha aiutato con i clienti». Sandro racconta di aver svolto, con la sua laurea nell’area linguistica conseguita mentre ancora giocava come professionista, un paio di colloqui non andati a buon fine. «La limitazione per quanto mi riguarda era la disponibilità di ore: tra me che dovevo essere al campo a metà pome-
riggio e altri che garantivano presenza continua, venivano operate scelte diverse». Il pensiero per il dopo è presente nei calciatori in genere, soprattutto nei meno giovani. «Ho un progetto per creare dei campi di calcetto per bambini assieme a mio fratello. Ho due figli e dopo la carriera la vita continua, non sono preoccupato», afferma con serenità il centrocampista del Chiasso Mariano Hassel. Quelle dei calciatori sono, dunque, storie di uomini che si sono messi in gioco, e hanno abbinato passione e carriera. «Ho un diploma, e grazie a degli aiuti ho trovato il mio posto; giocando non ho mai potuto lavorare, e senza esperienza, ora non ti prende nessuno», ammette Quaresima, che, come Reclari e Maggetti, per il bene della sua famiglia ha scelto una via piena di sacrifici. Eppure, loro e tanti altri mostrano che ce la si può fare, e che il calcio è un frammento di vita oltre il quale c’è un futuro tutto da scrivere, senza necessariamente cedere all’ansia e alla depressione.
Le donne del Mendrisiotto Biografie Presentati i risultati della seconda tappa della ricerca storica promossa
dall’Associazione Archivi Riuniti delle Donne Ticino Elena Robert Tracce di donne è un progetto di storia al femminile, nato per far conoscere e valorizzare l’operato di persone che nel XIX e XX secolo si sono distinte lavorando in Ticino in ambito educativo, socio-assistenziale, culturale, politico, della creatività artistica e letteraria. L’Associazione Archivi Riuniti delle Donne Ticino (AARDT) con sede a Melano, sta intraprendendo un percor-
so impegnativo per rendere visibile sul web, nel sito www.archividonneticino. ch, profili di donne interessanti. Nel progetto («Azione» 20.10.2014) sono coinvolte giovani storiche e storici ticinesi. Il punto di partenza è la raccolta di fondi documentari e di preziose testimonianze orali, fonti per lo più inedite che sono studiate prima di diventare biografie essenziali. Una cinquantina sono già consultabili on line: dall’autunno scorso, relative a trenta donne
Lavori manuali con la maestra Lisa Cleis-Vela (1901-1988). (AARDT/Fondo L. Cleis-Vela)
del Luganese e da alcune settimane, di venti donne del Mendrisiotto e Basso Ceresio. Il progetto avanza: le biografie del Bellinzonese e valli e del Locarnese e valli andranno ad aggiungersi alle prime nell’autunno del 2016 e entro la fine del 2017. All’importanza di questo lavoro hanno creduto, sostenendolo finanziarmente, i quattro Enti regionali per lo sviluppo, diversi Comuni ticinesi, il Percento culturale Migros Ticino, fondazioni e privati. Per il Mendrisiotto e Basso Ceresio si rilevano diversi profili di chiassesi e di donne attive nel campo dell’educazione. A cominciare dalla pedagogista Angelica Cioccari-Solichon, scomparsa nel 1912, sostenitrice dell’istruzione pubblica e delle ragazze, la prima in Ticino a scrivere nel 1855 un manuale scolastico di economia domestica. Vi fu chi, come Angelina Bonaglia, vissuta fino al 1954, partecipò al movimento di rinnovamento della scuola, e, tra chi aderì al metodo Montessori, Assunta Durini, scomparsa nel 1964, prima maestra dell’asilo comunale di Caneggio, che lo adattò alla realtà locale. Lisa Cleis-Vela
è ricordata come la maestra che puntò sulla creazione di arazzi rustici quale metodologia didattica: trascrisse anche favole, leggende e cantilene. Interessi storici e etnografici furono manifestati da Giuseppina Ortelli-Taroni, vissuta fino al 2003, autrice di diverse pubblicazioni. In campo creativo si distinsero tra le altre Germaine Chiesa-Petitpierre, promotrice del ricamo artistico a Sagno e del lavoro femminile a domicilio e la pianista Fernanda Gianella; la chiassese Anita Nespoli e Irma RussoGiudici, vissute fino alla seconda metà del Novecento, furono artiste. E poi Rezia Tencalla Bonalini (1906-1986), il cui fondo (in fase di riordino) è depositato all’AARDT: giornalista, lottò in favore del suffragio femminile e fu tra le donne più attive del Movimento sociale femminile. Tra le più vicine a noi vanno ricordati l’impegno di Maria GhioldiSchweizer, deputata al Gran Consiglio e di Flora Ruchat-Roncati, architetto e prima donna a diventare professore ordinario dal Politecnico di Zurigo. Determinazione e voglia di mettersi in gioco sono solo alcune delle
peculiarità di queste e altre donne così dinamiche. L’interesse per le loro storie di impegno per la collettività si fa via via più concreto da quando nel 2012 è partito il progetto, i fondi documentari si arricchiscono, la partecipazione dei privati si fa più sentita. Alla presentazione della seconda fase regionale di Tracce di donne, una settimana fa a Balerna alla Polus SA, c’erano un centinaio di persone, riunite nella bella sala che fu refettorio delle operaie della ex manifattura di tabacchi. In segno di riconoscenza a tutte le donne di cui non è possibile scrivere la storia perché la mancanza di fonti non lo consente, non essendoci tracce scritte o orali del loro operato. In attesa che alcune biografie di donne del Mendrisiotto e Basso Ceresio siano raccontate la prossima primavera in un incontro pubblico, si potrà familiarizzare con profili al femminile che hanno fatto la storia del Luganese, sabato 14 novembre alle 14.30 nella Sala del Consiglio comunale a Lugano, con la presidente di AARDT Renata Raggi-Scala e le storiche Manuela Maffongelli e Susanna Castelletti.
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 26 ottobre 2015 ¶ N. 44
9
Società e Territorio Rubriche
Lo specchio dei tempi di Franco Zambelloni Studenti e calciatori Io, e quelli della mia generazione – studenti negli anni Cinquanta del secolo scorso e di un altro millennio –, possiamo ritenerci fortunati: avevamo tempo. Può sembrare una cosa da nulla, e invece è di grande importanza. La scuola d’allora lasciava liberi quasi tutti i pomeriggi. Per farne che? Per studiare, ovviamente; ma anche per giocare, leggere, fantasticare, sognare. Queste considerazioni mi venivano spontanee pochi giorni fa, mentre leggevo nei quotidiani locali l’iniziativa promossa dall’Hockey e dal Football Club di Lugano e definita «Una scuola al passo coi tempi»: la proposta è di istituire classi di scuola media dove le lezioni terminino alle 15.10, in modo che gli allenamenti sportivi degli allievi possano iniziare alle 15.30. La richiesta ha già incontrato un preavviso negativo da parte del DECS, ma viene ora ripresentata. La ritrosia del Dipartimento mi pare corretta, anche se motivata
principalmente dalle complicazioni organizzative che il provvedimento comporterebbe. Io aggiungerei che è una questione di priorità. Se si crede che l’istruzione di base sia importante per tutti, allora le va riconosciuta la priorità su altre esigenze e richieste pure legittime. Occorre prendere atto che la nostra società aumenta costantemente di complessità, e dunque le cose da imparare per essere un cittadino al passo con i tempi sono tante, e sempre se ne aggiungono di nuove: alle discipline tradizionali si sommano lezioni di informatica, quelle sul buon uso dei media, l’educazione sessuale, l’educazione stradale; e poi le «uscite di studio», dal museo della civiltà contadina all’Expo, le settimane sciistiche; e i film da vedere in aula – che poi se ne discute… Insomma, il disordine cresce in modo esponenziale insieme con la quantità d’informazioni
caotiche – e anche in questo la scuola è specchio di una società sommersa da comunicazioni che scivolano via nella prassi quotidiana dello zapping televisivo e della messaggistica incessante. Dunque: da un lato, cresce la valanga d’informazione; dall’altro, aumenta la disinformazione. Sì, perché la povertà di linguaggio, le difficoltà di lettura, l’ignoranza della storia, l’insufficienza in matematica ecc. sono abbastanza comuni, ed è probabile che sia proprio il disordine e la mancanza di tempo a determinare il risultato. Non sarà che avevano ragione i gesuiti di una volta? Quelli che, nelle loro scuole di prim’ordine, avevano come regola «Non multa, sed multum»: non tante cose, ma poche e bene. O non sarà che ha ancora ragione il vecchio Dante? «ché non fa scïenza, / sanza lo ritenere, avere inteso»: aver capito, ma non ricordare, non fa cultura. Ma quel che più mi colpisce (e qui cito
da un quotidiano locale) è che uno sportivo che frequenta le medie «inizia la giornata alle 8 del mattino e la finisce alle 9 di sera. In tutte queste ore non ha ancora fatto i compiti, passato tempo con i suoi genitori e neppure incontrato gli amici». Perbacco, a quante cose si deve rinunciare! A parte i compiti (che non sono rilevanti, la promozione è comunque pressoché garantita), la rinuncia agli affetti non è cosa da poco. Non sorprende che, come ancora riporta lo stesso giornale, si segnalino casi di burnout tra gli adolescenti: la fretta e la saturazione del tempo travolgono fin da giovani. Per questo, dicevo, fortunati noi di una volta che avevamo tempo. Fortunati anche negli studi, perché dedicarsi allo studio richiede calma e tempo adeguati, se si vuole che l’apprendimento sia duraturo. La psicologia dell’apprendimento suggerisce, sia pure per approssimazione, la «regola del 7»: di
un argomento studiato è opportuno un ripasso dopo circa sette ore, e poi di nuovo dopo sette giorni; e poi, magari, qualche settimana più tardi. Allora il ricordo si consolida nella memoria e si può sperare che vi permanga così da costituire davvero un patrimonio culturale. Ma se già non c’è il tempo per fare i compiti quotidiani, come pensare di effettuare simili ripassi? Posso ipotizzare che quegli allenamenti sportivi non siano solo una dura fatica, ma anche divertimento e piacere: in tal caso, il piacere compensa i sacrifici. Ma se poi non ne seguirà una brillante carriera sportiva, il giovane fallito potrebbe ritrovarsi anche senza un’adeguata preparazione scolastica. Si dovrà parlare, allora, non di «una scuola al passo coi tempi» ma, più realisticamente, di una «scuola a spasso»; e al deluso nelle sue speranze di successi calcistici non resterà che tirar calci ai libri scolastici rimasti intonsi.
aperto. Chiede anche al capo, nascosto nella parte di questo vecchio hotelristorante trasformata in pub per scommesse ippiche. «Dice di passare alle otto stasera, una signora ha le chiavi del tempio e viene sempre a quell’ora a bere una birra» mi comunica il cameriere inquieto. Mi bevo un bianchino e per sicurezza vado adesso su al castello dove, tra l’altro, l’ultima castellana, Hélène de Mandrot, ospita nel 1928 il primo congresso internazionale di architettura moderna organizzato da Le Corbusier nonché l’anno dopo, quello del cinema indipendente, con Eisenstein tra i partecipanti. Oggi ospita il museo dell’equitazione. João, il custode-giardiniere, ha le chiavi e mi accompagna. Per fortuna non ho aspettato la signora della birra alle otto alla Croix Blanche, la cappella del Jaquemart non ha niente a che vedere con il tempio e non c’è un passaggio. Le visite qui di solito si fanno su prenotazione dice João; ho visitato il sito e non c’è scritto niente, pubblicizza-
no più che altro l’affitto del castello per i matrimoni. Anche il portale è di quel giallo calcareo della regione. L’interno è neogotico: eccolo, vicino alla vetrata verso la strada, celato in una nicchia con altre figure in piedi, il mio trofeo di caccia. Il cenotafio, va forse detto, è una tomba vuota. Questo bizzarro monumento funerario in onore di François I, Signore di La Sarraz, risale al 1380 circa, ma viene riscoperto per caso, durante dei lavori, solo nel 1835. Era stato murato. Avvicinandosi al cenotafio del cavaliere di La Sarraz (497 m), definito «eccezionale nella storia del macabro dell’Occidente medioevale», si vede subito che lo scultore si è fatto prendere la mano. Quattro anfibi coprono tutto il volto del cavaliere reclinato a braccia conserte, ricoperte a loro volta da lunghissimi vermi che si trovano a percorrere pure le gambe. Quattro enormi rospi umanizzati posti in croce, sembrano invece divorare la parte intima del cavaliere di La Sarraz.
sedi espositive destinate a diventare monumenti dell’epoca. Dove, però, a volte, il contenitore prevale sul contenuto. Tuttavia, anche se gli oggetti in mostra rivestono un interesse relativo, il museo firmato riesce a imporsi per sé stesso. E diventa una meta attraente, in grado di promuovere turisticamente località di secondo piano. Da Bilbao a Valencia a Manchester, gli esempi si sprecano. Ciò che giustifica, ma soltanto in parte, il rimpianto per il museo vecchio stile, silenzioso, austero, frequentato da pochi ma consapevoli conoscitori. Mentre oggi ci si fa strada, fra famiglie con bebé nel marsupio, scolaresche distratte, adolescenti incollati agli schermi interattivi, gruppi di anziani guidati da specialisti che la sanno lunga: insomma una fetta rappresentativa dell’intera società. Alla quale il museo, ormai, si rivolge offrendo le più svariate sollecitazioni. Shopping compreso. Con ciò la sua insostituibile funzione, la sua ragion d’essere, rimane sempre quella di accogliere, proteggere,
decifrare opere d’arte, reperti antichi, utensili, come pure vestigia di animali, esemplari di piante, territori, luoghi d’ogni genere: insomma restituire la vita al passato. Si tratta di un’opportunità aperta a molti, se non a tutti. Basta saperla cogliere. In proposito, come cittadini elvetici, godiamo di una condizione di favore: con un museo ogni 7000 abitanti, ci si trova ai vertici nella graduatoria mondiale. Forse, ecco il rovescio della medaglia, ne abbiamo troppi, magari simili fra loro: lo stesso aratro, la stessa roncola che ricompare da un museo vallerano all’altro. Ma, al di là della moda rurale-bucolica che imperversa, il museo riesce a captare anche temi accattivanti. È il caso della mostra, ideata e curata da Matteo Bianchi che, nel delizioso Museo Züst di Rancate, mette in scena il rapporto «pittura-libro», attraverso la riscoperta di Albert Anker. E con il titolo «Leggere, leggere, leggere!»: che suona come un ordine perentorio, a cui è bello obbedire.
Passeggiate svizzere di Oliver Scharpf Il cenotafio del cavaliere di La Sarraz Nella campagna vodese, tra Losanna e Yverdon-les-Bains, si trova un paesino chiamato La Sarraz. A La Sarraz, racconta la leggenda, viveva un cavaliere valoroso al servizio di un conte con una bella figlia dal cuore freddo della quale s’innamora. Chiesta la mano al padre, lei accetta a patto di ricevere un castello e trecento mucche bianche e nere. Il cavaliere si rivolge ai suoi genitori che gli danno tutto quello che hanno. In cambio, la nuora, incomincia ad avvelenare la vita ai poveri genitori rimasti senza neanche più un bicchiere di latte. Un gelido inverno i due escono affamati dalla loro dimora caduta in malora e vanno a bussare alla porta del magnifico castello del figlio. Vengono accolti ma tenuti a pane e acqua in una torre buia finché un giorno, la moglie, aizza il cavaliere a cacciarli. Una sera di tormenta sono messi alla porta, mentre davanti al camino scoppiettante del salone viene imbandita la tavola. Accanto a una caraffa di rosso, un’invitante
pentola con dentro un salmì di lepre. Il cavaliere versa il vino nei bicchieri di cristallo e brinda. Poi solleva il coperchio del salmì e urla inorridito. Due rospi d’un balzo si sono aggrappati alle guance. La moglie lo fissa con ribrezzo. Nessuno riesce a staccare i rospi dal volto del cavaliere che corre dal cappellano. Confessa i suoi peccati ma il cappellano gli dice che per una cosa così deve rivolgersi al vescovo. Il vescovo, appena vede il volto raccapricciante e sente la storia, gli dice che per un peccato così grande deve andare a Roma dal papa. Il papa gli dice «torna a casa e cerca i tuoi genitori, chiedi perdono e i rospi sul viso spariranno». Giorno e notte il cavaliere cercò i suoi genitori, nessuno sapeva più niente di loro. La moglie intanto era morta per un morso di vipera. Un bel giorno, in un bosco, dentro una capanna per cacciatori, il cavaliere scopre l’abbraccio di una coppia di anziani morti assiderati. S’inginocchiò in lacrime con una montagna che pesava sul cuore, ma
era troppo tardi e visse il resto dei suoi giorni con i due rospi attaccati al volto. Ancora oggi, nella cappella del castello di La Sarraz, una statua ricorda questa storia. Arrivo a La Sarraz un pomeriggio brumoso di fine ottobre alle 15.50. Dalla stazione si vedono già le due torri del castello spuntare dalla chioma di una vecchia quercia. La cappella di Sant’Antonio, costruita ai tempi della peste nel Trecento e detta chapelle du Jaquemart, è sulla strada principale che taglia il paese. Su di corsa per gli scalini, la porta è chiusa. La cappella è attaccata al tempio neoclassico costruito (1837) in pietra gialla locale con un orologio dal quadrante color amaranto, potrei entrare da lì. Porta chiusa anche qui. Chiedo al negozietto portoghese di alimentari ma non sa niente. La farmacia poco più in là neanche, entro allora alla Croix Blanche, sempre sulla strada, dove alloggio. Il cameriere nervoso mi fa strada per la camera e a proposito del tempio mi dice che dovrebbe essere
Mode e modi di Luciana Caglio Musei d’oggi: una discussa popolarità Code, all’esterno, per entrare, e, una volta dentro, la ressa assiepata intorno agli oggetti più importanti e, adesso, anche la foresta dei selfies che disturba la visione dei dipinti più famosi: sono inconvenienti ormai inevitabili che, però, non scoraggiano il popolo dei visitatori di musei. Infatti, continua a crescere. Lo confermano dati statistici recenti e attendibili che fotografano un’evoluzione sorprendente. Lo scorso anno, i 1142 musei della Svizzera hanno registrato 21 milioni di ingressi. Per contro, le sale cinematografiche avevano accolto 13 milioni di spettatori e i teatri 1,6. Si tratta di un sorpasso, a suo modo storico, che non ha mancato
di suscitare reazioni d’incredulità e magari d’ironia. È mai possibile che si preferisca frequentare musei, simbolo di una polverosa cultura tradizionale, piuttosto che cinema e teatri, luoghi destinati invece a un pimpante divertimento attuale? Ora è quel che succede. Di cui, del resto, abbiamo già colto gli indizi. Il più evidente concerne, appunto, il calo dei frequentatori di cinema e relativa chiusura delle sale di proiezione. Non che siano scomparsi i cinefili doc. Ma, molti di loro si sono convertiti al piccolo schermo casalingo che, poi, grazie ai progressi tecnologici, tanto piccolo non è più. E, dopo la tv, sono arrivati socialnet-
Il Guggenheim Museum di New York. (Kwong Yee Cheng)
work, tablet, smartphone, e via enumerando nuovi strumenti in grado di influire sulle abitudini e le scelte dei cittadini-consumatori. Ciò che si è verificato, in modo rilevante, nei rapporti del pubblico con i musei: che evidentemente non sono più quelli che erano stati. Quando, come sosteneva Adorno, ideologo del ’68, «museo=mausoleo», cioè «sepolcri che contengono mummie e neutralizzano la cultura». Una condanna che doveva, poi, essere clamorosamente smentita da una nuova vivacissima stagione nella storia di quest’istituzione. La svolta decisiva risale all’autunno del 1959 a New York, con il Guggenheim Museum di F. Lloyd Wright. Con quell’edificio, il museo cambia faccia, contenuti, ruolo e pubblico esponendosi anche ai rischi impliciti in ogni cambiamento. Si parlò, allora, di «Guggenisation», o «effetto Guggenheim». Sulla scia di quel successo, gli architetti scoprono un ambito in cui cimentarsi, lasciando il segno. Nei decenni successivi, si moltiplicano, su scala mondiale,
® Passez l’hiver en bonne santé aveccon Doppelherz ! i prodotti forma in piena l’inverno Affronta ® ! Doppelherz Aidez votre organisme à renforcer ses défenses naturelles à la al saison froide Dai una mano tuo corpo nella stagione fredda
encon lui l’apporto fournissant de précieuses vitamines, des minéraux et des oligoéléments a besoin. di importanti vitamine, sali minerali e oligoelementi indispensabili dont per il ilbenessere. ® Doppelherz soin delavotre santé de la tête aux pieds! Doppelherz ®A-Z A-Z DEPOT DEPOT prend un dono per tua salute!
Tutta la forza dei due cuori
Doppelherz è in vendita alla tua Migros
E N IO Z U ID R I D % 30 O T T O D O PR , O L O T “ . O A R R O E P Z O Z I D V O S L O À T T I O L A „R U Q A R DI VE
14.00 invece di 20.00 Hakle ® Arctic White 24 rotoli 30% di riduzione
Hakle® è la carta igienica più amata in Svizzera ed è prodotta da decenni a Niederbipp nel Cantone di Berna con in mente le esigenze delle svizzere e degli svizzeri. La scelta a favore di Hakle® si spiega con la piacevole sensazione di igiene assoluta, ma equivale anche a una dichiarazione a sostegno dei posti di lavoro in Svizzera e della vera qualità svizzera. www.mission-oberholzer.ch AZIONE SU TUTTI GLI ARTICOLI HAKLE® I, OFFERTE VALIDE SOLO DAL 27.10. AL 09.11.2015, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK
Hakle è in vendita alla tua Migros.
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 26 ottobre 2015 ¶ N. 44
11
Ambiente e Benessere Africa e comunicazione Un tempo le persone si riunivano sotto un albero per parlare, oggi usano i telefonini
Autostop? No, «Backie!» La nuova moda-turistica che arriva dall’Olanda porta a passeggio i turisti sul portapacchi delle bici
Dal mondo subacqueo Incontro ravvicinato con il luccio: mutevole, discreto, paziente e solitario
Barriere contro gli erbivori Diversi insetti sono riusciti a de-tossificare gli alcaloidi prodotti dai vegetali pagina 22
pagina 17
pagine 14-15
pagina 19
Le mie disposizioni Testamento biologico Redigere le direttive
anticipate non è un obbligo, ma un diritto che permette di esprimerci sulla nostra salute
Maria Grazia Buletti «La grande preoccupazione di ciascuno è quella di sapere che ne sarà dei propri averi dopo la morte, cosa che si può regolare con il testamento giuridico. Preoccupati dell’avere più che dell’essere, difficilmente riflettiamo su quello che potremmo chiamare testamento biologico», così tre anni or sono il primario di medicina interna e membro della commissione etica clinica dell’Ente Ospedaliero Cantonale (Eoc) dottor Brenno Balestra aveva introdotto un pomeriggio informativo sulle Direttive anticipate, ufficialmente regolamentate dal 1 gennaio 2013 nell’ambito del Diritto tutorio federale (articoli 360 – 455) del Codice Civile Svizzero (Ccs). «Sappiamo approssimativamente che prima di allora solo il dieci per cento della popolazione aveva redatto un documento di questo tipo; oggi non disponiamo ancora di statistiche, ma la percezione è che la percentuale sia aumentata proprio perché se ne parla di più. In questo quadro, un aspetto ancora da migliorare concerne l’articolo 372 Ccs che demanda al medico e, per estensione a tutti gli operatori sanitari, il dovere d’informazione e cioè il compito di chiedere al paziente se ha pensato alle direttive anticipate e alla loro eventuale redazione», il dottor Mattia Lepori, specialista Fmh in medicina interna, medicina intensiva e d’urgenza clinica (oggi collaboratore Area medica Eoc) si occupa della formazione sul tema delle Direttive anticipate di medici e personale sanitario e dell’informazione alla popolazione. Egli ci permette di fare il punto della situazione su questo argomento che mette ciascuno di noi di fronte alla consapevolezza dell’impermanenza (ndr.: dal sanscrito, del divenire e dell’abbandono). «Indipendentemente dall’età e dallo stato di salute, ogni persona in grado di intendere e volere può scrivere la propria dichiarazione di ciò che immagina di desiderare per sé stessa in un ipotetico momento in cui una malattia o un incidente dovessero renderla incapace di discernimento o di esprimere la propria volontà», è la definizione delle Direttive anticipate, riportata dall’Opuscolo informativo che l’Eoc mette a disposizione dei pazienti. Le indicazioni rammentano che redigerle è un diritto, mai un obbligo, e che le Direttive possono essere annullate o modificate in qualsiasi momento. Il dottor Lepori aggiunge che questo documento non può però contemplare alcuni punti: «Esse non possono contenere richieste che obbligano il medico a infrangere
la legge, come ad esempio l’eutanasia, perché interverrebbe l’art. 111 del Codice Penale; non si potrà dare seguito all’eventuale rifiuto di provvedimenti sanitari presi in ambito amministrativo o penale: posso scrivere che non voglio sia praticata sul mio corpo un’autopsia dopo la morte, ma se questa è richiesta nell’ambito legale per chiarire le circostanze del decesso, la direttiva non sarà valida». L’argomento rimane dunque molto delicato per una serie di ragioni che abbiamo discusso con il dottor Lepori, dipanando i pro e i contro di quella che potremmo definire come una crescita personale per la quale la legge si fa garante della dignità umana e del diritto alla libertà personale (autodeterminazione). «Innanzitutto non stigmatizziamo chi non vuole calarsi nella redazione delle Direttive anticipate: importante è che medici e personale sanitario sappiano informare su questa possibilità, fornendo gli strumenti necessari per farlo. Per il resto, tutto fa parte di un percorso che potrebbe maturare con il tempo, perché non è semplice immaginare cosa vorrei per me stesso fra un certo numero di anni, quando non potrò più fare ciò che oggi mi è possibile», il dottor Lepori non mette in dubbio la grande importanza di questo documento, ma comprende altresì la difficoltà che la sua redazione potrebbe comportare. Portando ad esempio uno studio effettuato su pazienti divenuti paraplegici in seguito a un incidente, egli ci permette di comprendere la difficoltà di calarci nei nostri panni futuri, in circostanze che oggi possiamo solo immaginare: «Paragonando questo gruppo di paraplegici a uno stesso gruppo di persone con l’uso delle gambe, si è scoperto che il tasso di suicidio nei primi era più basso che nei secondi. Ciò significa che una cosa che oggi mi pare inaccettabile come restare su una carrozzella, domani potrebbe essere vissuta sotto un’inimmaginata prospettiva di accettazione». Da questo esempio emerge l’indubbia difficoltà di calarsi, da persona sana, in un ipotetico futuro in cui sarei ammalato e, magari, non più in grado di dire la mia. «Questo ragionamento risulta meno complicato per un malato cronico, già su un percorso che gli ha permesso gradualmente di riflettere». È chiaro che per le persone non è semplice calarsi nei propri panni futuri per redigere le Direttive anticipate. E per i curanti? Chiediamo al dottor Lepori cosa rappresenta questo documento per gli «addetti ai lavori»: «Per il medico esse
Il dottor Mattia Lepori, specialista Fmh in medicina interna, medicina intensiva e d’urgenza clinica. (Stefano Spinelli)
sono vincolanti e devono essere scrupolosamente rispettate. Qualora fossero ambigue, dovremo fare uno sforzo d’interpretazione, perché la volontà del paziente va assolutamente rispettata». Perciò, al momento della redazione, la persona deve essere molto ben informata e aver maturato la convinzione delle proprie affermazioni. Il ruolo di parenti e famigliari è presto chiarito: «La legge ha permesso di mettervi ordine e, a questo proposito, nell’art. 378 emerge la figura del rappresentante legale: una persona di fiducia, informata e d’accordo con il paziente, che sia a conoscenza delle sue volontà e che, in un
momento di necessità, collaborerà con i curanti affinché le decisioni da prendere siano conformi ai desideri da lui espressi». Il rappresentante terapeutico sarà quindi la persona di riferimento qualora si dovessero prendere decisioni non regolate a suo tempo dal paziente: «Egli dovrà calarsi nei panni del paziente e decidere interpretando le sue volontà». Il carico emotivo di questa figura potrebbe essere alto: «Perciò non bisogna vergognarsi di rifiutare un tale compito, qualora non ce la sentissimo di rappresentare la persona che ce lo chiede», afferma il nostro interlocutore.
Un ventaglio di argomenti che il dottor Lepori così riassume: «Le Direttive anticipate non devono essere un semplice formulario da riempire, non devono essere un obbligo bensì un diritto a esprimersi. Penso che Direttive e rappresentante terapeutico siano molto utili: averle può aiutare, non averle non deve e non dovrà mai essere motivo discriminatorio». Infine: «Ripeto il concetto di non obbligatorietà, perché non devono essere lette come una dimissione di responsabilità da parte del curante». Anche qui, come per tutta la vita, ci pare che equilibrio e buonsenso debbano dunque sempre prevalere.
DI PIÙ NEL SACCO.
I T T O D O R 500 P battibili
a prezzi im
1RQ FRPSUHVL QHO SUH]]R UDIÀJXUDWR VWRYLJOLH GHFRUD]LRQL SHU OH IHVWH FDUDIID WRYDJOLROL 'HWWDJOL VXL SUH]]L VLQJROL VRQR GLVSRQLELOL VX ZZZ PLJURV FK P EXGJHW
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 26 ottobre 2015 ¶ N. 44
14
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 26 ottobre 2015 ¶ N. 44
15
Ambiente e Benessere
Ambiente e Benessere
C’era una volta un saggio che parlava sotto l’albero… Reportage L’Africa, dal tempo delle lettere a quello dei telefonini, passando per le trasmissioni radiofoniche
Fredy Franzoni Ho conosciuto la mia prima Africa, quando comunicare era molto diverso. Era la fine degli anni Sessanta. A quei tempi girando per il nord del continente nero con un pulmino si ricevevano notizie da casa attraverso la poste restante. Prima della partenza si lasciava la lista con le date approssimative in cui si pensava di toccare le principali città del percorso. A casa calcolavano i giorni necessari perché una lettera arrivasse in tempo nel luogo desiderato. Ci si presentava alla sede principale della posta esibendo il passaporto e si attendeva con ansia che il frugare in un cassetto, a volte seccato, del funzionario terminasse con la consegna di una busta con il proprio nome. All’epoca, per chi era studente, telefonare costava una fortuna. Ma quelle tre lettere ricevute in un mese di viaggio erano sufficienti. Poi ho vissuto l’Africa senza linee telefoniche al di fuori delle principali città. Indimenticabile quel convegno radiofonico in cui venivano presentati gli hard disk su cui poter scaricare tutta una discoteca. Un vero e proprio gioiello per noi giovani conduttori radiofonici. Che meraviglia poter soddisfare gli ascoltatori potendo mettere in onda un brano musicale in tempo reale, subito dopo aver concluso la chiacchierata in diretta con l’ascoltatore. Solo uno dei partecipanti rimase
Lo sviluppo della comunicazione tra le genti in Africa ha subito un boom solo di recente. (Alfonso Zirpoli)
indifferente. Gestiva una radio sudafricana. «I nostri ascoltatori non vogliono mai che il brano desiderato venga messo in onda immediatamente». Chi chiamava, molto spesso viveva in campagna. Le telefonate alla propria radio erano effettuate in occasione di una puntata in città. Tra la visita dal medi-
co, gli acquisti, una capatina dai parenti, ci stava anche la telefonata alla radio. Al villaggio non c’erano collegamenti telefonici. Così si calcolava il tempo necessario per il rientro a casa. Ci volevano alcuni giorni, a volte anche più settimane. L’importante era che alla messa in onda della richiesta tutti fossero riu-
niti attorno all’apparecchio radiofonico. Si era a cavallo tra gli anni Ottanta e i Novanta. Più tardi mi avevano stupito gli annunci funebri diffusi dalle radio africane subito dopo le edizioni dei radiogiornali, i momenti di maggiore ascolto dunque. Lunghissime sequenze, che
duravano anche decine di minuti, di nomi di persone decedute, a cui si aggiungeva la lista dei famigliari che ne annunciavano la scomparsa. Un fatto del tutto normale in una realtà in cui i collegamenti telefonici verso le zone rurali erano praticamente inesistenti. Bassissima inoltre la diffusione dei
giornali, non da ultimo a causa dell’analfabetismo. All’epoca, la radio rappresentava ancora l’unico modo per comunicare in tempo utile la scomparsa di un famigliare, amico o conoscente e permettere così a tutti di partecipare alle esequie. Ed eravamo già alla soglia degli anni Duemila. E oggi? In pochissimi anni un balzo di decenni, forse di secoli. I cellulari hanno sostituito in larga misura l’arbre à palabre, il grande albero sotto il quale ci si riuniva per comunicare, discutere, conoscersi e dove le notizie giungevano con i tempi dettati dai ritmi degli spostamenti della gente. L’Africa è diventata un ghiottissimo mercato per le grandi multinazionali della telefonia mobile che attualmente si sta combattendo soprattutto con la lotta delle tariffe. Prezzi irrisori per le comunicazioni con abbonati alla stessa compagnia, prezzi esorbitanti per chi chiama fuori rete. E così tutti si portano in tasca o nella borsetta due, a volte tre, se non ancora di più, telefonini. Uno per ciascun concessionario…! Praticamente tutti i tradizionali piccoli commerci cresciuti negli anni lungo le strade in fragili baracche, accanto ai prodotti di sempre, vendono le ricariche. Ad ogni angolo è possibile acquistare delle carte telefoniche nuove: bastano la fotocopia del passaporto e pochi franchi. Come si comunicherà in futuro nell’Africa moderna? Spariranno gli affabulatori con le loro storie a cavallo tra realtà e magia che sanno magnetizzare la platea degli ascoltatori? Verranno cancellati dalle porte e dalle pareti i disegni che al posto delle parole indicano che lì si possono fare le treccine o che ci si può dissetare? Che fine faranno i cartelloni che con una tecnica, sì, naïf, ma molto efficace, indicano come comportarsi per evitare il contagio dall’Aids? Le radio finiranno per adottare tutte il linguaggio frenetico e sincopato dei
«I cellulari hanno sostituito in larga misura l’arbre à palabre, il grande albero sotto il quale ci si riuniva per comunicare, discutere, conoscersi e dove le notizie giungevano con i tempi dettati dai ritmi degli spostamenti della gente». (Alfonso Zirpoli)
modelli occidentali? E quando ci si saluterà, il mattino ci si prenderà ancora il tempo per chiedere come si è trascorsa la notte, come sta la famiglia, che cosa si farà durante il giorno per concludere chiacchierando del più o del
meno e congedandosi quasi sempre con una risata e una stretta di mano? Domande che non sono il timore di perdere l’Africa delle nostalgie, ma la speranza di mantenerne i caratteri culturali essenziali.
Annuncio pubblicitario
NOVITÀ
PUNTI
20x
Annuncio pubblicitario
NISSAN MICRA N-TEC UNA SBARAZZINA DAVVERO SPECIALE.
NUOVO MODELLO SPECIALE NISSAN MICRA N-TEC 1
FR.
14 490.–
• Incl. sistema di navigazione • Assistenza al parcheggio • Cerchi in lega leggera 16" • Sedili anteriori riscaldabili • Elementi di design N-TEC
NOVITÀ 5.50 Raccard all’aglio a fette, 225 g
LE COMPATTE E MANEGGEVOLI DI NISSAN:
ORA CON LEASING ALLO 0%, * ACCONTO 0% In vendita nelle maggiori filiali Migros. OFFERTA VALIDA SOLO DAL 27.10 AL 9.11.2015, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK
NISSAN MICRA 2 DA FR. 9990.–
NISSAN NOTE 3 DA FR. 12 850.–
NISSAN PULSAR 4 DA FR. 17 690.–
Veicoli illustrati: NISSAN MICRA N-TEC, 1.2 DIG-S, 98 CV (72 kW), 4.3 l/100 km, 99 g/km di CO2, categoria d’efficienza energetica: B, prezzo di listino Fr. 18 090.–, NISSAN MICRA TEKNA, 1.2 DIG-S, 98 CV (72 kW), 4.3 l/100 km, 99 g/km di CO2, categoria d’efficienza energetica: B, prezzo di listino Fr. 19 290.–, NISSAN NOTE TEKNA, 1.2 DIG-S, 98 CV (72 kW), 4.3 l/100 km, 99 g/km di CO2, categoria d’efficienza energetica: A, prezzo di listino Fr. 22 250.–, NISSAN PULSAR TEKNA, 1.6 DIG-T, 190 CV (140 kW), 5.9 l/100 km, 138 g/km di CO2, categoria d’efficienza energetica: D, prezzo di listino Fr. 31 490.–. Veicoli pubblicizzati: 1NISSAN MICRA N-TEC, 1.2, 80 CV (59 kW), 5.0 l/100 km, 115 g/km di CO2, categoria d’efficienza energetica: D, prezzo di listino Fr. 16 290.–, dedotto premio NISSAN TOP di Fr. 1800.–, prezzo netto Fr. 14 490.–. 2NISSAN MICRA VISIA, 1.2, 80 CV (59 kW), 5.0 l/100 km, 115 g/km di CO2, categoria d’efficienza energetica: D, prezzo di listino Fr. 11 490.–, dedotto premio NISSAN TOP di Fr. 1500.–, prezzo netto Fr. 9990.–. 3NISSAN NOTE VISIA, 1.2, 80 CV (59 kW), 4.7 l/100 km, 109 g/km di CO2, categoria d’efficienza energetica: C, prezzo di listino Fr. 14 450.–, dedotto premio NISSAN TOP di Fr. 1600.–, prezzo netto Fr. 12 850.–. 4NISSAN PULSAR VISIA, 1.2 DIG-T, 115 CV (85 kW), 5.0 l/100 km, 117 g/km di CO2, categoria d’efficienza energetica: C, prezzo di listino Fr. 19 290.–, dedotto premio NISSAN TOP di Fr. 1600.–, prezzo netto Fr. 17 690.–. Ø di tutte le auto nuove vendute in Svizzera: 144 g/km. *Valgono le condizioni leasing di RCI Finance SA, 8902 Urdorf: chilometraggio/anno: 10 000 km. Assicurazione debito residuo inclusa. L’assicurazione casco totale obbligatoria per contratti di leasing non è compresa. Tasso d’interesse annuo effett. 0%. La concessione del credito è vietata se causa un indebitamento eccessivo del consumatore. Esempio di leasing: NISSAN MICRA VISIA, 1.2, 80 CV (59 kW), 5.0 l/100 km, 115 g/km di CO2, categoria d’efficienza energetica: D, prezzo di listino Fr. 11 490.–, dedotto premio NISSAN TOP di Fr. 1500.–, prezzo netto Fr. 9990.–, acconto Fr. 0.–, 36 rate leasing mensili di Fr. 139.–, tasso d’interesse annuo effett. 0%. L’offerta è valida dall’1.10.2015 al 30.11.2015 o fino a revoca per le ordinazioni di clienti privati presso tutti gli agenti NISSAN aderenti all’iniziativa. NISSAN SWITZERLAND, NISSAN CENTER EUROPE GMBH, casella postale, 8902 Urdorf.
Per veri intenditori *
*
CORS N O O C : i o v r e Esclusivo p ** ITO TU A R G E N e CAMPIO
Venerdì 30 Ottobre
Sabato 31 Ottobre
J Buchs - Bresteneggstrasse 9b J Bellinzona - Piazza Rinaldo Sime 8 J Brügg - Erlenstrasse 40 J Conthey - Route des Rottes 15 J Faido - Via Pian della Croce J Langendorf - Fabrikstrasse 6 J Martigny - Place du Manoir J Sion - Avenue de France 14 J Thun - Talackerstrasse 62
J Aesch - Hauptstrasse 95 J Aigle - Sous le Grand Pré J Allschwil - Spitzwaldstrasse 215 J Basel - Aeschenvorstadt 24 J Basel - Münchensteinerstrasse 200 J Crissier - Chemin du Closalet 7 J Giubiasco - Via Bellinzona 33 J Glis - Kantonsstrasse 58 J Lausanne - Rue des Terreaux 25
J Lugano Massagno - Via Besso 74 J Lugano - Via Pretorio 15 J Monthey - Avenue de la Gare J Münchenstein - Kaspar Pfeiffer-Strasse 2 J Oberwil - Mühlemattstrasse 18 J Romanel - En Félezin J Yverdon-les-Bains Rue de Neuchâtel 3
® Reg. Trademark of Société des Produits Nestlé S.A.
Nelle filiali Migros elencate:
*In vendita nelle maggiori filiali Migros **Fino ad esaurimento scorte (secondo la disponibilità delle filiali)
GOURMET è in vendita alla tua Migros e su LeShop.ch
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 26 ottobre 2015 ¶ N. 44
17
Ambiente e Benessere
Il «sellino» giallo Viaggiatori d’occidente Nuove idee per accogliere i turisti
Claudio Visentin Ad Amsterdam le biciclette sono le dominatrici incontrastate del traffico urbano. Le usano professionisti, dirigenti, impiegati, studenti. Si utilizza la bicicletta per ogni necessità, con ogni abbigliamento e clima. Qui il bike sharing esiste dal 1966 e più di 500mila persone si spostano quotidianamente a bordo delle due ruote. La ragnatela di piste ciclabili si interseca armoniosamente con i canali e lascia poco spazio alle auto. Certo i pedoni devono guardarsi costantemente da qualche bicicletta che sfreccia veloce. Infatti, anche se da una parte i locali si sono ormai abituati alla presenza dei ciclisti, dall’altra per i turisti è più difficile e il rischio di venire arrotati è sempre in agguato. Prima di imparare a distinguere i diversi spazi, il turista spesso sosta in mezzo alle piste ciclabili, procurando pericolo per sé e fastidi al prossimo. Inutile sperare nella comprensione dei ciclisti: il pedone fuori posto viene avvisato solo all’ultimo momento da un’imperiosa scampanellata seguita da colorite imprecazioni, chiarissime nel loro significato nonostante l’olandese sia una lingua piuttosto ostica. Meglio allora passare dall’altra parte della barricata
e unirsi all’esercito vittorioso dei ciclisti. I turisti possono partecipare a visite guidate della città in bicicletta, o semplicemente affittarne una, presso diverse compagnie, tra cui The Yellow Bike, con le sue caratteristiche biciclette gialle. E proprio The Yellow Bike ha proposto una semplice quanto geniale invenzione: il «“sellino” giallo» (The Yellow Backie). Mandando una email alla società si fissa un appuntamento e sulla propria bicicletta viene installato gratuitamente un «sellino portapacchi» giallo. In questo modo si diventa Backie Driver e si comunica la propria disponibilità a dare un passaggio ai turisti. Quando un turista vede per strada un ciclista con una bicicletta con il portapacchi giallo può urlare «Backie!» e chiedere uno strappo fino al museo, alla stazione o a qualche bar. Chiedere e dare brevi passaggi in bicicletta è pratica comune ad Amsterdam e in questo modo il turista condivide le abitudini dei cittadini. Sino ad ora duecentocinquanta ciclisti si sono offerti volontari. Il servizio è del tutto gratuito e, a differenza di altre forme di condivisione, non richiede neppure un’App per essere gestito. Nel suo spirito di fondo – gratuità, apertu-
ra mentale, disponibilità all’incontro – assomiglia al popolare Couchsurfing (www.couchsurfing.com), ovvero la comunità, che coinvolge ormai dieci milioni di persone nel mondo, di quanti offrono ospitalità a stranieri sul divano di casa. Anche se non si guadagna nulla, lo scambio è comunque vantaggioso per tutti: si evita di affollare le piste ciclabili già ingombre della città, si possono fare nuove amicizie e i turisti hanno la possibilità di visitare Amsterdam attraverso gli occhi di un amsterdammer, magari lasciandosi consigliare sulla prossima meta. Essere accolti nella comunità locale e condividerne la vita quotidiana è una tendenza molto forte nel turismo contemporaneo e il «sellino giallo» va proprio in questa direzione. I media naturalmente hanno subito ripreso una notizia tanto originale e in questo modo anche la pubblicità gratuita è stata assicurata. Anche Londra dà sempre più spazio alle biciclette. Un piano da centosessanta milioni di sterline prevede la costruzione di due superstrade (da nord a sud e da est a ovest) dedicate esclusivamente alle biciclette. Ma nella capitale inglese sta prendendo corpo anche l’idea di trasformare una linea
Urlando «Backie!» in Olanda si può chiedere un passaggio alle bici… gialle. (Jan S)
della metropolitana non più in uso in una nuova pista ciclabile: un percorso sotterraneo affiancato da ristoranti, bar e negozi, al quale si accede dagli ingressi delle vecchie stazioni. Il progetto è già stato premiato ai London Planning Awards 2015 e cerca ora di tradursi in pratica. In Italia invece sono già una realtà le «vie verdi» (Greenways): piste ciclabili sono state ricavate da infrastrutture di trasporto in disuso, come ferrovie abbandonate, strade rurali o alzaie dei canali. A fronte di un investimento ridotto, gli effetti positivi non si sono fatti attendere. Queste nuove vie di comunicazione sostenibili hanno incrementato la mobilità, contribuito allo sviluppo del turismo, incoraggiato la vita all’aria aperta, migliorato la co-
noscenza della natura e del patrimonio storico. Che cos’hanno in comune tutte queste iniziative (oltre naturalmente alle biciclette)? Nascono da un diverso modo di guardare alla realtà, rompendo gli schemi dell’abitudine. Ci insegnano a diffidare di quel pensiero convenzionale e meccanico che sconsiglia di dare passaggi agli sconosciuti, e che in una linea ferroviaria abbandonata riesce a vedere solo un fallimento senza prospettive future. Uno nuovo spirito di accoglienza verso i visitatori, il piacere di condividere spazi ed esperienze con questi «cittadini temporanei» e, per ottenere questo scopo, idee semplici, originali, ecologiche e divertenti: il turismo, e non solo ad Amsterdam, ha bisogno anche di questo. Annuncio pubblicitario
L’isola selvaggia Bussole Inviti a letture per viaggiare
Scopri LA FORZA (benefica) del bracciale bio-magnetico «ACTI-VITA»
Eleganza associata al benessere e alla vitalità Se moltissime celebrità e grandi sportivi, così come milioni di persone nel mondo, indossano, di giorno e di notte, un bracciale bio-magnetico, non è sicuramente una coincidenza.
Una storia millenaria
La copertina del libro di Marco Albino Ferrar, dove spicca al centro l’isola di Montecristo.
«Sei mesi fa, con l’arrivo del “permesso speciale”, iniziò per me il lento percorso dell’attesa… Erano anni che speravo di riuscire a metter piede nel luogo più inaccessibile d’Italia e del Mediterraneo europeo…». L’Isola di Montecristo, posta al centro del Mar Tirreno tra la Toscana e la Corsica, divenne famosa grazie al romanzo di Alexandre Dumas Il conte di Montecristo, dove si favoleggiava di un tesoro nascosto. Ma il vero tesoro è la sua bellezza, protetta dal 1971 dopo l’istituzione della Riserva naturale integrale. Da quel momento solo un paio di custodi – Giorgio e Luciana, marito e moglie – vivono stabilmente sull’isola, la più selvaggia e inaccessibile del Mediterraneo. È vietato avvicinarsi o fare il bagno; solo d’estate sono consentite brevi visite a pochi forestieri. Marco Albino Ferrari ha avuto per primo la possibilità di vivere e muoversi liberamente sull’isola per un paio di settimane. Ma là dove crede di trovare un ambiente originario, incontaminato, riemerge a poco a poco una storia secolare di tentativi e fallimenti. Il primo abitante conosciuto fu l’eremita San Mamiliano, che si ritirò in una grotta,
lasciando il suo nome al monastero che mise radici lungo tutto il Medioevo; dopo un lungo abbandono, nel 1852 Montecristo fu acquistata da un inglese, prima di passare nelle mani dello Stato italiano. Fu ancora colonia penale e riserva di caccia di Vittorio Emanuele III; dopo la Seconda guerra mondiale si tentò persino di trasformarla in un club esclusivo. Con la creazione della riserva è cominciato il tentativo di ristabilire un utopico stato di natura, tra difficoltà e contraddizioni. L’uomo contemporaneo, afflitto dai sensi di colpa nei confronti dell’ambiente, vorrebbe quasi scomparire e lasciare il campo libero alla natura, ma deve poi continuamente intervenire per ristabilire un sempre precario equilibrio. Come quando nel 2012 fu necessario un intervento massiccio per sterminare il ratto nero che, giunto con qualche nave, si era moltiplicato a dismisura mettendo in pericolo le altre specie. Biografia
Marco Albino Ferrari, Montecristo. Dentro i segreti della natura selvaggia, Laterza, 2015, pp.200, € 18,00.
Non si conta il numero di testimonianze archeologiche che attestaacciali di d no l’onnipresenza dei bracciali rame nelle civiltà egizia a, greca g d e romana, quale gioiello dai poteri benefici. Più di reati cente, alcuni scienzia hanno osservato come o i minatori che lavorano E nelle miniere di RAME non soffrano praticamente di alcun dolore alle articolazioni. Orra, o di d finalmente, disponiamo numerosi studi scientificci e di mo ostrano testimonianze che dim o alla macome il rame associato tribu ribuir uire ad d gneto-terapia possa contribuire alleviare la situazione quotidiana in caso di: - artrosi - emicrania - vene varicose - dolori vari - stress - ansia - insufficienza circolatoria, ecc.
Come funziona? Negli anni ‘70, due eminenti scienziati hanno condotto degli studi rivelando l’azione di un semplice bracciale di rame: il Dr. W.R. Walker e il professor J.R. Sorenson. Essi hanno dimostrato che il rame dei bracciali penetrava nella pelle per diffondersi nell’intero organismo. Ora, il rame è un potente anti-infiammatorio. È questo il motivo per cui può contribuire ad alleviare così bene i dolori, compresi quelli provocati dall’artrosi.
tire un flusso magnetico molto potente e permanente. Efficace, sicuro e di facile utilizzo, ne avvertirà La combinazione vincente di ma- presto i suoi effetti benefici. Inolgneti e rame nello stesso bracciale. tre, si adatta a ogni polso, sempliI suoi effetti sono impressionanti: cemente allargandolo con le dita. attraverso la sudorazione, delle mi nuscole particelle di rame vengono Garanzia soddisfatti o assorbite dalla pelle. Grazie ai ma- rimborsati gneti che stimolano lacircolazione Non Le viene chiesto di credere che ques questo bracciale farà sparire tutti i Un e t S i d Suoi dolori, ma è con fiducia che n a g ele pot trà à testare il bracciale bio-mao l l gioie gn g etico «Acti-Vita», perché poo ttrrà provalo gratuitamente per placcat 3 giorni. Se dopo tale prova 30 in oro e l i n sarà pienamente soddinon b Adatta so s sfatti, Le basterà restituirlo e l po a ogni l la Sua fattura verrà annullao c agneti m o t a. Se desidera la possibilità s s Flu nte e n di i provare sollievo dai dolori e a m r pe di unirsi u alle migliaia di persone felici l di indossare un bracciale a bio-ma agnetico, completi e restituisca veelocemente il modulo per la prova di 30 giorni che troverà qui allegato. sanguigna, il rame dalle proprietà anti-infiammatorie viene distribuiBUONO DI PROVA to in tutto l’organismo.
Un’idea geniale
Per la prima volta… Il bio-bracciale magnetico è anche un gioiello elegante e lussuoso, placcato oro e argento, che Le farà piacere indossare ... e regalare. È provvisto di 2 magneti per consen tire un flusso magnetico molto po-
Body Best Casella postale 2622 - 1260 Nyon 2 Tel 091 252 00 98 - Fax 022 552 09 42 service@bodybest.ch
Si, voglio provare il bracciale « Acti Vita ». Vi prego di spedirmi questo gioiello benefico in prova 30 giorni. Non dovessi essere completamente soddisfato, posso rispedirlo indietro, senza dovermi giustiflcare. Sotto queste condizioni ordino:
❑ ❑
1 bracciale al prezzo di Fr. 47.2 bracciali al prezzo di Fr. 87.(+ Fr. 6.95 per spese di porto e imballagio)
Nome ______________________________ Cognome ___________________________ Indirizzio ____________________________ CAP/Località _________________________ Tel.________________________________
Riceverete il bracciale in questo bel sacchettino nero
Email _____________________________ ACTIIP004
BERNINA 530 Dressmaker
Bonus di scambio min. Fr. 300.–
Infilate ora
l’affare perfetto!
Sostituite ora la vostra vecchia macchina da cucire (tutte le marche e modelli), e con l’acquisto di una BERNINA 530 Dressmaker nuova riceverete un buono di scambio di minimo 300.– franchi! Design-Edition limitata. Fino a esaurimento scorte. Maggiorni informazioni all’indirizzo www.bernina.ch
AZIONE
3.70 invece di 4.05 Snickers®, Mars® o Twix® Minis Multipack 275 g + 10 % gratis ((100 g = 1.23)
HAPPY HALLOWEEN ! In vendita nelle maggiori filiali Migros.
OFFERTE VALIDE SOLO DAL 27.10 AL 2.11.2015, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK
Snickers®, Mars® e Twix® sono in vendita alla tua Migros
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 26 ottobre 2015 ¶ N. 44
19
Ambiente e Benessere
La discrezione del luccio Ittiologia È un pesce paziente e solitario che appena può se ne resta nascosto nella vegetazione
Franco Banfi, testo e foto Lo percepisco prima ancora di vederlo. Una sagoma entra nel mio campo visivo: un’ombra deformata dalla distorsione ottica dell’ambiente subacqueo e della maschera subacquea. Un’ombra allungata che si materializza frastagliata sulla superficie delle canne immerse nell’acqua vicino alla riva del lago: è statica, cerca di camuffarsi, di rendersi il meno visibile possibile, tenta di ingannare i probabili pescatori che perlustrano questa zona in cerca di prede più facili da catturare.
Il suo colore varia in base a dove vive: nei laghi ricchi di vegetazione è verdognolo, in altri ambienti può essere giallastro È un tipo paziente e solitario e se ne sta spesso nascosto nella vegetazione. È bravissimo nel dileguarsi, mostrando il lato fisico di sé più simile all’ambiente nel quale si cela: raramente si riesce a scovarlo e a fotografarlo. Già, fotografarlo in modo appropriato è un’impresa ciclopica, non solo per l’abilità con cui tenta di fondersi nell’ambiente in cui vive, rendendosi pertanto invisibile, quanto perché la luce delle torce subacquee e i lampi dei flash si riflettono immancabilmente sulla superficie argentea del corpo come fossero rimbalzati da uno specchio. Ombre rilucenti e frastagliate: questo, per me e per molti altri subacquei, è il ricordo degli incontri con un luccio (Exos lucius).
Analizziamo ora alcune sue caratteristiche fisiche più salienti. Innanzitutto ha un muso inconfondibile: piatto e largo, tipo becco d’anatra e il corpo allungato con le due pinne (anale e dorsale) molto arretrate. Il colore, come detto, varia in base a dove vive: nei laghi ricchi di vegetazione è verdognolo, in altri ambienti può essere giallastro. Il colore varia anche con l’età: quando invecchia diventa scuro, bruno o grigiastro. I maschi crescono meno rapidamente delle femmine e raggiungono la maturità riproduttiva a 2-3 anni di età e 25-40 cm di lunghezza. Le femmine, generalmente, divengono riproduttive a 3-5 anni, quando la loro lunghezza è di 40-55 cm (1/2-1 kg). Gli esemplari più anziani riescono a vivere oltre i 30 anni di età e occasionalmente divengono enormi, talvolta fino a 1,5 m di lunghezza per 35 kg di peso. Il periodo riproduttivo va da febbraio ad aprile e si svolge in luoghi riparati, a bassa profondità (anche solo
20 cm). I maschi arrivano per primi, le femmine in un secondo tempo; al momento delle nozze badano solamente a loro stessi e tralasciano quasi completamente i consueti comportamenti legati al cibo e al pericolo. Le uova, che misurano 2,5-3 mm, aderiscono alla vegetazione tramite un disco adesivo posto davanti agli occhi. Vengono deposte ripetutamente, in un periodo di 3-4 settimane. Il loro numero dipende dalla dimensione della femmina: un esemplare di 5 kg, per esempio, ne depone più di mezzo milione. Le larve nascono dopo 10-15 giorni. Alla schiusa misurano 9 mm di lunghezza e sono prive di bocca, che però si sviluppa velocemente al raggiungimento dei 12 mm. All’inizio si nutre di microscopici animali che trova nel plancton. Quando raggiunge la lunghezza di 25 mm, è simile agli adulti; a 4-5 cm comincia già a cibarsi di avannotti di vari pesci. In ambienti idonei, il luccio riesce a crescere sino a 20 cm nel primo anno di vita.
È un animale con abitudini fortemente territoriali ed è solito rimanere immobile, nascosto tra la vegetazione, in attesa della preda che cattura con scatti fulminei. Su distanze lunghe, tuttavia, è un nuotatore poco performante. Fra giovani individui non sono rari fenomeni di cannibalismo e talvolta accade che due lucci di eguali dimensioni si soffochino a vicenda, dato che i denti rivolti all’indietro non permettono a questo pesce di rigettare una preda troppo grossa. Sembra che il luccio possa inghiottire una preda che raggiunge la metà del suo peso. Pur avendo attitudini voraci, è errato ritenerlo un feroce e dannoso predatore, anzi la sua funzione ecologica è importantissima in quanto al vertice della catena alimentare, con funzioni di regolazione sullo sviluppo delle specie predate. Essendo un cosiddetto apex, cioè per l’appunto all’apice della catena alimentare, la specie è molto sensibile sia alle alterazioni ambientali
sia a quelle dovute all’introduzione di specie alloctone. Soprattutto i pescatori sportivi spesso si meravigliano della voracità con cui il luccio si butta sull’esca, ma ogni comportamento ha una motivazione logica. Esso difficilmente si nutre durante il periodo della riproduzione (periodo nel quale la pesca è proibita) e, all’apertura della stagione venatoria, è esausto, affamato e preda delle esche più semplici. Durante i mesi estivi diviene invece meno vorace. Il luccio è un pesce pregiato e pertanto è una specie di grande interesse per gli allevatori ittici. Un luccio giovane converte il nutrimento secondo il rapporto 3-4 kg di cibo per ogni kg di carne di luccio, mentre il rapporto sale a 10-30 kg di cibo per ogni kg di carne quando il pesce è più vecchio e pertanto cresce più lentamente. Si stima che un luccio di 12 anni, lungo 1 metro, di circa 8 kg, durante la sua lunga vita abbia consumato 2500 pesci per un peso di 175 kg.
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 26 ottobre 2015 ¶ N. 44
20
Ambiente e Benessere Cucina di Stagione La ricetta della settimana
Torta ai carciofi e alla feta con olio all’harissa Piatto principale Ingredienti per 4 persone: 320 g di pasta sfoglia già spianata · 200 g di feta · 100 g di crème fraîche · 160 g di carciofi sott’olio, sgocciolati · 2 mazzetti di cipollotti sottili · pepe macinato fresco · 1 uovo · 4 cucchiai d’olio d’oliva · 1 cucchiaio di harissa · fleur de sel a piacere.
Scaldate il forno a 200 °C. Accomodate la pasta sfoglia con la carta da forno su una teglia. Fate delle incisioni lungo tutti i bordi della pasta a distanza di circa 1 cm l’una dall’altra. Bucherellate il fondo della pasta con una forchetta. Frullate la metà della feta con la crème fraîche. Distribuitela sulla pasta sfoglia lasciando libero il bordo. Tagliate i carciofi a metà o in quarti. Tagliate i cipollotti a metà per il lungo, a seconda delle dimensioni. Distribuite entrambi sulla pasta. Sbriciolate il resto della feta sulle verdure. Condite la torta con il pepe. Sbattete il tuorlo e spennellatevi i bordi. Cuocete la torta al centro del forno per circa 15 minuti. Abbassate la temperatura a 180 °C, e continuate la cottura ancora per circa 15 minuti. Mescolate l’olio con l’harissa (ndr.: salsa tipica del Nordafrica a base di peperoncino rosso fresco e aglio alla quale si aggiunge l’olio d’oliva). A piacere spargete sulla torta un po’ di fleur de sel. Servite la torta con l’olio aromatizzato all’harissa.
Un esemplare gratuito si può richiedere a: telefono 0848 877 869* fax 062 724 35 71 www.saison.ch * tariffa normale L’abbonamento annuale a Cucina di Stagione, 12 numeri, costa solo 39.– franchi.
Preparazione: circa 20 minuti + cottura in forno ca. 30 minuti. Per persona: circa 14 g di proteine, 59 g di grassi, 24 g di carboidrati,
2850 kJ/680 kcal.
Annuncio pubblicitario
In aggiunta alle oltre 400 etichette
Ora ti propone anche le migliori offerte di vini
Epicuro Blu Negroamaro/ Castelbarco Amarone della Valpolicella Cabernet Sauvignon Classico DOCG Puglia IGT 2011, Veneto, Italia, 75 cl
2014, Puglia, Italia, 6 x 75 cl Rating della clientela:
Carne alla griglia, selvaggina, formaggio
14.–
Negroamaro, Cabernet Sauvignon 3–5 anni
39.70
invece di 53.70*
di sconto
Rating della clientela:
3di0sco% nto
Pasqua Passimento Romeo e Giulietta Rosso Veneto IGT 2013, Veneto, Italia, 75 cl Rating della clientela:
Carne rossa, pasta
Carne rossa, funghi, risotto
Corvina Veronese, Rondinella, Molinara
Merlot, Corvina, Croatina
3–7 anni
2–7 anni
17.45
invece di 24.95*
3di 3sco% nto
Dôle Blanche de Chamoson ddu Valais AOC 2014, Vallese, Svizzera, 75 cl Rating della clientela: Ra
Aperitivo, carne bianca, piatto unico, pasta, formaggio saporito stagionato Pinot Noir, Gamay
2di 5sco% nto
1–2 anni
7.65
invece di 11.45
6.70
invece di 8.95
6.65 a bottiglia invece di 8.95*
*Confronto con la concorrenza
Offerte valide dal 27 ottobre al 2 novembre 2015 / fi no a esaurimento / i prezzi promozionali delle singole bottiglie sono validi solo nella rispettiva settimana promozionale / decliniamo ogni responsabilità per modifiche di annata, errori di stampa e di composizione
Enoteca Vinarte, Centro Migros S. Antonino
Enoteca Vinarte, Centro Migros Agno
Orari d’apertura: lu–ve 9.00–18.30 / gi 9.00–21.00 / sa 8.00–17.00 tel.: +41 91 858 21 49
Orari d’apertura: lu–ve 8.00–18.30 / gi 8.00–21.00 / sa 8.00–17.00 tel.: +41 91 605 65 66
E N O I Z U D I R I D 20% ILMIOCONSIGLIO: SPAGHETTIBOLOGNESECONKNORR!
6.50 invece di 8.20 *secondo rilevazione delle quote di mercato (Mercato dei preparati per brodo in Svizzera, Nielsen MAT 07/15)
p. es. KNORR Brodo di Manzo in dadi confezione doppia, 2 x 109 g
SU TUTTI I BRODI KNORR IN CONFEZIONE DOPPIA, OFFERTE VALIDE SOLO DAL 27.10 AL 02.11.2015, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK
KNORR è in vendita alla tua Migros
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 26 ottobre 2015 ¶ N. 44
22
Ambiente e Benessere
L’appetito dei «monòfagi» Biodiversità L’avventura di molti insetti che dipendono da un solo vegetale per la loro alimentazione – Seconda parte Alessandro Focarile, testo e foto Dal mare ai monti, gli insetti «monòfagi» trovano una ben fornita e assortita catena di ristoranti, pronta ad assecondare tutti i loro appetiti, compresi quelli gradevolmente profumati, in quanto il mondo vegetale è un’enorme e complicata fabbrica di prodotti chimici, tra i quali, oltre ai tossici alcaloidi, vi sono anche le essenze aromatiche.
In montagna nella penombra tra massi e rocce è spesso presente una graziosa e gialla «margherita» La Maremma toscana, detta anche Etruria marittima, è terra satura di storia. Nel Grossetano, verso l’entroterra dei Monti dell’Uccellina (ora Parco Regionale), si staglia isolata la Torre della Bella Marsilia, una sfortunata principessa ivi relegata (1543) e rapita dai pirati barbareschi. E al tramonto il mare accoglie nel suo grembo un sole di fuoco. È settembre, verso il termine dell’estate, la terra è tutta una calda sinfonia di intensi profumi. È il regno della macchia mediterranea, che ha soppiantato da vecchia data, e dopo innumerevoli incendi, la primigenia foresta di lecci (Quercus ilex), che conobbero gli Etruschi e i Romani. Qui è un tripudio vegetale di corbèzzoli, mirti, pistacchi, cisti, ginepri, eriche e abbondanti cespugli di rosmarino. Che, tutti, arricchiscono l’aria di intensi profumi, efficaci barriere contro gli erbivori. La macchia, al di fuori della copertura boschiva, ospita anche enormi tralci di vite selvatica, che si sviluppano aggrovigliati e striscianti al suolo come enormi serpenti preistorici. Sicuramente, Etruschi e Romani bevevano un vino eccellente. E sui chicchi maturi e profumati aleggia al sole la più bella e vistosa farfalla europea: il Pascià (Charaxes jasius), il cui bruco, una singolare creatura «monòfaga» si ciba esclusivamente delle foglie del corbèzzolo (Arbutus unedo). Il rosmarino (Rosmarinus officinalis) è una pianta arcaica, un vero fossile vivente. In tutto il Mondo è conosciuta un’unica specie, probabile, ultimo superstite di una stirpe vegetale ormai scomparsa. Le sue foglioline corte e coriacee ricordano quelle dell’abete rosso delle nostre montagne. «Le foglie del rosmarino sono così piccole e allungate da fare pensare che esso derivi dalle conifere» (Rikli, 1943). Nel corso del tempo, e grazie al suo olio essenziale, il nostro vegetale ha elaborato una barriera chimica contro i morsi degli erbivori, che siano vertebrati (capre e pecore) o insetti. E non è il solo nella produzione di profumi. Ma questa barriera è stata neu-
Crisomela del rosmarino, 7 millimetri. (Alessandro Focarile)
tralizzata da un coleottero «monòfago»: la crisomela del rosmarino (qui sopra), vistosa e metallica creatura stranamente battezzata da Linneo (1758) «americana», forse indotto in errore da un’inesatta località di provenienza. Il rosmarino, insieme all’olivastro – antenato dell’olivo coltivato – è la pianta emblematica della profumata macchia mediterranea, diffusa dalla Grecia alla Spagna e al Marocco, sempre accompagnata dalla sua crisomela, che ne rosicchia germogli, foglie e infiorescenze. Negli insediamenti indisturbati da vecchia data, la pianta può assumere il portamento di un alberello alto fino a tre metri. In montagna, nella penombra tra i massi e gli sfasciumi rocciosi oltre i 2000 metri, e dove chiazze di neve si conservano più a lungo, è spesso presente una gialla e graziosa «margherita», parente prossima dell’arnica e della calèndula. Si tratta del dorònico (foto), rappresentato da due specie: clusii su rocce acide, grandiflorum su quelle basiche, contenenti calcare. Le foglie sono rosicchiate dagli adulti e dalle larve di una bella crisomela (Oreina melanocephala, foto sotto) di brillante rosso-corallo, e che impiega oltre tre anni per completare il suo ciclo di vita. Caso molto raro tra gli insetti coleotteri, la femmina partorisce piccole larve invece di deporre delle uova. Le larve neonate si danno subito da fare per alimentarsi con lunghe pause im-
Un esemplare di Dorònico del calcare (Basodino). (Alessandro Focarile)
poste dalle situazioni micro-climatiche dell’ambiente da loro frequentato. Situazioni fisiche che dettano un rigido orario e calendario di attività, prima della caduta della neve autunnale. Queste larve devono sopportare continui stress fisiologici, in quanto devono essere attive anche in situazioni ambientali molto difficili, e la periodica interruzione del loro sviluppo si protrae ogni inverno nel tempo. Non hanno fretta di raggiungere lo stadio finale di adulto. Per la prima volta, questo fenomeno era stato osservato e soprattutto documentato per iscritto in una breve nota da un famoso (all’epoca) naturalista ticinese: Silvio Calloni (1851-1931). Docente di Storia Naturale al Liceo di Lugano, Calloni era appassionato naturalista ed escursionista sui monti ticinesi, in un’epoca quando si partiva da Lugano in carrozza fino alla Capriasca per salire al Camoghé (2228 metri), e da Claro per raggiungere l’omonima «eccelsa» vetta a 2720 metri, con un dislivello di 4920 metri! I pascoli e gli alpeggi, abbandonati a causa del molto letame, presentano un elevato contenuto di nitrati, che sono all’origine di una flora caratteristica, della «nitròfila». Qui dominano lavazze (rumici), ortiche e spinaci selvatici, ricchi del tossico acido ossalico. Tutte piante che dominano sul terreno, creando una vera barriera chimica che impedisce l’insediamento di qualsiasi altro vegetale.
Crisomela del dorònico. (Alessandro Focarile)
Crisomela dei gigli, Lilioceris lilii (7 millimetri). (Alessandro Focarile)
Un primo piano del Giglio di San Giovanni. (Angelo Valsecchi)
Nel tempo, si è formato un inospitale substrato organico, originato dalla continuata deposizione delle deiezioni del bestiame. La lavazza (Rumex) è alimento esclusivo della bella crisomela Gastrophysa viridula, un altro coleottero che contribuisce validamente alla distruzione della pianta infestante. Il maggiociondolo (Laburnum) è un alberello che, molto discretamente, adorna il bosco insubrico di frondiferi con i suoi splendidi grappoli di fiori gialli. È una regione prealpina generosa per la sua umidità e per le miti temperature invernali. È un albero che ha conosciuto la frequentazione, 60mila anni or sono, degli ultimi rinoceronti lanosi, miti animali che pascolavano nei boschi dell’Insubria, come è stato documentato grazie ai ritrovamenti dei resti fossili a Leffe, nel Bergamasco. Il maggiociondolo è un albero arcaico, altamente tossico in tutte le sue parti: dalle radici ai fiori. Eppure, questa sua elevata tossicità è stata metabolizzata (neutralizzata) dalla minuscola crisomela omonima (Derocrepis sodalis, 3 millimetri). Spesso, si possono notare le belle foglie trilobate vistosamente bucherellate dal coraggioso e capace coleottero. Ricordando che soltanto altre sei specie di insetti «monòfagi» hanno superato la barriera chimica creata dagli alcaloidi dell’albero. Cipolle, agli, asparagi, colchici,
tulipani, il velenosissimo veratro, e lo spinoso pungitopo, che cosa hanno in comune queste piante insieme ai gigli? Secondo la classificazione della scienza botanica tutti questi vegetali sono riuniti nella famiglia delle Liliacee, i cui componenti sono caratterizzati per avere le radici derivate da un bulbo più o meno rotondeggiante, una cipolla. 4500 specie che compongono questa famiglia sono diffuse in tutto il mondo e talune, come il veratro, hanno uno sviluppo che richiede fino a quarant’anni. Ma soltanto i gigli sono appetiti da un vistoso coleottero crisomelide (Lilioceris lilii, foto al centro) che ne divora le foglie, arrecando spesso vistosi danni nei giardini e negli orti. Si tratta di un altro «monòfago», che è riuscito a de-tossificare gli alcaloidi prodotti da questi vegetali con scopi difensivi contro gli erbivori. Conosciamo ben poco sulle modalità di origine biochimica che evidenziano soltanto i gigli rispetto alle altre ben più tossiche liliacee, come il veratro. Bibliografia
Silvio Calloni, 1993, Un Naturalista dell’Ottocento. Antologia di Scritti a cura di Dario Calloni, Armando Dadò Editore (Locarno), 363 pp. Martin Rikli, 1943, Das Pflanzenkleid der Mittelmeerländer, Verlag Hans Hüber (Basel), vol. I, 436 pp.
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 26 ottobre 2015 ¶ N. 44
23
Ambiente e Benessere
I milioni che non interessano… Sportivamente Lo scandalo della Fifa non sembra turbare i tifosi del pallone. Basta che si giochino
i campionati del mondo! Alcide Bernasconi Non posso dire che le vicende della Fifa mi appassionino. Non è mai successo. Da anni. E nemmeno lo fa quest’ultima storia di soldi che finiscono in tasche diverse e che dovrebbe far tremare il palazzo del calcio mondiale. Questione di milioni di franchi e dollari. Sospeso il presidente Sepp Blatter, sospeso il segretario generale Jérôme Walke, fermati funzionari un po’ ovunque, il quadro è davvero triste, aggettivo che non dice tutto.
Nell’hockey è il «parco giocatori» a mettere in ginocchio i vari club Sepp Blatter – il vallesano che da oltre 15 anni dirige questa «fabbrica» di soldi e inevitabilmente di gente corrotta – deve aver capito che la sua ora sarebbe suonata da lì a breve già lo sorso 27 maggio, quando diversi funzionari vennero fermati il mattino presto in un albergo di Zurigo per sospetto di corruzione. Blatter dovrà pure spiegare con Michel Platini, attuale presidente dell’Uefa – il quale crede ancora di poter puntare alla sua successione – l’imbarazzante gentlemen’s agreement di oltre due milioni di franchi per il quale la storia ha assunto ulteriori dimensioni. La somma sarebbe frutto di un accordo preso nel 1988 per ricoprire la funzione di «consigliere» di Blatter (un milione all’anno!) richiesta dallo stesso Blatter. «Un accordo fra uomini», così ha dichiarato Platini al quotidiano «Le Monde». Non ho mai dubitato che tutto filasse liscio come l’olio, anche se alcune accuse nel passato avrebbero dovuto insospettire prima il ricco mondo del pallone. Una commissione di 13 persone sta decidendo una serie di riforme:
Platini e Blatter. (Keystone)
si segnala fra altro che il limite d’età del presidente sarà di 74 anni e non potrà rimanere in carica più di tre mandati. Al grande pubblico questi brutti affari non interessano più di tanto. Certo, sono cose che fanno storcere il naso. La gente scuote il capo, ci fa magari una battuta, ma essenziale è che si continui a giocare, che ci siano i mondiali, che tutto prosegua bene o male. C’è di mezzo anche la politica e questo significa che si continuerà sulla strada dei compromessi, visto che sarà sempre un affare di milioni e milioni e per i governi un campionato del mondo in casa sarà sempre un’ottima propaganda. In casa, dove si offrirà lavoro per la realizzazione di nuovi stadi di strutture che accoglieranno squadre, dirigenti, giornalisti e pubblico; verso l’esterno sarà un’azione di propaganda, un modo per far parlare di sé.
Nel mondo dello sport, il calcio arricchisce molta gente, in testa a tutti, i giocatori. Non tutti però guadagnano quanto dovrebbero con una giusta ripartizione. Quanto ai funzionari, essi vedono i loro portafogli gonfiarsi senza grossi meriti. La trasparenza voluta non cambierà di molto le cose. Favorita da un’assurda legge sui trasferimenti, anche nel nostro piccolo mondo del calcio (e non solo) si assiste dietro le quinte a uno spettacolo che lascia molto amaro in bocca a diversa gente, non soltanto ai tifosi più genuini. L’ultimo caso riguarda il tecnico Marco Schällibaum, il quale ha lasciato il Chiasso da un giorno all’altro, per accasarsi all’Aarau, pochi giorni dopo il licenziamento di Livio Bordoli. I rossoblù, che sotto la guida del tecnico svizzero si sono ritagliati un posto fra le squadre di testa, allenati ora dal mi-
ster italiano Giancarlo Camolese, non hanno cambiato obiettivo: esso rimane il primo posto finale per accedere alla Lega nazionale. In coda al gruppo della massima serie, il Lugano – si fa per dire – tiene duro. La prima vittoria piena ottenuta in casa contro il San Gallo gli permette di tenere a bada lo Zurigo. Nonostante l’apparente spirito collegiale, ci sono giocatori che vorrebbero dimostrarsi meritevoli di maggiore considerazione da parte del tecnico Zdenek Zeman. Cosa riuscita ad esempio al velocissimo Mattia Bottani, il quale la scorsa stagione era stato costretto troppo a lungo da Bordoli a fare da spettatore in panchina. Nell’hockey su ghiaccio s’è parlato a lungo di imminenti cambiamenti alla transenna, in particolare ad Ambrì dopo una serie di quattro sconfitte
consecutive. I biancoblù hanno fatto quadrato attorno al loro allenatore, battendo Kloten e Ginevra, e a Berna hanno però compromesso la possibilità di conquistare un terzo successo di valore fuori casa (stavano conducendo 0-3) finendo battuti 6-3 soprattutto a causa di sette penalità. Ben cinque le reti subite nel terzo tempo. Lo stesso numero di gol che il Lugano ha incassato nel secondo e terzo tempo a Davos, dove è stato battuto 5-0. Con questa sconfitta i bianconeri sono stati momentaneamente relegati all’ultimo posto, una posizione che mai avrebbero pensato di occupare in sede di presentazione delle squadre e che è costata il posto all’head coach Patrick Fischer, al quale era stato rinnovato il contratto fino al 2018 poco dopo l’inizio del campionato! Ora i luganesi devono rimboccarsi per davvero le maniche se intendono risalire la classifica. L’equilibrio del torneo è notevole e nessuno l’avrebbe immaginato all’inizio della stagione. La lotta per portarsi sopra la fatidica «riga» per partecipare ai playoff promette scintille. Mentre a Davos mister Arno Del Curto si è accordato per restare alla guida della squadra per la ventesima stagione consecutiva (!) – tanto che sette giocatori hanno rinnovato i loro contratti per rimanere con il tecnico engadinese – il cassiere grigionese lamenta però una perdita di oltre due milioni di franchi per la passata stagione. Mentre gli ZSC Lions annunciano un deficit di oltre 3 milioni, è il Kloten che accusa un ulteriore maggior deficit stagionale di 5,5 milioni. La maggior parte dei deficit è creata dal parco giocatori e dai tecnici. Quindi, da una conduzione finanziaria tutt’altro che oculata da parte dei vari club. Ma la Federhockey, di manica larga specie nei riguardi del Kloten, sembra concentrare sempre soprattutto le sue attenzioni sui club ticinesi, in special modo Ambrì.
Giochi Cruciverba Quello nella foto è uno dei serpenti più lunghi del mondo, come si chiama? Quanto misura all’incirca? Scoprilo risolvendo il cruciverba e leggendo le lettere nelle caselle evidenziate. (Frase: 6, 10 – 5, 5)
ORIZZONTALI 1. Misura anglosassone per liquidi 5. Segue il titolo di marchese 10. Superficie circoscritta 11. Due ne «Il Volo» 12. Preposizione articolata 13. Hanno tanti anelli 14. Le iniziali dell’attore Slater 15. Viene marcato con una k 16. Simbolo chimico dello stagno 18. Richiesta concitata 19. Peduncoli 21. Dentro un baccello 23. Le iniziali dell’attrice Muti 24. Perì nell’Ellesponto 25. Si dice a «Sette e mezzo» 26. Vasi panciuti 28. Senza vita
VERTICALI 1. Colpetto amichevole 2. Irascibili 3. Preposizione articolata 4. Metà della metà 5. Questo a Parigi 6. Giusti, corretti 7. Sono delle parenti 8. Vale dieci a briscola 9. Le iniziali della conduttrice Isoardi 11. Lo adoravano i cinesi 13. Simbolo del cristianesimo 15. Due nella foresta 17. Abitazioni 19. Un famoso Ettore regista 20. Nipote di Abramo 22. Celebre romanzo di Verga 25. Un numero 27. Le separa la «m»
Sudoku Livello facile Scopo del gioco
Completare lo schema classico (81 caselle, 9 blocchi, 9 righe per 9 colonne) in modo che ogni colonna, ogni riga e ogni blocco contengano tutti i numeri da 1 a 9, nessuno escluso e senza ripetizioni.
Soluzione della settimana precedente
LO SAPEVI CHE … – Il nome di San Francesco è stato cambiato, in un secondo tempo, dal padre. La madre gli aveva dato il nome di: GIOVANNI. Il padre di San Francesco faceva il: COMMERCIANTE.
20% DI RIDUZIONE.
5.10 invece di 6.40
3.– invece di 3.80
Cioccolatini al latte finissimo Frey in sacchetto, UTZ 250 g, 20% di riduzione
Cioccolatini al latte finissimo Frey in retina, UTZ 115 g, 20% di riduzione
8.60 invece di 10.80
3.10 invece di 3.90
Palline miste Freylini Frey in sacchetto, UTZ 500 g, 20% di riduzione
Cioccolatini Mahony Frey in retina, UTZ 115 g, 20% di riduzione
8.60 invece di 10.80
8.60 invece di 10.80
Palline Giandor al latte Frey in sacchetto, UTZ 500 g, 20% di riduzione
Palline Freylini Frey al gianduia e al caramello con sale marino in sacchetto, UTZ 500 g, 20% di riduzione
OFFERTE VALIDE SOLO DAL 27.10 AL 2.11.2015, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK
3.10 invece di 3.90 Cioccolatini Blond Frey in retina, UTZ 115 g, 20% di riduzione
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 26 ottobre 2015 ¶ N. 44
25
Politica e Economia Turchia al voto Il politologo turco Ahmet Insel spiega in questa intervista perché le elezioni del 1. novembre sono un test importante per la democrazia del Paese
Il Kurdistan e lo Stato promesso Il sogno di questa nazione, fedele alle proprie tradizioni ma tutt’altro che coesa sul suo altopiano al confine con Turchia, Siria, Iraq e Iran, è molto più vicino all’utopia che al progetto politico
Il disgelo Usa-Cuba: 3. parte A L’Avana la televisione dei sogni si chiama El Paquete. È pirata ed è essenzialmente americana
Parlamento, quo vadis? Al Nazionale una maggioranza di centro-destra, agli Stati di centro-sinistra: come evolveranno le riforme in corso?
pagina 29
pagina 27
pagina 33
AFP
pagina 31
Terza Intifada? Medio Oriente L’attuale ondata di disordini, che dalla Cisgiordania si è estesa a Gerusalemme Est dove 300 mila
palestinesi vivono «accanto» a 200 mila israeliani, scongela la questione palestinese
Lucio Caracciolo La chiamano terza Intifada, ma in realtà non lo è. Non perché non sia una rivolta (appunto intifada in arabo), ma perché a differenza delle due precedenti questa non è un’insurrezione politica, gestita da leader più o meno conosciuti e visibili. È semmai una spontanea, scoordinata e politicamente indefinibile rivolta dei frustrati. I frustrati in questione sono soprattutto arabi di Gerusalemme Est e, in misura minore, della Cisgiordania, ormai abbandonati a sé stessi vista l’inconsistenza dell’Autorità nazionale palestinese e l’indifferenza israeliana per la loro sorte. La causa immediata della cosiddetta terza Intifada è georeligiosa. La propaganda palestinese sostiene che Israele intende aprire ai fedeli ebrei il
Monte del Tempio, che gli arabi chiamano il Nobile Santuario, con la venerabile moschea di al-Aqsa. Con ciò sovvertendo gli accordi non scritti ma finora sempre rispettati che riservavano la preghiera in quei luoghi sacri ai soli musulmani. Ma le ragioni più profonde sono di altro genere. E riguardano in particolare gli oltre 300 mila palestinesi che vivono a Gerusalemme Est, accanto a 200 mila ebrei. Quella parte essenziale della «capitale una, eterna e indivisibile» di Israele è in realtà terra di nessuno. Gli israeliani la considerano parte integrante della Grande Gerusalemme sotto la loro giurisdizione, senza però concedere agli abitanti arabi la cittadinanza. Tantomeno la municipalità di Gerusalemme pare interessata a dotare quell’area di servizi paragonabili alla sezione oc-
cidentale della capitale. Nemmeno l’«Autorità» di Abu Mazen pare davvero volersi occupare di quegli arabi, che si trovano quindi scomodamente collocati fra due sedie, deprivati di servizi fondamentali e di una identità statuale certa. Quella terra di nessuno sta diventando una polveriera. Su tale potenziale esplosivo insiste la propaganda jihadista, che esorta alla guerra santa contro gli occupanti sionisti. Il richiamo dello Stato Islamico, che pure non si è mai dimostrato sensibile alla causa palestinese, comincia a percolare soprattutto nelle frange più radicalizzate della gioventù palestinese, ma anche arabo-israeliana. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha efficacemente sintetizzato questo stato di cose nella formula «Osama+Zuckerberg»: ovvero il sim-
bolo del moderno jihadismo e l’inventore di Facebook. Tecnicamente, è la rivolta dei social media. Ad accendere ulteriormente gli animi ha contribuito negli ultimi tempi la crescita di attacchi terroristici ebraici contro i palestinesi nei Territori occupati. Frutto anche della propaganda dei gruppi più estremi del nazionalismo religioso ebraico, influente anche all’interno del governo Netanyahu. Ciò pone il primo ministro nella scomoda posizione di dover affrontare questa emergenza essendo accusato dall’estrema destra di eccessiva mollezza nei confronti dei palestinesi e di incomprensione delle ragioni degli ebrei. Il rischio è dunque per Israele che il caos post-primavere arabe, in forte espansione in tutta la regione, finisca per riaccendere la questione palestine-
se. Per Netanyahu il tema non doveva esistere, perché tutto sommato lo status quo gli pareva favorevole a Israele. E soprattutto perché intendeva concentrare il suo messaggio di sicurezza sulla minaccia esistenziale iraniana. Ma oggi lo status quo non esiste più e l’Iran è stato di fatto riammesso nei salotti buoni della politica internazionale. Le basi dell’edificio costruito da Netanyahu in più di sei anni di governo sono dunque minate in profondità. Consideriamo infine che il suo gabinetto ha un solo seggio di maggioranza in parlamento: se ne trae che probabilmente Netanyahu dovrà rivolgersi ad altre forze politiche per allargare le basi del suo governo. In ogni caso, da questa presunta terza Intifada, destinata probabilmente a durare a lungo, il volto di Israele uscirà profondamente cambiato.
E N O I Z U D I R I 50% D
50% 6.20 invece di 12.40 Casa Giuliana Pizza Antipasti 2 x 350g Duo Un’esperienza di gusto fresca e croccante con verdure da antipasti. Surgelati
In vendita nelle maggiori filiali Migros
OFFERTA VALIDA DAL 27.10. AL 02.11.2015, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK
Casa Gi C Giuliana li è iin vendita di alla ll tua Mi Migros
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 26 ottobre 2015 ¶ N. 44
27
Politica e Economia
Un test per la democrazia Turchia al voto A quattro mesi dalle ultime legislative in cui il partito di Erdogan ha perso la maggioranza assoluta,
il politologo turco Ahmed Insel spiega perché il Paese non riesce ad uscire dal circolo vizioso dell’autoritarismo
«Le parlamentari turche del 1. novembre sono il più importante e ultimo test per la democrazia del Paese» spiega ad «Azione» Ahmet Insel, economista e politologo dell’Università Galatasaray di Istanbul.
Nelle legislative del 7 giugno i partiti non hanno trovato un accordo per governare in modo democratico A soli quattro mesi dalle ultime legislative, la Turchia ritorna alle urne per eleggere il Parlamento, a causa di un mancato accordo di coalizione per creare una maggioranza parlamentare. Quello del 7 giugno scorso, infatti, è stato il peggior risultato elettorale del Partito giustizia e sviluppo AKP dal 2002, perché il partito islamicomoderato del presidente Recep Tayyip Erdogan non solo ha perso 70 seggi, ma ha visto entrare per la prima volta in parlamento un partito curdo laico e progressista, il Partito Democratico del Popolo HDP, che con il suo 13% dei voti ha impedito all’AKP di ottenere una maggioranza qualificata utile a governare. «Se dopo la tornata di novembre ci sarà una coalizione di maggioranza e le dinamiche parlamentari riprenderanno il loro svolgimento regolare, allora potremo dire che la democrazia turca è piuttosto solida; in caso contrario il Paese sarà ribaltato nel caos». Esiste l’ipotesi di una svolta autoritaria, dice il professore, «ma in Turchia l’autoritarismo non è qualcosa di specifico all’AKP perché la storia turca è intrisa di partiti unici e di colpi di Stato». La questione, quindi, non è tanto se l’AKP stia prendendo derive autoritarie, ma piuttosto: «perché la Turchia non riesce a uscire da questo circolo vizioso?». Dal 2008 il governo «ha ripreso a giocare sul quel genere culturale secondo cui i cittadini hanno paura dell’altro: l’opposizione non è un avversario, ma un vero e proprio nemico da combattere per cui ogni buon cittadino ha bisogno della protezione di un’autorità». La società turca non è omogena, ci sono i curdi, gli aleviti, gli armeni, i modernisti laici e gli islamisti di diverse correnti. «È un Paese comple-
tamente lacerato in campi opposti e oggi si parla sempre più di fantomatici nemici interni: gli islamisti, Isis, i curdi, i comunisti… il governo non lascia spazio a una risoluzione dei conflitti attraverso mezzi pacifici e democratici». Questo lo si vede benissimo nell’arena politica, dove le linee di spaccatura sono molto chiare: i musulmani conservatori dell’AKP; l’estrema destra nazionalista MHP; i social-democratici e nazionalisti moderati del partito repubblicano CHP; e i curdi e i progressisti dell’HDP. Non esiste un dialogo politico tra queste entità, motivo per cui dalle legislative del 7 giugno i partiti non hanno trovato un accordo per una maggioranza parlamentare. «È importante sottolineare che il principale responsabile di questa disfatta è Erdogan in persona. Il presidente non vuole governare con una coalizione perché teme di non poter controllare gli alleati come vorrebbe e, di conseguenza, perdere ampi margini di manovra sui temi che gli stanno più a cuore». In primis, ha il terrore che un parlamento in cui il suo partito non ha una maggioranza assoluta possa riaprire delle inchieste sugli scandali di corruzione che l’hanno travolto nel 2013; secondo, Erdogan rischia con buone probabilità di non far passare la riforma costituzionale che trasformerebbe la Turchia da una repubblica parlamentare a una presidenziale. «Alla vigilia delle elezioni, siamo dunque di
fronte all’incognita Erdogan: il presidente in questo momento è il primo fattore d’instabilità del Paese e l’AKP è nel panico perché le legislative – se svolte correttamente – non daranno risultati diversi da quelli di giugno». Secondo le proiezioni di Insel, è più probabile che si raggiunga un accordo per la formazione di una coalizione perché «come dimostra l’87% di partecipazione dello scorso giugno, la Turchia è un Paese che attribuisce molta importanza ai test elettorali e i partiti non possono fare a meno di prescindere dalla legittimità politica delle elezioni; è anche per questo che l’AKP, in una disperata ricerca di una maggioranza assoluta, tenta in tutti i modi di accaparrarsi i voti degli ultranazionalisti». Prendendo ad esempio l’attentato di Ankara, Insel sostiene che il governo non perde occasione per cavalcare le ondate di nazionalismo che oggi attraversano il Paese, costi quel che costi. «Ancora non è certo chi sia il vero mandante dell’attentato… lo Stato Islamico?». Uno dei responsabili della strage, è un turco legato a Isis che proviene da Adiyaman, una città di 200’000 abitanti nel Sud-Est della Turchia: la stessa città da cui proveniva l’attentatore suicida di Suruç, dove il 20 luglio sono morti 32 giovani attivisti procurdi, così come uno dei sospetti delle due bombe scoppiate a Diyarbakir il 5 giugno, durante il comizio di fine campagna elettorale dell’HDP. «Tutti
e tre i sospetti erano turchi e da tempo seguiti dal Mit (intelligence turca), per cui anche se non ci sono prove per imputare al governo una responsabilità penale della strage di Ankara, sicuramente l’AKP, il Mit e la polizia hanno un’enorme responsabilità politica per quello che è successo». I rapporti tra governo turco e Isis sono sempre stati sospetti, secondo il professore, che aggiunge che il PM e dirigente dell’AKP Ahmet Davutoğlu ha subito accusato la guerriglia curda del Pkk per l’accaduto. «Bisogna ricordarsi che il nemico numero uno dell’AKP non è l’Isis ma l’HDP che, conquistando 80 seggi in parlamento, ha mandato all’aria i piani di Erdogan», quindi, secondo Insel, il governo cerca in tutti i modi di screditare l’HDP criminalizzandolo e associandolo al Pkk. «I curdi hanno provato a inserirsi nel sistema e ritagliarsi uno spazio politico e di autonomia all’interno della Turchia, lasciando da parte le spinte separatiste, ma l’AKP non ha colto la potenzialità di un accordo che avrebbe stabilizzato il Paese ed ora rischiamo di oltrepassare il punto di non ritorno». Con l’inasprirsi della crisi siriana e la creazione dell’area curdo-siriana autonoma del Rojava ai confini della Turchia, i rapporti governo-Pkk sono degenerati, nonostante fosse stato proprio l’AKP a iniziare i negoziati con la guerriglia curda per un processo di normalizzazione: «con le trattative
AFP
Costanza Spocci
Erdogan sperava di ottenere i voti dei curdi islamisti nel sud-est del Paese, ma quando lo scorso marzo si è reso conto che, in termini di voti, le aperture verso i curdi andavano più in favore dell’HDP che dell’AKP, ha troncato il processo di pace». Una posizione rinforzata dai bombardamenti a Qandil nel Kurdistan iracheno, il centro nevralgico del Pkk, e dagli attacchi dell’esercito turco nelle zone curde del sudest: tra settembre e ottobre i militari hanno duramente colpito quelle città e villaggi in cui l’HDP aveva guadagnato un’altissima percentuale di voti. «Nel sud-est il governo ha totalmente perso il controllo della situazione: siamo di fronte a una vera e propria guerra». Secondo i dati dell’associazione turca per i diritti umani IHD il conflitto ha già provocato 113 vittime civili dal 23 luglio all’8 ottobre 2015 e, nello stesso periodo, secondo le somme delle agenzie stampa turche, almeno 100 militari e poliziotti sono morti ammazzati. La situazione è esplosiva, tanto più da quando il leader del Partito dell’Unione Democratica curdo-siriano PYD ha dichiarato che gli Stati Uniti avrebbero fornito il braccio armato del partito, lo YPG, di 50 tonnellate di armamenti per combattere lo Stato Islamico nelle città di Raqqa e Deir el-Zor in Siria: «Il governo turco ancora una volta è entrato nel panico e teme che il PYD possa utilizzare quelle armi contro la Turchia». Il PYD e il Pkk sono molto vicini, politicamente e militarmente e il governo turco è terrorizzato all’idea che ai suoi confini vi sia una zona curda siriana indipendente, «dove tra l’altro il Pkk potrebbe basarsi e ottenere uno statuto legale a livello internazionale». Nelle sue frontiere a sud, inoltre, la Turchia ha un altro governo curdo autonomo riconosciuto, quello iracheno di Masud Barzani. «In questo momento l’AKP appoggia Barzani perché è un musulmano conservatore, oltre che per i rifornimenti di petrolio dall’Iraq, ma non sono affatto sicuro che nel momento in cui Barzani non sarà più presidente il governo turco rinnoverà l’intesa», dice Insel. «Dopo un decennio di successi economici e politici dell’AKP, ci troviamo oggi di fronte ad un governo estremamente in difficoltà»: dalla politica interna e la questione curda, alla diplomazia regionale del zero problemi con i vicini». Un fallimento dunque dell’AKP e di Erdogan su tutta la linea? Questo lo decideranno i turchi alle urne il primo novembre. Annuncio pubblicitario
Offerta valida dal 27 ottobre al 2 novembre 2015
Involtino di manzzo in salsa al vino rosso, purea di patate e fagiolini
+ acqua Aproz verde in PET d da 5 dl
13.80 la porzione
Per momenti da gustare.
AZIONE
6.65 invece di 8.35
–.45 invece di –.60
Carne secca bio Svizzera, per 100 g, 20% di riduzione
Tutti gli yogurt bio 20% di riduzione, per es. al naturale, 180 g
3.05 invece di 3.85
11.70 invece di 14.70
Pancetta a dadini bio Svizzera, 2 x 55 g, 20% di riduzione
Pasta bio in conf. da 3 20% di riduzione, per es. agnolotti all’arrabbiata, 3 x 250 g
5.20 1.20 invece di 1.55 Tutte le tisane e i tè Klostergarten Migros Bio, Swiss Alpine Herbs bio o Yogi bio 20% di riduzione, per es. Klostergarten ai semi di finocchio Migros Bio, 20 pezzi
Società Cooperativa Migros Ticino OFFERTE VALIDE SOLO DAL 27.10 AL 2.11.2015, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK
Finocchio bio Svizzera, al kg
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 26 ottobre 2015 ¶ N. 44
29
Politica e Economia
Fra mito e utopia Kurdistan La lotta anti-Isis delle milizie curde – popolo che vive sul grande altopiano dove s’incontrano Turchia,
Siria, Iraq e Iran – va anche vista come ennesimo tentativo di uscire dalla condizione di nazione senza Stato Alfredo Venturi Quando verso la fine dello scorso gennaio le milizie curde conquistarono Kobane, per un momento il grande sogno parve rivestirsi di concretezza. Battendosi contro i guerriglieri dell’Isis, fautori di un Islam chiuso nel suo spietato fanatismo, i curdi non stavano forse dimostrando al mondo che meritano, come nazione, di diventare Stato? Per di più uno Stato evoluto sul piano dei diritti, se non altro bastava a dimostrarlo la presenza accanto al Ypg (Unità di protezione popolare), l’organizzazione armata del Rojava, il Kurdistan siriano, del Ypj (Unità di protezione delle donne). In quel turbolento contesto regionale il messaggio era in effetti dirompente: ecco l’emancipazione femminile sventolata davanti alla cupa misoginia dell’Islam fondamentalista. Nulla potrebbe essere più provocatorio, per un combattente del califfato, che vedersi prendere di mira da una donna. I reparti femminili della resistenza curda, nel corso del lungo sanguinoso assedio di questa città della Siria settentrionale che si è guadagnata l’etichetta di Stalingrado mediorientale, hanno dimostrato una realtà importante a una comunità internazionale ossessionata dalla sfida fondamentalista. Hanno dimostrato che l’Islam non è incompatibile, come vorrebbe la tetra visione del califfo e dei suoi uomini, con un ruolo egualitario e attivo della donna all’interno della società. Così come non è incompatibile con quello spirito di umanità che non a caso è uno dei connotati attribuiti dal Corano a Dio «clemente e misericordioso». Le miliziane del Ypj ebbero un ruolo di primissimo piano nel salvataggio di migliaia di yazidi, la piccola minoranza religiosa da sempre perseguitata perché «infedele», accerchiati dall’Isis sul Monte Sinjar nel nord dell’Iraq, nei pressi della mitica Ninive. Sono le credenziali che la comunità curda orgogliosamente esibisce sulle rovine di Kobane. In questa città a ridosso del confine turco che fu a suo tempo una stazione lungo la ferrovia BerlinoBaghdad, la faraonica impresa voluta dal Kaiser Guglielmo II per assicurare alla Germania l’accesso all’Oceano Indiano aggirando il «britannico» Canale di Suez, i curdi hanno celebrato la loro epopea. Ma il sogno di questa nazione che vive sopra un reticolo di frontiere, sul grande altopiano nel quale s’incontrano Turchia, Siria, Iraq e Iran e dal
Un donna curda nella provincia di Sirnak sul confine turco. (Keystone)
quale discendono il Tigri e l’Eufrate, terre ricchissime di acque e di petrolio, di storia e di culture, è ancora molto più vicino all’utopia che al progetto politico. I curdi sono fra i trenta e i quaranta milioni e si considerano discendenti dai medi, il popolo iranico che andò a popolare l’altopiano duemila anni prima di Cristo e nei secoli successivi fondò un regno con una misteriosa capitale di nome Ecbatana. Secondo questa tradizione etnica e storica, che i curdi rivendicano nel loro inno nazionale, quella fu la sola esperienza di questo popolo riunito in un unico Stato. Seguì una cruenta successione di rivolte, tentativi di scrollarsi di dosso dure dominazioni ostili, a cominciare da quelle dei regni mesopotamici. Nei tempi della superpotenza di Roma i curdi si divisero: a coloro che costituirono una provincia dell’impero si contrappose il resto del popolo alleato dei parti, che di Roma furono acerrimi nemici. Dopo la conquista araba, sotto il califfato di Baghdad i curdi riuscirono ad attestarsi su un sistema di larghe autonomie, che li vedevano frazionati in diverse entità semi-statali, formalmente soggette al califfo ma di fatto quasi indipendenti. E quasi costantemente, altra particolarità della storia curda, in lotta fra di loro per disputarsi l’egemonia. Queste bellicose abitudini hanno conferito ai curdi quello spirito battagliero che ancora oggi è visibile nella loro lotta senza quartiere contro i jihadisti. Non a caso gli ottomani si servirono del Ba-
ban, un principato curdo collocato a cavallo dell’attuale confine fra Iraq e Iran, per tenere sotto controllo la minaccia persiana. Questo popolo produce da sempre esperti professionisti della guerra: da Salah ad-Din, il leggendario Saladino che fu il più temuto fra i nemici dei crociati, fino ai capi delle numerose rivolte contro le armate ottomane, che d’altra parte si servirono costantemente di combattenti e comandanti curdi. A differenza degli armeni, di fede cristiana e considerati amici del nemico russo, durante la Prima guerra mondiale soldati e ufficiali curdi continuano a essere inquadrati nell’esercito turco. Ma quando la fine dell’impero appare ormai inevitabile, l’utopia dell’indipendenza torna a farsi programma politico. Riaffiora il mito del grande Kurdistan, sulla carta le circostanze storiche non potrebbero essere più favorevoli. Già ferito a morte dal conflitto italo-turco e dalle guerre balcaniche, l’impero ottomano è consegnato alla storia: si tratta a questo punto di ridisegnare la carta del Medio Oriente, sul quale Costantinopoli ha continuato per secoli a esercitare il suo dominio. Prevarrà il principio nazionale, e dunque sull’altopiano nascerà lo Stato curdo così a lungo desiderato? In un primo tempo la diplomazia internazionale muove proprio in questa direzione, ma poi complica le cose. Alcuni articoli del Trattato di Sèvres del 1920 prevedono uno Stato indipendente curdo i cui confini saranno stabi-
liti, si precisa, da una commissione della Società delle Nazioni. Ma intanto in Turchia la storia cammina e fa rapidamente tramontare questa prospettiva. Con la rivoluzione di Kemal Atatürk l’impero ottomano è sostituito da una repubblica laica e parlamentare ma non per questo meno nazionalista della defunta Sublime Porta. La comunità internazionale non può ignorare la novità, si sforza dunque di mitigare i provvedimenti, necessariamente punitivi, a carico dell’antica potenza sconfitta. E così il Trattato di Sèvres è sostituito nel 1923 da quello di Losanna nel quale scompare ogni traccia di Kurdistan indipendente. Analogamente sacrificata è l’Armenia. Ankara, la nuova capitale, conserva il cuore anatolico dell’impero e il frammento d’Europa che ospita Istanbul, ma è costretta a cedere tutto il resto: il Maghreb alla Francia, la Libia e il Dodecanneso all’Italia, Cipro alla Gran Bretagna, mentre il Medio Oriente arabo, nel quale si va addensando la nube israelo-palestinese, viene spartito fra Gran Bretagna e Francia con la formula dei mandati per conto della Società delle Nazioni. Prevale dunque una logica coloniale che è fra i semi della futura instabilità e in particolare non lascia scampo ai curdi, condannati a rimanere nazione senza stato. Rinchiusi in Paesi fondamentalmente ostili, che ne temono l’energia rivendicativa e dunque tendono a reprimerli senza pietà, i curdi si organizzano in gruppi politici e formazioni armate.
Ma devono fare i conti con poteri arcigni, non solo la Turchia ma anche il regime iracheno di Saddam Hussein, che non esita a impiegare armi chimiche per soffocare quel tenace desiderio d’indipendenza. La caduta del tiranno di Baghdad apre le porte all’autonomia del Kurdistan iracheno, ma poi irrompe sulla scena l’Isis, avverso ai curdi per ragioni storiche e culturali, soprattutto per la loro visione di un Islam moderno e liberaleggiante, inaccettabile per i fondamentalisti. Proprio con la guerra contro il califfato riprende corpo l’immagine di un Kurdistan compatto sul suo altopiano. Ma per quanto fedele alle sue tradizioni questa nazione è tutt’altro che coesa: basti pensare all’abisso che separa un movimento politico e militare come il Pkk (Partito dei lavoratori del Kurdistan), fuorilegge in Turchia dove ha tenuto viva la resistenza nonostante la feroce repressione, e un’organizzazione come l’Hdp (Partito democratico del popolo), che guidato da Selahattin Demirtas, un giovane avvocato di Diyarbakir, riesce alle elezioni dello scorso giugno a coalizzare un’opposizione non soltanto curda superando di slancio lo sbarramento del dieci per cento e portando in parlamento un’ottantina di deputati. Nel voto anticipato del 1. novembre la posta in gioco è proprio l’eventuale conferma del successo di Demirtas. Mentre il presidente Recep Tayyip Erdogan cerca di riguadagnare al suo Akp (Partito della giustizia e dello sviluppo) la maggioranza assoluta che proprio l’affermazione dei filo-curdi gli ha strappato, la strage di Ankara ha introdotto nella vigilia elettorale elementi di nervosa inquietudine. Tanto che fra gli oppositori c’è chi non esita a lanciare l’atroce sospetto della strage di Stato, mentre il governo punta il dito sull’Isis. Intanto oltre la frontiera siriana le milizie curde continuano a combattere contro il califfato quella che non è soltanto la loro battaglia, apparentemente incuranti del fatto che l’intervento militare turco sembra diretto a colpire i reparti del Pkk piuttosto che i guerriglieri jihadisti. Perché nel Medio Oriente in fiamme non sempre vale l’antico adagio: il nemico del mio nemico è amico mio. In ogni caso tocca al popolo curdo, una volta ancora, il destino di dover dimostrare al mondo la propria esistenza e la propria voglia di riscatto. Annuncio pubblicitario
Offerta valida dal 27 ottobre al 2 novembre 2015
Coscia di pollo + Rivella da 5 dl d in PET
5.–
Assa apora la varietà.
3 PER 2: CAFFÈ EXQUISITO . O T A IN C A M O I H C IC H IN C
UN ABBONAME NT GRATUITO PER O UNA RIVISTA DA SFO GL GUSTANDO UN IARE CAFFÈ: raccogli 6 co dic
i EAN da altre confezioni da ttante 500 g o da 1 k g d i e ricevi gratu itamente 6 ed Exquisito izioni di una rivista pe r il grande pu bblico. Maggiori info rm a z io n i su: www.migros .ch/abbonam ento
3 per 2
3 per 2
14.40 invece di 21.60
13.80 invece di 20.70
Caffè Exquisito in chicchi in conf. da 3, UTZ 3 x 500 g
Caffè in chicchi Exquisito in conf. da 3, UTZ 3 x 500 g
Da tutte le offerte sono esclusi gli articoli M-Budget e quelli già ridotti. OFFERTE VALIDE SOLO DAL 27.10 AL 2.11.2015, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 26 ottobre 2015 ¶ N. 44
31
Politica e Economia
La Tv pirata dei Caraibi Usa-Cuba – 3. parte Insieme al ristabilimento delle relazioni diplomatiche fra i due Paesi è arrivato l’annuncio
Angela Nocioni La televisione dei sogni a Cuba si chiama El Paquete. Un servizio clandestino per scaricare su computer il meglio dei programmi tv stranieri. Dalla serie americana House of cards, alla telenovela brasiliana del momento. Compresi molti cartoni per bambini e programmi sportivi. Il materiale è scaricato da misteriosi distributori direttamente dal satellite. E circola tramite una rete di venditori porta a porta, attraverso dischi rigidi, il cui contenuto passa da un computer a un altro al costo di tre dollari a settimana. C’è molta gente all’Avana che nemmeno accende la tv cubana, l’unica televisione che vede è quella del paquete. Internazionale sì, ma fondamentalmente americana. Perché è essenzialmente americana la produzione tv che i cubani preferiscono vedere. La tv a Cuba è solo statale ed è la classica tv di regime. Grigia, imbalsamata, sempre identica a sé stessa. I telegiornali sono costruiti sulla celebrazione della figura del Capo (con Raul Castro presidente continua esattamente come con Fidel) e sulla rigida censura di qualsiasi notizia non positiva riguardi l’isola. Le notizie internazionali sono riportate solo se utili a rafforzare l’immagine di un Paese considerato amico dal regime, Venezuela e Bolivia soprattutto, oppure se servono a demolire l’idea che altrove nel mondo si possa vivere meglio che a Cuba. Quindi benvenute tutte le catastrofi che possano essere attribuite allo «spietato sistema capitalista». Dalle alluvioni, alle stragi di immigrati nel Mediterraneo.
arriva. Siccome però all’Avana molti vivono con altri soldi che non sono i pochissimi in moneta nazionale entrati con lo stipendio statale, ma quelli fatti «por fuera», essenzialmente quelli spremuti ai turisti, la tassa settimanale del paquete tanti cubani la pagano e anche volentieri. Lo spacciatore di paquete va di casa in casa, con il suo disco rigido in borsa, e copia in tempi record il contenuto sui computer dei suoi clienti. I programmi sono piratati, ovviamente. Così come piratati sono i film stranieri che passano nella tv ufficiale. Una delle battute classiche all’Instituto cubano de Radio y Televisión (ICRT) è: ««¡Que dure el embargo, que a nosotros nos conviene!». La stragrande maggioranza dei film trasmessi dalla tv cubana è infatti americana. L’esistenza dell’embargo è la scusa perfetta perché la tv cubana possa spiegare perché trasmette film piratati, i cui diritti altrimenti non sarebbe mai in grado di comperare. E invece alla tv cubana si vedono film nuovissimi, compresi quelli non usciti ancora nelle sale europee o quelli che hanno appena vinto un Oscar. Cuba grida all’embargo e così evita di pagare i diritti di trasmissione. La scusa è ottima non solo per le casse del regime, ma anche per i poveri teleutenti che mediamente preferiscono di gran lunga la produzione tv americana a quella degli alleati ideologicamente permessi, i venzuelani ora, i sovietici fino agli anni Novanta. C’è un vecchio presentatore della tv cubana che ha passato anni lontano dallo schermo per rappresaglia dopo essersi fatto sfuggire in trasmissione, davanti a un gruppo di bambini chiassosi, la frase: «Bambini state buoni sennò vi metto i cartoni animati russi, eh». La battuta gli costò il lavoro perché era la fotografia perfetta di una delle peggiori idiosincrasie del comune sentire locale: la Russia, intesa per Unione sovietica, e tutte le sue manifestazioni culturali. Dalla triste produzione tv, alla freddezza nella comunicazione fisica tra persone. «Un besito ruso», si dice ancora all’Avana per dire un bacio che non sa di nulla. Insieme alla notizia del ristabilimento delle relazioni diplomatiche tra Stati Uniti e L’Avana è arrivato a Cuba anche l’annuncio del prossimo sbarco di Netflix, la maggior tv via internet in lingua spagnola. Si tratta di un gigante. Con in archivio oltre due miliardi
Keystone
dello sbarco a L’Avana di Netflix, la tv via Internet. Ma sull’isola dei Castro la libera navigazione è ancora tabù
di ore di programmi tra serie tv e film. Lo sbarco però non potrà essere davvero imminente. A parte il fatto che siamo ancora ad anni luce dalla possibilità per i cubani di pagare con carte di credito o di debito, ammesso anche che Netflix riuscisse ad inventarsi un metodo diverso di pagamento, come potrebbero i cubani guardarsi on line un film, o scaricarselo dalla rete sul computer, se Internet a casa ce l’hanno solo le pochissime persone a cui è concesso per ragioni professionali dal regime? Per non parlare delle condizioni penose in cui versa la rete, che è tecnologicamente un disastro e non è in grado di sostenere un traffico di dati consistente. Per vedersi on line un video di youtube di tre minuti, per esempio, ci si può mettere anche mezza giornata. Come vedersi quindi Netflix? Impossibile, finché Internet non verrà portata davvero sull’isola e per far questo non serve solo il know how tecnologico esterno, ma la luce verde dei fratelli Castro. Che non ci pensano nemmeno a spalancare le porte alla libera navigazione in rete. Una delle tecniche di propaganda del regime è sempre stata quella di addossare all’embargo americano le colpe della non diffusione di Internet. Anche subito dopo l’annuncio di Netflix l’ar-
gomento (falso) è stato speso. Su Cubadebate, sito filogovernativo dove per dibattito si intende un elenco di opinioni identiche senza contraddittorio alcuno, hanno parlato di una «cyberguerra que Washington le ha declarado a Cuba». Si lascia lì intendere che Internet sia un lusso all’Avana, non perché il regime lo consideri un pericolosissimo strumento di comunicazione libera e quindi un terribile nemico da tenere sotto stretto controllo, ma perché l’embargo non renderebbe possibile l’aggiornamento delle tecnologie. Si legge su «Cuba debate»: «Disgraziatamente il grosso del crescente traffico cubano deve ancora transitare attraverso lenti e molto costosi sistemi satellitari e con una banda poco ampia e assolutamente insufficiente. Problemi che non si devono a una decisione dell’Avana, bensì all’ossessione di Washington». È vero che la tecnologia di rete cubana è arretratissima, ma l’assenza di Internet è figlia del regime, non dell’embargo. L’accesso privato a Internet fino a due anni fa era consentito a Cuba solo in alcuni grandi alberghi per stranieri e a prezzi altissimi. Ora esistono anche minuscole aree wifi in alcuni punti dell’Avana, dove ci si può connettere con portatili e cellulari pa-
gando comunque cifre folli. Due o tre dollari l’ora per le schede prepagate da usare negli hotspot in strada (pochi e affollatissimi notte e giorno). Persino dieci dollari all’ora per le connessioni offerte nei grandi alberghi (sette dollari all’Hotel Nacional, dieci all’Habana libre). Ai moltissimi che non possono permettersi di navigare in rete e nemmeno di comprarsi il paquete, rimane una consolazione: Vivir del Cuento su Canal 6. Vivir del cuento è una perla della tv cubana. È una piccola telenovela nazionale, incredibilmente esplicita nei contenuti, che ritrae le disavventure di un vecchio cubano, l’amareggiatissimo Panfilo e del suo amico Chequera. Panfilo che passa giornate a fare la coda per trovare un chilo di riso. Panfilo vigilato a vista da un vicino spione e invidioso. Panfilo che sogna di farsi una doccia d’acqua calda. La trasmissione, che va in onda il lunedì sera alle otto, inchioda l’isola davanti allo schermo. Si ride molto, ci si ride addosso, per non piangere. Il regime è scaltro, sa che non si può tappare ogni valvola di sfogo, altrimenti la società esploderebbe. E almeno le risate amare di Panfilo, ai poveri cubani non gliele vieta.
L’avanzata politica e militare dei talebani
intendono riprendere alcuna trattativa fino a che un solo soldato americano rimarrà in Afghanistan, le repubbliche centro-asiatiche sono in subbuglio e ammassano truppe ai confini con l’Afghanistan per paura di veder sconfinare (più di quanto non sia già avvenuto) la guerriglia jihadi entro i loro territori, gli americani non sanno più a che santo votarsi per uscire dall’imbroglio in cui si sono cacciati, i cinesi temono per i loro interessi economici e per il numero di combattenti uighuri che si è unito alla guerriglia, i pakistani cercano di mantenere il controllo della situazione e di continuare a gestire i piccoli Frankenstein creati negli anni. La situazione è in realtà peggiore, molto peggiore di quanto non fosse una decina di anni fa, ma a questo punto l’attenzione del mondo è focalizzata su altre regioni e considera l’Afghanistan una faccenda più o meno risolta. Errore madornale, perché questi ultimi quattordici anni hanno trasformato l’intera area geopolitica in una polveriera a cui basta una tenue scintilla per esplodere con conseguenze difficilmente prevedibili per tutto il resto del mondo. L’avanzata dei talebani e il loro accreditarsi come forza politica oltre che militare è soltanto uno, e nemmeno il più preoccupante, dei segnali.
È essenzialmente americana la produzione tv che i cubani preferiscono vedere. Grazie a El Paquete Da qui lo straordinario successo del paquete, che invece porta il mondo e le sue libere interpretazioni dentro il portatile di chi può permetterselo, anche se a un prezzo inaccessibile a molti. Tre dollari a settimana sono un lusso per chi ne guadagna venticinque al mese con un lavoro statale. Un professore, per esempio, a venticinque dollari nemmeno ci
Afghanistan Dopo il grave attacco di Kunduz, Obama fa marcia indietro e ferma il ritiro
completo delle sue truppe che rimarranno in loco oltre il 2017 Francesca Marino «Winter is coming», l’inverno è alle porte. E non soltanto sui campi di battaglia virtuali di Game of Thrones ma anche su quelli, purtroppo molto più reali, dell’Afghanistan. L’inverno è alle porte e con l’inverno, come sempre accade, la momentanea sospensione delle azioni militari in grande stile. Ma mai come quest’anno l’inverno, a Kabul e dintorni, non sembra promettere nulla di buono. Tanto che perfino Obama, bontà sua, ha ammesso in un’intervista alla CBS che: «Non c’è pace in Afghanistan, anche dopo tredici anni». Aggiungendo poi che «gli Stati Uniti non possono più imporre la pace o fare i poliziotti in nessuna regione del mondo» perché «costerebbe la vita a migliaia di soldati americani e trilioni di dollari a Washington». Subito dopo, il presidente americano è stato costretto dalle contingenze a fare marcia indietro sul
completo ritiro delle truppe dall’Afghanistan: cinquemila soldati americani rimarranno in loco oltre il 2017, e verosimilmente saranno sostenuti da contingenti degli altri Paesi che fanno parte dell’alleanza Nato. La clamorosa scoperta della sempre più disastrosa situazione afghana, completamente dimenticata dai media a favore della Siria e del Medio Oriente, è avvenuta dopo che un manipolo di talebani, con l’offensiva più audace e in grande stile dal 2003 a oggi, ha attaccato e conquistato Kunduz riuscendo a mantenere le posizioni per un nutrito numero di giorni. L’esercito regolare afghano è riuscito a riconquistare la città soltanto con l’aiuto dei bombardieri americani, che per fare buon peso hanno inesplicabilmente bombardato anche un ospedale di Medicins Sans Frontières causando una vera e propria strage di civili e operatori umanitari. Obama è stato costretto a scusarsi,
e a rivedere completamente le strategie sull’Afghanistan. Dalla più o meno ottimistica narrativa secondo la quale si abbandonava un Afghanistan democratico e pacificato, si è passati quindi alla sia pur cauta ammissione di una clamorosa sconfitta. Clamorosa perché nell’ultimo anno ci sono stati in Afghanistan più attacchi e più vittime civili che nei due anni precedenti, anzitutto. Perché diciassette delle trentaquattro province afghane sono di fatto in mano ai talebani: tutte le province di confine più le tradizionali roccaforti di Helmand e Uruzgan, ad esempio. E perché l’esercito dei ribelli ha lanciato un’offensiva a tutto campo, attaccando anche Ghazni subito dopo l’attacco a Kunduz. Le truppe talebane sono state respinte, ma a fatica. Il mullah Mansoor, eletto tra le polemiche come successore del defunto mullah Omar, incassa i dividendi della sua brillante strategia mili-
tare, ricompattando in qualche modo la compagine dei dissidenti. E cerca di incassare dividendi diplomatici perché, si sa, trattare da una posizione di forza conviene sempre. E Stati Uniti, Cina e Pakistan non vedono l’ora, sia pure per diversi motivi, di liberarsi di Mansoor e compagnia bella riportandoli al governo e firmando i famosi accordi di pace. Accordi che sono miseramente naufragati per l’ennesima volta dopo l’annuncio a sorpresa della morte del mullah Omar e dopo che, pochi giorni prima, un falso comunicato del suddetto Omar (defunto pare da almeno due anni) aveva benedetto le trattative che si svolgevano tra gli emissari del governo afghano e gli emissari dei talebani a Murree, in Pakistan, senza condizioni, senza cessate il fuoco e senza deporre le armi. Adesso, come succede da almeno un paio d’anni, si riparte da zero. Mansoor e i suoi hanno annunciato che non
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 26 ottobre 2015 ¶ N. 44
32
Politica e Economia
Adolescenti e rifugiati Dossier Cresce di continuo il numero di richiedenti l’asilo minorenni non accompagnati
che arrivano in Svizzera. Lontani dalle famiglie, spesso dopo aver girovagato per mesi, questi giovani hanno bisogno di un quadro educativo idoneo, nella speranza di trovare il loro posto nel mondo Pierre Léderrey* «Il loro numero è raddoppiato in poche settimane. E le soluzioni adottate solo un mese fa sono già diventate appena sufficienti». Evi Kassimidis, la portavoce dell’ente d’accoglienza vodese (EVAM), non è l’unica ad trovarsi sotto pressione. Dappertutto in Svizzera, l’enorme ondata migratoria che si è riversata sull’Europa pone indubbi problemi di spazio. Sommerso, il Centro federale di Vallorbe si vede costretto a lavorare con gli alberghi di tutta la regione. Le soluzioni d’emergenza si moltiplicano, come ad esempio a Renens dove l’EVAM ha appena preso in consegna un grande rifugio della protezione civile. Nel popolo dei migranti, i richiedenti minorenni sono i più fragili. Hanno attraversato il peggio, arrivando senza niente e soprattutto senza genitori. Bambini e adolescenti spaesati, burocraticamente etichettati con la sigla RMNA, vale a dire «richiedenti l’asilo minorenni non accompagnati». A livello nazionale, ci sono stati 244 nuovi arrivi di RMNA in agosto, sei volte in più rispetto all’inizio dell’anno. Le cifre parlano chiaro: 1233 arrivi tra gennaio e agosto 2015, contro i 794 di tutto il 2014 e i 337 del 2013. Una popolazione per tre quarti maschile. Alcuni credono addirittura che si tratti di una cifra per difetto, dato che certi minorenni impossibilitati a dimostrare la loro età vengono registrati come maggiorenni. Altri, invece, insistono sul fatto che alcuni richiedenti si abbassano l’età per beneficiare di condizioni d’accoglienza più favorevoli. Comunque sia, si comprende la dimensione del problema cui sono
Jade, 16 anni e mezzo, Foyer du Chablais, Losanna. (Christophe Chammartin)
confrontati i Cantoni, che devono prenderli a carico secondo una chiave di ripartizione basata sul numero di abitanti. Oltretutto, il Comitato dell’Onu sui diritti dell’infanzia ritiene che certe regioni non facciano abbastanza. Siccome nel 1997 la Svizzera ha ratificato la Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia ha l’obbligo di ac-
cordare loro protezione, cure e inquadramento sociale. Prenderli a carico significa quindi adottare provvedimenti speciali, tra cui la scolarizzazione, una sistemazione separata dagli adulti e un contesto educativo idoneo. Ginevra, ad esempio, riserva loro un’ala nel centro di Saconnex, che oggi è affollata all’inverosimile con 110 minorenni contro la
neppure che esistesse. È solo quando sono arrivato in Austria che un amico mi ha parlato di Zurigo. Ho tentato la fortuna, completamente da solo, e sono arrivato fino a Vallorbe». Quindici giorni «difficilissimi», tra adulti e famiglie nel centro di registrazione federale pieno all’inverosimile. Come d’altronde anche il Foyer di Chablais, dove l’ente di accoglienza vodese è riuscito ad aumentare da 42 a 45 i posti disponibili. «Ma ci sto bene», sorride Abdulali. «La gente qui è gentile e mi sono fatto un sacco di amici della mia età. In particolare un eritreo e un afghano, con il quali vado a lezione di francese». E il futuro? Abdulali avrebbe voluto fare il falegname come suo padre. «Chissà, forse l’anno prossimo potrò iniziare un apprendistato».
mi lasciava neppure uscire dall’appartamento». Jade sorride e guarda attraverso la finestra. Non ammira, però, il bel panorama che spazia sul Lago Lemano. «È vero, mi hanno detto che la gente di Losanna paga a caro prezzo una vista del genere. Io però amo le scarpe e ne tengo cinque o sei paia sul davanzale. Così prendono aria e posso tenerle d’occhio facilmente». Jade scoppia a ridere. Ha una camera tutta per sé. Un privilegio raro, sia per le ragazze che per i ragazzi. «Prima c’era un’altra ragazza, ma litigavamo troppo». Jade ci mostra il suo permesso «N», una sigla che sta a significare che l’esame della sua domanda d’asilo è ancora in corso. «Sono arrivata in Svizzera il 12 aprile. Una delle mie zie abita già qui, nella campagna vodese. Non l’avevo mai vista prima, adesso stiamo facendo conoscenza. È lei che ha fatto la domanda d’asilo per me. Poi mi hanno subito inviato qui al centro». «Sto abbastanza bene quando sono di buon umore. Ma non devo pensare troppo. Purtroppo non ho più notizie della mia famiglia. E questo mi butta giù». Jade sa bene che la sua situazione amministrativa non è ancora definita, che il futuro è un grande punto interrogativo. «Ma è normale. Alcuni sono in questo centro da due anni. E mi hanno detto che altri giovani vi sono rimasti addirittura quattro anni. Allora vivo alla giornata. E quando mi sento giù di morale mangio biscotti, anche se so che devo fare attenzione alla linea», dice continuando a sorridere.
quarantina presenti ancora solo in primavera. Medesima situazione nel Canton Vaud: «Appena aperto, il centro d’accoglienza di Chasseron denuncia già il tutto esaurito», ammette Evi Kassimidis. Idem in Vallese, dove il «foyer Le Rados» accoglie 42 residenti interni e undici esterni, alloggiati in monolocali nei dintorni. «La prossima settimana avremo tre nuovi arrivi e ci ritroveremo al limite massimo delle nostre capacità», spiega Aline Berthod, la giovane responsabile del piccolo centro d’accoglienza. Malgrado la mole di lavoro sempre più grande, la 32enne vallesana e la sua équipe fanno del loro meglio per integrare i giovani che chiedono asilo. «Abbiamo la fortuna di avere una struttura interamente dedicata a loro. E ci teniamo a preservare un ambiente disteso. Alcuni ragazzi approdano qui dopo mesi trascorsi a girovagare e vogliamo accoglierli con ogni premura». Per farlo viene posto un accento particolare sull’apprendimento della lingua e sulla formazione «grazie a una volontà politica che ci fornisce i mezzi», commenta Aline Berthod. Con la stessa logica, il gruppo di educatori di Le Rados – una quindicina di persone aiutate da stagisti, reclute del servizio civile e aiutanti di cucina appartenenti alle comunità straniere – seguono i RMNA sino alla fine della loro formazione, non solo fino al compimento della maggiore età. Tuttavia, ovunque emerge il timore che questi giovani in difficoltà siano tra le prime vittime dell’immensa pressione migratoria. * Redattore di Migros Magazine
Tre testimonianze Abdulali, 17 anni, Foyer du Chablais, Losanna «Spero di poter cominciare l’apprendistato»
A 17 anni Abdulali ne ha già viste tante. Partito da Kabul, sua città natale, è passato in Iran con i genitori e due dei tre fratelli. «L’ultimo è rimasto in Afghanistan, non se l’è sentita di abbandonare la nostra Patria». Il padre, falegname, si è ferito gravemente alla schiena e non può più lavorare. Grazie anche al suo fisico robusto, ora Abdulali vuole aiutare la sua famiglia. «Sono partito alla volta della Turchia per lavorare come saldatore. Eravamo parecchi giovani ed era durissima, soprattutto perché non parlavamo la lingua», spiega il giovanotto con un sorriso malinconico. Come molti ragazzi del centro per richiedenti minorenni dell’EVAM, il suo umore oscilla tra sprazzi d’energia tipici della sua età e una certa indolenza, che potrebbe riflettere una sorta d’inquietudine. Arrivato lo scorso 7 dicembre – una data che non dimenticherà mai – beneficia solo di un permesso F, permesso di soggiorno provvisorio fino al compimento della maggiore età. Nel caso in cui venisse prolungato, il ragazzo ha buone possibilità di integrarsi. Già dopo qualche mese, infatti, Abdulali parla piuttosto correttamente il francese. Ed è in questa lingua che prosegue il suo racconto: «Laggiù in Turchia, un amico mi ha detto che in Europa occidentale sarebbe stato più facile guadagnare qualche soldo in più. La Svizzera? Non sapevo
Jade, 16 anni e mezzo, Foyer du Chablais, Losanna «Vivo alla giornata»
Che si tratti di minorenni non accompagnati o di rifugiati entrati illegalmente in Svizzera, sono molti i giovani africani che condividono la stessa storia di Jade. «In Congo vivevo in un villaggio con i miei genitori e i miei tre fratelli e sorelle. Io sono la maggiore. Mio padre è rimasto là, mentre noi siamo partiti con la mamma in Angola per provare ad avere una vita un po’ migliore. Era gennaio. Siccome mia madre conosceva qualcuno in Francia, disse che saremmo andati là. A Parigi, però ho trascorso solo qualche mese. Siccome ero illegale, la mamma non
Yumis, 15 anni, Centro di Chasseron, Losanna «Vorrei essere raggiunto dalla mia famiglia»
«Volevo cambiare vita. Nel mio Paese non si sta bene», borbotta in inglese Yumis. La sua corporatura longilinea si torce per un attimo. Dall’alto dei suoi 15 anni, sembra un po’ disorientato. Forse ci sono troppe persone in questo vecchio edificio in attesa di demolizione, un tempo occupato abusivamente e ora trasformato d’urgenza in centro d’accoglienza per richiedenti minorenni non accompagnati. «Gli ultimi adulti sono partiti solo qualche giorno fa e siamo già strapieni», conferma Evi Kassimidis, la portavoce dell’ente vodese d’accoglienza ai migranti. I genitori di Yumis e i suoi sette fratelli e sorelle sono ancora in patria, in Somalia. «Io volevo assolutamente partire e venire in Svizzera, perché ne avevo sentito un po’ parlare». Non fornisce molti particolari, neppure sul suo terribile viaggio. «Ho attraversato anche l’Italia, dove sono rimasto qualche tempo. Infine sono arrivato a Vallorbe il 1° agosto», si limita a precisare. Un segno del destino, forse. Imparare un mestiere? Certamente, ma non sa ancora bene quale. «So solo che voglio trascorrere qua la mia esistenza. E vorrei che mi raggiungesse anche la mia famiglia». Ma c’è ancora tempo per pensarci. Come molti RMNA, anche Yumis è iscritto all’Organismo per il perfezionamento scolastico di Losanna. Tuttavia, i posti liberi in questa struttura sono davvero una rarità.
«Fino a oggi i rinvii sono stati molto pochi» Intervista Céline
Kohlprath è il portavoce della Segreteria di Stato della migrazione (SEM)
Céline Kohlprath, come sta evolvendo la situazione dei richiedenti l’asilo minorenni non accompagnati, in Svizzera?
Nei primi nove mesi di quest’anno sono state formulate più richieste di questo tipo di quante ne siano arrivate negli ultimi due anni. Si tratta di persone che provengono dalla Siria?
Non in modo particolare: l’aumento maggiore si verifica tra i giovani eritrei. Ciò si spiega col fatto che laggiù i giovani a partire dai 15 anni possono essere reclutati a forza nell’esercito. Cosa succede quando un richiedente d’asilo di questo tipo arriva in Svizzera?
Le loro domande sono trattate prioritariamente; l’obiettivo è fare in modo che siano attribuiti il più presto possibile ai cantoni e che sia loro assegnata una persona di riferimento. Non sarebbe più semplice fare in modo che i loro genitori vengano qui?
Il ricongiungimento del nucleo famigliare entra raramente in linea di conto. Un minore non accompagnato che ha ottenuto lo statuto di rifugiato può chiedere di far venire i suoi parenti. Tuttavia la maggior parte dei minori non accompagnati ottiene un’autorizzazione di soggiorno provvisoria, poiché non è possibile esigere il loro rinvio in patria in caso lo statuto non sia concesso. Quindi non avvengono mai rinvii?
Il principio dell’interesse prioritario del bambino costituisce l’elemento centrale nell’esame del dossier. Fino a oggi i rinvii sono stati pochissimi. E nel momento in cui il richiedente diventa maggiorenne?
Il Segretariato di Stato all’emigrazione avvia allora una nuova inchiesta, per stabilire se il rinvio è ragionevolmente richiedibile. Sono prese in considerazione in quel caso la durata della permanenza e il grado di integrazione della persona in Svizzera.
Campagna donazioni di Migros Aiuti per i bambini svizzeri in difficoltà
Durante il periodo prenatalizio, Migros lancia una grande raccolta fondi per i bambini in situazione di difficoltà in Svizzera. I proventi delle donazioni saranno versati interamente a progetti selezionati dagli enti assistenziali Caritas, Heks/Eper, Pro Juventute e Soccorso d’inverno. Da subito è possibile sostenere la campagna con un SMS, da inviare al numero 455 con la parola chiave BAMBINI, seguita dall’importo della donazione. Ad esempio, per una donazione di 50 franchi inviate al 455 il messaggio «BAMBINI 50».
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 26 ottobre 2015 ¶ N. 44
33
Politica e Economia
Dies Irae Frontalieri Lo studio dell’IRE fortemente
criticato perché sconfessa il credo corrente Daniele Besomi
Parlamento bifronte Nuova legislatura Al Nazionale c’è una maggioranza
di centro-destra, agli Stati di centro-sinistra: quale impatto avrà la nuova costellazione sulle riforme in corso? Marzio Rigonalli Continuità o cambiamento? Come verranno gestiti dal nuovo parlamento i principali dossier della politica federale, che sono stati aperti durante la legislatura precedente e che verranno ripresi in quella che sta per iniziare? La domanda s’impone visti i cambiamenti, almeno in parte sorprendenti, che sono emersi dalle elezioni dello scorso 18 ottobre. La Camera del popolo presenta un nuovo rapporto di forze. Alla maggioranza di centro sinistra è subentrata una maggioranza di centro destra. UDC e PLR detengono 98 seggi, ai quali conviene aggiungere i due deputati della Lega dei ticinesi ed il rappresentante del MCG (Mouvement Citoyens Genevois), per un totale di 101 seggi su 200. Al Consiglio degli Stati, invece, anche se 19 seggi devono essere ancora attribuiti attraverso il secondo turno, non c’è stata una svolta a destra. Ci saranno alcuni volti nuovi, ma i cambiamenti dei singoli partiti sono meno significativi ed il centro sinistra mantiene la maggioranza. Siamo, dunque, di fronte a due Camere con rapporti di forze diversi, chiamate a collaborare. Si può immaginare che, quando il buon senso non prevarrà, ci saranno tensioni, con progetti bocciati da una Camera ed approvati dall’altra, con rinvii, veti e ritardi, a scapito dell’efficienza che dovrebbe caratterizzare il processo di riforme in corso. Consideriamo alcuni dossier, la cui soluzione è stata avviata in un determinato modo dal centro sinistra e che ora potrebbero venir affrontati diversamente, seguendo un altro percorso e sbocciando in altre conclusioni. Cominciamo con la Strategia energetica 2050. La svolta energetica decisa dopo la catastrofe nucleare di Fukushima del 2011 prevede il graduale abbandono dell’energia nucleare, l’aumento della quota delle energie rinnovabili ed il miglioramento dell’efficienza energetica. Sono tre pilastri che richiedono tutta una serie di misure, che vanno decise ed applicate in tempi successivi. Il Consiglio nazionale ha approvato un primo pacchetto di misure nel dicembre 2014. Il Consiglio degli Stati se ne è occupato nella sua ultima sessione, lo scorso mese di settembre. Dai lavori e dalle decisioni prese dalla Camera dei cantoni è emerso un pacchetto meno ambizioso di quello approvato dal Nazionale. I senatori UDC e PLR hanno manifestato i loro timori di fronte alla strategia energetica, soprattutto per i costi ch’essa implica per l’economia e per le aziende, per
lo Stato attraverso i sussidi e per i consumatori attraverso la tassa sul CO2. Hanno messo in dubbio le previsioni sulla quantità di energia che si otterrà in futuro dalle rinnovabili e sono riusciti a convincere la Camera a frenare l’uscita dal nucleare. Contrariamente al Nazionale, il Consiglio degli Stati non ha posto un limite massimo d’esercizio per le centrali nucleari più vecchie e non ha obbligato i gestori degli impianti più recenti a presentare un piano di gestione a lungo termine. Siamo di fronte a profonde divergenze tra il centro sinistra, che vuole dare alla svolta energetica scadenze precise e contenuti concreti, e la nuova maggioranza di centro destra, che vuol limitare la portata di questa svolta, un po’ perché non crede al surriscaldamento climatico, come avviene ancora in parte nell’UDC, un po’ perché mette in primo piano le esigenze attuali dell’economia. Sono divergenze che si ripercuoteranno sicuramente sul futuro di questo dossier nei prossimi quattro anni. Un altro dossier che rischia di ritrovarsi ridimensionato è la Riforma della previdenza per la vecchiaia 2020. La speranza di vita è in crescita ed il numero delle persone attive che possono finanziare le pensioni è in calo. Dunque, è necessario procedere ad una riforma che tenga conto di questa realtà, ma che sia anche garante delle rendite di pensionamento nei prossimi anni. Il Consiglio degli Stati ha approvato un primo progetto nella sua ultima sessione di settembre. Tra le misure concordate dai senatori spiccano: l’aumento dell’età di pensionamento per le donne da 64 a 65 anni; l’adeguamento dell’aliquota minima di conversione nella previdenza professionale obbligatoria dal 6,8% al 6,0%; l’aumento delle rendite AVS di 70. – franchi mensili; l’incremento dell’IVA dell’1% e l’adeguamento verso l’alto dei contributi per l’AVS dello 0,3%. Questa riforma, che prende contemporaneamente in considerazione il primo e il secondo pilastro, dovrà ora passare al Consiglio nazionale. L’UDC ed il PLR non approvano tutte le misure approvate dalla Camera dei cantoni, in particolare l’aumento dell’IVA e dei contributi per l’AVS, perché ritengono che sia dannoso per l’economia. Il centro destra, inoltre, sarebbe disposto ad andare più lontano con l’età di pensionamento, portandola a 67 anni per tutti. Si profila, così, un duro scontro tra destra e sinistra, una battaglia che potrebbe sfociare anche nel fallimento della riforma. I difensori del segreto bancario per i residenti in Svizzera possono sentirsi
rassicurati. La situazione attuale non dovrebbe cambiare, perché sia l’UDC che il PLR si sono dichiarati contrari all’abolizione di questo segreto e perché le pressioni interne non sono sufficientemente forti. Il tema tornerà d’attualità quando arriverà in votazione popolare l’iniziativa «Sì alla protezione della sfera privata», un’iniziativa che mira ad ancorare nella Costituzione federale il segreto bancario per le persone residenti in Svizzera. Dati i problemi che sorgerebbero nei rapporti con molti Paesi, i recenti impegni conclusi sul piano internazionale, con l’introduzione dello scambio automatico di informazioni fiscali, non dovrebbero venir messi in discussione. I rapporti con l’Europa, infine, rischiano di essere un motivo di scontro già all’interno del centro destra. L’UDC e il PLR non sono per niente sulla stessa linea. Il PLR difende i rapporti bilaterali con l’UE, perché li ritiene fondamentali per l’economia svizzera, e cerca un modo per conciliare questi rapporti con il controllo dell’immigrazione. Difende la Convenzione europea dei diritti dell’uomo e non intende sminuire l’importanza delle norme internazionali ritenute fondamentali. L’UDC, invece, è pronta a sacrificare gli Accordi bilaterali, se lo riterrà inevitabile per poter applicare l’iniziativa popolare sull’immigrazione di massa, approvata dal popolo e dai cantoni il 9 febbraio 2014. Inoltre, ha già raccolto le firme per un’iniziativa popolare che prevede di subordinare il diritto internazionale al diritto nazionale, ed è convinta che i risultati che ha ottenuto alle ultime elezioni le danno ulteriore forza per perseverare nella stessa direzione. È difficile immaginare un’intesa tra i due partiti su questo dossier ed è quindi probabile che, in questo caso, il centro sinistra prenderà spunto dalle loro divisioni per far prevalere le sue tesi, per lo meno a livello parlamentare. La prossima legislatura racchiude molte incognite sui principali orientamenti politici, economici e sociali del Paese. Molto dipenderà dal ruolo che assumeranno i singoli partiti e le possibili nuove alleanze di partito, nonché dalla loro azione. Un ruolo centrale, forse il più importante, spetterà sicuramente al partito liberale radicale. Il PLR può limitarsi ad una posizione subordinata all’UDC, adeguandosi alle sue posizioni e, in qualche modo, fungendo da stampella, oppure può mirare ad una sua forte autonomia che lo porti a cercare maggioranze in tutte le direzioni, in modo da trovare i migliori compromessi possibili e le migliori soluzioni.
Lo studio dell’IRE sui frontalieri ha suscitato un putiferio, orchestrato secondo canoni ben collaudati. L’Ufficio Presidenziale del Gran Consiglio ha chiesto alla SECO un’analisi del mercato del lavoro ticinese dopo l’applicazione degli accordi sulla libera circolazione. La SECO ha girato l’incarico (la patata bollente, verrebbe da dire) all’IRE. Lo studio è stato aspramente criticato da Sergio Savoia e dalla Lega dei Ticinesi, per bocca di Daniele Caverzasio, per aver ottenuto risultati che sarebbero palesemente discordanti con il buon senso comune; questi deputati sono arrivati a chiedere la chiusura dell’IRE. L’USI, dal canto suo, ha diramato una difesa d’ufficio affermando che i metodi impiegati sono basati su tecniche di analisi consolidate impiegate dalla più recente ricerca scientifica. La contrapposizione è interessante. Savoia e i leghisti negano i risultati sulla base dell’argomento che ciascuno di noi conosce qualche ticinese che ha perso il lavoro in quanto sostituito da un frontaliere. Questa argomentazione, presentata in questo modo, è puramente aneddotica: che casi di questo genere esistano e non siano isolati non lo nega nessuno; che siano statisticamente significativi è un altro paio di maniche. Si potrebbe invocare l’aneddotica contraria. Se ci riflettiamo bene, infatti, ciascuno di noi conosce qualcuno che ha un posto di lavoro grazie ai frontalieri: molte imprese che hanno alle loro dipendenze sia residenti che frontalieri possono sopravvivere solo grazie al fatto di disporre anche di manodopera che non possono trovare in loco, e senza frontalieri dovrebbero chiudere licenziando anche i ticinesi; oppure ancora, i frontalieri spendono in Ticino parte del loro stipendio (i dati sulla bilancia dei pagamenti svizzeri indicano che i frontalieri spendono in Svizzera per beni di consumo circa il 10% del loro reddito), pagano comunque le imposte, producono direttamente o indirettamente redditi e valore aggiunto in Ticino. Insomma, l’economia di questo Cantone qualcosina ai frontalieri comunque lo deve: ora cosa facciamo, dovremmo forse metterci a ragionare contrapponendo casi individuali? Parliamoci chiaro: il rifiuto del risultato dell’IRE, e una reazione così violenta, sono dati essenzialmente dal fatto che il risultato non piace. Chiunque arrivasse alla conclusione, a prescindere dalla serietà dell’analisi, che la sostituzione di lavoratori indigeni da parte dei frontalieri è un fenomeno statisticamente non significativo, sarebbe messo alla gogna. La SECO, peraltro, ne sa qualcosa per esperienza diretta. D’altra parte, la replica dell’USI è di segno opposto ma di pari vacuità. L’USI glissa sulla parte palesemente bizzarra dello studio (non a caso l’unica sulla quale si sono soffermati i critici) nella quale si chiede alle imprese di spiegare perché assumono frontalieri: ben sapendo che il tema è politicamen-
Il rientro serale dei frontalieri. Sugli effetti della loro presenza sul mercato del lavoro gli animi si dividono. (CdT Maffi)
te delicatissimo, non è improbabile che le risposte siano in qualche misura distorte. Ma nel merito, sostenere che la metodologia di analisi è consolidata non ci dice nulla sulla sostanza del risultato né sull’impostazione del problema. Certo, i metodi econometrici sono consolidati. Ma siamo sicuri che la scelta di questi metodi, in alternativa ad altri, sia la più opportuna per il problema da analizzare? Questo sarebbe da dimostrare, non da assumere. Siamo poi sicuri che il modello teorico invocato (cap. 6), in cui salari e numero di lavoratori assunti dipende esclusivamente dall’intersezione delle curve di domanda e offerta di lavoro non debba essere aggiornato visto che la sua formulazione originaria risale al 1890 e nel frattempo l’economia del lavoro ha avuto notevoli sviluppi? In terzo luogo: anche se il modello teorico e lo strumento analitico econometrico fossero la scelta appropriata, ciò non garantisce nulla sulla specificazione del modello concretamente impiegato. E qui casca l’asino. Dal rapporto dell’IRE non si capisce assolutamente come sia specificato il modello (certo che se l’avessero scritto in un italiano decente avrebbero aiutato la comprensione). A pp. 60 e 99 ci sono rispettivamente un’equazione e un elenco delle variabili che possono essere coinvolte «in accordo con la letteratura citata» (ma quale letteratura? Nel capitolo 7 si citano diversi approcci, e non è chiaro a quale qui si faccia riferimento; e certamente ogni autore usa un’equazione diversa). Tuttavia non è esplicitato come questi parametri siano messi al lavoro nell’equazione. Nel documento non si spiega perché sia stata scelta un’equazione piuttosto di un’altra, o perché si siano enfatizzate certe variabili mentre altre sono usate solo come controllo. Perché, per esempio, il grado di sindacalizzazione delle imprese oppure l’esistenza o meno di contratti collettivi non sono presi in considerazione? Dopo aver detto che si stimeranno i coefficienti di questa generica equazione, nel documento si passa subito ad altro, iniziando a discutere un problema tecnico (se le variabili siano o meno indipendenti tra loro). Si tratta certo di un passaggio rilevante per l’uso dello strumento, ma incomprensibile per i lettori: il problema dell’indipendenza rimane misterioso se non si discute da nessuna parte quali siano le variabili in gioco e come siano in relazione tra loro. Intendiamoci: non sto dando giudizi sul risultato (che peraltro echeggia quello di altri studi); sto solo dicendo che non si capisce assolutamente da dove esso derivi né come si spieghi l’impostazione, e che quindi non è possibile darne una valutazione. Sulla base di questa confusione c’è chi chiede la chiusura di un istituto di ricerca e chi invece lo difende dicendo che va bene così. Delle premesse e dell’impostazione concreta dell’analisi non si cura nessuno, l’importante è mantenere le posizioni acquisite: una deriva piuttosto triste e francamente preoccupante.
DELIZIOSO FORMAGGIO FONDENTE.
7.95 Formaggio per raclette a fette Höhlengold* 300 g
8.70 Raccard a fette Tradition Nature, all’aglio e al pepe, 350 g
22.–
7.30
Raccard Family a fette* Tradition Nature, al pepe e all’aglio, 900 g
Formaggio per raclette in fette Heidi Surchoix* 300 g
1.75 invece di 2.20
7.40
Raccard Tradition in blocco per 100 g, 20% di riduzione
Raccard Surchoix a fette bio 300 g
1.80 invece di 2.30 Raccard Tradition a fette, in conf. da 10 per 100 g, 20% di riduzione
* In vendita nelle maggiori filiali Migros, fino a esaurimento dello stock. OFFERTE VALIDE SOLO DAL 27.10 AL 2.11.2015, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 26 ottobre 2015 ¶ N. 44
35
Politica e Economia Rubriche
Il Mercato e la Piazza di Angelo Rossi Privatizzazione della natura E parliamo del tesserino per la raccolta dei funghi. Il Canton Ticino vuole introdurre l’obbligo di possedere un tesserino per la raccolta dei funghi. Le ragioni invocate per adottare questa misura sono due: i danni alla natura che può arrecare il parcheggio selvaggio delle auto dei cercatori e la pressione eccessiva sulle componenti naturali del paesaggio. Per l’economista che si interessa ai problemi dell’ambiente il problema non è nuovo. Nella letteratura specializzata si parla di sovrautilizzazione di un bene pubblico. Il bosco, o meglio l’accesso al bosco, è, in Svizzera un bene pubblico. E bene pubblico è stata fino ad oggi la raccolta dei funghi. Che cosa significa? Una delle caratteristiche più importanti di un bene pubblico è che è gratuito e quindi a disposizione di tutti. L’economista direbbe che dal suo consumo non si può escludere nessuno. Questa situazione determina in più di un caso
una sovrautilizzazione del bene che, col tempo, può addirittura arrivare a distruggere la sua utilità. Insomma, la presenza di un numero eccessivo di raccoglitori di funghi nei boschi ticinesi potrebbe, col tempo, portare alla scomparsa dei funghi stessi o almeno delle specie più ambite. Per non parlare dei danni causati dai posteggi selvaggi. L’antidoto dell’economista è semplice: si privatizzi la natura. Per far questo occorre introdurre misure che consentano di escludere una parte della domanda, per esempio facendo pagare per poter raccogliere i funghi. Qualunque sia il prezzo che si vorrà far pagare, una parte della domanda potenziale non sarà disposta a pagarlo. Di conseguenza la domanda si ridurrà e si ristabilirà un miglior equilibrio tra quello che la natura è in grado di produrre e quello che i consumatori richiedono. Cari lettori, forse non lo crederete, ma, in sostanza, questo
è proprio quanto si propone di fare il tesserino per i funghi. Ricordo al lettore che quando si parla di tessera si intende infatti sempre una procedura di razionamento, ossia di riduzione dei consumi rispetto alla domanda potenziale. La soluzione scelta dal Canton Ticino è orientata a ridurre la domanda proveniente da fuori Cantone. Questo provvedimento si giustificherebbe per il fatto che nelle regioni italiane – anche in quella alla frontiera con la Svizzera – il tesserino per i funghi esiste già da qualche anno. Siccome in Ticino, fino ad oggi, la raccolta era libera, è chiaro che questa situazione ha determinato un «turismo dei funghi» in provenienza dall’Italia. L’intensificazione dei flussi di cercatori ha certamente aggravato gli impatti negativi su natura e paesaggio. La scelta ticinese fa però discutere. Stando alle intenzioni del Dipartimento, in futuro, i cercatori di funghi
dei boschi ticinesi dovrebbero essere distinti in due categorie: i residenti e quelli che vengono da fuori Cantone. I primi potrebbero conseguire il tesserino gratuitamente, mentre i secondi dovrebbero pagare una tassa unica, il cui montante sarebbe fissato probabilmente in relazione al numero di giorni che il raccoglitore intenderebbe passare nei nostri boschi. Il Cantone ha scelto questa soluzione importandola pari pari dall’Italia. Si fosse attenuto alle esperienze svizzere avrebbe potuto introdurre aree di protezione del bosco – come prevede la legge federale sul bosco – o limitare la raccolta a certi giorni della settimana o periodi dell’anno, come viene fatto in altri Cantoni. La soluzione ticinese, ossia il tesserino, non è così fuori posto. Ma perché distinguere tra residenti e non residenti? Il parcheggio selvaggio e la raccolta spropositata di grandi quantità di funghi
provocano gli stessi danni alla natura e al paesaggio che siano effettuati da residenti o da cercatori che provengono dall’Italia e dal resto della Svizzera. Si faccia quindi pagare il tesserino a tutti. Da ultimo penso sia giusto ricordare che l’efficacia delle tessere nel razionare i consumi dipende sempre e solo dalla frequenza e dall’estensione dei controlli, aspetto che finora però non è stato discusso. I controlli non saranno facili perché il bosco ticinese copre la metà del territorio del Cantone. I controlli da eseguire sui cercatori di funghi saranno quindi costosi e, nel medesimo tempo, la possibilità di sfuggire agli stessi sarà relativamente alta. È quindi abbastanza probabile che il tesserino per i funghi, così come è previsto dal Dipartimento competente, alla fine, non abbia per effetto che quello di creare una nuova forma di contrabbando: il contrabbando dei funghi.
Da un certo punto di vista, il fatto di essere una democrazia – la più grande democrazia del mondo – potrebbe essere un vantaggio competitivo per lo sviluppo economico e sociale dell’India. Consideriamo gli Stati Uniti. Dopo che si è frettolosamente parlato di secolo cinese, si comincia a capire che anche il XXI secolo nel bene o nel male sarà segnato dagli Stati Uniti d’America. Se c’è una rivoluzione tecnologica, una scoperta scientifica, un film di successo, un caso letterario, un’innovazione in qualsiasi campo destinata a essere esportata in tutto il mondo, viene dagli Stati Uniti. Il fatto di essere una democrazia aperta alle minoranze, ai diritti degli omosessuali, alla new economy, al nuovo mondo digitale, all’esplorazione dello spazio, alle tendenze d’avanguardia nella moda, nel design, negli stili di vita fa sì che gli Stati Uniti restino un punto di riferimento (il quale spesso utilizza come software, come fonte di idee e di ispirazione, la vecchia Europa
e in particolare il suo avamposto, Londra). E agli altri, Cina compresa, non resta che copiare. Però essere un’autocrazia, come appunto la Cina, presenta altri vantaggi. Non ci sono scioperi, proteste politiche, sommovimenti etnici, contrasti religiosi a rallentare lo sviluppo; e se ci sono intervengono le massime autorità, il partito e l’esercito, a rimuovere quegli ostacoli, se necessario con la censura e con la galera. Questo ha reso possibile l’esplosione del libero mercato in un sistema totalitario, quell’efficace ma moralmente deleterio e a lungo andare insostenibile mix tra economia capitalista e monopolio politico del vecchio partito comunista. L’economia indiana, a un primo sguardo, non ha né i vantaggi della democrazia, né quelli dell’autocrazia. Da una parte, è ancora appesantita dalla burocrazia, dalla corruzione, dalle violenze politiche, e pure dal sistema delle caste che della democrazia è l’antitesi, in
quanto non riconosce l’uguaglianza tra gli uomini. Dall’altra parte, l’economia indiana non può usufruire di quella ferrea pianificazione – e repressione del dissenso – di cui dispongono gli autocrati cinesi. Resta intatto l’enorme potenziale di sviluppo di una terra unica al mondo, in cui sono nate le grandi religioni orientali – dall’induismo al buddismo, dai sikh ai jainisti – , di città dall’incantevole bellezza. Dove è possibile – come mi è accaduto a Calcutta – visitare la sala dei morenti dove le suore eredi di madre Teresa raccolgono i derelitti, e subito dopo incontrare miliardari in dollari che tuttavia vivono in case sobrie per quanto eleganti. Dove trovi i santoni e gli occidentali convertiti, le principesse e le intoccabili divenute leader politiche. Una terra di contrasti da cui non si può prescindere: non a caso Guido Gozzano la chiamava «la cuna del mondo», la culla della religione e della civiltà.
luto dalla città di Milano in occasione dei 75. anniversario della promulgazione delle leggi razziali italiane e gestito da una «onlus» che ha come presidente il giornalista Ferruccio De Bortoli, ora editorialista anche del «Corriere del Ticino». È nei suoi locali che, ormai da diversi mesi, l’«onlus» del memoriale ha accettato di offrire rifugio temporaneo e assistenza a una quarantina di fuggiaschi siriani e iracheni ogni notte (sono oltre 4000 quelli già ospitati) in procinto di partire verso il Nord Europa. Durante la visita il responsabile del memoriale ha fatto notare a Cohen che quasi tutti i rifugiati ignorano la sacralità di quei luoghi. Anche il giornalista americano evidenzia la dissomiglianza fra le partenze forzate degli ebrei negli anni Quaranta e quelle di oggi, volontarie anche se imposte dalla sopravvivenza, di arabi e africani verso i Paesi del Nord Europa: agli ebrei braccati 75 anni fa per la loro religione dall’ideologia nazista succedono oggi i musulmani vittime della crisi della propria religione, incapace di accettare
la modernità. È però evidente che, oggi come allora, attorno al dramma di chi è braccato da ideologie, guerre o persecuzioni recita un ruolo da protagonista l’indifferenza. Cohen menziona dapprima quella dell’Ungheria i cui governanti, pur di sottrarsi all’accoglienza degli odierni fuggiaschi dalle guerre islamiche, fanno riferimento a quella che il giornalista americano definisce una «bigotta difesa della cristianità». Poi ricorda l’indifferenza della Gran Bretagna, e la descrive citando il primo ministro che parla di «sciami» in arrivo, il ministro degli esteri che evoca «migranti disperati che saccheggiano» e il ministro dell’interno che fa riferimento a «minacce alla coesione sociale». Poi ecco l’indifferenza dell’Unione europea, temporeggiatrice ad oltranza di fronte alla necessità di approntare vie di accesso, aperture e soluzioni che consentano al flusso dei rifugiati del Medio Oriente e dell’Africa di evitare le trappole criminali e mortali che costellano le vie verso l’Europa. Un altro «tipo» di indifferen-
za Cohen lo individua nel disinteresse, quasi un oblio, per i milioni di rifugiati che vivono nella precarietà in Turchia, Libano, Giordania, bisognosi, oltre che di aiuti anche di interventi risolutori e di soluzioni politiche. L’articolo evidenzia così un’indifferenza ormai cronica, favorita dalla schizofrenia dei conflitti medio-orientali e da un’insensibilità globalizzata, quasi surreale (soprattutto se si evoca anche quella dei ricchi Paesi arabi…), resa viva solo da quotidiani bilanci di morti e efferate violenze. Per fortuna ogni tanto arriva qualcuno a scuotere l’apatia e l’indifferenza, a rompere l’imperturbabilità e l’attitudine egoistica del «primo non farsi coinvolgere». Qualcuno come l’opinionista del «New York Times», che nei locali sotterranei della stazione di Milano scopre un parallelo tra l’indifferenza verso la shoah degli ebrei di settantacinque anni fa e quella di oggi verso l’esodo dei popoli mediorientali e africani, per ricordarci che anche l’indifferenza uccide ed è colpevole.
In&outlet di Aldo Cazzullo India, culla del mondo vera modernizzazione dell’India è ancora lontana. Mancano le infrastrutture. Non ci sono le strade. E manca una vera politica di controllo delle nascite, in particolare per quanto riguarda l’enorme comunità musulmana, che già sfiora i duecento milioni di persone; ancora poche rispetto al miliardo di indu, ma destinata a sicura crescita.
AFP
Immaginate un Paese grande dieci volte l’Italia e quasi cento volte la Svizzera. Con oltre un miliardo e 250 milioni di abitanti: venti volte più dell’Italia, 150 volte più della Svizzera. È un’unità di grandezza difficile da concepire. Eppure questa è l’India. Il Paese è stato capace di un grande balzo in avanti in questi anni. Eppure la
Zig-Zag di Ovidio Biffi Non tanto lontano dall’Expo... Tra gli opinionisti del «New York Times», uno dei più versatili è sicuramente Roger Cohen. In visita a Milano, a inizio mese ha inviato al suo giornale un servizio dal titolo Indifference kills, cioè: L’indifferenza uccide. Letto il titolo, uno si chiede: cosa può aver visto un americano nella metropoli lombarda per arrivare a questo titolo? Con Expo 2015 ancora in corso, subito si pensa all’esposizione ed all’alimentazione come fonte o rimando di qualche spunto. Ma siamo fuori strada: grazie al suo fiuto giornalistico formidabile, Roger Cohen è riuscito a scoprire uno scenario che gli consentisse di parlare di indifferenza recandosi alla Stazione Centrale di Milano e rivelando a milioni di lettori del suo giornale che i locali dei sotterranei della stazione milanese ospitano e alloggiano profughi che transitano dalla capitale lombarda per avviarsi verso la Germania o i Paesi del Nord Europa. Sappiamo che in quei locali si ferma solo una minima quota delle centinaia di fuggiaschi che quotidianamente
sopravvivono nei grandi spazi della stazione Centrale e nei giardini delle immediate vicinanze. Ma è altrettanto palese che siamo di fronte a una mano tesa, cioè all’esatto opposto dell’indifferenza, e non a segnali di disinteresse o di comportamenti egoistici nei confronti di questi stranieri. L’indifferenza affiora e la si afferra solo quando Cohen spiega la particolarità di quei locali sotterranei. Area originariamente creata e adibita al carico e scarico dei vagoni postali, tra il 1943 e il 1945 venne adibita come famigerato luogo in cui centinaia di cittadini italiani ebrei rastrellati a Milano e in Lombardia venivano ammassati e caricati su vagoni merci che, sollevati tramite un elevatore sulla Piattaforma 21, cioè la banchina di partenza, partivano con il loro triste e piombato carico verso i campi di concentramento e sterminio (Auschwitz-Birkenau, Bergen Belsen) o altri centri di raccolta dell’alta Italia. Ufficialmente oggi quell’area ospita un memoriale (appunto: Piattaforma 21, sul web: www.memorialeshoah.it) vo-
. O T N E M O M L E D À NOVIT 20x PUNTI
Per una sensazione di freschezza come dopo la doccia – per tutto il giorno
sicurezza freschezza
Salvaslip – per l’igiene quotidiana
NOVITÀ
Assorbenti – per il ciclo
NOVITÀ
Discreet – in caso di perdite urinarie
NOVITÀ
3.50
2.20
5.20
Salvaslip Always Ad es. Normal 52 pezzi
Always Assorbenti Ad es. Ultra Night 9 pezzi
Assorbenti Always Discreet per perdite urinarie Ad es. Normal 12 pezzi
i
liq
Fino al 100% di protezione dalle fuoriuscite Tecnologia migliorata sui salvaslip always grazie a uno strato più alto di ActPearls per neutralizzare gli odori meglio e più a lungo.
fo r m a
el
as Tr
u i di i n g
Gli assorbenti Ultra Always hanno un nucleo speciale con un gel che assorbe i liquidi: i liquidi vengono trasformati in gel – e il gel non può fuoriuscire!
*In vendita nelle maggiori filiali Migros. SU TUTTI I PRODOTTI ALWAYS, OFFERTE VALIDE SOLO DAL 27.10. AL 9.11.2015, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK
EXTRASOTTILI. SUPER ASSORBENTI. Finoal 100%DIDISCREZIONE EPROTEZIONE
Always è in vendita alla tua Migros
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 26 ottobre 2015 ¶ N. 44
37
Cultura e Spettacoli L’opera di Emilia Banchini Emilia Banchini ha lasciato un’opera grafica di pregio, ora in mostra al Bigorio
La Svizzera italiana può vantare una cultura musicale? Sebbene le produzioni di valore siano rare, le eccezioni ci sono. Ad esempio il trio Blue 2147 o i Final Step
La città eterna di Sollima A colloquio con Stefano Sollima, regista di Suburra, film sullo scandalo di Mafia Capitale
pagina 41
Chi ha paura della morte? Al MEN di Neuchâtel una stimolante mostra ci invita a riflettere su un tabù della nostra società pagina 45
pagina 39
pagina 43
I cavalieri dell’arte Mostre La Fondazione Braglia dedica
un’esposizione al gruppo «Der Blaue Reiter»
Alessia Brughera La passione per il collezionismo d’arte di Gabriele e Anna Braglia nasce negli anni Cinquanta. Il loro percorso di ricerca delle opere testimonia fin dagli esordi un interesse ad ampio raggio, non tanto influenzato dalle tendenze del mercato quanto guidato dal gusto e dalle esperienze personali. Spesso, infatti, è proprio dal rapporto diretto con l’artista che scaturisce la volontà dei due coniugi di acquisirne i lavori. Come è avvenuto ad esempio con Lucio Fontana, che di Gabriele Braglia fu compagno di conversazioni e di amichevoli banchetti nelle osterie milanesi ai tempi dell’università, e che non a caso appartiene al gruppo dei maestri italiani del Novecento le cui opere hanno costituito il primo nucleo della raccolta. O come con lo sloveno Zoran Mušič, incontrato dalla coppia a Venezia e presto diventato una delle figure meglio rappresentate della collezione. Con il tempo sono entrati a far parte dello stesso patrimonio artistico nomi di rilievo del panorama internazionale (Picasso, Chagall, Magritte, Dalì, Mirò, Warhol) a cui, dalla metà degli anni Ottanta, si sono aggiunti gli esponenti dell’Espressionismo tedesco, in particolare quelli del gruppo «Der Blaue Reiter» (Il cavaliere azzurro). La mostra allestita in questi giorni negli spazi della neonata Fondazione Braglia a Lugano è dedicata proprio a questo movimento, in un itinerario
espositivo che è slegato da qualsivoglia ordine per introdurci liberamente nell’atmosfera di inizio ventesimo secolo, epoca in cui grande era il desiderio di affrancarsi dagli ormai desueti orientamenti creativi per dar vita a quei nuovi linguaggi che avrebbero cambiato profondamente la cultura europea. L’arte non voleva più raffigurare il mondo reale, ma esprimere la sfera delle emozioni, e in tutto ciò il «Blaue Reiter» ebbe un ruolo fondamentale, forte anche della vocazione decisamente internazionale che presentò fin dalla sua formazione a Monaco di Baviera nel 1911 e che lo caratterizzò fino allo scioglimento, tre anni dopo, causato dallo scoppio della Grande Guerra. Una corrente cosmopolita, dunque, ma soprattutto rivolta a un approccio intuitivo e spontaneo all’arte nelle sue varie estrinsecazioni, già peraltro evidente nel nome scelto dai due fondatori del gruppo, il russo Vassily Kandinsky e il tedesco Franz Marc, che con il colore azzurro intesero richiamare l’atteggiamento nettamente evocativo alla base della loro visione, mentre con la figura del cavaliere espressero bene l’idea di vittoria dello Spirito sulla Materia (incarnata dall’iconografia di San Giorgio), rimandando inoltre ai ricordi medievali tanto cari al romanticismo teutonico. L’attuale esposizione luganese si pone come uno sguardo attento sul «Blaue Reiter» e su coloro che vi hanno gravitato attorno in un intrecciarsi di percorsi e di esperienze. Non vi
Lyonel Feininger, Uomo davanti alle rocce alte, 1913. (© Fondazione Braglia)
compaiono dunque solo i citati Kandinsky e Marc e i pittori che ne hanno condiviso appieno l’estetica e gli interessi, come August Macke, Gabriele Münter, Marianne von Werefkin, Alexej von Jawlensky e Heinrich Campendonk, ma anche gli artisti che pur non essendo strettamente legati al movimento vi sono entrati in contatto, innescando spesso un rapporto di scambio reciproco. È il caso di Paul Klee, di Lyonel Feininger e dei maestri del gruppo «Die Brücke» (Il Ponte) Emil Nolde, Ernst Ludwig Kirchner e Max Pechstein, che, nel 1912, furono invitati a esporre i loro lavori in occasione della seconda mostra del «Blaue Reiter» a Monaco di Baviera. Ad aprire la rassegna alla Fondazione Braglia è un’opera di August Macke, una delle personalità di maggior spicco tra i pittori tedeschi della compagine. Con il «Blaue Reiter» condivide gli interessi mistici e simbolici, già in parte evidenti nel suo Bagnanti con alberi della vita, del 1910, in cui emerge un senso
lirico e gioioso dell’esistenza, influenzato anche dall’arte francese. Di Kandinsky troviamo un olio realizzato nel 1908, durante l’estate trascorsa nella suggestiva località bavarese di Murnau insieme alla compagna Gabriele Münter, a Marianne von Werefkin e ad Alexej von Jawlensky: sulla tela, lo scorcio di due case che si affacciano su una strada è dipinto con uno stile molto vicino alla corrente dei Fauves, ma che racchiude i presupposti che porteranno il pittore russo a concepire colori e forme come elementi indipendenti, lontani dal dato naturalistico e connessi invece allo stato d’animo. Ben rappresentata in mostra è Marianne von Werefkin, con alcune delle sue emblematiche opere in cui le scene di vita quotidiana vengono trasformate in visionarie allegorie dense di significati, e numerosi sono anche gli acquerelli di Paul Klee, preziosi lavori dalla colta ingenuità infantile in cui il maestro svizzero crea ludiche composizioni dominate dalla libertà creativa
della linea e della struttura geometrica. Un altro dipinto degno di nota, infine, è quello del pittore tedesco Emil Nolde dal titolo Villeggianti, concluso nel 1945, dove le forme si sfaldano in colori esuberanti e insofferenti a ogni limite di contorno. Le opere raccolte dai Braglia ci danno così l’idea di quanto il percorso intrapreso dal gruppo «Der Blaue Reiter» sia stato un fertile terreno di confronto per tanti artisti, che ne hanno fatte proprie le istanze spiritualiste e simboliste in nome di un’arte potentemente soggettiva, capace di superare il mondo reale per lasciare vibrare l’animo umano. Dove e quando
Nolde, Klee & Der Blaue Reiter, Fondazione Braglia, Lugano. Fino al 28 novembre 2015. Orari: gio, ve e sa 10.00-13.00/14.30-18.30; do su appuntamento. Ingresso libero. www.fondazionebraglia.ch
® Reg. Trademark of Société des Produits Nestlé S.A.
E N O I Z U D I R I D 20%
Scoprite un alimento completo e bilanciato al 100% per il vostro cane! *
8.15 invece di 10.20 per es. MATZINGER® Adult Pollo 3 kg
* IN VENDITA NELLE MAGGIORI FILIALI MIGROS. SU TUTTI I PRODOTTI MATZINGER® CANE, OFFERTE VALIDE SOLO DAL 27.10 AL 02.11.2015, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK
PURINA® Matzinger® è in vendita alla tua Migros e su LeShop.ch
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 26 ottobre 2015 ¶ N. 44
39
Cultura e Spettacoli
Per un bacio Tra le nebbie del bere, però, si stava affacciando una specie di coraggio. Dapprima confessò alla Gelata che fino a un deciso miglioramento tecnico non se ne sarebbe parlato più (quindi sarebbe stato mai), suscitando le ire contenute della futura avvocatessa. Liberato dalle inadempienze e dai bisogni, elaborò quindi un riscatto che passava per forza dall’azione. Una lettera. La portò a mano alla Ladra, con la preghiera di farla avere alla Palmazia, su qualunque galeone si fosse imbarcata. Preonzo, 24 ottobre 1967 Egregia Palmazia, imperocché io sto qua attaccato al bar con grave nocumento della mia salute, ingiungo un tuo ritorno, con annessa promessa di affrontare mio padre l’Avvocato, per convolare a giuste nozze, se ancora ti interessasse. In caso di risposta affermativa, ti prego di ritornare la decisione (per iscritto) alla tua amata madre, che io rispetto, come ho sempre fatto, anche nella sua vedovanza bisognosa. Se invece tu volessi navigare ancora pei sette mari con qualunque olandese volante che ti possa arrecare soddisfazione, ti invito comunque a comunicarlo, cosicché io possa scivolare per sempre nell’abisso del vizio e del gelo. Tuo Climico. Nell’attesa febbrile di una risposta, si dedicò con trasporto allo studio dell’animo umano frequentando l’Eiron, un grotto al limitare dell’abitato nel quale soggiornava il Senesio, alambiccatore di vaglia e propenso all’offerta di alcolici a
ogni ospite del suo antro. Furono cinque settimane di abbruttimento di un certo livello. Convocato dalla Ladra, si presentò in condizioni di mancata toilette, cosa che del resto aveva cominciato ad apprezzare come stile di vita. – Lei torna. Ma tu làvati – gli comunicò la donna. Dato che nella lettera spedita alla madre, la Palmazia non dava indicazioni o data del rientro, il Climico s’appostò in piazza, dove troneggiavano da decenni tre platani all’apparenza indistruttibili. Di giorno stava lì, la sera s’abbeverava dal Senesio, poi tornava a casa a una qualche ora della notte e il mattino si lavava la faccia nella fontana della piazza. Aveva imparato a memoria gli orari del postale e aguzzava gli occhi a ogni tornata del mezzo pubblico. Per innumerevoli giorni vide discendere massaie, bambini, vedovi e operai, nessuno che assomigliasse a una ragazza dai capelli biondi come il grano e con passo di cerva giovane. Quando dal Senesio era già stillata la grappa nuova, con effetti che si possono immaginare sull’animo del Climico, venne la neve. La panchina sotto il platano a nord era diventata inospitale, ma lui si piazzava là come Ippocrate, provando a guarirsi. I postali continuavano a transitare senza esito e della Palmazia non si avvertiva nemmeno l’aria. Di tanto in tanto, andava dalla Ladra, che gli offriva un caffè per non peggiorare le cose. Un giorno lei gli consegnò una busta gialla, con timbri da mezzo mondo.
Gabriele Zeller
Il racconto Dell’attesa fatale di un amore, ostacolato da un destino beffardo – 2. parte uno sbuffo d’aria compressa e lei scese. Io ero lì, appena dietro la Palmazia. Il Climico appoggiò la Repubblica e s’alzò di scatto. Lei scioglieva neve con la bellezza dell’amore riapparso e si vedeva che s’era decisa a non aver più paura. Nessuno dei due udì lo scricchiolìo, come potevano? Si affondavano gli occhi negli occhi, avvicinandosi col languore dei duellanti in armistizio. Il ramo del platano cadde come se fosse tutta la pianta a cadere. Con il cuore ricomposto, il Climico si trovò il cranio spezzato senza il tempo per dire che l’amava, che se ne fregava dell’Avvocato e delle malignità. La Palmazia lo raccolse che ancora respirava, giusto il tempo per un bacio, l’ultimo della sua lunga vita. / © Giorgio Genetelli Biografia
Ciao, sono ancora in giro. Ti penso sempre, ma non sono sicura di te, ho paura delle tue paure. Però forse torno, quindi mettiti in ordine e smettila di disgregarti. Ti bacio Palmazia Si mise in ordine. Ogni giorno poteva essere quello buono e lui sperava che fosse quello o al massimo domani. Tornò a lavarsi e pettinarsi, costrinse il Senesio a dispensargli consigli senza farlo annegare nella tazza del vino, dormì regolarmente nel suo letto e cominciò a vestirsi in modo normale, senza gli
estremi avvocateschi o da clochard. Era bello, il Climico: alto, moro, ossa lunghe e occhi profondi, passo breve da velocista. Riprese fiducia, anche se gli toccava stare ore in piazza, sotto il platano settentrionale, a scrutare tutte le corse del postale. Ne approfittava per studiare Platone e per leggere Dostoevskij, dalle cui profondità in cui lo sospingevano si sollevava da sé, soddisfatto. Quando in gennaio la neve si fece pesante, un giorno che gli pareva di dover alzare più spesso del solito lo sguardo dai libri, come se sentisse una primavera tutta sua, il postale si fermò, giallo e odoroso di nafta, aprì la porta con
Giorgio Genetelli è nato nel 1960 a Preonzo, luogo di molte sue storie. Falegname, giornalista, scrittore, blogger e libertario a tempo pieno. Tra le sue opere, il romanzo Il becaària, pubblicato nel 2010 per ANAedizioni, e due raccolte di poesie dialettali nella collana Leporello. Anche lui, da Carèe. Informazioni
Coordinate per abbonarsi ai racconti del collettivo Arbok Group: impressione.anaedizioni@gmail.com (Franco Lafranca, tel. 079 655 96 26) giorgiogene@bluewin.ch (Giorgio Genetelli, tel. 078 807 92 10) http://arbokanaedizioni.blogspot.com Annuncio pubblicitario
Il talento di Emilia Mostre L’opera grafica di Emilia Banchini
al Bigorio fino all’8 novembre Eliana Bernasconi Entrando nel coro del Convento di Santa Maria dei Capuccini al Bigorio si è colpiti dalla forte sintonia tra il suggestivo e raccolto silenzio del luogo e l’esposizione che ospita: Emilia Banchini 1918-2003. 18 Puntesecche su lastre di rame e zinco e 35 acqueforti su lastre di zinco. Il modo di confrontarsi con il pubblico di un artista dipende molto dalle sue modalità caratteriali e relazionali. Emilia Banchini aveva un’indole estremamente riservata, ha esposto poco, amava la riflessione e l’approfondimento, il lungo, duro e solitario lavoro, la pazienza certosina che richiede l’antica arte dell’incisione, la stessa usata da Dürer o Rembrandt, rimasta pressoché intatta da allora. Pochi oggi distinguono la puntasecca dall’acquaforte. Nella prima l’artista traccia dei segni con il bulino sollevando il metallo della lastra di zinco o rame e, dopo averla passata con un inchiostro pastoso che penetra all’interno dei solchi, la ripulisce e la posa sul foglio di carta inumidita per passarla sotto il torchio a pressione. Nell’acquaforte si incide invece sulla lastra precedentemente incerata e protetta, poi immersa nell’acido; quando la lastra viene ripulita dalla cera, inchiostrata e passata sotto il torchio le immersioni producono segni forti. Emilia Banchini nasce nel 1918 a Varese, studia a Brera e Roma, nel 1940
La violenza, acquaforte, 1977.
si sposa e si stabilisce a Pregassona. Con la nascita dei 4 figli per un ventennio interrompe ogni attività artistica, che riprende in seguito. L’esposizione del Bigorio, voluta e curata dai figli, con un catalogo edito dall’Archivio Banchini di Ponte Capriasca, suddivide ed evidenzia mirabilmente questi due periodi. Ne coglie l’evoluzione e la maturazione di temi e contenuti, il loro mutare in parallelo con gli eventi della sua vita. Nel primo periodo, spiega Giuseppe Curonici, le opere hanno una concezione naturalistico-romantica. Partono da una realtà ambientale nella tipologia del paesaggio pre-industriale e extra urbano di altre rappresentazioni del 900 italiano, ma presto si organizzano in impalcature robuste, già si avverte la tendenza a una soggettivizzazione simbolista-surreale. Nel secondo periodo, che inizia a fine anni 60, l’esperienza della maturità e la riflessione meditativa sul suo mondo interiore cambiano la tecnica incisoria, Banchini abbandona la puntasecca per il nitido rigore dell’acquaforte. Lo spazio si libera e si smaterializza, cambiano le scelte tematiche, sono introdotti oggetti misteriosamente evocativi. L’immagine della natura, spiega Curonici, è conservata ma diventa una forma grafico-astratta. Questa mostra ha il grande merito di portare l’attenzione su un’artista non sufficientemente riconosciuta per il suo valore. Così la ricorda Rosanna Carloni, che di Emilia Banchini è stata amica e con lei ha condiviso la totale passione per l’arte incisoria: «Rivedo nella memoria l’ultimo incontro con l’artista più che ottantenne, nel suo ordinatissimo studio di Pregassona, longilinea e flessibile come le sue fronde incise, visionaria come la sua versione dei sassi della Maggia... Artista che vale la pena di non dimenticare».
Non vi piacciono i progetti campati per aria? Ponete le fondamenta della vostra casa con le nostre vantaggiose ipoteche. Con la Banca Migros vi finanziate la casa a tassi vantaggiosi. bancamigros.ch oppure Service Line 0848 845 400.
IN RICORDO DI PERSONE CARE.
39.–
24.90
Composizione per Ognissanti il pezzo
Creazione per tombe il pezzo
17.90 invece di 22.90
29.90
Composizione per Ognissanti il pezzo, 20% di riduzione
Composizione per Ognissanti il pezzo
24.90 19.90
12.90
Composizione per tombe in cesto di salice il pezzo
Decorazione per tombe in cesto di salice il pezzo
In vendita nelle maggiori filiali Migros. OFFERTE VALIDE SOLO DAL 27.10 AL 2.11.2015, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK
Decorazione per tombe su lastra in ardesia il pezzo
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 26 ottobre 2015 ¶ N. 44
41
Cultura e Spettacoli
A-ha, irresistibile nostalgia anni 80 Musica In quest’autunno di revival, tornano anche i norvegesi
più famosi del pop Benedicta Froelich
Esiste una cultura musicale della Svizzera italiana? Musica Le nuove creazioni di Blue 2147
e Final Step in un contesto non propriamente favorevole Zeno Gabaglio Malgrado spesso si tenda a credere – e proclamare – il contrario, la Svizzera italiana non è un luogo di produzione musicale. Non lo è storicamente mai stato, non lo è mai divenuto nelle azioni delle maggiori istituzioni culturali, non lo è purtroppo (fatte salve rare eccezioni) nel riscontro attuale dei fatti. E questo perché per diventare un luogo che produce musica non basta essere ricettori (anche qualitativamente profilati) di musica creata in altri luoghi e/o in altre epoche, e nemmeno vuol dire scopiazzare stili e linguaggi come alibi per una propria originalità: una concezione forte (coerente, consapevole) della musica come fenomeno culturale esige infatti che in essa l’essere umano si rappresenti in modo autentico e riconoscibile, e con lui anche il suo ambiente e la sua epoca. Se la Svizzera italiana aspira dunque ad avere una vita musicale completa, e non solo di facciata, deve in primo luogo ritrovarsi in musiche che – nei modi più riccamente diversi – la riescano a rappresentare.
In Ticino la produzione musicale davvero buona è un fenomeno piuttosto raro – ma non mancano le eccezioni E mica si parla solo di zoccoletti saltellanti o di boccalini che tintinnano – anche se l’assenza in Ticino di quella Neue Volksmusik che tante belle novità ha saputo regalare, dal Salento all’Appenzello, dovrebbe farci seriamente riflettere – ma di trasformare in suoni quello che noi siamo. Oltre gli stili e le poetiche, perché la vera arte è solo lì. Si tratta di un percorso a tentativi – una missione senza successi garantiti e, anzi, per definizione errabonda – che deve coinvolgere tutti: i musicisti, gli addetti ai lavori e il pubblico. E per fortuna, in attesa di condizioni più felici, c’è chi l’ha già da tempo intrapreso. Blue 2147 – Colossus of Rhodes
Se uno dei principali dubbi rispetto all’idea di originalità potrebbe essere la reale appartenenza di certi suoni all’epoca che li vede nascere, per quel che riguarda la nuova produzione discografica «Colossus of Rhodes» del trio Blue 2147 basta il climax della quinta traccia, Flight of the Argonauts,
per eliminare ogni dubbio. Un soundscape rarefatto e brulicante che – tra acustico ed elettrico – cresce inesorabilmente per più di otto minuti fino a diventare incalzante: è forse vero che in musica non si può più inventare nulla di completamente nuovo, ma la nuova combinazione di elementi preesistenti (prog, post rock, fusion, impro) quella sì che riesce a regalare aria fresca per le orecchie, e così ad ascoltare Blue 2147 hai l’impressione che accanto a te ci sia qualcuno che vive e respira le stesse sensazioni, che ti racconta qualcosa di talmente sincero da credere che sia la tua stessa vita. Risale già a qualche anno fa l’invenzione dei Six o’clock – gli aperitivi mensili presso la Fabbrica di Losone – da parte del pianista Gabriele Pezzoli e del batterista Brian Quinn, ma solo in tempi recenti questi incontri hanno assunto una ben precisa fisionomia, volta all’intelligente sperimentazione di musica improvvisata non-autoreferenziale. E nel corso di queste jam – in spirito di pura ricerca e salutare rinnovamento – invitano regolarmente ospiti diversi. Lo scorso 7 maggio l’«intruso» era Mauro Fiero alla chitarra e all’elettronica, e il risultato di questa session è ora sul disco Colossus of Rhodes. Un ulteriore passo nella giusta direzione.
Ci sono pochi dubbi sul fatto che, per qualsiasi artista assurto alla fama internazionale negli anni 80, vi sia un alto rischio di rimanere «incastonato» nella memoria collettiva solo ed esclusivamente per via di quegli exploit giovanili etichettati dalla moda del tempo (e dall’immancabile, neonata emittente MTV) come imperdibili curiosità musicali. E tra le vittime di una simile calamità si può annoverare anche la formazione degli A-ha, pop band norvegese che visse il proprio momento di gloria nel 1985 con Take On Me, immortalato nella memoria popolare grazie a un riuscito e rivoluzionario videoclip (nonché al fascino giovanile dell’aitante frontman Morten Harket). Purtroppo, dopo di allora ben pochi hanno seguito la carriera della band, che, dopo un simileesordio, ha realizzato, tra l’85 e il 2010, ben nove album. Anche per questo, appare lodevole, da parte degli A-ha, non essersi mai arresi, e aver continuato a realizzare nuovi lavori, diretti ai fan più fedeli e affezionati; del resto, il loro ultimo sforzo creativo (Foot of the Mountain, del 2009) ha riscontrato grande successo, debuttando subito nella Top Ten inglese. E sebbene in seguito il gruppo si sia imbarcato in un cosiddetto «Farewell Tour» (2010), i suoi membri hanno, di co-
mune accordo, deciso di effettuare un ritorno sulle scene con questo nuovo Cast in Steel, che sta ottenendo riscontri molto positivi tra gli aficionados. In effetti, in quest’album si ritrovano tutta la grazia e delicatezza delle melodie targate A-ha e dei soffusi vocals di Morten, evidenti fin dalla traccia d’apertura del CD, la title track Cast in Steel la quale, pur ricordando altri lavori degli A-ha nella forma e nell’arrangiamento, mantiene una linea melodica di collaudata forza. Inoltre, le scelte compositive della band danno anche vita ad alcune suggestive rivisitazioni pop, come accade con l’intrigante singolo apripista del CD, Under the Makeup, in cui un accompagnamento orchestrale estremamente complesso ed enfatico riporta alla mente le atmosfere delle colonne sonore degli ultimi film di James Bond – in una ricercatezza che risalta anche nella toccante e riflessiva bonus track Goodbye Thompson. Ma le sorprese più interessanti arrivano
con le ballate più ritmate: si veda l’efficace The Wake, classico pezzo romantico dai marcati accenti elettronici di grande spinta emotiva e innegabile spessore. Il che dimostra come le vere gemme del disco siano proprio i pezzi più «anarchici» dal punto di vista della struttura e della forma canzone: su tutti, l’intenso Mythomania, il cui testo poetico e inquietante contribuisce non poco alle atmosfere inquietanti e oniriche di un brano che, insieme al suggestivo Giving Up the Ghost, rappresenta un perfetto esempio di synthpop anni 80 in stile Depeche Mode. Lo stesso si può dire del piacevole Door Ajar – che, pur non mostrando la medesima forza espressiva, si distingue come piacevole ballatona dal sapore misterioso in stile tipicamente A-ha – e del coinvolgente esperimento new wave She’s Humming a Tune (brano originariamente composto negli anni 80 e riportato alla luce appositamente per quest’album). Certo, non tutte le tracce del CD sono indimenticabili, tuttavia, benché Cast in Steel non possa definirsi uno dei capolavori degli A-ha, resta un album godibile, inciso e prodotto con gran cura; soprattutto, restano ammirevoli la costanza e la serietà di una band che, avrebbe potuto ritirarsi a vita privata e ha invece scelto di proseguire il proprio percorso artistico, in barba allo scetticismo dei critici musicali più pomposi. Annuncio pubblicitario
soltanto e r ev per un b o period
Final Step – Three Sails
Matteo Finali è un altro panda albino, un musicista che in Ticino – nonostante tutto e tutti – continua con regolarità a dar vita alla propria vena creativa e a produrre musica originale, portandola su disco e in concerto con la cura in ogni dettaglio. Il disco Three Sails – che vedrà la luce il prossimo 30 ottobre per l’etichetta Unit Records – è in realtà la sovrapposizione dei due ambiti, il live e lo studio, dal momento che si tratta di una registrazione dal vivo in una condizione acustica tipo studio. Il percorso già a suo tempo intrapreso da Finali con il gruppo Final Step non è dei più facili: forte dell’esperienza maturata negli Stati Uniti la sua poetica si rivolge all’ambito del jazz-fusion, un genere che presuppone organici sempre piuttosto ampi, arrangiamenti ben calcolati e sincronie di interplay che solo un lavoro prolungato nel tempo permette di raggiungere. Rispetto alle composizioni intelligentemente articolate e ai solisti davvero brillanti, è proprio l’aspetto dell’incastro ritmico/timbrico collettivo che su disco appare un po’ deficitario. Il tempo saprà provvedere?
In vendita nelle maggiori filiali Migros OFFERTA VALIDA SOLO DAL 27.10. AL 2.11.2015, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK
Swizzels è in vendita alla tua Migros
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 26 ottobre 2015 ¶ N. 44
43
Cultura e Spettacoli
Fiction-giustizia: 1-0 Cinema Il regista Stefano Sollima ci racconta i retroscena del suo Suburra, film sull’eclatante
caso di Mafia Capitale, dove ancora una volta i media hanno preceduto la giustizia Blanche Greco «Sono stato affascinato dal libro di Bonini e De Cataldo, dalla storia che Suburra raccontava e da come la raccontava. Non m’interessava che fosse il quadro più o meno “mascherato” della realtà di Roma di questi ultimi anni. Quando è scoppiato il caso giudiziario che metteva in fila buona parte di quei fatti, erano passate nove settimane dall’inizio delle riprese e noi avevamo quasi finito di girare la pellicola. Il nostro Suburra è un classico di genere, un crime movie sempre attuale». Esordisce il regista Stefano Sollima, che abbiamo intervistato mentre il suo film fa il tutto esaurito nelle sale romane, e il groviglio di politica e criminalità che ha pervaso Roma per anni, etichettato dai giornali come il caso «mafia capitale», è approdato al processo. «Mi aveva conquistato anche il titolo: Suburra, che evoca una commistione tra poteri diversi e ti riporta indietro di duemila anni a un teorema usato per governare la Roma antica. Perciò ho scelto quelle storie che ci aiutassero a declinarlo in modo adeguato. Per me il libro non è profetico per la precisione con cui ha raccontato fatti che poi sono stati provati, ma piuttosto per aver individuato i meccanismi che li hanno determinati, e questo lo renderà attuale per molto tempo. La criminalità, più o meno organizzata, ormai è nel DNA di tutte le grandi città del mondo, ma qui c’è il coinvolgimento di altri poteri, una commistione impensabile». La vicenda narrata dal film si sviluppa in sette giorni, sono gli ultimi prima dell’epilogo. La tela di ragno di corruzioni, collusioni, frodi, sopraffazioni, minacce, delitti e droga che avviluppa la città sta per frantumarsi e, per dirla con il regista «c’è un’atmosfera da apocalisse incombente». Si inizia con un segreto sussurrato in Vaticano, che è quasi un presagio. «Al di fuori di Roma, ci si dimentica spesso che “Oltretevere”, ossia il Vaticano, è un importante polo di potere, insieme con i Palazzi della politica, e con il
Agenda dal 26 ottobre al 1. novembre 2015 Eventi sostenuti dalla Cooperativa Migros Ticino Amos Nattini e la Divina Commedia figurata tra le due Guerre. Arte, architettura e lettere in dialogo Ascona, Museo Comunale 26 ottobre - 31 dicembre 2015 www.museoascona.ch Magma Sostakovic Swiss Chamber Concerts Lugano, Conservatorio della Svizzera italiana 29 ottobre 2015, ore 19.00 www.swisschamberconcerts.ch
Pierfrancesco Favino in Suburra.
potere della “strada”, cioè la criminalità. Nel mio film ci sono tutti, anche quei personaggi che fungono da collegamento tra questi tre mondi perché, quando serve, possano “lavorare” tutti insieme, come nel nostro caso, in cui c’è in ballo il “waterfront”, un grande piano di speculazione edilizia. Io racconto la società che ci circonda e la sua violenza attraverso gli stilemi del film di genere e personaggi come Samurai, eccezioni al negativo, che rendono chiaro questo quadro», ci ha detto Sollima, che mette in scena una Roma martellata dalla pioggia. «Mi piaceva l’atmosfera da diluvio universale, forse perché questa Roma, preda delle bombe d’acqua, con le strade allagate, le pozzanghere che sembrano laghi, è una realtà in cui tutti i romani si riconoscono. È la Roma attuale anche se insolita, perché nell’immaginario generale resta una città solare, colorata, caciarona come l’ho rappresentata nella serie di Romanzo Criminale (successo televisivo planetario, come Gomorra, altra serie con la sua regia), ma
stavolta l’ho vista sotto un’altra luce: più livida, più pericolosa, più noir». Claudio Amendola è Samurai, Pierfrancesco Favino un politico ambizioso e arrogante; Elio Germano un cinico uomo di «relazioni», in un ambiente dove le armi sono solo l’ultima risorsa. «Come racconto nel film, oggi il crimine e il potere possono esercitare la propria violenza in modo diverso, si uccide raramente. L’omicidio è un messaggio plateale. Se da un lato il criminale è diventato un «colletto bianco», sul fronte della politica c’è chi apertamente, e alle volte davvero per pochi soldi, si mette al suo servizio. C’è una commistione molto profonda tra i due ambienti, così che alla fine non si riesce più a distinguere il politico dal criminale di strada. È successo più di una volta in questi ultimi anni», chiosa Stefano Sollima, che per il suo lavoro si ispira al grande immaginario cinematografico di registi come Sergio Leone, Scorsese, Michael Mann, ma anche Elio Petri (il quale utilizzò il genere del giallo per raccontare la sua so-
cietà in Un cittadino al di sopra di ogni sospetto). Ma come è stato possibile che la storia di questa odierna Suburra, che era sotto gli occhi di tutti, potesse essere raccontata da un libro e da un film, prima di finire nel mirino della giustizia? Chi ha fallito, i mezzi di comunicazione, le istituzioni di tutela? «Che una situazione come quella di Roma, sia stata scoperta con tanto ritardo, ha stupito anche me», conclude Sollima, «alcuni fatti erano finiti sulla cronaca dei giornali, ma non basta. Credo tuttavia che il problema sia anche culturale, noi come cittadini tendiamo ad abituarci a un certo tipo di commistioni criminali, politiche, economiche. Anzi da un certo punto di vista le diamo ormai quasi per scontate. Ce le scrolliamo dalle spalle, perché forse ci stiamo cominciando a rassegnare». Dove e quando
L’uscita di Suburra nelle sale ticinesi è prevista per il mese di dicembre.
Losone Parole e Suoni Sandro Schneebeli Solo & Insidevening Young Jazz Losone, Osteria La Fabbrica 30 ottobre 2015, ore 20.00 Il chitarrista ticinese Sandro Schneebeli si presenterà al pubblico in forma intima e personale, mentre il quintetto Insidevening proporrà brani originali e rivisitazioni di standard jazz.
Per saperne di più su programmi, attività e concorsi del Percento culturale Migros consultate anche percento-culturale.ch e Facebook
Stesso luogo, stessa foto Fotografia A Bellinzona una serie di ritratti di fotografi del passato e del presente permette al visitatore
di tracciare un confronto fra il Ticino di ieri e quello odierno Gian Franco Ragno Nel quadro dei festeggiamenti per i 100 anni di Banca Stato, a Castelgrande di Bellinzona, tra le manifestazioni, è possibile visitare un’esposizione dedicata interamente alla fotografia ticinese: si tratta di un confronto tra la fotografia storica (i cui rappresentanti sono Angelo Monotti, i fratelli Büchi, Roberto Donetta, Christian Schiefer e Vincenzo Vicari) e gli autori più in luce oggi (Stefania Beretta, Giosanna Crivelli, Edo Bertoglio, Andrea Cometta, Marco D’Anna, Alberto Flammer, Gianpaolo Minelli, Roberto Pellegrini, Igor Ponti e Luciano Rigolini). Ne emerge un libero percorso che si snoda idealmente, appunto, per un secolo di storia. Le immagini del passato provengono quasi interamente dall’Archivio di Stato, mentre gli autori del presente fanno parte di un sistema dell’arte attuale (gallerie, musei e collezioni), con linguaggi assai diversificati tra di loro. L’esposizione, curata da Gianmarco Talamona e Marco Franciolli, è improntata su un sottile gioco di richiami e riferimenti tra questi due gruppi di immagini, siano essi tematici o geografici, di genere o semplicemente formali.
Ernesto e Max Büchi, Paesaggio in prossimità di Bosco Gurin, 1919-1921. (Archivio di Stato, fondo Ernesto e Max Büchi)
Si parte dalle vie di comunicazioni, una delle problematiche più urgenti del cantone, come ricorda Christian Schiefer con le immagini dell’apertura della strada di Gandria (1934), oltre ad una piccola stazione di servizio a Piotta, grossomodo dove oggi sorge quella di Mario Botta. Ricollegandosi con il tema, Luciano Rigolini, con il suo lavoro del 1997, interpreta grafi-
camente le linee di tensione dei portali dell’autostrada di Rino Tami al Gottardo – uno degli esempi più alti di architettura e territorio. Si passa poi dalla precisa topografia – sia come documentazione sia come inquadratura – dei fratelli Ernesto e Max Büchi a inizio secolo ad Alberto Flammer, il quale qui indaga i dettagli formali nelle costruzioni storiche, idealmente nelle stesse valli del Locarnese riprese dai suoi predecessori. Le immagini più paesaggistiche del gruppo storico, che hanno contribuito alla fortuna del nostro turismo, si rapportano a una nuova e contemporanea lettura lirica della Lugano attuale da parte di Giosanna Crivelli, che propone fotografie diafane, mosse e immerse in una sorta di nebbia di indubbio fascino e incanto. Suggestioni contemporanee, con al centro il territorio, provengono anche da Stefania Beretta, che legge il consumo e lo spreco di esso in una serie proveniente dal suo libro Trop, e dal giovane Igor Ponti, dove la spinta antropizzazione del paesaggio, dal piano alla montagna, crea una serie di volumi e masse. Il ritratto è presente dagli albori, dagli esiti formali di un Angelo Mo-
notti e da quelli più anarchici e liberi di Roberto Donetta – le cui vesti contemporanee si ritrovano nei ritratti professionali contrapposti di Andrea Cometta e nelle spoglie e vivide figure delle Sisters di Edo Bertoglio, serie che prosegue il suo personale percorso di ricerca sul ritratto femminile. Del fotografo luganese Vincenzo Vicari e dalla sua immensa produzione, si sono scelti alcuni scatti emblematici del cambiamento culturale e architettonico nel Cantone: il nuovo, rappresentato dalla biblioteca cantonale di Lugano di Rino Tami in sorprendente stile razionalista, e la scomparsa dell’antico, con un’immagine del risanamento dell’allora quartiere popolare del Sassello. Intervento dopo il quale, secondo Mario Agliati, Lugano non sarebbe più stata la stessa. A queste problematiche centrate sul patrimonio risponde, e prende il testimone idealmente, spostandolo all’interno degli edifici, Roberto Pellegrini con tre dittici della serie Pieni&Vuoti, riguardante le dimore storiche della regione. Particolarmente suggestiva è la Chiasso di Christian Schiefer e Gianpaolo Minelli: a sessant’anni di distanza nel tempo e a pochi metri nelle riprese, il primo racconta, con pi-
glio fotogiornalistico la delicata frontiera nei momenti tragici tra le due guerre e nei giorni della fine del secondo conflitto mondiale. Il secondo, invece, presenta una barriera visiva di palazzi di cemento claustrofobici, di notturne solitudini, di confini attraversati da merci e storie. Anche Marco D’Anna muove la sua ricerca a Chiasso – al centro di accoglienza dei richiedenti l’asilo – riflettendo contemporaneamente tra ritratto e paesaggi di transizione. In breve, due versioni, al tempo stesso distanti e vicine, del medesimo Cantone, a dimostrazione, ieri come oggi, delle possibilità descrittive e interpretative del mezzo fotografico. Dove e quando
Ticino in Luce. Percorsi fotografici 1915-2015, Castelgrande, Bellinzona. Aperto tutti i giorni dalle 10.00 alle 18.00. Fino al 1. novembre 2015. Annuncio pubblicitario
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 26 ottobre 2015 ¶ N. 44
45
Cultura e Spettacoli
C’est pas la mort! Mostre Al MEN di Neuchâtel alcuni studenti hanno contribuito
all’allestimento di un’esposizione intorno alla morte
La sedia come metafora del mondo Teatro Al San Materno di Ascona spicca
l’interdisciplinarietà di Tiziana Arnaboldi
Marco Horat
Concorsi
Lo diciamo anche noi in italiano di una cosa non grave: «via, non è poi la morte!» sottintendendo che invece… Già, pensare alla morte. Questo suscita in ognuno di noi reazioni e sentimenti diversi quali paura, dolore, ma anche speranza; sicuramente ricordi di persone, immagini, situazioni, fatti, letture, musiche, film che abbiamo incontrato lungo il cammino della nostra vita. La morte concerne tutti noi, è l’altra faccia della medaglia con la quale spesso però non vogliamo fare i conti, anche se sappiamo che di una certezza si tratta. Un tabù; non a caso nella nostra società moderna la gestione della morte viene delegata ai professionisti, cosa che non avviene nelle società tradizionali, dove il confine tra vita e non vita è più sfumato. Un aneddoto lo spiega molto bene. Mentre il Buddha sostava sotto un albero in un paesino dell’India, una povera donna venne a supplicarlo che restituisse alla vita il figlioletto appena morto. Shakyamuni ascoltò le sue preghiere con un sentimento di compassione e poi le disse: «riuscirò a fare qualcosa per te se tu mi trovi una casa del tuo villaggio dentro la quale la morte non sia mai entrata». La donna se ne andò piena di speranza e cominciò la sua ricerca. La sera tornò a capo chino, prese tra le braccia il corpicino del figlio e disse: «Grazie Maestro, adesso ho capito». La morte come frontiera da superare. A modo loro lo fanno i realizzatori della mostra C’est pas la mort! aperta al Museo di Etnografia di Neuchâtel MEN, che hanno coinvolto nell’iniziativa gli studenti della Facoltà di etnografia e quelli di museografia, con lo scopo di far loro imparare a mettere in scena un tema antropologico di estrema complessità: approfondire un argomento, tanto importante nelle società tradizionali quanto in quelle moderne, per comunicare con un pubblico vasto ed eterogeneo come quello che visita una mostra e suscitare pensieri e riflessioni intorno al tema. Magari solo per associazione di idee, come indica molto bene il manifesto della mostra che riporta centinaia di simboli riconducibili alla morte e con un titolo volutamente irriverente. Il concetto museografico del
091/821 71 62 Orario per le telefonate: dalle 11.00 alle 12.00
Giorgio Thoeni
Una Sig Sauer da collezione e due gioielli Akilis.
Sta prendendo rapidamente forma e personalità il progetto di Tiziana Arnaboldi per il Teatro San Materno di Ascona che mette in dialogo la danza con altre discipline artistiche con l’obiettivo di avvicinarla ai giovani. Un disegno che sta anche muovendo la platea verso un interessante ricambio generazionale. Per il terzo appuntamento in cartellone l’incontro è avvenuto con il design, nell’originale conferenza danzata dal titolo La sedia – Il sedere. Protagonisti l’architetto svizzero, designer e docente universitario Riccardo Blumer con la compagnia di danza di Tiziana Arnaboldi composta da Faustino Blanchut, Francesco Colaleo, Maxime Freixas, Claudia Rossi Valli, Francesca Linnea Ugolini e Selina Thuring in azione sulle musiche elettroniche di Mauro Casappa. Esperto di ricerca dei processi cognitivi e creativi, Blumer ha costruito i suoi interventi accompagnandosi da diversi modelli di sedie la cui particolarità sta nella costruzione delle loro gambe, disposte in modo inusuale ma sufficiente per ottenere l’equilibrio. Una metafora attraverso la quale il designer ha spiegato la sua relazione di movimento con il mondo. Dalla sua direzione al rapporto con il suono nasce un progetto, un’architettura del rito, un allenamento di sequenze che si chiamerà «danza». Alternandosi al relatore, i sei danzatori generano un carillon vivente (immaginario dervishi) utilizzando sgabelli aderenti al proprio
corpo e giocano fra di loro componendo l’atto del sedere in un ricco e sorridente «allenamento di sequenze». Tutto in sintonia con il pensiero spiegato di Blumer, dove arti, braccia, i movimenti sagittali e limitati delle braccia, simmetrici e a-simmetrici, diventano via via dei segnali a cui si accompagnano dei suoni. Ecco che il mondo comincia a cambiare: entra in scena il linguaggio con i suoi codici e nasce «l’interlocutore» con parole per oggetti e forme; con loro la natura e gli animali. Ma al centro di tutto c’è l’individuo. E Blumer conclude con un assioma: «Ci siamo alzati perché la mano ha costruito gli strumenti per costruire le sedie. Ci siamo alzati per sederci. Dunque, sederci è un atto culturale». Ma la parola «fine» è di uno dei danzatori che entra in scena per un lapidario monologo che termina interrogandosi: «Sono io che danzo o è la sedia che mi fa danzare?». Ben ritmata, intensa e ironica, la regia della conferenza danzata ci ha proposto un buon esempio di linguaggi artistici che dialogano senza sfoggiare retorica, in un’atmosfera di gioia e divertimento, di pensiero intelligente e spettacolo. Sempre sulla scena del San Materno, è poi stata proposta una seconda parte curata dal FIT (Festival Internazionale del Teatro) in trasferta ad Ascona per la conclusione della sua 24esima edizione con due proposte: la Compagnia MK con E-ink, storico e strepitoso duetto di 12 minuti coreografato da Michele Di Stefano in scena con Biagio Caravano, seguito dalla performer Cristina Rizzo con Ikea.
MEN rimane quello di accostare talvolta in modo provocatorio oggetti provenienti dalle collezioni del museo e relativi a società lontane nel tempo o nello spazio, a oggetti della nostra vita quotidiana e a composizioni di artisti contemporanei. Alle pareti dei quindici spazi colorati, richiami letterari da autori antichi della classicità, filosofi, scienziati, poeti e scrittori: Seneca, Camus, Hugo, Perrault, Marziale, Jacques Brel… Con effetti straordinari che fanno pensare (solo per associazione di idee, appunto) a un’illuminazione Zen. Ad esempio quando in una delle sale allestite come fossero celle di un convento unite da un percorso buio che ricorda un lungo corridoio, vi imbattete in un variopinto sarcofago egizio che conteneva una mummia accanto a una moderna bara foderata di raso, entrambi posti verticalmente contro il muro e divisi (o uniti?) da una pendola giurassiana che scandisce il tempo. L’elenco degli accostamenti sarebbe infinito, poiché il soggetto «morte» viene affrontato da innumerevoli punti di vista che il visitatore deve avere la pazienza di scoprire seguendo sì le indicazioni degli organizzatori della mostra, ma anche i suoi percorsi interni dettati da esperienza e sensibilità. Limitiamoci allora a citarne qualcuno. Troviamo le tre parche della Grecia antica unite da un filo – la vita –
che arriva fino alle nostre fibre ottiche, passando per i collegamenti di un pacemaker che può decidere del nostro destino terreno; o ancora la spada di Damocle e le lame che danno la morte per dire del tema della sempre incombente condanna umana e divina per il miscredente o per il suicida; oppure da una parte la vita che sembra continuare anche dopo la morte con figure di antenati dall’Africa e dall’Oceania acconciate come fossero vive e dall’altra le pratiche delle pompe funebri di oggi che preparano il defunto rendendolo il più possibile simile a un vivente; vi è infine la scatola che simboleggia la memoria da conservare: dal vaso canopo egizio che conteneva le viscere del defunto ai moderni smartphone che immagazzinano migliaia di informazioni. In un’altra sala si propone il tema della soglia della vita: quando una persona è davvero morta? Un tema di costante attualità, come la morte per droga o quella fotografata dai media. Temi non facili da digerire che lasciano il segno anche al termine della mostra. Ma è a questo che serve una mostra: a far pensare. C’est pas la mort! MEN Musée d’ethnographie, Neuchâtel. Fino al 3 gennaio 2016. www.men.ch
Un momento della conferenza danzata La sedia – Il sedere.
Arte e architettura in dialogo Mostra d’arte Museo Comunale, Ascona Dal 27.10 al 30.12.2015
Tra jazz e nuove musiche Rassegna di concerti Lugano, Studio Foce Giovedì 5 novembre, ore 21.00
Minispettacoli Rassegna teatrale per l’infanzia Oratorio Don Bosco, Minusio Dom. 8 nov., ore 15.00 e 17.00
Swiss Chamber Concerts Rassegna musicale Conservatorio, Lugano Giovedì 19 novembre, ore 19.00
Amos Nattini e la Divina Commedia
Jason Moran «Fats Waller Dance Party»
Il cielo degli orsi
Magma Turina
Per la prima volta in Ticino, la Divina Commedia nella nota edizione monumentale edita tra il 1931 e il 1941, una delle più celebrate del secolo scorso, illustrata dall’artista genovese Amos Nattini (Genova 1892-Parma 1985).
Jason Moran, pianoforte e tastiere Lisa Harris, voce Leron Thomas, tromba e voce Tarus Mateen, basso Charles Haynes, batteria
Compagnia Giocovita, Piacenza. Dall’opera di Dolf Verroen & Wolf Erlbruch. Con Deniz Azhar Azari, Andrea Coppone, regia e scene Fabrizio Montecchi, sagome Nicoletta Garioni e Federica Ferrari (tratte dai disegni di Wolf Erlbruch).
Musiche di: S. Barber, S. Veress, G. Kancheli, C. Nielsen, J. Turina
www.museoascona.ch
www.rsi.ch/jazz
www.minispettacoli.ch
www.swisschamberconcerts.ch
Dove e quando
Regolamento Migros Ticino offre ai lettori biglietti gratuiti per le manifestazioni sopra menzionate.
Massimo due biglietti per economia domestica. La partecipazione è riservata a chi non ha beneficiato di vincite in occasione di analoghe promozioni nel corso degli scorsi mesi.
Biglietti in palio per gli eventi sostenuti dal Percento culturale di Migros Ticino
AZAHAR-Ensemble: Frederic Sanchez, flauto Maria Alba Carmona, oboe Gonzalo Esteban, clarinetto Antonio Lagares, corno Maria José Garcia, Zamora fagotto
Per aggiudicarsi i biglietti basta telefonare mercoledì 28 ottobre al numero sulla sinistra nell’orario indicato. Buona fortuna!
I COLORI DELL’AUTUNNO a partire da
4.90 Crisantemi Multiflora per es. in vaso da 12 cm
a partire da
9.90 Crisantemi a fiore grosso in vaso da 15 cm
OFFERTE VALIDE SOLO FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK.
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 26 ottobre 2015 ¶ N. 44
47
Cultura e Spettacoli Rubriche
In fin della fiera di Bruno Gambarotta Malintesi ed equivoci Le coincidenze esistono, perché negarlo? Nella casa di un quartiere abitato dalla borghesia i rapporti fra i coinquilini sono solo formali. Due appartamenti, al quinto e al sesto piano, sono abitati da due coppie senza figli. I due del quinto piano, chiamiamoli Bianchi, sono coetanei, sui cinquanta anni. Lui lavora come impiegato e con il suo reddito non potrebbe permettersi quel tenore di vita, se non ci fossero i guadagni della moglie. La signora Bianchi dirige il ramo italiano di una multinazionale delle pietre preziose. Sopra di loro, al sesto piano, abitano i Rossi (chiamiamoli così); anche qui il marito è sulla cinquantina ma ha già la camminata da vecchio. La signora Rossi, moglie o solo convivente, è di un paio di decenni più giovane. Lavora come guida turistica mentre il marito esce solo per andare in edicola per fare un ampio rifornimento di quotidiani e riviste. Il signor Rossi si è auto pensionato: ha ceduto la sua quota di proprietà di un’azienda all’altro socio e si è chiuso in casa. Ritaglia articoli che fanno rife-
rimento alla città di Torino e li sistema in grossi raccoglitori, in preparazione di un libro. La prima coincidenza si verifica qualche settimana prima di Natale. Una sera, poco prima delle 22, il marito Bianchi e la giovane moglie Rossi si incontrano fuori dal portone, fermi sul marciapiede e accennano un timido cenno di saluto. Arriva un taxi, la signora Rossi sale e fa sapere all’autista dove desidera essere portata. Arriva un secondo taxi. Il signor Bianchi sale sull’auto e comunica la sua destinazione. Lui non può saperlo ma – seconda combinazione – è il medesimo della sua coinquilina: pronto soccorso, centro traumatologico ortopedico. Bianchi scende dal taxi, paga la corsa, entra al pronto soccorso, si qualifica e lo fanno accomodare in una sala d’attesa, dove si trovano altre persone, come lui in ansiosa attesa di notizie. La signora Rossi è davanti al distributore automatico di bevande, ha un’aria smarrita, indifesa. Bianchi la nota, si avvicina, non sa cosa dire, poi si decide: «A saperlo, bastava un solo taxi». «Già», concorda lei, felice
e così resteranno per qualche giorno. Tutto sommato, sono stati fortunati, i pompieri hanno dovuto lavorare ore con la fiamma ossidrica per tirarli fuori dalle lamiere». I due si scambiano uno sguardo, è Bianchi a parlare: «Come sarebbe? Erano insieme?» Tocca al medico stupirsi: «Non lo sapevate? Erano nell’auto della sua signora, fermi nel parcheggio di un supermercato quando un furgone, guidato contromano da un disperato pieno di anfetamine e con un livello alcolico cinque volte il consentito, per evitare un frontale è entrato nel parcheggio e ha centrato la fiancata dell’auto». «Sono salvi ma la convalescenza sarà lunga», aveva previsto il medico del pronto soccorso. Tanto lunga da consentire ai due, il mite signor Bianchi e la giovane signora Rossi, di prendere confidenza durante i tragitti da casa all’ospedale e viceversa, fino a passare al tu. Il primo capitolo è dedicato allo stupore: «Chi l’avrebbe mai immaginato che quei due... Mi piacerebbe sapere cosa ci trovava Luigi in tua moglie che,
scusa la franchezza, sembra più un bulldog che una donna...». Poi lo stupore lascia il posto allo spirito di rivalsa: «Chi la fa l’aspetti». Arriva il giorno in cui i due infortunati sono tolti dalla rianimazione e ricoverati nel reparto di chirurgia ortopedica. Possono parlare e ricevere visite. «Glielo diciamo subito?», propone lei al suo nuovo compagno. «No», replica lui. «Aspettiamo che siano loro a parlare per primi. Dovranno pur darci qualche spiegazione». È la signora Bianchi, donna manager anche in questa circostanza, a parlare per prima. Lo fa rivolgendosi alla ragazza Rossi, dandole un tu giustificato dalla differenza di età: «Hai visto cosa succede a voler fare le cose di nascosto? Il tuo compagno voleva mantenere il segreto fino all’ultimo. Mi aveva chiesto di procurargli una pietra da montare su un anello per accompagnare la sua domanda di matrimonio. Il tutto per la vigilia di Natale. Anche se la festa è passata da qualche settimana il gesto vale sempre, non credi?».
diventata lugubremente famosa, resa ancora più degna di alto cabaret dalla spalla che cantava «Vengo anch’io», sottinteso «al mio funerale». Ecco, in quella perversione di microfoni esaltati come se al posto dell’elettricità ci fosse un motore della Ferrari, solo io sembravo fuori luogo. Oltretutto di solito, a causa dell’età che avanza, tengo musica e televisione altine, rispetto a gusti altrui, che poi gridano di abbassare dalla stanza accanto. Che cosa mi sono persa dunque? Nuove protesi per orecchie bioniche? Testi subliminali che vanno colti al massimo del volume? La migliore tra le ipotesi sarebbe quella di un errore: il tecnico del suono ha girato con troppa energia le manopole, ormai a spettacolo iniziato non può cambiare l’altezza del volume. Per questo chiedo alle signore e fanciulle, vestali della danza e abituate ai musical, conferma dell’ipotesi. Più che chiedere, grido alle fanciulle, che, a loro volta gridando, rispondono giulive ma no, è normale, è sempre così. La sala del teatro è enorme, e anche se sembra, forse
in parte è, una tensiostruttura, è indubbio che il palco sia sempre coperto, al chiuso, senza la dispersione degli stadi e delle arene. Mi viene quasi da piangere, anche la Fatina al capezzale di Pinocchio dice soavi parole e cura il burattino trapanando i timpani. Urlano, urlano tutti, e questi bambini dovranno urlare per farsi capire, capiranno solo chi urla. I fidanzati non potranno più sussurrare parole d’amore, quando sarà un torrente a sussurrare, nessuno se ne accorgerà. Non basterà commuoversi, bisognerà disperarsi. Anche a scuola, la parolina della salvezza che tante interrogazioni ha risolto non supererà una fila di banchi, forse la coglierà solo il professore, perché anziano, proprio l’unico che non doveva sentirla. I malati dovranno munirsi di cartelli colorati per far capire come stanno e dove hanno male e che genere di male, nessuno potrà riconoscere i lamenti flebili. Saranno disoccupati i cantanti dei cori alpini, non si rappresenteranno più opere come la Madama Butterfly, dove il terzo
atto è introdotto da un mirabile «coro a bocca chiusa» sostenuto da una viola d’amore, chi lo coglierà mai. Le pareti divisorie negli appartamenti saranno spesse almeno tre metri per sentire solo le proprie voci e musiche, i propri spettacoli alla tv: le case diventeranno molto più piccole, ma tutti lo riterranno un bene, perché così il suono non potrà disperdersi. A Natale, niente cori angelici, chi li sente più. I volti paffuti delle decorazioni natalizie si muteranno nella disperazione dell’unico canto che si riuscirà ad ascoltare, quello dell’Urlo di Edvard Munch. Cherubini e serafini somiglieranno a quella specie di alieno del quadro, così famoso da avere ben due faccine che lo rappresentano nei messaggi. L’ultimo modo di dire in voga, «abbassiamo i toni», sarà proibito. Non potremmo abbassare i toni finché siamo in tempo? Godere addirittura di quell’eresia che è il silenzio, capace nell’annullamento delle voci di risvegliare ricordi, immagini, persino pensieri, che non è detto facciano poi male.
di un giornale polacco. Non bisogna però neanche cadere nell’errore opposto, quello cioè di considerare letteratura tutto ciò che viene raccontato dal vero, anche con nobili intenti di denuncia. Per esempio, su Roberto Saviano Nobel avrei qualche dubbio pur apprezzando la sua carica civile. Non sarebbero bastate le buone intenzioni civili, politiche, morali a Manzoni per scrivere il suo capolavoro. A proposito del Manzoni, nella sua Casa milanese di via Morone appena restaurata (5½), martedì scorso Andrea Camilleri ha raccontato il suo rapporto di siciliano con il milanese don Lisander. Straordinario narratore orale con la sua voce bronchiale da fumatore antico (6), Camilleri ha cominciato con un ricordo: era il 1942 e aveva 17 anni quando si ritrovò tra le mani, nella libreria Flaccovio di Palermo, una copia della Storia della Colonna Infame, edizione Bompiani, con prefazione
di Giancarlo Vigorelli. Il prof del liceo gli aveva insegnato come annoiarsi mortalmente sui Promessi sposi, eppure il giovane Andrea ad apertura di pagina venne rapito da quel racconto storico dal vero sulla persecuzione degli untori in tempo di peste, sul rapporto tra giustizia e necessità politica: «Scoprii in Manzoni una contenutissima e civilissima violenza, una forza, un impeto, una convinzione che per me erano completamente assenti dai Promessi sposi come me l’avevano presentato a scuola. Possibile che sia così diverso?, mi domandai. E allora decisi di rileggere il romanzo usando la Colonna infame come una specie di sacchetto di spezie con le quali cospargere le pagine del romanzo per poi riassaporarle, e il sapore cambiò». Manzoni (come Camilleri) sapeva che ci sono storie dal vero che meritano di entrare nella letteratura. Per ottenere il Nobel bisogna «solo» saperle raccontare: cioè essere Zola, Balzac o Do-
stoevskij, che era ossessionato dalla cronaca nera. E se avesse aperto il giornale di mercoledì scorso avrebbe trovato pane per i suoi denti (come quasi tutti i giorni) nella notizia di quei coniugi di Mestre, lui ingegnere di 95 anni, lei nobildonna novantenne e benefattrice generosa della parrocchia della città, che sono saliti su un taxi alle 8 e 30 del mattino per andare a spararsi seduti uno accanto all’altro come due fidanzati su una panchina nel cortile interno dell’ospedale cittadino. Piccole grandi storie di vita quotidiana che diventano raramente capolavori da Nobel della Letteratura. Anche se prima ancora, qualche volta, meriterebbero il Nobel della Vita (o della Morte). Non sempre però. Perché se un giornalista si ritrovasse oggi tra le mani il trafiletto di cronaca nera che ispirò La mite (uno dei più bei racconti della letteratura, 6) di Dostoevskij, forse non lo riterrebbe degno di cinque righe tra le brevi.
di avere qualcuno con cui sfogarsi. «Non so cosa pensare. Luigi stava sempre in casa, usciva solo la mattina presto a comprare i giornali. Sono tornata e lui non c’era. Non c’erano biglietti, il suo cellulare squillava a vuoto. Poi è arrivata la telefonata dall’ospedale. Lei come l’ha saputo?» «Da lei in questo momento». Poi si rende conto dell’equivoco: «Io sono qui per mia moglie». «Ah, anche lei ha avuto un incidente?» «A quanto pare. Mi hanno detto che è in rianimazione». «Anche Luigi. Adesso cosa succede?» «I medici, quando avranno finito l’intervento, ci chiameranno per darci notizie». Il tempo sembra fermo, le ore e i minuti non scorrono mai. È mezzanotte passata quando una porta a vetri viene aperta e un camice bianco, anziché pronunciare un solo cognome, ne associa due: Rossi e Bianchi. I due coinquilini si alzano, seguono l’uomo che li precede in un piccolo ufficio. «Voglio subito rassicurarvi», esordisce. «Nessuno dei due è in pericolo di vita. Abbiamo dovuto ridurre diverse fratture multiple, adesso sono sedati
Postille filosofiche di Maria Bettetini Silenzio, vogliamo pensare! Per questioni anagrafiche da qualche tempo non mi capitava di frequentare spettacoli per bambini, essendo ormai adolescenti tutti i pargoli della famiglia. Quindi accetto volentieri un invito da parte di un’amica insegnante di danza contemporanea: ci attende il musical Pinocchio al Teatro della Luna. Insieme a noi le amiche della mia amica, una compagnia un po’ eccentrica, ballerine dai sedici ai settant’anni, con qualche difficoltà a distinguere gli abiti di scena da quelli per la vita di tutti i giorni. Ma non siamo qui a disquisire di belletti. Siamo qui a raccontare quanto si impara sulla vita contemporanea andando a un musical per grandi e piccini. Naturalmente non dico della parte artistica, dove la Compagnia della Rancia è come sempre all’altezza delle aspettative, bravo il protagonista Manuel Frattini, stranianti ma infine adeguate le musiche dei Pooh (sì, loro, i Pooh dai capelli inverosimili e però gran voci), ballerini e ballerine in scene d’insieme colorate e perfettamente eseguite. Bello spettaco-
lo. Ma. Ma, a saperlo, portavo una cuffia, dei tappi. Il volume è stato altissimo per tutta la durata dello spettacolo. Ma non altissimo come il televisore del vicino un po’ sordo, che è fastidioso però è un sottofondo. Alto come quello di un amplificatore da cinema per chi ci mettesse l’orecchio a pochi centimetri. Quando un bimbo del pubblico parlava o piangeva non dava nemmeno fastidio, intendo il bimbo. Dite che alzano così tanto il volume per sovrastare i capricci? Ma no, i bambini, si sa, quando sono attratti o spaventati tacciono, e cosa fa più paura delle minacce del Gatto e della Volpe? O dei ragazzini svogliati che dopo aver goduto del Paese dei Balocchi diventano asini e vengono venduti? L’impressione era che fosse per tutti una cosa normale, quel volume, un po’ come nella canzone Vengo anch’io dove Enzo Jannacci cantava «si potrebbe andare tutti insieme al tuo funerale / per vedere se la gente poi piange davvero / e scoprire che è per tutti una cosa normale / e vedere di nascosto l’effetto che fa», una strofa
Voti d’aria di Paolo Di Stefano Quando la cronaca è da Nobel Se toccasse a me scegliere il Nobel per la Letteratura, avrei qualche difficoltà, ma saprei con certezza chi escludere. Escluderei, per esempio, Roberto Vecchioni, che pare sia nel novero dei candidati da qualche anno. Non perché non si tratti di un bravo cantautore (5+ a Luci a San Siro), ma perché si tratta di uno scrittore come tanti (autore di diversi romanzi da 4+). Non è né Beckett né Canetti, ma neanche Claude Simon o Herta Müller. Se facessi parte dell’Accademia di Svezia, prima di fare un nome, per evitare di precipitare nella mediocrità, cercherei di non dimenticare mai alcuni vincitori del passato: Eliot, Faulkner, Montale… D’altra parte, se fosse per me negli ultimi vent’anni ci avrei pensato bene prima di assegnare il Nobel a Elfriede Jelinek o a Le Clézio. Ma anche a Dario Fo, eccelso attore di teatro e «giullare», non impareggiabile commediografo. Su Svetlana Aleksievic mantengo le mie riserve in
termini assoluti (preferirei che prima o poi qualcuno pensasse a Philip Roth), ma apprezzo che il Nobel si sia aperto al reportage come forma letteraria, al racconto della realtà. Roberto Saviano ha scritto che la scelta di quest’anno è una «rivoluzione culturale», una specie di terremoto. Perché sarebbe un equivoco chiamare letteratura solo ciò che è pura invenzione: Truman Capote è un grande scrittore quando ricostruisce dettagliatamente lo sterminio di una famiglia di agricoltori in una cittadina del Kansas. È un vero scrittore Corrado Stajano quando racconta il caso dell’eroe borghese Giorgio Ambrosoli, liquidatore della banca di Sindona. È un autentico scrittore Ermanno Rea che indaga su un mistero napoletano degli anni Cinquanta. Lo stesso vale per Goffredo Parise che viaggia nel Vietnam della guerra e per Ryszard Kapuscinski che attraversa la Palestina come inviato
NOVITÀ
PUNTI
20x
NOVITÀ
NOVITÀ
3.30
4.20
4.20
Pasta per cuori al cioccolato Anna’s Best 500 g
Pasta per milanesini Anna’s Best 500 g
Pasta per discoletti Anna’s Best* 500 g
NOVITÀ
NOVITÀ
NOVITÀ
4.40
4.70
4.20
Pasta per biscotti stracciatella Anna’s Best 500 g
Pasta per stelle alla cannella Anna’s Best 500 g
Pasta per biscotti alle mandorle Anna’s Best 500 g
NOVITÀ
NOVITÀ
NOVITÀ
NOVITÀ
4.20
4.20
4.20
Pasta per kipferl alla vaniglia Anna’s Best* 500 g
Pasta per cuori al limone Anna’s Best* 500 g
Pasta per brunsli Anna’s Best* 500 g
* In vendita nelle maggiori filiali Migros. OFFERTE VALIDE SOLO DAL 27.10 AL 9.11.2015, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK
49
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 26 ottobre 2015 ¶ N. 44
Idee e acquisti per la settimana
shopping È arrivato il calendario dei Nostrani del Ticino 2016 Attualità Da oggi presso i punti d’accoglienza clienti Migros è disponibile gratuitamente
il nuovo calendario realizzato in collaborazione con la Fondazione Diamante. Ci spiega come è stato sviluppato questo progetto Tiziano Conconi, responsabile dei laboratori Appunti e Seriarte
Gran daffare nei laboratori della Fondazione Diamante per la realizzazione del Calendario dei Nostrani del Ticino 2016.
Il consolidamento di oltre 25 anni di collaborazione tra Migros Ticino e Fondazione Diamante, ha fatto sì che i Nostrani del Ticino vengano presentati nel 2016 con una nuova veste del calendario, lasciando così spazio alla libertà espressiva proposta dagli utenti. Un gesto che rende partecipi di una realtà diversa dove i ritmi e gli impegni quotidiani delle persone scorrono più lentamente, imposti da necessità individuali, ma con altrettanta motivazione e professionalità. I laboratori Appunti di Bellinzona e Seriarte di Giubiasco, attivi nella realizzazione di prodotti stampati di ogni genere, hanno congiuntamente raccolto questa stimolante sfida e garantito la concretizzazione del calendario in tutte le sue fasi, dalla produzione dei disegni al progetto grafico, dalla stampa all’allestimento manuale.
Illustrare i Nostrani del Ticino cercando di cogliere l’interesse del pubblico e affermandone le caratteristiche distintive è stata una sfida ardua ma estremamente coinvolgente e gratificante sia per il percorso che ha caratterizzato le diverse fasi della lavorazione sia per il risultato ottenuto. Dall’incertezza iniziale e dalle innumerevoli possibilità creative si è però presto giunti attraverso il dialogo, la collaborazione e il confronto a delineare le prime forme colorate e a dar vita ai disegni che hanno poi permesso la realizzazione tecnica del calendario. Un viaggio ricco di significati che per l’importante aspetto creativo si è caricato di un notevole valore aggiunto per tutti i collaboratori coinvolti. Le attività di progettazione, ricerca e disegno hanno permesso al gruppo di partecipare secondo le proprie possibilità e abilità creative. Chi dubitava della
propria capacità di disegnare, poteva svolgere le ricerche sui prodotti o sull’utilizzo del colore in base alle stagioni. Altri, più vicini alla produzione creativa, hanno disegnato e colorato. Il ritmo a volte è stato frenetico. Alcune idee sono state scartate, altre riprese, modificate e ridefinite. Alla fine abbiamo raggiunto l’obiettivo, abbiamo terminato le illustrazioni, che ora rappresentano il nuovo calendario 2016 di Migros Ticino. Ciò è motivo di grande orgoglio e valorizzazione per l’intero gruppo di lavoro. Oltre all’attività creativa, che già da anni è promossa all’interno di alcune strutture, questi eventi ci permettono di sperimentare l’affiatamento e la collaborazione del gruppo. Utenti che non hanno partecipato alla creazione delle immagini hanno supportato i colleghi portando avanti la produzione del laboratorio e
permettendo ad altri di consacrarsi totalmente all’illustrazione del calendario. La collaborazione con Migros Ticino per la realizzazione del calendario è iniziata nel mese di luglio, terminata ad ottobre e ha coinvolto, come accennato, due laboratori della Fondazione: Appunti di Bellinzona e Seriarte di Giubiasco. La prima fase è stata quella progettuale: abbiamo definito le azioni e i compiti da svolgere, raccolto le informazioni che ci servivano in modo tale da poter valutare tutte le idee e suddividerci il lavoro. Il passaggio successivo è stato quello creativo: abbiamo sviluppato in dettaglio le nostre idee. Sono state create due linee, una più orientata verso il disegno grafico, l’altra più vicina al disegno pittorico. Le due proposte sono state in seguito sottoposte a Migros e da noi affinate secondo specifiche richieste.
La parte sucessiva del progetto è stata dedicata alla realizzazione informatica attraverso l’impaginazione di testi, disegni e elementi grafici. Le illustrazioni sono state abbinate ai mesi e si è studiata una visione estetica d’insieme accomunando i colori predominanti dei disegni con i colori utilizzati nella parte di testo del calendario. Nella fase finale abbiamo gestito la stampa e ci siamo occupati delle attività manuali di assemblaggio e cucitura degli arabeschi. Nel complesso, la realizzazione del calendario ha coinvolto una quindicina di utenti, coordinati da tre educatori e suddivisi nei diversi gruppi di lavoro delle due sedi. / Tiziano Conconi, responsabile dei laboratori Appunti e Seriarte della Fondazione Diamante (Leggi anche a pag. 2 di Azione)
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 26 ottobre 2015 ¶ N. 44
50
Idee e acquisti per la settimana
Pronti a lanciarvi sulle piste? Attualità Negli SportXX di S. Antonino e Serfontana tutto è pronto per l’imminente nuova stagione sciistica
Gli appassionati di sci non vedono l’ora che i primi fiocchi di neve imbianchino le nostre località sciistiche per potersi finalmente dedicare al loro sport preferito. Ed ora è proprio il momento giusto per svecchiare completamente la propria attrezzatura da sci o per riprenderla dalla cantina ed effettuare tutti i controlli del caso: l’obiettivo è quello di essere perfettamente pronti al prossimo richiamo della montagna. A S. Antonino e Serfontana i negozi specializzati SportXX
hanno già allestito un vasto assortimento di articoli invernali per un divertimento all’aria aperta assicurato. Gli specialisti dello SportXX sono a vostra completa disposizione per una consulenza personalizzata. «La gamma di articoli è particolarmente attrattiva, sia dal punto di vista delle marche presenti sia per quanto riguarda i prezzi, decisamente più vantaggiosi rispetto all’anno scorso grazie anche al franco forte», spiega Stefano Scricciolo, responsabile SportXX per il Ticino. «Le nostre marche internazionali sapranno accontentare sia principianti sia sciatori più esperti: Head, Rossignol, Völkl, Atomic, Salomon, K2 e Nitro offrono sci e scarponi per ogni gusto ed esigenza. Zimstern, Columbia, North Face, Helly Han-
sen, Burton, Icepeak, Schöffel, Odlo… propongono invece tutto il necessario nel settore dell’abbigliamento tecnico o per il tempo libero. Le donne
saranno felici di sapere che i loro sci sono sempre più leggeri e performanti, grazie per esempio a materiali quali il grafene; mentre gli uomini possono
contare in alcuni modelli su innovazioni come rocker integrato o AirTrip per una trasmissione diretta della potenza. Punto di forza di SportXX è pure l’equipaggiamento per bambini, davvero vario. Infine, ricordo che il nostro personale di vendita è a disposizione della clientela per assisterla in caso di ordini online direttamente in negozio». SportXX dispone altresì di servizi completi per sport invernali a prezzi competitivi: da quelli per sci e snowboard – attualmente con il 30% di sconto fino al 9.11 – al servizio di noleggio sci per tutta la famiglia con attrezzatura preparata alla perfezione fino al servizio pattini con affilatura perfetta delle lame di pattini da hockey e da pattinaggio artistico.
Zucca: gioia per occhi, palato e salute Attualità Alla Migros trovate tante variopinte zucche per un autunno all’insegna del buongusto
La pianta di zucca può dare frutti che arrivano a pesare anche 50 kg. Originarie dell’America Centrale, dopo la scoperta del Nuovo Mondo le piante furono importate dapprima per i giardini botanici, e in seguito per coltivarle come verdura. La zucca, se mantenuta intera, dopo il raccolto si conserva anche 6 mesi. Potete consumare la zucca cotta oppure cruda, finemente grattugiata per colorare le insalate. Si presta per pietanze salate come gratin, zuppe, ma sorprende piacevolmente anche nella versione «dolce», come cake o muffin. È disponibile da agosto a febbraio inclusi, ed è molto interessante da includere nell’alimentazione per vari motivi. Con 20 kcal per 100 g di polpa la zucca si annovera tra i cibi a bassa densità energetica. Il suo colore arancio
acceso testimonia la ricchezza in betacarotene (anche chiamato provitamina A perché è il precursore di questa vitamina). Interessante anche il contenuto di potassio della zucca, poiché 100 g di polpa permettono di coprire più del 10% del fabbisogno raccomandato giornalmente per un adulto. Per preservare le vitamine è utile cuocere la zucca in pochissima acqua, o meglio ancora senza acqua, sfruttando i liquidi presenti nella stessa. Le vitamine sono sensibili a luce, ossigeno, alte temperature, e si disperdono con la cottura in abbondante acqua. Si raccomanda inoltre, per preservare vitamine e sali minerali, di cuocere la verdura in una pentola con coperchio, al fine di evitare la perdita di preziosi nutrienti attraverso le goccioline di vapore. / Pamela Beltrametti, dietista diplomata S.S.S.
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 26 ottobre 2015 ¶ N. 44
51
Idee e acquisti per la settimana
Flavia Leuenberger
Un Halloween «mostruosamente» goloso
Halloween è una festa di origine celtiche, celebrata soprattutto nel mondo anglosassone, durante la quale la notte del 31 ottobre i bambini si travestono da mostri e passano di casa in casa al motto di «Dolcetto o scherzetto?» con la speranza di ricevere qualche dolciume in cambio.
Perché non sottolineare questa ricorrenza anche alle nostre latitudini con qualcosa di speciale? Per l’occasione gli abili pasticceri del laboratorio artigianale di Migros Ticino hanno elaborato alcune prelibatezze graziosamente decorate a tema: la tarteletta, una deliziosa crema chantilly al ciocco-
lato, è perfetta per i bambini; la torta di Halloween è ideale per sei persone ed è composta da pan di spagna e crema alla vaniglia, con una copertura di crema al burro e specchio di gelatina colorato. Infine non possono mancare i pupazzetti e le streghette di marzapane: autentiche finezze perfette da regalare.
Biscotti di Natale coi bambini Giovedì 29 e venerdì 30 ottobre (orari 09.30-11.30 e 14.00-18.00) la Mall del Centro S. Antonino ospita due giornate dedicate alla preparazione dei biscotti di Natale riservate a bambini dai 7 ai 14 anni. Con l’aiuto di personale specializzato, i piccoli pasticceri avranno la possibilità di preparare biscotti in
tanti gusti e forme diverse con le paste pronte della Jowa. I dolcetti saranno successivamente cotti sul posto e infine confezionati in sacchetti personalizzati. L’evento è aperto a tutti i bambini, senza riservazione, semplicemente presentandosi sul posto e annunciandosi al personale presente. Venite numerosi! Annuncio pubblicitario
20% DI RIDUZIONE.
2.20 invece di 2.80
3.– invece di 3.80
3.– invece di 3.80
Balsamo per mani e unghie I am (prodotti Bellena e confezioni multiple esclusi), 100 ml, 20% di riduzione
Crema per le mani antietà I am* (prodotti Bellena e confezioni multiple esclusi), 100 ml, 20% di riduzione
Crema per le mani I am ad azione intensa (prodotti Bellena e confezioni multiple esclusi), 150 ml, 20% di riduzione
* In vendita nelle maggiori filiali Migros. OFFERTE VALIDE SOLO DAL 27.10 AL 9.11.2015, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 26 ottobre 2015 ¶ N. 44
52
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 26 ottobre 2015 ¶ N. 44
53
Idee e acquisti per la settimana
Raclette
Ingredienti per la raclette perfetta
La star del fornello Testo Anette Wolffram Eugster
Da quando sono stati introdotti i padellini per la raclette, questo piatto è diventato un saporito evento gastronomico, incentrato sulla convivialità. Il protagonista di queste serate è senz’altro il formaggio Raccard di produzione svizzera. Naturalmente al suo fianco recitano importanti ruoli da coprotagonisti anche le patate lesse, i gallinacci o le fette di pera, che contribuiscono ad esaltare il godimento. Quando nel 1967 la Migros iniziò a vendere le porzioni di Raccard, gli Svizzeri
fondevano ancora le loro tonde forme di formaggio sotto una serpentina incandescente. I primi padellini per la raclette apparvero, infatti, solo nel 1970. Mifrona, una filiale della Migros, lanciò allora le fette quadrangolari di Raccard, diventando presto la marca di raclette più celebre della Svizzera. Non c’è, dunque, da sorprendersi se oggi si producono 7300 chili di Raccard al giorno. Fuso nei padellini o sciolto al forno su una fetta di pane: Raccard continua a convincere i suoi appassionati.
LeChef Raclette & Gratin 60 g Fr. 3.50
Il classico Con un contorno di caldarroste, cavoletti di Bruxelles al vapore, funghi porcini affettati e un pizzico di cumino, il gusto sui padellini tocca l’apice. Questo classico, apprezzato dagli appassionati di raclette sin dagli anni 60, è disponibile anche in pezzi interi. Raccard Tradition a fette per 100 g Fr. 1.80* invece di 2.30 Offerta speciale *20 % di sconto dal 27 ottobre al 2 novembre.
Sélection Patate per Raclette busta da 1 kg Prezzo del giorno Nelle maggiori filiali
Condy Cetrioli speziati 270 g Fr. 1.90
Lo speziato Raccard all’aglio ora c’è anche a fette. I contorni ideali sono i peperoni e spezie dal sapore accentuato come curry, peperoncino, pepe di cayenna o paprica. Buonissime anche le fette di pera e di funghi o le foglie di cavolo cinese. Molto pratica è la confezione richiudibile, che dispone di una facile apertura.
Il nocciolato La nuova varietà di raclette della linea Sélection di Migros sorprende per il raffinato aroma di noce. Questo formaggio si abbina a fettine di mele cotogne e broccoli. Migros Sélection Raclette alle noci 225 g** Fr. 7.50
Lo speciale Stagionato per quattro mesi e mezzo, questo formaggio farcito con pezzi di cipolla arrostita è disponibile solo per un periodo limitato. Come contorno: fagioli scottati, gallinacci, una miscela di curry oppure dei crauti.
Il pepato Questo formaggio da raclette al pepe si abbina bene con speck e salsicce affumicate, acini d’uva, dadini di zucca cotta o foglie di lattuga. Il Raccard al pepe c’è anche nella confezione assortita assieme alle varianti Tradition e al pepe. Raccard Assortito 350 g Fr. 8.70
Condy Aglio alle erbe aromatiche 130 g Fr. 2.50
Raccard Special Edition con cipolle arrosto 200 g** Fr. 5.20
Raccard all’aglio 225 g** Fr. 5.50 Offerta speciale 20x Punti Cumulus dal 27 ottobre al 9 novembre. ** nelle maggiori filiali Condy Pannocchie di mais 190 g Fr. 2.60
Controllo dell’ illuminazione tramite App PERSONAL
WIRELESS LIGHTING
Con Philips Hue l’illuminazione diventa intelligente. Hue è un sistema di illuminazione comandato tramite app che può controllare fino a 16 milioni di colori o luce bianca. La luce può così non solo creare stati d’animo personali, ma anche svegliare oppure segnalare che è arrivata una mail importante e molto, molto di più.
Hue LED lampadina attacco E27 o GU10 Starter Kit a partire da
CHF 229.-
Hue Tap interruttore
Hue Go luce LED portabile
CHF 69.90
Scopri tutto ciò che Hue può fare per te. www.meethue.com
CHF 109.Hue Bridge incluso in tutti i Hue Starter Kit
Lightstrips Starter Kit linea decorativo
CHF 229.-
LivingColors Iris Starter Kit lampada da tavolo
CHF 174.1
2 3
Philips Hue è in vendita alla tua Micasa
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 26 ottobre 2015 ¶ N. 44
55
Idee e acquisti per la settimana
Migros Sélection
Nuova veste per ancora più gusto Gli apprezzati prodotti Sélection della Migros si presentano in una nuova e attrattiva veste grafica unitamente ad un nuovo logo. Parallelamente al nuovo look delle confezioni, anche l’assorti-
mento di queste prelibatezze è stato ampliato. Questi alimenti di qualità elevata non solo arricchiscono la tavola dei giorni di festa, ma regalano speciali momenti di piacere anche nella quotidianità.
Migros Sélection Sugo alla napoletana 290 g Fr. 5.20
Migros Sélection Cantucci alle mandorle 250 g Fr. 7.90
Foto e Styling Yves Roth
Migros Sélection Flûtes Tomates & Olives 100 g Fr. 3.40
Migros Sélection Sciroppo ibisco e malva 50 cl Fr. 5.90
NOVITÀ
PUNTI
20x NOVITÀ 3.40 Tiramisù Sélection in conf. da 2 2 x 100 g
Per chi sa cos’è la bontà. ww w.migros.ch/selection
NOVITÀ 2.60 Mousse au Chocolat Sélection in conf. da 2 2 x 75 g
NOVITÀ
NOVITÀ
3.60
3.55
Crème Café Sélection in conf. da 2 2 x 100 g
Crème Caramel Sélection in conf. da 2 2 x 100 g
In vendita nelle maggiori filiali Migros. OFFERTE VALIDE SOLO DAL 27.10 AL 9.11.2015, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK
NOVITÀ 2.70 Duo Mousse au Chocolat Sélection in conf. da 2 2 x 75 g
. O C S E R F E T N INCREDIBILME
CONSIGLIAMO
50%
Veloce e gustoso spezzafame: l’hot dog. Trovi la ricetta su www.saison.ch/it/consigliamo e tutti gli ingredienti freschi alla tua Migros.
7.10 invece di 14.25 Wienerli M-Classic in conf. da 5 Svizzera, 5 x 4 pezzi
40% 30%
40%
6.30 invece di 9.–
2.15 invece di 3.60
Uova svizzere da allevamento all’aperto 15 pezzi da 53 g+
Mele Braeburn, agrodolci Svizzera, al kg
Da tutte le offerte sono esclusi gli articoli M-Budget e quelli già ridotti. OFFERTE VALIDE SOLO DAL 27.10 AL 2.11.2015, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK
2.50 invece di 4.20 Pomodori a grappolo Svizzera / Paesi Bassi, al kg
. A Z Z E H C S E R F A L L E D O P IM L O L’ L BENVENUTI NE 25%
25%
25%
50%
1.45 invece di 1.85
2.25 invece di 3.–
4.25 invece di 5.70
5.50 invece di 7.40
9.– invece di 18.–
Le Gruyère piccante per 100 g, 20% di riduzione
Mortadella di Bologna Beretta Italia, affettata, in vaschetta, per 100 g
Filetto di sogliola limanda Atlantico nord-orientale, per 100 g, fino al 31.10
Fettine fesa di vitello TerraSuisse Svizzera, imballate, per 100 g
Carne macinata di manzo Svizzera / Germania, in conf. da 2 x 500 g, 1 kg
40%
20%
25% 3.40 invece di 4.60
2.25 invece di 3.–
1.25
7.20 invece di 9.–
1.25 invece di 2.10
Zucca a fette Francia, imballata, al kg
Banane bio, Fairtrade Perù / Ecuador, al kg, 25% di riduzione
Lattuga Iceberg Spagna, il pezzo
Carne secca dei Grigioni, affettata finemente Svizzera, 97 g
Costolette di maiale TerraSuisse Svizzera, imballate, per 100 g
25%
20%
30%
30%
30%
30%
3.20 invece di 4.30
4.60 invece di 5.80
3.40 invece di 4.90
6.60 invece di 9.50
9.60 invece di 13.85
3.75 invece di 5.40
Cachi Persimon Spagna, sciolti, al kg
Castagne Francia, rete da 500 g
Tutto l’assortimento Dimmidisì per es. Minestrone di verdure, in conf. da 620 g
Pollo intero Optigal, 2 pezzi Svizzera, al kg
Croccantini di pangasio M-Classic ASC d’allevamento, Vietnam, 700 g
Lombatina d’agnello M-Classic Nuova Zelanda / Australia, per 100 g
Società Cooperativa Migros Ticino OFFERTE VALIDE SOLO DAL 27.10 AL 2.11.2015, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK
. IO M R A P IS R I D À IT IL IB ANCORA PIÙ POSS 33%
33%
30%
40%
2.50 invece di 2.90
6.05 invece di 7.60
6.20 invece di 9.30
4.30 invece di 6.45
3.90 invece di 5.90
1.10 invece di 1.85
Tutto il pane fresco bio –.40 di riduzione, per es. corona del sole, 360 g
Sanissa au beurre 2 x 500 g, 20% di riduzione
Rocher o Carré ChocMidor in conf. da 3 per es. Carré, 3 x 100 g
Spaghetti M-Classic in conf. da 3 per es. spaghetti all’uovo, 3 x 750 g
Spinaci alla panna o piselli dell’orto Farmer’s Best, conf. da 1 kg surgelati, per es. spinaci alla panna, 1 kg
Farina bianca da 1 kg o da 4 x 1 kg TerraSuisse per es. 1 kg
33% 8.30 invece di 10.40
6.70 invece di 8.40
5.10 invece di 6.40
2.20 invece di 2.70
1.25 invece di 1.60
3.80 invece di 5.70
Tutti i dolci e le torte nella varietà Foresta nera 20% di riduzione, per es. torta, 440 g
Spätzli all’uovo Anna’s Best in conf. da 3 o gnocchi Anna’s Best in conf. da 2 20% di riduzione, per es. spätzli all’uovo in conf. da 3, 3 x 500 g
Tutti i cereali per la colazione Kellogg’s 20% di riduzione, per es. Choco Tresor, 600 g
Tutte le confetture o le gelatine in vasetti e bustine da 185–500 g, a partire da 2 pezzi (prodotti Alnatura esclusi), –.50 di riduzione l’uno, per es. confettura alle albicocche Extra, 500 g
Tutte le bevande Migros Bio 20% di riduzione, per es. tè freddo alle erbe delle Alpi svizzere, 1 l
Tutte le acque minerali Aproz in conf. da 6 per es. Classic, 6 x 1,5 l
30%
PUNTI
20x 12.90
4.20 invece di 5.30
2.70
1.50 invece di 1.90
6.50 invece di 8.20
3.20 invece di 4.60
Bouquet Fiona il mazzo
Tartare alle erbe o tartare alle erbe Léger in conf. da 2 20% di riduzione, per es. tartare alle erbe, 2 x 150 g
Tutto l’assortimento per la cottura al forno, di ingredienti per dolci e di articoli decorativi Patissier per es. zucchero vanigliato, 4 x 10 g
Tutto l’assortimento di sottaceti o di antipasti Condy 20% di riduzione, per es. cetriolini alle erbe aromatiche, 270 g
Dado da brodo Knorr in conf. da 2 20% di riduzione, per es. dado vegetale, 2 x 109 g
Tutti i prodotti a base di patate Delicious surgelati, per es. Pommes Duchesse, 600 g
OFFERTE VALIDE SOLO DAL 27.10 AL 2.11.2015, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK
A L L E D O L L IL BE . A Z N E I N E CONV
FRUTTA E VERDURA Pomodori a grappolo, Svizzera / Paesi Bassi, al kg 2.50 invece di 4.20 40% Mele Braeburn, agrodolci, Svizzera, al kg 2.15 invece di 3.60 40% Lattuga Iceberg, Spagna, il pezzo 1.25 Zucca a fette, Francia, imballata, al kg 3.40 invece di 4.60 25% Finocchio, bio, Svizzera, al kg 5.20 Cachi Persimon, Spagna, sciolti, al kg 3.20 invece di 4.30 25% Castagne, Francia, rete da 500 g 4.60 invece di 5.80 20% Banane bio, Fairtrade, Perù / Ecuador, al kg 2.25 invece di 3.–
50%
5.90 invece di 8.85
11.10 invece di 22.20
7.80 invece di 9.80
Dentifrici Candida in conf. da 3 per es. dentifricio Fresh Gel, 3 x 125 ml
Tutti i coltelli da cucina e le forbici Cucina & Tavola o Victorinox per es. coltello per il pane Victorinox, il pezzo, offerta valida fino al 9.11.2015
Tutti i detersivi per capi delicati Yvette liquidi 20% di riduzione, per es. Black in conf. di ricarica, 2 l, offerta valida fino al 9.11.2015
29.90
14.90
14.90
Pigiami da donna Ellen Amber disponibili in diversi colori e misure, per es. viola, tg. S, il pezzo, offerta valida fino al 9.11.2015
Boxer da uomo John Adams in conf. da 3 disponibili in diversi colori e misure, per es. blu, tg. M, offerta valida fino al 9.11.2015
Pigiama per bambini con motivo natalizio disponibile in rosso o verde e in diverse misure, per es. rosso, tg. 110, il pezzo, offerta valida fino al 9.11.2015
12.90
19.90
19.90 invece di 29.90
Biancheria da donna Ellen Amber in conf. da 3 disponibile in diversi colori e misure, per es. slip a vita bassa, neri, tg. S, offerta valida fino al 9.11.2015
Boxer da uomo John Adams o Nick Tyler in conf. da 2 in scatola regalo disponibili in diversi colori e misure, per es. John Adams, color oro, tg. M, offerta valida fino al 9.11.2015
Set di luci LED Smart il set, 10.– di riduzione, offerta valida fino al 9.11.2015
* In vendita nelle maggiori filiali Migros. OFFERTE VALIDE SOLO DAL 27.10 AL 2.11.2015, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK
PESCE, CARNE E POLLAME
Per la tua spesa ritaglia qui.
3 per 2
ALTRE OFFERTE.
Lombatina d’agnello M-Classic, Nuova Zelanda / Australia, per 100 g 3.75 invece di 5.40 30% Wienerli M-Classic in conf. da 5, Svizzera, 5 x 4 pezzi 7.10 invece di 14.25 50% Carne secca dei Grigioni, affettata finemente, Svizzera, 97 g 7.20 invece di 9.– 20% Carne secca o pancetta a dadini bio, Svizzera, per es. carne secca, per 100 g 6.65 invece di 8.35 20% Pollo intero Optigal, 2 pezzi, Svizzera, al kg 6.60 invece di 9.50 30% Croccantini di pangasio M-Classic, ASC, d’allevamento, Vietnam, 700 g 9.60 invece di 13.85 30% Luganighetta, Svizzera, in conf. da ca. 800 g, per 100 g 1.10 invece di 1.85 40% Salametti di cervo, prodotti in Ticino, in conf. da 2 x ca. 90 g, per 100 g 2.65 invece di 3.85 30% Fettine fesa di vitello TerraSuisse, Svizzera, imballate, per 100 g 5.50 invece di 7.40 25% Sminuzzato di vitello TerraSuisse, Svizzera, imballato, per 100 g 3.85 invece di 5.50 30% Costolette di maiale TerraSuisse, Svizzera, imballate, per 100 g 1.25 invece di 2.10 40% Arrosto collo di maiale TerraSuisse, Svizzera, imballato, per 100 g 1.60 invece di 2.30 30% Carne macinata di manzo, Svizzera / Germania, in conf. da 2 x 500 g, 1 kg 9.– invece di 18.– 50% Bastoncini di surimi MSC, Francia, in conf. da 180 g/360 g 6.90 invece di 9.40 25% Mortadella di Bologna Beretta, Italia, affettata, in vaschetta, per 100 g 2.25 invece di 3.– 25% Pizzoccheri, prodotti in Ticino, in conf. take away, per 100 g 1.75 invece di 2.20 20% Filetto di tonno (pinne gialle), Oceano Pacifico / Maldive, per 100 g 4.– invece di 5.40 25% fino al 31.10
Filetto di sogliola limanda, Atlantico nord-orientale, per 100 g 4.25 invece di 5.70 25% fino al 31.10
PANE E LATTICINI Tutto il pane fresco bio, –.40 di riduzione, per es. corona del sole 360 g 2.50 invece di 2.90 Sanissa au beurre, 2 x 500 g 6.05 invece di 7.60 20% Crème Caramel Sélection in conf. da 2, 2 x 100 g 20x 3.55 NOVITÀ ** Tutti gli yogurt bio, per es. al naturale, 180 g –.45 invece di –.60 20% Le Gruyère piccante, per 100 g 1.45 invece di 1.85 20% Raccard Tradition in blocco, per 100 g 1.75 invece di 2.20 20% Raccard Tradition in blocco oppure a fette in conf. da 10, per es. in blocco maxi, per 100 g 1.75 invece di 2.20 20% Raccard all’aglio, a fette, 20x 225 g 5.50 NOVITÀ *,** Tartare alle erbe o tartare alle erbe Léger in conf. da 2, per es. tartare alle erbe, 2 x 150 g 4.20 invece di 5.30 20%
FIORI E PIANTE Bouquet Fiona, il mazzo 12.90
ALTRI ALIMENTI Tutte le barrette Mars, Snickers o Twix mini, 275 g + 10% gratis, per es. Snickers mini 3.70 Cioccolato da cucina M-Classic in conf. da 3, UTZ, 3 x 200 g 2.90 invece di 4.35 33% Trolli All in One, 1 kg 11.– Tutte le palline di cioccolato Frey in sacchetto, UTZ, 500 g, per es. palline assortite Freylini 8.60 invece di 10.80 20% Tutti i cioccolatini Frey, UTZ, in retina o in sacchetto, per es. al latte, 115 g 3.– invece di 3.80 20% Rocher o Carré ChocMidor in conf. da 3, per es. Carré, 3 x 100 g 6.20 invece di 9.30 33% Tutti i biscotti Tradition, a partire da 2 pezzi –.60 di riduzione l’uno, per es. Cremisso, 175 g 2.90 invece di 3.50 Biscotti croccanti Alnatura, 20x 150 g 2.50 NOVITÀ *,** Caffè Exquisito in chicchi o macinato in conf. da 3, UTZ, per es. in chicchi, 3 x 500 g 13.80 invece di 20.70 3 per 2 Tutte le tisane e i tè Klostergarten Migros Bio, Swiss Alpine Herbs bio o Yogi bio, per es. Klostergarten ai semi di finocchio Migros Bio, 20 pezzi 1.20 invece di 1.55 20% Tisana all’aronia e ai cranberries Alnatura, 40 g 20x 2.60 NOVITÀ *,**
Tutte le confetture o le gelatine in vasetti e bustine da 185–500 g, (prodotti Alnatura esclusi), a partire da 2 pezzi –.50 di riduzione l’uno, per es. confettura alle albicocche Extra, 500 g 2.20 invece di 2.70 Mousse di noci di acagiù Alnatura, 250 g 6.90 20x NOVITÀ *,** Tutti i cereali per la colazione Kellogg’s, per es. Choco Tresor, 600 g 5.10 invece di 6.40 20% Farina bianca da 1 kg o da 4 x 1 kg TerraSuisse, per es. 1 kg 1.10 invece di 1.85 40% Tutto l’assortimento per la cottura al forno, di ingredienti per dolci e di articoli decorativi Patissier, per es. zucchero vanigliato, 20x 4 x 10 g 2.70 20 PUNTI Pizza Antipasti Casa Giuliana in conf. da 2, surgelata, 2 x 350 g 6.20 invece di 12.40 50% Pangasio in panatura al limone Pelican in conf. da 3, ASC, 3 x 300 g 10.70 invece di 15.30 30% Tutte le bacche M-Classic, surgelate, per es. lamponi, 500 g 6.20 invece di 7.80 20% Tutti i prodotti Mister Rice, per es. Wild Rice Mix, 1 kg 3.60 invece di 4.50 20% Salsa al pepe verde Thomy, 20x 185 ml 2.95 NOVITÀ ** Tutte le minestre Bon Chef o Bischofszell, per es. crema di porcini, 75 g, in bustina 1.20 invece di 1.50 20% Ceci stufati al cocco Alnatura, 20x 400 g 2.80 NOVITÀ *,** Piatto di quinoa Alnatura con verdura, 200 g 4.50 NOVITÀ *,** 20x Chips e snack Zweifel in bustina, chips alla paprica da 90 g, chips al naturale da 100 g, Snacketti alla paprica da 75 g, Snacketti al bacon da 75 g 6.50 invece di 8.50 20% Chips cotte nel paiolo Alnatura al chili e al mango, 125 g 20x 3.70 NOVITÀ *,** Muffin Toni Maroni American Favorites, 115 g 1.80 NOVITÀ ** 20x Tutte le torte non refrigerate, per es. torta di linz, 400 g 2.45 invece di 3.10 20% Brunsli a forma di abete, 20x 80 g 2.40 NOVITÀ ** Biber all’anice, 70 g 20x 1.90 NOVITÀ ** Pasta per pizza o pasta per crostate con farina di spelta integrale Anna’s Best, già spianata, per es. pasta per pizza di spelta, 20x 400 g 3.80 NOVITÀ ** Tutte le paste per biscotti e dolcetti Anna’s Best, per es. pasta per stelle alla cannella, 500 g 20x 4.70 NOVITÀ ** Tutti i succhi freschi bio, per es. succo d’arancia, 75 cl 2.70 invece di 3.40 20% Spätzli alle erbe bio, 300 g 20x 2.90 NOVITÀ ** Pasta bio in conf. da 3, per es. agnolotti all’arrabbiata, 3 x 250 g 11.70 invece di 14.70 20% Polpette Cornatur, 200 g 20x 4.90 NOVITÀ ** Prodotti Cornatur in conf. da 2, per es. fettine di quorn al pepe, 2 x 200 g 8.80 invece di 11.– 20%
*In vendita nelle maggiori filiali Migros. **Offerta valida fino al 9.11 Società Cooperativa Migros Ticino OFFERTE VALIDE SOLO DAL 27.10 AL 2.11.2015, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK
Uova svizzere da allevamento all’aperto, 15 pezzi da 53 g+ 6.30 invece di 9.– 30% Amaretti Savaris, 250 g 3.75 invece di 4.70 20% Tutto l’assortimento Dimmidisì, per es. Minestrone di verdure, in conf. da 620 g 3.40 invece di 4.90 30%
NEAR FOOD / NON FOOD Tutto l’assortimento Matzinger, per es. alimento secco con pollo Adult, 3 kg 8.15 invece di 10.20 20% Tutto l’assortimento DeliBakie, per es. Rolls, 100 g 1.55 invece di 1.95 20% Tutti i fondotinta Maybelline Dream Satin Liquid, per es. n. 20 cameo beige, 30 ml 20x 15.90 NOVITÀ ** Prodotti per la cura dei capelli Elseve in conf. da 2, per es. shampoo multivitaminico 2 in 1, 2 x 250 ml 6.70 invece di 7.90 15% Spazzola districante Professional Hair, per es. verde, il pezzo 20x 12.80 NOVITÀ ** Colorazioni Casting Crème Gloss o Garnier Nutrisse, a partire da 2 confezioni 2.– di riduzione l’una, per es. Garnier Nutrisse, 43 castano dorato, la confezione 5.90 invece di 7.90 Tutte le creme per le mani (prodotti Bellena e confezioni multiple esclusi), per es. balsamo per mani e unghie I am, 100 ml 2.20 invece di 2.80 20% Tutto l’assortimento Princess Minibelle, per es. shampoo e balsamo Pearl, 250 ml 20x 4.50 NOVITÀ ** Tutto l’assortimento Always o Always Discreet (confezioni multiple escluse), per es. salvaslip Always Fresh & Protect Normal, conf. da 52 20x 3.50 NOVITÀ ** Prodotti di ovatta Primella in conf. da 2 o da 3, per es. dischetti di ovatta in conf. da 3, 3 x 80 pezzi 4.55 invece di 5.70 20% Fiori di Bach Edis, gomme da masticare, pastiglie o gocce di emergenza, per es. gomme da masticare al melone, 36 g 20x 5.50 NOVITÀ ** Tutti gli articoli di calzetteria Ellen Amber, per es. collant Compact ad azione di sostegno, Costa Brava, tg. L 8.40 invece di 14.– 40% Pigiama da uomo John Adams, disponibile in rosso o blu marino e in diverse misure, per es. blu marino, tg. M 34.90 ** Tutto l’abbigliamento e tutte le scarpe per bebè o bambini, per es. maglietta a maniche lunghe da bambina Bio Cotton, col. laguna, tg. 104 13.30 invece di 19.– 30% Tutti i detersivi per capi delicati Yvette liquidi, per es. Black in conf. di ricarica, 2 l 7.80 invece di 9.80 20% ** Detersivi Total in conf. speciale, Limited Edition, per es. Pure White, 7,5 kg 24.10 invece di 48.20 50% ** Tutti i detersivi Total in conf. da 2, per es. Aloe Vera in conf. di ricarica, 2 x 2 l 25.40 invece di 31.80 20% ** Ammorbidente Exelia Black 20x Desire, 1 l 6.50 NOVITÀ ** Carta igienica Hakle in confezioni multiple, per es. camomilla, FSC, 24 rotoli 15.85 invece di 22.65 30% **
. S O R IG M A U T A L L A À IT V O N
NOVITÀ
NOVITÀ
4.90
3.80
Polpette Cornatur 200 g
Pasta per pizza o pasta per crostate con farina di spelta integrale Anna’s Best già spianata, per es. pasta per pizza di spelta, 400 g
NOVITÀ
NOVITÀ
NOVITÀ
2.90
1.90
2.40
Spätzli alle erbe bio 300 g
Biber all’anice 70 g
Brunsli a forma di abete 80 g
NOVITÀ
NOVITÀ
4.50
6.50
Tutto l’assortimento Princess Minibelle per es. shampoo e balsamo Pearl, 250 ml
Ammorbidente Exelia Black Desire 1l
In vendita nelle maggiori filiali Migros. OFFERTE VALIDE SOLO DAL 27.10 AL 9.11.2015, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK
NOVITÀ 12.80 Spazzola districante Professional Hair per es. verde, il pezzo
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 26 ottobre 2015 ¶ N. 44
65
Idee e acquisti per la settimana
Sanissa
Il piacere di fare biscotti Sanissa au beurre è la margarina svizzera con la quale sono già cresciute intere generazioni. Dal 1967 è prodotta in Svizzera con puro olio di colza e burro svizzeri. Ecco perché il suo sapore è quasi come quello del burro, ma il prezzo è più vantaggioso. Inoltre essa vanta un vantaggio supplementare di non poca importanza per l’utilizzo: contrariamente al burro refrigerato che deve essere prima fatto fondere, la margari-
na può essere lavorata subito dopo averla tolta dal frigorifero. Un aspetto pratico che permette di risparmiare tempo. Sanissa au beurre è ideale per la preparazione casalinga di specialità di pasticceria: i biscottini risulteranno belli burrosi, le torte particolarmente soffici, mentre i cremosi ripieni e i topping per cupcakes e rotoli riusciranno alla perfezione. Consigli e ricette su www.sanissa.ch
Foto e Styling Veronika Studer
Sanissa au beurre conferisce alla pasta elasticità e un buon sapore di burro.
Sanissa au beurre 4 x 125 g Fr. 3.80 Azione Duopack Fr. 6.05* invece di Fr. 7.60 *dal 27.10 al 2.11
L’Industria Migros produce numerosi prodotti, tra cui anche Sanissa.
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 26 ottobre 2015 ¶ N. 44
67
Idee e acquisti per la settimana
Total
Altamente efficace contro le macchie Quanto è facile rovesciarsi addosso succo di frutta, salsa di pomodoro, pesto oppure vino rosso! Per non parlare poi dei vestitini sporchi dei bambini, delle macchie di rossetto sul tovagliolo o del make-up sulla camicetta preferita.
Il detersivo universale Classic e quello per Colorati, entrambi della nuova linea Excellent Power di Total, eliminano perfino le macchie più ostinate in modo sicuro già alle basse temperature grazie ad una nuova speciale formulazione.
Total Excellent Power Color 1,69 kg Fr. 15.90
Forza pulente Total Excellent Power contiene tensioattivi e enzimi efficacissimi per eliminare in modo ottimale le macchie.
Protezione della lavatrice Grazie a speciali sostanze Excellent Power impedisce la corrosione di parti della lavatrice.
Protezione delle fibre Uno speciale polimero rende i tessili più resistenti allo sporco e permette di eliminare meglio le macchie. Freschezza Excellent Power rimuove i residui di odori nei tessili e assicura una freschezza duratura.
Total Exccellent Power Classic 1,69 kg Fr. 15.90
Per eliminare molte macchie difficili già a basse temperature ora c’è Excellent Power, la nuova linea di detersivi di Total.
L’Industria Migros produce numerosi prodotti, tra cui anche i detersivi Total.
o s r o n c o c e d n a r Il g
i a l g e dei r
o dei n u i c in v a n u t r o po’ di f n u n o c e a ip c e Pa r t i. 3 0 regali preferit iggs.ch ib il .l w w w u s e n Partecipazio
na Ecco come funzio
2.) Trova il regalo
ne 1.) Spulcia ben bele.
che in assoluto preferisci.
/estr azione
trazione w.lilibiggs.ch/es w w su ca di In 3.) esti ricevere. quale regalo vorr
il Giocogiorna
Bu o n a fortuna!
Estraiamo a so rte 30 regali preferitissimi. he di gio c hi e c ic r e in g a p S c opr i or a 4 0 n un’ampia o c le a n r io g o Il n uo v o Gio c e r fe tt o per p è div er time nto. d e to a iv att oli è ar r i a Natale. r s c elt a di gio c e id s e d e ir d li e d esau tr o v ar e r e g a
nibile o p s i d è le a n Il Gio c o g io r s. o r g i M li a li fi o r a in t ut t e le
65.– 39.80
per es. Robottino Ballerino Beat Bo Fisher-Price
159.– per es. Unicorno StarLily FurReal Friends
per es. Orso Bruno, 100 cm
Ordina subito online e fatti recapitare gratuitamente l’acquisto. www.melectronics.ch/giocattoli I premi non vengono corrisposti in contanti. Sono escluse le vie legali. Non si tiene alcuna corrispondenza sul concorso. Possono partecipare le persone residenti in Svizzera. Termine di partecipazione: 29 novembre 2015. Condizioni di partecipazione dettagliate su www.lilibiggs.ch. FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK
179.– per es. Mercedes-Benz Arocs LEGO Technic 42043
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 26 ottobre 2015 ¶ N. 44
69
Idee e acquisti per la settimana
Garnier
Consigli brillanti Non importa di che colore madre natura ci ha dato i capelli, se biondi, castani, neri o rossi: prima o poi ci prende la voglia di tingerli di un altro colore. All’inizio degli anni 60, Garnier lanciò la prima tintura per capelli da applicare a casa. E oggi, grazie al costante sviluppo di nuovi prodotti, qualsiasi donna può colorarsi facilmente da sé i capelli come preferisce. Che si tratti di nascondere i primi fili grigi, di rinvigorire la tinta naturale oppure semplicemente di dare qualche sfumatura alla chioma.
Il delicato Garnier Olia si distingue soprattutto per le sue tonalità rosse e castane, oltre che per essere prodotto senza ammoniaca. La crema inodore consiste per il 60 percento in oli, tra cui quelli di camomilla e girasole. Garnier Olia agisce molto delicatamente sui capelli e sul cuoio capelluto e garantisce una colorazione del 100 percento dei capelli grigi. Garnier Olia 6 castano chiaro* Fr. 12.40
Il collaudato Garnier Belle Color, valutato con la nota «molto buono» dalla rivista dei consumatori svizzero-tedesca «Saldo», regala ai capelli uno splendore naturale e garantisce la colorazione del 100 percento dei capelli grigi. Garnier Belle Color 4 biondo cenere* Fr. 7.50 *nelle maggiori filiali
Il nutriente Garnier Nutrisse sorprende per il suo profumo fresco e fruttato. Questo efficace trattamento nutritivo con un alto tenore di olio di avocado protegge i capelli dalla disidratazione e, naturalmente, garantisce una copertura del 100 percento dei capelli grigi. Nutrisse 40 Cacao Fr. 7.90
Le colorazioni Garnier sono adatte a tutti i tipi di capelli.
Foto Getty Images
Test di «Saldo»: Molto buono
E N O I Z U D I R 50% DI
80IN PIÙ DURATA FINO ALL’
%
*
LA PRIMA BATTERIA STILO AL MONDO FATTA CON
DI BATTERIE RICICLATE
**
Le pile usate devono essere riconsegnate al punto di vendita !
**4% di batterie riciclate
50% 14.85 invece di 29.70 Pile alcaline Energizer EcoAdvanced AA o AAA conf. da 12
Più energia, meno sprechi***
In vendita nelle maggiori filiali Migros. OFFERTA VALIDA SOLO DAL 27.10 AL 9.11.2015, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK
*Nelle videocamere digitali rispetto alle batterie alcaline basic. ***Rispetto alle batterie alcaline basic; rilevante per Energizer MAX, Energizer EcoAdvanced, Energizer Lithium. Utilizzare meno batterie riduce gli sprechi.
Energizer è in vendita alla tua Migros
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 26 ottobre 2015 ¶ N. 44
71
Idee e acquisti per la settimana
Yvette
La cura che si vede e si sente Ritornano di nuovo attuali i morbidi pullover di lana che in questi giorni di frescura ci tengono piacevolmente caldo. Dopo averli indossati si consiglia di arieggiarli bene, ma di tanto in tanto bisogna pur lavarli. In questo caso esiste il balsamo Yvette Care. È il detersivo delicato ideale per la cura della lana, della seta e anche dei piumini. Grazie alle proteine trattanti naturali pulisce e protegge delicatamente le fibre lasciando i capi come nuovi, per una sensazione di freschezza e morbidezza duratura. Tutti i detersivi di Yvette sono testati dermatologicamente, biodegradabili e disponibili nella pratica confezione di ricarica.
Yvette Care 2l Fr. 11.20 L’industria Migros produce numerosi prodotti, tra cui anche i detersivi Yvette. Annuncio pubblicitario
NOVITÀ IN ASSORTIMENTO.
3.90
3.90
3.90
Petit Plaisir al limone Sélection 63 g
Petit Plaisir alla menta Sélection 63 g
Petit Plaisir al lampone Sélection 63 g
In vendita nelle maggiori filiali Migros, fino a esaurimento dello stock.
FIGURE DECORATIVE AL LED PER LE TUE FESTE! 33.50 Pinguino con cappello rosso per esterno, 29 cm, luce bianca fredda
31.50 Stella cometa per esterno, 60 cm, luce bianca fredda
39.90 Volpe per esterno, 26 cm, luce bianca fredda
28.50 Luna per esterno, 30 cm, luce bianca fredda
51.90 Orso bianco con sciarpa per esterno, 28 cm, luce bianca fredda
47.50 Stella per esterno, 40 cm, luce bianca calda
27.90 39.90 Uccellino marrone/grigio per esterno, 28 cm, luce bianca fredda
Vasta scelta di luci e figure led outdoor bianco freddo e caldo per illuminare con atmosfera natalizia giardini, balconi e finestre. In vendita fino ad esaurimento dello stock nei supermercati Migros: Lugano Centro, Centro Agno Due, Do it+Garden Losone e Micasa S. Antonino.
Piramide per esterno, 60 cm, luce bianca calda