Azione 34 del 18 agosto 2014

Page 1

Cooperativa Migros Ticino

G.A.A. 6592 Sant’Antonino

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXVII 18 agosto 2014

Azione 34 -57 ping M shop ne 29–37 / 48 i alle pag

Società e Territorio Raccontarsi davanti a una telecamera: un approccio terapeutico

Ambiente e Benessere La sicurezza durante la frequentazione dei fiumi non dipende solo da leggi o norme, ma soprattutto dall’impegno e dal buonsenso di ogni singolo

Politica e Economia In Ucraina si gioca una partita per il controllo dei Paesi fra Baltico e Mar Nero

Cultura e Spettacoli Una discutibile e mal allestita mostra celebra Michelangelo

pagina 9

pagina 2

pagina 16

di Fabio Fumagalli pagina 26

Keystone

Il Pardo ingabbiato

pagina 22

Impreparati alla Guerra santa di Peter Schiesser Tredici anni fa, con l’attacco di al Qaeda alle Torri Gemelle di New York e al Pentagono a Washington, l’Occidente era convinto che Osama bin Laden rappresentasse il maggior pericolo immaginabile. Nessuno avrebbe mai predetto che un allora oscuro predicatore iracheno, Ibrahim Awad Ibrahim al-Badry (alias Abu Bakr al-Baghdadi), avrebbe un giorno issato la bandiera nera di un sanguinario fanatismo islamico e fondato un Califfato, uno Stato Islamico, il cui obiettivo dichiarato è distruggere l’Occidente e chiunque, anche musulmano, non si pieghi al suo potere. E nessuno avrebbe mai immaginato che gli americani, gli iraniani, i curdi iracheni turchi siriani iraniani (in passato in lotta fra di loro), gli sciiti iracheni e i turchi – alleati inconfessabili nel melmoso scenario mesopotamico – sarebbero stati gli uni travolti e gli altri letteralmente tramortiti, testimoni impotenti in Iraq delle più efferate violenze (decapitazioni pubbliche e uccisioni in massa) e di una pulizia etnica ai danni di cristiani, come di ogni corrente islamica lontana da certa ortodossia sunnita. Di fronte alla minaccia di un genocidio – di musulmani yazidi, di cristiani - gli Stati Uniti non potevano non intervenire. Le missio-

ni dell’aviazione militare ordinate dal presidente Barack Obama hanno inferto qualche perdita ai miliziani del Califfo, frenato la loro avanzata, risollevato il morale dei peshmerga curdi (anch’essi dapprima fuggiti di fronte all’avanzata dell’ISIS, come prima di loro i militari dell’esercito regolare iracheno), permesso la salvezza di migliaia di yazidi. Ma poi? Come impedire che questo surreale Califfato islamico riesca a chiamare a raccolta un numero sempre crescente di persone per una crociata contro l’Occidente? Bruciati dalle guerre in Iraq e Afghanistan scatenate da George Bush junior all’indomani dell’11 settembre, i governanti americani giurano che non manderanno truppe per contrastare al-Baghdadi in Iraq (in Siria per ora non intervengono in alcun modo). Ma questo impegno potrà valere soltanto fino a quando il Califfo si limiterà a minacciare le minoranze religiose in Iraq e non prenderà di mira direttamente gli Stati Uniti e i suoi interessi, sia rivolgendo la sua crociata contro l’Arabia Saudita e/o la Giordania, sia inviando suoi commando in missioni suicida in Occidente. Non si tratta di ipotesi remote, se consideriamo che migliaia di musulmani europei si trovano a combattere in Siria, nelle fila di al-Nusra (affiliata alla «vecchia» al Qaeda) e dell’ISIS (oggi sempli-

cemente IS, Stato Islamico), e chi sopravviverà tornerà un giorno in Europa, più che volonteroso di importarvi la guerra santa promossa dal Califfo. Inoltre, mentre noi rifiutiamo di credere che nel Ventunesimo secolo sia possibile che donne e bambini vengano trucidati, sepolti vivi, persone decapitate e le loro teste mozzate mostrate pubblicamente a mo’ di monito, in Siria, in Iraq e chissà dove ancora, frotte di persone, compresi ragazzini di dieci-undici anni, rispondono con entusiasmo al richiamo della guerra santa contro l’Occidente e contro ogni infedele (vedasi i documentari di Vice Tv su Youtube). Sarebbe un’illusione credere che eliminando al-Baghdadi – come si eliminò Bin Laden – la minaccia di questa guerra totale e asimmetrica contro l’Occidente possa essere soffocata. Se per l’Occidente l’11 settembre 2001 aveva significato un brusco risveglio dalla pace seguita al crollo dell’Unione Sovietica, la creazione del Califfato è la dimostrazione ultima che nel ventre dell’Islam cova un odio e una volontà di riscatto che conosce (quasi) solo l’arma della violenza. In questo contesto, al-Baghdadi va visto come il sintomo, non come la causa, è l’espressione inconscia di un moto collettivo - barbaro, immaturo, assurdo quanto si vuole, ma terribilmente reale, di fronte al quale l’Occidente appare oggi totalmente impreparato.


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 18 agosto 2014 ¶ N. 34

2

Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 18 agosto 2014 ¶ N. 34

3

Società e Territorio Campagne inefficaci In pubblicità, le immagini scioccanti hanno spesso effetti controproducenti

Archeologia industriale Storia della Filanda di Mendrisio, la prima ad aprire in Ticino, nel 1873, e l’ultima a chiudere, nel 1934

Classe liceale per sportivi Da settembre, al centro di Tenero, per la prima volta si potrà combinare sport e studi pagina 5

pagina 4

Campagne scioccanti inefficaci Comunicazione Le campagne pubblicitarie in cui si fa uso di immagini e concetti scioccanti risultano poco efficaci,

mentre l’efficacia in questo campo è tutto Mirko Nesurini

pagina 3

«Con il cinema posso essere»

Reinserimento Il cortometraggio nei processi di cura della tossicodipendenza: un nuovo approccio terapeutico

sperimentato nel Centro di recupero di Gerra Piano Sara Rossi Cosa può il cinema? Cosa può una casa? È con queste domande che entro in un bell’edificio con giardino e orto di Gerra Piano, dove vive una decina di persone che seguono un percorso terapeutico e specialistico per affrontare problemi legati alla tossicodipendenza. Insieme a loro c’è un’équipe curante composta da educatori, infermieri, maestri socioprofessionali e personale amministrativo che forma il Centro residenziale a medio termine che ha sede a Gerra Piano dal 1997 su mandato del Consiglio di Stato del Cantone Ticino. Le risposte che trovo sono: ricostruirsi, ricominciare, cambiare; raccontarsi senza paura, riparare passi falsi, trovare entusiasmo. Sono qui perché ho sentito parlare di un cortometraggio che gli utenti della Casa di Gerra Piano hanno realizzato questa primavera con il regista Niccolò Castelli e il giornalista Alessandro De Bon. Un documento che non ha girato né sale né festival né uffici perché c’è ancora incertezza sulla voglia o no di alcuni partecipanti di mostrare le proprie opere a un pubblico ampio. Il direttore Fausto Procacci e due

utenti della struttura mi concedono il privilegio di guardarlo insieme a loro. I 14 minuti di video si suddividono in una decina di storie che tre educatori e nove persone hanno realizzato. Il compito era semplicemente raccontare qualche cosa di sé stessi che potesse andare sotto il titolo Io sono, ero e potrei. Il tempo era poco, i mezzi spartani, ma l’impegno è stato grandioso. Il risultato emozionante. Un perfetto connubio tra la mano di un regista e le idee di chi ha qualche cosa da dire e non sa come dirlo. Alcuni hanno scelto di usare parole scritte, altri dialoghi o voce narrante, altri ancora solo musica e silenzio. Immagini, orme, ombre. «È un cammino lungo, ma anche le malattie rare si possono sconfiggere», dice qualcuno. «La gente che passa prosegue veloce, magari si ferma e sorride, ma sempre prosegue veloce», cita qualcun altro. Quello che esce è la voglia di ricominciare, la difficoltà di essere accettati, la paura di non farcela, in un certo senso paura di sé stessi, della propria zona più oscura. Il laboratorio per produrre il cortometraggio si è svolto così, in una magnifica casa di Comunità Familiare a Primadengo, in Leventina: un pomeriggio con una breve infarinatura di

cinema, spiegando come da 120 anni l’attività di guardare immagini che sfilano, creano storie e fabbricano sogni sia entrata nella nostra società. Due serate sono state dedicate a vedere film, spezzoni o cortometraggi in cui le persone si raccontano tramite questo mezzo, nei modi più diversi. Infine, il martedì sera Alessandro De Bon ha detto: «Domani mattina arriva il regista Niccolò Castelli. Ognuno di voi pensi a come vorrebbe parlare di sé stesso, in modo reale o surreale, con o senza parole, a coppie o individualmente; domani ce lo racconterete e poi inizieremo a filmare». Così è stato. Mercoledì le riprese, giovedì il montaggio e poi, la sera, la proiezione in cui tutti scoprivano il lavoro degli altri. Secondo chi era con me mentre guardavo il prodotto finale, il lavoro si è svolto con autentica motivazione da parte di tutti, soprattutto perché tutti hanno aderito all’idea portando un pezzo saliente della propria storia. Gli operatori sono stati delicati nel raccogliere le proposte, nessuno ha calato giudizi o ha cercato di deformare le esigenze creative che uscivano da ciascuno. «Per me l’aquila era importante e doveva esserci. L’abbiamo dovuta cer-

care con tenacia per filmarla», racconta uno dei partecipanti al progetto. «Era importante perché vola alta, vede tutto bene dalla sua posizione ed è esattamente quello che cerco di fare io. Con questo film mi sono messo a nudo. Era difficile all’inizio pensare a cosa dire, a come dirlo e a spiegarlo agli altri che mi hanno aiutato. Poi però quando ho espresso il mio pensiero, l’ho in qualche modo posato lì davanti a tutti e dopo mi sono sentito più leggero. Nel mio video mostro un risveglio, la fine di un tunnel, un coltello per uccidere che diventa il coltello per affettare il pane da colazione. La cosa più difficile semmai è mettere tutto questo in pratica nella vita; qui, al Centro, ci sto provando». Il Centro residenziale a medio termine, struttura che fa parte dell’Associazione di Comunità Familiare, è questo: un’opportunità. «È un luogo dove riparare la propria vita», mi dice un altro ospite, «qui cercano di tirar fuori il meglio di te senza violenza e ti danno la possibilità di rimediare, o perlomeno di provare a rimediare. Siamo liberi, anche simbolicamente, perché la porta è aperta. Ma siamo soprattutto liberi di rifarci una vita».

Sarebbe un disastro se non esistessero posti del genere in una nazione moderna. «La selezione del personale che lavora nella nostra struttura è uno dei passi più importanti», sottolinea il direttore Procacci, «perché la relazione che si instaura con le persone che vengono qui temporaneamente e volontariamente è fondamentale. Fiducia, condivisione di regole e valori umani, creazione di uno spazio che si possa chiamare casa che protegge: ecco gli ingredienti. Poi c’è la cura, la terapia medica e specialistica all’esterno, che prende in conto la disintossicazione del corpo; noi ci occupiamo di tutto il resto: la mente, i sentimenti e le emozioni. Ogni giorno facciamo attività di vario genere, lavorative, sportive, culturali, artistiche, di prevenzione e di sensibilizzazione civica. La dimissione della persona prevede la reintegrazione sociale e professionale e un seguito esterno che talvolta si protrae per anni anche fuori dall’ambito professionale, favorito dalla relazione che si è intessuta qui». E conclude: «D’altronde non abbiamo alternative maggiormente qualificanti: la società non può fare altro che prendersi cura di tutti i suoi figli».

Per molti anni mi sono occupato di comunicazione nel settore della sanità, sviluppando decine di campagne di sensibilizzazione alla prevenzione cardiovascolare e oncologica in diversi Paesi europei. In tutti i casi, accanto a noi, c’erano i ricercatori ed i medici che sempre – dico sempre – ci hanno spinto ad affrontare i messaggi con un taglio sensibile verso il paziente. Uno di loro è Aron Goldhirsch, un oncologo di fama mondiale operativo anche in Ticino, il quale afferma che «le campagne scioccanti allontanano» laddove invece l’obiettivo è coinvolgere le persone in un solido movimento di sensibilizzazione che muova da posizioni «di referenza diretta del paziente sulla sua sfera personale, delle amicizie e del lavoro». Nel caso dell’oncologia, dove i progressi della scienza si misurano oggi soprattutto nella capacità di «avvicinare» la popolazione al tema, il peso delle parole e delle immagini assume un ruolo fondamentale. La psicoterapeuta Cristina Milani, che si occupa di gentilezza nella comunicazione interpersonale e nei media di massa, evidenzia come «spaventare la gente è una tecnica di comunicazione vecchia. L’innovazione è coinvolgere». Riferendomi ancora al cancro, faccio notare che fino a pochi anni fa questa malattia veniva definita dai media «male incurabile». Solo da pochi anni abbiamo conquistato la chiarezza di definirla con il suo nome, un termine che spaventa, orribile, ma vero. Come spesso capita, sdoganato un termine subentra l’abuso del termine stesso e i politici (sì, ancora loro…) hanno piegato la parola ai loro bisogni. «Quell’atteggiamento è un cancro per la società», alludendo alla forza devastatrice della malattia, alle metastasi, e nel contempo annichilendo, inducendo dolore e frustrazione in migliaia di persone affette dalla malattia. Il peso delle parole è davvero insopportabile quando si è affetti da una malattia, anche se oggi, fortunatamente e grazie alla scienza, è una malattia curabile, esistono speranze, esiste la concreta possibilità di derubricarla a malattia curabile, quando un tempo era semplicemente incurabile. Gli ambiti di comunicazione per la sensibilizzazione dei cittadini sono mol-

Cartelloni di Benetton a Parigi, con esempi di «baci della pace» fra avversari politici (Mahmoud Abbas con Benjamin Netanyahu, Angela Merkel con Nicolas Sarkozy): una pubblicità efficace ma non scioccante. (Keystone)

ti e anche meno impegnativi rispetto a quello utilizzato in apertura di articolo. Ricordiamo tutti un’efficace campagna contro il fumo delle sigarette negli anni 90. Un po’ ovunque c’erano cartelloni pubblicitari con una sigaretta su campo rosso. La sigaretta aveva forma di nodo a sottolineare il concetto di farla finita con il fumo. Non era una campagna che scuoteva la sensibilità umana. Infatti, oggi, in una società più veloce e cinica, per impressionare al meglio i destinatari, le campagne di prevenzione spesso puntano sull’effetto shock, usando immagini che creano un desiderio di repulsione al tema. Non sempre però esse si rivelano efficaci. Un recente studio statunitense ha analizzato l’effetto che possono avere sulle persone alcuni tipi di messaggi molto forti ed espliciti sui danni del fumo. Ricercatori dell’Università del Missouri hanno scoperto che le immagini scioccanti possono avere un effetto

il prete che si baciano hanno tolto il sonno a qualche prevosto di paese ma nulla di più. Per la maggioranza di noi sono state occasioni per riflettere su alcuni temi centrali della società.

controproducente, inducendo gli individui a rimuovere dalla loro mente i messaggi. Al contrario delle campagne più soft, quelle molto dirette provocavano maggiore attenzione, portando i soggetti sulla difensiva. Questo effetto boomerang è causato da un meccanismo di autodifesa che il cervello mette in atto quando si trova di fronte a situazioni che turbano la stabilità emotiva della persona: per ridurne l’impatto psicologico ne interrompe l’elaborazione. Fabio Regazzi è un politico ticinese molto intuitivo, infatti nella sua critica alla recente campagna anti-Aids della Confederazione ha tuonato: «Sono schifato!» Le campagne shock di Oliviero Toscani per Benetton erano provocatorie ma sensibili. Lo erano perché inducevano al pensiero e non alla repulsione. Il bambino appena nato con il cordone ombelicale in bella vista, il cavallo nero che ingroppa il cavallo bianco, la suora e

Fabio Regazzi, dopo averne dette di tutti i colori nei confronti dei responsabili della campagna, afferma anche che «l’efficacia di un’iniziativa di comunicazione pubblica deve essere misurata con strumenti credibili e accreditati» in altri termini «non basta l’affermazione di un funzionario o di un creativo che credono che basti fare parlare i media per raggiungere un obiettivo». Nella comunicazione pubblica, «un

to per capire che cosa stiamo facendo, come e perché. Vale anche per le notizie? Che cosa importa fagocitarle se non ci prendiamo il tempo di contestualizzarle, di capirne i retroscena andandoci a leggere gli approfondimenti, le interviste, e i reportage? Diventiamo sempre più multitasking eppure il tempo non basta mai. Corriamo, corriamo, come dei raccoglitori instancabili del tutto, molto spesso di chimere e di abbagli. E qui la corsa all’ultima notizia di De Botton calza a pennello, un circolo vizioso in cui cresce l’offerta ma anche la domanda, frammentata su più dispositivi, da quelli mobili e digitali a quelli più tradizionali come il cartaceo. Le notizie sono diventate delle commodity (dal francese commodité, un bene indifferenziato, ottenibile comodamente,

pratico) dice Ezio Mauro, direttore de «La Repubblica», ottenibili sempre e ovunque da tutti. C’è forse qualcosa, oltre le notizie, che oggi non siamo abituati ad ottenere sempre e subito? Persino in vacanza, dove è diventato difficile staccare la spina, fare lo spin off completo. Alla radio, qualche giorno fa, raccontavano di vacanze speciali per chi vuole disintossicarsi dai dispositivi elettronici. Niente più isterismi per il wifi quando si varca la soglia della stanza d’albergo, niente convulsioni perché l’adattatore per il carica-batterie del pc è rimasto a casa, niente spasmi per una chiamata persa sul telefonino, i cellulari non sono ammessi. E se invece ci impegnassimo a trovare un equilibrio? Aggiornarci sulle ultime notizie due volte al giorno e

Le immagini scioccanti possono indurre gli individui a rimuovere dalla loro mente i messaggi

indicatore di buongoverno è la capacità di generare risultati misurabili e interessanti dal profilo dello sviluppo delle idee nella società e della percezione dello Stato come risolutore di situazioni critiche per il cittadino. Per questi motivi, quella campagna» conclude Regazzi «è un buco nell’acqua». Il ragionamento espresso dal politico ticinese fila liscio. L’obiettivo di una campagna come quella citata «non è quello di fare parlare della campagna, ma è quello di ridurre i contagi da AIDS» pertanto l’uso della pornografia non è funzionale all’obiettivo e soprattutto inefficace. A dirlo è lo studio statunitense citato sopra, ma anche il buonsenso. In realtà la campagna è assai banale. Vediamola in modo laico. Sono fotografie di ragazzi normali che fanno sesso. Per essere una campagna intelligente, manca lo spunto per fare pensare; per essere una campagna shock manca l’ingrediente per scioccare. Una cosa del genere non interessa a nessuno.

La società connessa di Natascha Fioretti La corsa all’ultima notizia «Ogni giorno siamo travolti dal fiume inarrestabile delle notizie, che prorompe nelle forme più disparate da una sempre più ampia varietà di mezzi d’informazione. Eppure le notizie ci scorrono addosso: per un istante o per qualche giorno ci turbano, ci stupiscono o ci rallegrano, ma presto vengono sostituite da altre all’apparenza più urgenti». Uno dei pochi concetti davvero interessanti spiegati da Alain De Botton nel suo Le notizie: istruzioni per l’uso, edito da Guanda, che in realtà ben si presta per riflettere su molti altri aspetti della nostra vita quotidiana, delle nostre relazioni, dell’impiego del nostro tempo. Pensandoci, soprattutto in vacanza, diventa quanto mai evidente. Tanto da fare quasi paura, que-

sta idea per cui, non solo le news, ma quasi tutto, ci scivola addosso come acqua fresca senza davvero penetrarci, sedimentare, essere rielaborato per poi uscire trasformato in qualcosa di nuovo, uguale eppure diverso. Certo, non si deve generalizzare, ma alcune tendenze sono davvero chiare. Siamo talmente assetati di emozioni, di relazioni, di esperienze nuove, così immersi in un modo dinamico dove i paradigmi assoluti sono il consumismo e il benessere, che difficilmente ci godiamo le cose nell’istante in cui accadono. Pure quando tutto è perfetto, riusciamo a trovare il lato negativo. E poi siamo sempre di corsa, concentrati ad ottimizzare tutto, che di per sé non è sbagliato, lo diventa però se significa concentrare l’impossibile in un tempo non adeguato, non adegua-

per il resto dedicarci alla lettura del giornale, anche nelle sue pagine più complesse e articolate? Non farne un dramma se usciamo senza telefono? Apprezzare la lettura di un bel libro, senza avere l’ossessione di sapere che cosa sta succedendo su Facebook? A pensarci abbiamo così tante opportunità e risorse in più rispetto alle generazioni passate. Forse loro sapevano essere felici con meno e dare più valore al tempo, allo stare da soli, in silenzio. Oggi il silenzio, la solitudine sono una cosa strana. Al mare ho sentito una mamma commentare un gruppo di adolescenti giocare a carte: «incredibile vedere come ai tempi di WhatsApp i giovani, per divertirsi in spiaggia, giocano ancora a carte!». Certe cose, per fortuna, non cambiano…


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 18 agosto 2014 ¶ N. 34

4

Società e Territorio

La stagione della seta

Archeologia industriale Storia della Filanda Torriani-Bolzani di Mendrisio, la prima ad aprire i battenti in Ticino

nel 1873 e l’ultima a chiuderli nel 1934 Laura Patocchi-Zweifel L’industria serica si diffuse in tutto il Cantone, ma specialmente nel Mendrisiotto e nel Luganese già dal primo Ottocento e raggiunse il suo culmine negli anni Ottanta. Nel 1873 era sorta a Mendrisio la filanda Torriani-Bolzani: «Questo grandioso fabbricato per uso di filatura e di filatoio (1879), ossia torcitura della seta con macchine del miglior sistema moderno nella quale filanda venivano impiegati giornalmente 350 operai e maestranze, nella massima parte donne e fanciulle provenienti dalla Lombardia e dal Cremonese». La produzione di seta era strettamente collegata alla gelsibachicoltura che divenne una delle principali attività delle famiglie contadine. Quando in estate i bozzoli erano pronti, venivano venduti alle filande che li trasformavano in filato attraverso varie fasi di lavorazione. Per svolgere il filo si immergevano i bozzoli in vasche (fornelli) con acqua molto calda che scioglieva la materia collosa. Con uno scopino si doveva afferrare il capofilo di ogni singolo bozzolo, accoppiarlo con altri capi, attorcigliarli e avvolgerli a matassa su di un aspo ottenendo seta grezza. «Con vivo interesse vediamo qui lunghe file di donne e fanciulle che, interrompendo soltanto di rado le loro canzoni popolari, preparano i bozzoli greggi nelle pentole riempite con acqua per trarne il lucente filo di seta». È chiaro che questa gelida e insensibile descrizione di un nobile tedesco non rende per nulla

giustizia alle massacranti condizioni di lavoro delle filandine che per darsi forza e rompere la monotonia intonavano struggenti appassionate canzoni. Il ciclo di lavorazione della seta, denominato «trattura», durava da sessanta a ottanta giorni e mobilitava uno stuolo di operaie fra cui numerose bambine che già a partire dall’età di 7 anni, per guadagnarsi l’equivalente di un chilo e mezzo di pane di segale, dovevano sgobbare per 12 o 14 ore al giorno per sei giorni alla settimana in un ambiente malsano e maleodorante di crisalidi morte. Un medico nel 1873 riferiva: «Bisogna immaginare queste povere filatrici sotto l’influsso di un calore tropicale, curvate per 14 ore sopra una caldaia in continua ebullizione, costrette ad un incessante dimenare delle braccia e quindi immerse ognora in un profuso sudore». Per quanto riguarda l’operazione di trasferire la seta dalle matasse ai rocchetti, un altro medico osservava che le ragazze erano obbligate «a posizioni e piegature del tronco molto incomode e a lungo protratte, ad inspirare un’aria poco ossigenata e impregnata fuori misura di pulviscoli serici, ed a vivere sempre d’un vitto asciutto e per se stesso malsano». Non per niente il rachitismo, l’anemia e la tubercolosi erano malattie molto diffuse in quegli ambienti. Anche le condizioni alimentari e igieniche erano una triste realtà. I cibi che le operaie si portavano da casa per consumarli sul posto di lavoro restavano per ore in contenitori senza coperchio in quell’in-

La «Filanda» di Mendrisio. (Laura Patocchi-Zweifel)

salubre ambiente carente di servizi igienici. Nel 1873 due deputati del Mendrisiotto sollecitarono il governo a intervenire nelle filande giudicando «sconfortevole che, per non nuocere ai guadagni di alcuni negozianti già ricchi, si permetta che fanciulli di tenera età, obbligati alle scuole, per un fittizio guadagno, vadino a rovinarsi la loro fisica costituzione senza godere dei benefici della scuola, che tanto costano al Comune e allo Stato». Lo stesso anno il governo stabilì che la giornata lavorativa nelle fabbriche non doveva superare dodici ore. Nel 1877 entrò in vigore la legge federale sul lavoro nelle fabbriche, ritenuta una delle più progredite d’Europa,

che stabilì la giornata lavorativa di 11 ore e l’età minima di 14 anni. Fin dall’inizio la legge federale trovò la forte opposizione degli industriali ticinesi che si sentirono minacciati dalla concorrenza comasca non soggetta ad alcun limite. Alla Filanda Bolzani e Torriani di Mendrisio venne accertato che venivano occupate una settantina di setaiole minori di 14 anni. Queste, tutte provenienti dal Mendrisiotto, rappresentavano circa un quarto della manodopera totale impiegata all’epoca nella filanda mendrisiense. Nel 1880 il governo cantonale ottenne di abbassare «provvisoriamente» l’età minima negli opifici da 14 a 12 anni. Quando finalmente nel 1898 la

Confederazione revocò questa autorizzazione che permetteva il vergognoso sfruttamento del lavoro minorile alcuni industriali si trasferirono oltre confine. La filanda dei fratelli Bolzani fu l’ultima a cessare l’attività nel 1934, assorbita dai fratelli Torricelli di Lugano. Lo storico mendrisiense Mario Medici ne ricorda il triste declino: «L’immenso e alto fabbricato (che ancora si vede) a poco a poco sfollò; gli arcolai ammutolirono, i rocchetti cessarono la loro vertiginosa giostra e, nella memoria non restarono che l’alta fumante ciminiera, l’eco delle gioiose canzoni delle filandère, (le bìciole) che, nella buona stagione, straripavano dalle grandi finestre spalancate e il puzzo che, emanando dai forni e dalle bacinelle dove veniva fatta morire la crisalide, intanfava i vicoli della vecchia Mendrisio, suscitando le vibrate proteste dei borghigiani». L’imponente edificio fu occupato in seguito da piccole fabbriche. Dal 1988, dopo i restauri condotti dall’architetto Ivano Gianola, ospita una trentina di appartamenti e alcuni spazi commerciali. Bibliografia:

Ivan Camponovo, Il Mulino dei Galli, Coldrerio, 2007. Raffaello Ceschi, Ottocento ticinese, Locarno, 1986. Mario Medici, Storia di Mendrisio, Mendrisio, 1980. Ilse Schneiderfranken, Le industrie nel Cantone Ticino, Bellinzona 1937. Annuncio pubblicitario

Un giovane chef direttamente nella tua cucina! Partecipa al concorso! Puoi vincere: UNO DEI TRE CORSI DI CUCINA CON IL GIOVANE CHEF RALPH SCHELLING a casa tua, uno dei 10 corsi di cucina oppure uno dei 100 ricettari Green Gourmet Family. Per informazioni dettagliate sul concorso visita il sito: www.famigros.ch/greengourmet. Il termine ultimo di partecipazione è l’1.9.2014.

Partecipa ora e vinci: www.famigros.ch/greengourmet

TUTTA LA FAMIGLIA AI FORNELLI! 124 pagine, 70 ricette. In vendita in tutte le filiali Migros fino al 29.9.2014, fino a esaurimento dello stock.


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 18 agosto 2014 ¶ N. 34

5

Società e Territorio

A Tenero un liceo per gli sportivi Scuola e sport Promossa dal Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport, partirà a settembre la prima

classe; coinvolte per ora le federazioni svizzere di nuoto, golf, calcio, atletica, ciclismo, triathlon, ginnastica

Elia Stampanoni A settembre un nuovo tassello si aggiungerà all’offerta del Centro sportivo di Tenero. Le iscrizioni giunte entro il 31 gennaio, diciassette, sono state in numero e in qualità sufficienti per dare avvio alla prima classe liceale per sportivi, promossa dal Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport (Decs). L’opportunità è molto allettante per i giovani che dedicano tempo ed energie alla pratica di uno sport di alto livello, oppure alle discipline artistiche, come il ballo e la musica. Per essere ammessi alla nuova classe sportiva, non è sufficiente la buona volontà, ci vuole anche quel pizzico di talento che permette di emergere nella propria disciplina. Accanto ai criteri d’ammissione prettamente scolastici, che equivalgono alle esigenze poste dagli altri licei, il giovane dev’essere in possesso di un attestato della propria federazione, dove si certifichi il suo potenziale sportivo. La nuova classe, con sede a Tenero e integrata nel liceo di Locarno, non è pensata solo per i ticinesi, anzi, le lezioni saranno impartite in modalità bilingue, con il tedesco e l’italiano a fungere da idiomi principali. Per questo per i ragazzi provenienti da Oltralpe (che rappresentano circa la metà) verranno organizzati anche dei corsi intensivi per imparare al meglio la lingua di Dante. Il calendario seguirà comunque le scadenze ticinesi.

La soglia minima di iscritti è stata superata per la prima volta: al via la prima classe di liceo per sportivi d’élite. (Ti-Press)

Nel progetto promosso dal Decs e dal centro sportivo di Tenero sono per ora coinvolte le federazioni svizzere di nuoto, golf, calcio, ciclismo, triathlon e di ginnastica (artistica), ma è probabile che nel corso del tempo si aggiungeranno ulteriori discipline. Per i loro rappresentanti, la classe liceale per sportivi offre una serie di agevola-

zioni: lo studio è di fatto «splittato» su cinque anni (invece dei quattro dei licei convenzionali), durante i quali le ore di lezione settimanali non supereranno le 25 ore. Anche per gli esami di maturità ci saranno delle facilitazioni, dato che saranno distribuiti sull’arco degli ultimi due anni di studio. Inutile sottolineare che per i giova-

ni ci sarà una certa flessibilità e libertà per partecipare a competizioni, campi d’allenamento o raduni con le rispettive federazioni. Le lezioni perse potranno in seguito essere recuperate anche con l’ausilio dello studio a distanza (Elearning). I ragazzi potranno seguire le lezioni in internato, approfittando così

appieno delle rinomate infrastrutture, oltre che del clima ticinese. Pista d’atletica, palestre, campi da calcio, percorsi ciclabili, campi da golf, piscine, lago, pista finlandese e diversi chilometri di sentieri e strade sono solo alcuni degli atout di Tenero. I giovani talenti elvetici, soggiornando presso i rinnovati stabili del Centro, potranno beneficiare di vitto e alloggio, risparmiando così tempo prezioso che spesso dev’essere impiegato per impegnativi spostamenti. Al loro fianco troveranno gli alunni della Scuola professionale per sportivi d’élite (Spse), nata nel 2001 e già riconosciuta da Swiss Olympic. La Spse, ricordiamo, è inserita organicamente nel Centro professionale commerciale di Bellinzona e propone una formazione di Scuola media di commercio analoga a quanto proposto a Chiasso, Locarno o Lugano. La classe liceale per sportivi che prenderà avvio a settembre vuole andare oltre, permettendo agli sportivi un po’ più esigenti in materia di studio, di assicurarsi una formazione che darà poi diritto di accedere agli studi universitari o superiori. La via del liceo convenzionale ha permesso in passato a tanti giovani di emergere comunque anche nello sport (e gli esempi non mancano), ma quest’opportunità permetterà qualche agevolazione in più per gli studenti provenienti dal Ticino o dal resto della Svizzera e che hanno anche alte ambizioni sportive. Annuncio pubblicitario

w

Lasagne

5.90

w

3.50

1.60

Béchamel Thomy 250 ml

Passata di pomodoro La Reinese 440 g

Carne macinata, TerraSuisse Svizzera, imballata, 300 g

2.–

3.60

Pane della vigna, TerraSuisse 250 g

Parmigiano Reggiano grattugiato Parmareggio stagionato 30 mesi, 60 g

2.70 In vendita nei maggiori supermercati di Migros Ticino.

Ondine Delverde pasta per lasagne, 500 g


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 18 agosto 2014 ¶ N. 34

6

Società e Territorio Rubriche

Lo specchio dei tempi di Franco Zambelloni Estate, tempo di viaggi Estate: amici e conoscenti che tornano dalle vacanze, altri che partono. Racconti di viaggi: crociere, escursioni e nuotate, tempo meraviglioso, tempo schifoso… Il rientro è così, con un occhio rivolto all’indietro, al viaggio appena compiuto, l’altro in avanti, alle ferie che stanno per finire, al lavoro che sta per ricominciare. Chi, come me, è giunto «al beneficio della pensione», non ha più vacanze. È vero che, per il pensionato, la libertà investe la totalità del tempo, ma la vacanza ha ben altro sapore: perché si sa che ha una fine, una durata limitata, e si apprezza davvero solo quello che è scarso. Perciò mi sorprende sempre un po’ la frenesia con la quale alcuni consumano il tempo della loro vacanza, balzando da un luogo all’altro come se si trattasse di accumulare luoghi e non di assaporare il viaggio. Ma la velocità è l’emblema della nostra epoca e, di conseguenza, anche il sen-

so del viaggio è cambiato. Per millenni il viaggio è stato anche una sorta di rito iniziatico, un mettere alla prova se stessi attraverso disagi, fatiche, pericoli; in innumerevoli libri il momento del ritorno è un ritrovarsi diversi, cambiati, consapevoli di se stessi. Se nei tempi più lontani il viaggio era quello del mercante, del soldato, del pellegrino, nel Cinquecento comincia la nuova moda del viaggio come forma di esperienza, con la curiosità di esplorare altri luoghi, conoscere genti diverse, mettere alla prova se stessi. La moda del «Grand Tour» si prolunga dal Seicento fino al XIX secolo: il circuito – che prevedeva il passaggio in Francia, Italia, Germania, Svizzera e Paesi Bassi – era un complemento indispensabile dell’educazione del giovane aristocratico, soprattutto in Inghilterra. Per il giovane gentiluomo questa lunga immersione (alla fine del XVI secolo un simile viaggio durava

imprevisti, dell’avventura, dell’esperienza profonda. Oggi ci sono «viaggi organizzati» che prevedono: mattino in Piazza della Signoria e passeggiata ai ponti sull’Arno, pomeriggio con visita guidata agli Uffizi, quindi trasferta a Fiesole e cena, partenza per Siena l’indomani. E così via. Non stupisce che, al rientro dal viaggio, chi chiede notizie si senta rispondere: «Le vacanze? Sono volate!». Ma c’è poi un altro modo di viaggiare, ed è quello che personalmente prediligo: nei libri. Anche per questo provo simpatia per l’Ariosto che, avendo percorso l’Italia dalla Toscana alle Alpi, si rifiutava però di uscire in altre terre: «Chi vuole andare a torno, a torno vada: / vegga Inghelterra, Ongheria, Francia e Spagna: / a me piace abitar la mia contrada». Quanto al resto del mondo, spiega il poeta, lo si può visitare «con Tolomeo» – ossia nelle carte geografiche e nei libri: e tutto questo,

aggiunge, «senza mai pagar l’oste». Anche Cartesio riteneva che conversare – tramite la lettura – con uomini del passato «è quasi lo stesso che viaggiare». E aggiungeva che «è bene sapere qualche cosa dei costumi dei diversi popoli per giudicare meglio dei nostri e per non credere che tutto ciò che è contro le nostre mode sia ridicolo e contro ragione, come hanno costume di fare coloro che non hanno veduto niente». Ma è pur vero che in passato le diversità tra i popoli erano profonde e perciò istruttive; oggi sempre più si tende alla omologazione. Che si viaggi nei libri o in luoghi lontani, ciò che conta, dunque, è quel che se ne ricava nella crescita personale: rimanere fermi, sempre, è negare al proprio io il diritto a una storia. In un brevissimo racconto di Kafka – La partenza – l’uomo che si appresta a partire risponde a chi gli chiede dove vada: «Via di qua: questa è la mia meta».

sinistra ecco la piscina con le onde, c’è una marea di gente: mi sembra di essere entrato in un inferno. Dagli spogliatoi salgo un dedalo di scale affollate di gente con canotti vari in mano che intralciano il passaggio, un delirio. Schiamazzi a tutto spiano. La prima attrazione in bellavista è l’Alpa bob. Al punto di partenza dell’Alpa bob riesco a passare tra la folla composta non solo da bambini, e uscire fuori, piscina color verdognolo tipo stagno: acqua termale iodata a trentasei gradi. «Effetti benefici per i reumatismi e il mal di schiena» c’è scritto su un cartello, oltre al divieto per i minori di sedicianni. Quattro stentoree trachycarpus fortunei un po’ ingiallite stanno nelle loro tinozze sparse, nel prato sedie a sdraio di rattan sintetico vuote, pioviggina. Mi svacco in un incavo-jacuzzi, qui la gente mi sembra più riflessiva e calma. Una coppia si bacia, lassù incomincia una pineta. A fianco un’altra vasca blu con rocce, cascata e flutti: è l’Alpa-Therme.

Rincuorato dall’effetto distensivo, decido di affrontare la bolgia e di passare in rassegna i vari tobago. Passo via dal ristorante dove imperano frites con ketchup, fiancheggiando una selva di asciugamani. Cresta Canyon, Balla Balla, Tornado, Thriller, Cobra, Double bob splash pipe, IceXpress, e il King Cone, l’ultimo arrivato, nel 2012. Per ogni tobago è indicato, come nelle piste da sci, il grado di difficoltà. Il Balla Balla è gettonatissimo, un vecchietto dribbla perfino un paio di ragazzini, tanto è il manco di una nuove dose di adrenalina. Inoltre, per ogni scivolo c’è il suo attrezzo gonfiabile adeguato, Thriller e Balla Balla a parte, dove si va giù così. All’uscita del Thriller esce un ciccione tatuato, sconvolto, a ruota la sua ragazza, con una tetta di fuori. Decido per il placido Alpa bob: magnifico, faccio il bis. E via, scivolo giù a bordo di una ciambella-canotto con due impugnature per le mani, fare «ohlàlà» o «uuuh» è inevitabile. Benché sia qui per

lavoro, bisogna partecipare: mica si può osservare l’Alpamare come si osserva un acquario; il luogo va condiviso spalla a spalla con mamme, bambini, nonni scalmanati. Ora il Rio mare (1985), una piscina esterna omonima della nota marca di tonno in forma di serpentina che imita la corrente del fiume: mica male, anzi. I getti ai lati sono piuttosto forti e si scorre via veloci. Ecco laggiù sul lago l’isola Lützelau e lì accanto l’Ufenau. Salto dentro l’Alpa Therme e da lì entro nella piscina interna con le onde, vista all’entrata. Quella che sembrava una buffonata infernale si rivela quasi commovente, con tutti i bambini che si entusiasmano a ogni onda inventata. Alcuni bagnanti stanno seduti come in riva al mare, altri riescono a leggere, sdraiati sui lettini. È qui, forse, il cuore dell’Alpamare. Dove da trentasette anni si simula il mare sotto un soffitto alto di legno, per trecentosessantacinque giorni all’anno. E ora su dai, proviamo sto Balla Balla.

spetta, implicitamente, il diritto di muoversi, divertirsi, assistere, innocentemente, a danze osé, eseguite da donne, invece, colpevoli. Per le quali, Arinc dice di «provare pietà». Ora, la domanda viene spontanea, fino a che punto questo politico, esponente di un conservatorismo a prova di ridicolo, esprime i sentimenti e le mentalità più diffuse nei suoi cittadini elettori? Senza dubbio, molti, forse una maggioranza, si riconoscono nell’immagine di una società saldamente ancorata al passato, spaventata dalle incognite di un’evoluzione di cui, proprio le donne appaiono le protagoniste. Ma esiste, loro malgrado, anche una società nuova che si è manifestata vivacemente, attraverso le reazioni alla balorda provocazione del divieto di ridere. La «gaffe» del vicepresidente ha scatenato una controffensiva, affidata in buona parte ai social network, che recavano i sorrisi e le risate di donne d’ogni età: per affermare il diritto di ridere, come e quando meglio credono, in nome di

una elementare libertà. Queste immagini dovevano fare il giro del mondo. Con effetti anche politici. La commissaria europea olandese, Neelie Kroes ha inviato a Bulent Arinc un ironico messaggio: «Sarò a Istanbul a settembre e riderò di gusto. La ringrazio, signor vicepresidente». Di fronte a queste ripercussioni, il diretto interessato ha cercato di correggere il tiro, alludendo a un malinteso. È, comunque, un dato di fatto: si trattava di una discriminazione, sia pure sciocca, che colpiva le donne. Una di più che andava ad aggiungersi a tante altre che, in forme diverse, gravano sull’esistenza al femminile. E sia detto, non soltanto in Turchia, non soltanto nelle repubbliche islamiche e nei califfati. Disparità di trattamento e di considerazione persistono anche negli Stati di diritto di tradizione cristiana. Pure qui, in ambienti privilegiati dal benessere economico e da un alto grado d’istruzione, le donne rischiano di appartenere, per certi versi, a un sesso sempre debole.

E quindi esposte a incessanti forme di sopraffazione. È un problema sempre aperto e in cerca di soluzioni. Se n’ è discusso, un paio di settimane fa a Strasburgo, dove sono venuti alla luce i dati raccolti dal Consiglio d’Europa, che parlano chiaro: ogni giorno, nel nostro continente, almeno 12 donne muoiono, vittime di violenze domestiche, il 45 per cento subisce molestie sessuali, il 18 per cento lo stalking. Sono cifre che, per così dire, vanno controcorrente. Sembrano smentire le conquiste femminili, ottenute su tanti piani: nella vita politica, persino nella ritardataria Svizzera, nelle professioni, nella cultura, nella socialità. A confermare un persistente lato oscuro nella nostra convivenza sociale e familiare, di cui le donne sopportano le conseguenze. Spesso silenziosamente. Le case, che accolgono mogli e compagne picchiate o abusate, tengono segreti i loro indirizzi. Succede anche da noi. Nel dizionario italiano è entrato un neologismo rivelatore: femminicidio.

circa 40 mesi) nella diversità era una sorta di «rito di passaggio», l’ultima trasformazione profonda verso la maturità. Non a caso Francis Bacon, all’inizio del Seicento, raccomandava al giovane viaggiatore di tenere un diario: non tanto per fissare nella memoria luoghi e date, ma per approfondire con la riflessione l’incontro con genti diverse e l’esperienza di umanità che ne veniva. Poi, con il progredire della tecnologia, l’avvento dei treni, delle navi da crociera e degli aerei, il viaggio che un tempo richiedeva mesi o addirittura anni è diventato uno spostamento nello spazio quasi impercettibile nel tempo. Thomas Cook, che fu il fondatore della più famosa agenzia di viaggi, nel 1845 creò il primo viaggio «tutto compreso» per la piccola borghesia britannica. Non era solo l’avvento di trasferte relativamente celeri; era soprattutto l’eliminazione degli

Passeggiate svizzere di Oliver Scharpf L’Alpamare a Pfäffikon Questa passeggiata era prevista per quest’inverno, ma visto l’estate un po’ così e dato che anche quest’anno, purtroppo, mi sa, niente mare, ci vado oggi all’Alpamare. Non ci sono mai andato né ho mai pensato di andarci. L’Alpamare è un posto che divide, c’è chi lo ama, come i bambini, e chi non lo può neanche sentire nominare. Ad esempio, mesi fa, alla stazione di Lugano, una giovane zia faceva le feste al nipotino dicendogli che con lei avrebbero potuto andare dove voleva. Quando però il nipotino le dice «Alpamare» la donna si blocca: «All’Alpamare no, dappertutto ma non all’Alpamare». Stamattina alla stazione di Lugano salto sul treno per Basilea, destinazione Alpamare, classico cambio ad Arth-Goldau. Al di là di tutto, il nome è qualcosa. Parola macedonia che contiene una presenza e un’assenza, in netto contrasto tra loro: le Alpi, il mare. La vocale che unisce la scenografia mitica e sacrale della Svizzera al mare che non c’è, produce al

contempo, involontariamente o meno, il verbo amare. Arrivo a Pfäffikon alle 11. 53: dopo un quarto d’ora distratto – pit stop-fragole a un chiosco a forma di fragola sulla cantonale – salendo lungo la Gwattstrasse, vedo i tubi variopinti dei famosi tobago di questo parco acquatico nato nell’estate del 1977 in un posto dal nome pepato. Pfäffikon, frazione di Freienbach, comune del Canton Svitto al quale appartiene l’isola Ufenau esplorata in luglio, va detto, detiene il record dei tobago più lunghi d’Europa. Una passerella con tetto similrurale in paglia che fa subito un po’ Polinesia, introduce il visitatore a questa mecca infantile del divertimento. Si sentono già dei gridolini di piacere provenire dagli scivoli. Due adulti fumano nervosi prima di entrare. Entro così, in una giornata piovosa di metà agosto, all’Alpamare (427 m): caldo, una coda da non credere. La voce di Paul Simon attutisce un po’ il pentimento improvviso per la scelta di questa meta. A

Mode e modi di Luciana Caglio La colpa, femminile, di ridere Presumibilmente, non passerà alla Storia con la maiuscola, il vicepremier turco Bulent Arinc, che, per il momento, ha dovuto accontentarsi di figurare, più modestamente, nelle cronache sia pure mondiali: dov’è entrato, grazie a una «gaffe». Proprio così, con un benevolo eufemismo, è stata definita una sua esternazione, in apparenza banale da chiacchiera fra amici al bar, ma che pronunciata, durante un comizio di partito, l’Akp d’ispirazione islamica, rivela ben altri intenti. Vale la pena di rileggere quelle parole: «Per non essere peccaminosa, una donna deve proteggere la sua castità, quando la guardano abbasserà gli occhi, arrossendo timidamente, e non sarà seducente e non riderà in pubblico». Per Arinc, braccio destro del presidente Erdogan, non si trattava di un argomento nuovo. Da anni conduce una campagna moralizzatrice, destinata a proteggere il Paese dalle contaminazioni di una rovinosa modernità di stampo occidentale che ne sta alterando i costumi tradiziona-

li, ovviamente «sani». Di tutto ciò, e qui sta il centro e l’assurdo del discorso, responsabili sarebbero le donne: le donne che vanno in vacanza da sole, le donne che indossano i jeans, che vanno a ballare, e addirittura fanno la «lap dance». Mentre agli uomini

Una risata in segno di protesta ad Ankara, Turchia. (Keystone)


PUNTI. RISPARMIO. EMOZIONI.

IL CIRCO KNIE IN TOURNÉE CON DAVID LARIBLE La famiglia Knie presenta nuovamente un coloratissimo programma con tanti animali, acrobazie da record e spettacoli clowneschi. Il Circo nazionale svizzero può vantare il «clown dei clown» Davide Larible quale ospite d’onore. Questo pagliaccio italiano dal tipico naso rosso, i vestiti troppo larghi, il carattere inimitabile e una presenza scenica particolarmente espressiva rappresenta il classico clown da circo. Data: fino al novembre 2014, diverse località Prezzo: da fr. 30.40 fino a fr. 56.80 invece che da fr. 38.– a fr. 71.–, a seconda della categoria. Informazioni e prenotazione: www.cumulus-ticketshop.ch

20%

DI SCONTO

SETTIMANE MUSICALI

THE ITALIAN TENORS

LA TRAVIATA

Con i concerti di pianoforte di Brahms e Beethoven e i concerti strumentali di Shostakovich, le Settimane Musicali di Ascona presentano anche quest’anno un programma d’eccellenza.

Quando la musica classica incontra la pop music: tre cantanti lirici italiani di grande talento fanno una passeggiata nella canzone popolare del Bel Paese, interpretando i brani più celebri con una maestria inimitabile. «Das Zelt» è lieto di annunciare The Italian Tenors.

Ginevra e Losanna ospiteranno una delle opere più celebri: «La traviata» di Giuseppe Verdi. Caratterizzata da melodie semplici ma belle, da arie appassionanti e dalla predominanza dei cori, «La traviata» rappresenta indubbiamente l’opera di maggior successo del compositore.

Quando: 16 settembre, Locarno: Concerto sinfonico della Polish Radio Orchestra / 3 ottobre 2014, Ascona: Recital di pianoforte di Till Fellner Prezzo: da fr. 44.– fino a fr. 112.– invece che da fr. 55.– a fr. 140.–, a seconda della data e della categoria Informazioni e prenotazione: www.cumulus-ticketshop.ch

Quando: 20 settembre 2014, Lugano Prezzo: da fr. 46.40 fino a fr. 54.40 invece che da fr. 58.– a fr. 68.–, a seconda della categoria. Osservazione: massimo 4 biglietti per carta Cumulus Informazioni e prenotazione: www.cumulus-ticketshop.ch

20%

20%

DI SCONTO

DI SCONTO

AGGIUDICATI IL TUO BIGLIETTO ORA! Approfittane: i biglietti sono ottenibili su www.cumulus-ticketshop.ch (fino a esaurimento dello stock). Durante l’ordinazione indica il tuo numero Cumulus. Osservazioni: carica i tuoi biglietti direttamente sulla tua carta Cumulus. In questo modo eviti le tasse di

Quando: 26 ottobre 2014, Ginevra / 30 ottobre 2014, Losanna Prezzo: da fr. 60.– fino a fr. 82.50 invece che da fr. 80.– a fr. 110.–, a seconda della categoria. Informazioni e prenotazione: www.cumulus-ticketshop.ch

spedizione e approfitti del biglietto più conveniente in assoluto. Per ogni carta Cumulus è disponibile un numero limitato di biglietti. Le ordinazioni multiple vengono annullate senza darne comunicazione. Altri eventi a prezzo scontato sono disponibili su: www.cumulus-ticketshop.ch

25%

DI SCONTO

APPROFITTANE ORA SU: www.cumulus-ticketshop.ch in collaborazione con:

PER DOMANDE SUL PROGRAMMA CUMULUS: INFOLINE CUMULUS 0848 85 0848


E N O I Z U D I R I D 30% Co n a cq u a s o r giva, frutta e tanto diverti mento!

GIOCA E VINCI Ondate di divertimento per tutta la famiglia. www.oasisfun.ch

30% 5.00 invece di 7.20 Oasis 6 x 25cl p.e. Oasis Tropical

Oasis Fun Suisse/Schweiz OFFERTE VALIDE SOLO DAL 19.8. AL 25.8.2014, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK

Oasis è in vendita alla tua Migros


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 18 agosto 2014 ¶ N. 34

9

Ambiente e Benessere Viaggi leggendari A Dubrovnik per seguire le tracce di Riccardo Cuor di Leone

Kumbra, Burkina Faso A oltre duecento chilometri a nord di Oaugadougou una cittadina che sembra spuntata dalla terra africana in un mare di solitudine

Nuove regole per i cavalli Sembrerà scontato, eppure serve una legge per garantir loro foraggio grezzo e acqua

Torna StraLugano La IX edizione dell’atteso evento sportivo si svolge in città il 27 e il 28 settembre

pagina 11

pagina 13

pagina 14

Ma. Ma

pagina 10

Ticino: fiumi sicuri

Prudenza Essere consapevoli dei pericoli dei fiumi aiuta a godere del loro ambiente, adatto a molti svaghi estivi Maria Grazia Buletti «La maggior parte dei fiumi ticinesi rappresenta una suggestiva attrazione turistica per il loro ambiente naturale e paesaggistico», questa è la premessa che il Dipartimento delle istituzioni del canton Ticino pone anche quest’anno nel ripetere la campagna di prevenzione «Divertiti ma attenzione!». Sottolineando il carattere dei nostri fiumi come luogo ideale per lo svago e la pratica di numerosi sport come nuoto, canyoning, canoa, sub e quant’altro, il Cantone non manca di mettere in guardia residenti e turisti sulla conformazione dei corsi d’acqua che possono nascondere insidie anche per le persone più esperte. Tra i pericoli vengono elencati «il loro carattere torrentizio, le acque gelide, i sassi sdrucciolevoli, le forti correnti, i mulinelli, le cascate e i temporali che provocano repentini innalzamenti delle acque». Tutti rischi da non sottovalutare e che richiedono sempre la massima cautela, soprattutto quando ci sono bambini. Le cifre raccolte parlano chiaro:

negli ultimi decenni il canton Ticino si è purtroppo spesso trovato al primo posto della lista svizzera per quanto attiene agli annegamenti. Negli ultimi trent’anni, gli incidenti in acqua nel Cantone sono stati 261, di cui 164 con esito mortale (6 morti all’anno) e sempre a causa della scarsa conoscenza dei luoghi. Per questo motivo, nel settembre 2001 il Consiglio di Stato ha istituito la Commissione cantonale «Fiumi ticinesi sicuri», coordinata dal Dipartimento delle istituzioni, con lo scopo di elaborare una strategia comune di prevenzione, informazione e sorveglianza. Grazie alla classifica inerente la localizzazione delle diverse tipologie di frequenza, la Commissione ha compreso ben presto che i fiumi ticinesi erano fino a qualche tempo fa poco conosciuti e poco frequentati. Ma qualcosa è cambiato: «Con l’avvento dei nuovi sport estremi, essi stanno diventando sempre più luoghi a rischio». Si è allora deciso di intervenire con una campagna suddivisa in due tappe: «La prima riguarda la divulgazione delle informazioni di prevenzione

per i bagnanti occasionali, i sub e i canyonisti, attraverso il sito internet cantonale. La seconda tappa è data dall’ampliamento del sito internet (ndr: www4. ti.ch/?id=4354), insieme allo sviluppo della strategia di prevenzione di primo livello effettuato per mezzo di una campagna informativa capillare con cartelloni e opuscoli». La Commissione cantonale «Fiumi ticinesi sicuri» è persuasa che il fenomeno degli annegamenti può essere contenuto attraverso una buona informazione e un’attenta sensibilizzazione: «La sicurezza, però, come elemento di qualità di vita non dipende solo da leggi o norme, ma soprattutto dall’impegno e dal buonsenso di ogni singolo». Proprio su questo principio di buonsenso si basano le informazioni generali della campagna di prevenzione, la quale sottolinea come basti poco per trasformare una semplice e piacevole gita in un’irrimediabile tragedia che potrebbe esser invece evitabile. I primi fattori di cui bisogna assolutamente tener conto sono il meteo e la portata d’acqua dei fiumi, che può variare anche

nelle giornate di bel tempo se a monte è presente, ad esempio, una centrale idroelettrica. Semplici le regole di sicurezza principali da seguire senza sottovalutarle: «Non accamparsi nei pressi di un fiume; prestare grande attenzione alle condizioni meteorologiche; valutare bene il luogo; seguire le indicazioni e i suggerimenti delle persone competenti; attenersi alla particolare segnaletica delle officine idroelettriche». È pure importante sapere, in caso di bisogno, a chi rivolgersi per chiedere soccorso: «In caso di incidente in Svizzera esistono vari corpi d’intervento, come l’elicottero di soccorso della REGA, la colonna di soccorso del Club alpino svizzero (CAS), la polizia e l’ambulanza». Sono segnalati anche i modi con cui si può dare immediatamente l’allarme: «Col telefonino, via radio, con razzi, con segnalazioni ottiche o acustiche». Una particolare attenzione viene data anche a chi pratica canyoning e immersioni subacquee. Il primo è definito come uno sport affascinante, ma per il quale è necessario considerare i

pericoli intrinseci, in quanto numerosi canyon ticinesi sono sfruttati proprio da centrali idroelettriche. In questi casi è sempre presente un cartello apposito ed esposto in loco. A tale proposito è consigliato telefonare al rispettivo centro di comando delle centrali idroelettriche prima di avventurarsi in canyon con captazione artificiale. Va da sé che alluvioni, profondità delle vasche, vortici e sifoni, equipaggiamento personale inadeguato o insufficiente, preparazione tecnica e fisica fanno pure la differenza. La Commissione Fiume Verzasca Sicuro, il Gruppo Sub Verzasca e la Polizia cantonale ticinese propongono altresì un prontuario «per aiutare i subacquei a realizzare belle e sicure immersioni nei fiumi a carattere torrentizio». I contenuti di questa guida riguardano lo schema d’allarme, le sostanziali differenze e i punti di pericolo tra un fiume e un torrente di montagna, la velocità della corrente, e spiegano come difendersi dai problemi, affinché anche di un’immersione si possano conservare solamente ricordi davvero piacevoli.


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 18 agosto 2014 ¶ N. 34

10

Ambiente e Benessere

Il re naufrago Viaggiatori d’Occidente Il grande

e leggendario girovagare di Riccardo Cuor di Leone

Claudio Visentin, foto e testo Ho sempre prediletto quei viaggi che si collocano nel territorio incerto tra storia e mitologia: si parte da un fatto reale, mentre poi ogni particolare è discusso. Un buon esempio è il viaggio di Annibale. Dopo aver attraversato le Alpi con sessantamila uomini e una quarantina di elefanti da guerra – un’impresa che destò meraviglia nei contemporanei e che non cessa di stupire – per quindici anni (218 a.C.-203 a.C.) il condottiero cartaginese scorrazzò per tutta Italia, inseguito dai Romani. Quante volte nei miei viaggi appenninici ho trovato traccia del suo passaggio! Molti luoghi d’Italia portano il suo nome (Ponte di Annibale, Fonte di Annibale…), il paese di Barca in Garfagnana richiama la sua famiglia, mentre altri ricordano episodi a lui

legati: per esempio a Rottofreno, Piacenza, dove il cartaginese si fermò per la rottura del morso («freno» appunto) del suo cavallo. Anche il passaggio degli elefanti dovette destare grande impressione, sebbene forse uno solo di loro sopravvisse al primo inverno italiano. In molti stemmi di paesi sono ritratti ancora oggi: ho visto l’ultimo poche settimane fa nel Matese, ad Alife (Caserta). Naturalmente non tutti concordano con queste interpretazioni, ma non sarò io ad addentrarmi in tali dispute tra eruditi. I viaggiatori sceglieranno sempre l’ipotesi più affascinante e dopotutto, come scrive Paolo Rumiz, «i viaggi sono fatti per confermare i miti, non per demolirli». Pochi giorni fa ero a Dubrovnik per un progetto della seconda rete della nostra radio, che in autunno racconterà le più importanti città del Mediterraneo, e lì ho trovato traccia di un altro

Forte di Lokrum.

Dubrovnik e isola Lokrum dalle mura.

viaggio leggendario, quello di Riccardo Cuor di Leone, attestato da diverse cronache del tempo. I fatti: dopo aver trascorso la prima e maggior parte della sua esistenza tra Francia e Inghilterra, impigliato in contese dinastiche, nel 1189 Cuor di Leone riesce finalmente a cingere la corona inglese. Ma già l’anno seguente lascia il regno per andare alla guerra santa. La Terza crociata (1189-1192) era stata bandita da papa Gregorio VIII alla notizia della caduta di San Giovanni d’Acri e di Gerusalemme. In quell’occasione Riccardo si fece onore e sconfisse più volte il temuto Saladino; non riuscì però a riconquistare Gerusalemme e alla fine, nel 1192, dovette concordare una tregua di tre anni con il suo nemico, ricevendo la garanzia che i pellegrini avrebbero potuto visitare la Città santa. Dopo questa difficile decisione si preparò a tornare rapidamente in patria, sotto le spoglie di un pellegrino, avuta notizia del tentativo del fratello Giovanni Senzaterra di usurpare il trono: una vicenda resa popolare dal racconto di Robin Hood. Il viaggio di ritorno però, come già all’andata, fu tormentato e infine Riccardo fece naufragio sulla costa dalmata. Si discute sul luogo esatto, ma una tradizione sostiene che Riccardo sarebbe affondato davanti a Dubrovnik, sull’isola di Lokrum e che, come voto per lo scampato pericolo, avrebbe finanziato la costruzione della prima cattedrale, poi distrutta nel terribile terremoto del 1667.

Come disse Paolo Rumiz: «I viaggi sono fatti per confermare i miti, non per demolirli» La cronologia presenta qualche incertezza, ma la vicenda non è inverosimile: infatti Ragusa (come si chiamava allora) era un punto quasi obbligato di passaggio dall’itinerario marino a quello terrestre nel lungo viaggio d’Oriente. Irretito da queste sirene, in una giornata di sole visito l’isola di Lokrum, proprio di fronte al porto. Il

Dubrovnik e isola Lokrum dal monte Srd.

battello la raggiunge in pochi minuti e, subito dopo lo sbarco, i turisti si spargono per le belle spiagge rocciose. Io prendo invece i sentieri verso l’interno, all’ombra dei boschi. Attraverso il monastero benedettino che nell’Ottocento fu residenza di villeggiatura di due principi della Casa d’Austria, Massimiliano e Rodolfo: curiosa la vicenda del primo, che riuscì a farsi proclamare imperatore del Messico nel 1864, ma solo per essere fucilato dai ribelli tre anni dopo. Nel frattempo m’inerpico faticosamente lungo il sentiero che conduce a una postazione d’artiglieria abbandonata, risalente al tempo di Napoleone. Qui, dal punto più alto dell’isola, si apre la vista del porto di Ragusa, protetto dal Forte di San Giovanni; allargando lo sguardo si coglie tutta la città, racchiusa tra le sue mura. Non dovette essere molto diversa la visione che ne ebbe allora re Riccardo.

I guai del povero sovrano non erano però finiti e, quando riuscì a proseguire il suo viaggio via terra, fu riconosciuto e catturato da Leopoldo V, duca d’Austria, con il quale aveva avuto una disputa per questioni d’onore durante la crociata. Dopo quindici mesi di prigionia e il pagamento di un riscatto, fu liberato dall’imperatore Enrico VI ma solo nel 1194 poté finalmente tornare al suo Paese e rimettere a posto il fratello usurpatore. Quando discesi il Danubio, ancora per un documentario radiofonico, nella Wachau mi fu mostrato il Castello di Dürnstein dove Riccardo fu tenuto prigioniero. Ma sono certo che, come nel caso di Annibale, una ricerca più approfondita rivelerebbe numerosi altri luoghi che conservano memoria del passaggio di Riccardo Cuor di Leone: come avviene per tutti i viaggi che accendono la fantasia e l’immaginazione popolare.

Bussole. Inviti a letture per viaggiare «Uno dei piaceri dell’esistenza è entrare in un bosco e riconoscere tutte le specie arboree. È come quando vai dal panettiere e chiami il pane col suo nome giusto, magari indicandolo con le dita… È lo stesso quando sei in un bosco, da solo o con qualcuno che ti chiede: “Questo come si chiama?”. Tu non soltanto lo sai e te lo confermi, mentalmente, ma lo dici ad alta voce, prima il nome comune, ad esempio platano, poi il nome latino, che fa sempre una gran bella figura: “Platano, Platanus x acerifolia…”» Non ditelo a me, che quando arrivo da qualche parte chiedo subito dove sia l’albero più antico, quasi lo pregassi di introdurmi al significato profondo del territorio sul quale da secoli vigila paziente. In Abruzzo, per esempio, ascoltai il sussurro di una quercia che era stata ghianda ai tempi di Dante. E in questo libro di Tiziano Fratus ho ritrovato molti luoghi che ho amato: le grandi foreste della Sila, in Calabria, ma anche il piccolo Orto botani-

co dell’Accademia di Brera, così ben nascosto nel centro di Milano. E c’è a sorpresa pure il canton Ticino, con i suoi antichi castagni. Sono realtà profondamente diverse tra loro: boschi selvaggi che scatenano ataviche paure ma ci ricongiungono anche ai nostri inizi; boschi civilizzati e pettinati giardini; frutteti produttivi e tante altre forme intermedie. Ogni volta un’esperienza diversa, ma sempre capace di smuovere emozioni. Camminare tra gli alberi resta per me la forma di viaggio più significativa e profonda: me l’hanno confermato i boschi del Casentino, dai quali sono da poco tornato. E il libro di Fratus è una piccola miniera di buone intenzioni per viaggi futuri, attraversando luoghi «dove recarsi a perdere tempo e collezionare meraviglie». Bibliografia

Tiziano Fratus, L’Italia è un bosco. Storie di grandi alberi con radici e qualche fronda, Laterza, 2014, pp. 216, €16,00.

Annuncio pubblicitario

valido fino al 31 agosto

Buono

O NT SCO % 20 + esame dell’udito gratuito

BELLINZONA Viale Stazione 27 <wm>10CAsNsjY0MDAy0bUwNzI3NQYA69vosQ8AAAA=</wm>

<wm>10CFWKOw6AMAzFTtTqvTShgYyoG2JA7F0QM_ef-GxItuTByxKW8Tm3dW9bEBBNXqVaCeeYhUGzPDLgLALqRDWnShl-dxJVKNDfJ8ETS3_C6kOnW76O8wYx2bQBcAAAAA==</wm>

+ prova gratuita dei nuovi apparecchi acustici

100% invisibili

Ticinese

apparecchi acustici

091/825.23.69

AGNO 091/857.41.41 Piazza Vicari 4 PREGASSONA (LUGANO) 091/940.30.30 Via alla Bozzoreda 37

www.centroacusticoticinese.ch


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 18 agosto 2014 ¶ N. 34

11

Ambiente e Benessere

Quando l’uomo non è più padre padrone Reportage Viaggio tra i contadini della terra dei baobab nel Burkina Faso

Fredy Franzoni; foto Alfonso Zirpoli Kumbra, oltre duecento chilometri a nord di Oaugadougou, capitale del Burkina Faso. Una cittadina che sembra spuntata dalla terra africana in un mare di solitudine. Una pianura infinita fatta di arbusti e dominata da un numero sorprendente di baobab. Non uno uguale all’altro con la loro forma che ricordano dei barbapapà. Tozzi nel tronco, ridicolmente sproporzionati nei rami. «Ma dove ci sono i baobab c’è acqua nel sottosuolo» commenta Kamu, il nostro accompagnatore. Tecnico agricolo nel sud del Burkina Faso, alcuni anni fa ha seguito la formazione per diventare facilitateur nell’ambito del progetto Tilao. «In collaborazione con le associazioni agricole locali organizziamo dei corsi per fare un bilancio di competenze per chi opera nelle zone rurali per poi elaborare delle strategie al fine di evitare la cronica dipendenza dagli aiuti provenienti dall’estero».

È importante riuscire a fare in modo che a Kumbra diminuisca la dipendenza dagli aiuti provenienti dall’estero Questo progetto era stato finanziato per i primi tre anni dalla Cooperazione allo sviluppo svizzera, ma ora prosegue nell’ambito delle associazioni agricole locali. Tylay, nella lingua locale, il moré, ha un doppio significato: «costi quel che costi», oppure «appoggiarsi agli altri per svilupparsi». «Qui le cose sono cambiate tantissimo negli ultimi anni» ci spiega Mustapha Woudrago, segretario dell’unione dei contadini regionali, che conta oltre settemila aderenti. «Una volta da noi l’uomo era il padre padrone, decideva tutto lui, ma era anche responsabile di tutto quanto accadeva, nel bene e nel male. Oggi invece

le donne sono quasi in gran parte alfabetizzate, sanno difendere i loro diritti, dunque devono essere coinvolte nelle decisioni famigliari». Seduto su una panca sotto il tetto di stuoie che copre la sala riunioni della federazione, uno dei beneficiari dei corsi di formazione annuisce sorridendo: «Dopo Tylay nella mia famiglia tutti sanno cosa devono fare e non si aspettano sempre che sia io a decidere. Oggi poi sarebbe difficile farlo, visto che il mondo sta diventando sempre più complicato». Nelle settimane di formazione, ai partecipanti viene dapprima proposto di identificare le loro competenze «pescando però in tutti gli ambiti della vita di una persona, dunque sul lavoro, in famiglia, nella comunità, nel tempo libero» ci spiega Gifty Guiella una delle fondatrici di Corade, che in collaborazione con il centro di formazione Effe di Bienne ha costruito il percorso formativo. Uno dei partecipanti al corso toglie da un portadocumenti i materiali realizzati. Fogli con scritti o disegnati i momenti più significativi della sua esistenza. La lunga lista delle attività svolte nei campi con l’inventario di tutti i beni a loro disposizione, dunque terre, animali, attrezzi, numero di famigliari disponibili per il lavoro. «Si tratta di informazioni che vengono raccolte riunendo tutta la famiglia» aggiunge Kamu. «In una seconda parte della formazione vengono messe in rilievo le competenze che ciascun partecipante può mettere in campo» spiega Gifty. «E poi» incalza ancora Kamu «prima in gruppo e quindi in famiglia ciascun partecipante definisce un piano con degli obiettivi da raggiungere entro 10 anni e un piano operativo molto concreto per i primi due anni. Un progetto in cui devono essere definiti con precisione strategie, tempi di realizzazione e responsabilità che ciascuno dovrà assumersi». E i risultati non mancano. Un uomo dall’età indefinibile che ha ascoltato con molta attenzione quanto è stato detto rompe improvvisamente il silenzio: «Due anni fa, al

termine della formazione, nel nostro piano di azione avevamo fissato tra gli obiettivi l’acquisto di una motoretta e il rifacimento dei tetti in lamiera della nostra casa e delle stalle. Oggi siamo riusciti a realizzare quanto avevamo prefissato di fare». Una specie di bacchetta magica per concretizzare i propri sogni, anche quelli proibiti, riassumiamo. «No, perché non c’è spazio per le utopie» ci corregge Kamu. «Tutti i piani operativi devono essere realistici. E se qualcuno volesse fare troppe fughe in avanti ci penseranno gli altri membri

del gruppo di formazione e i famigliari a farlo tornare con i piedi per terra». Tutti annuiscono e sorridono. «Un elemento determinante nel nostro percorso» aggiunge Gifty «è fare in modo che ciascuno si renda conto dell’importanza del contributo degli altri, non importa se famigliari o membri del gruppo di formazione». Un modo per approfittare delle competenze altrui, ma anche per poter beneficiare di un parere esterno al proprio punto di vista. Si tratta di creare una compartecipazione all’interno della comunità,

che poi facilmente sfocia in solidarietà. «A noi serve soprattutto avere una visione del nostro futuro» aggiunge il segretario Mustapha. Un futuro non facile. Lo capiamo visitando il grande orto collettivo. Lo vediamo rigoglioso. Ci sono peperoni, carote, cipolle, melanzane e tanto altro ancora. Serviranno per completare l’alimentazione di decine di famiglie. Ma si spera anche di poter vendere parte del raccolto. «Oggi ogni famiglia, oltre alla preoccupazione di ciò che riuscirà a mettere nel piatto, ha bisogno anche di soldi. Costa la scuola, costano i medicamenti», aggiunge un orticoltore che con orgoglio ci mostra la sua parcella. E costano anche, aggiungiamo, le nuove mode che oramai sembrano già essere diventate dei bisogni: il cellulare primo fra tutti. «Siamo preoccupati perché non sappiamo se l’acqua ancora a disposizione nei pozzi sarà sufficiente per arrivare fino al momento della raccolta» ci dice un altro orticoltore parlando più forte per coprire il rumore della pompa a gasolio del pozzo. «Lo scorso anno le piogge sono state troppo scarse». Piange il cuore pensando che forse i peperoni e le melanzane che vediamo così belli e sani potrebbero non arrivare a maturazione in tempo utile. «È importante che i produttori riescano a pianificare con sufficiente precisione le loro riserve alimentari e soprattutto a realizzare dei risparmi sufficienti per affrontare eventuali periodi di carestia. Questo è l’obiettivo principale che vogliamo raggiungere e per riuscirci serve una grande capacità di pianificazione» conclude Kamu, che non nasconde una punta di orgoglio per i giudizi estremamente positivi espressi dai produttori durante l’incontro. In fondo si tratta di un successo che in parte è anche merito suo, visto che era stato tra i formatori del corso. «Dobbiamo fare in modo che diminuisca la dipendenza dagli aiuti che provengono dall’estero», aggiunge Gifty a cui fa eco il segretario Mustapha con la citazione di un proverbio moré: «Se ti aiutano a lavare la schiena, puoi anche lavarti il ventre da solo». Saggezze dei detti popolari. Intanto un gruppo di capre bianche davanti e nere dietro, quasi fossero state dipinte da una mano umana, rasentano il recinto dell’orto. «Certo che se un giorno dovessero trovare il cancelletto aperto sarebbe festa grande per loro…» commentiamo ironicamente. «Ma loro sanno che qui non possono entrare» risponde risoluto un anziano che ci ha seguito lungo tutta la visita. Chissà… Siti web

www.corade.org; www.effe.ch


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 18 agosto 2014 ¶ N. 34

12

Ambiente e Benessere Cucina di Stagione La ricetta della settimana

Orata e pane ai capperi alla griglia Piatto principale

Agosto 2014 E www.saison.ch

PREZZO DI COPERTINA FR. 4.90 ABBONAMENTO ANNUALE (12 NUMERI) FR. 39.–

La rivista gastronomica del buon gusto

Pasta gourmet

Ingredienti per 4 persone: 500 g di farina bianca · 1 cucchiaino di sale · 1 cucchiaino

Cinque deliziosi sughi per intenditori

di lievito in polvere · 10 g di lievito fresco · 3 dl d’acqua, calda · 6 cucchiai d’olio d’oliva · 4 cucchiai di capperi · 2 limoni · 2 spicchi d’aglio · 4 orate di circa 400 g · ½ mazzetto di basilico · sale e pepe · aneto per guarnire

Dolce frutta Prugne & Co. come piacciono a noi

Arte e cibo A Graz la modernità si fonde con la tradizione

1. Per il pane, mescolate la farina con il sale e il lievito in una scodella e disponete a fontana. Sciogliete il lievito fresco nell’acqua. Versate al centro della fontana l’acqua con il lievito e 1/3 dell’olio. Impastate fino a ottenere una massa omogenea. Se necessario, aggiungete un poco d’acqua. Coprite con un panno umido e fate lievitare del doppio in un luogo caldo per circa un’ora. 2. Dividete l’impasto per il pane in 4 parti. Fate sgocciolare bene i capperi. Incorporateli con cura nell’impasto e formate delle focacce. Tagliate i limoni a fette di circa 2 cm. Tritate l’aglio. Sciacquate i pesci sotto l’acqua fredda e asciugateli tamponandoli. Inserite una fetta di limone e qualche foglia di basilico in ogni cavità ventrale. Mescolate l’aglio con l’olio rimasto e irrorate i pesci. Condite con sale e pepe. 3. Grigliate i pani, le orate e le fette di limone avanzate a fuoco medio per 15-20 minuti. Servite le orate con il pane e le fette di limone e guarnite con l’aneto.

A tavola con polpo, seppie e calamari

W In W iz W de ia .S co ll’e il g A n sta ra IS ric te nd ON ch o e .C i p nli gio H re n e c o m i

Abbracci marini

Un esemplare gratuito si può richiedere a: telefono 0848 877 869* fax 062 724 35 71 www.saison.ch * tariffa normale L’abbonamento annuale a Cucina di Stagione, 12 numeri, costa solo 39.– franchi.

Preparazione: 20 minuti + lievitazione di circa 1 ora + cottura alla griglia di 15-20 minuti. Per persona: circa 42 g di proteine, 22 g di grassi, 94 g di carboidrati, 3150 kJ/750 kcal.

Annuncio pubblicitario

In aggiunta alle oltre 400 etichette

Los Condes Gran Reserva

Ora ti propone anche le migliori offerte di vini

Louis Pierre Gamay Romand

2007, D.O. Catalunya, Spagna, 6 x 75 cl

Cardellino Merlot del Veneto IGT

2013, Vin de Pays, Svizzera, 6 x 70 cl

Rating della clientela:

2012, Veneto, Italia, 6 x 75 cl

Rating della clientela:

Carne bianca, carne rossa, formaggio saporito e stagionato Tempranillo, Cabernet Sauvignon 7–10 anni

1/ez2zo pr

Pesce d’acqua dolce, carne bianca, verdura Gamay 1–3 anni

38.85

23.80

invece di 77.70

invece di 28.80

6.50 a bottiglia invece di 12.95

4.– a bottiglia invece di 4.80

Birra Heineken Premium in bottiglia, 24 x 25 cl

Rating della clientela:

5.–

di sconto

Pizza, pasta, antipasti

sp Offerta

Merlot

3di3sc% onto

eciale!

2–4 anni

15.95

16.90

invece inv vece ddii 25.50 25 50

2.70 a bottiglia

Offerte valide dal 19 al 25 agosto 2014 / fino a esaurimento / i prezzi promozionali delle singole bottiglie sono validi solo nella rispettiva settimana promozionale / decliniamo ogni responsabilità per modifiche di annata, errori di stampa e di composizione

Enoteca Vinarte, Centro Migros S. Antonino

Enoteca Vinarte, Centro Migros Agno

Orari d’apertura: lu–ve 9.00–18.30 / gi 9.00–21.00 / sa 8.00–17.00 tel.: +41 91 858 21 49

Orari d’apertura: lu–ve 8.00–18.30 / gi 8.00–21.00 / sa 8.00–17.00 tel.: +41 91 605 65 66


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 18 agosto 2014 ¶ N. 34

13

Ambiente e Benessere

Come descriveresti una cometa? Dallo Spazio La realtà ha sfatato l’immaginario collettivo: la data del 6 agosto 2014

sarà ricordata come pietra miliare nella conoscenza planetaria Loris Fedele Quando parliamo di un ambiente, ci riferiamo sempre alle immagini che abbiamo, quelle dettate dalla nostra esperienza. Un deserto, il mare, la campagna, le montagne, possiamo descriverle in mille modi, ma sempre in relazione alla precisa idea che ci siamo fatti e che tutti condividono. Vale anche per una cometa? Sicuramente. Ma tale «ambiente» nell’immaginario comune è caratterizzato per lo più da un punto luminoso nel cielo con una lunga coda brillante. Gli scienziati ci hanno detto che quella coda si definisce «chioma» e che è composta di polveri e di gas resi lucenti dalla luce del Sole. Lo stesso vale per quel punto luminosissimo che sta alla sua testa e che va definito come il nucleo della cometa. Finora quel nucleo ce lo descrivevano come una sorta di «palla di neve ghiacciata e sporca» e come tale, quindi, lo immaginavamo. Quella palla ghiacciata avvicinandosi periodicamente al Sole si riscalda e, come tutta la neve che si rispetti, comincia a evaporare. A terra, in realtà, la neve si scioglie, sì, ma prima di evaporare diventa acqua, nello spazio invece passa subito allo stato di vapore, con quel fenomeno che in fisica chiamano sublimazione. A questo punto la nuvola di gas che lascia il nucleo ghiacciato viene investita dalla luce del Sole che l’ha generata e sfocia nella visione classica della cometa, come la vediamo dalla Terra. D’ora in poi, però, quando parleremo del nucleo di una cometa non potremo più definirlo una palla di neve, perché una palla di neve è rotonda, o tondeggiante, mentre quel nucleo invece no, non è così: lo abbiamo visto. O, meglio, lo hanno visto per noi, e lo hanno fotografato da vicino, gli occhi della sonda spaziale Rosetta, arrivata il 6 agosto, dopo un viaggio durato dieci

L’immagine della cometa: anche se qui la si vede in lontananza si intuisce il fatto che non è rotonda. (ESA - Rosetta NAVCAM)

anni, all’appuntamento con la cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko. Adesso l’immagine di com’è fatta l’abbiamo qui, non ci sono fantasie da aggiungere. È molto rugosa, accidentata, con pianure, colline e rocce isolate. Non è rotonda, anzi ha una forma allungata, doppia, come fosse formata da due nuclei attaccati insieme da un collo stretto, un poco come un’arachide più panciuta da un lato. I primi ricercatori francesi che l’hanno vista l’hanno definita un canard, un’anatra. Un membro della delegazione spaziale italiana ha invece parlato di «scamorza», il formaggio affumicato a pasta semicruda e filata del meridione d’Italia. È palese come ognuno senta il bisogno di associare una descrizione a un’immagine conosciuta e legata alla propria esperienza. Vero è che non tutte le comete sarebbero così, ci dicono gli astronomi che le

hanno studiate da terra con i loro telescopi. A parte qualcuna – come la 8P/ Tuttle anch’essa binaria, o la 103/ Hartley2 che ha la forma di un osso – la probabilità di avere corpi celesti sferici, o quasi, è comunque molto alta. Però dobbiamo stare ai fatti, alla realtà di oggi. L’unica cometa vista da vicino è fatta in modo strano e a essa ci riferiremo. Gli stessi scienziati e portavoce dei vari team della missione Rosetta, nell’entusiastica conferenza stampa dell’Agenzia spaziale europea del 6 agosto scorso, hanno parlato di immagini «incredibili e quasi inaspettate», consapevoli che il perché di quella superficie difforme, frammentata e caotica, dovranno spiegarcelo loro, dopo ulteriori indagini e misurazioni. Ma è un momento di grande felicità. Centinaia di ricercatori in decine di team internazionali hanno messo il loro

tassello nel complicato puzzle di questa missione e ne sono giustamente orgogliosi. Il tedesco Holger Sierks, primo responsabile di Osiris, lo specialissimo apparecchio che ha fornito le stupende e sorprendenti immagini del nucleo di 67P/Churyumov-Gerasimenko, ha voluto dividere il successo con le 82 persone che in questi anni hanno lavorato con lui. Con una punta di commozione, l’italiano Fabrizio Capaccioni, alla guida del gruppo di Virtis, l’apparecchio che sta misurando la temperatura delle diverse parti del nucleo cometario e che permetterà di dedurne per via indiretta la composizione chimica, ha ricordato Angioletta Coradini, scomparsa nel 2011, scienziata che aveva ricoperto quella funzione prima di lui e che era stata iniziatrice dello sviluppo dell’importante apparecchio che ora sta dando i suoi frutti. Le temperature misurate sulla superficie della cometa sono circa

70 gradi sottozero, dai 20 ai 30 gradi più alte di quanto previsto per una cometa coperta esclusivamente di ghiaccio che si trovi a 555 milioni di km dal Sole, come la 67P/C-G in questo momento. Tutto ciò indicherebbe che il nucleo sia avvolto da un guscio di polveri scure che si riscaldano ed emettono calore più facilmente del ghiaccio, ma c’è molta variabilità. Le differenze sono legate all’illuminazione? Per ora queste sono solo speculazioni, da verificare con ulteriori indagini. Indagini che dovrà fare con accuratezza assoluta anche lo strumento Miro, frutto di una collaborazione con la Nasa/JPL, che dall’orbita di Rosetta dovrà studiare la natura del nucleo cometario, il quale evaporerà per sviluppare la chioma. Gli elementi volatili chiave saranno l’acqua, l’ossido di carbonio, l’ammoniaca e il metanolo. Il portavoce Samuel Gulkis ha detto che misurerà anche la temperatura della cometa fino alla profondità di qualche centimetro sotto la superficie. Sono dati importanti perché la missione è lungi dall’essere finita. Si deve individuare il luogo più adatto per fare atterrare sulla cometa il prossimo novembre la sonda Philae, che finora se ne è stata buona buona attaccata alla madre Rosetta. Philae avrà bisogno di un’area di atterraggio di circa 1 kmq, possibilmente poco accidentata, con limitata emissione di gas e con alternanza luce-buio per ragioni di indagine scientifica. La cometa ruota su se stessa in 12,4 ore e presenta parti che restano sempre illuminate, parti sempre scure, e parti che hanno un’evoluzione giorno-notte. Si sceglierà nel mese di settembre tra cinque possibili luoghi selezionati su queste ultime zone. Il 6 agosto 2014 è stato un momento memorabile, una fine e un inizio insieme: in ogni caso un giorno importantissimo nella vita di una missione stupefacente. La storia è stata lunga ed entusiasmante, ma non è finita.

Alimentazione à la carte per i cavalli Mondoanimale Anche le indicazioni sulla corretta e adeguata nutrizione del cavallo nelle nuove normative

dell’Ufficio federale di veterinaria – Seconda parte Maria Grazia Buletti Nello scorso numero di questa rubrica («Azione 33», Mondoanimale) abbiamo evidenziato l’aggiornamento delle normative dell’Ufficio federale di veterinaria (Ufv) atte a vietare tutte le pratiche di cura, impiego e detenzione che pongono il cavallo in condizione di sofferenza o gli possono procurare lesioni. Oltre a questa normativa, la legge OPAn rivede anche le leggi sull’adeguata nutrizione del cavallo, attraverso una serie di norme che ne determinano la migliore linea da seguire. L’Ufv parte dal presupposto che «a tutti i cavalli, pony, asini, muli e bardotti deve essere offerto foraggio grezzo in quantità sufficiente e la durata del

foraggiamento deve essere per quanto possibile prolungata, in modo tale da soddisfare le esigenze comportamentali dei cavalli, legate all’assunzione del cibo (art. 2 cpv. 3 lett. p; art 60 cpv. 1 OPAn)» e questo «poiché il loro sistema digestivo si è abituato a un apporto costante» di tali alimenti e inoltre, in condizioni naturali, gli equidi dedicano circa sedici ore al giorno alla ricerca del cibo. Chi li conosce sa che i cavalli smettono volontariamente di mangiare per periodi non superiori alle tre o quattro ore e se non dispongono di un accesso illimitato al foraggio grezzo, l’apporto quotidiano di questo alimento andrebbe suddiviso in diverse razioni. Ciò, per soddisfare il bisogno di masticare

tipico di questi animali che, quando sminuzzano questo tipo di foraggio tra i molari, compiono tra 70 e 90 atti di masticazione al minuto. Inoltre si presuppone che l’affaticamento dei muscoli masticatori sia fondamentale per suscitare un senso di sazietà nel cavallo. Questo accorgimento è altresì importante per assicurare un buon funzionamento del suo apparato digerente e prevenire l’insorgenza di ulcere gastriche. L’Ufv indica come foraggio grezzo nell’alimentazione degli equidi: «il fieno, il fieno-silo, i succedanei del fieno, la paglia da foraggio e l’erba». A proposito di quest’ultimo foraggio, il consiglio è quello di limitarne comunque l’assunzione durante il pascolo perché, in genere, essa ha un valore nutritivo superiore a quello di cui i cavalli necessitano: «Se gli animali hanno un accesso illimitato a questo alimento, c’è il rischio che ingrassino eccessivamente. Per evitarlo, nei prati lussureggianti occorre predisporre il pascolo razionato». L’Ufv sconsiglia assolutamente di ricorrere alla museruola, anche se il suo utilizzo non è esplicitamente disciplinato dalla legislazione sulla protezione degli animali: «Tuttavia, va considerato che simili dispositivi limitano drasticamente i comportamenti sociali del cavallo che può esprimersi solo con difficoltà; inoltre essi complicano notevolmente, o impediscono del tutto, l’abbeverata». L’acqua è di fatto un altro argomento che pare ovvio, ma è comunque

regolato dalla nuova normativa OPAn, per il ruolo di primo piano che riveste in molte importanti funzioni corporee, come la termoregolazione o la digestione. Per questo, l’Ufv ricorda i diversi fattori da cui il fabbisogno idrico dipende: «In particolare, dal contenuto di umidità del cibo e dell’ambiente circostante, come pure dalla temperatura». Se l’apporto di acqua è scarso, sussiste il rischio che il transito del cibo ingerito a livello del grosso intestino risulti rallentato e che la costipazione dia luogo a una colica: «Per questo i cavalli devono potersi dissetare completamente più volte al giorno (art 3 cpv. 1 e cpv. 3; art. 4 cpv 1). Nella prassi, poiché il fabbisogno idrico può variare anche in misura consistente, risulta opportuno ricorrere ad abbeveratoi automatici, mezzi cisterna o fontane che garantiscano agli animali l’accesso costante all’acqua pulita». Tornando all’importanza del foraggio grezzo, l’Ufv ricorda come i cavalli che non svolgono lavori pesanti possono coprire il fabbisogno alimentare proprio con esso, purché vengano loro somministrati in aggiunta minerali e vitamine. Inoltre, la microflora del grosso intestino provvede ad estrarre i nutrienti dalle fibre grezze: «Questi microrganismi mal sopportano i cambiamenti improvvisi di regime alimentare e perciò, in primavera, è necessario abituare i cavalli all’erba fresca in modo progressivo, garantendo d’altra parte la qualità igienica del foraggio, poiché

la microflora sopravvive solo in un intestino sano». Niente fieno ammuffito o insilati stoccati in modo non corretto per il cavallo: «Essi provocano flatulenze altrettanto violente quanto quelle derivanti da porzioni eccessive di cereali contenenti amido e queste coliche, molto dolorose e spesso legate a complicanze mortali, sono particolarmente temute, ma possono essere evitate con una buona gestione dell’alimentazione». Infine, anche un cenno alla laminite: «È una patologia dolorosa dello zoccolo che può essere provocata, tra le altre cose, da un’infezione del sangue conseguente a una colica severa o dalla ritenzione placentare nelle fattrici». Tra i fattori scatenanti più noti vi sono quelli legati quindi all’alimentazione: «In concomitanza con una predisposizione genetica o uno stato di sovrappeso, l’assunzione di foraggio particolarmente ricco di fruttani e amido può determinare l’insorgere della malattia». Fruttani contenuti in modo significativo nell’erba, e particolarmente elevati nel mese di maggio, nel tardo pomeriggio e nell’erba matura: «Pertanto, è possibile ridurre il rischio di laminite limitando l’accesso dei cavalli all’erba in primavera e conducendoli al pascolo nelle ore notturne o di primo mattino in estate». Queste in sintesi, le raccomandazioni dell’Ufv per una corretta alimentazione del cavallo che ne assicura il buono stato di salute.


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 18 agosto 2014 ¶ N. 34

14

Ambiente e Benessere

Molto più che una «semplice» corsa StraLugano La IX edizione, in programma il 27 e il 28 settembre, si preannuncia ricca di sorprese e novità Davide Riva Si dice che il running sia una filosofia di vita, perché si corre con le gambe, ma lo si pratica con la testa e con il cuore. Credo sia davvero così. Una verità fondamentale da cui partire per raccontare cos’è la StraLugano, perché indubbiamente non è solo una gara podistica. Innanzitutto è un appuntamento prestigioso che permette di vivere e condividere un percorso straordinario con amici, colleghi, famigliari e «avversari» che percorreranno le stesse strade, forse con strategie diverse, ma sicuramente con la medesima passione. Inoltre è un evento che coinvolge tutta la Città, la quale per due giorni si metterà anche quest’anno in movimento seguendo il ritmo dettato dalle gare; questo significa cornice di pubblico lungo il percorso, intrattenimento prima, durante e dopo la

Concorso In palio 30 iscrizioni gratuite!

Anche quest’anno, in qualità di sponsor della Stralugano, Migros e SportXX mettono in palio 30 iscrizioni gratuite per questa manifestazione. Per aggiudicarsele basta telefonare mercoledì 20 agosto dalle 10:30 alle 12:00 (o fino a esaurimento) al numero 091.840.12.61. La partecipazione è riservata a coloro che non si sono aggiudicati il premio nella passata edizione del concorso. Buona fortuna!

gara per le famiglie e gli accompagnatori dei concorrenti. StraLugano è poi sinonimo di organizzazione, un mix di precisione svizzera e accoglienza latina per rendere l’esperienza luganese unica e coinvolgente. Ciò che si traduce in puntualità, attenzione ai dettagli e cura degli atleti e delle loro famiglie con massaggi all’arrivo, maestre d’asilo pronte ad accogliere i bambini, animazione in piazza e un’area esposizioni dedicata a tutti gli amanti dello sport. E pensare che questa è solo la cornice! I percorsi, infatti, veri protagonisti dell’ultimo fine settimana di settembre, sono perfetti per ogni tipo di atleta. La più lunga e faticosa sarà certamente la 30km Panoramic: impegnativa, ma coinvolgente, con il suo tracciato che alterna tratti pianeggianti a salite e discese che costeggiano il lago di Lugano, è perfetta per chi vuole preparare maratone o mezze maratone. Poi c’è la City: 10mila metri attraverso le vie e l’architettura della Città, conosciuta e apprezzata a livello internazionale, meta turistica e polo finanziario. E infine viene proposta la StraLugano Relay: una staffetta 3x10 km, da affrontare con entusiasmo in compagnia. Questi tre percorsi riguardano gli atleti adulti, ma la manifestazione pensa sempre anche ai più giovani. Per i ragazzi, infatti, viene riproposta la Kids Run, una serie di sfide che appassionano i giovani e che si snodano su un percorso di 700 metri, da affrontare più volte a seconda dell’età. Quest’ultimo è anche un’importante tappa del brillante progetto I’M fit di Migros (www.generazione-m.ch) che mira a un’ampia diffusione dello sport

in età giovanile per la lotta contro l’obesità precoce (sul sito della StraLugano si trovano maggior informazioni su questo progetto). Di fatto Migros si è posta l’obbiettivo di consentire a oltre 200mila sportivi, fino al 2015, di partecipare a gare di corsa grazie alla sua attività di sponsor principale. La Migros e SportXX sono presenti a numerose competizioni in tutte le regioni svizzere, tant’è che nel 2013, a livello nazionale 216 mila persone hanno partecipato a corse podistiche sponsorizzate dalla Migros. Grazie anche all’organizzazione di diverse attività sul posto, dall’assistenza al Migros-Finisher clip. Non da ultimo, l’evento previsto a Lugano rappresenterà anche la tappa finale del Giro d’Italia Handbike e della Nationaler Handbike Cup. Ma StraLugano, come abbiamo detto in apertura, è molto più di una competizione ed è per questo pensata anche per coloro che non amano correre. Quindi? Per chi vive la corsa come un’occasione di svago e divertimento che cosa viene proposto? Niente paura, anche in questo caso il programma è ricco. Ad esempio sabato sera gli spettatori potranno partecipare alla FluoRun, un evento non competitivo che «colorerà» i corridori e le strade ticinesi prima di coinvolgere i partecipanti nella frizzante notte luganese. E se questo ancora non vi ha convinti, sappiate che gli organizzatori hanno ancora diverse «frecce» nel loro arco. La City Card, per fare un altro esempio, è stata ideata per offrire agevolazioni e sconti in ambito turistico, gastronomico, culturale e commerciale; oppure per ottenere un pacco gara letteralmente da

Largo ai giovani.

«urlo». E da ultimo, ma primo in ordine di importanza, è un piacere evidenziare che da quest’anno la StraLugano propone un programma Charity che ha come obbiettivo principe la solidarietà. Chi, infatti, si iscrive alla staffetta 3x10 km potrà decidere di devolvere un quarto della quota di partecipazione (30 fr.) a una delle associazioni benefiche indicate all’atto dell’iscrizione (attualmente sono sei le organizzazioni no profit inserite in elenco: Società Svizzera Sclerosi Multipla, Greenhope Biking Against Cancer, Fondazione il Gabbiano, Atgabbes, Insuperabili, Club Clay Regazzoni; un numero destinato certamente a crescere in futuro). Un gesto di concreta generosità che volendo anche i singoli atleti potranno

compiere versando personalmente, ma non obbligatoriamente, un piccolo contributo (da 1 a 10 fr.). Tante piccole «gocce» che grazie al numero di partecipanti sempre crescente può creare un «bacino» importante da cui attingere per realizzare progetti solidali. Ora, lettori runner, tocca a voi: basterà entrare nel sito www.stralugano.ch per scoprire i dettagli, iscriversi e godersi due giorni all’insegna della salute, della passione per lo sport e del divertimento. StraLugano è pronta ad accogliere tutti con calore ed entusiasmo!

StraLugano, 27 e 28 settembre 2014, a Lugano Annuncio pubblicitario

% 0 5 sui tappeti orientali In vendita presso il Centro Agno Due. Fino ad esaurimento dello stock.


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 18 agosto 2014 ¶ N. 34

15

Ambiente e Benessere

Non è pioggia di medaglie Sportivamente Le previsioni meteo sono state puntualmente rispettate dalla pioggia, spesso incessante,

che non ha risparmiato i primi giorni degli Europei di atletica leggera tra soddisfazioni e delusioni Alcide Bernasconi Fra uno scroscio e l’altro, riesco perfino ad andare allo stadio. «Prendo l’ombrello, magari dovesse piovere», dico uscendo di casa. Era una battuta, ma nessuno ha sorriso. Anche la gatta, dopo un’occhiata furtiva oltre la porta, è rientrata in casa senza neppure strusciarsi fra le mie gambe, come fa di solito quando sostituisce l’altra forma di saluto, un miagolio che, tradotto, significherebbe: «Verrei con te se sapessi dove vai…» o qualcosa del genere. In effetti, oltre la porta viene giù un’acquetta che per il momento non sembra nulla di serio, dopo gli acquazzoni che l’hanno preceduta. Comunque sia è… bagnata, per questo la gatta fa immediato dietrofront. Chiro (così si chiama il felino) conosce un posto tranquillo in attesa d’una schiarita. Devo confessare che i gatti di casa mia (tre finora) hanno avuto il loro nome pubblicato sulle pagine sportive. Al primo piaceva il bob; la seconda stravedeva per lo sci e talvolta il pallone. Chiro, per contro, non si è ancora decisa. Le piace la musica mentre credo che le mie insistenze affinché segua l’hockey non abbiano alcun effetto perché pare non riesca a individuare il puck. Colpa del televisore, comunque. Intanto il meteo appare propenso ad affrettare l’inizio del campionato di hockey su ghiaccio con il tempo che fa. I cameraman delle televisioni (un paio, intendo, mica un esercito), sono ben lieti di recarsi alla pista per riprendere nelle loro evoluzioni i nuovi arrivati e le successive interviste di rito. Anche le pagine sportive dei nostri giornali sono forse più simili a quelle dei quotidiani canadesi, dove l’hockey impera a volte anche nella bella stagione, rispetto a quelli d’oltre confine e alla rosea gazzetta: capeggiano, infatti, gli hockeisti per le presentazioni; quindi l’annuncio di feste e maccheronate che aprono gioiosamente la nuova stagione.

Siamo un Paese fortunato, se pensiamo alle notizie che ci propina la cronaca d’ogni giorno, quasi tutte raccapriccianti. Altri piangono e si disperano, mentre noi attendiamo l’hockey, seguiamo ancora un po’ distrattamente il calcio e ci limitiamo a dire peccato se Roger Federer perde la finale a Toronto contro Tsonga. Il clima, comunque, ci impedisce di rispettare il tabellino di marcia delle passeggiate salutari. Ne facciamo solo un paio e poi ci ritroviamo con le ginocchia indolenzite per la scarsa preparazione e il peso eccessivo che dette ginocchia sono costrette a portare. Colpa dell’età e dei suoi mali, ci diciamo per assolverci da colpe che sono comunque sotto gli occhi di tutti, ben sapendo che è possibile rallentare gli acciacchi facendo qualcosa in più. Soprattutto se si scrive di sport… Guardando i Campionati europei di atletica leggera a Zurigo, mi chiedo quanti di quegli atleti sapranno mantenersi in forma per evitare un giorno, smessa l’attività, i mali che comunque la competizione comporta. Qualche atleta è vittima di strappi muscolari appena mossi i primi passi sulla pista nuova di zecca del Letzigrund. Rimessa a nuovo dopo un uso prolungato negli anni, la pista dovrebbe favorire il conseguimento di qualche primato del mondo, hanno detto gli esperti. Il nuovo rivestimento assicura una spianta e una stabilità maggiori, che non sono però serviti alla nostra Irene Pusterla per superare le qualificazioni nel salto in lungo (m 6,65 il margine richiesto). L’atleta di Ligornetto si era preparata con determinazione e impegno, per due anni, rinunciando anche agli studi alfine di centrare l’obiettivo, ossia di farsi valere anche nella seconda giornata e puntare al miglior risultato possibile nella finale. Purtroppo l’errore si paga caro e Irene, avendone commessi due su tre salti (il secondo è

La nostra amara delusione: l’eliminazione di Irene Pusterla, alle qualificazioni del salto in lungo. (Foto CdT - Maffi)

stato di m 6,39), nonostante sia apparso chiaro che aveva nelle gambe la forza per un balzo vincente, tale da qualificarla con buon margine, ha dovuto arrendersi all’evidenza e con gli occhi velati dal dispiacere, ha riposto le sue scarpette nella borsa uscendo mestamente di scena. Il suo margine tra una buona e una cattiva prestazione è sempre ancora troppo sottile e basta poco per compromettere irrimediabilmente il piano di battaglia. Con un record nazionale di 6,84, la lunghista avrebbe potuto atterrare lontano, ma in fondo è solo un’occasione rimandata: Irene ha davanti a sé possibilità di riscatto. Tra i campioni d’un tempo non poteva mancare fra gli ospiti il pesista Werner Günthör. L’elvetico, che vanta un primato svizzero di m 22,75 (lo colloca al quinto posto nella graduatoria mondiale di sempre), avrà applaudito senza troppo trasporto il primo titolo

europeo della rassegna zurighese, assegnato al pesista tedesco David Stori (21,41). A chi gli ha chiesto come mai i risultati sono fermi da anni a quella misura, poco oltre i 20 metri, Günthör ha risposto che nel peso si è ormai al limite. La pedana per il lancio è troppo piccola per puntare più lontano e con le braccia si è messa a punto una tecnica che non può più assicurare altri progressi. Insomma, le gambe dovrebbero potersi muovere di più. Tuttavia i lanci non fanno spettacolo. Al pubblico non gliene importa molto, soprattutto se mancano i personaggi e talvolta i pesisti fanno sorridere per le loro pancette, più simili a quelle dei frequentatori di birrerie piuttosto che a quelli secchi e muscolosi degli scattisti, o ai fisici d’atleta degli specialisti del decathlon, i quali non disdegnano di mostrare al pubblico torsi nudi scultorei.

Giochi Cruciverba Una delle ragioni per le quali i castori rosicchiano continuamente è … Scopri il resto della frase risolvendo il cruciverba e leggendo le lettere nelle caselle evidenziate. (Frase: 3, 9, 1, 5, 3, 8, 6)

1

2

3

4

7 10

12

Scopo del gioco 11

13 14

20

31

Sudoku Livello difficile

6

8

9

25

5

15 21

26

22 27

16

17

18

23 28

24 29

32

35

19

30 33

Completare lo schema classico (81 caselle, 9 blocchi, 9 righe per 9 colonne) in modo che ogni colonna, ogni riga e ogni blocco contengano tutti i numeri da 1 a 9, nessuno escluso e senza ripetizioni.

34

36

Soluzione della settimana precedente

ORIZZONTALI 1. La pianta officinale... di San Giovanni 7. Infatti in latino 8. Usa le bombole 9. Era detta «caput mundi» 11. Figura tra le carte 12. Allegro, felice 14. Dove in francese 15. Corona 21. Le iniziali della conduttrice televisiva Toffanin 23. Andato per Giulio Cesare 24. Targa della Svizzera 25. Le iniziali della Canalis

27. Simbolo chimico del rutenio 29. Un tasto del computer 31. Lo è il bufalo 33. Stelo, gambo a Londra 35. Si è fatto largo nella vita... 36. Permettono l’accesso VERTICALI 1. Scritta sulla croce di Gesù 2. Bonolis 3. Vi si stavano recando due discepoli mentre Gesù gli apparve 4. Le iniziali dell’attrice Spada 5. Perché latino

6. Sovraccariche 10. Le iniziali dell’attrice Rohrwacher 13. Congiunzione 16. L’ultimo re Umberto 17. Un dissuasore di velocità 18. Le iniziali del comico Crozza 19. Espressione di compassione, rimpianto 20. Monte dove morì Mosè 22. Un poker mancato 26. Piccolo cavallo da lavoro 28. Primo cardinale italiano 30. Dispari in citare 32. Pronome personale 34. Le iniziali di Torricelli

La salinità del Mar Morto permette a chi: … non sa nuotare, di galleggiare.

N U O R E

O S T E

V A R I O

A N T T O E D G A M E L O L R A G E N

S A N R A M A R I A M A L E G F G A I G E R E A L L E R N I O E

A T I M I A

Per l’atletica svizzera ha saputo subito conquistare la platea del Letzigrund la scattista Mjinga Kambundji migliorando nelle batterie di un centesimo il proprio precedente primato svizzero per portarlo a 11’’32. Quarta nella finale, ha poi annunciato che avrebbe proseguito la sua partecipazione con i 200 metri. Troppo bello per fermarsi lì. Ottimo nelle qualificazioni anche lo studente di medicina Kariem Hussein, deciso a regalare alla Svizzera una soddisfazione più grande sui 400 m ostacoli. Dopo aver superato le qualificazioni nei 100 ostacoli, sono state invece eliminate in semifinale le ostacoliste Lisa Urech e Noemi Zbären sulle quali erano riposte speranze per un risultato migliore. Vedremo se Viktor Röthlin, campione uscente della maratona, saprà conquistare un’altra medaglia per la Svizzera, se non quella d’oro.


E N O I Z U D I R I 20% D Accompagnano i sapori dell’estate, ora in promozione

4.00 invece di 5.00

2.70 invece di 3.40

4.00 invece di 5.00

Duopack THOMY Maionese alla francese 2 x 265 g

Duopack THOMY Senape semi-forte 2 x 200 g

Duopack THOMY Thomynaise 2 x 280 g

INSALATA DI PATATE (per 4 persone)

Preparazione

: 250 g di patate resistenti alla cottura

?4 ,’!EG$G le patate con la buccia al vapore, sbucciarle quando sono ancora tiepide e tagliare a fette di EB4 3 mM4

: ? Eipolla media Salsa : J , Fi aceto di vino bianco : - , Fi maionese à la française THOMY : ? E Fi senape mi-forte THOMY : - , F’olio di girasole : J , Fi brodo di manzo o vegetale Maggi Decorazione: ? Mazzetto di erba cipollina a scelta

-4 Tagliare la cipolla a rondelle o a pezzG&&K K4 64 Per la salsa: mescolare tutti gli K I$GFKG &K4 J4 Aggiungere le patate e la cipolla alla salsa, mescolare il &’&&!4 54 Aggiungere le patate e la cipolla alla salsa, mescolare il &’&&!4

In vendita nelle maggiori filiali Migros.

OFFERTE VALIDE SOLO DAL 19.08 AL 23.08.2014, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK

migliora tutto THOMY è in vendita alla tua Migros


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 18 agosto 2014 ¶ N. 34

17

Politica e Economia Parola d’ordine: neutralità Berna non si associa alle sanzioni contro Mosca, ma rafforza le misure per evitare che la Svizzera venga utilizzata per aggirarle.

Calvario interminabile Le banche svizzere restano sotto il tiro delle autorità fiscali e giudiziarie di vari Paesi, la somma complessiva delle possibili multe supera i 100 miliardi di dollari

Un Paese che rema contro In un clima di economia stagnante, il presidente del Consiglio italiano Matteo Renzi si trova a dover combattere contro innumerevoli interessi particolari pagina 20

pagina 19

AFP

pagina 18

Scenari inquietanti in terre irrequiete Gepolitica Il conflitto armato in Ucraina riporta in superficie una contesa di lunga data, dalle conseguenze

imprevedibili, fra Europa e Russia per il controllo della fascia di nazioni situate fra il Mar Baltico e il Mar Nero Lucio Caracciolo La guerra ucraina sta cambiando il volto dell’Eurasia. Consideriamo solo quanto già accaduto finora, dalla caduta di Yanukovich in avanti. All’inizio di quest’anno, Putin poteva ancora immaginare di includere Kiev quale diamante della corona nell’erigenda Unione Eurasiatica guidata dalla Russia, a fianco di Kazakistan, Bielorussia e Armenia. Oggi di quel grandioso progetto, destinato a produrre una sfera d’influenza moscovita nello spazio post-sovietico e rilanciare la Russia come grande potenza mondiale, resta un’impalcatura incerta, ristretta, senz’anima. Allo stesso tempo, l’Unione Europea sembrava disinteressarsi della sua periferia orientale e la Nato, in profonda crisi d’identità, era alla ricerca di uno scopo che ne legittimasse l’esistenza in vita. Oggi i leader europei sono impegnati, non solo verbalmente, a tenere in piedi il nuovo regime di Kiev, con il quale hanno stipulato un accordo di associazione – per l’integrazione non c’è ancora una tabella di marcia (se

mai ci sarà, occorrerà molto tempo). E l’apparato militare dell’Alleanza Atlantica flette i muscoli, compattato almeno esteriormente dal nemico di sempre – la Russia. Se fosse per i più estremisti fra i dirigenti politici dell’area baltica, saremmo già in guerra con Mosca. Siamo solo all’inizio di una lunga crisi. Della quale non è oggi visibile una soluzione. Anzi, gli indicatori geostrategici ed economici segnalano nuove nubi all’orizzonte. La battaglia per l’Ucraina orientale fra ucraini (di cittadinanza) russi o filorussi appoggiati da Mosca ed esercito di Kiev, appoggiato da milizie irregolari, sta mietendo vittime a centinaia, mentre il cerchio si stringe intorno alla capitale dei secessionisti, Donetsk, dalla quale i civili, bombardati a man salva dal «loro» esercito, sono fuggiti a migliaia verso la Russia. Putin schiera intanto ventimila uomini lungo la frontiera. Obama non esclude l’invasione russa dell’Ucraina – e non è solo propaganda. I Paesi europei dell’ex impero sovietico, Polonia in testa, si schierano con i baltici in un fronte antirusso di appoggio all’Ucraina nazionalista radunata

attorno al neopresidente Poroshenko, uno dei grandi oligarchi che da vent’anni fanno il bello e il cattivo tempo a Kiev. L’abbattimento dell’aereo malese MH 17 sul territorio controllato dai ribelli ha spinto anche i più restii fra gli europei – italiani, francesi e tedeschi – a sottoscrivere un round di aspre sanzioni economiche concordate fra gli occidentali, cui Mosca ha risposto con le sue controsanzioni, altrettanto dure. Il clima politico ed economico fra europei e russi non è mai stato peggiore dalla cosiddetta «fine della guerra fredda», ossia dal suicidio dell’Urss nel 1991. Due domande s’impongono: perché siamo arrivati a questo? Fino a che punto gli attori di questa crisi sono in grado di controllarla? Per rispondere, uno sguardo alla carta geopolitica. L’Ucraina è incastonata nel cuore dell’Intermarium, quella fascia di terre contese, tra il Mar Baltico e il Mar Nero, che non ha mai trovato pace dopo il crollo dei grandi imperi asburgico, germanico, ottomano e russo prodotto dalla prima guerra mondiale. Una faglia culturale e geopolitica che separa e insieme lega mondo russo e mondo europeo, teatro di intermina-

bili, sanguinose contese per determinarne l’appartenenza a questa o quella sfera d’influenza. Oggi, fra l’impero di Mosca nelle ridotte dimensioni attuali e ciò che resta dell’insieme euroatlantico. Ma se per i russi in gioco è la sopravvivenza stessa del loro Stato – Putin teme che Majdan possa ripetersi sulle piazze di Mosca – gli europei e gli occidentali sono incerti, divisi. Per i Paesi dell’Intermarium – in specie Svezia, Finlandia, Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania, Moldova, Georgia – è forte la tentazione di far leva sulla questione ucraina per liquidare una volta per sempre la potenza russa. Il loro sogno secolare. A quale prezzo, nessuno può stabilirlo. I Paesi dell’Europa centrale e occidentale – Germania, Austria, Italia e Francia su tutti – rigettano le pretese di Putin su Kiev ma considerano la crisi finale della Russia come un incubo, che implicherebbe forse una guerra mondiale. E poi, chi si accollerebbe la gestione dell’immenso spazio russo? Forse i cinesi? Quanto agli Stati Uniti, oscillano fra la tentazione di infliggere una lezio-

ne a Putin, tagliando le unghie alle sue ambizioni geopolitiche, e il timore che la crisi sfugga di mano a tutti, con conseguenze inimmaginabili. Le dimensioni e la profondità storica della crisi sono dunque tali da implicare il rischio permanente dell’estensione del conflitto, per ora contenuto entro uno spicchio di Ucraina. Qui saranno decisivi i protagonisti interni. Sia i nazionalisti antirussi schierati con il governo e sostenuti da buona parte dell’Occidente, sia i ribelli appoggiati da Mosca, sono in grado di usare i loro protettori più di quanto questi possano sperare di manovrarli. Perché alla fine, sul terreno, ci sono loro. La deriva criminale tipica di questo genere di guerre civili, con bande locali determinate a sfruttare tutte le opportunità di arricchimento, incentiva tale rischio. Né mancano le armi, di cui l’Ucraina è fra i massimi produttori mondiali. Tutto questo consiglierebbe a russi, americani ed europei la via del compromesso: un’Ucraina unita, neutrale e federale. Ma alla via della ragione, una volta abbandonata, non si torna facilmente.


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 18 agosto 2014 ¶ N. 34

18

Politica e Economia

Nel nome della neutralità Svizzera-Russia Berna non si associa all’inasprimento delle

sanzioni contro Mosca, per poter mediare fra le parti Marzio Rigonalli La Svizzera non si associa alle sanzioni contro la Russia decise dall’Unione europea e dagli Stati Uniti, ma mantiene e rafforza le misure destinate ad impedire che il territorio elvetico possa essere usato per aggirare le sanzioni. Nella sua prima seduta settimanale dopo la pausa estiva, il Consiglio federale ha espresso la sua preoccupazione per la situazione che si è creata in Ucraina ed ha confermato le decisioni prese lo scorso 2 aprile e rafforzate all’inizio di agosto. Decisioni che impediscono agli operatori elvetici di allacciare nuove relazioni economiche e finanziarie con 87 persone e 20 organizzazioni russe, vicine al presidente Putin, o legate agli eventi in Crimea ed Ucraina. Ha inoltre incaricato il Dipartimento federale dell’economia di preparare nuove misure che completino il dispositivo che dovrebbe bloccare i tentativi di eludere le sanzioni decise dall’UE. È noto che la Confederazione è una piattaforma importante per la Russia, che la usa sia per accedere ai mercati finanziari che per partecipare al commercio delle materie prime. Tra le misure in vigore e prospettate, una parte riguarda anche le esportazioni svizzere. Si tratta di impedire all’economia elvetica di approfittare dell’embargo internazionale per ottenere vantaggi economici, aumentando le proprie esportazioni verso la Russia. Per esempio, di tecnologie usate nel settore energetico, di derrate

alimentari che potrebbero sostituire i prodotti agricoli che non possono più entrare in Russia e che provenivano da Paesi come la Polonia, la Francia e l’Italia, o di altri importanti prodotti. Berna ha, inoltre, deciso di estendere ai prodotti che hanno uno scopo civile, ma che possono essere usati anche militarmente, il divieto di esportare materiale di guerra, adottato in febbraio ed in marzo, sia nei confronti della Russia che dell’Ucraina. Una misura arrivata qualche giorno dopo la decisione del Dipartimento federale della difesa, della protezione della popolazione e dello sport, di rinunciare alla partecipazione della pattuglia acrobatica «Cavalieri russi», con gli aerei Su-27, all’Air 14, la manifestazione indetta a Payerne il 3031 agosto e il 6-7 settembre, per commemorare il centenario dell’aviazione elvetica. Un passo che mostra un certo distacco assunto da Berna nei rapporti militari con la Russia. Nei prossimi mesi, però, in agenda ci saranno altre manifestazioni bilaterali. Il 23 settembre, un incontro tra parlamentari russi ed elvetici a Berna. Il 24 settembre, una cerimonia davanti al monumento Suworow, nel canton Uri, con la partecipazione del presidente della Duma e di una banda musicale dell’esercito russo. All’inizio di ottobre, infine, un viaggio a Mosca del consigliere federale SchneiderAmmann, alla testa di una delegazione economica. Sono incontri previsti per celebrare i 200 anni delle relazioni diplomatiche tra la Russia e la Confe-

derazione. L’organizzazione di queste manifestazioni è legata, almeno in parte, alla situazione internazionale e, fin ora, non si sa se verranno mantenute o cancellate. La posizione del Consiglio federale è stata motivata principalmente con la neutralità, e con il ruolo di mediatore ch’essa consente. Il Consiglio federale vuole poter mediare tra le due parti, soprattutto in questo anno, in cui la Svizzera presiede l’OCSE, l’Organizzazione per la cooperazione e la sicurezza in Europa. L’adozione di sanzioni contro la Russia, si sostiene, vanificherebbe questa possibilità. In realtà, il governo elvetico cerca pure, anche se non lo dichiara apertamente, di salvare i buoni rapporti che intrattiene con la Russia, un Paese che ritiene importante sullo scacchiere europeo e che, come è noto, è un partner commerciale significativo per la Germania, una fonte di reddito per la City di Londra e un buon cliente per i cantieri navali francesi. Un attento esame della situazione solleva, però, qualche dubbio sulla scelta del Consiglio federale. Innanzitutto, il ruolo di mediatore non esiste nella realtà e potrebbe, anche in futuro, non entrare in considerazione in questo conflitto. Le due parti in causa non hanno chiesto a Berna di assumere questo ruolo. Poi, va ricordato che siamo di fronte ad una situazione in cui una parte, la Russia, ha violato l’integrità territoriale dell’Ucraina, annettendosi la Crimea. C’è dunque

Berna non si associa alle sanzioni contro Putin, ma vuole dimostrare una certa freddezza verso Mosca: la pattuglia acrobatica «Cavalieri russi» deve rinunciare a partecipare ad Air 14, a Payerne. (Keystone)

stata una grave violazione del diritto internazionale, contro la quale non bastano le dichiarazioni di condanna. Infine, la Svizzera è parte integrante dell’Occidente, di una parte dell’Europa che tenta di bloccare le mire espansionistiche di Putin, con una risposta collettiva, alla quale sono chiamati tutti i governi occidentali. L’adozione di sanzioni non è contraria alla neutralità, soprattutto quando è in gioco la preservazione del diritto internazionale. In passato, la Svizzera si è associata più volte a sanzioni decise dall’Unione europea. Nei prossimi mesi, la Confederazione verrà probabilmente sottoposta a forti pressioni e critiche internazionali. In alcuni Paesi, in Germania soprattut-

to, si sono già sentite voci che accusano la Confederazione di approfittare di questa crisi per ottenere vantaggi economici, in particolare nei settori industriale e finanziario, a scapito delle altre economie occidentali. La posizione del Consiglio federale non è facile da difendere in un’economia ormai globalizzata, in cui le aziende hanno una dimensione sempre più internazionale. Per di più, offre agli operatori poca chiarezza e poca sicurezza dal punto di vista del diritto. Non è un caso, quindi, se alcuni importanti responsabili dell’economia elvetica hanno già chiesto al Consiglio federale di passare il Rubicone e di allinearsi alla posizione adottata dagli Stati Uniti e dall’Unione europea. Annuncio pubblicitario


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 18 agosto 2014 ¶ N. 34

19

Politica e Economia

Non è finito il calvario delle banche Contesa fiscale USA-CH Uno studio del Credit Suisse valuta in un totale di 103’543 milioni di dollari l’ammontare

che i vari organismi di sorveglianza potrebbero chiedere alle dieci banche considerate Ignazio Bonoli Parlando della maxi-multa concordata dal Credit Suisse in 2,6 miliardi di dollari con la giustizia americana, aggiungevamo che non solo la grande banca, ma anche altri istituti della piazza finanziaria svizzera non potevano dormire sonni tranquilli per il seguito che le autorità americane avrebbero dato a questa faccenda. Subito dopo la conclusione della controversia con il Credit Suisse, la multa applicata alla francese Paribas faceva sapere al vasto pubblico che queste rivendicazioni contro banche residenti in Svizzera non si sarebbero fermate alle richieste del fisco, ma si sarebbero estese ad altri reati contro leggi americane. Paribas era per esempio accusata di aver aggirato l’embargo americano contro l’Iran, mentre ad altre banche venivano rimproverate perfino informazioni errate ai clienti o manipolazioni dei tassi di cambio delle monete o ancora la diffusione di dati ingannevoli e perfino danni a clienti di crediti ipotecari americani. A complicare le cose si sono aggiunte rivendicazioni di vario tipo da parte di altri Paesi. Da ultimo, perfino in Belgio la procura pubblica ha ordinato un’ispezione negli uffici di UBS, mentre la Francia chiede una cauzione di oltre un miliardo di euro per eventuali aiuti delle banche a sottrarre denaro al fisco. E non termina qui, dal momento che il movimento potrebbe ampliarsi, anche dopo che le banche abbiano trovato una soluzione ai problemi delle attività passate,

Nonostante le multe già pagate al fisco americano, anche UBS e Credit (nella foto le sedi al Paradeplatz di Zurigo) rischiano ulteriori ammende miliardarie. (Keystone)

soprattutto negli Stati Uniti. La speranza di porre un termine a questi «assalti» alla piazza finanziaria svizzera subisce regolari smentite e non è praticamente possibile prevederne oggi né la fine, né la somma totale da mettere a disposizione. L’ultima denuncia collettiva in ordine di tempo è quella della città americana di Providence che accusa parecchie banche, tra cui anche UBS e Credit Suisse, di aver danneggiato parecchi investitori sul mercato azionario americano. Tra gli accusati figurano anche grandi operatori della borsa americana che avrebbero ottenuto, a pagamento, informazioni riservate. La speculazione che ne è derivata

non solo ha disturbato il funzionamento del mercato, ma ha provocato grossi danni a casse pensioni pubbliche e private. Uno studio di settore eseguito dagli analisti della sede londinese del Credit Suisse valuta che la sola UBS, per lo scandalo della manipolazione dei tassi «Libor» sulla piazza londinese, nonostante abbia chiuso il caso con le autorità di sorveglianza, possa ora essere chiamata a rispondere in sede civile per danni per altri 752 milioni di franchi. Questa cifra porterebbe il totale delle multe a carico di UBS, considerate le cause in corso o in preparazione, a 6,7 miliardi di franchi. Aggiunta agli oltre 3 miliardi di franchi

di sanzioni già pagate, questa cifra totale salirebbe a poco meno di 10 miliardi di franchi. Resta comunque molto difficile allestire previsioni cifrate sulla base dei casi attualmente conosciuti. È infatti spesso possibile giungere a un accordo fra le parti che riduce di parecchio le cifre iniziali. Per esempio, grazie alla fattiva collaborazione con le autorità europee, UBS è riuscita a evitare una ulteriore multa di 2,5 miliardi di euro per lo scandalo «Libor». Soluzioni analoghe potrebbero essere trovate anche per il reato di manipolazione del mercato delle divise. Un aspetto che interessa particolarmente la forza e la resistenza del-

la piazza bancaria svizzera è quello sull’incidenza delle sanzioni sui mezzi propri delle banche. Nel caso UBS è stato valutato che, entro il 2015, la banca può sopportare sanzioni fino a 7,5 miliardi di franchi, senza intaccare le prescrizioni circa la quota di capitale proprio (attualmente del 13%). Lo studio (Vontobel) tiene conto degli accantonamenti già effettuati per questo scopo e di un dividendo di un franco per azione per il prossimo anno. Un altro studio (JP Morgan) valuta perfino in 8,2 miliardi di franchi questa capacità di resistenza entro il 2016, con un dividendo di 90 centesimi (2015) e di 1,75 franchi (2016). Questo per la maggiore banca svizzera. Ma, per altre banche, che cosa può succedere? Benché in assoluto non così elevate, anche in questi casi le cifre sono impressionanti. Per la HSBC si tratterebbe in totale di 16,9 miliardi, per i Lloyds di 11,1 miliardi, per la Royal Bank of Scotland di 10,6 miliardi, per la Barklays di 10,2 miliardi e per la Deutsche Bank di 9 miliardi. Le cifre complessive di multe già pagate e di possibili multe da pagare sono espresse qui nelle singole valute locali e tengono conto di una valutazione di eventuali accordi compensativi. La tabella allestita dagli analisti del Credit Suisse considera tra le banche svizzere, oltre a UBS, la Julius Baer (750 milioni) e la Societé Générale (2,7 miliardi). Altre banche sono però comprese nelle liste allestite dalle autorità americane. Anche in questi casi potrebbe non mancare qualche sorpresa. Annuncio pubblicitario

E N O I Z U D I R I D 50% ti nella frutta ** Contiene gli zuccheri naturali presen

50% 6.15 invece di 12.30 p. es. Orangina Regular 6 x 1,5 litri

In vendita nelle maggiori fi liali Migros.

SU TUTTE LE ORANGINA IN CONFEZIONE DA 6 X 1,5 LITRI, OFFERTE VALIDE SOLO DAL 19.8 AL 25.8.2014, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK

di SENZA aggiunta conservanti artificiali SENZA coloranti

Orangina è in vendita alla tua Migros


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 18 agosto 2014 ¶ N. 34

20

Politica e Economia

Un Paese che rema contro Italia Con il suo progetto di cambiare il Paese e l’atteggiamento dei suoi abitanti, il presidente del Consiglio Renzi

si scontra con un muro di grandi e piccoli interessi particolari, privilegi, ingiustizie e una diffusa illegalità Alfio Caruso Cominciamo dai numeri. Il debito pubblico dell’Italia è avviato verso il 135% del Prodotto interno lordo (Germania all’80,4%, Francia al 93,5%, Spagna al 93,7%). E l’arretramento del Pil nel secondo trimestre (-0,2) mette a rischio il risicato aumento previsto per fine anno. Nei primi cinque mesi il disavanzo è salito a 206,7 miliardi, dai 181,9 dello stesso periodo del 2013 con lo stratosferico aumento del 13,6%; la spesa corrente è arrivata a 192,7 miliardi, altro stratosferico aumento del 17%, mentre i sempre invocati investimenti pubblici sono calati a 14 miliardi, stavolta è stratosferica la diminuzione: 21% sui primi cinque mesi del 2013. Eppure l’Italia è il Paese, fra i presunti grandi d’Europa, con il saldo migliore tra entrate e spese (al netto degli interessi) negli ultimi 20 anni: mediamente il 2,1% del Pil contro lo 0,2% della Germania. L’Italia ha infatti cumulato 585 miliardi di euro del cosiddetto avanzo primario contro gli 80 della Germania e saldi negativi per Francia (-479) e Spagna (-270). Purtroppo tale tesoro è stato risucchiato dalla voragine della spesa per interessi sul debito pubblico: 1.650 miliardi (pari al 6% del Pil), contro 1.058 pagati dalla Germania (pari al 2,4% del Pil), 870 dalla Francia (2,6% del Pil), 386 dalla Spagna (2,4% del Pil). Tale mazzata è la tragica conseguenza dell’adesione al Trattato di Maastricht (1992), sottoscritto pur avendo un parametro del tutto fuori controllo: il debito pubblico già al 104,7%, più del doppio di Germania, Francia e Spagna.

«Con un’Italia a crescita zero, il governo Renzi è diventato, al di là di ogni intenzione, un esecutivo di salute pubblica» Davanti a simili cifre, con una crescita che nel 2014 sarà per l’Italia praticamente a zero, diventa chiaro che il governo Renzi è diventato, al di là di ogni intenzione, un governo di salute pubblica. Se fallisse, non ci sarebbe spazio per altre formule, per altre intese: bisognerebbe sottomettersi all’intervento di Unione Europea, Bce e Fondo monetario internazionale. I peccati mortali del passato e la grande crisi del 2007 hanno caricato Renzi di un compito forse impari alle sue capacità, tuttavia o ce la fa o perdiamo tutti. Ma ogni giorno che passa, cresce l’Italia che gli rema contro. Un’Italia figlia dei privilegi, dei quali ha goduto fino alla caduta del comunismo, convinta di poter gozzovigliare all’infinito, persino strafottente nell’immaginare che i sacrifici e le rinunce potranno al massimo toccare il vicino di ombrellone. È l’Italia dei consiglieri di Stato, la struttura più inutile, ma anche la lobby più potente sotto il manto protettivo della massoneria. Da essa provengono quasi tutti i capi di gabinetto e i direttori

Matteo Renzi è disposto a sfoderare la spada per cambiare l’Italia, ma le resistenze sono innumerevoli. (Keystone)

generali dei ministeri, intrecciati l’uno all’altro nello spartirsi arbitrati, consulenze, incarichi lucrosi: la manna che dovrà sparire per mancanza di fondi. L’unico politico, che fin qui ha accennato alla soppressione del Consiglio di Stato fu D’Alema nel ’99: un mese dopo era saltato da presidente del consiglio. È l’Italia dei grandi burocrati preoccupatissimi dal divieto alle Pubbliche Amministrazioni di conferire incarichi dirigenziali o direttivi a dipendenti pubblici e privati a riposo, se non gratis e per un solo anno. Una norma che spazza via i tanti superpensionati richiamati in ruoli apicali dei ministeri, degli enti statali e pagati a peso d’oro. È l’Italia dei magistrati e degli avvocati di Stato, che da decenni guidano le strutture tecniche dei ministeri, e che d’ora in avanti dovranno essere collocati fuori ruolo e non più in semplice aspettativa. È l’Italia dei sindacati detentori di un asfissiante potere di veto attraverso il metodo della concertazione, che si traduce nella scelta di mai decidere e di mai risolvere un contenzioso. Dopo quasi trent’anni continua a essere ricordato il Craxi che li sfidò per l’abolizione della scala mobile. Renzi non solo ha abolito i famosi tavoli di consultazione, ma anche ridotto del 50% i distacchi, cioè l’invereconda prassi, che consente a Cisl, Cgil e Uil di richiedere l’impiego di dipendenti pubblici, la cui retribuzione rimane però a carico dello Stato. Fin qui ha costituito uno dei filoni d’arricchimento delle tre

organizzazioni sindacali, proprietarie di un ben nascosto patrimonio immobiliare da diversi miliardi di euro. È l’Italia di coloro che si oppongono agli aumenti salariali di merito nel nome di un falso egualitarismo. Di conseguenza, miserrimi riconoscimenti economici per tutti con il doppio risultato di scoraggiare i volenterosi e d’incentivare i lavativi. È l’Italia della casta giudiziaria, che da vent’anni svolge un indebito ruolo di supplenza, capace da un lato di smantellare l’indecorosa legge sulla fecondazione assistita, ma dall’altro di ordinare la somministrazione forzosa degli intrugli del furfantesco metodo Stamina, i cui ideatori sono stati rinviati a giudizio con una lunga serie d’imputazioni. Con le loro richieste e con le loro sentenze, spesso contraddette nei tre gradi di giudizio, magistrati e giudici hanno condizionato fin troppe carriere al riparo di un’urticante intangibilità di fatto. Persino gli autori del più clamoroso errore giudiziario della Repubblica, la condanna per droga del conduttore televisivo Enzo Tortora, hanno ricevuto promozioni e incarichi di prestigio. Adesso che il governo ha messo in calendario una riforma della giustizia, comprensiva anche della responsabilità civile di quanti sbagliano, si annunciano barricate. Coloro che sferzano quanti si sottraggono al loro giudizio non gradiscono esser giudicati. È l’Italia delle Regioni, che sull’ignavia della classe politica nazionale hanno basato immondi privilegi e ributtanti

sperperi di denaro pubblico. La responsabilità maggiore va ascritta ai Democratici di sinistra, i genitori dell’attuale Partito democratico, con la scellerata modifica, nel 2001, del Titolo V della Costituzione: sancì la totale libertà di spesa delle assemblee regionali al di fuori di ogni controllo. Ne sono discesi gli acquisti di mutande verdi da parte dell’ex governatore del Piemonte e il milione di euro intascato, per presunta attività politica sul territorio, da un oscuro consigliere regionale del Lazio. È l’Italia di chi è persuaso che il posto garantito sia un diritto inalienabile, che tra l’altro non comporta doveri; di chi si assenta facendosi timbrare il cartellino dall’amico; di chi durante l’orario di lavoro esce un «minutino» a fare la spesa. È l’Italia degli insegnanti pagati malissimo, ma implicitamente autorizzati a rendere in proporzione. Una massa sconfinata di docenti in attesa dell’incarico definitivo, che dopo aver ricevuto la cattedra a mille chilometri da casa presentano un certificato medico di crisi depressiva, se sono maschietti, o si ritrovano incinte, se sono donne, e rientrano al focolare domestico. È l’Italia dei tribunali amministrativi regionali (Tar) autorizzati a sentenziare su qualsiasi argomento, dagli appalti miliardari alle bocciature scolastiche. Nello sconcerto di sentenze che spesso paiono vellicare determinati interessi, una sola costante: la sconfitta dello Stato nelle controversie con le potenti conventicole private.

È l’Italia delle partite Iva capaci di offrire prestazioni con o senza fattura e quindi di poter dribblare il fisco. Nei 120 miliardi annui di tasse non pagate pesano, più dei mancati versamenti dei grandi evasori, contro i quali si avventa la riprovazione generale, quelli di tanti piccoli contribuenti, il calcolo è di circa 10 mila euro a persona. È l’Italia degli abusivi, di chi ha costruito case sulle spiagge del demanio, di chi ha invaso con i tavolini piazza Navona e piazza di Spagna, di chi posteggia in seconda e terza fila, di chi viaggia a sbafo sui mezzi pubblici. Ottenebrati dal proprio «particulare» – come spiegava Francesco Guicciardini, forse lo storico più acuto del costume nazionale – gl’italiani rifiutano di guardare in faccia la realtà. Rovesciano sul malcapitato governo di turno qualsivoglia colpa. Affermano con tono perentorio che basterebbe tagliare i privilegi del dirimpettaio per mettere a posto i conti. Rifiutano di capire che prima o poi i buchi delle spese pazze vanno coperti, che prima o poi tutti i nodi vengono al pettine, ammesso che il pettine sia ancora al suo posto, che prima o poi bisogna fare i conti con la realtà del dissesto e non basta abolire gli specchi per non guardarla. Perciò è scontato che le riforme di Renzi sbatteranno contro il muro degli insormontabili interessi di parte. Invocheremo un altro uomo della Provvidenza senza chiederci per chi stia suonando la campana. Annuncio pubblicitario

TASSA ANNUALE

CHF 0.– Con la Cumulus-MasterCard gratuita* raccogli punti Cumulus ad ogni acquisto. In oltre 32 milioni di esercizi in tutto il mondo.

CUMULUS-MASTERCARD.CH * Nessuna tassa annuale né per la carta principale né per quella supplementare, nemmeno negli anni successivi.

La Cumulus-MasterCard è emessa dalla Cembra Money Bank SA.


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 18 agosto 2014 ¶ N. 34

21

Politica e Economia Rubriche

Il Mercato e la piazza di Angelo Rossi Esigenze e pretese Noi (settantenni e più) siamo cresciuti con la convinzione che ci mancava sempre qualcosa: l’acqua calda, il riscaldamento centrale, il refrigerante, le vacanze al mare, l’automobile, oppure più semplicemente i soldi per realizzare qualsiasi sogno, grande o piccolo che fosse. Abbiamo lavorato duro e ci siamo impegnati anche politicamente per migliorare il benessere nostro, o almeno quello delle generazioni che ci sarebbero seguite. Abbiamo ottenuto anche qualche successo. La Svizzera è diventata non solo il Paese dei milionari ma anche quello nel quale il tasso di disoccupazione è minore, quello nel quale quasi tutti i giovani alla fine dell’obbligo scolastico ottengono un posto di apprendista o possono proseguire gli studi, anche quando provengono da famiglie di immigrati con uno o magari entrambi i genitori analfabeti, il Paese nel quale molti svizzeri o immigrati riescono a far fortuna anche fuori dal calcio. La mobilità sociale nel

nostro Paese non sarà uguale a quella degli Stati Uniti ma è tangibile. Basta che vi guardiate in giro, nel vostro vicinato, e troverete certamente esempi per confermare la mia tesi. Ma i progressi sono stati considerevoli anche in altri campi. Prendiamo per esempio le cure mediche. Cinquant'anni fa più della metà della popolazione viveva e moriva senza aver mai visto un ospedale. Non perché non avesse bisogno di cure, ma perché, per mancanza di soldi, per la poca accessibilità dei medici, per le difficoltà del trasporto dei malati o per altre carenze del sistema sanitario, le cure ospedaliere erano, per molti, fuori portata. La durata media della vita era di poco superiore ai cinquant'anni e molti non raggiungevano l’età per conseguire l’AVS. Oggi la speranza di vita degli uomini ha superato gli 80, mentre quella delle donne è di 85 anni. Si è fatto molto per migliorare le cure mediche, per coprire i rischi della malattia, di quelli

della morte del capofamiglia per le vedove e i figli, di quelli dell’invalidità, e per assicurare almeno il minimo vitale anche a coloro che non potevano lavorare. Si dice che la povertà non è stata sconfitta. È vero, tuttavia oggi, nei nostri paesi, non esiste più, come era ancora il caso cinquant'anni fa, la mendicità cronica. Ma non solo questo: alla nostra generazione la Svizzera ha consentito di emanciparsi dalla necessità e, in più di un caso, di realizzare il progetto di vita che si accarezzava da giovani. Questi risultati positivi sono stati ottenuti grazie alla crescita del reddito e, per una parte altrettanto importante, grazie alla redistribuzione dagli abbienti verso i meno e non abbienti, che ne ha fatto lo Stato. Così molte delle esigenze vitali della nostra generazione sono state soddisfatte. Ora sembra che siamo arrivati a una specie di capolinea, almeno per quel che riguarda lo Stato di benessere, ossia lo Stato che prende da chi più ha per

creare opportunità per chi meno ha. Si dice che lo Stato spende troppo. Non si parla più delle esigenze di sviluppo sociale. Le pari opportunità vengono messe da canto. Oggi si sale sul pulpito per condannare le pretese sempre maggiori di una popolazione che ha già avuto molto, anzi troppo. La solidarietà tra i ceti sociali e tra le regioni che compongono il Paese, questo valore che era il collante del nostro patto federale, è stata anch’essa messa da parte. Oggi si inneggia alla responsabilità individuale. Sei tu cittadino che devi farti carico dei tuoi problemi. Sei tu regione periferica o disastrata che devi costruirti un migliore avvenire. Quelle che la nostra generazione considerava come sacrosante esigenze da soddisfare sono diventate pretese senza limite che, oltre tutto, hanno il torto di rendere la Svizzera sempre più attrattiva per gli stranieri. Secondo molti svizzeri, i lavoratori stranieri non vengono da noi per darci una mano a sviluppare

il nostro Paese e, come risulta da tutte le statistiche, ad aiutare a finanziare le opere di solidarietà sociale di cui si è detto qui sopra. No: essi vengono più prosaicamente per poter approfittare dell’assicurazione contro la disoccupazione, di quella contro l’invalidità, della cassa malati, del pensionamento anticipato, dell’educazione gratuita nel periodo dell’obbligo scolastico e… così via. Si afferma che se la responsabilità individuale è carente tra gli svizzeri, essa è assolutamente assente tra gli immigrati. Attenzione lettore, questa non è solo l’opinione dei rappresentanti dei partiti nazionalisti. È purtroppo un luogo comune che pare condiviso, oggi, da una larga parte dello spettro politico, dalla destra nazionalista alla sinistra moderata. Molti di quelli che, come il sottoscritto, hanno superato i settanta, possono invece citare esempi dalla loro esperienza per controbattere queste tesi. Ma chi dà ancora ascolto alle persone anziane?

nelle condizioni di svilupparsi, di fondersi, di unire le forze, di investire nella ricerca e nelle risorse umane. La mancanza di investimenti, pubblici e privati, è il vero dramma dell’Italia di oggi. In queste condizioni la popolarità di un leader si usura velocemente.

Riuscirà Renzi a riformare il «sistema Italia», o ne sarà logorato? (Keystone)

Renzi ha scelto di dare la priorità alle riforme istituzionali. Ha capito che la gente non ha più alcuna fiducia nella politica, e ha tentato di dimostrare che la politica sa riformare se stessa. La sua prima preoccupazione è stata tarpare le ali a Beppe Grillo e all’antipolitica. Il primo sì all’abolizione di fatto del Senato rappresenta senz’altro un successo per il presidente del Consiglio. Ma forse il governo avrebbe fatto bene a impiegare la stessa energia e lo stesso tempo nelle riforme economiche. In un primo tempo Renzi aveva parlato di un decreto al mese su lavoro, pubblica amministrazione, fisco, giustizia. Sul lavoro si è limitato a correggere un aspetto sbagliato della riforma Fornero, che rendeva difficile rinnovare il contratto a termine a tanti precari che venivano lasciati a casa. Gli 80 euro in busta paga in più per i redditi bassi rappresenta un passo nella giusta direzione per la riforma fiscale: si tratta di tassare meno il lavoro e di più le rendite. Ora

però bisogna capire fino a che punto si spingerà il governo: in un’intervista a «Repubblica», Lucrezia Reichlin, economista considerata di area Pd, ha parlato nei giorni scorsi della possibilità di una ristrutturazione del debito, che penalizzerebbe i risparmiatori che hanno investito nei buoni del Tesoro. Sono ipotesi che ovviamente i politici negano, fino al giorno in cui sono costretti a darvi seguito. Di sicuro per il momento Renzi non ci pensa. Ma nel «Millegiorni» si dovrà pure occupare della grande questione del debito pubblico e degli interessi da pagare. A meno che non si vada a votare prima. C’è infatti una variabile di cui tenere conto. Quando la riforma del Senato andrà definitivamente in porto, di fatto il Senato non esisterà più. Fino a quando potrà continuare a legiferare un organo in pratica divenuto illegittimo? Probabile che si produca una spinta allo scioglimento delle Camere e al voto anticipato. Che sarebbe più forte nel momento in cui venisse approvata anche la legge elettorale.

della via Nassa, davanti a una vetrina di un antico negozio luganese di moda e vestiti che ha ceduto nome e muri a una notissima «griffe» francese della moda «alta gamma». Prima annotazione che mi va di proporre: Lugano e i luganesi si sono già accorti che da est a ovest, cioè dalla chiesa degli Angioli sino a Banca Stato, la via Nassa è «sigillata», anzi: si può dire «griffata», dalle due più famose «maison» del super-lusso francese? Un caso o significa qualcosa? In autunno al Bois de Boulogne di Parigi la fondazione di una di queste griffe inaugura un faraonico centro ideato dall’archistar Frank Gehri che accoglierà opere d’arte moderna. Insomma: un LAC moltiplicato per X volte. Pensiero stupendo: dal negozio delle borsette di via Nassa al Bois de Boulogne parigino immagino un filo che «pesca» qualche «gentile concessione» da parte di questa fondazione, un po’ come già capita con Palazzo

Grassi a Venezia e, penso, anche in altre metropoli. Il mio spirito propositivo deve però subito fare i conti con una scoperta che lo polverizzerà, lasciandomi allibito. Nella vetrina adocchiata vedo un manichino da uomo che ha indosso una T-shirt. Giuro che non l’ho guardata pensando di poterla indossare anch’io: così aderente, e anche un po’ trasparente, decisamente non si addice alla mia linea (dovrei usare «circonferenza»). Però la trovo bella, proprio come io concepisco le T-shirt. Questa poi ha un arabesco simile a una nuvola posata sulla spalla destra. Tanto bella da spingermi anche a cercare su un cartoncino il prezzo. E qui, come d’incanto, la T-shirt diventa qualcosa di totalmente diverso: un abito di quelli che indossi dopo prove e rifiniture, un mantello di quelli che non senti sulle spalle. Infatti il prezzo indicato è di 1’250 (milleduecento-cinquanta) franchi. Ritorno

subito a controllare la T-shirt. Niente: è una delle tante magliette, simile a quelle che qualche decina di anni fa mi piaceva cercare nei negozi di Hong Kong o di Singapore dove con pochi dollari riuscivi a far felici figli e nipoti. Mi nasce anche il sospetto che possa essere fatta con un tessuto pregiato, che ne so: un filo di quelle lane che per ogni metro richiedono centinaia di tosature di capre rarissime. Ma il talloncino, salvo le 4 cifre, non ha indicazioni e, a occhio, sembra proprio e solo cotone. Mi fermo nelle congetture quando ricordo che devo tornare al mercato a ritirare la polenta (non era ancora pronta). Cammin facendo ritrovo un po’ di serenità quando calcolo che con i soldi di quella T-shirt al mercato potrei comperarmi polenta per oltre 300 settimane! Parafrasando (e bistrattando, mi scuso) Ungaretti, mormoro mentalmente: «Si sta come, d’estate, in vetrina, le T-shirt». Ah, la poesia…

In&outlet di Aldo Cazzullo Il rottamatore nel pantano È impressionante come la percezione delle cose in Italia sia mutevole. Due mesi e mezzo fa, Matteo Renzi superava il 40 per cento dei voti alle Europee, e pareva il salvatore della patria. Oggi pare quasi impantanato nelle secche di un Paese irriformabile e sprofondato nella recessione. In realtà, in questo tempo l’Italia non è tornata indietro per il semplice fatto che dalla recessione non è mai uscita. È l’unico tra i grandi Paesi a non aver ricominciato a crescere. E la colpa ovviamente non può essere soltanto del suo primo ministro, per quanto Renzi abbia sicuramente commesso degli errori (ad esempio il pasticcio sui 4 mila insegnanti che avrebbero avuto diritto ad andare in pensione, se si fossero trovate le coperture finanziarie). Il punto è che i politici tradizionali, molti giornalisti, i professori, i costituzionalisti, insomma una parte dell’establishment culturale e dell’informazione non amano Renzi. Lo vedono come un intruso, un usurpa-

tore. E in effetti Renzi è un outsider. Viene dalla provincia, non da una famiglia importante, né dai percorsi consueti all’interno dei partiti. Si è costruito avendo l’establishment tradizionale come obiettivo polemico. Non pende dalle labbra degli editorialisti, non coltiva quella commistione con il giornalismo abituale per molti politici, in particolare di sinistra. Per questo è vissuto come un corpo estraneo. Molti si illudono che sia di passaggio. Ma credo che si sbaglino. L’elettorato è ancora con lui. Ma per quanto tempo? Renzi insiste a parlare di «Millegiorni», vale a dire di un programma per arrivare in fondo alla legislatura, cioè al 2018. Ma nessuna leadership politica reggerebbe altri tre anni e mezzo di recessione. Un governo è in grado di far ripartire l’economia? Giulio Tremonti sosteneva che «la crescita non la fanno i governi. Non si fa crescita per decreto. Neppure Stalin ci riusciva. La crescita la fanno le imprese». Compito dei governi è mettere le imprese

Zig-Zag di Ovidio Biffi T shirt d’alta gamma e polenta «Si sta come, d’autunno, sugli alberi, le foglie». I versi di Ungaretti, all’alba di uno dei primi giorni d’agosto, chissà per qual motivo, prendono il posto del mio mantra mattutino, un motto con cui da anni solitamente saluto pensieri e opere. A sorprendermi è la differenza fra i due versi, quello di prima, tutto permeato di positiva e pacata speranza («È presto giorno. Ancora uno. Fa ciò che puoi» da «Dove sorge e tramonta il sole» di Czeslaw Milosz), che cede il posto alle rasoiate di Ungaretti che invece sono un inno alla precarietà e all’incertezza, quindi a pensieri che si collegano con l’età e persino con la morte. Non ci faccio però troppo caso e mi avvio verso il centro città, per il mio solito appuntamento con il mercato. Lo so: definire «mercato» quello di Lugano più che una forzatura è quasi un ossimoro. Il Municipio ha cercato di abbellire lo spiazzo asfaltato scelto per «liberare» via Canova e Piazza della

Riforma (o i suoi esercenti? Chissà perché la rima che viene in mente è «mai contenti»…) e sono in atto altri ritocchi. In più l’estate matta ha finito per attenuare le paure di dover sempre prevedere anche qualche ambulanza della Croce Verde nei paraggi, dato l’elevato pericolo di colpi di sole o di caldo. Resta il fatto che nella popolazione e in chi transita quel che resta del mercato più che richiamo e attrazione suscita tenerezza e compassione. Comunque non cedo: il pellegrinaggio lo mantengo, preludio a qualche passeggiata per le vie del centro. C’è sempre qualcosa da scoprire, in fondo anche le strade deserte (alle 9.30 del mattino…) possono parlarti più di tanti esperti sull’andamento economico e sulle metamorfosi che la città del Ceresio si trova a dover affrontare… L’ultima scoperta l’ho sbirciata in uno dei negozi super-lusso sorti come funghi negli ultimi anni, all’imbocco


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 18 agosto 2014 ¶ N. 34

22

Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 18 agosto 2014 ¶ N. 34

23

Cultura e Spettacoli Un’isola come set Il cinema cambia la gente, soprattutto quando lo si fa

Magici giorni locarnesi Tutti gli occhi sono puntati sulla kermesse cinematografica per eccellenza pagine 25-26

Al ritmo dell’hip hop Per qualche giorno Praga si trasforma nella capitale europea dell’hip hop pagina 26

Magro bottino per la serie più bella

Antinea Peruch Compagni di viaggio Un’educazione

musicale (in parte) da autodidatta, ma che l’accompagna fedelmente ancora oggi Zeno Gabaglio

pagina 24

Michelangelo a 450 anni dalla morte Mostre Un artista universale ai Musei Capitolini di Roma, in quella che è un’occasione forse sprecata

Gianluigi Bellei Premettiamo che organizzare una mostra su Michelangelo non è un’impresa facile dato che i suoi capolavori sono inamovibili: basti pensare alla Cappella Sistina, al Giudizio universale, alla Cappella Paolina per quel che riguarda la pittura a Roma; al David, alle Tombe Medicee a Firenze, alla Tomba di Giulio II sempre a Roma per la scultura. Tutte opere da vedere o rivedere e che sicuramente molti conoscono anche solo per nome. Ci vuole un po’ di tempo e molta pazienza, ma ne vale la pena. Nelle attese ci si può concentrare sulla sua vita e sul suo pensiero. Due i libri che ci sentiamo di consigliare: La vita di Michelangelo di Ascanio Condivi e le Rime dello stesso Michelangelo. Il Condivi è stato allievo di Michelangelo e, a quanto sembra, un pittore di scarso talento, come sostiene il Vasari, ma era suo amico e frequentava la sua casa e soprattutto gli era simpatico. Cosa rara e difficile per un personaggio inavvicinabile e scontroso come il Buonarroti. È in questo rapporto particolare e di riverenza da parte del Condivi che bisogna leggere la Vita. Non un racconto obiettivo, quindi, d’altronde gli storici non sono mai obiettivi, ma affettivo che si spinge fino alla soglia dell’intimità del vecchio e del suo corpo «continente tanto nel coito quanto nel cibo» e che si toglieva, per esempio, poco gli stivali tanto che la pelle dei piedi diventava come «quella della biscia». Un condensarsi degli avvenimenti, scrive Emma Spina Barelli nella prefazione della Vita per le edizioni della Biblioteca universale Rizzoli del 1964, «al seguito di un’esistenza ancora in atto». Con le Rime invece entriamo in contatto diretto con Michelangelo. Sì, perché Buonarroti era un artista a tutto tondo: pittore, architetto, scultore e letterato. Duecento poesie scritte in un arco di tempo che va dal 1532/34 al 1547, anno della morte di Vittoria Colonna. Sonetti e madrigali per lo più che riguardano, da una parte, l’esperienza erotico-artistica del platonismo e, dall’altra, «il dramma cristiano della grazie e del peccato». Nell’introduzione al volume a cura di Enzo Noè Girardi per le edizioni Laterza del 1967, queste rime si dividono in quattro gruppi: il primo con i testi ispirati all’amicizia per il giovane romano Tommaso dei Cavalieri fra fuoco d’amore e casta relazione platonica. Il secondo con i sonetti e i madrigali dedicati «all’alta, celeste e divina» Vittoria Colonna con un’affettività più contenuta e il terzo dedicato all’amore per la donna in generale «bella e crudele», «aspra e fera». Uno dei più toccanti è il 124 che così recita: Questa mie donna è sì pronta e ardita, / c’allor che la m’ancide ogni mie bene / cogli occhi mi promette, e parte tiene / il crudel ferro dentro a la ferita. / E così morte e vita, / contrarie, insieme in un picciol momento / dentro a l’anima sento; / ma

la grazia il tormento / da me discaccia per più lunga pruova: / c’assai più nuoce il mal che ’l ben non giova. Il quarto gruppo riguarda i componimenti scritti per il suo segretario Luigi del Riccio e soprattutto per suo nipote Cecchino Bracci. Epitaffi sul tema della

fratello minore di Michelangelo e poi da Michelangelo il Giovane a sua volta figlio di Leonardo. Dopo varie vicissitudini oggi la casa è un vero e proprio museo contenente opere simbolo dell’artista e altri oggetti raccolti nei secoli dalla famiglia. Ed è proprio da Casa Buonarroti che

notte, vita e morte, regola e libertà, in una contrapposizione tutta michelangiolesca fra emozioni, sentimenti, passioni. Troviamo pezzi eccezionali come la giovanile Madonna della Scala; un piccolo marmo realizzato mediante lo stiacciato di Donatello. Poi la Battaglia dei

Crocifisso (1495 ca.) forse di Michelangelo, legno (tiglio?) policromato (cm 44,3 x 42,8). (Parigi, Musée du Louvre, Département des Sculptures)

morte. Poi, alcune poesie sulla bellezza e sull’arte. A Firenze, in ogni modo, c’è la Casa Buonarroti, acquistata da Michelangelo nel 1508 per 1050 fiorini larghi. Negli anni seguenti l’artista ha comprato altre quattro abitazioni contigue delle quali tre sono state date subito in affitto. Una delle case affacciate su via Ghibellina è stata ristrutturata da Leonardo, figlio del

provengono la maggior parte dei lavori e dei documenti che troviamo esposti nella mostra celebrativa per il 450esimo della morte ai Musei Capitolini di Roma. Una mostra di «supporto» che presenta un compendio di tutta la sua produzione che va, appunto, dalla scultura alla pittura, dall’architettura alla poesia. Centocinquanta opere, divise in nove sezioni, che giocano sul contrasto fra giorno e

Centauri, definito dal Condivi il «ratto de Deianira e la zuffa de Centauri», dove la perfezione delle forme, anche se non terminate, danno un’impressione di forza e di azione. Altro pezzo forte è lo splendido disegno per la testa della Leda, uno dei più belli della sua produzione. Tutti e tre provenienti da Casa Buonarroti. Detto questo, com’è la mostra? Deludente, caotica e raffazzonata. Deluden-

te perché non centra l’obiettivo di un logico chiarimento complessivo sull’opera del Buonarroti ma si perde in mille rigagnoli scentrati fra di loro; caotica perché il percorso si snoda su due piani – intercalati da altre opere dei Musei Capitolini – non susseguenti e con un allestimento al primo piano maestoso e variegato e al terzo compresso e angusto; raffazzonata perché accanto a opere di primo piano e di sicuro valore, come la bella serie di disegni provenienti dal British Museum, si trova del materiale disparato come i calchi della gipsoteca dell’Istituto d’arte o dell’Accademia di Firenze, copie in resina, medaglie e quant’altro. Ma quello che desta maggiori perplessità è l’accostamento dei tre piccoli crocifissi in legno con una brutta storia alle spalle. Uno soprattutto: il Crocifisso Gallino, dal nome dell’antiquario che lo ha venduto allo Stato italiano nel 2008. Gallino ne ha proposto l’acquisto prima alla Cassa di Risparmio di Firenze per 15 milioni di euro sostenendo che era di Michelangelo. La banca, dopo un perizia di Mina Gregori, ha negato l’acquisto e Gallino è sceso a tre milioni euro. Ma nulla. Poi ha proposto l’acquisto allo Stato tramite il Ministero per i beni e le attività culturali per 18 milioni e alla fine è stato comprato per poco più di tre. Cristina Acidini, la curatrice della mostra romana nonché soprintendente del Polo museale fiorentino, dopo aver perorato la causa dell’acquisto in seno al Comitato tecnico-scientifico e dopo la prima esposizione al Museo Horne ha dato parere positivo all’attribuzione. Un brutto pasticcio che vede contrapposti come sempre critici e storici dell’arte con però un dato di fatto incontrovertibile: il prezzo pagato è troppo basso nel caso si trattasse di un vero Michelangelo e ugualmente troppo alto se, come dicono i contrari, si tratta di una delle opere seriali di circa venti pezzi provenienti dalla stessa bottega fiorentina attiva in quegli anni, forse quella di Leonardo di Tasso. A Roma la curatrice ha deciso di mettere assieme tre crocifissi simili – quello di Santo Spirito ritenuto di Michelangelo, quello donato recentemente da due collezionisti al Louvre e classificato artista fiorentino del 1500 e quest’ultimo ora al Bargello – per ingarbugliare maggiormente le cose. Sarebbe, al contrario, un bene se si organizzasse una mostra dedicata solo ai vari crocifissi con un relativo convegno di studi, mentre in questo caso unirli sembra inopportuno. L’illuminazione delle sale è scadente; la temperatura ambientale oscillante fra il primo e il terzo piano; il catalogo inutile. Dove e quando

Michelangelo. Un artista universale. A cura di Cristina Acidini, Musei Capitolini, Roma, Fino al 14 settembre Orari: ma-do 9-20; lunedì chiuso. www.museicapitolini.org

Sono damsiana malgrado me, avendo studiato cinema e teatro al DAMS di Bologna e in seguito fotografia a Milano, al CFP Riccardo Bauer. Amo la letteratura cyberpunk, amo i b-movie italiani e la cinematografia underground americana, la cultura pop e la psichedelia. Seguo con passione le sottoculture. Aborro tutta la produzione artistica post-contemporanea. Apprezzo però il teatro dei Motus e tutti gli atti performativi del teatrodanza provvisti di una solida artigianalità. Appassionata pilatesiana, dal 2008 collaboro con l’emittente web chiassese Radio Gwendalyn. Più che cinque compagni di viaggio sono state una serie di situazioni, o di coincidenze, che mi hanno avvicinata alla musica e nello specifico alla radiofonia. Si dovrà partire dalla piccola infanzia, sicuramente dai miei genitori e dai loro racconti di quando da giovani sfrecciavano con la loro Mini Cooper rossa giù dal Gottardo, provenendo da Sciaffusa, per andare al mare in Jugoslavia o in Italia, nelle Marche. Ascoltando Porgy and Bess di George Gershwin, i Beatles, i Rolling Stones e ovviamente Jimi Hendrix. Le cassette erano quelle grosse, occhio! Loro hanno sicuramente dato il la, ma il momento vero della svolta, l’epifania, è stata l’estate del 1984. La mitica estate di quando mia madre mi accom-

pagnava ai corsi di nuoto alle piscine di Chiasso con una Fiat prestata. Un vero bidone, si viaggiava con l’aria aperta e una scorta d’acqua per l’aggiunta della provvidenza, appena prima di rimanere a piedi causa surriscaldamento. Era sì un bidone, ma fornito di autoradio, un vero lusso; e la musica che passava era elettrizzante: new wave, elettro pop, sintetizzatori, adrenalina. Avevo otto anni, ero scalmanata ma comunque mocciosa. Sempre quell’estate sarebbe arrivata in visita la mia amica di Rimini, Ornella Sweet di sedici anni. I capelli corvini dai riflessi blu e lilla. Lei era indiscutibilmente fan degli Spandau Ballet, io ero invece assoluta fan dei Duran Duran: cosa ci poteva essere di più bello di Simon Le Bon e Nick Rhodes con il rossetto e le camiciole con i pizzi? La sera masticando spuntini si guardava DJ Television. Non ricordo molto dei contenuti, ma ho ben presente le rimostranze della portinaia il giorno dopo. In modo nitido e perfetto mi ricordo invece dei Depeche Mode, di Martin Gore in giarrettiera. Non capivo, ma era fantastico. A questo pacchetto radiofonicomusicale si aggiunse anche l’italodisco, con la visita di mia cugina da Belgrado. A Milano in aeroporto aveva anche incrociato Sandy Marton, che addirittura le aveva ammiccato. Nello stesso anno, ma in inverno, io e mia madre eravamo a Zurigo all’aeroporto, pronte a partire per il Kuwait a trovare mio pa-

Visti in tivù

La prima stagione di House of Cards, su Sky Atlantic, è stata vista da quattro gatti Antonella Rainoldi

Antinea Peruch.

dre; ci si sarebbe dovuti trasferire lì. In quell’occasione mi comprò la mia prima copia di BRAVO Heft (la rivista musicale di tutti i teenager tedeschi), scatenando la passione per il giornalismo musicale. Quello radiofonico era latente, sarebbe emerso più tardi. Alle riviste di musica si aggiunse Select magazine, le cui cassettine allegate conservo gelosamente ancora oggi. Mi fece scoprire che Oltremanica si suonava lo shoegaze, oppure si ballava l’acid house nella lunga estate britannica, dapprima all’Hazienda di Manchester e poi nei non-luoghi mitici dei rave di Albione. Da non dimenticare il brit pop e la storica Creation Records di Alan McGee. Una passione infiammabile, musica e stile in tutta la sua gloria. La fame di musica l’ho anche assorbita dall’entusiasmo di Red Ron-

nie (Radio DJ, Roxy Bar e Help). Ho imparato tutto, su come fare radio, da Alarico Mantovani di Radio Città del Capo a Bologna. Non è stato l’unico, però: tutto il panorama radiofonico bolognese ha contribuito alla mia crescita, le trasmissioni di Linda Spadolini e Arturo Compagnoni, quella di Gino Dal Soler e ovviamente i passaggi tv di Mixo. Ciò è tutto, e vi ricordo che tra poco più di un mese sarà tempo di GwenFestival. I compagni

Mick Jagger Martine Gore Nick Rhodes Red Ronnie Alarico Mantovani

Si è conclusa poco più di un mese fa la prima stagione di House of Cards, la serie americana creata da Beau Willimon per Netflix, basata sull’omonima miniserie britannica, a sua volta ispirata al romanzo omonimo di Michael Dobbs, ex consigliere della «lady di ferro» Margaret Thatcher (Sky Atlantic, mercoledì, ore 21.10, 13 episodi). L’abbiamo già scritto: House of Cards è un capolavoro assoluto, vincitore di tre Emmy e un Golden Globe. Il protagonista è Francis «Frank» Underwood (Kevin Spacey), capo della maggioranza democratica al Congresso. Quando il nuovo presidente degli Stati Uniti Garrett Walker (Michael Gill), eletto per merito suo, gli nega l’incarico di Segretario di Stato, Frank inizia a macchinare la vendetta. Intrighi, pressioni politiche travestite e ricatti, rotti soltanto da un eccesso di mondanità e da una generosa spruzzata di sesso, sono le armi quotidiane impiegate senza scrupoli da Frank per compiere la sua missione. Accanto a lui, la non meno machiavellica moglie Claire (Robin

Un festival per tutti Musica A colloquio con il violoncellista ticinese Claude Hauri, attivo come promotore della

rassegna Ticino Doc, in scena nel Mendrisiotto dal 20 al 27 agosto

suonare per il pubblico della propria terra vi è una forte valenza emotiva, che rappresenta, in fondo, il fattore per me personalmente più importante – dare vita a qualcosa di vivo ed emozionante, che si distacchi da quella freddezza quasi clinica che noto in molte iniziative artistiche della nostra epoca.

Benedicta Froelich Sebbene l’estate rappresenti uno dei periodi in cui la già ricca offerta di eventi culturali del nostro cantone si amplia ancor di più, facendo del territorio ticinese un vero e proprio crocevia di artisti, fa particolarmente piacere veder spiccare, tra tante proposte, una preziosa occasione per esplorare più a fondo la vivace realtà musicale autoctona delle nostre regioni. È questo infatti l’obiettivo di Ticino Doc, il festival biennale promosso dall’associazione Musica nel Mendrisiotto in collaborazione con la RSI Rete Due e l’Orchestra della Svizzera Italiana. La manifestazione, che si svolgerà dal 20 al 27 agosto prossimi in vari quartieri di Mendrisio, vede tra i suoi ideatori e promotori il violoncellista Claude Hauri: lo abbiamo incontrato per saperne di più su questo atteso evento, che tanto successo ha già riscosso nelle due passate edizioni. Claude Hauri, può raccontarci com’è nato il festival Ticino Doc?

Il progetto è nato quattro anni fa su iniziativa di Christian Gilardi di Rete Due e di Denise Fedeli, direttrice artistica e amministrativa dell’Orchestra della Svizzera Italiana; per noi è stato poi naturale, come associazione Musica nel Mendrisiotto, unire le nostre forze alle loro in una vera e propria comunione d’intenti per rendere Ticino Doc un appuntamento fisso. La scelta del luogo in cui ospitare i concerti è stata immediata, perché la Città di Mendrisio ha offerto

Avete scelto di incentrare gran parte del festival su un genere musicale molto specifico, con il quale spesso il pubblico generico non ha grande familiarità… cosa vi ha spinto a scegliere proprio la musica da camera?

il suo sostegno al progetto, così come hanno fatto il Cantone Ticino (fondo Swisslos) e la Fondazione Gino e Gianna Macconi. Il Festival si propone di riportare all’attenzione del pubblico «di casa» artisti e interpreti che, seppur ticinesi, sono paradossalmente più noti all’estero che in patria, essendosi trasferiti per lavorare in orchestre e realtà artistiche di altri Paesi.

Esatto. Al Festival prendono parte quest’anno circa venticinque ospiti provenienti da tutto il mondo: si tratta perlopiù di musicisti collocabili in una fascia di età tra i 30 e i 50 anni, in quanto il nostro obiettivo era quello di promuovere le giovani generazioni. Naturalmente, nel fatto di «ritornare a casa» e

Quello della musica da camera è un universo molto particolare: si tratta, sia per il musicista che per il pubblico, di un’esperienza diversa da quella più consueta della sala da concerto, in quanto vi sono un contatto e una comunicazione più profondi tra artisti e pubblico. I concerti di musica da camera comprendono pochi musicisti e sono piuttosto brevi (intorno ai cinquanta minuti di durata), per cui alla fine del programma rimane del tempo per interagire con il pubblico – scambiare due chiacchiere, e condividere opinioni e sensazioni. Inoltre, a differenza di quanto accade con i concerti orchestrali veri e propri, nella preparazione ed esecuzione di un concerto da camera vi sono una grandissima condivisione e influenza reciproca tra i musicisti: si lavora a fondo sui dettagli e ognuno mette a disposizione molto di sé e del suo stile personale. Il pubblico ticinese ha mostrato di gradire una proposta tanto specifica, tanto

che le due scorse edizioni hanno davvero ottenuto un bel riscontro e una grande partecipazione, che speriamo si ripetano quest’anno. Tra le varie proposte del festival, ce n’è qualcuna in particolare che desidera segnalare ai nostri lettori?

Scegliere sarebbe molto difficile, perché, in realtà, ogni serata è completamente diversa dall’altra, e tutti i concerti sono davvero di alta qualità. Proprio per questo, offriamo la possibilità di effettuare un abbonamento del costo di 60 franchi, che permette di assistere a tutte le serate, così da fornire una panoramica il più possibile completa dell’evento. Si possono comunque segnalare il concerto di apertura, dedicato a Rossini, e la serata di chiusura, realizzata in collaborazione con il Festival Internazionale di Narrazione di Arzo, con il quale abbiamo concepito una messa in scena sulla vita di Mozart (Viva Mozart!), che unirà musica e racconto in uno spettacolo unico. Si potrebbe quindi dire che uno degli scopi di Ticino Doc è quello di rendere la musica classica accessibile a tutti?

Certo: ciò che tengo a sottolineare è che questo è un festival senza pregiudizi, aperto a tutti, e che, come tale, intende offrire le sue proposte a un pubblico il più ampio possibile, senza che nessuno si senta escluso; non mi interessa affatto ambire a inutili formalismi, o propugnare l’idea ormai datata che la musica da camera e quella sinfonica siano qualcosa di elitario, riservato ai conoscitori.

Wright), animata dallo stesso spirito di vendetta, e la giovane giornalista del «The Washington Herald», Zoe Barnes (Kate Mara), portatrice insana di incondizionato appoggio. Uno degli aspetti più interessanti di House of Cards è l’introduzione di uno stratagemma narrativo di grande efficacia. Frank guarda spesso negli occhi lo spettatore, lo prende per mano e lo accompagna nel suo mondo, dove tutto si è già compiuto, fornendogli non solo i suoi personali interessi, ma anche una serie di informazioni confidenziali sulle macchinazioni di palazzo. Fine della parte più promettente. Purtroppo la realtà degli ascolti non rende giustizia al capolavoro. A tirare le somme, si può certamente parlare di un magro bottino. L’esordio, il 9 aprile, ha ottenuto il risultato migliore: 146’000 spettatori complessivi, la metà di Game of Thrones, un quarto di Gomorra. L’ultimo episodio del 26 giugno ha semplicemente tenuto con 131’435 spettatori. Che la serie tocchi vertici di complessità difficili da eguagliare, proprio perché costituita dall’intrigo e non dall’azione, è un dato di fatto. Per questo House of Cards non è facile da seguire, nemmeno per lo spettatore esigente fedele come l’appassionato della serialità sofisticata. Ma la prima stagione è un gioiello e avrebbe meritato maggior fortuna.


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 18 agosto 2014 ¶ N. 34

24

Cultura e Spettacoli

Attori per un giorno

Sul set Quando il cinema entra in una quotidianità rimasta

immutata per anni, si assiste a un inevitabile stravolgimento Maria Bettetini Lei s’innamorò dell’Italia bella e analfabeta, lui della diva hollywoodiana. Era il 1950, Roberto Rossellini stava per imbarcarsi per Stromboli con Anna Magnani, la sua donna e la sua attrice, la protagonista del già celebrato Roma città aperta. Tra le carte spuntò una lettera ancora non aperta, arrivata da tempo: «Caro Signor Rossellini, ho visto i suoi film Roma città aperta e Paisà e li ho apprezzati moltissimo. Se ha bisogno di un’attrice svedese che parla inglese molto bene, che non ha dimenticato il suo tedesco, non si fa quasi capire in francese, e in italiano sa dire solo ‘ti amo’, sono pronta a venire in Italia per lavorare con lei». Firmato Ingrid Bergman, bionda, svedese, poliglotta, internazionale, l’opposto della verace Magnani. Sappiamo come andò: in un battito di ciglia Rossellini prese la bionda e lasciò la mora, Stromboli terra di Dio ebbe un’altra protagonista. La Magnani, dopo aver rovesciato una cofana di spaghetti sulla testa del farabutto, fece vela verso Vulcano dove girò l’omonimo film, che ebbe anche più successo di quello dei due ribaldi. Ma nessun successo avrebbe potuto guarirle il cuore. I testimoni di questa sorta di Cenerentola al contrario furono gli abitanti delle due Eolie, impegnati anche come attori e comparse in onore al Neorealismo già inventato e diffuso da quell’omino nemmeno bello che faceva battere il cuore delle due attrici. I rotocalchi ebbero di che scrivere, le isole si trasformarono in set

cinematografici e persero la verginità di una vita da secoli immutata, grama e lontana dal mondo, soprattutto dal bel mondo. Oggi sarebbe diverso, penseremmo. Le isole italiane sono diventate mete turistiche, i figli dei pescatori fanno l’università, le mogli gestiscono lucrosi bed&breakfast. La terra arida non è più costretta a produrre stentati frutti, come quando i contadini spostavano le pietre con le mani, per cercare quella terra benedetta ma scarsa. I turisti vogliono mangiare, dormire, andare in gita sui vulcani e nelle cale che frastagliano le coste. Tanta promiscuità avrà parificato le vite dei milanesi e degli isolani. Questo avrà pensato la troupe guidata da Rolando Colla, che a maggio e a giugno ha scelto un’altra bella isoletta, né Vulcano né Stromboli, per girare la maggior parte delle scene del lungometraggio Seven Days. Non ne sapevo nulla, quando a luglio sono sbarcata da turista recidiva. Ma sono stata subito erudita: al porto ci ha accolto la signora Maria, che da sempre ci affitta le due stanzette cui siamo così affezionati. Racconta che Pietro è diventato attore. Sarà una battuta. Due passi e incontriamo Pietro. È sempre stato un pescatore distinto, ma ora indossa una camicia al posto delle canottiere o magliette sderenate di ordinanza. I bermuda sono con la riga, l’orologio al polso destro, la barba ben rasata. «Ho fatto il prete». Come come? Sì, ha interpretato un prete che officia un funerale, grazie anche alla sua esperienza di sagrestano

dell’unica chiesetta dell’isola (quando il mare permette al prete, quello vero, di raggiungerla dalla terraferma). «Sono stato così bravo che mi hanno chiesto se ero un vero prete». Attenzione, non «se avevo già recitato» o «studiato recitazione», ma se ero un prete. Pietro non poteva interpretare qualunque ruolo, l’idea di finzione fine a se stessa è lontana dalla mente sua e dei suoi. Pietro poteva fare il pescatore o il prete, perché questo sa fare, serviva l’officiante di un funerale, ha fatto il prete. La sera lo ritroviamo, un po’ in disparte, appoggiato a un muro con la gamba piegata dell’uomo che sa il fatto suo. Nei giorni successivi lo vediamo sempre con impeccabili camicie, una volta era a torso nudo, come gli altri, ma per salutare me, una femmina, si è rivestito subito. I paesani lo rispettano un po’ di più, come protagonista dell’evento che li ha colpiti e cambiati. Non solo perché i giorni del film sono evocati di continuo per le viuzze di solito silenti di omertà. Non solo per i racconti della vita della troupe (che nella ricostruzione popolare è detta provenire dalla Francia, dalla Svizzera o perfino dalla Svezia, inconsapevole citazione), ma anche perché gli indigeni si lamentano, secondo lo stile locale del dire una cosa per intenderne un’altra. Si lagnano della folla, del fastidio, dell’invasione: una volta mi hanno impedito di andare al faraglione coi bambini, mi hanno chiesto di far volare più gabbiani e come potevo fare, cose così. Tacciono invece su un altro aspetto, la piccola rivoluzione che appare

Anna Magnani con il regista William Dieterle sul set di Vulcano (1949). (Keystone)

chiaramente dall’esterno. Il negozio di alimentari vende anche parei, cappelli, costumi e da quest’anno fa orario continuato. I bar e il ristorante annunciano la novità dei «pranzi veloci», ovvero del fast food. Di rapido non hanno nulla, ma sono meno abbondanti e meno costosi delle numerose portate che da quelle parti compongono un normale pranzo. Si è spezzato il monopolio delle gite in barca, sono apparsi cartelli artigianali con un nome e un numero di telefono, tariffe più basse. Molti si sono poi accorti che se la loro stanzetta vuota ha potuto ospitare un cameraman, potrà ben servire anche per una coppia di turisti. Due mesi di convivenza con «continentali» hanno risvegliato il mercato dell’isola, con idee innovative e concorrenziali. Tutto qui? No, c’è un altro aspetto,

che riguarda ancora una volta Pietro, il pescatore sagrestano e prete per finta, la star. La sua casa ora ha una parete intera di foto di scena, sul televisore una cornicetta argentea contiene un mezzo busto del «prete» che benedice la folla. Da un cassetto estrae le stampe in molteplice copia delle stesse foto, pronte per essere donate e autografate, forse. Per ora a noi ha dato i file, tramite una chiavetta, forse per discrezione, forse perché le stampe costano, anche ai tempi di internet. Quando gli facciamo i complimenti per un suo ritratto in barca, l’isola sullo sfondo, dice che quello non è lui, ma il fratello gemello. Ci casco subito: non l’ho mai conosciuto, dov’è? È qui, risponde con un mezzo sorriso. La scissione è totale, quello che pesca è «l’altro». Lui ormai si sente e si sentirà per sempre «l’attore che ha fatto il prete». Annuncio pubblicitario

BUONE COME FATTE IN CASA. L ATA INSA T TA R E S E P L A R ICE E SA L O AL O N D DI Z IO N S EC A R T

3.90 invece di 4.90 Tutte le sauce Tradition con 20% di riduzione, per es. Française aux herbes, 450 ml

Le salse «Tradition» sono preparate con pregiati ingredienti appositamente selezionati e ti stupiranno grazie al loro autentico sapore tradizionale. Prodotti pronti che non hanno nulla da invidiare ai prodotti fatti in casa. OFFERTA VALIDA SOLO DAL 19.8 AL 25.8.2014, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 18 agosto 2014 ¶ N. 34

25

Cultura e Spettacoli

Dietro il proiettore Pardo Al Festival di Locarno ci sono moltissimi tecnici che lavorano dietro gli schermi; noi andiamo a fare visita

a quelli che si occupano di proiettare i film Sara Rossi; foto Stefano Spinelli L’uomo nell’ombra è quello che fa luce. Se ne sta nella sua stanza, in fondo alla sala da cinema, da solo; lontano dai riflettori: è lui il riflettore e gli piace così. I proiezionisti sono uomini discreti, non cercano la folla, sono artigiani. Amano la pellicola, il suo rumore, la sua fragilità e la sua potenza. Ci accolgono nei loro loculi scuri, sono sorridenti e contenti di parlare; ma poi, quando devono far partire il film, ci congedano con gentilezza e si vede che tornano volentieri al loro lavoro concentrato, appartato, taciturno. Il papà di Jean-Michel era proiezionista pure lui, così da bambino un giorno lo ha portato con sé a vedere Robin Hood dalla cabina di proiezione. Poi ogni anno, per Natale, prendeva il figlio al lavoro e insieme vedevano il nuovo cartone animato di Walt Disney. Jean-Michel guardava un po’ il film e un po’ suo papà. Dice che è stato così che gli è preso il virus del proiezionista. Adesso, quando gli chiedi se ama il cinema, guarda una pellicola, ne sbobina un pezzo e ti dice: «Sì, questo cinema sì. Questo che vedi a fotogrammi, lui sì che mi emoziona! Guarda qui gli attori, qui sopra c’è l’immagine e anche il suono, è una cosa viva!»

«Questo cinema che vedi a fotogrammi, lui sì che mi emoziona! Qui c’è l’immagine e anche il suono, è una cosa viva!» La bobina si può rovinare, bisogna conservarla a temperatura e tasso di umidità costante, quella che Jean-Michel ha appena proiettato nella vecchia sala da cinema del Rex era stata stoccata malissimo, di certo non in una cineteca: aveva preso l’umido e si era ondulata, così lui ha dovuto schiacciarla con le mani mentre girava perché non andasse fuori fuoco sullo schermo. È stata una fatica, non gli era mai successa una cosa così. Anche Pascal è francese, come Jean-Michel, anche a lui piace il lato fisico, manuale di questo lavoro; un po’ meno quello informatico del digitale che ormai ha preso piede ovun-

L’altra Sala.

que. Entrambi lavorano a Cannes e a Locarno e il resto del tempo in un piccolo cinema, dove si usano ancora i vecchi sistemi di proiezione, con la doppia cabina, gli apparecchi pieni di rotelle come quelli di un ottico, dove si infilano le «pizze» le cui strisce di film girano e passano attraverso rocchetti come il filo in una macchina da cucire. Qui si vede il meccanismo; nei proiettori digitali no, non vedi attraverso il loro funzionamento. «Se ti piace l’informatica, bene», dice Pascal; «se no i miei colleghi sono andati in pensione o hanno cambiato mestiere». È successo come agli stampatori: da artigiani che si sporcavano le mani di inchiostro a poligrafi del mondo virtuale. Ogni giorno con i colleghi parlano di questi cambiamenti, del fatto che tra un po’ nelle sale da cinema non ci sarà nemmeno più un proiezionista, ma il film arriverà da qualche scatola computerizzata attaccata al soffitto e servirà solo qualcuno che schiacci play. Ma i giovani che si avvicinano a questo mestiere ci sono e per fortuna non si

può ancora fare a meno di loro, nemmeno con il digitale. Pietro è al Festival del Film Locarno da trent’anni ormai. È il più timido di tutti, pallido, un po’ curvo. Il più sorridente. Si autodefinisce il protettore dei proiettori. Ci mostra quello che in gergo viene chiamata la «tomba dei proiezionisti»: il proiettore 16 millimetri. «Ne ho visti cadere su questa macchina! Ho visto persone impacciate, prive della manualità fine che ci vuole per maneggiare questo apparecchio molto più minuto di quello per pellicole da 35 millimetri...». Pietro ama stare solo, isolato nelle sue quattro mura, ci fa vedere le mani, dice: Non sono nemmeno sposato! È un uomo nell’ombra che ci regala un film. La sua sala di proiezione è una scatola nera, in cui all’inizio non c’è niente. E poi da lì, parte un fascio di luce, l’inganno su un lenzuolo, come lo chiamavano i primi spettatori dei cinematografi all’aperto, e la gente comincia a sognare. Il proiezionista sta facendo il suo lavoro.

FEVI.

Kursaal.

La Sala.

Cinema Ex-Rex.


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 18 agosto 2014 ¶ N. 34

26

Cultura e Spettacoli

La meschinità della provincia Festival del film Locarno 2014 a tre giorni dal termine, ma ormai senza Polanski

Fabio Fumagalli Ferragosto detta legge anche ai settimanali: stendere un bilancio del Festival di Locarno 2014 a quattro giorni dal termine sarebbe poco onesto. Gli otto giorni trascorsi di questa sessantasettesima edizione permettono però più di una riflessione. Specie se, al momento in cui scrivo, mi giunge la notizia che uno dei più grandi cineasti che il nostro festival abbia mai avuto l’insperata fortuna di ospitare, è stato costretto a rinunciare alla visita «per aver constatato che la mia apparizione a Locarno avrebbe provocato tensioni e controversie». Mi ero imposto di non intervenire in alcun modo sulla manipolazione in atto da settimane in Ticino del nome di Roman Polanski e di una problematica sulla quale, nel mondo intero, tutti gli interessati di buona volontà, oltre che di livello intellettuale e morale elevato, hanno disquisito, risolvendola da tempo. Soprattutto, mi ero giurato di non alimentare in alcuna maniera il modo ignorante e provinciale, strumentale e finalizzato a personalismi meschini con il quale è stato infiltrato da una parte della Svizzera Italiana che ancora in questo momento spero minoritaria. Se così non fosse, non potrei che rinunciare ad esprimermi; poiché non potrei che giungere a una conclusione che non mi è nuova. E che ho ritrovato con sollievo in una lucidissima lettera al «Corriere del Ticino» di lunedì 11 agosto che vi invito a leggere: se i limiti di spazio (culturali, morali, economici) del Ticino non sono più in grado di garantire una statura internazionale al Festival di Locarno in un mondo divenuto sempre più trasparente e coinvolgente, è meglio allora che questo finisca per chiudere. La pagliacciata Polanski, dopo quelle già meschine sul pentitismo o su un insulso pornofilm passato inosservato alla una del mattino è la goccia, sempre più ricorrente, che arrischia di far traboccare un vaso alimentato da interessi che sempre meno hanno a che fare con le ragioni

Roman Polanski a Zurigo, dove nel 2011 si riuscì a consegnargli un premio alla carriera senza eccessive polemiche. (Keystone)

che hanno visto nascere e durare per 67 anni, quasi unico al mondo, un incontro infinitamente prezioso. Fatto talvolta in discrezione, ma sempre in libertà e intelligenza, in ricerca e scoperta. Tutto questo non succede però a caso. Esistono, e sono sempre meglio distinguibili, due Festival di Locarno. Il primo, prosegue come meglio non potrebbe una sua marcia altisonante, particolarmente in un periodo incerto come l’attuale. Condotto con mano determinata da Marco Solari, l’apparato logistico della manifestazione funziona con un’efficienza e un tono che qualsiasi frequentatore dei maggiori festival mondiali vi confermerà essere di assoluta rarità. Per la qualità dell’informazione prima e durante la rassegna, l’accoglienza sempre cortese, la gestione professionale di una folla a tratti travolgente, la puntualità

nel rispetto degli orari, la ricerca di una convivialità all’interno di queste prerogative. Esiste però un secondo Festival locarnese: e questo ingrigisce, malgrado gli sforzi dei vari direttori che si sono succeduti dal 2000 in poi, con una frequenza sospetta sulla quale era forse il caso d’interrogarsi. È una schizofrenia crescente. Fra un festival trionfalistico e visto soltanto in tal modo da un’ottica locale; e un altro, più specificamente cinematografico, anche coraggioso ma logorato da una concorrenza mondiale sempre più agguerrita e incombente. Al quale la disistima, per non dire il ridicolo provocato dalla rinuncia all’avvenimento internazionalmente più atteso di questa edizione avrà tolto ulteriormente quel poco di potere di contrattazione che aveva ancora a disposizione. La squallida conclusione alla qua-

le il festival è stato costretto, la sua indignata ma in definitiva rassegnata accettazione non è però avvenuta soltanto in conseguenza della pressione rozza di un calcolo interessato, da parte di qualcuno che ha subito raffinato il dibattito sulla presenza di «un pedofilo impunito, che fa vita da nababbo fra yacht e ville». Mentre è legittimo preoccuparsi di quale sarà la farsa che ci aspetta fra un anno (islam, pornografia, immigrazione, omosessualità, la scelta non manca), sarà pure utile domandarci se queste farneticazioni non abbiano trovato così facilmente un varco anche per lo squilibrio creatosi fra i due festival. Uno squilibrio che ha finito per minare l’anima che teneva in vita una manifestazione settantenne, la prima a rivelare al mondo universi «proibiti» come lo erano allora il cinema dell’Est europeo o della Russia, quello della contestazione ses-

santottina e della Nouvelle Vague o di un Estremo Oriente ancora avvolto nelle nebbie dei totalitarismi. Un luogo di rifugio per i creatori da ogni forma di pressione. Uno spazio che, come scrive «Le Temps», ha sempre lottato contro i nemici della libertà, i sedicenti difensori della morale, incapaci di elevazione e di perdono. Ora, si tratta di attenuare almeno in parte i sintomi crescenti di questa schizofrenia. Che ha tolto ogni reattività alla platea, ormai prigioniera di un’immagine dal conformismo autosoddisfatto e fortemente mediatizzato. Mai, 20 anni fa, la piazza locarnese avrebbe reagito alla faccenda Polanski con la medesima rassegnata, beata indifferenza con la quale accoglie ormai ogni fine di proiezione. Si sarebbe divisa fra acclamazioni e fischi, ma avrebbe espresso le reazioni di un’anima che costituiva la forza di Locarno. Platea, a Locarno, significa innanzitutto Piazza. Simbolo da sempre d’incontro, di discussione, di approvazione o protesta. E ora ammutolita e sterile nei confronti di temi ovviamente consensuali; ma sempre meno proficui a una riflessione squisitamente «cinematografica»; che dovrebbe pur sempre costituire la ragione prima di ogni festival. Opere dignitose e dimenticabili, che rispondono a una filosofia introdotta quasi di soppiatto, quella delle pellicole «che vadano bene per ogni genere di spettatore». Filosofia che ha abbassato progressivamente le esigenze del pubblico, ne ha corroso la curiosità, banalizzato lo spirito critico. Se non vogliamo che altre faccende Polanski ci ridicolizzino appena fuori dalla nostra finestra, se non vogliamo ridurre gli spazi più originali che possediamo a sfilate d’invitati maldestramente esibiti e che poco hanno di che preoccuparsi della difesa di un cinema o di un festival, è da quello spazio così esposto mediaticamente che qualcosa deve muoversi. Qualche idea ci sarebbe; già fra una settimana, quando inizieremo a parlare di cinema.

Una selezione naturale Musica Oltre ai grandi nomi dell’hip hop ad attirare migliaia di giovani al festival Kemp

di Hradec Králové vi è soprattutto un’atmosfera fuori del comune Big Bang Family È mattina presto e come da cinque anni a questa parte ci dirigiamo verso l’aeroporto di Milano Malpensa dove investiamo tutto il nostro anticipo per far colazione, tant’è che dobbiamo correre al gate, un’occhiata al tabellone, direzione Praga. Arrivati in Repubblica Ceca adoc-

chiamo il bus che ci porta alla stazione centrale, un’ora e trenta di treno per arrivare a Hradec Králové e altri quindici minuti di bus per raggiungere il Festivalpark, dove avrà luogo l’Hip Hop Kemp Festival. Sperduto nel niente, ricavato da un ex-aeroporto militare, l’Hip Hop Kemp è l’appuntamento che raduna oltre 30’000 amanti dell’hip hop ogni anno. Un misto di passione,

Il musicista statunitense CeeLo Green quest’anno durante un’esibizione a Toronto. (Keystone)

cultura e divertimento in un’atmosfera davvero unica. In fondo è di questo che si tratta: di atmosfera. Rispetto ad altri festival, anche a quelli più grandi, non ha nulla da invidiare; l’accurata selezione degli artisti, principalmente underground, favorisce la concentrazione delle «vere teste», dei veri warriors, quelli che danno poco peso ai tormentoni estivi e che sotto al palco sono pronti a cantare quei classici che ogni volta ti cambiano la giornata come Worst comes worst dei Dilated Peoples, pionieri dell’underground di LA, tra i più attesi di quest’anno. Nelle sue edizioni precedenti questo festival ha ospitato grossi nomi come Big Daddy Kane, De La Soul, Method Man e Redman, Ill Bill, Vinnie Paz, Pharoahe Monch, Looptroop Rockers, Mos Def, i Dilated Peoples, Boot Camp, Tony Touch, Freddie Gibbs e Madlib, Kendrik Lamar, M.O.P, Snowgoons, Hocus Pocus, R.A. the Rugged Man, Hi Tek e Talib Kweli, Large Professor, Masta Ace, Diamond D e tanti altri. Un appuntamento fisso da consigliare a tutti gli appassionati, in particolar modo ai Mc’s (Master of Ceremonies) che possono spiare, rubare e capire come si sta sul palco: più che una vacanza dunque un momento d’aggre-

gazione e di apprendimento in una cornice unica. Contemplata e venerata è l’atmosfera, vera padrona di casa a Hradec Králové. Immaginate di avere le vostre canzoni preferite, anche se alcune non le conoscevate prima del Kemp, come sottofondo per tre giorni: in tenda, al bar, nel viale della gastronomia, nel prato delle bancarelle, negli hangar e live on stage. Proprio così, l’Hip Hop Kemp non è «solo» musica dal vivo è un villaggio turistico che si diletta tra giochi individuali e di gruppo come la battaglia dei pomodori, hangar con disc jockeys e spettacoli all’aperto, come l’esibizione di motocross del 2013 o il tour in elicottero, campi da basket e spazi dedicati alla breakdance, muri per il writing e capannoni adibiti alle «sfide» in cui beatmakers e freestyler possono «darsi battaglia» negli spazi open mic. Perfino parlare di distesa di bancarelle sarebbe riduttivo, poiché in realtà si tratta di veri e propri negozi camuffati ad arte con un vastissimo assortimento di vinili, cd, vestiti, gadget (nonché oggettistica per il campeggio). Ogni anno si «piange» per ciò che si lascia e si gioisce per ciò che si compra, la dura legge dei 20 chilogrammi di

bagaglio costringe ad una sorta di «selezione naturale» tra gli acquisti. L’esistenza dell’Hip Hop Kemp si scopre un poco per caso, soprattutto (e come poteva essere altrimenti, in un’era come quella in cui viviamo?) grazie a facebook e ad un ragazzo italiano che si chiama Paolo del Kemp, vero e proprio punto di riferimento a Praga per l’Italia e per chiunque parli italiano. Sempre disponibile e attivo riesce a portare ogni anno un po’ della nostra cultura in Repubblica Ceca, da Clementino a dj T-Robb, dai nostri Metrostars a Esa aka El Presidente, oltre ad Alien Dee e a tanti altri. Questa edizione ha messo in cartellone E-Green accompagnato da Dj 2P, i DSA Commando e Soul Boy aka Soullee B. L’appuntamento è dal 21 al 23 agosto, ma il campeggio apre il 20 con i primi concerti e i primi ospiti. Alla luce del ricco programma previsto per l’edizione di quest’anno consigliamo uno sguardo ai last minute, e se vi abbiamo spaventato con la storia dello «spazio in valigia», si risolve tutto. È vero che bisogna fare delle scelte, ma ad esempio noi sono tre anni che lasciamo la nostra tenda a Praga: o lei o i dischi, «selezione naturale». Tutte le informazioni si trovano su www.hiphopkemp.it


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 18 agosto 2014 ¶ N. 34

27

Cultura e Spettacoli Rubriche

In fin della fiera di Bruno Gambarotta Una vita in superficie Piero Manni e sua moglie Anna Grazia D’Oria hanno dato vita, giusto trenta anni or sono, a una piccola e coraggiosa casa editrice a San Cesario di Lecce. La sua tenuta nel corso di questi anni è quasi miracolosa poiché, nella scelta dei titoli e degli autori, non hanno mai derogato a quella che negli anni Trenta del secolo scorso Carlo Bo definiva «la religione delle lettere». Manni editore pubblica anche una rivista bimestrale di letteratura, «L’immaginazione», giunta al numero 282, diretta da Anna Grazia D’Oria che vanta tra i suoi collaboratori prestigiosi esponenti della cultura umanistica. Anche questo è un altro piccolo miracolo. Pochi mesi dopo aver rivisto i signori Manni al Salone del Libro di Torino, mi è arrivata da loro una proposta di collaborazione che mi ha gettato nel panico. Cito dalla lettera del 30 giugno firmata Piero Manni: «Le scrivo per sottoporle un’idea che da tempo circola in casa editrice: un libro sulla sessualità degli anziani». Dopo un’accurata e lucida disamina dello stato dell’arte, conclude:

«Ci piacerebbe pubblicare un libro che tratta la questione dal punto di vista del buon senso, in maniera brillante, magari anche discretamente ed elegantemente autobiografica». Il mio è stato un doloroso «no, grazie», che, dovendolo motivare di fronte a un’offerta così lusinghiera, mi ha costretto a compiere un’esame di coscienza. La stilettata mi è arrivata da quell’aggettivo, «autobiografica»: mai e poi mai, neanche sotto tortura, sono disposto a raccontare qualcosa di me, figuriamoci poi sul terreno minato della sessualità. Sono riuscito nell’impresa di galleggiare per 77 anni sulla superficie e ai margini della vita; niente e nessuno riuscirà a farmi scendere nell’oscurità del sottosuolo. Anch’io, come Thomas Hobbes, posso vantarmi affermando che la paura è stata il sentimento dominante della mia vita (veramente Hobbes disse l’unico). Ho messo al mondo tre figli, per averne sempre almeno uno disposto a scendere con me in cantina a prendere il vino e quando anche l’ultimo è andato via di casa sono diventato

cinque minuti per non offendere i famigliari che vogliono brindare con me; ho lavorato più di trent’anni alla Rai senza mai fare un giorno di assenza per malattia. Scrittore io? Al Festival della Letteratura di Mantova condurrò un incontro pubblico con lo scrittore svedese Per Olov Enquist, in occasione dell’uscita presso Iperborea del suo ultimo romanzo, Il libro delle parabole; lo sto leggendo in bozze, è bellissimo. Per prepararmi ho anche letto la sua autobiografia intitolata Un’altra vita. Per Olov Enquist ha 80 anni, tre più di me. Si è sempre fatto trovare nei posti dove si faceva la Storia; un esempio fra tanti, era a Monaco per le Olimpiadi quando i terroristi sequestrarono gli atleti israeliani. Bene: nel mese di agosto del 1961 avevo deciso di usare le mie ferie per fare un viaggio in totale solitudine nella Germania Occidentale. Una sera, a Stoccarda, ho trovato in un’edicola un’ultima copia del «Giorno» di Milano. A caratteri cubitali dava la notizia dell’inizio della costruzione del muro di Berlino. Un’ottima occasione

per potermi vantare negli anni futuri di essermi trovato nel ventre della Storia; ho preso il primo treno e ho proseguito le vacanze al di là del Reno, in Alsazia. Ogni tanto mi fanno incontrare una classe di studenti; qualcuno mi domanda quando ho deciso che da grande avrei cercato di diventare uno scrittore. È successo durante gli anni delle medie inferiori; andavo bene in italiano in quanto lettore compulsivo; in compenso ero una frana in tutte le attività che impegnavano i miei compagni, non solo nello sport, ma anche nei giochi da tavolo, avevo sempre la testa altrove. Poi un giorno la mia professoressa di italiano si è rifiutata di dare un voto al mio tema sostenendo che l’avevo copiato, anche se non avrebbe saputo indicare da quale autore. Ho protestato la mia innocenza e lei ha ribadito la sua opinione con questo argomento: è impossibile che un ragazzino della tua età scriva così bene e sia capace di articolare pensieri così complessi. Se mai avessi nutrito un dubbio sulla mia vocazione, quel giorno scomparve.

cardinali: Borea (da Nord), Euro (da Est), Noto (da Sud) e Zefiro (da Ovest). I venti (anemoi) erano divinità, da tenersi buone quasi quanto il dio del mare, quel Poseidone che non sopportava Ulisse e infatti gliene combinò di tutti i colori. I venti erano fondamentali anche per chi non navigava: ancora prima del riferimento alla Stella Polare per trovare il Nord nel nostro emisfero, ci si serviva delle caratteristiche del vento per capire da dove spirasse e dunque dedurre la propria posizione rispetto ai punti cardinali. Nel nostro piccolo di cittadini, perfino noi sappiamo riconoscere il freddo tagliente della Tramontana (chiedete della Bora ai triestini) e il caldo secco o umido, a seconda della provenienza da terra o da mare, dello Scirocco, che costringe i Siciliani a chiudere le finestre in agosto e i turisti a sentirsi venir meno

per quell’alito bollente, che scompiglia i capelli e i pensieri con la violenza di una bufera e il calore di un phon (fon? Insomma asciugacapelli) acceso. Sì, nel deserto africano soffia il caldo e secco Föhn, ma non credo che il riferimento sia allo strumento elettrico con cui cerchiamo di concludere rapidamente un lavaggio di testa casalingo, casomai il contrario. I nomi dei venti greci, per tornare alla rosa dei venti classica, sono di etimologia incerta ma interessante: Borea da boros, variante di oros (montagne), oppure da boros come aggettivo, vorace, oppure ancora da boes, boato. Insomma, guardarsi dal vento che viene dalle montagne, è cattivo e assai rumoroso. Aspettarsi piogge da Noto, perché notios significa umido, godere della luce da cui proviene Euro (da eos, splendore) e riposare nel buio (zophos) di Zefiro. I nomi

poi cambiarono, dalla Libia venne il Libeccio, dalla Siria lo Scirocco. Nel XIV secolo Abraham Cresques miniò un magnifico «portolano» (manuale di navigazione legato a una precisa area geografica), oggi alla Biblioteca Nazionale di Parigi, con la rosa dei venti divenuta tradizionale per l’Europa. Un’apertura almeno al continente? No, perché, lo sappiamo, i venti poi assumono nomi e nomignoli locali: Ponentino, Bora, Garbino, per dire i più famosi in lingua italiana. Questa volta però non è provincialismo, è che se devono servire a orientarsi per tornare a casa, i venti è meglio che abbiano nomi famigliari, sarà così più facile chiamarli, insultarli, sentirne il profumo o il gelo, per capire come tornare a casa, qualunque luogo si intenda per quella casa, dove si vuole vivere e morire.

agli altri. Un bel saggio di Sara Sullam si sofferma sui romanzi di Emmanuel Carrère per mostrare come un narratore ipertroficamente presente nelle sue opere riesca a produrre uno straniamento immaginativo, a illuminare le contraddizioni del mondo incrociando a carte scoperte la propria vita con quella dei suoi personaggi. Esattamente il contrario di quel che accade con Roberto Saviano, divenuto «un caso estremo di egotismo letterario» (il contributo è di Alessandro Dal Lago): l’esempio più clamoroso di eroe-scrittore del secondo dopoguerra. La vicenda straordinaria dell’autore di Gomorra, il successo del suo esordio, le minacce della camorra e il sostegno pubblico espresso da intellettuali del calibro di Salman Rushdie e Umberto Eco, la promozione a star televisiva di prima serata, l’adozione a commentatore per «la Repubblica» e per «L’Espresso», il suo improvviso assurgere a scrittore perseguitato di altissima statura morale che non esita a identificarsi con Salomov, Rushdie, Politovskaia. «Un aspetto caratteristico dello stile del Saviano moralista onnisciente

– scrive Dal Lago – è la personalizzazione dei temi – nel senso della messinscena di un conflitto tra le brutture e le infamie di cui si occupa volta per volta e se stesso, cioè Roberto Saviano, nel momento in cui le denuncia». La sua abilità (e l’abilità di chi ne ha fatto un profeta) è nell’aver creato una «relazione affettiva» tra il pulpito da cui si esprime e i fedeli che lo ascoltano, a tutto vantaggio del personaggio pubblico e a discapito dello scrittore, «così assorbito dalla propria leggenda da non distinguere mai tra un insulto e una critica, da non concepire nemmeno che la sua visione del mondo non sia condivisa da tutti». Egotismo può essere una campana di vetro in cui sei costretto al soliloquio e da cui non riesci a venir fuori. Che l’Io sia diventata la merce più ambita è un dato di fatto: basti guardare al leaderismo nella politica, al protagonismo che affligge il mondo giornalistico, all’esibizionismo nei blog, all’esondazione del selfie. I sociologi della comunicazione hanno coniato il neologismo «omofilia» per definire il comportamento, prevalente nell’uso di Internet

e in particolare dei social network, che induce il fruitore a selezionare le sue ricerche e le sue frequentazioni sulla base di una identificazione con il simile. Scrive Giovanni Bocca Artieri in Stati di connessione (un libro del 2012): «tendiamo a incontrare contenuti incapaci di produrre differenze rispetto al nostro modo di pensare, meccanismo dovuto sia a come operiamo le connessioni in rete che al modo di ricercare informazioni». È la somiglianza a generare connessioni: per questo alla sorpresa si reagisce con accessi d’ira e con attacchi di livore. L’antagonismo viene accuratamente evitato in nome di un superiore anelito alla condivisione e a un reciproco e rassicurante riconoscimento, di scambi illusori che, consapevolmente o no, favoriscono il consenso, il conformismo e l’omologazione. (Ho passato due settimane al mare e per due settimane ho visto una coppia di sorelle adolescenti (tedesche?) sedute all’ombra su una sedia a sdraio, concentrate, dal mattino alla sera, sui loro telefonini e sull’ipad. Non le ho mai sentite scambiarsi una parola).

astemio. Ma allora, se sono sempre stato ostinatamente aggrappato alla superficie delle cose, che razza di scrittore sono? Ho sempre pensato che scrittore vero è quell’impavido che ha il coraggio di affacciarsi sull’orlo dell’abisso correndo il rischio di caderci dentro; non a caso è la categoria che conta tra i suoi membri il maggior numero di suicidi, senza contare le vite bruciate dall’alcol, dalla droga e dalla disperata dissipazione del proprio talento. Io scrittore? Ma quando mai? Sto per pubblicare il quinto romanzo da Garzanti, l’editore di Gadda, Pasolini, Fenoglio, Mario Luzi, Goffredo Parise, perciò, sulla carta, niente da dire. Però, nel mio foro interiore, so di usurpare quel titolo. Non ho mai perso un treno o un aereo, andando in stazione o in aeroporto un’ora prima della partenza; l’Automobil Club mi ha conferito l’ambito titolo di «Gentleman Driver» che spetta a chi guida da più di cinquanta anni senza un incidente; alle 22 e 30 crollo addormentato; a Capodanno faccio un eccezione, mi corico a mezzanotte e

Postille filosofiche di Maria Bettetini Vento, portami a casa “Né più mai toccherò le sacre sponde / ove il mio corpo fanciulletto giacque, / Zacinto mia, che te specchi ne l’onde / del greco mar, da cui vergine nacque / Venere, e fea quelle isole feconde / col suo primo sorriso”. Zacinto, o Zante, è una piccola isola greca nel mar Ionio. Il sonetto di Ugo Foscolo A Zacinto l’ha resa grande e famosa, ma anche prima del dolore del poeta per la patria ceduta da Napoleone agli Austriaci nel 1796, anche prima dell’invasione turistica degli ultimi decenni (avete dato un’occhiata alla spiaggia detta del Relitto o Navagio? È la più fotografata di Grecia e d’Europa), anche prima Zacinto era importante. La Repubblica di Venezia infatti l’aveva considerata centro della rosa dei venti, quindi punto di riferimento per l’orientamento nella navigazione. Ma come, i punti cardinali e i loro venti possono cambiare

centro? Sorge spontanea la domanda nel lettore poco uso alla navigazione oceanica e soprattutto serenamente convinto di essere al centro del mondo, lui e la sua Europa occidentale. Invece bisogna arrendersi, se i punti cardinali hanno comunque un riferimento nell’alba e nel tramonto, nel polo sud e nel polo nord, l’inclinazione dei venti dipende da ciò che si considera geograficamente centrale. Così, la rosa dei venti, quella armonica stella con quattro, oppure otto, o sedici o trentadue punte, può essere posizionata su Zante, come volle la Serenissima, oppure su Malta, come fu in origine. Quella cui noi, Europa, facciamo riferimento, ha il suo centro nel mar Egeo. È giusto questo omaggio alla cultura greca, per quanto ne sappiamo Omero fu il primo a nominare i quattro venti corrispondenti ai quattro punti

Voti d’aria di Paolo Di Stefano Prigionieri dell’io Uno dei caratteri più evidenti della contemporaneità è l’egolatria, il narcisismo o solipsismo che dir si voglia: il fenomeno è visibile nei comportamenti, nella comunicazione, nelle manifestazioni sociali come in quelle artistiche e culturali. Per questo giunge più che mai opportuno il nuovo numero della rivista «il verri» (5½), periodico letterario ormai storico fondato nel 1956 da Luciano Anceschi, il padre della neoavanguardia italiana che sin dagli inizi ebbe tra i suoi collaboratori giovani intellettuali quali Nanni Balestrini, Antonio Porta e Giuseppe Pontiggia. L’ultimo numero è dedicato, appunto, agli «eccessi dell’io» ed è centrato in particolare sulla narrativa italiana recente con saggi notevoli. «L’autore è l’eroe» è il titolo del contributo introduttivo, del critico Daniele Giglioli, che passa in rassegna alcuni romanzi (di Christian Raimo, Alessandro Mari, Davide Orecchio, Giorgio Falco…) in cui si manifesta una perfetta osmosi tra la prospettiva dello scrittore e quella dei suoi personaggi, che «pensano tutti con la lingua e l’immaginazione dell’autore». Non

c’è spazio per l’alterità, per il conflitto. C’è, nei casi migliori (e gli scrittori citati lo sono, secondo Giglioli), un’ottima gestione del pensiero autoriale fino a farlo diventare invasivo e onnipotente. Il risultato è che «non generano antagonisti linguistici, stilistici, ideologici che aggirino, che relativizzino, che rendano creativamente problematica la signoria della loro coscienza». Non escono da sé. Sono sostanzialmente prigionieri di se stessi come se scrivessero davanti a uno specchio. La «confidenza aproblematica» non è solo quella interna all’opera letteraria, ma è una dinamica che si estende al rapporto tra i libri (di successo) e il loro pubblico, un rapporto fondato sulla negazione dello scarto, del conflitto, dell’inquietudine, della differenza. Nel secondo saggio, Mariarosa Bricchi illustra un caso opposto, evidenziando come, dietro il protagonismo esibito da Aldo Busi nel suo ultimo romanzo El especialista de Barcelona, si nasconda in realtà un io debole, essenzialmente «stilistico», dunque polemico, antagonista a se stesso ed estremamente aperto



Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 18 agosto 2014 ¶ N. 34

29

Idee e acquisti per la settimana

shopping Scopri come si produce la Farina Bianca Nostrana Porte aperte Il Mulino di Maroggia trasforma il frumento tenero dei campi ticinesi in farina

da panificazione. Ora c’è la possibilità di visitare questa dinamica realtà molitoria locale grazie a due giornate di porte aperte riservate ai lettori di Azione proteici elevati – parificabile a quella in uso presso professionisti quali panettieri, pasticceri, cuochi, ecc.». Alessandro Fontana, responsabile della produzione presso il Mulino Maroggia, non nasconde una punta d’orgoglio quando parla della «sua» farina. Il Mulino Maroggia è un’azienda di famiglia attiva sin dal 1888 e oggi, con Luigi Fontana in

qualità di direttore e il figlio Alessandro a capo della produzione, si è alla terza, rispettivamente quarta generazione di gestione famigliare. «Oggi – continua Alessandro – sebbene la professione del mugnaio sia impregnata di tecnologia e scienza, diverse fasi della lavorazione richiedono ancora molta artigianalità al fine di offrire ai consumatori la massima qualità possibile. L’appassionante sfida sta nel «lavorare» con la natura e i suoi cicli garantendo però sempre un prodotto costante ai nostri clienti».

Sei curioso di scoprire come si produce la pregiata Farina Bianca Nostrana? Al-

lora corri ad iscriverti alle due giornate di porte aperte (vedi box).

Iscrizioni alle porte aperte Date: mercoledì 10 settembre alle ore 15.00 e giovedì 11 settembre alle ore 19.00. (10 persone per data) Durata: ca. 1,5 ore Ritrovo: direttamente al Mulino di Maroggia

Gli interessati possono iscriversi telefonando al numero 091 840 12 61, martedì 19 agosto, tra le ore 10.30 e 11.30. Al termine della visita ogni partecipante riceverà un simpatico omaggio offerto dal Mulino di Maroggia.

I love TI Nostrani del Ticino Stefano Spinelli

Flavia Leuenberger

A un anno dal lancio nei supermercati di Migros Ticino, la Farina Bianca Nostrana è stata ben accolta dai consumatori. «Sono particolarmente soddisfatto del risultato. La nostra farina ha riscosso un buon successo, soprattutto tra gli appassionati della panificazione casalinga; questo certamente grazie ad una qualità del prodotto superiore – valori

Nelle scorse settimane, presso il Centro S. Antonino, sono state consegnate le carte regalo Migros del valore di Fr. 500.– ciascuna ai nove vincitori del concorso «I love TI Nostrani del Ticino». Il concorso invitava la clientela ad incollare l’adesivo portante il simpatico slogan sul retro della propria autovettu-

ra. Le nove targhe vincitrici sono state fotografate tra centinaia di partecipanti. I vincitori sono: Gianfranco Vigne, Giuseppina Imberti, Marco Migliori, Cristina Castellani, Claudio Stirnimann, Daniela Tami, Daniella Clerici, Ezia Mandò e Arno Minotti. Nella foto la consegna dei premi.


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 18 agosto 2014 ¶ N. 34

30

Idee e acquisti per la settimana

Alimentarsi in modo equilibrato è possibile Attualità Nei Ristoranti di Migros Ticino trovate piatti contrassegnati con il marchio Fourchette Verte

Un piatto equilibrato proposto dai Ristoranti Migros: Filetto di luccioperca con finocchi al vapore e riso al curry.

Piatti variati, appetitosi ed equilibrati consumati in un ambiente sano ed igienicamente confacente: questi sono i criteri fondamentali che contraddistinguono il marchio di qualità svizzero Fourchette Verte. Questa associazione, nata nella metà degli anni Novanta a Ginevra, si prefigge come scopo di promuovere un comportamento alimentare più consapevole, al fine di migliorare lo stato di salute individuale, intervenire sui fattori che possono mettere a rischio il nostro benessere e accrescere le conoscenze alimentari personali. Il marchio è attribuito a tutti quegli esercizi che propongono menu o piatti del giorno che rispettano la piramide alimentare svizzera, vale a dire pietanze particolarmente ricche di proteine, carboidrati, fibre, vitamine e sali minerali, ma poveri di grassi saturi. La procedura di attribuzione del marchio prevede il controllo minuzioso della struttura, nonché il supporto da parte di un esperto in nutrizione dietetica. I ristoranti Migros di Agno, Grancia, Serfontana e S. Antonino sono anch’essi certificati da alcuni anni con il marchio Fourchette Verte; ciò grazie alle loro numerose proposte culinarie giornaliere equilibrate e variate. Per riconoscere subito questi piatti occhio ai cartelli col simbolo di Fourchette Verte!

Lo sapevate che… Come alla vecchia maniera Le nuove focacce italiane dell’assortimento di Migros Ticino sono fatte come le farebbe un vero pizzaiolo, utilizzando ingredienti semplici e genuini, quali acqua di sorgente, farine da grani selezionati, olio extra vergine d’oliva, verdure e carni italiane, formaggi scelti e… tanta passione. L’impasto viene lasciato lievitare 24 ore, quindi lavorato e farcito a mano, cotto su pietra e infine accuratamente surgelato per mantenerne tutte le caratteristiche. Fragranti e digeribili, le focacce MamaMia sono disponibili in tre gustose varietà: Contadina con peperoni, melanzane, zucchine grigliate e mozzarella; Montanara con funghi, prosciutto e pancetta e Monterosa con speck e brie. Le focacce MamaMia sono pronte in pochi minuti di cottura al forno.

… le lasagne sono una delle più antiche forme di pasta? Si presume che già gli antichi Romani mangiassero delle specie di lasagne (come scrive Marziale), che erano conosciute con il termine latino «laganae», il quale significava appunto sfoglie di pasta sottili fatte con un impasto di farro e acqua, poi tagliate in larghi pezzi regolari. Il nome lo si ritrova anche alla fine del Duecento in una quartina del poeta Jacopone da Todi, la quale recitava «Chi

guarda a maggioranza spesse volte si inganna, granel di pepe vince per virtù la lasagna». Oggi una delle più tradizionali e gustose ricette è naturalmente quella delle lasagne alla bolognese, fatte con sfoglia di pasta all’uovo, ragù, besciamella e una spolverata di parmigiano – quindi cotte in forno e servite ben calde. Grazie alla loro ricchezza di ingredienti, le lasagne possono tranquillamente essere mangiate come piatto unico.

Focaccia Contadina 300 g Fr. 5.20 Focaccia Montanara 300 g Fr. 6.20 Focaccia Monterosa 300 g Fr. 6.20 In vendita nei reparti surgelati delle maggiori filiali di Migros Ticino.


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 18 agosto 2014 ¶ N. 34

31

Idee e acquisti per la settimana

È il clima che fa il formaggio Temperature e umidità naturali conferiscono al formaggio Cave d’Or il suo inconfondibile aroma

A dipendenza dalla varietà, il processo di stagionatura del formaggio Cave d’Or dura tra i 5 e 14 mesi. Il tempo è tuttavia solo uno dei diversi fattori che contribuiscono a far sì che uno speciale formaggio passi il suo «esame di stagionatura» e, conseguentemente, possa ricevere un

riconoscimento. L’applicazione professionale della tecnica di stagionatura gioca qui un ruolo importante. Affinché il Cave d’Or possa raggiungere i suoi elevati standard di qualità, i mastri casari della Mifroma possono contare su un altro alleato affidabile: la natura. Essa regola il

clima nelle grotte di pietra arenaria svizzere, che a loro volta creano le condizioni ottimali per l’affinamento. In questo ambiente ideale stagionano le forme di Cave d’Or, ogni formaggio può così sviluppare la sua particolare nota aromatica e gustativa. / JV

L’industria Migros produce numerosi prodotti molto apprezzati, tra cui anche il formaggio della Mifroma.

Il classico L’Emmentaler sprigiona il suo tipico sapore fruttato-nocciolato dopo 11 mesi di affinamento. Immancabile in un piatto di formaggi misti come pure per cena. Cave d’Or Emmentaler 100 g Fr. 2.70

L’arrotolato L’intenso

Il piccante

Ci vogliono 14 mesi di stagionatura in grotta affinché il Gruyère sviluppi il suo intenso e inconfondibile sapore aromatico. Questo formaggio duro è l’ideale in un vassoio di formaggi misti, come aperitivo oppure per cena. Cave d’Or Gruyère 100 g Fr. 2.65

Un pronunciato aroma piccante contraddistingue il carattere del Montagne. Il formaggio semi-duro è stagionato al punto giusto dopo 5 mesi ed è ottimo in un piatto di formaggi, come aperitivo oppure anche per dessert. Cave d’Or Montagne 100 g Fr. 2.90

Per i vostri spuntini l’aromatico Gruyère viene «piallato» e arrotolato dopo 11 mesi di stagionatura. I finissimi rotolini non possono mai mancare in occasione degli aperitivi. Cave d’Or Rotoli 100 g Fr. 5.20


NOVITÀ NOVITÀ

PUNTI

20x NOVITÀ

7.20

5.30

Prodotti I am clear per es. Mattifying Tonic, 200 ml

Prodotti I am clear per es. dischetti detergenti, 40 pezzi

NOVITÀ

NOVITÀ

NOVITÀ

6.30

7.–

4.35

Prodotti I am clear per es. gel anti impurità*, 15 ml

Prodotti I am clear per es. stick coprente

Prodotti I am clear per es. gel detergente antibatterico, 150 ml

NOVITÀ

NOVITÀ

4.90

6.50

4.50

Prodotti I am clear per es. cerotti per punti neri*, 4 pezzi

Prodotti I am clear per es. crema da giorno opacizzante*, 75 ml

Prodotti I am clear per es. salviettine detergenti*, 25 pezzi

* In vendita nelle maggiori filiali Migros. OFFERTE VALIDE SOLO DAL 19.8 ALL’1.9.2014, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK

NOVITÀ


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 18 agosto 2014 ¶ N. 34

33

Idee e acquisti per la settimana

Come classico cracker oppure dolce o salato: accompagnato da un po’ di frutta, Blévita è lo spuntino ideale per le pause sul lavoro.

L’Industria Migros produce numerosi prodotti molto apprezzati, tra cui anche i cracker e i sandwich Blévita.

Assapora la tua pausa! Blévita mette a tacere quel certo languorino con tante gustose variazioni

In pausa ci si attacca volentieri ai Blévita. E questo già da almeno due generazioni. Risale, infatti, al 1969 la prima ricetta di questi spuntini amati da grandi e piccini. Nello stesso anno, i croccanti biscotti ai cereali fecero la loro comparsa sugli scaffali della Migros. E fu subito chiaro che la Midor SA aveva messo a segno un bel colpo. Oggi la gamma Blévita offre una consistente varietà. Sono disponibili cracker e sandwich a base di farina e fiocchi di spelta oppure ai cinque cereali con combinazioni di frumento, segale, avena, orzo e spelta; ricoperti di sesamo o semi di lino; al basilico, timo e sale marino oppure al formaggio Gruyére, tanto per citare qualche variante. Si trovano nel classico imballaggio lungo oppure nel pratico formato multiplo da

4 o 6 singole porzioni. E si lasciano abbinare a piacimento, ad esempio spalmandoci sopra qualsiasi cosa o come companatico per frutta o verdura.

Blévita Choco & Sesam biscotti 5 cereali con acido folico 6 porzioni, 267 g Fr. 5.– Nelle maggiori filiali

Blévita Biscotti 5 cereali con acido folico 6 porzioni 228 g Fr. 3.35

Blévita Sandwich Erbe 4 porzioni, 216 g Fr. 5.30

Blévita Sesam biscotti 5 cereali con acido folico 6 porzioni, 228 g Fr. 3.35

Avvertenza sulla confezione per i prodotti con acido folico

Tutti i Blévita sono cotti al forno con olio di girasole e forniscono fibre preziose. Sono preparati unicamente con aromi naturali. Diverse varietà sono arricchite di acido folico. Sono riconoscibili dalla confezione che reca l’etichetta della Fondazione Offensiva Acido Folico Svizzera, con cui la Migros intrattiene una collaborazione dal 2005. L’acido folico ha una fondamentale funzione nella divisione cellulare e contribuisce al normale funzionamento del sistema immunitario. / JV


. E N E I V N O C I S R AFFRETTA

179.– Aspirapolvere Electrolux UltraOne N. articolo 7171.553

Potenza 2200 Watt Raggio d’azione 12 m Filtro HEPA lavabile

Offerta valida solo dal 12.8 al 25.8.2014, fino a esaurimento dello stock. In vendita nelle maggiori filiali Migros e nei punti vendita melectronics.


ECCO COME APPROFITTARE DEL 20% DI SCONTO ASSAGGIO. 1. ACQUISTA LATTE HEIDI E STACCA IL BUONO SCONTO. 2. DOPODICHÉ, IN OCCASIONE DEI PROSSIMI ACQUISTI, PRESENTA ALLA CASSA IL BUONO SCONTO ASSIEME AI PRODOTTI HEIDI. 3. ECCO FATTO: ORA PUOI APPROFITTARE DEL 20% DI SCONTO SUGLI ALTRI PRODOTTI HEIDI*. * Ad eccezione del latte Heidi

All’acquisto di latte Heidi approfitta del 20% di sconto assaggio sugli altri prodotti Heidi in assortimento (ad eccezione del latte). Basta mostrare alla cassa il buono sconto sulla parte interna dell’etichetta del latte Heidi. Buono sconto valido dall’11.8 al 20.9.2014.

Gustosi saluti dalle montagne svizzere.


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 18 agosto 2014 ¶ N. 34

36

Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 18 agosto 2014 ¶ N. 34

37

Idee e acquisti per la settimana

A colpo d’occhio

Sentirsi bene fin dal mattino Cinque nuovi prodotti della linea aha! senza glutine e lattosio portano un tocco di sana varietà alla prima colazione

Allergie e intolleranze sono in aumento. Per questo motivo, dal 2008 la Migros collabora con la fondazione aha! Centro Allergie Svizzera.

aha! Il marchio di qualità aha! contrassegna quei prodotti che sono particolarmente indicati per le persone che soffrono di allergie o intolleranze. La linea aha! della Migros annovera una vasta gamma di generi alimentari e cosmetici. Questi prodotti vengono regolarmente testati e controllati da un’agenzia di certificazione indipendente.

L’offerta di generi alimentari con il marchio aha! viene continuamente ampliata. Ora nessuno deve più privarsi del latte intero a colazione.

Sempre più persone lamentano allergie o intolleranze alimentari. Si stima, ad esempio, che uno Svizzero su cinque sia intollerante al lattosio. Inoltre, circa l’uno percento della popolazione elvetica è intollerante al glutine, che è presente nella maggior parte dei cereali. Chi è affetto da questi disturbi, deve rispettare rigide regole alimentari e orientarsi verso prodotti tollerati. Gli articoli Migros con il sigillo di qualità aha! soddisfano questi requisiti, garantendo gli interessati.

Anche il latte intero è senza lattosio Dopo il latte semiscremato e la bevanda di latte, sugli scaffali refrigerati della Migros è arrivato anche il latte intero privo di lattosio. Il contenuto di lattosio è praticamente ridotto a zero, poiché è stato sostituito dalla lattasi, un enzima zuccherino derivato dal lievito che scinde glucosio e galattosio, i componenti dello zucchero facilmente digeribili. aha! Latte intero UHT, senza lattosio 1 l Fr. 1.95

Il sigillo di garanzia aha! contrassegna quei prodotti che sono indicati anche per chi soffre di allergie o intolleranze alimentari.

Sono, infatti, testati dall’agenzia di certificazione indipendente Service Allergie Suisse (SAS). Su ogni confezione viene specificato quali ingredienti non sono contenuti. Con la linea aha! la Migros è leader in Svizzera nel segmento dei generi alimentari per le persone allergiche. È dunque impegnata costantemente nell’esigenza di assicurare una migliore qualità di vita in generale. Infatti, sempre più consumatori si orientano verso prodotti senza glutine e lattosio, sia perché hanno un buon sapore sia, semplicemente, perché si sentono meglio fisicamente. Il variegato assortimento aha! viene continuamente ampliato anche per questi clienti. / Jacqueline Vinzelberg

Allergie Le allergie sono reazioni più forti della norma da parte del sistema immunitario – tramite formazione di anticorpi – a sostanze normalmente innocue (ad esempio, l’allergia a latte, uova o sedano).

Intolleranze Scarsa capacità dell’organismo di digerire una determinata sostanza. Non forma gli anticorpi, ma reagisce all’ingestione dell’alimento nocivo immediatamente o diverse ore dopo.

Intolleranza al lattosio L’intolleranza al lattosio è dovuta a un deficit enzimatico. Il corpo produce troppo poca o nessuna lattasi. A causa della mancanza di questo enzima il lattosio non può essere scomposto nelle sue componenti zuccherine facilmente digeribili, il glucosio e il galattosio. Ne consegue un malessere fisico dopo l’assunzione di latte e dei suoi derivati. Con l’aumento dell’età la produzione di lattasi diminuisce, ma non comporta necessariamente l’intolleranza.

Generazione M è il programma di sostenibilità della Migros, al quale anche aha! fornisce il suo prezioso contributo. Parte di

Croccante leggerezza a colazione M-Classic Crisp Rice ha ricevuto la certificazione aha! ed ora il riso soffiato può essere assaporato senza problemi anche dalle persone con intolleranze alimentari. Contiene, tra l’altro, pochissimo zucchero. aha! M-Classic Crisp Rice, senza glutine e senza frumento 500 g Fr. 3.90 Nelle maggiori filiali

Panini pronti da infornare Il Weggli, il classico panino svizzero, è ora disponibile anche nella qualità aha!, pronto per essere scongelato e riscaldato. Questi panini certificati sono adatti ai consumatori intolleranti al glutine, così come per gli allergici al frumento o alle noci. Un pratico dettaglio: i panini sono avvolti singolarmente in una pellicola da cottura. aha! Weggli, senza glutine, frumento, lattosio e noci Fr. 6.90 Nelle maggiori filiali

Müesli alla frutta da agricoltura biologica Il nuovo Müesli Bio senza glutine ha lo stesso sapore di un Birchermüesli tradizionale. Contiene avena trattata appositamente senza l’aggiunta di glutine e zuccheri; il gradevole sapore dolce proviene unicamente dalla frutta secca. Bio aha! Müesli alla frutta, senza glutine (con fiocchi d’avena), senza frumento 550 g Fr. 5.60 Nelle maggiori filiali

Sul pane e per cucinare La margarina vegetale Sanissa è prodotta senza latte. Ora è disponibile nella grande confezione da 400 grammi. È ideale come sostituto del burro per la prima colazione ed anche per cucinare. aha! Sanissa Margarina Classic, senza lattosio e senza latte 400 g Fr. 2.95 Nelle maggiori filiali

Celiachia (intolleranza al glutine) La celiachia è un’intolleranza cronica al glutine, una proteina presente in molti cereali quali frumento, segale o farro (spelta). Nelle persone intolleranti, questa patologia danneggia l’intestino e provoca malessere. Grazie a una rigida dieta possono, comunque, vivere senza risentire alcun sintomo e del tutto normalmente.

Confezioni aha! Gli imballaggi aha! consentono un rapido orientamento tramite dei simboli colorati, che si trovano vicini al marchio verde di aha! In modo assolutamente chiaro e visibile, indicano quali agenti che provocano allergie o intolleranze non sono contenuti nei prodotti.


CONFEZIONI 3 PER 2 . O R O O S U R A C È F F A DI C

19.00 invece di 28.50 Caffè Caruso in chicchi o macinato in conf. da 3, UTZ 33% di riduzione, per es. in chicchi, 3 x 500 g

In vendita nelle maggiori filiali Migros. Da tutte le offerte sono esclusi gli articoli M-Budget e quelli già ridotti. OFFERTE VALIDE SOLO DAL 19.8 AL 25.8.2014, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK


. O C S E R F E T N E INCREDIBILM

CONSIGLIAMO Anche in quelle torride giornate estive, il carpaccio di salmone affumicato con blinis ti regala tutto il gusto delle leggerezza. Trovi la ricetta su www.saison.ch/ it/consigliamo e tutti gli ingredienti freschi alla tua Migros.

33% 14.60 invece di 21.90 Salmone dell’Atlantico affumicato in conf. da 3* d’allevamento, Scozia, 3 x 100 g

40% 30% 4.30 invece di 5.40

1.05 invece di 1.55

Lombatina d’agnello marinata Nuova Zelanda / Australia, per 100 g, 20% di riduzione

Emmentaler dolce per 100 g

*In vendita nelle maggiori filiali Migros. Da tutte le offerte sono esclusi gli articoli M-Budget e quelli già ridotti. OFFERTE VALIDE SOLO DAL 19.8 AL 25.8.2014, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK

1.90 invece di 3.20 Meloni Charentais Francia, al pezzo


. A Z Z E H C S E R F O L O S SEMPRE E 40%

40% 2.30 invece di 3.90

3.30

4.20 invece di 5.10

2.70 invece di 3.65

2.50 invece di 4.20

Uva Vittoria Italia, al kg

Prugne Svizzera, sciolte, al kg

Tutte le varietà di formaggio fresco Cantadou in conf. da 2, 2 x 125 g –.90 di riduzione, per es. alle erbe aromatiche

Mini filetti di pollo Optigal Svizzera, imballati, per 100 g, 25% di riduzione

Vitello tonnato prodotto in Ticino, in vaschetta, per 100 g

30%

30%

25%

30%

2.10 invece di 3.–

2.70 invece di 3.60

2.65 invece di 3.35

17.– invece di 24.35

4.60 invece di 6.70

Insalata mista Ticino, in conf. da 200 g

Pomodori ramati Ticino, sciolti, al kg

Tutti i prodotti di panetteria precotti M-Classic non refrigerati 20% di riduzione, per es. treccia al burro, 550 g

Caseificio Leventina prodotto in Ticino, a libero servizio, al kg

Fettine fesa di vitello, TerraSuisse imballate, per 100 g

30%

20%

25%

3.95 invece di 5.80

3.70 invece di 5.–

1.90 invece di 2.40

3.80 invece di 4.80

Mirtilli Svizzera, in conf. da 250 g

Melanzane Ticino, sciolte, al kg

Indivia Anna’s Best 200 g, 20% di riduzione

Emmentaler / Le Gruyère grattugiati in conf. da 2 Ravioli al pomodoro o Fiori alla rucola 2 x 120 g, 20% di riduzione Anna’s Best in conf. da 3 per es. ravioli pomodoro e mozzarella, 3 x 250 g

Società Cooperativa Migros Ticino OFFERTE VALIDE SOLO DAL 19.8 AL 25.8.2014, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK

11.70 invece di 14.70

30% 3.50 invece di 5.– Tartare di manzo Svizzera (prodotta in filiale), imballata, per 100 g


. IO M R A P IS R I D À IT IL IB S ANCORA PIÙ POS 3 per 2

PUNTI

20x 1.50 Tutte le mozzarelle Alfredo per es. mozzarella da 150 g

2.40 invece di 3.– Mortadella Beretta affettata Italia, per 100 g, 20% di riduzione

50%

3.45 invece di 3.65

3.95 invece di 4.95

19.– invece di 28.50

6.15 invece di 12.30

Diversi articoli di cioccolato Kinder Ferrero in confezioni grandi e multiple (prodotti a base di latte del reparto frigo esclusi), per es. Bueno, 5 pezzi, 215 g

Tutto l’assortimento di prodotti Casa Giuliana surgelati, 20% di riduzione, per es. Mini Pizze al prosciutto, 9 pezzi, 270 g

Caffè in chicchi o macinato Caruso Oro in conf. da 3, UTZ per es. in chicchi, 3 x 500 g

Tutti i tipi di Orangina in conf. da 6 x 1,5 l per es. Regular

33%

20% 6.90 invece di 8.65

7.80 invece di 9.80

4.– invece di 5.–

2.15 invece di 2.70

4.15 invece di 5.20

4.– invece di 6.–

Carne secca affettata Svizzera, 125 g, 20% di riduzione

Tutti i Mah Mee e i Dim Sum Anna’s Best Asia in conf. da 2 20% di riduzione, per es. Mah Mee, 2 x 400 g

Tutti i tipi di maionese à la française, Thomynaise e senape dolce Thomy in conf. da 2 per es. maionese à la française, 2 x 265 g

Tutte le salse Longobardi 20% di riduzione, per es. sugo di pomodoro al basilico, 700 g

Tutti i birchermüesli Reddy e Migros Bio 20% di riduzione, per es. birchermüesli Reddy Fit, 700 g

Tutte le acque minerali Vittel in conf. da 6 e da 8 per es. 6 x 1,5 l

30% 14.90 Bouquet estivo Linda il mazzo

30%

6.80

3.60 invece di 4.50

1.10 invece di 1.40

5.– invece di 7.20

14.55 invece di 20.80

Physalis in vaso da 13 cm la pianta

Tutte le acciughe, sardine e sgombri M-Classic in conf. da 3 20% di riduzione, per es. sardine in olio d’oliva, 3 x 90 g

Tutte le salse Bon Chef 20% di riduzione, per es. salsa al curry, 30 g

Tutte le bevande Oasis per es. Cocktail Tropical, 6 x 25 cl

Filetti dorsali di merluzzo dell’Atlantico Pelican in conf. da 2, MSC surgelati, 2 x 400 g

OFFERTE VALIDE SOLO DAL 19.8 AL 25.8.2014, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK


A L L E D O L IL BEL . A Z N E I N CONVE

FRUTTA E VERDURA

4.–

7.20 invece di 9.–

Salviettine cosmetiche e fazzoletti Linsoft in confezioni multiple per es. fazzoletti di carta, FSC, 42 x 10 pezzi, offerta valida fino all’1.9

Salviettine umide Soft in conf. da 3 20% di riduzione, per es. alla camomilla, 3 x 50 pezzi, offerta valida fino all’1.9

50% Tutti i coltelli da cucina, le forbici e le linee di posate Cucina & Tavola e tutti i coltelli da cucina Victorinox Offerta valida fino all’1.9

ALTRE OFFERTE. Indivia Anna’s Best, 200 g 1.90 invece di 2.40 20% Meloni Charentais, Francia, al pezzo 1.90 invece di 3.20 40% Uva Vittoria, Italia, al kg 2.30 invece di 3.90 40% Insalata mista, Ticino, in conf. da 200 g 2.10 invece di 3.– 30% Pomodori ramati, Ticino, sciolti, al kg 2.70 invece di 3.60 25% Melanzane, Ticino, sciolte, al kg 3.70 invece di 5.– 25% Prugne, Svizzera, sciolte, al kg 3.30 Mirtilli, Svizzera, in conf. da 250 g 3.95 invece di 5.80 30%

PESCE, CARNE E POLLAME Lombatina d’agnello marinata, Nuova Zelanda / Australia, per 100 g 4.30 invece di 5.40 20% Mortadella Beretta affettata, Italia, per 100 g 2.40 invece di 3.– 20% Bratwurst di vitello, TerraSuisse, 2 x 2 pezzi, 560 g 6.40 invece di 10.80 40% Carne secca affettata, Svizzera, 125 g 6.90 invece di 8.65 20% Ali di pollo Optigal, Svizzera, per es. al naturale, 6 pezzi, al kg 8.– invece di 13.50 40% Salmone dell’Atlantico affumicato in conf. da 3, d’allevamento, Scozia, 3 x 100 g 14.60 invece di 21.90 33% * Vitello tonnato, prodotto in Ticino, in vaschetta, per 100 g 2.50 invece di 4.20 40% Salame del Mendrisiotto, prodotto in Ticino, pezzo da ca. 400 g, per 100 g 3.45 invece di 4.35 20% Fettine fesa di vitello, TerraSuisse, imballate, per 100 g 4.60 invece di 6.70 30% Mini filetti di pollo Optigal, Svizzera, imballati, per 100 g 2.70 invece di 3.65 25% Tartare di manzo, Svizzera (prodotta in filiale), imballata, per 100 g 3.50 invece di 5.– 30% Filetto di pesce persico, Polonia, per 100 g 3.50 invece di 4.40 20% Valido fino al 23.8

3 per 2 6.60 invece di 7.60

31.90 invece di 47.85

Tutti gli additivi, smacchiatori e amidi Total a partire dall’acquisto di 2 prodotti, 1.– di riduzione l’uno, per es. Color Protect, 30 foglietti singoli, offerta valida fino all’1.9

Tutti i pannolini da mini a large Milette e i pannolini-mutandina Milette per es. maxi 4+, 3 x 46 pezzi, offerta valida fino all’1.9

11.90

14.90

Biancheria intima Ellen Amber Lifestyle Diversi boxer da uomo in conf. da 3 in confezioni multiple per es. boxer con motivi vari, per es. slip mini in conf. da 4, offerta valida fino all’1.9 offerta valida fino all’1.9

* In vendita nelle maggiori filiali Migros. OFFERTE VALIDE SOLO DAL 19.8 AL 25.8.2014, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK

19.90 Pigiama, pigiama corto o camicia da notte Ellen Amber Fashion per es. pigiama da donna, royal, offerta valida fino all’1.9

Per la tua spesa ritaglia qui.

PANE E LATTICINI Tutti i bun American Favorites, per es. bun al sesamo, 6 pezzi, 300 g 1.80 invece di 2.30 20% Pane cotto a legna Harry, 20x 500 g 2.95 NOVITÀ *,** Latte intero Valflora UHT, 12 x 1 l 11.30 invece di 16.20 30% Tutti gli yogurt Passion, per es. stracciatella, 180 g –.70 invece di –.90 20% Emmentaler dolce, per 100 g 1.05 invece di 1.55 30% Tutte le mozzarelle Alfredo, per es. mozzarella da 150 g 20x 1.50 20x PUNTI

*In vendita nelle maggiori filiali Migros.

Emmentaler / Le Gruyère grattugiati in conf. da 2, 2 x 120 g 3.80 invece di 4.80 20% Tutte le varietà di formaggio fresco Cantadou in conf. da 2, 2 x 125 g, –.90 di riduzione, per es. alle erbe aromatiche 4.20 invece di 5.10 Treccia al burro Leventina, 500 g 3.80 invece di 4.50 Pane dell’alpigiano, 380 g e 420 g 2.10 invece di 2.50 Caseificio Leventina, prodotto in Ticino, a libero servizio, al kg 17.– invece di 24.35 30%

FIORI E PIANTE Bouquet estivo Linda, il mazzo 14.90 Physalis in vaso da 13 cm, la pianta 6.80

ALTRI ALIMENTI Diversi articoli di cioccolato Kinder Ferrero in confezioni grandi e multiple (prodotti a base di latte del reparto frigo esclusi), per es. Bueno, 5 pezzi, 215 g 3.45 invece di 3.65 Cioccolatini Frey assortiti in sacchetto da 1 kg, UTZ 10.50 invece di 21.05 50% Tavolette di cioccolato Frey da 100 g in conf. da 8, UTZ, per es. Noxana al latte, 8 x 100 g 10.90 invece di 15.60 30% Tutte le gomme da masticare Skai, per es. Spearmint, 20 g 1.– invece di 1.30 20% Biscotti margherita, Marie Croccant o rotolini all’avena in conf. da 3 (in conf. monovarietà), per es. biscotti margherita, 3 x 210 g 3.95 invece di 5.70 30% Tutte le stecche e le confezioni in porz. da 4 e da 6 Blévita, a partire dall’acquisto di 2 confezioni, –.60 di riduzione l’una, per es. al sesamo, 295 g 2.70 invece di 3.30 Caffè in chicchi o macinato Caruso Oro in conf. da 3, UTZ, per es. in chicchi, 3 x 500 g 19.– invece di 28.50 3 per 2 Nutella in barattolo da 1 kg 6.– Tutti i birchermüesli Reddy e Migros Bio, per es. birchermüesli Reddy Fit, 700 g 4.15 invece di 5.20 20% Tutto l’assortimento di prodotti Casa Giuliana, surgelati, per es. Mini Pizze al prosciutto, 9 pezzi, 270 g 3.95 invece di 4.95 20% Tutti i prodotti Farmer’s Best, surgelati, per es. piselli extra fini, 500 g 1.60 invece di 2.30 30% Filetti dorsali di merluzzo dell’Atlantico Pelican in conf. da 2, MSC, surgelati, 2 x 400 g 14.55 invece di 20.80 30% Gelati da passeggio alla panna nei gusti vaniglia, cioccolato o fragola in conf. da 24, per es. alla vaniglia, 1368 ml 7.20 invece di 14.40 50% **Offerta valida fino all’1.9

Tutti i tipi di Orangina in conf. da 6 x 1,5 l, per es. Regular 6.15 invece di 12.30 50% Tutte le bevande Oasis, per es. Cocktail Tropical, 6 x 25 cl 5.– invece di 7.20 30% Tutte le acque minerali Vittel in conf. da 6 e da 8, per es. 6 x 1,5 l 4.– invece di 6.– 33% Tutti i tipi di riso M-Classic in sacchetto da 1 kg, a partire dall’acquisto di 2 confezioni, –.80 di riduzione l’una, per es. riso parboiled Carolina 1.70 invece di 2.50 Tutte le salse Longobardi, per es. sugo di pomodoro al basilico, 700 g 2.15 invece di 2.70 20% Salsa all’italiana Basilico 20x 250 ml 1.30 NOVITÀ *,** Tutta la pasta M-Classic, a partire dall’acquisto di 2 confezioni, –.40 di riduzione l’una, per es. pipe grandi, 500 g 1.10 invece di 1.50 Tutti i tipi di maionese à la française, Thomynaise e senape dolce Thomy in conf. da 2, per es. maionese à la française, 2 x 265 g 4.– invece di 5.– 20% Tutte le salse Bon Chef, per es. salsa al curry, 30 g 1.10 invece di 1.40 20% Tutte le acciughe, sardine e sgombri M-Classic in conf. da 3, per es. sardine in olio d’oliva, 3 x 90 g 3.60 invece di 4.50 20% Tutte le chips Royal e Léger, per es. Royal alla paprica, 100 g 2.20 invece di 2.80 20% Tutti i prodotti di panetteria precotti M-Classic non refrigerati, per es. treccia al burro, 550 g 2.65 invece di 3.35 20% Brownie American Favorites 20x 1.60 NOVITÀ *,** Tutte le torte non refrigerate (articoli M-Budget esclusi, articoli Sélection inclusi), per es. torta brownie American Favorites, 380 g 4.40 invece di 5.50 20% Berliner ai lamponi e ai ribes rossi, per es. berliner, 4 pezzi, 280 g 3.90 NOVITÀ *,** 20x Torta svedese ai lamponi, reale all’ananas e al nougat, intera o in conf. da 2 fette, per es. torta svedese ai lamponi intera, 500 g 7.80 invece di 9.80 20% Tutte le salse per insalata Anna’s Best o Tradition, per es. French Dressing Anna’s Best, 700 ml 4.60 invece di 5.80 20% Ravioli al pomodoro o Fiori alla rucola Anna’s Best in conf. da 3, per es. ravioli pomodoro e mozzarella, 3 x 250 g 11.70 invece di 14.70 20% Tutti i Mah Mee e i Dim Sum Anna’s Best Asia in conf. da 2, per es. Mah Mee, 2 x 400 g 7.80 invece di 9.80 20% Olio extravergine d’oliva del Salento Gualterio, 75 cl 11.35 invece di 14.20 20% Pasta per pizza spianata, 520 g 3.80 invece di 4.80 20%

NEAR FOOD / NON FOOD Catstick o latte per gatti Selina, per es. Catstick alla trota e salmone, 5 x 36 g 9.60 invece di 12.– 20%

Società Cooperativa Migros Ticino

OFFERTE VALIDE SOLO DAL 19.8 AL 25.8.2014, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK

Prodotti Selina in bustina o in vaschetta, per es. con pollo in bustina, 12 x 100 g 6.20 invece di 7.80 20% Asco Dental Maxi Box, 20x 1080 g 10.90 NOVITÀ *,** Asco Fresh e Dental, 20x 180 g 3.70 NOVITÀ *,** Snack per articolazioni Asco, 175 g 4.90 NOVITÀ *,** 20x Asco pollo e carote, 20x 4 x 300 g 5.30 NOVITÀ ** Prodotti L’Oréal Paris Elsève e Studio Line in conf. da 2, per es. Shampoo Elsève multivitaminico 2 in 1, 2 x 250 ml 8.05 invece di 9.50 15% ** Tutte le colorazioni Excellence, per es. castano chiaro assolato 6.32 10.80 invece di 13.50 20% ** Prodotti I am clear, per es. gel detergente antibatterico, 20x 150 ml 6.30 NOVITÀ ** Salviettine cosmetiche e fazzoletti Linsoft in confezioni multiple, per es. fazzoletti di carta, FSC, 42 x 10 pezzi 4.– ** Biancheria intima Ellen Amber Lifestyle in confezioni multiple, per es. slip mini in conf. da 4 11.90 ** Pigiama, pigiama corto o camicia da notte Ellen Amber Fashion, per es. pigiama da donna, royal 19.90 ** Diversi boxer da uomo in conf. da 3, per es. boxer con motivi vari 14.90 ** Boxer da uomo in conf. da 3, per es. boxer a quadretti 14.90 ** Maglietta da uomo, tinta unita, in conf. da 2, taglie S–XL, per es. bianca 14.90 ** Pigiama e pigiama corto da uomo, per es. pigiama corto da uomo, blu, taglie S–XL 19.90 ** Tutti i pannolini da mini a large Milette e i pannolini-mutandina Milette, per es. maxi 4+, 3 x 46 pezzi 31.90 invece di 47.85 3 per 2 ** Detersivi Total Express, per es. Black, 1,32 l 7.95 invece di 15.90 50% Detersivi Total Limited Edition in conf. XXL, per es. Suisse Alpine, 7,5 kg 24.10 invece di 48.20 50% ** Detersivi Total in conf. da 2, per es. Aloe Vera, 2 x 2 l 25.40 invece di 31.80 20% ** Detersivi per capi delicati Yvette in conf. da 2, per es. Sport, 2 x 2 l 17.80 invece di 22.40 20% ** Tutti gli additivi, smacchiatori e amidi Total, a partire dall’acquisto di 2 prodotti, 1.– di riduzione l’uno, per es. Color Protect, 30 foglietti singoli 6.60 invece di 7.60 ** Detersivi per i piatti Handy in conf. da 3, per es. Power CC, 3 x 500 ml 5.70 invece di 7.20 20% ** Salviettine umide Soft in conf. da 3, per es. alla camomilla, 3 x 50 pezzi 7.20 invece di 9.– 20% ** Tutti i coltelli da cucina, le forbici e le linee di posate Cucina & Tavola e tutti i coltelli da cucina Victorinox 50% **


. S O R IG M A U T A L L A À IT V O N

NOVITÀ

NOVITÀ

2.95

1.30

Pane cotto a legna Harry 500 g

Salsa all’italiana Basilico 250 ml

NOVITÀ

NOVITÀ

1.60

3.90

Brownie American Favorites

Berliner ai lamponi e ai ribes rossi per es. berliner, 4 pezzi, 280 g

NOVITÀ

NOVITÀ

10.90

3.70

Asco Dental Maxi Box 1080 g

Asco Fresh e Dental 180 g

In vendita nelle maggiori filiali Migros. OFFERTE VALIDE SOLO DAL 19.8 ALL’1.9.2014, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK

NOVITÀ 4.90 Snack per articolazioni Asco 175 g


UNA MODA A TUTTO SPORT! 12.80 Berretto nero

34.80 Pullover blu scuro

24.80 Maglietta salmone

29.80 Borsa da viaggio Cockpit Honeycomp antracite

29.80 Sweatpants grigi

39.80 Scarpe per il tempo libero indoor nere

In vendita nelle maggiori filiali Migros. FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 18 agosto 2014 ¶ N. 34

48

Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 18 agosto 2014 ¶ N. 34

49

Idee e acquisti per la settimana

Classici biscotti da Meilen Chi non ricorda con un po’ di nostalgia i biscotti della sua infanzia? Già la nonna, da bambina, si lasciava sciogliere in bocca quei Petit-Beurre della Midor dei quali oggi i suoi nipoti vanno pazzi. Autentici classici, appunto, che sulle rive del lago di Zurigo sono prodotti ancora oggi secondo antiche ricette dal 1995 Nel 1925, quando i primi autocarri di vendita Migros percorrevano le strade svizzere vendendo merci sul posto, la gente reagiva in modo un po’ esitante. Ma la buona qualità e i prezzi bassi si diffusero presto col passaparola. Se all’inizio erano disponibili solo sei prodotti, in seguito il fondatore del-

la Migros Gottlieb Duttweiler ampliò costantemente l’offerta. Già nel 1930 c’erano non solo detersivi e caffè di fabbricazione propria, ma fra l’altro anche biscotti. I deliziosi Petit-Beurre, i biscotti alla noce di cocco e tutta una serie di altri biscotti dolci erano prodotti dalla

Produktion AG Meilen, come allora si chiamava la Midor. A causa della forte richiesta, già nel 1938 erano disponibili 28 tipi di biscotti in tutto. Nel corso degli anni vi si aggiungsero cakes e cialde nonché – fino alla fondazione della Jowa SA – anche pane. La Produktion AG non produceva in-

vece gelato, che veniva fabbricato dalla Jonatal AG, che diede poi origine alla Jowa SA. Il gelato è un altro dei prodotti di successo della Migros, che oggi non potrebbe assolutamente mancare nell’assortimento Midor. Molti prodotti che risalgono ai primi decenni della Migros come i Petit

1995

fino al 2010

Beurre, le rotelle di Meilen o i biscotti alla noce di cocco esistono tuttora. I Totenbeinli, un tempo molto amati, oggi sono venduti con il nome di Bâtonnets aux noisettes sotto la marca Sélection. / Claudia Schmidt

1994

1994-1995

1990 1994

1988-1994

anni 80

dal 1971

1977-1994

dal 1968

dal 1964

Nonostante i moderni impianti di produzione, il lavoro a mano era indispensabile.

1970

La Produktion AG Meilen comincia a fabbricare biscotti. Le prime varietà in assortimento sono Petit-Beurre e i biscotti alla noce di cocco.

Pubblicità Migros del 1931: 500 g di Petit-Beurre costano 1 franco.

Se all’inizio erano disponibili solo un paio di varietà di biscotti, nel 1938 l’offerta si era già triplicata. Oltre a 28 biscotti c’erano anche cakes, cialde e pane.

1930

1931

1938

dal 1949

dal 1957

dal 1962

dal 1958


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 18 agosto 2014 ¶ N. 34

50

Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 18 agosto 2014 ¶ N. 34

51

Idee e acquisti per la settimana

OFFERTE DELLA SETTIMANA Nel supplemento delle offerte allegato a questa edizione di Azione trovate tutti i prezzi bomba dell’Industria Migros che produce qualcosa come 10’000 prodotti.

L’industria Migros produce numerosi prodotti Migros molto apprezzati, tra cui i prodotti della Midor SA.

Zampe d’orso 380 g Fr. 2.90 Schiumini di cioccolato 175 g Fr. 2.20 Rotelle di Meilen 275 g Fr. 3.65 Biscotti alla noce di cocco 310 g Fr. 2.70

cant c o r C Marie trio-pack , i l d ä iR in 30% suini all’avena o rotol

Petit-Beurre 230 g Fr. 1.45 Petit-Beurre latte-nocciola 145 g Fr. 2.80 Petit-Beurre cioccolato al latte 150 g Fr. 2.30

Rädli 210 g Fr. 1.90 Di foche e cracker: altri successi Midor Oltre al gran numero di biscotti, a Meilen si producono anche molte varietà di gelato e gli apprezzatissimi cracker Blévita. Questa settimana entrambi i prodotti sono offerti a prezzi particolarmente convenienti. Negli M-Fanshop gli amici delle foche sulle confezioni dei bastoncini alla vaniglia troveranno molti prodotti proprio per loro. www.m-fanshop.ch

Adele Duttweiler, moglie di Gottlieb, amava particolarmente i biscotti Totenbeinli. Le piacevano talmente tanto che a 92 anni riscrisse la ricetta che aveva imparato da ventenne alla scuola di cucina.

Petit-Beurre con moltissimo cioccolato (qui le tavolette Latte-Nocciola)

2012

2013

Oggi alla Midor vengono fabbricati con tecniche moderne ogni anno 17’000 tonnellate di prodotti da forno. Solo per Migros sono 350 articoli.

Pratici da portare con sé: Petit-Beurre in porzioni singole (qui i Sandwich choco & Lait).

2014


Circa 10’000 articoli di nostra produzione.

––––––––––––––––––––––––––––––––––––

Ciò che ci sta più a cuore lo facciamo noi stessi. Per esempio, il nostro detersivo per i piatti Handy, che produciamo in una delle nostre imprese svizzere. ––––––––––––––––––––––––––––––––––––

Maggiori informazioni su: www.noifirmiamo-noigarantiamo.ch


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 18 agosto 2014 ¶ N. 34

53

Idee e acquisti per la settimana

a i i Ann d o i l fredd i t sig t n a i o c Ip e Il tare! o pietanz s u g re ee on Aprir a’s Best s da gusta . n e e di An lete pront ate acclus s comp nto di po e insalate l a con t nostante almente r o Ciò n ono natu s o può s si po alizzare: lle al pest ita con n perso ta di farfa pio arricch la l’insa per esem rry e esser dorini che e una r i. o pom zati oppu i anacard z d dime ne extra o porzi

Con i gustosi prodotti di Anna’s Best il picnic è pronto in un baleno. (Foto e Styling: Christine Benz)

Mangiare bene, velocemente È dura ricominciare, soprattutto dopo le vacanze. I prodotti take-away di Anna’s Best semplificano la vita Insalata di pasta con pesto, pinoli e parmigiano reggiano, in aggiunta una macedonia esotica e un succo di frutta mista: ecco pronto in un baleno, grazie ai prodotti convenience, un pasto completo e gustoso. Un secolo fa le donne stavano in cucina qualcosa come sette ore al giorno. Un vero lavoro a tempo pieno. Oggi invece, secondo alcuni studi, il tempo passato ai fornelli è di ca. un’ora. A causa degli impegni lavorativi, non è sempre possibile far tutto da sé. In questi casi i prodotti pronti al consumo di Anna’s Best offrono non solo pietanze fresche, ma anche equilibrate. L’assortimento di Anna’s Best include un’ampia scelta di pasti e spuntini freddi, tutti accuratamente preparati, che si possono gustare subito, come per esempio insalate, diversi sandwich, birchermüesli di qualità con latte svizzero e mele, frutti esotici e succhi. / NO

Anna’s Best Juice multifrutta 33 cl Fr. 2.20 Anna’s Best Birchermüesli estate 300 g Fr. 3.90

Anna’s Best Macedonia 380 g Fr. 4.90

Anna’s Best Insalata di farfalle con pesto 270 g Fr. 5.50 In vendita nelle maggiori filiali Migros.


Sin dall’inizio la nostra stella. 39.– Inc l. ore fus dif

è dal 1965 la marca più amata dai nostri clienti ed è sinonimo di qualità con un pacchetto di servizi e prestazioni completo che la rende imbattibile. Asciugacapelli Auckland 1600 W, 2 livelli di flusso d’aria, 3 livelli di temperatura, tasto aria fredda / 7178.264

Ora

299.–

Ora

49.90 Finora

Finora

79.90

Funzione cottura

Imp ost azi one del la tem per atur a

Bollitore Tea Time Livelli di temperatura: 40° C, 60° C, 80° C, 90° C o 100° C, funzione «sempre caldo», capacità 1,7 l, corpo in acciaio inox / 7174.180

Ora

99.80 Finora

119.–

Robot da cucina Connaisseur Robot da cucina con design 6 in 1, 13 funzioni elettroniche, recipiente in acciaio inox da 5,5 l, motore da 1000 W / 7174.257

Potenza 180 0 W

Aspirapolvere V-Cleaner 1800

FCM

Raggio d’azione di 8 m, filtro HEPA, incl. lancia e bocchetta per tessili / 7171.497

Le offerte sono valide dal 12.8 al 25.8.2014 e fino a esaurimento dello stock. Trovi questi e molti altri prodotti nelle filiali melectronics e nelle maggiori filiali Migros. Con riserva di errori di stampa e di altro tipo.

499.–


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 18 agosto 2014 ¶ N. 34

55

Idee e acquisti per la settimana

Skai Crunchy Mint 31 g Fr. 1.55* invece di 1.95 Skai Sparkling Fruits 31 g Fr. 1.55* invece di 1.95 Skai Strawberry Sour 31 g Fr. 1.55* invece di 1.95 *20% dal 19 al 25.8. Presso le casse delle filiali selezionate.

Per un gusto prolungato Skai, l’innovativa marca di gomme da masticare senza zucchero della Migros, si amplia. Le nuove gomme da masticare conquisteranno tutti i fan che sono alla ricerca di esperienze gustative diverse dal solito. Sotto la linea Skai “The Bigger Gum” troverete dei confetti quadrati più grandi del 50% rispetto alle gomme

convenzionali, ciò che garantisce un gusto prolungato. Le Crunchy Mint dal colore blu intenso sono belle croccanti all’inizio e convincono subito per il loro durevole aroma di menta. Le arancioni Sparkling Fruits sorprendono con il loro effetto effervescente sulla lingua; mentre le

rosse sgargianti Strawberry Sour si distinguono per il fruttato gusto di fragole e l’aroma acidulo. Le Skai sono prodotte con ingredienti di alta qualità dalla Chocolat Frey SA. È l’unica produttrice di gomme da masticare in Svizzera e quest’anno festeggia il 40° giubileo.

L’industria Migros produce numerosi prodotti molto apprezzati, tra cui anche le gomme da masticare Skai. Annuncio pubblicitario Parte di

E N O I Z U D I R I D % 50

50%

NOVITÀ: cucinare con i bimbi 124 pagine 70 ricette

9.90 invece di 19.80

Illustrazioni divertenti Incredibili storie di un panda curioso

Libro di cucina Green Gourmet Family Il nuovo ricettario per tutti coloro che vogliono cucinare insieme con i bambini.

Il libro di cucina realizzato in collaborazione con il WWF

Offerta valida da martedi, 19.8. 2014 fino a lunedi, 29. 9. 2014, fino a esaurimento dell’articolo. In vendita in tutte le filiali Migros


33% 1.25 invece di 1.90 Costine di maiale Svizzera, solo al banco a servizio, per 100 g

20% 2.65 invece di 3.35 Spiedino gigante di maiale/manzo speziato Svizzera, imballato, per 100 g

40% 7.90 invece di 13.20

30%

Piatto misto di salsicce ticinesi prodotto in Ticino, conf. da 620 g

3.60 invece di 5.20 Spiedini di gamberetti marinati Guatemala, conf. da 2 x 140 g, per 100 g

25% 30% 4.60 invece di 6.70 Fettine fesa di vitello, TerraSuisse Svizzera, imballate, per 100 g In vendita nei maggiori supermercati di Migros Ticino. OFFERTE VALIDE DAL 19.8 AL 25.8.2014, FINO AD ESAURIMENTO DELLO STOCK.

4.– invece di 5.50 Cervelas prodotto svizzero, conf. da 5 x 100 g


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.