Azione 25 del 16 giugno 2014

Page 1

Cooperativa Migros Ticino

G.A.A. 6592 Sant’Antonino

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXVII 16 giugno 2014

M sh alle p opping agine 41–5 2/

Azione 25

Società e Territorio Dimmi come ti trucchi e ti dirò chi sei: intervista a Patrizia Magli autrice di Pitturare il volto

Ambiente e Benessere I successi di Oasi: scienza, informatica e comunicazione al servizio della sensibilità ambientale

62-7 1

Politica e Economia Tea Party travolgente sconfigge Eric Cantor in Virginia

Cultura e Spettacoli Una mostra celebra il talento di Bernardino Luini

pagina 12

pagina 3

pagina 24

pagina 31

jazzascona.ch

Ascona, il richiamo di Re Louis

di Alessandro Zanoli pagina 35

Nervi saldi e strategie concrete di Peter Schiesser Non guasta che qualcuno ogni tanto ricordi, come ha fatto il consigliere nazionale Ignazio Cassis, che «l’obiettivo non è fare la guerra, ma trovare un accordo» (CdT 5.6.14). Si riferiva ai negoziati fiscali con l’Italia che forse questa volta potranno essere affrontati con serietà da entrambe le parti (il governo Renzi dà più garanzie di tenuta politica rispetto all’ultimo esecutivo Berlusconi e a quelli successivi di Monti e di Letta), ma l’invito calza a pennello per la globalità dei rapporti fra Ticino e Italia. Tuttavia, l’impressione è che oggi la maggioranza dei ticinesi e dei politici che li rappresentano senta piuttosto un istintivo desiderio di affrontare a muso duro l’Italia, di fare la voce grossa, di sfogare una frustrazione di carattere probabilmente generale ma identificata con i frontalieri, i padroncini, i lavoratori indipendenti italiani. Il clima popolare non è forse di malumore verso la vicina Italia? Le fibrillizioni politiche osservate in margine alla questione «credito Expo2015» indurrebbero a rispondere affermativamente. Tuttavia: qualcuno può dire con certezza quanto rappresentative dell’opposizione popolare al credito di 3,5 milioni di franchi siano le 12 mila firme raccolte dalla

lega dei Ticinesi? Lo sapremo il 28 settembre, cioè: troppo tardi per onorare gli impegni con i cantoni partner e con la Confederazione. Che all’appello del Consiglio di Stato (l’economia privata aiuti a coprire il fabbisogno finanziario) comincino a giungere risposte positive, fra cui quella della Disti (vedi a pagina 2), è un segnale che va in un’altra direzione, più costruttiva, nello spirito di quel «cerchiamo l’accordo» suggerito da Cassis. Non dovremmo comunque dimenticare, come ticinesi, che pur essendo una repubblica, che quindi va rispettata nel consesso confederale, raccogliamo poche simpatie Oltralpe quando ci profiliamo come repubblica dell’iperbole. I pugni sul tavolo all’indirizzo di Berna possono forse servire a risvegliare l’attenzione sui nostri problemi, ma poi va pur sempre cercato un accordo, un dialogo, una fiducia reciproca a livello confederale. Risulta a volte difficile ricordarsene, soprattutto per chi vede i confini del proprio mondo a Chiasso e Airolo, ma basta osservarci per un attimo dall’esterno per ritrovare una prospettiva che allarghi il campo visivo. Ne ha fatto esperienza la deputazione ticinese a Berna: dopo un serio colloquio con la consigliera federale Eveline Widmer-Schlumpf e il segretario di Stato per le questioni finanziarie Jacques de Watteville, i deputati,

«come rappresentanti del Ticino e della Svizzera», hanno deciso all’unanimità di dare fiducia al Consiglio federale e di chiedere al Governo ticinese di rinunciare al blocco dei ristorni dei frontalieri. Oltre ad essersi convinti, grazie alle informazioni riservate comunicate dalla consigliera federale, che ci sono le premesse per giungere ad un accordo con l’Italia che porti dei vantaggi al Ticino, sono anche consapevoli che gli interessi nazionali in gioco sono alti (investimenti italiani in Svizzera per 4 miliardi, investimenti svizzeri in Italia per 25 miliardi all’anno). Non guasta neppure conservare un po’ calma in vista delle prossime e decisive battaglie politiche, anziché agitarsi in continuazione: entro fine mese il Consiglio federale presenterà il suo concetto di applicazione della votazione contro l’immigrazione di massa accettata il 9 febbraio, nasceranno quindi presto delle discussioni di importanza fondamentale per la Svizzera e per il Ticino. Più che pugni sul tavolo, dai nostri politici sarebbe ora più utile avere delle indicazioni su una strategia globale e concreta per affrontare tutti i problemi che questa iniziativa e i deteriorati rapporti con l’Italia pongono e porranno in tutte le sue forme e implicazioni all’economia e ai cittadini del Ticino.


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 16 giugno 2014 ¶ N. 25

2

Attualità Migros

M Buonsenso e formazione nella pratica quotidiana Intervista Incontro con Simone Schmid, gerente della filiale del Serfontana, da vent’anni

Expo 2015: per un Ticino aperto alle opportunità

a Migros Ticino per parlare della sua esperienza di crescita aziendale Quando si parla di formazione professionale si è portati spesso a concentrare l’attenzione sugli aspetti legati al tirocinio e all’apprendistato. Ma per adeguare la pratica quotidiana del lavoro alle dinamiche del mondo economico anche collaboratori e quadri richiedono un aggiornamento e una formazione continua. Da questo punto di vista, l’esperienza professionale di Simone Schmid, oggi gerente della filiale di Serfontana, è significativa. Dopo aver svolto il suo apprendistato a Migros Ticino, Simone ha seguito un iter di formazione durato diversi anni, che l’ha portato a conoscere vari settori dell’attività aziendale e gli ha permesso di accumulare un’esperienza unica nel suo genere. A 36 anni può dire di conoscere Migros Ticino come pochi altri. «Ho cominciato nella filiale di Bellinzona, nel 1994, come apprendista» ci racconta. «Dopo i tre anni di tirocinio come venditore, ho lavorato altri tre anni ed ho iniziato una formazione interna come capo food, secondo la vecchia denominazione professionale». Questa formazione interna lo ha portato poi a esperienze di qualche mese sia a Biasca che a Locarno. È stato poi nominato sostituto gerente a Bellinzona, fino all’ottobre 2000. Nel suo percorso professionale ha seguito alcuni corsi specifici, mirati sulla sua formazione personale, e altri, invece, che rispondevano a esigenze aziendali: «Avevo un po’ un mio piano da seguire... A Biasca, dove lavoravo inizialmente, ho iniziato la mia formazione interna. A Locarno poi facevo il vice gerente, capo food secondo il vecchio organigramma, però curiosavo nel non food e in altri settori. Era una pratica un po’ ibrida: sia formazione che approfondimento della funzione che avevo già». Poi il cambiamento radicale di settore: dal lavoro in filiale a quello amministrativo-gestionale. «Ho avuto la possibilità di entrare a far parte della sezione di formazione. In quel periodo si trattava di adottare un nuovo sistema informatico per la gestione dei prodotti. Ho collaborato sia all’adattamento dei programmi per le esigenze di Migros Ticino, sia alla formazione del personale, cioè dei colleghi che avrebbero dovuto utilizzarlo». Simone ricorda questo periodo come particolarmente intenso, anche perché impegnato nella traduzione del programma stesso, lavorando spalla a spalla con i tecnici informatici dell’IBM. Per due anni ha fatto settimanalmente la spola tra Ticino e Zurigo. In seguito poi è

2014, l’anno della formazione professionale La Segreteria di Stato per la formazione e i suoi partner celebrano la ricorrenza decennale dall’introduzione della LFPr con una serie di manifestazioni volte ad attirare l’attenzione del pubblico sul sistema formativo duale e sui suoi vantaggi. Anche «Azione» dedicherà una serie di articoli al tema. Il primo della serie è uscito il 5 maggio scorso.

Azione Settimanale edito da Migros Ticino Fondato nel 1938 Redazione Peter Schiesser (redattore responsabile), Barbara Manzoni, Manuela Mazzi, Monica Puffi Poma, Simona Sala, Alessandro Zanoli, Ivan Leoni

Simone Schmid. (Vincenzo Cammarata)

rientrato nel nostro cantone, dedicandosi alla formazione del personale. «È stato interessante» ricorda, «perché all’epoca si trattava di abituare all’uso del PC persone che non lo conoscevano. Oltre al programma occorreva dunque insegnare anche le basi di informatica e per molti era una novità importante». Dopo tre anni di impegno in un contesto amministrativo, però, Simone ha sentito il desiderio di tornare a lavorare nel settore della vendita. «Mi ci trovo meglio, mi piace più il contatto con la gente di quello con il PC. Il 14 luglio del 2003 sono ritornato nella vendita, come sostituto gerente a Lugano, dove ho lavorato fino al settembre 2006. Poi sono passato alla filiale di Besso come gerente per un anno». Il 2005 è stato un anno importante per Simone Schmid: «Ho iniziato la formazione di specialista del commercio al dettaglio, diploma riconosciuto a livello federale. È stato un grande impegno, durato 13 mesi. Dopo un anno sono diventato gerente a Lugano Centro». Dall’anno scorso invece gli viene affidata la filiale del Serfontana. Una volta conclusa la formazione, comunque, le necessità di mantenersi aggiornato sono costanti. «La settimana prossima ad esempio è previsto un corso della Suva, di sicurezza sul lavoro. Sono tutte cose inerenti alla mia funzione». Ci sono poi le verifiche personali, con i superiori, per la valuta-

zione dei propri obiettivi professionali. «Ho avuto l’assessment nel febbraio del 2013; è andato bene, mi permette di valutare con obiettività il mio sviluppo, di capire come mi colloco nella mia funzione. Prossimamente ci sarà il post-assessment, in cui verranno valutati i miei obiettivi e il loro raggiungimento. C’è sempre qualcosa da migliorare, e anche questa è una formazione, in fondo». Il suo ruolo di dirigente, del resto, non è anche un po’ quello di formatore dei propri collaboratori? «Più che formatore, direi motivatore. Bisogna essere in grado di trovare una via di mezzo tra le necessità aziendali e le risorse dei singoli, sapersi immedesimare nelle loro situazioni. Sono da 20 anni nella stessa azienda e l’ho vista evolvere velocemente. Ricordo ancora i piani di lavoro che si facevano con la matita e il righello. Oggi si usano muletti elettrici muniti di terminale video, non si usano nemmeno più penne per vistare i bollettini di consegna. Se pensiamo al lavoro odierno di un’operatore di cassa... osserviamo come è cambiato il suo lavoro: è impressionante». Dopo aver percorso il lungo curriculum professionale di Simone Schmid viene da chiedergli se gli sembra che la sua formazione sia stata sufficiente a fornirgli gli strumenti necessari per la pratica quotidiana. Se non gli capita a volte di far capo piuttosto al buon senso... «Nella vita ci vuole sempre buon senso», risponde Schmid «anche perché tutte le

I numeri di Migros Ticino COLLABORATORI: 1760, più del 90% residente nella Svizzera italiana; 40 le professioni svolte in seno a Migros Ticino; 56’000 media giornaliera di clienti. FORMAZIONE: 184 i corsi interni erogati; 8000 le ore di formazione interna erogate; 1030 i partecipanti ai corsi. APPRENDISTATO: 634 giovani si sono candidati per un apprendistato; 19 apprendisti hanno iniziato la loro formazione nel 2013 (totale: 50); 95 giovani sono stati convocati per un colloquio; 61 giovani hanno fatto uno stage; 17 apprendisti hanno terminato la loro formazione nel 2013; 60-90% indice di permanenza in azienda al termine dell’apprendistato.

Sede Via Pretorio 11 CH-6900 Lugano (TI) Tel 091 922 77 40 fax 091 923 18 89 info@azione.ch www.azione.ch

Editore e amministrazione Cooperativa Migros Ticino CP, 6592 S. Antonino Telefono 091 850 81 11

La corrispondenza va indirizzata impersonalmente a «Azione» CP 6315, CH-6901 Lugano oppure alle singole redazioni

Stampa: Centro Stampa Ticino SA Via Industria 6933 Muzzano Telefono 091 960 31 31

situazioni sono diverse. La parte umana prevale sempre, occorre considerarla per non perdere qualcosa. Parte umana, buonsenso, preparazione professionale: è un mix di cose. E comunque, quando sento la mancanza di qualcosa posso sempre cercarla all’interno dell’azienda, perché Migros Ticino ha un bagaglio di competenze considerevole». Schmid può dire del resto di possedere una rete di contatti unica: ha conosciuto molte delle filiali della rete di Migros Ticino. «Le conosco perché le ho visitate durante la formazione al nuovo sistema informatico. Erano stati due mesi in cui giravo come un trottola da Faido a Chiasso». Ma tra tutte quelle in cui ha lavorato gli è difficile dire dove si sia trovato meglio, dove si sia sentito più realizzato. «Se me lo chiedevi due anni fa ti avrei detto a Lugano. Oggi ti dico che mi trovo meglio qui. Non posso dirti un luogo, mi adatto alla situazione. Sono situazioni diverse e mondi diversi. Come gerente poi occorre essere adattabili, un po’ camaleonti. Il rapporto con il collaboratore è diverso perché il cliente è diverso. Nel nostro piccolo Ticino, se pensiamo a Locarno, alle Tre Valli, al Luganese, al Bellinzonese e al Mendrisiotto abbiamo cinque realtà completamente diverse». Simone Schmid pensa di avere avuto la fortuna di crescere professionalmente assumendo sempre punti di vista diversi all’interno dell’azienda. «Un’azienda così complessa va conosciuta sotto vari aspetti e uno particolare è quello delle attività che si svolgono nella sede centrale di Sant’Antonino. Il lavoro amministrativo mi ha dato tanto. A parte la conoscenza delle persone, è stato quando mi sono occupato direttamente dell’organizzazione che in qualche modo ho conosciuto l’azienda: per alcune settimane mi sono occupato di analisi nelle rampe dove viene consegnata la merce. Alle 4 di mattina ero lì a prendere appunti e fare statistiche sul flusso di uscita dei prodotti. Quando ti vedi arrivare un camion pieno di articoli, vedi come sono smistati e poi come finiscono sugli scaffali dei negozi di tutto il Ticino, fa un certo effetto... Sono momenti che non dimenticherò». Tiratura 98’645 copie Inserzioni: Migros Ticino Reparto pubblicità CH-6592 S. Antonino Tel 091 850 82 91 fax 091 850 84 00 pubblicita@migrosticino.ch

DISTI, Associazione dei distributori ticinesi, ha deciso di rispondere positivamente alla richiesta del Consiglio di Stato e di contribuire ai costi per la presenza del Ticino nel padiglione svizzero a Milano per EXPO 2015. Per i soci DISTI l’esposizione mondiale a Milano è una grossa opportunità per far conoscere le ricchezze e le offerte del Ticino a persone che arriveranno da tutto il mondo anche perché attente alla qualità della vita e alla sostenibilità ambientale e sociale. I tempi stringono. Con l’impegno di tutti coloro che credono nel Ticino è però ancora possibile approfittare del grande evento per portare nel nostro Cantone almeno una piccolissima parte dei milioni di visitatori e creare così ricadute positive anche per il nostro settore turistico e, in generale, per la nostra economia, anche grazie alla possibilità per alcune aziende ticinesi di partecipare alla realizzazione della presenza svizzera all’EXPO. Ma l’impegno e la creatività da soli non bastano; è anche importante essere presenti a Milano nel padiglione svizzero per dimostrare ai visitatori (ma anche e soprattutto alla Confederazione e agli altri cantoni svizzeri) che il Ticino è una regione aperta, attiva e propositiva. Per questo DISTI è pronta a dare il suo contributo, a condizione che le premesse per la riuscita di EXPO siano date, che al progetto contribuiscano pure altre associazioni e privati ticinesi e per finire che il buon uso dei relativi mezzi finanziari messi a disposizione (da destinare primariamente ad aziende ticinesi che contribuiscono a EXPO) possa essere verificato.

La febbre dei mondiali contagia Migros Il risultato della nostra Nazionale contro la Francia sarà accompagnato da una speciale azione sui punti Cumulus. Quando la Nazionale svizzera entrerà in campo venerdì sera contro la Francia, nell’ambito delle partite del girone E, Migros condividerà la febbre della competizione con i fan della squadra rossocrociata: se la Svizzera vincerà la partita, il giorno seguente ogni acquisto effettuato permetterà di moltiplicare per 10 i punti Cumulus previsti. Un pareggio sarà premiato moltiplicando per 5 il totale dei punti Cumulus. E persino se la Nazionale svizzera non dovesse avere fortuna, Migros offrirà come premio di consolazione per la sconfitta un raddoppio dei punti Cumulus. L’azione è valida per gli acquisti di sabato 21, in tutte le filiali di Migros, nei ristoranti e Take Away Migros, nei negozi specializzati melectronics, SportXX, Micasa, Do it + Garden così come da Obi e LeShop. Abbonamenti e cambio indirizzi Telefono 091 850 82 31 dalle 9.00alle 11.00 e dalle 14.00 alle 16.00 dal lunedì al venerdì fax 091 850 83 75 registro.soci@migrosticino.ch Costi di abbonamento annuo Svizzera: Fr. 48.– Estero: a partire da Fr. 70.–


3

Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 16 giugno 2014 ¶ N. 25

Società e Territorio L’ora di religione È stato presentato a Locarno il rapporto Religioni, interculturalità ed etica nella scuola pubblica che dà un parere favorevole alla proposta del «doppio binario», ma il compromesso proposto da Manuele Bertoli sembra scontentare tutti

Cevio, il comune amico delle famiglie Con una originale campagna pubblicitaria fatta di spot televisivi e manifesti il comune valmaggese si promuove sottolineando i vantaggi per le famiglie che scelgono di stabilirvisi pagina 5

pagina 4

Il trucco è un linguaggio Intervista Patrizia Magli autrice di Pitturare

il volto indaga i significati del make up

Per qualcuna il primo amore è stato un rossetto. Per un’altra, un ombretto blu, di una tonalità fiabesca simile a quella di alcuni dipinti medievali, realizzati con la polvere di lapislazzuli. C’è chi si invaghisce di un mascara, chi di un eyeliner. Parlare di cosmesi ci riporta subito ad un universo separato dal resto, etereo e impalpabile come un profumo. Ma che cosa si nasconde veramente dietro l’atto apparentemente frivolo, sicuramente illuminato da una grazia particolare, di dipingersi le labbra, le gote, di illuminare le palpebre con una nuance evanescente? Che cosa si cela dietro ad un pennello che incipria con candore civettuolo il naso? È un’analisi storica e sociologica condotta con cura, ma senza inutili accademismi, quella che Patrizia Magli ha tentato con il suo fruibile, eppure attrezzatissimo saggio, Pitturare il volto (Marsilio): un viaggio in un mondo da sempre considerato marginale, non infrequentemente biasimato, eppure pregno di significazioni che possono aiutarci a capire meglio le donne (e gli uomini) di oggi e di ieri, in perenne bilico fra essere e voler essere. Professoressa Magli, pensando al trucco, mi viene subito in mente il teatro.

In effetti, il trucco per eccellenza è quello teatrale. Per acquisire un’identità diversa e un ruolo sulla scena, occorre passare attraverso la cosmesi. Il trucco, in effetti, ha proprio la capacità di trasformare l’individuo, aiutandolo ad entrare nella parte che si è scelto nella scena sociale. È questo che spinge le donne a imbellettarsi?

Per le donne, il trucco è spesso e volentieri una forma di protezione. Molte ragazze e signore, truccandosi, diventano addirittura meno belle. Ci si può giustamente chiedere: ma allora perché lo fanno? Per sentirsi più sicure. Per diventare più simili a quello che vorrebbero essere. Se accettiamo questo punto di vista, ci rendiamo conto che il maquillage non è una menzogna, ma anzi una forma di verità: siamo più simili a noi trasformando il nostro volto in quello che sentiamo di essere e modificando i tratti che Madre Natura ci ha dato in dono ma che non ci rappresentano fino in fondo.

Eppure l’atto di dipingere il volto è da sempre stato additato da moralisti e bacchettoni come un’arte manipolatoria tesa a ingannare il povero maschio credulone.

Il trucco è sicuramente una sorta di manipolazione e modificazione del viso, ma, come il linguaggio, dice e racconta cose di noi – molto di più di quanto faccia il nostro viso nudo. Dimmi come ti trucchi e ti dirò chi sei: chi vuoi sembrare, chi vuoi essere. Ma che cos’è, in definitiva, il trucco?

È un linguaggio, messo a disposizione di ogni essere umano (oggi si truccano non solo le ragazze, ma anche i ragazzi) per comunicare qualcosa. Tutto dipende da cosa vogliamo comunicare. Il trucco non è semplicemente un elemento estetico. Nell’ultima parte del libro, attraverso un’analisi comparativa, che passa in rassegna i vari tipi di trucco, volevo mettere in luce il senso, il significato. Una variazione di sopracciglio, che cosa comporta sul piano dei segni? Nel suo libro si capisce come nel piccolo mondo della cosmesi serpeggi una delle querelle più spinose della cultura occidentale, quella fra artificio e natura, dove alla seconda vengono attribuiti tratti di perfezione che in realtà appartengono più all’occhio di chi guarda che all’oggetto.

La natura è sempre stata vista come luogo dell’innocenza e della verità, mentre all’artificio sono associati l’inganno e la perversione. A mio avviso l’opposizione naturale/artificiale è assurda e fuorviante. Il nostro viso, anche senza trucco, non è mai a nudo, perché è sempre vestito di un’espressione. Noi esseri umani abbiamo tutta una serie di intensificatori o neutralizzatori delle emozioni; stiamo sempre molto attenti a come atteggiamo il nostro viso, per esprimere quello che sentiamo e proviamo o per reprimerlo. Il viso, in fondo, è un libro aperto. Teatralizza a tal punto stati d’animo, conturbamenti ed emozioni che alcune culture lo coprono. Che cos’è il velo islamico? Una forma di cosmesi all’ennesima potenza?

Personalmente non credo che ci si veli il viso per pudore. In certi Paesi il volto viene nascosto perché viene percepito come troppo potente, troppo pericoloso per l’uomo, che verrebbe quindi indotto al peccato, alla tentazione, alla lascivia. Ma questo atteggiamento non

Keystone

Laura Di Corcia

fa un buon ufficio agli uomini di quei Paesi, i cui freni inibitori sembrano essere deboli come quelli di un bambino messo di fronte a una fetta di torta. Però nel suo saggio fa notare che questa operazione presenta delle affinità con quanto messo in atto dalla cultura occidentale contemporanea, che propone sui manifesti e sulle copertine dei rotocalchi volti armonici e quasi perfetti, ma tutti uguali, praticamente indistinguibili. Le chiedo: ci si trucca per distinguersi o per conformarsi?

Il maquillage presenta una duplicità che forse è il suo aspetto più interessante. La vulgata vuole che ci si trucchi per mettersi in mostra: questo riguarda solo il trucco ornamentale, che si avvicina all’arte. Sono poche le donne che usano

il trucco per distinguersi. Molto più spesso il trucco viene utilizzato come camouflage e ha il preciso scopo di cancellare la propria differenza, il proprio elemento di singolarità che infastidisce sempre un po’. Un esempio? Il fatto che riconosciamo a colpo d’occhio le donne provenienti dall’America latina, e non attraverso il vestiario, che è praticamente uguale al nostro, ma proprio per le abitudini cosmetiche particolari che si distanziano dalle nostre. A proposito di uniformazione dei volti, mi vengono in mente i visi gonfiati, talvolta deturpati dal bisturi del chirurgo. Mi spiega come mai molte signore dopo una certa età, pur avendo di fronte a loro migliaia di esempi che spingerebbero a non intraprendere quella via, in quanto

foriera di disastri non più recuperabili, cadono lo stesso nella trappola del ritocchino?

C’è un momento in cui le donne odiano se stesse. Non sopportano di invecchiare e a quel punto non gliene importa nulla di trasformarsi in mostri. Se scoprono i segni del tempo sul loro volto, decidono che è meglio delegare il loro viso a un chirurgo, pur di non essere più come sono. Si tratta molto spesso di una forma di autolesionismo. Che viene additata e biasimata senza risparmio di cattiverie.

La chirurgia, come il trucco, non è né buona né cattiva. I visi cui faceva riferimento prima sono il risultato di più sedute, più ritocchi. Come in tutte le cose, quel che più conta, a livello dei risultati, è l’uso che se ne fa.


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 16 giugno 2014 ¶ N. 25

4

Società e Territorio

Requiem per la storia delle religioni? Scuola È stato presentato a Locarno il rapporto Religioni, interculturalità ed etica nella scuola pubblica

curato da Marcello Ostinelli e Francesco Galetta Fabio Dozio Gli allievi delle scuole medie del Canton Ticino che seguono i corsi confessionali di religione sono sempre meno. Ci sono alcune classi di quarta media dove nessun allievo frequenta l’ora di religione. Ma le statistiche sono meno severe. Nell’anno scolastico 2009-2010, alle medie, il 57,4% degli allievi ha seguito l’istruzione religiosa cattolica, il 3,1 quella evangelica. In quarta media il calo è drastico, perché i ragazzi, più maturi e autonomi, si distaccano ulteriormente dalla religiosità. Nell’ultimo anno solo il 43,5% degli allievi frequenta l’ora di religione. Da questi dati appare chiaro che la maggioranza degli allievi di scuola media è esonerata dalla religione, quindi non riceve nessuna formazione specifica in questo campo. Una lacuna non trascurabile per la scuola pubblica obbligatoria, se consideriamo il cambiamento avvenuto negli anni recenti del «paesaggio religioso» svizzero. Il Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport ha, dunque, svolto una sperimentazione triennale dell’insegnamento di storia delle religioni nel secondo biennio della scuola media ticinese. L’esperimento è avvenuto in sei sedi, dove sono stati proposti due modelli: un insegnamento unico obbligatorio di storia delle religioni e un insegnamento misto, con la possibilità dell’allievo (o meglio della famiglia) di optare per il corso confessionale o per quello di storia delle religioni. «Le sperimentazioni devono concludersi – ha detto il direttore del Decs Manuele Bertoli – poi bisogna decidere». Perciò, dopo la fine della sperimentazione nel giugno dello scorso anno, è stato da poco presentato un ricco rapporto curato da Marcello Ostinelli e Francesco Galetta che suggerisce le riforme da introdurre nella scuola obbligatoria. Prima di guardare al futuro, diamo un’occhiata al passato, perché la storia del rapporto tra Chiesa e scuola in Ticino è stata vivace e perfino travagliata. La prima legge sulla scuola pubblica ticinese risale al 1804 e stabilisce che l’insegnamento «è affidato ai Parrochi, Cappellani ed altre persone capaci, e probe indistintamente». Ancora nel 1832, il maestro di scuola doveva «essere cattolico». Sull’onda delle rivoluzioni liberali europee del 1848 vi fu un allentamento della pressione religiosa e una separazione fra Stato e Chiesa per quanto riguardava l’insegnamento religioso. Ma la legge del

A lezione di storia delle religioni alla scuola media di Riva San Vitale, una delle sei sedi coinvolte nella sperimentazione voluta dal Decs. (Ti-Press)

1882 tornava a indicare che «è strettamente prescritto in tutte le scuole l’insegnamento della religione e della storia sacra». La rivoluzione liberale del 1890 cercò di reintrodurre la separazione fra Stato e Chiesa: «Lo Stato non è – scriveva Alfredo Pioda – né cattolico apostolico romano, né ateo, né teista; egli rappresenta l’universalità dei cittadini e non è mancipio di nessuna fede e garantisce a tutti libertà di coscienza e di credenza». Ma i progetti liberali si infransero contro un referendum che nel 1908 abrogò la legge scolastica che prevedeva di rendere facoltativo l’insegnamento religioso. Bisognerà attendere fino alla legge sulla scuola del 1990 perché l’insegnamento religioso diventi facoltativo a tutti gli effetti! L’ultima tappa di questo percorso a ostacoli prende avvio nel 2002, quando due atti parlamentari (Dedini e Sadis) riaprono il dibattito, proponendo

l’introduzione di un insegnamento di storia delle religioni, dell’etica e della filosofia. Le due proposte riflettono lo spirito del tempo: la crisi del sacro, la secolarizzazione della società, il carattere sempre più multietnico e multiculturale della società, l’ignoranza delle culture religiose che alimenta l’intolleranza. «L’insegnamento religioso attuale – scriveva Laura Sadis – è sempre più considerato estraneo alla concezione generale della scuola pubblica e sempre meno appare conciliabile con il principio della laicità dello Stato». Anche nel resto della Svizzera ci si muove in questa direzione. La realtà nazionale è molto variegata, perché siamo un paese fatto di culture e religioni diverse. Ma negli ultimi anni in tutti i cantoni si promuovono riforme. «La struttura dell’insegnamento religioso nella scuola pubblica svizzera sta cambiando – si legge nel rapporto – la tendenza generale in questo am-

bito comporta un rafforzamento del ruolo dello Stato e della scuola pubblica, conseguentemente all’introduzione di un insegnamento obbligatorio sulle religioni, accanto a, o in sostituzione, dell’insegnamento religioso confessionale». I Grigioni, per esempio, hanno introdotto il «modello 1+1» che offre due insegnamenti complementari, uno obbligatorio e neutrale, l’altro facoltativo e confessionale. Ma ci sono anche casi più radicali, come Neuchâtel, dove non è previsto alcun insegnamento confessionale e alle Chiese riconosciute viene concesso di usare le aule per eventuali corsi facoltativi. Alla fine di una ricca disamina, il rapporto di Ostinelli e Galetta mette a fuoco la proposta che ritiene più interessante per il Canton Ticino. È quella definita del «doppio binario», già praticata in altri cantoni. È l’equivalente del modello grigionese: un insegnamento obbligatorio di storia delle religioni e di

etica, da affiancare a un insegnamento facoltativo di tipo confessionale. «Storia delle religioni – afferma Marcello Ostinelli – deve essere impartita con un punto di vista esterno e imparziale» e «questo insegnamento può dare un contributo molto importante alla comprensione interculturale». Il modello del «doppio binario» è sostenuto dal Direttore del Decs Manuele Bertoli, che a Locarno, in occasione della presentazione del rapporto, lo scorso 27 maggio, ha illustrato la sua proposta. «C’è un paletto – ha detto Bertoli – che non possiamo superare: la griglia di 33 ore è il massimo che possiamo sopportare». Il compromesso di Bertoli è questo: chiedere alle Chiese di rinunciare a un’ora di religione ogni quindici giorni per poter inserire l’ora di storia delle religioni. Ma è un doppio compromesso! Il Direttore del Decs deve fare i conti anche con l’iniziativa che chiede di introdurre un insegnamento della civica, quindi l’ora di storia delle religioni va alternata, quindicinalmente, a un’ora di civica. Progetto ambizioso, ma anche fragile. Il Vescovo ha già dichiarato che non è disposto a rinunciare, perché «se l’ora di religione diventasse quindicinale difficilmente noi potremmo garantire di proporre qualcosa di culturalmente valido». Gli evangelici sono per l’insegnamento unico di storia delle religioni, senza l’ora facoltativa confessionale. Gli insegnanti di storia sono scettici: Rosario Talarico, docente ed esperto di storia, ha detto, sempre a Locarno, che «per avere dignità di materia anche la storia delle religioni deve avere una nota». I promotori dell’iniziativa sulla civica respingono al mittente quella che ritengono una proposta insufficiente. Bertoli appare isolato, prima ancora della discussione in Governo e in Parlamento. «In questo paese cercare il consenso è diventato difficilissimo», dice il Consigliere di Stato, dichiarando la sua impotenza di fronte alla possibilità di far fare un passo avanti alla laicità dello Stato. «Possiamo cambiare solo con il consenso delle Chiese – ha detto a Locarno – altrimenti rimaniamo allo statu quo». Avanti adagio… quasi indietro. Bibliografia

Marcello Ostinelli e Francesco Galetta, Religioni, interculturalità ed etica nella scuola pubblica, Dipartimento formazione a apprendimento, SUPSI, 2014.

Viale dei ciliegi di Letizia Bolzani Roberta Cassani, Teresita Fazzo Bang e il barattolo di moscerini, Rizzoli. Da 7 anni Ha un nome che è tutto un programma: Teresita Fazzo Bang. Per l’autrice è (quasi) l’anagramma di Stefano Bartezzaghi, ma i bambini lettori possono anche non saperlo. A loro il nome sembrerà divertente e normalissimo. Come divertenti e normalissime possono apparire a un bambino le avventure di Teresita, anche se sconfinano – per un adulto – nel magico e nel surreale. I bambini invece sconfinano come niente fosse nel magico e nel surreale, e sono molto bravi e rovesciare gli stereotipi. Teresita è una bambina, si è appena trasferita in campagna dalla città e non è molto contenta: come lo spieghi a un adulto che ti manca l’insegna al neon baluginante sopra la trafficata strada che vedevi dalla tua finestra? Per fortuna arriveranno due cose a confortare Teresita e a renderle più facile l’inseri-

mento nella nuova vita: degli animali di cui prendersi cura e un amico. L’amico si chiama Valentino, è simpatico e ha un occhio strabico. Gli animali non sono cani, gatti o cavalli ma un barattolo di moscerini (regalatogli da mamma Fazzo Bang, biologa). Teresita se lo mette al collo, per portare le sue bestiole sempre con sé. Questo è l’esordio della storia: incisivo, bellis-

simo. E in modo altrettanto vivace la storia procede, snodandosi attorno a due problemi principali: un compagno di classe bulletto e troppo curioso; e una serie di messaggi che i moscerini lanciano ai due bambini protagonisti. Teresita comunica con i moscerini quando sogna, mentre Valentino, con l’occhio ballerino e magico, riesce a vedere i moscerini assemblarsi dentro il barattolo a formare delle frasi, la principale delle quali è «liberateci!». Ma come e quando? «Ve lo diremo questa notte» rispondono i moscerini. Ai lettori piccoli e grandi il piacere di condividere, pagina dopo pagina, questa avventurosa liberazione! Kazuaki Yamada, Il palloncino rosso, Minedition. Da 3 anni Ha lo stesso titolo di uno dei capolavori di Iela Mari (l’artista, scomparsa quest’anno, che sapeva affidare le sue storie al potere narrativo delle illustrazioni e alla ricchezza e originali-

tà della sua grafica). Quel Palloncino rosso era del 1967 e ancor oggi non ha perso la sua freschezza (lo trovate nel catalogo dell’editore Babalibri). Questo Palloncino rosso, primo libro per bambini dell’illustratore giapponese Yamada, seppure molto diverso, è anch’esso una storia tenera e fresca che s’impernia soprattutto sulle immagini. Le parole sono poche, misurate, ma giuste, indispensabili e coerenti, sia ritmicamente sia semanticamente, con la narrazione. Protagonista, oltre al palloncino rosso, e alla piccola Lisa

che ne è molto orgogliosa, è un autobus giallo, sul quale, fermata dopo fermata, saliranno dapprima Lisa e poi vari animali. Già alla seconda fermata, appena salito l’amico Orso, il palloncino rosso sfuggirà di mano a Lisa, e allora, con l’aiuto dei vari animali, si partirà all’inseguimento: «Ciao Coniglio! Vedi il palloncino rosso di Lisa?» «Sì è laggiù, lo vedo!»; «Ciao Elefante! Vedi il palloncino rosso di Lisa? Sì è laggiù, lo vedo!», e così via, con un susseguirsi di dialoghi che potranno essere giocati nella lettura ad alta voce con l’adulto, e con un susseguirsi di spostamenti del palloncino e dell’autobus che potranno essere seguiti dal ditino del piccolo lettore. Il palloncino, beccato da un uccello, finirà per scoppiare, ma la frustrazione di Lisa sarà superata grazie al conforto dei suoi amici, che le faranno notare un enorme palloncino rosso nel cielo: il sole al tramonto! Un dono ancora più bello, da condividere e ammirare.


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 16 giugno 2014 ¶ N. 25

5

Società e Territorio

Il Comune si promuove Vallemaggia Una campagna fatta di spot televisivi e cartelloni pubblicitari che si rivolge alle famiglie:

le autorità di Cevio spiegano i vantaggi di stabilirsi nel loro comune e si impegnano ad offrire tanti servizi

Stefania Hubmann Vivere in sicurezza e tranquillità, in un contesto paesaggistico di qualità, con un’offerta educativa completa fino alla fine delle scuole dell’obbligo, la possibilità di praticare sport e partecipare ad attività ricreative, senza dimenticare l’offerta immobiliare a buon mercato rispetto alle zone urbane e le condizioni fiscali favorevoli. Il tutto potendo raggiungere in tempi ragionevoli i principali centri urbani del Cantone. Il luogo ideale per le famiglie si chiama Cevio. È questo il messaggio che il Comune valmaggese trasmette con una campagna promozionale innovativa, la prima nel suo genere a livello ticinese e forse anche nazionale. «Cevio, per la famiglia, il meglio» è lo slogan che spicca negli spot pubblicitari e sui cartelloni affissi durante tutto il mese di aprile in punti strategici del territorio cantonale. Così ad esempio lo sguardo degli automobilisti incolonnati sul lungolago di Lugano si posa sul verde e sulla pace della Vallemaggia.

Per le autorità lo sviluppo edilizio deve essere compatibile con la protezione di un territorio di pregio L’idea del Municipio, maturata nel corso dell’ultimo anno, punta a valorizzare gli atout del Comune, consapevole della propria posizione periferica, ma anche dei vantaggi che la stessa comporta. Oggigiorno il contatto con la natura, la mancanza d’inquinamento, il rapporto umano, sono valori che vengono riscoperti diventando prioritari soprattutto quando si tratta di scegliere dove crescere i propri figli. Situato a 420 metri di altitudine, a 25 km circa da Locarno, Cevio conta quasi 1200 abitanti. «La popolazione negli ultimi anni è stabile – spiega il sindaco in un incontro sul posto – con però una tendenza positiva delle nascite negli ultimi anni. Nel 2013 ci sono state undici nascite e la scuola dell’infanzia è al completo. Stiamo valutando la possibilità di aprire un’altra sezione o forse un asilo nido». Le autorità desiderano che il Comune si mantenga vivo, evitando di trasformarsi in una sorta di rifugio per il week-end o peggio ancora in un museo a cielo aperto. Cevio, storico capoluogo della valle, sede del locale museo etnografico, deve continuare a svolgere questa funzione, per le giovani generazioni come per la popolazione anziana. A questo proposito il Centro Sociosa-

I manifesti affissi durante il mese di aprile in punti strategici del territorio cantonale.

nitario, inaugurato lo scorso mese di aprile, rappresenta un progetto chiave, nonché una delle realizzazioni più importanti degli ultimi decenni. Dispone di sessanta posti letto in quattro diversi reparti, fra i quali uno riservato ai malati di Alzheimer, assicurando molteplici servizi come ad esempio l’ambulatorio e la fisioterapia. Pierluigi Martini: «Il Centro è un’opera all’avanguardia che offre circa cento posti di lavoro. Un altro vantaggio è la possibilità per gli anziani di rimanere vicini ai luoghi dove hanno vissuto e ai loro famigliari». L’aspetto legato allo spirito comunitario e all’atmosfera cordiale è sottolineato durante la visita in Vallemaggia anche dalla municipale Elena Fenini, incaricata di seguire da vicino la campagna promozionale. Un’iniziativa che ha già centrato il primo obiettivo: richiamare l’attenzione su Cevio. «Le richieste d’informazioni sono aumentate», conferma la rappresentante del Municipio. «Dopo questa prima fase valuteremo con la FEF Comunicazioni

di Locarno, alla quale è stato affidato l’incarico, i risultati e le relative strategie per proseguire l’azione di propaganda. Molte informazioni si possono trovare anche sul sito internet (www. cevio.ch) rinnovato l’anno scorso». Sul sito è pubblicata e costantemente aggiornata anche la lista degli alloggi e dei terreni a disposizione nel Comune, che riunisce le località di Cevio, Bignasco e Cavergno. Il sindaco conferma le buone possibilità di sviluppo di questo settore. Nuovi appartamenti sono in costruzione e un’altra residenza è pure in avanzata fase di progettazione. Per le autorità comunali si tratta di un’evoluzione che deve comunque rimanere compatibile con la protezione di un territorio di particolare pregio. Spaziando dalle cave di Riveo fino al ghiacciaio più importante del Ticino, il Basodino, il Comune di Cevio comprende anche l’eccezionale valle Bavona, iscritta dal 1983 nell’Inventario dei paesaggi d’importanza nazionale. Sulla necessità di conservare il patrimonio naturalistico,

assicurando però uno sviluppo economico e sociale alla valle, concordano tutte le autorità regionali. Il sindaco di Cevio – alla guida del nuovo Comune da quasi due legislature – sottolinea l’ottima collaborazione con gli altri Comuni e con i Patriziati, questi ultimi promotori di diversi progetti, tra cui quello per la creazione di un caseificio a Bignasco in un edificio firmato dall’architetto Mario Botta. L’opera include una sala polivalente, uno spazio per manifestazioni all’aperto, appartamenti e uffici. Fra le nuove sfide di Cevio figurano anche il progetto del nuovo centro ricreativo-turistico di Bignasco (piscina e area di sosta turistica) e la concentrazione a Cavergno di tutte le sezioni di scuola elementare, oggi divise nei tre nuclei di Cevio, Bignasco e Cavergno. Da rilevare, a favore della mobilità degli allievi, che le tre località sono collegate da una pista ciclabile. In ogni quartiere si trova anche un parco giochi, fra cui l’«Oasi ricreativa» appena realizzata a Cevio.

L’attenzione rivolta alle famiglie è concreta e il motto «Cevio, per le famiglie, il meglio» trova un tangibile riscontro nella volontà politica del Comune e nelle sue azioni. Idee, progetti e realizzazioni in Vallemaggia quindi non mancano, così come attrazioni ed eventi di richiamo anche nazionale (per esempio a luglio e agosto il festival Vallemaggia MagicBlues). Per il sindaco di Cevio, in conclusione, ogni regione del Cantone è in grado di offrire il suo contributo. «Nessuno mette in discussione la forza trainante di una città come Lugano, ma la sensibilità nei confronti delle zone periferiche, pur essendo effettiva, può essere ulteriormente migliorata». Quello del sindaco di Cevio non è un lamento ma un invito, non si chiedono aiuti finanziari ma sostegno e condizioni quadro per garantire la possibilità di realizzare quella visione che l’intera valle dimostra di avere, anche attraverso la promozione dell’attrattività per le famiglie.

Le mele non crescono al supermercato! WWF Classi all’aria aperta: in un’azienda agricola verrà mostrato agli allievi da dove proviene il nostro cibo

e come è possibile alimentarsi in modo sostenibile Da cinque anni il WWF propone le giornate Scuola Natura. Quest’anno saranno oltre 1500 gli allievi che trascorreranno in tutta la Svizzera un giorno di scuola all’aperto. Durante questa giornata gli allievi imparano divertendosi e vengono incoraggiati a comportarsi in modo sostenibile nella vita di tutti i giorni. Con molti giochi e attività, i bambini scopriranno che anche la frutta con delle macchie può esser buona. Inoltre impareranno che cosa significa mangiare degli asparagi che arrivano nei nostri piatti con l’areo dal Messico. «Con un tale evento vogliamo of-

frire alle classi un’esperienza positiva nella natura. Poiché ciò che si conosce e ciò che piace, lo si vorrebbe anche proteggere», ci spiega Martina Henzi, responsabile dei progetti scolastici in seno al WWF. «Allo stesso tempo vorremmo anche trasmettere delle conoscenze affinché tutte le ragazze e i ragazzi siano consci di come loro stessi possano essere attivi per l’ambiente». Quali sono gli animali che vivono sul melo? Quali frutti posso mangiare in inverno? Quanto cibo buttiamo via ogni anno? All’interno di un’azienda agricola le classi scopriranno da vicino gli alberi di mele, imparando così a co-

noscere l’alimentazione locale e stagionale, come pure quale contributo offrire per favorire un ambiente sostenibile. Le giornate Scuola Natura sono destinate alle classi dalla terza alla quinta elementare e si svolgeranno nel mese di settembre a Mezzana (15, 16, 18 e 19 settembre) e in Capriasca (25 e 26 settembre). La partecipazione, grazie al sostegno di Migros, è gratuita. Iscrizioni: www.wwf.ch/scuolanatura.

Scuola Natura, settembre 2014, Mezzana e Capriasca


Sale

50% su vari tavolini accostabili

Per es. Tavolino accostabile MILA

9.95

invece di 19.90

Offerte valide dal 10.6. al 7.7.2014, fino a esaurimento dello stock

Per es. Armadietto per lavabo SAMU

159.20

Lenzuolo teso NOE, confezione doppia a partire da

invece di 199.–

50%

sulla biancheria in spugna NAWID

Per es. Asciugamano per ospiti NAWID, in confezione doppia

19.80 invece di 39.60

5.90

inve invece di 11.80

Set di bicchieri per il vino ACINO, 12 pz.

19.90

invece di 32.90

Per es. Tappeto RENATE

4.95

invece di 9.90

50% su vari tappeti

Portacandele AMANDE

Tavolo NIELSEN

0.90/pezzo

374.50

invece di 1.90

invece di 749.–

Tavolino accostabile MILA, piano in MDF verniciato, struttura in metallo cromato, giallo, impilabile, 36 × 36 × 30 cm, 9.95 invece di 19.90 Armadietto per lavabo SAMU, 2 ante, 1 ripiano, corpo bianco, frontalie effetto rovere selvatico, maniglie in alluminio, piedi in alluminio spazzolato effetto acciaio inox, 159.20 invece di 199.– Asciugamano per ospiti NAWID, in confezione doppia, 100 % cotone, disponibile nei colori verde chiaro e fucsia, in varie misure, per es. asciugamano per ospiti 30 × 50 cm, 5.90 invece di 11.80 Lenzuolo teso NOE, in confezione doppia, 100 % maglina di cotone, bianco e blu medio, per es. 2 × 90 × 190 – 100 × 200 cm, a partire da 19.80 invece di 39.60 Set di bicchieri per il vino ACINO, 12 pz., vetro, 19.90 invece di 32.90 Tappeto RENATE, 100 % cotone, vari colori e misure, per es. verde, 60 × 90 cm, 4.95 invece di 9.90 Portacandele AMANDE, vetro, in 3 motivi diversi, vari colori, Ø 5,6 cm, altezza 6,5 cm, 0.90 invece di 1.90 Tavolo NIELSEN, Acacia massiccio, spazzolato, verniciato, telaio in metallo, verniciato con polvere elettrostatica, nero, 200 cm × 100 cm × 75 cm, 374.50 invece di 749.–

Ora più di 1800 articoli ribassati presso Micasa! micasa.ch


PUNTI. RISPARMIO. EMOZIONI. ANCORA PIÙ OFFERTE CUMULUS: www.migros.ch/cumulus

UN AIRSHOW FUORI DAL COMUNE Non perderti l’Air14 a Payerne, l’airshow unico nel suo genere in Europa per festeggiare il centenario dell’aviazione militare elvetica, i 50 anni della Patrouille Suisse e i 25 anni del PC-7 Team. Durante quattro giorni ti aspettano diversi programmi giornalieri con squadre di volo acrobatico e aeroplani militari, civili, storici e moderni. Durata dell’azione: 30/31 agosto e 6/7 settembre 2014 Prezzo: adulti fr. 15.40 invece di fr. 22.– / bambini (1998 – 2004) fr. 7.– invece di fr. 10.– / famiglie fr. 42.– invece di fr. 60.– Approfittane: all’acquisto di un pass giornaliero ricevi il 30 percento di sconto sul prezzo in prevendita (fino a esaurimento dello stock). Informazioni e prenotazione: www.migros.ch/cumulus/air14 www.air14.ch

30%

DI SCONTO

PIACEVOLI MOMENTI DI RELAX ALL’HAMMAM

PIÙ VACANZA IN MONTAGNA A ST. MORITZ – CELERINA

Approfitta ora dell’offerta della nostra day spa «Hamam Spezial»: dopo l’hammam, vizia la tua pelle con un impacco di argilla marocchina, rilassati durante un massaggio di 50 minuti con olio o schiuma di sapone e assapora una prelibatezza orientale.

L’elegante albergo lifestyle e design Hotel Misani*** a Celerina si trova nel cuore del paesaggio vacanziero engadinese e offre un ambiente unico. I ristoranti Misani offrono alla clientela un mix fresco e sorprendente di note dal gusto sia regionale che esotico. L’offerta comprende (tassa di soggiorno incl.): – 3 pernottamenti in camera doppia Basic Style Room – 3 ricchi buffet per la colazione Misani fino alle ore 16 – 3 cene a 4 portate – 4 pass giornalieri per ferrovie di montagna/mezzi pubblici/ferrovia retica nell’Alta Engadina

Durata dell’azione: fino al 30 giugno 2014 Prezzo: Zurigo fr. 130.– invece di fr. 160.– Baden fr. 130.– invece di fr. 162.– Approfittane: prenota subito online sul sito www.fitnesspark.ch/cumulus.

Per maggiori informazioni rivolgersi a: – Fitnesspark Hamam Münstergasse tel. 058 568 81 82 – Fitnesspark Hamam Baden tel. 058 568 03 80 Osservazioni: ricordati di mostrare la tua carta Cumulus all’entrata. L’offerta non è cumulabile con altri sconti ed è valida finché vi è posto a sufficienza. I buoni «Day Spa» non possono essere utilizzati. Nessuna corresponsione in contanti. Ulteriori informazioni: www.fitnesspark.ch/cumulus

30.-

Fino a

DI SCONTO

Durata dell’azione: dal 20 giugno al 12 ottobre 2014 Prezzo: fr. 295.– invece di fr. 445.– a persona e soggiorno in camera doppia. Approfittane: prenota con il tuo numero Cumulus su www.myswitzerland.com/ cumulus oppure chiamando il numero gratuito 00800 100 200 27 e approfitta di un pernottamento gratis e di un punto Cumulus per franco. Osservazioni: prenotazione con carta di credito. Fr. 30.– di tasse amministrative per pagamento contro fattura. Ulteriori informazioni: www.hotelmisani.ch

3per2 PERNOTTAMEN

TI

PER DOMANDE SUL PROGRAMMA CUMULUS: INFOLINE CUMULUS 0848 85 0848


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 16 giugno 2014 ¶ N. 25

8

Società e Territorio Rubriche

L’altropologo di Cesare Poppi Il campo del corvo Cadevano ieri 625 anni da uno degli eventi sconosciuti ai più che pure hanno fatto la storia d’Europa. Il 15 giugno 1389 le armate del Principe Lazar Hrebeljanovič di Serbia e del Re di Bosnia Tvurtko si opposero in battaglia alle forze del Sultano Murad I. La battaglia fu un autentico macello, fra i caduti erano da contare sia il Re Lazar che il Sultano Murad. Per quanto la battaglia fosse del tutto ininfluente ai fini tattici lasciava tuttavia la strada aperta agli Ottomani che, a differenza delle forze serbe praticamente annientate, avevano ancora numerose truppe di riserva, per soggiogare Serbia e Bosnia. Si può così dire che la Questione Balcanica, con quell’effetto domino che portò fino all’assassinio di Sarajevo con il conseguente scoppio della Prima Guerra Mondiale, nacque in quel lontano giorno. «Kosovo» significa in lingua serba «il campo degli uccelli neri». Uccelli neri – corvi o merli che siano – che, nel folclore di tutto il mondo, hanno sempre goduto di una fama ambigua, per non dire del tutto sinistra. Ma cambiamo scena. Saranno pochi gli

affezionati lettori dell’Altropologo che si avventureranno in Alpago, la conca formata dall’estremo limite orientale delle Dolomiti che racchiude il Lago di Santa Croce nel bellunese. Meno ancora quelli che si fermeranno a Borsoi, frazione del Comune di Tambre. Qui si trova la Chiesa Parrocchiale di Sant’Osvaldo, il Re del Northumbria (siamo nel VII secolo dell’Inghilterra attuale). Dentro la chiesa, sulla parete destra a metà navata, è appeso il gonfalone processionale della Parrocchia. Raffigura il Santo in corazza e corona regale che solleva con la mano sinistra un corvo. Questo porta nel becco l’anello d’oro che, nella leggenda, funge da pegno d’amore fra il Re e la fanciulla pagana che questi voleva sposare una volta che si fosse convertita. Ad Osvaldo – continua l’agiografia – il matrimonio costò letteralmente un’occhio: ce lo rimise nella battaglia contro il futuro suocero, men che convinto che quel matrimonio s’avesse da fare. Ma – e qui sta la svolta della storia – il vincitore capì di aver forse esagerato, si convertì lui stesso e acconsentì al matrimonio. Un detta-

carna il pensiero e Muninn, che invece è associato alla memoria, informano Wotan sull’andamento degli affari nel mondo e fungono da suoi portavoce. Di qui una loro associazione speciale con la chiaroveggenza e la divinazione nonché, naturalmente, con il mondo dei morti. Questi attributi del corvo sono dovuti a due sue caratteristiche di comportamento. In primo luogo il corvo si nutre di carogne e di cadaveri: ne spolpa le ossa e – letteralmente – «porta via la carne» verso il mondo dei morti. Questo regime alimentare lo associa all’uomo che segue e «tiene d’occhio» per trarre vantaggio dai resti della selvaggina da questi abbattuta. Ma nella stessa logica dell’antica economia di caccia e raccolta il corvo funge anche da animale-segnale: laddove c’è una concentrazione di corvi è facile vi sia un animale morto e dunque una preda facile. Di qui – possiamo intuire – gli sviluppi a livello del pensiero simbolico che vogliono i corvi associati con la morte e la chiaroveggenza. Osvaldo, come Odino, è guercio. E come già aveva fatto notare Carlo Ginzburg in

Storia Notturna gli esseri «asimmetrici» possiedono spesso connotazioni sovrannaturali. Ecco allora che Osvaldo condivide con Odino/Wotan non solo il corvo come animale eponimo, ma anche l’asimmetria della vista. Ma c’è di più: nelle leggende che corredano l’agiografia di Osvaldo si racconta di come il suo corpo fosse smembrato alla fine della battaglia di Maserfeld, dove perse la vita combattendo contro i pagani. La testa finì per essere riposta nella grande cattedrale di Durham, dove ancor oggi si trova accanto ai resti di San Cuthbert. Si racconta invece che un braccio fu afferrato da un corvo e portato fino a Peterborough. Qui il corvo lo lasciò cadere sulla chioma di una quercia che da allora divenne immortale. Qui, l’associazione fra il cadavere di Osvaldo, morto in battaglia per la salvezza del suo popolo, ed il corvo sfrutta un simbolismo pagano per invertire di segno la funzione dell’uccello eponimo che da funesto mangiatore di cadaveri diventa mezzo per la rivelazione della santità del martire. Da Kosovo a Maserfeld: battaglia che vai, corvo che trovi…

per l’altra, completo appagamento. Per cui ora colgo, nel timore che il partner voglia chiederti troppo, un desiderio per quanto legittimo, che non osi concederti: vivere finalmente una relazione piena, completa, senza contraddizioni, senza omissioni. Ma una voce interiore ti minaccia: «non sarà troppo tardi?», «non sarà sconveniente?». Benché la nostra società si ritenga, nelle questioni sessuali, libera e spregiudicata, esistono pregiudizi duri a morire per cui, mentre da una parte si sollecitano gli anziani a condurre una intensa attività erotica, magari sostenuta da ingenti assunzioni di Viagra, dall’altra si depreca come assurda, magari ridicola, ogni pretesa di prolungare la giovinezza oltre i limiti fissati dal senso comune, che non sempre coincide col «buon senso». Limiti che riguardano gli altri perché ognuno cerca, per quanto possibile, di non annoverarsi tra i vecchi, di concedersi un, anche se illusorio, prolungamento

di gioventù. Quello che vorrei dirti, cara Lea, è di non chiedere il permesso a nessuno, di non cercare autorizzazioni o conferme perché l’aspetto più affascinante di ogni innamoramento allo stato nascente è proprio l’incertezza, l’insicurezza, il rischio e l’ignoto che lo attende. E poi, in fatto di attrazione sessuale, il corpo ne sa più della mente: possiede una sensibilità spontanea che lo induce a esprimere e condividere sensazioni e fantasie che la ragione comprende solo a posteriori. Essere entrambi «più che adulti» e liberi da impegni familiari vi permette, finalmente, di non dover render conto a nessuno, di rispondere solo a voi stessi. Tra l’amicizia, neutra per definizione, e la passione amorosa ad alto tasso di emotività, vi sono molti gradi intermedi. Immagina un metro con tante tacche sul quale ogni coppia segna la sua posizione, libera di spostarla appena lo ritiene opportuno. Il verbo amare, che non conosce l’imperativo,

predilige il condizionale: «io vorrei…», una richiesta che ci espone all’assenso o al diniego dell’altro. Poiché hai un carattere propositivo e un’affettività calda e generosa, non dubito che riuscirai a stabilire una buona intesa con il tuo nuovo amico, uno scambio di testa e di cuore che gratifichi entrambi. Poiché, in quanto esseri umani, nutriamo una esigenza vitale di verità, i nostri desideri chiedono, non tanto di essere appagati – se accade tanto meglio ma non è indispensabile – quanto di essere riconosciuti. Se questo accadrà diverrete «amici-amanti», forse una contraddizione, ma una contraddizione felice.

del lavoro Elsa Fornero definendo choosy, schizzinoso il comportamento di giovani che pretendono tutto e subito. Più di recente, ma guarda da che pulpito, John Elkann, erede della Fiat, ha ribadito il concetto: la colpa, spesso, è dei nostri ragazzi, troppo «viziati». Non trovano lavoro perché preferiscono la condizione di «nullafacenti». In definitiva, e qui sta l’interrogativo di fondo, i giovani di oggi meritano le qualifiche poco edificanti, che spesso gli vengono attribuite? Insomma, per spiegarci il più chiaramente possibile, sono degli scansafatiche, dei viziati, dei profittatori a spese della socialità, non trovano un lavoro che gli si confà oppure non lo trovano perché non c’è? Se lo domandano in molti, anche in Svizzera, la nazione che, secondo le statistiche, vanta il tasso di disoccupazione più basso del mondo: il 3 per cento, come ci è stato appena comunicato, dalla Segreteria di Stato per l’econo-

mia, la Seco. La famigerata Seco, in quanto accusata di proporre un quadro edulcorato della realtà elvetica. Un po’ come avviene per le temperature, è una questione di misurazione matematica o di percezione individuale? Effettivamente, si tratta di forme di valutazione affidate a strumenti non paragonabili. Da un lato, un ente ufficiale che fa capo ad asciutti dati statistici, dall’altro le reazioni di chi la disoccupazione la vive, con il cuore, attraverso le difficoltà di un figlio che stenta a trovare un posto confacente, che non tollera la faccia del capo ufficio, che rifiuta un eventuale spostamento di sede. O quant’altro. Sono tanti i motivi che inducono un giovane a «timbrare» piuttosto che sottostare a regole considerate umilianti. Qui, poi, salta fuori un altro aspetto del problema: la vulnerabilità del giovane, del giovanissimo, che definisce una fase particolare dell’esistenza. Vi alludono persino gli autori della ricerca Carenza

glio non minore del racconto, tuttavia, specifica che il corvo di Osvaldo fosse bianco. Si tratta di un particolare non da poco per capire le strategie perseguite dal cristianesimo nei confronti delle strutture simboliche delle religioni che lo precedettero. Laddove nelle religioni semitiche il corvo è «uccello del malaugurio» – si pensi solo alla narrazione del Diluvio Universale, alle sue associazioni con l’oscurità, le streghe e la morte in generale – al di fuori dell’Europa il corvo svolge ben altre funzioni simboliche. Presso i nativi americani della costa Nordoccidentale il corvo è animale totemico protettore di alcuni fra i clan più potenti della regione. Nella mitologia il corvo funge da trickster – il briccone divino che con i suoi tiri mancini stravolge la logica del buon senso e crea il mondo e le sue meraviglie. Funzioni positive vengono mantenute dal corvo anche nella mitologia scandinava e germanica. Qui uno degli attributi di Odino /Wotan è hrafna gud, dio dei corvi. Generalmente associati alla buona sorte, due di essi lavorano a tempo pieno per Odino: Higinn, che in-

La stanza del dialogo di Silvia Vegetti Finzi Amici e amanti La signora Lea, di quasi settant’anni, una persona «benvoluta e amata da tutti, solare e gentile», pone un quesito piuttosto insolito: «Si può essere amici senza sesso?». La sua domanda non è generica perché alla lettera allega un racconto autobiografico piuttosto complesso, che non vuole sia pubblicato. Basti dire che Lea ha vissuto storie d’amore molto diverse tra di loro che si sono però dimostrate, nonostante indubbie difficoltà, ricche e coinvolgenti. Ora è madre di due figlie e nonna serena di cinque nipoti. Ultimamente ha ritrovato una persona conosciuta molto tempo fa con la quale condivide incontri felici, ma non vorrebbe superare il limite: «La mia paura, scrive, è che lui si attacchi troppo a me. Gli ho già parlato chiaro: amicizia e non oltre e anche a lui va bene così. Cosa ne pensi? Grazie! Un abbraccio solare e dolce. Lea».

Cara Lea, penso che il tuo quesito sia insolubile perché «amicizia» e «sesso» sono due astrazioni, concetti che la letteratura ha trattato in mille modi ma che continuano a riproporsi perché la vita è un’altra cosa e non cessa mai di stupirci. Regole generali non ne esistono e neppure posizioni inamovibili. Una coppia si costituisce, come insegna Goethe, per «affinità elettive», per una segreta sintonia che richiama l’attrazione delle sostanze prime indagata dagli alchimisti o l’armonia astrale rappresentata dagli astrologi. A settant’anni è inevitabile che il presente sia condizionato dal passato, che le esperienze precedenti proiettino sulla nuova relazione ciò che è rimasto in sospeso: i desideri inespressi, i percorsi incompiuti, le storie inconcluse. Ricordiamo soprattutto ciò che non è mai accaduto. Suppongo, da quanto racconti, che la tua sessualità non abbia trovato, per una ragione o

Informazioni

Inviate le vostre domande o riflessioni a Silvia Vegetti Finzi, scrivendo a: La Stanza del dialogo, Azione, Via Pretorio 11, 6900 Lugano; oppure a lastanzadeldialogo@azione.ch

Mode e modi di Luciana Caglio Giovani: i nuovi dimenticati? Quante diverse definizioni sono state affibbiate, negli ultimi anni, ai giovani, categoria esaltata o colpevolizzata a seconda dei casi, ma sempre chiacchierata. Ultima della serie: «gli sdraiati», che è il titolo di un fortunato libro di Michele Serra, in cui racconta la sua esperienza di padre alle prese con adolescenti che sembrano incollati al divano di casa. Una scelta di comodità materiale, e mentale che, a quanto sembra, rappresenta un modello di vita molto attuale. Il che la dice lunga sui cambiamenti del costume giovanile, avvenuti nel giro di pochi decenni. Non sono poi tanto lontani i tempi in cui i giovani erano, per antonomasia, «i ribelli», quelli che, diversamente dagli adulti ormai sistemati, volevano cambiare il mondo. Propositi e proclami, poi rientrati. Le successive generazioni di ventenni, infatti, si adeguarono a un nuovo clima politico, dominato dall’economia: dove si affievolivano

le ideologie mentre si consolidavano le garanzie dello Stato sociale, di cui usufruire e magari approfittare. Anche i giovani, insomma, aspiravano a un avvenire protetto: posto fisso, carriera sui binari di una rassicurante prevedibilità. E fu allora, nel primo decennio del 2000, che proprio la fisionomia tranquilla di questi giovani cominciò a suscitare reazioni di segno opposto. Non si temevano più, da parte loro, sussulti rivoluzionari, bensì il contrario: un futuro piatto, privo di slanci creativi magari rischiosi. E siccome le parole riflettono la storia, ai giovani spettarono qualifiche, in un certo senso insolite, comunque imbarazzanti. Ecco che in Italia (ma il fenomeno sarà di portata mondiale) il ministro dell’economia Padoa Schioppa usa il termine di «bamboccioni» per denunciare la mancanza di spirito d’iniziativa di una gioventù pigra, casalinga, persino «sfigata». Doveva poi rincarare la dose la ministra

di lavoro per i giovani ticinesi, apparsa nell’ultimo numero di «Dati statistiche e società»: l’anomalia di un cantone, che importa 60 mila lavoratori al giorno e lascia a spasso qualche migliaio di suoi cittadini, si spiega anche così. Tenendo conto che il passaggio verso l’età adulta, spesso, non è indolore. Fatto sta che di giovani, in un modo o nell’altro, si continua a parlare. Anche se quest’affermazione non trova tutti d’accordo. E non lo sarà quella nostra fedele lettrice che, invece, con vivacità polemica, rimproverava all’«Azione», e in genere ai media, di trascurare i problemi dei giovani: giovani «dimenticati»? Si stenta a crederlo, in un’epoca di esibito giovanilismo, all’insegna di una sciocca indulgenza nei confronti di un’età che, al pari delle altre, maturità e vecchiaia, non dovrebbero diventare blocchi chiusi, esposti al rischio dei pregiudizi: giovani lazzaroni e anziani saggi? Non sempre.


E N O I Z U D I R I D 20%


2.20

3.10 invece di 3.90

1.70

Kiwi Nuova Zelanda, vaschetta da 5 pezzi

Insalata del re Anna’s Best, 150 g 20% di riduzione

Meloni Galia Spagna, al pezzo

3.50 Pomodorini cocktail, Sélection Svizzera, vaschetta da 200 g

30% 2.15 invece di 2.70 Mini filetti di pollo M-Classic Germania / Francia / Ungheria, per 100 g, 20% di riduzione

2.70 invece di 3.90

4.– invece di 5.–

Filetto di salmone con o senza pelle* ** per es. senza pelle, d’allevamento, Norvegia, in vaschetta, per 100 g

Mozzarelline Alfredo in conf. da 2 2 x 160 g, 20% di riduzione

1.45 invece di 1.85 1.20

2.55 invece di 3.20

1.50 invece di 1.90

5.– invece di 6.30

9.50 invece di 11.90

Gazzosa ai fiori di sambuco, bio 50 cl

Tutti gli zwieback 20% di riduzione, per es. Original, 260 g

Tutti i gelati 20% di riduzione, per es. Frozen Yo Nature, 170 ml

Ananas a fette in conf. da 6 6 x 140 g, 20% di riduzione

Tutto l’assortimento di sushi* ** 20% di riduzione, per es. sushi, bio

* In vendita nelle maggiori filiali Migros. Società Cooperativa Migros Ticino * * Non in vendita su LeShop.ch. OFFERTE VALIDE SOLO DAL 17.6 AL 23.6.2014, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK

Anche consegna a domicilio tramite LeShop.ch

Le Gruyère piccante per 100 g, 20% di riduzione


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 16 giugno 2014 ¶ N. 25

12

Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 16 giugno 2014 ¶ N. 25

13

Ambiente e Benessere Tra sacro e profano Ad Haiti un evento religioso in cui convivono sacerdoti e marabù, riti cristiani e vudù

Mobilità elettrica in parata A Stoccarda è stato battuto il record mondiale zurighese del rally a emissione zero

PV Module Test Center Sorge a Lugano il primo e unico laboratorio di prova e certificazione svizzero per moduli fotovoltaici

Ansia da separazione Perché alcuni animali soffrono per l’assenza del proprio padrone a due zampe?

La cascata dei miracoli di Haiti

Reportage Ogni anno il 16 luglio migliaia di haitiani si purificano nelle acque di un luogo dove apparve

pagine 14-15

la Madonna e che è legato al dio serpente di tradizione vudù Fredy Franzoni, foto Alfonso Zirpoli

pagina 13

pagina 18

Haiti. Sodò la si sente prima di vederla. Un intreccio di musiche: man mano che ci si avvicina al villaggio diventano vieppiù assordanti, anche fastidiose. È festa, festa grande in paese. Ci accolgono decine di bancarelle. Una fiera di San Provino e una Lourdes che si intrecciano. Si vendono cibarie, giocattoli, fronzoli vari. Ma anche immagini della Madonna. Poi sciarpe colorate, ciotole di zucca, mazzi di arbusti, saponette. Oggetti indispensabili per i rituali una volta giunti alla cascata.

pagina 19

Mykola Swarnyk

Il sincretismo riassume due modi diversi, ma altrettanto profondi, di vivere la propria spiritualità

Il nostro «termometro» ambientale

Inquinamento Grazie all’Osservatorio Oasi e alle sue applicazioni è possibile rimanere informati e aggiornati

costantemente Marco Martucci

Vorremmo farci un’idea del potenziale solare sul tetto della nostra casa? Ci occorrono dati sull’inquinamento fonico o desideriamo consultare un bollettino aggiornato della qualità dell’aria che respiriamo? La risposta giusta è Oasi: Osservatorio ambientale della Svizzera italiana. Creato nel 2002 sotto la gestione del Dipartimento del territorio e della Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana (Supsi), Oasi ha presentato quest’anno il suo primo bilancio decennale e celebrato i dieci anni di presenza sulla rete. Un bilancio decisamente positivo e un futuro in continua evoluzione risultano evidenti ripercorrendo lo sviluppo di Oasi, sorto come atto politico alla fine degli anni Novanta e divenuto realtà dodici anni or sono attraverso un messaggio governativo e un mandato di prestazione dall’Ufficio federale dell’ambiente. Nello stesso anno, lungo l’A2, a Moleno e Camignolo, si attivano le due stazioni di misurazione per aria, rumore, meteo e traffico. Nel 2003 entra in funzione il sistema di gestione dei dati,

viene elaborato un concetto di osservazione permanente per l’elettrosmog e i dati Oasi permettono di valutare gli effetti della prima introduzione di un limite di velocità in autostrada a causa degli elevati valori di ozono. Il 2004 vede la pubblicazione del sito web Oasi, il portale internet che dà accesso ai dati ambientali del Cantone, informazioni aggiornate su aria, rumore, meteo e traffico. Nel 2007 l’offerta del sito si amplia, i dati vengono attualizzati ogni ora e si aggiungono le misurazioni delle stazioni federali e delle regioni confinanti, Grigioni, Lombardia e Piemonte. Nel 2008 arriva la pubblicazione del catalogo dei siti inquinati e nel 2009 sono sviluppate nuove stazioni ambientali mobili, munite di Gps e Gsm e installabili velocemente quasi ovunque. Lo stesso anno vede la luce Star, la Statistica Ticinese dell’Ambiente e delle Risorse naturali. Sempre nel 2009 si pubblicano i monitoraggi sulle frane e sulle radiazioni non ionizzanti, seguiti, l’anno dopo, dal monitoraggio dell’inquinamento luminoso. Come prima svizzera, nel 2011, vengono pubblicati online i dati giornalieri misurati in continuo delle emis-

sioni dai camini del nostro Impianto cantonale di termovalorizzazione e viene inaugurata «Qualità dell’aria in Ticino», una App smartphone che fornisce dati sulla qualità dell’aria in qualsiasi momento e luogo del cantone, un’altra prima svizzera. I dati idrologici cantonali, federali e delle regioni confinanti vengono pubblicati nel 2012, insieme ai dati dei conteggi annuali del traffico e alla mappatura solare cantonale, un vero successo con quasi 20mila richieste avvenute il primo giorno. Sempre nel 2012 si pubblica la nuova App per smartphone «airCHeck», su commissione dei cantoni, che mostra la qualità dell’aria in tutta la Svizzera. Lo scorso anno, infine, quattro anni dopo la prima pubblicazione, esce la nuova Star, a cura della Sezione della protezione dell’aria, dell’acqua e del suolo e dell’Ufficio di statistica, ricca e informativa documentazione sul nostro ambiente. Infine quest’anno, il 2014, vede il completo rinnovo della pagina web, che sarà consultabile anche con smartphone e tablet e da cui si potranno liberamente scaricare i dati pubblicati. Fra le altre novità previste ci sarà un’intera sezione dedicata all’energia.

Com’è stato sottolineato durante l’incontro informativo tenutosi di recente presso il Campus Supsi a Lugano-Trevano, presenti fra gli altri il Direttore del Dipartimento del territorio, Claudio Zali e il suo predecessore e ora Sindaco di Lugano Marco Borradori, Oasi è il «termometro» della qualità ambientale del cantone. Il sito online è solo la punta dell’iceberg di un progetto parecchio complesso che, come ha fatto rilevare Luca Colombo, direttore Dipartimento ambiente costruzioni e design Supsi, «richiede la partecipazione di diverse figure con molteplici competenze, dal fisico o chimico, che si occupa della parte più scientifica dei problemi ambientali, dall’informatico che si occupa della gestione dei dati al comunicatore, che elabora la parte più comunicativa». Oasi è, inoltre, una preziosa opportunità per i giovani, gli studenti Supsi, che si vedono confrontati durante la loro formazione con situazioni reali e complesse. Oasi è anche, come detto, Star, la Statistica Ticinese dell’Ambiente e delle Risorse naturali, pubblicazione quadriennale, dalla cui edizione 2013 ecco alcuni estratti che invitano a pro-

curarsela senza indugio. Energia: nel 2011 il consumo di energia è stato di 10’219 Gwh, per il 66% di origine fossile. Mobilità: il Ticino è il cantone con il più alto numero di automobili rispetto alla popolazione residente; 624 ogni mille abitanti. Negli ultimi tre decenni le temperature medie sono aumentate di 1-1,5 °C e ai nostri ghiacciai restano pochi decenni di vita. Aria: nel 2012 il diossido di azoto, l’ozono e le polveri sottili hanno superato i valori limite fissati dall’Ordinanza contro l’inquinamento atmosferico. Rumore: durante il giorno, 50mila persone, il 15% della popolazione, sono esposte a rumore molesto proveniente dalle strade. E Star continua con pericoli naturali, suolo, acqua, rifiuti e riciclaggio, inquinamento luminoso e altro ancora. Oasi, è stato detto e ripetuto, è un efficace e prezioso strumento di osservazione ambientale, un «termometro». Come un termometro, misura e fornisce dati ma non le soluzioni. Trovarle è compito della politica e dipende dal comportamento di ciascuno di noi. Informazioni

www.ti.ch/oasi

Il popolo delle Antille, come i progenitori dell’Africa nera sanno far convivere sacerdoti e marabù, riti cristiani e vudù. Raccontava un prete comboniano incontrato anni fa nel Togo che «qui la gente il mattino viene da noi in chiesa e il pomeriggio va dal marabù…» e intanto ci accompagnava al rito ancestrale di iniziazione di un neonato che lui aveva saputo trasformare in una cerimonia cristiana. Si chiama sincretismo. Il sacro che si confonde con il profano, ma forse due modi diversi, ma altrettanto profondi, di vivere la propria spiritualità. Intanto la chiesa di Sodò è già stracolma. Una costruzione sobria, anche se imponente rispetto alle case del villaggio, in cui dominano l’azzurro e il bianco. Si odono le preghiere e i canti, così belli, allegri, ritmati. Entrarci adesso è impossibile. Peccato. La chiesa è dedicata a Nostra Signora del Carmelo. La gente prega e invoca la protezione della Madonna, quella Madonna che tra il 1843 e il 1881, sempre il 16 luglio, era apparsa due volte tra due palme che affondavano le radici nel pozzo della cascata. Al racconto della prima apparizione il prete fece abbattere i due alberi per evitare

il crescere di quelle che considerava delle false credenze. La leggenda narra che pochi anni dopo, a seguito di un incidente, gli furono amputate le due gambe. Per arrivare alla cascata si deve valicare un cancello in cui, a dipendenza degli umori, si paga un biglietto d’accesso. Poi una lunga scalinata che scende verso il fondovalle. La gente è tanta. Un’atmosfera mistica e nel contempo di festa. I più hanno in mano la ciotola di

zucca, un fascio di foglie, una bottiglia che poi scopriamo essere di un super alcolico locale, e la saponetta. Molti portano al collo o legate al braccio le sciarpe colorate. Il rimbombo delle musiche che gracchiavano dagli altoparlanti delle bancarelle non si odono più. Qui invece l’intreccio dei suoni di tamburi e di strane trombe di gruppi di pellegrini che avanzano compatti. Eccola finalmente la cascata, anzi le due cascate, anche se una è decisamente meno rigogliosa. Alte una trentina di metri, finiscono in un pozzo da cui scendono delle vasche naturali che formano altri piccoli salti d’acqua.

È ancora presto, ma la gente è già tantissima. Sembra di essere presi in un vortice. Gente che accende candele, gente che prega levando gli occhi verso la cascata. Chi si cosparge il corpo di profumi e lo strofina con un impasto fatto di foglie ed erbe, preparato nelle ciotole di zucca. Si offrono i superalcolici, e se ne bevono ampie sorsate. Altri estasiati lasciano che l’acqua della cascata li avvolga dopo essersi meticolosamente insaponati. Improvvisamente molti corrono verso una donna. La sorreggono, poi la fanno sedere con dolcezza. Non riesce più a controllare i suoi movimenti. «È in trance…» ci dice una giovane ragazza che ha captato la nostra sorpresa, tendente alla preoccupazione. Un rituale individuale in cui ci si purifica e si chiedono aiuti per risolvere malattie, carenza di soldi, problemi d’amore, rabbie con terze persone, lavoro, fertilità, la salute dei bambini. Invocazioni, suppliche, preghiere rivolte, sì alla Nostra Signora del Carmelo, la Madonna nera di Sodò, ma anche a Damballah, il dio serpente che vive sugli alberi e nell’acqua. Rieccoci in pieno sincretismo. E allora ci tornano alla memoria il Benin e la cittadina di Ouidah con il suo tempio dei pitoni. Una costruzione a cupola. Una dozzina di metri di diametro. Attorniata da un muro di cinta che ingloba anche l’albero sacro. Il guardiano, un omone con dei generosi baffi, ci mette subito a nostro agio. Si avvicina alla porta del tempio. Bussa tre volte: «Devo avvisare i pitoni che arrivo….» ci dice serio. Aperta la porta davanti a noi, delle scalinate concentriche zeppe di pitoni. In mezzo, una piccola vasca con acqua. «Serve da abbeveratoio» ci spiega. Di solito vivono chiusi sotto la cupola, ma una volta alla settimana la porta rimane aperta e i pitoni che hanno fame escono a caccia di topi o altre

prede. Girano per il villaggio. «La gente se li trova spesso in casa e li riporta qui al tempio» racconta ridendo del nostro stupore. Il pitone è sacro e dunque amico dell’uomo. Di fronte al tempio, la presenza massiccia della cattedrale di Ouidah. Inutile sorprendersi. Intanto a Sodò i pellegrini continuano ad arrivare. Impressionante

quanti sono. Tutti con la propria saponetta. Non vanno prese quelle degli altri, sono intrise delle impurità di chi l’ha già usata. Anche i vestiti indossati al momento dell’arrivo vanno buttati nella corrente. «Chissà se a valle qualcuno ne approfitta…» ci chiediamo. Ma probabilmente è solo una malignità di chi proviene da un altro mondo.


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 16 giugno 2014 ¶ N. 25

14

Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 16 giugno 2014 ¶ N. 25

15

Ambiente e Benessere

Ambiente e Benessere

Punto di riferimento per la qualità

Tecnologia Intervista con Thomas Friesen sui servizi di controllo e consulenza dello Swiss PV Module Test Center,

l’unico laboratorio di prova e certificazione svizzero per moduli fotovoltaici, con sede in Ticino

Benedikt Vogel* Il nome inglese non deve ingannare. Lo «Swiss PV Module Test Center» è infatti il primo e unico laboratorio di prova e certificazione svizzero per moduli fotovoltaici (moduli PV) operativo da cinque anni a Lamone, nei pressi di Lugano. Con Thomas Friesen, il Responsabile del Laboratorio, abbiamo parlato della riorganizzazione del Centro nel contesto della crisi attualmente in atto nel settore europeo dell’industria solare. In una prospettiva futura, Friesen vede i compiti principali del suo istituto nel controllo della qualità e nella ricerca. Thomas Friesen, quali sono state le tappe fondamentali dello Swiss PV Module Test Center dalla sua nascita, cinque anni fa?

Un momento importante è stata l’introduzione delle prove di resistenza alla grandine e di altri test di resistenza a sollecitazioni meccaniche per moduli solari, sviluppati in modo specifico per le condizioni climatiche in Svizzera. Un’altra pietra miliare è stata la collaborazione, avviata un anno fa, con Electrosuisse, l’associazione professionale per l’elettrotecnica e le tecnologie dell’energia e dell’informazione. Grazie all’accreditamento ottenuto nel febbraio 2014 dalla Commissione elettrotecnica internazionale (IEC) siamo oggi un laboratorio di prova riconosciuto a livello nazionale e internazionale.

Ciò significa che il vostro Centro fa concorrenza agli altri centri di prova di questo tipo nel resto d’Europa.

Assolutamente! Anche perché non forniamo solo una vasta gamma di misure e certificazioni di qualità per l’industria del settore, ma facciamo anche molta ricerca, in modo analogo, ad esempio, agli istituti Fraunhofer in Germania o al TÜV Rheinland di Colonia. L’appartenenza alla Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana (SUPSI) è uno dei nostri punti di forza e ci consente di avere un collegamento diretto a un istituto di ricerca. Sono nostri clienti costruttori come Meyer Burger o la ticinese Sunage SA, ma anche società elettriche che acquistano moduli fotovoltaici in grandi quantità. Il Centro ha preso vita nel 2009 come laboratorio svizzero di prova e certificazione a seguito di strozzature che limitavano analoghe strutture all’estero. Queste strettoie appartengono al passato, da quando l’industria del fotovoltaico è scivolata nella crisi. In che misura la crisi ha colpito anche il vostro Centro di prova in Ticino?

Inizialmente abbiamo puntato al mercato italiano perché il mercato tedesco era ben coperto da laboratori di prova come il TÜV Rheinland, il VDE – Associazione delle tecnologie elettriche, elettroniche e informatiche e il TÜV Süd. Durante la crisi nel 2012/13 i produttori italiani di moduli fotovoltaici hanno chiuso uno dopo

Thomas Friesen. Questo è ciò che accertano le prove di qualità condotte nel vostro Centro a Lamone?

Esatto. Un buon effetto collaterale della nostra attività è il seguente: i produttori in Cina sanno che vengono controllati e che i prodotti di qualità scadente non sono tollerati. Nel quadro di un progetto della durata di tre anni e finanziato dall’Ufficio federale dell’energia, offrite dalla metà del 2013 anche servizi di consulenza. Chi richiede questo servizio e riguardo a cosa?

Chi si rivolge a noi per una consulenza sono generalmente i piccoli proprie-

tari di case, i contadini, le abitazioni condivise o i piccoli installatori con ancora poca esperienza. Se ad esempio vengono da noi installatori o importatori, oltre ai test che fanno parte della nostra offerta di servizi chiedono per lo più anche informazioni aggiuntive qualificate. Le domande sono molteplici: cosa possiamo fare per migliorare la qualità dei nostri moduli fotovoltaici? Come possiamo testare le caratteristiche tecniche promesse dai costruttori? Quali documenti devono essere forniti dai costruttori? Come fare per controllare l’autenticità di questi documenti? Altri clienti desiderano semplicemente una valutazione del proprio progetto di impianto fotovoltaico. Ad esempio, la direzione di una casa di riposo per anziani aveva richiesto tre offerte per un impianto su tetto e voleva quindi sapere da noi su cosa basarsi per valutare l’offerta migliore. Il pubblico si aspetta che forniamo informazioni di questo genere, e gratuitamente. Il sostegno finanziario dell’Ufficio federale dell’energia ci dà la possibilità di investire il tempo necessario in servizi di consulenza. Abbiamo circa dieci, venti contatti al mese per consulenze. Le richieste vengono evase verbalmente o per iscritto. Non vogliamo fare concorrenza a nessuno studio

possono essere offerti da altri fornitori commerciali. Questo mercato è in crescita e i nostri investimenti si sono rivelati paganti. Oltre a questi servizi abbiamo potenziato il nostro impegno nella ricerca che assorbe oggi circa il 60 per cento delle nostre attività. Controllo qualità: com’è la qualità dei moduli fotovoltaici in commercio sul mercato svizzero?

Nella maggior parte dei casi si tratta

di moduli molto buoni. I controlli di qualità sono tuttavia necessari. Conta, infatti, non tanto la qualità del modulo quando esce dalla fabbrica, bensì la qualità del modulo una volta installato. I moduli possono subire danni durante il trasporto. Chi adopera moduli fotovoltaici dovrebbe avere la certezza di sfruttare la stessa buona qualità che ha acquistato. È inoltre opportuno fare test di qualità anche sui moduli usati.

con fondi di magazzino, è libero di farlo. Quando si tratta della qualità, ciascuno deve decidere per sé, se è importante averla o no.

Come spiega a chi possiede un impianto fotovoltaico che un sigillo di garanzia non è sufficiente per garantire la qualità dei suoi pannelli solari?

Sono trascorsi cinque anni dall’istituzione del Centro di prova di Lamone. Come vede il futuro di questo istituto?

Ad esempio, una certificazione di questo tipo è poco attendibile se il controllo risale già ad alcuni anni fa. E si consiglia anche di effettuare prove a campione sulle forniture dalla Cina, per verificare se la qualità dei moduli corrisponde effettivamente a quella dichiarata nel certificato. Le nostre conoscenze e la nostra esperienza vengono messe a disposizione anche con modalità diverse dalla consulenza diretta. I nostri esperti compiono anche delle presentazioni come, ad esempio, durante conferenze organizzate da un installatore ticinese per i propri clienti. Le richieste di consulenza provengono esclusivamente dal Ticino?

Molte vengono dal Ticino, dove ci conoscono bene. Ma riceviamo sempre più richieste anche dalla Svizzera tedesca. Quali sono i vostri prossimi progetti?

Insieme a Electrosuisse vogliamo offrire un sistema che controlli e garantisca la qualità dei moduli fino a installazione ultimata. A tale scopo abbiamo già elaborato delle linee guida per il controllo a campione di forniture di moduli di produzione estera. Sono in programma ulteriori linee guida, ad esempio per stoccaggio e trasporto, che intendiamo definire insieme a Electrosuisse.

Il simulatore solare del Centro. (SPVMTC/Renato Quadroni)

l’altro. In sei mesi il nostro mercato è praticamente crollato lasciandoci ingenti perdite finanziarie e fatture non pagate. Abbiamo quindi cambiato rotta e puntato sulla ricerca, sullo sviluppo e sul controllo della qualità. La nostra attività si concentra oggi sulle prove per carico neve e resistenza alla grandine e su altre prove nel settore degli impianti fotovoltaici integrati negli edifici. Si tratta di prodotti di nicchia, che non

tecnico di ingegneri e consulenti. Le consulenze a grandi aziende come Ikea, Migros o ai grandi investitori vengono fatte solo dietro pagamento.

State pensando a disposizioni vincolanti?

Proiettili di ghiaccio per il test della grandine. (SPVMTC/Renato Quadroni)

Il nostro obiettivo non è imporre obblighi. Se qualcuno desidera mettersi sul tetto un impianto economico costruito

Vogliamo essere l’istituto di riferimento nazionale della Svizzera per questioni inerenti la qualità. E vogliamo assicurare una qualità elevata dei moduli fotovoltaici sul mercato svizzero.

in una posizione più centrale della Svizzera?

No, rimarremo a Lamone. Informazioni

Per maggiori informazioni sul progetto rivolgersi a Stefan Nowak (stefan.nowak@netenergy.ch), Responsabile del programma di ricerca Fotovoltaico dell’UFE. *Su incarico dell’Ufficio federale dell’energia (UFE)

Pensate di spostare la vostra sede

Swiss PV Module Test Center, da 5 anni a Lamone Lo Swiss PV Module Test Center (SPVMTC), con sede a Lamone, a nord di Lugano, è un laboratorio di prova della Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana (SUPSI). Su un’area complessiva di 1000 mq di un ex edificio industriale, dall’autunno 2009 offre una vasta gamma di misure e certificazioni per moduli solari. Ciascun cliente può scegliere la serie di misure più adatta alle proprie esigenze fra i 30 test disponibili. Il test più importante è la misura della potenza con luce solare artificiale (1000 W/mq). Un apposito banco di prova consente inoltre di analizzare possibili effetti di saturazione, soprattutto nei moduli a film sottile. Con l’ausilio di test specifici vengono rilevate le caratteristiche elettriche e meccaniche dei moduli fotovoltaici, come la resistenza a sollecitazioni meccaniche, vento, neve, umidità e radiazioni UV. Per la valutazione della resistenza a differenti condizioni climatiche e dell’invecchiamento, i moduli vengono sottoposti a numerosi cicli caldo/freddo all’interno di una

camera climatica. I moduli vengono bombardati con chicchi di grandine di diametro fino a 50 mm mediante uno speciale cannone sparagrandine. A questi si aggiungono test elettrici di sicurezza. Ad esempio si analizza l’affidabilità del funzionamento dei diodi di bypass, usati per l’esclusione delle celle guaste, anche in caso di elevata temperatura esterna. Mediante il procedimento a elettroluminescenza gli esperti dello Swiss PV Module Test Center controllano la presenza di danni dei moduli non riconoscibili a occhio nudo. I clienti possono richiedere al centro la certificazione dei propri moduli in conformità alle norme IEC (International Electrotechnical Commission) 61646 (a film sottile) o 61215 (moduli fotovoltaici in silicio cristallino) effettuando una serie completa di test. Il Centro di Lamone ha effettuato, nel 2013, circa 750 test per una cinquantina di clienti. I test rappresentano approssimativamente un terzo dell’attività del Centro. Gli altri due terzi sono dedicati alla ricerca. / BV

www.elmex.ch

Annuncio pubblicitario

AZIONE OFFERTA PER LA FAMIGLIA: PROTEZIONE ANTICARIE PER TUTTI.

Annuncio pubblicitario

AZIONE Anche le Vostre gengive hanno bisogno di aiuto quando sanguinano. SEHR GUT (1,5)

7.10 invece di 8.90

7.70 invece di 9.80 elmex® dentifricio bimbi In conf. da (2x 75 ml), 0-6 anni

7.70 invece di 9.80

9.90 invece di 11.85

senz‘ alcool

Getestet wurden: 20 Zahnpasten (durchschnittliche Bewertung: 2,3)

8.00 invece di 8.80

Ausgabe: 03/2013

dentifricio meridol® in conf. da 2 (2x 75 ml)

spazzolino meridol® MORBIDO in conf. da 2. Con setole dalle estremità super sottili per una pulizia accurata e delicata dei denti e del margine gengivale

13.80 invece di 17.80

elmex® dentifricio protezione carie In conf. da 3 (3 x 75 ml)

collutorio meridol® in conf. da 2 (2x 400 ml)

elmex® dentifricio Junior* In conf. da (2x 75 ml), 6-12 anni

* In vendita nelle maggiori filiali Migros.

SU TUTTE LE CONFEZIONI MULTIPLE DI ELMEX®, OFFERTE VALIDE SOLO DAL 17.06 AL 30.06.2014, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK

Non c’è niente di meglio per i vostri denti.

elmex è in vendita alla tua Migros

SU TUTTE LE CONFEZIONI MULTIPLE MERIDOL®, OFFERTE VALIDE SOLO DAL 17.06 AL 30.06.2014, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK

meridol è in vendita alla tua Migros


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 16 giugno 2014 ¶ N. 25

16

Ambiente e Benessere

Tra zuppe, minestre e minestroni Le zuppe e le minestre sono da sempre legate all’inverno, al freddo, quando diventano un fumante comfort food, simpatico neologismo anglosassone, il quale identifica i piatti che ci creano nostalgia, non solo perché li abbiamo mangiati da piccoli ma soprattutto perché sono nel nostro Dna. Con questo intendiamo dire che tale sensazione l’abbiamo più o meno inconsciamente appresa dai libri, dalle fiabe che ci hanno raccontato, dalle storie condivise e da tanto altro che ci ha formato. Per questo il nostro Dna dice che una bollente zuppa è cosa molto buona.

Per portarle in tavola durante la stagione calda non dovranno essere altrettanto fumanti, questo è sicuro È sempre così? Io credo che anche d’estate abbia senso mangiare zuppe e affini. Non dovranno essere altrettanto fumanti, questo è sicuro. Ma ci potranno comunque accompagnare anche lungo la stagione calda senza problemi. Sempre tenuto conto di una cosa: se (quasi) tutte le zuppe possono essere gustate a temperatura ambiente o appena tiepide, solo alcune, anzi per dire il vero proprio poche, ne vengono arricchite. Per minestra (la parola deriva dal latino ministrare, ovvero distribuire, ed evoca la spartizione della preparazione fra i commensali) intendiamo un insieme brodoso di ortaggi, cereali (pasta o riso) e legumi, cotti in brodo; è una proposta ricca di valenze simboliche, tenuto anche conto che per secoli ha rappresentato l’unica portata delle classi povere. Un minestrone, invece, è una minestra fatta con tanti ingredienti, almeno dieci, come sostiene la tradizione. Infine, la zuppa è una preparazione dove invece sono presenti ortaggi, a volte pesce o carne, mentre

deve (meglio: dovrebbe) essere sempre presente il pane secco. Può essere grassa, se sono presenti uova, formaggio o carne; oppure magra, se a base di soli vegetali. Ovviamente (è la cucina!) le eccezioni sono millanta. Quindi la confusione regna sovrana e una preparazione si chiama minestra, minestrone o zuppa solo perché così la si è sempre chiamata. I francesi, che amano codificare, le chiamano tutte potage. La principale minestra italiana che fa godere i palati se gustata fredda è il minestrone alla milanese. Gli ingredienti di base sono: fagioli borlotti, pancetta, tanti diversi legumi di stagione, poco pomodoro e riso. Va fatto senza riso e messo poi nelle ciotole individuali a intiepidire. Solo pochi minuti prima di servirlo, si aggiunge il riso lessato e scolato al dente: così si evita che diventi riso stracotto, se non addirittura quasi crema di riso… Anche per la pasta e fagioli tiepida è bene aggiungere la pasta scolata al dente all’ultimo momento. Consiglio di irrorare con un filo di buon aceto e non di olio: provate. La minestra fredda più mitica di tutte (anche se forse è più una zuppa) è russa, anche se da sempre sdoganata nella cucina internazionale. Si chiama botwinja. È a base di spinaci, acetosella, scarola, cetrioli, finocchio, dragoncello bagnati in abbondante vino e profumati con abbondante cren. È piuttosto acida, ma così chiede la tradizione. La ricetta di minestra/zuppa più famosa al mondo è invece il gazpacho, gloria andalusa. È a base di pomodori, peperoni, cetrioli, pane, aglio, aceto, tutti crudi, in parte frullati e in parte aggiunti a dadini. L’unico problema è eliminare la buccia acida dei pomodori (non un grande dilemma), e quella dei peperoni, (un po’ più noioso da fare). Si serve fredda da frigorifero. Sempre fredda da frigorifero si serve la vichyssoise, minestra frullata di porri e patate, legata con panna acida. Ad onta del nome, è un piatto statunitense.

CSF (come si fa)

Paul Goyette

Allan Bay

Diekatrin

Gastronomia Una portata tradizionalmente invernale, ma che può anche venir servita d’estate

Ecco come si fanno tre zuppe fredde di cui abbiamo parlato qui di fianco: gazpacho, botwinja e vichyssoise. Gazpacho. Per 4 persone. Spezzettate 150 g di pane e mettetelo in una ciotola cospargendo d’olio d’oliva. Sbucciate e schiacciate 4 spicchi d’aglio e uniteli al pane, mescolate dopo aver spolverizzato con una presa di cumino in polvere. Sbollentate 800 g di pomodo-

ri maturi, pelateli, privateli dei semi e dell’acqua di vegetazione. Tagliate a dadini metà pomodori, il resto mettetelo nel frullatore. Spellate un cetriolo: un terzo lo tagliate a dadini e il resto nel frullatore. Pulite, pelate e private dei semi un peperone verde: tagliatene a dadini un terzo e il resto nel frullatore. Frullate bene, unendo il pane ammollato e diluite con acqua fredda se dovesse risultare troppo denso. Amalgamate 2 cucchiai d’aceto e regolate di sale. Mettete il gazpacho in frigorifero per almeno 1 ora. Servitelo accompagnato da 50 g di pane secco e dalle verdure, entrambi tagliati a dadini. Botwinja. Per 4 persone. Tagliate a strisce 1 kg (in totale) di: spinaci, acetosella e scarola. Quindi brasatele in una noce di burro per 5’. Unite 4 cetrioli pelati, privati dei semi e tagliati

a dadi, un finocchio tagliato sottile, 50 g di cerfoglio e 50 g di dragoncello tritati, 2 bicchieri di vino e un cucchiaio abbondante di zucchero. Cuocete per 30’, unendo pochissima acqua, se asciugasse. Regolate di sale e pepe. Si serve fredda, profumata con salsa al cren e a piacere, ma deve essere tanta. Vichyssoise. Per 4 persone. Rosolate in una noce di burro 4 porri tagliati a rondelle per 10’. Poi unite 4 patate tagliate a dadini e cuocete per altri 5’. Coprite a filo con brodo vegetale, unite un mazzetto guarnito e cuocete per 20’, unendo poco brodo se asciugasse troppo. Eliminate il mazzetto, frullate e regolate di sale e pepe. Emulsionate nella zuppa un bicchiere di panna, fate raffreddare e mettete in frigorifero per almeno 2 ore. Servitela guarnita con erba cipollina e crostini di pane.

Ballando coi gusti

Manuela Vanni

Manuela Vanni

Oggi due piatti a base di pesce: il salmone e il baccalà, che deve prima essere dissalato con tanta calma e tanta attenzione

Salmone alla provenzale

Riso alla biscaglina

Ingredienti per 4 persone: 4 filetti di salmone da 200 g l’uno · 1 mazzetto di erbe aromatiche miste (timo, basilico, mentuccia, prezzemolo, finocchietto, rosmarino, ecc) · 2 spicchi d’aglio · olio di oliva · sale e pepe.

Ingredienti per 4 persone: 320 g di riso da risotti · 4 tranci di baccalà da 100

Mondate e tritate le erbe fini. Sbucciate l’aglio, dividetelo a metà, eliminate l’anima verdolina e tritatelo. Distribuite i filetti di pesce su 4 fogli di carta da forno. Aggiungete un cucchiaino di aglio tritato per ogni filetto e profumate con un cucchiaio del mazzetto di erbe. Regolate di sale e di pepe. Richiudete la carta da forno sui filetti in modo da formare dei cartocci e cuoceteli al vapore per 15’. Aprite i cartocci sui piatti da portata, irrorate il pesce con un giro di olio e servite subito.

Passate il baccalà nella farina e rosolatelo in una casseruola dalla parte della pelle con un filo di olio. Sfumate con un bicchierino di vino sobbollito per 3’ e cuocete per circa 12’. Prelevatelo con una schiumarola e tenetelo in caldo tra due piatti. Versate il riso, la salsa di pomodoro e un paio di mestoli di brodo bollente. Quindi portate a cottura il riso, aggiungendo altro brodo bollente quando è necessario. Solo alla fine regolate di sale (mettetene pochissimo perché il baccalà è sempre molto salato), di prezzemolo tritato e di peperoncino. Mantecate con 4 cucchiai di olio, coprite e fate riposare per 2’. Distribuite in 4 fondine individuali disponendovi sopra il baccalà.

g l’uno già ammollato · prezzemolo · 150 g di salsa di pomodoro · farina · vino bianco secco · brodo vegetale · olio di oliva · sale e peperoncino.


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 16 giugno 2014 ¶ N. 25

17

Ambiente e Benessere

Merlot in assolo, ma anche in duo Vini senza frontiere Notevoli i risultati di alcune combinazioni di uve con il vitigno che conosciamo bene

Grimod Il vitigno Merlot è da inserire nella classe delle uve rosse. Diversamente dai suoi «confratelli» Pinot nero o Cabernet (franc e/o sauvignon) compare come solista per rivestire il ruolo principale. Nella sua patria, il Bordolese, è usato quasi esclusivamente come Junior partner dei detti Cabernet franc e Cabernet sauvignon. Come tale compensa una certa durezza del Cabernet, conferendogli finezza e favorendo la maturazione dello Chateau Lafite, nel quale entra nella misura del 15 per cento, tanto bene quanto nel più semplice Cru Bourgeois. Solo nei Pomerols e nei Saint Emilion i rapporti di forza sono diversi, con predominanza del Merlot. Entra da solo, in annate particolari, nel leggendario Pétrus (leggendario anche per il prezzo inavvicinabile). I vitivinicoltori che in California e in Italia hanno voluto, e continuano, a produrre vini di classe alla bordolese, più che ispirarsi alla regione dei Pomerols, si sono orientati verso quella del Médoc, piantando soprattutto Cabernet sauvignon, meno Merlot. Solo quando hanno avuto successo con il Cabernet si sono a poco a poco orientati sul vitigno complementare di cui è discorso. Possono dunque, riuscendovi, continuare a diffondere la coltivazione del Merlot. E raggiungono ottimi risultati del prodotto finale vino. Ciò che al Merlot da solo non riesce come nel bordolese, i climi e i terreni della Napa Valley e della Toscana hanno contribuito a dare effetti benefici.

Non da ultimo il Merlot ha trovato ottima dimora anche in Ticino, dov’è stato introdotto e adottato sin dal 1906. Le prime vinificazioni di pregio datano intorno alla metà degli anni Quaranta. Otto anni fa, Federviti e Ticinowine hanno voluto onorare i cento anni del nostro vitigno-principe pubblicando il volume «Merlot del Ticino 19062006» affidando al sottoscritto redazione e coordinamento dei testi inseriti nel libro celebrativo, ormai esaurito. Tra l’altro, il libro è stato onorato l’anno successivo a Parigi con il «Prix 2007 de l’Organisation internationale de la Vigne et du Vin». Proporrei qui di seguito la descrizione di alcune bottiglie pregevoli provenienti dalle diverse parti del mondo per l’acquisto delle quali non è necessario un salasso del portafoglio. Accanto a ciascun nome non indico il millesimo, ma cerco di dare le caratteristiche generali. Dalla Francia. Cominciamo con un lineare e pulito Château Le Bon Pasteur leggermente fruttato e di buona struttura, ampio e persistente in bocca. Lo Château Magdelaine, di bella tinta e trasparente, è delicato al naso e fa sentire una punta di Cabernet franc (vi entra per un 20 per cento); è molto piacevole al gusto. Château La Serre ha un colore rosso intenso e un bouquet ricco di aromi, marcanti subito Bordeaux, pieno e suadente al gusto. Dall’Italia. Castello di Ama dal colore rosso rubino intenso, all’olfatto si presenta fine e prolungato mentre al sorso è importante e persistente.

Grappoli di Merlot. (Porao)

le perle collocate nella fascia di prezzo assai elevata. Dalla California. Un vino con un tocco di Svizzera dentro; il nome del produttore figura in etichetta: Hess Collection, dal colore piuttosto tenue,

Masseto Tenuta dell’Ornellaia di colore intenso e cupo, assai concentrato e gusto pieno; per non dire imponente. Avignonesi, assai scuro; profumi ricchi e ben sviluppati, pieno nel gusto con delicati ritorni quasi dolci. Sono picco-

anche deboluccio al naso, tuttavia pieno e morbido in bocca. Più maschio è il Cuvaison del grande Bob Mondavi deceduto un paio di anni fa (novantenne). La sua notevole azienda continua sotto la regia della vedova Margrit Biever, di origini appenzellesi che parla un italiano corretto essendo vissuta nel Locarnese, dove ha fatto le scuole primarie. Il vino è molto scuro, quasi nero, con un bouquet aromatico intenso, marcante una bella predisposizione all’invecchiamento. Il viaggio può concludersi in Svizzera, dove la nostra dominanza è fuori discussione. Tra i tanti sono da menzionare i seguenti: Sassi Grossi, di Feliciano Gialdi, dal colore intenso tinto di viola scuro. È ricco e seducente al naso e di estrema e armonica pienezza (in gioventù un pochino spigolosa). Pio del Sabato, di Adriano Kaufmann, con un 20 per cento di Cabernet è di colore intenso, molto piacevole al naso, pieno e morbido e prolungato in bocca. Gran Riserva di Erich Klausener, un rosso che pure lascia sentire una punta di Cabernet, molto delicato e ricco nel bouquet, altrettanto al gusto. Comano, di Claudio Tamborini, ha un colore scuro e intenso e dà sensazioni olfattive di bacche nere; al sapore sviluppa note fruttate, tannini ben svolti e bella acidità. Carato, di Angelo Delea, ha bella veste violacea, piacevole all’olfatto; denota tuttavia una piccola disarmonia tra alcol e acidità appena sturato, disarmonia che si ricompone lasciandolo riposare nel bicchiere per un paio di minuti. Annuncio pubblicitario

In aggiunta alle oltre 400 etichette

Buffalo Cabernet Sauvignon 2012, California, USA, 6 x 75 cl

Marengo Amarone della Valpolicella DOCG 2011, Veneto, Italia, 75 cl

Rating della clientela:

Rating della clientela:

Carne rossa, formaggio saporito e stagionato

1p/rezz2o

Cabernet Sauvignon 1–6 anni

Ora ti propone anche le migliori offerte di vini

29.70 invece di 59.40

Carne rossa

Cascina Riveri Roero Arneis DOCG

La Rovere frizzante Prosecco del Veneto DOC, Italia, 75 cl

2013, Piemonte, Italia, 75 cl

2d5i sc% onto

Rating della clientela:

Carne bianca, pesce d’acqua salata

Corvina, Molinara, Rondinella

Arneis

4–10 anni

1–3 anni

Rating della clientela:

2.–

di sconto

Aperitivi, pesce d’acqua salata Prosecco (Glera)

1p/rezz2o

1 anno dall’acquisto

17.20

7.45

4.95

invece di 22.95*

invece di 9.45

invece di 9.90

4.95 a bottiglia invece di 9.90

*Confronto con la concorrenza

Offerte valide dal 17 al 23 giugno 2014 / fino a esaurimento / i prezzi promozionali delle singole bottiglie sono validi solo nella rispettiva settimana promozionale / decliniamo ogni responsabilità per modifiche di annata, errori di stampa e di composizione

Enoteca Vinarte, Centro Migros S. Antonino

Enoteca Vinarte, Centro Migros Agno

Orari d’apertura: lu–ve 9.00–18.30 / gi 9.00–21.00 / sa 8.00–17.00 tel.: +41 91 858 21 49

Orari d’apertura: lu–ve 8.00–18.30 / gi 8.00–21.00 / sa 8.00–17.00 tel.: +41 91 605 65 66


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 16 giugno 2014 ¶ N. 25

18

Ambiente e Benessere

La grande parata della mobilità elettrica Motori A Stoccarda si è svolta la World Advanced Vehicle Expedition con numeri da record

Mario Alberto Cucchi Il record è stato battuto. A Stoccarda, in Germania, i partecipanti alla W.A.V.E. (World Advanced Vehicle Expedition) hanno guidato ben 507 veicoli elettrici di ogni forma e dimensione. La partecipazione era aperta a tutti. Che si trattasse di vetture, motociclette, scooter, autobus o truck. Alla parata hanno preso parte veicoli elettrici omologati e con trazione esclusivamente elettrica. La partecipazione era consentita anche se il mezzo non era di proprietà: ad esempio a bordo di una delle 500 smart della flotta elettrica car2go presente a Stoccarda e nella regione. Insomma, un raduno ecologico che aveva tra i suoi obiettivi quello di superare per numero i 305 mezzi elettrici che a Zurigo nel 2013 erano riusciti a viaggiare in convoglio per 3,5 chilometri. Il corteo, partito dal Museo Mercedes-Benz a Stoccarda-Untertürkheim ha visto alla sua testa il Ministro del Traffico e delle Infrastrutture del Baden-Württemberg, Winfried Hermann, al volante della sua Mercedes-Benz Classe A E-Cll. Ma cos’è W.A.V.E.? Ideato da Louis Palmer, famoso per essere stato il primo ad aver girato il mondo a bordo di un veicolo alimentato da energia solare, e sponsorizzato da Daimler, è un Rally a emissioni zero. Partito da Stoccarda si è concluso dopo un itinerario di dieci giorni, sabato 8 giugno, a Küssnacht am Rigi, nota località delle Alpi svizzere. Negli stessi giorni in cui si «correva» il W.A.V.E., le autorità governative cinesi hanno varato una legge drastica che prevede la rottamazione obbligato-

ria entro il 2015 dei veicoli più inquinanti della Repubblica Popolare. Si tratta di quasi 6 milioni di mezzi. Tantissimi, ma anche pochi se pensiamo che in Cina circolano circa 240 milioni di veicoli di cui la metà sono autovetture. 333mila

auto dovranno essere eliminate nella sola città di Pechino. Secondo le autorità cinesi che si occupano di ambiente, il 31,1 per cento dell’inquinamento che grava sulla capitale nasce proprio dalle automobili.

Continuando a parlare di ecologia e quattroruote, ai primi di giugno Nissan ha annunciato risultati soddisfacenti per quanto riguarda le sue attività di riciclo e recupero dei veicoli in Giappone.

Nell’anno fiscale 2013 ha dichiarato una percentuale di recupero per i veicoli a fine vita pari al 99,5 per cento. Ad esempio sono stati recuperati fluorocarburi per un totale di 138’602 chilogrammi da 490’825 veicoli. Oggi su quasi tutti i modelli in commercio la recuperabilità della massa iniziale è pari a circa il 98 per cento. Risultati brillanti che si ottengono progettando dall’inizio automobili che non inquinino l’ambiente neppure alla fine della loro vita. Volvo, nel frattempo, investe per rendere più sostenibili le città del futuro promuovendo a Venezia un contest tra architetti ispirato al progetto Vision 2020 per la mobilità sostenibile. Un focus, quello voluto dal costruttore svedese di auto, che ha tra i suoi obiettivi la pianificazione urbanistica di domani in chiave di rivalutazione dei centri urbani. In chiusura, un cenno lo merita davvero il video svelato da Google in cui si vede un prototipo di automobile a guida completamente automatica. Subito battezzata Google Car è molto riconoscibile, assomiglia a una gondola su ruote e utilizza sensori e software appositi in sostituzione di volante e pedali, di acceleratore e freno. Il colosso californiano ha spiegato che questo tipo di tecnologia è in grado di ridurre significativamente gli incidenti stradali e ha indicato in circa 40 km/h la velocità di punta del primo prototipo. Per il responsabile del self-driving car project di Google, Chris Urmson, l’obiettivo è avviare un programma pilota in California entro due anni.

Annuncio pubblicitario

Cruciverba vago ACTIV FITNESS Ticino è una società di proprietà della Cooperativa Migros Ticino. In previsione dell’apertura del nostro nuovo centro di Losone, stiamo selezionando per l’autunno 2014

Giochi di parole Più sono concise le definizioni

Istruttori e istruttrici fitness e per corsi collettivi

Ennio Peres

Proponiamo un ambiente di lavoro interessante e sportivo con condizioni di impiego attrattive. Le persone interessate possono inoltrare la loro candidatura, corredata da curriculum vitae e certificati d’uso, all’indirizzo di posta elettronica: hr@activfitnessticino.ch indicando nome, cognome e attività per la quale ci si candida direttamente nell’oggetto della mail.

1

2

3

4

5

6

7

13

14

15

16 17

9

10

18

20

12

22

24

25

27

28

30

31

32

33

17. Una classica figura da rebus – 18. Un tipico piatto ligure – 19. Uno strumento musicale – 20. Un prefisso numerico – 21. Una storica città italiana – 22. Un articolo spagnolo – 23. Un avverbio di luogo – 24. Un’unità di misura – 25. Uno sport – 26. Un termine elettorale – 28. Una celebre canzone – 30. Un tipo di testimone – 32. Una categoria sportiva – 33. Un genere di pubblicità. Verticali: 1. Un nome proprio di donna – 2. Un genere di reato – 3. Uno Stato asiatico – 4. Un termine astratto – 5. Una preposizione articolata – 6. Un articolo inglese – 7. Un’antica moneta – 8. Un titolo arabo – 9. Un materiale edile – 10. Un ente italiano – 11. Un tipo di progetto – 12. Una città del Regno Unito – 14. Un locale antiquato – 18. Una razza canina – 20. Un celebre cantante (nome) – 21. Un colore spagnolo – 22. Un nome proprio di uomo – 24. Un insieme di

11

19

21

23 26

8

29

enti geometrici – 25. Una pasta dolce – 27. Un simbolo matematico – 28. Un aggettivo possessivo – 29. Un vocabolo poetico – 31. Un ruolo calcistico (sigla).

Soluzione

Richiediamo per questi ruoli buona formazione e/o esperienza nell’ambito dell’attività a cui ci si candida.

Secondo attendibili sondaggi, il cruciverba è il gioco di parole più praticato e conosciuto in Occidente. Gli enigmisti più intransigenti, però, non lo amano molto, in quanto a loro parere, il relativo procedimento risolutivo non richiede alcun tipo di ragionamento, ma solo uno sforzo mnemonico. A parte il fatto che la memoria è una componente fondamentale dell’intelligenza, in genere è necessario elaborare delle considerazioni logiche, per riuscire a completare lo schema di un cruciverba non banale. In assoluto, comunque, è sempre possibile trasformare una qualsiasi potenziale definizione in un piccolo enigma da risolvere. Se un’impostazione del genere viene esasperata, la soluzione del gioco diventa piuttosto ardua. Non è detto, però, che i cruciverba basati solo su definizioni nozionistiche siano in assoluto più semplici da risolvere; tutto dipende dalla quantità di informazioni che intendono fornire. I primi cruciverba italiani incontrarono un grande successo, proprio perché erano costruiti su un insieme di definizioni nozionistiche, composte prevalentemente da una sola parola (ad esempio: Belva = Pantera; Mammifero = Puzzola, Numero = sei; e così via). A titolo dimostrativo, vi propongo di risolvere il seguente cruciverba, composto interamente da definizioni molto concise (ma non troppo...). Anche se la maggior parte delle parole da inserire è di comune conoscenza, la sua soluzione non è certo immediata. Orizzontali: 1. Un attrezzo da lavoro – 7. Un prodotto televisivo – 13. Un avverbio affermativo – 15. Una categoria di veicoli – 16. Un genere di fesserie –

CRUCIVAGO (di Mister Aster)

Orizzontali: 1. Lesina – 7. Serial – 13. Evidentemente – 15. Aerei – 16. Asinate – 17. Ria – 18. Sbira – 19. Ud – 20. Esa – 21. Teano – 22. Las – 23. Li – 24. Litro – 25. Bob – 26. Votanti – 28. Maria – 30. Inattendibile – 32. Senior – 33. Teaser. Verticali: 1. Lea – 2. Eversione – 3. Siria – 4. Idea – 5. Nei – 6. An – 7. Sesino – 8. Emiro – 9. Rena – 10. Ina – 11. Attuabile – 12. Leeds – 14. Tabarin – 18. Setter – 20. Elvis – 21. Tinto – 22. Loris – 24. Lati – 25. Baba – 27. Tan – 28. Mie – 29. Aer – 31. Dt.

per le attività di ISTRUTTORE DI STUDIO (assistenza clienti) con contratto a ore e a tempo determinato (4 mesi) con possibilità di conferma; erogazione dei seguenti corsi: – CAF – Bodytoning – Step & Tone – Gym Douce – Pilates – Power Yoga – ZUMBA® – BodyPump™ – BodyCombat™ – BodyStep™ – BodyJam™ – Sh’Bam™

e più è difficile risolverlo


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 16 giugno 2014 ¶ N. 25

19

Ambiente e Benessere

«Non lasciarmi da solo» Mondoanimale Alcuni animali soffrono quando il proprietario si assenta da casa, ma le ansie da separazione

non colpiscono solo i nostri beniamini…

«La nostra Peggie è un Bulldog inglese di otto anni e, per nostra fortuna, non ha mai creato nessun problema riconducibile all’ansia di separarsi da noi. Anzi, nel tempo in cui ci assentiamo per motivi di lavoro (e questo succede al massimo per quattro ore consecutive) la ritroviamo tranquilla sul divano e raramente si alza venendoci incontro, a meno che non siamo noi a sollecitarla. In nostra assenza, le lasciamo accesa la radio a volume basso, perché pensiamo che per lei sia piacevole sentire conversazioni fra persone o musica». Questa l’esperienza di Lisa Mordasini Pinto quando lascia a casa il proprio cane per recarsi al lavoro: nessuna ansia da separazione per il Bulldog che attende senza problemi il ritorno dei suoi proprietari. Le cose, però, non vanno sempre così e ci sono animali che soffrono parecchio dell’assenza del proprio punto di riferimento umano, in quella che comunemente conosciamo come ansia da separazione. Ecco che allora, per questi soggetti, il rimanere soli a casa si trasforma in un trauma: «L’ansia da separazione consiste nell’incapacità dell’animale di rimanere da solo, senza la figura di riferimento», ci spiega la veterinaria Donata Ghiringhelli che però aggiunge che: «Quasi sempre, a parte il caso della persona che adotta un cane che già ne soffre, siamo noi, con alcuni nostri comportamenti, a creare le ansie da separazione del nostro animale». La veterinaria sostiene che l’ansia da separazione non ha inizio quando il proprietario si reca al lavoro ed esce di casa, ma comincia già «in casa», nella gestione quotidiana del cucciolo o del cane: «Se ogni volta che il cucciolo guaisce ci precipitiamo da lui o gli riserviamo immediatamente ogni attenzione, se gli permettiamo di stare sem-

DodosD

Maria Grazia Buletti

pre e solo con noi, se non creiamo mai una distanza fisica fra noi e lui e ce lo portiamo ovunque, se non tolleriamo che pianga cinque minuti, ma ci precipitiamo subito a consolarlo, insomma: se ci comportiamo in questo modo saremo noi i responsabili per aver cresciuto un cane ansioso e infelice». L’equilibrio si costruisce da subito e si consolida nel tempo attraverso un nostro comportamento. Tale condotta deve essere il più coerente possibile, per non andare a rinforzare l’idea del cane di aver avuto ragione ad avere timore che non tornassimo più: «Quando, dopo una nostra breve assenza, il nostro cane ci si precipita addosso urlando, saltando e leccandoci, noi non

dobbiamo riempirlo di baci, coccole e carezze, perché questo atteggiamento gli confermerebbe di aver avuto pienamente ragione per essere stato tanto infelice per la nostra assenza. Invece, il nostro andare e tornare deve diventare per il nostro cane una cosa assolutamente normale». Ciò che va cambiato non è dunque il cane, ma il nostro atteggiamento nei confronti dello stesso: «Il proprietario deve uscire dallo schema mentale che giustifica, con la scusa di farci dispetto o punirci per averlo lasciato solo, il cane o il gatto che defeca o rompe oggetti: non si tratta di dispetti, ma l’animale dimostra solo la sua profonda infelicità ed esprime il proprio disagio interiore

perdendo il controllo sulle feci o marcando l’ambiente con l’urina». Spesso, in questi casi, l’aiuto di un veterinario comportamentalista si rende assolutamente necessario, insieme a rimedi come l’omeopatia, i fiori di Bach o altre medicine. La dottoressa Ghiringhelli ci porta come esempio la cagnolina Aira, da lei adottata all’età di sette mesi, con gravissime ansie da separazione, ma che oggi va molto meglio: «Non può seguirmi in bagno e se lo fa la rimando in stanza. Se resta al suo posto la premio; se mi dirigo alla porta le dico “Resta”. Se si precipita lo stesso, allora le dico “No”, la faccio sedere ed esco. Quando rientro la saluto solo se è tranquilla, la premio se non mi segue, quando lavoro la lascio in un’altra stanza e quando vado e vengo da un locale all’altro non le è permesso di seguirmi continuamente. Infine, se mi siedo e mi salta in braccio la rimetto al suolo, ma se sta tranquilla allora la chiamo e me la prendo in braccio». Una disciplina con un chiaro codice che comunica tranquillità e naturalezza sono dunque la chiave per non fomentare ansia nell’animale che capirà come il proprietario può partire, ma sicuramente tornerà ogni volta. Però queste ansie non prendono sempre solo i cani e Alessandra Francescato ce lo conferma: «Sono tre anni che non vado più in vacanza, perché quando sono stata via ho sofferto le pene dell’inferno a pensare al mio cane Bingo e ai miei due mici, malgrado li avessi affidati alle cure di mia mamma». Alessandra ha provato un paio di volte ad assentarsi: «Ma non mi sono divertita per niente, telefonavo tre volte al giorno per sapere come stavano i miei animali e non vedevo l’ora di ritornare a casa». Per riassumere qualche consiglio utile per annullare l’ansia da separazione nel cane, possiamo dire che la prima

Giochi Cruciverba Questo frutto ha un gusto simile alla pesca. Sapresti dire come si chiama e dove cresce? Scoprilo a soluzione ultimata leggendo le lettere evidenziate. (Frase: 9, 10, 3, 7).

ORIZZONTALI 1. Roditori dalla coda piatta 7. Possessivo 10. Preparare il terreno per la semina 11. Lavora preziosi 13. Capitale della Lettonia 14. Fu amata da Vasco de Gama 15. La Negri scrittrice 16. Fiume albanese 17. Due in moto 18. Pronome personale 19. Preposizione articolata 20. L’anima del poeta 21. Lo prende in giro l’orologio 23. Ameno, ilare 25. Ultimo ad Harvard 26. 99 romani 27. La sua tintura disinfetta VERTICALI 1. Amata dai bambini 2. Poveri di sentimenti 3. Narrazione epica della letteratura nordica 4. Sta in mezzo 5. Di nove… vocali 6. Particelle cariche di elettricità 7. Più spagnolo 8. Isolotto di fronte a Marsiglia 9. Parte dal ventricolo sinistro del cuore 12. Sabbia 14. Un’opera di Mascagni 16. La minore delle isole Cicladi 17. Fiume della Russia 19. Colto, erudito 21. Sempre presenti in palestra 22. Personaggio fiabesco 24. Come finisce comincia... 26. Un punteggio calcistico

Sudoku Livello medio Scopo del gioco

Completare lo schema classico (81 caselle, 9 blocchi, 9 righe per 9 colonne) in modo che ogni colonna, ogni riga e ogni blocco contenga tutti i numeri da 1 a 9, nessuno escluso e senza ripetizioni.

Soluzione della settimana precedente

Storiche curiosità – Resto della frase: Un metro e cinquantacinque.

regola è ignorarlo quando dimostra troppo attaccamento e, ad esempio, ci segue per tutta la casa. Poi è bene nascondergli ogni indizio di una possibile partenza, ad esempio, se abitualmente ci si prepara la borsa prima di uscire, sarà meglio farlo con discrezione. Prima di uscire, sarà pure utile distrarlo con qualcosa che attiri la sua attenzione come un giocattolo, un biscotto preferito o un oggetto che possa divertirlo. Nel caso abbia a disposizione un piccolo recinto casalingo, è opportuno usarlo per abituare il cane a stare da solo anche quando si è a casa: bastano brevi intervalli di tempo per volta, da allungare via via. Resta da chiedersi se qualcuno di questi suggerimenti antiansia possa servire anche a qualche umano altrettanto ansioso per il proprio beniamino?

Se viaggio con il cane o il gatto Se si decide di portare in viaggio con sé il proprio animale da compagnia, è bene ricordare alcuni aspetti importanti ed è opportuno prepararsi adeguatamente. Le disposizioni che regolano l’ingresso di tali animali, infatti, variano notevolmente da Paese a Paese. Inoltre, anche per il rientro in Svizzera occorre adottare alcuni provvedimenti e conoscere in dettaglio le norme in vigore. Le informazioni principali di cui è bene disporre per viaggiare senza problemi con i propri animali sono contenute nell’opuscolo dell’Ufficio federale di veterinaria Viaggio con il mio cane o il mio gatto, disponibile in una nuova versione aggiornata che riporta, fra l’altro, le disposizioni di ingresso unitarie vigenti nell’UE dall’inizio dell’anno.


COMUNQUE LA SVIZZERA GIOCHI CONTRO LA FRANCIA, TU VINCI.

IL SABATO,

21 GIUGNO, APPROFITTANE!

PUNTI

x 0 x 5 1 2x PUNTI

PAREGGIO

PUNTI

VITTORIA

SCONFITTA

Il giorno dopo la partita della Svizzera, venite ad approfittarne in tutte le filiali Migros, nei negozi specializzati, nei punti gastronomici e su LeShop.ch. A seconda del risultato, ci sono punti Cumulus moltiplicati per 10, per 5 o per 2. Sono esclusi sacchi e bollini con tassa, vignette, depositi, prestazioni di servizio, schede telefoniche, e-loading, buoni e carte regalo.


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 16 giugno 2014 ¶ N. 25

21

Politica e Economia Ultimo scandalo a Venezia È sommerso dalle tangenti il progetto di dighe mobili contro l’acqua alta della Serenissima

Un Paese allo specchio Seconda parte della serie di articoli dedicati al Brasile, il cui governo tiene le truppe di stanza nel complesso della Maré occupato dai narcotrafficanti

La consulenza finanziaria Nella valutazione se investire in titoli azionari o meno, va tenuto conto anche dei dividendi e degli interessi composti

pagina 25

Iniziative controverse A Berna, sotto la cupola di Palazzo ci si interroga se vagliare più severamente le iniziative popolari che contrastano con la Costituzione pagina 28

pagina 23

pagina 27

La veglia di Hong Kong per il massacro di Tienanmen. (Keystone)

Hong Kong rompe il silenzio Cina 200mila manifestanti ricordano durante una veglia il massacro di Tienanmen di 25 anni fa, tenendo aperta

la prospettiva di un possibile futuro democratico dell’ex colonia inglese

Beniamino Natale Alcuni dei dissidenti e attivisti cinesi che sono stati arrestati per impedire qualsiasi celebrazione del 25.mo anniversario del massacro di piazza Tienanmen – circa 200 secondo l’avvocato Teng Biao, sfuggito alla repressione perché insegna all’Università Cinese di Hong Kong – sono stati o saranno rilasciati. Le autorità di pubblica sicurezza che hanno gestito l’ondata di arresti hanno comunicato alla famiglia della giovane scrittrice e blogger Liu Di che sarà liberata nei prossimi giorni. Il padre della giovane ha chiesto se è detenuta per qualche crimine e gli è stato risposto che si è trattato solo di una «vacanza». L’accademico Xu Youyu e l’attivista Hu Shigen, invece, sono stati rilasciati su cauzione. Molti altri, tra cui l’avvocato Pu Zhiqiang e il professor Hao Jian, restano in prigione. Per tutti e quattro, sembra, l’accusa sarà quella di aver «sollevato polemiche e disturbato l’ordine pubblico». Man mano che si chiarisce la posizione di ciascuno degli arrestati, rimane forte l’impressione che sotto il nuovo

presidente Xi Jinping, al contrario di quanto speravano alcuni analisti, la soppressione di tutte le forme di dissenso sia destinata ad accentuarsi. Intervenendo in un convegno ad Hong Kong sui drammatici fatti del 1989 Perry Link, uno dei più prestigiosi sinologi viventi si è spinto più in là, paragonando l’attuale regime cinese ad un regime fascista. «Le caratteristiche di base del fascismo – ha sottolineato Link – sono tre: autoritarismo, feroce attacco ad ogni forma di dissenso e ultranazionalismo aggressivo verso l’esterno. Per le prime due ci siamo e alla terza (con le sempre più aspre polemiche con Paesi vicini come Giappone, Filippine e Vietnam) ci siamo vicini...». Link, che insegna storia e letteratura cinese nella Università di California, ritiene che Xi voglia ricreare «un’autorità di tipo maoista» e ha minimizzato la portata della lotta alla corruzione scatenata dal presidente e segretario del Partito Comunista. «È quel tipo di sistema che crea la corruzione. Quando il potere è in mano ad una sola persona si possono perseguitare quanto si vuole i corrotti, ma si crea più corruzione di quanta se

ne distrugga», ha sostenuto. Dal 1996, Perry Link è «persona non gradita» in Cina. La sua colpa è quella di aver pubblicato, insieme al collega Andrew Nathan, le «Tienanmen Papers». Si tratta dei verbali – usciti clandestinamente dalla Cina – delle riunioni nelle quali la leadership cinese guidata da Deng Xiaoping arrivò alla decisione di lanciare l’Esercito di Liberazione Popolare contro i giovani e i cittadini che li sostenevano, uccidendone centinaia. Uno degli organizzatori del convegno, il sinologo francese Jean-Philippe Beja, ha ricordato che il massacro mise fine ad una stagione di libertà insolita per la Cina, durante la quale «c’era la libertà di manifestare, di organizzarsi, di protestare» e che manifestazioni pro-democrazia si svolsero non solo a Pechino ma in tutte le principali città del Paese. Non per niente il convegno si è tenuto ad Hong Kong, dove il ricordo delle vittime è tenuto vivo da alcune decine di gruppi politici riuniti sotto la sigla dell’Alleanza per Hong Kong, che ogni anno organizza una veglia in loro memoria. Quest’anno quasi 200mila persone hanno preso parte alla veglia.

Se il massacro di Tienanmen rimane una ferita aperta nella società cinese, Hong Kong tiene aperta la prospettiva di un possibile futuro democratico per la Cina. L’ex-colonia britannica è tornata nel 1997 sotto la sovranità cinese. L’allora leader Deng Xiaoping – il contraddittorio visionario che decise sia l’apertura e la riforma dell’economia che il massacro del 1989 – escogitò la formula chiamata «un Paese due sistemi» per rendere accettabile alla Cina, alla Gran Bretagna e ai sette milioni di abitanti della metropoli l’annessione del territorio. Oggi Hong Kong è una Speciale Regione Amministrativa (SAR) governata sulla base di una mini-Costituzione chiamata Basic Law. Esistono una magistratura e una stampa indipendenti. Il sistema elettorale è macchinoso e prevede l’elezione diretta solo di una minoranza dei deputati. Ma la Basic Law promette al territorio una completa democrazia e le elezioni a suffragio universale, pur senza specificarne i tempi. I democratici hongkonghesi chiedono che il suffragio universale sia introdotto a partire dal 2017, quando si terranno le

elezioni per la scelta del nuovo chief executive, come è stato chiamato il capo del governo in omaggio alla supposta vocazione affaristica della città, che in realtà esiste solo per una minoranza di privilegiati che ha stretti legami con la finanza internazionale e con Pechino. Il governo centrale ha suscitato un’ondata di proteste affermando di aver il diritto di selezionare i candidati che dovranno essere dei «patrioti», espressione che nel «politichese» cinese ha assunto il significato di «sostenitori del Partito Comunista Cinese». Secondo Lee Cheuk Yan, presidente dell’Alleanza per Hong Kong, le minacce di Pechino non sono estranee al successo della veglia di quest’anno. A pochi giorni di distanza dall’anniversario, il 10 giugno, il governo di Pechino ha diffuso un documento nel quale loda il successo della formula «un Paese due sistemi». Rafforzando i timori dei democratici del territorio, il documento sottolinea che «l’alto grado di autonomia della Speciale Regione Amministrativa di Hong Kong non le è inerente, ma viene esclusivamente dall’autorizzazione della leadership centrale».


STYLING MOUSSE & SPRAY NIVEA MEGA STRONG Validità dal 17.6 al 30.6.2014, fino a esaurimento dello stock.

NIVEA.ch/hair

NOVITÀ

PUNTI

20x

MEGA STRONG PER LA TENUTA – DELICATO PER LA CURA

Nivea è in vendita alla tua Migros

AZIONE Bestseller

3 per 2 12.50 invece di 15.60 Magnesio + calcio pastiglie Confezione da 2 2 x 150 compresse

17.50 invece di 25.00

12.40 invece di 18.60

Crema per il viso ai fiori di mandorlo Confezione da 2 2 x 50 ml

Docciaschiuma ai fiori di mandorlo Confezione da 3, 3 x 200 ml

SU QUESTI E ULTERIORI ARTICOLI CAMPIONI DI VENDITE KNEIPP IN CONFEZIONI MULTIPLE OFFERTE VALIDE SOLO DAL 17.6 AL 30.6.2014, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK

Kneipp è in vendita alla tua Migros e su LeShop.ch


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 16 giugno 2014 ¶ N. 25

23

Politica e Economia

Maremoto a Venezia Lo scandalo del Mose Il sistema di dighe contro l’alta marea

potrebbe addirittura travolgere Expo 2015

Alfio Caruso Nel ritratto personale di Giorgio Orsoni (nella foto), sindaco di Venezia che torna in libertà dopo la revoca degli arresti domiciliari e dopo aver patteggiato una pena di 4 mesi e 15mila euro di sanzione, ci sono la perversione e il dramma dell’Italia che non riesce, e spesso non vuole, sottrarsi alle tangenti, in una parola alla corruzione. È lui il protagonista meno colpevole e più sconcertante dell’ultima storiaccia d’Italia, quella del Mose (Modulo sperimentale elettromeccanico): dovrebbe salvaguardare Venezia dall’acqua alta, nell’attesa di sperimentare se funziona, l’ha sommersa di liquame. Ricchissimo, titolare di uno storico studio legale a Campo dei Tolentini, docente di diritto amministrativo a Ca’ Foscari, ex vicepresidente della Fondazione Cini con sede all’isola di San Giorgio, barca con le insegne della Compagnia della vela, della quale è stato pure presidente, proprietario di uno degli edifici più belli del Canal Grande, con tre lati esposti a mare e vista che tiene insieme Rialto e Ca’ Foscari, Orsoni appariva uno degli ultimi rappresentanti di quell’alta borghesia veneta, che aveva incarnato per secoli il meglio della Repubblica Serenissima. Di conseguenza al Pd e alla confraternita del centrosinistra non era parso vero nel 2010 di poterlo arruolare quale candidato sindaco: ciò che era avanzato dell’operaismo di Marghera e del proletariato della pesca aveva persino digerito che alla porta di palazzo Orsoni aprisse un maggiordomo e che il professore fosse da vent’anni il riferimento più importante dei cattolici, soprattutto della potente diocesi lagunare retta dall’allora patriarca Angelo Scola, che l’aveva voluto anche procuratore della basilica di San Marco. Solo i superficiali si erano, dunque, stupiti della larga vittoria di Orsoni ai danni del campione del centrodestra, l’insopportabile Brunetta, troppo naif, troppo parvenu agli occhi della città più snob ed elitaria del Belpaese. Quattro anni dopo il quadro è radicalmente cambiato. Neppure l’altezzoso e fiero «gran borghese», pignolo con tut-

ti e più ancora con sé stesso, esponente di un radicale localismo – «oltre l’acqua è un altro mondo» – si è dimostrato diverso dal resto dei «terroni». Almeno così sostiene la procura, nonostante i suoi sofferti proclami di correttezza. Non ha resistito alla tentazione di farsi pagare in nero la campagna elettorale: 450 mila euro, più 110 regolarmente messi a bilancio, che un personaggio del suo spessore avrebbe potuto raccogliere lecitamente in una giornata. E quanti sono pronti ancor oggi a giurare sulla personale onestà di Orsoni e sui meriti della sindacatura non fanno che aggravare una realtà, dalla quale non sembra esserci scampo. Per stare agli ultimi cinque anni, in ogni grande evento – il G8 alla Maddalena, il terremoto all’Aquila, la ricostruzione in Abruzzo, i Mondiali di nuoto a Roma, i restauri a Pompei, l’Expo 2015 – sono stati scoperchiati imbrogli, frodi, bustarelle milionarie. Il magistrato Raffaele Cantone, incaricato di combattere la corruzione sull’intero territorio nazionale, ha dichiarato che lo scandalo del Mose supera tutti gli altri. In effetti 35 ordini di arresti, le imputazioni all’ex governatore e ministro, Giancarlo Galan, all’ex numero 2 della Guardia di Finanza, generale Emilio Spaziante, al più importante finanziere del Nord-Est, Roberto Meneguzzo, all’ex magistrato contabile Vittorio Giuseppone, all’assessore regionale alle Infrastrutture Renato Chisso, a un numero cospicuo di giudici dei tribunali amministrativi con il contorno di 100 milioni di fondi neri contribuiscono a fissare uno sconcertante ordine di grandezza. Tuttavia, la cronaca racconta che basterà aspettare la prossima inchiesta per trovarsi dinanzi a uno scandalo superiore a questo. D’altronde da vent’anni i governi di Berlusconi si sono dedicati a smontare le leggi e a mettere bastoni d’ogni tipo tra le ruote della Giustizia, mentre i governi di sinistra si sono ben guardati dal cambiare l’andazzo. Grazie a questo combinato disposto nel decennio dopo la stagione di Mani Pulite le condanne per corruzione sono diminuite dell’83,9%, quelle per concussione del 90,4%, quelle per abuso d’ufficio del 96,5%. Colpire le malefatte dei colletti

bianchi è diventato pressoché impossibile: il rapporto 2013 dell’Institut de criminologie et de droit pénal, curato dall’Università di Losanna, afferma che nelle galere italiane solo 156 detenuti, lo 0,4% del totale, scontano la pena per un reato economico. Una percentuale dieci volte più bassa rispetto alla media europea del 4,1%. Allora non meraviglia che l’ex presidente del consorzio «Venezia nuova», Giovanni Mazzacurati, considerato il padre del Mose, abbia ricevuto nel 2013 una liquidazione di 7 milioni di euro, benché fosse stato incarcerato per i traffici da grande elemosiniere. Il suo arresto, assieme a quelli di Piergiorgio Baita, presidente della Mantovani costruzioni, e di Claudia Minutillo, ex segretaria personale di Galan, in seguito amministratrice di un’azienda legata alla Mantovani, ha contribuito a scoperchiare il ribollente pentolone. Avevano meravigliato le manette per l’ottantunenne ingegnere, padre di un famoso regista cinematografico, Carlo, scomparso di recente. Mazzacurati era infatti ritenuto il più intoccabile degli intoccabili, la camera di compensazione di ogni impresa pubblica nel Veneto. A inchiodarlo un quadro accusatorio tanto pesante quanto esplicito: a parte il milione di euro a titolo di «una tantum» ricevuto nel 2009, gl’inquirenti l’accusavano di aver presentato periodici rimborsi spese privi di giustificazione contabile al pari di appartamenti affittati in California, di decine e decine di consulenze distribuite ad amici e parenti, di una gestione corruttrice dei finanziamenti. Con lui il Mose ha distribuito più tangenti che dighe. Tra i principali beneficiari Galan: dal 1999 l’hanno «stipendiato» con un milione di euro l’anno, più la ristrutturazione della principesca villa di Cinto Euganeo, costata un milione e mezzo di euro. In cambio rilasciava pareri di conformità e non si metteva di traverso da presidente della Regione. Forse c’era un motivo se Galan con un pizzico di superbia sosteneva: «Il Nord-Est sono io». Adesso si scopre che la sua galassia di società anonime e di affari andava ben oltre, dalla Croazia all’Indonesia. Il generale Spaziante si sarebbe, invece,

accontentato di 2 milioni e mezzo in un colpo solo, anche se fino al momento dell’arresto ne aveva incamerati 500 mila; al magistrato Giuseppone, che doveva vistare pagamenti ed elargizioni, ne andavano 400 mila annui, la stessa cifra riconosciuta a due magistrati alle Acque di Venezia, Maria Giovanna Piva e Patrizio Cuccioletta. Più ambiguo il ruolo del commercialista vicentino Meneguzzo al centro, con la sua Palladio Finanziaria, di casi molti scottanti, in testa a tutti la partecipazione nelle Assicurazioni Generali, e di rapporti da chiarire come quelli con Mediobanca. Avrebbe fatto da tramite per una tangente da 500 mila euro destinati all’ennesimo ex ufficiale della guardia di finanza, Milanese, già protagonista di altri casi di corruzione da braccio destro dell’ex ministro Tremonti, sul quale aleggiano diverse dicerie. Già indagato invece il suo ex collega Matteoli, uno dei rappresentanti più influenti del movimento berlusconiano. E ci sarà stato un motivo se l’assessore Chisso si era nel tempo meritato la qualifica di «Renatino 3 per cento». Un simile fiume di denaro forse spiega l’incredibile durata dell’opera: trentadue anni (in Cina sono stati sufficienti tre anni e mezzo per il ponte di Donghai: coi suoi 32 chilometri a 8 corsie sul mare collega Shanghai alle isole Yangshan). Il consorzio «Venezia nuova» per la costruzione del Mose fu costituito il 27 novembre ’82. Ebbe subito la qualifica di concessionario unico. Significava non dover render conto a chicchessia, ufficialmente per evitare

regole troppo complicate, in realtà per aggirare la legge. Il progetto rappresentava la diretta, e lenta, conseguenza della mareggiata di 194 centimetri, che il 4 novembre ’66 aveva allagato la città causando danni enormi. Ma già gl’inizi furono incerti. Il prototipo del Mose venne presentato soltanto nel novembre ’88, il vicepresidente del consiglio, il veneziano Gianni De Michelis, garantì: «La scadenza? Resta quella del 1995. Certo, potrebbe esserci un piccolo slittamento…». Di rinvio in rinvio i lavori sono cominciati soltanto il 14 maggio 2003: Berlusconi venne immortalato con la cazzuola in mano. La conclusione è adesso programmata per il 2016, ma i costi sono lievitati da 1300 milioni a 5 miliardi e mezzo. Incombe, tuttavia, un’altra ombra ancor più inquietante: il Mose servirà davvero? Perché da vent’anni, accanto alle mille rimostranze degli ambientalisti, fior d’ingegneri denunciano che mai come stavolta la teoria di queste paratie mobili contro l’alta marea faticherà assai a tradursi in effettivi frangiflutti. E non è finita. Potrebbe succedere che il Mose travolga pure l’Expo. Uno dei principali imputati dello scandalo veneziano è Piergiorgio Baita, presidente della Mantovani costruzioni. Il colosso padovano è anche alla guida della cordata di imprese che si è aggiudicata l’appalto da 160 milioni per la realizzazione della piastra del sito espositivo di Expo Milano 2015, quello che dovrà ospitare tutti gli stand dei Paesi partecipanti. Annuncio pubblicitario

Tengono testa a ogni sguardo indagatore: le nostre vantaggiose ipoteche. Finanziate il vostro personale desiderio di casa con i nostri tassi bassi a partire dall’1,00%. Da scoprire subito all’indirizzo bancamigros.ch/ipoteca-vantaggiosa


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 16 giugno 2014 ¶ N. 25

24

Politica e Economia

La riscossa del Tea Party Repubblicani in difficoltà Eric Cantor

del GOP è stato sconfitto nelle primarie in Virginia dal leader di estrema destra David Brat. Era il favorito per diventare il prossimo speaker della Camera, al posto di Boehner Federico Rampini Per una coincidenza singolare, la tournée di Hillary Clinton per lanciare il suo libro è cominciata nella stessa settimana che ha visto il partito repubblicano in preda a una spaccatura profonda, spettacolare. Mentre l’ex segretario di Stato conquistava agevolmente i vertici della classifica dei best-seller, e «scaldava» i suoi fan in vista del probabile annuncio di una candidatura alla Casa Bianca, quella stessa Casa Bianca sembra quasi inaccessibile per una «riconquista» dei repubblicani. Le convulsioni che agitano la destra dovrebbero spianare la strada per la prima donna presidente degli Stati Uniti nel 2016. Ma è proprio così? Di certo il partito di opposizione è sotto shock dopo quel che accaduto in Virginia ad opera di un economista praticamente sconosciuto. Il suo biglietto da visita è un saggio intitolato «Il Dio di Adam Smith», inno al libero mercato. Un titolo che esprime la fusione tra le due vocazioni della sua vita, dopo un dottorato in economia e un master in teologia. Questo è David Brat, l’illustre sconosciuto (fino a una settimana fa) che fa tremare i vertici del partito repubblicano. 49 anni, professore di economia e di etica al Randolph-Macon College, Brat è il simbolo della riscossa del Tea Party, il movimento di destra anti-Stato e xenofobo che dal 2010 condiziona il partito repubblicano e che troppe volte era stato dato come declinante. Brat è la nuova star di una destra sempre più radicalizzata, che tra le sue ideologie ne riscopre una molto antica: l’antisemitismo. Brat ha sconfitto in una primaria di partito della Virginia – convocata per designare il candidato parlamentare alle elezioni legislative di novembre – il capogruppo repubblicano alla Camera Eric Cantor. Fino a questa clamorosa esclusione, Cantor era il candidato dell’establishment alla successione di John Boehner, «Speaker of the House», cioè presidente della Camera. Quindi la figura più importante del partito, in attesa della nomination di un candidato presidenziale per il 2016. «Cantor ambiva a diventare il primo ebreo presidente della Camera – sostiene lo studioso David Wasserman del «Cook Political Report» – e una parte della sua sconfitta si spiega con la religione. È impossibile far finta di non vedere l’elefante nella stanza». L’elefante, che è anche il simbolo del partito repubblicano, è un elettorato bianco, maschio, anziano, in preda ad una deriva razzista e fondamentalista contro la nuova America laica e multietnica. La disfatta di Cantor ha dell’inverosimile. Anzitutto per la sproporzione nei mezzi: 5 milioni di spese elettorali il capogruppo della Camera, contro i 200’000 dollari dello sconosciuto sfidante. E poi Cantor tra i repubblicani era considerato un falco. Boicottò l’accordo con Barack Obama che l’anno scorso ha sbloccato il

finanziamento del bilancio pubblico: Cantor avrebbe preferito la chiusura a tempo indeterminato degli uffici federali. Ma è bastato che Cantor accennasse ad una cauta apertura su un altro tema tabù: la riforma dell’immigrazione, voluta dalla Casa Bianca per regolarizzare i troppi clandestini e creare nuove corsìe di accesso alla cittadinanza. Un peccato mortale: è sull’immigrazione che Brat ha basato tutta la sua campagna. A favore dell’outsider si è battuta una potente anchorwoman di trasmissioni radiofoniche di estrema destra, Laura Ingraham. Ora la conduttrice gongola: «Questo voto è la sconfessione dell’establishment repubblicano». L’exploit della Ingraham rievoca una tradizione nella destra. I network delle «radio di Dio», la maggioranza evangelica rurale, ebbero un ruolo cruciale nelle vittorie di Ronald Reagan e di George W. Bush. Un altro anchorman, Glenn Beck di Fox News, fu l’agitatore di piazza preferito nelle manifestazioni anti-Obama che segnarono l’ascesa del Tea Party nel 2010. Chi credeva che l’onda lunga della destra reazionaria fosse in riflusso, dopo l’insuccesso della campagna contro la riforma sanitaria, ora ha un risveglio brutale. I più preoccupati sono i conservatori moderati. Peter King, deputato repubblicano di New York, è angosciato: «Il partito si sposterà ancora più a destra, e diventerà sempre più marginale a livello nazionale». La caduta di Cantor sorpassato da uno sfidante ancora più oltranzista, fa tremare anche Jeb Bush e Marco Rubio: cioè quei repubblicani che puntano a ricucire i rapporti con l’America multietnica, a riconquistare consensi tra gli immigrati ispanici in vista dell’elezione presidenziale del 2016. Ma rende tutta in salita anche la seconda metà del mandato presidenziale di Obama: i repubblicani moderati saranno terrorizzati all’idea di fare accordi con lui, e poiché hanno la Camera in mano, l’agenda legislativa rischia la paralisi completa.

David Brat è la nuova star di una destra sempre più radicalizzata. Ha basato tutta la sua campagna contro l’immigrazione, sconfessando l’intero establishment repubblicano Nel lungo periodo, comunque, sono i repubblicani che hanno più da perdere per la riscossa del Tea Party. Questo movimento si ricollega ad una tradizione antica: in particolare al referendum anti-tasse che passò in California nel 1978, aprendo una lunga fase di egemonia politica e culturale dei neo-liberisti (due anni dopo Ronald Reagan conquistava la Casa Bianca). Ma oltre a vedere

Lo sconfitto Eric Cantor ambiva a diventare il primo ebreo presidente della Camera. (AFP)

gli elementi di continuità – e di forza – della destra americana, è importante cogliere alcune differenze. Negli anni Settanta l’economia americana era molto più «statalista» di oggi, basti pensare che un repubblicano come Richard Nixon aveva varato la politica dei redditi con il controllo dei prezzi, e aveva creato l’authority ambientalista Environmental Protection Agency. Nixon pronunciò la celebre frase «siamo tutti keynesiani, ormai» come se fosse un’ovvietà. Il grande cantiere delle privatizzazioni e liberalizzazioni avviato da Reagan, e in parallelo la sua drastica cura dimagrante del Welfare State, hanno cambiato l’intero paesaggio dell’economia Usa. Oggi il ruolo del settore pubblico è minimo, le aziende di Stato sono pochissime, i servizi pubblici sono diminuiti e peggiorati, il tasso di sindacalizzazione è appena un decimo della forza lavoro. L’ideologia neoliberista ha influenzato pesantemente anche l’azione dei democratici a cominciare dalla presidenza di Bill Clinton. Il partito repubblicano, anziché «dichiarare vittoria», ne ha tratto una conseguenza diversa: spostandosi sempre più a destra. Il Tea Party nella sua prima ascesa di quattro anni fa scelse come slogan mobilitatore la battaglia contro la riforma sanitaria di Obama. Da notare che questa riforma sanitaria è praticamente identica a quella varata localmente nel Massachusetts da un certo Mitt Romney quando era il governatore repubblicano di quello Stato. Per candidarsi alla Casa Bianca nel 2012, Romney dovette ripudiare la sua stessa riforma, altrimenti il Tea Par-

ty gli avrebbe fatto una guerra senza quartiere. La riforma di Obama ormai è in vigore da mesi. Ha i suoi difetti, ma certamente non è «socialista». Col passare del tempo la destra farà fatica ad eccitare gli animi contro quella riforma perché gli americani si accorgeranno che non è quel disastro profetizzato dal Tea Party. Donde la necessità di cambiare bersaglio. Scegliendo di dare battaglia contro la riforma dell’immigrazione, il Tea Party «getta la maschera»: rivela alla luce del sole quel razzismo che è sempre stato un collante della sua base. Non a caso nella base del Tea Party ebbe grande successo la teoria farneticante secondo cui Obama non è nato negli Stati Uniti bensì in Kenya, dunque è un usurpatore (non si può essere eletti alla presidenza se non si è nati nel Paese). Una montatura, più volte smentita, che rivela un pensiero sottostante: un presidente nero deve essere per forza un impostore, un alieno. La questione del razzismo è molto pericolosa per la destra. A breve termine mette in conflitto le due anime tradizionali del partito repubblicano: l’establishment economico e la base fondamentalista. Il mondo del business è favorevole a leggi più tolleranti sull’immigrazione, perché ha bisogno di nuova forza lavoro. Non a caso Brat, nella primaria della Virginia, ha esposto dei manifesti in cui il suo avversario Cantor appariva a fianco di Marc Zuckerberg, il fondatore e chief executive di Facebook. Zuckerberg è uno dei capitalisti della Silicon Valley che si battono perché sia più facile far entrare in California ingegneri immigrati

dall’India, dalla Cina e dall’Europa. È quel «capitalismo cosmopolita» che il Tea Party odia, denunciandolo come «anti-americano». Rompere i legami con il mondo del business però rischia di costare caro ai repubblicani: è da lì che arriva la massima parte dei loro finanziamenti elettorali. L’altro problema è che il Tea Party instrada il partito repubblicano in una traiettoria divergente rispetto all’evoluzione demografica della società americana. Quand’anche gli Stati Uniti dovessero chiudere le frontiere, le minoranze etniche al loro interno continuerebbero a crescere. Ispanici e asiatici sono tutti favorevoli a politiche dell’immigrazione più aperte. Di conseguenza questa deriva xenofoba e conservatrice sta «regalando» le minoranze etniche al partito democratico. Questo contribuisce a rendere ottimisti i fan di Hillary Clinton: la sua vittoria nel 2016 comincia ad apparire quasi «inevitabile», prima ancora che lei abbia dichiarato ufficialmente la propria candidatura. Attenzione, però: mancano ancora due anni e cinque mesi, al fatidico novembre 2016. E prima di allora c’è l’importante elezione legislativa di questo novembre 2014. Lì le dinamiche sono ben diverse rispetto a un’elezione presidenziale. Soprattutto per effetto della geografia dei collegi elettorali – manipolati ad hoc per costruire delle candidature «blindate» con elettorati omogenei – questo novembre potrebbe segnare un’ulteriore avanzata dei repubblicani e in particolare dell’ala oltranzista del tea Party. Consegnando l’immagine di un’America sempre più polarizzata e lacerata.


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 16 giugno 2014 ¶ N. 25

25

Politica e Economia

Guerra e pace a Rio Un Paese allo specchio Oggi il grande dilemma di Dilma Rousseff è se continuare a investire risorse in una

strategia di sicurezza che mostra i propri limiti di fronte agli attacchi dei narcos nelle favelas – Seconda parte

Angela Nocioni Il timore di una ondata di attacchi armati dei narcotrafficanti e la prospettiva probabile di manifestazioni di cittadini infuriati contro lo sperpero di denaro pubblico per i Mondiali di calcio, tiene in scacco la presidente Dilma Rousseff, candidata alla rielezione alle presidenziali del 5 ottobre, al punto da aver fatto scattare un immediato invio dell’esercito federale a Rio de Janeiro non appena le autorità locali l’hanno richiesto. Il governo federale tiene le truppe di stanza alla Maré, un complesso di quindici favelas in cui vivono 130mila persone. La politica di sicurezza di Rio è in scacco. Il piano avviato nel 2008 per occupare le comunità controllate dai narcos con la presenza stabile di agenti speciali della polizia militare, le Unità di polizia pacificatrice (Upp), ha rivelato fragilità inattese. Il popolo delle favelas, all’incirca un milione di persone, che sembravano inizialmente aver accolto con favore la presenza della nuova polizia, denuncia sempre più spesso di subire le stesse violenze esercitate per decenni dai vecchi militari. E si rivolta. L’ultima a ribellarsi è stata la favela del Pavozinho, il fiore all’occhiello della Upp. Piccola baraccopoli con vista sulla baia di Copacabana, il Pavonzinho era considerata la vetrina della Upp. Tanto sembrava funzionare lì il piano di pacificazione, che ormai capitava spesso di vedere anche turisti inerpicarsi su per le strade della favela «pacificata» per una birra dopo una giornata in spiaggia. La morte di Douglas Rafael da Silva Pereira, 26 anni, molto conosciuto nella comunità, ha scatenato la rivolta nella settimana dopo Pasqua. La rivolta ha lambito il lungomare dei grandi alberghi sull’Avenida Atlantica. Alcuni hotel hanno raccomandato ai loro ospiti di non mettere piede in strada. La famiglia del ragazzo ucciso e testimoni assicurano sia stato ammazzato dopo essere stato torturato dalla polizia militare, che avrebbe tentato goffamente di disfarsi del cadavere. Difficile da sostenere la tesi della «pallottola vagante», difesa dalla polizia, visti i fori dei proiettili sparati a bruciapelo e i segni evidenti di violenze sul corpo del ragazzo. Un’aria anche peggiore si respira al Complesso della Maré, un territorio conteso da tre gruppi di narcotrafficanti in guerra tra loro. Il sobborgo, un tempo culla del Comando Vermelho, la più vecchia organizzazione di narcos carioca, occupa lo spazio stretto tra le due principali arterie che collegano Rio all’aeroporto internazionale Galeao: la Avenida Brasil e la Linea Vermelha. È impossibile nascondere la Maré. Chiunque arrivi a Rio dall’aeroporto deve passarle a fianco. Vede i muri scrostati della favela prima di scorgere la statua del Cristo redentore, prima di arrivare al mare. La presidente della Repubblica Dilma Rousseff, che ha nel governo locale di Rio un prezioso alleato, alla prima avvisaglia di difficoltà si è precipitata la prima settimana di aprile a spedire le truppe federali. Prima dell’esercito alla Maré è entrato il Bope, il Battaglione delle operazioni speciali della polizia militare, realisticamente raccontato dal film Tropa d’elite che nel 2007 vinse l’Orso d’oro a Berlino. Non ci vanno leggeri quelli del Bope, in una sola giornata di intervento alla Maré nel giugno scorso hanno lasciato a terra dieci cadaveri. Nessuno si è mai dato la pena di verificare se gli uccisi fossero davvero dieci pericolosi trafficanti. All’Observatório de Favelas, associazione fondata tredici anni fa da ricercatori sociali e residenti, sono fu-

riosi e sgomenti. «È un enorme passo indietro, l’occupazione militare a tempo indefinito riafferma la logica della guerra» dice la responsabile dell’Osservatorio, la psicologa Raquel Willadino. Alla Maré nemmeno il miraggio delle Upp s’è mai visto. «Da noi mandano direttamente l’esercito» dice Claudia Ribeiro, direttrice del Museo della Maré. La ragionevole missione delle Upp non è eliminare il traffico di droga, ma sottrarre il controllo del territorio ai narcos. Nella logica del governo la pre-

sconfitto? L’invio dell’esercito è la prova che non si può cercare la pace a Rio senza fare la guerra? Il governo locale ammette che il numero degli omicidi, calato negli ultimi anni, è cresciuto del 20 per cento dal 2012. A sentire l’ex capo della Upp, il comandante Robson Rodrigues, la reazione dei trafficanti proverebbe il successo della nuova polizia. «Questa politica di sicurezza obbliga la polizia a riprendere il suo ruolo di prevenzione e di mediazione dei conflitti – ci dice Robson, accorato, seduto

litare sono selettivamente miopi. Curiosamente la stragrande maggioranza di persone uccise dalla polizia risulta essere morta durante azioni di resistenza all’arresto, se fosse vero dovremmo credere che in un solo anno 1330 persone hanno resistito violentemente ai fermi a Rio de Janeiro. Miopi e anche daltoniche – nota – vista la quantità di neri tenuti arbitrariamente in arresto in questa città. Norme del codice penale ereditate dagli anni della dittatura militare, come quella che consente

sta resistenza all’arresto. Più di una al mese. È chiaramente una zona fuori controllo, cosa facciamo? Uno Stato militare? Mandiamo la Upp in ognuna delle favelas di Rio? Sono più di mille». La questione della sostenibilità è un argomento molto serio. Nelle favelas di Rio vivono un milione e duecentomila persone. Le Upp in pianta stabile sono già più di diecimila. Impossibile mantenere un’occupazione militare simile, tantomeno moltiplicarla. Il dilemma è se continuare ad in-

Il sobborgo della Maré, conteso da tre gruppi di narcotrafficanti in guerra fa loro, è un sorvegliato speciale da parte di polizia militare e truppe federali. (Keystone)

senza stabile in favela della polizia pacificatrice, fatta di agenti giovani della polizia militare con una preparazione specifica, dovrebbe rappresentare la presenza dello Stato. In un secondo momento, sempre in teoria, agli agenti dovrebbero essere affiancati medici, infermieri, insegnanti, assistenti sociali. Si tratta della fase due, celebrata forse con troppo anticipo in Brasile e all’estero, della tanto sbandierata «Upp social» che dovrebbe recuperare allo Stato le favelas portandoci dentro ospedali, scuole, campi sportivi. E che è rimasta però una sigla misteriosa nella maggior parte delle baraccopoli occupate (38 finora). L’ondata di attacchi narcos e la rivolta degli abitanti contro la polizia dimostrano che il piano di pacificazione è

a un bar sotto la favela di Santa Marta, la prima ad essere occupata dalle sue Upp nel 2008. «Abbiamo 10mila agenti che vivono stabilmente nelle comunità e la loro presenza è approvata dal 75 per cento degli abitanti nelle zone interessate, secondo le cifre dell’Istituto Data Favela. Il problema è che la logica dello show politico ha avuto la meglio. Non si occupano le favelas in fretta, si deve conquistare lentamente la fiducia di chi lì vive». Di tutt’altra opinione è Marcelo Freixo, deputato del Psol, partitino uscito da sinistra dal Pt, il partito dei lavoratori al governo del Brasile dal 2003. «La politica di sicurezza è diventata un puro strumento di propaganda» sostiene Freixo. «Il problema è che le risposte estremamente dure della polizia mi-

l’arresto quando l’accusato rappresenta un pericolo grave all’ordine pubblico, autorizzano i giudici a restrizioni di libertà personali totalmente arbitrarie». Uno degli ultimi episodi di violenza diventato notizia, è stato l’assassinio di una donna di 38 anni, di mestiere cameriera, uccisa dalla polizia militare nella zona nord di Rio mentre camminava con in mano una tazza di caffè, non una mitraglia. È stata caricata nel portabagagli della volante, da lì è caduta rimanendo impigliata alla macchina ed è stata trascinata per 350 metri. La scena, filmata da un automobilista col telefono cellulare, è finita in rete. «In quell’area della città, competenza del nono battaglione della polizia militare – racconta Freixo – l’anno scorso sono state uccise 18 persone in atti si suppo-

vestire risorse in una strategia di sicurezza che si sta mostrando comunque vulnerabile agli attacchi dei narcos, o se riprendere la vecchia via, mai risultata vincente, della persecuzione militare a tappeto dei trafficanti. L’avvicinarsi dei Mondiali di calcio non ha favorito la serenità delle scelte. Osserva, con singolare ottimismo, l’esperto in sicurezza pubblica Ignacio Cano, fondatore dell’Istituto analisi violenza dell’Università statale di Rio de Janeiro: «Sapendo come si comportano i brasiliani in periodi di Coppa del mondo, potremmo ragionevolmente temere una rivolta sociale solo se la nazionale fosse eliminata prima del tempo. Se il Brasile vince i Mondiali, l’euforia collettiva soffocherà qualsiasi possibilità di protesta».


25.00 T-shirts Vari modelli per donna e uomo

PUNTI

PROMOZIONI

20x

Tutti le t-shirts donna e uomo presentati, nei colori indicati. Offerta valida dal 17.06.2014 al 30.06. 2014 fino ad esaurimento.

Switcher è in vendita alla tua Migros

Utilizzate Nutrisse?

PARTECIPATE e diventate la nostra

TESTIMONIAL NUTRISSE! Iscrizioni su www.nutrisse.ch

Garnier è in vendita alla tua Migros


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 16 giugno 2014 ¶ N. 25

27

Politica e Economia

Una volta era meglio, si dice La consulenza della Banca Migros

STARBUCKS DISCOVERIES ®

NUOVO GUSTO FREDDO CHAI TEA LATTE

Albert Steck Mi piacerebbe investire il denaro depositato sul mio conto di risparmio. Ma vorrei ottenere una remunerazione interessante. Che cosa mi consiglia?

«Una volta era meglio». Di solito non apprezzo particolarmente questo detto dal tono nostalgico, ma negli investimenti calza a pennello. Pensi un po’: vent’anni fa poteva ottenere un rendimento annuo del 6 percento con un’obbligazione della Confederazione esente da rischi. Nel frattempo il rendimento è sceso a un misero 0,8 percento, tra l’altro al lordo delle tasse. Allora che fare? Non rimane che riorientare la bussola. Prima di tutto dobbiamo scrollarci di dosso due regole d’oro. Da un lato: «Un’obbligazione viene acquistata per gli interessi introitati». Il grafico illustra quanto si sono assottigliati i proventi annui degli Svizzeri sulle obbligazioni e sui depositi bancari negli ultimi due decenni: da 28 a 12 miliardi di franchi. E all’orizzonte non si delineano inversioni di tendenza. Ma anche un altro leitmotiv ha perso valore: «L’azionista guadagna quando le quotazioni salgono». Era in gran parte vero all’inizio degli anni Novanta, quando le azioni svizzere distribuivano meno di dieci miliardi di franchi in dividendi. D’altro canto brillavano regolarmente con elevati progressi dei corsi. Oggi, invece, gli azionisti incassano oltre 35 miliardi di franchi, il triplo di quello che i privati guadagnano con gli interessi (v. grafico).

Negli investimenti in azioni, dividendi e interessi composti giocano oggi un ruolo importante Nello scenario attuale dei tassi consiglio di considerare in particolare il proprio orizzonte temporale. Se vuole investire i risparmi a breve termine, i titoli fruttiferi sicuri rimangono la prima scelta. Consentono infatti di evitare le possibili fluttuazioni delle azioni. D’altro canto occorre accontentarsi di un rendimento più modesto. Con un lungo orizzonte temporale, invece, le azioni consentono di compensa-

Un delizioso mix di tè nero e spezie aromatiche. Energetico e sempre pronto quando ti serve. Ora disponibile nel banco frigo delle grandi filiali Migros.

Albert Steck è responsabile delle analisi di mercato e dei prodotti presso la Banca Migros

<wm>10CAsNsjY0MDQx0TU2NTM2NAcAalRd1g8AAAA=</wm>

<wm>10CFWKKQ7DQBAEXzSrnuneQx5omVkBUfiSKDj_Rz6YpSpUte9ZC27X7fXZ3ulwyVgbvacQpUZ6qJdQoqHF2RcnB0cPPHYLCQLm9RjayXQau3FMUeX__R2gXXjUcQAAAA==</wm>

re in gran parte gli introiti mancati con le obbligazioni. Dopo tutto il rendimento dei dividendi del mercato azionario svizzero è salito dall’1 percento degli anni Novanta all’attuale 3 percento che, proiettato su dieci anni, significa un considerevole guadagno del 34 percento calcolando gli interessi composti, anche se le quotazioni nel 2024 non dovessero essere superiori a quelle di oggi. A ciò si aggiungono gli eventuali utili di corso. Per concludere può scegliere se aspettare, fino a quando i rendimenti delle obbligazioni tornano ai buoni livelli passati, ma ci potrebbe volere parecchio tempo. Oppure non le rimane che cercare di trarre il meglio dalla nuova situazione e investire moderatamente in azioni con distribuzioni costanti dei dividendi. Personalmente prediligo la seconda opzione. Attualità su http://blog.bancamigros. ch: leggete i nostri consigli concreti su come investire progressivamente in titoli.

Le azioni rendono di più Mrd. Fr. 40 35 Proventi dei dividendi

30 Interessi introitati

25 20 15 10 5

PUNTI

20x

1990

1995

2000

2005

2010

Andamento dei redditi patrimoniali dei privati in Svizzera: gli interessi introitati sono crollati, mentre i rendimenti dei dividendi sono esplosi. Dati: UST

Annuncio pubblicitario

0

Valida dal 17.6. al 30.6.2014


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 16 giugno 2014 ¶ N. 25

28

Politica e Economia

Un parlamento stanco di annuire Diritti popolari Sempre più iniziative popolari sollevano dubbi di natura giuridica e risultano di difficile

applicazione, ora a Berna si levano le prime voci che chiedono un esame preliminare più approfondito da parte delle Camere federali, fin qui troppo generose nel dichiarare valide iniziative in contraddizione con la Costituzione Johnny Canonica «Di regola, in casi come questo, abbiamo sempre affermato “in dubio pro populo”. È sempre stato questo il limite che ci siamo dati, la decisione la lasciamo al popolo. Ma ora non sono più d’accordo con questo sistema». Così due settimane fa, intervenendo al dibattito sull’iniziativa popolare «tassare le eredità milionarie per la nostra AVS», il consigliere agli Stati ticinese Filippo Lombardi si è espresso a favore di un rinvio del testo in commissione. A disturbare il senatore popolare democratico – ma non solo lui, visto che la proposta di rinvio alla fine è stata accolta per 25 voti contro 14 dalla Camera dei cantoni – il fatto che il testo dell’iniziativa preveda una retroattività dell’applicazione della norma, nel caso in cui popolo e cantoni la accolgano. Un principio, quello della retroattività, che il legislatore centellina con il contagocce, ma che in questo caso, nell’eventualità di un’approvazione in votazione, verrebbe iscritto per la prima volta nella Costituzione federale. Un passo non privo di conseguenze, che qualcuno considera pericoloso e che per questo merita di essere valutato a fondo secondo la maggioranza dei «senatori». L’iniziativa popolare «tassare le eredità milionarie per l’AVS» stabilisce che sulle eredità superiori ai due milioni di franchi venga percepita un’imposta di successione del 20%; i due terzi della somma verrebbe versato al Fondo AVS, il terzo restante fluirebbe nelle casse del cantone di domicilio del defunto. E fin qui nulla da obiettare, secondo i senatori. Si può essere o meno d’accordo, ma dal punto di vista del diritto la proposta non fa una grinza. Quel che invece non è piaciuto alla maggioranza della Camera dei cantoni è una disposizione transitoria prevista dall’iniziativa. Nel caso in cui la proposta venisse approvata, questa avrebbe

un effetto retroattivo al primo gennaio 2012. In parole povere, l’imposta di successione (e di donazione) dovrà venir percepita a partire da quel giorno, anche se ipoteticamente l’iniziativa venisse iscritta nella Costituzione federale nel 2015 o anche più tardi (per il 2014 ormai non c’è più tempo). Un’eventualità che sarebbe una «prima» per il diritto elvetico, visto che normalmente un’iniziativa popolare si trasforma in articolo costituzionale – e quindi acquisisce valore e forza legale – solo nel giorno in cui popolo e cantoni la approvano in votazione. Tra l’altro, proprio per arginare l’effetto retroattivo di questa iniziativa popolare, nel 2011 si era assistito a una valanga di donazioni di immobili da genitori a figli, una massa di rogiti che avevano messo in difficoltà non solo i notai chiamati a redigerli, ma anche i vari uffici cantonali che dovevano iscriverli nel registro fondiario. Ma ora, sotto la cupola di Palazzo qualcosa sembra cambiare: come affermato da più oratori nel corso del dibattito al Consiglio degli Stati, il Parlamento deve assumere con più serietà il proprio ruolo di «censore» della validità giuridica delle iniziative popolari, non permettendo più con eccessiva facilità che testi dubbi dal punto di vista del diritto, perché non rispettano la Costituzione o le norme di diritto internazionale imperativo, vengano sottoposti al giudizio del popolo (ed era proprio a questo aspetto che faceva riferimento Filippo Lombardi quando affermava «in dubio pro populo (…) non sono più d’accordo»). Il parlamento insomma non deve aver timore di considerare «non valide» o «solo parzialmente valide» (come ventilato da qualcuno in questo caso concreto, discettando dell’effetto retroattivo del testo) certe iniziative popolari dubbie dal profilo giuridico. Un «cambiamento di paradigma» (così la «Neue Zürcher Zeitung» ha riassunto il dibattito tenuto dal Consiglio degli Stati) ormai

La sala del Consiglio nazionale a Berna. (Keystone)

necessario, secondo alcuni, soprattutto alla luce delle numerose iniziative popolari che hanno sollevato dubbi riguardo la loro conformità giuridica (a norme di diritto nazionali e internazionali) approvate dal sovrano elvetico nel recente passato e quindi iscritte nella Costituzione federale («internamento a vita dei criminali pericolosi», «imprescrittibilità dei reati di pornografia infantile», «divieto della costruzione di minareti», «per l’espulsione degli stranieri criminali» e da ultimo «affinché i pedofili non lavorino più con i fanciulli»). E se dal 1891, cioè dall’anno in cui la possibilità di lanciare un’iniziativa popolare è stata iscritta nella Costituzione, appena quattro iniziative sono state considerate come «non valide» (tre perché non rispettavano l’unità della materia, la quarta perché violava il diritto internazionale vincolante), questo non significa che il Parlamento non debba osservare con occhio maggiormente critico le proposte che giungono sui suoi banchi. Non è quindi un caso se proprio la questione della validità di un’iniziativa

popolare sia venuta a galla anche la settimana scorsa al Consiglio nazionale, quando la «Camera del popolo» è stata chiamata a discutere l’iniziativa popolare Ecopop. In molti hanno proposto di considerarla non valida perché a loro dire non rispetta l’unità della materia. L’iniziativa chiede infatti da una parte di limitare allo 0,2% l’aumento annuo della popolazione dovuto all’immigrazione e dall’altro di destinare il 10% dei crediti della cooperazione allo sviluppo al controllo delle nascite nei Paesi del sud del mondo. «Se decidete che l’iniziativa sia valida, allora dovrete spiegare al popolo cosa hanno in comune l’assunzione di un informatico tedesco e la distribuzione di preservativi a Cuba», ha affermato nel corso del dibattito il popolare democratico di Zugo Gerhard Pfister, perorando la causa dell’invalidità giuridica del testo, mentre la socialista Bea Heim si è limitata a dire che «c’è urgentemente bisogno di un dibattito di fondo sul tema della validità delle iniziative popolari». Un’idea ventilata anche la settimana precedente agli Stati.

Nel recente passato il Consiglio federale aveva proposto che la validità di un’iniziativa popolare venisse verificata prima che la raccolta delle firme potesse avere inizio, ma visti i pochi consensi ottenuti in procedura di consultazione il governo aveva deciso di non concretizzare la proposta in un progetto di legge. Quanto sentito nelle ultime due settimane sotto la cupola di Palazzo federale sembra lasciar intendere che almeno una parte della classe politica si stia rendendo conto del pericolo che rappresentano potenziali norme costituzionali che contraddicono altri articoli della Costituzione federale o norme di diritto internazionale. Il Parlamento sembra essere maggiormente cosciente della problema, non si può quindi escludere che in un futuro troppo lontano si possa assistere davvero a un «cambiamento di paradigma». Anche perché se si lascia la porta aperta a iniziative giuridicamente dubbie, si corre il rischio che il loro numero cresca ulteriormente. Rischiando di fare della Costituzione federale un crogiolo di tutto e del contrario di tutto.

Per la BCE un programma per l’inflazione? Politica monetaria europea Dubbi sull’efficacia di una strategia che prevede un’abbondanza di denaro

e sull’effettivo ruolo delle banche, chiamate a sostenere gli investimenti a suon di crediti. L’eventuale indebolimento dell’euro potrebbe mettere in difficoltà la difesa della Banca Nazionale Svizzera del limite di 1,20 sul franco svizzero Ignazio Bonoli Il programma della Banca Centrale Europea per rilanciare l’economia dell’UE, annunciato la scorsa settimana dal governatore Mario Draghi, merita qualche riflessione. Esso si muove in contro-tendenza rispetto a quanto stanno facendo la Riserva federale americana e altre banche centrali, che vedono affacciarsi all’orizzonte delle rispettive economie i primi segnali di surriscaldamento di una ripresa già in atto. Draghi sembra invece terrorizzato dal pericolo di deflazione che minaccia alcune eco-

Mario Draghi, presidente della BCE. (Keystone)

nomie europee e vorrebbe evitare di venire a trovarsi in questa situazione, che in ogni caso renderebbe più difficile un’eventuale ripresa. Paradossalmente, il programma della BCE sembra – come qualche economista l’ha definito – un programma per l’inflazione. Esso parte infatti dal presupposto che una ripresa deve accompagnarsi ad un tasso di inflazione di circa il 2%. Agli occhi del profano – ma anche di qualche professionista – gli esperti della BCE sembrano voler utilizzare il tasso di inflazione (solitamente conseguenza della crescita economica) quale stimolo (e quindi causa) del rilancio dell’economia. Ma al di là degli aspetti teorici, anche alcuni aspetti pratici sollevano parecchie perplessità. Per esempio, si attendevano da tempo misure di questo tipo, per cui gli effetti immediati sono stati molto scarsi. Resta da vedere quali saranno i risultati a media e lunga scadenza. Ma anche qui qualche dubbio è giustificato. Il programma prevede che la BCE fornisca maggiori liquidità al sistema bancario europeo e che le banche forniscano così credito buon mercato tanto per gli investimenti, quanto per i consumi. Recenti esperienze nell’applicazione dello stesso sistema hanno però mo-

strato che le banche tendono a utilizzare le maggiori liquidità a loro disposizione per fini propri. Per esempio, investendo su mercati azionari che promettono buoni rendimenti, oppure aumentando i mezzi propri, come del resto chiedono le disposizioni adottate a livello degli accordi di Basilea. Va però anche detto che buona parte del mancato utilizzo di questi fondi è dovuto al fatto che in realtà l’economia, ossia tanto le imprese quanto i privati non chiedono crediti anche se attualmente sarebbero a costi molto favorevoli. È il fenomeno che in passato veniva definito con la frase «il cavallo non beve». Di fronte a queste prospettive i mercati finanziari hanno reagito subito in modo molto nervoso. L’unico risultato concreto ottenuto è stato quello di un indebolimento dell’euro sul dollaro. In questo senso si può quindi dire che le mosse della BCE rispondano in qualche modo a coloro che chiedevano ormai a gran voce una svalutazione dell’euro o addirittura un abbandono del sistema monetario europeo. Ma, per rinforzare la propria azione di riduzione del costo del denaro, la BCE ha anche adottato una serie di misure di stimolo. Per esempio ha perfino introdotto interessi negativi sui conti che le banche mantengono presso la

banca centrale, mentre il tasso di interesse per il rifinanziamento raggiungeva quasi il costo zero (0,15%). Pure ridotto allo 0,40% è il tasso per i bisogni immediati di liquidità delle banche. L’esperienza insegna però che questi provvedimenti vengono sempre rapportati alle previsioni. Per quanto riguarda l’inflazione nell’ambito dell’UE, si prevede un’evoluzione stabile e lo stesso Draghi ha sottolineato che la BCE farà di tutto perché rimanga tale. Gli stessi economisti della banca prevedono del resto per quest’anno e per i prossimi due un tasso di inflazione che si mantenga sensibilmente al di sotto dell’auspicato 2%. Questo potrebbe voler significare che le speranze di rimanere ai livelli attuali vengano disattese e che si scateni la spirale deflazionistica tanto temuta. Per evitarlo, la BCE ha deciso un piano d’azione che consiste in misure quali il rifinanziamento molto vantaggioso a lunga scadenza per banche che finanziano l’economia reale, escludendo però crediti ipotecari a privati e crediti alle casse statali; l’estensione della lista di titoli che le banche possono fornire a garanzia dei crediti della BCE; favorire i crediti alle piccole e medie aziende; nessun limite al rifinanziamento fino al 2016, compreso quello

tradizionale a tre mesi; sospensione della «sterilizzazione» di liquidità basata sui prestiti pubblici degli Stati UE. Infine, Draghi ha ricordato che se gli effetti di questo programma non fossero sufficienti, la BCE è pronta a varare altre misure e questo benché il tasso direttore abbia ormai toccato il limite inferiore. Altri timori suscitati dal programma sono stati visti nella possibilità che il denaro a buon mercato possa indurre gli investitori a correre rischi maggiori alla ricerca di buoni rendimenti. Inoltre, è possibile che gli Stati indebitati possano approfittarne per rinviare le riforme previste, credendo che la BCE possa risolvere da sola tutti i problemi. Non è quindi un caso che la Banca d’Inghilterra, che non fa parte del sistema euro, si sia comunque distanziata da questa politica. Quanto succede nella zona euro interessa ovviamente anche la Svizzera. Se gli effetti delle misure adottate fossero quelle di un indebolimento dell’euro, si porrebbe il problema del livello di intervento della Banca Nazionale, tuttora fissato a 1,20 franchi per un euro. La BNS dovrà riesaminare la situazione anche alla luce del fatto che un euro più debole favorirebbe le esportazioni dell’UE e in particolare della Germania, che è uno dei principali concorrenti della Svizzera.


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 16 giugno 2014 ¶ N. 25

29

Politica e Economia Rubriche

Il Mercato e la piazza di Angelo Rossi L’economia ticinese 50 anni dopo il rapporto Kneschaurek 50 anni or sono, settimana più, settimana meno, il prof. Francesco Kneschaurek dell’università di San Gallo consegnava al Consiglio di Stato ticinese il suo rapporto sullo stato e lo sviluppo dell’economia ticinese. Si trattava del primo documento nel quale figurava una valutazione dello sviluppo dell’economia ticinese in termini macroeconomici. Ricordiamo che il mandato al perito avrebbe dovuto rappresentare il primo passo dell’iter verso la pianificazione economica cantonale. Di fatto le discussioni intorno alla pianificazione economica si esaurirono cinque anni più tardi, da un lato, con la consegna del rapporto dell’apposita commissione consultativa che, di fatto, non conteneva proposte rispetto al modo in cui il Cantone avrebbe potuto avviare un processo di pianificazione, e, dall’altro,

con la caduta, in votazione popolare, della legge urbanistica cantonale, che, invece, avrebbe potuto rappresentare un primo concreto strumento di politica pianificatoria. L’abbandono della pianificazione economica venne decretato in modo ufficiale al momento della presentazione del preventivo del Cantone per il 1970. Nel suo rapporto, Kneschaurek aveva accertato l’esistenza di un divario pari a circa il 20% nella produttività e un divario di uguale importanza nel livello del benessere dei ticinesi, rispetto ai valori medi nazionali. Questa differenza avrebbe potuto diventare, quindi, ipso facto l’obiettivo della politica di pianificazione, o, per usare il termine del perito, della politica di crescita del Cantone. Per recuperare questo ritardo del 20% Kneschaurek suggeriva allo Stato di favorire soprattutto lo sviluppo della

produttività sia con misure che avrebbero potuto accelerare gli investimenti in capitale fisico, sia con provvedimenti che avrebbero potuto incrementare l’apporto del capitale umano. Non si può dire che governo e parlamento non abbiano dato seguito alle raccomandazioni del perito. Si pensi solo, per fare un esempio, a quanto è stato fatto, nel corso degli ultimi 50 anni, nell’insegnamento secondario e terziario, nonché nella formazione professionale, per migliorare le conoscenze e il savoir faire della nostra popolazione attiva. Si pensi anche agli sforzi enormi, consentiti da Confederazione, Cantone e comuni, per migliorare le infrastrutture del traffico e del trasporto che stavano così a cuore al perito. E si pensi anche – sebbene a questo proposito i pareri degli esperti non saranno unanimi – a quanto il

Cantone ha fatto in termini di alleviamenti fiscali per facilitare l’insediamento di nuove aziende e la crescita degli investimenti nelle attività di ricerca e sviluppo. A nostro parere nella politica dell’educazione, in quella delle infrastrutture del traffico e nella politica fiscale il Cantone non solo ha dato seguito alle proposte dell’esperto ma è andato, nel corso degli ultimi cinque decenni, anche più in là, realizzando progetti e opere che Kneschaurek non poteva essere in condizione di anticipare. In un solo punto lo Stato non ha seguito il perito: nel campo della politica energetica. Kneschaurek proponeva di studiare la realizzazione di una o due centrali termoelettriche o, magari, a seconda dei progressi che avrebbe fatto questa tecnologia, una centrale nucleare. Come sappiamo l’AET, braccio operante del Cantone

nel settore energetico, per far fronte al crescente fabbisogno in energia elettrica, ha invece scelto l’alternativa di investire in centrali nucleari estere, risparmiando così al governo cantonale qualche grattacapo di troppo. Per finire, i lettori vorranno sapere quali sono stati gli effetti di queste misure di incoraggiamento e sostegno della crescita economica. Rispetto all’obiettivo di fondo, quello di eliminare il divario con la media svizzera nel campo del benessere e della produttività, si può dire che le misure adottate non hanno avuto che un effetto stabilizzatore. Dal 20% del 1964 siamo passati, attraverso alti e bassi, al 24% del 2005, ultimo anno per il quale si dispone di dati comparabili. Perché il Ticino non è riuscito a ridurre il suo ritardo? Semplicemente perché gli altri Cantoni non sono stati a guardare.

anni, pur sempre in un’ottica nazionale più che europea. È Angela Merkel, cancelliera tedesca e imperatrice d’Europa, ad aver fatto per prima trapelare le sue simpatie per altri candidati – come la francese Christine Lagarde ora a capo del Fondo monetario internazionale: pur formalmente appoggiando Juncker a giorni alterni, Merkel spera di costruire attorno alla nomina del capo della Commissione europea un progetto per il futuro che le assomigli, e che magari assomigli anche agli inglesi, i quali minacciano di andarsene con una certa insistenza. David Cameron, premier britannico, ha detto che non si piegherà alla nomina di Juncker («una faccia da anni Ottanta»), Juncker gli ha risposto che non si inginocchierà davanti agli inglesi, e di questo passo ci si è mossi, in modo sguaiato e incerto, dal voto fino a oggi. Cameron non ha poi tutti questi margini di manovra sulla questione europea: ha una rivolta permanente all’interno del suo Partito conservatore, deve organizzare un referendum in/out

(domanda secca: dentro o fuori l’Ue?) e soprattutto deve definire la sua posizione che per ora è «europeista se l’Europa cambia», ma che non potrà essere così vaga per sempre. L’occasione di rinnovo è fornita, secondo Londra, dall’affossamento della candidatura di Juncker. Il quale peraltro non è nemmeno più così certo di voler fare il presidente della Commissione: secondo l’«Economist» (che è britannico, occorre sottolinearlo), l’ex premier lussemburghese ambirebbe alla presidenza del Consiglio europeo, e così si corre il rischio di mettere alla Commissione un leader che nessuno vuole a fare un mestiere che lui stesso non gradisce. Meglio cambiare subito cavallo, scrive il magazine, sperando che il Parlamento europeo non si metta troppo di traverso, perché altrimenti l’Europa passa dalla crisi economica (ancora in corso) dritta a una crisi istituzionale. Gli affossatori di Juncker hanno in realtà un piano più ambizioso della mera caduta del candidato naturale.

Il progetto, come è stato definito dallo stesso Renzi (meglio noto come il «matador», e non vuole essere al di sotto delle aspettative) assieme alla Merkel, a Cameron e ai leader del nord (per il premier inglese si tratta della «sua alleanza del nord»), vuole un’Europa più snella e più efficiente, votata alle riforme liberali che il dibattito sull’austerità ha reso così malfamate e con una visione che comprenda anche il rimpatrio di alcuni poteri ai parlamenti nazionali. È questo il fulcro della transizione, che per gli inglesi, così schizzinosi su competenze da cedere e condividere, è dirimente, ma anche per gli altri Paesi che devono convivere con pulsioni interne antieuropee molto forti è una buona via da percorrere. Il sud resiste, anche se la Francia di François Hollande ancora non sa esprimersi in modo univoco, ma tutta l’Unione sa che il business as usual che di solito vince su tutte le crisi d’identità europee non è sostenibile. Senza una riforma, l’Europa è destinata alla stagnazione e alla spaccatura.

tura germanofona. E infine Leonhard Ragaz, pastore protestante, uno dei maggiori teologi svizzeri della prima metà del Novecento. Quest’ultima figura merita qualche parola in più, perché oltre ad essere un pastore di strada, fu l’ispiratore principale del cosiddetto «socialismo religioso», corrente politico-ideale che esercitò una notevole influenza nelle cerchie evangeliche del tempo. Nato nel villaggio grigionese di Tamins nel 1868, figlio di contadini, Ragaz concepì la sua predicazione come un «servizio svolto all’aria aperta» nei quartieri operai delle città di Basilea e di Zurigo. Intensa fu anche la sua attività pubblicistica, sia prima che durante la guerra. Alcuni suoi testi furono voltati anche in italiano, come Die neue Schweiz (La Nuova Svizzera, a cura di L.F. Ferrari) e Sozialismus und Gewalt (Socialismo e violenza, a cura di Agostino Fasciati). In questi saggi e opuscoli, pubblicati sul finire del conflitto, Ragaz esprime un principio che l’accompagnerà fino alla morte (1945): che un autentico

ordinamento socialista non potrà mai nascere da una politica fondata sulla violenza: «Il socialismo s’affaccia al bivio, e bisogna che si decida: o dichiararsi una potenza assoluta e dispotica o una potenza democratica; o il potere autoritario coercitivo o il potere della libertà». Bersaglio costante della sua polemica è il bolscevismo, la dittatura del proletariato instaurata da Lenin in Russia dopo l’ottobre del 1917: un regime che «prende le mosse, in un modo che nessuno avrebbe mai sognato, dalla violenza del capitalismo e del militarismo, mezzi usati finora dalla borghesia». Lenin aveva soggiornato a lungo in Svizzera. A Zurigo, tra l’agosto e il settembre del 1917, redasse un testo che sarebbe diventato il vademecum dei suoi discepoli, ossia Stato e rivoluzione. La tesi era che la struttura dello Stato borghese andasse distrutta, non riadattata alle nuove esigenze come sosteneva l’ala riformista. La rivoluzione non doveva avere scrupoli. Doveva abbattere, minare, liquidare. Con quali esiti, Ragaz l’aveva già intuito nel 1919.

Affari Esteri di Paola Peduzzi La candidatura che spacca Nessuno lo vuole più, Jean-Claude Juncker (nella foto). Dopo averlo indicato come candidato del Partito popolare europeo (che ha vinto le elezioni), dopo aver organizzato una campagna elettorale all’americana, come se si eleggesse il presidente della Commissione dell’Unione europea con un voto diretto – c’erano gli autobus, i meeting, i cartelloni – i leader dell’Ue ora non sono più così convinti. Così quella che doveva essere l’elezione del riscatto di un’istituzione che ha mostrato negli ultimi anni i suoi difetti peggiori è una nuova causa di instabilità e litigi. In questo l’Europa è maestra: riesce a trasformare qualsiasi visione differente in un dramma istituzionale, con venature da soap opera quando il bistrattato Juncker si lamenta di non avere più una vita, asserragliato com’è da giornalisti questuanti. Il problema non è personale: non è Juncker in sé a creare tanti spasmi, quanto piuttosto quel che rappresenta. Alle europee del 25 maggio il voto antieuropeo è andato molto forte, come si diceva alla

vigilia, e questo si ripercuoterà sul Parlamento europeo che avrà meno libertà di manovra su molti dossier. La risposta a questa onda populista non può essere lo status quo che Juncker incarna quando ripete che la sua priorità è il consenso federalista, ma il cambiamento, trainato dai leader che hanno ottenuto una conferma politica – primo fra tutti il premier italiano Matteo Renzi – e dai leader che al cambiamento lavorano da

Cantoni e spigoli di Orazio Martinetti La voce profetica di Leonhard Ragaz Per fortuna. Per fortuna – per gli scrittori di cose storiche, e anche per le case editrici – ci sono gli anniversari, le ricorrenze che contribuiscono a tenere viva la memoria di una collettività. Quello della perdita del senso storico è un lamento che si leva spesso, specie tra gli anziani: i giovani che non sanno, i giovani che non conoscono, i giovani che ignorano. In queste settimane l’anniversarioprincipe è il centenario del primo conflitto mondiale, «la grande guerra» combattuta su vari fronti tra il 1914 e il 1918. L’assassinio dell’arciduca Francesco Ferdinando, il 28 giugno del 1914, innescò una reazione a catena che alla fine nessuno seppe, o volle, arrestare. L’Europa dei vecchi imperi cadde rovinosamente in una fornace tanto cruenta quanto assurda. Milioni di morti e feriti, distruzioni spaventose, territori sconvolti, una «tempesta di acciaio», come la definì Ernst Jünger, senza precedenti. Quella apocalittica tromba d’aria scosse nel profondo la neutrale Confederazione. Le cartoline dell’epoca – ora

riprodotte in un bel volume edito da hier+jetzt, Schweizer Postkarten aus dem Ersten Weltkrieg, a cura di Georg Kreis – la ritraggono come un’isola battuta dalle onde di un mare in burrasca; uno scoglio di pace, insomma, ma che certo visse quegli avvenimenti con animo turbato, lacerato da ansie e paure. Le logiche geopolitiche europee si erano infatti riverberate anche nelle regioni linguistiche, spaccando l’opinione pubblica in due: i romandi schierati con la Francia di Raymond Poincaré, gli svizzeri-tedeschi con gli imperi centrali (Germania e AustriaUngheria). Fermenti e agitazioni percorrevano pure il Ticino, sebbene in forma meno esplosiva (l’Italia non era ancora entrata in guerra). Oggi gli storici concordano: sarebbe bastato un passo falso – una mossa maldestra del Consiglio federale, una provocazione dei comandi militari filo-tedeschi – per sospingere il Paese verso gli abissi della disgregazione. Un rischio potenzialmente mortale, che però alcuni intellettuali seppero diagnosticare e arginare. Decisiva fu

soprattutto l’iniziativa di un manipolo di letterati romandi di fede elvetista, che nel 1914 richiamarono in vita la vecchia Società Elvetica risalente alla metà del Settecento, sotto il nome di Nuova Società Elvetica. All’atto di rifondazione, avvenuto a Berna, parteciparono anche Francesco Chiesa e Brenno Bertoni. Scopo della NSE era la rimozione dei fattori di contrasto, la promozione della concordia intercantonale e la conoscenza reciproca sotto un’unica bandiera: quella rossocrociata. A questa campagna aderirono anche professori che oggi quasi più nessuno ricorda, ma allora noti e rispettati: Carl Spitteler, narratore e poeta, premio Nobel per la letteratura nel 1919. La sua conferenza del dicembre del 1914, «La neutralità di noi svizzeri», contribuì a placare i bollenti spiriti degli interventisti; Ernest Bovet, cattedratico di francese al Politecnico di Zurigo e direttore della rivista Wissen und Leben; Paul Seippel, pure docente alla scuola politecnica e instancabile mediatore tra la cultura latina e la cul-


Queste offerte bomba sono uno schianto. In cl. 1G B* *

Sony Xperia E Quadribanda, Android 4.1, fotocamera da 3,2 megapixel, display da 3,5" / 7945.755 **Valido soltanto per navigare in Svizzera e fino a max. 1 anno.

Nokia 501 Doppia banda, display da 3", fotocamera da 3,2 megapixel, WLAN, autonomia in stand by fino a 48 giorni, funzioni organizer / 7945.699

* Incl. scheda SIM con credito di conversazione di fr. 15.–, SIM Lock, traffico dati, Prepaid, fr. 0.28/MB, acquisto di una nuova scheda SIM e registrazione obbligatori. Le offerte sono valide dal 16.6 al 30.6.2014 e fino a esaurimento dello stock.

Samsung Galaxy Y S5360 Quadribanda, HSDPA, Android, fotocamera da 2 megapixel, microUSB, slot per schede microSD / 7945.613


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 16 giugno 2014 ¶ N. 25

31

Cultura e Spettacoli Novità musicali nelle scuole In due istituti liceali ticinesi si affaccia un nuovo approccio all’insegnamento musicale

Jan Fabre a Milano Al termine dei due (quasi) infiniti spettacoli teatrali di Fabre andati in scena al Piccolo, la domanda è: siamo di fronte a un inventore o a un epigono?

Nati per narrare La narrazione come bisogno primordiale dell’essere umano in un libro di Jonathan Gottschall

Dura vita da sceneggiatore Adelphi ha appena dato alle stampe il divertente Karoo dello scrittore Steve Tesich

pagina 37

pagina 34

pagina 33

pagina 38

Uno splendido Bernardino Luini Mostre Eccezionale esposizione a Palazzo Reale di Milano dedicata al pittore italiano del Cinquecento

Gianluigi Bellei Appena qualche anno fa abbiamo elogiato una delle poche mostre allestite in Ticino che valeva veramente la pena di vedere e cioè quella curata in primis da Giovanni Agosti sul Rinascimento nelle terre ticinesi alla Pinacoteca Züst di Rancate. Bisogna dire che è il curatore di una mostra che ne sancisce l’autorevolezza, indipendentemente dal numero dei visitatori o dal riscontro economico. Ci sono quindi delle personalità che di per sé sono una garanzia di serietà e di competenza che in ogni caso andrebbero seguite nel loro lavoro. Azzardiamo qualche nome a caso e con parzialità: Daniel Birnbaum, Germano Celant, Okwui Enwezor, Jean-Hubert Martin e sicuramente anche Giovanni Agosti. Il suo è un approccio specialistico e corale. Si avvale sempre infatti di collaboratori preparati e di una moltitudine di studenti o ex studenti dell’università statale di Milano, insegnanti, studiosi, che coordina per riscontri dettagliati e approfonditi. Un modus operandi che favorisce la ricerca, mette in contatto il mondo accademico con la società e si presta ad aggiornamenti critici o attributivi che tentano di svecchiare una realtà a volte fossilizzata. In questi mesi è in corso a Palazzo Reale di Milano la mostra Bernardino Luini e i suoi figli curata appunto da Giovanni Agosti assieme a Jacopo Stoppa. Duecento opere che provengono per la maggior parte dalle raccolte milanesi ma anche da prestigiose istituzioni quali il Louvre e il Jacquemart-André di Parigi, l’Albertina di Vienna o il Szépmüvészeti di Budapest. Una retrospettiva importante e da non perdere per la mole delle opere e anche per l’allestimento curato dall’architetto Piero Lissoni che ha disposto i lavori di Luini su fondi bianchi e quelle dei suoi contemporanei su fondi grigi; il tutto appeso su totem illuminati dalla Flos. Sembra banale ma la maggior parte delle esposizioni ha sempre problemi di leggibilità delle opere per via dell’illuminazione. In questo caso, a parte alcune tele particolarmente grandi, il risultato è molto buono e i microproiettori a led, progettati appositamente, sono regolati in modo ottimale. In occasione della mostra sono stati effettuati diversi interventi di restauro: dalle sei opere della Collezione Borromeo alla Fucina di Vulcano e alle Ragazze al bagno. Il tutto è accompagnato da un catalogo, che non deve mancare in ogni biblioteca casalinga, gestito «a strati», ovvero con informazioni diversificate che vanno da un testo introduttivo elementare ad uno maggiormente dettagliato e dedicato all’approfondimento per gli specialisti con tutte le notizie che negli anni hanno perso per strada «pezzi significativi di storia critica». A volte sono schede lunghissime come quella dedicata alle decorazioni

Bernardino Luini, Ragazze al bagno, 1513-1514 ca. (affresco trasportato su tavola, cm 135 x 235) Milano, Pinacoteca di Brera.

della villa di Gerolamo Rabia detta la Pelucca. Oltre al catalogo specifico della mostra ve ne è un altro dedicato agli itinerari, che illustra una trentina di località ove sono presenti opere di Luini che non potevano essere spostate. Le schede, se così si possono chiamare dato che per esempio quella dedicata alla chiesa di San Maurizio a Milano che ospita il complesso più integro e organico dell’artista redatta da Chiara Battezzati consta di ben 25 pagine, sono state organizzate come risposte ad alcune domande precise: «Quando sono stati descritti la prima volta i dipinti? Chi li ha assegnati a Luini? Chi li ha riprodotti in incisione e quando? A che epoca spettano le prime fotografie in bianco e nero? E quelle a colori? Quando sono stati restaurati e da chi? Cosa rappresentano quelle immagini? Chi le ha volute? Come si collocano nella storia di Bernardino Luini e dei suoi figli?». Due gli itinerari ticinesi: San Nazario a Dino che ospita un Cristo crocifisso, con una scheda redatta da Erica Bernardi, e la chiesa di Santa Maria degli Angeli a Lugano che ospita le Storie della passione, l’Ultima cena e la Madonna con il bambino e San Giovannino, con una scheda redatta da Silvia Valle Parri. La mostra è strutturata cronologicamente in dodici sezioni, dalla formazione a Milano ai viaggi nel Veneto e a Roma ai lavori nella Casa degli Atellani a Milano, sino all’ultima sala che propone i suoi eredi a cominciare dal figlio Aurelio. Un percorso di circa cento anni inse-

rito in una sorta di saga famigliare che, come un romanzo popolare, ne mette a fuoco la drammaturgia espositiva. Di Bernardino Luini non si sa molto; non si sa quando sia nato né dove, anche se la sua famiglia proviene da Dumenza vicino a Luino e si chiamava Scapi. Non si sa chi sia stato il suo maestro anche se nei suoi primi lavori si colgono i riflessi della tradizione lombarda da Foppa a Bergognone, tutti influenzati dal sommo Leonardo che proprio alla fine del Quattrocento si trovava a Milano. In ogni caso i suoi dipinti, ritenuti fino a pochi anni fa particolarmente stucchevoli, sono sempre stati fonte di devozione popolare e riprodotti come santini da distribuire nelle varie chiese. Oggi con questa mostra si cerca non un punto fermo nella lettura e nelle datazioni delle opere bensì una rilettura aggiornata del suo percorso che trova la propria fortuna nella produzione di lavori per dimore private attraverso temi limitati ma particolarmente richiesti come le Madonne o i San Gerolamo accanto a prodotti seriali replicati sempre con infinite varianti. Splendida la Susanna e i vecchioni del 1515-1516, del quale rimane solo un frammento molto casto e a tratti leonardesco. Di pregevole fattura il Ritratto di signora, 1517-1520, estremamente ricercato. Nel frattempo Luini diventa il pittore più importante di Milano e accanto alle grandi imprese decorative dipinge opere da camera come Gesù bambino con l’agnello del 1525; tavola della maturità tanto cara

a Federico Borromeo e della quale verranno in seguito realizzate parecchie copie. Ma Luini era un grande anche negli affreschi, che si possono ammirare seguendo gli itinerari; a Palazzo Reale sono esposti gli affreschi staccati e trasportati su tavola provenienti dalla villa di Gerolamo Rabia detta la Pelucca. Il più famoso è certamente le Ragazze al bagno del 1513-1514, uno dei principali enigmi iconografici dell’artista che qui probabilmente raffigura, fra gli altri personaggi, Venere e Adone. L’affresco è molto amato agli inizi del Novecento anche perché richiama, ma sarebbe meglio dire il contrario, i dipinti di Puvis de Chavannes e di Renoir. Giorgio Vasari racconta nelle sue Vite di un «pittore delicatissimo e molto vago» che ha anche lavorato «a olio molto pulitamente»; mentre Giovanni Paolo Lomazzo nel Trattato dell’arte della pittura del 1584 lo descrive come un soave pittore, celebrato per una «grazia tal, che a pochi il ciel comparte». L’ultima parte della mostra, nella suggestiva Sala delle Cariatidi, presenta i dipinti di grandi dimensioni degli eredi di Luini a partire dal figlio Aurelio che ha appena due anni alla morte del padre. Qui troviamo la Sacra famiglia con Sant’Anna e San Giovannino, realizzata copiando un cartone di Leonardo e da sempre attribuita a Bernardino come la sua opera più perfetta. Anche nella mostra parigina del 2012 al Louvre, dedicata appunto alla Sant’Anna di Leonardo, l’attribuzione è sempre a Bernardino. I

curatori della mostra odierna ritengono, al contrario, che i personaggi «imbalsamati» e la perdita di immediatezza del cartone leonardesco siano un handicap per l’attribuzione al Luini. Suppongono pertanto che l’opera sia stata realizzata dai suoi eredi e di conseguenza datata 1535-1540, anni dopo la morte di Bernardino, avvenuta all’inizio del 1532. In seguito a questa retrocessione a opera di bottega la Veneranda Biblioteca Ambrosiana di Milano, proprietaria del quadro, il 9 giugno scorso ha ritirato dalla mostra in modo del tutto irrituale il «capolavoro ritenuto autografo». A parte questo, impressionanti sono le tele di Giovanni da Monte o l’Ester e Assuero di Aurelio. Ma siamo già alla nuova saga di Camillo Procaccini presente con un’enorme tela di due metri per quattro a lui attribuita e raffigurante l’Ultima cena. Infine una doverosa precisazione: come in molte esposizioni diversi quadri sono di proprietà privata con la differenza che in questo caso provengono da collezioni storiche e soprattutto non sono in vendita. Dove e quando

Bernardino Luini e i suoi figli. A cura di Giovanni Agosti e Jacopo Stoppa. Palazzo Reale, Milano. Fino al 13 luglio. Cataloghi: mostra, pp. 440, più itinerari, pp. 343, edizioni Officina Libraria, euro 50. Album, pp. 46, euro 7. www.mostraluini.it


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 16 giugno 2014 ¶ N. 25

32

Cultura e Spettacoli

L’incredibile fiuto di Dr. Dre Personaggi L’ascesa di Dr. Dre, all’anagrafe Andre Young, che è riuscito a vendere Beats Electronics alla Apple,

diventando così uno degli uomini più ricchi del mondo Big Bang Family* Dr. Dre all’anagrafe Andre Young è un MC, un beatmaker, un produttore discografico e un imprenditore statunitense. Conosciuto maggiormente per le sue produzioni, rappresenta una figura chiave nell’hip-hop, una sorta di Re Mida contemporaneo. Nato a Compton nel 1965, Andre trova nella musica una valida alternativa alla vita nelle gang, riuscendo a mantenere un profilo basso e incensurato. Si addormentava con le cuffie in testa sognando di fuggire da quella realtà, senza immaginare che grazie ad essa sarebbe diventato famoso. Fu proprio il suono di quel quartiere ad unire Eazy-E, Dj Yella, Dr. Dre, Ice Cube, Arabian Prince e più tardi Mc Ren in una delle crew più significative per il genere hip-hop, gli N.W.A (Niggaz With Attitude). Pionieri e precursori del Gangsta rap, il gruppo di Compton scalò facilmente le classifiche mondiali facendo brillare, grazie ai loro successi, il nome della West Coast. I temi trattati erano di natura popolare come il razzismo, la difficoltosa vita del ghetto, la prostituzione, lo spaccio, la repressione ed i modi poco consoni adottati dalle forze dell’ordine. Fuck Tha Police canzone contenuta nell’album Straight Outta Compton (album che vendette 750’000 copie prima di cominciare la tournée) diventò il simbolo delle rivoluzioni, una canzone scomoda che scatenò la rabbia dell’FBI e della polizia. I primi scrisse-

ro una lettera all’etichetta discografica del gruppo in cui manifestavano il loro disappunto mentre i secondi vennero incaricati, in determinate città, di arrestare tutti i membri del gruppo qualora avessero cantato il brano live. Gli atteggiamenti aggressivi del gruppo si ripercossero sulle vite dei singoli facendo via via diventare sempre meno nitidi i confini tra i dischi e la realtà. Andre Young ricordava solo vagamente il ragazzo pacato che era stato: a poco più di vent’anni possedeva una villa, una Mercedes, una Corvette e un milione di dollari in banca. Dre stesso disse: «non avevo niente e a un tratto mi ritrovai con un impero da difendere. Diventai aggressivo, mi chiusi in me stesso, nessuno poteva dirmi niente, ero il padrone del mondo venuto da Compton, ce l’avevo fatta!». Le tensioni si riflessero anche all’interno del gruppo con l’abbandono da parte di Ice Cube che aveva sorpreso il loro leader Eazy-E sottrarre ingenti somme di denaro dalle casse del team. Seguì l’abbandono di Dr. Dre e lo scioglimento del team, definitivo solo dopo il 1995 con la morte del leader. Dre intraprese una brillante carriera solista fondando una nuova etichetta discografica con l’amico Suge Knight, la Death Row Records e stabilendo una partnership con Interscope di Jimmy Iovine. Nel 1992 debuttò con The Chronic, un album innovativo, più rilassato, dalle tinte funk o meglio G-Funk, in pieno stile West Coast. The Chro-

Guru, nonché visionario: il rapper e imprenditore Dr. Dre. (Keystone)

nic fu un trampolino di lancio per Dr. Dre ma soprattutto per Snoop Doggy Dogg, uno dei pupilli nonché dei talenti scoperti da Andre. Questo duo si rivelò particolarmente vincente anche per le tasche dell’etichetta, che con soli due album, The Chronic (1992) e Doggy Style (1993), guadagnò 13 milioni di dollari. Nonostante i successi, la spirale autodistruttiva di Dr. Dre non esitava a placarsi, l’artista malmenò la conduttrice Dee Barnes, in seguito ruppe la mascella del produttore discografico

Damon Thomas e fu costretto agli arresti domiciliari. Nel 1994, durante un inseguimento, Andre rischiò di precipitare da una scogliera e fu condannato a 180 notti in un centro di riabilitazione. Nel 1996, l’anno della morte di Tupac, decise di lasciare la Death Row Records e firmò con la Interscope che gli permise di fondare la sua etichetta, Aftermath. L’inizio di una nuova vita fu caratterizzato da un nuovo declino, questa volta artistico. Dre manifestò la sua

attitudine positiva raccontandola in Dr. Dre Presents The Aftermath e The Firm ma fu criticato e sbeffeggiato dalla maggior parte dei suoi ascoltatori, affezionati alle sue vicende malavitose. Nel 1998 Andre si era ripulito dalle influenze negative ma sembrava che il risultato fosse la fine della sua carriera. Fu in quell’anno che ascoltò la demo di un «giovane bianco» ed intraprese con lui una collaborazione fianco a fianco, tutt’oggi duratura. Nel 1999 Dr. Dre grazie alla sua faraonica influenza riuscì ad abbattere qualsiasi diffidenza razziale verso «il bianco di Detroit» ed annunciò l’uscita dello Slim Shady Lp, il primo disco di Eminem. Sempre in quell’anno uscì Still Dre, esatto, «ancora lui», così s’intitola una delle hit contenute in 2001, il suo secondo album solista, per certi versi visionario. Negli anni Dre continuò a collaborare con «i suoi artisti» e a produrre hit. Nel 2006 fondò, con l’amico Jimmy Iovine, Beats Electronics, il brand che recentemente gli ha permesso di scalare un’altra classifica; quella dei rapper (in vita) più ricchi al mondo. E questo grazie alla Apple (acquirente del brand), che forse a nome di tutti gli appassionati di hip-hop, ha voluto retribuire Re Mida per la sua carriera. * La Big Bang Family è un gruppo musicale composto da Michele Larghi, Davide Pallaro, Luca Costanzo e Alberto Sacchi, che si alterneranno nella stesura degli articoli. Annuncio pubblicitario

SÌ Raccogli punti Cumulus in tutto il mondo Nessuna tassa annuale, nemmeno negli anni successivi Carta supplementare gratuita

3000

PUNTI

Richiedila entro il 30.6.2014 e aggiudicati 3000 punti bonus! Compila il modulo su cumulus-mastercard.ch oppure richiedilo chiamando lo 044 439 40 27 o alla tua Migros. La Cumulus-MasterCard è emessa dalla Cembra Money Bank SA.


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 16 giugno 2014 ¶ N. 25

33

Cultura e Spettacoli

Musica al liceo, la più bella notizia dell’anno Insegnamento Lugano 1 e Bellinzona da settembre offriranno una nuova opzione specifica per la maturità

Zeno Gabaglio Di primo acchito può sembrare una normale evoluzione della pianificazione scolastica, la creazione – in via sperimentale – di un’opzione specifica «musica» per i licei cantonali. Ma in realtà si tratta di una novità che per certi versi potrebbe esser definita epocale: nelle istituzioni scolastiche del nostro Stato l’insegnamento musicale arriva finalmente ad assumere una dignità simile a quella di discipline come il latino, le lingue straniere, la biochimica o l’economia. Non si tratta tanto di una parificazione urbi et orbi della musica alle altre materie in tutti i generi di scuola o indirizzo, quanto piuttosto di una nuova possibilità per declinare il percorso caratterizzante la formazione liceale. Ma una simile notizia è comunque ben lungi dall’essere irrilevante: quella disciplina che troppo spesso veniva trattata come la via di mezzo tra le materie serie e la ricreazione risulta ora (finalmente) valutata in tutto il suo peso culturale, tecnico, sociale ed esperienziale. Come per ogni novità, l’inizio è cauto: saranno due gli istituti – Liceo di Lugano 1 e Liceo di Bellinzona – che a partire dall’anno scolastico 2014/15 (con inizio effettivo dell’OS, per le II classi dell’anno scolastico 2015/16) avvieranno in forma sperimentale questo nuovo insegnamento.

Il compositore ticinese Claudio Cavadini, recentemente scomparso.

Un tentativo (coordinato dal direttore del Liceo Cantonale Lugano 1 Giampaolo Cereghetti e pianificato dal gruppo di lavoro comprendente i professori Matteo Bronz, Carlo Frigerio e il musicologo Giuliano Castellani) che non parte però su basi peregrine o propensioni soggettive, dal momento che è un’ordinanza del Consiglio federale a riconoscere la possibilità di un’op-

zione specifica liceale dedicata alla materia musica, e dal momento che questa scelta è perfettamente coerente rispetto alla missione culturale affidata ai licei in senso lato. E non meno importante è l’indicazione dei numi tutelari alla cui memoria è stato dedicato il lavoro: Alfio Inselmini e Claudio Cavadini, «due figure esemplari di docenti che hanno segnato in maniera

determinante l’insegnamento della musica nelle Scuole medie superiori del Cantone Ticino». Per scansare gli equivoci che danno adito ai pregiudizi sull’insegnamento musicale va subito chiarito che l’impostazione dello studio è rigorosissima, con un dettagliato piano dei temi per il programma che accompagnerà gli studenti dal secondo anno

fino alla maturità. Un programma che è al tempo stesso attento alla conoscenza tecnica, storica ed estetica della millenaria tradizione musicale dell’Occidente, ma che è anche proiettato nella modernità delle tecniche digitali (nuovissimi strumenti di conoscenza, analisi e produzione) e soprattutto nel contatto diretto e pratico della materia. Questo è infatti il dato più saliente che distingue la musica da quasi tutte le altre discipline scolastiche, e che spesso l’ha resa difficile da quantificare e da giudicare: la musica è un conoscere ma anche un fare, e senza il contatto diretto con la prassi (cioè senza la produzione più o meno riuscita di suoni intonati) è categoricamente esclusa la possibilità di una piena comprensione dell’universo speculativo che le sta intorno. Così, altrettanto importante delle lezioni teoriche sarà l’aspetto empirico, praticabile nei vari insegnamenti già offerti dai licei o in parallelo nelle formazioni musicali riconosciute che l’allievo già conduce in privato. E proprio l’apertura verso altre realtà formative (come complemento e arricchimento a quanto già offerto da strutture quali ad esempio il Conservatorio) è un ulteriore segno nuovo e positivo portato dall’iniziativa. Che se avrà qualche frutto, non potrà che essere meraviglioso. Annuncio pubblicitario

E N O I Z U D I R I D 50% ** Contiene gli zuccheri naturali presen

ti nella frutta

50% 6.15 invece di 12.30 p. es. Orangina Regular 6 x 1,5 litri

En vente dans les plus grands magasins Migros.

SU TUTTE LE ORANGINA IN CONFEZIONE DA 6 X 1,5 LITRI, OFFERTE VALIDE SOLO DAL 17.6 AL 23.6.2014, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK

di SENZA aggiunta conservanti artificiali SENZA coloranti

Orangina è in vendita alla tua Migros


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 16 giugno 2014 ¶ N. 25

34

Cultura e Spettacoli

Jan Fabre: un inventore o un epigono?

Kevin Spacey, impossibile resistergli

Teatro Rivisti a Milano due spettacoli dei primi anni Ottanta

cinico burattinaio in House of Cards, una serie da non perdere, in onda su Sky

Visti in tivù È il

Giovanni Fattorini Nell’ultima settimana di maggio, al Piccolo Teatro di Milano, Jan Fabre ha riproposto due spettacoli-manifesto che stanno facendo il giro del mondo: uno del 1982, This is Theatre like it was expected and foreseen (durata: 8 ore), l’altro del 1984, The Power of Theatrical Madness (durata: 4 ore e 20). Di nuovo ho avuto l’impressione di essere di fronte alle opere di un epigono più che di un inventore. Perché dico un epigono? Perché entrambi gli spettacoli ne ricordano in continuazione altri che li fanno sembrare ampiamente derivativi. (Ovviamente non mi riferisco né alle deformazioni parodistiche, né alle citazioni a volte minime e fuggevoli che sono degli evidenti «omaggi a»: in una tumultuosa sequenza di The Power of Theatrical Madness, ad esempio, un attore nudo si «femminilizza» stringendo il sesso tra le cosce: citazione da una performance dello statunitense Vito Acconci).

Jan Fabre mette al centro della propria ricerca – indagandolo e celebrandolo – il corpo umano Qualcuno potrebbe osservare che lo spettacolo del 1982 si presenta già dal titolo – onestamente esplicito – come l’eclettico punto di arrivo non solo di alcune delle più significative esperienze teatrali e performative degli anni Sessanta e Settanta, ma di una storia artistica ben più lunga, che viene cronologicamente ripercorsa a gran voce in The Power of Theatrical Madness, dove This is Theatre like it was to be expected and foreseen è più volte menzionato – con autogratificanti applausi – come l’esito di un processo che ha preso avvio nel 1876, anno della prima esecuzione completa de L’anello del Nibe-

Antonella Rainoldi

The Power of Theatrical Madness è andato in scena al Piccolo di Milano.

lungo, rivoluzionario esempio di opera d’arte totale (Gesamtkunstwerk). L’osservazione, ineccepibile, confermerebbe che i due spettacoli-manifesto erano e sono da ritenere delle opere riepilogative e manieristiche più che inaugurali. Chi sono dunque i grandi e indubitabili ascendenti del primo Fabre, artefice teatrale? 1) Il padre della postmodern dance, Merce Cunningham, da cui l’artista fiammingo ha derivato la sua concezione dello spazio scenico come superficie utilizzabile in ogni punto e direzione, nonché l’idea che la musica non debba essere una guida ritmica, un sostegno perfettamente accordato coi movimenti dei suoi strabilianti attori-ballerini-performer (si veda, ad esempio, l’affascinante sequenza dei due giovani uomini nudi e incoronati – figure quasi speculari – che in The Power of Theatrical Madness eseguono una specie di tango sulle note della «marcia funebre di Sigfrido»). 2) Pina Bausch. E qui l’elenco delle suggestioni, delle corrispondenze, delle analogie sarebbe piuttosto lungo. Mi limito a segnalare l’uso delle ripetizioni – più frequenti e prolungate di quanto non lo fossero negli spettacoli di Pina Bausch – di movimenti e figurazioni che illustrano, con modalità fondamentalmente derivative, temi presenti anche nei lavori dell’artista tedesca: fra gli al-

tri, quello del rapporto uomo-donna, o meglio: dell’impossibilità della coppia (un esempio fra tanti: la sequenza in cui un giovane insegue gioiosamente una ragazza che fugge ridendo, e dopo averla raggiunta e abbracciata alle spalle comincia a farle il solletico: un gioco che prolungandosi per una ventina di minuti si trasforma in tortura). Nei due spettacoli di Fabre – come in quelli di Pina Bausch che li hanno preceduti – la ripetizione, a volte, è pressoché identica. In qualche caso, protraendosi fin quasi allo sfinimento dei performer, si risolve in mero esercizio fisico, in puro dispendio di energia. In altri casi viene acquistando un carattere di dolorosa ostinazione, come nella sfibrante sequenza dei vani tentativi di spiccare il volo. Altre volte invece, attraverso piccole variazioni (che avvengono in tempi notevolmente più lunghi rispetto a quelli di Pina Bausch) si verifica un progressivo cambiamento di senso, come nella sequenza via via più angosciosa di The Power of Theatrical Madness che prende spunto da un quadro raffigurante Amore e Psiche. 3) Robert Wilson, soprattutto per l’uso saltuario della slow motion, che conferisce un che di cerimoniale ai gesti degli attori intenti a spostare gli arredi scenici, e che contrasta fortemente coi movimenti veloci o addirittura convulsi di una stessa sequenza.

Resterebbero da considerare (ma ci vorrebbe un discorso ampio e dettagliato) le più rilevanti ascendenze nell’ambito della Performance Art, di cui Fabre è stato un esponente internazionalmente noto prima di approdare – coi due spettacoli in questione – allo spazio «restaurativo» del teatro all’italiana: al ripristino cioè – come avevano già fatto altri dopo il ’68 – della separazione tra palcoscenico e platea, tra attore e spettatore. Sul palcoscenico, la pratica performativa si depotenzia, diventa principalmente uno «spettacolo», un pasto per gli occhi tenuti a debita distanza. Rimangono comunque evidenti le affinità con certe provocatorie esperienze degli anni Sessanta e Settanta. Fabre ne rifiuta gli aspetti truculenti e distruttivi, rinuncia al coinvolgimento diretto del pubblico, ma ribadisce il proposito di «risvegliare il nostro lato animale», ponendo al centro della propria ricerca il corpo umano, indagato e celebrato anche attraverso le sue secrezioni, i suoi umori. In This is Theater like it was expected and foreseen attori e attrici leccano lo yogurt caduto sul pavimento da sacchetti-condom. In The Crying Body (spettacolo del 2004), un performer col sorriso dell’idiota (nel senso antico di innocente) leccherà i corpi sudati dei compagni e si gargarizzerà con la propria urina.

Un’autostrada lunga come una vita Filmselezione Da uno sceneggiatore e un attore immensi una sfida affascinante

Fabio Fumagalli ***(*) Locke, di Steven Knight, con Tom

Hardy, Ruth Wilson, Olivia Colman, Andrew Scott (Gran Bretagna 2013) È un’evidenza, e non solo al cinema: nella grande maggioranza dei casi, ciò che conta sta nel «come» si racconta qualcosa; e, solo in seconda battuta, nel «cosa». Locke ne è un ennesimo, affascinante esempio. Perché una storia come quella illustrata dall’inglese Steven Knight (al suo secondo lungometraggio da regista, ma non a caso sceneggiatore di un capolavoro come La promessa dell’assassino di David Cronenberg) l’abbiamo perlomeno intuita tante volte. Ivan Locke, lo vediamo mentre sale in macchina a Birmingham diretto a Londra. È sera, ha terminato un lavoro che comprendiamo essere di grandissimo impegno. In effetti, costruisce fondamenta destinate a sorreggere grattacieli; ora, proprio nel corso della notte che sta per iniziare, deve aver luogo, sotto la sua unica e totale responsabilità, la più colossale colata di calcestruzzo che l’edilizia britannica ricordi. Ma com’è, allora, che Locke sta per rinchiudersi nella sua BMW; all’interno di un abitacolo che né lui, né l’occhio del regista e

Tom Hardy in Locke.

nostro abbandoneranno per gli 85 minuti che seguiranno? Ivan Locke è una brava persona. Un marito e padre di famiglia inappuntabile, un lavoratore praticamente insostituibile nelle proprie mansioni di altissimo livello. Un’unica volta, però, ha commesso un errore: una colpa alla quale deve assolutamente porre rimedio, per non trascinarsela appresso nel corso di una vita intera. Subito, anche a costo di perdere tutto quanto si è costruito nel corso degli anni. Proprio du-

rante questa notte: con le strade di mezza Inghilterra che sono state sbarrate dalla polizia per permettere ai camion con il cemento di giungere a destinazione. Con i ragazzi, la moglie, le salsicce per la grigliata che l’attendono a casa poiché c’è la tanto attesa finale di Coppa alla tv. Ma Ivan Locke, prima di ogni altra cosa, ha il senso del dovere; magari ipertrofico, per via di un padre non proprio esemplare. Fra un’ora e mezza tutto potrebbe crollare. Locke è di conseguenza un film dall’appassionante suspense crescente; ma non un film complicato, e nemmeno moralista, forse etico. Di una semplicità elementare: e proprio per questo straordinario. Una volta seduto al volante, il protagonista non avrà più che il proprio telefono. E un’infilata sempre più assillante di conversazioni, per risolvere con una lucidità messa a dura prova da un drammatico intrigo esistenziale, il groviglio di sentimenti, contraddizioni, ma non ripensamenti, che gli si presenta davanti. Ivan Locke ama dirigere, conservare sotto controllo e con calma la possibilità d’intervenire sugli avvenimenti: una via d’uscita dev’esserci sempre. Così come per Steven Knight, la cui natura di sceneggiatore e ora regista

lo conduce su un itinerario non molto dissimile, mentre a noi spettatori è destinato il riflesso di quella corsa contro il tempo, contro la logica degli avvenimenti. Corsa che ci viene restituita dalle sole espressioni del viso di un attore dalla formidabile introspezione come Tom Hardy e, al tempo stesso da una sua fisicità che mai ci abbandona. Con lui ci affidiamo allora alle sole voci (ma quanto eloquenti!) dei suoi diversi interlocutori telefonici. Una situazione che Steven Knightregista risolve grazie a un’identificazione espressiva perfetta con l’eccezionale concentrazione dell’attore e l’urgenza claustrofobica dettata dall’ambiente, nonché la fuga in avanti imposta dalla coercizione della prospettiva autostradale. A rendere il tutto così potente e memorabile è lo Steven Knight-sceneggiatore: la sua è una scommessa giocata sul realismo impossibile di raccontare minuti che riassumono tutta una vita, scrutando un unico viso, ricreando le figure degli assenti sulla sola base di alcune voci. La scommessa ha infine le stesse probabilità di riuscita di quelle che si presentano al protagonista: riandare con lucidità alle ombre del passato per affrontare gli imponderabili che ci riserva il presente.

Può piacere o non piacere, ma il telefilm è lo specchio del tempo, il meglio della tv, qualunque siano i modi di fruizione. Per questo non ci stancheremo mai di parlarne, in questa sede e in altre sedi, in Ticino e non solo. Per il varo di Sky Atlantic, scelta migliore non poteva esserci. Il nuovo canale televisivo italiano dedicato alla serialità di qualità è partito lo scorso 9 aprile con un capolavoro assoluto, fresco vincitore di tre Emmy e un Golden Globe: House of Cards (mercoledì, ore 21.10). La serie americana creata da Beau Willimon per Netflix, il servizio di vendita online di contenuti video, basata sull’omonima miniserie britannica, a sua volta ispirata al romanzo omonimo di Michael Dobbs, ex consigliere della «lady di ferro» Margaret Thatcher, è un piccolo trattato sull’ambizione infarcito di citazioni. Impossibile staccarsi da House of Cards, specie per lo spettatore esigente come l’appassionato del quality drama. Il protagonista è Francis «Frank» Underwood (Kevin Spacey), un politico intelligente e carismatico ma mai sazio di potere, capo della maggioranza democratica al Congresso. Quando il nuovo presidente degli Stati Uniti, eletto per merito suo, gli nega la carica di Segretario di Stato attraverso il metodo collaudato della manovra gattopardesca, scatta la costruzione della vendetta. Intrighi, pressioni politiche travestite e ricatti, rotti soltanto da un eccesso di mondanità e da una generosa spruzzata di sesso, sono le armi quotidiane impiegate senza scrupoli da Underwood per compiere la sua missione. Accanto a lui, la non meno machiavellica moglie Claire (Robin Wright), animata dallo stesso spirito di vendetta, e la giovane giornalista più ambiziosa del «The Washington Herald», Zoe Barnes (Kate Mara), portatrice insana di incondizionato appoggio. L’aspetto più interessante della serie è l’introduzione di uno stratagemma narrativo di grande efficacia. Underwood guarda spesso negli occhi lo spettatore, lo prende per mano e lo accompagna nel suo mondo, dove tutto si è già compiuto, fornendogli non solo i suoi personali interessi, ma anche una serie di informazioni confidenziali sulle macchinazioni di palazzo. L’interpretazione dell’intero cast è superlativa, dal burattinaio cinico alla degna moglie, fino ai burattini chiacchieroni.

Nata su Netflix, la Tv in streaming.


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 16 giugno 2014 ¶ N. 25

35

Cultura e Spettacoli

L’esperimento Neil Young Musica Popolare, ma non per tutti: il ritorno alle radici del cantautore canadese e il sapore

quasi «integralista» di una ricerca stilistica che riassume il percorso di un’intera carriera Benedicta Froelich Potrebbe sembrare un luogo comune, eppure le due passate annate discografiche ci hanno offerto ampie dimostrazioni di una verità ineluttabile, confermata anche da questi primi mesi del 2014: ovvero che, una volta superata una certa età, i grandi «mostri sacri» della scena rock internazionale sono ormai perlopiù disinteressati alle cifre di vendita, preferendo spesso indugiare in progetti discografici autoindulgenti e ben poco commerciali. Proprio ciò di cui A Letter Home, nuovo album del 68enne Neil Young, ci sta fornendo ulteriore riprova: infatti, seppure Neil non si sia mai tirato indietro davanti alla sperimentazione e al rischio, non sarebbe azzardato affermare che questo è forse il lavoro più ardito che il canadese abbia mai offerto ai suoi fan. Del resto, la scommessa stilistica è di quelle che farebbero rabbrividire gran parte del pubblico: nello specifico, tutti coloro che non sono abituati all’ascolto della musica cosiddetta roots («delle radici») nella sua accezione più autentica, rappresentata dalle scarne e documentaristiche field recordings (letteralmente, «registrazioni sul campo») che case discografiche come la leggendaria Folkways proponevano tra gli anni ’40 e ’60. Considerando che questi vecchi nastri – testimonianze inestimabili di leggende spesso dimenticate della folk music angloamericana – hanno nutrito la creatività di personaggi quali Bob Dylan e lo stesso

Young, la volontà di Neil di realizzare un album di cover per rendere omaggio al mondo che ha fatto da sfondo alla sua formazione musicale non appare poi così singolare; ma se è vero che innumerevoli artisti della sua generazione si erano già dedicati a simili tributi, di certo nessuno di essi aveva mai compiuto una scelta «fondamentalista» quanto quella di Neil Young, che ha deciso di incidere l’album con un’attrezzatura rigorosamente d’epoca – per la precisione, una minuscola cabina di registrazione Voice-OGraph del 1947, vero e proprio reperto proveniente dagli studi di Nashville della Third Man Records. Di conseguenza, la qualità del suono è perfino più arcaica di quanto ci si potrebbe aspettare da un 78 giri d’epoca, e non manca di nessuno dei fruscii e gracchiamenti che un vecchio vinile graffiato può offrire all’orecchio. Ma, nonostante l’attrezzatura vintage, per quanto riguarda la tracklist la scelta di Neil ricade quasi interamente su brani risalenti alla sua giovinezza e su classici anni ’60-’70; eppure, il sapore è quello di incisioni assai più antiche, quasi le tracce provenissero da un passato ormai remoto. E in effetti, lo scopo dell’artista appare quello di «tirare le somme» della propria storia in modo assolutamente privato, tanto da dare quasi l’impressione che questo breve album (meno di quaranta minuti di musica) non sia stato concepito come un prodotto destinato al pubblico, ma costituisca bensì un’in-

La copertina del nuovo disco di Neil Young.

cisione di carattere domestico, dalla quale l’ascoltatore si sente, in qualche modo, escluso. D’altronde, il carattere intimo e fortemente personale di questo disco si intuisce fin dalla traccia d’apertura, intitolata semplicemente A Letter Home Intro – un messaggio parlato, inciso per la madre da un fittizio artista del passato, e presentato

senza alcun accompagnamento musicale; un vero e proprio prologo, che lascia il posto a classici quali la ballata Changes di Phil Ochs e la celeberrima Girl From The North Country (gemma del primo Dylan), fino ad arrivare addirittura alla springsteeniana My Hometown. Tra le varie cover, però, alcune suonano meno convincenti di

altre, anche perché il particolare contesto stilistico di quest’album spinge Neil a gestirne l’esecuzione in modo a volte un po’ monocorde e perfino troppo spontaneo, in linea con l’antico spirito del «buona la prima» – al punto che diventa difficile seguire la conosciutissima linea melodica di brani come Reason to Believe e On the Road Again. L’impressione è che ci sia una sorta di voluta, deliberata sciatteria in diverse tracce di questo disco: eppure, allo stesso tempo, la scelta per molti versi «estrema» di Neil conferisce al risultato finale un’atmosfera quasi confortante e rassicurante, poiché lontana anni luce dai rifiniti e patinati (ma spesso «meccanici») album pop di ultima generazione. Ciò non toglie che l’assoluta fedeltà ai mezzi d’epoca e a un sound totalmente privo di compromesso renda A Letter Home quantomeno ostico per l’ascoltatore medio, limitandone quindi il bacino d’utenza; ma questo probabilmente non interessa affatto a Young, visto che, perfino per i suoi canoni, questo disco costituisce un progetto talmente peculiare da eludere qualsiasi realistico tentativo di classificazione o critica obiettiva. In questo senso, A Letter Home rappresenta una prova di onestà e integrità artistica senz’altro lodevole; anche se nessuno potrà evitare di augurarsi che Neil torni presto alle proprie abituali sonorità folk-rock, le quali, fatalmente, appaiono ai fan ben più appetibili, oltre che più vicine alla vena creativa dello stesso artista. Annuncio pubblicitario

Uno spettacolo da cinema!

8 13

Replay per 7 giorni

Funzione di registrazione

5"

Televisore LED UE-55F6340 Sintonizzatore DVB-T/C/S2 CI+, CMR da 200 Hz, WLAN integrato, registrazione USB, Smart TV, 4 prese HDMI, 3 prese USB, 2 paia di occhiali 3D inclusi, prezzo senza sottoscrizione di un abbonamento: fr. 699.– / 7703.099

Importo minimo d’acquisto: fr. 699.– Validità: dal 16.6 al 30.6.2014 VALORE FR.

cm

/5

200.–

Per l’acquisto di un televisore LED UE-55F6340 Samsung

SCONTO

Utilizzabile nelle maggiori filiali Migros e melectronics in Svizzera. Valido solo se abbinato alla sottoscrizione di un abbonamento combinato M-Budget della durata di 12 mesi. Non cumulabile con altri buoni.

Offerta speciale * TV digitale M-Budget con Internet e collegamento alla rete fissa, opzioni escluse. Le opzioni: in caso di un nuovo contratto di almeno 12 mesi, per un anno intero ricevi in regalo le funzioni «Replay+Registrazione» (fr. 9.–/mese) e «più velocità» (fino a 15 Mbit/s, a fr. 5.–/mese). Costi d’attivazione: fr. 29.–. L’offerta speciale è valida fino al 30 giugno 2014.


36

Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 16 giugno 2014 ¶ N. 25

Cultura e Spettacoli

Trent’anni di New Orleans in Ticino JazzAscona Sotto il titolo di «Hello Dolly!» la manifestazione asconese

punta sul ricordo di Louis Armstrong e su cinque serate speciali con Bollani, Arbore, Duke Ellington Orchestra, Craig Adams e con un Trumpet Summit

L’atmosfera, come sempre, è quella di una grande festa. (jazzascona.ch)

Alessandro Zanoli Il legame è consolidato e crea un solido e tangibile, per quanto invisibile, ponte attraverso l’oceano. Più che di gemellaggio culturale, parlando di JazzAscona, sarebbe forse più appropriato parlare di camaleontismo. Ogni estate, da 30 anni a questa parte il borgo sul Verbano «diventa» un quartiere distaccato di New Orleans, un suo «Swiss Quarter» che fa egregiamente il verso al celebre «French Quarter» di laggiù. Là, la tradizione della

Crescent City risuona notte e giorno, nei bar a pianoterra delle case coloniali dalle ringhiere in ferro battuto. Qui, prende possesso di un luogo dall’attrattiva paesaggistica unica dove terrazze e case antiche, comunque, non mancano. Questo succedeva ben prima della (ormai) decennale gestione di Nicolas Gilliet. E se lui sembra proprio vivere una doppia vita, al di qua e al di là dell’oceano, tra Golfo di Ascona e quello del Messico, anche i suoi predecessori, Hannes Anrig e Karl Heinz Ern hanno

Entrata gratuita da domenica a giovedì; a pagamento solo le serate del week-end e i concerti speciali sotto la tenda fatto di tutto per mantenere vivo quel vigoroso legame musicale. A Gilliet va riconosciuto però di aver saputo dare

al festival una dimensione più aperta e sintonizzata sui tempi. Grazie a lui il timore di vedere JazzAscona ridursi a una riserva indiana per nonnetti swinganti si è progressivamente dissolto. La rassegna è oggi un punto di riferimento a livello internazionale. Lavorando con costanza sul progetto del festival, aggiustando continuamente il tiro sulle aspettative del pubblico, dei musicisti, ma anche e necessariamente su quelle dell’Ente Turistico e degli albergatori locali,

Il programma musicale La formula introdotta nell’edizione dello scorso anno ha dato alla rassegna asconese una fisionomia molto aperta. Nei 9 giorni della sua programmazione, dal 20 al 29 giugno, le serate di venerdì e sabato sono a pagamento (entrata fr. 20.– ). Sono quelle con il programma musicale più ricco e concerti in contemporanea sui 5 palchi del festival, collocati sul lungolago. Da domenica a giovedì, invece i concerti sono del tutto gratuiti. Nel Jazz Club Torre in questi stessi giorni si tengono le serate speciali con artisti di calibro internazionale (biglietti in prevendita all’Ente turistico Lago Maggiore e su ticketcorner. ch). Gli artisti scelti quest’anno per le Special night sono: Stefano Bollani & Irene Grandi (do 22.6); The Duke Ellington Orchestra (lu 23.6); Gegè Telesforo Band & Renzo Arbore (ma 24.6); Craig Adams & The Voices Of New Orleans (me 25.6); The Trumpet Summit for Louis Armstrong (gio 26.6). Per quanto riguarda le band che animano il programma quotidiano (dalle 17.00 alle 01.00) sono oltre 40. Arrivano in prevalenza dagli USA e in gran parte da New Orleans, ma non mancano anche gruppi europei, svizzeri e persino alcune formazioni di casa nostra. Il programma completo del festival, con la data di esibizione e le schede di presentazione dei vari gruppi, è pubblicato su www.jazzascona.ch. JazzAscona ha mantenuto la fedeltà al progetto culturale originario pur introducendo le necessarie innovazioni. E senza scendere a compromessi con la qualità artistica della sua proposta complessiva. Da questo punto di vista JazzAscona è un laboratorio di ingegneria turistico-culturale meritevole di studio. In collaborazione con

Lo Swiss Jazz Award, un premio al jazz svizzero Uno dei punti di forza di JazzAscona nel corso degli anni è la rete di sinergie con enti e istituzioni che si occupano di jazz a livello nazionale. Insieme all’emittente nazionale Radio Swiss Jazz, il festival ticinese ha creato un premio speciale dedicato alle migliori formazioni svizzere. Anche il Percento Culturale Migros, altro ente nazionale molto attivo nel sostegno al jazz di casa nostra, è stato coinvolto in questo «Oscar» per il jazz rossocrociato. I gruppi, la cui musica viene mandata in onda all’interno della programmazione di Radio Swiss Jazz, sono votati dagli ascoltatori: i tre migliori vengono scelti per un Live-Contest ad Ascona. Anche qui saranno sottoposti al voto del pubblico in sala e di una giuria di esperti. La finale si terrà ad Ascona, sabato 21 giugno, e sarà trasmessa in diretta da Rete Due RSI e, naturalmente, da Radio Swiss Jazz. Tra i membri della Giuria c’è anche Mirko Weiz, responsabile per il jazz del Percento Culturale Migros. Abbiamo raccolto le sue impressioni su questo particolare concorso a base di swing... Mirko Weiz, cominciamo in modo un po’ provocatorio: indipendentemente dai tre ottimi finalisti, Blue Bolero, Nicole Herzog-Stewy von Wattenwyl Group (vedi foto) e Y-Jazz, se dovesse attribuire uno

Swiss Jazz Award secondo i suoi gusti, a chi lo darebbe?

musicisti più giovani. Ha letteralmente vissuto nel jazz.

Senza esitare un momento allo scomparso pianista e compositore George Gruntz: sarebbe un premio alla memoria perché ci ha lasciato ormai un anno e mezzo fa. Ho avuto la fortuna di incontrarlo e di discutere spesso con lui negli ultimi anni. Ciò è avvenuto tra l’altro perché l’ultimo album della sua Concert Jazz Band era stato pubblicato da noi, per l’etichetta Musiques-Suisses. George era una persona di grande apertura mentale, curioso e disponibile alle discussioni sul tema della creazione artistica. Possedeva un vero tesoro di esperienze che ha saputo condividere con i

Può parlarci un momento dell’impegno nel jazz del Percento culturale Migros? Quali sono le lineeguida dell’intervento?

Da un lato con la nostra serie di concerti «Percento Culturale Migros Jazz» presentiamo giovani talenti della scena svizzera in doppie serate, in cui li abbiniamo a esibizioni di star internazionali. Si è conclusa da poco l’ultima tournée, che ha visto riuniti Chick Corea e Michael Zisman. Nell’ultimo concerto che si è tenuto a Berna si è realizzato finalmente anche il nostro desiderio che i due si incontrassero sul palco e suonassero

spontaneamente insieme: hanno proposto una improvvisazione a due come bis del concerto. Credo che con queste opportunità di mettersi in mostra diamo ai jazzisti svizzeri la possibilità di progredire, di fare un passo avanti. D’altro canto, con i nostri contributi finanziari sosteniamo tournée jazz interregionali e festival che contengano spazi dedicati alla musica svizzera, come ad esempio il Festival Jazz di Sciaffusa o JazzAscona, con il suo Swiss Jazz Award. Oltre a tutto questo, pubblichiamo tre CD jazz all’anno con la nostra etichetta Musiques Suisses. Che impressione ha dal suo osservatorio privilegiato della scena jazz nazionale?

La scena jazz elvetica non deve assolutamente temere il confronto con la concorrenza internazionale. Durante lo show-case di presentazione alla Bremer Jazzmesse, musicisti come Nils Wogram o Colin Vallon sono stati entusiasmanti. La giovane generazione di jazzisti è ben formata e può sfruttare il fatto che esistono numerosi contributi nazionali messi a disposizione da diversi istituzioni. C’è comunque un rovescio della medaglia: a fronte dei numerosi iscritti alle scuole di jazz non è sicuro che tutti trovino modo di praticare poi la loro professione. In Svizzera sembra che i giovani

musicisti stiano riscoprendo l’esecuzione e l’arrangiamento degli standard, stiano cioè tornando in territorio mainstream. È d’accordo con questa impressione?

Anch’io sto osservando il fenomeno, tra l’altro con un certo piacere. Il fatto che si stia tornando alla musica più orecchiabile, più legata alla tonalità, si nota oltretutto anche nel settore della classica contemporanea. In ogni caso sarei cauto nell’uso del termine mainstream; l’apertura al pubblico non significa necessariamente che se ne vogliano assecondare i gusti. Una domanda relativa alla serata del concorso ad Ascona: come valuta i gruppi finalisti? Qualche rimpianto rispetto alle band escluse?

Mi sembra che coprano uno spettro molto variato della scena jazz attuale in Svizzera. Il nome del mio gruppo preferito però rimarrà segreto, fino al 21 giugno, quando dovrò votare. Posso dirle comunque che mi spiace molto per l’esclusione dalla finale del Daniel Blanc Quartet. Quali sono gli elementi che guideranno il suo giudizio nella scelta del vincitore? Darà un giudizio tecnico oppure si fida dell’istinto?

Il jazz è musica d’arte e come per ogni giudizio estetico io mi affido principalmente alle sensazioni «di pancia». (L’intervista completa è pubblicata sul sito www.percento-culturale.ch).


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 16 giugno 2014 ¶ N. 25

37

Cultura e Spettacoli

Nati per narrare Pubblicazioni Il narrare come bisogno primario del genere umano in un recente studio

dell’anglista americano Jonathan Gottschall Stefano Vassere «Nel suo poderoso studio su malattia mentale e creatività, The Price of Greatness, lo psichiatra Arnold Ludwig ha riscontrato un tasso dell’87 per cento di disturbi psichiatrici in poeti famosi e del 77 per cento negli scrittori di narrativa; tassi molto più alti di quelli misurati fra persone di successo in campi non artistici, come l’economia, le scienze, la politica e la carriera militare». Questo è un libro sulla narrazione, ma non sulle strutture narrative e stilistiche. È un libro sul narrare come capacità tipica dell’uomo e, secondo alcune avanguardie, come parte del corredo cognitivo di base degli individui, che li distingue dagli altri animali. Tutto parte proprio dal famoso esperimento di virtualità statistica secondo il quale un certo numero di scimmie immortali messe all’infinito davanti a delle macchine da scrivere finirebbero per comporre l’Amleto o, nella versione italiana, la Divina Commedia. E parte, secondo uno stile molto «americano», con la cronaca di un tentativo di applicazione pratica, condotto una decina di anni fa all’Università di Plymouth: sei macachi crestati messi davanti a un PC hanno «fissato lo sguardo sul computer e vi si sono affollati intorno mormorando», accarezzandolo, dormendo sopra la tastiera, cercando di mangiarlo, prendendone a pugni i tasti. Dopo una settimana, le cinque pagine prodotte, furono messe su Internet con il titolo

gni, che tanto ricordano quelli della narrazione stessa: i sogni come le narrazioni, mostrano una notevole propensione per le situazioni problematiche e complicate, se non addirittura per le situazioni critiche. «La finzione narrativa è incentrata sui problemi. In tutto il mondo le storie riguardano quasi sempre delle persone con dei problemi». E secondo i cognitivisti come Brian Boyd e Steven Pinker, le storie e i sogni risultano essere come dei simulatori di volo che permettono di sperimentare situazioni variamente critiche senza esporsi al rischio della loro applicazione diretta nella realtà. Serve per vivere? Se usiamo le narrazioni come pratica virtuale con l’intento di sperimentare «i grandi dilemmi della vita», dovremmo concludere che chi legga molta narrativa dovrebbe risultare più adatto alla vita in generale e alle sue complicazioni in modo particolare. E poi c’è la narratività ogni tanto eccessiva nel sistema mentale e cognitivo degli scrittori: la mente malata potrebbe esserlo in quanto eccessivamente narrativa, o impropriamente e inusualmente produttiva, fornendo benzina – detto «alla grossa» – per una creatività debordante e rilevante. Almeno agli scrittori serve, eccome.

Notes Towards the Complete Works of Shakespeare. «Ne cito un passaggio rappresentativo: Sssssssssssssssssssssssssssssssssaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa aaa Aaaaaaaaaaaaaaaaassssssssssssssssssssfh gggggggggggggggssss Assfssssssssssssggggggggggavmlvvssajjjlsssssssssssssa. La scoperta più rilevante prodotta dall’esperimento è stata che i macachi crestati delle Sulawesi preferiscono di gran lunga la lettera s rispetto a tutte le altre lettere dell’alfabeto, benché le implicazioni di questa scoperta rimangano tuttora ignote».

Chi legge molta narrativa in teoria dovrebbe risultare più adatto alla vita e alle sue complicazioni Ovviamente, ci sono modi anche alternativi se non più comodi per dimostrare i fondamenti biologici della capacità di narrare dell’uomo: l’introspezione, per esempio, oppure l’applicazione di tecniche di indagine del funzionamento del cervello come le risonanze e le tomografie, che analizzano le parti attive durante alcune funzioni cerebrali. Di più, la funzione narrativa non è prerogativa di chi la mette in atto consapevolmente o come scelta di vita. La finzione narrativa non è appannaggio esclusivo degli artisti e dei letterati, perché chiunque è pieno di storie, che rac-

Bibliografia

Un particolare della copertina di L’istinto di narrare.

conta a sé stesso, di giorno e di notte, da sveglio e nel sogno. Per esempio, «alcuni ingegnosi studi scientifici, condotti con cicalini e diari, suggeriscono che

un sogno diurno dura in media quattordici secondi e che ne produciamo circa duemila al giorno». Ci sono anche i contenuti dei so-

Jonathan Gottschall, L’istinto di narrare. Come le storie ci hanno reso umani, Milano, Bollati Boringhieri, 2014. Annuncio pubblicitario

Questo lo devi vedere!

Replay per 7 giorni

VALORE FR.

Importo minimo d’acquisto: fr. 199.– Validità: dal 16.6 al 30.6.2014

100.–

All’acquisto di un televisore

SCONTO

Utilizzabile nelle maggiori filiali Migros e melectronics in Svizzera. Valido solo se abbinato alla sottoscrizione di un abbonamento combinato M-Budget della durata di 12 mesi. Non cumulabile con altri buoni.

Funzione di registrazione

Offerta speciale * TV digitale M-Budget con Internet e collegamento alla rete fissa, opzioni escluse. Le opzioni: in caso di un nuovo contratto di almeno 12 mesi, per un anno intero ricevi in regalo le funzioni «Replay+Registrazione» (fr. 9.–/mese) e «più velocità» (fino a 15 Mbit/s, a fr. 5.–/mese). Costi d’attivazione: fr. 29.–. L’offerta speciale è valida fino al 30 giugno 2014.


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 16 giugno 2014 ¶ N. 25

38

Cultura e Spettacoli

Come ti aggiusto il copione Narrativa Esce per i tipi di Adelphi Karoo, di Steve Tesich, in cui si racconta della via crucis di un copione

bisognoso di urgenti migliorie Mariarosa Mancuso Sappiamo quasi tutto del blocco che coglie gli scrittori davanti alla pagina bianca. Il più lungo lo patì Henry Roth dopo Chiamalo sonno. Il romanzo era uscito nel 1934, negli anni 60 fu ristampato e di nuovo applaudito dai critici. Intanto dello scrittore che – parole sue – era sbarcato negli Stati Uniti dalla natìa Galizia «come un pacco postale» si erano perse le tracce da decenni. Prima sparì nel Maine, poi nel nuovo Messico, al campo caravan di Albuquerque, sbrigando tutti i mestieri che toccano a un giovanotto americano con la passione per il romanzo quando non riesce a trovare un editore: pompiere, operaio, insegnante. Durato quasi mezzo secolo, il crampo dello scrivano di Henry Roth sparì a metà degli anni 80, misterioso come era cominciato. Qualcuno disse depressione, qualcuno disse politica, qualcuno disse senso di colpa per i rapporti incestuosi con la sorella e la cugina, raccontati da lui medesimo nel colossal autobiografico in sei volumi intitolato Alla mercé di una brutale corrente, la saga che pose fine al lungo silenzio. Saul Karoo soffre di una malattia gemella e altrettanto perniciosa: il blocco del riscrittore. Di mestiere fa lo «script doctor»: così si chiamano a Hollywood gli sceneggiatori chiamati a raddrizzare i copioni zoppicanti. Capita infatti che la prima versione non sia venuta bene, che i dialoghi abbiano bi-

sogno di un’aggiustatina, che l’idea sia buona ma non sviluppata a dovere. Capita che il produttore di un film cambi in corso d’opera, assieme al cast e al regista. Sempre nel gergo di Hollywood – e non soltanto, la congiuntura può colpire serie tv, videogiochi, show televisivi, adattamenti da romanzi o da fumetti – il momentaccio si chiama «Development Hell», o «Development Limbo»: l’inferno, o il limbo, dello sviluppo. Una delle scale che traggono d’impaccio e portano al paradiso – leggi «green light», il semaforo verde che dà il via alle riprese – è una bella riscrittura affidata a professionisti superpagati. Senza contare il piacere segnalato da H. G. Wells: «No passion in the world is equal to the passion to alter someone else’s draft». Vale a dire: non c’è passione più grande che rimaneggiare un testo scritto da qualcun’altro. Non è solo perfidia: la distanza aiuta a vedere i difetti. E il riscrittore fa esattamente quel che William Faulkner – e con lui una schiera di campioni come Eudora Welty e Stephen King – raccomandava agli scrittori tout court: «Kill your darlings». Vale a dire, leva di mezzo le frasi e le parole a cui tieni di più. Le 118 pagine che provocano il blocco erano già finite tre anni prima sul tavolo di Saul Karoo, e Karoo si intitola il bellissimo romanzo appena uscito da Adelphi. Secondo l’esperto: «Mancava una trama, e i personaggi erano più numerosi dei maturandi di un liceo». Profumatamente pagato, il

L’immagine di copertina di Karoo, libro di Steve Tesich.

riscrittore aveva provveduto all’intreccio. Ma il committente ancora non era soddisfatto. Continua la via crucis. Il copione era passato per le mani di altri sei «scribacchini» (tradurre «pennivendoli» rendeva meglio l’idea). Sempre Saul Karoo lo descrive così, ed è una delle tante frasi che ci fa innamorare del romanzo: «Adesso è tutta trama e niente

personaggi. Con gli anni l’intreccio non si è semplicemente infittito, si è proprio raggrumato. Il protagonista, i suoi amici, la donna che ama sono tutti intrappolati come tanti uccelli nel petrolio, e non li si distingue l’uno dall’altro. Il mio compito è trovare una soluzione e dare al nostro eroe e alla sua amata un po’ di senso dell’umorismo». Siamo all’inizio degli anni 90 –

nella prima scena un gruppo di radical chic durante una festa postnatalizia celebra la caduta del Muro di Berlino, mentre cerca di pronunciare correttamente Ceausescu e altri nomi rumeni seguendo la trascrizione fonetica del «New York Times». Le storie da rimettere in sesto arrivano sotto forma di sceneggiatura oppure di videocassetta. Quando gli arriva da massacrare l’ultimo film diretto da Arthur Houseman, per i critici «venerato maestro» e per i produttori «veleno al botteghino», Saul Karoo ha il primo crollo professionale. I crolli personali comprendono una ex moglie da cui non riesce a divorziare, un figlio adottato, la mancanza di un’assicurazione sanitaria. Lo scrittore si chiama Steve Tesich, americano di origine serba morto nel 1996 a 54 anni (Karoo uscì postumo nel 1998). Lo abbiamo amato – dimenticandone il nome fino all’altro ieri, poi ci siamo rifatti con un video su You Tube: Steve Tesich ospite da David Letterman, nel 1982 erano due nerd con i capelli lunghi – per un film che in italiano era stato battezzato All American Boys (in originale: Breaking Away). La storia di un ragazzino di Boomington, Indiana, che amava il ciclismo, era innamorato dell’Italia neorealista, voleva mangiare solo «zucchini», collezionava posaceneri con la scritta «Cinzano», invitava la madre a mettere in cantiere un fratellino al più presto. «La casa piccola non è un problema, gli italiani vivono anche in sette in una stanza». Annuncio pubblicitario

Tutte le offerte sono valide dal 17.6 al 30.6.2014, fino a esaurimento dello stock.

30%

30%

699.–

30%

449.–

349.– Crosswave Mountainbike S1000 Telaio in alluminio da 15"/17"/19"/21", cambio: Shimano Acera/Altus a 24 marce, forcella ammortizzata Suntour XTC, freni Tektro V-Brake.

30%

Crosswave Bicicletta da donna Cruiser Telaio in alluminio da 43/48 cm, cambio: Shimano Acera/Altus a 24 marce, RST, forcella ammortizzata Sofi. Disponibile anche come modello da uomo.

30%

699.–

1399.– Crosswave Bicicletta elettrica Comfort ED3.2 26"/28" Telaio in alluminio 26"/45 cm, 28"/49 cm, cambio al mozzo Shimano Nexus a 7 marce, forcella ammortizzata Suntour, motore: 250 W, batteria: agli ioni di litio 37 V, 8,8 Ah (325 Wh).

30%

259.– Crosswave Bicicletta per bambini S300 24" Telaio in alluminio 35 cm, cambio: Shimano Tourney a 21 marce, forcella ammortizzata, statura: ca. 135 – 155 cm.

Crosswave Mountainbike Rocky Telaio in alluminio da 15"/17"/19"/21", cambio: Shimano Deore a 27 marce, forcella ammortizzata Rock Shox XC28, freni a disco idraulici Shimano 447.

www.sportxx.ch

Crosswave Bicicletta da trekking da uomo Country Telaio in alluminio da 48/53/58 cm, cambio: Shimano Deore a 27 marce, forcella ammortizzata Suntour MLO, dinamo al mozzo. Disponibile anche come modello da donna.


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 16 giugno 2014 ¶ N. 25

39

Cultura e Spettacoli

Equilibri necessari secondo Mario Botta Meridiani e paralleli In un libro di recente uscita l’architetto ticinese

si esprime sugli «strani» sviluppi del nostro Paese

Alti e bassi secondo Camenisch Incontri Lo scrittore svizzero sarà ospite

di Letti di notte a Lugano

Giovanni Orelli

Simona Sala

Posso confessare, con i non gravissimi sensi di colpa connessi, che non ho una decente conoscenza per gli aspetti «tecnici» dell’architettura. Ma posso dire di aver letto con piacere e curiosità e profitto il libro di Mario Botta Quasi un diario, 2003-2013, Le Lettere, Firenze, 2014, pp. 275, euro 20. È un Mario Botta

Tutto era partito dall’Alpe, da quel modo di raccontare insolito, quasi di getto, senza interruzioni, ma innumerevoli appigli alla quotidianità. Sez ner (Casagrande) aveva fatto parlare di sé e del suo giovane autore. Il ritmo serrato del racconto, le minuscole storie dei protagonisti fatte di frasi, luoghi comuni e osservazioni sono in grado di creare un archetipo letterario, capace di rendere appetibile la vita attorno al tavolo dell’osteria del paese (che oltre Gottardo spesso si chiama «Helvetia») anche per lettori come lo siamo noi, provenienti da un background culturale a tratti profondamente diverso. Arno Camenisch si è affermato quasi con prepotenza, ed è stato accolto a braccia aperte da lettori e critica di ovunque (è già tradotto in diciotto lingue), dalle nostre parti forse per un bisogno sempre più marcato di un ricambio generazionale che garantisca la continuità dell’opera di chi nel panorama letterario elvetico se ne è andato (pensiamo a Widmer, Lötscher, Peer, o a Giorgio Orelli). O a chi festeggia degli «anta» piuttosto in là, vedendo stampati in proprio onore libri e raccolte di pensieri (probabilmente un regalo fantastico da parte di chi lo fa, un po’ meno per chi lo riceve). O chi ancora si vede costretto a dare interviste su come ci si senta a ottant’anni, come è capitato recentemente ad Adolf Muschg. Arno Camenisch, classe 1978, natali da ricondurre a un paese dal nome strano come Tavanasa, un figlio piccolo e una capigliatura sempre in perfetto disordine, è riuscito, nella Svizzera tedesca, non solo a conquistare e ad affascinare un pubblico numeroso, perennemente deliziato dal suo inconfondibile gergo grigionese (ci riferiamo però al dialetto svizzero tedesco nella sua declinazione grigionese, e non a uno degli idiomi del rumantsch), comunemente considerato fra i più sexy della patria, ma anche a incarnare un trend contagioso che esula dai confini della letteratura. Pensiamo al piuttosto recente fenomeno di riscoperta della Svizzera che fu, con tutti i suoi annessi e connessi. Esso spazia da un rinnovato amore per i paesaggi di montagna ai pezzi decorativi per la casa dal sapore di (pseudo)baita – con tanto di cervi stampati su cuscini quadrettati rossi e bianchi – che sempre più spesso caratterizzano locali alla moda nelle grandi città elvetiche o troneggiano

Le osservazioni di Mario Botta sono a tratti critiche ma sempre giustificate che scrive bene, e per la sostanza di quel che dice e per la chiarezza e umiltà con cui lo dice. L’ho letto, come tutti fanno (penso) dalla pagina 1 via, ma poi sono ritornato su alcune pagine, saltando secondo la curiosità-necessità di una rilettura. Prendo questo secondo modo per dire una umile sollecitazione ai miei lettori (se ne ho). Io vivo a Lugano e potrei cominciare con la pagina 253, una delle ultime: «Se passeggiate la sera a Lugano non troverete molte finestre illuminate, non troverete molti segni di vita, non troverete bambini che giocano davanti ai portoni d’ingresso; troverete una città muta, sotto alcuni aspetti metafisica». Una città muta. Tornate indietro di una pagina, alla 252. Poco lontano da Lugano c’è il Pian Scairolo, pochi decenni fa zona prevalentemente agricola. Ma «nello spazio di pochi decenni si sono edificati oltre cinquecentomila mq di superficie utile, il tutto senza alcun disegno urbanistico. (...) Il risultato è un vero disastro. (...) Senza ombra di dubbio lo sviluppo urbanistico del Pian Scairolo può considerarsi come il peggio della pianificazione dell’intero Paese». «Come il peggio»: Botta è spietato, e fa bene a esserlo.

Top10 DVD & Blu Ray 1. Frozen

Animazione 2. A spasso con i dinosauri

Animazione 3. Jack Ryan

C. Pine, K. Costner 4. Lone Survivor

M. Wahlberg, T. Kitsch 5. The Butler

F. Whitaker, O. Winfrey 6. American Hustle

C. Bale, A. Adams 7. Last Vegas

R. De Niro, M. Douglas 8. Lo Hobbit 2

M. Freeman, I. McKellen

Una recente foto dell’architetto ticinese. (Keystone)

Salto a un altro argomento, del tutto diverso, per me ugualmente affascinante, quello dei Nuovi materiali. «L’offerta e la sperimentazione di nuovi materiali sul mercato della costruzione rappresentano ormai una costante all’interno dell’attuale panorama della produzione architettonica. (...) Questi strumenti stanno modificando profondamente il nostro paesaggio. È quindi lecito chiedersi se riusciranno a migliorare la qualità degli spazi, a rendere più belle le architetture, o più vivibili le nostre città». Mi scuso di dover tagliare un pezzo della pagina 62, ma cito almeno questo: «Il passaggio dalla pietra al vetro, proprio del percorso dell’architettura moderna, è stata la premessa storica per le attuali sperimentazioni affascinanti e nel contempo inquietanti nella ricerca di un equilibrio fra l’uomo e il suo ambiente».

Top10 Libri

Top10 CD

1. Andrea Camilleri

1. Artisti Vari

La piramide di fango, Sellerio 2. Paulo Coelho

Adulterio, Bompiani 3. Sveva Casati Modignani

La moglie magica, Sperling 4. Markus Zusak

Storia di una ladra di libri, Frassinelli 5. Tiziano Terzani

Un’idea di destino, Longanesi 6. Cristina Caboni

Il sentiero dei profumi, Garzanti 7. Simonetta Agnello Hornby

La mia Londra, Giunti 8. Anna Premoli

Finché amore non ci separi Newton

10. The Counselor

Bravo Hits Vol. 85 2. I Nomadi

Nomadi 50 + 1 3. Gotthard

Bang! 4. Michael Jackson

Xscape 5. Abba

Gold - 40th Anniversary 6. Roby Facchinetti

Ma che vita la mia 7. George Michael

Symphonica 8. Moreno

Incredibile 9. Cesare Cremonini

9. All Is Lost

Robert Redford

Se tornassi a far scuola, mi servirei di parole come queste per avviare, con i ragazzi, un possibile discorso tra passato e futuro, tra memoria e utopia. L’architettura, dice anche Botta, deve stupire. Cita anche il Giovan Battista Marino, discutibile: «È del poeta il fin la meraviglia, / chi non sa far stupir vada alla striglia». No, se proprio dobbiamo rifarci ai poeti, rifacciamoci a Dante, non al Marino. Salto, devo saltare, la p. 191 e lascio fuori dal mio riassuntino il tema del sacro, del luogo inteso come spazio di meditazione: uno dei futuri per Botta. È un discorso per quelli della mia età, diciamo i vecchi, quelli della turpis senectus, la turpe vecchiaia, come la dicevano i latini. Ma sono già andato oltre, e me ne spiace, con un libro così stimolante, bello, come questo di Mario Botta.

9. Andrea Vitali

Quattro sberle benedette, Garzanti

Logico 10. Mondo Marcio

Nella bocca della tigre

B. Pitt, C. Diaz 10. Massimo Gramellini

La magia di un buongiorno, Longanesi

Arno Camenisch in una recente foto scattata a Lipsia. (Keystone)

nelle vetrine dei negozi di arredo. Siamo di fronte al retaggio di un «back to the roots» iniziato diversi anni or sono da Heinz Julen (lo sciatore con il gusto per il design) in quel di Zermatt? Probabilmente sì, o forse, anche. Infatti Camenisch cattura con un linguaggio che ha il sapore dello stupore, che mescola elementi comuni al vissuto di ognuno, ad altri più specifici, talmente sottili da delineare con poche frasi e in modo brillante i personaggi. I protagonisti di Camenisch infatti di colpo, come per incanto, si trovano al fianco del lettore, respirano con lui, tracannano un bicchiere, cacciano un paio di imprecazioni. Insomma, vivono. Né più né meno che il lettore, senza cadere in alcun tipo di eroismo, ma tenendosi a galla in una vita che solo una penna vivace come quella del giovane grigionese sa trasformare in meraviglia. Leggiamo ad esempio in Ultima sera (Ed. Keller, storia di una Beiz-osteria alla vigilia della chiusura, che guarda caso si chiama Helvetia): «Entra il Gion Baretta. Ha più protesi che ossa, bisbiglia il Luis, protesi di ogni forma e colore, fanno un rumore che lo senti arrivare sin da lontano, mi meraviglia che non abbia ancora tirato le cuoia. Il Gion Baretta appende il bastone alle corna di cervo e zoppica fino al tavolo fisso. Ha un Brissago in bocca. Un altro che ha tolto il disturbo, un vivo in meno o un morto in più, a seconda di come la si guarda». Leggendo Camenisch si compie un viaggio nel passato. Tutti noi abbiamo probabilmente da qualche parte uno scrigno pieno di impressioni risalenti all’infanzia, quando a parlare e a dire le cose importanti erano i «grandi», e forse è questo il segreto di una letteratura che per il fatto di non essere pretenziosa si fa viva e agile, commovente a tratti. Peccato – in un lavoro che ha presentato delle indubbie difficoltà e che è perlopiù stato svolto in modo magistrale – per la mancata traduzione di alcune espressioni tipiche non spiegate in nota o per la traduzione troppo tecnica di altre che sarebbero potute restare nell’originale (lo Stammtisch è il «tavolo fisso»? rende?). Dove e quando

Arno Camenisch sarà alla Libreria Segnalibro (Via Pioda, Lugano) il 21 giugno alle 19.30 nell’ambito di Letti di notte. Oltre a lui saranno presenti anche Chiara Pelossi e Ben Pastor.


MGB www.migros.ch W

: o iv t s e o s r o c n o c e d n a r G . a n a im t t e s i n g o i m e r p i vinci fantastic Iscriviti ora e vinci: w w w.famigros.ch/estate

Primo premio: 1 Volvo V60 con Family Pack del valore di fr. 41’340.–

4 x 50

set regalo

ISCRIVITI SUBITO A FAMIGROS E APPROFITTANE. Ogni famiglia che si registra per la prima volta a Famigros con il suo numero Cumulus entro l’11.7.2014 riceve 1000 punti Cumulus in omaggio. Inoltre, dal 13.6 al 14.7.2014 tutti i membri di Famigros possono vincere ogni settimana 50 set regalo Migros del valore di almeno fr. 100.– ciascuno. In aggiunta, tutti i partecipanti al concorso prendono parte all’estrazione del primo premio: una Volvo V60 con Family Pack del valore di fr. 41’340.–. Sono escluse le vie legali. I premi non saranno corrisposti in contanti o sostituiti. Nessun obbligo d’acquisto. Tutti i dettagli relativi a quest’offerta e maggiori informazioni in merito a Famigros sono disponibili su www.famigros.ch/estate


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 16 giugno 2014 ¶ N. 25

41

Idee e acquisti per la settimana

shopping L’eccellenza di Parmacotto Attualità Stefano Ballabeni, General Manager Parmacotto, ci parla delle qualità nel noto prosciutto italiano.

Inoltre con esso potreste vincere un meraviglioso fine settimana in un angolo magico della Toscana

Signor Ballabeni, cosa rende Parmacotto tanto speciale?

La cottura lenta e graduale, attenta a preservare il sapore e le proprietà nutrizionali. Un processo rispettoso delle carni, che le lavora delicatamente e le massaggia a lungo, per ottenere un prodotto dal sapore naturale, delicato, e più che mai fedele alle sue origini. Tutti i prosciutti cotti Parmacotto inoltre «nascono» nello stabilimento di San Vitale Baganza (Parma) situato nella zona di origine di alcune delle più qualificate produzioni della salumeria italiana. Qual è il segreto delle sua bontà?

Il segreto della sua bontà è il rispetto di un rigido metodo di preparazione che prende il nome di «Il Metodo Parmacotto». Un metodo costruito e perfezionato negli anni dalle maestranze che hanno fatto crescere e migliorare la nostra azienda fino a portarla ai vertici dei mercati mondiali. Un metodo che mette in primo piano i tempi e il rispetto della natura e non quelli dell’industria. Importante è anche sottolineare che Parmacotto destina alla produzione del suo prosciutto cotto solo cosce suine intere e fresche.

wwwww

Parmacotto è anche particolarmente sano?

Assolutamente. Una porzione di prosciutto cotto Parmacotto è particolarmente indicata in una dieta equilibrata all’interno di uno stile di vita sano. Il prosciutto cotto Parmacotto è privo di glutine, latte e suoi derivati, è quindi adatto anche alle persone con intolleranze alimentari. Il prodotto inoltre non contiene glutammato aggiunto. A livello di sicurezza alimentare invece, siamo particolarmente orgogliosi di compiere oltre 250.000 controlli igienici, qualitativi, sensoriali all’anno che ci hanno garantito il rispetto dei più alti standard europei nel campo alimentare.

Grande concorso SMS

Qualche consiglio culinario di stagione con Parmacotto?

Il suo gusto delicato e la consistenza morbida lo rendono un ottimo secondo piatto, perfetto se abbinato a verdure di stagione, fresche o cotte. La natura del prosciutto cotto non tradisce però il suo originario utilizzo: in un panino accompagnata da un formaggio spalmabile o dalla più classica maionese, ottimo anche con pane caldo o come guarnizione di una buona pizza, ma offre il meglio solo se utilizzato a freddo (non scaldato o sottoposto a cottura).

Parmacotto affettato in vaschetta, 100 g Fr. 2.95* invece di 4.40 *Azione valida dal 17 al 23.6.2014.

Parmacotto e Migros Ticino mettono in palio un fine settimana per due persone (3 notti) a San Gimignano, in Toscana, tutto incluso, del valore di ca. Fr. 2500.–. Il soggiorno prevede la visita della città, del Salumificio Piacenti di proprietà del gruppo Parmacotto, come pure la possibilità di visitare le città vicine di Certaldo, Siena, Perugia, Firenze, ecc. Per partecipare rispondete alla seguente domanda: Qual è la cifra percentuale di energia giornaliera, per 2 fette, che appare sull’etichetta prezzo della confezione di prosciutto Parmacotto in vendita nei supermercati di Migros Ticino? La risposta corretta va inviata tramite le seguenti modalità: SMS: inviate un SMS al numero 9889

(SMS gratis), indicando PARMACOTTO seguito da uno spazio e dalla risposta corretta. Esempio: PARMACOTTO 8 POSTA: inviate una cartolina postale (posta A) con la risposta e il vostro indirizzo a: Cooperativa Migros Ticino, Concorso Parmacotto, Via Serrai 1, 6592 S. Antonino. Durata del concorso dal 17 al 28 giugno 2014 Condizioni di partecipazione: il concorso è aperto a tutti i residenti in Svizzera. Sul concorso non si tiene alcuna corrispondenza. Il vincitore sarà avvisato per iscritto entro la metà di luglio 2014. Sono escluse le vie legali. Il premio dovrà essere utilizzato entro il 31 ottobre 2014. La partecipazione è senza obbligo d’acquisto.


DESSERT IN TUTTA LEGGEREZZA.

E NCH A A R: OR SSERT. E G É L E DE M O C

2.80 Millefoglie Léger 155 g

Sono arrivati i tre nuovi dessert Léger: scopri il piacere del gusto in tutta leggerezza! La millefoglie contiene il 30% di grassi in meno, mentre la coppetta svedese e quella alle albicocche contengono il 30% di calorie in meno. Grande gusto, coscienza tranquilla. Buon appetito! OFFERTA VALIDA SOLO DAL 17.6 AL 30.6.2014, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK

PUNTI

20x


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 16 giugno 2014 ¶ N. 25

43

Idee e acquisti per la settimana

Le acque della bellezza Novità Buone nuove a Migros Ticino:

sono arrivate Rocchetta Naturale e Rocchetta Brio Blu Qual è l’acqua minerale che da anni accompagna le ragazze aspiranti alla corona di Miss Italia? Ma naturalmente Rocchetta, l’acqua della salute e della bellezza per antonomasia, proveniente dalle ricche sorgenti appenniniche situate nel territorio di Gualdo Tadino, città umbra sin dall’antichità apprezzata per la grande abbondanza di acque freschissime. Rocchetta si distingue per la sua leggerezza grazie al delicato contenuto di sali minerali (178 mg/l); il lieve contenuto di nitrati (1.29 mg/l), che la rende ideale anche per i neonati; nonché la bassa presenza di sodio (4.6 mg/l). Oligominerale, pura e leggera, Rocchetta Naturale stimola la diuresi aiutando ad eliminare tossine e scorie dall’organismo. Inoltre contribuisce a combattere le adiposità localizzate, per merito della bassa concentrazione di soluti che aiuta a normalizzare il ricambio idro-salino e ad eliminare l’eccesso di sodio dai connettivi. Gli amanti delle bollicine sceglieranno invece Brio Blu, l’acqua minerale leggermente frizzante ma contenente tutte le proprietà dell’Acqua Rocchetta classica. Brio Blu inoltre spicca per la sua inconfondibile bottiglia dal design particolarmente raffinato. Rochetta Naturale 1,5 l Fr. –.75 Rocchetta Brio Blu 1,5 l Fr. –.75

Keystone

La piadina è servita Immergetevi da subito nell’atmosfera delle vacanze estive balneari, per esempio gustandovi una saporita piadina, una delle specialità romagnole per eccellenza. I prodotti freschi Artigianpiada promettono autentici momenti di piacere culinario «riminese», grazie a una scelta accurata delle materie prime e a una lavorazione attenta alla grande tradizione del belpaese. La gamma saprà soddisfare ogni gusto e desiderio, dal momento che offre diverse tipologie di bontà, sia lisce che già riccamente farcite, nella fattispecie: piadina all’olio d’oliva, piadina classica, piadina alla speciale farina di grano Khorasan Kamut, cascione alla parmigiana, piadina crudo-formaggio, piadina cotto-formaggio e piadina salame-formaggio. Inoltre vi segnaliamo che questa settimana tutto l’assortimento di piadine Artigianpiada è offerto con il 20 % di sconto nel vostro supermercato Migros Ticino.

Per festeggiare l’inizio delle vacanze scolastiche

Il Centro S. Antonino, in occasione dell’inizio delle vacanze scolastiche estive, propone una serie di divertenti animazioni gratuite per bambini e ragazzi. Sabato 21 e 28 giugno nella mall del centro, in occasione della promozione della nota bevanda Red Bull Energy Drink, tutti gli amanti della velocità virtuale potranno cimentarsi con un fantastico simulatore di guida che permetterà di vivere le sensazioni dei piloti di F-1. Sarà costantemente tenuta aggiornata la classifica dei migliori “tempi” e al termine di questa due giorni di competizione i tre migliori “piloti” si aggiudicheranno i fantastici

ed esclusivi gadgets Red Bull Energy Drink. Per i più piccini, l’appuntamento immancabile è invece presso il parco verde del Centro S. Antonino, da lunedì 23 a sabato 28 giugno con il parco dei divertimenti “Rodolfo” che proporrà: il giro sul trenino, la visita alla piccola fattoria degli animali, i docili pony da cavalcare e, infine, per sfogarsi e festeggiare l’inizio delle vacanze, i salti sul castello gonfiabile. Il Centro S. Antonino mercoledì 18 giugno rimarrà aperto fino alle ore 21:00 mentre rimarrà chiuso giovedì 19 giugno per la festività del Corpus Domini.


E N O I Z U D I R I D 30% 6.30 invece di 9.00 Balsamo Fructis Nutri-Repair 3 bi-pacco, 2 x 250 ml

9.45 invece di 13.50 Shampoo Fructis Goodbye Damage tri-pacco, 3 x 300 ml

6.30 invece di 9.00 Fructis , lo p er tutt i

Balsamo Fructis Color Resist bi-pacco, 2 x 250 ml

1

Dite add io ai cape Ripara 1 anno di d a lli rov inati! nni in 3 applicazion 1 i.

Test strumentali - Shampoo + balsamo + siero: 3 applicazioni alla settimana.

, e r a r a p i r r e p 3 r i a p e R i r t u N hi. a c c e m s i l m l a e g p a a c L i e ir esaltare e nutr

specialis i tipi d ta i capelli .

SU TUTTI BI-PACCO E TRI-PACCO FRUCTIS DI GARNIER OFFERTE VALIDE SOLO DAL 17.6 AL 30.6.2014, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK

Garnier è in vendita alla tua Migros


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 16 giugno 2014 ¶ N. 25

45

Idee e acquisti per la settimana

Pausa veloce ma gustosa con i Degustiburger Novità Vieni ad assaggiare i nostri speciali hamburger con carne, pesce o vegetariano

Da sempre le sfiziose proposte dei De Gustibus di Migros Ticino sono apprezzate da tutti coloro che, pur non avendo troppo tempo a disposizione per la pausa pranzo, non vogliono rinunciare a qualcosa di saporito, preparato al momento e variato. Grazie ad una ricca selezione di pizze, panini, focacce, piadine, piatti freddi e dessert ognuno troverà sempre ciò che desidera. L’ultima irresistibile novità dei De Gustibus è costituita dai tre «Degustiburger», hamburger generosamente farciti diventati, a poco tempo dalla loro introduzione, specialità molto gettonate da parte della clientela. La scelta comprende tre varianti: alla tenera carne di manzo; al delicato salmone oppure vegetariano, quest’ultimo composto da un mix di tofu e verdure miste. Il tutto viene arricchito con deliziose salsine e freschissime verdure quali lattuga e pomodori.

Keystone

I Degustiburger sono in vendita nei De Gustibus di Lugano, Locarno, Serfontana, Bellinzona, Cassarate, Agno e S. Antonino al prezzo di Fr. 7.– l’uno.

Vincitori concorsi Ristoranti Migros Premiazioni Vinti biglietti per l’Europa Park e corsi di cucina presso la Scuola Club Migros

Nelle scorse settimane sono stati premiati i vincitori di due concorsi indetti dai Ristoranti Migros del Cantone. Nell’ambito del concorso «Lilibiggs – Feste di compleanno per bambini», la famiglia Fasulo di Pura si è aggiudicata 4 biglietti d’entrata per un’indimenticabile giornata

all’Europa Park, uno dei parchi divertimento più grandi d’Europa. L’altro concorso è stato invece organizzato durante la settimana dedicata alle specialità asiatiche – rassegna che ha riscosso un grande successo – e metteva in palio 5 corsi di cucina presso la Scuola Club Migros.

Nelle foto: a sinistra, la piccola Sara Fasulo, vincitrice del concorso «Lilibiggs – Feste di Compleanno per bambini» con Zulmira Celotto, collaboratrice del Ristorante Migros di Agno. A destra: la premiazione di quattro dei cinque vincitori del concorso indetto in collaborazione con la Scuola Club Migros: da sinistra, Simona Gerosa, Assistente Marketing Ristorazione Migros Ticino; Roberto Villa; Maura Damuzzo; Susanna Kistler; Doris Doriot e Nicoletta Mongini, responsabile Scuola Club Migros Lugano. Assente Mauro Romasco. (Giovanni Barberis)


AttualitĂ

Il mercoledĂŹ e il sabato sono le giornate dedicate alle insalate Offerta valida dal 10 al 30 giugno 2014

Tutta la freschezza, come piace a te!

12.50 a piatto e a persona

Durante tutti gli altri giorni: buffet delle insalate in vendita per 100 g.

Per momenti da gustare.


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 16 giugno 2014 ¶ N. 25

47

Idee e acquisti per la settimana

Il barometro dei prezzi

Per più equilibrio e relax

Migros riduce il prezzo di una serie di prodotti. Alcuni assorbenti Molfina saranno più convenienti, come pure diversi prodotti M-Budget. Ecco alcuni esempi

Alcuni esempi:

Prezzo vecchio in Fr.

M-Budget formaggio fuso a fette, 250 g M-Budget riso parboiled, 2 kg M-Budget alimento gatti in salsa con selvaggina e fegato, 415 g M-Budget alimento cani in salsa con pollame e verdure, 1240 g M-Budget salviettine cosmetiche bianche, 150 pz. Molfina assor. Ultra Night Plus, 10 pz. Molfina assorb. Ultra Normal, 16 pz. Molfina assorb. Normal, 32 pz. Molfina assorb. Normal Pocket, 24 pz. Molfina assorb. Super Night, 16 pz. Papeteria colla, 20 g

1.95 2.35 –.55 1.45 –.90 2.30 2.30 2.35 2.60 2.20 2.40

Nuovo in Fr.

in %

1.85 2.30 –.50 1.30 –.85 1.95 1.95 2.– 2.10 1.80 2.10

– 5,1 – 2,1 – 9,1 – 10,3 – 5,5 –15,2 –15,2 –14,8 –19,2 –18,1 –12,5

Edis Ready’s antistress quotidiano compresse zucchero d’uva Nr. 02, Cassis, fiori di Bach svizzeri 75 g Fr. 8.90 In vendita nelle maggiori filiali Migros.

Giornate stressanti? Le compresse di zucchero d’uva Edis Ready’s sostengono il sistema nervoso e possono contribuire ad affrontare le situazioni in modo più equilibrato e rilassato. Con-

tengono una miscela selezionata di fiori di Bach bio svizzeri e molta vitamina C. La purea naturale di cassis conferisce alle compresse un delizioso sapore rinfrescante. Annuncio pubblicitario

AZIONE 30% 25.– invece di 36.80 Tavolette di cioccolato assortite Frey in conf. da 20, UTZ 20 x 100 g, con telo da spiaggia in omaggio

OFFERTA VALIDA SOLO DAL 17.6 AL 23.6.2014, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK


. E N E I V N O C I S R AFFRETTA

44% 111.–

invece di 199.–

Samsung GALAXY Tab 3 7.0 SM-T110

Schermo touch da 7"(1024 × 600 pixel) 8 GB di memoria Slot per schede microSD (fino a 32 GB) 8 app preinstallate

CHF 40.– .* O L A G E R N I P O H S BUONO LE * importo minimo

.– d’acquisto CHF 99

Offerta valida dal 17.6 al 30.6.2014, fino a esaurimento dello stock. In vendita nelle maggiori filiali Migros e nei punti vendita melectronics.


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 16 giugno 2014 ¶ N. 25

49

Idee e acquisti per la settimana

La Coco Water, leggermente dolce, è più buona se bevuta ghiacciata.

Rivitalizzante esotico Al naturale, con succo d’ananas oppure tè nero, l’acqua di cocco è leggera e rinfrescante. Questa bevanda, ricca di sostanze minerali, è ottenuta a partire da giovani noci di cocco

Negli Stati Uniti l’acqua di cocco è da tempo considerata una bevanda culto. E dall’anno scorso è disponibile anche alla Migros. Ora la ricetta di Coco Water pur e Coco Water Ananas è stata migliorata e si compone solo di acqua di cocco, rispettivamente del 90 per cento di acqua di cocco e 10 per cento di succo d’ananas. Come terza variante all’assortimento si è aggiunta la Coco Water Black Tea. Queste bevande, adesso, invece che nel tetrapack sono confezionate in pratiche bottigliette PET con tappo richiudibile, un aspetto particolarmente apprezzato dagli sportivi. L’acqua di cocco è nota per le sue proprietà isotoniche. Inoltre è povera di grassi e calorie e contiene sette importanti minerali, soprattutto potassio. Ai tropici la si beve da secoli, direttamente dalle noci di cocco verdi non ancora mature, che non hanno ancora sviluppato molta polpa. In quei paesi funge spesso da sostituto dell’acqua potabile, dal momento che è assolutamente sterile. L’acqua di cocco non è da confondere con il cremoso latte di cocco, che viene ottenuto dalla polpa del frutto. / DH

Coco Water pur 33 cl Fr. 1.95 In vendita nelle maggiori filiali Migros.

Coco Water Black Tea 33 cl Fr. 1.95

Coco Water Ananas 33 cl Fr. 1.95

L’industria Migros produce numerosi prodotti molto apprezzati, tra cui anche le Coco Water.


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 16 giugno 2014 ¶ N. 25

50

Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 16 giugno 2014 ¶ N. 25

51

Idee e acquisti per la settimana

Panini al rosmarino

Pane croccante di segale

Per ca. 12 panini

Per 4 pezzi

Ingredienti 150 g di farina di segale* 15 g di lievito fresco 3,2 dl d’acqua tiepida 1/2 mazzetto di rosmarino 1 cucchiaino di sale (ca. 10 g) 350 g di farina di spelta originale classic* 3 cucchiai d’olio d’oliva

Preparazione 1. Versate la farina di segale in una scodella e formate un incavo al centro. Fate sciogliere il lievito in 1 dl d’acqua. Versate l’acqua al centro dell’incavo e mescolatela con un poco di farina. Lasciate lievitare questa pastella per 30 minuti.

Ingredienti 100 g di farina di segale* 100 g di farina integrale* 1 cucchiaini di lievito in polvere 150 g di fiocchi di 5 cereali 50 g di semi di girasole 50 g di semi di zucca 1 cucchiaino raso di sale (ca. 8 g) 1,6 dl d’acqua farina di segale per spianare la pasta

2. Tritate la metà del rosmarino e mescolate con il sale e la farina di spelta. Incorporate la miscela alla farina di segale. Aggiungete l’acqua rimasta e l’olio. Impastate il tutto fino a ottenere una massa liscia ed elastica. Copritela e lasciatela lievitare in un luogo caldo per ca. 1 ora.

Preparazione Scaldate il forno a 220 °C. Mescolate la farina di segale e quella integrale con il lievito, i fiocchi di cereali, i semi e il sale. Impastate con l’acqua fino a ottenere una massa compatta. Dividete l’impasto in quattro pezzi omogenei e formate delle palline. Spianate ogni pallina su poca farina in un disco di ca. 3 mm. Compattate i bordi irregolari. Accomodate i pani su una teglia foderata con carta da forno. Cuocete al centro del forno per 18-20 minuti. Sfornate e lasciate raffreddare.

Tempo di preparazione ca. 20 minuti + cottura in forno 18-20 minuti

3. Scaldate il forno a 200 °C. Dividete l’impasto in ca. 12 pezzi omogenei. Formate dei panini allungati. Accomodateli in una teglia foderata con carta da forno. Con un coltello praticate un’incisione sui panini per il lungo. Accomodate un rametto di rosmarino sui panini e cuoceteli al centro del forno per ca. 35 minuti. Sfornate e lasciate raffreddare.

Un pane ca. 16 g di proteine, 14 g di grassi, 57 g di carboidrati, 2000 kJ/480 kcal

Tempo di preparazione ca. 25 minuti + lievitazione 90 minuti + cottura 35 minuti Un panino ca. 5 g di proteine, 3 g di grassi, 29 g di carboidrati, 700 kJ/170 kcal

È la farina che fa la differenza Per fare in casa un pane che sia saporito e di alta qualità non c’è bisogno di essere degli alchimisti. Basta sapere come fare e avere a disposizione gli ingredienti giusti. Le varietà di farina TerraSuisse aiutano i panettieri per hobby a fare il salto di qualità TerraSuisse Farina integrale 1 kg Fr. 2.40

Chi passa accanto ai campi di cereali svizzeri e osserva con attenzione, constaterà che ormai da tempo non tutti sono coltivati a frumento. Infatti, i prodotti da forno a base di segale godono di una crescente popolarità tra i consumatori e, di TerraSuisse promuove un’agricoltura in sintonia con la natura e rispettosa degli animali. Il marchio di sostenibilità poggia sulle direttive di IP-Suisse, l’Associazione svizzera dei contadini che praticano la produzione integrata, che conta 10 000 affiliati. Maggiori informazioni: www.migros.ch/terrasuisse

conseguenza, anche tra i circa 5000 contadini che producono materie prime secondo le direttive di IP-Suisse, da destinare alla vasta gamma di preziose varietà di farina TerraSuisse in vendita alla Migros. La farina di segale è particolarmente adatta per prodotti da

TerraSuisse Farina di spelta classic 1 kg Fr. 3.50

TerraSuisse Farina di spelta chiara 1 kg Fr. 3.60

TerraSuisse Farina bianca 500 g Fr. 1.10

forno che rimangono freschi più a lungo e saziano di più rispetto, ad esempio, a quelli a base di frumento. Il motivo sta nel loro maggiore contenuto di fibre, ma anche nella composizione delle fibre stesse, che influenza sia il valore nutrizionale sia le proprietà di cottura. I fornai per hobby dovrebbero sapere che una pagnotta di pura farina di segale deve essere lasciata «riposare» più a lungo, poiché necessita di una lievitatura maggiore. Questo processo si può velocizzare notevolmente aggiungendo all’impasto altre varietà di farina, come descritto nella ricetta qui sopra. / Testo: Claudia Schmidt; foto: Veronika Studer

Parte di

Generazione M è il programma di sostenibilità della Migros, al quale il marchio TerraSuisse apporta un prezioso contributo.

TerraSuisse Farina bigia, 1 kg Fr. 1.95

TerraSuisse Farina semibianca 1 kg Fr. 1.95

TerraSuisse Farina per treccia 1 kg Fr. 2.35

TerraSuisse Farina di segale 500 g Fr. 1.80 Disponibile nelle maggiori filiali


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 16 giugno 2014 ¶ N. 25

52

Idee e acquisti per la settimana

Fresco tutto il giorno Qualcosa come 850 panettieri in 126 panetterie della casa Migros producono pane dal mattino presto fino a poco prima della chiusura dei negozi. Così non mancherà mai il pane fresco per le vostre grigliate serali Manca poco alle undici in una giornata normale all’interno della panetteria della casa Migros di Onex GE. Nel laboratorio, dove si è prodotto pane durante tutta la notte, le impastatrici e i forni vengono gradualmente spenti. Nella panetteria della casa, invece, regna ancora un gran fermento. Sono cinque i panettieri che vi lavorano e garantiscono che gli scaffali siano sempre riforniti di pane fresco. E ora, durante la pausa di mezzogiorno, il re dei cibi va letteralmente a ruba.

Cyril Maurel con alcuni pani che sono disponibili sempre freschi durante tutto il giorno.

I preferiti sono i pani a base di farina chiara e le varietà regionali

Cyril Maurel lavora da tre anni nella panetteria della casa di Onex, ma esercita il mestiere da una buona trentina d’anni. La clientela apprezza in particolare i pani a base di farina bianca e le specialità regionali. E cosa è più indicato per una bella grigliata in compagnia? «La corona croccante e il pane ticinese. Sono facili da dividere in porzioni e si accompagnano a tutto. Ideali con insalate, salsicce e carne». Per le grigliate mediterranee il nostro esperto consiglia il Pain Création baguette alle olive, che si sposa bene con gli aperitivi e le insalate mediterranee. Chi ama preparare pane all’aglio sul grill, dovrebbe invece assaggiare il pane di patate con noci. Il panettiere consiglia di spalmare semplicemente del burro all’aglio sul pane e metterlo sulla griglia per qualche istante. La pausa per riprendere fiato dopo la pausa di mezzogiorno è breve, sugli scaffali deve tornare presto l’invitante profumo di pane appena sfornato. Si panifica fino a poco prima della chiusura dei negozi. In modo che anche l’ultimo cliente possa portarsi a casa del buon pane fresco e croccante. / CS; Foto: Marvin Zilm

Pain Création baguette alle olive 380 g Fr. 3.90

Pane di patate con noci 350 g Fr. 2.80

Corona croccante 300 g Fr. 2.–

Pane ticinese 300 g Fr. 1.50

L’industria Migros produce numerosi prodotti molto apprezzati, tra cui anche il pane delle panetterie della casa.


. O C S E R F E T N E M L INCREDIBI

CONSIGLIAMO E così i due si sono trovati: carne secca dei Grigioni e pasta dell’alpigiano. Trovi la ricetta su www.saison.ch/it/ consigliamo e tutti gli ingredienti freschi alla tua Migros.

6.30 invece di 7.90 Carne secca dei Grigioni, affettata finemente Svizzera, 97 g, 20% di riduzione

50%

2.95 invece di 3.15

1.80 invece di 3.60

1.80 invece di 2.30

Ananas Costa Rica, al pezzo

Formaggio di montagna dei Grigioni, bio per 100 g, 20% di riduzione

Da tutte le offerte sono esclusi gli articoli M-Budget e quelli già ridotti. OFFERTE VALIDE SOLO DAL 17.6 AL 23.6.2014, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK

Il Burro panetto da 250 g, –.20 di riduzione


. A Z Z E H C S E R F O L O S E E R SEMP 30%

40%

30%

40%

2.70 invece di 4.50

3.90 invece di 4.90

3.70 invece di 5.30

3.90 invece di 5.60

10.80 invece di 18.–

Pomodori a grappolo Svizzera / Paesi Bassi, al kg

Tutta la frutta tagliata M-Classic e Anna’s Best 20% di riduzione, per es. macedonia Anna’s Best, 380 g

Racks di agnello Nuova Zelanda / Australia, imballati, per 100 g

Petto di pollo M-Classic, affettato finemente Brasile, 187 g

Carne di manzo macinata Svizzera, al kg

30%

25%

30%

30%

33%

2.85 invece di 4.10

3.95 invece di 5.40

4.50 invece di 5.40

2.50 invece di 3.60

2.55 invece di 3.65

2.95 invece di 4.40

Mirtilli Italia, in conf. da 250 g

Fragole Svizzera, in conf. da 500 g

Uova svizzere da allevamento all’aperto 9 pezzi da 53 g+

Arrosto spalla di vitello, TerraSuisse Svizzera, imballato, per 100 g

Salametti di cavallo prodotti in Ticino, in conf. da 2 pezzi, ca. 180 g, per 100 g

Prosciutto cotto Parmacotto Italia, affettato in vaschetta, per 100 g

25%

30%

40%

25%

30%

3.40 invece di 4.90

5.40 invece di 7.20

7.90 invece di 10.70

11.50 invece di 19.20

7.60 invece di 10.20

4.85 invece di 6.95

Cetrioli nostrani Ticino, sciolti, al kg

Biberli d’Appenzello 6 pezzi da 75 g, 25% di riduzione

Robiola 2 x 100 g e Gorello 300 g prodotti in Ticino, in confezione doppia

Pizze M-Classic in conf. da 4 per es. del padrone, 4 x 370 g

Salmone affumicato Atlantico Norvegia, in conf. da 2 x 75 g, 150 g

Prosciutto crudo Emilia Romagna, affettato Italia, per 100 g

Società Cooperativa Migros Ticino OFFERTE VALIDE SOLO DAL 17.6 AL 23.6.2014, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK


. IO M R A P IS R I D À IT IL IB S ANCORA PIÙ POS 3 per 2

50%

33%

5.90

9.50 invece di 11.90

3.40 invece di 5.10

5.90 invece di 9.–

29.70 invece di 39.60

6.15 invece di 12.30

Minirose, Fairtrade diversi colori, lunghezza dello stelo: 40 cm, il mazzo da 10

Tutto l’assortimento di sushi* 20% di riduzione, per es. sushi bio

Soft Cake all’arancia o al lampone in conf. da 3 3 x 150 g

Fleischkäse di prosciutto, di tacchino o Delikatess Malbuner in conf. da 6 per es. Fleischkäse Delikatess, 6 x 115 g

Red Bull standard in conf. da 24 24 x 250 ml

Tutti i tipi di Orangina in conf. da 6 x 1,5 l per es. Regular

50% 7.80 invece di 9.80

11.60 invece di 14.60

6.30 invece di 7.90

2.– invece di 2.40

3.20 invece di 4.–

7.20 invece di 14.40

Hibiscus Long Life in vaso da 13 cm

Mah Mee o Chicken Satay Anna’s Best in conf. da 2 20% di riduzione, per es. Chicken Satay, 2 x 370 g

Tutte le palline Frey Adoro, UTZ 20% di riduzione, per es. palline al latte Adoro, 200 g

Tutto l’assortimento di prodotti da forno per l’aperitivo Party 15% di riduzione, per es. cracker alla pizzaiola, 150 g

Tutte le chips in tubo in conf. da 2 20% di riduzione, per es. alla paprica, 2 x 175 g

Succo di mele M-Classic 12 x 1 l

50% 17.90

2.– invece di 2.50

8.20 invece di 10.30

3.25 invece di 4.10

3.25 invece di 4.10

11.80 invece di 23.60

Bouquet di girasoli Gloria il mazzo

Tutte i Crème Dessert M-Classic 6 x 125 g, 20% di riduzione, per es. Crème Chocolat, 6 x 125 g

Tutti i tipi di caffè Cafino e Cappuccino 20% di riduzione, per es. Cafino in sacchetto, 550 g

Tutti i brodi Knorr 20% di riduzione, per es. brodo di pollo, 113 g

Tutto l’assortimento di alimenti per gatti Gourmet Gold o Perle 20% di riduzione, per es. Gourmet Gold Mousse, 4 x 85 g, in vaschetta

Olio d’oliva Don Pablo 2l

*In vendita nelle maggiori filiali Migros. OFFERTE VALIDE SOLO DAL 17.6 AL 23.6.2014, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK


Tutti gli zwieback, per es. Original, 260 g 2.55 invece di 3.20 20%

ALTRE OFFERTE.

A L L E D O L L E IL B . A Z N E I N E V CON

Tutti i tipi di frutta secca, noci miste o miscele di frutta secca e noci, per es. albicocche turche M-Classic, 300 g 2.85 invece di 3.60 20% Tutti i gelati, per es. Frozen Yo Nature, 170 ml 1.50 invece di 1.90 20%

FRUTTA E VERDURA Pomodori a grappolo, Svizzera / Paesi Bassi, al kg 2.70 invece di 4.50 40% Meloni Galia, Spagna, al pezzo 1.70 Ananas, Costa Rica, al pezzo 1.80 invece di 3.60 50% Kiwi, Nuova Zelanda, vaschetta da 5 pezzi 2.20 Tutta la frutta tagliata M-Classic e Anna’s Best, per es. macedonia Anna’s Best, 380 g 3.90 invece di 4.90 20%

3.15

3.80 invece di 4.80

Diversi articoli di cartoleria per l’apertura delle scuole per es. penna a sfera blu, 10 pezzi

Prodotti per l’igiene intima Molfina in conf. da 3 20% di riduzione, per es. salvaslip Bodyform Air, 3 x 36 pezzi, offerta valida fino al 30.6

Petto di pollo M-Classic, affettato finemente, Brasile, 187 g 3.90 invece di 5.60 30% Carne secca dei Grigioni, affettata finemente, Svizzera, 97 g 6.30 invece di 7.90 20%

Detersivi Total per es. Color, 2 l

Detersivi per capi delicati Yvette 20% di riduzione l’uno, per es. Care, 2 l, offerta valida fino al 30.6

Abbigliamento estivo per uomo, donna, bebè e bambini per es. canotta da uomo con motivo stampato, in diversi colori, taglie S–XXL, offerta valida fino al 30.6

Prosciutto crudo Emilia Romagna, affettato, Italia, per 100 g 4.85 invece di 6.95 30% Mini filetti di pollo M-Classic, Germania / Francia / Ungheria, per 100 g 2.15 invece di 2.70 20% Tutto l’assortimento di sushi, per es. sushi bio 9.50 invece di 11.90 20% * Prosciutto cotto Parmacotto, Italia, affettato in vaschetta, per 100 g 2.95 invece di 4.40 33% Mortadella di Bologna Beretta, Italia, affettata in vaschetta, per 100 g 2.40 invece di 3.– 20%

5.20 invece di 6.50

79.–

9.60 invece di 16.–

Migros Plus in conf. da 2 20% di riduzione, per es. detergente all’aceto di mele, 2 x 1 l, offerta valida fino al 30.6

Buggy London Up* offerta valida fino al 30.6

Carta igienica Soft in confezioni multiple per es. Deco Color, FSC, 24 rotoli, offerta valida fino al 30.6

Per la tua spesa ritaglia qui.

Salametti di cavallo, prodotti in Ticino, in conf. da 2 pezzi, ca. 180 g, per 100 g 2.55 invece di 3.65 30%

40%

20x

Tutte i Crème Dessert M-Classic, per es. Crème Chocolat, 6 x 125 g 6 x 125 g 2.– invece di 2.50 20%

Carne di manzo macinata, Svizzera, al kg 10.80 invece di 18.– 40%

9.90

PANE E LATTICINI Chai Latte Starbucks, 220 ml 2.15 NOVITÀ **

Arrosto spalla di vitello, TerraSuisse, Svizzera, imballato, per 100 g 2.50 invece di 3.60 30%

Le Gruyère piccante, per 100 g 1.45 invece di 1.85 20% Formaggio di montagna dei Grigioni, bio, per 100 g 1.80 invece di 2.30 20% Mozzarelline Alfredo in conf. da 2, 2 x 160 g 4.– invece di 5.– 20% Robiola 2 x 100 g e Gorello 300 g, prodotti in Ticino in confezione doppia 7.90 invece di 10.70 25%

FIORI E PIANTE Minirose, Fairtrade, diversi colori, lunghezza dello stelo: 40 cm, il mazzo da 10 5.90 Bouquet di girasoli Gloria, il mazzo 17.90 Hibiscus Long Life, in vaso da 13 cm 7.80 invece di 9.80

ALTRI ALIMENTI Tutte le palline Frey Adoro, UTZ, per es. palline al latte Adoro, 200 g 6.30 invece di 7.90 20% Soft Cake all’arancia o al lampone in conf. da 3, 3 x 150 g 3.40 invece di 5.10 3 per 2 Tutti i tipi di caffè Cafino e Cappuccino, per es. Cafino in sacchetto, 550 g 8.20 invece di 10.30 20% Tutti i tipi di miele in vasetto di vetro da 550 g e in flacone squeezer da 500 g, –.60 di riduzione, per es. miele di fiori cremoso, 550 g 4.70 invece di 5.30

Arrosto collo di vitello arrotolato, TerraSuisse, Svizzera, imballato, per 100 g 2.30 invece di 3.10 25%

Tutti i tipi di Orangina in conf. da 6 x 1,5 l, per es. Regular 6.15 invece di 12.30 50% Red Bull standard in conf. da 24, 24 x 250 ml 29.70 invece di 39.60 Succo di mele M-Classic, 12 x 1 l 7.20 invece di 14.40 50% Olio d’oliva Don Pablo, 2 l 11.80 invece di 23.60 50% Tutti i brodi Knorr, per es. brodo di pollo, 113 g 3.25 invece di 4.10 20%

Cetrioli nostrani, Ticino, sciolti, al kg 3.40 invece di 4.90 30%

PESCE, CARNE E POLLAME

8.95 invece di 11.20

Racks di agnello, Nuova Zelanda / Australia, imballati, per 100 g 3.70 invece di 5.30 30%

Il Burro, –.20 di riduzione, panetto da 250 g 2.95 invece di 3.15

Mirtilli, Italia, in conf. da 250 g 2.85 invece di 4.10 30%

7.95 invece di 15.90

Salmone affumicato Atlantico, Norvegia, in conf. da 2 x 75 g, 150 g 7.60 invece di 10.20 25%

Insalata del re Anna’s Best, 150 g 3.10 invece di 3.90 20%

Fragole, Svizzera, in conf. da 500 g 3.95 invece di 5.40 25%

50%

Filetto di salmone con o senza pelle, per es. senza pelle, d’allevamento, Norvegia, in vaschetta per 100 g 2.70 invece di 3.90 30% *

Fleischkäse di prosciutto, di tacchino o Delikatess Malbuner in conf. da 6, per es. Fleischkäse Delikatess, 6 x 115 g 5.90 invece di 9.– 33% Tutto l’assortimento Mimare, per es. insalata di tonno Mexico, MSC, 250 g 3.50 20x 20x PUNTI Tutte le chips in tubo in conf. da 2, per es. alla paprica, 2 x 175 g 3.20 invece di 4.– 20% Tutto l’assortimento di prodotti da forno per l’aperitivo Party, per es. cracker alla pizzaiola, 150 g 2.– invece di 2.40 15% Biberli d’Appenzello, 6 pezzi da 75 g 5.40 invece di 7.20 25% Pizze M-Classic in conf. da 4, per es. del padrone, 4 x 370 g 11.50 invece di 19.20 40% Mah Mee o Chicken Satay Anna’s Best in conf. da 2, per es. Chicken Satay, 2 x 370 g 11.60 invece di 14.60 20% Uova svizzere da allevamento all’aperto, 9 pezzi da 53 g+ 4.50 invece di 5.40 Ananas a fette in conf. da 6, 6 x 140 g 5.– invece di 6.30 20% Minigelati e sandwiches Orogel 300 g e 450, per es. minigelati, 300 g g 5.40 invece di 6.80 20% Lingua francese, 350 g 1.85 invece di 2.20 Zatterine e Margheritine Sfoglia d’Oro, 220 g e 230 g 4.10 Cake Generoso, 380 g 4.– invece di 5.– 20%

NEAR FOOD / NON FOOD Tutto l’assortimento di alimenti per gatti Gourmet Gold o Perle, per es. Gourmet Gold Mousse, 4 x 85 g, in vaschetta 3.25 invece di 4.10 20%

* In vendita nelle maggiori filiali Migros.

*In vendita nelle maggiori filiali Migros. Società Cooperativa Migros Ticino

**Offerta valida fino al 30.6

OFFERTE VALIDE SOLO DAL 17.6 AL 23.6.2014, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK

OFFERTE VALIDE SOLO DAL 17.6 AL 23.6.2014, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK

Mousse o spray per i capelli Nivea Mega Strong, per es. spray Mega Strong, 250 ml 5.30 NOVITÀ **

20x

Prodotti Garnier Fructis Hair in confezioni multiple, per es. shampoo Goodbye Damage in conf. da 3, 3 x 300 ml 9.45 invece di 13.50 30% ** Tutto l’assortimento di prodotti Garnier Skin, per es. Miracle Skin Day, 50 ml 13.40 invece di 16.80 20% ** Tutto l’assortimento di prodotti per la depilazione I am, per es. strisce di cera a freddo Normal, 10 x 2 pezzi 7.20 invece di 9.– 20% ** Tutto l’assortimento di prodotti per la rasatura femminile I am, per es. gel per rasatura Sensitive Woman, 150 ml 2.60 invece di 3.30 20% ** Prodotti per l’igiene orale Elmex e Meridol in confezioni multiple, per es. dentifricio anticarie Elmex in conf. da 3, 3 x 75 ml 9.90 invece di 11.85 ** Deodoranti Garnier (confezioni multiple escluse), per es. Mineral Roll-on Ultra Dry, 50 ml 3.90 invece di 4.90 20% ** Prodotti per l’igiene intima Molfina in conf. da 3, per es. salvaslip Bodyform Air, 3 x 36 pezzi 3.80 invece di 4.80 20% ** Bestseller Kneipp in confezioni multiple, per es. shampoo ai fiori di mandorlo in conf. da 2, 2 x 200 ml 12.60 invece di 15.80 ** Magliette da donna e da uomo Switcher Swiss Vision, disponibili in diversi colori, per es. maglietta da donna, bianca, 20x taglie S–XXL 25.– NOVITÀ ** Abbigliamento estivo per uomo, donna, bebè e bambini, per es. canotta da uomo con motivo stampato, in diversi colori, taglie S–XXL 9.90 ** Buggy London Up 79.– *,** Detersivi Total, per es. Color, 2 l 7.95 invece di 15.90 50% Detersivi per capi delicati Yvette, per es. Care, 2 l 8.95 invece di 11.20 20% ** Migros Plus in conf. da 2, per es. detergente all’aceto di mele, 2 x 1 l 5.20 invece di 6.50 20% ** Carta igienica Soft in confezioni multiple, per es. Deco Color, FSC, 24 rotoli 9.60 invece di 16.– 40% ** Diversi articoli di cartoleria per l’apertura delle scuole, per es. penna a sfera blu, 10 pezzi 3.15 BiC Tipp-Ex correttore a nastro Mini-Pocket Mouse con decorazione, 3 pezzi 6.90 invece di 10.35 33%


Ă™ I P I D O M A I L VOG ! I D L O S O N E M PER INA CON

F L O M I L O C I T R A I * S . E O T R N E E N M A M NU R E P O S S RIBA I D % 6 1 L I IN MEDIA

* La Migros ribassa in modo permanente i prezzi di numerosi articoli Molfina. Per es. assorbenti Molfina Super Night, 16 pezzi, ora fr. 1.80 invece di fr. 2.20 (–18.2%). Offerte valide dal 16 giugno 2014.


GODITI UN PO’ DI MARE.

PUNTI

20x

LITÀ Q U A BI L I A M A RI DI P O N S ER V N G O. U C E AL

2.40 Filetti di sardine in olio d’oliva, MSC 100 g

DAI FILETTI DI PESCE ALLE INSALATE PRONTE FINO AI FRUTTI DI MARE IN VASETTO: Mimare offre tutto quel che i buongustai desiderano, il meglio dal mare per la dispensa. OFFERTA VALIDA DAL 17.6 AL 30.6.2014, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 16 giugno 2014 ¶ N. 25

62

Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 16 giugno 2014 ¶ N. 25

63

Idee e acquisti per la settimana

Delizie floreali I fiori sono una delizia per gli occhi e rallegrano piatti e tavolate

Bicchieri colorati assortiti 23cl, set di 6, Fr. 13.80

li dei fiori, perché vano chiamati fig ni ve ni bi ioli, m ba i Un tempo vimento di bocc cospargeva il pa si i on ito gu rim se at m In i à. e durant rava fertilit usanza che augu a tic r ’an pe un o ne nd sio seco sa espres re adottò la stes la stampa popola y indicare gli hipp

Consiglio Staccate : sei ramet i germogli di macinate ti di lavanda, in un morli finemente a 100 g d taio assieme Se il sale i sale marino. spargetel è troppo umido, di carta d o su un foglio lasciateloa forno e per un pa asciugare io d’ore.

Rose, viole e margherite sono una vera calamita per gli occhi. Quel che era comune per i nostri antenati è finito nell’oblio all’epoca dell’industrializzazione: le bellezze della natura si adattano perfettamente alle ricette e a decorare insalate, formaggi e dessert. Inoltre, i fiori hanno un buon sapore e sono ricchi di vitamine. Per esempio, il dente di leone contiene tanto betacarotene quanto le carote stesse. Chi volesse mangiarli, dispone di un’ampia scelta di fiori freschi commestibili in giardino, nei campi e nei boschi. Gli aromi sono più intensi se si colgono i fiori in un’asciutta mattina, prima che il sole scaldi troppo. Altre originali idee per l’estate le troverete nel libretto «100 cosa de fare quest’estate». Progetto e testo: Anna Bürgin; Foto: Marvin Zilm; Styling: Esther Egli


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 16 giugno 2014 ¶ N. 25

64

Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 16 giugno 2014 ¶ N. 25

65

Idee e acquisti per la settimana

Consig Potete lio: i forma sostituire la mozzggini con o con i arella freschi formaggini di capra .

Formaggini marinati ai petali di rosa Per 4 persone

Ingredienti 6 boccioli di rosa non trattati 1 presa di zucchero ½ cucchiaino di sale pepe rosa o bouquet di pepe 1 dl d’olio d’oliva extra vergine 4 formaggini ticinesi di 70 g

Posate da in in melam salata mina bia nco/nero Fr. 3.9

Insalata fiorita Per 4 persone Ingredienti 1 cucchiaino di miele liquido 3 cucchiai d’aceto balsamico bianco 2 cucchiai di succo di limone 3 cucchiai d’olio d’oliva ½ cucchiaino di sale pepe ai fiori 300 g d’insalata mista a foglia fiori per guarnire, ad es. fiori di basilico, margheritine, nasturzio (tropeolo)

Preparazione Mescolate il miele con l’aceto balsamico, il succo di limone e l’olio. Condite con il sale e aggiungete i fiori. Guarnite l’insalata con i fiori, irroratela con la salsa e servite. Tempo di preparazione ca. 10 minuti Per persona ca. 1 g di proteine, 8 g di grassi, 9 g di carboidrati, 450 kJ/110 kcal

0

Preparazione Mettete da parte un bocciolo per guarnire. Staccate i petali dal resto dei boccioli e tritateli finemente. Mescolate il trito di petali con lo zucchero, il sale, il pepe e l’olio. Dividete i formaggini in otto parti e metteteli in un barattolo per conserve a chiusura ermetica. Versate la marinata sui formaggini e marinate a temperatura ambiente per ca. 2 ore. Al momento di servire, guarnite con i petali di rosa messi da parte. Tempo di preparazione ca. 5 minuti + marinatura ca. 2 ore Per persona ca. 10 g di proteine, 24 g di grassi, 2 g di carboidrati, 1100 kJ/260 kcal


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 16 giugno 2014 ¶ N. 25

66

Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 16 giugno 2014 ¶ N. 25

67

Idee e acquisti per la settimana Muffin alle albicocche con fiori di timo canditi Per 12 muffin Ingredienti 2 uova 120 g di zucchero 1 bustina di zucchero vanigliato 250 g di farina 1 cucchiaino di lievito in polvere 1 presa di sale 1,25 dl di panna 1 dl di latte 200 g di albicocche

Fiori di timo canditi 1 albume ca. 40 infiorescenze di timo 3 cucchiai di zucchero a velo

Glassa di zucchero 200 g di zucchero a velo 6 cucchiai di succo di limone

Preparazione 1. Il giorno prima, per i fiori di timo canditi mescolate l’albume e togliete la schiuma. Immergete nell’albume le infiorescenze di timo una alla volta. Cospargete di zucchero a velo, usando un colino e adagiate le infiorescenze su un foglio di carta da forno cosparso di zucchero a velo. Nel caso si formino delle piccole gocce, ogni tanto spostate i fiori e spolverizzateli nuovamente di zucchero a velo. Lasciate essiccare per tutta la notte.

Vasetti trasparenti 290 ml, confezione da 4, 160 ml, confezione da 6 Fr. 14.80 ciascuna

2. Il giorno della preparazione, scaldate il forno a 180 °C. Sbattete le uova con lo zucchero e lo zucchero vanigliato fino a ottenere un composto spumoso. Mescolate la farina con il lievito e il sale. Mescolate tutti gli ingredienti dei muffin, tranne le albicocche, fino a ottenere un impasto liscio e omogeneo. Versate l’impasto negli stampi per muffin. 3. Dimezzate le albicocche e snocciolatele. Tagliate le albicocche in otto spicchietti. Mettete da parte metà delle albicocche, tagliate il resto a metà e infilatelo nei muffin. Distribuite le rimanenti albicocche tagliate a spicchietti sui muffin e premetele leggermente. Cuocete i muffin al centro del forno per ca. 25 minuti. Prima di estrarli fate la prova cottura con uno stuzzicadenti di legno. Sfornate e lasciate raffreddare. 4. Per la glassa di zucchero, mescolate lo zucchero a velo con il succo di limone fino a ottenere una glassa densa. Versatela sui muffin. Distribuite i fiori di timo sulla glassa.

Stampini di carta colorata per dolci 100 pezzi Fr. 3.75

Tempo di preparazione ca. 35 minuti + cottura ca. 25 minuti + essiccazione tutta la notte Un muffin ca. 5 g di proteine, 5 g di grassi, 47 g di carboidrati, 1050 kJ/250 kcal

Lattuga rossa al pezzo, prezzo del giorno

Consiglio: o deliziosi I muffin sona i fiori di timo anche senz ete anche usare canditi. Pot mmestibili altri fiori co rgheritine. come le ma

Lampioni di carta colorati set di 5 Fr. 5.90

Albicocche al kg prezzo del giorno

COME FARE…

…fiori commestibili in prelibatezze floreali.

Ceri di d iversi co lori e pr 28 pezzi ofumi Fr. 8.90

Ciotola di vetro Volcano Ø 26 cm Fr. 6.50 Nasturzio Questi fiori sgargianti hanno un gusto pepato e danno un tocco festoso alle insalate.

Dente di leone Se si fanno bollire questi fiori con zucchero ed acqua, ne risulta un composto somigliante al miele, delizioso da spalmare sul pane.

Malva selvatica Dal gusto puro e delicato. Una graziosa decorazione commestibile per ogni tipo di pietanza fredda.

Calendula Detta anche «zafferano dei poveri». I suoi petali danno colore a salse e burro oppure si macinano sull’insalata.

Macedonia Anna’s Best 380 g Fr. 4.90

«100 cose da fare quest’estate» Fr. 7.70 Fino ad esaurimento dello stock.

Bio Sushi 130 g Fr. 11.90 Nelle maggiori filiali Illustrazioni: Georg Wagenhuber


E N O I Z U D I R I D % 20 NU OV VO O

Miracle Skin Cream TRATTA ME NTO ANT I-ETÀ TRA SFO RM ATO RE DI PEL ELL LE E

13.40 invece di 16.80 Miracle Skin Cream, trasformatore di pelle, 50 ml

TR A S FO R M A Z IO ON NE

IM ME DIATA E DU RA BIL E

7.60 invece di 9.50 L‘ anti-età che trasforma la vostra pelle dal primo contatto.

ad. es. Ultimate Beauty Oil*, olio per il corpo, 150 ml

TAG/JOUR

G arnier SSkcinopNritaetulr’aassortimento ls a prezzo scontato.

8.60 invece di 10.80 ad. es. Micellar Cleanser All-In-1*, Acqua detergente, 400 ml

*

bbra, la e i ch oc o, is v er p e nt Acqua deterge . per pelli e occhi sensibili

In vendita nelle maggiori filiali Migros.

SU TUTTI I PRODOTTI GARNIER PER LA CURA DEL VISO E CORPO VALIDE SOLO DAL 17.6 AL 30.6.2014, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK

Garnier è in vendita alla tua Migros


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 16 giugno 2014 ¶ N. 25

69

Idee e acquisti per la settimana

Yvette White, detersivo delicato per tessuti bianchi e chiari 1,5 l Fr. 6.80* invece di 8.50 *20% sui detersivi Yvette fino al 30 giugno.

L’Industria Migros produce numerosi prodotti molto apprezzati, tra i quali anche i detersivi Yvette.

Ci si sente bene: indumenti lavati e profumati con delicatezza. Yvette White ravviva la luminosità del bianco.

Il bianco che abbaglia Affinché i vestiti preferiti conservino forma e colore il più a lungo possibile hanno bisogno del detersivo giusto. Con Yvette White il bianco rimane come nuovo per molto tempo Ognuno di noi ha dei vestiti prediletti, nei quali si sente davvero a suo agio. Questa bella sensazione aumenta se si sa che sono stati lavati con delicatezza ed emanano un buon profumo. Infatti, con il detersivo giusto i tessuti mantengono la forma più a lungo e i colori conservano la loro vivacità. Affinché anche i capi di colore bianco restino immacolati per molto tempo e le fibre invecchino meno rapidamente, si raccomanda Yvette White. La sua

nuova formula procura un ottimale e intenso effetto brillantezza. Lo sgradito appannamento dei tessuti viene realmente eliminato, i capi bianchi o di colore chiaro tornano a risplendere come nuovi. Allo stesso tempo, Yvette White lava in modo particolarmente delicato, curando e proteggendo le fibre. In tal modo la biancheria conserva a lungo la forma. I detersivi Yvette sono efficaci anche alle basse temperature: chi li usa nei programmi di lavaggio più deli-

cati, e dunque seleziona una temperatura di 30 gradi, fa del bene ulteriore ai propri vestiti preferiti. Infatti, la meccanica della lavatrice e le temperature elevate strapazzano le fibre e possono perfino danneggiarle. Le macchie più tenaci possono essere pretrattate, ad esempio con Total Spray & Wash. Yvette è testato dermatologicamente e facilmente biodegradabile. Inoltre, grazie alla pratica confezione di ricarica si evitano rifiuti inutili. / JV; Foto: Getty Images


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 16 giugno 2014 ¶ N. 25

70

Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino ¶ 16 giugno 2014 ¶ N. 25

71

Idee e acquisti per la settimana

Torta di pomodori al formaggio di capra

Momenti all’insegna della leggerezza

Piatto principale per 4 persone Per 1 teglia di 30 cm Ø

Preparazione Scaldate il forno a 180 °C. Srotolate la pasta e adagiatela nella teglia con la carta. Bucherellate il fondo con una forchetta. Sbattete le uova con il formaggio e la panna. Condite con sale e pepe. Dimezzate i pomodori. Versate la crema sulla pasta. Guarnite con i pomodori dimezzati. Cuocete al centro del forno per ca. 30 minuti. Sfornate la torta. Spezzettatevi le foglie di basilico e portate in tavola. Servite con lo sciroppo al limone con la menta e i cubetti di ghiaccio.

I prodotti Léger sono sinonimo di alimentazione equilibrata. Vi permettono di preparare delicati piatti estivi

Tempo di preparazione ca. 40 minuti + cottura in forno ca. 30 minuti Per persona ca. 16 g di proteine, 20 g di grassi, 35 g di carboidrati, 1650 kJ/390 kcal

Ingredienti 1 pasta per crostate ottagonale già spianata di 270 g* 150 g di formaggio di capra* 2 dl di panna semigrassa* 3 uova sale, pepe 300 g di pomodori cherry 2 gambi di basilico 4 cucchiai di sciroppo al limone* 2 rametti di menta alcuni cubetti di ghiaccio

In questa stagione non si ha voglia di piatti sostanziosi come gli ossi buchi o gli involtini di verza. Più gettonati sono sicuramente i piatti leggeri estivi. E se si vuole essere sicuri che riescano sempre, è bene optare per i prodotti della linea Léger. La scelta include un centinaio di prodotti di ogni genere, i quali, rispetto ai prodotti convenzionali, contengono minimo il 30 per cento in meno di grassi, calorie o carboidrati. L’assortimento Léger è composto da una diversificata gamma di latticini, pane, sciroppi, confetture, carne e affettati come pure snack e dessert. Anche i buongustai non resteranno delusi, dal momento che, nonostante la riduzione di grassi, calorie o carboidrati, questi prodotti sono in grado di soddisfare tutte le voglie. E questo vale anche per classiche «bombe caloriche» quali mascarpone e salame, pure disponibili nella qualità Léger. Léger è riconoscibile grazie alle confezioni di colore blu con la scritta bianca. Su ognuna di esse è indicata la percentuale di grassi, calorie e carboidrati in meno contenuti in confronto ai prodotti tradizionali. / Testo: Dora Horvath; Foto: Claudia Linsi

Insalata estiva con hamburger e salsa rosa Piatto principale per 4 persone

Preparazione Mescolate la Fit-onnaise con il ketchup, il succo d’arancia e qualche goccia di Tabasco. Mettete da parte. Dimezzate i porri per il lungo e tagliateli a striscioline sottili. Grattugiate le carote con la grattugia per rösti. Condite i porri e le carote con la salsa per insalata. Dimezzate i ravanelli. Scaldate l’olio in una padella. Rosolatevi gli hamburger da entrambi i lati a fuoco medio per 5-6 minuti. Tostate le fette di pane in una padella senza aggiungere grassi. Tritate finemente la cipolla. Servite gli hamburger con l’insalata, i porri, le carote, i ravanelli e le fette di pane.

Tempo di preparazione ca. 25 minuti Per persona ca. 41 g di proteine, 19 g di grassi, 17 g di carboidrati, 1750 kJ/420 kcal

Léger French dressing 450 ml Fr. 2.50

Léger Mezza panna UHT 0,5 l Fr. 3.90

Léger Hamburger di manzo 230 g Fr. 6.10

Léger Pane proteico 400 g Fr. 3.70

Ingredienti 60 g di Fit-onnaise alle erbe* 60 g di ketchup* 2 cucchiai di succo d’arancia Tabasco 200 g di porri 250 g di carote 1 dl di French Dressing (salsa per insalata)* 1 mazzetto di ravanelli 2 cucchiai d’olio d’oliva 4 hamburger di 115 g* 4 fette di pane proteico di 50 g* 150 g d’insalata a foglia 1/2 cipolla rossa

Léger Sciroppo al limone 75 cl Fr. 3.60

Léger Fit-onnaise erbe 280 g Fr. 2.80 Léger Formaggio fresco di capra 150 g Fr. 3.70

Léger Pasta per crostate 270 g Fr. 2.–

L’industria Migros produce numerosi prodotti molto apprezzati, tra cui anche i prodotti Léger.


E N O I Z U D I R 20% DI “Scoprite

3.25 invece di 4.10 ad es. Gourmet Gold Mousse Confezioni da 4x85g

® Reg. Trademark of Société des Produits Nestlé S.A.

un’incomparabile scelta”

SU TUTTO L’ASSORTIMENTO ENTO GOURMET, OFFERTE VALIDE SOLO DAL 17.06 AL 23.06.2014, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK

GOURMET è in vendita alla tua Migros e su LeShop.ch


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.