Azione 31 del 31 luglio 2023

Page 1

SOCIETÀ

Aiutare i figli di genitori che hanno una dipendenza, un programma nazionale spiega come

Pagina 3

TEMPO LIBERO

Per leggere una fotografia bisogna conoscere la grammatica e la sintassi del suo linguaggio

Pagina 9

ATTUALITÀ

A Washington la «Commissione Helsinki» ha preso sotto la lente l’agire delle banche svizzere

Pagina 17

Plinio Martini, cantore della sua valle

edizione 31

MONDO MIGROS

Pagine 4 – 5

CULTURA

Gli scatti dell’attivista visiva Zanele Muholi protagonisti di una mostra al Kunstmuseum di Lucerna

Pagina 27

Narrare (e bene) la sfida più grande

Simona Sala

Forse c’è una sfida, in questo frangente storico, che le supera tutte. Nell’epoca in cui viviamo, in cui il cosiddetto «buco estivo» (quel languido periodo stagionale in cui, vuoi per le vacanze, vuoi per pigrizia, le notizie diventano una – peraltro salubre – eco lontana) non è che un ricordo, le notizie riportate dai media sono un susseguirsi disordinato di eventi in cui politica e gossip si intrecciano alternati a scienza e guerre, contendendosi l’attenzione del pubblico con i social media, dal canto loro altrettanto attivi e, se possibile, ancora più caotici. In una narrazione (a tratti isterica) senza soluzione di continuità, come in un gioco di anelli concentrici, negli ultimi anni siamo passati dalla pandemia alla guerra e a tutta una serie di crisi, in uno scenario in cui però, giorno dopo giorno, è venuto a palesarsi con frequenza sempre maggiore il tema del clima. O ancora, della catastrofe ambientale, come qualcuno preferisce chiamarla, quando

non si arriva, addirittura, a evocare l’apocalisse. D’altronde, come raccontare, o peggio ancora, spiegare, la natura di una cella temporalesca (in questi giorni siamo costretti a farci tutti un poco meteorologi) come quella che ha colpito La Chaux-de-Fonds? O il dramma dell’isola di Rodi (tanto per citare uno fra le decine di incendi che impazzano nel sud dell’Europa e nel nord dell’Africa)? O una Milano che si è risvegliata devastata, con gli alberi riversi al suolo e canali d’acqua in cui galleggiavano pezzi di ghiaccio? Oppure la Sicilia, in balia di blackout continui per il surriscaldamento dei cavi sotterranei? I bollettini ormai si sovrappongono, in un’infilzata di record che ha dell’incredibile.

Ma, paradossalmente, la sfida maggiore non è data dagli sforzi sovrumani richiesti per spegnere gli incendi o per sopravvivere a oltre 40° gradi, senza contare la paura (il «New York Times» ha scritto come sempre più spesso il terrore della

crisi ambientale finisca negli studi degli psicanalisti), quanto più dal sapere raccontare questa emergenza totale e totalizzante, prima e unica a memoria d’uomo. La stampa ci prova, ma con i mezzi tradizionali, che forse in questo caso non sono i più efficaci. Gridare al sensazionalismo e sbattere, giorno dopo giorno, un nuovo record in prima pagina, in un momento in cui l’urgenza principale è rappresentata da una riflessione collettiva il più possibile serena e ponderata, rischia non solo di confondere lettrici e lettori, ma di ricreare quella situazione dicotomizzata che avevamo ben conosciuto durante il periodo pandemico, in cui una profonda crepa si è insinuata nelle società democratiche, di colpo spaccate tra negazionisti e non. Se l’accuratezza giornalistica fosse tenuta più da conto, sapremo ad esempio che non sono tanto i roghi a doverci preoccupare (come ha sottolineato il meteorologo svizzero Jörg Kachelmann, l’autocombustione è impossibile al di

sotto dei 200°-250° gradi), quanto più il surriscaldamento delle acque dei mari, oppure la pianificazione scriteriata del territorio con la generosità cementizia che conosciamo, o ancora, l’ampliamento di strade e gallerie, votate a un’accoglienza sempre più importante di volumi di traffico. Una sana presa di coscienza, primo indispensabile passo per azioni secondarie come la salvaguardia della biodiversità e del territorio, tanto per fare un esempio, deve per forza passare per una narrazione equilibrata e non gridata, altrimenti – e più che di un rischio, parliamo di un dato di fatto acclamato – proprio nel frangente storico in cui il genere umano necessita maggiormente di creare un fronte unito e compatto, finiremo per ritrovarci nuovamente con una società spaccata in due, come ai tempi del Covid. Ma con una grande, insormontabile differenza: contro la crisi climatica, di vaccini (efficaci o meno, questa è un’altra storia), proprio non ne esistono.

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXVI 31 luglio 2023 Cooperativa Migros Ticino
◆ ● G.A.A. 6592 San t’Antonino
Natascha Fioretti e Guido Grilli Pagina 30-31 Archivio di famiglia Plinio Martini

I volontari di Nabad si raccontano

Il gruppo fondato nel 2017 coinvolge le persone migranti residenti nelle Tre Valli favorendo l’integrazione e creando forti legami di amicizia

Prendersi cura della salute

L’arte della medicina risiede nell’esperienza del medico e nelle sue abilità di empatia e comprensione del paziente per giungere a una diagnosi corretta

Cosa fare quando un artista è «mostruoso»

Dibattiti ◆ L’autrice statunitense Claire Dederer indaga la relazione tra le cattive condotte di artisti famosi e l’amore che proviamo per le loro opere

Possiamo apprezzare un film, un libro o un dipinto se il suo autore si rivela una cattiva persona? Non semplicemente un arrogante, maleducato ed egoista – come raccontano le biografie di decine di artisti –, ma qualcuno il cui comportamento è immorale oppure, addirittura, illegale?

Claire Dederer, autrice statunitense fuori dalle righe, particolarmente apprezzata dalla critica anglosassone, cerca di rispondere a queste domande nel suo ultimo libro, appena uscito in inglese, Monsters: A Fan’s Dilemma (Mostri: il dilemma di un’ammiratrice). Prendendo le mosse da un suo saggio, diventato virale, pubblicato nel 2017 su «The Paris Review», intitolato Cosa fare con l’arte degli uomini mostruosi?, Dederer approfondisce il discorso, mescolando critica, filosofia, storia e narrazione personale.

Amare l’opera di chi ha comportamenti particolarmente problematici significa andare al cuore dell’esperienza umana

È possibile scindere l’opera dall’artista? Il dubbio attanaglia l’umanità da qualche secolo. La riflessione, in merito, è diventata più impellente dopo la consapevolezza acquisita a livello collettivo negli ultimi anni, anche in seguito all’impatto dei movimenti femministi internazionali. Il principale dei quali è stato il #MeToo, che ha svelato i meccanismi dietro a certi sistemi di potere maschile basati sulla violenza.

Claire Dederer prende in considerazione il lavoro di artisti dalla condotta moralmente deprecabile e riflette sul legame tra genio e mostruosità.

Si domanda se sia davvero necessario riconsiderare i nostri gusti sull’arte, sulla letteratura e sul cinema, sulla base delle malefatte nella vita privata di personaggi che sono stati, però, capaci di creare opere grandiose.

L’enigma più difficile da risolvere per Dederer riguarda due famosi registi cinematografici: Roman Polanski e Woody Allen. Il primo è stato coinvolto in una complessa vicenda giudiziaria, iniziata oltre quarant’anni fa (in seguito alla quale ha lasciato gli Stati Uniti), per violenza sessuale su una minorenne, con altre accuse di abusi arrivate nel corso del tempo. Il secondo, invece, ha intrapreso una relazione con la figlia adottiva della sua ex compagna Mia Farrow e alla fine l’ha sposata. Il rapporto tra Allen e Soon-Yi Previn è analizzato con particolare attenzione da Dederer, che da bambina era molto affezionata al fidanzato della madre, con il quale ha tuttora un legame di fiducia e rispetto. La prospettiva

che un sentimento di riguardo come il loro possa venire snaturato e sessualizzato, le provoca disgusto.

I «mostri», spiega l’autrice, «sono accusati di aver fatto o detto cose orribili, e allo stesso tempo sono stati capaci di realizzare qualcosa di grandioso». La conoscenza dei fatti orrendi non può essere facilmente messa da parte dal pubblico, come poteva accadere un tempo. «Una volta la biografia era qualcosa che si cercava, desiderava e inseguiva attivamente. Ora ci cade addosso tutti i giorni».

Monsters: A Fan’s Dilemma si colloca nel contesto americano degli ultimi dieci anni, culminato perfino con la messa in discussione di alcuni testi classici e l’idea di doverli mettere al bando oppure di riscriverli, in certe parti. La temperie culturale è stata chiamata «cancel culture» (cultura della cancellazione), termine che non piace a Dederer perché lo trova fuorviante. In diverse interviste, spiega

che in questo momento storico stiamo mettendo in dubbio un ordine costituito che per secoli è stato intoccabile. Nonostante ci siano degli effetti negativi, «è fondamentale che le persone siano in grado di raccontare se sono state vittime di violenza».

Il punto centrale, però, deve restare la nostra risposta soggettiva alle opere artistiche. Ognuno deve essere in grado di poter scegliere di usufruire comunque di un film, un libro oppure un quadro, senza che ci siano diktat esterni.

Dederer non ne fa una questione soltanto maschile. Include, infatti, anche le donne nella sua disanima. Sostiene che nel creare l’arte, le donne possono rivelarsi «una sorta di mostri», nonostante le loro azioni coinvolgano soltanto una certa sfera della loro esistenza, in genere la loro identità di madri. Chi ha mai sostenuto che non dovremmo apprezzare Doris Lessing perché ha lasciato due dei suoi

figli in Sudafrica quando si è trasferita in Inghilterra per scrivere? Oppure che Sylvia Plath dovrebbe essere eliminata dai programmi scolastici perché, togliendosi la vita, ha traumatizzato il figlio e la figlia che dormivano nella stanza accanto? Nel libro, si legge: «L’artista deve essere abbastanza mostruoso non solo per iniziare il lavoro, ma anche per completarlo. E per commettere tutte le piccole efferatezze che si trovano nel mezzo».

E Dederer mette perfino sé stessa al centro della critica. Riconoscere le proprie piccole crudeltà, come «lasciarsi alle spalle la famiglia, sistemarsi in una capanna presa in prestito o in una stanza di motel affittata a poco prezzo», è importante per individuare il proprio potenziale di mostruosità. Pagina dopo pagina, tenta di risolvere l’insolvibile, resistendo contemporaneamente alla semplificazione e all’auto-illusione. Costellato di aneddoti personali, l’approccio dell’autrice irra-

PicassoMinotauro in una fotografia degli anni 40 scelta per la copertina del libro Monsters: A Fan’s

dia umanità o, per usare altri termini, soggettività. Nel libro la scrittrice fa proprio riferimento a una frase di Donna Haraway, «l’oggettività è un trucco di Dio», puntualizzando immediatamente che, invece, «la soggettività è un trucco umano». Non c’è il tentativo di difendere i mostri. Così come volere bene alle persone della nostra vita ci costringe a fare i conti con i loro fallimenti – anche quelli impossibili da accettare –, amare l’opera di chi ha comportamenti particolarmente problematici significa andare al cuore dell’esperienza umana. «Il bisogno di accettare i tracolli di un’altra persona, e la totale impossibilità di giustificarli, è alla base di tutto», riflette Dederer. E ricorda la volta in cui un suo amico le ha confidato il suo complicato rapporto con il padre. L’uomo aveva causato un dolore infinito al figlio che, nonostante tutto, non ha mai potuto fare a meno di amarlo.

● ◆ 2 Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXVI 31 luglio 2023 azione – Cooperativa Migros Ticino
SOCIETÀ
Dilemma. Stefania Prandi
6
Pagina 7 Pagina

Come aiutare i figli di genitori con una dipendenza

Socialità ◆ I bambini e i ragazzi che crescono con una madre o un padre alcolista affrontano grandi difficoltà e insicurezze; le persone vicine possono fare qualcosa di concreto, come spiega il programma nazionale di Dipendenze Svizzera

«Se avessi potuto parlare apertamente della mia situazione con qualcun altro quando avevo 5, 8 o 14 anni, forse avrei capito che non dovevo sopportare la responsabilità di salvare i miei genitori e la mia famiglia. L’ho riconosciuto e capito veramente solo trent’anni dopo». È la testimonianza di un figlio di genitori alcolisti, uno dei tanti che non ha ricevuto un aiuto quando era bambino.

In Svizzera sono circa 100mila i bambini che vivono con un genitore che ha problemi con l’alcol o con un’altra sostanza illegale. I figli di questi genitori hanno un alto rischio, sei volte più del solito, di sviluppare a loro volta problemi legati alle dipendenze.

Dipendenze Svizzera, la fondazione che da sempre si occupa di questi temi, ha lanciato una campagna per sensibilizzare le persone vicine alle famiglie affette da dipendenza. È necessario intervenire, segnalare e soprattutto aiutare.

Margaux Salvi-Délez:

«Poco importa se siete un vicino di casa, un famigliare o il genitore di un compagno di classe: siete abbastanza vicini per esercitare un ruolo cruciale e positivo nella vita di un bambino»

«Cerchiamo di informare le persone vicine, che conoscono le situazioni, ma che hanno remore o paure di fare qualcosa. – ci dice Margaux Salvi-Délez, capoprogetto prevenzione di Dipendenze Svizzera – È importante che le persone vicine alle famiglie con genitori alcolisti agiscano, dimostrando che c’è qualcuno di disponibile ad aiutare. Sappiamo che è difficile intervenire dall’esterno, ma si può fare chiamando un servizio, per esempio Ticino addiction, o rivolgendosi a qualche specialista».

«Mamma beve, papà beve» è il programma nazionale sui figli di genitori con una dipendenza. Nel fascicolo che è stato pubblicato in tutta la Svizzera si danno consigli per come affrontare questi problemi e come relazionarsi con i bambini di queste famiglie in crisi. Ci sono alcuni punti cruciali da sottolineare. La dipendenza è una malattia; non è colpa dei figli se i genitori hanno un problema di dipendenza e i bambini non sono responsabili della situazione in cui vivono il padre e la madre; i bambini confrontati con questo problema sono tanti, non sono soli; i figli hanno diritto di sentirsi bene anche se i genitori attraversano momenti difficili. E, soprattutto, i figli hanno diritto di

parlare di ciò che succede a casa e di chiedere aiuto. Cosa non sempre facile, perché la famiglia è una struttura chiusa che spesso non lascia filtrare i malesseri che la logorano.

«Le famiglie con genitori affetti da dipendenza rappresentano contesti molto difficili che portano spesso all’isolamento dei bambini. – spiega Margaux Salvi-Délez – I figli si sentono soli, hanno paura e vergogna. Possono vivere emozioni contraddittorie, amano i genitori, ma esprimono anche rabbia e odio nei loro confronti e non sono privi di sensi di colpa. A volte questi ragazzi devono assumere enormi responsabilità, occuparsi dei fratelli minori e anche, alla fine, dei genitori, quando questi sono in balia dell’alcol o di altre sostanze. Bisogna ricordare che per aiutare i bambini occorre aiutare i genitori. In particolare si tratta di aiuto alle famiglie».

Cosa possono fare le persone vicine? «Indipendentemente dal fatto che abbiate parlato o meno con i bambini della dipendenza di uno o di entrambi i genitori, potete esserci per loro. – consiglia Dipendenze Svizzera – Poco importa che siate un vicino o una vicina di casa, un famigliare oppure un genitore di un compagno di classe: siete abbastanza vicini per esercitare un ruolo cruciale e positivo nella vita di un bambino o una bambina che deve fare i conti con la dipendenza del padre o/e della madre».

A livello svizzero si stima che circa 300mila persone abbiano una dipendenza da alcol e una su tre ha, all’interno della propria cerchia famigliare, almeno una persona che ha sviluppato un consumo problematico di alcol e che necessita quindi di cure psicosociali.

Ogni anno si organizzano giornate o anche la settimana nazionale di azione per sensibilizzare la popolazione su questi temi. In Ticino, oltre al Dipartimento della sanità e della socialità, sono attive alcune associazioni: Ingrado, servizi per le dipendenze, Radix della Svizzera italiana e Ticino addiction. Tuttavia, solo dall’anno scorso è stata organizzata la settimana nazionale di sensibilizzazione.

«Ci sono cantoni che fanno di più, altri meno. – annota Salvi-Délez – Dipende anche dalle risorse finanziarie a disposizione. In ogni caso è importante che le istituzioni si responsabilizzino su questi temi. Si tratta di creare sistemi di presa a carico per le famiglie e per i bambini che si trovano nel bisogno. Anche nelle scuole si dovrebbe organizzare un intervento precoce. È determinante la formazione di tutti i professionisti che sono a contatto con l’infanzia, in-

segnanti ed educatori; sensibilizzarli su questi problemi, spiegare come si deve intervenire e che ruolo assumere in queste dinamiche delicate».

L’opuscolo di Dipendenze Svizzera spiega alcuni dettagli significativi: «Capita spesso che le persone affette da dipendenze neghino e non riconoscano i loro problemi. In questi casi, parlare delle dipendenze in modo diretto con gli interessati rischia di essere controproducente. In effetti, il genitore potrebbe provare vergogna o altri sentimenti e rifiutare di affrontare l’argomento. In un primo momento è dunque meglio parlare degli atteggiamenti del bambino o della bambina osservati e delle proprie preoccupazioni al riguardo, senza necessariamente menzionare la questione della dipendenza. È importante non esprimere giudizi sul genitore in questione. Ricordatevi che le dipendenze costituiscono una malattia e che ogni padre e ogni madre cerca, a suo modo, di essere un buon genitore».

Intervenire nei confronti di famiglie che vivono casi di dipendenza è essenziale anche per cercare di garantire un futuro migliore ai figli. I bambini che vivono in queste famiglie rischiano di piombare a loro volta nella dipendenza. «Possono esserci proble-

mi anche legati alla genetica – ci dice Margaux Salvi-Délez – ma è evidente che un bambino che cresce in un contesto famigliare confrontato con la dipendenza non riceve le competenze psicosociali che gli permettono in seguito di affrontare le prove della vita. Quindi nell’adolescenza potrebbe essere indotto a utilizzare sostanze per stare meglio, perché questo è quanto ha vissuto lungo la sua esperienza infantile. Altra cosa importante da sapere è che affrontare una situazione di famiglia alcolista non significa automaticamente segnalare all’autorità di protezione. Aiutare non significa denunciare, né portare alla separazione dei figli dai genitori.

È una paura che va evitata, la protezione dell’infanzia ha molte modalità prima di arrivare alla denuncia. Questa è l’ultima ratio e interviene quando la situazione è molto complicata o quando la salute del bambino è in pericolo».

Per quanto riguarda la sensibilità della politica in tema, il Panorama svizzero delle dipendenze, pubblicato da Dipendenze Svizzera lo scorso febbraio, critica il Parlamento elvetico che «non tiene il passo con la volontà popolare». «Alla fine del 2015, dopo quasi quattro anni di trattative, i lavori di revisione della legge sull’al-

col sono stati sospesi. Da allora, un’unica volta nel 2016 il Parlamento ha accettato una mozione per sancire a livello giuridico i test d’acquisto di alcolici, e nel 2019 ha poi approvato la vendita di bibite alcoliche sulle autostrade». Anche per quanto riguarda il tabacco, il Parlamento frena: «Dopo aver approvato l’iniziativa popolare “Fanciulli senza tabacco”, le lobby parlamentari non hanno tardato a dichiararsi contrarie alla sua effettiva attuazione».

Diamo ancora la parola al figlio di alcolisti che abbiamo citato in apertura: «I bambini provenienti da famiglie disfunzionali hanno quasi certamente tutti, senza eccezione, un problema di fiducia. Nonostante questo, o proprio per questo, un bambino che sembra soffrire ha bisogno di una persona di fiducia, insegnante o assistente sociale. Ricordate, tuttavia, che nell’interazione tra il bambino e l’adulto, simpatia e antipatia giocano un ruolo. Ci deve essere una sorta di alchimia. A volte è necessaria una certa distanza affinché il bambino possa raccontare la storia senza preoccuparsi».

Informazioni www.figli-genitori-condipendenze.ch

● Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXVI 31 luglio 2023 azione – Cooperativa Migros Ticino 3 azione Settimanale edito da Migros Ticino Fondato nel 1938 Abbonamenti e cambio indirizzi tel +41 91 850 82 31 lu–ve 9.00 –11.00 / 14.00 –16.00 registro.soci@migrosticino.ch Costi di abbonamento annuo Svizzera Fr. 48.– / Estero a partire da Fr. 70.–Redazione Carlo Silini (redattore responsabile) Simona Sala Barbara Manzoni Manuela Mazzi Romina Borla Natascha Fioretti Ivan Leoni Sede Via Pretorio 11 CH-6900 Lugano (TI) Telefono tel + 41 91 922 77 40 fax + 41 91 923 18 89 Indirizzo postale Redazione Azione CP 1055 CH-6901 Lugano Posta elettronica info@azione.ch societa@azione.ch tempolibero@azione.ch attualita@azione.ch cultura@azione.ch Pubblicità Migros Ticino Reparto pubblicità CH-6592 S. Antonino tel +41 91 850 82 91 fax +41 91 850 84 00 pubblicita@migrosticino.ch Editore e amministrazione Cooperativa Migros Ticino CP, 6592 S. Antonino tel +41 91 850 81 11 Stampa Centro Stampa Ticino SA Via Industria – 6933 Muzzano Tiratura 101’177 copie ●
In Svizzera sono circa 100mila i bambini che vivono con un genitore che ha problemi con l’alcol o con un’altra sostanza. (Pexels)

Rassegna dell’artigianato ticinese

Attualità ◆ Fino al 12 agosto il Centro S. Antonino ospita una mostra dedicata agli artigiani del nostro territorio.

Abbiamo intervistato Roberto Barboni, presidente dell’Associazione Artigiani del Ticino

Signor Barboni, di cosa si occupa la vostra associazione?

L’Associazione Artigiani del Ticino è nata nel 2009 e si occupa di promuovere l’artigianato ticinese. È composta totalmente da artigiani e creativi della nostra regione che producono oggetti (tradizionali e moderni) in autonomia. Dal 2012 ne sono il presidente e mi occupo dell’organizzazione di attività e della filosofia d’azione che è quella di presentare i nostri soci (e i loro prodotti) nel modo più diretto possibile, vale a dire nelle più importanti fiere agrarie del cantone, ma anche nei centri d’aggregazione moderni come lo sono i centri commerciali tramite le nostre «Rassegne d’artigianato».

Quanto è importante l’artigianato per il nostro Cantone e qual è il suo valore attuale?

L’artigianato, specialmente quello tradizionale, è sinonimo di produzione autonoma di oggetti d’uso quotidiano partendo dalla materia prima ed è importante poiché serve a ricordare le nostre tradizioni; ossia, quando nel proprio piccolo, ogni nucleo famigliare era un produttore d’artigianato. Credo che sia essenziale mantenere queste tradizioni e le conoscenze tecniche affinché non si perdano con la memoria dei nostri avi. Nell’era moderna l’artigianato ha anche un valore ricreativo dove rientra negli spazi dedicati agli hobby. Chi oggi vive d’artigianato, oltre che a continuare a preservarne i valori, cerca di creare oggetti che si differenzino dalla produzione in serie, in quanto subentrano ricerche estetiche e tecniche che rendono unici e duraturi gli oggetti prodotti.

La brioche del 1º agosto

Attualità ◆ Una specialità iconica che non può mancare in occasione della Festa nazionale svizzera

La brioche è ormai diventata una golosa tradizione che non può assolutamente mancare sulla tavola del brunch del 1° agosto. Questa morbida specialità di pasta lievitata viene preparata dal panificio Migros con ingredienti semplici e genuini quali farina di frumento, burro, lievito, uova, latte e poco zucchero, regalando a grandi e piccini un’esperienza gustativa indimenticabile. Creata nel 1959 dall’Associazione svizzera dei panettieri e pasticceri con lo scopo di promuovere il patrimonio culinario elvetico, si caratterizza ancora oggi per il suo aspetto ben dorato con taglio a forma di croce in superficie e l’immancabile bandierina rossocrociata piantata nella crosta. La sua

morbida mollica e il gusto leggermente dolce si accostano perfettamente a ingredienti sia dolci che salati, come per esempio confettura di fragole e rabarbaro, miele, formaggi dal gusto deciso come Gruyère, Appenzeller, formaggi d’alpe e affettati nostrani, oppure, perché no, anche salmone. Grazie al burro che contiene la brioche si conserva anche fino a due giorni. È ottima anche affettata e leggermente tostata come base di sfiziose tartine per l’aperitivo.

Brioche del 1° agosto IP-Suisse

400 g Fr. 3.50

In vendita nelle maggiori filiali Migros

Cosa verrà esposto a S. Antonino?

Nella Mall principale verrà allestito un bel mercato tradizionale con bancarelle dove si potranno ammirare e acquistare diversi prodotti dei nostri artigiani. A questa nuova edizione della rassegna saranno presenti 11 espositori che sono attivi nella lavorazione di diverse materie, come ad esempio il legno al tornio, il vetro-fusione e le vetrate tiffany, l’incrocio di fili con il tombolo, la lavorazione delle foglie di mais, i saponi artigianali, la fabbricazione di carta artigianale, la scultura su legno, la filatura della lana, la creatività con il riciclo. In vari momenti della giornata si potranno ammirare gli artigiani al lavoro, discutere con loro per poi magari iscriversi a qualche corso. Per il 90esimo di Migros Ticino verrà organizzato anche un concorso dove il pubblico potrà votare delle opere d’artigianato artistico proprio sul tema «Migros».

Perché vale la pena visitare la rassegna?

Perché c’è tanto da vedere, scoprire e per noi artigiani è importante farci conoscere, specialmente in posti «fuori» dai canali normali dei mercati. Desideriamo ricordare ai visitato-

ri che ci siamo ancora, vogliamo far sapere cosa facciamo e che possiamo essere utili anche in caso di riparazioni e/o restauri. Inoltre, per l’occasione molti artigiani presenteranno alcune interessantissime novità. Vi aspettiamo!

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXVI 31 luglio 2023 azione – Cooperativa Migros Ticino MONDO MIGROS 4

Caffè artigianale ticinese tutto da provare!

Attualità

Le tre miscele del marchio «Caffè Antico» sono tostate a legna nelle Centovalli secondo un’antica tradizione e promettono momenti di piacere senza eguali

Introdotte la scorsa primavera nei supermercati Migros di Locarno, S. Antonino, Lugano, Agno e Serfontana, le tre miscele «Caffè Antico» stanno riscuotendo un buon gradimento da parte della clientela. Queste specialità sopraffine sono torrefatte in modo artigianale a Intragna, nelle Centovalli, da un grande appassionato della bevanda tra le più consumate al mondo, Fabio Minesso; il quale, accanto alla produzione di caffè, quale attività principale gestisce anche un locale molto apprezzato dai ticinesi e dai molti turisti che visitano la regione del Locarnese, il Grotto Maggini. Fabio Minesso si è avvicinato all’affascinante mondo del caffè fin da piccolo, grazie al nonno che possedeva una piccola officina di riparazione di macchine da caffè. Oggi è l’unico in Ticino a eseguire ancora la tostatura a legna, che avviene lentamente secondo un’antica tradizione. Per farlo utilizza una torrefattrice Balestra del 1963, completamente revisionata dal lui stesso. La sua prima miscela di caffè, «Piodina», la crea nel 2016, e rappresenta tuttora il fiore all’occhiello della sua produzione. Dopo qualche tempo, si aggiungono due altre miscele che vanno a completare idealmente la gamma «Caffè Antico», «Gourmet» e «Prestin». Il caf-

fè crudo di qualità Arabica e Robusta Fabio lo acquista da un affidabile importatore svizzero, ma il nostro torrefattore sta già pensando a una prossima collaborazione diretta con i coltivatori.

Le miscele «Caffè Antico»

«Caffè Antico» è presente sugli scaffali delle cinque maggiori filiali Migros del Cantone con una selezione di tre pregiate miscele per la gioia di tutti i palati. «Piodina» è composta per il 90% Arabica e 10% Robusta e si caratterizza per il suo aroma delicato, rotondo che rimane a lungo sul palato. Chi preferisce le note di cioccolato e cacao amaro può optare per la variante «Gourmet», composta al 100% da Arabica del Sudamerica. Infine, con il suo gusto pronunciato e la consistenza cremosa, «Prestin» (60% Arabica e 40% Robusta) accontenta anche gli intenditori più difficili.

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXVI 31 luglio 2023 azione – Cooperativa Migros Ticino MONDO MIGROS 5 In vendita nelle maggiori filiali Migros, da SportXX e online su sportxx.ch. Da tutte le offerte sono esclusi gli articoli già ridotti. Offerte valide solo dall’1.8 al 28.8.2023, fino a esaurimento dello stock.
per la scuola 69.90 invece di 99.90 Micro Monopattino Sprite 30% 39.90 invece di 49.90 Dakine Zaino class pack 25 l Prezzo al pezzo
113.–invece di 189.–MGP Monopattino da freestyle Origin Pro Psychedelic Edition 40% Annuncio pubblicitario
Tutto
20%
Oleg Magni

Storie di solidarietà che creano legami

Volontariato ◆ Lo spirito di reciprocità è alla base dell’esperienza del gruppo Nabad che dal 2017 affianca i migranti residenti nelle Tre Valli favorendo la loro integrazione

Nabad, che in somalo significa «pace», è il nome scelto per un gruppo di volontari nato nel 2017 con lo scopo di conoscere e accogliere i migranti residenti nelle Tre Valli. «Pace», che è quello cui il gruppo ambisce: pace tra le persone di diverse etnie che vivono nella nostra realtà, come pure la pace interiore di chi prende parte a questa iniziativa. Un obiettivo da raggiungere attraverso un’accoglienza di base, spontanea e sincera, frutto dell’ascolto e dell’incontro con l’altro.

«Nel 2015-16, anni in cui sono arrivati molti migranti nella nostra regione, abbiamo sentito l’esigenza di fare qualcosa in comune ad altre persone che non conoscevamo e che nel frattempo sono diventate amiche», ricorda Carla Falcone, che, con il marito Celestino, entrambi docenti di scuola media ora in pensione, figurano tra i coordinatori del gruppo insieme a Maria Antonietta e Flavio Bo, Nuris e Luca Fadini e Maria Rosa Broggi. Grazie alla risposta positiva di una ventina di persone a inizio 2017 è nato il gruppo di volontari Nabad; un gruppo eterogeneo, per età e professioni, che si è amalgamato cercando insieme soluzioni concrete all’integrazione di persone che, dopo un primo periodo trascorso in un centro di accoglienza, vengono alloggiate in appartamenti sparsi sul territorio. Una sistemazione che dovrebbe già favorire integrazione e autonomia, le quali nella realtà si scontrano con lo scoglio linguistico e le differenze culturali. Ecco perché una delle prime, e prioritarie, attività promosse dai volontari del gruppo consiste nei corsi di italiano.

Procedendo con ordine, il gruppo Nabad, partendo dall’esperienza di analoghe iniziative di Losone e Bellinzona, ha cominciato la propria attività – che gode del sostegno di enti come i Comuni di Biasca e Bodio, le locali Parrocchie, il Soccorso operaio svizzero (SOS) e il Programma d’integrazione cantonale – organizzan-

do ogni seconda domenica del mese un pomeriggio di integrazione tra volontari e migranti, che allora arrivavano da Eritrea, Somalia, Etiopia, Iraq, Afghanistan, Siria e Sri Lanka. Incontri che sono stati un’occasione per conoscersi e comprendere le reciproche abitudini, ma pure per sperimentare come, benché un sorriso possa favorire un senso di accoglienza, sentirsi parte di un Paese o di un progetto risulti arduo in caso di difficoltà di comunicazione. Ed è così che – su richiesta degli stessi migranti – il Gruppo ha iniziato a offrire dei corsi di italiano gratuiti a Bodio e Biasca.

«I corsi al momento continuano solo a Biasca e, dallo scorso anno, se ne sono aggiunti di specifici per le persone provenienti dall’Ucraina. Un’altra proposta che, nel tempo, abbiamo integrato è quella del sostegno scolasti-

co, rivolto dapprima ai giovani che seguono un apprendistato ed esteso poi ai ragazzi che frequentano le scuole medie ed elementari», spiega un altro coordinatore del gruppo, attivo fin dalla sua costituzione, Luca Fadini, chimico di formazione e ricercatore di professione: «sosteniamo anche gli adulti per quelli che possono essere dei loro bisogni professionali; per esempio proponendo, com’è avvenuto durante lo scorso anno scolastico, un corso di informatica. Manteniamo poi un occhio di riguardo verso le donne, cui rivolgiamo da diversi anni il “gruppo dell’angolo creativo”, uno spazio dove poter realizzare dei lavori manuali ma anche semplicemente incontrarsi».

Per rispondere a un’esigenza specifica delle famiglie eritree – numerose tra chi partecipa alle attività del

Gruppo – viene proposto un corso di lingua tigrina, idioma principale del Paese africano. «Il corso è rivolto ai figli di questi nuclei familiari, i quali parlano molto bene l’italiano ma meno bene la loro lingua madre, per aiutarli a non perdere i legami linguistici e culturali con il loro Paese d’origine», spiega Carla Falcone. Il fatto che ciò che viene proposto parta da esigenze reali, percepite oppure espresse, contraddistingue l’iniziativa, permettendole di crescere. «La presenza del nostro progetto in una zona periferica offre inoltre ai migranti che vi risiedono un’alternativa cui rivolgersi rispetto all’assistenza e a SOS Ticino», aggiunge Luca Fadini.

Tornado alle attività, il gruppo Nabad organizza pure delle escursioni sul territorio per consentire ai richiedenti d’asilo che vi partecipano di meglio conoscere la realtà ticinese. «Siamo stati sul San Gottardo, in Valle Maggia e Val Bavona, a Cardada e Cimetta. All’inizio di settembre faremo un tour botanico alla Isole di Brissago che ci darà l’occasione di parlare di integrazione anche attraverso la flora – continua Fadini – analogamente non molto tempo fa, in collaborazione con altri gruppi, come Natura in gioco e Ficedula, avevamo organizzato un’uscita alla scoperta delle rondini e della migrazione degli uccelli, la quale ci ha dato modo di riflettere sul fatto che migrare sia qualcosa di naturale e che l’importante sia riuscire a sentirsi a casa ovunque siamo».

Gli «incontri di integrazione» da cui l’attività del gruppo era partita si svolgono ora ogni due-tre mesi. «Adesso somigliano più a delle feste, alle quali è possibile invitare anche delle persone esterne, ma restano un momento molto importante che ci ricorda che siamo un grande gruppo di amici, una famiglia allargata», aggiunge Luca Fadini.

La formazione dei volontari, infine, completa l’offerta del gruppo Na-

bad. «Inizialmente era autogestita, mentre ora la facciamo principalmente in collaborazione con SOS Ticino. Si affrontano numerose tematiche che vanno dal sistema dei permessi al diritto all’asilo, fino a elementi più emotivi, come la gestione del trauma», spiega Fadini. «Anche questo aspetto della nostra attività è un’esperienza di crescita e arricchimento», aggiunge Maria Antonietta Bo. Esperienza nella quale non ci si limita a dare, ma dalla quale di riceve molto: «Intraprendere quest’attività per me e mio marito è stata un’occasione che ci ha aperto un mondo; siamo venuti a conoscenza di storie incredibili, anche di sofferenza, e adesso partecipiamo alla gioia di vedere il frutto dell’integrazione di chi è con noi da qualche anno, per esempio dei ragazzi che abbiamo seguito durante i loro apprendistati e che vediamo crescere e camminare da soli», aggiunge Carla Falcone. Lo spirito di reciprocità è uno degli elementi che caratterizza il gruppo Nabad: «Siamo attivi da sei anni e ci sono persone che da sei anni ci frequentano. Ciò ha permesso il crearsi di amicizie molto belle e profonde», continua una delle coordinatrici di un gruppo che, nel tempo, ha saputo diventare un importante riferimento per un certo numero di famiglie.

Quello che premeva a chi ha visto nascere il Gruppo era sicuramente favorire l’integrazione, ma pure offrire appoggio e sostegno, calore e umanità, elementi quanto mai importanti per chi è stato sradicato dal proprio mondo. «Come in una famiglia, semplicemente ci siamo. Per una confidenza, un pianto, un consiglio, oppure più concretamente per scrivere una lettera o rivolgersi a dei servizi o ancora per essere accompagnati dal dottore – conclude Maria Antonietta Bo – insegnare la lingua è bello, e senza dubbio importante, ma quello che troviamo forse ancora più bello è lasciarsi coinvolgere nelle storie, perché è da lì che si creano i legami».

6 Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXVI 31 luglio 2023 azione – Cooperativa Migros Ticino SOCIETÀ Tutti Prodotti Nature Box per la cura dei capelli per es. Shampoo riparatore con olio di avocado, 385 ml, 5.20 invece di 6.95 a partire da 2 pezzi 25% Tutti Prodotti Nature Box per la cura corpo in doccia per es. Gel doccia esotico all’olio di cocco, 385 ml, 3.70 invece di 4.95 a partire da 2 pezzi 25% Certo che funziona! Da tutte le offerte sono esclusi gli articoli già ridotti. Offerte valide solo dal 1.8 al 14.8.2023, fino a esaurimento dello stock NUOVO NUOVO Priva di ingredienti di origine animale Esclusa l‘etichetta Nature Box donano il 2% dei nostri profitti contro il cyberbullismo a Pro Juventute. per scoprire di più Annuncio pubblicitario
Tra le attività proposte dal gruppo ci sono anche le escursioni sul territorio.

Dottore, può dirmi che cosa ho?

Medicina ◆ Presa a carico del paziente: la diagnosi apre il percorso individuale e strutturato per la cura adeguata

L’impegno dell’Ordine mondiale della sanità (Oms) e di altre organizzazioni correlate è quello di non perdere occasione per promuovere a livello globale la sensibilizzazione su argomenti cruciali di salute pubblica di interesse della comunità internazionale, e lanciare programmi a lungo termine sugli argomenti al centro dell’attenzione. La salute è di fatto il nostro bene più prezioso e non è un tema che si esaurisce in poche riflessioni annuali. Oggi più che mai comprendiamo quanto questo vero e proprio capitale debba essere tutelato e conservato con cura, iniziando dalla prevenzione.

In medicina bisogna sempre riuscire a evitare il più possibile una diagnosi errata che porterebbe a una terapia inadeguata

Le riflessioni dell’Oms e del mondo sanitario rientrano quasi tutte nella crescente consapevolezza che «prendersi cura della salute» sarebbe il passo da intraprendere ancor prima di arrivare a dover curare la malattia, dalla quale peraltro nessuno è immune nel corso della vita. «L’arte della medicina risiede nell’esperienza del medico e nelle sue abilità di empatia e comprensione del paziente: lo ascolta, lo osserva e lo visita, ponendo un’ipotesi di diagnosi come base sulla quale costruire una presa a carico adeguata e individualizzata», questa la premessa della dottoressa Julia Schürch (specialista in medicina interna e d’urgenza e responsabile dell’Unità di medicina interna alla Clinica Sant’Anna di Sorengo) che racconta l’importanza

dell’accoglienza: «Ascolto e visita clinica fanno parte del primo approccio che ci porta verso la diagnosi, un passo necessario per individuare il problema di salute che affligge il paziente, e che ci permette poi di mettere in atto soluzioni specifiche che possano risolverlo», spiega la specialista referente medico dell’Ambulatorio visite urgenti (Avu) della struttura dove raccogliamo l’esperienza di Maria, una paziente: «Da tanto tempo ho un dolore allo stomaco, qualche volta a sinistra sopra lo stomaco. Oggi è molto più forte e sono venuta a farmi visitare perché sono abbastanza spaventata…». Dopo essere stata ascoltata e visitata, Maria è in attesa di alcune analisi.

«Per poter porre un’ipotesi di diagnosi, il medico deve valutare i dati che ha a disposizione e i sintomi che il paziente riferisce. Con la diagnosi si individua la patologia e la sua causa, così da impostare la cura più efficace possibile», ribadisce Schürch che sottolinea come in medicina bisogna sempre riuscire a evitare il più possibile una diagnosi errata che porterebbe a una terapia inadeguata e, di conseguenza, a una relativa perdita di tempo per la cura del paziente. Da qui si intuisce l’importanza di tutta questa prima fase che, come nel caso di Maria, permette di escludere almeno le patologie gravi. Cosa che però, in questo caso specifico, per ora ancora non porta chiaramente alle cause del suo dolore: «Abbiamo parlato con la signora che è stata visitata attentamente. L’ausilio di esami come la radiografia del torace e l’elettrocardiogramma ci hanno permesso di escludere che si tratti di un evento grave come infarto o polmonite. Ora, l’ipotesi di diagno-

si è che possa soffrire di una gastrite». Si tratta di un’ipotesi formulata sull’esclusione di patologie gravi e urgenti, per cui il prossimo passo della presa a carico sarà quello che dovrebbe confermare la cosiddetta diagnosi differenziale. A questo punto bisogna fare chiarezza fra i due termini: diagnosi e diagnosi differenziale. «La diagnosi indica il risultato di una procedura in grado di ricondurre un sintomo o un gruppo di sintomi a una categoria specifica o a un gruppo ristretto di categorie, dopo averne considerato ogni aspetto e seguendo un processo decisionale simile a un diagramma di flusso; è un passo necessario per individuare il problema e successivamen-

te mettere in atto soluzioni specifiche che possano risolverlo. In pratica, è come se fosse un “codice” che permette di comunicare tra medici. Con il termine diagnosi differenziale in medicina intendiamo per definizione un procedimento decisionale che tende a escludere, tra varie patologie o condizioni simili in un determinato paziente, quelle che non comprendono l’insieme dei sintomi e segni che si sono riscontrati durante la visita e dagli esami, fino a comprendere quale sia la patologia o la condizione appartenente davvero al paziente».

Con la spiegazione delle due definizioni, la specialista ribadisce il fine ultimo della diagnosi differenziale:

Un programma per il turismo sostenibile

«Ci permette di arrivare a una corretta diagnosi della patologia in esame, escludendo patologie simili o che possano dare segni o sintomi analoghi, ed evitando così tutti i possibili errori di valutazione». Questo passo avanti è un procedimento che implica il coinvolgimento di altri medici specialisti, poi coordinati lungo tutto il percorso da quel «direttore d’orchestra» che è il medico di famiglia, colui che conosce a fondo il paziente.

Tornando all’esempio di Maria, la dottoressa Schürch spiega che «il suo medico di famiglia ci riferisce di aver già prescritto un trattamento farmacologico per provare a curare il sospetto di gastrite, ma non ha avuto l’effetto sperato. A questo punto, oggi i suoi dolori acuti l’hanno portata a farsi visitare all’Avu dove abbiamo escluso le cause gravi e urgenti. Ora, per procedere con una diagnosi differenziale dobbiamo coinvolgere lo specialista gastroenterologo che verosimilmente eseguirà una gastroscopia».

La dottoressa evoca l’importanza dell’esperienza del medico che valuta la necessità di questo altro passo multidisciplinare che, nel caso di questa paziente, risulta essere la «buona via» verso una diagnosi che porti a individuare la cura più adeguata.

«Più andiamo nello specifico, e maggiore sarà la probabilità di coinvolgere lo specialista del caso, sebbene ci siano anche diagnosi che già risultano ben chiare», conferma Schürch che ribadisce l’importanza della coordinazione dei casi complessi. La terapia adeguata alla diagnosi finale è quanto sarà prescritta a Maria, alla quale va pure il nostro augurio di pronta guarigione.

Swisstainable ◆ Riservato alle aziende che s’impegnano nella sostenibilità in ambito turistico, ora è esteso anche alle destinazioni

Elia Stampanoni

In Svizzera, a metà anno risultano essere già oltre 1900 le imprese ad avervi aderito, di cui quasi 200 con sede in Ticino. Parliamo del programma di sostenibilità Swisstainable che, caratterizzato da un marchio circolare di colore verde, da un paio d’anni distingue le aziende del settore turistico che s’impegnano nella sostenibilità. Si rivolge quindi ad alberghi, ristoranti e ad altre strutture ricettive, compreso chi propone offerte per il tempo libero, lo sport o la cultura. Dall’aprile 2023 questo marchio potrà essere esteso persino alle «destinazioni» e quindi, non solo alle imprese, ma anche a intere regioni.

Swisstainable non è una nuova certificazione ma piuttosto uno strumento per consentire agli ospiti di orientarsi maggiormente, oltre ad aiutare le strutture turistiche nell’attuare una strategia di sviluppo sostenibile. Il programma si distingue su tre livelli, secondo l’impegno offerto. Il livello I – committed («impegnato») si rivolge alle aziende che non dispongono (ancora) di certificazioni o altre prove di sostenibilità, ma che sono impegnate in una gestione aziendale sostenibile e vogliono quindi sviluppare costantemente la propria attività in questa direzione.

Per ottenere la distinzione di primo grado (che raccoglie attualmente il maggior numero di adesioni),

si devono pianificare e attuare entro due anni almeno tre misure su diversi aspetti della sostenibilità, basandosi principalmente sull’eliminazione dei «punti deboli» emersi dall’analisi che ogni impresa deve eseguire. La valutazione prevede una lista di punti in diverse aree tematiche, quali natura e paesaggio, acqua, aria e suolo, energia e clima, mobilità, rifiuti, popolazione e cultura, condizioni di lavoro e pari opportunità, ospitalità ed esigenze specifiche degli ospiti, così come innovazione e redditività.

Per verificare il proprio stato o il proprio livello, le aziende sono invitate a compilare un questionario di autoanalisi, interrogandosi su argomenti come: «Supportiamo interessanti soluzioni di mobilità multimodali e rispettose dell’ambiente, a beneficio dei nostri ospiti e dell’impatto ambientale», oppure «Riduciamo al minimo i rifiuti evitandone o limitandone la produzione e ricorrendo al riciclo e alla raccolta differenziata», o ancora: «Aiutiamo a potenziare l’identità regionale e i circuiti regionali. Coinvolgiamo la popolazione locale nei nostri progetti, promuoviamo la cultura regionale e creiamo le condizioni per un contatto fra gli ospiti e la popolazione».

Le aziende, trascorsi i due anni, sono poi tenute a rivedere l’attuazione delle misure e a definirne almeno tre nuove.

Per il livello II – engaged («coinvolto») è necessario presentare una certificazione o un’altra prova in almeno un’area di sostenibilità (come per esempio Ecocamping o Goût Mieux) e richiede pure un impegno per una gestione aziendale sostenibile e uno sviluppo continuo. Il livello III – leading («protagonista») è infine pensato per le aziende che hanno già una certificazione di sostenibilità completa e riconosciuta nel rispettivo ambito, come per esempio ibex fairstay nel settore alberghiero o EcoCook in quello gastronomico. Vengono qui prese in considerazione le certificazioni che coprono tutte le dimensioni della sostenibilità e che sono regolar-

mente sottoposte a verifiche esterne.

Anche per le destinazioni sono previsti i tre livelli, i quali si basano sulla dichiarazione d’impegno, sulla creazione e sulla gestione di un ufficio di coordinamento, sull’integrazione della sostenibilità nella strategia della destinazione, così come su un piano d’azione concreto. Non devono mancare un certo numero di aziende svizzere e sostenibili nella destinazione e una comunicazione attiva.

Dal secondo livello è richiesto anche un monitoraggio continuo degli indicatori di sostenibilità e, per le destinazioni che hanno già una certificazione riconosciuta (come il rico-

noscimento Riserve della Biosfera dell’Unesco), è in seguito possibile richiedere il terzo livello.

Lanciato ad aprile 2023, il programma per le destinazioni si trova tuttora nella fase pilota, con la partecipazione iniziale delle organizzazioni turistiche di Basilea, Lenzerheide, Lucerna ed Engadina Scuol Samnaun Val Müstair. Altre mete si sono in seguito aggiunte, ma al momento nessuna ha ancora ottenuto definitivamente il riconoscimento. Pure in Ticino una decina di organizzazioni turistiche o comuni sono già coinvolti nel programma, per ora a livello di azienda o ente e non ancora a livello di destinazione.

Swisstainable, i cui uffici si trovano presso la Federazione svizzera del turismo, è stato istituito nel 2021 da Svizzera Turismo, dalla scuola HSLU «Hochschule» di Lucerna e dal settore del turismo svizzero. Come indicato in un recente comunicato stampa, «il programma sottolinea la rilevanza del tema per il posizionamento della Svizzera come luogo di turismo sostenibile e fornisce un contributo importante al raggiungimento dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 tracciati dalle Nazioni Unite».

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXVI 31 luglio 2023 azione – Cooperativa Migros Ticino 7 SOCIETÀ
Una diagnosi potrebbe coinvolgere più specialisti. (Pexels.com)
Link utili www.stv-fst.ch/it/swisstainable

L’estate è servita

Da tutte le offerte sono esclusi gli articoli M-Budget e quelli già ridotti. Offerte valide dall’1.8 al 7.8.2023, fino a esaurimento dello stock.
La nostra nuova collezione 5.95
aperitivo Kitchen
intrecciato
Piatto per
& Co. con motivo pesci, Ø 15 cm, il pezzo 5.95 Portalumino
8 x 7 cm, il pezzo 29.95 Vassoio intrecciato Ø 36 cm, il pezzo

TEMPO LIBERO

Archeologia: l’arcipelago toscano

Dall’Isola d’Elba a Montecristo, dal Paleolitico al Neolitico, alla presenza di Fenici, Etruschi, Romani e corsari ottomani, fino a Napoleone

Le Impatiens non temono il caldo Sono poche le piante che riescono a colorare le zone in ombra dei nostri giardini, fra queste vi è anche il Fior di vetro

Pagina 13

Come si leggono le immagini?

Crea con noi

Una semplice idea per riutilizzare le bottiglie di pet e trasformarle in divertenti giochi d’osservazione dedicati ai più piccoli

Pagina 14

Fotografia ◆ Al pari di certi luoghi esotici e di culture molto diverse, per comprendere è importante affinare l’osservazione

Immaginate di essere improvvisamente catapultati in un paese lontano, esotico, completamente diverso dal nostro. Non solo il suo alfabeto vi risulterà incomprensibile, formato com’è da strani segni, indecifrabili ai vostri occhi. La sua lingua lo sarà altrettanto, così come molteplici e cruciali aspetti culturali. L’organizzazione degli spazi; le modalità di relazione tra le persone; i cibi, i loro abbinamenti, il modo di prepararli e consumarli; suoni, simboli, dinamiche; usi e costumi, e altro ancora, vi risulteranno poco intellegibili.

Di certo, cercherete di leggere quel mondo attraverso gli occhiali della vostra esperienza, della vostra cultura, dando però luogo a interpretazioni parziali, spesso sfalsate, se non del tutto erronee, e comunque insufficienti per capire ciò che state vedendo. Ecco, questo è quanto quotidianamente ai più succede quando ci troviamo confrontati con la lettura di un’immagine. Quasi superfluo dire che nella nostra società – dell’immagine per antonomasia – tale esperienza si produce a ritmi serrati. In ogni dove, spazio pubblico o privato che sia, veniamo bombardati da immagini di ogni tipo, dalle più innocue alle più perniciose, sia fisse sia in movimento.

Ognuna di queste in modo più o meno esplicito prova a comunicarci qualcosa, e spesso pure a condizionare il nostro agire, i nostri modi di pensare: notevole è il potere che in esse si racchiude. Torniamo a noi e alla nostra quotidiana esperienza con le immagini. Dovessimo farlo, come la descriveremmo? Ciascuno di noi avrà una sua propria risposta, ma di sicuro, considerata la massa enorme d’immagini che ci passano davanti agli occhi, non potrà che risultare perlopiù d’ordine superficiale – uno sguardo distratto e via, magari senza quasi rendercene conto. Avranno, quelle immagini, qualche effetto su di noi? Indubbiamente sì, benché si tenderebbe a pensare il contrario. Anche se solo attraverso una fugace percezione, verranno registrate, elaborate e sedimentate in qualche parte della nostra psiche. Poche, in verità, saranno invece le immagini che cattureranno la nostra attenzione per qualche loro particolare caratteristica. I fattori che ci avranno indotti a soffermarci potranno essere d’ordine formale, contenutistico, oggettivi e soggettivi.

Ed è qui che torniamo allo spunto iniziale, del viaggio in paesi lontani d’indecifrabile cultura. Il come leggeremo quelle immagini, cosa ne trarremo, sarà condizionato dalla conoscenza che abbiamo della grammatica e della sintassi di quel linguaggio, dalla consuetudine e precisione con cui affrontiamo questo compito.

In realtà, come dicevamo, pochi di noi sono dotati degli strumenti sufficienti per portare a buon fine, in modo esauriente, una tale operazione. E questo perché, paradossalmente, in una società impregnata d’immagini, della lettura di queste non si fa insegnamento, se non in ambiti molto ristretti e specialistici.

Com’è composta? Quali temi veicola? Che cosa accentua o tralascia? Quali sono gli aspetti metaforici e quali, quelli simbolici?

Confrontati a uno degli strumenti di comunicazione sociale tra i più diffusi e influenti – tale è la fotografia – ci troviamo in una posizione di quasi totale ignoranza, sprovvisti infatti, come siamo, del sapere analitico capace di portarci oltre la soglia di una spontanea, superficiale e perlopiù emotiva fruizione dell’immagine. Uno studio approfondito di questo linguaggio dovrebbe, a mio avviso, far parte della formazione culturale, ma anche politica e sociale, di ogni persona ai fini di una migliore comprensione della realtà che vive e, di conseguenza, affinché con questa riesca a interagire con maggiore consapevolezza ed efficacia.

Cosa significa leggere un’imma-

gine? Significa distinguere in quali elementi si compone, identificare chi l’ha realizzata e per quale motivo, quali temi veicola, cosa accentua ed eventualmente cosa tralascia oppure nasconde, quali sono gli aspetti espliciti e quali quelli impliciti, metaforici, simbolici. Tutte queste dimensioni, tra loro correlate, partecipano di concerto alla costruzione del senso che ogni immagine porta con sé.

La lettura di un’immagine implica l’adozione di una metodologia capace di districare questi vari elementi e livelli che la costituiscono.

Naturalmente di metodi efficaci ce ne sono diversi – e ciascuno di noi, volendo, potrà svilupparne uno proprio. Quello che qui molto in breve e parzialmente descriverò lo traggo da un libro, chiaro e semplice, di Augusto Pieroni, Leggere la fotografia – Osservazione e analisi delle immagini fotografiche, (EDUP, Roma, 2009). Un’opera, tra l’altro, dotata di un’ottima bibliografia sull’argomento. L’autore suddivide l’analisi di una fotografia in tre grandi ambiti: dei Contesti, delle Forme e dei Contenuti.

Nei Contesti s’iscrivono tutti quei fattori che influenzano la realizzazione di un’immagine e, in un secondo tempo, la sua lettura: fattori d’ordine tecnologico, storico, culturale, economico, politico. Perché una certa foto

è stata fatta, perché in un dato modo, con quali mezzi, quanto vi è di autoriale, quanto invece di committenza, quali le influenze storiche (culturali, ideologiche, di mode, di correnti, di altri autori), come s’inserisce quell’immagine nel percorso professionale o artistico del fotografo, se fa parte o meno di una serie, chi l’ha scelta, con quali finalità, in quale contesto di fruizione è posta. E questo, per limitarci ad alcune delle possibili domande da porci.

Quanto alle Forme: dalla definizione del soggetto, a come viene fotografato (punti di vista, tecniche, tipi di illuminazione, il modo d’inquadrare, l’ampiezza delle inquadrature, le scelte di messa a fuoco e di profondità di campo, la presenza o meno di più piani, se realizzata dal vivo – candid – o costruendo la scena – staged –, quali apparecchi e materiali fotografici sono stati utilizzati,…), da come viene trattato il materiale registrato (sviluppi, postproduzione, tagli, scelte cromatiche eccetera), fino alla messa in forma definitiva dell’immagine (dimensioni, tipo di supporto, modalità di visualizzazione – high key, low key, alto o basso contrasto… –, di allestimento e fruizione, con o senza titoli o didascalie e via elencando).

Infine, riguardo ai Contenuti, partiamo innanzitutto dall’evidenza di

ciò che una foto ci presenta – i fatti!, ciò che ci vien dato a vedere – tenendo però presente che una foto non ha un senso di per sé, ma solo quando considerata in relazione al tempo e allo spazio (torniamo ai Contesti) in cui è stata realizzata, all’uso che ne viene fatto, ai significati che possono essersi aggiunti o modificati col passare del tempo. Oltre ai contenuti espliciti di un’immagine, vanno poi scovati e analizzati – quando presenti, come spesso è il caso – anche quelli impliciti, sottintesi, che ci suggeriscono significati solitamente più generali e di concetto.

Più che per soggetti, come classicamente viene fatto, Pieroni suggerisce inoltre di interpretare l’immagine anche attraverso griglie d’analisi costituite da coppie di fattori tematici, di pertinenza fotografica, in contrasto tra loro: durata o istante, ad esempio, racconto o classificazione, foto oggettivante o in soggettiva, per darvi alcuni sintetici esempi delle coppie descritte nel libro. A voi lettori, ora, l’eventuale approfondimento e la costruzione di vostre griglie di lettura.

Bibliografia: Augusto Pieroni, Leggere la fotografia – Osservazione e analisi delle immagini fotografiche, EDUP, Roma, 2009.

● ◆ Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXVI 31 luglio 2023 azione – Cooperativa Migros Ticino 9
Pexels.com Stefano Spinelli Pagina 11
PIÙ EFFICACE DEL FILO INTERDENTALE nella riduzione della placca dentale* Da tutte le offerte sono esclusi gli articoli già ridotti. Offerte valide solo dal 1.8 al 14.8.2023, fino a esaurimento dello stock Ora in offerta Approfittate di Persil! Il n. 1* tra i detersivi svizzeri per un bucato immacolato e una lavatrice pulita. *Nielsen P06_2022-P05_2023 Persil Pulver per es. Persil Universale in polvere, 75 lavaggi, 24.95 invece di 44.80 44% Persil Discs per es. Persil Discs Universale, 60 lavaggi, 24.95 invece di 48.60 48% Persil Eco Power Bars per es. Persil Eco Power Bar Universale, 75 lavaggi, 24.95 invece di 43.15 42% Persil Power Gel per es. Persil Universale Power Gel, 80 lavaggi, 24.95 invece di 51.80 51%

Arcipelago toscano: una storia che dura da tremila anni

Itinerari archeologici ◆ Dagli Argonauti alla ricerca del vello d’oro fino a Napoleone

Incontro Cecilia Pacini, presidente della Fondazione Villa romana delle Grotte creata nel 1994, in uno dei punti panoramici più suggestivi dell’Isola d’Elba; uno dei tanti che costellano l’arcipelago toscano. Ci troviamo sul promontorio al centro della rada di Portoferraio, dove nel I secolo a.C. un membro della famiglia dei Valerii decise di edificare una villa marittima sospesa tra cielo e mare, nella quale trascorrere momenti d’ozio con la famiglia. Fors’anche – pensano oggi gli archeologi dopo scavi recenti – per seguire da vicino le attività legate alla produzione agricola e soprattutto a quelle estrattive; l’isola era infatti fonte di materiali ferrosi sfruttati per secoli. Ma c’è di più.

Sette sono le isole dell’arcipelago toscano, come le sette perle della collana persa in mare da Afrodite ai tempi che furono, tra queste a riassumerne più di tutte la storia è forse l’Isola d’Elba

La Villa, situata in una zona ricca di sorgenti, comprende spazi di rappresentanza, un’ampia piscina circondata da un colonnato, le terme, cisterne nonché altre strutture venute recentemente alla luce nelle adiacenze. È grazie alla donazione di una Fondazione tedesca e al lavoro dell’équipe guidata dal professor Franco Cambi dell’Università di Siena, che nel 2022 è stata scoperta una vasca di 35 metri, la quale fa supporre che non di una villa marittima si tratti, bensì di un luogo al quale accedevano le navi di passaggio per l’approvvigionamento di acqua potabile. Si sono anche ritrovati i resti di una villa rustica su due piani, con botti di cotto in fossa di grandi dimensioni e una sezione abitativa con mosaici simili a quelli delle ville palatine di Roma.

«I resti della villa principale –spiega Cecilia Pacini – erano in pericolo. Dopo le prime indagini degli anni Sessanta-Settanta del secolo scorso, il sito era rimasto incustodito. Tutti potevano accedervi per andare ad ammirare il paesaggio che si gode dalla collina. Così nel 2016, la Fondazione privata che presiedo ha preso

in mano la situazione mettendo il sito in sicurezza e proponendo un percorso informativo tramite materiali didattici e attività di accompagnamento e svago. Abbiamo creato un polo culturale inserito nel sistema museale non solo dell’isola d’Elba (con i musei archeologici di Portoferraio, Marciana e Rio), ma dell’intero Parco nazionale dell’arcipelago toscano, ricco di testimonianze archeologiche e naturalistiche che ci ha collegato con una rete internazionale, come in occasione delle Giornate europee dell’archeologia». Un museo diffuso a cielo aperto denominato S.M.AR.T.

L’arcipelago toscano dunque, ora terra di conquista per vacanzieri alla ricerca di sole, mare cristallino, paesaggi incantati ed esperienze eno-

gastronomiche. Sette isole che sono le sette perle della collana persa in mare da Afrodite ai tempi che furono: Elba, Capraia, Giannutri, Giglio, Gorgona, Montecristo e Pianosa; ognuna merita una visita, magari con l’accompagnamento di una guida specializzata, che la Fondazione mette a disposizione di singoli e gruppi; oppure facendo capo al materiale didattico reperibile su Internet e in forma cartacea, per crearsi un itinerario su misura e per assaporare al meglio le testimonianze sul posto e nei musei: dal Paleolitico al Neolitico, alla presenza di Fenici, Etruschi, Romani, corsari ottomani quale il celebre Dragut, Pisa (la fortezza del Volterraio), de’ Medici, Napoleone e prigionieri politici durante il ven-

tennio fascista, come fu per il futuro Presidente della Repubblica Sandro Pertini, detenuto nella fortezza della Linguella.

Noi siamo ora sul poggio di fronte alla baia di Portoferraio in compagnia di Cecilia Pacini e con lo sguardo abbracciamo secoli di storia, racchiusi emblematicamente in un semicerchio. La Villa delle Grotte (anche se in effetti si tratta di manufatti in pietra su tre lati che sostengono l’area della costruzione) è la tappa centrale del nostro itinerario. È situata in una posizione strategica che domina il braccio di mare compreso tra il litorale di Piombino e Populonia sulla costa, e l’approdo di Portoferraio ritenuto da Orazio Nelson l’attracco più sicuro di tutto il Mediterraneo.

La capitale dell’Elba è insomma una specie di riassunto storico che sulle pagine possiamo tentare di percorrere idealmente e a grandi passi, seguendo le indicazioni della nostra guida, mentre ammiriamo la rada e sullo sfondo i colori di Portoferraio.

«Il primo capitolo dell’itinerario elbano è legato al leggendario passaggio degli Argonauti di Giasone che, navigando nel Tirreno alla ricerca del vello d’oro, fecero qui una sosta, come raccontato da alcuni autori antichi. Venendo alla storia documentata: ci sono tracce delle saline romane dove adesso vi è la spiaggia delle Ghiaie, e vicine le Granducali, e quelle ottocentesche al di là del promontorio. La parte antica verso est di Portoferraio fu sede di un in-

sediamento che si trovava nella zona del Forte Stella, del faro e del museo» spiega ancora la presidente della Fondazione. «C’erano anche una villa e delle terme pubbliche a pro’ di chi frequentava il porto.

La zona fu completamente ristrutturata nel 1548 per l’intervento di Cosimo de’ Medici che fondò su quelle rovine la sua città ideale chiamata Cosmopoli, protetta da un formidabile sistema di fortificazioni ancora oggi perfettamente visibili. I suoi architetti gli scrivevano raccontando come avessero riutilizzato i materiali in opus reticolatum della romanità, trovati sul posto. Il centro urbano è dominato dal Forte Falcone mentre sul mare si trova la cosiddetta Porta a Terra che con le mura di cinta costituivano le difese medicee contro i pirati. Arriviamo a Napoleone che all’Elba ha avuto due residenze: la Villa di San Martino in campagna (da qui non visibile) e la Palazzina ai Mulini, situata sotto il forte, entrambe divenute musei con testimonianze napoleoniche. All’Imperatore si deve anche il Teatro dei Vigilanti creato nel 1814 al posto di una chiesa quando era in esilio, che avrebbe dovuto divertire l’inquieta sorella Paolina. Verso ovest una depressione: agli inizi del Novecento lì erano ancora situati gli altiforni per la lavorazione del ferro, mentre adesso invece attraccano i traghetti che trasportano ogni giorno migliaia di turisti».

Il cerchio ideale che lega il lontano passato con il presente si è così chiuso.

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXVI 31 luglio 2023 azione – Cooperativa Migros Ticino TEMPO LIBERO 11
Marco Horat, testo e foto

Ora in offerta

*du durata in più per batterie AA rispetto alla durata di carica media nei test su fotocamera digitale / per batterie AAA rispetto alla durata di carica media nei test su giocattoli con motore elettrico IEC 2015 (sito internet IEC)

Da tutte le offerte sono esclusi gli articoli già ridotti. Offerte valide solo dal 1.8 al 14.8.2023, fino a esaurimento dello stock

Duracell Plus AA o AAA 16 pezzi 19.90 invece di 39.80
50%

Qualcuno le chiama anche fior di vetro

Mondoverde ◆ Le Impatiens riescono come poche altre piante a fiorire nell’ombra dei nostri giardini, ma alcune varietà non disdegnano nemmeno il sole

Per godersi appieno l’energia della bella stagione che stiamo vivendo, magari senza doverci allontanare troppo da casa, basta «seminare colore» nei vasi del vostro balcone. Per riempire le cassette con fioriture semplici e di sicuro effetto vi consiglio di scegliere le Impatiens

L’Impatiens morsei, una specie originaria della Cina, da pochi anni in commercio, ama l’ombra e si comporta come una pianta perenne

Si tratta di un genere di piante della famiglia delle Balsaminaceae che comprende specie e varietà dai grossi fiori variegati e super resistenti. Tondi, piatti e con uno sperone più o meno evidente, i fiori hanno colori tra i più vari: bianchi, rosa, rossi e viola sono i più classici, ma spesso si trovano varietà bordate, striate o pennellate con sfumature veramente sorprendenti.

Una delle caratteristiche più buffe delle Impatiens, da cui trae origine il loro nome, è data dall’impazienza della capsula porta semi: basta un leggero tocco e si spacca lanciandoli lontano. Ne esistono comunque da piena ombra e da sole. Alla prima ca-

tegoria appartiene ad esempio la Impatiens walleriana, conosciuta anche con il nome di fior di vetro, canna di vetro o balsamina e deve il suo nome a Horace Waller, un importante missionario britannico.

È originaria dell’Africa e viene coltivata come pianta annuale dal rapido sviluppo, in grado di raggiungere in poche settimane i cinquanta centimetri d’altezza. Le sue foglie sono di un bel verde intenso, portate da fusti carnosi che facilmente si spezzano (da qui il nome fior di vetro o canna di vetro), caratteristica che le permette di venir frequentemente riprodotta tramite talea di fusto. Possono venire coltivate sia in piena terra sia in vaso: si acquistano per pochi franchi in aprile-maggio e rimangono fiorite fino ai primi freddi, producendo continui fiori. Io le trapianto ogni anno in alcuni punti difficili: nell’angolino in pieno nord dietro al cancello, nel vaso in ombra totale sul davanzale e nell’aiuola sotto le fitte fronde della camelia: solo poche piante danno così tanto colore all’ombra.

Se sarò fortunata, l’anno prossimo sperimenterò anche l’Impatiens morsei, una specie originaria della Cina, da pochi anni in commercio, amante anch’essa dell’ombra. Se ritirata in un locale caldo durante l’inverno continua a fiorire, comportandosi co-

che la Svizzera adora!

me una pianta perenne. Raggiunge i sessanta centimetri e ha foglie verde scuro con una nervatura centrale rosso-porpora molto evidente, che richiama il colore del fusto e dei rametti, mentre la pagina inferiore delle foglie è totalmente color porpora. I fiori hanno una forma particolare, a metà tra una campanella e un palloncino: sono formati da sepali verdi, labello bianco sfumato di giallo e una zona centrale spruzzata di rosso-arancio.

Per i vasi posti a mezz’ombra, con il sole soltanto la mattina, è meglio acquistare gli Impatiens Nuova Guinea, che si presentano come delle erbacee perenni coltivate solitamente al pari di di piante annuali. Alte quaranta centimetri e con un fitto cespo composto da foglie lanceolate, fioriscono da aprile fino a ottobre. Rinvasate subito dopo l’acquisto, si allargheranno raggiungendo i quaranta centimetri di diametro. Necessitano di bagnatu-

re costanti ogni 3-4 giorni, evitando l’acqua nei sottovasi; per avere l’effetto «cuscino fiorito», è necessario concimarle ogni 15-20 giorni con un prodotto liquido per piante fiorite. Nel caso in cui i vasi o le aiuole siano in pieno sole, orientatevi invece sull’acquisto delle Sun Patiens, che non rischiano di morire sotto il solleone, ma anzi, continuano imperturbabili a fiorire. Vigorose e con radici forti, vanno bagnate ogni 2-3 giorni in piena estate e concimate settimanalmente. Sono in grado di riprendersi velocemente da un improvviso appassimento: basterà bagnarle abbondantemente e in poche ore le foglie torneranno sane e turgide. Si tratta di piante ibride, brevettate dall’azienda giapponese Sakata, che ha unito le caratteristiche di alcune specie di Impatiens indonesiane con Impatiens hawkeri, ottenendo piante molto vigorose, che raggiungono i 50 cm d’altezza e una larghezza di circa 35-40 cm, riempiendosi di fiori (ogni anno gli ibridatori creano gradazioni di colore nuove).

I fiori delle Sun Patiens sono resistenti anche alle piogge forti e se desiderate regalarne una, ricordatevi che nel linguaggio dei fiori simboleggiano l’intelligenza, la capacità e la volontà di essere autosufficienti nella vita e nel lavoro.

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXVI 31 luglio 2023 azione – Cooperativa Migros Ticino TEMPO LIBERO 13 6.35 invece di 8.25 10x10 cl 23% Da tutte le offerte sono esclusi gli articoli già ridotti. Offerta valida dal 01.08 al 07.08.2023, fino ad esaurimento scorte.
Che cos’è rosso e inimitabile? Annuncio pubblicitario
L’aperitivo
Impatiens balfouri. (Agnes Monkelbaan)

Giochi d’osservazione in bottiglia

Crea con noi ◆ Un semplice tutorial per realizzare dei piccoli Spy Game per i bambini e dare nuova vita al pet

Un simpatico modo per riutilizzare le bottiglie in pet è quello di creare dei divertenti Spy Game, inserendo al loro interno oltre che a del materiale di base anche diversi oggetti che i bambini dovranno trovare seguendo un cartoncino di riferimento.

Con questo tutorial prepareremo 4 diversi temi. Per ognuno la bottiglia avrà un riempimento diverso aggiungendo così al gioco anche una parte più sensoriale.

Un ottimo esercizio per affinare le abilità di osservazione e associazione d’immagine.

Procedimento

Posizionate i singoli fogli degli adesivi che avete scelto su di un foglio bianco e fotografateli in maniera nitida.

Stampate le fotografie tutte dello stesso formato su carta spessa (potete impaginare su un documento word tutte le fotografie insieme), e plastificatele per una maggior durata. Una volta creati i cartoncini di riferimento potete ritagliare con una forbice tutti gli adesivi.

Aiutandovi con un imbuto, riempite per 2/3 le bottiglie con il materiale

Giochi e passatempi

Cruciverba

Nel nostro cruciverba è nascosto un proverbio, trovalo risolvendolo e leggendo le lettere evidenziate.

(Frase: 4, 9, 2, 5, 8)

ORIZZONTALI

1. Dal collo ai fianchi...

5. Vaso di terracotta

11. Rischio, azzardo

12. Ente di intermediazione

13. Minimo comun denominatore

14. Electronic Flight Instrument System

15. Giove la mutò in giovenca

16. Un colore

18. Una carta da gioco

21. Stato del Medio Oriente

22. Segnalazione stradale

23. Le iniziali dell’Heston di Ben-Hur

24. Simbolo chimico del sodio

25. Aspetto, sembianza

27. Può essere essenziale...

29. Termine liturgico

30. Parte maschile del fiore

31. Al centro dell’interruttore

32. Frutti col mallo

34. Insieme a Ton… è raffinato

35. Nel calendario romano primo giorno del mese

37. I figli dei lunari

scelto. Per questo tutorial sono stati usati i seguenti abbinamenti: Sabbia verde – dinosauri

Ghiaia argentata – automobili

Paillettes colorate – fate

Strisce di carta verde – Insetti

Naturalmente si possono creare altri abbinamenti, anche utilizzando materiali che già sono presenti in casa, così come è possibile adattare questo tutorial ad altri temi, sia con l’utilizzo di adesivi sia con piccole figure che si prestano per essere inserite attraverso il collo della bottiglia. Inserite ora nelle bottiglie le figure dei soggetti scelti.

Per la bottiglia degli insetti potete utilizzare dei resti di carta, piegata a fisarmonica e tagliata a strisce finissime, o se preferite potete farne coriandoli con la foratrice, magari coinvolgendo i bambini in questo semplice e divertente passaggio.

Una volta riempite tutte le bottigliette, date una bella mescolata affinché gli adesivi risultino nascosti e prima di avvitare il tappo, inserite un po’ di colla a caldo in maniera che risulti impossibile rimuoverlo accidentalmente.

Ora non vi resta che allegare a ogni bottiglia il cartoncino di riferimento a cui avrete fatto un foro attraverso il quale potrà passare un cordoncino.

I vostri Spy Game sono pronti, buon divertimento!

Materiale

• 4 bottiglie in pet da 0,5 l (un po’ solide e il più possibile lisce)

• 1 Zip Bag Paillettes (bottiglia delle fate)

• 1 confezione di ghiaia argentata decorativa (bottiglia automobili)

• 1 confezione sabbia verde decorativa (bottiglia dinosauri)

• Fogli di carta verde (bottiglia insetti)

• Piccoli adesivi in rilievo (fate, automobili, dinosauri, insetti o a discrezione)

• Colla a caldo, stampante, forbici

(I materiali li potete trovare presso la vostra filiale Migros con reparto Bricolage o Migros do-it)

Tutorial completo azione.ch/tempo-libero/passatempi

Vinci una delle 2 carte regalo da 50 franchi con il cruciverba e una carta regalo da 50 franchi con il sudoku

38. Il cantante Minghi

39. Riposo, distensione

VERTICALI

1. Infanti

2. Una lesione dell’apparato digerente

3. Si porge a chi aspetta

4. Posta alla fine

5. Persona benestante

6. Legame logico

7. Le iniziali di una Francesca attrice

8. Il padre dei vizi

9. Scorre... perfido

10. Una coppia d’assi

12. Le iniziali dell’attrice Finocchiaro

14. Gli estremi dell’essere

17. Il rumore di chi mangia

19. Messaggio pubblicitario

20. Capitale dell’Arizona

22. Un’adunanza religiosa

23. Il margine di un tessuto

26. Nel Nord America si chiamano caribù

28. Etichetta inglese

29. Luoghi per attività didattiche

30. Nota musicale

31. Memoria del PC

33. Due quinti di cento

35. Fanno arcate... con arte

36. La conduttrice Daniele (iniz.)

37. Pronome personale

Soluzione della settimana precedente

Per rendere le fette di ananas più dolci dovrai…

Resto della frase: … SPOLVERARLE CON UN POCHINO DI SALE

Regolamento per i concorsi a premi pubblicati su «Azione» e sul sito web www.azione.ch I premi, tre carte regalo Migros del valore di 50 franchi, saranno sorteggiati tra i partecipanti che avranno fatto pervenire la soluzione corretta entro il venerdì seguente la pubblicazione del gioco. Partecipazione online: inserire la soluzione del cruciverba o del sudoku nell ’apposito formulario pubblicato sulla pagina del sito. Partecipazione postale: la lettera o la cartolina postale che riporti la soluzione, corredata da nome, cognome, indirizzo del partecipante deve essere spedita a «Redazione Azione, Concorsi, C.P. 1055, 6901 Lugano». Non si intratterrà corrispondenza sui concorsi. Le vie legali sono escluse. Non è possibile un pagamento in contanti dei premi. I vincitori saranno avvertiti per iscritto. Partecipazione riservata esclusivamente a lettori che risiedono in Svizzera.

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXVI 31 luglio 2023 azione – Cooperativa Migros Ticino TEMPO LIBERO 14
S P O R C HE L I V E RNI A RIA L LUC E C OR NEA LE I S U ITE N A A R P O N E CI OC A H IC N O D IVE D S AVI A LTI S E 4569 721 38 1824 639 75 7931 852 46 9 3 1 8 5 6 7 2 4 5782 346 91 2647 918 53 3 2 5 6 1 7 4 8 9 6493 285 17 8175 493 62
1 234 5 6 789 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 2526 2728 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 Sudoku Scoprite i 3 numeri corretti da inserire nelle caselle colorate. 23 4 19 3 8 7 8 6 13 35 9 2 4 2 1 5 72 1 5

Viaggiatori d’Occidente

È tempo di immaginare un futuro diverso

Anche nel turismo è cominciata la fase di adattamento al cambiamento climatico. I primi segnali erano già evidenti un anno fa, ma ora tutto è più chiaro. Nel nostro Mediterraneo, una regione tutto sommato ristretta, dove si concentra però un terzo del turismo mondiale, il riscaldamento globale è particolarmente intenso. Christopher Hewitt, direttore di World Meteorological Organisation, ha dichiarato che «siamo in un territorio inesplorato». La meteorologa di Sky Kirsty McCabe, mostrando una carta geografica con oltre quaranta gradi nella Spagna centrale, in Italia e in Grecia ha ipotizzato la fine delle tradizionali vacanze estive, se le città d’arte diventano invivibili e neppure la vicinanza del mare basta a mitigare il caldo. Del resto che senso ha partire per terre lontane e poi rimanere lunghe ore al chiuso, protetti dall’aria condizionata?

Intanto è già cominciata la fuga dei turisti dai mesi più caldi: luglio e agosto. Certo non è il primo cambiamento della stagionalità: sino agli anni Venti, quando prese forma la civiltà balneare e la vita di spiaggia, il Mediterraneo era una caratteristica meta invernale. Ma è la prima volta che un nuovo calendario è imposto da circostanze esterne e non suggerito da cambiamenti sociali e culturali. Chi vuole comunque partire, punta a nord (l’Islanda è al completo per esempio). Gli altri anticipano o ritardano le vacanze. Non a caso già in giugno si è molto discusso di iperturismo (overtourism) e di destinazioni al collasso. Per il momento i governi non giudicano le ondate di calore abbastanza pericolose da sconsigliare ufficialmente un viaggio. Ma il Foreign Office inglese ci ha pensato seriamente nel caso della Spagna e della Grecia. E qualora si giungesse a quel punto,

Passeggiate svizzere

i turisti potrebbero cancellare le loro prenotazioni senza penali, con conseguenze facilmente immaginabili. Non tutti colgono la serietà del momento. Il quotidiano inglese «The Telegraph» ha dedicato un articolo a «Cosa mettere in valigia per un’ondata di calore a 45 gradi», consigliando «come combattere il sudore con eleganza». L’attivista Rachel Coxcoon ha avuto vita facile nel rispondere con spirito mordace: «Non vedo l’ora di leggere l’edizione del fine settimana, che tratterà I migliori SUV per le città alluvionate e Crociere di lusso nell’Oceano artico finalmente libero dai ghiacci» A proposito di crociere, Royal Caribbean annuncia per il 2024 il varo della Icon of the Seas, l’ennesima nave da crociera più grande del mondo, con una lunghezza di oltre 350 metri e una stazza di 250’800 tonnellate. In questo ibrido tra un villaggio vacanza, un parco a tema e un centro

L’orangerie del parc de la Grange a Ginevra

Trotterello quasi, dirigendomi a occhi chiusi verso l’orangerie desiderata da Guillaume Favre (1770-1851): erudito e bibliofilo. Eppure vent’anni fa, quando abitavo qui vicino e amavo questo parco, passandoci via spesso, credo di non essermi mai neanche accorto fosse un’orangerie. L’orangerie del parc de la Grange per me è sempre stata soltanto quella, poco distante, dove d’estate c’era il teatro. Sottovalutata e ignorata anche perché ridotta a buvette turistica ingombra di frighi e sedie orribili di plastica, per di più gestita da vecchiette antipatiche legate alla Lega svizzera di donne astinenti. E un bel pomeriggio caldo verso la fine di luglio, epurata da tutto, riecco l’orangerie (386 m) neoclassica del parc de la Grange a Ginevra. La sua bellezza austera, grazie al ritorno dell’armonia, è ritrovata. Attribuibile a Jean-Jacques Vaucher (1766-1841), architetto oc-

cupatosi anche della biblioteca annessa alla villa perché non c’era più posto per le migliaia di libri, è stata costruita in pietra arenaria chiara nel 1828-29. Balza agli occhi, oggi, tutta l’ampiezza dello spazio creato dai cinque archi a tutto sesto, ritmati da sei colonne toscane. Sei tavolini metallici agili e dodici sedie da giardino di un bel verde Wimbledon, in tinta con gli infissi delle vetrate laterali e quella della cucina, lì davanti, mostrano già il buon gusto del nuovo corso che si riallaccia a cento anni fa. Inaugurata l’ultimo weekend di giugno 1920 come crèmerie, in accordo con le clausole della donazione alla città da parte di William Favre (1843-1918), nipote di Guillaume, di tutta la proprietà –comprata nel 1800 a un banchiere caduto in rovina dal bisnonno François che aveva fatto fortuna come armatore a Marsiglia – sembra essersi ri-

Sport in Azione

commerciale trovate venti ponti con altrettanti bar e ristoranti, sette piscine, scivoli, minigolf, arrampicata, sala giochi e chissà cos’altro. Il nuovo colosso può accogliere ottomila persone a bordo e ha già stabilito un record di prenotazioni anticipate (il viaggio inaugurale è esaurito). Si è attirato però anche critiche feroci, soprattutto per l’impatto ambientale (uso massiccio di combustibili fossili, inquinamento dell’aria e dell’acqua sia in mare aperto sia nei porti eccetera). Ma forse anche tutto questo dibattito tra negazionisti, indifferenti e indignati è spesso inutile e resta largamente confinato in una bolla mediatica, come ha spiegato bene il giornalista economico Stefano Feltri. La crisi climatica non è un’opinione, è una realtà e la sua evoluzione è veloce, pericolosa, potenzialmente letale. Conosciamo il male e conosciamo la cura: la riduzione delle emissioni

attraverso la transizione energetica, da realizzare il prima possibile, mitigando nel frattempo le conseguenze degli eventi climatici estremi. E se le scelte individuali restano importanti, ancor più contano le decisioni delle istituzioni globali, della finanza e dell’industria.

Invece di perdere tempo tra ricordi di estati passate, percezioni, opinioni, dovremmo chiederci come trasformare l’industria del turismo su larga scala. Andiamo in vacanza come i nostri padri e il modello attuale è in larga parte ancora quello immaginato nel secondo dopoguerra; in pratica è una vecchia automobile con un motore sempre più potente, accelerato a dismisura negli ultimi anni da innovazione digitale (Booking), compagnie low cost, affitti brevi (Airbnb), una nuova cultura visuale (Selfie, Instagram eccetera). È il momento di immaginare un futuro diverso.

tuffata a come appare nelle cartoline in biancoenero. Restaurata a regola d’arte qualche anno fa e affidata a giovani spigliati giunti alla terza stagione, il resto dei tavolini disseminati sulla terrazza, sempre di quelli classici pieghevoli verde Wimbledon, sembrano quelli di una volta. Inoltre, quattro aranci in vasi enormi e due limoni più piccoli, sembrano ristabilire al contempo la funzione originaria di questa orangerie in uso fino all’entrata in scena della seconda nel 1856. Entro dentro a dare un’occhiata e prendere una limonata. Il pavimento è particolare per via del mosaico tipo granito della reputata ditta Patrizio & Pellarin e risale al 1889. Sul muro, rimaste dal periodo quando William Favre ne aveva fatto un luogo di memoria, ci sono un paio di reliquie famigliari. Un calco di un ritratto-bassorilievo del cinquecentesco antenato Gaspard e sua moglie, provenien-

te dalla loro casa in rue du Rhône. E sopra, un portale fregiato di foglie di alloro e acanto, di un’altra casa Favre demolita secoli fa. Aggiunta recente invece, una placca commemorativa per Alice Favre (1851-1929), sorella di William e prima presidente della Croce Rossa nel 1914. Alle 13:52 mi siedo a uno dei tavolini elogiati prima, una trentina abbondante in tutto, quattordici dei quali occupati, all’ombra degli aceri campestri. A sorseggiare la limonata maison non irresistibile ma poco importa, visto l’ombra rinfrescante di quest’angolo incredibilmente ventilato da una misteriosa arietta. E l’atmosfera di quiete emanata, come un secolo fa, dalle giovani mamme sedute con le carrozzine e i cani. Sul tetto corre una balaustrata, mentre sotto, ho notato un attimo fa ma mi sono dimenticato di dirvelo, c’è un cornicione a dentelli. Da qui,

adesso, sulla terrazza ex (nel 1886) campo da tennis, si nota invece un tocco di verde pistacchio che non mi dispiace: il bancone. Unico demerito, i troppi ombrelloni che levano la vista dell’orangerie orientata a sud-ovest. La cui prima traccia iconografica è un disegno a matita di Edmond Favre (1812-1880), figlio dell’erudito bibliofilo (mineralogia, ellenismo, mitologia nordica) committente della prima orangerie di questo parco dove un tempo passeggiavo e facevo picnic galanti seri. Uno scorcio di lato, vista da sopra nell’agosto 1830, tra gli alberi. Confortata ancora dai vecchi Taxus baccata e ben frequentata, ora mi commuove la vita di questa orangerie ottocentesca ribattezzata guinguette. Termine francese d’altri tempi per quei posti di bevute e balli in estati dall’aria un po’ Renoir. Un levriero italiano, di nome Shelley o Sherry, sonnecchia.

Cornaredo e Cornaredino, in attesa di un futuro tutto da scoprire

Uno stadio può essere un feticcio. Pensate al Maracanã di Rio de Janeiro. Di certo è una casa. Pensate a cosa rappresenta il Wembley per il calcio inglese. Un luogo amico. Pensate alla Valascia e alla Resega per il popolo biancoblù e bianconero. Quando un vecchio e storico impianto chiude i battenti è un po’ come se una parte di noi ci lasciasse.

Cornaredo si avvia sul viale del tramonto. Ma non molla. Le norme del calcio sono suonate come un verdetto: «O ti metti nelle mani del chirurgo, oppure sei fritto». E il vegliardo – che poi oggi a 72 anni si è ancora dei giovanotti – si è affidato a un’équipe medica che lo mantiene in vita in attesa che, all’inizio del 2026, si profili, bello, si spera, aitante, un po’ supponente nella sua tracotanza giovanile, il nuovo stadio luganese che farà parte del Polo Sportivo e degli Eventi. Il calcio d’addio, lo scorso 25 maggio,

è stato emozionante, con un chiaro 2 a 0 rifilato allo Young Boys, la squadra-faro del nostro calcio dell’ultimo quinquennio. I ragazzi di Mattia Croci-Torti ci tenevano a fare bella figura. Tanto più che l’avversario se lo sarebbero ritrovato di fronte una decina di giorni dopo, nella loro tana, per la finalissima di Coppa Svizzera. Sappiamo come è andata. I gialloneri non si sono lasciati impressionare. È stata comunque una gioia chiudere un’era con un successo di prestigio. Non fu prestigiosa, ma fragorosa e dilagante, la prima vittoria, ottenuta al debutto nel 1951. I bianconeri sconfissero il Chiasso in amichevole per 7 a 0. Ci fu uno zampino rossoblù anche in quella che viene tuttora considerata come la vera sfida inaugurale del nuovo stadio luganese. Era il 25 novembre dello stesso anno. Davanti a 32’500

Avete letto be-

ne: 32’500. Non è un errore di stampa. Non c’era la tribuna Monte Brè, smantellata poche settimane fa. Non c’erano ancora gli spalti ordinati che negli anni Sessanta hanno permesso a Cornaredo di ospitare dei derby contro il Bellinzona con quasi 20mila spettatori. C’era una vera e propria collina dove gli spettatori erano stipati, pigiatissimi come pulcini d’allevamento in batteria. Il termine hooligan non era ancora stato sdoganato. Non c’erano i tifosi. C’erano dei puri e semplici appassionati, rossocrociati e azzurri, spesso gli uni accanto agli altri, pronti a lanciare in aria il cappello in segno di giubilo al termine di ogni azione degna di nota. Uno spettacolo nello spettacolo. Col passare del tempo, le feste a Cornaredo divennero sempre meno sontuose. Con un numero sempre più ridotto di invitati. Complici, da un lato le norme relative all’occupazione degli stadi, dettate dalla necessità di ar-

ginare alcune derive del tifo più esasperato, dall’altro lo stemperarsi di una passione che aveva dovuto pagare un pedaggio molto pesante all’altro tempio, quello dell’hockey, distante neppure 200 metri. Per un certo periodo Cornaredo era diventato un luogo per pochi romantici innamorati dei colori bianconeri. Quelli che, nonostante le devastanti vicissitudini societarie, non avevano mai smesso di amare la squadra.

In questi ultimi anni lo stadio e il club luganese stavano ritrovando tutta la loro dignità. Due ottimi piazzamenti in campionato, due finali di Coppa Svizzera disputate, di cui una vinta. Una semifinale con il Lucerna, nel maggio del 2022, in cui le vibrazioni della curva e delle tribune erano tornate a farsi sentire. Un allenatore, Mattia Croci-Torti, dalle qualità tecniche indubbie, dotato anche di un carisma e di un’energia dilaganti

e contagiosi. Questo mood vincente verrà traghettato in quello che orami molti chiamano già Cornaredino. La sfida di pochi giorni fa contro il San Gallo ha segnato l’inizio di una nuova era. Provvisoria ed effimera, anche se lo stadio si atteggia a ultra settantenne gagliardo che spera di aver trovato l’elisir di lunga vita. Sarà invece costretto, il nostro buon vecchio stadio, a barcamenarsi, con una protesi di qua, una vite e un chiodo di là. Ma con ancora i profumi e le atmosfere del vecchio Cornaredo che non vuole cedere il passo. Soprattutto con il desiderio e l’ambizione di perpetuare la permanenza del Lugano fra le grandi della Super League. Questione di un paio di anni, poi, addio. Il passo sarà breve. Il cimitero è lì accanto. Ma gli stadi dismessi hanno un loro camposanto. Un luogo sacro, sconosciuto agli umani, in cui si raccontano storie a vicenda.

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXVI 31 luglio 2023 azione – Cooperativa Migros Ticino 15 TEMPO LIBERO / RUBRICHE ◆ ●
◆ ●
di Oliver Scharpf
◆ ●
di Svizzera e Italia.
spettatori si affrontavano le Nazionali
di Giancarlo Dionisio

Yogurt Elsa: una bontà naturale al 100%.

Prova ora la nostra varietà all’albicocca.

20%

Da queste offerte sono esclusi gli articoli già ridotti. Offerte valide solo dall’1.8 al 7.8.2023, fino a esaurimento dello stock. Tutti gli yogurt Elsa, IP-SUISSE disponibili in diverse varietà, per es. stracciatella, 180 g, –.80 invece di –.95 a partire da 4 pezzi

ATTUALITÀ

Un Paese sull’orlo del precipizio

In Israele è stata approvata la controversa riforma della giustizia e il Paese è spaccato come mai prima d’ora

La storia di Baby Gang

La vita del giovane trapper italo-marocchino –tra furti, rapine, risse, armi e arresti –ci chiama in causa, vediamo perché

Gran Bretagna: riforma dell’istruzione

Il Governo di Rishi Sunak intende imporre un giro di vite sulle «lauree inutili» e riqualificare la forza lavoro esistente

Dall’estero le pressioni non faranno che aumentare

Nazionale ◆ La Svizzera nel mirino per la questione dei fondi degli oligarchi russi e del commercio di materie prime

«Historia magistra vitae », scriveva Cicerone. Una massima che il nostro Paese sembra essersi dimenticato, visto che una volta di più si ritrova sul banco sugli imputati, senza aver tratto i necessari insegnamenti dalla sua storia recente.

A riportare la Svizzera nella scomoda posizione dell’accusata è questa volta la questione dei fondi degli oligarchi russi (e bielorussi) vicini a Putin e depositati nel nostro Paese. Fin dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina sono scattate su più fronti le sanzioni economiche internazionali contro il regime di Mosca. Il Consiglio federale ha adottato quelle definite dall’Unione europea, giunte nel giugno scorso al loro undicesimo pacchetto. Questo allineamento di Berna alle misure stabilite a livello europeo non sembra però bastare, visto che dallo scoppio della guerra le nostre autorità vengono ripetutamente accusate di passività nella ricerca degli averi degli oligarchi russi che vivono nel nostro Paese. Rimproveri che in questo mese di luglio si sono fatti ancora più roboanti.

Ad alzare la voce da Washington è stata la cosiddetta «Commissione Helsinki», un comitato indipendente del governo statunitense composto da una ventina di parlamentari statunitensi e da alcuni funzionari della Casa Bianca. Questa commissione, che si occupa prevalentemente di diritti umani, una decina di giorni fa ha organizzato un’audizione per parlare proprio del nostro Paese e dell’operato delle banche elvetiche. E nel farlo non sono di certo stati utilizzati toni diplomatici, a cominciare dal titolo di questa riunione: I patrimoni alpini della Russia: il riciclaggio di denaro e il mancato rispetto delle sanzioni da parte della Svizzera. Come dire: il menù è servito ed è decisamente indigesto per il nostro Paese.

Le audizioni sono state introdotte dal presidente della «Commissione Helsinki», il senatore democratico Ben Cardin. A suo dire la Svizzera rimane un Paese amico, pur avendo «un lato oscuro» quando si tratta di denaro di origine sospetta. «Lo avevamo già visto durante la Seconda guerra mondiale – ha fatto notare Cardin – quando nelle banche svizzere venne depositato l’oro che il regime di Hitler aveva sottratto agli Ebrei. Lo abbiamo visto pure quando i dirigenti dell’Apartheid in Sudafrica hanno portato i loro soldi in Svizzera. E adesso lo vediamo anche per quanto riguarda gli oligarchi russi. È un modello che si ripete». A prendere la parola davanti a questa commissione è stato chiamato anche Bill Browder, uno dei maggiori accusatori del nostro Paese. Nel suo intervento questo uomo d’affari e attivista anti-russo ha persino esor-

tato Washington a inserire nella lista nera delle persone da sanzionare anche l’ex procuratore generale della Confederazione, Michael Lauber, e l’attuale numero uno della Ministero pubblico Stefan Blatter. Il dito accusatore è dunque puntato molto in alto e molto alta è anche la pressione su Berna, basti dire che quanto formulato dalla «Commissione Helsinki» va ad aggiungersi alle critiche espresse in questi ultimi mesi anche dall’ambasciatore statunitense a Berna, Scott Miller, e a una lettera che nella primavera scorsa il Consiglio federale aveva ricevuto dai Paesi del G7.

Il Consiglio federale non risponde alle accuse in quello che sembra un (forse rischioso) tentativo di guadagnare tempo

Una missiva in cui la Svizzera veniva invitata a partecipare ai lavori di una task force internazionale per intensificare la caccia agli averi degli oligarchi russi. Una sollecitazione a cui Berna ha risposto con un rifiuto. A detta del Consiglio federale il nostro Paese è

allineato alla comunità internazionale ed è già in costante contatto con le task force che si occupano di rintracciare i patrimoni russi.

È su per giù quanto risponde anche la Segreteria di Stato per l’economia quando si trova confrontata con le accuse di passività nel contrastare la forza economica di Mosca. Per la Seco il nostro Paese non solo sta facendo abbastanza, ma fa anche più di tanti altri Stati democratici nell’indebolire il sistema economico russo. «Applichiamo in modo coerente le sanzioni e anche i principi internazionali nella lotta al riciclaggio di denaro sporco». Per la Seco anche la collaborazione con le banche elvetiche in questo ambito funziona a dovere.

Dopo la riunione del «Comitato di Helsinki» è intervenuto anche il Dipartimento federale degli affari esteri. A suo dire le accuse formulate da Washington non si basano su «alcun fatto concreto». Per rafforzare la sua difesa Berna cita spesso anche alcune cifre, in particolare quella che riguarda i beni russi effettivamente bloccati dalle nostre autorità. In tutto si tratta per il momento di sette miliardi e mezzo di franchi. Una somma di

tutto rispetto, sottolinea la Seco. La Svizzera da sola ha infatti congelato un terzo di quanto hanno finora fatto i 27 Paesi dell’Unione europea, che per il momento hanno sequestrato patrimoni per un totale di 21 miliardi e mezzo di euro.

Ma al di là di queste risposte, che giungono soprattutto dall’amministrazione federale, manca al momento una presa di posizione forte e chiara a livello politico. Il Consiglio federale in relazione a queste accuse è di fatto silente e sembra voler prender tempo. Un atteggiamento che ha sollevato diverse critiche, anche perché Berna si potrebbe presto veder recapitare una seconda lettera da parte del G7, con un’esortazione ben più robusta a partecipare a una task force internazionale.

La pressione sul nostro Paese è forte anche per quanto riguarda il settore del commercio di materie prime, in cui la Svizzera è una delle principali piattaforme a livello mondiale.

Le lezioni del passato ci dicono che occorrerebbe reagire, prima che l’onda d’urto si faccia troppo imponente. Come non ricordare qui la questione del segreto bancario, con il nostro Pa-

ese che alla fine ha dovuto cedere alle pressioni, soprattutto a stelle strisce, dopo aver per lungo tempo applicato la strategia del prender tempo?

Su questo fronte si è aperto un fossato anche interno. La sinistra ritiene che le maglie svizzere nel contrasto alle frodi finanziarie potrebbero essere ben più strette, occorrerebbe una legislazione in materia ben più severa. E Berna dovrebbe creare una propria task force sui patrimoni russi, opzione però già bocciata dal Parlamento. La destra economica invece reputa che il nostro Paese non ha bisogno di lezioni sulla trasparenza finanziaria da parte degli USA, in cui ci sono Stati che sono ancora oggi dei paradisi fiscali.

Quanto sta capitando ha in ogni caso tutti i contorni di una guerra per indebolire la piazza finanziaria elvetica e il ruolo del nostro Paese nel commercio di materie prime. E in gioco c’è anche l’immagine della Svizzera a livello internazionale. A Berna al momento non si vede però una strategia di difesa chiara e capace anche di giocare d’anticipo, visto che una cosa è certa: le pressioni da oltreoceano non faranno che aumentare.

● ◆ Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXVI 31 luglio 2023 azione – Cooperativa Migros Ticino 17
Keystone
Roberto Porta Pagina 21 Pagina 23 Pagina 19

Il massimo del gusto senz’alcool

Il maestro scrittore che indagava

Anniversario ◆ A cento anni dalla nascita ricordiamo Plinio Martini, i suoi scritti e l’amore per la sua valle. Tante le iniziative in campo, Del romanzo è uscita anche la versione inglese in ebook per la casa editrice Rock Bottom che punta a raggiungere i discendenti degli

Feldschlösschen Senz’Alcool offre la scelta perfetta per ogni gusto e per ogni occasione.

Il 4 agosto 1923 a Cavergno nasceva Plinio Martini, «autore universale», «indagatore dell’animo umano», cantore della natura senza mai idealizzarla, narratore di un mondo duro –quello alpestre – e fervente credente della forza virtuosa insita in una comunità coesa la cui anima non è stata intaccata dai soldi. Così lo ricorda Matteo Ferrari, curatore insieme a Mattia Pini dell’edizione commentata de Il Fondo del Sacco (Casagrande, 2017), che per il suo dottorato di filologia italiana sta lavorando a un’edizione critica in cui mette a confronto le otto stesure de Il fondo del sacco ora uscito con una nuova copertina (nell’immagine a colori: Giovanni Giacometti, Autoritratto, 1899).

Se in poche parole dovesse tratteggiare la figura di Plinio Martini, quali sceglierebbe?

È uno scrittore che racconta un Ticino che non c’è più, ma lo fa con una carica emotiva e una capacità stilistica tali che ne fanno un autore universale. A 44 anni dalla scomparsa i suoi testi continuano a parlare e questo attiene soprattutto alla qualità letteraria delle sue pagina. Plinio Martini resta attuale anche se il suo mondo alpestre è sempre più lontano. Un mondo che in tanti hanno provato a raccontare ma lui – nel farlo – ha lasciato il segno.

Da tutte le offerte sono esclusi gli articoli già ridotti. Offerte valide dal 1.8 al 7.8.2023, fino a esaurimento dello stock.

Per festeggiare l’anniversario sono uscite una raccolta di inediti e una riedizione de Il Fondo del sacco. Le sue opere interessano ancora?

È uno dei maggiori scrittori svizzeri di lingua italiana del secondo Novecento e la fortuna dell’autore, intesa soprattutto come interesse dei lettori, non si è mai sopita. Le sue opere non solo vengono ancora ristampate, ma si è andato pian piano a cercare anche l’inedito, nel caso dei racconti, oppure l’edito di nicchia di tutti gli articoli di giornale che – sparpagliati su molte sedi – sono stati ritrovati e raccolti. Questo non lo si fa per qualsiasi autore. Vale la pena ricordare il lavoro dello studioso Ilario Domenighetti che negli anni ’80 è stato il primo a capire l’importanza degli scritti civili dispersi, scritti che ha raccolto, trascritto e contestualizzato per poi pubblicarli in Nessuno ha pregato per noi (Dadò, 1999).

25%

8.65 invece di 11.50

Feldschlösschen Senz’Alcool

Lager 6 50 cl

Il suo testo di riferimento, quello su cui ha lavorato di più, è Il Fondo del Sacco. Cosa pensa della nuova copertina?

Nato il 4 agosto 1923 a Cavergno, secondo di otto figli maschi, Plinio Martini trascorre l’infanzia tra Cavergno e la Val Bavona. Nel 1942 ottiene la patente di maestro, nel 1945 sposa Maria Del Ponte. Nella seconda metà degli anni Settanta si ammala e lascia la scuola, muore prematuramente il 6 agosto 1979. Pescatore e conoscitore dei fiori di montagna, attivo nella vita pubblica della Vallemaggia, grande è stato il suo impegno per la salvaguardia delle tradizioni e dell’identità del territorio.

Come ho visto questo autoritratto di Giovanni Giacometti – che sembra guardarti negli occhi – mi è venuta in mente la modalità narrativa del romanzo. Sin dalla prima pagina il narratore ci parla di un «tu» e sembra che quel «tu» sia il lettore. Non si dice chi sia se non quando ci vengono dati degli indizi qua e là per capire che Gori in realtà si rivolge a un compaesano. In ogni caso questa scelta narrativa ha un effetto molto forte sul lettore che diventa il depositario delle confessioni di un uomo. L’uomo dell’autoritratto che guarda diretto «in camera», guar-

da negli occhi il lettore e adotta lo stesso approccio frontale del racconto. Tra l’altro – il professor Alessandro Martini – mi ha fatto notare che sullo sfondo del dipinto c’è un corteo che sta passando, probabilmente si tratta di un funerale. Dunque in primo piano abbiamo il protagonista, in secondo il paese con la sua vita, proprio come nell’opera di Plinio Martini.

Soffermiamoci per un attimo sugli inediti raccolti nel volume Com’era bello di giugno a Roseto. Possiamo subito dire che il primo ha una sua profonda liricità.

È vero, il primo è un testo stupefacente; Plinio Martini l’ha scritto ventenne e come sappiamo abban-

donerà presto la prosa per esordire da poeta ma qui riconosciamo una mano già abbastanza sicura. A Cevio qualche settimana fa c’è stata una bella presentazione con un pubblico gremito e so che il libro sta vendendo bene. Plinio Martini è una sorta di marchio e forse questi racconti sono gli ultimi… c’era da aspettarsi questa grande curiosità. Proviamo a descrivere e a riassumere i vari passaggi della scrittura di Plinio Martini a partire dalla poesia fino agli scritti civili? Possiamo dire che dalla fine degli anni ’40 e fino alla vigilia della scomparsa ci sono stati momenti e fasi di scrittura diversi. Penso però di poter dire che anche laddove pa-

Versi di lucertole dormienti, rondini silenziose e allodole canterine sospese nelle nebbie

Semplicemente buono

Poesie ◆ L’editore svizzero tedesco Caracol pubblica un’ampia raccolta dei componimenti lirici di Martini, molti dei quali inediti Guido

Nasce poeta, Plinio Martini. Pochi lo sanno e ora, nel centenario della sua nascita, fresca di stampa, edita da Caracol Verlag, viene alla luce la più ampia scelta della produzione poetica dello scrittore di Cavergno, autore dei romanzi che più lo hanno reso celebre, Il Fondo del sacco (1970) e Requiem per zia Domenica (1975)

Artefice dell’impresa editoriale, Christoph Ferber, tra i massimi traduttori di poesia, che ha restituito nel-

la lingua di Goethe cinquanta componimenti di Martini in un prezioso volume, il cui titolo compendia un verso dello scrittore tratto da Meriggio: E in ogni crepa dorme una lucertola (Und in jeder Ritze schläft eine Eidechse). Titolo che ha il pregio di offrire al lettore, affiancati, i testi nella versione originaria italiana e in quella di approdo. Sin dal titolo del volume, suono e senso sembrano riflettere l’itinerario intellettuale e letterario di Plinio

Martini, per sempre strenuo difensore delle ragioni vitali del suo paese e della sua valle, negli anni Cinquanta e Sessanta, periodo in cui la civiltà rurale ha subìto il più forte urto della modernità, provocando inesorabili mutamenti sociali e territoriali. Un contesto che ha caratterizzato il forte impegno civile dello scrittore, scomparso a soli 56 anni nel 1979 (i maggiori testi giornalistici sono stati raccolti da Ilario Domenighetti in Nessuno ha pregato

per noi – Interventi pubblici 1957-1977, Armando Dadò Editore, 1999).

Garofalo pasta fresca è in vendita alla tua Migros

Dichiara Ferber, da noi raggiunto a Ragusa dove risiede: «Due anni fa ho saputo che nel 2023 si sarebbe festeggiato il centenario di Plinio Martini e così mi sono mosso per tempo mettendomi in contatto con il figlio, Alessandro, il quale mi ha inviato tutte le sue circa 120 poesie, molte delle quali inedite. Di queste ne ho scelte e tradotte una cinquantina, che nel vo-

lume ho suddiviso in quattro tempi, i primi due dei quali conservano i titoli delle uniche raccolte pubblicate dallo scrittore, Paese così (1951) e Diario forse d’amore (1953)».

Quali peculiarità poetiche si possono evidenziare in Plinio Martini? «La sua prima raccolta è moderna, risuonano Montale, Ungaretti, Cardarelli e vi sono versi liberi davvero originali. Ma Martini è impressionato molto anche dal primo Giorgio

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXVI 31 luglio 2023 azione – Cooperativa Migros Ticino 30
Plinio Martini
Keystone
Grilli

La vittoria dell’irragionevole

Israele ◆ Approvata la controversa legge

Con 64 voti a favore lo scorso martedì la coalizione di Netanyahu ha approvato l’annullamento della cosiddetta «clausola di ragionevolezza», sferrando un colpo fatale alla già fragile democrazia ebraica nell’ambito della famigerata riforma della giustizia. Nel sistema giuridico israeliano, privo di una costituzione, tale clausola consentiva sostanzialmente al potere giudiziario di impugnare le decisioni del governo ritenute palesemente irragionevoli in base a una serie di criteri.

Un Papa in movimento

Vaticano ◆ Il significato dei viaggi che caratterizzeranno l’estate di Francesco e uno sguardo ad alcune importanti nomine

A meno di due mesi dall’intervento all’intestino, Papa Francesco il 2 agosto parte per un nuovo viaggio apostolico fuori dall’Italia, che lo porterà a Lisbona per la Giornata mondiale della gioventù, il mega-raduno dei giovani cattolici che quest’estate torna a fare tappa in Europa. Da Wojtyla in poi, negli ultimi trent’anni gli incontri dei pontefici con i «papa-boys» sono sempre stati una boccata d’ossigeno per la Chiesa cattolica ed è naturale che Bergoglio non volesse mancare all’appuntamento. Ma in questa strana estate vaticana il Papa che si rimette in viaggio – e che dopo la prima volta del 2017 farà tappa di nuovo anche al santuario delle apparizioni mariane di Fatima – assume un significato particolare alla luce dell’inatteso colpo all’acceleratore dato nelle ultime settimane da Francesco al suo pontificato.

Prima in Portogallo

Il Portogallo sarà, infatti, solo la prima tappa di un trittico di viaggi internazionali di grande rilievo in programma tra agosto e settembre. Dopo il bagno di folla tra i giovani cattolici provenienti da tutto il mondo, già il 31 agosto papa Francesco sarà infatti di nuovo in partenza per quella che in assoluto sarà la più anomala tra le visite apostoliche compiute dai pontefici in giro per il pianeta. Bergoglio andrà infatti a Ulan Bator per incontrare la piccolissima Chiesa apostolica della Mongolia: 1500 cattolici in tutto, sparsi nel territorio immenso del Paese della steppa. Sarà un viaggio in una frontiera missionaria, in un posto dove il cattolicesimo è rinato da appena trent’anni, sulle macerie lasciate dall’impero sovietico. Una comunità per la quale Francesco ha mostrato una particolare predilezione, avendo già assegnato l’anno scorso al suo giovane vescovo – l’italiano Giorgio Marengo – il titolo di cardinale. Non può, però, sfuggire anche la collocazione geografica della Mongolia, Paese incastonato tra la Russia e la Cina, su una delle direttrici cruciali della geopolitica di oggi. E non è difficile immaginare che anche da Ulan Bator papa Francesco tornerà a lanciare il suo grido di pace per l’U-

craina, caduto finora nel vuoto. Come al momento scarsi risultati sembra aver prodotto la missione del suo inviato, il card. Matteo Zuppi, che ha fatto tappa nelle ultime settimane a Kiev, a Mosca e a Washington. Dopo la Mongolia per Francesco sarà poi la volta della Francia, dove il 23 settembre visiterà Marsiglia; una trasferta di un solo giorno, legata a un evento, un incontro di vescovi provenienti da tutti i Paesi del Mediterraneo. Ma il tema delle migrazioni – così caro a Bergoglio – e gli echi dell’ondata di violenze scatenatasi poche settimane fa da Nanterre in tutto il Paese, renderanno anche questo appuntamento decisamente rilevante.

Non sono, però, solo i viaggi a riempire l’estate dell’ottantaseienne papa Francesco: in queste settimane il pontefice ha preso anche alcune decisioni particolarmente significative per il governo della Chiesa. Una su tutte: la nomina di uno dei ruoli chiave del Vaticano, il prefetto del dicastero della Dottrina della fede, il ruolo all’ex Sant’Uffizio che nel pontificato di Giovanni Paolo II fu di Josef Ratzinger. Bergoglio ha chiamato un fedelissimo, l’arcivescovo argentino Víctor Manuel Fernández, 62 anni, teologo lontanissimo dal profilo dell’arcigno difensore dell’ortodossia. E proprio per chiarire a tutti che il cambio di registro era proprio la sua intenzione, insieme alla nomina Francesco ha inviato a Fernández una lettera in cui stigmatizza i «metodi immorali» usati in passato dal dicastero per perseguire possibili errori dottrinali. Al nuovo prefetto chiede di dedicarsi a custodire e ravvivare la fede, accrescendone l’intelligenza e la trasmissione al servizio dell’evangelizzazione, affinché «la sua luce sia un criterio per comprendere il senso dell’esistenza, soprattutto di fronte agli interrogativi sollevati dal progresso della scienza e dallo sviluppo della società».

Sguardo alle periferie

Fernández è stato immediatamente

inserito nella lista di 21 nuovi cardinali annunciata – anche questa a sorpresa – domenica 9 luglio. Scelte come sempre effettuate dal Papa seguendo cri-

teri propri, che guardano alle periferie della Chiesa molto più che alle diocesi considerate tradizionalmente importanti nel mondo cattolico. Con questo nono concistoro – che verrà celebrato ufficialmente il 30 settembre – il numero di cardinali creati da Francesco con diritto di voto in un futuro conclave supera ormai abbondantemente la soglia dei due terzi, necessaria per eleggere un pontefice. Oltre a Fernandéz tra i nomi dei nuovi cardinali scelti da Francesco altri due sono da tenere d’occhio: innanzi tutto il bergamasco Pierbattista Pizzaballa, patriarca latino di Gerusalemme, che sarà il primo titolare di questo ruolo a entrare nel collegio cardinalizio. È un presule relativamente giovane (59 anni) ma con una grande esperienza maturata in un contesto difficile come quello del Medio Oriente e stimato anche da gruppi di orientamenti tra loro molto diversi all’interno del mondo cattolico: è un nome che spariglia le distinzioni tra conservatori e progressisti.

Dialogo con la Cina

L’altra nomina cardinalizia di peso è quella del vescovo di Hong Kong, mons. Stephen Chow Sau-yan: già in passato i pontefici avevano scelto l’ex colonia britannica per comprendere un presule cinese nel collegio cardinalizio. Ma la nomina del prudente mons. Chow assume un rilievo particolare nella situazione attuale di Hong Kong, scossa dalla dura repressione imposta da Pechino alle proteste del 2019. L’attuale vescovo non ha il profilo battagliero dell’ultranovantenne card. Zen, che scendeva in piazza con i giovani. È un uomo di mediazione, che poche settimane fa è stato anche in visita a Pechino. Ma ha comunque chiesto pubblicamente alle autorità un «gesto di clemenza» per le migliaia di persone in carcere per motivi politici. Nominandolo cardinale, Francesco gli affida il delicatissimo compito del dialogo con la Repubblica Popolare Cinese, che il Papa vuole assolutamente tenere aperto. In sintesi: quelle dell’estate 2023 sono tutte scelte e gesti di un pontefice che guarda alla Chiesa del futuro. Soprattutto a quella che verrà dopo di lui.

negli ultimi decenni si è trasformata e impoverita, rispondendo quasi unicamente alle esigenze della popolazione ebraica religiosa e respingendo tutti gli altri che, ormai, preferiscono vivere altrove, recandovisi solo per lavoro o altre necessità.

A nulla sono valsi i mesi di proteste, la contrarietà degli Stati Uniti e neppure le preoccupazioni espresse dai vertici militari, che hanno ripetutamente sottolineato le possibili ripercussioni della legge anche sulla sicurezza del paese che, in preda al caos, è più esposto che mai anche agli attacchi esterni. Sordo anche ai tentativi del presidente e del sindacato di promuovere un accordo, Netanyahu, appena dimesso dall’ospedale, ha raggiunto la Knesset, il parlamento israeliano, per unirsi al voto confermando nuovamente la propria linea di forza. Dalle elezioni dello scorso novembre Israele sembra essere precipitato in un baratro mai conosciuto prima e dal quale non è chiaro se vi sarà ritorno, almeno nel prossimo futuro. Gli effetti della crisi sull’economia sono già molto evidenti, come si evince dal rating, dall’indebolimento dello shekel, dal calo degli investimenti e dei finanziamenti dall’estero, nonché da un caro vita ormai insostenibile. La «startup nation» non sembra più la stessa e gli israeliani che possono corrono a richiedere i passaporti stranieri e fanno le valigie. L’esodo, in parte già cominciato con il Covid, si fa sempre più tangibile. A minacciare il primo passo sono stati gli impiegati nell’hitech, seguiti dai professori universitari e ora anche dai medici, che martedì hanno dato vita a una chat sulla «relocation» (trasferimento) che ha visto 1000 iscritti in meno di 24 ore. Sempre i medici sono entrati in sciopero, e non c’è da stupirsi, stando alla Professoressa Idit Mattot, nota anestesista dell’ospedale Hichilov di Tel Aviv, che nelle interviste menziona tra i motivi di preoccupazione discriminazioni nei confronti di pazienti donne, specie se non sposate, di omosessuali e non ebrei, oltre a nomine irregolari per favoritismo.

Non sarà presto per fare le valigie?

Secondo alcuni no, considerando anche le previsioni demografiche che prospettano una crescita esponenziale della popolazione ultraortodossa da qui ai prossimi trent’anni. Per delineare lo scenario che vedrebbe il progressivo abbandono del paese da parte delle élite laico-liberali, un giornalista del quotidiano «Haaretz» ha citato l’esempio di Gerusalemme: da città universitaria e cosmopolita, centro di cultura e scambi internazionali,

L’impatto emotivo di questi sei mesi sulla popolazione israeliana, già provata da guerre e attentati, è drammatico, come testimoniano l’aumento di richieste di aiuto ai centralini della salute mentale e le narrazioni dei singoli, angosciati al punto da ricorrere ad alcol, sostanze stupefacenti e psicofarmaci per contrastare il disagio psichico e l’incertezza del futuro.

Come è noto, la miglior modalità per affrontare il trauma è quella di passare all’azione. Da qui si spiega anche l’incredibile successo dell’enorme movimento di protesta che, dallo scorso week-end, si è spostato prevalentemente a Gerusalemme, dove sono approdate, in parte anche a piedi, decine di migliaia di persone che hanno piantato le tende sotto il Parlamento nella speranza di ostacolare l’approvazione della riforma. La solidarietà e la tenacia dei manifestanti di tutte le età, che da mesi si riversano a fiumi nelle strade del paese, suscitano commozione, oltre a fungere da ancoraggio concreto e alternativa alla fuga per chi non può o non vuole abbandonare il sogno sionista.

Lo scorso giovedì, il 9 del mese di av secondo il calendario ebraico, gli ebrei di tutto il mondo hanno commemorato la distruzione del Primo e del Secondo Tempio. Come ha recentemente ricordato in un articolo la storica Anita Shapira, in entrambe le circostanze la distruzione fu causata dalla vittoria di una minoranza estremista, riuscita a prevalere sulla maggioranza moderata. Shapira sottolinea la preoccupante somiglianza con le circostanze attuali e scongiura una «terza distruzione». Se è vero che il destino di Israele è in mano a un gruppo di fanatici incoscienti, megalomani e vendicativi, e che il rischio di una guerra civile non è mai stato così vicino a causa della spaccatura interna, la storica sembra tuttavia voler dimenticare che la grande maggioranza dei manifestanti cosiddetti «liberali» sono a loro volta interessati a conservare la supremazia ebraica (ashkenazita) e la centralità dell’esercito, che hanno come conseguenze l’apartheid e l’occupazione dei territori palestinesi, come sempre fuori dai giochi. Anche il vittimismo della fazione liberale che grida allo scandalo, definendo i religiosi al governo come primitivi, è riduttivo e andrebbe sostituito con nuove narrazioni meno dicotomiche.

Nel frattempo, la speranza a breve termine è che la Corte Suprema impugni la nuova legge, dichiarandola invalida.

Una spaccatura interna come non la si era mai vista nella cosiddetta «start up nation»; nell’immagine la marcia dei manifestanti verso Gerusalemme. (Keystone)

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXVI 31 luglio 2023 azione – Cooperativa Migros Ticino ATTUALITÀ 19
Keystone

*

Riciclabile secondo ISO 18604, per vari impieghi. Il riciclaggio effettivo dipende da diversi fattori, ad esempio la disponibilità regionale di un sistema di riciclaggio.

Riduzione dell’impronta di CO₂ degli imballaggi attraverso l’uso di plastica riciclata, sulla base di valutazioni del ciclo di vita condotte da Essity e verificate da una terza parte.

Da tutte le offerte sono esclusi gli articoli già ridotti. Offerte valide solo dal 1.08.2023, fino a esaurimento dello stock.

Fazzoletti umidificate Tempo Camomilla 3 x 42 pezzi, Trio 6.20 invece di 10.35 Tempo Premium 24 x 110 fazzoletti 4 veli 40% 14.95 invece di 24.95 Tempo Deluxe 24 x 80 fazzoletti 5 veli 40% 15.90 invece di 26.55 Tempo Classic 24 x 150 fazzoletti 3 veli 40% 14.95 invece di 24.95 Fazzoletti umidificate Tempo 3 x 42 pezzi, Trio 6.20 invece di 10.35 Fazzoletti umidificate Tempo Aloe Vera 3 x 42 pezzi, Trio 6.20 invece di 10.35 La combinazione magica per un 'igiene perfetta Tempo convince
100% a base vegetale Fibre
CO2 ridotta confezione

«Mon frère, morirò da rich, morirò in street»

Reportage ◆ La storia del trapper italo-marocchino Baby Gang, 22 anni e una biografia a cavallo tra due culture

Come osservato dallo psicoterapeuta, il dottor P., uno dei tanti medici chiamati a indagare tra carceri e comunità, la mente e i comportamenti del trapper italo-marocchino Baby Gang, il paziente, «ha la necessità di interpretare al meglio il proprio personaggio». E qui si ripropone il tema, un tema classico nella criminologia, e un tema eterno, nonostante la giovane età, nell’esistenza del diretto interessato, ovvero Zaccaria Mouhib, questo il nome all’anagrafe, 22 anni: ma non sarà prigioniero del proprio personaggio? Di Baby Gang s’è detto, dicono e diranno che trattasi d’un predestinato. Nel senso delle doti artistiche: basta una rapida incursione sulla piattaforma online Spotify e leggerete numeri di canzoni scaricate in quantità superiori a potenti rockstar internazionali. Dopodiché lui, Zaccaria, venerato dai ragazzini sia delle periferie sia del centro storico che lo difendono a oltranza litigando con i genitori, in un approccio istantaneo – banale? – rimanda immagini di sé perfino stereotipate, prevedibili: e le sigarette fumate senza sosta, e i tatuaggi che replicano scritte quali ACAB, acronimo inglese che sta per tutti gli sbirri son dei bastardi, e i vestiti iper-griffati compreso l’intimo, e la ripetizione di frasi che beatificano la vita in galera ché là fuori, anzi qui fuori, fa tutto schifo e siamo tutti dei colossali sfigati.

Il trapper è figlio del Marocco. Il Marocco in una sua versione – nessuno s’offenda – europea, contemporanea, laica

Baby Gang è figlio del Marocco. Il Marocco in una sua versione – nessuno s’offenda – europea, contemporanea, finanche laica. Il Marocco intenso, complicato da decifrare, degli immigrati. Di genitori che piangono all’idea della lontananza e dei loro figli che non vorrebbero andare

in Nordafrica nemmeno per un’ora. O meglio, con Zaccaria era successo così. Mamma e papà s’erano mollati quand’era piccolo; il papà era rimpatriato; siccome Baby Gang aveva deragliato presto – da adolescente il primo ingresso in un carcere – la mamma aveva pensato, fra le misure estreme, d’accompagnare il ragazzo in Marocco, consegnarlo a suo padre, e che se la vedesse un po’. Maschio con maschio, ora incontrerai i veri disgraziati, terapia choc. L’uomo viveva in una favela di Casablanca, sulla quale conviene una parentesi. Le strade lungo l’oceano sono una chilometrica sequenza di cantieri di palazzine in stile occidentale – pare Milano, pare Lugano – con le recinzioni zeppe di manifesti pubblicitari che raffigurano famiglie di quattro persone, il padre, bianco, giovane e bello, in gessato, che rincasa per il running in spiaggia, la madre, bianca, giovanissima, bellissima, in tailleur, che rincasa per lo yoga in spiaggia, e i bambini, bianchi, biondi, più che bellissimi, che sorridono in spiaggia godendosi ogni attimo, beninteso dopo aver completato con gioia i compiti che genereranno superlativi voti. Ebbene, nel nostro recente viaggio in Marocco, a Casablanca ci eravamo infilati in una strada sterrata, attirati, sullo sfondo, dalla presenza di baracche; d’improvviso erano sbucati dei ragazzi; impugnavano delle mazze da baseball, parlavano in arabo ma non era occorso un traduttore per capire che quella fosse terra loro e dovevamo sparire.

Lì dove i cantieri terminano, dovendo per forza prima o poi terminare, rimangono dei piccoli agglomerati, abitazioni che sembrano tenute insieme con lo sputo, un ammasso di materiali diversi da discarica, tetti di lamiere ondulate, e intorno pezzi di campi con l’erbaccia, le capre, branchi di ossuti cani randagi. Siccome la speculazione vince sempre e dietro questi quartieri vi sono interessi enormi, con finanziamenti stranie-

20% su tutti gli champagne e tutti gli spumanti

ri, l’azzeramento d’ogni baraccopoli è segnato. Con lo sfratto ai residenti. Per andar dove? Boh, affari loro. Ecco, in quel suo trasferimento dal papà, Baby Gang da Calolziocorte, Baby Gang che, è vero, nel Lecchese abitava in un appartamento affollato di parenti vicini e lontani, nessuno dei quali aveva un soldo, e insomma si faceva la fame e in tanti, Baby Gang nella favela marocchina non voleva starci. Gli faceva schifo. Troppa povertà estrema, lui che comunque la povertà l’ha avuta addosso a lungo. Se alla fine noi siam quello che siamo stati da piccoli, per dirla con un sacerdote vicino a Zaccaria, don Claudio Burgio, per alcuni un missionario metropolitano, per altri un idealista senza speranza, provate voi a iniziare le elementari senza

scarpe ma in ciabatte, o senza quaderni, senza manco un foglio bianco. E per di più, anzi a monte, italiano sì ma, specie in provincia, comunque marocchino, quindi «negro», inutile girarci intorno: sarebbe una presa in giro. Quanto già ha vissuto, Zaccaria. E come. Furti, rapine, risse, armi, arresti, interrogatori, pernottamenti da barbone, le leggi nude e crude della strada.

Ma chi è questo ragazzo? Sul serio, chi è? Dal testo della canzone Cella 4: «Quindi morirò da ricco, la scena a novanta. Come un vecchio sceicco, solo senza barba». Dal testo della canzone Come te : «Arriva fino a me. Amico son come te. Je suis maghrebi ma cresciuto in Italia». Dal testo della canzone Mentalité : «Cresciuti in fretta perché qua non c’è chi

ti aspetta e ti porta con sé. Vivo la vie, vivo la vie fin quando, mon frère, morirò da rich, morirò in street».

Ascoltare Baby Gang sospendendo ogni giudizio ci permetterebbe di comprendere meglio la nostra realtà

Come osservato dalla psicoterapeuta, la dottoressa G., parimenti uno dei tanti medici chiamati nel tempo a indagare tra carceri e comunità la mente e i comportamenti del trapper Baby Gang: «Sembra avere la necessità di avere al proprio fianco figure adulte che rassomiglino a un padre, ma che non si pongano nei suoi confronti in modo autoritario ma autorevole». Adesso, di questi tempi, Zaccaria Mouhib è in comunità. Di nuovo. Poi, chissà. Baby Gang ci riguarda da vicino, molto da vicino. Ascoltarlo è un esercizio di comprensione della realtà. A patto che cominci lui per primo. Sempre la dottoressa G.: «Ha bisogno di mettersi alla prova in modo introspettivo». Abbiamo seguito l’ultimo anno di vicende criminali di Zaccaria. Con interesse. Con la necessità di studiare, studiarlo. Non è fascinazione del male, ma il suo esatto opposto, e vorremmo scrivere che per un genitore sia quasi un atto dovuto interessarsi a Baby Gang. Riprendendo una frase di don Gino Rigoldi, figura d’eccellenza nell’interpretazione della società, se a un naufrago ne accosti un altro, loro due si abbracceranno, in mare aperto, proveranno a stare a galla insieme, a salvarsi. Ma finiranno inesorabilmente per annegare.

(3. e ultima puntata ; la prima puntata, Giovani analfabeti e disposti a tutto per denaro, è apparsa sull’edizione del 17 giugno; la seconda, Alle origini dei legionari della droga, su «Azione» del 24 giugno).

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXVI 31 luglio 2023 azione – Cooperativa Migros Ticino ATTUALITÀ 21
Sono esclusi online specials e singole bottiglie con adesivo giallo di sconto. Non cumulabile con altri buoni. Valida venerdì 4 e sabato 5 agosto 2023 Annuncio pubblicitario Innocente, il più recente album di Baby Gang, è stato ben accolto dalla critica.

Passione per la Pasta dal 1789

Da tutte le offerte sono esclusi gli articoli già ridotti. Offerte valide solo dal 1.8 al 7.8.2023, fino a esaurimento dello stock Tutta la pasta Garofalo non refrigerata per es. Spaghetti Garofalo, 500 g, 2.40 invece di 2.95 a partire da 2 pezzi 20% Ora in azione The Taste of Fun! Da tutte le offerte sono esclusi gli articoli già ridotti. Offerte valide solo dal 1.8. al 7.8.2023, fino a esaurimento dello stock 43% conf. da 10 Su selezionati prodotti Capri-Sun per es. Capri-Sun Multivitamin, 10 x 200 ml, 3.35 invece di 5.95

Dal Golf management alla Scienza del surf

Gran Bretagna ◆ Il Governo di Sunak intende imporre un giro di vite sulle «lauree inutili» e riqualificare

Da quando è uscito dalla UE, il Regno Unito ha fame di lavoro qualificato. Prima di Brexit, lo importava sovente dall’estero, ma ora deve fare conto sulle proprie forze e coltivarlo in casa. La ricetta del Governo? Una riforma del sistema educativo, con un giro di vite sulle «lauree inutili». Il premier conservatore Rishi Sunak ha di recente annunciato infatti il piano di mettere il numero chiuso ai corsi universitari ritenuti di scarso valore. Spetterà all’Office for Students (OfS), l’ente regolatore del settore dell’istruzione superiore in Gran Bretagna, il compito di limitare l’accesso ai suddetti corsi, oltre a quello di individuarli sulla base dei seguenti criteri: sbocchi professionali o accademici carenti. Saranno reputati di scarso valore, infatti, tutti quei percorsi di studi che non conducono a professioni, lavori qualificati o a master, dottorati e specializzazioni entro 15 mesi dal conseguimento del diploma di laurea, come del resto attualmente avviene per tre studenti su dieci. «Il Regno Unito ospita alcune delle migliori università al mondo e studiare può dare immense soddisfazioni, ma sono troppi i giovani adescati da sogni falsi che finiscono con l’iscriversi a corsi di laurea di scarsa qualità a spese dei contribuenti, senza la prospettiva di un lavoro decente al temine degli studi», ha dichiarato il primo ministro britannico.

L’OfS ha già il potere di indagare e sanzionare gli atenei, i cui corsi di laurea non rispettano precisi requisiti minimi di performance. Per non incappare in sanzioni, le università devono assicurare che l’80% degli studenti prosegua gli studi oltre il primo anno, il 75% di loro completi il corso ed il 60% dei diplomati con laurea triennale si iscriva alla specialistica o trovi un impiego adeguato entro 15 mesi. Tuttavia il potere di mettere un tetto alle iscrizioni ai corsi universitari con scarse prospettive di impiego è una novità. Secondo l’Institute for Fiscal Studies, un laureato su cinque verserebbe in condizioni economiche migliori se non fosse andato all’università, pertanto il Governo britannico vuole assicurare che gli atenei offrano lo stesso standard di preparazione minimo previsto per le scuole, oltre ad offrire ai giovani la possibilità di scegliere la strada migliore per loro. Non

la forza lavoro esistente

necessariamente si deve trattare di un diploma di laurea, ma potrebbe anche essere una qualifica tecnica o un apprendistato. Dal 2017 il costo annuale della retta universitaria ammonta a 9250 sterline pro capite (10’270 franchi circa), escluso vitto e alloggio.

Dal 2017 il costo annuale della retta universitaria ammonta a 9250 sterline pro capite, ovvero 10’270 franchi circa

Tuttavia è possibile accedere a finanziamenti da parte dello Stato disponibili in forma di prestiti, che però devono essere ripagati a rate con interessi, non appena si abbia un lavoro con stipendio superiore a 27’295 sterline lorde all’anno. In media, gli studenti al termine dell’università hanno un debito di circa 45mila sterline e non sempre trovano un impiego retribuito a sufficienza per ripagarlo. In-

sorge l’opposizione. «Questo è semplicemente un attacco alle aspirazioni dei giovani e delle loro famiglie da parte di un Governo che vuole rafforzare il soffitto di vetro, anziché romperlo», ha dichiarato Bridget Phillipson, ministro ombra dell’Istruzione. Il timore è che il provvedimento possa penalizzare maggiormente le università e i corsi con un più alto numero di studenti di estrazione sociale inferiore, poiché questi ultimi avendo meno mezzi finanziari o un minore supporto famigliare hanno più probabilità di abbandonare gli studi. Sono circa 30mila i corsi di laurea fra cui scegliere nel Regno. Alcuni portano a conseguire i cosiddetti «diplomi di laurea Topolino», data la trivialità ed eccentricità degli argomenti di studio: dal Golf management alla Scienza del surf, passando per la Tecnologia dell’arte pasticciera. Tuttavia ci sono anche corsi di laurea considerati più classici e meno stravaganti, che comunque faticano a condurre

ad impieghi ben retribuiti. I laureati che guadagnano meno in base ai dati raccolti dal sito di ricerca del lavoro Adzuna lo scorso anno, sono quelli che hanno studiato Moda, Film, Fotografia, Filosofia e Lingua Inglese. Anche i corsi di Criminologia, Media, Politica e Religione non offrono ottime prospettive economiche, con retribuzioni medie per i neo-laureati in queste discipline, che variano fra le 23mila e le 27mila sterline lorde. Chi ha intrapreso questi corsi, estinguerà con difficoltà i debiti universitari, anche se dovesse ricevere un aumento annuale dello stipendio del 2% per tutta la durata della propria carriera. Al contrario, raccolgono i frutti dei propri studi in busta paga i laureati in Economia e Commercio, Medicina, Fisica, Ingegneria e Geografia, che hanno in media un primo stipendio compreso fra 32 e 36mila sterline. Tuttavia influisce sullo stipendio non solo la materia degli studi, ma anche l’ateneo presso il quale il diplo-

ma è stato conseguito. Una laurea ad Oxford, Cambridge o in qualsiasi altra università del Russell Group, ha sicuramente un prestigio maggiore di altre e conseguentemente attrae maggiori guadagni.

Ma per crescere l’economia, secondo Sunak occorre ottimizzare non solo i corsi universitari, ma anche riqualificare la forza lavoro esistente, per stare al passo con i progressi della tecnologia. Per il premier gli apprendistati sono «un’alternativa valida alle università». Da qui la decisione di semplificare notevolmente la procedura per prendere apprendisti. I meccanici dovranno aggiustare auto elettriche e non solo a benzina. Gli installatori di pompe di calore saranno più richiesti dei tecnici del boiler. Ci sarà bisogno di un numero crescente di analisti di dati e la cybersecurity diverrà un requisito essenziale per le imprese di ogni dimensione. Se il Regno Unito non importa questo tipo di competenze, dovrà crearle.

«Qual è il vantaggio di pagare le fatture con eBill?»

La consulenza della Banca Migros ◆ La procedura di pagamento digitale eBill, oltre a offrire sicurezza, permette il controllo totale delle operazioni di pagamento

Attualmente su molte fatture è riportato l’avviso dell’opzione di pagamento con eBill. Che vantaggi ha questa modalità di pagamento e in cosa differisce dal sistema di addebitamento diretto?

L’eBill è una procedura di pagamento interamente digitale che consente di saldare le fatture in modo pratico e veloce. Attivando tale procedura, le fatture non finiscono più nella casella di posta elettronica o nella posta in arrivo, ma vengono trasferite automaticamente sul portale eBill, al quale è possibile accedere dal proprio e-banking o mobile banking. Dal momento che in questo sistema le fatture sono già preregistrate, ba-

sta verificarle con pochi clic e autorizzarne subito il pagamento. Per fare un confronto: il pagamento delle fatture che arrivano via posta o e-mail va registrato autonomamente, inserendo i dati manualmente nel proprio e-banking oppure scansionando il bollettino di versamento con lo smartphone. Con eBill, questa fase intermedia non è più necessaria e i versamenti errati a causa di errori di battitura appartengono al passato. I pagamenti sono sempre eseguiti in modo affidabile. Oltre a questo, il sistema offre un chiaro vantaggio in termini di sicurezza. La persona destinataria decide da quali emittenti desidera rice-

vere via eBill le proprie fatture ed è protetta da falsi bollettini di pagamento. L’utilizzo di eBill ha anche un altro vantaggio, ossia una visione d’insieme di tutti i pagamenti, grazie a cui si evita di dimenticare delle fatture. A differenza del sistema di addebitamento diretto, con eBill si ha il controllo totale delle operazioni di pagamento: nell’addebitamento diretto, l’emittente della fattura è autorizzato a effettuare l’addebito direttamente sul conto e, in caso di registrazione errata, generalmente spetta alla persona debitrice chiederne la rettifica. Con eBill questo non può succedere, perché il siste-

ma consente di decidere nello stesso e-banking se e quando saldare la fattura.

CONSIGLIO

Per le fatture ricorrenti con importo identico (ad esempio quelle della cassa malati) è possibile impostare in eBill un’autorizzazione permanente, in modo tale che il pagamento venga effettuato automaticamente. Per importi variabili vi è la possibilità di definire un limite al di sotto del quale la fattura viene immediatamente autorizzata. Al di sopra di tale limite, l’utente deve prima autorizzare il pagamento.

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXVI 31 luglio 2023 azione – Cooperativa Migros Ticino ATTUALITÀ 23
Una laurea a Oxford (nella foto), Cambridge o in qualsiasi altra università del Russell Group, ha un prestigio maggiore di altre. (Pixabay) Barbara Leo Consulente alla clientela presso la Banca Migros.

LA TUA SOLUZIONE CONTRO TUTTI I TIPI DI MACCHIE PIGMENTATE

Il siero intensivo riduce le macchie pigmentate e aiuta a prevenire la formazione di nuove

Il siero anti-age e per macchie senili riduce le macchie senili formatesi in 10 anni

Il siero per macchie post-acne riduce visibilmente le macchie post-acne e affina la carnagione

NUOVO
* MACCHIE PIGMENTATE MACCHIE SENILI MACCHIE POST-ACNE
VISIBILI
e a
RISULTATI
IN 2 SETTIMANE *Macchie pigmentate dovute al sole, all’età, all’acne
uno squilibrio ormonale, come si verifica in gravidanza o menopausa. **Fonte: Nielsen, market tracking, cura del viso, segmento siero, vendite, intera Svizzera, YTD P12 2022.
Nivea è in vendita alla tua Migros

Il Mercato e la Piazza

Un fisco per accaparrarsi i più ricchi?

All’inizio di luglio il Consiglio di Stato ticinese ha licenziato il messaggio per la nuova revisione della legge tributaria. Nella presentazione del progetto e nei commenti si è designata questa proposta come quella di un fisco più moderno. La domanda che i non specialisti si possono porre è perché il fisco debba essere modernizzato. Sgombriamo il campo dalle possibili confusioni. La legge tributaria del Canton Ticino, come quelle degli altri Cantoni e della Confederazione, viene rivista, con frequenza irregolare, per far posto a cambiamenti che sono sempre ispirati dalla maggioranza politica del momento. Poiché queste modifiche sostituiscono le regole vigenti esse son sempre «moderne» nel senso che sono dei nostri tempi rispetto a quelle che sono state varate 20, 30 o anche più anni fa e che erano «moderne» allora. Ma il fatto che le norme siano nuove («moderne») non dice nien-

In&Outlet

te rispetto al problema di sapere se le stesse siano giustificate e debbano essere approvate. La risposta al quesito sulla bontà delle misure sarà esclusivamente politica.

Da questo profilo, per quanto riguarda le leggi tributarie dei Cantoni svizzeri, ci sembra che emergano due posizioni, che possono essere contrastanti. La prima, che è quella che prevale nei Cantoni romandi e nel Cantone Basilea città, è che la legge tributaria deve servire da base per la redistribuzione del reddito. Le classi di reddito elevate vanno quindi tassate con aliquote alte e quelle basse, invece, vanno, nella misura del possibile liberate dal peso fiscale. L’altra posizione, che prevale nei Cantoni di lingua tedesca, in particolare in quelli della Svizzera centrale, è che l’onere fiscale, specie per i contribuenti con redditi elevati, può influenzare in modo importante l’attrattiva di un Cantone come residen-

za per le persone ricche. E allora vale il principio di fissare per i redditi alti aliquote di imposizione che siano concorrenziali con quelle degli altri Cantoni. Il ragionamento che sta dietro a proposte di questo tipo è semplice: i ricchi contribuenti, che sono mobili, sceglieranno di insediarsi nel Cantone che riesce ad avere le aliquote di imposizione dei redditi alti più basse. Detto in parole più spicce: con le nuove proposte fiscali il nostro Consiglio di Stato si propone di rafforzare la posizione concorrenziale del Canton Ticino nella corsa per appropriarsi i contribuenti ricchi, disposti a cambiare domicilio per pagar meno imposte. Ma ce ne sono ancora di questi contribuenti? Pare di sì. Nel corso degli ultimi due anni, per fare un esempio, la Svizzera è diventata la destinazione più ambita dai ricchi contribuenti che lasciano la Norvegia per pagare meno imposte. Si parla di diverse centinaia

La Spagna resiste alle sirene del sovranismo

L’alleanza tra popolari e conservatori, tra i democristiani e i sovranisti, tra i moderati e i populisti è lo schema di Giorgia Meloni. La presidente del Consiglio italiana vorrebbe esportarlo in tutta Europa. Eppure in Spagna non ha funzionato. I suoi amici di Vox e i popolari non hanno la maggioranza assoluta, e faticheranno a stringere accordi con baschi e catalani, ma ci proveranno con i moderati del Pnv. I popolari sono il primo partito. Ma non sfondano. I socialisti guadagnano sia voti sia seggi. Tengono. Ma per fare il governo dovranno trasformare l’astensione dei baschi e dei catalani di Esquerra republicana, sinistra repubblicana, in un sì; mentre i separatisti di Junts per Catalunya, il partito dell’esule (o latitante) Carles Puigdemont, dovrebbero astenersi anziché votare no. E Junts ha già chiesto un referendum per l’indipendenza, che nessun governo di Madrid potrà mai con-

Il

di zii Paperone norvegesi che avrebbero lasciato il loro Paese per venire qui. Sembra che il Ticino sia per questi renitenti fiscali una delle destinazioni preferite. Diversi si sono già insediati a Collina d’Oro. Con un effetto di lievitazione immediato sulle risorse fiscali pro capite di questo Comune, che già erano largamente superiori alla media. Stando all’annuario di statistica ticinese del 2021, le risorse fiscali pro-capite di Collina d’Oro erano pari a 8467 franchi. Due anni più tardi erano salite a 9815. In due anni (grazie ai norvegesi?) l’aumento nelle risorse fiscali pro capite di Collina d’Oro è stato pari al 15,9%. In Ticino, nel medesimo periodo, l’incremento nelle risorse fiscali pro capite dei Comuni è stato invece solo del 4,9% passando da 4183 a 4388 franchi. Il calcolo del nostro Consiglio di Stato è quindi facilmente comprensibile. Se facciamo pagare meno imposte alle persone ricche e queste si inse-

diano nel nostro Cantone ecco che gli introiti fiscali potrebbero subire un’accelerazione, come è stato il caso di quelli di Collina d’Oro. E di aumentare i proventi fiscali il Canton Ticino ha veramente un grande bisogno se vuole, entro i termini che si è stabilito lui stesso, cercare di uscire dalla trappola del deficit permanente e tornare a essere meno dipendente dalla perequazione finanziaria della Confederazione o dalla partecipazione, sempre un poco aleatoria, agli eventuali profitti della Banca Nazionale. Chi politicamente difende il principio della giustizia fiscale non sarà certamente pronto ad accettare le elucubrazioni di chi pensa che il Ticino ha solo da guadagnare rafforzando la sua posizione nella concorrenza fiscale intercantonale per i ricchi. Per fortuna abbiamo la possibilità del referendum per decidere sulla contesa. All’elettorato spetterà quindi, molto probabilmente, l’ultima parola.

cedere. Insomma, al momento non è escluso che la Spagna possa tornare al voto, magari già in autunno. Anche se il leader socialista Pedro Sanchez proverà a salvare la sua maggioranza progressista. In ogni caso, l’idea della Meloni esce ridimensionata. Le chiavi del centrodestra spagnolo non sono nelle mani del suo alleato, Santiago Abascal – che la premier chiama confidenzialmente Santi –, ma di un moderato, un centrista, un democristiano come il leader dei popolari Alberto Núñez Feijóo.

Feijóo è lo storico presidente della Galizia, la regione dove si sono formati tutti i capi della destra spagnola del Novecento. A cominciare da Francisco Franco, gallego di Ferrol. Galiziani erano pure Manuel Fraga Iribarne, ministro di Franco e fondatore del partito popolare, e Mariano Rajoy, l’ultimo premier di centrodestra. Uomini prudenti e, se necessario, feroci.

presente come storia

Prof, a che serve la storia? I docenti di questa materia sanno che a ogni inizio di anno scolastico la domanda arriva puntuale. Se l’aspettano, sono consapevoli che un buon numero di allievi nutre dubbi sull’utilità per la vita e per il lavoro di questo insegnamento. Convincerli della sua necessità non è facile. Intellettuali illustri hanno cercato di spiegarlo con argomenti più o meno persuasivi, chi rifacendosi a Cicerone, chi a Marc Bloch. Ma forse non è necessario salire sulle spalle di questi giganti per guadagnare alla causa i perplessi e gli apatici, basta prendere spunto dall’attualità e dalle polemiche giornalistiche che ne derivano.

I discorsi, anzi le allocuzioni che tradizionalmente accompagnano la festa del primo agosto, offrono sempre spunti stimolanti, anche quando ripropongono pedissequamente le quattro nozioni apprese dai manuali.

Prendiamo la neutralità, uno dei pilastri dell’elvetismo, concetto ritornato al centro della scena dopo che per anni era rimasto confinato nel sottoscala della cultura politica. Ripercorrerne le vicende alle soglie dell’Età moderna vuol dire immergersi negli affari esteri del Paese per poi valutarne l’impatto sulla costruzione della Svizzera dopo il tramonto dell’Antico regime, nel quadro del riassetto imposto dal Congresso di Vienna all’indomani del 1815. Ma numerose sono anche le ricadute interne, sui rapporti intercantonali all’epoca dei conflitti tra cattolici e riformati, per impedire che controversie intestine giudicate in un primo momento contingenti e circoscritte coinvolgessero l’intero «Corpus helveticum» portandolo alla rovina. Più in generale seguire l’evoluzione della neutralità significa ripercorrerne il cammino nel tempo, le giustificazioni ideologiche, la valen-

Neppure Feijóo è un tipo espansivo; ma non è un estremista. Dovendo decidere se inseguire i radicali di Vox o conquistare il centro, i popolari hanno scelto la seconda opzione. Domenica 23 luglio hanno vinto; sono il primo partito in tutte le regioni, tranne la Catalogna, i Paesi baschi e l’Estremadura; ma non hanno vinto abbastanza. Una volta si diceva che la mappa elettorale spagnola coincideva con quella dell’«Alzamiento» di Franco del 1936: dove il colpo di Stato militare aveva avuto successo, si votava a destra; dove aveva fallito, si votava a sinistra. Ora non è più così. Neppure «Santi» Abascal, che di Vox è il fondatore, è un franchista. È un anti-antifranchista. Per lui falangisti e rossi pari sono: «La sinistra vuole riaprire le ferite del passato, noi vogliamo chiuderle». La storia che lo interessa è quella della Reconquista contro i mori, dei Re Cattolici, dei Conquistado-

res che costruirono l’impero spagnolo in America. Teorizza l’Iberosfera: è contro l’immigrazione, tranne i cubani anticastristi e i venezuelani che odiano Maduro. È contro la «dittatura progressista» e per una «destra senza complessi». Il suo non è un voto nostalgico, ma reazionario. È l’espressione spagnola di quello che il grande scrittore Javier Cercas definisce «il nazionalpopulismo». In realtà, i popoli dei grandi Paesi europei non hanno una gran voglia di farsi stringere nella morsa tra i sovranisti e questa nuova versione, conservatrice e un po’ torva, dei popolari. Perché sono affezionati ai diritti e alle libertà. E perché sanno, o almeno intuiscono, che il sovranismo è la fine dell’Europa.

In Italia è diverso: la destra è egemone. Nel resto d’Europa però non funziona così. In Germania la Merkel per sedici anni ha rifiutato di collaborare con la destra, preferendo allearsi con i

socialdemocratici; e ora che il suo successore Merz ha aperto alla possibilità di accordi locali con gli estremisti di AfD, subito mezzo partito si è ribellato. In Francia il populismo bruno della Le Pen e quello rosso di Mélenchon non si uniscono, mentre la destra repubblicana e la sinistra riformista hanno eletto per due volte Macron. Ora la Spagna ha rifiutato la prospettiva di un governo di destra dura. E anche se il vento che spazza l’Europa non è di sinistra, dalla Finlandia alla Grecia (e ora tocca all’Olanda), molti hanno compreso che l’Europa ormai è irreversibile, a maggior ragione ora che dopo la pandemia la Germania ha accettato di fare debito comune, e di fatto di garantire i debiti pubblici degli altri paesi. Tra l’altro, gli investitori tedeschi controllano in particolare il debito pubblico spagnolo. Anche per questo la Spagna ha dovuto e saputo resistere alle sirene del sovranismo.

za simbolica all’interno dell’impianto patriottico, le implicazioni morali (per il singolo cittadino) ed etiche (per le istituzioni).

La cronaca offre sempre spunti per riprendere in mano i fili del passato. Prendiamo la discussione, mai morta, sulle origini della Confederazione. Ancora oggi una buona parte dell’opinione pubblica non nutre alcun dubbio su chi e come abbia formato il nucleo territoriale primigenio, poi cresciuto da un secolo all’altro attraverso un processo integrativo fatto in incorporazioni e alleanze. Tell, la rivolta contro il balivo, il patto del Grütli, la distruzione delle roccaforti compongono una tetralogia epica che sembra inestirpabile, e questo in barba alle smentite prodotte dalla ricerca scientifica (paleografica e archeologica). Anzi, chi osa sollevare dubbi su questa mitografia – indimostrata ma radicata nella coscienza popola-

re – rischia l’accusa di anti-patriottismo, com’è accaduto agli autori di una recente monografia sulla nascita della Confederazione, il medievista Werner Meyer e l’ex archivista di Obvaldo Angelo Garovi. Costoro, mettendo a frutto decenni di scavi e di studi sul materiale pergamenaceo, hanno nuovamente smontato il castello di leggende eretto dal basso Medioevo in poi. Tuttavia nella loro opera i due autori non si accontentano di svelare «la verità dietro il mito» (Die Wahrheit hinter dem Mythos, questo il titolo del volume pubblicato dalla casa editrice tedesca Nünnerich-Asmus), ma allargano l’esplorazione al contesto politico, economico e sociale di quegli anni burrascosi, evidenziando aspetti come le regole che disciplinavano lo sfruttamento di boschi e pascoli, l’allevamento, l’alimentazione, il sistema dei trasporti, i rapporti con l’Impero. Filo conduttore è la distinzione

tra fatto e mito, l’accertato e l’inventato. Ciò non significa che la mitologia non abbia anch’essa una sua storia e una sua rilevanza, soprattutto politico-ideologica.

La figura di Tell è stata requisita sia dalla destra (come nemico dei «giudici stranieri», ieri asburgici oggi europei), sia dalla sinistra (un Robin Hood alpino, paladino degli oppressi vessati da un potere illegittimo). Come ha sottolineato un altro celebre storico nelle sue ricerche sull’immaginario medievale, Jacques Le Goff, i «secoli bui» generarono una gran mole di racconti fantastici, di saghe, di avventure mirabolanti tra castelli, tornei e foreste. Eroi e gesta che sull’onda della tradizione orale si diffusero in tutto il Continente, alimentando riprese, variazioni e riformulazioni poi raccolte dagli scribi nelle loro cronache (e infine, più tardi, dagli autori di testi scolastici).

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXVI 31 luglio 2023 azione – Cooperativa Migros Ticino ATTUALITÀ 25 ◆ ●
◆ ●
◆ ●
di Orazio Martinetti
I miti non muoiono mai

Ora anche da Migros! Già provate?

Il tuo #Snackdate: amore al primo morso

20x CUMULUS NOVITÀ

2.60 Premier Protein Protein Bar Deluxe, 50g

• Alto contenuto proteico

• Poco zucchero e basso contenuto di carboidrati

• Con delizioso strato extra per un intensissimo sapore di caramello

Tutte le offerte escludono gli articoli già ridotti. Offerte valide dal 1.8. al 14.8.2023, fi no a esaurimento dello stock.

ELIMINA TUTTE LE TRACCE DI TRUCCO

INNOVATIVO AMINO C O M P L E S S O SENZA SFREGARE ACIDI Nivea è in vendita alla tua Migros e online su migros.ch
40% Proteine

Nuovi racconti identitari

Intervista ad Arno Ferrera, performer originario di Arogno, che sul palcoscenico racconta la mascolinità plurale e l’ambiente carcerario

Pagina 28

Al via il cinema in Piazza Grande Ora che è stato reso noto il nome di Maja Hoffmann per il dopo Solari, la nuova edizione del Film Festival è pronta a partire

Pagina 29

Cento anni di Plinio Martini

Un ricordo del maestro, scrittore e poeta valmaggese che con i suoi testi continua a riscuotere successo e interesse

Pagine 30-31

Bellezza e dignità negli scatti della leonessa nera

Mostra ◆ Le fotografie dell’attivista visiva Zanele Muholi protagoniste al Kunstmuseum di Lucerna

Sonnyama Ngonyama, traducibile in «Ave, leonessa nera», è il titolo di una straordinaria serie di autoritratti di Zanele Muholi, che, a partire dalla Biennale di Venezia del 2019, ha contribuito a fare dell’artista sudafricana – lei preferisce in realtà definirsi un’attivista visiva – una delle figure più acclamate del panorama artistico internazionale.

Da quella folgorante apparizione nella laguna veneta, dove all’interno dell’accumulo spesso indistinguibile di novità rappresentato da ogni Biennale, le sue fotografie erano subito apparse, come avevamo avuto modo di scrivere in quell’occasione, uno dei sapori più forti e decisi, il percorso di Zanele Muholi è stato costellato di esposizioni in alcuni dei principali musei europei e americani. Dopo la grande retrospettiva presentata a Londra dalla Tate Modern nel 2020 e pur tra le mille difficoltà che hanno caratterizzato la programmazione espositiva un po’ ovunque durante l’emergenza pandemica dovuta al Covid 19, le sue fotografie sono state esposte in questi ultimi anni da importanti istituzioni non solo a Berlino, Parigi, Milano, Valencia e Boston ma anche in Danimarca, Norvegia, Finlandia, Svezia, Islanda. Non solo, un centinaio di immagini della serie Sonnyama Ngonyama sono state raccolte anche in uno splendido e curatissimo libro fotografico edito non a caso da Aperture (esiste tuttavia anche una versione italiana prodotta da 24ore cultura), che ci permettiamo di consigliare a chiunque ami la fotografia e i libri.

L’utilizzo programmatico dell’autoritratto fotografico en travesti come strumento di indagine artistica ha precedenti illustri nell’arte contemporanea. Basti pensare a un’artista come Cindy Sherman che fin dalla seconda metà degli anni Settanta con la serie degli Untitled Film Stills ha interrogato gli stereotipi che caratterizzano la rappresentazione femminile nell’universo dei media. Tuttavia, mentre il suo lavoro nel corso degli anni ha visto una progressiva accentuazione degli elementi caricaturali e grotteschi che sempre più spesso si sono tinti di atmosfere horror, immergendo lo spettatore in un universo a volte al limite dello splatter, nel caso di Zanele Muholi assistiamo a una sorta di processo inverso. Anche se la sua figura appare in queste fotografie, accostata, avvolta, agghindata, circondata da oggetti quotidiani banalmente insignificanti se non addirittura triviali (dei guanti in lattice, delle mollette per il bucato, dei rotoli di carta igienica, dei pennarelli, dei tubi flessibili per aspirapolvere, delle camere d’aria per biciclette), l’immagine, per quanto in certi casi non escluda la presenza di un velo di ironia, non scade mai nella

caricatura. Ne è un chiaro esempio il ritratto che abbiamo scelto in pagina dal titolo Bester I, realizzato nel 2015 a Mayotte, un arcipelago dell’Oceano Indiano. L’elemento fondamentale di queste fotografie, che si ispirano alla fotografia di moda pur capovolgendone gli intenti, è la grande dignità e bellezza che traspare dal volto dell’artista a dispetto di ogni intervento che potrebbe umiliarlo, dileggiarlo, degradarlo o violentarlo.

L’espressione imperturbabile, senza mai l’accenno di un sorriso, gli occhi bianchissimi incastonati nella vellutata profondità della pelle resa anco-

ra più nera dall’accentuazione del contrasto e piantati quasi sempre in quelli dello spettatore a sfidarlo e a chiedergli conto delle sue posizioni, l’artista ci invita a mettere in discussione i pregiudizi e gli stereotipi con i quali siamo abituati a guardare il mondo. Nata nel 2012 come omaggio postumo alla madre, morta nel 2009 dopo aver trascorso tutta la sua vita come donna delle pulizie in una realtà come quella sudafricana a lungo segnata dall’apartheid, questa serie fotografica che continua ad arricchirsi di nuovi elementi vuole in primo luogo affermare la bellezza e l’insopprimibile dignità

dell’essere umano, indipendentemente da ogni differenza di sesso, religione, colore della pelle, identità di genere. Una serie che senza rinunciare a un’estrema qualità formale riesce ad affermare con efficacia un profondo valore politico, contrapponendosi con forza a ogni forma di razzismo e di sopraffazione dell’essere umano.

Se Sonnyama Ngonyama è indubbiamente la serie più significativa e importante di Zanele Muholi, tutta la sua produzione artistica appare strettamente connessa al suo attivismo politico e sociale in favore della comunità LGBTQIA+ sudafricana, come

evidenzia la mostra appena aperta al Kunstmuseum di Lucerna, dove prima di approdare alla sala con la serie degli autoritratti, il visitatore ha modo di osservare le altre serie realizzate dall’artista e di ripercorrere attraverso una sezione documentaria le vicende politiche sudafricane, dalla lotta per la fine dell’apartheid a quelle contro le violenze e le discriminazione di genere.

L’approdo alla fotografia di Zanele Muholi all’inizio degli anni 2000, dopo aver seguito un corso di David Goldblatt, il fotografo che più di ogni altro ha raccontato gli anni dell’apartheid, è infatti strettamente connesso al suo impegno a favore della comunità lesbica, gay e queer sudafricana e nasceva dalla constatazione che in quel periodo vi era una cancellazione visiva quasi totale delle persone che non si riconoscevano in una visione binaria della sessualità all’interno della narrazione sociale del suo paese. Come lei stessa ha ricordato in alcune interviste, a spingerla a imbracciare la macchina fotografica è stata la consapevolezza che solo attraverso il recupero al diritto a essere rappresentati per quello che si è all’interno del contesto sociale è possibile affermare il proprio diritto all’esistenza e al rispetto della propria identità. Sono nate così le sue prime serie, come Only Half the Picture del 2002, che contrapponeva momenti di intimità tra persone queer e tracce di traumi fisici dovuti a violenze, oppure Being, del 2006, che si proponeva di contrastare la visione tradizionale secondo la quale l’omosessualità non apparteneva storicamente ai popoli africani, ma era un fenomeno che vi era stato importato con la colonizzazione da parte degli europei. Sempre nel 2006 prendono avvio altre due serie significative dell’artista, Queering Public Space, che rappresenta figure di transessuali neri all’interno di luoghi pubblici per affermare il loro diritto a essere parte dello spazio pubblico come qualsiasi essere umano, e Faces and Phases, una sorta di ritratto collettivo esteso nel tempo della comunità LGBTQIA+ sudafricana che documenta la mutevolezza dell’identità individuale.

Coerente con la propria visione, da allora Zanele Muholi, oltre a realizzare gli scatti per cui è diventata giustamente celebre, ha continuato e continua a incoraggiare le persone a fare come lei e a utilizzare la macchina fotografica come un’arma con la quale contrapporsi alla violenza di chi vuole negare agli altri il diritto all’esistenza.

Dove e quando

Zanele Muholi, Kunstmuseum Luzern, Europaplatz 1, fino al 22.10.23. Ma-do 11.00-18.00; me 11.00-19.00. www.kunstmuseumluzern.ch

● ◆ Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXVI 31 luglio 2023 azione – Cooperativa Migros Ticino 27
CULTURA
Courtesy Muholi Art Institute, © Zanele Muholi

Soggiorno termale

Per l’autunno proponiamo un soggiorno termale – Montegrotto Terme, 15 - 24 ottobre 2023

Per informazioni e iscrizioni:

Creativ Center – Telefono 091 912 17 17

Corsi e sport

Da settembre riprendono le attività di movimento e i corsi in tutto il Cantone e nel Moesano:

–ginnastica in palestra

–ginnastica dolce

–acqua-fitness

–danza popolare

–nordic walking

–ginnastica all’aperto

Oltre a Yoga, Pilates, Tai Chi o corsi di formazione di diverso tipo.

Le proposte sportive, di formazione e conviviali mensili (nei Centri diurni socio-assistenziali) sono consultabili anche attraverso il motore di ricerca dei corsi sul nostro sito internet.

Per informazioni o ricevere il programma cartaceo:

Creativ Center – Telefono 091 912 17 17

Mascolinità plurale

Intervista ◆ Performer originario di Arogno, Arno Ferrera spiega come nascono i suoi spettacoli, in particolare Cuir

Giorgia Del Don

È dal suo appartamento di Anderlecht, quartiere a sud-ovest di Bruxelles, sua città d’adozione, che Arno Ferrera, performer originario di Arogno, ci ha parlato di cosa la creazione rappresenti per lui, della necessità di concepire la mascolinità al plurale e del bisogno di tenerezza che accompagna ognuno di noi. Il punto di partenza della nostra conversazione è Cuir (nella foto, un momento dello spettacolo), il suo ultimo spettacolo dove condivide la scena con il collega-amico Gilles Polet. Fra portés acrobatici sapientemente orchestrati, imbracature di cuoio a metà strada fra mondo animale e universo BDSM (acronimo che sta per Bondage and Discipline – schiavitù e disciplina; Dominance and Submission – dominanza e sottomissione; Sadism and Masochism – sadismo e masochismo), rimandi alla mitologia e tocchi pop dal sapore anni ’80, Cuir invita lo spettatore a confrontarsi con i propri limiti, ad abbandonarsi a proposte inconsuete e stuzzicanti.

Qual è il punto di partenza del progetto?

Sapevo di voler utilizzare la barda, o imbracatura, perché è uno strumento abbastanza arcaico. Per me, l’oggetto non si riferisce tanto alla cultura

BDSM quanto alla bardatura degli animali utilizzati per arare i campi. A partire da questo oggetto volevo lavorare sui rapporti di dominazione e di sottomissione nelle relazioni umane.

Ho iniziato la mia ricerca intervistando, in Belgio e Francia, chi ancora oggi ara i campi grazie agi animali.

Gli animali, il loro lato istintivo e radicale, hanno sempre ispirato il mio lavoro. Sono nato ad Arogno, un villaggio di montagna, quindi ho da subito provato un’empatia forte verso gli animali che credevo, in modo un po’ ingenuo, sfruttati in ambito agricolo. Discutendo con gli agricoltori ho capito che il loro rapporto con l’animale non si basa sulla dominazione, ma sulla cooperazione, bisogna instaurare una relazione di fiducia molto forte.

Volontari cercasi…

Siamo costantemente alla ricerca di persone che si mettono a disposizione a titolo di volontariato per i vari ambiti della Fondazione e in tutte le regioni del Cantone.

Contatto

Pro Senectute Ticino e Moesano

Via Vanoni 8/10, 6904 Lugano

Tel. 091 912 17 17 – info@prosenectute.org

Le nostre sedi regionali si trovano anche a: Balerna, Bellinzona, Biasca e Muralto

www.prosenectute.org

Seguiteci anche su Facebook

In un secondo tempo mi sono chiesto come trasporre questo rapporto di cooperazione, fra uomo e animale, a una relazione esclusivamente umana. Il lavoro sviluppa la questione della dominazione e della sottomissione ma non in un’ottica di sopruso. Quello che voglio evidenziare è l’aspetto collabo-

rativo che sottostà a queste dinamiche. Lo scopo di Cuir non è rigettare questi rapporti ma sottolinearne l’aspetto evolutivo, l’inversione dei ruoli, la capacità di assumere e abbracciare entrambe le posizioni.

Su cosa si basa, dunque, la sua la relazione con gli altri performer nello spettacolo?

Questo tipo di lavoro si basa su un forte rapporto di fiducia. Entrambi i partner devono essere disposti a entrare nella sfera dell’intimo. Senza una vera relazione fusionale si tratterebbe semplicemente di recitare, nel senso negativo del termine. Non è un progetto che si può fare a metà, altrimenti la lettura sarebbe diversa. Siccome con Gilles formiamo un buon binomio, lavoreremo ancora insieme a una nuova produzione, Armour. Sono anche artista associato alle Halles de Schaerbeek e questo mi permette di sviluppare progetti come quello con Gilles, ma anche altri in ambito carcerario, qui a Bruxelles dove vivo. Interessante, ci dica di più in merito. In Belgio e in Francia, ho sviluppato quattro progetti nell’ambito della psichiatria carceraria che mi hanno permesso di capire quanto il mio interesse nei confronti di progetti artistici in strutture «chiuse» sia forte. Lo scambio con i detenuti è importante in quanto non nutre solo la mia pratica artistica ma mi permette anche e soprattutto di incontrare coloro che, dietro le sbarre, diventano invisibili. La mia pratica gravita intorno al tatto, al corpo a corpo, ci si può quindi immaginare le “difficoltà” incontrate nel trasporla in un universo carcerale maschile dove i detenuti associano spesso il toccare all’abuso di potere, ma anche all’abuso sessuale. Introdurre il corpo a corpo, l’intimità in quel contesto è estremamente delicato, è qualcosa che dev’essere sviluppato con moltissima cura.

Come ottiene la fiducia dei detenuti, come li convince ad abbandonarsi alla proposta artistica?

Ognuno ha il suo protocollo, la sua porta d’entrata. Il mio consiste nello sfiancarli, nel sorprenderli fisicamente con una pratica che non conoscono ancora. Stancarsi permette già di entrare in una dimensione di abbandono, di liberarsi da meccanismi au-

tomatici atti a mostrare la propria forza. Per i detenuti, la stanchezza è liberatoria perché permette loro di disconnettersi per un momento dalla loro quotidianità ma anche di riconnettersi con il proprio corpo. La sfida della prima settimana di intervento in carcere è anche quella di costituire un gruppo non giudicante, un safe space dove poter interagire differentemente. La mia speranza è che un giorno, quando queste persone saranno scarcerate, potranno reinserirsi nella società. Dopo aver costituito un gruppo di lavoro più o meno solido, bisogna creare un linguaggio comune al gruppo. Infine, se si vuole creare insieme una performance occorre lavorare su una scrittura che sia accessibile a tutti.

Cos’è per lei, che significato ha la creazione artistica?

Ciò che difendo è la creazione artistica come qualcosa che deve venire dalla pancia. Le mie proposte devono potenzialmente toccare persone molto diverse. Bisogna pensare all’accessibilità ma non come riduzione dell’esigenza artistica. Semplicemente il pubblico non dovrebbe sentire il bisogno di essere formato e informato prima dello spettacolo per potersi connettere a ciò che succede in scena. Nel caso di Cuir, volevamo che lo spettacolo fosse semplice ma non facile, uno spettacolo che ognuno può leggere in modo diverso secondo il proprio vissuto. La scrittura drammaturgica è chiara per noi, ma è lo sguardo che lo spettatore posa sul lavoro a dargli senso.

Anche se destinato a pubblici molto diversi, Cuir attira molti spettatori appartenenti alla comunità LGBTIQ+ ed è presentato in numerosi festival queer. Se lo aspettava?

Per me è importante indagare il concetto di mascolinità, che intendo al plurale. Affinché avvenga un vero cambiamento di paradigmi è necessario rompere alcuni schemi che spingono a interpretare la mascolinità a senso unico, una mascolinità potenzialmente tossica, pericolosa e dominante. Il mio scopo è mettere in discussione questa versione ristretta e non inclusiva. Sono molto contento che Cuir sia selezionato in festival queer dove capita anche che sia lo spettacolo d’apertura.

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXVI 31 luglio 2023 azione – Cooperativa Migros Ticino CULTURA 28
© David Conecny
PRO SENECTUTE
informa
Annuncio pubblicitario

Al via la 76esima edizione

Festival/1 ◆ Attesa per la kermesse cinematografica, l’ultima di Marco Solari

Il Locarno Film Festival cambia presidente, ma soprattutto strada. Se la 76esima edizione sarà l’ultima di Marco Solari e la prima (come membro del CdA) della nuova presidente Maja Hoffmann (entrambi nella foto), essa segna anche una radicale sterzata. L’intenzione è quella di allargare e far crescere la manifestazione locarnese relegando a uno o due vicepresidenti, il legame col territorio che a Solari era tanto caro. Sarà il tempo a dire se questa sia una decisione coraggiosa o azzardata, se le relazioni e i contatti internazionali che Maja Hoffman vanta nel suo carnet daranno slancio e prestigio ulteriore alla manifestazione, soprattutto a livello internazionale. Facciamo solo notare che – malgrado un grande lavoro svolto in questi 23 anni da Marco Solari – Cannes, Venezia e Berlino sono ancora molto lontani. E il tappeto verde del festival di Zurigo, seppur costruito su altre basi, è sempre più invitante. Il lavoro da fare, quindi, sarà parecchio.

A livello artistico, l’edizione che comincia il 2 agosto, ha come sempre diverse sfaccettature. Iniziamo a dare un giudizio sugli ospiti che dovrebbero portare lustro e quindi attirare l’attenzione mediatica sul festival. La presenza di star popolari è limitata, anche se Cate Blanchett e, appena sotto, quella di Stellan Skarsgård potrebbero attirare molti curiosi; inoltre, insieme a Riz Ahmed, Harmony Korine e Tsai Ming-liang completano il parterre di un’edizione paragonabile a quella dello scorso anno. Tuttavia, vuoi per lo sciopero in atto oltre Atlantico vuoi per un budget limitato, mancano le presenze americane di peso.

Sulla programmazione della Piazza Grande qualche interrogativo è giusto porselo. Benissimo la doppia presenza da Cannes del film vincitore Anatomie d’une chute di Justine Triet e dell’ultimo lavoro di Ken Loach The Old Oak (uno che a Locarno è venuto diverse volte), ma manca il blockbuster americano, quello, per intenderci che potrebbe ripetere le 9300 presenze del 2019 per C’era una volta… a Hollywood di Tarantino, sotto la direzione di Lili Hinstin. Anche se sicuramente incuriosisce la commedia Theater Camp di Molly Gordon e Nick Lieberman premiato al Sundance (il festival del cinema indipendente americano) e vedremo se avrà la forza di ripetere il successo che ebbe nel 2006 Little Miss Sunshine. Sempre in Piaz-

Pardo alla carriera

Festival/2 ◆ Ripercorriamo la filmografia di Tsai Ming-liang che sarà premiato il 6 agosto

Un cinema fisico e concreto e allo stesso tempo astratto, simbolico e rarefatto. Un cinema radicale, estremo nelle sue forme e insieme energico e doloroso. È l’opera di Tsai Mingliang (nella foto), origini sino-malesi trasferitosi giovanissimo a Taiwan, che riceverà nella serata di domenica 6 agosto il Pardo alla carriera Ascona – Locarno Turismo del 76esimo Locarno Film Festival. Un riconoscimento introdotto solo nel 2010, ad affiancare lo storico Pardo d’onore, che è già andato a Francesco Rosi, Claude Goretta, Bruno Ganz, Claudia Cardinale, Jean-Marie Straub e due celebrità recentemente scomparse come Harry Belafonte e Jane Birkin.

Chacun son cinéma) e di livello medio alto, di certo però ne rappresenta una sintesi.

Tsai utilizza elementi ricorrenti in maniera quasi ossessiva, partendo dall’attore feticcio Lee Kangsheng protagonista in tutti i film con il nome Hsiao-Kang. Ci sono i silenzi, i lunghi piani sequenza, il sesso, l’omosessualità, l’acqua che cade incessante dal cielo (tranne ne Il gusto dell’anguria – The Wayward Cloud del 2005, contraddistinto al contrario dalla siccità) ed esce dalle tubature ad allagare gli appartamenti, ma è scarsa da bere.

za saranno due le produzioni italiane presentate in anteprima: La bella estate di Laura Lucchetti con l’arrivo della 19enne figlia d’arte (Monica Bellucci e Vincent Cassel) Deva Cassel. Mentre Edoardo Leo in Non sono quello che sono – The Tragedy of Otello ci riporta, con una rilettura moderna, al classico di William Shakespeare.

Un’altra scelta curiosa del comitato di selezione è quella di puntare molto sulle produzioni o coproduzioni francesi. Ne abbiamo contate, sempre per la Piazza Grande, ben sei su undici serate. Parecchie, forse troppe, se si vuole offrire al pubblico, anche a quello non per forza cinefilo, uno spettro variegato delle produzioni odierne.

Il concorso internazionale, da parte sua, sulla carta è piuttosto intrigante. Ai nomi di registi che a Locarno sono nati e cresciuti come Lav Diaz, Radu Jude, Eduardo Williams, Bob Byington o il giovane Simone Bozzelli, si affiancano registi che si sono fatti strada in altri festival come la greca Sofia Exarchoiu, la spagnola Laura Ferrés o l’eclettico e già più noto Quentin Dupieux. Sono 17 i film in gara per il Pardo d’oro e, come ha detto il direttore artistico Giona A. Nazzaro, «pur consapevoli del momento storico nel quale è calato il nostro lavoro, abbiamo cercato e guardato in tante direzioni nel tentativo di cogliere il senso di un presente che, nonostante tutto, si offre ricco e appassionante. Un momento che abbiamo tentato di cogliere e raccontare con i film che abbiamo selezionato».

Nel secondo concorso dedicato soprattutto ai giovani (Cineasti del presente) seguendo le parole dello stesso direttore segnaliamo «l’esordio della talentuosissima Lucy Kerr» che porta a Locarno il suo Family Portrait Americana di Houston, classe 1990, nel 2022 è stata nominate uno dei 25 nuovi volti del cinema indipendente dal «Filmmaker Magazine».

Fuori concorso alcuni nomi di richiamo possono sicuramente incuriosire: soprattutto il ritorno di Barbet Schroeder con il documentario su un pittore Ricardo et la peinture. Possiamo segnalare anche altre tre pellicole: la prima mondiale di Mimì – Il principe delle tenebre del figlio d’arte Brando De Sica; Procida, un film collettivo di giovani autori coordinato da Leonardo Di Costanzo, e l’ultimo lavoro del canadese e già premiato a Locarno Denis Côté

Lo sguardo sul cinema classico trova la sua concretizzazione in due sezioni: anzitutto nella retrospettiva che quest’anno – per la seconda volta nella storia dopo quella del 1957 –è dedicata al cinema messicano dagli anni Quaranta agli anni Settanta. Un cinema che è stato il terreno fertile per far crescere registi acclamati a livello mondiale come Guillermo Del Toro, Alfonso Cuarón e Alejandro González Iñárritu. In secondo luogo, in Histoire(s) du cinéma con omaggi a grandi registi, attori o tecnici del cinema. Una sezione nella quale troviamo per esempio Good Will Hunting di Gus Van Sant e Black Hawk Down di Ridley Scott che saranno il pretesto per omaggiare il montatore Pietro Scalia. Ma vi troviamo anche la versione restaurata di Tamaro di Villi Hermann e Là où la terre gèle di Mohammed Soudani che riceverà il Premio Ticino.

L’offerta, come sempre, è molto più ampia e tutta da scoprire sfogliando il programma che conta ben 214 film di cui 110 prime mondiali e 6 prime internazionali. Tuttavia, rispetto agli anni scorsi, le collaborazioni con le grandi piattaforme (salvo Mubi che è però dedicata al cinema d’autore) non sembrano trovare continuità. Non sappiamo se sia una scelta della direzione o se invece vi sia poco interesse da parte delle stesse piattaforme nel promuoversi a Locarno.

Mentre è da elogiare, a livello logistico, la collaborazione con le FFS. A partire da quest’anno chiunque avrà un biglietto o un abbonamento per assistere alla 76esima edizione, potrà viaggiare gratis sui mezzi pubblici in tutto il Ticino per la durata dello stesso.

E i prezzi? È stato scelto di cambiare strategia per la Piazza Grande. Dal 2 al 5 agosto si pagheranno 35 franchi per due proiezioni e 30 per le serate con una proiezione. Mentre dal 6 al 12, il costo sarà sempre di 30 franchi. Nel 2022 la serata con un solo film si pagava 28 franchi e quella con due 37 franchi. Mentre l’abbonamento generale è salito da 330 a 350 franchi e quello per i senior da 220 a 230 franchi.

Dove e quando Locarno Film Festival dal 2 al 12 agosto a Locarno. www.locarnofestival.ch

Tsai, classe 1957, è un esponente di punta della seconda ondata del cinema taiwanese che seguì quella guidata da Hou Hsiao-Hsien ed Edward Yang emersa negli anni ’80. La sua carriera è iniziata in teatro e poi in televisione (una decina di lavori scritti o diretti in pochi anni), prima di debuttare con un’opera per il grande schermo nel 1992 Rebels of the Neon God che lo portò alla ribalta internazionale e gli fece conquistare i primi premi, come la vittoria a Cinema giovani di Torino, l’attuale Torino Film Festival. Una storia di giovani in lotta con la famiglia alla ricerca di compagnia, tra giri in moto, pioggia, sale giochi, piccoli furti e rabbia per un futuro che pare scuro. Il botto arriva con il film successivo, Vive l’amour, che ottiene il Leone d’oro della Mostra del cinema di Venezia del 1994 – ex aequo con Prima della pioggia Un film che ai tempi sorprese e divise grazie a uno stile che sarebbe diventato riconoscibile. Le atmosfere urbane e piovose, le solitudini esistenziali e la violenza improvvisa erano già presenti nell’esordio, più vicino però ai lavori di Yang. Con Vive l’amour il regista imbocca una strada tutta sua. Il primo quarto d’ora della pellicola è senza parole, mentre gli spettatori fanno conoscenza con i tre protagonisti (il triangolo è un elemento ricorrente), un rappresentante di loculi e urne cinerarie, un venditore ambulante di tessuti e una agente immobiliare: questi ultimi finiscono a letto senza ancora essersi presentati e susciteranno la gelosia del terzo, letteralmente, incomodo. Il film ha un vago sapore teatrale e innesta spunti da commedia degli equivoci sulla base di un dramma esistenziale, verso il finale struggente. Difficile stabilire se Vive l’amour rappresenti il capolavoro di una carriera non particolarmente prolifica (11 lungometraggi per il cinema e diversi cortometraggi, compreso l’episodio It’s a Dream del collettivo

Tsai lavora tra la ripetizione e l’ellisse, non spiega, preferisce spiazzare, mette lo spettatore davanti alle cose e dargli un tempo per osservarle e trovare la prospettiva giusta. Nei film successivi entrano temi come la nostalgia e la perdita.

Il vuoto esistenziale dei suoi protagonisti trova un parziale sbocco nel cinema (già in Rebels of the Neon God i ragazzi andavano in sala) in Che ora è laggiù? – Et là-bas quelle heure est-il? (2001). Una variazione sul tema della solitudine, della morte e dell’amore lontano, dettata anche dalla presenza misteriosa del caso, tra Taiwan e Parigi (con l’omaggio cinefilo di un cameo di Jean-Pierre Leaud). Il successivo Good Bye, Dragon Inn (2003) racconta l’ultimo giorno d’apertura di una vecchia sala tra l’immancabile pioggia incessante e i fantasmi: una delle più belle e strazianti celebrazioni del cinema in sala.

Tsai torna in Francia per Visage (2009), opera su commissione del Louvre, zeppa di riferimenti soprattutto alla Nouvelle vague, visivamente molto bella con la sequenza mirabile degli specchi in mezzo ai boschi. Fu annunciato come il suo ultimo Stray Dogs, premio speciale della giuria a Venezia nel 2013, un apologo apocalittico con piccoli dettagli (la pioggia smette di cadere) che si possono leggere in una chiave meno pessimistica.

Il più recente è Days (Rizi) del 2020, che sarà proiettato a Locarno alla presenza dell’autore. Protagonista è un Kang ormai maturo (un paragone con i personaggi di Francois Truffaut o Nanni Moretti non sarebbe fuori luogo), molto malato che si sottopone alle cure e incontra il più giovane Non in un albergo. Un film quasi muto, che contrappone l’immobilità di uno alla frenesia dell’altro. Il ritratto minimalista di un dolore quotidiano, in un crescendo commovente. Oltre ai rumori d’ambiente, l’unica musica è tratta da Luci della ribalta –Limelight di Charlie Chaplin.

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXVI 31 luglio 2023 azione – Cooperativa Migros Ticino CULTURA 29
Nicola Mazzi
Keystone
Keystone

Il maestro scrittore che indagava

Anniversario ◆ A cento anni dalla nascita ricordiamo Plinio Martini, i suoi scritti e l’amore per la sua valle. Tante le iniziative in campo, Casagrande romanzo è uscita anche la versione inglese in ebook per la casa editrice Rock Bottom che punta a raggiungere i discendenti degli emigrati

Il 4 agosto 1923 a Cavergno nasceva Plinio Martini, «autore universale», «indagatore dell’animo umano», cantore della natura senza mai idealizzarla, narratore di un mondo duro –quello alpestre – e fervente credente della forza virtuosa insita in una comunità coesa la cui anima non è stata intaccata dai soldi. Così lo ricorda Matteo Ferrari, curatore insieme a Mattia Pini dell’edizione commentata de Il Fondo del Sacco (Casagrande, 2017), che per il suo dottorato di filologia italiana sta lavorando a un’edizione critica in cui mette a confronto le otto stesure de Il fondo del sacco ora uscito con una nuova copertina (nell’immagine a colori: Giovanni Giacometti, Autoritratto, 1899).

Se in poche parole dovesse tratteggiare la figura di Plinio Martini, quali sceglierebbe?

È uno scrittore che racconta un Ticino che non c’è più, ma lo fa con una carica emotiva e una capacità stilistica tali che ne fanno un autore universale. A 44 anni dalla scomparsa i suoi testi continuano a parlare e questo attiene soprattutto alla qualità letteraria delle sue pagina. Plinio Martini resta attuale anche se il suo mondo alpestre è sempre più lontano. Un mondo che in tanti hanno provato a raccontare ma lui – nel farlo – ha lasciato il segno.

Per festeggiare l’anniversario sono uscite una raccolta di inediti e una riedizione de Il Fondo del sacco. Le sue opere interessano ancora?

È uno dei maggiori scrittori svizzeri di lingua italiana del secondo Novecento e la fortuna dell’autore, intesa soprattutto come interesse dei lettori, non si è mai sopita. Le sue opere non solo vengono ancora ristampate, ma si è andato pian piano a cercare anche l’inedito, nel caso dei racconti, oppure l’edito di nicchia di tutti gli articoli di giornale che – sparpagliati su molte sedi – sono stati ritrovati e raccolti. Questo non lo si fa per qualsiasi autore. Vale la pena ricordare il lavoro dello studioso Ilario Domenighetti che negli anni ’80 è stato il primo a capire l’importanza degli scritti civili dispersi, scritti che ha raccolto, trascritto e contestualizzato per poi pubblicarli in Nessuno ha pregato per noi (Dadò, 1999).

Plinio Martini

Nato il 4 agosto 1923 a Cavergno, secondo di otto figli maschi, Plinio Martini trascorre l’infanzia tra Cavergno e la Val Bavona. Nel 1942 ottiene la patente di maestro, nel 1945 sposa Maria Del Ponte. Nella seconda metà degli anni Settanta si ammala e lascia la scuola, muore prematuramente il 6 agosto 1979. Pescatore e conoscitore dei fiori di montagna, attivo nella vita pubblica della Vallemaggia, grande è stato il suo impegno per la salvaguardia delle tradizioni e dell’identità del territorio.

Il suo testo di riferimento, quello su cui ha lavorato di più, è Il Fondo del Sacco. Cosa pensa della nuova copertina?

Come ho visto questo autoritratto di Giovanni Giacometti – che sembra guardarti negli occhi – mi è venuta in mente la modalità narrativa del romanzo. Sin dalla prima pagina il narratore ci parla di un «tu» e sembra che quel «tu» sia il lettore. Non si dice chi sia se non quando ci vengono dati degli indizi qua e là per capire che Gori in realtà si rivolge a un compaesano. In ogni caso questa scelta narrativa ha un effetto molto forte sul lettore che diventa il depositario delle confessioni di un uomo. L’uomo dell’autoritratto che guarda diretto «in camera», guar-

da negli occhi il lettore e adotta lo stesso approccio frontale del racconto. Tra l’altro – il professor Alessandro Martini – mi ha fatto notare che sullo sfondo del dipinto c’è un corteo che sta passando, probabilmente si tratta di un funerale. Dunque in primo piano abbiamo il protagonista, in secondo il paese con la sua vita, proprio come nell’opera di Plinio Martini.

Soffermiamoci per un attimo sugli inediti raccolti nel volume Com’era bello di giugno a Roseto. Possiamo subito dire che il primo ha una sua profonda liricità.

È vero, il primo è un testo stupefacente; Plinio Martini l’ha scritto ventenne e come sappiamo abban-

donerà presto la prosa per esordire da poeta ma qui riconosciamo una mano già abbastanza sicura. A Cevio qualche settimana fa c’è stata una bella presentazione con un pubblico gremito e so che il libro sta vendendo bene. Plinio Martini è una sorta di marchio e forse questi racconti sono gli ultimi… c’era da aspettarsi questa grande curiosità. Proviamo a descrivere e a riassumere i vari passaggi della scrittura di Plinio Martini a partire dalla poesia fino agli scritti civili? Possiamo dire che dalla fine degli anni ’40 e fino alla vigilia della scomparsa ci sono stati momenti e fasi di scrittura diversi. Penso però di poter dire che anche laddove pa-

Versi di lucertole dormienti, rondini silenziose e allodole canterine sospese nelle nebbie

Poesie ◆ L’editore svizzero tedesco Caracol pubblica un’ampia raccolta dei componimenti lirici di Martini, molti dei quali inediti

Nasce poeta, Plinio Martini. Pochi lo sanno e ora, nel centenario della sua nascita, fresca di stampa, edita da Caracol Verlag, viene alla luce la più ampia scelta della produzione poetica dello scrittore di Cavergno, autore dei romanzi che più lo hanno reso celebre, Il Fondo del sacco (1970) e Requiem per zia Domenica (1975) Artefice dell’impresa editoriale, Christoph Ferber, tra i massimi traduttori di poesia, che ha restituito nel-

la lingua di Goethe cinquanta componimenti di Martini in un prezioso volume, il cui titolo compendia un verso dello scrittore tratto da Meriggio: E in ogni crepa dorme una lucertola (Und in jeder Ritze schläft eine Eidechse). Titolo che ha il pregio di offrire al lettore, affiancati, i testi nella versione originaria italiana e in quella di approdo. Sin dal titolo del volume, suono e senso sembrano riflettere l’itinerario intellettuale e letterario di Plinio

Martini, per sempre strenuo difensore delle ragioni vitali del suo paese e della sua valle, negli anni Cinquanta e Sessanta, periodo in cui la civiltà rurale ha subìto il più forte urto della modernità, provocando inesorabili mutamenti sociali e territoriali. Un contesto che ha caratterizzato il forte impegno civile dello scrittore, scomparso a soli 56 anni nel 1979 (i maggiori testi giornalistici sono stati raccolti da Ilario Domenighetti in Nessuno ha pregato

per noi – Interventi pubblici 1957-1977, Armando Dadò Editore, 1999).

Dichiara Ferber, da noi raggiunto a Ragusa dove risiede: «Due anni fa ho saputo che nel 2023 si sarebbe festeggiato il centenario di Plinio Martini e così mi sono mosso per tempo mettendomi in contatto con il figlio, Alessandro, il quale mi ha inviato tutte le sue circa 120 poesie, molte delle quali inedite. Di queste ne ho scelte e tradotte una cinquantina, che nel vo-

lume ho suddiviso in quattro tempi, i primi due dei quali conservano i titoli delle uniche raccolte pubblicate dallo scrittore, Paese così (1951) e Diario forse d’amore (1953)».

Quali peculiarità poetiche si possono evidenziare in Plinio Martini? «La sua prima raccolta è moderna, risuonano Montale, Ungaretti, Cardarelli e vi sono versi liberi davvero originali. Ma Martini è impressionato molto anche dal primo Giorgio

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXVI 31 luglio 2023 azione – Cooperativa Migros Ticino 30
l’animo
Keystone
Guido Grilli

l’animo umano

Casagrande pubblica dei racconti inediti e una riedizione de Il Fondo del sacco. Del emigrati ticinesi negli USA e avvicinare i lettori stranieri alla nostra narrativa

re esserci stato un cambiamento di stile, a prevalere, a dare una forte impronta sono stati gli elementi di fedeltà che riscontriamo nei temi da lui scelti e trattati. Plinio Martini ha scritto opere dalle quali ha poi preso le distanze alla fine della sua vita lasciando intendere che avrebbe salvato i suoi due romanzi e una parte della produzione ma le poesie – ad esempio – le sentiva molto lontane da sé. Gli esordi comunque sono stati quelli poetici, quando si rivela al pubblico Plinio Martini lo fa in versi e in questo la tradizione letteraria italiana – che nel Novecento continuava a vedere nella poesia la via d’accesso privilegiata per confrontarsi – ha giocato un ruolo importante.

C’è anche un anno in cui non scrive niente…

Sì, è vero, nel suo percorso letterario ci sono state anche delle battute d’arresto. Una importante dopo la seconda raccolta che aveva avuto una cattiva ricezione. Definita «lasciva», era stata criticata in chiave morale e la religione – soprattutto nella sua declinazione morale – era importante per Plinio Martini che poi si cimenta nella poesia a carattere religioso-biblico, ma non riesce a pubblicare. Seguono gli anni del grande cambiamento del territorio e lui prende la penna e sui giornali apre la stagione degli scritti civili. Da qui l’idea di scrivere un romanzo che sia anche testimonianza di quanto sta accadendo. Ci sono alcune pagine di grande lucidità, per esempio quando parla delle dighe e delle acque che vengono rubate, «ci hanno sfruttato come una colonia», dice. Tra Il fondo del sacco (1970) e il Requiem per zia Domenica (1976) Plinio Martini scrive ancora alcune poesie. Non c’è mai una via, ma più vie. Plinio Martini è quello che interviene sui giornali, che scrive poesie, prose d’invenzione e se – in alcuni periodi – una voce sembra prevalere sulle altre, in verità non accade. La sua voce è la somma di tutte queste tenute insieme e coese dalla fedeltà ai temi a lui cari.

Approfondiamo il tema della fedeltà tematica che mi sembra particolarmente importante.

Io ho studiato soprattuto Il fondo del

Come sono belle le rose a Roseto

Racconti ◆ Un volume raccoglie cinque storie inedite di Martini scritte tra il 1943 e il 1962

Allegria «Mi è cara l’ora senza attesa. / Amo il canto monotono dei grilli / o la cicala che al sole / trascina remote sonnolenze. Vorrei tanto dormire / perché troppo il pensare m’affatica. Cerco l’istante che divaghi. / Il cuore che batte nella gola / della lucertola sul muro / è questo forse il tempo che passa?

Guardo le nuvole del cielo / penso che l’uomo / così cammina lungo i secoli. Amo la strada che porta in silenzio / l’orme di tanti passi inutili. E quando la sera trascolora / mi sembra di morire senza pena; / come le calde pietre del tramonto / io sento allora d’essere felice».

Plinio Martini, In ogni crepa dorme una lucertola, Caracol Verlag, Warth, 2023

sacco, Ilario Domenighetti Il Requiem per zia Domenica, il professore Alessandro Martini si è concentrato su gran parte degli studi generali, dalla poesia ai racconti. Ma – come dicevo – a dispetto degli anni e dei generi differenti, in Plinio Martini permane la grande fedeltà a sé stesso, alla natura e alla sua valle. Nei suoi scritti civili si percepisce una sensibilità che oggi potremmo definire ecologista. C’è un’attenzione al territorio, all’armonia tra uomo e natura, così come nel romanzo, ed è questo a far sì che i suoi testi siano letti ancora oggi.

Il fondo del sacco ci regala, dunque, una grande testimonianza storica?

C’è naturalmente una minima trama di invenzione: la storia d’amore, il personaggio alle prese con sé stesso, tutta la riflessione esistenziale sulla vita nel momento in cui si profila il capolinea. Elementi di

nizio del lavoro ero un po’ scettico, mi sembravano poesie tradizionali, ma traducendole ho capito che valgono. Non sapevo neppure che Plinio Martini avesse scritto poesie».

invenzione inseriti in uno sfondo storico preciso che si fa testimonianza dell’epoca con tutti i suoi cambiamenti.

Ma c’è anche una capacità di parlare all’uomo?

Plinio Martini aveva la stoffa del narratore ed era un profondo indagatore dell’animo umano. Era sensibile al suo mondo alpestre senza idealizzarlo mai, anzi, ne raccontava tutta l’asprezza, diceva quanto fosse duro. Se c’è un’idealizzazione è nella sua idea di una comunità virtuosa e coesa. «I soldi non ci avevano ancora inquinato l’anima» diceva, nutriva l’idea, l’esaltazione di un’armonia civile e, al contempo, muoveva una critica abbastanza forte alla società dei consumi colta sul nascere.

Abbiamo detto poco

del Requiem È un bellissimo romanzo, in certi punti molto ironico, quasi sarcastico, ma chiede un pedaggio in entrata visto lo stile non scontato connotato da frasi lunghissime che funzionano a cascata pescando da tutti i registri. Richiede una lettura esigente. I critici lo considerano il capolavoro di Plinio Martini, mentre per i lettori il capolavoro è Il Fondo del sacco. C’è un aspetto che mi ha sempre colpito e mi fa apprezzare questo autore in modo particolare: il cambio di stile da un testo all’altro dando sempre il meglio di sé.

Se dovessimo tornare sul perché oggi i suoi testi hanno ancora tanta fortuna, cosa possiamo aggiungere?

Penso alla Pozza del Felice che pure ha avuto questa fortuna e come Il fondo è stato tradotto in tedesco. Anche Arno Camenisch in Sez Ner parla dell’alpeggio. Sono tre modi diversi di raccontare, ognuno figlio della sua epoca. Giuseppe Zoppi ne Il libro dell’alpe ci dice che la vita era idilliaca. Martini dice che era una vitaccia ma ciò che importa è vivere assieme, avere un senso di comunità. Sono testi che intercettano il fascino per l’essenzialità – una vita semplice ridotta ai minimi termini; colgono il sentimento che c’è nell’aria.

A colpire dei cinque racconti è il primo, quello con il suo endecasillabo iniziale dal quale prende il titolo la raccolta Com’era bello di giugno a Roseto (Casagrande, 2023) Roseto è un tipico, piccolo villaggio montano con il campanile, la chiesa e la scuola. «Ci sono anche molte casette, tutte piccole e dipinte con colori chiari e graziosi». E poi naturalmente, il nome non è casuale, a Roseto crescono molte rose.

Orelli di Né bianco né viola. Personalmente mi piacciono molto le poesie del secondo libro, in endecasillabi. E molto buone sono le produzioni della sua raccolta rimasta inedita, Ed eri in mezzo a noi. Devo dire che all’i-

Una sorpresa per molti, insomma. Il volume trova poi il suo cerchio nella circostanziata analisi dell’ampio corpus poetico nella postfazione a firma di Alessandro Martini (nella foto ritratto a Foroglio insieme al padre dedito alla lettura de Il Gattopardo), che ripercorre e distingue le stagioni liriche del poeta e colloca con precisione la sua produzione prosastica, annotando fra l’altro come nella prima poesia emerga «l’aspetto elegiaco, ossia una poesia improntata a un tono meditativo e malinconico di compianto» e che «ha nutrito la prosa matura. Chi apprezza la prosa vorrebbe conoscere anche la poesia, oggi non più disponibile, neppure antologicamente». La postfazione considera infine il

traguardo al quale l’autore de Il fondo del sacco mirava: «La «pulizia» di Leopardi, il poeta che «con irripetibile accento/seppe dire notte e vento» è la meta che il maestro di Cavergno ha sempre tenuta presente e che verso la fine del suo percorso ha meglio avvicinata».

L’omaggio al poeta e romanziere nel centenario della nascita si manifesta con tante iniziative. L’8 e il 9 settembre ci sarà un convegno di studio alla Biblioteca cantonale di Locarno dal titolo Plinio Martini a cento anni dalla nascita. Per il calendario completo degli eventi: www.pliniomartini.ch

Bibliografia E in ogni crepa dorme una lucertola, Und in jeder Ritze schläft eine Eidechse, postfazione di Alessandro Martini, trad. di Christoph Ferber, Caracol Lyrik, Warth, 2023.

A cogliere nel segno è la liricità , la prosa delicata, intensa e luminosa, con cui Plinio Martini dà corpo e sostanza al suo spirito d’osservazione, al suo sguardo ravvicinato e intimo con il quale cattura la natura, la sua essenza, i suoi movimenti permettendo a noi lettori di vederne i colori, annusarne gli odori, respirarne l’aria che tutto muove e anima. La sua prosa ci apre la porta a quel legame intimo, a quella comunione di tempi e di intenti che erano la cifra del suo mondo alpestre non ancora contaminato dalla modernità industriale e tecnologica. Da lettori si prova un profondo spirito di gratitudine per l’opportunità di rivivere i ritmi e i gesti genuini di un mondo contadino che non esiste più, che abbiamo dimenticato e con il quale non sappiamo più rapportarci mentre per Plinio Martini rappresentava la quotidianità. La poesia ci viene incontro sin dall’inizio quando l’autore, all’epoca ventenne, ci parla dei cirri in fondo alla valle che «erano più rosa e il sole era già di molto sceso sul dorso dei monti». E si fa più intensa quando ci racconta il taglio dell’erba con la falce che rivela il mondo animale nascosto sotto i mucchi verdi: «Stendevo paziente con le mani o con la forca (oh, quanto pesante allora!) e mi piaceva sorprendere di sotto i mucchi il sonno delle locuste che, svegliate così all’improvviso, stendevano una dopo l’altra le lunghe pelose zampone e provavano incerte il primo canto. E c’erano anche i grilli, e le formiche, e i ragni, e i millepiedi, tutto un mondo di bestie ancora un po’ addormentate e qualche volta, dico la verità, avrei smesso il mio lavoro per lasciar godere loro in pace il mattino – anche a me piaceva molto rivoltarmi nelle coperte mentre aspettavo il primo sole!».

Come ricorda nella sua postfazione Alessandro Martini, professore emerito di Letteratura italiana all’Università di Friburgo, figlio

di Plinio Martini, il tema del fieno e della fienagione lo ritroviamo nel Requiem per zia Domenica, ma qui ci sono una intensità e una poesia particolari che emergono prepotenti dalla penna dell’autore capace di restituire «la precisione dei gesti, l’attenzione ai diversi ritmi, alla vita del prato, all’ora del giorno...». Allargando l’orizzonte all’intera raccolta, il professore ci spiega che i racconti sono «cinque prove narrative» in cui lo scrittore –proprio come racconta Matteo Ferrari nell’intervista qui accanto – dà voce e corpo ai temi a lui cari, ai quali durante tutta la sua produzione resterà sempre fedele: il ritratto del suo paese e della sua gente. Il professore sottolinea anche come a unire le cinque diverse esperienze – risalenti al periodo compreso tra il 1943 e il 1962 – sia un’attenta e «costante ricerca linguistica e letteraria» che risalta in modo particolare nel primo racconto.

Le altre quattro – Remo, Storia di un camoscio, Vigilia di Natale, Acchiappamosche e il maiale – ci offrono una paletta vivace di temi e stili con tanto di citazioni tratte dalla letteratura italiana a lui cara – da I Promessi Sposi alla Divina Commedia. Anche i contrappunti dati dalla sua verve ironica non mancano ed emergono in particolare nell’ultimo racconto in cui la penna dell’autore si diverte a raccontare la genesi del soprannome del protagonista Antonio Scudellaro, in arte Acchiappamosche. «Un soprannome si attacca a un uomo come un francobollo, non lo lascia più fino alla tomba, e dura anche dopo. E se il malcapitato se la piglia, è come gettar benzina sul fuoco».

Ma è bella anche la saggezza contadina – o semplicemente umana –che Plinio Martini condivide con noi nella storia del camoscio Macchiascura rimasto orfano perché il Matto del paese quando era cucciolo gli uccise la madre: «Oh, l’uomo qualche volta ci sembra peggiore delle bestie. Perché gli animali di rapina uccidono per sfamarsi, e che colpa hanno l’aquila o la volpe se il Signore le ha create così? Ma l’uomo uccide spesso per odio, per vendetta, per cupidigia, o anche semplicemente per divertirsi». / N. F.

Bibliografia

Plinio Martini, Com’era bello di giugno a Roseto, Casagrande, Bellinzona, 2023.

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXVI 31 luglio 2023 azione – Cooperativa Migros Ticino CULTURA 31
Plinio Martini a Gerusalemme (1965). (Archivio di famiglia Plinio Martini) Archivio di famiglia Plinio Martini

Hit della settimana

1. 8 – 7. 8. 2023

31%

14.–

Salmone selvatico Sockeye, MSC pesca, Pacifico, in conf. speciale, 280 g

Tutto l'assortimento di barrette ai cereali Farmer per es. Soft Mora & Mela, 9 pezzi, 234 g, 3.25 invece di 4.60

40%

42%

8.–invece di 14.–

Délice di pollo Don Pollo prodotto surgelato, in conf. speciale, 1 kg

50%

10.60 invece di 21.20

Cornetti Fun alla vaniglia e alla fragola prodotto surgelato, in conf. speciale, 16 pezzi, 16 x 145 ml, offerta valida dal 3.8 al 6.8.2023

Fino a esaurimento dello stock. Da tutte le offerte sono esclusi gli articoli M-Budget e quelli già ridotti.

Carta igienica asciutta o umida Tempo, FSC® in confezioni multiple o speciali, per es. Vernice colorata, 24 rotoli, 14.95 invece di 24.95

Validi gio. – dom.

50%

11.60 invece di 23.25

Gamberetti tail-on cotti Pelican, ASC prodotto surgelato, in conf. speciale, 750 g, offerta valida dal 3.8 al 6.8.2023

Prezzi

imbattibili weekend del

31%

6.50 invece di 9.50

Albicocche extra al kg, offerta valida dal 3.8 al 6.8.2023

invece
20.40
di
partire
pezzi 30%
a
da 2

1. 8

Il nostro consigliosettimana:della

Settimana Migros Approfittane e gusta

30%

Cosce superiori e inferiori di pollo Optigal al naturale e speziate, Svizzera, per es. cosce superiori al naturale, 4 pezzi, al kg, 9.80 invece di 14.–

30%

3.45 invece di 4.95

Pomodorini ciliegia a grappolo Svizzera/Paesi Bassi, vaschetta da 500 g

conf. da 3 30%

Mozzarella Galbani classica o mini, in confezioni multiple, per es. classica, 3 x 150 g, 4.90 invece di 7.05

a partire da 2 pezzi 30%

Tutto l'assortimento di barrette ai cereali Farmer per es. Soft Mora & Mela, 9 pezzi, 234 g, 3.25 invece di 4.60

a partire da 2 pezzi 40%

Tutti i tipi di riso M-Classic da 1 kg per es. riso a chicco lungo parboiled, 1.50 invece di 2.45

Da tutte le offerte sono esclusi gli articoli M-Budget e quelli già ridotti.

Offerte valide dall’1.8 al 7.8.2023, fino a esaurimento dello stock.

50%

24.95

invece di 51.80

Detersivo per bucato in gel Persil

Universal, Colour Power o Sensitive, per es. Universal, 3,6 l

Migros Ticino
– 7. 8. 2023

Tutti i colori dell’estate Frutta e verdura

4.40

2
Ticino IDEALE CON
Migros
Tutti i succhi freschi e le composte Andros per es. succo di arancia, 1 litro, 4.20 invece di 5.30 20%
6.35 invece di 8.25 Sanbittèr San Pellegrino 10 x 100 ml conf. da 10 23%
invece
di 5.60 Mini angurie Migros Bio Spagna/Italia, al pezzo 21%

4.30

Per prolungarne la conservabilità, lavare appena prima del consumo

2.50

retato Italia, al pezzo

3.20

di 4.20

Pesche noci gialle Spagna/Italia/Francia, al kg

20%

Tutte le carote Migros bio e Demeter Svizzera, per es. Carote Migros Bio, 1 kg, 2.90

Lavata e preparata

3.95

di 4.95

Buccia tenera che mantiene bella soda la parte interna

21%

3.90 Lattuga XL 350 g

2.20

di 2.80

25%

Patate grenaille Migros Bio Svizzera, vaschetta da 500 g

2.60

di 3.50

Pomodori Intense Ticino, 700 g, confezionati

Zucchine Migros Bio Svizzera, 500 g, prodotto confezionato

3 Offerte valide dall’1.8 al 7.8.2023, fino a esaurimento dello stock. Migros
Ticino
Hit
invece
27%
di 5.90 Lamponi Svizzera/Paesi-Bassi, vaschetta da 250 g
invece
invece
23%
invece
invece
invece
di 3.50 Melone
28%
invece
di 3.80 23%

Delizie da mettere sulla griglia, in forno o sul tagliere degli aperitivi

Carne e salumi 4 Migros Ticino Come contorno subito pronto per délice di pollo o grigliate 7.95 invece di 11.–Wienerli M-Classic Svizzera, 5 x 4 pezzi, 1 kg conf. da 5 27% 3.05 invece di 3.60 Mini filetti di pollo Optigal Svizzera, in conf. speciale, per 100 g 15% Patate fritte o patate fritte al forno M-Classic prodotti surgelati, in conf. speciale, 2 kg, per es. patate fritte, 5.95 invece di 8.50 30% 8.–invece di 14.–Délice di pollo Don Pollo prodotto surgelato, in conf. speciale, 1 kg 42% 4.95 invece di 6.60 Costata Fiorentina di manzo, IP-SUISSE per 100 g, in self-service 25% 3.80 invece di 4.75 Vitello tonnato prodotto in Ticino, per 100 g, al banco a servizio e in self-service 20% 3.15 invece di 4.25 Salametti di cavallo prodotti in Ticino, in conf. da 2 pezzi, per 100 g 25%
5 Offerte valide dall’1.8 al 7.8.2023, fino a esaurimento dello stock. Migros Ticino Ideale con il melone 4.10 invece di 6.90 Bistecca di manzo BBQ marinata Grill mi, IP-SUISSE in conf. speciale, per 100 g 40% 4.95 invece di 7.50 Prosciutto crudo Rapelli San Pietro affettato Svizzera, in conf. speciale, per 100 g 34% 2.20 invece di 2.85 Spiedini Grill mi, IP-SUISSE per 100 g, in self-service 22% 2.20 invece di 2.90 Bistecche di scamone di maiale marinate Grill mi, IP-SUISSE in conf. speciale, 4 pezzi, per 100 g 24% Prosciutto di coscia Rapelli cotto Puccini o Gran Riserva, per es. cotto Puccini, per 100 g, 3.– invece di 3.80 21% 7.–invece di 8.95 Prosciutto crudo del Vallese Migros Bio affettato Svizzera, in conf. speciale, per 100 g 21% 2.80 invece di 3.50 Paillard di lonza di maiale, IP-SUISSE per 100 g, in self-service 20% 5.35 invece di 6.35 Bresaola Casa Walser Italia, per 100 g, in self-service 15%

Per un mare di freschezza nel piatto

Consiglio: rosolare con olio d'oliva, aglio e prezzemolo

21%

13.–

invece di 16.55

Gamberetti tail-off cotti Migros Bio d'allevamento, Indonesia, in conf. speciale, 240 g

31%

13.95

invece di 20.30

31%

14.–

invece di 20.40

Migros Ticino

Salmone selvatico Sockeye, MSC pesca, Pacifico, in conf. speciale, 280 g

Filetto dorsale di merluzzo M-Classic, MSC pesca, Atlantico nordorientale, in conf. speciale, 360 g

6
Pesce e frutti di mare

Da gustare fino

all’ultima briciola

Pane della settimana: questa soffice e aromatica focaccia è perfetta per accompagnare grigliate o aperitivi orientali.

3.50 Pane pita, IP-SUISSE 400 g, prodotto confezionato

Oltre 23 g di proteine ogni 100 g di pane

20x CUMULUS Novità

2.70 Pane proteico da toast 260 g

20%

Tutti i tipi di farina (prodotti Alnatura e Demeter esclusi), per es. Farina bianca M-Classic, IP-SUISSE, 1 kg, 1.70 invece di 2.10

5.90 Millefoglie in conf. speciale, 6 pezzi, 471 g

20%

Fagottini di spelta alle pere, bastoncini alle nocciole o fagottini alle pere Migros Bio per es. fagottini di spelta alle pere Migros Bio, 3 pezzi, 225 g, 2.70 invece di 3.40

7 Offerte valide dall’1.8 al 7.8.2023, fino a esaurimento dello stock.
Pane e prodotti da forno
a partire da 2 pezzi
Hit

Formaggi e latticini

Un saluto da Heidi e Peter

15%

2.35 invece di 2.80

21%

Sole del Ticino per 100 g, confezionato

15%

Tutti i formaggi da grigliare o rosolare in self-service per es. Halloumi Taverna, 250 g, 4.10 invece di 4.80

17%

2.05 invece di 2.60

Fontal Italiano per 100 g, confezionato

15%

1.85 invece di 2.20

Porzioni di panna per caffè 40 x 12 g

15%

Robiolini Nostrani al naturale, al naturale aha! o alle erbe per es. al naturale, 200 g, 4.10 invece di 4.85

Si conservano fuori dal frigo

1.20 invece di 1.45

Ideale preparareperdei panini

20%

Tilsiter dolce circa 230 g, per 100 g, prodotto confezionato

20%

Crema di semolino M-Classic, Tradition ai lamponi e Grand-mère per es. crema di semolino M-Classic, 175 g, –.90 invece di 1.15

Leerdammer a fette

Lightlife o Original, in conf. speciale, per es. Lightlife, 350 g, 6.35 invece di 7.95

a partire da 4 pezzi

20%

Tutti gli yogurt Elsa, IP-SUISSE disponibili in diverse varietà, per es. stracciatella, 180 g, –.80 invece di –.95

8
Migros Ticino
a partire da 2 pezzi

Sfacciate tentazioni a prezzi spudoratamente buoni

LO SAPEVI?

Dal 2023 corrispondiamo un contributo climatico per le emissioni generate negli stabilimenti di Buchs per la produzione del cioccolato.

Così si sostengono progetti che riducono le emissioni stesse nelle catene di fornitura. A partire dal 2025 verrà versato un contributo climatico per tutte le emissioni (dalla coltivazione al consumo) per tutto l'assortimento Frey.

Dolce e salato 9 Offerte valide dall’1.8 al 7.8.2023, fino a esaurimento dello stock.
rinfrescare le feste dei bambini
Per
50%
a
20%
15%
Gelato Cowboy e Glowworms Trolli prodotto surgelato, per es. gelato Cowboy, 12 pezzi, 12 x 48 ml, 2.95 invece di 5.95
Tutte le tavolette e tutti i Friletti Frey Suprême per es. Lait Noisettes, 180 g, 2.65 invece di 3.30
partire da 2 pezzi
Cards o Delice Kinder in conf. speciali, per es. Cards, 10 pezzi, 256 g, 5.– invece di 5.90
Tutti i biscotti in rotolo M-Classic per es. biscotti margherita, 210 g, 1.35 invece di 1.95 20%
a partire da 2 pezzi –.60 di riduzione Tutti i salatini da aperitivo Party per es. cracker salati, 210 g, 1.55 invece di 1.95

Per sportivi e aspiranti tali

Scorta 10 In azione anche i chicchi decaffeinati 6.90 Pasta Dangi tortelloni al limone, tortelloni al brasato o caramelle pomodoro e mozzarella, per es. tortelloni al limone, 250 g Hit
Exquisito Decaf Zaun in chicchi decaffeinato 500 g 20x CUMULUS Novità Capsule di caffè M-Classic compatibili con il sistema Nespresso®*, per es. Lungo, 30 capsule, 5.35 invece di 7.50 a partire da 2 pezzi 29% Tutta la pasta Garofalo non refrigerata per es. rigatoni, 500 g, 2.40 invece di 2.95 a partire da 2 pezzi 20% Cornatur Bistecca al pepe Grill mi o nuggets, per es. bistecca al pepe Grill mi, 2 x 195 g, 7.90 invece di 9.90 conf. da 2 20% Acciughe, sardine e sgombri M-Classic disponibile in diverse varietà, per es. sardine in olio d'oliva, MSC, 3 x 50 g, 7.65 invece di 9.60 conf. da 3 20% Caffè Caruso Oro in chicchi o macinato, 3 x 500 g, per es. in chicchi, 19.55 invece di 29.25 conf. da 3 33% 6.–invece di 9.–Fleischkäse Malbuner disponibile in diverse varietà, per es. delicatezza, 6 x 115 g conf. da 6 33% Tutti i tipi di aceto e i condimenti Ponti per es. aceto balsamico di Modena, 250 ml, 3.90 invece di 5.60 30%
8.95
Bevande 11 Offerte valide dall’1.8 al 7.8.2023, fino a esaurimento dello stock. Croccanti alla cannella Con rosa, camomilla e lavanda Con proteinetante e zuccheripochi 2.60 Barretta proteica Deluxe Premier Chocolate Brownie o White Chocolate, 50 g 20x CUMULUS Novità 4.50 Cini Minis Churros Nestlé 360 g 20x CUMULUS Novità 6.80 Tisana bio Pukka Love 20 bustine 20x CUMULUS Novità 4.40 Cereal Mix Nestlé assortiti, 6 pezzi, 4 x 30 g e 2 x 40 g 20x CUMULUS Novità Tutte le birre analcoliche per es. Non Lager, 330 ml, –.90 invece di 1.20 25% 4.95 Confettura extra alle fragole Migros Bio 350 g 20x CUMULUS Novità 3.35 invece di 5.95 Capri-Sun multivitaminico o Safari Fruits, 10 x 200 ml conf. da 10 43% 2.– Barretta di frutta alle mandorle e ai cranberry bio Alnatura 75 g 20x CUMULUS Novità Acqua minerale Aproz disponibile in diverse varietà, 6 x 1,5 l o 6 x 1 l, per es. Classic, 6 x 1,5 l, 3.10 invece di 6.20 conf. da 6 50% Tutto l'assortimento Tuca per es. pompelmo, 6 x 1,5 l, 7.50 invece di 12.50 conf. da 6 40%

Igiene e pulizia, naturalmente

25%

Tutto l'assortimento Candida (confezioni multiple escluse), per es. dentifricio Multicare 7 in 1, 75 ml, 2.85 invece di 3.80

Da produzione rispettosa dell’ambiente

conf.

da

20x CUMULUS Novità

conf. da 2 25%

Igiene orale Candida in confezioni multiple, per es. collutorio Parodin, 2 x 400 ml, 6.75 invece di 9.–

a

da

Idratante all'aroma di ananas, ciliegia e fragola

a partire da 2

pezzi

Delicata sulla pelle

7.95 Mini balsamo labbra Carmex 3 pezzi, il set

Tutto l’assortimento di prodotti per la depilazione I am (confezioni multiple escluse), per es. crema depilatoria Express, 150 ml, 6.80 invece di 8.50

Bellezza
12
e cura del corpo
partire
Tutto l'assortimento Nature Box (confezioni multiple escluse), per es. gel doccia energizzante al frutto della passione, 385 ml, 3.75 invece di 4.95 2 pezzi
25%
20%
6
9.95 Spazzolini da denti Soft Candida Sky
Hit

40%

Carta igienica asciutta o umida Tempo, FSC® in confezioni multiple o speciali, per es. Vernice colorata, 24 rotoli, 14.95 invece di 24.95

40%

Tutto l'assortimento di biancheria da uomo da giorno e da notte (prodotti Hit esclusi), per es. boxer Essentials grigi bio, tg. M, al pezzo, 7.75 invece di 12.95

e praticità

conf. da 3 20%

Salviettine cosmetiche Linsoft per es. cubo FSC®, 3 x 90 pezzi, 5.60 invece di 7.05

29.95 Set di biancheria in spugna Koa

4 pezzi, disponibile in grigio scuro, il set

conf. da 2

30%

4.35 Fazzoletti di carta Linsoft Classic, FSC® in conf. speciale, 42 x 10 pezzi

Tutto l'assortimento di cartelle e zaini per la scuola per es. zaino blu, il pezzo, 27.95 invece di 39.95

Abbigliamento e accessori 13 Offerte valide dall’1.8 al 7.8.2023, fino a esaurimento dello stock.
Comodità
TUTTO PRONTO PER LA SCUOLA?
Hit
Hit
14.95 Pantofole per bambini disponibili in blu o rosa, tg. 20-27 Hit

Cose pratiche e belle per la casa

30%

A base di materie primerinnovabilinaturali

Ecco un trucchetto infallibile contro le padelle molto incrostate: metti un po’ di acqua nella padella, aggiungi 2 cucchiai di detersivo per lavastoviglie in polvere e fai brevemente bollire il tutto.

Lascia agire per almeno 30 minuti e vedrai che le incrostazioni se ne vanno con una semplice passata di spugna.

20%

Tutto l'assortimento Handymatic Classic (sale rigeneratore escluso), per es. Classic, 44 pastiglie, 8.– invece di 9.95

20%

7.40 invece di 9.30

Manella Limited Edition, per es. Savon de Marseille, 3 x 500 ml

da 2 20%

Detersivo per lavastoviglie o stoviglie a mano Migros Plus per es. detersivo per stoviglie a mano Sensitive aha!, 2 x 750 ml, 6.70 invece di 8.40

20%

Detergenti Migros Plus in confezioni multiple o speciali, per es. detergente per WC con busta di ricarica, 2 x 750 ml, 5.40 invece di 6.80

Varie 14
conf. Serie di pentole Star Kitchen & Co. per es. padella a bordo alto, Ø 24 cm, al pezzo, 27.95 invece di 39.95 conf. da 2 conf. da 3
IL TRUCCHETTO
a partire da 2 pezzi
15 Offerte valide dall’1.8 al 7.8.2023, fino a esaurimento dello stock. 10.60 invece di 21.20 Cornetti Fun alla vaniglia e alla fragola prodotto surgelato, in conf. speciale, 16 pezzi, 16 x 145 ml, offerta valida dal 3.8 al 6.8.2023 50% 11.95 invece di 14.95 Bouquet Surprise Midi M-Classic disponibile in diversi colori, per es. arancio-verde, il bouquet 20% 11.60 invece di 23.25 Gamberetti tail-on cotti Pelican, ASC prodotto surgelato, in conf. speciale, 750 g, offerta valida dal 3.8 al 6.8.2023 50% 7.45 invece di 9.95 Phalaenopsis, 2 steli disponibile in diversi colori, in vaso, Ø 12 cm, per es. fucsia, il vaso 25% Tutto l'assortimento di alimenti per gatti Exelcat e snack per gatti Dreamies per es. menù croccante al manzo Exelcat, 950 g, 4.15 invece di 5.90 a partire da 3 pezzi 30% 6.50 invece di 9.50 Albicocche extra al kg, offerta valida dal 3.8 al 6.8.2023 31%
imbattibili del weekend Solo da questo giovedì a domenica
Prezzi

Prezzi di mio gusto

Risparmiare sì, ma non sul gusto: le specialità Da Emilio ora in azione

20% su tutto l’assortimento Da Emilio

Prodotta in Italia secondo ricette tradizionali.

Da questa offerta sono esclusi gli articoli già ridotti. Offerta valida dall’1.8 al 14.8.2023, fino a esaurimento dello stock.

Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.