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BaldelliLuigi
diSettimanaleinformazione e cultura Anno LXXXV 16 agosto 2022 Cooperativa Migros Ticino edizione 33 ◆ ● G.A.A.6592Sant’Antonino MONDO MIGROS Pagine 4 / 6 – 7 CULTURA Pagina 33 Il Kunstmuseum di Basilea evidenzia l’intenso rapporto tra l’arte di El Greco e quella di Picasso ATTUALITÀ Pagina 23 Il nuovo ricatto della Russia al mondo mette al centro l’impianto nucleare di Zaporizhzhia TEMPO LIBERO Pagina 15 Sembrerà incredibile ma lavorare a maglia fa bene alla salute, riduce lo stress, e aiuta a rimanere centrati SOCIETÀ Pagina 5 Come fanno i maghi a farci vedere l’impossibile? La spiegazione delle neuroscienze ◆ Luigi PaginaBaldelli11L’amaro sudore della terra
A Locarno, in una realtà amplificata
Peter Schiesser Mentre scrivo, il Festival di Locarno è ancora in corso, ma la mente già mi dice che si sta avvici nando la fine. Fra qualche giorno la magia che rende la cittadina sul Verbano per una decina di giorni la capitale del film si dissolverà. Ma in tanto si è ancora immersi in questo tempo so speso, in cui ognuno vive la propria dimensione: migliaia di festival individuali che si connettono in una rete di eventi e incontri, raccolti in una cornice Locarnocollettiva.nonappartiene solo ai critici cinema tografici, ad attori registi produttori, ai giorna listi, a chiunque graviti attorno al mondo del ci nema. Immergersi per dieci giorni nel Festival è un’esperienza che rende ognuno più che spet tatore: si diventa attori di un film personale che si costruisce con tutte le immagini, gli incon tri, gli scambi con amici e persone sconosciu te, gli eventi, le riflessioni e le emozioni che ti sommergono irresistibilmente, per poi ributtarti dopo un lungo viaggio interiore sulle rive della quotidianità, che riprenderà possesso del tem po una volta smontato il telone e tolte le sedie in Piazza Grande. Lasciandoti l’impressione che qualcosa in te è cambiato. Vivere il Festival è vivere in una bolla, certo, ma non avulsa dalla realtà. Anzi, ti porta con i suoi film non solo sogni ma anche i tanti volti del mondo, a volte insostenibili nella loro durezza, la storia presente e passata dell’umanità, in im magini così forti che ti fanno sentire parte di una dimensione collettiva e di un tempo dilata to. Non serve per forza la competenza del critico cinematografico, è sufficiente l’apertura d’animo per cogliere l’urgenza dei messaggi e delle visio ni che i tanti film ti offrono, per rendere ancora più reale il reale. Cosa c’è di più reale di un film come The Hamlet Syndrome che racconta l’elabo razione dei traumi della prima guerra in Ucrai na nel 2014 quando ti trovi sul palco gli attori in carne e ossa, fra cui un giovane non ancora trentenne alla sua seconda esperienza di solda to, giunto a Locarno dal fronte con una licen za speciale? Non posso fare a meno di pensare che Slavik, il quale mai avrebbe voluto ripetere l’esperienza di soldato (fu catturato e tortura to otto anni or sono), domani potrebbe essere morto, di pensare che appartiene alla generazio ne di mia figlia, che forse siamo noi a vivere in una bolla irreale, mentre l’umanità non solo in Ucraina vive e continua a ripetere l’assurda espe rienza della guerra, dell’odio fra esseri umani, di traumi che si perpetueranno per generazioni. Cosa c’è di più reale di Matter out of place, che in 110 minuti di inquadrature fisse ci dà un pugno allo stomaco mostrandoci una discarica abusiva in Svizzera nascosta per decenni sotto un idilli co campo agricolo, una discarica a cielo aperto nelle montagne del nord dell’India, l’isola delle Maldive in cui tutti i rifiuti vengono ammassati e bruciati, le plastiche recuperate dal mare, per poi evolvere con un messaggio di speranza verso una realtà in cui (in Occidente) i rifiuti vengo no raccolti e trattati fino a diventare sabbia fine e concludersi con le scene del festival nel deserto del Nevada Burning Man, in cui alla fine si rac coglie anche l’ultimo filo interdentale? Altre volte il reale si trasforma in surreale, co me nel film Skazka di Alexander Sokurov, in cui Hitler, Stalin, Mussolini, Churchill (ognu no moltiplicato per tre), si ritrovano nell’aldilà e dialogano fra loro, in lenti e spettrali movimenti, in una cornice in bianco e nero che riporta all’in ferno dantesco, con le masse di anime dannate che li seguirono o furono semplicemente vitti me delle follie del secolo scorso. Come in Lola, la storia di due sorelle inglesi che inventano una macchina per prevedere il futuro ma alla fine lo influenzano e lo cambiano (siamo nella secon da guerra mondiale e come risultato l’Inghilter ra viene invasa dai nazisti, mostrandoci che cosa sarebbe stato se Hitler avesse vinto). O come nel malaysiano-indonesiano Stone Turtle, in cui una storia dai risvolti truci si crea, scompone e ricom pone come in un sogno – per poi irrompere nella mia realtà personale quando poche ore dopo in contro e scambio due parole con la protagonista e potente attrice indonesiana Asmara Abigail. Per questa realtà, che la supera e la amplifica, vanno i ringraziamenti personali a tutti coloro che rendono possibile questo Festival. Arrive derci all’anno prossimo!
• 120 ettari di superficie (170 campi di calcio)
Il campo dei grandi numeri Scoutismo ◆ Enorme successo per il raduno svizzero degli scout
91 922 77 40 fax + 41 91 923 18 89 Indirizzo postale Redazione Azione CP CH-69011055 Lugano Posta elettronica cultura@azione.chattualitatempolibero@azione.chsocieta@azione.chinfo@azione.ch@azione.ch Pubblicità Migros Ticino Reparto pubblicità CH-6592 S. Antonino tel +41 91 850 82 91 fax +41 91 850 84 pubblicita@migrosticino.ch00 Editore e amministrazione Cooperativa Migros Ticino CP, 6592 S. Antonino tel +41 91 850 81 11 Stampa Centro Stampa Ticino SA Via Industria – 6933 Muzzano Tiratura 101’177 copie Abbonamenti e cambio indirizzi tel +41 91 850 82 31 dalle 9.00 alle 11.00 e dalle 14.00 alle 16.00 dal lunedì al venerdì fax 091 850 83 registro.soci@migrosticino.ch75
StraLugano 2022, tra novità ed entusiasmo!
Costi di abbonamento annuo Svizzera Fr. 48.–Estero a partire da Fr. 70.–
azione Settimanale edito da Migros Ticino Fondato nel 1938 Redazione Peter Schiesser (redattore responsabile), Simona Sala, Barbara IvanNataschaRominaManuelaManzoni,Mazzi,Borla,FiorettiLeoni Sede Via Pretorio 11 CH-6900 Lugano (TI) Telefono tel +
• 700 WC e 130 docce • ca. 28.000 visitatori esterni Alcuni (Didierconvention.nantedell’impressiomomentiRuef)
• 5 tonnellate di pane al giorno
Tra meno di un mese avrà luogo la XVI edizione dell’amata manifesta zione che come sempre offrirà un we ekend denso di gare, eventi ed emo zioni. Atleti, organizzatori, sponsor, autorità e tifosi sono pronti a vivere in sieme quella che risulta essere la ma nifestazione sportiva più importante delIlTicino.sabato pomeriggio, oltre a ospi tare la coppa ASTi per la gara di 10 km CityRun, accoglierà la FastRun, una 5 km competitiva rapida e linea re che permetterà ai principianti di av vicinarsi con dolcezza al mondo dei runner e consentirà ai più esperti di ottenere risultati cronometrici di alto livello. Confermata anche la gara dei 21 km: la Half Marathon della do menica mattina, da qualche anno gara principale della Stralugano, si sviluppa sul percorso più veloce della Svizzera coinvolgendo ogni anno nuovi atleti e affezionati. Analogo discorso vale per la StraLugano Relay, la mezza mara tona a staffetta, che spesso viene scelta da terzetti di amici e colleghi per raf forzare le proprie sinergie e migliorare il gioco di squadra. Punto fermo del weekend sporti vo è la Monte Brè Vertical Race, una corsa in salita che si snoda su un trac ciato spettacolare, sia dal punto di vi sta tecnico sia da quello paesaggistico, e che è possibile abbinare, per i più au daci, alla 10km CityRun partecipando così alla Stracombinata, una gara de cisamente non per tutti. Per tutti in vece è la 5 km Run4Charity il sabato sera, da fare di corsa, camminando o spingendo un passeggino: un momen to di allegria e condivisione ideato per coinvolgere tutta la città in un gesto di solidarietà a favore di molte associazio ni delNell’arcoterritorio.della due giorni sportiva c’è un momento alla domenica pome riggio riservato ai più piccoli, la Kid sRun, un percorso di 400 metri per i giovani talenti che hanno meno di 10 anni e una distanza maggiore pari a 700 metri per i più grandi. L’iscrizione alla KidsRun sarà offerta da Migros, che si impegna in iniziative a favore della salute della popolazione svizze ra. Innumerevoli gli eventi collaterali che animeranno il centro di Lugano. Il ritiro pettorali si svolgerà al Centro Esposizioni.Qualunque sia la gara scelta, non mancheranno per tutti la medaglia commemorativa e il ricco pacco gara contenente anche la maglietta tecnica ufficiale del 2022. Chi si iscrive a una competizione della StraLugano bene ficerà del trasporto pubblico gratuito in tutta la Svizzera, dei servizi gratu iti di foto e di un team di fisioterapi sti a disposizione per i massaggi pre e post gara. Programma Sabato 10 settembre 2022 14.00 Apertura villaggio in Piazza Manzoni 16.30 5 Km Fast Run 18.00 10 Km CityRun (coppa ASTi) 19.00 Migros Pasta Party al Centro Esposizioni 20.30 Run 4Charity camminata e corsa popolare di 5 Km per beneficenza Domenica 11 settembre 2022 9.30 Monte Brè Vertical Race 10.00 21 km Swiss Half Marathon e Staffette HM Relay 12.00 Migros Pasta Party al Centro Esposizioni 14.30 KidsRun per ragazzi e ragazze 16.00 Chiusura XVI edizione Concorso «Azione» mette in palio 20 biglietti per una gara a scelta* all’interno del la StraLugano. Per partecipare all’e strazione inviare una mail a giochi@ azione.ch (oggetto: «StraLugano») indicando dati personali, data di na scita, mail e gara scelta entro dome nica 21 agosto 2022. *tra 5 km FastRun, 10 km CityRun, 10 km Half Marathon o Monte Brè Vertical Race 41
Manifestazioni ◆ Il 10 e l’11 settembre torna l’amata gara
●
• 3 00 scout provenienti da Europa e USA • 25 milioni di budget • 5 000 aiutanti
Si è chiuso una manciata di giorni or sono il Bula (Bundeslager, campo fe derale) di Goms, in Vallese, ad oggi la più grande convention del MOVA – Movimento svizzero di scoutismo, mai organizzata in Svizzera. Un ac campamento caratterizzato da un successo senza precedenti, quello in sediatosi dal 23 luglio al 6 agosto nel la località vallesana, e questo grazie a un’organizzazione impeccabile sotto tutti i punti di vista mista a entusia smo, idee e spirito di comunità. Mi gros Vallese, che figura tra i tre spon sor principali dell’evento, ha avuto un ruolo fondamentale nella realizzazio ne di questa impresa. BULA a colpo d’occhio, alcuni dati • 8 00 gruppi di scout • 3 0.000 scout dalla Svizzera
• piatto preferito degli scout: penne al pomodoro (per prepararlo per tutti: 5.000 l d’acqua, 4 t di penne e 1,25 t di formaggio grattugiato)
Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXV 16 agosto 2022 azione – Cooperativa Migros Ticino MONDO MIGROS 4
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SOCIETÀ ● ◆ Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXV 16 agosto 2022 azione – Cooperativa Migros Ticino 5
Il cervello illusionista
Stefania Prandi
Davanti a un gioco di prestigio, non è il nostro sguardo a essere inganna to, ma il cervello. C’è uno scarto di tempo tra ciò che osserviamo e l’e laborazione che ne fa la mente. In fatti, il cervello riceve le informazio ni a intermittenza e, per costruire un’illusione di continuità, procede per deduzioni e anticipazioni degli eventi. I maghi approfittano di que sta situazione. Prima rafforzano le nostre aspettative e poi ci stupiscono con un epilogo a sorpresa, che smon ta le nostre previsioni iniziali. Per farlo seguono due regole inviolabili: non danno spiegazioni in anticipo su quello vedremo alla fine e non ripe tono mai il trucco. Studiare la ma gia può aiutarci a capire i meccanismi nascosti della mente, secondo Luis M. Martínez, biologo, responsabi le del laboratorio di Analogie visive dell’Istituto di neuroscienze di Ali cante e Jordi Camí, medico, diretto re del Parco di ricerca biomedica di Barcellona. Per spiegare come fun zionano i nostri ragionamenti hanno scritto un libro, The Illusionist Brain (Il cervello illusionista), appena pub blicato dalla casa editrice Princeton University Press. Professore Luis M. Martínez, co me funziona il nostro cervello nel la percezione di ciò che vediamo? Percepiamo la realtà esterna adat tandola a un modello interno svi luppato sulla base dell’esperienza e della conoscenza delle proprietà fisi che e relazionali del mondo. Que sto modello interno è il risultato sia di informazioni accumulate nel cor so dell’evoluzione come specie sia del nostro apprendimento cultura le e del nostro vissuto. Percepire è quindi dare un senso alle esperien ze, facendo previsioni e congettu re coerenti nel tempo e per lo più simili a quelle degli altri esseri uma ni, dato che condividiamo tutti lo stesso mondo. Nel libro scrivete che il nostro cer vello fa sempre delle approssima zioni. Cosa intendete? Anche se può sembrare un ossimo ro, percepire significa prevedere ciò che si percepisce. Le informazioni esterne che filtriamo attraverso gli organi di senso ci aiutano a indivi duare gli errori che commettiamo nell’interpretare la realtà. Tramite questo procedimento, aggiorniamo il modello interno che ci permetterà di essere più precisi nelle nostre pre visioni. Si tratta di un processo atti vo, non passivo, con cui agiamo sul mondo per controllare e migliorare la qualità delle informazioni che ri ceviamo. La percezione non può es sere intesa in modo isolato, come un prodotto esclusivo del nostro cervel lo, ma passa dall’intero organismo. Per comprenderla, e per capire come funziona la cognizione in generale, abbiamo bisogno di una concezione più ampia della mente. Oltre all’a spetto neuronale, vanno considerati sia gli elementi dell’ambiente sia le risorse e gli strumenti che utilizzia mo e con cui interagiamo. Come fa la magia a inganna re la mente? Sfrutta il comportamento predittivo del cervello, la costante anticipazio ne della realtà, per interferire senza farsi notare, con la nostra elabora zione cognitiva. Quando un ma go presenta un trucco, il pubblico lo interpreta in modo logico e molto prevedibile fino al momento del ri sultato imprevisto. Allora si verifica la grande sorpresa, l’errore eccezio nale di previsione. La magia richie de un dialogo continuo tra il mago e il suo pubblico; è un processo molto dinamico di attenzione, inferenza e anticipazione. Un trucco di magia non è una semplice sequenza di ge sti che manipolano oggetti, ma un insieme strettamente organizzato e integrato da comprendere nella sua interezza. I maghi ci ingannano per ché abbiamo una conoscenza con divisa delle regole del mondo, della fisica dell’ambiente in cui viviamo e una profonda familiarità con le con venzioni umane e sociali. Crediamo di sapere esattamente cosa stanno facendo e cosa verrà dopo, come se fossimo noi stessi a condurre il gio co. Per riprendere le parole di Scho penhauer sulla musica, la magia «è una connessione intenzionale signi ficativa dall’inizio alla fine». Fino a quando, naturalmente, il finale a sorpresa manda in frantumi tutte le nostre aspettative. Che strategie usa la magia? L’illusionismo, l’arte dell’impossibi le, è fondamentalmente un’arte visi va. Gli illusionisti hanno imparato a gestire l’attenzione del pubblico sul la base di prove ed errori. In magia si chiama «distrazione». Sanno come interferire con la percezione, soprat tutto attraverso l’occultamento e il camuffamento, che passano inosser vati; condizionano, con diverse stra tegie, anche la memoria a breve ter mine e le decisioni istintive di chi li osserva. Nel gergo, si usa il termine «forzature». Esistono altre specialità della magia, come il «mentalismo», in cui l’esecutore gioca sulla credu lità del pubblico e sembra possede re poteri soprannaturali. I mentalisti utilizzano le stesse tecniche dell’il lusionismo, ma creano uno scenario artistico completamente diverso. Che cosa ci rivela la magia? Fa emergere l’elaborazione preditti va, automatica e inconscia del nostro cervello, che costituisce la maggior parte dei processi cognitivi. Que sta capacità di anticipazione finisce per essere il cavallo di Troia grazie al quale i maghi creano effetti affa scinanti e apparentemente impossi bili. Inoltre, nella magia, le condi zioni sociali, culturali e ambientali contano molto di più di quanto noi scienziati generalmente pensiamo. I maghi sanno che devono cambia re il tipo di trucchi a seconda del loro pubblico, se hanno di fronte a sé bambini, adulti oppure altri ma ghi. Sono consapevoli che un gioco di prestigio improvvisato in mezzo alla strada può essere molto più sor prendente di quello inserito in uno spettacolo a teatro. E hanno capi to, durante il periodo della pande mia, che guardare la magia sul mo nitor di un computer non funziona come dal vivo. Lo schermo, infatti, impone una distanza non solo fisi ca ma anche concettuale. In assenza delle dinamiche create dalle intera zioni sociali del mondo reale non ci può essere magia. Una grande lezio ne che dovremmo tenere in consi derazione per migliorare i paradig mi sperimentali delle neuroscienze cognitive.
Pagina 10 La via delle genti Al Dazio Grande è stata creta una nuova sezione espositiva che completa la mostra permanente sulle trasversali alpine
Pagina 11 Lo schiavismo delle monocolture Nel mondo più di 31 milioni di ettari sono destinati alla coltivazione della canna da zucchero che esaurisce terra e uomini
Neuroscienze e magia ◆ Intervista a Luis M. Martínez, responsabile del laboratorio di Analogie visive dell’Istituto di neuroscienze di Alicante, sui meccanismi della mente sfruttati dall’illusionismo
Pagina 9 Tumori pediatrici Cancro infantile in Svizzera invita a sostenere la ricerca che risiede nello sperimentare l’immunoterapia e i suoi enormi vantaggi
Tenero e delicato rack
Borraccia Smash 450 ml, l’una Fr. 7.95 I mitici biscotti Blévita non sono solo buoni e croccanti, ma grazie ai cinque cereali che contengono sono anche uno snack particolarmente sano ed energetico per la pausa merenda. Biscotti ai 5 cereali Blévita 228 g Fr. 3.35 Il nuovo diario scolastico della Svizzera italiana 2022-2023, giunto quest’anno alla 83esima edizione, esplora la ricchezza culturale e linguistica del Ticino, dove vivono oltre 150 nazionalità diverse. Diario scolastico della Svizzera italiana 2022-2023 Fr. 9.95 Nelle maggiori filiali Migros
Questa borraccia in diversi simpatici motivi è ideale da tenere sempre con sé per dissetarsi in qualsiasi momento della giornata, a scuola, nello sport o durante le passeggiate con gli amici.
La scrivania COX è perfetta per arredare in modo creativo la propria camera. Possiede un design elegante, è particolarmente stabile ed è prodotta con materiali di ottima qualità.
La carne di agnello è apprezzata dai buongustai per il suo caratteristico sapore marcato e l’incomparabile te nerezza. I tagli maggiormente diffu si alle nostre latitudini sono il filet to, la lombatina, il gigôt (cosciotto) con l’osso, le costolette e il rack o carré. Quest’ultimo è particolarmen te ricercato non solo per la sua vivaci tà aromatica, ma anche per l’aspetto estetico nel piatto, soprattutto se por tato in tavola intero a mo’ di corona con le ossa in bella vista. Il rack viene tagliato dalla parte anteriore dorsale dell’animale ed è composto da sei o sette costolettine. È ideale per esse re grigliato o cotto brevemente in pa della, ca. 10 minuti per lato. All’in terno la carne dovrà rimanere di un bel colore rosato (temperatura al cuo re di 55-60 °C) affinché possa man tenere la sua straordinaria morbidez za. L’agnello in generale si sposa bene con erbe aromatiche quali per esem pio rosmarino, timo, origano, salvia e origano. È bene non eccedere con i condimenti per non coprire l’aroma naturale della carne. Togliete il rack dal frigorifero almeno mezz’ora pri ma di cucinarlo. Spennellatelo leg germente con dell’olio di oliva e con ditelo con sale, pepe e un po’ di trito a base di rosmarino e aglio. Lasciatelo riposare un quarto d’ora e cuocetelo sulla griglia o in una padella ben cal de per il tempo dovuto, girandolo a metà cottura. Tagliatelo a fette tra le ossa e servite. Azione 20% Rack Nuovad’agnelloZelanda/Australia al banco, per 100 g Fr. 4.95 invece di 6.20, dal 16.8 al 22.8.2022 Gioca e vinci con BIC! Venerdì 26 e sabato 27 agosto al 1° piano del negozio Migros di S. An tonino ti aspetta una divertente at tività organizzata in collaborazione con BIC. Sfida un amico o un’altra persona al famoso gioco del tris sul pannello 3D e, con un po’ di fortu na, puoi portarti a casa un simpa tico premio offerto dalla BIC. Inol tre, all’acquisto di un prodotto, ricevi in omaggio un utile accesso rio per iniziare la scuola con brio. Ti aspettiamo!
Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXV 16 agosto 2022 azione – Cooperativa Migros Ticino MONDO MIGROS 6
Buon rientro a scuola!
Attualità ◆ Fra due settimane per molti bambini e ragazzi ricomincia il nuovo anno scolastico. Alcuni consigli per ripartire ben equipaggiati e con il giusto piglio
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Attualità ◆ Impossibile non avere l’acquolina in bocca di fronte a un succulento piatto di costolettine d’agnello
Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXV 16 agosto 2022 azione – Cooperativa Migros Ticino MONDO MIGROS 7 su20%tuttelescarpe*
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Attualità ◆ La famosa birra Moretti è disponibile alla Migros nella variante con 0.0% di alcol. Questa settimana potete approfittare di un’offerta imperdibile
Tutto gusto, niente alcol
Sono molti coloro che amano la bir ra, pur non apprezzandone la compo nente alcolica. Per soddisfare le loro esigenze, Migros negli ultimi mesi ha ampliato costantemente l’assortimen to di birre analcoliche, sia svizzere che di provenienza estera. Una tra le bir re senz’alcol più apprezzate dai consu matori è senz’altro la nota Birra Mo retti Zero. Una particolare attenzione alla qualità delle materie prime sele zionate dai mastri birrai della Mo retti e l’esclusivo processo produtti vo che rimuove delicatamente l’alcol, sono due aspetti fondamentali nella produzione della Birra Moretti Ze ro. Questa lager leggera e luppolata si presenta nel bicchiere con una tona lità oro e un’elegante schiuma bianca, fine e compatta. Al naso si distingue per il delicato profilo aromatico con note che rammentano la crosta di pa ne, la frutta gialla e da lievi e fresche percezioni citrine in chiusura. Il gusto è delicato, morbido e fragrante. Gra zie alla sua freschezza e persistenza, è una birra perfetta per dissetarsi fuori dai pasti, come aperitivo o abbinata ai classici piatti della cucina mediterra nea, come per esempio focacce farcite, pizze, insalate di pollo, frittate e mol to altro. Infine, Birra Moretti Zero è anche particolarmente leggera, gra zie a un contenuto calorico di sole 20 Kcal per 100 ml. Alla salute! Azione 33% Birra Moretti conf.senz’alcol,Zero,da4x33cl Fr. 3.95 invece di 5.90 dal 16.8 al 22.8.2022
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Una ruota che gira
Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXV 16 agosto 2022 azione – Cooperativa Migros Ticino 9 SOCIETÀ
Aria ◆ Dopo la lotta contro i gas di scarico ora tocca affrontare le polveri sottili derivanti da altri tipi di usura stradale
Maria Grazia Buletti Per la loro grande varietà, i tumori in fantili sono considerati una malattia rara le cui cause sono ancora in parte poco note. «La grande sfida della me dicina consiste nell’offrire ai pazienti con queste patologie il più ampio suc cesso terapeutico possibile, limitando al massimo gli effetti collaterali acu ti e le sequele a lungo termine» lo ha afferma Alessandra Weber, porta voce di Cancro infantile in Svizzera (Kinderkrebs Schweiz). Con queste premesse, il sodalizio promuove dal mese di giugno una campagna di sen sibilizzazione dedicata al tema della ricerca sui tumori infantili: «Esami neremo i progressi in questo settore, illustreremo le sfide che la ricerca sul cancro infantile deve affrontare e la sua importanza».
Contro i tumori pediatrici: una storia di successo Ricerca ◆ I bambini non sono dei piccoli adulti e necessitano di farmaci oncologici personalizzati
Secondo una serie di studi compiu ti dai quattro giovani fondatori della start up inglese Tyre Collective (www. thetyrecollective.com), che hanno messo a fattor comune competenze di ingegneria e design, la minaccia più consistente alla qualità dell’aria in fu turo non arriverà più dal tubo di scap pamento dei veicoli, ma, in manie ra sempre più significativa, dall’usura degli pneumatici. Teniamo presente che già oggi in Europa, la cattiva qua lità dell’aria causa la morte prematura di circa 400mila persone all’anno. Anche se nelle ultime decadi molto è stato fatto per ridurre le polveri sot tili da emissioni esauste, frutto della combustione dei carburanti, il livel lo di particolato dannoso, soprattutto nelle città, resta alto. Semplicemente è cambiata la sua composizione, che ve de ora dominanti le particelle da emis sioni non esauste, prodotte dall’usura di altre parti dei veicoli come pneuma tici e freni, oltre che dall’erosione del mantoSappiamostradale.tutti che le gomme del le nostre auto si consumano nel tem po. Fa però impressione pensare che a livello europeo quest’usura si tradu ce in qualcosa come mezzo milione di tonnellate di microplastica, che si infi la, oltre che nei nostri polmoni, anche nella falda acquifera e in quello che mangiamo. Del resto, dopo la plastica monouso, gli pneumatici sono la se conda fonte di inquinamento da mi croplastiche negli oceani. In seguito a una sperimentazio ne condotta da Tyre Collective in collaborazione con la compagnia di trasporti londinese, si è provato che il consumo giornaliero delle gom me di un bus mediamente ammon ta a circa 336 grammi. L’equivalente di un ananas. L’usura degli pneuma tici è costante: a ogni frenata, sterza ta e accelerata si genera una frizione che consuma gomme e terreno. E con la transizione ai veicoli elettrici, la si tuazione non è destinata a migliorare, anzi. Se infatti i motori verdi riducono l’emissione di particelle esauste, il loro peso maggiore si traduce in un mag gior attrito complessivo del veicolo al suolo. Quello delle polveri non esau ste è destinato dunque a diventare un problema crescente che va indagato meglio, affrontato e normato.
L’uso delle cellule autologhe (del paziente stesso) evita i problemi di rigetto che, ad esempio, comporta il trapianto di midollo: «Rispetto al le terapie oncologiche tradizionali, le immunoterapie sono maggiormente mirate, più efficaci e presentano me no effetti collaterali tossici a breve e lungo termine». Cosa ancor più im portante perché: «Tali effetti possono compromettere lo sviluppo stesso dei bambini e, in età adulta e in presenza di altre malattie concomitanti, avere anche esiti infausti». Cancro infantile in Svizzera invita a sostenere la ricerca la cui importan za risiede negli obiettivi dell’immu noterapia e nei suoi enormi vantaggi, come spiega Ceppi: «Nel bambino, lo scopo primario è curare i tumori più aggressivi e diminuire gli effetti se condari dei trattamenti: un bambi no ha tutta la vita davanti a sé, la cui qualità è compromessa se deve fare i conti con sterilità, osteoporosi, pro blemi cardiaci o renali causati dalla chemioterapia o L’immunoterapiaradioterapia».comporta quindi grandi vantaggi che esortano il pro sieguo della ricerca: «Rispetto alla te rapia standard ha tossicità nettamente inferiori soprattutto a lungo termine, e oggi la sopravvivenza è attorno al 90-95 per cento nelle leucemie, men tre in futuro puntiamo ad avere anche una fondamentale migliore qualità di vita dei nostri piccoli pazienti che do mani saranno adulti».
In una ricerca condotta tra gli al tri da EMPA (Laboratorio federale di prova e ricerca dei materiali, www.em pa.ch), in cinque località della Svizze ra, tra il 2018 e il 2019, per indagare l’incremento di polveri sottili PM 2.5 e PM10 in diversi ambienti, ha dimo strato che le concentrazioni aumenta no man mano che ci si sposta da zo ne rurali alle aree urbane e da queste a quelle maggiormente frequentate dai veicoli. Si stima che le emissio ni da traffico stradale contribuiscano per più del 75 % in ambiente urbano, mentre le emissioni non esauste vada no a incidere ripetitivamente del 25% le PM2.5 e del 48% le PM10 sull’in cremento dovuto a traffico stradale to tale in sito urbano, percentuali che si innalzano ulteriormente – PM2.5 al 49% e PM10 al 62% – in ambiente ur bano a elevato traffico. Tracce di rame, ferro, antimonio e bario, causate dall’usura dei freni, ov vero elementi non esausti, sono state rinvenute in quantità crescente sia nel sito urbano usato per il rilevamento, sia in quello ad alto traffico, e il lo ro incremento è pari in entrambi gli ambienti (fino a 2-3 volte maggiore). Questo significa che il particolato non di scarico si annida non solo nelle aree ad alto traffico, ma anche in quelle ur bane generiche. Anche questo studio, (fonte: https://bit.ly/3H8lx3P) con clude che la percentuale di particolato non esausto è destinata ad aumentare in parte in seguito all’introduzione di ulteriori tecnologie per il trattamento dei gas di scarico, ma anche con l’al largarsi della flotta di veicoli elettrici. La soluzione messa a punto da Tyre Collective consiste in un piccolo appa rato in grado di catturare e raccoglie re le particelle di gomma abrasa diret tamente dal veicolo in movimento. In seguito a un confronto multidiscipli nare con colleghi del Dipartimento di Aeronautica, il collettivo ha stabilito di posizionare il dispositivo sfruttan do il getto di aria derivato dal movi mento delle ruote, così da riuscire at tualmente a captare in fase di test circa il 60% del particolato prodotto. Il progetto tuttavia non si ferma qui, ma in un’ottica circolare mira al riutilizzo dei frammenti di pneumati co così raccolti, che vengono separati utilizzando tecnologie tutto somma to abbastanza semplici, destinando le particelle sotto i 50 micron alla rigene razione e al reimpiego in nuovi settori.
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Weber: «Quasi ogni settimana un bambino muore di cancro e circa l’80 % dei pazienti curati per un cancro infantile deve fare i conti con complicazioni tardive, a volte gravi» In Svizzera ogni anno viene dia gnosticato un tumore a circa 350 fra bambini e adolescenti. Per fortuna, i grandi progressi della medicina degli ultimi 50 anni consentono di trattare con successo quattro pazienti su cin que. Cionondimeno: «Quasi ogni set timana un bambino muore di cancro e circa l’80 per cento dei pazienti cu rati per un cancro infantile deve fa re i conti con complicazioni tardive, a volteL’obiettivogravi». di Cancro infantile in Svizzera è quello di garantire le mi gliori e più efficaci terapie possibili a tutti i bambini e agli adolescenti af fetti da patologie tumorali. Chia ra la direzione: «Per ottimizzare gli approcci terapeutici attuali, e garan tire l’introduzione di nuove terapie e nuovi farmaci, bisogna passare attra verso la ricerca clinica rivolta a que sto specifico gruppo di pazienti». Gli studi nell’ambito dei tumori infantili assumono un’importanza ancora più grande se si considera il fatto che il tumore pediatrico è diverso da quel lo che colpisce l’adulto, come spiega il dottor Francesco Ceppi, oncologo pe diatrico presso l’Unità di Oncologia – Ematologia pediatrica del CHUV di Losanna, specializzato in immu noterapia (terapie cellulari): «Nell’a dulto spesso i tumori sono secondari all’esposizione e a certi elementi tos sici: il fumo per il tumore polmona re, l’alcol e il fumo per quelli naso-fa ringei, o l’avanzamento dell’età per quelli gineco-oncologici». Per contro: «Nel bambino possono avere origine congenita (presenti già alla nascita), o possono essere correlati a un proble ma che insorge nello sviluppo (gene tico ma non ereditario, in quanto si tratta di una mutazione di certi geni col risultato di innescare una riprodu zione eccessiva della cellula, o una si tuazione per cui la cellula non segue il naturale ciclo e non riesce a morire, continuando a proliferare). Ad esem pio, i tumori ossei sono tipici dell’a dolescenza, quando si assiste a una forte crescita e una cellula può allo ra scappare dal sistema, proliferando e diventando perciò un tumore». Il ricercatore ribadisce la rarità dei tumori infantili che attribuisce spesso a diversi fattori concomitanti: «Coin cidenze che ci fanno capire perché gran parte dei bambini che affron ta una leucemia, non avrà più nes sun altro tumore nel corso di tutta la sua vita». La ricerca nell’ambito del la medicina oncologica è perciò anco ra più importante perché dettata dal fatto che: «I bambini non sono degli adulti in miniatura, non soffrono del le stesse forme di tumore e reagisco no in modo diverso alle terapie.
Inol tre, l’uso pediatrico di tanti farmaci somministrati agli adulti risulta pro blematico perché il loro impiego nei bambini non è ancora stato studiato a sufficienza e possono presentare ef fetti tossici o effetti collaterali a lunga scadenza».Oggiil trattamento di quasi tutti i tumori infantili inizia con le strate gie convenzionali (chirurgia, chemio e / o radioterapia), ma i nuovi approc ci guardano alla medicina personaliz zata e alle immunoterapie antitumo rali: importante fonte di speranza per l’oncologia pediatrica. Infatti, gra zie ai rapidi progressi della biologia molecolare, i ricercatori sono ora in grado di caratterizzare con precisio ne il tumore di ogni singolo pazien te e programmare delle terapie per sonalizzate. Inoltre, il dottor Ceppi illustra l’approccio molto prometten te dell’immunoterapia che ha porta to a rapidi progressi nel trattamento di forme tumorali specifiche come ad esempio alcune forme di leucemia: «Negli ultimi 15-20 anni le immu noterapie hanno rivoluzionato il trat tamento dei tumori: grazie a ricer che all’avanguardia, oggi sappiamo come agire sul sistema immunitario per aiutarlo a combatterli. Sistema immunitario, grazie al quale il corpo umano è già in grado di combattere ed eliminare in una certa misura le cellule tumorali. Il principio dell’im munoterapia consiste nell’amplificare questa risposta che consente alle di fese dell’organismo di combattere più efficacemente il tumore». Il dottor Ceppi si occupa in par ticolare della ricerca nell’ambito della terapia con cellule CAR-T che, dice, «oggi può essere usata come tratta mento innovativo per i bambini nei quali le terapie standard falliscono». Una grande speranza nella lotta ai tumori infantili. Più precisamente «si usa la capacità naturale dei linfociti T (soldati del corpo) di attaccare le cel lule affette da virus e batteri; grazie a un vettore, i linfociti T del paziente vengono modificati geneticamente e attaccano le cellule tumorali (cellule CAR-T). Queste, essendo dei linfoci ti, hanno la capacità di diventare cel lule memoria e dunque continuano a sorvegliare un eventuale ritorno della leucemia a lungo termine».
Amanda Ronzoni
Il visibile e l’invisibile delle trasversali alpine
GianoccaRoberto
Qual è il tema forte della nuova proposta espositiva? «La nuova sala è stata ripensata completamente e met te in luce i diversi sviluppi che hanno conosciuto le trasversali alpine, modi ficando profondamente le opportunità di spostamento e invitando a riflettere sul significato e il valore sociale, poli tico ed economico delle diverse moda lità di attraversamento delle Alpi, dal diciannovesimo secolo a oggi. Molte sono state le trasformazioni che hanno portato ad esempio la vecchia linea del Gottardo, con le sue gallerie elicoida li, ad assumere un carattere solamente regionale e turistico». La nuova proposta espositiva è l’e sito di un approfondito lavoro scien tifico compiuto da specialisti. «Sì, il progetto è stato ideato e curato dalla compianta Tiziana Mona e dall’archi tetto e museografo Nicola Castellet ti, con la collaborazione della storica Giulia Pedrazzi e del grafico Luciano Baragiola. Uno degli aspetti interes santi per il visitatore è quello di poter assistere a un confronto fra la realizza zione della Ferrovia del Gottardo del 1882, il progetto autostradale del 1980 e quello dell’alta velocità di Alptransit nel 2016. Dai metodi di scavo, ai can tieri e, in evidenza, i grandi mutamen ti intervenuti sull’arco di 140 anni». Ma il visitatore non può tralascia re le prime tre sale della mostra per manente. «La mostra, creata alla fine degli anni Novanta, è stata realizza ta nella sua accezione classica: vi so no esposti diversi oggetti, arricchi ti di cartelloni e manifesti. La nuova sezione è invece stata concepita sulla base di una museografia più attuale». A questo proposito, spiega l’architetto Nicola Castelletti, autore del progetto di allestimento: «La nuova sala com pletamente aggiornata fa luce sulle trasversali alpine dal punto di vista delle costruzioni che l’uomo ha com piuto sulla e nella montagna nell’arco degli anni. Abbiamo voluto proporre il tema attraverso due visioni che ab biamo chiamato “il visibile” e “l’invi sibile”. La prima riguarda quelle tra sformazioni che le trasversali hanno portato nel territorio, sia in termini paesaggistici che nelle abitudini di chi viaggia; la seconda attiene invece alle trasversali come progetto, quindi illustra come nell’arco dei decenni si è affrontata la montagna, come è sta to organizzato ed è evoluto il cantie re, sia dal punto di vista di chi vi ha lavorato sia da quello dei diversi mac chinari utilizzati e delle tecniche di scavo. Con una grafica evocativa so no raccontati i dati tecnici e di con fronto delle tre trasversali. È dunque chiara la visione sugli sviluppi tecni ci e storici: si hanno così numeri che tendono a crescere – i chilometri per corsi sotto la montagna, la velocità, la quantità di merci e il numero delle persone trasportate – e misure che in vece decrescono, in particolare i tem pi di percorrenza che avvicinano le culture presenti al di qua e al di là del massiccio».Prosegue il museografo, svelando altri contenuti: «Abbiamo consultato vari archivi per proporre immagini e video dell’epoca e arrivare a scovare i telegrammi che raccontavano in tem po reale il completamento dello scavo della primissima galleria ferroviaria. L’emozionante ultimo diaframma vie ne documentato anche per le altre due gallerie. In chiusura sono coinvolti i viaggiatori stessi che rivelano il loro personale rapporto con le tre trasver sali, dove si è voluto porre al centro l’a spetto emotivo e soggettivo dell’attra versamento del Gottardo. Non viene infine trascurato l’aspetto dello svilup po sostenibile, che rimane sullo sfon do come tema di riflessione personale. Il tutto con un approccio museogra fico innovativo facilmente fruibile e divulgativo».Maqualè finora il riscontro dell’e sposizione in termini di visitatori? «Già prima dell’inaugurazione del la nuova sezione il bilancio registrato è positivo» – assicura Francesco Va netta. Lo spazio espositivo del Dazio Grande può essere visitato dal giove dì alla domenica o su appuntamen to mentemigliorpassatotocento.Daziopiùchelemomaggiopropostacom).(fondazionedaziogrande@gmail.LaFondazionecurainoltreunadieventi,unatrentinatraeottobre.Fraquesti,ilprossi27agosto,unaconferenzadiMiFaziolisuiviaggiatori,tranomiemenoillustri,chesostaronoalGrandetrailSettecentoel’OtInsomma,unosguardosulesuunluogoche,comeogniviaggio,ciproiettaincessanteversoilfuturo.
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La via delle genti ◆ Al Dazio Grande è stata inaugurata una nuova sezione espositiva che completa la mostra permanente Guido Grilli Dazio Grande. Il nome dice già del la sua magnificenza. Luogo storico, di cultura, di scambio, incontro, por ta settentrionale del Ticino che sor ge a sud del San Gottardo al limite meridionale dell’Alta Leventina. Da sempre crocevia di viandanti e mer ci provenienti da tutt’Europa. E la sua Storia può essere scoperta sul po sto, a Rodi Fiesso, varcando l’ingres so delle sue sale espositive ricavate al pianterreno del massiccio edificio cin quecentesco che ospita la mostra per manente, intitolata La via delle genti –Dal sentiero… all’Alptransit. Ma ecco la novità: il museo ha inaugurato una nuova sezione utile, a ormai 6 anni dall’apertura della galleria Alptransit, ad aggiornare e completare la tematica delle trasversali alpine. «Il Dazio Grande – evidenzia Francesco Vanetta, vicepresidente dell’omonima Fondazione – è un edi ficio storico, costruito nel 1561 e ge stito dagli urani con la funzione di ri scuotere le tasse per chi passava con le merci, ma al contempo era una sosta di riposo per i viaggiatori che si fer mavano alla locanda o a dormire e per gli animali che qui trovavano le stalle. Poi sono intervenute molteplici vicis situdini e cambiamenti. Con la pro gressiva costruzione di nuove vie di comunicazione, il Dazio ha perso la sua funzione e la proprietà è passa ta dalle mani urane a quelle ticinesi e infine è stato ceduto ai privati. Negli anni Novanta l’edificio si è ritrovato in uno stato di abbandono e in pes sime condizioni, di qui la creazione della Fondazione che da allora gesti sce l’intero complesso dopo essersi oc cupata del completo restauro conser vativo. Il criterio generale d’intervento è stato quello di mantenere tutta la vo lumetria esistente, adattando l’edificio per funzionare quale centro cultura le, con possibilità di ristoro (locanda) e di pernottamento (camere), nonché delle sale adibite a museo. L’esposi zione permanente ospitata nel museo consente di ripercorrere l’affascinante storia delle vie di comunicazione at traverso il Gottardo. Dalle mulattie re alle prime strade, dalla costruzio ne della galleria ferroviaria nel 1882 all’arrivo della linea ferroviaria in Ti cino, per giungere infine all’inaugura zione di Alptransit».
Alpi da riscoprire Leventina e Val Bedretto ◆ Giuseppe Brenna racconta in un libro le terre alte di questa vasta regione e tanti luoghi incredibili Elena Robert Dopo le cime e i valichi, gli alpi. Un’e voluzione naturale, per un appassiona to di alpinismo, di studi e di ricerche come Giuseppe Brenna, settant’anni e ancora un’infinità di conoscenze da trasmettere e storie da raccontare. Le vette e i passi li ha descritti nella Gui da delle Alpi ticinesi e mesolcinesi, edita dal Club alpino svizzero in cinque vo lumi a partire dal 1989. Con passione, rispetto e dedizione immutati, da una decina d’anni si dedica all’esplorazione delle terre alte, seguendo le strabilianti tracce lasciate dagli antenati. L’inten to è salvare almeno la memoria di quel che resta della grandiosa civiltà conta dina di un tempo sul territorio. L’ap profondimento sulla Valle Maggia e la Bavona è pubblicato. Altre opere sono in preparazione. Nel frattempo un suo volume appena uscito ci porta sugli Al pi di Leventina e Bedretto (SalvioniE dizioni, 2022), attraverso 174 itinerari per 290 tra alpi con i relativi corti e al tri luoghi particolari, documentati da 622 fotografie: l’insieme è completato da 64 preziose immagini d’epoca della comunità alpina bedrettese raccolte da Guido Leonardi. Giuseppe Brenna ha frequentato gli alpi di persona da gio vane e attraverso le letture specializza te: di recente vi è tornato, ha scanda gliato il territorio, rivisitandoli proprio tutti. Dopo 55 anni di montagna e di alpinismo, questi luoghi particolari continuano a essere per lui motivo di scoperta, fonte di meraviglia e di ele vazione spirituale. La vastità, la struttura territoriale della Leventina e il clima hanno in fluito in modo diverso sulla pratica dell’agricoltura, annota Brenna: nella parte media e bassa il clima era miglio re ma i dislivelli e l’asprezza del terri torio obbligavano gli alpigiani a per correre vie anche molto difficili pur di riuscire a sfruttare un misero pezzetto d’erba. A nord invece e in Val Bedretto la civiltà contadina a causa dei lunghi inverni era paragonabile a quella dei Walser. La maggior parte delle opere valangarie in Ticino sono proprio nel la regione descritta nel libro. Ben pri ma dell’anno 1000 i Leventinesi cari cavano gli alpi della Val Bedretto ed è così che l’Alpe di Cristallina 1800m è rimasto di proprietà del Patriziato di Giornico e quello di Manió o Mane gorio 1740m, del Patriziato di Sobrio. In entrambe le valli, di alpi caricati ne sono rimasti poche decine. Il più este so e importante è l’Alpe Piora (Quin to), iscritto nell’Inventario federale dei paesaggi, siti e monumenti naturali di importanza nazionale: i corti sono 14, distribuiti su 23 chilometri quadrati, da quota 1859m a nord del Lago Ri tom fino al Passo dell’Uomo a 2218m. In altri casi i pascoli sono limitatissimi e poveri come sull’Alpe Metón 1673m in val di Bedri (Personico), il più diffi cile da raggiungere tra quelli presentati nel libro. Tre i corti più alti dell’intera regione, tutti sui 2400 metri: Stabbio delle Pecore nella Valle Cadlimo (era una delle 7 bogge dell’Alpe di Piora fi no a inizio ’900), Cassina della Prosa a oriente del Passo San Gottardo (utiliz zato nell’attuale transumanza) e Cas sine Lèi di Cima, in val Piumogna, i cui edifici sono stati rinnovati grazie al lavoro di volontari. L’autore segna la che ha potuto individuare non po chi alpi abbandonati solo attraverso la lettura delle passate edizioni della Carta nazionale e di quelle dell’antica Carta Siegfried. Ma esistono ancora e si riesce a raggiungerli. L’attuale CN 2020 li ha però cancellati: stessa sorte è toccata ad alcuni toponimi, in certi casi persino cambiati, e a molte quo te di luoghi. Tutte scelte che Giuseppe Brenna ritiene inappropriate: «Han no annullato la grande secolare storia umana delle nostre montagne e pos sono tra l’altro generare confusione». Sul territorio della Leventina va segnalata almeno «un’opera d’arte»: il Sass di nom 2120m nell’alta val Ga gnone (Personico), un masso inciso di numerosi nomi e iscrizioni di pasto ri e di cavatori di pietra ollare. In Val Piumogna (Chironico) sotto il Pas so del Ghiacciaione, l’Alpe Mottascia 2100m sorprende per la sua posizione al di sopra di una placconata di accesso che l’alpigiano saliva e scendeva a pie di nudi, ottimizzando così l’aderenza al suolo, e per la presenza nella zona di uno splugo con un’iscrizione e una data difficile da interpretare. La Valle Bedretto Giuseppe Brenna ce l’ha nel cuore: vi si trovava nel 1974 per aprire una via sul Poncione di Ruino quando vi conobbe Chiara, la sua futura mo glie: la loro unione fu benedetta ai pie di del Pizzo Forcella. Sul versante de stro si nota il vastissimo Pian Milan a quasi 2152m così chiamato per la sua estensione metropolitana. In cima alla Val Bedretto sono ben visibili le eriscie (cioè le fondamenta) di antiche casci ne di Cruina 2030m. Sul versante sini stro non lontano dal Lago delle Pigne 2279m si osservano i ruderi della Co muna delle Pecore e il Sasso rosso di Cave delle Pigne con incisioni di date antiche, che testimonia l’estrazione e la lavorazione della pietra ollare. Cosa ne sarà di tanti sentieri e cascine costruiti dall’ingegno dell’uomo e dal passag gio degli animali e già oggi appena vi sibili? La maggior parte è scomparsa o soccomberà nel tempo. Eppure si con stata sul territorio l’intervento amore vole di patriziati, associazioni e volon tari. A loro, e non solo agli antenati, l’autore è profondamente riconoscente. Il nucleo alpestre di Mürisc (1499 m), sulla dorsale tra Leventina e Blenio, in territorio di Pollegio. (Foto Giuseppe Brenna)
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Perdita di biodiversità e schiene piegate
Sfruttamento ◆ Le monocolture di canna da zucchero impoveriscono sempre di più i campi e riducono i braccianti tagliatori a una nuova forma di schiavitù Luigi Baldelli, testo e foto L’impatto sull’ambiente della colti vazione di canna da zucchero sta di ventando, anno dopo anno, sempre più forte. Nel mondo più di 31 milio ni di ettari di terra sono destinati alla sua coltivazione. Un territorio gran de come l’Italia. Una deforestazione selvaggia è stata portata avanti per lasciare posto a questa monocoltu ra. A ciò va aggiunto l’uso intensivo di pesticidi, impiegati per migliorare la produzione. A nulla sembra essere servita l’esperienza cubana sulla scia della cosiddetta «Rivoluzione ver de» che ebbe tra tanti risultati posi tivi anche risvolti negativi, tanto che determinò un severo impoverimento dei terreni. Le monocolture generano numerose violazioni dei diritti ambientali In un rapporto del WWF si stima che la coltivazione di canna da zuc chero possa essere una delle maggiori cause per la perdita di biodiversità ri spetto ad altre colture. Questo perché si distruggono gli habitat delle foreste per far spazio alle piantagioni, viene fatto uso massiccio di prodotti chi mici con conseguente inquinamento delle falde acquifere e dei fiumi a cau sa delle acque di rifiuto che vengono smaltite dopo l’uso. Ma attenzione: il danno all’ambiente non riguarda solo quei Paesi equatoriali o tropicali che sono i maggiori produttori, come ap punto il Brasile, dove con la canna da zucchero si produce anche il combu stibile etanolo, o l’America Centrale, l’India o la Cina. A causa dei pesticidi usati dall’in dustria dello zucchero, infatti, è in grave sofferenza anche la Grande barriera corallina dell’Australia men tre in Papua Nuova Guinea la ferti lità del suolo è diminuita del 40 per cento a causa della coltivazione di canna da zucchero, che in Florida sta mettendo a rischio la zona paludosa delleDaEverglades.unrapporto della ONG Ma ni Tese, in tutte queste aree adibi te a tale monocoltura emergono in maniera chiara e netta le numerose violazioni dei diritti ambientali. Una delle violazioni più ricorrenti è quel la del land grabbing, cioè l’accapar ramento di terreni nel sud del mon do da parte di Paesi sviluppati, che minaccia la sovranità alimentare dei paesi stessi. Questi complessi habitat naturali convertiti a monoculture ol tre a rappresentare un rischio per gli ecosistemi, incidono sul cambiamen to climatico. Perché pesticidi e ferti lizzanti sono anche fonte di emissio ne di gas serra, oltre a essere dannosi per la salute umana. A tal proposito va sottolineato che proprio l’impat to sulla salute dei lavoratori è un’ul teriore nota dolente delle coltivazio ni di canna da zucchero: la maggior parte dei braccianti non hanno di ritti individuali o contrattuali. Biso gna tenere ben presente che dove ci sono le piantagioni di canna da zuc chero, le temperature ambientali so no molte alte e i tagliatori lavorano per dieci o dodici ore al giorno curvi sotto al sole a tagliare arbusti a colpi di machete.Èstatoaccertato che tali condi zioni di lavoro ad alte temperature e la forte disidratazione cronica, a cui si aggiunge l’inspirare potenti ferti lizzanti e pesticidi, provocano la ma lattia renale cronica da cause non tra dizionali, indicata come CKDnT. La principale organizzazione di ricerca su questo problema, la Isla Network, ha stabilito che in America Centra le in un decennio sono morte più di 20mila persone a causa di questa pa tologia, che è cronica, invalidante e dolorosa. Anche se è stata classifi cata come malattia multifattoriale, il mondo della ricerca e della medi cina concorda nell’attribuire le cause all’uso di agrochimici e alle condizio ni di lavoro. Certo è che le nazioni più colpi te sono il Nicaragua ed El Salvador, dove queste morti silenziose hanno attraversato diverse famiglie di brac cianti e dove sono state portate avan ti, senza successo, cause legali contro i proprietari terrieri delle piantagioni. La cura per questa malattia è quella della dialisi, ma il costo è davvero ec cessivo per i lavoratori delle pianta gioni e per molti di loro, arrivare al punto di non ritorno, vuol dire an che aver consapevolezza di una morte certa in tempi brevi. «È faticoso, tanto. Ore e ore sotto il sole feroce per pochi dollari a fine giornata che non bastano per campa re» ci racconta Jean, un haitiano che lavora nelle piantagioni della Repub blica Dominicana, un braceros, co me vengono chiamati qui. Ha attra versato il confine che divide Haiti e la Repubblica, per venire a lavorare sei o sette mesi durante il raccolto dellaLecanna.condizioni di vita dei tagliato ri sono dure, vivono in agglomerati di capanne e baracche al centro del la piantagione, i batey. Spesso senza acqua ed elettricità, per non parlare dei servizi igienici. Lavorano più di 12 ore, e anche se non hanno le cate ne, si possono definire schiavi. Schia vi moderni senza alcun dritto e sem pre in lotta quotidiana per cercare di sopravvivere.«Appenasono arrivato qui – mi racconta Pierre, un giovane braceros di 18 anni, mentre è seduto a ripo sarsi, le mani piene di tagli, il sudo re sulla fronte e due occhi neri che guardano fissi a terra – ho dovuto su bito fare dei debiti con gli interme diari del proprietario, per comprare qualcosa da mangiare e un paio di vecchi stivali di gomma». Poi, con una mossa lenta tira fuori dalla tasca dei pantaloni una ricevuta: «Guarda qui, guarda, mi dice mentre mi pas sa il foglio, è la mia paga. 20 dollari per 4 giornate di lavoro», una somma che si basa sulle ore lavorate e sulla quantità di canna tagliata, parametri valutati dai dirigenti che il braceros non può controllare o negoziare. Poi guardandomi aggiunge «e non pos so neanche protestare, perché non ho diritti, sono illegale, rischio di essere mandato via. E se torno ad Haiti co sa posso fare?» Le piantagioni, una delle principa li fonti dell’economia insieme al turi smo, sono immense distese segnate da poche strade sterrate. Percorrendole si incontrano uomini stanchi, curvi, con in mano il machete, e che lentamen te tornano verso il batey, il villaggio che non ha neanche un nome, ma so lo un numero, 5, e dove le strade sono polverose, le catapecchie sono basse e il più delle volte senza finestre. Posti angusti, bui, dove vivono sei o sette persone o, i più fortunati, con la loro famiglia da diversi anni. Si chiamano batey, le baracche – senza acqua ed elettricità, per non dire dei servizi igienici – in cui vivono i tagliatori di canna da zucchero in condizioni quasi disumane, e dove alloggiano la notte dopo 12 ore di lavoro Ci sono molti bambini nati qui, che corrono scalzi o si aggrappano al se no della madre, ignari che la man canza di diritti umani li condanna a essere considerati apolidi: non sono riconosciuti né dal governo di Hai ti né da Santo Domingo. I tagliatori vanno verso le loro casupole. Qual cuno spenderà soldi per comprare rum, altri pagheranno parte dei loro debiti o pregheranno gli spiriti vudu. Tutti alla fine si prendono il merita to riposo. Il sole è oramai sparito e il buio ha accolto il villaggio. Qual che fuoco illumina la facciata del le baracche.
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Approdi e derive L’Europa brucia, come purtroppo ac cade ogni anno in questa stagione. Ma quest’anno un po’ di più. A lu glio, dall’Italia alla Grecia si conta vano già migliaia di evacuati. È sta to calcolato che in Francia, rispetto all’anno scorso, gli incendi sono au mentati del 25%. Secondo il sistema europeo di informazione sugli incendi delle foreste (EFFIS), almeno 19 pa esi si trovano in «pericolo estremo», mentre Francia, Spagna e Portogallo sono considerati paesi a rischio «mol to estremo». Da tempo le immagini dei telegiornali ci mettono in contatto con la forza inquietante di una natura indomabile e con i volti pieni di pau ra, di lacrime e di dolore degli sfollati. Osservando il movimento delle fiam me, spesso fuori controllo, parteci piamo alla sofferenza di coloro che il fuoco sta devastando: nei luoghi, nel le cose, nell’intimo vissuto che brucia insieme alle cose che lo abitano. Eppure questo spettacolo della natu ra ci attira; con la sua bellezza suscita in noi anche sentimenti di fascinazio ne, al punto che in molti si affrettano a immortalarlo in accurate immagini da esibire poi nei social. Questo «clic care», lo sappiamo bene, sta diventan do la forma privilegiata del nostro re lazionarci al mondo: un linguaggio pervasivo in cui riconoscerne la consi stenza e il senso, a volte anche il modo di abitarlo. Questi preziosi «clic» non sembrano tuttavia rispondere al gu sto perverso con cui i passanti a volte immortalano entusiasti le tragedie che incontrano sul loro cammino. Que sto desiderio di trattenere l’immagine del fuoco non sembra nascere da for me di insensibilità verso tragedie ri conosciute e condivise. Il Wwf ha in dicato che nove incendi su dieci sono causati da attività umane, il che fa di questa condivisione non tanto un’esi bizione, quanto piuttosto un monito, un interrogativo urgente rivolto alle re sponsabilità di tutti noi. Eppure la po tente fascinazione del fuoco scavalca le emozioni più tristi e anche i nostri sensi di colpa. Ci porta altrove, a in contrare tutta la forza e la bellezza del suo valore simbolico, ben radicato nel la nostra cultura. Il simbolo del fuo co custodisce molte espressioni del si gnificato della vita, non solo della vita della natura e dell’universo, ma pure di quella vita che sentiamo pulsare in noi, nel nostro mondo interiore. Attorno all’immagine del fuoco, il desiderio di comprendere la realtà si intreccia con il desiderio di ascoltare il nostro animo; accade così una cosa straordinaria, ov vero che l’universo cominci a risuona re in noi. Anche attraverso l’immagine del fuoco possiamo riconoscere alcune tracce di questo risuonare del cosmo nel nostro sentimento di interiorità. «Tutte le cose sono uno scambio del fuoco e il fuoco è uno scambio di tut te le cose». Così, nel V secolo a. C., si esprime Eraclito che nel divenire degli opposti identifica la vera realtà, la sua essenza. Salita e discesa sono la stessa cosa, come lo sono il giorno e la not te. Di questo principio della ragione, che riesce a vedere l’unità degli oppo sti, il fuoco è la manifestazione sensi bile: cambia continuamente forma ma sempre mantiene la sua identità. Per Eraclito il fuoco è l’elemento naturale in cui si manifesta il logos, ovvero la ra gione, l’ordine e la misura che regola no tutto ciò che esiste. Comprendere il logos invita allora a prestare attenzione al nostro mondo interiore, a rivolger ci all’anima, alla ricerca di quella mi sura nascosta nelle sue profondità per orientare e illuminare il nostro cam mino. Bello questo possibile intreccio di etica e conoscenza; bello questo ab braccio tra il cosmo e la vita morale. Lo possiamo riconoscere anche in Kant quando osserva come i fenome ni di smisurata potenza naturale ci at traggano nella loro bellezza e susciti no in noi il sentimento del sublime. Un sentimento che ci trasporta al di là del le nostre dimensioni e ci fa percepire i nostri limiti, la nostra impotenza nei confronti della potenza illimitata della natura. Ma proprio questo sentimen to inquietante permette di entrare in contatto con noi stessi e di percepire la presenza del sublime nella potenza sconfinata della legge morale. Il sen timento del sublime ci offre infatti la possibilità di riconoscere in noi la for za della legge morale, di assumere il difficile impegno del suo «devo perché devo», della sua infinita, impegnati va Allagratuità.fine,il bisogno di comprendere la natura ci porta sempre lì, a incon trare noi stessi; noi, sempre alle prese con l’irrinunciabile «conosci te stesso» e con il difficile richiamo di un’armo nia del vivere.
La nutrizionista Gentile Laura, mi saprebbe per favore dire se si possono mangiare le uova sca dute? E se le compro dai contadini, e non hanno la data di scadenza come si fa a sa pere se sono ancora buone o no? E se le ho bollite per evitare che scadano per quan to tempo le posso conservare? / Michele Caro Michele, la ringrazio per le do mande, le uova sono molto presen ti sulle nostre tavole e quindi spero di poter essere d’aiuto a lei e ad altri lettori. La durata delle uova dipen de da diversi fattori, tra cui le loro condizioni di conservazione e ma nipolazione. Mi sono documenta ta in merito e ho letto che per quel che concerne la manipolazione in un negozio svizzero le uova giungono massimo sette giorni dopo la deposi zione, vengono poi controllate, sele zionate e imballate. La loro conservazione avviene fuori dai frigoriferi perché le uova posseg gono una autoprotezione naturale, per cui garantendo una temperatura fissa di 20°C non si degradano – non so se l’abbia notato, ma spesso le uo va sono collocate vicino ai banchi fri gorifero in modo strategico. L’atten zione spetta quindi a noi consumatori dopo averle comperate per portarcele a casa: innanzitutto, non serve dirlo, dobbiamo cercare di non romperle, ma anche sarebbe bene non lavar le prima della conservazione perché potremmo togliere la cuticola di pro tezione naturale e favorirne la con taminazione. Se sono visibilmente sporche, penso alle uova super fre sche appena prese dal contadino, me glio farlo solo prima dell’utilizzo. Da ultimo, ma non per questo meno im portante, visto che a casa non è pos sibile garantire una temperatura fis sa di 20°C, è meglio conservarle in frigorifero. Gli sbalzi di temperatura possono risultare pericolosi. Per quel che concerne la data di sca denza, nell’Unione Europea le uo va sono contrassegnate con una data che è fissata dalla legge a non più di 28 giorni dopo la deposizione dell’uovo. L’ideale è mangiarle prima che questa data sia passata, ma spesso sono anco ra sicure da mangiare dopo, anche se la loro qualità potrebbe essere diminui ta. Ad esempio, si potrebbero notare cambiamenti di colore, sapore o con sistenza. C’è anche da considerare che prolungare il tempo di conservazione può aumentare il rischio di infezioni per uova crude e leggermente cotte. Più tempo passa dalla data di scaden za, più aumenta il rischio. Di conse guenza, se si sceglie di usare le uova dopo che la data di scadenza sia passa ta, ci si deve assicurare che abbiano un aspetto e un odore normali (inodore) ed è meglio utilizzarle sode o in altri piatti in cui saranno ben cotte. È be ne anche gettare via tutte le uova che hanno un odore marcio o cattivo dopo aver rotto il guscio. Per quel che concerne invece l’uo vo senza una data di scadenza esiste il test «galleggiante» che può dare un suggerimento sulla freschezza dell’uo vo ma, ed è giusto specificarlo, questo non è un modo affidabile per garan tire la qualità o la sicurezza di un uo vo. Per eseguire il test del galleggian te si deve posizionare l’uovo in acqua fredda. Con l’avanzare del tempo, più gas si accumula all’interno delle uova e più la loro densità diminuisce. Quin di, se l’uovo galleggia o se la punta smussata salta fuori dall’acqua, questa è un’indicazione che l’uovo in questio ne è più vecchio di quelli che affon dano nell’acqua. Indipendentemente dal fatto che un uovo galleggi o affon di, non vanno consumate, ovviamen te, uova che odorano di marcio. Por tare l’uovo ad ebollizione con l’idea di conservarlo più a lungo possibile sodo è un falso mito, durante l’ebollizione, lo strato protettivo naturale del guscio d’uovo viene rimosso, aprendo i pori. Ciò consente ai possibili batteri nocivi esterni di entrare e contaminare l’uovo. Pertanto, è consigliato mangiare le uo va sode il prima possibile. Se non si ha intenzione di mangiarle subito, si de vono raffreddare rapidamente e con servare in frigo, e vanno mangiate en tro due giorni. In generale io consiglio caldamente di consumare le uova sempre il pri ma possibile poiché il rischio di una contaminazione è comunque elevato e le conseguenze non sono per nulla gradevoli. di Laura Botticelli
Banalità sempre utili
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Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXV 16 agosto 2022 azione – Cooperativa Migros Ticino 13 SOCIETÀ / RUBRICHE ◆ ●
Terre Rare Sembra impossibile che circolino an cora email di questo tipo, eppure suc cede: «Buongiorno, da un controllo effettuato sui nostri server risulta che alcune informazioni legate al vostro account xy@abc.ch non sono corret te. Vi preghiamo di aggiornare i vo stri dati cliccando sul seguente link (…) Grazie per la collaborazione». Il messaggio arriva apparentemente dai gestori del nostro account di po sta elettronica, e l’email, del resto è indirizzato proprio a noi, personal mente. Si tratta di uno degli innume revoli tentativi di acquisire la nostra password personale. Abboccando alla richiesta verremmo indirizzati su un sito probabilmente uguale a quello del nostro provider, ma in realtà finto. I dati che inseriremo saranno rubati e usati in seguito per qualche effrazione poco simpatica. Noi speriamo proprio che i nostri let tori siano i grado di riconoscere ormai questi tentativi truffaldini. Il punto a cui vorremmo mirare, in realtà è un altro. Ammesso e concesso che il web sia abitato da un gran numero di «cu riosoni» che vogliono impossessar si delle nostre password, voi le vostre dove le tenete? Fatti veloci calcoli, chi scrive deve purtroppo rendersi conto che tra sistemi di posta elettronica, di e-banking, abbonamenti a vari servi zi informativi, musicali e a shop onli ne, la sua lista delle password (notare: sono escluse dall’elenco quelle di uso professionale) contiene all’incirca 45 voci. Sono tantissime, ma chi segue la raccomandazione di non usare mai la stessa pass per più di un servizio, deve forzatamente adattarsi a questa Dettocomplessità.questo, di nuovo: ma voi dove le tenete tutte queste password? Alcune persone le annotano puntigliosamen te su un librettino che tengono poi nel cassetto della scrivania. È un sistema comodo ma da un punto di vista del la sicurezza non è proprio il massimo, soprattutto in ufficio. Pare che quel lo sia il primo posto in cui gli hacker aziendali vanno a cercare per intrufo larsi nei computer altrui. Chi scrive ha tentato di aggirare il problema, anno tando tutti suoi dati sensibili su un fi le apparentemente innocuo, dal tito lo fuorviante «ricette_della_nonna. doc». Da tempo porta con sé quel fi le in una chiavetta USB appesa al suo portachiavi. Inoltre, su ognuna delle macchine che usa per il lavoro e per il tempo libero ne ha parcheggiata una copia, in una cartella altrettanto inno cua «Menu di cucina». Ma purtroppo, nella sua ingenuità chi scrive ha dimenticato una cosa: ogni sistema operativo offre la possibili tà di ricercare eventuali files dispersi all’interno delle singole macchine. La ricerca non verte soltanto sul nome del file stesso (da qui l’idea che è meglio non nominare «password.doc» quel documento), ma può essere compiu ta anche «all’interno» nel contenuto dei files. Se dunque per combinazio ne il file «camuffato» contiene parole sensibili, quali «password; pass; user; utente; account» o altre definizioni ge neriche, esse verranno trovate e impie tosamente messe in luce. A un malin tenzionato basterà quindi poter usare per pochi secondi il nostro computer per smascherare con relativa certezza il nostro escamotage. Che fare per difendersi? Un sistema relativamente semplice c’è: è mettere una password anche sul file delle pas sword. Se usate un programma di vi deoscrittura come MSWord o altri suoi analoghi non salvate il file sem plicemente come documento «.doc» o «.docx», ma trasformatelo in un file protetto da password. Su PC, clicca re su «Salva con nome», poi sceglie re «Strumenti», «Opzioni generali»: scegliete l’opzione relativa e inventa te la password per il documento, con fermatela e, una volta salvato, il docu mento chiederà alla sua apertura di inserirla. Se seguite questo consiglio avrete definito la «password suprema» o la «password delle password». La cosa non semplifica la vita, anzi, pa re aggiungere una complicazione. Qui entra in gioco però un altro principio, quello della creazione di password ef ficaci ma facilmente memorizzabili. Ne parleremo in una prossima rubrica. Detto questo, occorre una precisazio ne: forse sarebbe più prudente salvare le proprie password in un file protet to da password ma che sia in forma to PDF (si riesce a generarlo parten do direttamente dal file MSWord di cui sopra). Per qualche motivo viene più facile fidarsi dei protocolli di sicu rezza di Adobe, che di quelli di Mi crosoft, costantemente nel mirino dei malintenzionati. di Alessandro Zanoli
Crude o bollite, le uova, è meglio mangiarle al più presto Informazioni Avete domande su alimentazione e nutrizione? Laura Botticelli, dietista ASDD, vi risponderà. Scrivete lanutrizionista@azione.cha
di Lina Bertola Natura ribelle, natura sublime
Tempo sostiene l’ Aiuto Svizzero alla Montagna PER CODICEINFORMAZIONI:MAGGIORIDISCANSIONE Tempo sostiene Da tutte le offerte sono esclusi gli articoli già ridotti. Offerte valide solo dal 16.8.2022, fino a esaurimento dello stockTempo Deluxe 24 x 80 fazzoletti 5 veli 40%16.70 invece di 27.90 Tempo Classic o Premium 24 x 150 fazzoletti / 3 veli 24 x 110 fazzoletti /4 veli 40%14.75 invece di 24.80 100% a base di fibre vegetali Confezione a CO2 ridotto Riciclabile secondo ISO 18604, per vari impieghi. Il riciclaggio effettivo dipende da diversi fattori, ad esempio la disponibilità regionale di un sistema di riciclaggio. Riduzione dell’impronta di CO₂ degli imballaggi attraverso l’uso di plastica riciclata, sulla base di valutazioni del ciclo di vita condotte da Essity e verificate da una terza parte. * sanft&sensitivTempo sanft&pflegendo Aloe Vera, Camomilla 3 x 42 pezzi 40%6.00 invece di 10.35 l’ SvizzeroAiuto alla Montagna
Pagina 18 Un memory sensoriale da spiaggia Non solo per divertirsi, ma anche per realizzare colorati giochi riciclando materiali naturali e sintetici
TEMPO LIBERO ● ◆ Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXV 16 agosto 2022 azione – Cooperativa Migros Ticino 15
Tra il ludico e il dilettevole ◆ Dietro l’apparenza di passatempo banale, si nasconde un’arte dalle mille risorse. Ce lo dice Loretta Napoleoni nel libro Sul filo di lana Sebastiano Caroni
La magia discreta del lavoro a maglia
Pagina 17 All’estremità della penisola iberica Cunicoli segreti, macachi africani, grotte profonde, una comunità multietnica, questo e tanto altro è Gibilterra
Pagina 16 Acciughe, pinoli e uvetta Si allunga l’elenco dei cosiddetti «arricchitori» alimentari utili in cucina per insaporire molte preparazioni senza avvalersi di altre spezie
Lo sapevate che lavorare a maglia fa bene alla salute, riduce lo stress, e aiu ta a rimanere centrati? O che il lavo ro a maglia permette, meglio di un qualsiasi computer, di realizzare un modello dell’universo fedele ai crite ri della geometria iperbolica? O anche che, durante la Grande guerra le sciar pe, le maglie e le calze di lana fatte a mano erano di grande conforto per i soldati in trincea? E non solo perché proteggevano dal freddo e dall’umi dità, ma anche perché, con i loro mo tivi cromatici, restituivano uno spraz zo di colore al grigiore desolato delle trincee? Oppure che, nella Seconda guerra mondiale, insospettabili don ne lavoravano come spie nei territori occupati sferruzzando messaggi in co dice con la lana che poi consegnavano, eludendo la sorveglianza nemica, alle forzeChialleate?pensa che lavorare a maglia sia un passatempo anacronistico pratica to solo da nonne, casalinghe, donne inette e zitelle, non potrà che ricreder si leggendo l’affascinante libro intito lato Sul filo di lana (edito dalla Mon dadori). L’autrice si chiama Loretta Napoleoni, è un’economista, saggista, e consulente di governi e organizza zioni internazionali nonché, ebbene sì, una convinta e appassionata ma gliaia. Come scopriamo sin dalle pri me pagine del libro, il tema non è per nulla casuale, ma permette all’autrice di fondere due operazioni – come chi, a occhi chiusi, sferruzza a due mani –in un unico gesto fluido e coordinato. Da una parte Loretta Napoleoni racconta di sé, di un momento della sua vita in cui, ci confessa, è reduce da una serie di vicissitudini sfortuna te. Ha urgente bisogno di rilanciare sé stessa, di ritrovare un equilibrio, di ri dare senso al suo percorso personale. Lavorare a maglia, un’arte tramanda tale dalla nonna italiana, le permette di riconnettersi con il suo passato, di cogliere una continuità (il famoso fi lo conduttore) nel tempo che passa, di ritrovare gli snodi essenziali, e di scio gliere alcuni nodi irrisolti. D’altra par te l’autrice racconta, in modo brillan te e talvolta sorprendente, le modalità, le situazioni e le circostanze attraverso cui il lavoro a maglia ha saputo rive stire un ruolo centrale nello sviluppo della civiltà dagli albori fino ai no striIgiorni.dueracconti, quello più personale e puntuale, e quello storico e colletti vo, si incontrano ripetutamente, pro prio come un tessuto che rivela per corsi abilmente intrecciati. E non è un caso, si diceva: basta prendere in ma no il libro della Napoleoni e leggerne anche solo distrattamente la quarta di copertina per accorgersi che il cliché del lavoro a maglia come passatempo per anziane o frustrate ha vita breve. E per chi è disposto a rimettere in gio co il pregiudizio, c’è un mondo ine splorato da scoprire. E non è una co sa da poco, tanto che l’effetto provato è simile a quando ci vengono rivelati i retroscena insospettati di una storia, e per questo ci sentiamo privilegiati. Perché molto spesso quello che succe de dietro le quinte è molto più inte ressante di quanto non ci riveli l’appa renza, a maggior ragione quando c’è di mezzo il pregiudizio. Il lavoro a maglia, con il suo corol lario di fili, intrecci, tessuti, (s)nodi e tecniche, è una metafora perfetta per raccontare non solo una storia perso nale, come fa l’autrice, ma anche per rendere conto dei meccanismi e del le logiche, delle tendenze dominanti, delle resistenze culturali e dei possibili modelli alternativi che attraversano e costituiscono il nostro mondo globale. Ogni capitolo di Sul filo di lana mostra come l’arte della maglia abbia svolto, spesso dietro le quinte, un ruolo im prescindibile nella storia dell’umani tà, e come dietro a una tecnica dalle infinite varianti si coglie la trama del la società, il bisogno di convivenza, di legami significativi, di comunicazio ne sincera, e di calore umano. Lavo rare a maglia, ci dice Loretta Napo leone, non è affatto banale, ma può facilmente trasformarsi in un atto so ciale, culturale, politico, scientifico o terapeutico, a seconda dei casi, delle situazioni, e dei contesti. E sono pro prio le parole dell’autrice a riportarci all’urgenza di riscoprire la magia di screta del lavoro a maglia: «Siamo tut ti connessi, ricchi e poveri, affamati e opulenti, cittadini e migranti, siamo parte dello stesso filato e del medesi mo modello, non possiamo mollare o escludere qualcuno. Basta che manchi una tessera del puzzle, e il modello non è più perfetto, comincia a disfar si. (…) (L)a nostra specie esiste anco ra perché, fin dagli albori della civiltà, siamo rimasti uniti, ognuno di noi un punto dritto o rovescio della società; non possiamo esistere gli uni senza gli altri». E anche nel mondo tecnologico e iper-digitalizzato di oggi, non man cano esempi che dimostrano come la vorare a maglia non solo ci riconnetta con gesti semplici e umili, ma ci inco raggi altresì a esplorare un futuro più sostenibile.Lungole pagine di questo libro tanto accessibile quanto ricco di re soconti informati e appassionanti, ci accorgiamo che, a prescindere dal pe riodo storico o dal luogo geografico, il lavoro a maglia, un’arte antichissi ma dagli impieghi molteplici e dalle mille risorse, è sempre e ovunque di attualità. Bibliografia Loretta Napoleoni, Sul filo di lana, Mondadori, 2019 Pexels.com
CordellDiane KomoriM.
In una ciotola riunite il porro tagliato a rondelle, le olive tagliate a metà o in quarti, i capperi, la carne, il prezzemolo e la polpa della patata. Salate, pepate e mescolate. Formate gli hamburger e chiudeteli a pacchetto nella pellicola di alluminio, dopo averli irrorati con un filo di olio. Sistemate i cartocci sulla placca del forno rivestita con carta da forno e cuocete a 180° per 20 minuti. Serviteli immediatamente nel pane caldo arricchito con ab bondante maionese, cipolline sott’olio e insalata.
Mettete le mandorle pralinate in un sacchetto robusto e con un batticarne spezzettatele alla grossa. Tagliate i marshmallow a pezzettini. Ammorbidi te il gelato fino a renderlo malleabile e unitevi i marshmallow e le mandorle. Amalgamate. Inserite la pellicola alimentare in 4 coppapasta. Distribuitevi il composto, livellatelo e mettetelo in freezer fino al momento di usarlo. In tanto, montate la panna ben fredda e mescolatela alla pasticciera. Estraete gli hamburger di gelato dal freezer e lasciateli decongelare per 10 minuti. Ta gliate a metà la brioche e farcitene una parte con la crema, quindi adagiate vi l’hamburger di gelato. Completate con altra crema e chiudete la brioche.
Hamburger di pollo al cartoccio Hamburger di gelato
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Ballando coi gusti
Allan Bay Sugli «arricchitori» da usare in cucina c’è ancora molto da dire, pur senza par lare di spezie, che sono un mondo a sé. Continuiamo dunque l’elenco iniziato sull’ultimo numero di questa rubrica. Acciughe. Ovviamente quelle sotto sale, non quelle fresche. Prima di dis salarle, vanno anzitutto private della li sca e della coda. Il sale va poi eliminato con un coltellino e con una pezzuo la, lavorando con paziente attenzione: non vanno messe a mollo in acqua, si infradiciano troppo. Tenete conto che comunque saleranno la preparazione nella quale saranno utilizzate. In sosti tuzione alle acciughe dissalate, si può utilizzare (quasi) sempre quel grande ingrediente che è la pasta di acciughe, sempre stemperata in un liquido. Dosi a piacere, ma poco. Basilico. Uno dei più grandi profu mi che ci siano. Può essere aggiunto alla fine ma a volte anche a inizio pre parazione. Le foglie temono l’acqua e il coltello, che le ossida: quindi vanno mondate passando sulle foglie una pez zuola inumidita, una a una, e poi vanno grossolanamente spezzate con le mani. E d’inverno, quando non c’è il basili co fresco? O si omette o si aggiunge, ma solo a inizio preparazione, il basili co secco. Dosi a piacere. Origano. Un altro punto fermo della cucina è l’origano, il quale è, fra l’altro, un grande sanificatore. Meglio usarlo fresco, ovviamente, ma anche secco è gustoso. Se fresco aggiungetelo all’ulti mo momento, se secco qualche minuto prima. Dosi a piacere. Pinoli. Questi semi sono molto amati dalla cucina. Una sola avverten za: per permettere loro di sviluppare il profumo che li caratterizza è bene to starli leggermente. Quindi è altrettan to buona cosa dotarsi di un padellino di teflon piatto di circa 12 cm di diame tro e metterlo sul fuoco al minimo. Poi unite i pinoli e fateli «tostare» (il termi ne è fra virgolette perché non è etimo logicamente corretto dato che la tem peratura di cottura è così bassa…) per circa 6-10 minuti, mescolandoli con un piccolo cucchiaio di legno. Devono im biondire ma senza scurire troppo. Poi si aggiungono, all’ultimo momento. La dose standard, salvo eccezioni, è di 20 g di pinoli per 4 persone. Prezzemolo. È onnipresente… come il prezzemolo, un modo di dire parti colarmente azzeccato. Come fare, vi sto che dobbiamo aggiungerlo tanto spesso? La soluzione migliore è quella di mettere a bagno una cospicua quan tità di prezzemolo per circa 5 minuti. Quindi scolatelo e poi asciugatelo mol to bene prima nella centrifuga e poi tamponandolo in una pezzuola pulita. A questo punto si separano le foglie dai gambi (che vanno tenuti, servono per il mazzetto aromatico anche se pur troppo durano poco in frigorifero) e poi le si trita, sia con un coltello pesan te, sia con la mezzaluna oppure ancora con un piccolo frullatore. Il prezzemo lo così trattato potrà essere conservato in un contenitore in freezer, dove du rerà a lungo. Quando serve, si prende il contenitore, si gratta con i rebbi di una forchetta per levare il quantitativo ne cessario, si richiude il contenitore e lo si rimette in freezer. Dosi a piacere. Rosmarino. Anche il rosmarino è onnipresente, soprattutto se si arrosti sce un ingrediente. Potete aggiungere un rametto di rosmarino, che poi alla fine leverete, oppure togliere dal ramet to gli aghi e aggiungerli, magari tritati, e in questo caso lasciandoli nella prepa razione. Dosi: 1 rametto per 4 persone. Uvetta. L’uvetta, in genere, accom pagna i pinoli, ed è molto presente nella cucina. Per essere utilizzata va reidra tata. Si mette in una ciotola dell’acqua tiepida, si aggiunge l’uvetta e la si lascia a mollo per una ventina di minuti. Si scola, si strizza e la si aggiunge, magari tritandola se troppo grossa. La dose in dicativa, per 4 persone, è di 40 g. Esiste anche altra frutta secca, che va sempre reidratata. Oggi vediamo come si fanno due contorni ricchi. Verdure alla bagna cauda (ingre dienti per 4/6 persone). Mondate e tagliate a fette 4 pomodori ramati e 1 melanzana lunga. Tagliate 2 zuc chine a cubetti, 1 porro a rondelle, 2 peperoni gialli a piccole falde e 2 carote a fiammifero. In una padel la scaldate un filo di olio e tuffate ci tutte le verdure. Aggiungete un cucchiaio di concentrato di pomo doro stemperato in poca acqua e una punta di zucchero. Regolate di sale e di pepe e cuocete per cinque mi nuti, mescolando, ma non per più tempo: le verdure devono rimane re croccanti. Preparate la salsa ba gna cauda frullando spicchi di aglio pelati, di più o di meno secondo il vostro gusto, ma devono essere al meno 1 spicchio a testa, e sbollenta ti nel latte, con 4 filetti di acciughe sotto sale mondati e spezzettati, e 2 cucchiai di latte. Servite le verdure irrorate con la salsa. Verdure al curry e zenzero (per 4 persone). Mondate e tagliate 600 g di verdure a piacere a julienne e sbollentatele per 2 minuti. Scolatele mettendole in una ciotola con acqua e ghiaccio per 5’. Scolatele di nuo vo e mettetele in una casseruola con un filo di olio. Unite un bicchierino di vino bianco secco e 4 cucchiai di soffritto di cipolle, quindi cuocete a fuoco allegro per 10’ o più a secon da delle verdure, unendo poca ac qua bollente se necessario. Cospar gete con un cucchiaino di zenzero in polvere e 2 cucchiaini di curry in polvere, prima di cuocere ancora per 2 minuti; a questo punto rego late di sale. Alla fine, fuori dal fuo co, legate con 1 vasetto di yogurt tipo greco.
Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXV 16 agosto 2022 azione – Cooperativa Migros Ticino TEMPO LIBERO 16 Come si fa?
Ingredienti per 4 persone: 4 brioche rotonde tipo veneziane, 300 g di ge lato di frutta a piacere, 100 g di mandorle pralinate, 80 g di marshmal low, 70 g di panna, 70 g di crema pasticciera pronta Oggi, due hamburger. Uno di moltounopiuttostopollo,classico,di…gelato,eterodosso.
Al di là delle spezie Gastronomia ◆ Si allunga l’elenco dei cosiddetti arricchitori alimentari
Ingredienti per 4 persone: 500 g di polpa di cosce di pollo disossate, tri tata o tagliata al coltello, 80 g di polpa di patata lessa ben calda, 1 man ciata di olive nere, 1 porro, 1 cucchiaio di prezzemolo, 1 cucchiaio di c apperi tritati, pane da hamburger, cipolline sott’olio, insalata a piacere, olio, sale e pepe
kmMarocco,lepossonosenzainaturistica;evistaScimmie,suportofuniviasotto,EuropaPoint,giornatefoschiasivederecostedela24didistanza.
Informazioni Su www.azione.ch, si trova una più ampia galleria fotografica
Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXV 16 agosto 2022 azione – Cooperativa Migros Ticino TEMPO LIBERO 17
Quattro passi nella penisola di Gibilterra Reportage ◆ Una rocca a picco sul mare, dove cunicoli e macachi importati dal Marocco fanno ancora vivere leggende antiche Simona Dalla Valle, testo e foto La Moschea Ibrahim-al-Ibrahim a Europa Point, il punto più a sud di Gibilterra; di fianco, la vivace Grand Casemates Square ospita caffè, ristoranti e una vista sulla Rocca.
Con 6,8 chilometri quadrati di super ficie e una popolazione di circa 33mila persone, situata all’estremità meridio nale della penisola iberica, una delle antiche Colonne d’Ercole, Gibilter ra fu a lungo considerata il punto più meridionale d’Europa. Molte sono le leggende che circo lano intorno a questo luogo bizzarro, tra cui quelle relative a misteriosi tun nel scavati all’interno della rocca, che secondo alcuni arriverebbero fino al Marocco e avrebbero permesso l’arri vo di persone e… scimmie. Se è noto che i tanti macachi che amano fare di spetti ai turisti arrivarono dall’Africa, è molto più probabile che siano arri vati in nave insieme ai primi esplora tori. Durante la Seconda guerra mon diale ne erano rimasti solo sette, ma il primo ministro britannico Winston Churchill ordinò che ne fossero por tati di nuovi dal Nord Africa. La riserva naturale che occupa la maggior parte dell’area superiore del la Rocca oggi ospita circa 230 macachi di Barberia, una specie originaria delle montagne del Medio Atlante in Ma rocco e oggi in declino. La loro pre senza sulla Rocca fu verosimilmente introdotta durante il periodo islamico. Secondo una superstizione analoga a quella dei corvi della Torre di Londra, se le scimmie se ne andranno, lo faran no anche gli inglesi… Alta 426 metri, la Rocca è forma ta principalmente da calcare giurassi co risalente a circa 200 milioni di anni or sono, che presenta una moltitudine di grotte e cunicoli. Il complesso delle grotte di Gorham è iscritto nella lista dei Patrimoni dell’Umanità dell’Une sco dal 2016 in quanto testimonian za della cultura materiale delle popo lazioni di Neanderthal e delle prime popolazioni umane in un periodo di circa 120mila anni. L’area copre pres sappoco 28 ettari sul versante orientale di Gibilterra e si estende dal livello del mare fino alla cima della rocca. La Grotta di San Michele (St Mi chael’s Cave) ha affascinato i visitatori fin dai tempi dei Romani, e a lungo si credette che fosse senza fondo. La sa la superiore è collegata a cinque pas saggi, con dislivelli tra i 12,2 e i 45,7 metri fino a una sala più piccola. Oltre questo punto una serie di strette cavi tà conduce a un’ulteriore successione di sale che raggiungono una profondi tà di 62,5 metri. Durante la Seconda guerra mondiale la grotta fu attrezzata come ospedale di emergenza, ma non fu mai utilizzata. La caverna principa le è ora aperta ai visitatori e utilizza ta come auditorium per concerti, dan za eGliteatro.antichi marinai sarebbero giun ti per la prima volta nell’area nota con il nome di Mons Calpe nell’IX/VIII secolo a.C. (o, secondo altre fonti, nel V/IV secolo a.C.), lasciando doni agli dei prima di salpare verso l’ignoto. La prima descrizione del luogo fu scritta dal geografo romano Pomponio Mela intorno al 45 d.C. Fu nella baia di Gibilterra che ebbe inizio l’invasione musulmana dell’Eu ropa – qui i Visigoti dissidenti si schie rarono a fianco dei musulmani, met tendo a disposizione le loro navi. Dal nome del capo berbero Tariq ibn Ziyad deriva il nome odierno di Gibilterra: «Jabal Tāriq», la montagna di Tariq, raggiunta dal condottiero nel 711. La storia di Gibilterra l’ha vista sbalzata da un regno all’altro nel corso dell’intero medioevo (e oltre), quan do fu soprattutto la corona di Spagna a contendersene il possesso con gli arabi. Lo status di crocevia di cultu re, lingue e tradizioni di Gibilterra si è manifestato anche sull’architettura del luogo, che se da un lato offre edi fici georgiani e vittoriani, dall’altro ri flette l’influenza portoghese, genove se e moresca. Oltre ai ceppi principali, quello britannico e quello spagnolo, la maggior parte dei gibilterrini ha ori gini genovesi, maltesi, portoghesi e tedesche. Altri residenti di Gibilterra sono ebrei di origine sefardita, maroc chini o indiani. L’influenza britannica rimane forte: l’inglese è la lingua del governo, del commercio, dell’istruzio ne e dei media. Accanto all’inglese e allo spagnolo, ampiamente diffuso è il «llanito», un misto dei due idiomi ampiamente usato dai locali. Sembra che alle sue origini, nei primi decenni del XIX secolo, il llanito fosse pieno di parole genovesi che in seguito sa rebbero state sostituite principalmen te da termini spagnoli e da alcune pa roleNelinglesi.referendum britannico sull’a desione all’Unione europea del 2016, il 96% dei locali ha votato per il Remain Dopo il fallimento di un primo ten tativo da parte spagnola di concorda re un controllo congiunto della peni sola insieme al Regno Unito, nel 2020 quest’ultimo e la Spagna hanno ne goziato un accordo attraverso il quale Gibilterra avrebbe partecipato all’Area Schengen. Le frontiere sono sempre due: quella di Schengen, nel territorio di La Línea de la Concepción, comu ne della provincia di Cadice, e quel la di Gibilterra. Superate entrambe si oltrepassa, a piedi o in auto, la pi sta dell’aeroporto locale, che corre per tutta la larghezza di Gibilterra e ospi ta i voli delle compagnie aeree British Airways, Easyjet e Monarch. Quando un volo è in decollo o sta per atterrare, una sbarra si abbassa per interrompere il fluire del traffico. La città è costellata dalle tipiche ca bine telefoniche britanniche di colore rosso acceso, mentre i bus a due pia ni (double-decker) affollano le caotiche strade principali. I cartelli stradali so no in doppia lingua inglese-spagnolo, i pagamenti accettati nei negozi sono in sterline e in euro. Gibilterra è nota per lo shopping esente da IVA, che la rende una destinazione turistica popo lare soprattutto tra i turisti britannici e i residenti della costa meridionale della Spagna. La maggior parte dei negozi si trova nei dintorni della Main Street, una strada trafficata che taglia la città da Casemates Square a Southport Ga tes. Il tasso di disoccupazione è estre mamente basso e gran parte dei lavo ratori è frontaliera, residente in Spagna ma impiegata a Gibilterra. L’economia locale è stata a lungo dominata dalle forze armate britanniche, con il cantie re navale che forniva la maggior par te delle attività economiche. All’inizio degli anni 2000, bookmaker e operato ri di giochi online si sono trasferiti a Gibilterra attratti da un regime fiscale favorevole.
Vinci una delle 2 carte regalo da 50 franchi con il cruciverba e una carta regalo da 50 franchi con il sudoku
Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXV 16 agosto 2022 azione – Cooperativa Migros Ticino TEMPO LIBERO 18 I
Un memory sensoriale creato con palloncini dai colori vivaci e materia li diversi sia naturali che sintetici co munemente presenti in casa. Un gio co per i più piccoli che manipolando questi pesciolini colorati potranno scoprire differenti consistenze e cer care di abbinare i pesciolini alle im magini dei relativi materiali utilizzati per il riempimento. Un esercizio per sviluppare il tatto utilizzando mate riali comuni ma all’occorrenza anche dei simpatici antistress. Nota importante: il gioco è adatto a bambini dai 3 anni in su. I bambini più piccoli, che potrebbero portare i pesciolini alla bocca e morderli cau sandone la rottura, devono utilizza re i pesciolini esclusivamente sotto la sorveglianza di un adulto. Procedimento Selezionate i materiali da utilizzare quindi riempite i vari palloncini. Per facilitare questa operazione po tete utilizzare un imbuto oppure un cono di carta e aiutarvi con uno stecchino di legno. Una volta riempiti i palloncini an nodateli in modo che il materiale non Confuoriesca.ilpennarello indelebile dise gnate la bocca del pesciolino, in collate l’occhietto semovibile, e ag giungete una piccola pinna (ricavata dal panno o dai panni multiuso) completate con un nastro in prossi mità del nodo (facoltativo). Prende te 3 cartoncini blu e con la tecnica del collage create sulla metà inferio re le onde del mare incollando va rie strisce di cartoncini/panni/carta nelle tonalità del mare. Stampate le foto che ho preparato per voi (le trovate su www.azione. ch), oppure se avete utilizzato mate riali diversi scattate loro delle foto grafie singolarmente su di una base uniforme. Importatele sul vostro computer e stampatele ognuna con formato di 9x6,5cm circa. Una volta che pesciolini e sfondi so no pronti potete iniziare a giocare. (Per un utilizzo durevole nel tempo se avete a disposizione una lami natrice vi consiglio di plastifica re sia le basi preparate a collage che le singole immagini dei materiali). Cosa conterrà il pesciolino? Perline, bottoni, lenticchie? Manipolando i diversi palloncini e le diverse con sistenze toccherà ai vostri bambini abbinare i palloncini alle fotografie Buoncorrispondenti.divertimento! Tutorial completo azione.ch/tempo-libero/passatempi Materiale • confezione di palloncini colorati • cartoncini A4 nei toni del bianco/celeste • materiali di texture diverse: naturali come: farina, riso, caffè, zucchero, lenticchie, fagioli, pastina, … sintetici come: bottoni, perline, filati, perle, graffette, … • forbici, pennarello indelebile • occhietti semovibili 5mm • colla a caldo o colla universale • stampante per le fotografie dei materiali (I materiali li potete trovare presso la vostra filiale Migros con reparto Bricolage o Migros do-it) Giochi e passatempi
Regolamento per i concorsi a premi pubblicati su «Azione» e sul sito web www.azione.ch I premi, tre carte regalo Migros del valore di 50 franchi, saranno sorteggiati tra i partecipanti che avranno fatto pervenire la soluzione corretta entro il venerdì seguente la pubblicazione del gioco. Partecipazione online: inserire la soluzione del cruciverba o del sudoku nell’apposito formulario pubblicato sulla pagina del sito. Partecipazione postale: la lettera o la cartolina postale che riporti la soluzione, corredata da nome, cognome, indirizzo del partecipante deve essere spedita a «Redazione Azione, Concorsi, C.P. 1055, 6901 Lugano». Non si intratterrà corrispondenza sui concorsi. Le vie legali sono escluse. Non è possibile un pagamento in contanti dei premi. I vincitori saranno avvertiti per iscritto. Partecipazione riservata esclusivamente a lettori che risiedono in Svizzera.
Anno a Parigi Cruciverba Forse non tutti sanno qual è il (Frase:leascopriloanimatocortometraggioprimodellaDisney,leggendo,soluzioneultimata,lettereevidenziate10,1,1,5,4) Sudoku colorate.nelledacorrettiiScoprite3numeriinserirecaselle Soluzione della settimana precedente CURIOSITÁ DAL MONDO – L’uccello che vola più in alto al mondo è: L’OCA INDIANA –Può raggiungere un’altezza di: NOVEMILA METRI 12 3 4 56 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 2223 24 25 26 27 28 L ORDO C ALCE E M I NE D ION AT NOMI A ND L OS RI V E IO E MULE AL I R VS SURF O LL A EI LOT M EN I T R IME ‘ 6 9 5489 3 5 5 2 8 34 1 47 3 2 7 2 18 51 32819 479 56 1579 863 42 4695 327 81 5 7 4 2 9 1 6 3 8 8326 745 19 6913 582 74 7 1 3 8 2 9 4 6 5 2467 158 93 9854 631 27
pesciolini sensoriali
Crea con noi ◆ Un gioco coloratissimo realizzato con palloncini e tanti materiali da… toccare Giovanna Grimaldi Leoni
1.ORIZZONTALI Un risultato a tombola 4. Depreda le navi 9. Infatti in latino 10. Attacca il dente 11. Torna… se ora non c’è 12. Lettera dell’alfabeto greco 13. Pronome personale 14. Eccessivo amor proprio 16. Una cifra vaga 17. Pesci di mare 18. Un gruppetto 20. La Negri scrittrice 22. Ambiziosi scopi 24. Le iniziali dell’attrice Rossellini 25. Lo sono i metazoi 27. Le iniziali dello scrittore e filo sofo Tommaseo 28. Nome di donna 1.VERTICALI Battenti 2. Un frutto 3. Le iniziali del Duce 4. Sono d’oro a Cannes 5. Cosparso di aculei 6. Malvagia 7. Due vocali 8. Pianta aromatica 10. Lo è la corba 12. Ornamenti per il capo 13. Tu e lei 15. Di visita negli ospedali 16. Un terzo di trenta 19. Mascate è la sua capitale 21. Poker mancato 23. Cinta senza fianchi 24. Isola francese 26.
Secondo la toponomastica, la Schnäggeninseli, sul lago di Brienz, potrebbe chiamarsi così per via di un incomprensibile allevamento medie vale di lumache dovuto ai monaci agostiniani di Interlaken. Sull’Inter laken express l’avvisto ora alle nove e quarantacinque di mattina, laggiù, a ridosso della riva opposta dirupata a tratti e boscosa verdissima più in al to. Il mio entusiasmo non è condivi sibile con nessuno, sul treno, perché a nessuno gliene frega niente e nean che l’hanno vista, l’isolina illumina ta dal sole sul lago turchese. Alcuni, invece, a proposito del suo toponi mo, sostengono l’ipotesi tipulidi: Schnäggen, plurale svizzerotedesco di Schnecken (lumache), si usa infatti anche per questi insetti simili a zan zare che non pungono. Mah, chis sà, mistero. Da Iseltwald, paesino da cartolina ipersvizzera, parto in ca noa canadese. E con pagaiate decise, alle undici in punto di una mattina di agosto, sboccia l’ebbrezza di ab bracciare come si deve, con lo sguar do, l’isolina dove spicca, tra le chio me, un misterioso tetto a punta tipo campanile. Non smette mai di stu pire, inoltre, il turchese del lago di Brienz. All’estremità nord-est scor go una panchina sgangherata. Aggi ro l’isola, lunga centoquindici metri e larga quaranta, per trovare un at tracco. C’è un molo e uno spazio per mettere in secca la canoa. Dal 1926 di proprietà dell’associazione diaco nale Ländli a Oberägeri, sul lago di Zugo, l’isoletta ha un cancello di fer ro chiuso e nessun cartello. Salgo sul muretto e dribblo senza difficoltà il cancello. A piedi nudi, una delle mie ultime ossessioni ascetico-salutiste, m’inoltro lungo un sentierino. In contro una specie di casa per attrez zi-spogliatoio vuoto. È una capan na di legno, semplice, ben costruita, inutilizzata. Sorprende di più una chiesetta di legno che mi fa venire in mente posti sperduti in Finlandia. Le conifere accanto accrescono l’ef fetto Lapponia. Di colpo, così, que sta enigmatica cappella-pavillon in sulare mi ricorda anche certe casette baltiche. Forse è quella tinta giallina maionese con la quale è verniciata la porta d’entrata e il frontone, decora to con due stelline forate. Altre deco razioni, più in alto, sul timpano del tetto a punta, cesellate, con un tocco di turchino – oltre il giallo maione se e il marrone barca – mostrano de gli svolazzi basici e petali di due fiori che mi sembrano i fiori tipici tahitia ni. La superficie a scandole mi ripor ta da queste parti. La porta è chiusa. Sui fianchi ci sono delle finestre con persiane verdi che spazzano via l’i dea di chiesetta, nonostante l’appa renza frontale con portico d’entrata e tutto. Sbircio dentro e non c’è niente, a parte delle panchine da sagra cam pestre riposte in verticale. In realtà mi aspettavo di vedere dentro dei bu sti di compositori impolverati. Que sto chalet-pseudochiesetta lappone in stile oberland bernese dev’essere il pavillon di Edward Murray Oakeley (1840-1927). Organista inglese ama toriale nato a Sandagate – località balneare del Kent – e fratello minore del compositore e organista Sir Her bert Stanley Oakeley (1830-1903). Sul quale, lì dentro, tra i busti di mu sicisti famosi, ha scritto il suo unico libro: The Life of Sir Herbert Stanley Oakeley (1904). D’un tratto sento vo ci entusiaste e due bambine corrono tra gli alberi. Per un centesimo di se condo mi sento come in un film mai girato su una delle ventiquattromi la isolette taciturne dell’arcipelago di Stoccolma. Sono sbarcate da una barca a remi guidata dalla madre. Le diaconesse zughesi, visti l’incuria e l’inselvatichimento che però a me non dispiacciono, non devono venir qui spesso a passeggiare. Un cam minamento di piode, tra l’erba alta, percorre la parte centrale dell’Isolina delle lumache (566 m) dove di luma che non ne trovo traccia. Trovo solo un guscio d’uovo, appena schiuso, di chissà che volatile. Scopro altre pan chine dimenticate da Dio, due tigli, una postazione per il grill. Raccol go una manciata di more che man gio sulla panchina scorta prima dalla canoa. «Wouaw!» sento un papà dire, con l’accento dell’Oregon, da un pe dalò che compie il periplo dell’unica isoletta del lago di Brienz. Vedo un Löli passar via sul suo stand up pad dle. Tipulidi non ne vedo. Mi tuffo nel lago turchesissimo adesso per via della luce, un turchese avvolto co me da una vena biancastra, calcarea. L’acqua è fresca, venti gradi. Picnic di oggi: insalata pantesca. di Oliver Scharpf
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Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXV 16 agosto 2022 azione – Cooperativa Migros Ticino 19 TEMPO LIBERO / RUBRICHE ◆ ●
Poche settimane fa ha addomesticato la Grande Boucle ed è salito in alto, sugli Champs-Elysées. Il più giova ne è lo sloveno Tadej Pogacar. È un predestinato. Un piccolo re Mida del ciclismo. Abituato a vincere. Anzi, a Lodominare.Sloveno, il Tour de France lo ave va fatto suo nel 2020 e nel 2021. Si pensava fosse avviato verso un faci le tris. Poi, sulle Alpi, il primo ce dimento, la prima crisi. Vingegaard mette la freccia. La maglia gialla è sua. È lui la lepre. Tadej, il caccia tore. E che caccia. Che inseguimen to. Vibrante, rovente, appassionante. Pogacar ci prova e ci riprova. Una, due, dieci, venti volte. Jonas resiste. Non molla. Gli si incolla alla ruota posteriore. Appena può lo guarda in tensamente negli occhi. Quasi a vo lergli dire: sono qui, non ti lascio an dare! Una delle ultime occasioni per il sorpasso la offrono i Pirenei, a po chi giorni dall’arrivo a Parigi. Tadej ci crede. O almeno lo fa credere. Gli altri – anche i fenomeni come il vin citore del 2018 Geraint Thomas – so no semplici comparse. Davanti restano in due: Jonas e Ta dej. Tadej e Jonas. Lo Sloveno tenta l’impossibile. Anche in discesa. Sci vola in curva. I pantaloncini si squar ciano. Così come il morale. Il danese non si accorge subito. Prosegue. Poi, quando prende coscienza dell’acca duto, rallenta. Lo attende. Tadej sopraggiunge. Tende la mano al riva le. Clic. Immortalati per la storia. Per l’épica di un Tour già di per sé Icommovente.solitimaligni sostengono che il ge sto era calcolato. «Tanto non sarebbe andato lontano». C’erano 39 gradi. Dall’asfalto ne salivano almeno die ci in più. I due si stavano prendendo a «bastonate» da due settimane ab bondanti. Erano al limite dello sfi nimento. Nemmeno Belzebù avreb be avuto la lucidità per calcolare un gesto che a me è parso autentico e spontaneo. Che ci serva da esem pio. Per apprendere il rispetto degli avversari. Per assimilare e accettare anche la cultura della sconfitta. Per ascoltare ed eventualmente mettere serenamente in discussione opinioni diverse dalle nostre. Lo sport di punta è avaro di storie simili. Quello popolare è più gene roso, anche se ultimamente l’intolle ranza sembra attanagliare anche chi si batte per un salame, una bottiglia di vino e una pacca sulla spalla. Ma questa è un’altra storia. Magari, un giorno, la racconteremo.
Viaggiatori d’Occidente
Che l’agonismo induca a tolleranza e condivisione ◆ ● Passeggiate svizzere
Bhutan proibitivo per gli eredi degli hippie
di Giancarlo Dionisio
Quest’estate abbiamo ridefinito al ribasso il nostro concetto di felici tà. Veder partire il proprio aereo in orario per esempio, con il bagaglio a bordo, dopo essere sopravvissuti a cancellazioni e ritardi per il caos ne gli aeroporti, può riempire l’animo di gioia. Tra tante disavventure, quasi per un riflesso automatico, ho pen sato al Bhutan, il Paese della felicità. Com’è noto il piccolo Stato sul mar gine orientale dell’Himalaya orienta la sua politica verso la Felicità inter na lorda. Oltre al Prodotto Interno Lordo (PIL), l’idolo dell’occidente, si tiene conto dei bisogni spirituali de gli individui, della tutela dei beni cul turali e dell’ambiente. I misuratori di felicità per conto del governo investi gano variabili quali i buoni rapporti coi vicini, la qualità del sonno, il vi gore fisico. Oltre il 90 per cento degli abitanti si ritiene tutto sommato feli ce, più gli uomini delle donne, più i cittadini dei contadini. Il Bhutan ha pressappoco le di mensioni della Svizzera, ma non giunge nemmeno al milione di abi tanti. Privo di sbocchi sul mare è stretto tra il Tibet a settentrione e di versi territori indiani verso gli altri punti cardinali. Il governo è una mo narchia costituzionale sotto la guida del Re Drago, Jigme Khesar Namgyel Wangchuck, alla guida del Paese dal 2006. L’esercito è minuscolo. Insom ma è una strana combinazione di tra dizione e modernità. Per esempio il Paese ha superato bene la sfida del la vaccinazione di massa richiesta dal Covid, con risultati migliori anche degli Stati Uniti o dell’India. I villag gi più remoti, sulla cima di altissime montagne, sono stati raggiunti in eli cottero, gli altri a piedi attraverso il ghiaccio e la L’economianeve.del Bhutan si basa so prattutto sull’agricoltura; la coltiva zione dei fertili terrazzamenti pro duce riso, frumento, mais, patate, spezie, frutta. E poi si allevano gli yak, i buoi tibetani. Una parte im portante della ricchezza nazionale tuttavia proviene dal turismo, grazie ai monumenti, all’interesse per la vita tradizionale di un tempo, largamen te preservata, e all’ambiente natura le (oltre metà del Paese è coperto da foreste). Con trecentomila visitatori l’anno e una spesa di 225 milioni di dollari (dati 2019), il turismo contri buisce al 6 per cento del prodotto in terno lordo del Paese. La storia del Bhutan moderno co mincia negli anni Sessanta e Settan ta, quando degli investitori svizzeri affascinati dalle sue vertiginose mon tagne, così diverse eppure al tempo stesso così familiari ai loro occhi, con tribuirono allo sviluppo delle strade e degli impianti idroelettrici. La scuo la fece il resto e all’inizio degli anni Settanta l’arcaico e rurale Bhutan era pronto per aprirsi al mondo. Nel 1974 per la prima volta fu consentito agli stranieri di visitare il Paese: trekking attraverso foreste e prati di montagna, templi a picco sul mare e incontri con le comunità locali in villaggi remoti. Dal 1991 a ciascun visitatore fu ri chiesta una tariffa giornaliera di 250 dollari comprendente vitto, allog gio, una guida turistica obbligatoria e una tassa per lo sviluppo sostenibile di 65 dollari. Insomma porte chiuse per gli hippie che giungevano a mi gliaia nel vicino Nepal (Kathmandu!), dopo aver attraversato l’Asia via terra sui loro sgangherati veicoli, in favo re dei ricchi turisti internazionali, per esempio americani. Né sarà più calo rosa l’accoglienza per gli eredi degli hippie, i backpacker Tutto bene dunque? No. Una cer ta inquietudine si è risvegliata an che qui e, nel preparare la riapertu ra delle frontiere dopo l’epidemia (il 23 settembre prossimo), il Bhutan ha adottato nuove regole. La tassa gior naliera per lo sviluppo è più che tri plicata e ammonta ora a 200 dollari. In compenso i turisti internazionali non saranno più costretti ad acqui stare l’intero pacchetto, ma potranno organizzare in autonomia il proprio viaggio. Nelle intenzioni del gover no insomma il Bhutan sarà sempre più una «destinazione esclusiva» per «turisti esigenti», che avranno nuove e maggiori possibilità di spesa. Dal punto di vista etico natural mente è una scelta discutibile, come e più di prima. Per cominciare non c’è nulla di male a essere poveri; inoltre la povertà non è un marchio indelebi le. Per esempio l’Australia ha mostra to come molti giovani backpacker zai no in spalla tornino poi a distanza di anni, quando sono diventati magari affermati professionisti, con ben altra capacità di spesa. Inoltre gli operatori turistici del Bhutan temono gli effet ti del cambiamento. Il nuovo model lo per esempio potrebbe attirare ric chi turisti anziani che passeranno da un hotel di lusso all’altro, senza con tatto con la popolazione locale. E ri prendendo un proverbio americano si chiedono: «Perché aggiustare qualco sa che non è rotto?».
di Claudio Visentin
Sport in Azione Noi media siamo spesso portati a stigmatizzare alcune derive dello sport d’élite. Lo è, di conseguen za, anche la «vox populi», trascina ta da noi maliziosi in questo vortice di dubbi e di perplessità. Come non indignarsi di fronte a certi compensi inimmaginabili per un comune mor tale? Come non inorridire di fronte alle truffe, al doping, alla violenza, ai corpi martoriati dall’eccesso di abne gazione? Salvo poi rubacchiare furti vamente un pugno di cenere dal ca mino, e cospargerci il capo, quando due ragazzi di 25 e 23 anni, in sella a una bicicletta, si rendono protagoni sti di un gesto che è diventato virale nel web e nelle tv di tutto il mondo. Il più anziano si chiama Jonas Vin gegaard. Fino a pochi anni or sono aiutava i genitori al mercato del pe sce, in un villaggio della Danimarca.
L’Isolina delle lumache a Iseltwald
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Taiwan ◆ Se la tensione diplomatica e strategica dovesse salire al livello di guardia, portandoci sulla soglia di un vero conflitto, Pechino potrebbe negarci esportazioni di cui abbiamo un bisogno vitale Federico Rampini
Pagina 23 Nucleare, si rischia il disastro Quel che sta succedendo attorno alla centrale di Zaporizhzhia, in Ucraina, preoccupa il mondo
L’assedio militare organizzato dal la Repubblica popolare cinese nelle acque e nei cieli attorno a Taiwan è stato la prova generale per l’annessio ne dell’isola con la forza delle armi.
D’altro lato costituisce già una sorta di pre-invasione che mette il mondo e Taipei di fronte al fatto compiuto: perché l’isola è stata oggetto di recen te di un mirosicondana,ve:nostrila«madevisibileècampominacceÈbisognomoniapower»reputazione,Questavuoleconordinarenesidignazioneecheantefattosisionisticaun’interpretazionesonoTutteroaspettoasisolotequestalosilazione»unarisibilelamocratici,nalizzatocinesi:toconcettoquindi.morialazioneevocatoesponentiblematicaleatitetemporaneoisolamento-strangolamentoalqualenéleforzearmadiTaiwannél’Americaeisuoialhannotentatodireagire.Èeml’uscitadiunodeimassimidelladiplomaziacinese:hala«rieducazione»dellapopotaiwanesechesarànecessadopol’annessionedell’isola.Siagiàadiscutereipianiperildopo,Enonsonopianipacifici.Ildirieducazioneèquellousanei«gulag»sovieticionei«laogai»èunlavaggiodelcervellofiaestirpareideeevaloridelibertaripersostituirlicondottrinadelpartito.Èsemprepiùl’ideachequantoavvenutosiareazioneacaldoalla«provocaamericana,cioèallavisitadelpresidentedellaCameraNancyPeaTaiwan.Operazionimilitarisuscalaeranostateevidentemenpreparatedaanni,XiJinpingeraallaricercadiunpretestoqualsiperrealizzareisuoipiani.LaquestionediTaiwanèsoloundelladiplomaziada«guerrielupo»invigoredaanniaPechino.lefrontiereesternedellaCinamobili,nelsensochePechinodàsemprepiùespandeiconfinicontesiconpaevicini,odelleacqueterritoriali.Unimportantedaricordareènel2020,giàinpienapandemiapropriomentreeraaimassimil’inmondialeperlebugiecisulCovid,XiJinpingnonesitòascontriarmatiallafrontieral’India,unaltrodeiconfinicheridisegnareapropriovantaggio.Cinanonsiponeproblemididiimmagineodi«soft(poteredipersuasione,egeculturale).Nonsembraaverneneiconfrontidell’Occidente.convintadipotercipiegareconleeconiricatti,soprattuttoneleconomico.LaveraarmasegretadiXiJinpinginrealtàsottogliocchiditutti,benallalucedelsole:sichiamainChina».Piùfortechemai,penetrazionedeiprodotticinesisuimercatiharettoatutteleprolapandemia,laguerrainUcrailetensionigeopolitichedellaseguerrafredda.GlioccidentalichiedonoselaCinaabbiadavveinteressearischiareisuoienorinteressieconomiciglobali,lasua presenza dominante sui mercati di sbocco dell’Occidente, avventuran dosi in un’aggressione militare contro Taiwan che inevitabilmente avrebbe ripercussioni: sia che l’America inter venga militarmente in difesa di Taipei oppure no, delle sanzioni economiche contro la Cina sarebbero un prezzo da pagare per l’invasione dell’isola. Nel mese di luglio le esportazioni cinesi verso il resto del mondo sono salite a un valore di 333 miliardi di dollari, in aumento del 18% rispetto al luglio 2021 Il punto di vista di Xi Jinping però può essere – come sempre – diver so dal nostro. Il presidente cinese ha buone ragioni di pensare che l’Occi dente è incapace di fare a meno della Cina. Gli ultimi dati sul commercio estero sembrano fatti per confortare questa valutazione. Nel mese di lu glio le esportazioni cinesi verso il re sto del mondo sono salite a un valore di 333 miliardi di dollari, in aumento del 18% rispetto al luglio 2021 (dati diffusi dalle Dogane di Pechino). Se guardiamo ai suoi principali merca ti di sbocco occidentali, cioè l’Unione europea (secondo partner della Cina) e gli Stati Uniti (primo partner), l’au mento è stato rispettivamente del 23% e dell’11%. Molto più dell’inflazione. E questo boom delle vendite cine si ha coinciso con un rallentamento della crescita mondiale, con una fa se in cui l’America è in una sorta di semi-recessione, tutte cose che avreb bero dovuto penalizzare il «made in China» anziché arricchirlo. Questi risultati eccellenti sono tanto più si gnificativi in quanto sono avvenu ti mentre la Cina continuava ad ap plicare la sua politica «zero Covid» e imponeva lockdown severi in diverse città, incluse metropoli industriali e portuali che sono dei centri di espor tazione. Xi sembra non pagare alcun prezzo per la rigidità delle sue misu re anti-pandemia, almeno se guar diamo al boom di esportazioni cinesi sui nostri mercati. Com’è possibile? Una chiave di spiegazione possiamo trovarla ricordando che in molte fab briche gli operai sono stati costretti ad alloggiare in dormitori presso gli stabilimenti: così le precauzioni sa nitarie, a cominciare dal blocco del la mobilità, hanno penalizzato poco la produzione, la logistica, i traspor ti di merci. Il risultato è che la Cina continua ad accumulare attivi com merciali sempre più elevati con il re sto del mondo: a luglio il saldo positi vo tra esportazioni e importazioni ha sfondato la soglia dei cento miliardi di dollari. Il mondo è avido di «made in China» più che mai, l’Occidente in particolare non riesce a farne a meno. Anche la Cina ha delle forme di dipendenza dall’Occidente. La più importante riguarda i prodotti ali mentari: Pechino importa derrate agricole in grande quantità dagli Sta ti Uniti. Malgrado i piani del partito comunista per raggiungere un’auto sufficienza alimentare, la Cina è lon tana da quel traguardo e quindi non riuscirebbe a sfamarsi se gli agricol tori del Midwest non le vendesse ro soia e cereali. Nell’insieme però, guardando al massiccio squilibrio tra quel che la Cina ci vende e quel che ci compra (espresso appunto dagli oltre cento miliardi di attivo in suo favo re), la dipendenza maggiore è la no stra. Xi Jinping può pensare che non saremo in grado di adottare sanzio ni economiche efficaci contro di lui neppure se invade Taiwan. Trent’an ni di globalizzazione, e di delocaliz zazioni verso la Cina, hanno sman tellato tali e tanti settori industriali negli Stati Uniti e in Europa che ci vorrebbero altri trent’anni per rico struirli, e forse a costi insostenibili. Quindi siamo schiavi della Cina e quest’ultima può fare quel che vuole. Peggio: è Pechino che in caso di con flitto può usare la nostra dipendenza contro di noi. Questo è il tema del la cosiddetta «weaponization of tra de»: la trasformazione del commercio estero in arma. Se la tensione diplo matica e strategica fra l’Occidente e la Cina dovesse salire al livello di guardia, portandoci sulla soglia di un vero conflitto, Pechino potrebbe ne garci esportazioni di cui abbiamo un bisogno vitale. Questo non è uno sce nario di fantapolitica. È già accadu to. Esattamente 12 anni fa. L’episodio fu una crisi sino-giapponese del 2010, che abbiamo dimenticato troppo pre sto. Invece dovremmo studiarcelo be ne perché prefigurò l’uso punitivo che la Repubblica popolare può fare del la sua immensa potenza commercia le. In breve: in seguito a un incidente marittimo in acque contese tra la so vranità cinese e quella giapponese, al largo delle isole Senkaku (o Diaoyu secondo Pechino), nel settembre 2010 il governo cinese bloccò le esporta zioni di terre rare verso il Giappo ne. L’embargo mise in gravi difficoltà l’industria tecnologica di Tokyo per ché le terre rare sono indispensabili per molti prodotti hi-tech. E la Cina possiede un quasi-monopolio mon diale su questi prodotti.
Pagina 25 C’è speranza per Gaza? Incontriamo Ruchama Marton, fondatrice dell’associazione Medici per i diritti umani – Israele
L’Occidente schiavo della Cina
Pagina 26 Un pezzo d’Africa in India Tra i siddi, africani portati in India tra il XII e il XIX secolo che hanno perso memoria della loro storia
Pagina 27 Bns, i perché della perdita Il bilancio gonfiato dalla difesa del franco genera anche grossi problemi
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ATTUALITÀ ● ◆ Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXV 16 agosto 2022 azione – Cooperativa Migros Ticino 21
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◆ In prima fila la Lega di Matteo Salvini Alfio Caruso A inizio di giugno il «Corriere della Sera» dette ampio rilievo a un docu mento piovuto dalle segrete stanze, in cui veniva stilata la lista dei presun ti putiniani d’Italia. Comprendeva quanti si erano schierati, dietro arti fizi dialettici più o meno spericolati, a favore dell’aggressione russa all’U craina. Si trattava di giornalisti, pro fessori, politici: molti in cerca di fama e di gettoni di presenza, altri fedeli alla propria ideologia antistatuniten se, che nei decenni li ha indotti a spo sare tutte le posizioni giudicate ido nee a mettere in difficoltà i detestati yankee. Nelle trasmissioni tv e nei so cial si erano segnalati per un’indefes sa campagna pro Putin e contro l’al leanza angloamericana, accusata di aver pianificato fin dal 2019 una guer ra preventiva contro la Russia. Figure persino folcloristiche come il docen te della Luiss – università fondata da Umberto Agnelli – Alessandro Orsi ni, sofferente nel deprecare l’invasio ne, però «che altro avrebbe potuto fa re Putin per sfuggire all’assedio della Nato»? Dopo aver annunciato a marzo la vittoria ormai certificata dell’Arma ta Rossa – una delle tante previsioni sbagliate – Orsini si era sciolto in un commovente attestato di solidarietà ai bambini ucraini con la strampalata ci tazione di suo nonno «bambino felice sotto il Ovviamentefascismo».dal fronte avverso si era sviluppata una caccia al putinia no, a volte trasformata in caccia al le streghe con esiti comici. Il caso più eclatante, l’inserimento in questa li sta di un giornalista assai stimato co me Corrado Augias. La cui unica, presunta colpa poteva essere di aver avuto per suocero un generale dell’a viazione italiana assai critico con gli Usa. Sembravano comunque innocue schermaglie al riparo della posizione fortemente atlantica e pro Ucraina as sunta dal governo Draghi. Vicever sa, la sua inopinata caduta ha spalan cato le porte al partito putiniano, che ha un caposaldo nella Lega di Salvi ni, ma vanta convinti sostenitori pure nella sinistra estrema. Pertanto, quello che prima poteva essere anche un di vertissement, utile a riempire pagine di giornali e dibattiti tv, si è trasfor mato in un garbuglio maledettamente serio. All’improvviso è entrata in gio co la collocazione dell’Italia. Meloni, grande favorita alla guida del centro destra nelle elezioni del 25 settem bre, si sbatte da settimane per garan tire che il Belpaese rimarrà al fianco di Ucraina, Usa, Occidente, Nato. Deve però disinnescare non solo Salvini, ma anche Berlusconi, dichiarato estima tore di Putin: con lui capo del governo è aumentata a dismisura la dipenden za dal gas russo, accompagnata dalle voci di forti interessenze economiche. Il vero nodo da sciogliere rima ne comunque Salvini, erede di quel la Lega che all’inizio degli anni No vanta andava a Bagdad per sostenere Saddam e a Belgrado per sostenere Milosevic. Nello stupore financo dei sostenitori si è trasformato in un paci fista a tutto tondo, contrario all’invio di armi, assertore di una fantomatica via diplomatica. Insomma, la pace sul la pelle degli ucraini inseguita da chi predicava il diritto all’autodifesa, pure estrema, contro chi fosse entrato nel giardino di casa. In questa nuova veste Salvini ha già avuto diversi inciampi: dal biglietto per andare a Mosca pa gato dall’ambasciata di Roma, alle in terlocuzioni di un suo emissario con un funzionario russo ansioso di sape re quando la Lega avrebbe fatto cade re Draghi. Rapporti che di ideologico hanno ben poco, alimentando il so spetto di una dipendenza finanziaria della Lega dalla Russia come scoperto nel 2018 quando in un hotel moscovi ta un suo esponente trattava una finta compravendita di petrolio dalla quale ricavare una sostanziosa commissio ne. L’operazione fu scoperta e pubbli cizzata dallo spionaggio tedesco con l’assenso di Francia, Gran Bretagna e Usa, benché l’allora presidente Trump manifestasse simpatia sia per Salvini, sia per Putin. Una crociata europea contro il sovranismo iniziatasi in Au stria: c’era stata la manina dello stes so servizio segreto germanico nei due scandali capaci di abbattere il leader di destra Heinz Cristian Strache, attra verso il famoso video girato nella villa di Ibiza con la promessa di aiuto all’i potetica nipote di un oligarca russo, e il cancelliere Sebastian Kurtz, accu sato di «favoreggiamento della corru zione» nell’ambito di un’inchiesta ri guardante alcuni sondaggi pubblicati da un quotidiano viennese su com missione del Ministero delle finanze per favorire il suo partito. Da sosteni tore occulto di Putin, Salvini pensa di poter rappresentare il malcontento di parecchi imprenditori contro le san zioni, che starebbero tarpando le ali all’export italiano. Almeno all’appa renza: i dati infatti parlano di un Pil in netta ascesa, a differenza di quello europeo, e rapporti intensificati con la Turchia del giocoliere Erdogan, gran protettore degli intrecci russi e delle conseguenti triangolazioni. Si guarda anche alla Svizzera, do ve miliardari amici di Putin controlla no grandi società di trading di materie prime basate tra Ginevra e Lugano. E con le restrizioni in atto gli uomini di Putin non badano al prezzo e pro mettono lauti guadagni per chi aiuta. Adesso è vero che Putin è riuscito do ve nessuno era riuscito prima: convin cere gli elvetici a «sostenere» una guer ra, dalla quale si erano astenuti dopo la battaglia di Marignano (oggi Mele gnano), settembre del 1515. Però è dif ficile disarticolare un sistema radicato da secoli. Da (Shutterstock)eSilviosinistra:BerlusconiMatteoSalvini.
Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXV 16 agosto 2022 azione – Cooperativa Migros Ticino ATTUALITÀ 23
Mosca scherza con l’atomo
Guerra in Ucraina ◆ L’incognita della centrale di Zaporizhzhia e altri disastri Anna Zafesova
Dopo il grano, l’atomo. Il nuovo ri catto della Russia al mondo vede al centro la centrale nucleare di Zapo rizhzhia, la più grande in Europa, in torno alla quale piovono missili e sul cui stato circolano notizie inquietanti quanto impossibili da verificare. Da marzo la centrale ucraina è in mano all’esercito russo, che l’ha conquista ta dopo battaglie che avevano tenuto tutta l’Europa con il fiato sospeso: i combattimenti si sono svolti nelle im mediate vicinanze dei reattori. Ora, mentre immagini satellitari mostrano concentrazioni di mezzi militari rus si all’ombra degli impianti, la Russia accusa gli ucraini di aver bombardato la centrale, mentre Kiev incolpa Mo sca di aver inscenato l’attacco per poi accusare l’Ucraina di voler provocare un’apocalisse nucleare. L’accesso alla centrale resta bloccato e – mentre un suo operatore anonimo ha rivelato al la Cnn che i colpi di artiglieria hanno danneggiato una cisterna di idrogeno e scalfito il deposito di combustibile esausto – l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Iaea) non è riusci ta a ottenere l’accesso a Zaporizhzhia per verificare il livello del pericolo. Una situazione che ha messo in al larme tutto il mondo. I ministri degli esteri dei paesi del G7 hanno chiesto formalmente alla Russia di «restitui re immediatamente la centrale di Za porizhzhia all’Ucraina». Dello stesso parere è il direttore dell’Iaea Rafael Grossi, che vorrebbe guidare perso nalmente un’ispezione alla centra le atomica, e che ha chiesto a Mosca di consegnare subito Zaporizhzhia «sotto il controllo totale del suo legit timo proprietario, visto che è proprio il possesso della centrale da parte del la Russia a minacciare l’intera regio ne». Gli scienziati ucraini hanno già immaginato il possibile impatto di un incidente di scala 7 nella centra le – il massimo secondo l’Iaea, cioè un disastro sul modello di Chernobyl o Fukushima – giungendo alla con clusione che, in base ai venti, a venire colpita dalla nube radioattiva sarebbe buona parte del bacino del Mar Ne ro, in particolare la Crimea, la Bul garia e la Romania, oltre alle regio ni meridionali della Russia, mentre la regione ucraina di Zaporizhzhia (og gi parzialmente occupata dalle trup pe di Putin) rischierebbe di diventare troppo contaminata per poterci abi tare. Ai rischi già esistenti si aggiun ge la dichiarazione del generale russo Vladimir Vassilyev, riportata da al cuni social media russi, che avrebbe annunciato di aver minato l’impianto atomico perché «o sarà russo, o ne ri marrà un deserto bruciato». Una mi naccia considerata dall’Institute for the Study of War di Washington una «fake news», che però sarebbe stata messa in circolazione dai militari rus si per distogliere l’attenzione dal fat to che le truppe di Putin stanno tra sformando l’impianto atomico in una base militare, probabilmente convinti di essere così al sicuro dai sempre più frequenti attacchi missilistici ucraini contro le loro postazioni. La Russia settimana scorsa ha ad dirittura convocato una seduta del Consiglio di sicurezza dell’Onu per discutere della situazione a Zapo rizhzhia, con l’evidente intento di ac cusare gli ucraini di volere una im minente catastrofe, e di spingere gli occidentali a desistere dal sostegno a Kiev. Una tecnica già utilizzata nel la crisi del grano, quando la Russia ha bloccato per mesi le navi nei por ti ucraini per poi accusare Volodymyr Zelensky di voler affamare l’Africa e il Medio Oriente, mentre terrorizza va l’Europa con un’ondata di profughi affamati. Un ricatto che non ha fun zionato e, mentre le navi con il grano ucraino hanno ricominciato a viag giare, il Cremlino ha calato una carta più pesante. Anche perché la situazio ne sul fronte è sempre più sfavorevole a Putin: la controffensiva ucraina nel sud è già in corso, e gli attacchi con i missili americani Himars stanno iso lando le truppe russe nella regione di Kherson e colpendo basi militari e depositi di munizioni anche nei ter ritori occupati già dal 2014, come la Crimea e il Donbass. Sia il governo di Kiev che molti esperti militari parla no di una ritirata cui i russi verranno costretti nelle prossime settimane, e la trasformazione della centrale ato mica di Zaporizhzhia in una base mi litare russa potrebbe essere funzionale a difendere almeno una parte dei ter ritori già conquistati, che il «governa tore» degli occupanti dichiara verreb bero annessi alla Russia in seguito a un «referendum» a settembre. Un’al tra ipotesi è la tattica della terra bru ciata: Petro Kotin, capo dell’ente nu cleare ucraino, sostiene che la Russia vorrebbe staccare la centrale dalla re te nazionale, lasciando al buio buona parte del sud del paese, e creando no tevoli rischi di incidente nucleare al momento dell’operazione (che preve de di affidare l’alimentazione del raf freddamento dei reattori a generatori a gasolio di emergenza). Un giocare con il fuoco, anzi, con l’atomo, che la Russia peraltro ave va già fatto all’inizio dell’invasione, quando aveva occupato la famigera ta centrale di Chernobyl, mettendo a rischio il sarcofago che contiene ton nellate di scorie nucleari liberate in seguito all’incidente del 1986. Secon do alcune fonti, è stata proprio la ge stione avventata del sito contamina to ad aver costretto i russi a ritirarsi qualche settimana dopo, con centi naia di soldati gravemente ammalati dopo aver eseguito l’ordine di scavare trincee in una terra intrisa di scorie radioattive. Non è dato sapere qua le sia stato l’impatto di questa follia sull’ambiente circostante e sui civili che abitano fuori dalla zona di esclu sione. Il costo umano della guerra è talmente devastante da far dimenti care quello ambientale, che però sarà elevatissimo. Edifici demoliti, mace rie tossiche, condotti idrici distrutti, lasciando migliaia di persone senza acqua potabile, come a Mariupol, do ve durante l’assedio russo molti abi tanti sono morti bevendo acqua dai termosifoni o sciogliendo la neve. Ma il pericolo maggiore sono i bom bardamenti di impianti industriali: le autorità filorusse di Donetsk han no denunciato la fuga di ammoniaca da una fabbrica di birra colpita dagli ucraini perché nascondeva magazzini di munizioni, mentre a Kiev ci sono stati frequenti allarmi inquinamento quando l’aria diventava intrisa di par ticelle di depositi di combustibile fatti saltare dai missili russi. Un pericolo che non riguarda sola mente le città e le infrastrutture indu striali. Il Servizio statale per le situa zioni d’emergenza ucraino ha appena comunicato di aver spento più di 200 incendi scoppiati nei campi a seguito dei combattimenti, cercando di salva re il raccolto dai missili. In tante altre zone però, soprattutto nel Donbass, i campi sono diventati terra bruciata per l’intensità del fuoco di artiglieria. Nei territori occupati, come a Mari upol, sono gli stessi partigiani a in cendiare il grano maturo nei cam pi, per evitare che finisca in mano agli invasori. Sullo sfondo la (Shutterstock)Zaporizhzhia.nuclearecentraledi
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Gaza ◆ Almeno il 40 per cento dei palestinesi soffrirebbe di depressione. Intervista alla psichiatra israeliana Ruchama Marton
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«Breaking dawn», la guerra asimmetrica continua Con un’esecuzione mirata ai vertici del la Jihad, Israele ha scatenato l’ennesi mo conflitto asimmetrico che tra ve nerdì 5 e domenica 7 agosto ha visto come teatro la Striscia di Gaza. Dalla prospettiva degli abitanti di Gaza, più volte definita «prigione a cielo aperto», poco importa che lo scopo di quest’at tacco «preventivo» da parte israeliana fosse quello di sventare un attentato, di indebolire l’organizzazione terroristi ca alimentando le divisioni tra le fazio ni, oppure semplicemente di mette re in atto una manovra pre-elettorale dettata dall’esigenza del primo mini stro Yair Lapid di riguadagnare terreno. Quel che rilevano invece è l’ennesimo bilancio catastrofico che, al cessate il fuoco siglato al termine del terzo gior no dell’operazione «Breaking dawn», ammonta a una quarantina di vittime e oltre trecento feriti, tutti di parte pa lestinese. Come è noto infatti Israele può contare sull’Iron Dome che fa da scudo ai missili proteggendo i civili. Tra i morti si annoverano anche una quindicina di bambini e adolescen ti. Uno di questi si chiamava Momen Muhammed Ahmed al-Nairab, 5 an ni, residente dell’immenso campo profughi di Jabalia. Peccato che an che i bambini sopravvissuti non pos sano esattamente definirsi «fortunati» dal momento che si tratta di ragazzini la cui salute mentale, tanto per dirne una, è minata dalla costante e ripetu ta esposizione al trauma della guerra. Nelle pause tra un conflitto e l’altro, quando la vita torna alla normalità e l’at tenzione dei media si sposta altrove, la tendenza in Israele, ma sostanzialmen te anche nel resto del mondo, è quella di rimuovere la tragedia che si consu ma nella Striscia di Gaza dalla coscien za collettiva. Ma Gaza non solo non si muove, ma rimane lo scomodo simbo lo a monito di una questione, quella pa lestinese, ancora irrisolta.
L’abbiamosulèun’autobiografiadirittiGazatatonistapsichiatra,taalto.ancheprierioechetuttitroppotainsonniadapresentareith-in-palestine).borgenproject.org/mental-healwww.SonosoprattuttoragazzinidellaStrisciadiGazaasintomiposttraumaticistresscomeallucinazioni,incubi,econdotteevitanti.Sitratdidatiallarmantidicuisiparlapoco.Fortunatamentenonassistonoindifferentiaicriminisiconsumanosottoailoroocchialleloroconseguenze;alcontrac’èchiscegliedimettereleprocapacitàalserviziodellacausa,quandoilprezzodapagareèComeRuchamaMarton.NaaGerusalemmenel1937,èunapsicoterapeutaefemmiisraeliana,membrodelcomidelCentrodisalutementalediefondatricediMediciperiumani–Israele(stascrivendomanelfrattempopossibileleggereisuoicontributisitowww.ruchamamarton.com).intervistata.
Proprio da una visita a Gaza ef fettuata all’indomani della Prima intifada prese vita l’Associazione medici per i diritti umani – Israele. Come è andata? Nel 1988, nel corso di una riunio ne indetta in seguito all’uccisione di alcuni palestinesi, era emersa l’idea di dividersi in gruppi a seconda del la professione. Ci separammo con l’intento che ogni gruppo avreb be pensato a come poteva contribu ire, ma, a quanto pare, l’unica che prese seriamente l’idea fui io. Dopo molte telefonate misi insieme die ci persone per effettuare una visita a Gaza sotto la responsabilità del dot tor Haidar Abdel Shafi con cui ero in contatto. Fino ad allora era facile passare la frontiera con la macchina e 11 era il numero massimo di perso ne che potevano entrare individual mente. Girammo dalla mattina alla sera, trascorrendo parte del tempo presso l’ospedale Shifa. Sulla stra da del ritorno, in qualità di psichia tra del gruppo, proposi di fermarci presso il chiosco di Yad Mordechay per elaborare il pesante carico emo tivo accumulato nel corso della gior nata. La conversazione durò alme no due ore e da quel confronto tra colleghi nacquero i Medici per i di ritti umani. Alcuni anni fa partecipai come giornalista a una delle vostre spe dizioni del fine settimana vicino a Jenin. Partimmo la mattina presto con dei pulmini e i volontari della clinica mobile lavorarono instan cabilmente sino al tramonto. Ne fui molto impressionata e percepii la gratitudine dei «pazienti occa sionali». Quali erano nel suo in tento i principi ispiratori dell’as sociazione e come si sono tradotti nella pratica? L’idea era quella di coniugare il pensiero politico all’attivismo. Di fronte al tentativo di separarci noi, medici ebrei israeliani e palestine si di cittadinanza israeliana e non, abbiamo reagito agendo e pensando insieme. Tra le attività più impor tanti va annoverata senz’altro quel la citata dell’ambulatorio itinerante che, una o più volte al mese, si spo stava con medici di tutte le specia lità, personale sanitario e traduttori approdando ogni volta in una loca lità diversa. Le giornate iniziavano sempre con una sorta di assemblea in cui si chiedeva alle persone ve nute per essere visitate di cosa sen tivano il bisogno. Abbiamo inoltre riproposto lo stesso ambulatorio iti nerante, ma in un formato per sole donne. Quest’ultimo tuttavia torna va almeno tre volte di seguito nello stesso luogo proprio perché le don ne, a differenza degli altri, neces sitano di instaurare delle relazioni. Negli anni purtroppo l’associazione è molto cambiata, finendo per di ventare una sorta di cassa sanitaria a indirizzo umanitario. Personalmen te non mi interessa collaborare con medici apolitici, motivo per cui ho preso gradualmente le distanze. Facciamo un passo indietro. Cosa l’ha spinta verso l’attivismo? Direi che l’attivismo è stato il mio percorso sin da bambina. In sostan za è cominciato con il femminismo. Quando percepivo che, prima come ragazza e poi come donna, mi estro mettevano o mi mettevano da parte. Rifiutavo la concezione che prevede va che una donna facesse due figli e stesse in cucina. Alla facoltà di me dicina, per esempio, mi sono battu ta affinché venisse abolito il regola mento secondo il quale solo il 10% degli studenti poteva essere di sesso femminile e quello secondo cui le donne dovevano portare la gonna. In seguito mi schierai anche contro la discriminazione dei mizrahìm, gli ebrei provenienti dai paesi arabi. Per quanto riguarda l’aspetto politico mi separai dal sionismo già nel corso del mio breve servizio militare quando, nel corso della Guerra del Sinai del ’56, assistetti ai crimini commessi dai soldati israeliani nei confronti degli egiziani disarmati. Già allora com presi che, di tutte, il sionismo era la menzogna più grande e non sono af fatto ottimista rispetto al prossimo futuro. Non posso giudicare, ma cre do che al posto tuo me ne tornerei di corsa in patria. Ha le idee chiare, tuttavia il suo sembra un percorso molto faticoso, fatto di solitudine. Spesso per tenere fede alle mie po sizioni ho pagato un caro prezzo. Non sono mai stata affiliata al par tito comunista e, anche se dal punto di vista intellettuale mi attraeva la comprensione politica del Matzpen (rivoluzionaria organizzazione so cialista e anti-sionista fondata nel 1962 nota anche per la pubblicazione dell’omonimo mensile) e ritenevo il loro approccio ai testi profondo, non ne feci ufficialmente parte perché non mi piaceva il loro atteggiamen to nei confronti delle donne. Io vo levo prendere la parola alle riunioni e non stare in disparte a preparare il caffè. In tempi più recenti mi sono attirata le ire dell’associazione quan do, in una conferenza alla School of oriental and african studies di Lon dra, nel 2008, parlai apertamente di apartheid all’interno dei confini di Israele. Lei viene attaccata soprattutto per il suo sostegno al movimento glo bale Boycott, divestment, sanctions ( Bds). Cosa può dirci in proposito? A un certo punto, anche nell’ambito dell’associazione, è emerso con chia rezza che non avevamo abbastan za potere all’interno di Israele e si è presentata la necessità di cercare dei partner al di fuori. Dal mio punto di vista dal Bds dipende la nostra pos sibilità, come israeliani e palestinesi, di cambiare qualcosa, di fare qual cosa contro l’occupazione in Israele. Non è perfetto ma non l’ho sposato, siamo soci di un patto. Perché ha scelto la psichiatria e cosa guida oggi il suo lavoro di psicoterapeuta? Scelsi di specializzarmi in pediatria, ma in breve tempo capii che si trat tava di un campo per me molto noio so, così decisi di lasciare e passai alla psichiatria che, al contrario, mi in teressa molto ancora oggi. Purtrop po in Israele, come in Palestina del resto, quello della salute mentale è il ramo più emarginato della medicina, che gli riserva un posto squallido in ultima fila. Ormai lavoro solo priva tamente e, benché abbia attraversato tutte le tappe previste per la forma zione, in qualità di femminista radi cale non posso e non voglio accoglie re una buona parte delle conclusioni di Freud. Non rinnego la psicanali si, ma la ritengo un mondo chiuso e me la sono lasciata alle spalle. Anche se non mi piace molto l’espressio ne, penso che la mia si possa defi nire una terapia «eclettica» nell’am bito della quale, come nella vita, do molto spazio all’aspetto femminista. La maggior parte delle mie pazien ti sono donne, mi piace aiutarle nella comprensione dei loro diritti, dello status che la società riserva loro e so prattutto di quello che hanno inte riorizzato, spesso inconsapevolmen te. Non faccio parte di associazioni, né mi pubblicizzo. Chi viene sa cosa cerca, motivo per cui un colono non arriverà da me in terapia.
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Sarah Parenzo Si continua a morire a Gaza, uno dei luoghi più disgraziati del mon do (leggi box in basso), mentre la ripetuta esposizione al trauma del la guerra mina la salute mentale di molti. Secondo le stime, alme no il 40% dei palestinesi soffrireb be di depressione e intorno al 50% dei bambini, nella fascia dai 6 ai 12 anni, presenterebbe disordini emo tivi e comportamentali (vedi
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(AFP)9aDistruzioneGaza,agosto.
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Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXV 16 agosto 2022 azione – Cooperativa Migros Ticino ATTUALITÀ 26
Francesca Marino Non è facile arrivare fin qui. Implica il soggiorno in un campeggio di ten de ai bordi della foresta di Gir, che è un parco nazionale istituito nel seco lo scorso nell’India nord occidentale per salvare dall’estinzione i pochi leo ni rimasti. Implica chiedere alla dire zione il permesso di attraversare l’area, che può essere percorsa soltanto a bor do delle jeep con gli autisti e le guide fornite dalla stessa direzione del parco. E cercare di spiegare l’inspiegabile agli addetti in questione: che tu, con tutto il dovuto rispetto, non sei per nulla in teressata a leoni e affini ma che vuoi raggiungere un paio di villaggi nella foresta per parlare con la gente che ci vive. L’estenuante discussione che se gue la mia richiesta starebbe bene in una commedia di Ionesco: l’inventore del teatro dell’assurdo, ne sono sempre stata sicura, aveva avuto a che fare con un burocrate indiano che non aveva in tenzione alcuna di assumersi una qual che responsabilità. Alla fine, però, ci mettiamo d’accordo. Il parco è bellissimo ma, di nuovo, non è facile arrivare fino al villaggio. Autista e guida non si capacitano del la mia totale indifferenza nei confronti di animali come pappagalli e pavoni. Lungo la strada incontriamo una le onessa con i cuccioli mentre la guida continua a domandarmi a voce alta se per caso avessi voglia di uno spuntino. Finalmente arriva il villaggio. Quattro case sgarrupate e nemmeno un forno, come diremmo noi. E sguar di di diffidenza ovunque. Un vecchio signore, fino a quel momento di poche parole, tira fuori un foglio di carta con sumato lungo le piegature e ai bordi. Quel foglio di carta, scritto dal padre di suo padre, è l’unico documento, l’u nica memoria storica di Jambur, nello Stato indiano del Gujarat. Il vecchio signore non sa leggere, come quasi tutti al villaggio, ma conosce a memo ria il contenuto della lettera. Raccon ta di come il nonno del padre di suo padre sia stato portato dagli inglesi fi no ai bordi della foresta di Gir per co struire la strada ferrata. Ed è già tan to. Perché questa storia, la storia della gente di Jambur, comincia molto lon tano da qui. Comincia, sostiene qual che storico, circa ottocento anni or so no sulle coste dell’Africa, dentro a una nave carica di schiavi barattati in cam bio di cannella. Schiavi portati poi nel Gujarat per intrattenere i «nawab» (si gnorotti) locali o per diventare guardie scelte del sovrano. Secondo altri, inve ce, i siddi di Jambur venivano da Kano, in Nigeria, e si sono ritrovati in India dopo aver intrapreso un pellegrinaggio alla Mecca. Altre teorie vogliono che i siddi provengano invece dall’Oman o dall’Etiopia. Che fossero soldati o mercanti, musicisti o cacciatori. Di tutto questo, però, la gente di Jambur e degli altri villaggi in cui esi stono comunità siddi non sa nulla di nulla. L’unica cosa che sanno, di lo ro stessi, è che provengono dall’Afri ca. Che sta lontano, da qualche parte oltre il mare. I siddi, africani portati in India in diversi momenti tra il XII e il XIX secolo, hanno perso difatti ogni contatto con la loro storia, ogni memoria delle proprie radici. Del lo ro luogo d’origine hanno conservato soltanto il colore della pelle, la reli gione e la musica. Gli strumenti mu sicali, tamburi molto simili, dicono gli studiosi, a quelli adoperati duran te le cerimonie della chiesa ortodossa d’Etiopia. Le canzoni, che cantano in una lingua di cui ormai da tempo si è persa memoria: forse swahili, forse no. Gli abiti da cerimonia e le pittu re sul viso, che non somigliano a nul la di vagamente familiare nell’entro terra indiano. Si trovano villaggi siddi nel Gujarat, nella foresta di Gir, vi cino a Junagarh o a Bhuj, e si trova no comunità siddi in Maharashtra o a Hyderabad, nell’Andhra Pradesh e in Karnataka. Sono comunità di re ligione musulmana, ma praticano un Islam moderato, di matrice Sufi, e so no devote a un santo di nome Baba Ghor. Secondo i capi della comunità Baba Ghor, che si chiamava in real tà Mubarak, veniva dall’Etiopia. Nel Gujarat si troverebbe il suo sepolcro e anche i sepolcri, tutti luoghi di pelle grinaggio, delle sue sorelle. I siddi dei villaggi del Gujarat vivono essenzial mente coltivando la terra o guidando i chakra, il tipico mezzo di trasporto locale. Nonostante la loro lingua e le loro usanze siano ormai indistingui bili da quelle dei loro vicini indiani, difficilmente si mescolano con le al tre comunità e accolgono con mal celata diffidenza i visitatori. Gli abi tanti dei villaggi vicini, d’altra parte, ricambiano in pieno la loro diffiden za: avventurarsi da soli in un villag gio siddi, dicono, non è affatto con sigliabile. Perché, nessuno è in grado di spiegarlo.ABhuj,invece, la situazione è di versa. La comunità, che vive essen zialmente intorno al santuario di Baba Ghor, pur rimanendo perfet tamente impermeabile all’esterno, è perfettamente integrata. «Il nostro problema non è la discriminazione o il risalire alle nostre origini, nessuno ha nostalgia dell’Africa o di ritrovare il paradiso perduto», sostiene il capo della comunità locale. «Il vero proble ma, adesso, è entrare nel futuro, usci re dal ghetto culturale in cui viviamo. Il problema è la scolarizzazione, l’a vanzamento sociale dei nostri ragazzi. Altrimenti siamo destinati a rimanere soltanto una curiosità antropologica e a scomparire». Così una mattina, tra il primo caffè e un’altra giornata di so le, sorrido quando leggo un trafiletto di poche righe nelle brevi di cronaca: nello Stato del Karnataka, Shanta ram Siddi, il primo della sua comu nità ad aver preso una laurea, è stato eletto nell’assemblea legislativa locale. Il primo siddi a far parte di un organo istituzionale. Un’altra tessera nel puz zle del «Grande sogno indiano».
Fili di seta ◆ Del luogo d’origine hanno conservato il colore della pelle e poco altro. La loro storia resta avvolta dal mistero
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Tra i siddi, gli africani d’India
Ulteriori informazioni piano-di-risparmio-in-fondibancamigros.ch/
Angie Schweizer, consulente alla clientela della Banca Migros.
Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXV 16 agosto 2022 azione – Cooperativa Migros Ticino ATTUALITÀ 27
La consulenza della Banca Migros ◆ Come impiegare in modo proficuo somme modeste in piani di risparmio in fondi
Prospettive ◆ Il bilancio gonfiato dalla difesa del franco genera anche grossi problemi. Ora dilaga il timore che l’istituto non possa versare i milioni previsti a Confederazione e Cantoni
Sede zurighese della (Keystone)Bns.
Ignazio Bonoli L’enorme perdita subita dalla Banca nazionale svizzera (Bns) ha suscita to molte emozioni, senz’altro favorite dai titoli usati dai media, nell’opinione pubblica svizzera. La cifra – 95,2 mi liardi di franchi – è senz’altro ragguar devole, anche perché subita nell’arco di soli sei mesi. Se però guardiamo al bilancio globale della banca, che è di quasi 1000 miliardi di franchi, il dato subisce subito un certo ridimensiona mento. Da tempo, del resto, si va ri chiamando l’attenzione sul bilancio della Bns, fuori di proporzione con l’economia svizzera e si chiede un ri dimensionamento. Questo anche per ché un bilancio enorme ha ripercus sioni pure enormi, come quella di cui stiamo parlando. D’altro canto abbia mo anche sempre attirato l’attenzione sul fatto che le cifre indicate dal bilan cio della Banca nazionale svizzera so no grandezze contabili, nel senso che non sono necessariamente e immedia tamente traducibili in grandezze con crete, come quelle di una qualsiasi al tra impresa o anche di una banca.
L’economia mondiale si vede confrontata con tassi di inflazione in crescita, per cui anche il valore delle singole monete tende a ridursi Ma, in sostanza, a che cosa è dovuto questo bilancio e quindi anche que sta grossa perdita? Essenzialmen te alle grandi quantità di divise este re acquistate in passato per difendere il franco svizzero da una troppo for te rivalutazione, a danno soprattutto delle esportazioni svizzere e del tu rismo. Finché le quotazioni di queste monete sono rimaste a livelli alti, la Bns poteva ancora registrare utili nel proprio bilancio. Nel frattempo, però, la musica è cambiata. L’economia mondiale si vede confrontata con tassi di inflazio ne in crescita, per cui anche il valore delle singole monete tende a ridursi. Ancora una volta però il franco sviz zero perde potere d’acquisto in misu
Avrei solo 50 franchi al mese da investire. Dove posso investire così poco denaro in modo sensato? Prima di pensare a un investimen to dovresti aver messo da parte un gruzzolo pari a circa tre mesi di sti pendio e aver effettuato versamen ti anche nel tuo pilastro 3a. Detto questo, vale la pena investire an che somme modeste. Presupponen do un aumento di valore annuo del 2,5%, se investi 50 franchi al mese per 20 anni alla fine ti ritrovi con più di 15.000 franchi. Esistono di verse opzioni di investimento: azio ni, metalli preziosi, fondi negozia ti in borsa o piani di risparmio in fondi. Questi ultimi, in particola re, sono adatti ai piccoli investitori. Rispetto agli investimenti singoli, i fondi sono più ampiamente tutela ti e le fluttuazioni del corso vengo no ammortizzate meglio. La scelta della strategia dipende dalla dispo nibilità al rischio e dalle aspettati ve di rendimento personali. Grazie al versamento scaglionato degli im porti si riduce al minimo il rischio di acquistare i fondi in un momento inopportuno. Con la Banca Migros puoi aderire a partire da 50 franchi al mese. Puoi aprire il piano di ri sparmio in fondi tramite e-banking o attraverso la consulenza clienti –e modificarlo in qualsiasi momen to. Hai piena libertà, ad esempio, di modificare l’importo e la frequenza dei versamenti, di sospendere tem poraneamente il piano di risparmio o di effettuare versamenti straordi nari. Nello stesso tempo è possibi le anche effettuare prelievi parziali. Da tener presente: sugli investimen ti di importo ridotto i costi incido no particolarmente. Oltre a sceglie re oculatamente il prodotto per te più vantaggioso, dovresti quindi prestare attenzione anche alle com missioni – sul conto di deposito, per esempio, nel caso tu ne abbia bi sogno per gli investimenti, ma an che sull’acquisto e sulla vendita dei prodotti finanziari. Presso la Ban ca Migros l’acquisto e la vendita di quote del piano di risparmio in fon di sono gratuiti.
ra minore. Il movimento è anche ac centuato dalla tendenza delle singole banche nazionali ad aumentare i lo ro tassi direttivi, in altre parole a pra ticare una politica monetaria più re strittiva. Ne hanno risentito anche le Borse mondiali che hanno sostituito la precedente euforia – causata pro prio da politiche espansionistiche e tassi di interesse vicini allo zero – con interventi restrittivi. L’euro – la moneta che attira le maggiori attenzioni della Bns per ovvi motivi – ha visto il valore in franchi svizzeri scendere a 0,99 Sommando queste tendenze si può capire perché il risultato semestra le della Banca nazionale svizzera sia fortemente negativo. Visto più da vi cino, il bilancio semestrale presenta una perdita di 48,7 miliardi di fran chi sui prestiti in valuta estera e di al tri 44 miliardi sui titoli azionari. A questo si aggiunge una perdita di 10,3 miliardi dovuta ai tassi di cambio in franchi svizzeri. E, pochi giorni pri ma del termine per la pubblicazione del bilancio, la Bns ha proceduto a un aumento del tasso di sconto dello 0,5 per cento incrementando così anche la forza del franco sui mercati valuta ri. Così, il valore delle riserve valuta rie, che era salito a 966,2 miliardi di franchi, è sceso a 884,4 miliardi. In proposito si può notare che l’eu ro – la moneta che attira le maggiori attenzioni della Banca nazionale sviz zera per ovvi motivi – ha visto il va lore in franchi scendere a 0,99 a fi ne giugno, mentre era ancora a 1,04 franchi all’inizio dell’anno. Il cor so del dollaro è invece salito da 0,91 franchi a 0,96. La perdita è stata at tenuata per 3,3 miliardi di franchi da interessi attivi e per 2,3 miliardi da dividendi. L’oro ha invece provocato una perdita di 1,8 miliardi nel secon do trimestre, ma grazie ai guadagni precedenti chiude il semestre con un guadagno di 2,4 miliardi. Per com pletare il panorama bisogna ancora aggiungere 540 milioni dall’incasso di interessi negativi, il che porta un guadagno totale di 35,1 miliardi di franchi. Questo limita la perdita tri mestrale a 62,4 miliardi, cui vanno però aggiunti i 32,8 miliardi persi nel primoMoltetrimestre.dellepreoccupazioni susci tate dal bilancio trimestrale sono do vute al timore che la Bns non possa versare i milioni previsti a Confede razione e Cantoni. Premesso che que sti contributi vengono calcolati alla fi ne dell’anno e che la situazione può nel frattempo cambiare, va detto che non è compito principale della ban ca quello di distribuire dividendi su gli utili. Le pressioni politiche sono state però intense negli ultimi anni, tanto che la Banca nazionale svizze ra ha costituito una particolare riserva destinata a questi scopi. A metà an no la riserva comportava 102,5 mi liardi di franchi, soldi che verrebbe ro praticamente assorbiti dalla perdita semestrale. La Bns deve concentrarsi sui propri compiti principali (il franco e la stabilità dei prezzi) e, in materia, nei prossimi mesi avrà parecchio da fare Se però entro fine anno si potranno fare 2 miliardi di accantonamenti, dopo l’attribuzione alle riserve valu tarie, questi miliardi potrebbero es sere usati per la distribuzione. Secon do l’accordo in vigore tuttora, questa distribuzione aumenta di un miliar do, con l’aumentare degli utili, con un limite a 40 miliardi e un massi mo da distribuire fino a 6 miliardi di franchi. La cosa è stata possibile lo scorso anno, ma probabilmente non lo sarà quest’anno o lo sarà in forma ridotta. Il bilancio semestrale della Bns è un chiaro segnale che gli en ti pubblici non possono contare sulla Banca nazionale per ridurre i propri debiti, come per esempio anche quelli eccezionali, dovuti alle misure contro la pandemia. La Bns deve concen trarsi sui propri compiti principali (il franco e la stabilità dei prezzi) e, in materia, nei prossimi mesi avrà pa recchio da fare.
Banca nazionale, i motivi della perdita record
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di Aldo Cazzullo
In&Outlet In Italia si vota il 25 settembre, quindi i sondaggi possono ancora cambiare. Quelli pubblicati di recente mostrano che si è tornati ai rapporti di forza del 2008. Allora il Popolo della libertà –che metteva insieme Silvio Berlusconi, Gianfranco Fini e la Lega allora gui data da Umberto Bossi – superarono il 46 per cento, il valore attribuito oggi al centrodestra. La coalizione guidata dal Partito democratico è data intorno al 30 per cento, vale a dire un po’ meno del risultato del Pd di Walter Veltroni, che è poi il livello storico della sinistra italiana. Prese un terzo dei voti il Fron te democratico popolare nel 1948. Ar rivò a un terzo dei voti il Pci di Enrico Berlinguer. Si fermò a un terzo dei vo ti la «gioiosa macchina da guerra» (così venne soprannominata l’alleanza pro gressista dal suo stesso leader Achille Occhetto) nel 1994. In realtà stavolta il crinale non è tanto tra destra e sinistra, quanto tra sovranisti e globalisti, tra neonazionalisti ed europeisti. Il fronte repubblicano con tutti dentro non na scerà; anche perché se devono scegliere tra i due schieramenti i 5 Stelle scelgo no semmai quello sovranista. L’allean za tra i grillini e il Partito democrati co non è mai nata. È stata un accordo tattico, quando il patto tra i 5 Stelle e Salvini che aveva funzionato per oltre un anno si è rotto, il leader della Lega all’epoca al 30 per cento aveva tenta to di far saltare il banco e, per evitare la sconfitta elettorale, grillini e Pd si sono trovati a governare insieme. Ma poi Giuseppe Conte e Matteo Salvini si sono mossi all’unisono sia sul Qui rinale, dove non sono riusciti a portare una loro candidatura per l’opposizione di Luigi Di Maio (oltre che di Matteo Renzi ed Enrico Letta), e poi sulla ca duta di Mario Draghi. La vittoria della destra, a mio avviso, non è in dubbio. La vera domanda è capire se la destra al governo davve ro vorrà dialogare con l’antieuropeista Marine Le Pen, Viktor Orban – il pre mier ungherese che non ha rinnegato la propria passione per Vladimir Pu tin – e Vox, partito politico spagnolo di estrema destra che fa capo a San tiago Abascal, oppure si renderà conto che in Europa i veri interlocutori sono Olaf Scholz ed Emmanuel Macron, e un Paese che veleggia spensierato ver so i tremila miliardi di debito pubblico non può fare come gli pare... Certo, le sorprese elettorali sono pos sibili. Ma potrebbero, anziché ribalta re, confermare il risultato, dargli una dimensione ancora più ampia. La sto ria recente, non soltanto italiana, di mostra che negli ultimi giorni prima del voto si creano correnti sotterranee, che i sondaggi faticano a intercettare, e che sospingono l’onda del vincitore. È un tempo di voto fluido, mutevole, post-ideologico, orientato dai social media, quindi imprevedibile. Nessu no aveva visto arrivare la Brexit e Do nald Trump. In Italia sono stati sot tostimati Renzi alle elezioni europee 2014, Beppe Grillo alle politiche 2018, Salvini alle europee 2019. All’ultimo momento molti elettori, soprattutto nel Mezzogiorno ma non solo, scelgo no di rafforzare il vincitore annuncia to. E stavolta la vincitrice annunciata è Giorgia Meloni. Per questo non mi stupirei se la lista di Fratelli d’Italia su perasse il 25 per cento. Letta punta a essere percepito come la vera alternativa, e questo potrebbe portare anche il Pd vicino a quella so glia. Ma la differenza la faranno i col legi uninominali, che assegnano un terzo dei deputati e dei senatori. E lì la coalizione di centrodestra, più am pia, è in netto vantaggio. Detto questo, anche il centrodestra è diviso. Meloni ha fatto professione di atlantismo, an che per rassicurare gli Usa e l’Ue, che avevano guardato con favore al gover no Draghi; mentre Berlusconi e Sal vini hanno avuto parole di compren sione per Putin. Salvini ha proposto di indicare i nomi dei ministri alla vigi lia del voto, come per occupare alcu ne caselle prima che i rapporti di forza all’interno della coalizione diventino noti; per la stessa ragione Meloni non è Poid’accordo.c’èl’immigrazione.
Che cosa faranno da grandi?
Il delitto di Civitanova Marche, dove un mendi cante nigeriano è stato ucciso a mani nude da un italiano di fronte a passanti che hanno filmato l’episodio senza in tervenire, ha riacceso la discussione sul razzismo. Siamo ancora lontani da una società matura, dove un assassinio vie ne condannato e punito con fermez za a prescindere dal colore della pelle della vittima e da quella del carnefice. Purtroppo anche in Italia, come negli Stati Uniti, la questione razziale sta di ventando uno degli assi che dividono la politica e la discussione pubblica.
Il presente come storia Non c’è che dire, l’Italia sorprende sempre. Sorprende innanzitutto gli stessi italiani, che non si aspettava no una chiamata alle urne al termine dell’estate. Ma sorprende anche noi, vicini svizzero-italiani, convinti che la legislatura arrivasse questa volta alla scadenza naturale, ossia nella prima vera del 2023. Illusione. Noi sappiamo quando si voterà l’anno venturo, il ca lendario degli appuntamenti è noto da tempo sia per le cantonali che per le fe derali. Oltre confine le date sono inve ce volatili, espressione di una spirale di fattori contingenti, non sempre razio nali. Qui si misura la distanza tra noi – intesi come svizzero-italiani – e l’Ita lia. Stati retti entrambi da ordinamenti repubblicani, divergono per più aspet ti. La Svizzera, per esempio, non ha conosciuto l’istituto della monarchia. La vecchia Confederazione si reggeva su una struttura piramidale (territori dominanti, città alleate, baliaggi) con alla testa oligarchie prevalentemen te urbane (facoltose famiglie patrizie, membri di influenti corporazioni). La penisola italiana, per secoli «nave senza nocchiere in gran tempesta», è rimasta frammentata in ducati e prin cipati, terra «lacera e corsa» da parte di eserciti stranieri prima che al prin cipio dell’Ottocento prendesse avvio la stagione del Risorgimento. Que sto cammino, promosso dalle forze democratiche, non condusse tuttavia all’affermazione dell’ideale repubbli cano: l’Italia divenne regno, guidato dalle teste coronate di casa Savoia. E tale rimase fino al 1946, anno in cui la cittadinanza (uomini e donne) votò per la repubblica (ma con un Meridio ne largamente favorevole al re). Nel frattempo il paese era passato attra verso due guerre mondiali, sperimen tando il nazionalismo, l’interventismo e il fascismo. Il concetto di repubbli ca («res publica») è antico, ma la sua concezione moderna prende piede do po la Rivoluzione francese; nella fase dell’«Ancien régime» morente arriva nella vecchia Confederazione al segui to dell’esercito napoleonico. La «Re pubblica elvetica» d’impronta fran cese avrà vita breve (1798-1803), ma aprirà la strada all’insieme dei diritti e dei doveri che successivamente, nel 1848, sfocerà nell’adozione di una Co stituzione federale: un’isola repubbli cana nel cuore dell’Europa, circondata da regni e imperi. Dunque, per riassu mere: Italia e Svizzera sono entrambe repubbliche, ma con notevoli differen ze. L’elenco sarebbe lungo, e va dall’ar chitettura dello Stato (l’uno unitario, l’altro federalistico) al funzionamento della macchina amministrativa. Istru zione, sanità e fiscalità sono in Sviz zera ampiamente decentrate; non così in Italia, che resta una nazione forte mente centralizzata nonostante nu merosi tentativi di riforma (si pensi al le proposte della Lega prima maniera influenzata dal pensiero di Gianfran co Miglio). Anche il rapporto con la politica è profondamente diverso, ri conducibile non tanto all’indole degli abitanti (come ritenevano i viaggiato ri d’antan) quanto alla marcata presen za delle ideologie che hanno occupato la scena tra Otto e Novecento. Un’in fluenza che nella Svizzera pragmatica è rimasta tutto sommato marginale, tranne che negli anni caldi della con testazione giovanile a cavallo del ’68 e dei moti urbani degli anni ’80. C’è infine quasi una differenza antro pologica nel modo di scendere e duel lare nell’arena televisiva. In questo ambito i mondi sono davvero molto lontani, tanto che noi, al di qua del la frontiera, seguiamo i dibattiti sulle reti italiane come fossimo al cospet to di una rappresentazione teatrale. Qui riemerge l’Italia di Machiavelli, di Guicciardini e del cardinale Maz zarino; le convergenze parallele e la non sfiducia; don Camillo e l’onorevo le Peppone; l’abilità dialettica e la ris sa, la retorica e la battutaccia, un re pertorio che il mezzo televisivo esalta al massimo grado, dalle Alpi alla Sici lia. Condizioni che invece vengono a mancare nella Svizzera quadrilingue e multiculturale, con ciascuna comunità chiusa nel proprio spazio comunicativo di riferimento, a volte esclusivamente dialettale. Diceva Prezzolini: «Credia mo che l’Italia abbia più bisogno di ca rattere, di sincerità, di apertezza (aper tura), di serietà, che di intelligenza e di spirito». Qualche po’ di intelligenza e spirito potrebbe cederlo a noi, in cam bio di una buona ed efficiente ammini strazione della cosa pubblica. di Orazio Martinetti Così vicini, così lontani Il Mercato e la Piazza
Nonostante le difficoltà e i rischi che pendono sul futuro, attualmente il mercato del lavoro svizzero sta fun zionando in modo più che egregio. Dopo l’impennata degli anni 2020 e 2021, dovuta alla pandemia di Covid, il tasso di disoccupazione è ridisceso – sia a livello svizzero sia cantonale –ai livelli bassissimi di prima. Così nel mese di luglio del 2022 i disoccupati iscritti in Ticino erano 3847, ossia un paio di centinaia di meno di quelli del giugno 2019. Come succede sempre quando il tasso di disoccupazione scende ai suoi valo ri più bassi, a livello dei media e del le reti sociali nasce il dibattito sulla scarsità di manodopera che coinvolge immediatamente nella polemica due ambiti di intervento della politica sta tale: la politica immigratoria e quella della formazione professionale. Delle due quest’anno è la politica della for mazione che è stata presa particolar mente di mira. Da più parti, in Ticino in particolare dagli esponenti dell’As sociazione industrie ticinesi (Aiti), si è rimproverato ai responsabili di que sta politica di privilegiare la forma zione a livello terziario (universitario) rispetto alle carriere professionali che non esigono un certificato di maturi tà. Così facendo lo Stato non risponde al fabbisogno in manodopera dell’e conomia locale concentrato su profes sioni che non richiedono la maturità. Inoltre, per l’insufficienza dell’offerta di lavoro locale, molti laureati ticinesi devono cercare un’occupazione fuori Cantone. È probabile che questa sorte colpisca maggiormente le donne con formazione universitaria degli uomi ni. A questa situazione del mercato del lavoro ticinese, poco favorevole ai portatori di lauree, si oppone invece il quadro delle aspettative dei giova ni ticinesi ancora in formazione. È un dato di fatto che emerge, da decen ni, dai risultati dell’inchiesta annuale sulle scelte scolastiche e professiona li degli allievi che hanno termina to la quarta media e che, di recen te, è stato riconfermato da un’analisi dei risultati dell’inchiesta «Pisa» per il 2018. La stessa è stata eseguita da Alice Ambrosetti e Francesca Crotta, due ricercatrici della Supsi che hanno pubblicato i loro risultati nel numero di giugno di quest’anno della rivista «Dati». Il loro campione era formato da giovani di 15 anni, persone quindi che avevano, al momento dell’inchie sta, un anno in più dei giovani che concludono la scuola media. Questi giovani avevano quindi già effettua to la scelta tra il tirocinio (o la scuo la professionale) e le formazioni che portano alla maturità federale. In termini di aspettative educative la preferenza per un percorso che por ti all’università, o comunque a un ti tolo di livello terziario, si è rivelata, in questo campione di giovani, ancora più pronunciata di quella che potrebbe es sere dedotta dai risultati delle inchie ste condotte tra gli allievi della quarta media. Nell’inchiesta «Pisa» il 51% ha dichiarato di voler concludere la loro formazione con un diploma universi tario mentre un altro 11% si aspetta di ottenere un diploma in una formazio ne professionale superiore di tipo ter ziario (scuole specializzate superiori). Un secondo risultato molto interessan te derivato dall’inchiesta in questione riguarda le aspettative professionali dei quindicenni e delle quindicenni ti cinesi. Che cosa desidererebbero fare, da grandi, i giovani ticinesi? La prima constatazione che si può fare è che in Ticino, ancora oggi, la scelta professionale è una questione di genere. Rispondendo alla doman da sul tipo di lavoro che pensavano di esercitare quando avrebbero avuto trent’anni i partecipanti maschi han no scelto professioni come ingegne re informatico, poliziotto (sì, proprio così!), architetto, elettricista, mecca nico o polimeccanico. Le partecipan ti femmine si sono invece dette pronte a diventare medica specialista, infer miera, medica generalista, avvocata e psicologa. Nessuna quindi delle cin que professioni maggiormente scelte dalle ragazze si ritrova nelle cinque maggiori preferenze maschili. L’a nalisi, condotta dalle ricercatrici del la Supsi ha rivelato un terzo risultato molto interessante. Esse hanno infat ti potuto provare che, relativamen te al campione dell’inchiesta «Pisa», esiste una correlazione positiva «piut tosto evidente» tra le aspettative edu cative e quelle professionali. Più alta è l’aspettativa professionale espressa da questi giovani e migliori sono le lo ro prestazioni in lettura, matemati ca e scienze al test «Pisa». Leggendo i risultati dello studio di Ambrosetti e Crotta sembra quindi di capire che i giovani ticinesi hanno imparato, a 15 anni, che per arrivare in alto biso gna sgobbare: le lauree non gliele re gala nessuno! di Angelo Rossi
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La destra che vincerà le elezioni italiane
Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXV 16 agosto 2022 azione – Cooperativa Migros Ticino 29 ATTUALITÀ / RUBRICHE ◆ ●
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Pagina 39 Impressioni dal Film Festival Dal teatro è approdata al cinema, intervista a Julie Lerat-Gersant che ci presenta Petites, suo film d’esordio
Così come accaduto ad altre figure ec centriche della storia dell’arte, l’ope ra del Greco, all’anagrafe Domínikos Theotokópoulos, pittore nato a Cre ta nel 1541, formatosi a Venezia sotto la guida di Tiziano e poi trasferitosi nel 1576 a Toledo dove trascorse gran parte della sua vita guadagnandosi il nomignolo con cui ancor oggi è noto, ha dovuto passare attraverso un lun go periodo di oblio prima di essere ri scoperta tra la seconda metà dell’Ot tocento e i primi del Novecento. Una riscoperta che non si deve unicamente a un processo di revisione storica e di rivalutazione critica condotta sul filo di una più precisa ricostruzione filolo gica del suo percorso artistico e del suo catalogo, ma che matura soprattutto in un clima culturale generale segnato dall’avvento della modernità. È infatti in prima battuta tra alcuni poeti e letterati e all’interno delle cer chie di artisti impegnati ad afferma re la rivoluzione dell’arte moderna che nasce un vero e proprio culto per que sto artista, che nella seconda metà del Cinquecento ha saputo fondere in un singolare e sorprendente impasto lin guistico l’originaria matrice bizanti na, la lezione del colorismo veneto e la raffinata e artificiosa affettazione del manierismo romano. Nelle anatomie allungate e deformate fino allo spasi mo, nelle pennellate nervose e febbrili e nelle cromie metalliche e dissonan ti delle sue opere mature, per spiegare le quali la mania scientista del secolo scorso è arrivata a evocare disfunzioni ottiche come l’astigmatismo o addi rittura l’abuso di sostanze stupefacen ti quali la marijuana, la «grecomania» dilagante tra Otto e Novecento ha vi sto invece la straordinaria capacità pit torica di un artista che, liberatosi dal le convenzioni artistiche del proprio tempo, è stato in grado di dare forma al proprio misticismo visionario, anti cipando la modernità. Tra i più arrivapassandoquelladellagenealogicaesserechespiccaammiratoriferventidelGrecosoprattuttoquellaabuondirittopuòconsideratalalineaprincipalepitturamoderna,cioèchedaManet,perCézanne,aPicasso
Mostre ◆ Le opere di El Greco e Picasso in mostra al Kunstmuseum di Basilea fino al 29 settembre
Elio Schenini Busto di donna o di marinaio (Studio per Les Demoiselles d’Avignon), Picasso, olio su cartone, 1907. (Musée National Picasso, Paris © Succession Picasso/Pro Litteris, Zürich)
Pagina 37 L’arte di dire la poesia L’ intensa ricerca sulle dimensioni e le profondità della parola poetica a cura di Mariangela Gualtieri
L’Adorazione del Santo Nome di Gesù, El Greco, olio su tela, 1577/79. (Patrimonio Nacional, Real Monasterio de San Lorenzo de El Escorial)
CULTURA ● ◆ Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXV 16 agosto 2022 azione – Cooperativa Migros Ticino 33
Del resto, come scriveva lo storico dell’arte italiano Corrado Ricci nel 1913, in un momento in cui quindi i suoi dipinti erano ormai già «apprez zatissimi, cercatissimi e pagatissimi», quella sua maniera per lungo tempo considerata stravagante e ridicola, ave va in sé «qualcosa di piccante, come certi cibi troppo maturi, ad esempio il gorgonzola che fa i vermi o la perni ce un po’ passata, due cose che man dano in solluchero i veri buongustai!». Buongustai tra i quali figurano non so lo letterati come Rainer Maria Rilke e Maurice Barrès, ma anche una fit tissima schiera di artisti che vanno dai primi impressionisti ai rappresentan ti di alcuni dei più importanti movi menti d’avanguardia di inizio Nove cento, in particolare quelli iscrivibili nella temperie espressionista. Tra i più ferventi ammiratori del Greco in am bito artistico spicca soprattutto quel la che a buon diritto può essere consi derata la linea genealogica principale della pittura moderna, quella cioè che da Manet, passando per Cézanne, ar riva a Picasso e che non a caso è co stituita da tre veri e propri gourmand dell’arte. Ma poi, a testimonianza del la grande fascinazione esercitata in maniera trasversale dalla sua opera si possono ricordare, e l’elenco sarebbe ancora largamente incompleto, i no mi di Eugène Delacroix, Robert De launay, Max Beckmann, Oskar Koko schka, August Macke, Franz Marc e Wilhelm Lehmbruck. Il rapporto tra El Greco e una mo dernità artistica che lo trasforma nel suo principale antesignano, riuscen do così a mantenere un seppur labile legame con quella stessa tradizione da cui si vuole svincolare, non è solo un fatto abbondantemente noto e ampia mente sviscerato all’interno della sto riografia artistica, ma è stato oggetto negli ultimi anni di alcune importan ti rassegne, in primo luogo la grande mostra El Greco und die Moderne curata nel 2012 da Beat Wismer al Kunstpa last di Düsseldorf cui ha fatto seguito nel 2014 l’esposizione El Greco y la pin tura moderna al Museo del Prado. In entrambe queste mostre, ma in parti colare in quella del Prado, e nei rispet tivi cataloghi, al rapporto tra Picasso e El Greco è stato dato ovviamente am pioSespazio.allamostra Picasso-El Greco, cu rata da Carmen Gimenez e attualmen te in corso al Kunstmuseum di Basilea non si può quindi attribuire il merito di dissodare un terreno ancora in gran parte incolto, le si può però riconoscere quello di focalizzare con più precisione e ampiezza lo stretto rapporto che le ga due delle maggiori glorie artistiche spagnole e di farlo attraverso un nutri to numero di esempi, quasi sempre di grande livello anche se – prescinden do dai capolavori inamovibili quali Les Demoiselles d’Avignon o La sepoltura del Conte di Orgaz – manchevole di alcu ne opere emblematiche. Nel caso del Greco pensiamo ad esempio alla Visitazione, al Laocoonte e alla Visione di San Giovanni, mentre per quanto ri guarda Picasso, se non stupisce, visto il clima di guerra, l’assenza di un ca polavoro del Periodo Blu conservato al Museo dell’Ermitage di San Pietro burgo come Le due sorelle, sorprende abbastanza la mancanza del Ritratto di un pittore (da El Greco) del 1950, anche perché di collezione privata svizzera.
La mostra delinea un percorso che per via di confronti puntuali vuole evidenziare la presenza del Greco «alle spalle» di Picasso in tutte le diverse fasi della sua carriera artistica Partendo dai primi schizzi e disegni accademici in cui il giovane Picas so si misura con la storia dell’arte e in primo luogo con quella dell’arte spa gnola, mostrandosi fin da subito af fascinato soprattutto dai ritratti del Greco – e lo rimarrà per tutta la vita come ricorderà lui stesso in un’intervi sta con il suo gallerista Daniel-Henry Kahnweiler nel 1955 – la mostra de linea un percorso che per via di con fronti puntuali vuole evidenziare la presenza del Greco «alle spalle» di Pi casso in tutte le diverse fasi della sua carriera artistica. Ora, se questa pre senza è particolarmente evidente in alcune opere del Periodo Blu e Rosa e se nella produzione tarda è addirittura esplicitamente dichiarata, risolvendosi in un gioco sottile con la storia dell’ar te che del resto coinvolge anche altri artisti (pensiamo alla serie che Picas so dedica a Las Meninas di Velasquez nel 1957), l’influenza del Greco risul ta invece meno evidente nella fase cu bista successiva alle Demoiselles (opera in cui il riferimento alla Visione di San Giovanni è invece palese). Se la mostra si sforza di evidenziare come Picasso continuasse a trovare ispirazione nelle opere del Greco an che nella fase del cubismo analitico, sottolineando analogie di pose e gesti tra i due pittori che risultano a volte un po’ forzate, ci sembra di poter dire che in questo caso la lezione più impor tante del Greco arrivi a quel raffinato ma voracemente famelico buongusta io che era Picasso per via indiretta, os sia attraverso la mediazione decisiva di un altro grande cultore dell’artista cre tese: Paul Cézanne. Dove e quando Picasso-El Greco, Kunstmuseum di Basilea, St. Alban-Graben 8. Orari: ma 10.00–18.00, me 10.00–20.00, gio-do www.kunstmuseumbasel.ch10.00–18.00.
Pagina 35 Pandora e la Londra georgiana Susan Stokes-Chapman ci racconta il suo avvincente romanzo storico diventato un caso editoriale Due giganti e il loro rapporto artistico
Pagina 38 Bayreuther Festspiele Der Ring des Nibelungen per la regia del giovane Valentin Schwarz ha deluso le grandi aspettative
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Sotto la luce del cielo stellato che ci ristora Affreschi ◆ Incontro con Giuliano Pisani, storico dell’arte che ha candidato la Cappella degli Scrovegni a Patrimonio dell’Unesco Alessandra Matti Cercare di capire la rivoluzione di Giotto in pittura significa anche av vicinarsi alla figura di Enrico Scro vegni, ricchissimo banchiere pa dovano, che nel febbraio del 1300 acquista da un nobile decaduto l’area dell’arena romana nella quale, assie me ad altri edifici, c’era una piccola cappella, meta della processione che ogni anno si teneva il 25 marzo, festa Brillantedell’Annunciazione.uomod’affari, Enrico Scro vegni fa dell’acquisto dell’area uno strumento di accreditamento sociale e politico e un modo per lasciare trac cia del suo passaggio sulla terra. Per questo, a illustrare la cappella che un giorno dovrà ospitare le sue spoglie e quelle della seconda moglie, Iacopi na d’Este, chiama due tra gli artisti più importanti del tempo: Giovanni Pisano e Giotto. Non contento, nel 1304 aggira l’autorizzazione vescovi le relativa a un oratorio a uso priva to e ottiene da papa Benedetto XI la concessione di aprire la cappella al pubblico. Quanto basta per porlo in aperto contrasto con i vicini frati Eremitani, che denunciano il tutto: troppo imponente il palazzo, troppo grande la cappella, fuori luogo anche gli affreschi che la rivestono. Non sappiamo come andò a finire lo scon tro, ma nel 1320 Enrico Scrovegni perse una partita politica e venne esi liato, anche se manterrà la proprietà su questi possedimenti padovani. In che senso Giotto opera una rivo luzione tra le pareti della cappella in cui si rinchiude per due anni, dal 1303 al 1305? Ne parliamo con Giuliano Pisani, filologo classico e studioso di storia dell’arte e del mondo antico, a cui si deve nel 2010 la proposta di candidatura della cappella e degli altri siti affrescati padovani del Trecento a essere riconosciuti come Patrimonio Mondiale dell’Unesco, proposta che ha trovato accoglienza nel 2021. Professor Pisani, che tipo di ri voluzione è quella messa in at to da Giotto nella Cappella degli Scrovegni? Il linguaggio della pittura è comple tamente rivoluzionato. Per la prima volta si affacciano il realismo, la pro spettiva che scandisce i piani della narrazione creando profondità, la rappresentazione architettonica dello spazio. Passioni e sentimenti non so no più dissimulati: Giotto li dipinge sui volti dei personaggi divini e uma ni. Pietà, tristezza, gioia, dolore sono espressi con un’attenzione minuzio sa ai dettagli e un uso magistrale del colore che ha anche una forte valen za simbolica. Si può affermare che esista una partitura teologico-filosofica negli affreschi padovani? Certamente ed è anche un unicum nella storia della pittura sacra. Giot to è un artista geniale, ma la com plessità teologica nella Cappella degli Scrovegni presuppone una guida che ho identificato nel teologo agostinia no Alberto da Padova, cui si deve an che il raffinato disegno filosofico-te ologico dell’ultimo registro, quello dei Vizi e delle Virtù. Vi si rappre sentano sette coppie di virtù, le car dinali e le teologali, che sono la cura dei vizi opposti, secondo la dottrina agostiniana della terapia dei contrari: Stultitia-Prudentia, Inconstantia-For titudo, Ira-Temperantia, Iniusticia-Iu sticia, Infidelitas-Fides, Invidia-Ca ritas e, infine, Desperatio-Spes. Non c’è nulla di simile in nessun altro luogo sacro. Va ricordato che a Pado va Giotto lavorerà pochi anni dopo in collaborazione con uno studioso laico, Pietro d’Abano, che gli ispirò il ciclo astrologico del Palazzo della Ragione, andato distrutto nell’incen dio del 1420. Come si snoda la storia? La narrazione parte dalla lunetta in alto sull’arco trionfale e si dipana a spirale discendente lungo il regi stro superiore della parete sud con le storie di Gioacchino e Anna, per proseguire, sulla parete nord, con le storie di Maria, dalla nascita al lo sposalizio. Nell’Annunciazione, sull’arco trionfale, Maria e Gabriele sono una di fronte all’altro nel mo mento decisivo della storia dell’u manità: l’annuncio che il Messia si incarnerà nella giovane. Subito sot to, nella Visitazione, si ha la prima percezione della presenza del Salva tore in grembo a Maria. Il secon do registro della parete sud ospita le storie di Gesù, dalla Natività alla Strage degli innocenti, passando per scene celebri come l’Adorazione dei Magi e la Fuga in Egitto. Sulla pa rete nord Giotto dipinge l’episodio di Gesù tra i dottori, cui fanno se guito il Battesimo nel Giordano, le Nozze di Cana, la Resurrezione di Lazzaro, l’Ingresso a Gerusalemme e la Cacciata dei mercanti dal Tem pio. Dieci quadrilobi intervallano i riquadri con scene tratte quasi sem pre dall’Antico Testamento, con una funzione anticipatoria dell’episodio Sisuccessivo.ritornasull’arco trionfale dove è dipinto il tradimento di Giuda, che avvia la storia della Passione, mor te e resurrezione di Gesù, illustra ta nel terzo registro della parete sud (dall’Ultima cena al Cristo deriso) e della parete nord fino all’Ascensione, che chiude il capitolo terreno della vita di Gesù. L’ultimo riquadro, la Pentecoste, raffigura la discesa dello Spirito Santo sugli apostoli e segna la data di nascita della Chiesa. Nel percorso del quarto registro, quello già ricordato dei Vizi e delle Virtù, l’uomo, in nome del libero arbitrio, è chiamato a scegliere il proprio desti no e a coltivare la speranza di poter essere accolto tra i Giusti. Il gran dioso Giudizio Universale occupa tutta la controfacciata. Terrificante la rappresentazione delle efferatez ze che tortureranno per l’eternità i dannati, secondo la concezione me dievale dell’Inferno. In alto due an geli arrotolano il cielo come fosse un tappeto e lasciano intravedere le por te trapunte di gemme della Gerusa lemme celeste. Dopo le parole illuminanti del pro fessor Pisani non ci resta che immer gerci nel sublime della Cappella degli Scrovegni, in una narrazione ricca di significati, simboli, spunti di rifles sione, per fare un’esperienza com plessa, un viaggio dentro di noi al la ricerca del valore e del significato che diamo alla vita. Circondati dalle Virtù e dai Vizi che ci ricordano che siamo piccoli uomini imperfetti, ma che il riscatto è possibile, se crediamo nella giustizia e nell’amore. Sotto la luce blu del cielo stellato che ci pro tegge e ci ristora. Dove e quando Cappella degli Scrovegni, Piazza Eremitani 8, Padova. Orari: 9.00-19.00. Ingresso: max 25 persone per 15 www.cappelladegliscrovegni.itminuti.
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Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXV 16 agosto 2022 azione – Cooperativa Migros Ticino CULTURA 35
Schwa e altre inclusioni, mettiamo ordine Dibattito ◆ Il linguaggio inclusivo; un tema già molto alla moda, che vive di questi tempi un fervore editoriale del tutto eccezionale Stefano Vassere Si ha la certezza di pronunciare ormai un’ovvietà dicendo che il tema dell’at tuale sociolinguistica italiana è oggi quello del linguaggio inclusivo, specie nel suo «perimetro» del linguaggio ri spettoso del genere. Il panorama è fit to e non è difficile trovare nei cataloghi di questi mesi un’abbondanza di no mi e titoli; tra i nomi, brillano quelli di Vera Gheno, Fabiana Fusco, Andrea De Benedetti, Massimo Arcangeli, Cecilia Robustelli, Barbara Carneva li e molti altri. Per i titoli risalta una certa tendenza alla baruffa, soprattut to tra i favorevoli allo schwa (il simbo lo che si vorrebbe promuovere in luogo della morfologia maschile neutra e so vraestesa) e i contrari, tra i sì-schwa e i no-schwa. In questo senso titoli sonori come La lingua scema: Contro lo schwa (e altri animali) di Massimo Arcange li o Così non schwa. Limiti ed eccessi del linguaggio inclusivo di Andrea De Be nedetti non possono certo essere con siderati dei tentativi di conciliazione. È proprio questo sobbollire del dibat tito a invitare a mettere un po’ di ordi ne; anche se, come visto, pacatezza e precisione parrebbero non stare molto di casa da queste parti della disciplina, dove albergano piuttosto le polemiche, l’aggressività e, qua e là, l’odio (in Rete soprattutto).Primacosa è stabilire l’elenco del le differenze; quella di genere è solo una delle possibili discriminazioni, il cui catalogo accoglie (osserva Ve ra Gheno) «il sesso biologico, l’iden tità di genere, l’orientamento sessua le, l’etnia, la religione, la disabilità, la neurodiversità, l’età, il corpo, il ca rattere e …i soldi». È evidente a tutti che un linguaggio inclusivo dovrebbe tendere alla non esclusione di catego rie spesso profondamente diversifica te. Un secondo aspetto da osserva re è il rapporto tra lingua e società: è la società a determinare il maschi le neutro, il linguaggio irrispettoso e tutte quelle dannose asimmetrie o è al contrario un cattivo linguaggio a ro vinare la società e a renderla esclusi va? Il dibattito è vecchio tanto quanto la linguistica e non lo risolveremo in queste righe; è però ragionevole con cedere che le radici dell’ancien rég ime linguistico sono chiaramente ex tra-linguistiche. E se risulta al giorno d’oggi ancora innaturale usare parole come chirurga o direttrice d’orchestra è perché la società dei parlanti non ha storicamente ritenuto che queste fos sero professioni «da donna» e non ne ha prevista un’etichetta, con tutte le conseguenze del caso. Terzo problema: chi lo fa? Chi deve incaricarsi di promuovere il lin guaggio inclusivo e con quali mez zi? Le istituzioni, i media, un’autorità linguistica, i diretti interessati? L’e sperienza di questi anni è disorien tante: gran parte del libro di Mas simo Arcangeli (quello con il titolo «scorretto» qui sopra) è dedicato a quanto si sia pasticciato in una sede istituzionale come l’Università ita liana; per quanto riguarda i media, è forse troppo esigere scelte comuni e uniformi, e d’altronde chi fa qualco sa lo fa spesso a modo suo; la ricer ca linguistica, l’abbiamo visto, tende un po’ al litigio. Restano i/le diretti/e interessati/e dalla discriminazione; che però nemmeno loro sono sempre d’accordo: dice Fabiana Fusco che «spesso sono proprio le donne a non accettare la declinazione al femmi nile delle parole, invocando modelli linguistici maschili nella convinzione che adottarli equivalga a raggiunge re uno status di maggiore considera zione sociale». Esemplare (ma se ne trovano altri) è il noto caso della di rettrice d’orchestra Beatrice Venezi e della dichiarata preferenza per la for ma maschile della sua stessa qualifica professionale.Disicurosi tratterà non tanto di cambiare la realtà sociale, che va un po’ dove vuole, quanto di agire sulle sensibilità, diffondere consapevolez ze, mettere in atto una sorta di «con sacrazione della collettività» che, a un certo punto e come una sorta di pote re morbido, farà parlare i suoi parlan ti avendo rispetto di tutto e di tutti. Solo lì le parole dell’inclusione (meno la sua grammatica) stoneranno meno e ci sembreranno un po’ più naturali.
Una passione per l’Inghilterra dell’età georgiana Pubblicazioni ◆ Classe 1985, originaria dello Staffordshire, Susan Stokes-Chapman ci racconta Pandora, il suo romanzo storico Blanche Greco Un libro per evadere dalla calura esti va inseguendo sogni e miti, cercan do l’avventura e le emozioni attraver so le sottigliezze di una penna ricca d’immaginazione come quella di Su san Stokes-Chapman che con Pando ra, ha debuttato qualche mese fa sulla scena letteraria inglese, imponendo si con questo romanzo storico che ha avuto un ottimo successo, tanto da dominare a lungo le classifiche e ve nire pubblicato in mezzo mondo, e in Italia da Neri Pozza (nell’immagine un dettaglio di copertina). Al centro della trama, nella Lon dra georgiana del 1799, c’è Dora, bella ragazza ventenne, il cui vero nome è Pandora come la protagonista dell’o monima leggenda, perché per i suoi genitori, Elijah ed Helen Blake, ar cheologi e antiquari famosi, quella fa vola antica nascondeva una parte di verità anzi, secondo loro era una sorta di puzzle che se risolto li avrebbe por tati al nascondiglio del vaso più ce lebre e temuto dell’antichità e quindi alla più grande scoperta della loro esi stenza. Ed è così che in questa ricer ca, a cui dedicavano con passione la maggior parte del loro tempo, finiro no col sacrificare la vita durante una campagna di scavi in Grecia, quan do Dora era ancora molto piccola. Fu, dissero i giornali dell’epoca, un im prevedibile incidente che però sollevò grande sorpresa e molti sospetti nei circoli degli antiquari londinesi, do ve si sussurrava di mani assassine, ma anche di oscure maledizioni legate al mitico vaso. Un libro che è un gial lo-archeologico basato su molti fat ti storici realmente accaduti, ma an che un romanzo di formazione e una storia familiare ambientata con molta attenzione ai particolari nella società inglese del XVIII secolo, come ci ha raccontato Susan Stokes-Chapman in una recente intervista telefonica: «È stato un azzardo calcolato l’idea di mescolare il mito greco di Pandora con la Londra di fine settecento per ché, se da un lato non ero sicura di avere l’abilità e le conoscenze per am bientare un intero romanzo nell’anti ca Grecia, dall’altra ho sempre avuto la passione per l’Inghilterra dell’e ra Georgiana, quella di Orgoglio e pre giudizio per intenderci, dove l’antica Grecia era di gran moda. Basti pen sare al design dell’epoca, o all’archi tettura dove le colonne doriche erano il motivo dominante delle ville e degli edifici importanti di Londra, mentre nella gioielleria imperava la filigra na intrecciata con pietre preziose ed era in gran voga presso la nobiltà e la buona società colta dell’epoca, col lezionare cammei, anche questi nel disegno di origini greche e romane, nonché antichi vasi greci. Perciò mol ti dei personaggi chiave del romanzo sono antiquari, archeologi, avidi col lezionisti realmente esistiti e famosi come la stessa Lady Hamilton ed era no grandi viaggiatori e ricchi amanti di antichità, alcuni di loro anche solo per essere alla moda e sfoggiarli nel proprio rinomato salotto. Ovviamen te nel romanzo verità e finzione s’in trecciano, ad esempio la tuta e lo sca fandro da palombaro che io descrivo nell’episodio del prologo, esistevano già dal 1790, anche se non erano così diffusi. Tuttavia nella trama ho sal vaguardato la veridicità di molti degli eventi che racconto limitandomi a ri camarci attorno». Il libro, oltre ad essere un’accura ta descrizione della nobiltà londinese, dei loro passatempi e del loro modo di vivere in epoca georgiana, riesce an che a fare un colorito quadro della vita della capitale a quel tempo ricostrui ta dall’autrice attraverso le cronache e le mappe della città del XVIII seco lo, o i libri di vari storici come Dan Cruickshank e Lucy Worsley, rac contando con efficacia i problemi dei suoi abitanti: da quelli che affliggeva no la borghesia emergente, alle diffi coltà dei meno abbienti alle prese con la miseria, le insufficienti condizioni igieniche e le malattie. Ma il risvol to più curioso e divertente riguarda le donne e la condizione femmini le che ci appare subito molto moder na e pragmatica a quell’epoca, come ci conferma Susan Stokes-Chapman: «In epoca Giorgiana della pruderie vittoriana non c’era più neppure il ri cordo, il sesso per le donne dell’epoca era considerato quasi una moneta di scambio e benché la mia protagoni sta, Dora, non sia di estrazione eleva ta, diciamo che ha “respirato” quella libertà di idee e di costumi caratteri stica della Londra dell’era georgiana e che è al centro di diversi famosi pam phlet molto diffusi all’epoca, che im mortalavano il comportamento indi pendente delle donne della capitale». E Pandora è un romanzo che parla molto di donne, con l’intento di dare a ogni personaggio femminile una ri balta in cui mettersi in luce con pre gi e difetti perché, come ci racconta l’autrice, persino nei miti greci le don ne sono state sempre relegate in ruoli di secondo piano, o addirittura sono loro le «cattive», o le «sciocche» che causano le disgrazie della storia, come succede con Pandora che per curiosità aprì il vaso sacro affidatole, liberando tutti i mali del mondo, mentre solo la speranza restava sul fondo. Pandora è un’affascinante digressione storica, un romanzo dalle molte attrattive che s’inserisce di diritto nella moderna narrativa inglese, come ci conferma Susan Stokes-Chapman: «Mi piac ciono i romanzi di Sarah Perry e di altre scrittrici contemporanee che la vorano sul romanzo storico, ma amo Jane Austen e Charlotte Brontë, il cui Jane Eyre resta uno dei miei libri pre feriti. Perciò non resisto al fascino del romanzo gotico ottocentesco». I let tori sono avvertiti. Bibliografia Pandora, Susan Stokes-Chapman, Neri Pozza, Milano, 2022
impressionistica della poesia potrebbe distinguere due categorie fondamentali a partire dal coefficiente di sensibilità fonetica de gli autori: fonosimbolisti contro conte nutisti. Mettiamo Pascoli, Baudelaire e Orelli contro Leopardi, Carducci e Pasolini. Ma la dimensione sonora in poesia va vista piuttosto come un fiu me carsico che attraversa epoche e stili e ogni tanto risale in superficie. Non è certo questo il campo in cui si possa ra gionare in termini assoluti. E che dire di un poeta come Montale, non ascri vibile tra i sensibili alla phoné, con un incipit aspro e percussivo come «Ar remba sulla strinata proda»? D’altron de Giorgio Orelli ci ha insegnato da par suo che a volerlo cercare, un sostra to fonosimbolico lo si può trovare per fino in autori insospettabili. Queste e altre considerazioni sono contenute in un volume sorprendente dal titolo L’incanto fonico. L’arte di di re la poesia. Sorprendente poiché a di spetto del titolo non si tratta di un sag gio, né di un manuale didattico a uso delle scuole teatrali, né della testimo nianza di un percorso artistico. Ma che cos’è allora questo volume accolto nel la prestigiosa collana einaudiana «Gli struzzi»? Lo definirei una fusione – in candescente a giudicare dallo spasmo dico bisogno di comunicare dell’autri ce – tra aforismi e brevissimi poemi in prosa attorno al dire la poesia. Un pro ferire che diventa pro-ferire, cioè pro nunciare i suoni in tutto il loro poten ziale incanto sonoro per risvegliare nell’ascoltatore il portato magico della vera poesia. Come uno spartito musi cale che chieda di essere eseguito, per l’autrice ogni grande poesia attende il dicitore capace di richiamare in vita i suoni sepolti nella pagina e tramutar li in vibrazioni («ogni poesia implora un respiro che la dica»). La forma so nora del verso, secondo l’autrice, non è solo la sua veste, ne è proprio l’essen za, «una formula magica schiacciata in un Benchélibro». possa apparire eccentrico e a tratti divagante, in realtà il libro è logicamente strutturato in capitoli che indagano tutte le dimensioni di que sta affascinante liturgia che è la paro la poetica: il silenzio, la voce, il respiro, il ritmo, lo studio a memoria, l’am plificazione, l’emozione del pubblico (Mariangela Gualtieri vanta una lunga esperienza di reading poetici). Il volu me per altro sfiora questioni dibattu te da sempre, come la (in)traducibilità poetica, la fusione originale di parola cantata, musica e danza (il legame pri migenio tra suono e musica è rimasto nella terminologia poetica come un re siduo irrelato: canzone, sonetto, madri gale, ballata…), la vexata quaestio del la retorica nella poesia, la sua valenza euristica… Ma qui, come accennato, non importa dibattere teoricamente, importa testimoniare l’esperienza viva, nella carne della poesia (a tal punto che a volte la tensione lirico-ermeneutica si agglutina in una sintassi disossata). Questo febbricitante elogio del si gnificante («l’abissale calco d’origine» scrive l’autrice) richiama dunque la ne cessità di tornare ad auscultare i testi rifuggendo dal frastuono di fondo dei nostri tempi. Un invito che riecheg gia una considerazione già espressa da Giovanni Pozzi: «Le parole devo no essere fasciate dal silenzio». Nel suo percorso di ascesi dell’attenzione ver so i suoni Mariangela Gualtieri sfrut ta con sapienza l’amplificazione della voce per giungere, durante le sue lettu re, all’intimità plurima di un sussurro condiviso con centinaia di persone. Un procedimento comune, certo, che in passato ha raggiunto performance me morabili attraverso le voci di Ungaret ti o Carmelo Bene, o le modulazioni virtuosistiche di Dario Fo in Mistero buffo. Per non parlare di due lettori su blimi come Giovanni Raboni e Sandro Lombardi. Ma ciò che cerca l’autrice, dotata di un orecchio ipersensibile, è la dimensione sacrale della poesia. D’altro canto l’apprendimento a memoria a cui viene esortato il lettore non ha nulla di strumentalmente uti le (non si badi a chi dice che serve ad allenare la mente come un muscolo). È invece un rito iniziatico da riservare alla grande poesia. Poter far risuona re le terzine dantesche dentro di sé ha una valenza catartica «che ’ntender no la può chi no la prova». Un libro con una tesi troppo auda ce? Forse. Ma lo stesso Orelli, per tor nare ancora a lui, pur così radicale nel le sue analisi (questo libro gli sarebbe certo piaciuto), avvertiva la necessità di trovare «un juste milieu» nella “caccia” ai valori fonosimbolici in letteratura. Chi scrive, ciò nonostante, è convinto che il fruscio dell’onda che si infrange sul bagnasciuga dica incessantemen te «thalassa», cioè «mare». Almeno in Grecia. Bibliografia Mariangela Gualtieri, L’incanto fonico. L’arte di dire la poesia Torino, Einaudi, 2022.
(Youtube)unpalcoGualtieriMariangelasuldurantesuoreading. Disponibile da: MOBI LE * Promozione valida dal 9.8. al 12.9.22. Tutte le condizioni e i dettagli relativi a quest’offerta limitata sono disponibili su m-budget-mobile.ch/mini. PERL’ABBONAMENTOBUDGETMINI.9.50INVECE DI 19.–50% di riduzione sul tuo abbonamento mobile.* • Chiamate e SMS illimitati • 2 GB di dati al mese 0800 684 m-budget-mobile.ch684 Annuncio pubblicitario
Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXV 16 agosto 2022 azione – Cooperativa Migros Ticino CULTURA 36 La forma sonora del verso, una formula magica schiacciata nel libro
Pubblicazioni ◆ La poetessa e scrittrice italiana Mariangela Gualtieri ci regala un meraviglioso testo sul dire poesia Manuel Rossello Quando veniva invitato in una scuola per parlare di poesia, Franco Loi sce glieva una parola a caso, poniamo «se dia» e chiedeva a un allievo di ripeterla come un mantra. Dopo qualche secon do nell’aula si cominciava a percepire qualcosa di magico: il significato si of fuscava fino a svanire, mentre emerge va, pura e rimbombante nella sua es senza primigenia, la catena sonora del significante.Unasuddivisione
Quando la povertà mostra il suo volto Leggete la storia di Javier: caritas.ch/javier-i
Nel celebre duetto d’amore tra Bru nilde e Sigfrido sarà il cavallo a con tendergli la donna; Grane sa che Bru nilde perderà il suo status di guerriera e lui stesso le sue doti, e cerca di strap parla a Sigfrido, ma invano. L’inaugurazione con Tristan und Isolde è stata «salvata» dal direttore dell’Osi, Markus Poschner Nel Crepuscolo degli dei Sigfrido e Bru nilde hanno un figlio, Sigfrido non be ve la pozione che dovrebbe fargli per dere la memoria, scatena una scena degna del Truman Capote di A san gue freddo per rapire la sua ex-amata e condurla in sposa a Gunther – uno dei momenti più riusciti dell’allestimento – e muore ucciso da Hagen sul fondo della piscina dove Alberich ha rapito il bambino all’inizio della vicenda. Per capire il progetto di Valentin Schwarz occorre, ahinoi, leggere il programma di sala e ascoltare i po dcast in cui si racconta il suo Ring Si scopre che la lotta al cambiamento climatico è uno dei temi forti del re gista. Nello spettacolo non ce ne sia mo accorti. Le sue intenzioni sono interessanti, ma la loro traduzione in scena è inadegua ta e insufficiente. La narrazione pro cede per via aneddotica e contraddit toria, ispirata dalle serie tv, circoscritta alla vicenda familiare, senza portare una visione più ampia. Sul piano musicale e vocale è sta to il festival delle sostituzioni. L’i naugurazione con Tristan und Isolde è stata «salvata» da Markus Poschner, direttore dell’Orchestra della Sviz zera italiana, che ha raccolto critiche lusinghiere e che a Bayreuth ha già da tempo intrapreso un percorso che certamente non finirà qui. Citiamo il Wotan dell’ultimo atto della Valchiria, interpretato da Michael Kupfer-Ra decky (intervenuto in soccorso dell’in fortunato Thomas Konieczny) che è stato nel Götterdämmerung un Gun ther di straordinarie doti interpretati ve. Non dimentichiamo l’inossidabile Albert Dohmen (Hagen), la voce me ravigliosa di Lise Davidsen (Sieglin de), Georg Zeppenfeld, (cattivissimo Hunding), Okka von der Damerau (Erda) e Christa Mayer (Fricka). Infi ne abbiamo vissuto momenti memora bili con il Festival open air, serata ma gica con orchestra, cantanti e direttori del festival nel parco del Festspielhaus, da ripetere negli anni a venire. Dove e quando Bayreuther Festspiele fino al 1. www.bayreuther-festspiele.deSettembre. Un dellamomentoValchiria. (© Nawrath)EnricoFestspiele/Bayreuther
Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXV 16 agosto 2022 azione – Cooperativa Migros Ticino CULTURA 37
Javier Pinto, 46 anni, Bolivia, ha un reddito sostenibile malgrado la crisi climatica e non deve più abbattere alberi in Amazzonia.
Enfant sans prodige Teatro d’opera ◆ Con il nuovo allestimento di Der Ring des Nibelungen lo scorso 25 luglio si è aperto il Festival di Bayreuth Sabrina Faller C’era grande attesa per il Ring di Va lentin Schwarz, inizialmente previsto per il 2020, rimandato a causa della pandemia e ora finalmente in scena, un Ring senza pace, se anche Pieta ri Inkinen ha dovuto rinunciare al la direzione d’orchestra, bloccato dal virus. Ringraziato Cornelius Meister per avere preso in mano l’impresa e averla condotta con crescente con vinzione, non v’è dubbio che questo sia l’Anello di Schwarz, giovane regi sta austriaco che da oltre dieci anni lavora nei teatri tedeschi allestendo opere dei più vari autori. Vena iro nica se non addirittura comica, pre dilezione per un teatro d’opera lega to alla contemporaneità, questo è il suo primo Wagner e lo affronta insie me al fedele scenografo Andrea Coz zi. Schwarz ha 33 anni, tanti quanti ne aveva Chéreau quando realizzò il celeberrimo Ring del Centenario nel 1976. Ma le analogie finiscono qui. Schwarz intende narrare la storia di una grande famiglia allargata, dove i legami familiari, già complessi nella mitologia wagneriana, si fanno ancora più fitti Questo nuovo allestimento fornisce fin dal primo tassello, Das Rheingold, alcuni elementi, troppo pochi tutta via, per mettere a fuoco il progetto del regista. L’idea forte è che l’oro (e poi l’anello) sia un ragazzino – unico ma schio in una nidiata di femmine – che Alberich rapisce e che educa a sua im magine, ovvero a diventare un bullo, e poi un delinquente. Die Walküre si apre su uno scenario quasi tradizio nale, la «capanna» di Hunding, dove il padrone di casa si affanna a ripristi nare l’elettricità, quando la luce sal ta per colpa del temporale. Ma c’è un particolare: quando Siegmund e Sie glinde si incontrano, lei è già visto samente incinta, dunque chi è il pa dre del bimbo che nascerà? Più avanti scopriremo che il padre di Sigfrido è Wotan. Tutto questo, unito alla let tura di qualche nota del regista, ci fa capire che Schwarz intende narrare la storia di una grande famiglia allarga ta, dove i legami familiari, già com plessi nella mitologia wagneriana, si fanno ancora più fitti fino a tessere una trama nuova, che il pubblico de ve imparare a scoprire. Wotan e Alberich, ad esempio, sono fratelli gemelli come Siegmund e Sie glinde. Per volontà di Schwarz, Freia si suicida e assistiamo nella Valchiria al suo funerale. Di conseguenza la fa miglia di Wotan perde il dono dell’e terna giovinezza che i frutti di Freia garantivano e le valchirie diventano signore nella sala d’aspetto di un chi rurgo plastico, con nasi e volti rifatti e fasciati. Il regista si diverte e noi con lui. Il bebè di Sieglinde viene conse gnato a uno sconosciuto che seguirà Brunilde sulla rocca dove giacerà cir condata da fiamme: si tratta del ca vallo di lei, Grane. Dopo l’ultimo commosso dialogo tra padre Wotan e figlia Brunilde, sul finale il regista az zarda un incontro tra Wotan e la mo glie Fricka, che propone un brindisi al marito. Ma Wotan indossa il cappello da viandante e se ne va. Il tema del conflitto generaziona le è molto forte nel Ring, sia nel rap porto tra Wotan e l’amata ma disob bediente Brunilde (anche se in realtà Brunilde disobbedendogli esegue la vera volontà del padre), sia, anzi so prattutto, nella figura di Sigfrido e nel suo rapporto con il detestato tuto re Mime e con il «padre» Wotan. Nel terzo tassello della Tetralogia, il regi sta lo sottolinea vistosamente: i vecchi sono malati, e i giovani devono – loro malgrado – accudirli. In scena un let to da ospedale ospita l’anziano Fafner, un montascale è presente nella fuci na di Mime, a cui viene regalata una stampella. Mime è un povero vec chio bisognoso di badante, e tocca a Sigfrido svolgere questo ruolo. L’eroe si scontra anche con il «padre» Wo tan e lo sconfigge una volta per tutte. Al regista piace anticipare la presenza di personaggi il cui ingresso è previ sto più tardi nel libretto, e questo non solo accentua l’idea di una grande sa ga familiare, in cui tutti sono parenti, ma confonde e mischia i buoni con i cattivi assimilando gli uni agli altri. Nel secondo e terzo atto è presen te, muto ma in azione, il giovane Ha gen, che aiuta Sigfrido a uccidere Mi me, e di nuovo torna in scena Grane.
Fare la cosa giusta
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La musica nel cuore in fiamme Cinema/3 ◆ I due giovani cineasti francesi Caroline Poggi e Jonathan Vinel hanno presentato il loro nuovo film nella sezione Corti d’autore del Locarno Film Festival Tommaso Donati «Voglio far brillare ciò che non riu sciamo più a vedere». Con queste pa role la protagonista di Il faut regarder le feu ou brûler dedans (Bisogna guar dare il fuoco o bruciare in esso) cerca di spiegare attraverso una voce off poe tica e malinconica i motivi che l’han no spinta a trasformarsi in una piro mane, che quotidianamente accende il fuoco a ogni angolo di una campa gna torrida della Corsica. Seguendo un movimento circolare che al termi ne riprende la scena iniziale, l’attrice, interpretata da Caroline Poggi, pren derà anch’essa fuoco, inclinando la finzione nell’onirico. Il Locarno Film Festival accoglie per la prima volta questo duo e si rivela come da tradi zione luogo ideale per scoprire opere e sguardi che stanno rivoluzionando il cinema contemporaneo. Quello che più colpisce in questo film, è soprat tutto l’uso della musica e del suono. Musica che avvolge la protagonista e abbraccia lo spettatore sin dalla scena d’apertura, in un’atmosfera elettroni ca ai confini con il musical. Si verrà anche visivamente invasi per 18 minu ti dal fuoco che si presenta sotto for ma reale e digitale sullo schermo. Un film ultra contemporaneo sempre in bilico tra cinema e arte; tra realtà e finzione. Finzione strettamente lega ta ai videogiochi e al mondo parallelo di internet. Il film non solo include musica, ma instaura delle collaborazioni con mu sicisti, che vi appariranno anche sot to forma di performance. Si formano melodie dell’abbandono, della desola zione, melodie del fuoco, della poten za delle fiamme. Musiche elettroniche di artisti come Merely e Aestum, do minate da una malinconia strazian te, e poi armonie interpretate nel film da artisti sperimentali come Bendik Giske, Pan Daijing e lo stesso Jona thanUnaVinel.nuova onda di fuoco non sta invadendo solo la terra, ma anche il ci nema, un cinema quello di Poggi/Vi nel, che pur essendo autoreferenziale, rimane rivoluzionario. La coppia è co me se si sdoppiasse nella creazione, un film nel fuoco e sul fuoco che domina una provincia dove la presenza umana è limitata.Chiguarda questo film e il cine ma di oggi in generale non è più un semplice spettatore, ma il fruitore di una sperimentazione del tempo e del le immagini, di cui il duo è maestro, cioè di capovolgere il nostro univer so dominato dalla tecnologia e render lo delicato.Unmontaggio quasi aleatorio por ta alla distruzione di quello che esi ste. La memoria dei due cineasti si fa corpo e guida questo montaggio, una memoria d’infanzia, di giochi e feste sotto il sole, dove poco più lontano si scorgeva il fumo alzarsi verso il cielo, dell’ennesimo incendio estivo che di vorava i campi. Alla vista di quel fumo non c’era paura, ma meraviglia, come fosse uno spettacolo per i bambini. Si sviluppa quindi un rapporto intimo tra cinema e infanzia, un rapporto che esiste da sempre, sin dall’invenzione di questa arte. I registi modificano di continuo anche la loro forma cinematografica, e si muovono tra un passato al quale ancora si rivolge lo sguardo e un futu ro pieno di immaginazione, di violen za e di amore. Il faut regarder le feu ou brûler dedans sembra un film simbolo di una società destinata a scomparire o non essere vi sta, ma che attraverso il potere della musica, del suono e della forma cerca di sopravvivere. Diventa così un’opera ottimista per il cinema, anticipatrice del futuro, sia nei contenuti tematici, sia nello stile. Uno stile personale che diventa specchio dell’universale.
Petites, una sorpresa Cinema/1 ◆ Buono l’esordio di Julie Lerat-Gersant Nicola Mazzi Spesso, nei festival, le piccole perle, le devi cercare perché sono nascoste e non ammiccano con poster allu sivi o grazie a titoli di giornali. Ma quando le trovi, anche se sono ancora grezze e imperfette, ne sei conten to. Alla 75esima edizione del Locar no Film Festival mi è capitato con Petites di Julie Lerat-Gersant (nella foto), alla sua prova d’esordio. Il film racconta il difficile viaggio di un’a dolescente, Camille (una bravissima Pili Groyne) alle prese con una gravi danza inaspettata e non voluta per la quale, anche a causa di una madre ir responsabile e immatura, deve essere collocata in un Centro di accoglien za per madri adolescenti. Classe 1983 e originaria di Caen, Lerat-Gersant è arrivata tardi al cinema, perché la sua carriera si è finora sviluppata in campo teatrale. In questo film si no ta – oltre a una grande forza emotiva, un ottimo controllo sia della materia trattata sia della tecnica usata (aspetti rari nelle opere prime). Signora Lerat-Gersant come è nata l’idea? Ho passato molto tempo nei Centri d’accoglienza per madri adolescen ti dove ho coordinato alcuni atelier di scrittura creativa: un’esperienza che mi ha toccata profondamente e mi ha spinta a volerla raccontare. Come è stato lavorare con delle gio vani ragazze? Davvero appassionante. Hanno mol to amato la sceneggiatura che cono scevano alla perfezione. Tra di noi abbiamo parlato molto, sin dal ca sting, per creare un gruppo che fun zionasse al meglio. E quando le chia mavo erano delle frasi del tipo: « Allez les petites, sur le plateau!». Credo che il titolo arrivi appunto anche da quella complicità. Grazie al loro impegno abbiamo potuto anche improvvisare sul set e questo è stato molto impor tante per il realismo del film. Come mai l’unico personaggio ma schile che emerge è il giovane fi danzato della protagonista? Sono partita da un nucleo centra le che è il binomio figlia-madre, un connubio molto chiuso e dannoso per la ragazza. Un legame che solo un elemento esterno come il fidan zato poteva rompere. Ecco, lui ha appunto questo ruolo e mi piace il fatto che non sia il solito maschio alfa o un bad-boy, ma è un giovane solare, modesto e presente malgrado tutto. È la mia speranza per un futu ro migliore. Ci sarà un seguito a Petites? (ride) No, non credo, ma mi appas sionano i legami famigliari. Con cal ma, visto che ho terminato Petites a giugno, sto già pensando ai miei prossimi progetti che si baseranno su questo tema. Lei arriva dal teatro, come è stata la sua prima esperienza sul set? Bellissima e da ripetere. Questo è un piccolo film con un budget da 1,2 milioni di euro e una troupe limi tata. Limiti che hanno comportato una grande fase preparatoria. Il film ha un altro fil rouge, più sotterraneo, la musica elettronica. Qual è la sua funzione? Mi fa piacere sottolineare questo aspetto perché la colonna sono ra è creata da Superpoze. Una band normanna come me che amo mol to: hanno potuto adattare la loro musica sia ai luoghi, che conoscono bene, sia ai vari stati d’animo della protagonista, che mutano di minuto in minuto. Secondo lei esiste una Nouvel le Vague del cinema femmini le francese? Credo di sì e me ne compiaccio. In questo momento molte registe, sce neggiatrici e tecniche si stanno fa cendo strada in un campo che stori camente è stato molto maschile. Ciò comporta, oltre a una visione diversa della realtà, l’analisi di temi differen ti come quello del mio film. È dav vero un bel momento che dobbiamo cavalcare, proprio come un’onda.
Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXV 16 agosto 2022 azione – Cooperativa Migros Ticino CULTURA 38
Non è stato epico Cinema/2 ◆ Cosa ci resta della 75esima edizione Nicola Falcinella La festa del Locarno Film Festival è di certo riuscita. Su cosa resterà dei film si ragionerà con calma. L’obiet tivo principale, riportare pubblico e addetti ai lavori sulle rive del La go Maggiore, è stato raggiunto. Ma per quanto riguarda le pellicole, so prattutto di Concorso internaziona le e Piazza Grande, resta l’impres sione che non sia stata un’annata memorabile.Traipiù convincenti c’è Skazka (Fairytale) del russo Aleksander Sokurov. Il cineasta rivelato proprio da Locarno nel 1987 e consacrato con il Pardo d’onore del 2006 ha costru ito un’allegoria sul potere collocan do i protagonisti del momento più buio della storia europea del Nove cento in una sorta di limbo nel quale non ci si pente e non si scontano pe ne. Tra i giovani registi ci sono pia ciuti Carlos Conceição che con il suo Nação Valente (Tommy Guns) riflette sull’esperienza coloniale parlando di Angola (nella foto cast e troupe del film), Alessandro Comodin con Gigi la legge, commedia dai risvolti tragici, e l’azero Hilal Baydarov con Sermon to the Fish. Matter out of Place invece è il do cumentario perfetto per il Pardo ver de, un lavoro sul ciclo dei rifiuti di grande efficacia cinematografica e vero interesse contenutistico firma to dall’austriaco Nikolaus Geyrhal ter. Tra le opere più stravaganti, forse più pretenziose che riuscite (e pre senti in numero fin troppo abbon dante), meritano Piaffe di Ann Oren, Human Flowers Of Flesh di Helena Wittmann e l’unico svizzero in ga ra, De noche los gatos son pardos di Va lentin Merz. In prima mondiale spicca il sim patico romanzo di formazione senti mentale Piano piano di Nicola Pro satore nella Napoli dello scudetto di Maradona, il toccante svizzero-bel ga Last Dance di Delphine Lehericey con un vedovo che si dà alla danza per onorare una promessa alla moglie, e il delicato Semret debutto della ticinese Caterina Mona presto nelle sale. Tra i Cineasti del presente, tito li come l’ucraino How Is Katia? di Christina Tynkevych o l’america no A Perfect Day For Caribou di Jeff Rutherford avrebbero meritato il concorso principale.
trattaImmaginedalfilm.
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I preferiti in frigo: convenienti, ricchi di proteine e pepati Formaggi e latticini Migros Ticino Novità bio: formaggio svizzero 15 g di proteine per vasetto 1.95 invece di 2.30 GottardoCaseificio per 100 g, confezionato 15% a pasta semidura con pepe 2.60 Formaggio a pasta semidura al pepe Bio edizione limitata, ca. 200 g, per 100 g, confezionato 20x CUMULUS 2.65Novità Müesli proteico Chiefs banana-kiwi 180 g 20x CUMULUS Novità Tutti gli yogurt M-Classic in confezioni grandi e multiple per es. Bacche di bosco, 1 kg, 1.90 invece di 2.40 20% 5.65 invece di 6.70 Panna intera UHT Valflora, IP-SUISSE 2 x 500 ml conf. da 2 15% 2.10 invece di 2.65 Formaggella della Leventina per 100 g, confezionata 20% 5.–invece di 6.40 La Vache qui rit Original, 2 x 192 g conf. da 2 21%
Offerte valide solo dal 16.8 al 22.8.2022, fino a esaurimento dello stock.Migros Ticino 6.80 invece di 8.50 Büscion di capra 200 g 6.8020% invece di 7.30 Il Burro panetto, 2 x 250 g conf. da 2 –.50diriduzione 4.–invece di 5.–Le Gruyère grattugiato, AOP 2 x 120 g conf. da 2 20% 1.15 invece di 1.45 Tilsiter dolce ca. 250 g, per 100 g, prodotto confezionato 20% 2.95 invece di 3.95 Manouri Xenia 200 g 25% PIÙ RISPARMI 2.15 Latte intero UHT IP-SUISSEM-Budget, 2 l 1.65 Grana M-BudgetPadano 350 g, confezionato 1.90 inMozzarellafiloneM-Budget 400 g
25%7.50 invece di 14.85 Palline cioccolatodi Frey, 750 g assortite, al latte finissimo o Giandor, in conf. speciale, per es. assortite 49% Chips Zweifel 175 g o 280 g, disponibili in diverse varietà, per es. Paprika, 280 g, 4.70 invece di 5.70 1.–di riduzione
5.95 invece di 7.50 Snack Vaya Zweifel Bean o Protein, per es. Bean, 2 x 80 g conf. da 2 20%
Per spuntini croccanti, buonissimi e dolci Dolce e salato 18 tavolette dicioccolato singolecon ripieno Biscotti freschi discoletti, nidi alle nocciole o biscotti al cocco, per es. discoletti, 3 x 207 g, 5.80 invece di 8.70 conf. da 3 33% cremosoripieno Tavolette di cioccolato Chocoletti Lindt al latte o alle nocciole, 5 x 100 g, per es. al latte, 8.95 invece di 12.–conf. da 5
Biscotti Créa d'Or croccantini alle mandorle, kipferl alla vaniglia o florentin, per es. croccantini alle mandorle, 3 x 103 g, 7.75 invece di 11.10 conf. da 3
5.50 Millefoglie con glassa di zucchero bianca in conf. speciale, 6 pezzi, 471 g Hit
3.8030% invece di 4.80 Magdalenas M-Classic al cacao o al limone, per es. al cacao, 2 x 225 g conf. da 2 20%
Amate da sempre Bevande Offerte valide solo dal 16.8 al 22.8.2022, fino a esaurimento dello stock. 4.50 Snickers in conf. speciale, 10 + 2 gratis, 600 g5.40Hit Twix in conf. speciale, 10 + 2 gratis, 600 g Hit 7.95 invece di 14.–Succo M-Classic,multivitaminicoFairtrade 10 x 1 litro conf. da 10 43% Tutto l'assortimento Vitamin Well 500 ml o 6 x 500 ml, per es. Reload, 500 ml, 1.75 invece di 2.25 22% 10.20 invece di 20.40 Cornetti Fun alla vaniglia e alla fragola insurgelati,confezione speciale, 16 pezzi, 16 x 145 ml conf. da 16 50% 9.90 invece di 14.20 Rivella rossa, blu o refresh, 6 x 1,5 l, per es. rossa conf. da 6 30% 7.75 invece di 12.95 Orangina Original o Zero, per es. Original, 6 x 1,5 l conf. da 6 40% LO SAPEVI? L'Orangina, creata nel 1935 con il nome di «Naranjina» dal chimico spagnolo Dr. Trigo, fu presentata a una fiera a Marsiglia come «bibita presentavasuccoaddizionatanaturaledianidridecarbonica,prodottacond'aranciaepolpadifrutta».Giàall'epocasiinunabottigliadivetrochericordavaun'arancia. consegnato!Ordinato,migros.ch
Pizze dal forno a legna Anna's Best prosciutto & mascarpone o prosciutto, in conf. multipla, per es. prosciutto & mascarpone, 2 x 420 g, 9.95 invece di 13.90 conf. da 2 28%
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3.45 Müesli croccante al cioccolato fondente Alnatura prodotto bio/vegano, 500 g 20x CUMULUS Novità
Tutto l'assortimento di müesli Farmer per es. Croc ai frutti di bosco, 500 g, 2.95 invece di 3.70
Con ingredienti naturali esenza additivi Ricco di fibre, croccante e con una nota
Creme spalmabili alla frutta Alnatura bio, perfragolalampone,oalbicocca,es.lampone,420 g
Bontà da gustare a fette, in ciotola o in barattolo Scorta
Sun Queen noci miste o mirtilli rossi, per es. Miscela di noci, 600 x 400, 9.– invece di 13.50 conf. da 3 33%
2.95 Barrette CoconutApplePure&NaturalSponserCinnamono per es. Apple Cinnamon, 50 g 20x CUMULUS Novità Gnocchi alla caprese o fiori al limone e formaggio fresco Anna's Best in conf. multiple, per es. gnocchi, 3 x 400 g, 8.90 invece di 14.85 conf. da 3 40%
Caffè M-Classic, in chicchi o macinato per es. caffè in chicchi Gastronome, 1 kg, 8.75 invece di 12.50 30%
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Preparato di spezie per pesce Grünberg bio, 48 g, in vendita nelle maggiori filiali 20x CUMULUS Novità 4.80 Preparato di spezie per patate dolci Grünberg bio, 70 g, in vendita nelle maggiori filiali 20x CUMULUS Novità 4.80 Preparato di spezie per feta e tofu Grünberg bio, 37.5 g, in vendita nelle maggiori filiali 20x CUMULUS Novità
Maionese con senape, senape, maionese o salsa tartara M-Classic per es. salsa tartara, 2 x 265 g, 2.65 invece di 3.80 conf. da 2 30%
Nuove spezie bio in barattolini di carta sostenibili Tutti brodi Knorr in barattolo per es. estratto vegetale a basso contenuto di grassi, 250 g, 6.80 invece di 8.80 a partire da 2 pezzi di2.–riduzione
Offerte valide solo dal 16.8 al 22.8.2022, fino a esaurimento dello stock.
Pomodori pelati o triturati Longobardi per es. pomodori triturati, 400 g, –.95 invece di 1.20 20%
Tutti i tipi di aceto Giacobazzi per es. aceto balsamico di Modena IGP, 250 ml, 6.60 invece di 8.30 4.4020% invece di 5.90 Rigatoni o spaghetti Garofalo per es. rigatoni, 2 x 500 g conf. da 2 25%4.80
Oggetti pratici per la casa e intimo comodo Varie Protegge i capi delicati durante il lavaggio Con Gore-Tex: impermeabile eal contempo traspirante 99.90 invece di 179.–Scarpa escursionismoda da donna Lowa Taurus Pro Gore-Tex numeri 38–41, il paio 44% 8.95 Set per la pulizia dei pavimenti in microfibra 3 pezzi, il set 6.95Hit Vasca da bucato Tilda il pezzo 8.95Hit Sacco per biancheria set da 4 Hit 12.95 Slip a vita bassa da donna bio disponibili in diversi colori e motivi, tg. S–XL conf. da 4 Hit 24.95 Slip da uomo bio disponibili in nero o blu marino, taglia S-XL, in vendita solo nelle maggiori filiali conf. da 10 23.95Hit invece di 48.15 Detersivo Elan, 7,8 kg Active Powder o Color Powder, in conf. speciale, per es. Active 50% 21.95 invece di 27.90 Detersivi Elan in conf di ricarica, per es. Summer Breeze, 2 x 2 l conf. da 2 9.9521% Calze da uomo bio disponibili in nero o antracite, nelle taglie 39-42 o 43-46 Hit
Ingredienti naturaliper bucato, superficie stoviglie puliti Pellicola salvafreschezza, foglio d'alluminio o carta da forno Tangan per es. carta da forno N° 33, FSC®, 3 x 15 m, 5.– invece di 7.50 conf. da 3 33%
Offerte valide solo dal 16.8 al 22.8.2022, fino a esaurimento dello stock.
Tutto l'assortimento di alimenti per gatti Exelcat e di snack per gatti Dreamies per es. menu croccante al manzo, 950 g, 3.50 invece di 5.–a partire da 3 pezzi 30% Tutti i tovaglioli, le tovagliette e le tovaglie di carta Cucina & Tavola, FSC® (senza prodotti hit), per es. tovagliolo giallo sole, 33 cm, 30 pezzi, –.90 invece di 1.50 a partire da 2 pezzi 40% Tutti i pannolini Pampers (escluse le confezioni multiple), per es. Premium Protection, taglia 1, 24 pezzi, 6.– invece di 8.95 a partire da 3 pezzi 33%Tutto l'assortimento di prodotti Hygo WC per es. Ocean Clean, 750 ml, 2.35 invece di 3.50 a partire da 2 pezzi 33% Detersivi e detergenti Seepje per es. detersivo solido per lavastoviglie a mano limetta e menta, il pezzo, 4.95 20x CUMULUS Novità
Assorbenti Always Ultra in confezioni speciali, per es. Normal Plus, 38 pezzi, 5.35 invece di 6.70 20% Rasoio usa e getta Gillette Venus Sensitive 3 pezzi Hit
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Fiori e giardino Offerte valide solo dal 16.8 al 22.8.2022, fino a esaurimento dello stock. Consiglio: tagliare in obliquo gli steli e metterli in acqua fredda 7.95 Shampoo o balsamo Pantene Pro-V Repair & Care o Volumen Pur, per es. Repair & Care, 2 x 500 ml conf. da 2 Hit 11.95 invece di 14.95 Bouquet Surprise Midi M-Classic disponibile in diversi colori, per es. arancio-verde, il mazzo 20%10.95 invece di 12.95 Crisantemi M-Classic tono su tono mazzo da disponibili10,in diversi colori, per es. bianchi-rosa-verdi, il mazzo 15% Shampoo o balsamo Pantene Pro-V per es. balsamo Repair & Care, 2 x 200 ml, 5.30 invece di 7.60 conf. da 2 30% Carta igienica Tempo, FSC® Premium, Deluxe o Classic, in confezioni speciali, per es. Premium, 24 rotoli, 14.75 invece di 24.80 40% 6.–invece di 10.35 Salviettine igieniche Tempo, FSC® camomilla o aloe vera, per es. aloe vera, 3 x 42 pezzi conf. da 3 42% Shampoo Head & Shoulders per es. Classic Clean, 2 x 500 ml, 10.95 invece di 14.60 conf. da 2 25%
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