Azione 32 del 06 agosto 2018

Page 1

Cooperativa Migros Ticino

G.A.A. 6592 Sant’Antonino

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXI 6 agosto 2018

Azione 32 M sho p alle pa ping gine 31 -37 / 5 2-57

Società e Territorio Ottimisti o pessimisti: il modo con cui vediamo la vita ci condiziona ogni giorno

Ambiente e Benessere La pediatra specializzata in ginecologia Patrizia Tessiatore commenta il rapporto del Consiglio federale che ritiene efficace l’attuale educazione sessuale scolastica

Politica e Economia Gli Stati Uniti stringono il cerchio attorno all’Iran

Cultura e Spettacoli A trent’anni dalla morte di Basquiat, un libro ne ripercorre la breve, intensa esistenza

pagina 9

pagina 5

pagina 16

pagina 25

Un Pardo dai molti volti

Stefano Spinelli

alle pagine 26-27

Imperi, visioni, modelli che cambiano di Peter Schiesser Mentre l’America di Donald Trump fatica a trovare 30 miliardi di dollari per costruire un muro con il Messico che la protegga dagli immigrati, la Cina di Xi Jinping investe a piene mani miliardi di dollari per realizzare una nuova Via della Seta che la congiunga all’Europa e all’Africa attraverso il Medio Oriente – fra i 500 e gli 8’000 miliardi di dollari, a seconda se si sommano i progetti che espandono il progetto al Pacifico, all’America Latina e all’Artico. È così che muore un impero? È così che ne nasce un nuovo? Le ragioni di una decadenza e di un’espansione sono molteplici, complesse, che si sommano nel tempo, e non sono riducibili a poche benché significative cifre e immagini. Tuttavia, alla base di un impero c’è sempre una visione, un modello che vuole essere imitato, un progetto unificante, e oggi si deve pur ammettere che il sogno americano sta impallidendo nel resto del mondo, mentre molti paesi e governanti si sentono attratti dal sogno cinese. E la Belt and Road Initiative, la nuova Via della Seta cinese, è lo strumento perfetto per rendere concreta la visione geopolitica della nuova Cina.

È ancora difficile da interpretare, questa visione: è la base di una strategia imperialista? È un modo per esportare il surplus produttivo (nelle costruzioni, nella logistica) e per assicurare lavoro a ditte e lavoratori cinesi all’estero? È un’operazione di marketing politico che tende anche a nascondere le sotterranee divisioni interne alla società cinese? Probabilmente, è un po’ di tutto questo. Sta di fatto che questo colossale progetto politico-economico non può essere ignorato, qui in Occidente, anzi va capito il più a fondo possibile per sapere come rapportarvisi. Ricordiamoci che, secondo le cifre ufficiali, le future Vie della Seta coinvolgeranno 70 Stati, con una popolazione di 4,8 miliardi di persone, che contribuiscono al 65 per cento del Prodotto interno lordo mondiale (21 mila miliardi di dollari). Certo, quando si constata che Paesi come Sri Lanka, Montenegro, Laos, Maldive, Kirgisistan cadono nella trappola dell’indebitamento (la Cina presta i capitali per realizzare le infrastrutture che le servono e se ne impossessa se il debito non viene onorato), perché vengono realizzare opere che non saranno mai redditizie per quei paesi (seminando il sospetto che qualche governante ci guadagni a scapito della propria popolazione), il disegno imperialista sembra

evidente. Ma c’è dell’altro, qualcosa di più sottile, anche culturale: per decenni in Occidente abbiamo creduto che nel mondo le persone volevano libertà, diritti politici e umani, poiché con quelli sarebbe arrivato anche il benessere economico, in realtà oggi nel mondo sono molte le persone e i paesi che sono disposti a rinunciare a libertà, civili e politiche, di cui in passato non hanno mai veramente beneficiato, pur di avere più benessere. Se il soft power americano si è basato molto anche sullo stile di vita americano propagandato dal cinema e da altri media, come pure su strutture internazionali che facevano propri i valori etico-politici occidentali, il soft power alla cinese non compete sullo stesso piano e si concentra piuttosto sul modello di crescita economica che uno Stato autoritario è in grado di realizzare per uscire dalla miseria e far nascere un nuovo impero. E poi, si sa: una visione e un progetto accattivante richiamano subito anche sostegno dall’esterno; la Belt and Road Initiative è un organismo aperto ai finanziamenti internazionali, che stanno già arrivando. Con Trump, invece, gli Stati Uniti si stanno chiudendo al mondo e sembrano puntare quasi soltanto sulla supremazia militare che ancora vantano. Ma questa non basta per mantenere un impero.


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 6 agosto 2018 • N. 32

2

Attualità Migros

M Lorenz Brügger direttore della Ferrovia del Monte Generoso

I nuovi gerenti delle filiali Migros Ticino

Nomine Il nuovo dirigente è entrato a ricoprire il ruolo lo scorso 2 agosto, mentre

il suo predecessore, Francesco Isgrò, è rimasto in azienda Dall’aprile 2008 Lorenz Brügger, in veste di responsabile della Direzione di Media Migros, ha guidato con successo 130 collaboratori in un contesto di mercato dell’editoria estremamente complesso. Lorenz Brügger ha iniziato la sua carriera nel ramo del turismo: oltre a diversi titoli di studio e di postformazione, egli vanta anche un EMBA (Executive Master in Business Administration) in «General Management» conseguito presso la Scuola universitaria di economia di Zurigo (Hochschule für Wirtschaft Zürich – HWZ). È sposato, padre di due figlie ormai adulte e vive con la famiglia in Ticino. «Grazie anche al “Fiore di pietra”, la grandiosa opera architettonica di Mario Botta inaugurata un anno fa, la Ferrovia del Monte Generoso ha un grandissimo potenziale di sviluppo; si tratta in effetti di una delle escursioni più amate della Svizzera. Lorenz Brügger ha davvero tutte le carte in regola per realizzare grandi cose e io gli auguro tanto successo», afferma Sarah Kreienbühl, responsabile del Dipartimento Risorse umane, comunicazione, cultura e tempo libero e membro della Direzione generale della FCM.

Mario Croce

Luogo di lavoro: Filiale di Arbedo-Castione Data di nascita: 2.7.1958 Stato civile: coniugato Animali domestici: due gatti Hobby: viaggiare, il ballo Tre aggettivi per descriversi: ottimista, imprevedibile, estroso Obiettivi nel suo lavoro: professionalità e competenza

ACTIV FITNESS BELLINZONA Viale Stazione 18, tel. +41 91 821 78 70 Orari d’apertura: Lunedì, Mercoledì 07.00 – 22.00 Martedì, Giovedì, Venerdì 08.00 – 22.00 Sabato, Domenica 09.00 – 18.00 Festivi 09.00 – 18.00

Date semplicemente ascolto al vostro corpo.

ACTIV FITNESS LOSONE Via dei Pioppi 2A, tel. +41 91 821 77 88 Orari d’apertura: Lunedì – Venerdì 08.00 – 22.00 Sabato, Domenica 09.00 – 18.00 Festivi 09.00 – 18.00 ACTIV FITNESS LUGANO Via Pretorio 15, tel. +41 91 821 70 90 Orari d’apertura: Lunedì, Mercoledì, Venerdì 08.00 – 22.00 Martedì, Giovedì 07.00 – 22.00 Sabato, Domenica 09.00 – 18.00 Festivi 09.00 – 18.00 ACTIV FITNESS MENDRISIO Piazzale alla Valle, tel. +41 91 821 75 50 Orari d’apertura: Lunedì – Venerdì 08.00 – 22.00 Sabato, Domenica 09.00 – 18.00 Festivi 09.00 – 18.00

Seguici anche su

Ulteriori informazioni sul sito: https://www.migrosticino.ch/activ-fitness


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 6 agosto 2018 • N. 32

3

Società e Territorio Un lungolago di mattoncini L’Associazione Silug, specializzata nelle riproduzioni con il LEGO di costruzioni architettoniche reali, si propone di replicare il Borgo di Ascona

Meglio ottimisti o pessimisti? Due atteggiamenti che possono condizionare il modo con cui ci rapportiamo agli avvenimenti della nostra vita pagina 5

pagina 4

Il senso di colpa è importante

Psicologia Alcune ricerche anglosassoni

stanno rivalutando la funzione sociale di un’emozione che, soprattutto nei bambini, insegna a vivere in armonia con gli altri

Stefania Prandi Anche se nell’immaginario collettivo evoca cattivi pensieri, derivati da retaggi freudiani oppure da condizionamenti religiosi, il senso di colpa è importante per i bambini. Sentirsi in colpa è sicuramente scomodo: è l’equivalente emotivo di indossare una giacca con le tasche piene di pietre. Chi vorrebbe infliggere una pena del genere a un bambino? Eppure è un’emozione importante da conoscere e da esplorare. Negli Stati Uniti e in Canada, come racconta la giornalista Libby Copeland in un recente articolo del mensile «Atlantic», alcune ricerche stanno rivalutando la funzione sociale dello sviluppo del senso di colpa nei più piccoli. Tra le studiose che si occupano di questo tema c’è Amrisha Vaish, ricercatrice in Psicologia all’Università della Virginia. «In genere pensiamo alla colpa come a un’emozione negativa perché ci sentiamo male quando la proviamo» spiega Vaish ad «Azione». Ma come molte emozioni non piacevoli, ad esempio la paura e la rabbia, può avere funzioni positive. «Quando ci sentiamo in colpa per avere fatto del male a qualcuno, ci focalizziamo sul danno che abbiamo causato e questo ci motiva a rimediare e a cercare di sistemare la relazione che abbiamo incrinato». Anche se è difficile stabilire con esattezza l’inizio del senso di colpa, l’età più plausibile sembrano i tre anni. Vaish e il suo team hanno analizzato cosa succede quando i bambini di tre anni rompono inavvertitamente la torre giocattolo di qualcun altro. Dalle osservazioni risulta che si rendono conto di avere commesso un errore e spesso esprimono rimorso e cercano di rimediare. I bambini di due anni, invece, non hanno lo stesso schema di comportamento. Vaish puntualizza: «In uno studio successivo, nel quale abbiamo misurato il livello di agitazione dopo che il gioco è stato distrutto, ab-

biamo visto che comunque i piccoli di due anni mostrano almeno segni psicologici di volere correggere lo sbaglio». Il senso di colpa è importante per lo sviluppo socio-morale dei bambini perché può funzionare come stimolo per una condotta pro-sociale, cioè propensa a buone azioni. Inoltre è un deterrente per comportamenti antisociali. Ne è convinta Renee Patrick, professoressa di Psicologia all’Università di Tampa, in Florida. «Mettiamo il caso che una bambina chiamata Emily parli male di un’altra bambina, Anna, e poi si senta in colpa perché sa che la sua azione è sbagliata e probabilmente farà sentire male la compagna. Martin Hoffman, che nel 2000 scrisse Empathy and moral development (Empatia e sviluppo morale), ha definito questo tipo di reazione “colpa basata sull’empatia”. Questo meccanismo emozionale potrebbe portare Emily a comportarsi meglio: a scusarsi e a dare conforto ad Anna, oppure a decidere di agire in maniera diversa in futuro». Il senso di colpa può funzionare anche per compensare una mancanza di empatia. Infatti, non tutti i bambini seguono le stesse logiche. Alcuni sono più concentrati su se stessi e sono meno propensi ad assumere le prospettive degli altri, a capire e sentire che cosa provano. Secondo Tina Malti, professoressa di Psicologia all’Università di Toronto, sono vari i fattori che incidono sulla capacità di provare simpatia (e la sua «cugina» più stretta, l’empatia) e di preoccuparsi, ad esempio, per chi è meno fortunato. «Le figure di riferimento del bambino hanno un ruolo importante in questo senso dato che la simpatia emerge presto nella vita. Adulti sensibili e reattivi favoriscono un senso di comfort e di sicurezza che serve come base per lo sviluppo della sensibilità» spiega Malti ad «Azione». Anche l’attenzione potrebbe essere una discriminante. Alcuni bambini sono più capaci di interessarsi a chi gli sta vi-

Uno stato d’animo spiacevole, ma istruttivo. (Marka)

cino e al mondo esterno. «Un altro elemento è l’interazione frequente e positiva con i coetanei che aiuta a insegnare a rispondere in modo appropriato ai bisogni altrui». I genitori possono favorire lo sviluppo della capacità di sentirsi in colpa attraverso una tecnica che la professoressa Renee Patrick chiama «induzione». Con questo termine si intende che il genitore è in grado di spiegare al bambino che ha fatto del male a qualcuno e che quindi la sua azione è stata dannosa. Una strategia di disciplina che aiuta i bambini ad immedesimarsi negli altri e può incoraggiare un comportamento pro-sociale, soprattutto se i genitori restano supportivi e mantengono un’attitudine di accettazione dei propri figli. Assolutamente da

evitare, infatti, il mettere alla berlina il bambino attaccandolo sul personale. Non bisogna «togliere l’amore», con frasi come «sei imbarazzante» oppure «vattene via da me», perché potrebbero portare a una forma non salutare di colpa. Il bambino a questo punto può perdere la capacità di concentrarsi sul fatto di avere ferito gli altri e fissarsi sul sentimento di rifiuto e sul senso di vergogna che prova. Come sottolinea Malti, genitori che hanno comportamenti negativi, che minacciano o criticano, così come quelli con un attaccamento insicuro, contribuiscono allo sviluppo di comportamenti aggressivi nell’infanzia e nell’adolescenza. Ci sono molti modi per migliorare lo sviluppo socio-morale. «Essere affettuosi e sensibili con i bimbi può aiutarli

ad imparare a regolare le proprie emozioni e modificare l’atteggiamento. I genitori sono un modello virtuoso se dimostrano di essere in grado di risolvere i conflitti e i problemi interpersonali in modo competente, senza adottare strategie prevaricatrici». Inoltre indirizzare i bambini verso la collaborazione, attraverso attività di gruppo, aiuta a educare alla gentilezza. E sembra sia sempre meglio incoraggiarli con gratificazioni verbali e non materiali, come ad esempio ricompense in denaro. In conclusione, va tenuto comunque conto che genitori e famiglia non sono l’unico fattore determinante nello sviluppo socio-morale dei più piccoli. Ci sono altri responsabili: la genetica, i coetanei, lo status socio-economico e la cultura di riferimento.


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 6 agosto 2018 • N. 32

4

Società e Territorio

Il Lungolago di Ascona in LEGO

®

Modellismo Una singolare iniziativa coniuga architettura e ludologia: ce ne parla il realizzatore Enea Moro

Nicola Mazzi Il Locarnese ha la passione del LEGO®. È il minimo che si possa dire, dopo che nel 2017 erano stati riprodotti la Madonna del Sasso e la Piazza Grande. Quest’anno, ci spostiamo di pochi chilometri e ad avere l’onore di una miniatura in mattoncini colorati è il famoso e apprezzato lungolago di Ascona. Infatti, in queste settimane, parte la costruzione dell’opera che sarà poi esposta per la prima volta – il 13 e il 14 ottobre – in occasione della quarta edizione di Ticino Brick 2018 che si svolgerà appunto ad Ascona. Per saperne di più ne abbiamo parlato con il progettista e presidente uscente dell’associazione SILUG (Swiss Italian LEGO® users group) Enea Moro. «L’idea è nata lo scorso anno, in occasione della presentazione della Piazza Grande di Locarno fatta con il LEGO®, dove la Municipale di Ascona Margherita D’Andrea ci ha avvicinato e ci ha proposto di realizzare questo progetto. In tre mesi abbiamo messo su carta l’idea. Ci sono poi voluti altri tre mesi per raccogliere i fondi necessari alla costruzione (un’operazione realizzata anche attraverso la piattaforma online di crowdfunding: progettiamo.ch) e proprio in queste settimane ci siamo messi all’opera nella costruzione vera e propria che dovrà essere pronta per metà ottobre». A proposito di denaro ricordiamo che la Piazza Grande di Locarno era costata lo scorso anno circa 10mila franchi, ed è quanto si stima sia l’investimento per il modello del Lungolago di Ascona.

Come aggiunge lo stesso Moro è un lavoro di squadra quello che stiamo portando avanti. «Sono circa una ventina le persone coinvolte nella costruzione. E vanno dai ragazzini agli anziani, passando per gli adulti come me». Ma veniamo al progetto vero e proprio e cerchiamo di capire che cosa sarà riprodotto in LEGO®. «L’idea è quella di realizzare una parte del lungolago in scala 1 a 50. Lo spaccato che verrà ricostruito andrà da Piazza Giuseppe Motta 1 fino a Piazza Giuseppe Motta 19 (l’edificio della Gioielleria Tettamanti, per capirci). Il progetto comprenderà anche il campanile e la facciata della Chiesa dei Santi Pietro e Paolo, come anche la piazzetta sul retro del Municipio e la casa Serodine. Senza dimenticare tutti i negozi con le loro insegne e le facciate, anch’esse fedelmente riprodotte nei minimi dettagli». Le dimensioni della costruzione sono piuttosto importanti. Infatti il modellino sarà lungo circa 2,80 metri per inglobare parte del Lungolago, e sarà largo 1, 80 allo scopo di comprendere anche la zona del campanile. Da notare che l’opera sarà suddivisa in più blocchi componibili per essere poi trasportata e montata più facilmente nei vari luoghi in cui sarà esposta. Ma ancora più impressionante è il numero di mattoncini colorati che dovranno essere utilizzati per riprodurre questo scorcio turistico: 100mila pezzi di LEGO®. «I mattoncini arriveranno da tutta Europa, li abbiamo ordinati da una quarantina di negozi, anche perché, visto il

Un rendering digitale del progetto. (silug.ch)

quantitativo, trovarli in un unico shop era piuttosto arduo». Il lavoro, come sa bene chi ha dei bambini e ha a che fare con il LEGO®, è molto impegnativo e lungo. «Per esempio solo per costruire il campanile di Ascona, che è molto dettagliato e ha bisogno di una cura particolare anche per mani esperte come le nostre, ci possono volere almeno una ventina di ore». È un mondo particolare quello dei patiti di LEGO® che coinvolge certamente i bambini, ma anche molti adulti. «È vero, gli appassionati sono molti e di tutte le età. E tendono a riprodurre e a specializzarsi in ambiti diversi. C’è

chi si occupa delle astronavi e segue per esempio la saga di Star Wars, e chi invece ha la mania dei castelli medievali. Personalmente sono portato nel riprodurre edifici, mi diverte molto e dopo la Piazza Grande e la Madonna del Sasso ora sono molto contento di aver progettato e di poter costruire il lungolago di Ascona», aggiunge lo stesso Moro. Il progettista ricorda che il modello, di proprietà dell’associazione Swiss Italian LEGO® Users Group, verrà esposto per la prima volta, come detto, il 13 e il 14 ottobre e poi sarà presente in tutte le esposizioni dedicate al mattoncino colorato in Ticino e al nord delle

Alpi. E verrà, inoltre, messo a disposizione per diverse mostre e fiere nei mesi successivi. «L’idea è quella di mostrarlo a un numero di persone il più elevato possibile». Come rileva lo stesso Moro, la strategia che abbiamo in mente quella di creare un modellino che possa diventare itinerante. «Infatti, lo faremo viaggiare e oltrepasserà i confini nazionali andando in Nord Italia, al Sud della Germania e, forse, anche nella patria del LEGO® e cioè salirà fino in Danimarca. Inoltre, quando non sarà in giro per mezza Europa, il modellino sarà esposto nel Museo di Ascona, alla Casa Serodine. L’idea è di lasciarlo costruito, in questo modo, diventerà a tutti gli effetti un’opera d’arte unica e visibile per tutti i visitatori. Da segnalare pure che non verranno usate colle per fissare i mattoncini, in modo da poter intervenire con aggiornamenti e aggiustamenti anche in futuro». Occorre pure ricordare che anche l’associazione SILUG è itinerante e opera in tutta Europa. Per esempio espone i propri lavori a fiere internazionali come il Model Expo Italy (la più grande fiera italiana di modellismo), dove decine di migliaia di persone appassionate ammireranno, nei prossimi mesi, anche la skyline asconese. Un modo originale per promuovere il turismo locale. Da notare, infine, che per avere altre informazioni su questo progetto e sugli altri lavori realizzati dell’associazione si può visitare il sito internet www.silug.ch. Annuncio pubblicitario

30% di riduzione.

30%

9.80 invece di 14.15 Branches Classic Midi Frey in conf. speciale, UTZ 650 g

Da questa offerta sono esclusi gli articoli M-Budget e quelli già ridotti. OFFERTA VALIDA SOLO DAL 7.8 AL 13.8.2018, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 6 agosto 2018 • N. 32

5

Società e Territorio

Ottimisti e pessimisti alla prova

Sociologia Il pensiero del bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto studiato dalla prospettiva scientifica

Massimo Negrotti Parlando di pessimismo il pensiero va subito alle tesi filosofiche di Arthur Schopenhauer in merito alla sofferenza causata della volontà e dal desiderio che essa genera senza mai poterlo soddisfare in via definitiva, oppure alle posizioni, fra il serio e il faceto, di Edward Murphy di cui è notissima la sentenza secondo la quale «se una cosa può andar male, allora andrà male». Parlando, invece, di ottimismo non si può non pensare alla visione del mondo come creazione perfetta di Gottfried Leibniz, già appartenuta agli stoici e alla filosofia cristiana medioevale.

La prevalenza degli ottimisti è una condizione necessaria per lo sviluppo creativo della società Sul piano sociologico, definendo come ottimismo o pessimismo una visione generalmente positiva oppure negativa della realtà, non è chiaro come oggi stiano le cose. Numerosi sondaggi, anche internazionali, sembrano testimoniare la relativa prevalenza dell’ottimismo, ma con una certa variabilità che dipende dalla situazione complessiva di un Paese. È infatti ovvio che, durante una grave crisi economica o una guerra civile, gli atteggiamenti ottimistici siano meno numerosi. Altrettanto naturale è che i giovani, in linea di massima, siano più ottimisti degli anziani. La prevalenza degli ottimisti ha comunque una funzione sociologica strategica poiché, se prevalessero i pessimisti, una società non progredirebbe in alcun modo, condannata all’inazione e al timore di intraprendere qualsiasi iniziativa. Sul piano professionale, per esempio, senza ottimismo non avremmo alcun ceto imprenditoriale poiché un imprenditore pessimista non avrebbe alcuna propensione ad investire. In effetti, qualsiasi imprenditore non può che essere mosso da atteggiamenti ottimistici dal momento che accetta il rischio nella persuasione di saper comprendere e dominare la complessità degli eventi. In fondo, quanto detto vale anche per ogni professionista perché nessun avvocato, medico o ingegnere evita timorosamente di assumere le decisioni operative che crede opportune. Ciò non significa che, in cuor suo, un avvocato o un medico non intuiscano la situazione disperata in cui si può trovare un cliente o un paziente. Tuttavia, il professionista agirà adottando ogni misura che a suo parere potrebbe generare soluzioni

I giovani in genere sono più ottimisti degli anziani: una mamma passeggia con il suo bambino nel deserto della Namibia. (Marka)

positive anche se poco probabili. Nelle professioni, come del resto in ogni attività di governo, vige insomma una sorta di ottimismo intrinseco, quasi obbligato. Un ottimismo che, invece, non è necessariamente richiesto in attività nelle quali prevalga l’esecuzione di compiti stabiliti da altri. In questa chiave, l’ottimismo può essere collegato alla responsabilità decisionale mentre il pessimismo può essere visto come correlato della mera meditazione sulle cose che non vanno o che potrebbero non andare, senza alcun dovere di stabilire azioni in merito ad esse. È per questo che gli intellettuali, di norma lontani da ogni ruolo decisionale rilevante, sono generalmente più pessimisti che ottimisti. La loro specialità, infatti, consiste nella «denuncia contemplativa» delle manchevolezze o, appunto, dei rischi che questo o quell’evento, questa o quella innovazione, questa o quella tendenza collettiva comportano per una certa società o persino per l’intera umanità. Ad ogni modo è sicuro che l’e-

sasperazione dell’ottimismo sfocia nell’euforia visionaria, per la quale le cose vengono percepite come fossero, per così dire, schiave o al servizio di una iniziativa, di un’idea o di una volontà. Credo che al lettore potranno facilmente venire alla mente personaggi, storici o quotidiani, che ben si identificano con questa sindrome e che hanno dovuto subire, alla fine, la dura lezione della realtà. L’esasperazione del pessimismo, da parte sua, sconfina nell’angoscia paralizzante. Ogni nuovo dato di realtà viene innanzitutto percepito come minaccioso, in grado di introdursi come fattore sinistro di sconvolgimento rispetto allo stato delle cose cui ci si era, peraltro faticosamente, adattati. Accompagnata dall’ansia, questa sindrome produce depressione e, nei casi più gravi, può persino portare al suicidio. In questo quadro si delinea poi il paradosso dell’artista e dello scienziato. Pur in un’estrema varietà tipologica, i creatori di opere d’arte, a causa della loro caratterizzante posizione solita-

ria e spesso innovatrice, nutrono e non raramente esprimono un pessimismo generale nei riguardi dell’umanità ma, nel contempo, credono fermamente, quali ottimisti di prima grandezza, nella propria capacità di conoscere e nella propria potenza espressiva. È probabilmente questa la posizione di Beethoven, certamente assai fiducioso nella qualità delle proprie composizioni, quando sostiene che la musica consente di «…entrare in un più alto mondo che include l’umanità ma che l’umanità non può comprendere». Anche molti scienziati si trovano per definizione lungo una perenne «nuova frontiera», dove nulla è garantito e tutto è affrontato «a rischio». Essi sanno, per una sorta di pessimismo metodologico, che è molto più probabile produrre ipotesi o teorie fallaci piuttosto che vere, ma non si scoraggiano e lavorano con entusiasmo fino alla possibile smentita finale o alla conferma della loro spiegazione degli eventi. Questi paradossi non sono del tutto prerogativa delle due categorie sopra

raccontare i suoi ultimi successi. Melissa Broder nei tweet racconta i suoi insuccessi, le sue sconfitte, le sue paure, i suoi pensieri più intimi e quel che sconvolge è che tutto questo piace, ha un seguito pazzesco. A seguire «So sad Today» sono 650’000 follower tra questi anche diverse star hollywoodiane come Miley Cirus e Kate Perry. A fare breccia sono la sua lapidaria sincerità e il suo umorismo nero attraverso i quali racconta le sue disavventure umane. Melissa Broder è l’antieroina social del nostro tempo che, per le sue idee e il suo atteggiamento, è stata definita un’icona del femminismo triste (Sad Girl Theory) che concepisce la tristezza e la debolezza femminile come atto di resistenza e di liberazione dai sistemi di dominazione maschile. Se il femminismo dice che essere donna

è bello e divertente, il femminismo triste ci dice che è doloroso e che questo dolore unito alla tristezza, alle insicurezze e alle paure non deve essere taciuto anzi, se ne deve parlare per liberare le donne da quell’ansia di prestazione e di successo che oggi opprime le loro vite multitasking e dedite all’apparente perfezione. Ideatrice e promotrice del femminismo triste con un seguito di 24.000 followers su Instagram è la ventiseienne Audrey Wollen, per gli amici tragic queen. Bella, slanciata, capelli rossi mossi e lunghi, occhi azzurri, spopola sul social fotografico grazie alla schiera di selfie che la ritraggono in mille pose e momenti diversi. Per lei che si definisce un’ artista del Web, i selfie di oggi sono come i ritratti su tela del Novecento, e tornando a Melissa Broder e altre donne come lei, la Wollen dice «Quando una donna

citate poiché momenti di ottimismo e di pessimismo si incrociano variamente, lungo l’esistenza, in tutti gli esseri umani, anche se l’uno o l’altro, nel tempo, tendono stabilizzarsi come preponderanti. Comunque, che l’ottimismo prevalga, più o meno marcatamente, si evince anche dalla massiccia presenza di situazioni nelle quali esso prevale surrettiziamente senza che si colgano le contraddizioni in cui ci si imbatte. Come quando giochiamo alla lotteria nella forte speranza di vincere e poi saliamo in aereo contando sul fatto che esso non cada, pur essendo la probabilità dei due eventi grosso modo identica. Nessuno conosce quale sia l’equilibrio quantitativo ideale fra ottimisti e pessimisti in seno ad una società: si può solo ipotizzare che una leggera prevalenza dei primi sia funzionale al suo sviluppo complessivo e che la resistenza dei secondi, se esercitata razionalmente, sia invece funzionale al mantenimento della necessaria stabilità dei suoi fattori fondamentali.

La società connessa di Natascha Fioretti Il social che non ti aspetti e le ragazze tristi Provate a digitare in Google «So Sad Today« (sono così triste oggi) e troverete lei, la ragazza eternamente triste, ansiosa, depressa che è balzata agli onori della notorietà social, e non solo, grazie al suo account Twitter «So sad Today» dal quale per tre anni ha twittato nell’anonimato finché, nel 2015, ha rivelato la sua identità in un’intervista al magazine Rolling Stone. Melissa Broder, classe 1979, di casa a Los Angeles, un Master in belle arti conseguito al City College di New York, scrive per sopravvivere. E pare non se la cavi male visto il seguito della sua rubrica su Vice.com e l’attenzione che ha suscitato con le sue tre raccolte di poesia e i suoi due libri, di cui l’ultimo di recente pubblicazione è il romanzo

The Pisces (I pesci). E poi naturalmente twitta anche dieci volte al giorno cose del tipo «Per una volta sono stata ottimista e non è andata bene», «Piani per il weekend: rimpiangere il passato, temere il futuro», «Quando qualcosa di buono sta per succedere sento che è già passato» e «Tratta tutti con gentilezza ma soprattutto evita tutti quelli che puoi» (30 luglio). Dall’età di 12 anni Melissa Broder soffre di disturbi d’ansia, disturbi alimentari e attacchi di panico. Si dichiara una persona triste e depressa e ha più volte pensato al suicidio. Sopravvivere per lei significa scrivere per tenere sotto controllo le proprie ansie ma anche condividerle senza imbarazzi. Non è insomma una di quelle persone che posta gattini, stucchevoli faccine felici e infinite gallerie fotografiche per

racconta la verità crea nuove opportunità perché altre seguano il suo esempio». Secondo la sua teoria femminista la tristezza delle ragazze dovrebbe essere interpretata come un atto di protesta politica e non come un fallimento personale. Fino ad oggi le ragazze tristi sono state viste come donne passive e quindi escluse dalla storia del femminismo, eppure, dice la giovane instagramer, storia, cultura pop e mitologia sono piene di sad girls come Judy Garland, Sylvia Plath, Virginia Woolf, Marilyn Monroe e Frida Kahlo. Personalmente non sono una fan della tristezza ma trovo interessante questo uso dei social completamente ribaltato in cui non c’è la corsa ad ostentare, ad apparire felice e perfetti a tutti i costi. Chissà, forse un giorno troveremo la via di mezzo, il giusto equilibrio tra l’uno e l’altro.


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 6 agosto 2018 • N. 32

6

Società e Territorio Rubriche

Lo specchio dei tempi di Franco Zambelloni Un’eclissi tra le tante Lo scorso 27 luglio una grande Luna rossastra si è immersa a poco a poco nell’ombra di una spettacolare eclissi. Il fenomeno celeste, ampiamente preannunciato, ha costituito per molti uno spettacolo interessante; magari non coinvolgente come gli eventi estivi di piazza, ma almeno un gratuito dono del cielo. Per millenni, quando ancora non se ne aveva una spiegazione scientifica, le eclissi furono motivo di sgomento: l’oscurarsi del Sole o della Luna evocava l’idea dello spegnersi della luce e della vita. La Luna nelle antiche culture incarnava una divinità femminile: il suo misterioso oscuramento suscitava dunque il terrore di un venir meno della fecondità e del rinnovarsi della vita; lanciava un segnale di morte. Non è certo un caso che nella Bibbia, ogni volta che si profetizza la fine del mondo, la si associ al venir meno della luminosità degli astri: subito dopo la

«tribolazione» degli ultimi giorni «il sole si oscurerà, / la luna non darà più la sua luce» (così nei Vangeli di Matteo e Marco e nell’Apocalisse; ma anche in Isaia, Geremia, Ezechiele). Ancora oggi, anche se il buio che avvolge progressivamente i due grandi corpi celesti non suscita più i terrori e i funesti presagi di un tempo, lo spettacolo dell’eclissi non manca di fascino. Osservando l’eclissi lunare recente vedevo anche giovani e ragazzini col capo levato al cielo; e mi rallegravo che, per una volta almeno, non stessero con il naso chino sullo smartphone (anche se poi molti smartphones venivano subito tolti di tasca e puntati in alto, nel tentativo – poco realistico – di ricavarne immagini da mettere nei social). Voglio però sperare che siano stati molti i giovani che, lasciati perdere i telefonini, si sono abbandonati allo stupore contemplativo: e non solo perché, come dice Aristotele, dalla meraviglia

nasce la filosofia, ma anche perché non sarebbe male che il lento rabbuiarsi del disco lunare abbia fatto sorgere negli osservatori qualche brivido d’inquietudine e qualche riflessione sulla fragilità dell’uomo e dell’intero universo. La scienza d’oggi ci dice che il nostro pianeta ha 4,5 miliardi di anni; questo significa che la Terra ha vissuto il 99,977% della sua esistenza senza godere della presenza dell’uomo. La scienza ci dice poi che una catastrofe planetaria non è affatto improbabile, anche se non è dato prevederne il momento: ad esempio, uno dei mille o più asteroidi di diametro pari o superiore a un chilometro potrebbe entrare in orbita di collisione col nostro pianeta, causando la morte di un quarto della popolazione mondiale; o ancora, potrebbe verificarsi un’altra «supereruzione» vulcanica come quella che circa 74’000 anni fa ricoprì il cielo di una nube di polvere immensa, precipitando la Terra in un’e-

ra glaciale; o, anche, terremoti come quelli che mille anni prima di Cristo e ancora durante il Medioevo rasero al suolo imponenti città… La nostra civiltà occidentale, con l’affermarsi del cristianesimo, è sempre stata una civiltà apocalittica: lo storico Charles Freeman ha potuto rilevare che non ci fu una generazione, dal II secolo in poi, che non abbia pensato che si stessero avvicinando gli «ultimi giorni». Ma oggi gli squilli di tromba e la rottura dei sigilli dell’Apocalisse sembrano dimenticati e rimossi – così come, del resto, non si parla quasi più dell’inferno, che fino a non molti decenni fa costituiva il tema prediletto delle prediche ecclesiastiche (addirittura poi, nel 1999, lo schieramento teologico si spaccò tra chi sosteneva che l’inferno esiste e altri che, pur ammettendone l’esistenza, lo ritenevano vuoto). Il tempo nostro ha rimosso tante paure

ancestrali, ma tende anche a distrarre dalla consapevolezza della fragilità umana. Se da un lato questo può essere gradevole, dall’altro induce al più sfrenato divertissement pascaliano, alla superficiale spensieratezza: mentre la saggezza del passato, almeno fino a Nietzsche, ha sempre insistito sull’importanza di dar valore al tempo, di far contare ogni attimo dell’esistenza vivendolo pienamente. Ma il nostro è tempo di eclissi: non sono solo i cerchi delle meridiane ad essere oscurati dalla fretta convulsa; basta pensare ai tanti libri che denunciano eclissi di ogni tipo: Eclissi dell’intellettuale (Elémire Zolla), Eclissi di Dio (Martin Buber), Eclisse della ragione (Max Horkheimer); e poi, di autori minori, Eclisse della democrazia, Eclissi del lavoro... Sono le tante eclissi che annunciano una civiltà che tramonta: al confronto, che vuoi che sia una Luna che si annera?

anni sessanta, un po’ come era successo tempo prima ai panorami. Tra le ortiche il Pierino incomincia a cristare. La barca non c’è e non è la prima volta. Meno male l’avvista spiaggiata, appena prima dell’entrata dell’orrido. «Se al cati al copi» dice sistemando la barchetta di plastica blu nell’acqua. Si salpa sballottando, io seduto sull’assicella a poppa e il Pierino in piedi che maneggia il bastone come i gondolieri veneziani. Dentro la gola, alla terza bestemmia, con la barca che balla, un po’ mi preoccupo. In quel punto non si aspettava l’acqua così profonda, ci voleva forse un bastone più lungo, mi dice di non muovermi. La paura lieve però presto si fa leggera ebbrezza ; prevale su tutto l’avventurarsi tra ancestrali pareti di roccia tenebrosa. Un filo di luce scende da sopra e illumina la conformazione stratificata del calcare di Moltrasio. Controcorrente penetriamo man mano nell’orrido : ora è talmente stretto che il Pierino, per avanzare, dà con maestria dei colpetti di pertica alla roccia a destra e sinistra. Mossa magica tramandata da un secolo all’altro. A fine Ottocento, lo stesso movimento, l’avrà eseguito Giovanni

Bernasconi, il «Caronte» dantesco di Fogazzaro, per accedere al «rotondo tempio infernale con un macigno nel mezzo, un deforme ambone per la messa nera». Siamo nell’agognata sala del trono ai fianchi del quale scendono due cascatelle spumose. La luce a quest’ora scende dall’alto e accarezza il masso rugoso. A monte si avvista una cascata più copiosa, poco sopra si è unito al Telo, il Lirone. L’orrido di Osteno (277 m) è bellezza pura, esoterica, catartica. Ottimo il risotto al pesce persico con i filetti dorati e la salvia adagiati sopra. L’ha consigliato vivamente il Mimmo che ha contribuito all’insperata riscoperta del meraviglioso orrido dimenticato. Il Pierino, tutto fiero, mangia di gusto il risotto e saluta tutti. Oggi il cappellino è nero con ricamato su in oro il nome di una località balneare egiziana in cui non ci è mai stato: Marsa Matruh. Un regalo del Mimmo che nell’orrido non ci è mai stato. «È il più grande rimpianto della mia carriera, ne soffro ancora oggi» confessò Mario Soldati per non aver insistito a imporre ai produttori Alida Valli, al posto della pallida Isa Miranda, come protagonista del film.

sempre cattivo consigliere. Sulle stesse pagine, a onor del vero, un’intervista con Matteo Caratti, corregge il tiro, spiegando, ai concittadini d’oltralpe, lo sconcertante fenomeno Lega: nato, cresciuto e poi «imborghesito», proprio a Lugano. Infine, sempre sul settimanale zurighese, la parola passa a Marco Borradori, figura emblematica di quest’evoluzione leghista, dalle barricate alle poltrone del potere. Per sua natura portato all’ottimismo, questo sindaco sorridente non può, tuttavia, evitare un tormentone del momento: i commerci che non fanno più affari, o addirittura chiudono bottega. E chiedono interventi all’ente pubblico che, in una libera economia di mercato, non può adottare misure protezioniste a oltranza. In realtà, e vi ha accennato lo stesso Borradori, «Lugano non è Londra, Milano o Zurigo». In parole povere, è una piccola città che, attraver-

so le aggregazioni, ha subito un’espansione territoriale persino anomala: una superficie di 75,8 km2, sparpagliata e discontinua, dal lungolago alla Val Colla, a Carona, escludendo Paradiso e Massagno. In pari tempo, negli anni del boom bancario, si sviluppava una mentalità ispirata alla «grandeur», che favoriva l’arrivo dei marchi del lusso internazionali: negozi che, abitualmente, erano di casa in via Condotti, in Bondstreet, sulla Madison Ave. E, al loro seguito, una pletora di negozi e negozietti di settore abbigliamento, sproporzionato rispetto alla popolazione e ai turisti che, oltretutto, a Lugano circolano in canottiera e ciabatte. Si continua ad assistere a una visione deformata delle dimensioni reali una città, adesso di 68,677 abitanti, ai quali, fra luglio e agosto, si propongono 500 cosiddetti eventi. Un record, ispirato a una grandezza: illusoria.

Passeggiate svizzere di Oliver Scharpf L’orrido di Osteno La prima volta me ne aveva parlato un antiquario di Lugano. Da Lugano, ai tempi, partiva un battello al giorno per Osteno dove l’orrido era una grande attrazione, oggi caduta in rovina. Lì ci avevano girato una scena madre di Malombra (1942). C’era anche un crotto all’entrata, mentre un barcaiolo attendeva i visitatori per condurli romanticamente dentro l’orrido. Solo con questa barchetta e una lunga pertica si poteva penetrare nelle gole per ammirare «la sala del trono» come la chiama Fogazzaro in Malombra (1881). Romanzo

dal quale è stato tratto il film di Mario Soldati e dove un intero capitolo – senza toponimi, a differenza dei tanti sulla riva opposta della Valsolda di Piccolo mondo antico portato sul grande schermo sempre da Soldati – è dedicato alla visita dell’inconfondibile orrido. Al bar, un pomeriggio di fine maggio, appena parlo di orrido, il barista chiama il Pierino. Piccoletto, berretto dell’Heineken, bermuda jeans fatti in casa. È l’ultimo barcaiolo dell’orrido sfruttato turisticamente dal 1878 al 1968 e citato anche in una poesia di Pirandello del 1896. Tuttora proprietà privata, «della famiglia del Marescial Dotto» mi dice il Pierino. Mi porta dentro ma non è il momento, «c’è la piena, troppa acqua». Perdipiù è pericoloso entrare dopo tante piogge, vengono giù sassi, tronchi . In agosto, «prima de mesdì», quando la luce entra da sopra e illumina «l’altare». E così, un mattino ai primi di agosto, dal battello Lugano-Porlezza sbarco di nuovo a Osteno che con Claino, qualche tornante più in su, forma il comune di Claino con Osteno. «Il Pierino non si è ancora visto, di solito a quest’ora è già qui» mi dice il Mimmo, gestore sici-

liano del bar del Porto che mi indica la stradina dove abita. Lo incrocio prima, per strada. Ci accordiamo per le undici e mezza al bar. L’orario ideale per essere dentro l’orrido è mezzogiorno e mezza, afferma oggi. Una signora si ferma a salutare il Pierino e ricorda con nostalgia quando c’era il crotto : «andavamo lì al fresco a mangiare il salame, che bello, un peccato». Stivaloni alti da pescatore in mano, il Pierino arriva al bar dove mi sono scolato due chinotti alla faccia della canicola. Prima del ponte, un lucchetto apre un cancello arrugginito che ci introduce nell’antico accesso consueto, costeggiando la sponda destra del Telo di Osteno che sfocia laggiù nel lago di Lugano. Classe 1942, una vita a fare il muratore in Ticino, con cura sceglie un bastone di carpino. Arriviamo alla chiusa scassata che creava il laghetto dov’era ormeggiata la barchetta di legno. Costruita apposta con due prue, come la canoa, per entrare nella gola stretta erosa in milioni di anni dal torrente, adesso in periodo di magra. Il crottochalet cade a pezzi, il cornicione di legno intarsiato penzola. Il declino incomincia con lo scemare dell’orridomania negli

Mode e modi di Luciana Caglio Lugano: l’inganno della grandezza Parafrasando il titolo di un bel film dei fratelli Coen, Lugano è un paese per vecchi. E non è la solita battuta di un giornalista d’oltre confine che ironizza su quell’atmosfera da casa di riposo, simbolo di una noia tipicamente elvetica. Si tratta di un dato ufficiale, pubblicato nell’opuscolo «Lugano in cifre 2018», che registra una situazione anagrafica reale e, alla città del Ceresio, assegna addirittura un primato sul piano nazionale. Nella categoria dei dieci principali centri urbani, è quello con la più alta presenza di anziani. Ne consegue un’età media di 45,1 anni, sensibilmente superiore, rispetto a Losanna e a Zurigo, dove, fra il 2010 e il ’17, la media è calata da 43 a 38 anni. Mentre, a Lugano, si accentua la tendenza opposta. Ciò che comporta un cambiamento d’immagine, ancora in fieri, che stravolge le precedenti. Classica località turistica, persino una sorta di avamposto meri-

dionale, poi efficiente city finanziaria, si ritrova, adesso, con l’etichetta di luogo, destinato a una popolazione, sempre più longeva. Che fa sentire le proprie esigenze: tranquillità, sicurezza, servizi funzionanti e cultura. Ora, è proprio in questo ruolo di «paese per vecchi», che Lugano ha fatto, ampiamente notizia, portando alla ribalta della cronaca una città, toccata più di altre, da un fenomeno di stringente attualità, alle nostre latitudini. Si vive più a lungo e si nasce meno, come avviene appunto in questa bella città: a crescita zero, dal profilo demografico. Comunque, non si arrende. Anzi, si dà da fare, per attirare, con adeguate strutture, studenti, ricercatori, specialisti, in altre parole ospiti qualificati e portatori di vitalità. Si sta, insomma, dimostrando «Un’ anziana innovativa», come l’ha definita Dino Stevanovic, sulla «Regione».

Il tema doveva trovare un particolare risalto nei media d’oltre Gottardo, dove Lugano è stata definita un «Sonderfall», un caso a sé, e non solo in quanto «paese per vecchi». Addirittura un «unicum», per l’assetto politico, come rileva, compiaciuta, la «Weltwoche», in un servizio intitolato «Roccaforte di destra». Sarebbe, infatti, la sola grande città svizzera, governata da un municipio borghese. E gli effetti positivi si vedono. O, almeno, li ha visti Katharina Fontana, autrice di un singolare reportage su una Lugano, non contagiata da una modernità sinistrorsa. E quindi, nelle sue strade, incontra pochi uomini barbuti, pochi zainetti, poche biciclette, nessun ristorante vegano. Ha addirittura la fortuna, beata lei, d’imbattersi in uno «chic d’ispirazione italiana». E via enumerando altre fantasiose amenità, suggerite da uno zelo ideologico che è


Converti i tuoi buoni Cumulus blu al telefono 0848 85 0848 oppure online su www.migros.ch/cumulusextra/it. Qui scopri di più su questa e altre offerte dei partner.

18 IMPIANTI DI RISALITA SVIZZERI CON SCONTI FINO A FR. 49.– Ora andare in montagna è ancora più divertente. In estate e autunno 2018 raggiungere alcune delle vette svizzere più belle è più conveniente con Cumulus Extra. Più informazioni su www.migros.ch/cumulusextra/impianti-di-risalita o direttamente presso le offerte.

fr. 10.– di sconto ADELBODEN www.migros.ch/cumulusextra/adelboden/it

fr. 10.– di sconto FLUMSERBERG www.migros.ch/cumulusextra/flumserberg/it

fr. 10.– di sconto MONTE TAMARO www.migros.ch/cumulusextra/montetamaro/it

fr. 10.– di sconto RITOM-PIORA www.migros.ch/cumulusextra/ritompiora/it

GSTAAD-WISPILE www.migros.ch/cumulusextra/gstaad/it

fr. 10.– di sconto HASLIBERG www.migros.ch/cumulusextra/hasliberg/it

PILATUS www.migros.ch/cumulusextra/pilatus/it

PRADASCHIER CHURWALDEN www.migros.ch/cumulusextra/pradaschier/it

fino a fr. 25.– di sconto

fino a fr. 20.– di sconto ROTENFLUEBAHN MYTHENREGION www.migros.ch/cumulusextra/rotenflue/it

MONTE GENEROSO www.migros.ch/cumulusextra/montegeneroso/it

fr. 15.– di sconto

fino a fr. 20.– di sconto

fr. 10.– di sconto ROSSWEID/SÖRENBERG www.migros.ch/cumulusextra/rossweidsoerenberg/it

AROSA LENZERHEIDE (PIZ SCALOTTAS) www.migros.ch/cumulusextra/arosalenzerheide/it

fino a fr. 15.– di sconto

fr. 10.– di sconto

OESCHINENSEE www.migros.ch/cumulusextra/oeschinensee/it

ALETSCH ARENA www.migros.ch/cumulusextra/aletscharena/it

fr. 10.– di sconto

fino a fr. 20.– di sconto

GLACIER 3000 LES DIABLERETS-GSTAAD www.migros.ch/cumulusextra/glacier3000/it

fr. 15.– di sconto

fr. 10.– di sconto

SATTEL-HOCHSTUCKLI www.migros.ch/cumulusextra/sattel-hochstuckli/it

fino a fr. 20.– di sconto RIGI www.migros.ch/cumulusextra/rigi/it

fino a fr. 49.– di sconto CABRIO STANSERHORN www.migros.ch/cumulusextra/stanserhorn/it

Condizioni di utilizzo: è possibile utilizzare un solo buono per persona/famiglia al giorno. L’offerta non è cumulabile con altre riduzioni. Nelle biglietterie degli impianti di risalita non si accettano buoni Cumulus blu.

GODITI L’AUTUNNO NEGLI ALBERGHI SVIZZERI PER LA GIOVENTÙ OFFERTA

Trascorri le vacanze autunnali in coppia, un weekend lungo con la famiglia o la gita in comitiva in un albergo svizzero per la gioventù. L’offerta comprende romantici castelli e chalet, esercizi in moderno stile urbano e anche ostelli con centro benessere. Prenota adesso e approfitta di qualche giorno di relax in Svizzera a prezzi vantaggiosi grazie a Cumulus Extra.

Converti il tuo buono Cumulus blu da fr. 5.– in un buono partner degli Alberghi Svizzeri per la Gioventù da fr. 20.–. Utilizzabile per una nuova prenotazione di uno o più pernottamenti (con o senza servizi supplementari) negli Alberghi Svizzeri per la Gioventù a partire da fr. 100.–. Ulteriori informazioni: www.migros.ch/cumulusextra/alberghisvizzeri-per-la-gioventu

fr. 20.– di sconto Ostello per la gioventù Interlaken

STICKERKID – E GLI OGGETTI SMARRITI TORNANO INDIETRO OFFERTA

Nei momenti di grande emozione, i bambini perdono facilmente le loro cose. Per esempio all’inizio della scuola. Con le etichette con nome di alta qualità StickerKid, gli oggetti smarriti ritrovano il loro proprietario. Approfitta ora dell’offerta Cumulus Extra e non dovrai più cercare.

fr. 10.– di sconto

Converti il tuo buono Cumulus blu del valore di fr. 5.– in un buono StickerKid del valore di fr. 10.–. Utilizzabile su www.stickerkid.ch con un’ordinazione minima di fr. 30.–. Ulteriori informazioni: www.migros.ch/ cumulusextra/stickerkid/it


20% di riduzione.

20%

20%

NIVEA.ch SU TUTTI I PRODOTTI NIVEA SUN, ESCLUSI GLI IMBALLAGGI MULTIPLI, OFFERTE VALIDE SOLO DAL 7.8 AL 20.8.2018, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK

20%

13.40 invece di 16.80 6.05 invece di 7.60 p. es. NIVEA SUN Kids Spray Solare Idratante FP 50+, colorato 200 ml

p. es. NIVEA SUN Lozione doposole Idratante 200 ml

12.20 invece di 15.30 p. es. NIVEA SUN Latte Solare Idratante FP 30, confezione da viaggio 250 ml

Azione 5.– di riduzione

17.90 17 90 invece di 22.90 p.es. sloggi women ZERO Modal Hipster 5.- CHF di sconto con un acquisto fno a 29.80 CHF

10.– di riduzione

19.90 19 90 invece di 29.90 p.es. sloggi men EverNew Hipster 10.- CHF di sconto con un acquisto a partire da 29.90 CHF

In vendita nelle maggiori fliali Migros. SU TUTTI I PRODOTTI SLOGGI, OFFERTE VALIDE SOLO DAL 7.8 AL 20.8.2018, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 6 agosto 2018 • N. 32

9

Ambiente e Benessere Il viaggio italiano Dalle Alpi, innevate per molti mesi l’anno, alle spiagge infuocate dell’Adriatico

I rischi della scienza L’ingegneria genetica crea mutazioni, il rischio è l’impatto sull’ambiente e la distruzione di specie pagina 11

Il panino americano Un classico del barbecue made in USA, con pollo invece che con carne di maiale pagina 12

pagina 10

Soldi drogati Quanto vale e qual è il reale costo del potere economico generato dallo sport?

pagina 13

Educare all’affettività

Sessualità Secondo il Consiglio federale,

«Le basi scientifiche e professionali in materia di educazione sessuale in Svizzera sono solide, riconosciute sul piano internazionale e approvate dalla grande maggioranza degli esperti. E permettono di avere un approccio adeguato per sostenere bambini e adolescenti durante il loro sviluppo», è la conclusione alla quale giunge un rapporto adottato dal Consiglio federale (CF) quest’anno, in adempimento del postulato Regazzi (del 2014). Questo rapporto si fonda sui lavori di un gruppo di esperti indipendenti che dimostra come le teorie relative allo sviluppo psicosessuale dei bambini e degli adolescenti (cui si riferisce la Fondazione Salute Sessuale Svizzera) godano di un ampio sostegno da parte dei professionisti. Sebbene queste basi scientifiche costituiscano anche un riferimento importante per l’elaborazione dei contenuti dei corsi scolastici di educazione sessuale, il tema stesso non si riduce a un semplice concetto educativo scolastico e non spazia unicamente nell’ambito socioeducativo. L’educazione sessuale globale dei nostri ragazzi, adulti di domani, si interseca in modo più che palese con l’igiene di vita e la salute, di cui è parte saliente e integrante. È molto importante parlare coi ragazzi di sessualità per una lunga serie di motivi che la dottoressa Patrizia Tessiatore, pediatra con perfezionamento in ginecologia pediatrica ci illustra nel suo studio di Lamone: «Innanzitutto, l’età di approccio al tema della sessualità si sta oramai notevolmente abbassando per entrambi i sessi, e si arricchisce di ulteriori sfumature di cui noi adulti dobbiamo tenere conto». La dottoressa si riferisce a temi come la sessualità tra persone dello stesso sesso, all’approccio dell’adolescente di provenienza culturale differente, agli aspetti correlati alla violenza fisico-psicologica legata alla sfera sessuale: «Aspetti di cui purtroppo oggi si parla ancora con difficoltà». Eppure, i benefici nel saper affrontare questi temi sono chiari come spiega il Consiglio federale: «Bambini e adolescenti che hanno beneficiato di un’educazione sessuale sapranno proteggersi meglio da infezioni sessual-

mente trasmissibili e gravidanze indesiderate, sviluppandosi in modo più sano». Per questo, la Confederazione sostiene l’educazione sessuale scolastica in tutta la Svizzera e ribadisce persino che: «Essa fornisce un contributo importante alla prevenzione (...) della violenza sessuale». Questo approccio di apertura e trasparenza della Confederazione su un tema che, come ci conferma la dottoressa Tessiatore, è talvolta ancora un po’ tabù fra gli adulti che si devono rapportare ai ragazzi, ha permesso alla Svizzera di proporre un’educazione sessuale olistica, metodo considerato come «il più pertinente». Un approccio di apertura che non si focalizza solo sulla prevenzione dei rischi: «Si considera che la sessualità non è solamente una questione biologica e si tiene conto delle sue componenti psicologiche, sociali, cognitive, affettive, sensuali, culturali e morali». È un atteggiamento verso un tema importante che è stato analizzato anche da diversi indicatori disponibili in materia di salute sessuale tra i giovani. Da questi studi, secondo il CF, emerge che nel confronto internazionale la Svizzera ottiene buoni risultati: «La frequenza delle gravidanze tra le adolescenti, nonché il tasso di aborti nell’età compresa tra i 15 e i 19 anni sono tra i più bassi al mondo». Sebbene convinte del fatto che l’educazione sessuale costituisca la base per la promozione della salute sessuale, le autorità elvetiche rendono attente sul fatto che questo non significa delegare in toto l’educazione sessuale dei nostri giovani alle Istituzioni: «Essa dovrebbe iniziare nella famiglia e proseguire a scuola a scopo di prevenzione e a garanzia delle pari opportunità». Dunque, secondo il CF, l’educazione sessuale deve essere impartita «ovunque»: «Laddove vivono bambini e adolescenti, a cominciare dalla famiglia e a seguire, ad esempio, nella struttura d’accoglienza per l’infanzia, nell’associazione sportiva o nella colonia di vacanze». Concorde la dottoressa Tessiatore che evidenzia come i giovani, oggi, dispongano di parecchie informazioni derivate in primis da Internet, da amici, dalla scuola e dalla famiglia che, secondo lei: «Negli ultimi anni si è sempre più

Vincenzo Cammarata

Maria Grazia Buletti

Vincenzo Cammarata

le basi scientifiche e professionali delle istituzioni scolastiche in materia di educazione sessuale sono efficaci

aperta verso i figli nel dialogo in tema di sessualità». È pur vero che la famiglia non debba essere il solo perno di un’educazione sessuale chiara, efficace e rassicurante, conclude la specialista: «Spesso gli adolescenti chiedono un aiuto esterno alla famiglia (ndr: anche nello studio medico specialistico, come vedremo nello specifico nel prossimo contributo redazionale): un aiuto che permetta loro di “mettere un po’ di ordine” in tutte queste informazioni». CF, specialista e i gruppi di esperti che hanno redatto il rapporto in materia di educazione sessuale nelle scuole, sono concordi sulla linea comune di offrire ai giovani l’opportunità di esprimersi, accogliendo i dubbi dell’adolescente: «Senza per questo offrire soluzioni “proconfezionate”, ma accompagnandolo alla scoperta di sé», conclude la ginecologa pediatra. Siamo tutti responsabili, dunque, dell’edu-

cazione sessuale dei nostri ragazzi e la Confederazione si assume la sua parte, affermando che la prevenzione di infezioni sessuali, violenza sessuale e la tutela della salute sono di interesse pubblico. Ad esempio: «Il Programma nazionale HIV e altre infezioni sessualmente trasmissibili PNHI definisce le competenze e le mansioni di Confederazione, Cantoni e dei maggiori attori». In questo disegno, la Confederazione sostiene l’educazione sessuale adatta agli stadi dello sviluppo dei giovani, mentre la responsabilità per l’attuazione spetta ai Cantoni. Infine: «Le scuole universitarie professionali formano il personale specializzato e le organizzazioni specialistiche si occupano della garanzia della qualità dei servizi». In conclusione, il CF ribadisce che l’educazione sessuale e l’informazione di bambini e adolescenti fanno perciò

parte dei compiti della scuola e sono descritti nel piano di studi di cui abbiamo riferito: «Essa elabora informazioni scientificamente corrette sulla base di riflessioni pedagogiche e didattiche, e promuove le competenze di bambini e adolescenti».

Video intervista Sul canale Youtube di «Azione» e su www.azione.ch la videointervista alla dott.ssa Patrizia Tessiatore.


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 6 agosto 2018 • N. 32

10

Ambiente e Benessere

Le cento capitali italiane

Viaggiatori d’Occidente Alcune ragioni vecchie e nuove per visitare la vicina penisola

Bussole I nviti a

letture per viaggiare «Sciroccu piscistoccu malanova è proprio la formula che riassume i tre elementi costituenti dello Stretto, la trimurti laica di Messina: lo scirocco che batte sovente lo Stretto, lo stoccafisso alla messinese, cucinato con un bel sugo di pomodori, capperi e olive, e infine la malanova, che rappresenta l’esprit di Messina, la malasorte che ciclica e puntuale sembra colpire la città…».

Claudio Visentin Può un uomo dirsi completo senza aver compiuto il viaggio d’Italia? Per secoli gli Inglesi hanno risposto di no e per questo, anche quando per la penisola era cominciato un lungo declino dopo il Rinascimento, continuarono a mandarci i loro giovani in quella stagione cruciale della vita tra la conclusione degli studi e l’età adulta. Molto è cambiato da quel tempo: nella seconda metà dell’Ottocento il Paese si è unito e modernizzato (tra le proteste di molti viaggiatori, Ruskin per primo), ma le ragioni di fondo di questo viaggio non sono mai venute meno, neppure in anni recenti, quando la caduta del Muro di Berlino e lo schiudersi del mondo globale hanno moltiplicato le possibili destinazioni. Cos’ha dunque di speciale il viaggio italiano? Per cominciare in uno spazio geografico relativamente ristretto (con i suoi trecentomila chilometri quadrati l’Italia è solo al 72° posto nella classifica dei Paesi ordinati per dimensioni) coesistono i paesaggi più diversi: sulle Alpi le montagne innevate per molti mesi l’anno, come in Svizzera, insieme alle spiagge infuocate dell’Adriatico; e poi le colline, i laghi… Infine le cento città: «qui in Italia – la battuta è di Lord Byron – le città sono tutte capitali». E in effetti capitali d’Italia sono state Torino (1861-65) e Firenze (1865-71), prima di Roma. In tempi più lontani (ma le memorie archeologiche sono ancora ben visibili) Milano, Aquileia e Ravenna furono sedi imperiali romane. Ma molte altre – penso a Mantova – sono state capitali di signorie e principati indipendenti, con ambasciatori presso le principali corti europee; e come ogni capitale che si rispetti avevano palazzi, cattedrali, teatri di corte. Ci sono poi storie affascinanti come Sabbioneta, minuscolo regno solo intravisto da Vespasiano Gonzaga a metà del Cinquecento. O Caserta, capitale estiva del Regno di Napoli, con la più bella reggia d’Europa, superiore alla stessa Versailles. In alcune regioni d’Italia sai bene cosa aspettarti. Negli anni Sessanta per esempio la Riviera romagnola inventò il turismo balneare tra bagnini, ombrelloni e canzoni; oggi quella tradizione si rinnova nel Salento della Taranta mentre nell’altro mare, il Tirreno, la Versilia ne propone una versione più raffinata e costosa. Nell’arco alpino si è affermato un turismo sportivo invernale ma i cambiamenti climatici stanno rilanciando i soggiorni estivi; intanto l’antico primato del Piemonte

La Sicilia vista dal treno

Orvieto. (Pxhere)

e della Val d’Aosta è ormai passato alla nuova regione guida, il Trentino Alto Adige. C’è poi naturalmente il turismo nelle città d’arte, a cominciare dal turisdotto Venezia-Firenze-Roma, con un’estensione meridionale tra Napoli e Palermo, quest’ultima Capitale della cultura italiana 2018. Negli ultimi anni a questa lista ristretta di luoghi assediati dal turismo internazionale si sono aggiunte anche le Cinque Terre, divagazione naturalistica in un percorso all’insegna dell’arte. Ma, se chiedete a me, nessuno di questi luoghi incarna da solo l’essenza del viaggio italiano. Certo sono mete imperdibili – chi potrebbe affermare il contrario? – ma proprio per la loro popolarità globale manca quell’elemento di scoperta e di sorpresa essenziale in un viaggio perfetto. Meglio allora addentrarsi nell’Italia interna scendendo lungo la dorsale appenninica, spina dorsale del Paese, da Piacenza sino alla Calabria (e anche oltre, poiché tra le mete più originali sta emergendo l’Appennino di Sicilia, descritto in una nuova guida dell’editore Terre di Mez-

zo: Davide Comunale, Da Palermo a Messina per le montagne. 370 km in cammino lungo le vie francigene della Sicilia). Incastonate in questo vasto territorio, tra boschi e fiumi, vi sono città piccole e medie con una fortissima personalità: penso a Volterra etrusca spalancata sui calanchi o all’incantevole Urbino. Quanti conoscono Orvieto? Fu scoperta dai viaggiatori inglesi partendo da una veduta dipinta da William Turner (oggi alla Tate Gallery). Come vi avrebbe spiegato qualunque raffinato viaggiatore d’Oltremanica, bisogna giungere a Orvieto all’alba dalla via di Viterbo, in posizione dominante sul paesaggio: solo allora il sole levandosi da destra fa scivolare la sua luce lungo i fianchi delle montagne, irradiando il fiume e inondando di luce le balze rocciose su cui sorge la città… Ancora più lenta, profonda e durevole sarà l’impressione per chi viaggia a piedi, lungo la rete dei cammini storici ora meglio definita (www.camminiditalia.it): e dunque la Francigena naturalmente, ma anche la Via degli

Dei, la Via degli Abati, il Cammino di Francesco, la Via di San Benedetto... E poi ci sono i borghi (borghipiubelliditalia.it o le Bandiere arancioni del Touring Club italiano), l’occasione perfetta per esplorazioni enogastronomiche di antiche ricette nei luoghi stessi dove furono inventate, con gli ingredienti cresciuti nel territorio. Qui si tocca con mano l’essenza della civiltà italiana, così come si offre al viaggiatore: la capacità di trovare soluzioni sempre diverse per i concreti bisogni quotidiani, così che ogni luogo ha i suoi strumenti, le sue serrature, i suoi tessuti, le sue carte da gioco, le sue canzoni, in una varietà che non stanca mai. Certo non tutto è bellezza nel viaggio italiano: ci sono troppe costruzioni nuove e brutte, troppi rifiuti abbandonati, troppi randagi (specie al sud), troppa burocrazia… L’elenco potrebbe continuare ma, dopo tutto, questo malessere affligge soprattutto il residente, chi tutti i giorni si confronta con abusi e disservizi, assai meno il viaggiatore che – come scrive Claudio Magris – è soltanto uno spettatore della vita.

Mica facile raccontare la Sicilia. Per cominciare, nonostante la geografia l’abbia collocata al limitare d’Italia, si ha sempre la sensazione che molte domande cruciali potrebbero trovare risposta qui, come scrisse enigmaticamente lo stesso Goethe: «L’Italia senza la Sicilia non lascia immagine alcuna nello spirito. Qui è la chiave di ogni cosa». La Sicilia poi è stata raccontata mille volte e questa stratificazione di narrazioni rende sempre difficile distinguere immagini, stereotipi e realtà. Paolo Merlini, infaticabile «esperto di vie traverse», ci ha provato a modo suo, insieme all’inseparabile compagno di viaggio Maurizio Silvestri. Il risultato è composto da due narrazioni distinte da un diverso carattere tipografico, ma ben accordate e accomunate dalla passione per i cibi, il vino, le storie. Merlini e Silvestri, nostri collaboratori abituali, raccontano soprattutto una Sicilia (intra)vista dal finestrino del treno. Curiosa scelta: I due «terranauti» sono piuttosto esperti di viaggi in corriera. Ma nell’isola proprio il trasporto su gomma, per oscure ragioni (in realtà chiarissime), ha sottratto risorse alla ferrovia. E così in Sicilia il simbolo stesso della modernità propone spesso nelle stazioni un museo a cielo aperto e anche sulle linee principali il viaggio lento, da scelta, diventa necessità. Bibliografia

Paolo Merlini e Maurizio Silvestri, Sicilia Express. Due terranauti in treno tra saperi e gusto, Exorma, 2018, pp.192, € 15,50.

Telepatia collettiva Giochi mentali Il mistero delle associazioni d’idee Ennio Peres Affinché questo gioco abbia una certa efficacia, non deve essere proposto a un singolo spettatore, ma a un pubblico composto da almeno una decina di persone. Modalità di esecuzione

1. Chiedete agli spettatori di disegnare su un foglietto una semplice figura geometrica e di concentrarsi intensamente sul relativo nome. 2. Dopo alcuni secondi, annunciate che siete riusciti a captare telepaticamente quale figura geometrica è stata scelta in maggioranza e dichiarate che si tratta del «triangolo». 3. Verificate, per alzata di mano, che la

maggioranza dei presenti ha effettivamente pensato al «triangolo». 4. Continuate, chiedendo agli spettatori di scrivere un numero intero compreso tra 1 e 10 e di concentrarsi intensamente su tale valore. 5. Dopo alcuni secondi, annunciate che siete riusciti a captare telepaticamente quale numero è stato scelto in maggioranza e dichiarate che si tratta del «7». 6. Verificate, per alzata di mano, che la maggioranza dei presenti ha effettivamente pensato al «7». 7. Proseguite nell’esperimento, chiedendo agli spettatori di scrivere il nome di un colore e di concentrarsi intensamente su tale nome. 8. Dopo alcuni secondi, annunciate che siete riusciti a captare telepaticamente

quale colore è stato scelto in maggioranza e dichiarate che si tratta del «rosso». 9. Verificate, per alzata di mano, che la maggioranza dei presenti ha effettivamente pensato al «rosso». 10. Proseguite ancora, chiedendo agli spettatori di scrivere il nome di un fiore e di concentrarsi intensamente su tale nome. 11. Dopo alcuni secondi, annunciate che siete riusciti a captare telepaticamente quale fiore è stato scelto in maggioranza e dichiarate che si tratta della «rosa». 12. Verificate, per alzata di mano, che la maggioranza dei presenti ha effettivamente pensato alla «rosa». 13. Incoraggiati dai successi ottenuti, continuate chiedendo agli spettatori di

scrivere il nome di un ortaggio e di concentrarsi intensamente su tale nome. 14. Dopo alcuni secondi, annunciate che siete riusciti a captare telepaticamente quale ortaggio è stato scelto in maggioranza e dichiarate che si tratta della «carota». 15. Verificate, per alzata di mano, che la maggioranza dei presenti ha effettivamente pensato alla «carota». 16. Effettuate l’esperimento, un’ultima volta chiedendo agli spettatori di scrivere il nome di un arnese da lavoro e di concentrarsi intensamente su tale nome. 17. Dopo alcuni secondi, annunciate che siete riusciti a captare telepaticamente quale arnese è stato scelto in maggioranza e dichiarate che si tratta del «martello».

18. Verificate, per alzata di mano, che la maggioranza dei presenti ha effettivamente pensato al «martello». Spiegazione del trucco

Alcuni studiosi di psicologia hanno appurato statisticamente che, di fronte a ciascuna delle richieste prima elencate, la grande maggioranza delle persone (circa il 90%) risponde istintivamente nel modo di volta in volta riportato, in precedenza. Quindi, se il gioco venisse proposto a una sola persona per volta, ci si esporrebbe a una probabilità di insuccesso di circa il 10% per ciascuna richiesta; proponendolo collettivamente, invece, la riuscita globale dovrebbe essere garantita.


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 6 agosto 2018 • N. 32

11

Ambiente e Benessere

Sole, sementi e OGM Scienza L e mirabilia dell’ingegneria genetica

Alessandro Focarile Nell’Ossola (Piemonte orientale) c’è un paesello di 70 abitanti a occidente delle Centovalli. È Viganella, in Valle Antrona, a 500 metri d’altitudine. Questo villaggio è diventato famoso anni or sono in tutto il Mondo perché si è dotato di un enorme specchio che riflette, dall’altro versante della valle, la luce del sole, che non raggiungerebbe il paese da novembre a febbraio in situazioni naturali. Viganella sta diventando ben conosciuta anche per un’altra ragione. Da diversi secoli, come testimoniato da un documento del 1700, gli abitanti hanno una gentile usanza ricca di significato. Infatti, la notte di Natale si scambiano i semi delle piante degli orti e dei coltivi: fagioli, insalate, zucche e zucchine, cetrioli, e persino i bulbi dello zafferano. Una tangibile espressione della concordia che regna da tempo tra i componenti della piccola comunità ossolana, ben più numerosa in passato. Attraverso i secoli, la semina è stata un rituale per l’uomo, avendo anche un significato profondamente simbolico: la continuità della vita. La conservazione delle sementi è stata una costante preoccupazione delle famiglie contadine. Gli uomini, con pazienza e lungimiranza conservavano una parte del raccolto maturo per farne semenza, che garantisse così la continuità della specie coltivata e il raccolto per l’anno successivo. Fino dai primordi dell’agricoltura, nella caparbia necessità di migliorare incessantemente la qualità e la quantità delle piante coltivate, l’uomo ha sempre agito nell’ambito di una sola specie. Il suo è sempre stato un lavoro di «miglioria» attraverso selezioni dei semi più grandi (si veda il caso del mais), gli incroci con varietà naturali dello stesso vegetale miranti a ottenere le migliori rese, e in situazioni fisiche e chimiche di migliore valenza in funzione dei terreni coltivati e del clima. E questa necessità di conservazione dei semi si è costantemente acuita nel corso di guerre e pestilenze, di fronte al pericolo di scomparsa di numerose varietà ottenute nel corso dei secoli.

La ricerca scientifica dovrebbe operare in armonia con la Natura, mentre le scoperte di oggi rischiano di procurare gravissimi danni a uomo e ambiente Sono così sorte del tutto recentemente ben 1400 «banche dei semi», sparse in tutto il Mondo, in quanto i pericoli incombenti sono parecchi e di differente natura: guerre, cataclismi naturali e originati dall’uomo, e per ultimo (pericolo ben maggiore!) la manipolazione dell’ingegneria genetica. Tra queste «banche dei semi» primeggia recentemente l’iniziativa patrocinata e finanziata dal governo Norvegese. Questa autorità ha fatto costruire un bunker nel ghiaccio e nella roccia, localizzato nelle boreali e remote isole Svalbard (Svalbard Global Seed Vault). Qui è conservata, costantemente a 18 gradi sotto zero, un’imponente collezione sempre arricchita di 800mila semi appartenenti a 4750 specie vegetali e loro varietà (cultivar), provenienti da tutto il Mondo. Una raccolta costantemente incrementata grazie al contributo di numerose associazioni che si preoccupano della tutela della biodiversità in campo agricolo, in quanto si sente soprattutto l’urgente necessità di conservare il pa-

Varietà esotiche di mais raccolte per aggiungere diversità genetica durante la selezione di nuovi ceppi domestici. (US Department of Agriculture)

trimonio genetico di numerose entità vegetali in via di scomparsa. Ricordando, a questo proposito, che soltanto 150 piante fanno parte attualmente del commercio alimentare a livello mondiale. Una miseria, se si pensa che i nostri antenati (e fino a un recente passato) attingevano per la loro alimentazione a un patrimonio ben più ricco e variato e con qualità organolettiche certamente migliori e più sane di quanto disponga l’uomo contemporaneo. Lo scopo della ricerca scientifica dovrebbe essere quello di operare in armonia con la Natura. Lo scienziato (o più spesso l’apprendista stregone), che utilizza i risultati della ricerca a fini di profitto, dominio e potere, ha prodotto e sta producendo scoperte le cui applicazioni potrebbero procurare gravissimi danni tuttora sconosciuti all’uomo e all’ambiente. Un tentativo eclatante ottenuto dagli apprendisti stregoni, è costituito dalla clonazione. Un meccanismo che ambisce a replicare e modificare il patrimonio genetico di ogni essere vivente ponendosi del tutto in controtendenza con la naturale evoluzione biologica, e con la stessa origine della vita, ambedue basate sulla biodiversità e sulla diversificazione di forme, individui e specie biologiche. Il rischio che l’ingegneria genetica porta con sé: mutazioni future, impatto sull’ambiente, distruzione di altre specie; è ancora tutto da indagare e conoscere. Gli effetti sulle generazioni future e sul Pianeta, sono imprevedibili.

Basta pensare a una pianta in grado di difendersi da sé dai virus e dagli insetti nocivi, considerata quindi dai nostri apprendisti stregoni come una bella cosa ecologica che ci farà risparmiare in insetticidi e allevierà la fame nel Mondo. Se ha tale potere, non potrebbe essere anche il killer di micro-organismi buoni e utili, oppure di altre specie viventi? Inoltre, i semi dei vegetali transgenici hanno spesso bisogno di attivatori brevettati e tenuti nei forzieri delle cinque multinazionali che monopolizzano produzione e commercio delle sementi a livello mondiale e delle relative tecnologie. Multinazionali che domani potrebbero chiudere il rubinetto, e fare pagare all’agricoltore e al consumatore prezzi altissimi in regime di monopolio. Alcune qualità di sementi, come nel caso del mais, contengono il gene battezzato sinistramente «terminator», che rende sterile il seme. Il contadino si ritrova dopo il raccolto a dover ricomprare tutto dalla multinazionale, che diviene in tal modo il controllore del cibo nel Mondo. «Terminator» è il più diabolico e criminale progetto che la mente umana potesse concepire e realizzare: creare semi sterili, significa decretare la morte del vivente. Si prospetta la possibilità di formazione di un doppio mercato: 1. quello dominato dalle multinazionali dotate di mezzi finanziari di notevole entità che offriranno cibi transgenici inizialmente a basso prezzo per sfamare il Mondo

Dal teosinte alla pannocchia attuale. Da Tom Standage 2013. (Elaborazione grafica di Alessandro Focarile)

(dicono…), e il Terzo Mondo per loro un’immensa cavia; 2. « quello europeo in grado di difendere la propria agricoltura, e i propri prodotti alimentari. E inoltre la propria cultura, legata da secoli di civiltà e di storia alle trame bellissime delle nostre terre e della nostra cucina». (Enzo Tiezzi, 2001). Il mais (o granoturco) costituisce, insieme con il frumento e il riso, uno dei tre cereali di maggiore importanza agricola a livello mondiale. In origine si trattava di un modesto stelo con pochi grani (chiamato dagli indigeni «teosinte», originario del centro-America, che Maya e Aztechi, e in seguito gli Incas più a sud, avevano progressivamente selezionato e migliorato in maniera tangibile nel corso di alcuni secoli. A tal punto da trasformare il teosinte in una vistosa pannocchia ricca di grani quale la conosciamo in epoca attuale (foto). Negli USA e in Canada, i maggiori produttori, milioni di ettari sono riservati a questa gigantesca monocoltura, in una corsa incessante a produrre sempre di più. Queste immense distese di mais sono un invito a nozze per le esorbitanti pullulazioni di due insetti nocivi, e precisamente la piralide (Pyrausta nubilalis, una farfalla) e la crisomela del mais (Diabrotica virgifera, un coleottero). I catastrofici danni indotti dai due insetti costano annualmente un miliardo di dollari americani soltanto per l’acquisto degli insetticidi. Poiché la manipolazione genetica è in atto ormai da diversi anni, e poiché essa è condotta con la più totale disinvoltura, e senza le minime inibizioni di natura etica, gli stregoni in camice bianco hanno creato nei loro laboratori un tipo di mais che, oltre che essere sterile, ha pure la notevole caratteristica di essere privo di cariofillene. È questa una sostanza odorosa secreta dalle radici del mais naturale, il cui scopo è di attirare i vermi nematodi che predano sulle radici le larve del coleottero Diabrotica. La manipolazione

genetica ha dunque privato il mais di un suo prezioso ausilio protettivo costituito dai nematodi. Un incidente di percorso non previsto dagli scienziati. «Mentre con lo schiudersi del nuovo Millennio la scienza celebra i fasti di risultati fino a ieri semplicemente inimmaginabili, è nello stesso tempo davanti agli occhi di tutti una crisi radicale nel nostro rapporto con la Natura. C’è il rischio concreto di un abbassamento della qualità della vita, di una distruzione irreversibile di fondamentali risorse naturali, di una crescita economica tecnologica, che produce disoccupazione, depressione, e disadattamento». (Enzo Tiezzi 2001). Bibliografia

Jean-Pierre Berlan (a cura di), La guerra al vivente – Organismi geneticamente modificati e altre mistificazioni scientifiche, Bollati Boringhieri (Torino), 2001, 138 pp. Jean-Pierre Pelt, L’orto di Frankenstein – Cibi e piante transgeniche, Giacomo Feltrinelli (Milano), 148 pp. Tom Standage, Una storia commestibile dell’umanità, Codice Edizioni(Torino), 2013, 241 pp. Enzo Tiezzi, Tempi storici. Tempi Biologici – Vent’anni dopo, Donzelli Editore (Roma), 2001, 288 pp.

Errata corrige Una svista redazionale ci ha portati a pubblicare sull’articolo intitolato Il trifoglio, simbolo poetico irlandese ma anche molto altro uscito a pagina 13 di «Azione» del 9 luglio 2018 un’immagine sbagliata: la fotografia mostra infatti l’Oxalis acetosella e non il trifoglio. Ci scusiamo con l’autore dell’articolo, Alessandro Focarile, che non ha avuto modo di visionare l’impaginato, e con i lettori.


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 6 agosto 2018 • N. 32

12

Ambiente e Benessere

Hamburger di straccetti di pollo

Migusto La ricetta della settimana

Panino Ingredienti per 4 persone: 250 g di carne di pollo grigliata, ad es. petto o coscia ·

2 c circa di salsa di soia · 1 cc di pepe di Cayenna macinato grosso · 100 g di cetriolo · 2 c d’aceto, ad esempio aceto alle erbe · 1 cipolla rossa · 1 avocado · 1 c di succo di limone · Sale e pepe · 4 panini per hamburger, michette al latte, panini di Sils o ciabatte.

migusto.migros.ch/it/ricette Per diventare membro di Migusto non ci sono tasse d’iscrizione. Chiunque può farne parte, a condizione che un membro della sua famiglia possieda una Carta Cumulus.

1. Se necessario, togliete la pelle, disossate la carne e sfilacciatela. Mescolate la carne con la salsa di soia e il peperoncino di Cayenna, poi scaldatela. 2. Con un pelapatate tagliate i cetrioli a lingue sottili e marinatele con l’aceto. Tagliate la cipolla ad anelli. Dimezzate l’avocado e snocciolatelo. Staccate la polpa dalla buccia. Aggiungete il succo di limone e schiacciate la polpa con una forchetta. Condite con sale e pepe. 3. Tagliate i panini a metà e tostateli in padella senza aggiungere grassi. Spalmate l’avocado sulla base dei panini, distribuite la cipolla, la carne di pollo e i cetrioli. Accomodate il coperchio sulla carne e servite l’hamburger. Accompagnate con delle chips. Preparazione: circa 15 minuti. Per persona: circa 23 g di proteine, 17 g di grassi, 44 g di carboidrati, 430 kcal/1800 kJ.

La Nutrizionista Rubrica online Solo nell’edizione online, www. azione.ch, la rubrica mensile dedicata all’alimentazione. La cura Laura Botticelli, dietista ASDD, che risponderà alle domande dei lettori.

Annuncio pubblicitario

In aggiunta alle In aggiunta alle Ora ti propone anche oltre 400 etichette oltre 400 etichette le migliori offerte di vini

alle hette

Ora ti propone anche Ora ti propone anche le migliori offerte di vini le migliori offerte di vini

J.P. Chenet Cabernet/Syrah Rosé de Gamay de Genève AOC Priamo Cantine Due Palme 2017, Ginevra, 2017, Pays d’Oc IGP, Salento IGP Due Palme e Gamay J.P. Chenet deFrancia, Genève Cabernet/Syrah AOC Priamo Cantine RoséDue de Gamay Palme de Genève AOC Leopardo Vino Priamo Spumante Cantine Svizzera, 6 x 70 cl 6 x 75 cl 2015, , Ginevra, 2017, Ginevra, 2017, Pays d’Oc IGP, Salento IGP Rating extra dry SalentoItalia, IGPPuglia, 75 cl della clientela: Rating della clientela:

zera, 6 x 70 cl Francia, 6 x 75 cl

2015, Puglia, Svizzera, 6 x 70 cl Italia, 75 Rating cl della clientela:

lla clientela: Rating della clientela:

Carne rossa, verdure, formaggio a pasta dura, grigliate ppa, insaccati,Carne pescerossa, d’acqua dolce,formaggio verdure, dure, antipasti a pasta dura, grigliate Cabernet Sauvignon, Syrah

may

anni

Cabernet Sauvignon, Syrah 1–3 anni 1–3 anni

50% 8%50% 18.60

invece di 37.20 invece di 41.70 invece di 37.20

95 18.60

3.10 a bottiglia invece di 6.20

ia invece 3.10 di 6.95 a bottiglia invece di 6.20

Votate ora!

Varie regioni, Italia, 75 cl

2015, Puglia,

Italia, 75 cl Votate ora! Zuppa, insaccati, pesce d’acqua Rating dolce, della clientela: Votate ora! Carne rossa, pesce d’acqua salata,

verdure, antipasti Zuppa, insaccati, pesce d’acqua dolce, verdure, pasta, formaggio saporito Carne rossa, pesce d’acqua salata, Carne rossa, pesce d’acqua salata, verdure, antipasti Stuzzichini da aperitivo, Gamay verdure, pasta, formaggio saporito verdure, pasta, formaggio saporito Malvasia, carne bianca, pesce d’acquaNero di Troia Gamay salata, verdure, antipasti Malvasia, Nero di Troia Malvasia, Nero di Troia 1–2 anni 2–6 anni Trebbiano Toscano, Malvasia 1–2 anni 2–6 anni 2–6 anni 1 anno dall’acquisto

28% 40%28% 29.95

invece di 41.70 invece di 10.95invece di 41.70

6.50 29.95

5.– a bottiglia invece di 6.95

40% 50%40% 6.50

4.95

invece di 10.95 invece di 9.95invece di 10.95

6.50

Leopardo Vino Spumante extra dryVino Spumante Leopardo Varie regioni, extra dry Italia, 75 cl Varie regioni, RatingItalia, della75 clientela: cl

Rating della clientela: Stuzzichini da aperitivo, carne bianca, pesce d’acqua Stuzzichini da aperitivo, salata, verdure, antipasti carne bianca, pesce d’acqua salata, verdure, antipasti Trebbiano Toscano, Malvasia Trebbiano Toscano, Malvasia 1 anno dall’acquisto 1 anno dall’acquisto

50% 50% 4.95

4.95

invece di 9.95 invece di 9.95

5.– a bottiglia invece di 6.95

Offerte valide dal 7 al 13 agosto 2018 / fino a esaurimento / i prezzi promozionali delle singole bottiglie sono validi solo nella rispettiva settimana promozionale / decliniamo ogni responsabilità per modifiche di annata, errori di stampa e di composizione / iscrivetevi ora: denner.ch/shopvini/newsletter Offerte valide dal 7 al 13 agosto 2018 / fino a esaurimento / i prezzi promozionali delle singole bottiglieOfferte sono validi valide solo dalnella 7 al 13 rispettiva agosto 2018 settimana / fino apromozionale esaurimento// i prezzi promozionali delle singole bottiglie sono validi solo nella rispettiva settimana promozionale / decliniamo ogni responsabilità per modifiche di annata, errori di stampa e di composizione / iscrivetevidecliniamo ora: denner.ch/shopvini/newsletter ogni responsabilità per modifiche di annata, errori di stampa e di composizione / iscrivetevi ora: denner.ch/shopvini/newsletter

Enoteca Vinarte, Centro Migros S. Antonino tonino Enoteca Vinarte,Vinarte, Centro Migros Centro S. Migros Antonino Agno Orari Enoteca d’apertura: lun.–mer. + ven. 9.00–18.30 /

Enoteca Vinarte, Centro Migros Agno

Enoteca Enoteca Vinarte, Vinarte, Centro Migros Migros Locarno Agno / Orari d’apertura: lun.–mer. + ven. 8.00–18.30 .30 / Orari Orari d’apertura: lun.–mer. lun.–mer. + ven. +9.00–18.30 ven. 8.00–18.30 / / Orari Orari d’apertura: d’apertura: lun.–mer. lun.–ven. + ven. 8.00–18.30 8.00–18.30 / / gio.d’apertura: 8.00–21.00 / sab. 8.00–18.30 gio. 8.00–21.00 / sab. 8.00–17.00 gio. 8.00–21.00 gio. 8.00–21.00 sab. gio. 8.00–21.00 Tel.: +41 /91sab. 821/8.00–18.30 79 508.00–17.00 Tel.: +41 /91sab. 821 8.00–17.00 79 70 Tel.: +41 Tel.:91+41 8219179821 5079 70 Tel.: +41 91 821 79 60 70

Enoteca Vinarte, Migros Locarno Enoteca Vinarte, Migros8.00–18.30 Locarno / Orari d’apertura: lun.–ven.

Orarigio. d’apertura: lun.–ven. 8.00–18.30 / 8.00–21.00 / sab. 8.00–17.00 gio. 8.00–21.00 / sab. Tel.: +41 91 821 8.00–17.00 79 60 Tel.: +41 91 821 79 60


6 Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 6 agosto 2018 • N. 32

1

2

8

6

3

9

4

8 13

8 4 5 Ambiente e Benessere 5 3

Figli delle stelle e pronipoti di sua maestà il denaro 7

1

5

1

3

2

5

2

8

3

5

2

7

Sport I soldi non fanno la felicità… ma aiutano a vincere il Tour de France

N. 26 MEDIO Giancarlo Dionisio Non sono un fan delle citazioni, tuttavia ne rubo due, tanto per cominciare, quindi vi autorizzo a darmi dell’incoerente. Incasso e porto a casa. Che ci posso fare?, queste, da attribuire a Franco Battiato e a Tom Dumoulin, mi piacciono. Sono certo che gli amanti della canzone d’autore conosceranno l’istrionico chansonnier-compositore siciliano, mentre i seguaci del ciclismo sapranno tutto sull’asso olandese. Tom il Bello, la farfalla di Maastricht, è giunto secondo al Giro d’Italia alle spalle di Chris Froome, e secondo al Tour de France, preceduto da Geraint Thomas. In entrambe le circostanze, la vittoria è andata a un rappresentante del potentissimo è ricchissimo Team Sky, di cui ho scritto due settimane fa. Non vi preoccupate, non mi ripeterò. Li chiamo in causa solo per tentare di proporre alcune riflessioni sulla relazione fra sportdenaro-successo. Tempo fa, quando si seppe che il passaggio di Cristiano Ronaldo dal Real Madrid alla Juventus avrebbe comportato un esborso di oltre 300 milioni di euro da parte della società torinese, in uno slancio di ingenuo senso etico, ho manifestato il mio stupore sui social media. Ho intascato parecchi «like», ma anche alcune giustificate reazioni da parte di chi mi rendeva attento al fatto che l’operazione CR7, col tempo, avrebbe generato più benefici che costi, e che ad ogni modo, se anche la Juventus avesse risparmiato quella cifra, non sarebbe di certo entrata nelle tasche di disoccu-

Giochi

6

3 1

1

Floyd Mayweather (a sx) e Conor McGregor durante il ricco incontro dell’anno scorso. (fotogramma estratto dal video su vimeo.com)

4 6 2

5

2

6

4

2

7

5

5

8

6

8

2

3

N. 27 DIFFICILE

pati o indigenti. È stata una lezione di sano e saggio pragmatismo. Prontamente, infatti, pochi giorni dopo, «La Gazzetta dello Sport» ha dedicato un’intera pagina all’impatto finanziario dell’operazione Ronaldo. Se da un lato i versamenti da parte della Champions League sono commisurati al rendimento della squadra, d’altro canto le maggiori entrate alla voce «abbonamenti e biglietti allo stadio» e i ricavi nell’area commerciale e dello sponsoring, sembrano lasciar intendere che la Juventus abbia fatto l’affare del secolo. C’è tuttavia da augurarle, pur immaginando il più che probabile e robusto pa-

racadute assicurativo, che all’asso por- la sfida contro Conor McGregor, il super toghese non capiti un grave infortunio. campione di arti marziali miste. Cifre 4 Prendiamo quindi atto che Cri- da capogiro, da sballo, o da indignaziostiano Ronaldo – che la rivista «Forbes» ne? Fate voi. Sappiate che un’icona dello colloca al terzo posto fra gli sportivi più sport ,mondialmente riconosciuta 5 8 come pagati al mondo nel periodo giugno Roger Federer, ha racimolato duran2017/giugno 2018, con un incasso di 108 te gli stessi 12 mesi poco più del 25% di milioni di dollari – potrebbe, il prossi- quanto non abbia raccolto Mayweather. mo anno, scavalcare in classifica il rivale I 77,2 milioni di dollari di King 2 brusco5 Leo Messi (111 milioni) e issarsi al se- Roger, in confronto, sembrano condo posto, alle spalle dell’inarrivabile lini. Gli economisti di orientamento Giochi per “Azione” - Luglio 2018 che lo sport faccia Floyd Mayweather. Per lo stesso perioliberista sostengono 7 Stefania Sargentini do, infatti, il pugile statunitense ha pergirare l’economia e incentivi i consumi. cepito entrate per 285 milioni di dollari, Immagino che abbiano ragione, dal loro (N. 25 - “Molti ci lasciano le penne”) frutto della più straordinaria mossa spe- punto di vista. Ma chi consuma? Chi E R favorisce E M O la crescita? C L ISono M iA100 vip che culativa della storia dello sport, ovvero

1

2

3

4

10

13

14

5

11

15

6

7

8

12

16

Giochi per “Azione” - Agosto 2018 StefaniaC Sargentini 4 5 T V I C E R E N

9

I

17

L

A R S A

2

A N T

C O regalo I A T da T E 50 N T3franchi I Vinci una delle 3 carte con il cruciverba SUDOKU A S S O R E V A C PER AZIONE - LUGLIO 2018 e una delle 2 carte regalo da 50 Efranchi con il sudoku 1 7 4 (N. 29 - Duemila trecento trentotto) L O P O 9 18

19

20

22

1

2

10

3 11

4

23

12

5

6

24

26

27

15

2

7

3

8

10

18

19

26

26

27

32

4

30 32

Sudoku D U

Soluzione

5

16

22

27

32

4

7

5

9

6

6

23

28

17

18

19

24

29

33

20

25

30

34

31

35

37

36

38

2

3

4

5

7

14

15

10

12

16

17

18

19

21

6

8

11

13

6

12

1

29

N.E 28MGENI I R39 85O14

N A T U R A 1 A6 B N O R5 M2 E

9

9

15

24

31

8

14

21

23

30

11

13

21

N. 25 FACILE ESchema S N O B

29

5 2 9 L A 9 1 2 8 1 3 6 7 Soluzione: 13 (N. 26 - ... acqua, aceto e bicarbonato) Scoprire iN 3 I Q6 corretti T9 1 8 A 6R E2 7N6 5A 3 9 1 C8 74 A 1C numeri U I Z 2 3 8 4 5 1 2 3 7 9 8 6 4 5 16 17 L A daI inserire A nelle V E 4 8 6E 5 5 7 3 NA R C O3 M I O8 6 9 4T 2 R I 51 C I caselle L E colorate. 5 E 1B 2 7 4 5 3 1 6 2 9 8 20 I 7N A N C I S M S O 52O 4O 3R 4 3H7 9 2 8 D 1 6 T R 5 I 2P 8O L I E Y B I N 3O I C2 8 22 5 6 9 8 1 7 3 4 5 2 7 1 N A I R B O SL I O A U T O N N O 7 5 1 2 8 6 4 9 7 3 I N N A R I O M A R 25 5 6 7 3 4 MN.A26N MEDIO D R I A R EOTO T R E 6 7 28 (N. 27 - ... quarantacinque ore per digerire) 4 22 8 56 5 9 3 7 1 4 3 4 5O 2 N QA T O D 7 3 6 4 1 8 5 2 9 U A L O R A 2 1 5 6 1 35 9 2 35 7 6 8 4 U N T A U C A ORN E T T9 RI C 2 O S I 3 8 4 7 6 5 9 1 2 9 T 3 I 4 N I7 N5 A 8 4 9 6 2 3 4 1 7 5 8 Q U M A L E I MO O R E T A O5 1 7 29 87 2 94 6 3 1 1 1

14

7

1

21

25

31

Regolamento per i concorsi a premi pubblicati su «Azione» e sul sito web www.azione.ch

4

3

9

ORIZZONTALI 1. Due di due 3. Nobile musulmano 8. Le iniziali dell’attore Argentero 10. Interno in breve 12. Vi si svolgevano antiche gare 14. Lode solenne 16. Dopo il «bi» 18. 101 romani 19. Sigla per comunicazioni veloci 20. Un famoso Robin 21. Soldo francese 22. Pesce dalle carni pregiate 23. Nota musicale 24. Numero fatidico 26. Un anagramma di onta 28. Congiunzione disgiuntiva

5

7

9

28

Cruciverba Ghandi nonostante fosse un uomo di pace e non avesse mai commesso alcun reato, quanti giorni di carcere scontò nella sua vita? Trova la risposta risolvendo il cruciverba e leggendo le lettere nelle caselle evidenziate. (Frase: 7, 8, 9)

frequentano le lounges degli stadi a caviale e champagne, o piuttosto le centinaia di migliaia di fan che, pur essendo in taluni casi in condizioni di indigenza e precariato, si svenano per seguire la loro squadra in trasferta corredati di maglietta, sciarpa, cappellino, trombetta, eccetera? Spesso si tratta di persone che compiono sacrifici immani o che si indebitano. Magari sono quelli che, in fondo è una partita di calcio e poi tornano a casa e picchiano i figli, oh yeah! E dai che sono scivolato ancora sulla citazione! Non voglio e non posso dilungarmi, tuttavia, prima di chiudere, vorrei confermare lo stupore che avevo manifestato sui social. Quando lo sport era meno ricco non esistevano gli hooligans, non si spendevano cifre folli per la sicurezza, i tifosi delle due fazioni potevano mescolarsi senza problemi, la Pay TV era un’utopia, tutto lo sport era trasmesso «in chiaro», i costi per i diritti erano ridicoli confronto a quelli odierni, e gli equilibri distributivi di onori e 2 erano salvaguardati. titoli In Svizzera, ad esempio, il campionato di 7 calcio lo vincevano 3 anche6Losanna, Xamax, Lucerna, San Gallo, Aarau e Lugano. Nell’hockey si inserivano 8 nella lotta squadre come Arosa, Visp, Villars, La Chaux-de-Fonds, Langnau e 3 sport dei7ricchi, tutBienne. Oggi, nello to ciò è inimmaginabile. Ah, dimenticavo, 6 sempre 2 secondo Forbes,8nella lista dei cento sportivi più pagati al mondo non c’è neppure una donna. Una ragione in più per prendere le distanze da queste cifre drogate.

20

22

23

U I V I

R L O P E R O D 4 5 6 A E F I L M G E 6N R I 8O 2 A R A L Soluzione della settimana precedente E 3 N N I O 2O N I O

8

4

1

2

3

7

29. Provoca dolori articolari 22. Uggia 6 7 3 8 2 4 1 9 5 31. Prefisso che vuol dire muscolo 23. Lo sono alcuni gas 9 5 «Cerco 1 7 moglie»… 3 8 4 6 32. Essenza cosmica nella filosofia cinese 25. Un fiore L’ANNUNCIO – Un uomo mette un annuncio sul2giornale: VERTICALI 26. Infatti in latino Resto della frase: …RISPONDONO IN SETTANTA: «VUOI LA MIA?». (N. 28 - Rispondono in settanta: “Vuoi la mia?”) N. 27 DIFFICILE 1. Numero perfetto per Pitagora 27. 2Le iniziali del pittore Rosai 1 3 4 5 6 7 8 R4 I S2 M A P O N G O 2. Antico popolo dell’ 30. Fanno coristi in7crisi... 8 7 4 3 2 6 1 9 5 8 1 2 Asia centrale 3 4 5 6 911 12 9 10 4. Un antenato dell’elefante A T R I D O N I N O 5 8 1 4 7 9 3 2 6 5 8 7 3 6 13 14 15 16 5. Un’opera di Mascagni P I S O8 N D E S O S 6 2 9 3 5 8 4 1 7 10 11 12 17 18 6. Se si pesca... si mette al fresco E T E L A I T A R E 2 5 3 7 2 6 5 8 9 3 1 7 4 7. Si ripetono nella confusione 19 20 21 N E R I O T A R I A Vincitori del concorso Cruciverba 9. Reagisce con 13 14 la base 15 16 17 7 6 2 8 9 1 7 6 2 4 5 8 3 22 23 24 F A T I M A O R T O su «Azione 30», del 23.07.2018 11. Le iniziali della Cagnotto 25 26 27 28 4 3 8 5 1 7 2 6 9 13. Dio egizio F. Zorzi, S. Moroni, Ma. Corti R I T A V A S T O U 18 19 20 2130 22 29 31 4 5 2 1 7 6 9 4 5 8 3 2 Vincitori del concorso Sudoku 15. Ardito, temerario A L I C O R E A I R 32 su «Azione 33 34 35 17. Il cantante Rosalino Cellamare 30», del 23.07.2018 3 C O 1R A D I 3 5 4 7 8 2 6 9 1 G A L A 20. Simbolo chimico dell’olmio G.36Werner, T. Boggia 23 24 25 37 9 N O1 R M E 7 4F O B I A 8 9 2 1 3 6 7 4 5 21. Può essere anche nasale N. 28 GENI 26 27 28 29 I premi, cinque carte regalo Migros Partecipazione online: inserire la luzione, corredata da nome, cognome, è possibile un pagamento in contanti 6 7 8 9I vincitori 6 2 5saranno 1 4 avvertiti 3 7 del valore di 50 franchi, saranno sor- soluzione del cruciverba o del sudoku indirizzo, email del partecipante deve dei premi. 30 31 teggiati tra i partecipanti che avranno nell’apposito formulario32pubblicato essere spedita a «Redazione Azione, per iscritto. Il nome dei vincitori 4 5 7 3 2 4 9 6 8 1 sarà 5 fatto pervenire la soluzione corretta sulla pagina del sito. Concorsi, C.P. 6315, 6901 Lugano». pubblicato su «Azione». Partecipazione 2 4 5 1 3 7 8 2 6 9 entro il venerdì seguente la pubblica- Partecipazione postale: la lettera o Non si intratterrà corrispondenza sui riservata esclusivamente a lettori che 33 34 8 7 1 6 8 7 9 4 3 1 5 2 zione del gioco. la cartolina postale che riporti la so- concorsi. Le vie legali sono escluse. Non risiedono in Svizzera. 24 28

25

26

29

27

(N. 30 - ... lo spagnolo a causa della carnagione scura) I vincitori

F R A N A

5

L O N U E O S C

6

7

3

R A S O L O N A S A B E L I A T S A T O N R I S9 4

P A G A C E E N L I I R G I N I E C O 2 5 1 6 7

O R D I N A R I 3 4

8


Perfettamente equipaggiati per l’inizio della scuola.

conf. da 3

30%

6.45 invece di 9.25 Separazioni in cartone 12 pezzi, colorate, confezione, 5 pezzi, offerta valida fino al 2.9.2018

40%

3.75 invece di 6.30 Penne a sfera blu, 10 pezzi, offerta valida fino al 2.9.2018

20%

11.80

Agenda A5 Colors disponibile in diversi colori, il pezzo

Da tutte le offerte sono esclusi gli articoli già ridotti. OFFERTE VALIDE SOLO DAL 7.8 AL 3.9.2018, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK

49.80

Cartella scolastica Tiger Cosmic, con motivo di calcio il pezzo, offerta valida fino al 27.8.2018

19.95 invece di 24.95 Set di penne Stabilo edizione fan, point 88, 25 pezzi, offerta valida fino al 2.9.2018

33%

6.50 invece di 9.75 Classificatori in conf. da 3 7 cm, azzurro, offerta valida fino al 2.9.2018

5.90 49.80

Cartella scolastica Tiger Max viola, il pezzo, offerta valida fino al 27.8.2018

Cartelletta con 12 separazioni blu, il pezzo


Perfettamente equipaggiati per l’inizio della scuola.

conf. da 3

30%

6.45 invece di 9.25 Separazioni in cartone 12 pezzi, colorate, confezione, 5 pezzi, offerta valida fino al 2.9.2018

40%

3.75 invece di 6.30 Penne a sfera blu, 10 pezzi, offerta valida fino al 2.9.2018

20%

11.80

Agenda A5 Colors disponibile in diversi colori, il pezzo

Da tutte le offerte sono esclusi gli articoli già ridotti. OFFERTE VALIDE SOLO DAL 7.8 AL 3.9.2018, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK

49.80

Cartella scolastica Tiger Cosmic, con motivo di calcio il pezzo, offerta valida fino al 27.8.2018

19.95 invece di 24.95 Set di penne Stabilo edizione fan, point 88, 25 pezzi, offerta valida fino al 2.9.2018

33%

6.50 invece di 9.75 Classificatori in conf. da 3 7 cm, azzurro, offerta valida fino al 2.9.2018

5.90 49.80

Cartella scolastica Tiger Max viola, il pezzo, offerta valida fino al 27.8.2018

Cartelletta con 12 separazioni blu, il pezzo


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 6 agosto 2018 • N. 32

16

Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 6 agosto 2018 • N. 32

17

Politica e Economia La Svizzera contro il CO2 Il Consiglio federale vuole introdurre misure che riducano le emissioni sia in patria, sia all’estero

Fake news La bocciatura di Foa riapre in Italia il dibattito sull’informazione deformata

La tratta degli schiavi

pagina 20

pagina 18

Fenomeni migratori – Parte terza Dal Senegal alle America:

tre secoli di una delle più violente migrazioni forzate

pagina 17

afpyc

Alfredo Venturi

Dalle minacce alla mano tesa

Usa-Iran La disponibilità di Donald Trump a incontrarsi con gli ayatollah non è il segnale di una svolta statunitense

nei confronti della Repubblica Islamica giudicata irrimediabilmente avversa

Lucio Caracciolo Gli Stati Uniti hanno deciso di stringere la morsa attorno all’Iran. Prima uscendo dall’accordo sul nucleare, considerato inutile anzi dannoso rispetto alla dichiarata intenzione di bloccare lo sviluppo del presunto programma atomico militare di Teheran. Il fatto che gli altri contraenti – Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna e Germania, oltre ovviamente all’Iran – abbiano deciso di mantenerlo in vigore, non toglie che senza la partecipazione di Washington sia solo un pezzo di carta straccia. Contemporaneamente, l’amministrazione Trump ha scelto di irrobustire le già pesanti sanzioni antiIran. In due tappe: la prima in vigore dal 4 agosto, la seconda, che equivale a un embargo semitotale, con blocco soprattutto delle esportazioni petrolifere, vitali per il bilancio iraniano, dal 5 novembre. Nelle dichiarazioni pubbliche e nei messaggi via Twitter di Trump e associati, non si pretende il regime change. Ma le condizioni poste per la ripresa del negoziato, che potrebbe in teoria sfociare in un vero e proprio trattato – quindi

vincolato alla problematica ratifica del Senato – equivalgono alla capitolazione della Repubblica Islamica. Dalla rinuncia piena e verificabile al programma nucleare alla fine del supporto ai clienti regionali – Libano di Hezbollah, Siria di al-Asad, Iraq, fazione huthi in Yemen eccetera – e alle reti «terroristiche» in tutto il mondo, fino all’accettazione dell’esistenza di Israele, i 12 punti illustrati dal segretario di Stato Mike Pompeo non lasciano adito a dubbi. Certo, secondo il suo stile Trump ha curato di comunicare al nemico di essere pronto a incontrare senza condizioni il leader della Repubblica Islamica. Salvo essere subito smentito da Pompeo, che vincolava qualsiasi discussione con i vertici della Repubblica Islamica al più duro catalogo di concessioni preliminari. Ma qual è il vero obiettivo di Trump, e in che misura Congresso, Pentagono, Dipartimento di Stato e Cia concordano su questa sfida? Probabile che, come sempre alla vigilia del voto di mezzo termine che a novembre rinnoverà buona parte del parlamento americano, il presidente si sia rivolto soprattutto al suo

elettorato, per confermarsi nella fama di uomo forte e deciso, pronto a contrastare qualsiasi nemico in nome dell’America First. Inoltre, il gusto di mandare a monte il maggior successo diplomatico del suo predecessore alla Casa Bianca deve aver contribuito alla sua decisione. Sullo sfondo, resta che amministrazione e apparati hanno consolidato nel tempo l’idea di una Repubblica Islamica irrimediabilmente avversa. Mullah e pasdaran sono considerati proiettati verso l’egemonia regionale sul Golfo. A minacciare così l’Arabia Saudita e i suoi satelliti, a cominciare dagli Emirati Arabi Uniti, e l’intero schieramento dei regimi arabi e sunniti più o meno vicini agli Usa. Non solo, Washington prende molto sul serio le minacce a Israele. E se mai l’establishment a stelle e strisce non desse opportuno rilievo all’odiosa retorica antisionista di Teheran, il premier israeliano Netanyahu, da sempre fautore dell’attacco definitivo alla Repubblica Islamica, provvede a rammentarlo ai suoi interlocutori americani. Inoltre, due fattori storico-psicologici hanno il loro peso nella visione

americana. Il primo è l’occupazione dell’ambasciata Usa a Teheran tra 1979 e 1981, durata 444 giorni, con contorno di fallita operazione di salvataggio orchestrata dal presidente Carter. Il secondo è la ferrea convinzione, negli apparati e nella classe politica, che i persiani siano falsi e inaffidabili. Dunque non c’è troppo da sperare in negoziati con loro. Sauditi e israeliani hanno immediatamente solidarizzato con Trump. Per gli arabi sunniti Teheran è la centrale di un diabolico piano inteso a stravolgere gli equilibri nel Golfo a favore della componente persiano-sciita e dei suoi amici veri o presunti nella regione. Oltre che un competitore di taglia notevole sul mercato petrolifero globale. Nelle parole dell’allora sovrano saudita Abdullah II, pronunciate davanti all’ambasciatore statunitense Crocker nel 2008: «Dovete tagliare la testa del serpente» (persiano). Per Gerusalemme, da quando lo scià è stato costretto alla fuga (1979) e al suo posto si è installata una teodemocrazia dalla retorica violentemente antioccidentale e anti-sionista – temperata

nei fatti – il regime di Teheran è l’unica vera minaccia esistenziale nella regione. Oltre che un possibile competitore in ambito nucleare, essendo oggi lo Stato ebraico la sola potenza atomica mediorientale (non dichiarata). Certo, muovere guerra all’Iran sarebbe operazione estremamente rischiosa. Dopo le esperienze tuttora inconcluse in Afghanistan e in Iraq, una nuova grandiosa spedizione militare in Medio Oriente sarebbe presto impopolare, a meno di non concludersi con una rapida quanto improbabile vittoria. Gli iraniani dispongono di capacità militari non convenzionali, specie nel cyberwarfare e nella guerriglia, oltre che di un vasto quanto quasi inespugnabile territorio. La minaccia di chiudere lo Stretto di Hormuz, da cui passa il 20% dei traffici energetici e commerciali del mondo, è forse irrealistica. In ogni caso, il trauma di una guerra aperta Usa-Iran sarebbe colossale e globale. Anche per questo è possibile che retoriche e controretoriche non deflagrino in una guerra dalla quale sarebbe arduo per chiunque, Stati Uniti inclusi, uscire trionfatore.

Nell’isola di Gorée c’è una porta aperta sull’oceano che fa risplendere l’azzurro del mare, è in fondo a un corridoio che si apre fra due scalinate curvilinee e convergenti. Siamo un paio di miglia al largo di Dakar, Sénégal, l’edificio proiettato sull’Atlantico porta un nome evocativo e sinistro, Casa degli schiavi. Al tempo della tratta da qui partivano a milioni, diretti verso le piantagioni americane, ma non tutti vi arrivavano, il tasso di mortalità sulle navi era altissimo. Alcuni finivano la loro avventura ancor prima dell’imbarco: se apparivano in salute precaria, duramente provati dall’interminabile odissea che dall’interno del continente li aveva trascinati sull’isola, venivano scaraventati in mare. Malati, dunque inadatti al lavoro, dunque privi di valore commerciale. Qualcuno contesta sulla base di controverse ricerche la centralità che si attribuisce a Gorée e le dimensioni del traffico che vi faceva capo, in ogni caso la potenza simbolica del luogo è tale che l’Unesco l’ha inserito fra i beni tutelati come patrimonio dell’umanità. E così il monumento che ricorda le vittime dello schiavismo è meta di un intenso turismo della memoria. Secondo la leggenda si aggira fra le bougainvillee che colorano l’isola uno spirito che sonda i pensieri dei visitatori, pronto a bersagliare con ogni sorta di guai chi non si sente partecipe di quel dramma umano e civile. La tratta, fra le modalità della migrazione forzata certamente la più violenta, occupa tre secoli di storia, dagli inizi del Cinquecento al primo Ottocento. Inghilterra, Olanda, Francia, Portogallo e Spagna i paesi più coinvolti. Le stime sono incerte, ma si ritiene che abbiano attraversato l’Atlantico fra i nove e i quindici milioni di schiavi, razziati nell’Africa centro-occidentale e distribuiti in tutto il continente americano. Solo nel Settecento quel destino è toccato a sei milioni di persone, un terzo delle quali trasportate da navi britanniche. Bisogna poi considerare una rotta orientale più breve ma altrettanto frequentata di cui poco si parla: un’infinità di schiavi, qualcuno parla addirittura di diciotto milioni, strappati dal cuore dell’Africa e venduti in Turchia e nei paesi dell’Oriente arabo e persiano. Incalcolabile il numero dei morti sia nel capitolo atlantico, sia in quello mediorientale, ma certo siamo sull’ordine di grandezza dei molti milioni. Morivano nelle fasi della cattura, organizzata da trafficanti locali che poi rivendevano il «bottino» ai negrieri, morivano più tardi nella lunga marcia verso i porti d’imbarco, incatenati e gravati dal peso delle merci che erano obbligati a trasportare. Morivano durante la traversata, che a volte si protraeva per mesi e mesi: soltanto verso la fine del Settecento il progresso delle tecniche navali ridusse la durata del viaggio fino a sette-sei settimane. A volte gli schiavi si ribellavano e cadevano sotto i colpi dell’equipaggio, composto da alcune decine di uomini pesantemente armati, che oltre a eseguire le manovre di navigazione tenevano sotto controllo quella instabile mercanzia umana. Stavano incatenati nelle stive, a loro disposizione poco cibo e pochissima acqua, e sempre meno quando la traversata si prolungava. C’era chi non poteva resistere ai disagi e all’umiliazione e riusciva a togliersi la vita. Per una causa o per l’altra, si calcola che un quindici per cento degli uomini imbarcati non sia arrivato a destinazione. Quelli che ce la fa-

Andalusia, la nuova Lampedusa Spagna Attraverso lo stretto di Gibilterra

è entrato quasi il 40% di tutti gli immigrati arrivati sul suolo dell’Ue nel 2018 Gabriele Lurati

Nella «Maison» di Gorée gli schiavi erano in attesa di essere venduti. (AFP)

cevano, e venivano venduti ai piantatori, non sempre si rassegnavano al dominio del padrone. Frequenti le rivolte, spietatamente represse. Non a caso si parla di «olocausto nero» o di maafa, una parola in lingua swahili dal significato originario di tragedia, disastro. Quel traffico di esseri umani assicurava lauti profitti, anche perché le navi negriere non viaggiavano mai vuote. Partivano dall’Europa cariche di stoffe, armi, chincaglierie che venivano vendute in Africa o scambiate per acquistare gli schiavi dai capi locali, poi venivano stipati a bordo gli uomini in catene e dopo che il loro carico umano era stato depositato in America le navi tornavano in Europa portando metalli e spezie. Affari d’oro dunque, come quelli dei piantatori che potevano contare su una manodopera così a buon mercato e capace di perpetuarsi generando altri schiavi. Il fenomeno finirà con lo sconvolgere la composizione etnica in molte parti del continente: in alcuni paesi dell’America Centrale la maggioranza è di origine africana. Negli Stati Uniti vivono oltre quaranta milioni di afroamericani, circa il tredici per cento della popolazione. La presenza degli schiavi e dei loro discendenti ha prodotto, soprattutto in Brasile e nel resto dell’America Latina, un’assortita presenza di sanguemisto: mulatti frutto dell’incrocio con europei, zambos nati dall’incontro con le tribù degli indios, sempre pronti ad accogliere africani in fuga dalla schiavitù. Bisognerà aspettare la fine del Settecento, il secolo d’oro della tratta ma anche del pensiero illuministico, perché l’Europa cominci a rendersi conto dell’obbrobrio di questa pratica, incompatibile con la religione nascente dei diritti umani. Risale al 1793 il voto della Convenzione, l’assemblea scaturita dalla rivoluzione francese, che elimina la schiavitù nelle colonie e mette al bando la tratta. Ma c’è una lobby creola che non è d’accordo, visto che fonda la sua prosperità proprio sulle coltivazioni affidate agli schiavi. E così quando in seguito alla pace di Amiens l’Inghilterra restituisce alla Francia le isole di Réunion e Martinique, dove durante l’occupazione britannica la schiavitù è stata conservata, il primo console Bonaparte, desideroso di conquistare l’appoggio della borghesia, lascia le cose come stanno. Anzi poco dopo reintroduce la schiavitù anche nell’isola di Guadeloupe, mentre la prospettiva della controriforma napoleonica scatena una cruenta rivolta nera a SaintDomingue, la futura Haiti. Soltanto durante i Cento giorni l’imperatore abolirà definitivamente questa aberrante condi-

zione umana. Ma pochi giorni dopo la disfatta di Waterloo renderà vano il tardivo ripensamento. Intanto l’abolizionismo si è fatto strada anche in Inghilterra, che pure è il paese che da quei traffici ha tratto il maggior profitto. Londra elimina questa pratica nel 1833 e negli anni successivi la Royal Navy incrocia sulle rotte atlantiche sbarrando il passo alle navi negriere. Quindici anni più tardi, in pieno Quarantotto, la Francia riscopre la generosa intuizione dei rivoluzionari di mezzo secolo prima e decreta a sua volta la fine della schiavitù. L’America resta indietro, è vero che non c’è più il copioso afflusso dall’Africa ma la grande migrazione ha determinato un fatto nuovo: gli schiavi arrivati in passato o nati successivamente nelle piantagioni sono ormai moltitudine, e sono considerati un fattore economico primario. Nel Settecento illuminista ecco le prime pressioni per adeguare la situazione ai tempi nuovi. Un esempio: chiede libertà per tutti un americano d’elezione, il marchese Gilbert de La Fayette, il mitico generale francese che ha dato uno storico contributo alla guerra d’indipendenza degli Stati Uniti. Aristocratico ma imbevuto dei principi rivoluzionari, La Fayette non capisce come i suoi amici americani, a cominciare da George Washington che è un proprietario terriero con tanto di schiavi, possano tollerare una simile lesione dei diritti dell’uomo. Per convincerli a liberare i lavoratori acquista una piantagione in Guyana: vuol dimostrare che si può trarre profitto dalla terra anche facendola coltivare da uomini liberi contrattualmente salariati. Ma gli americani da quell’orecchio ancora non ci sentono: bisognerà aspettare la metà del secolo successivo perché la rivalità economica e culturale fra il Nord industriale e il Sud agrario sfociata nella guerra civile, ma soprattutto la modernità che incalza, facciano scattare il meccanismo dell’emancipazione. Di quella condizione ormai archiviata restano una vena perdurante di razzismo, che culmina nelle lugubri fiaccolate del Ku Klux Klan, e gli indicatori sociali al di sotto della media fra gli afroamericani. Un secolo e mezzo dopo Lincoln questa minoranza, figlia della migrazione forzata, è ancora in condizioni di svantaggio. Eppure un afroamericano, Barack Obama, è stato per otto anni presidente degli Stati Uniti. È vero che Obama, figlio di un’americana bianca e di un cittadino del Kenya, non è discendente di schiavi: ma il segnale lanciato dalla sua elezione alla Casa Bianca è ugualmente un evento di grande portata storica.

«Siamo la nuova Lampedusa», questa è la denuncia del sindaco della città andalusa di Algeciras di fronte a una situazione di emergenza immigrazione che sta diventando ingestibile. Ma non è solo Algeciras, il centro portuale del sud della Spagna conosciuto per essere il luogo da cui partono i traghetti verso il vicino Marocco, ad essere sopraffatta dalla gestione del fenomeno migratorio. È tutta la regione costiera spagnola dell’Andalusia ad essere sconvolta da questo fenomeno migratorio che sta subendo una forte accelerazione in questo periodo. Le immagini televisive di un centinaio di migranti che sbarcano tra l’incredulità dei bagnanti sulla famosa spiaggia di Tarifa, riconosciuta mecca internazionale dei surfisti, hanno fatto il giro del mondo. Negli stessi giorni a Ceuta, enclave spagnola sul suolo nordafricano, 600 immigranti assaltavano il muro alto sette metri che separa il Marocco dalla Spagna per cercare di entrare in territorio spagnolo. L’aumento degli sbarchi sulle coste meridionali della Spagna viene confermato anche dall’Organizzazione internazionale per l’immigrazione. In sette mesi il numero degli arrivi si è triplicato, passando da 7’000 a 21’000 unità, superando così anche l’Italia per numero di sbarchi (18’000 persone sono state conteggiate da gennaio a fine luglio nella vicina Penisola, con una diminuzione dell’80%). I numeri della Spagna sono particolarmente allarmanti perché in poco tempo si è arrivati quasi al 40 per cento del totale delle persone che hanno raggiunto l’Unione europea in maniera illegale. Ciò sta generando un grande problema per l’ordine pubblico nella regione dell’Andalusia, trovatasi impreparata e alle prese con una difficile gestione del problema. «Si tratta di un problema europeo e la gestione non può essere lasciata alla sola Spagna» si è affrettato a dichiarare Fernando Grande-Marlaska, il ministro dell’Interno spagnolo del nuovo governo socialista di Pedro Sánchez. Troppo facile non pensare alle analogie con l’Italia, dove da anni di fronte all’incapacità o impossibilità di gestire questi fenomeni migratori, vengono chiamate in causa le responsabilità o la collaborazione di Bruxelles. Quel che è certo è che l’asse della rotta migratoria verso l’Europa sembra essersi spostato dal Mediterraneo centrale (Libia) a quello occidentale (Marocco). E questo potrebbe essere solo l’inizio dei problemi per la Spagna, dato che vari media iberici riportano che ci sarebbero almeno 50’000 migranti subsahariani

presenti nel nord del Marocco, pronti a giocarsi la vita pur di entrare in territorio spagnolo. La gestione dei rapporti con lo Stato nordafricano presieduto da re Mohammed VI sarà quindi fondamentale per il futuro. Storicamente il Marocco ha sempre usato la questione migratoria con la Spagna come uno dei modi per mettere pressione ai vari governi iberici e per negoziare in cambio delle contropartite economiche sia dalla Spagna che dall’Ue. Non a caso in questi giorni l’Unione europea sta raggiungendo un accordo commerciale con il Marocco che permetterebbe ai pescherecci dell’Ue di entrare nelle acque territoriali marocchine per un periodo di quattro anni. Inoltre ci sarebbero in discussione almeno 55 milioni di euro in aiuti economici che l’Ue intende destinare al Marocco per gestire il fenomeno migratorio già sulle proprie coste. Lo Stato maghrebino ha però sempre approfittato di questa situazione geo-strategica aprendo (o chiudendo) il «tappo» della pressione migratoria verso la Spagna, a seconda della sua convenienza politica. Secondo vari media spagnoli, anche nel caso dell’assalto alle recinzioni di Ceuta effettuato da migranti che procedevano dall’area subsahariana ci potrebbe essere dietro lo zampino del governo di Rabat. Le ricostruzioni fatte da alcuni giornali sembrano indicare che la polizia marocchina avrebbe bruciato intenzionalmente gli accampamenti degli immigrati situati nel nord del Paese, dove si rifugiano in attesa di tentare la traversata dello stretto di Gibilterra con imbarcazioni di fortuna. Ai migranti sarebbe rimasto come ultima speranza solo quella di tentare l’assalto al muro dell’enclave di Ceuta per poter arrivare al centro di accoglienza temporaneo spagnolo, situato solo a un centinaio di metri oltre queste recinzioni. Il problema migratorio del Mediterraneo occidentale è quindi intrinsecamente legato ai rapporti politici tra Marocco, Spagna e Ue. Il ministro dell’Interno marocchino Abdelouafi Laftit ha già fatto sapere all’Ue che non vede di buon occhio la creazione di un centro di controllo della migrazione sul modello di quanto fatto dall’Italia in Libia. Secondo alcuni analisti, il crescente numero di sbarchi di immigrati sulle coste spagnole sarebbe quindi da interpretare come una sorta di avvertimento mandato dal governo marocchino sia a quello spagnolo che a Bruxelles. Se non si troveranno cospicui aiuti economici per il Marocco, la situazione potrebbe quindi diventare esplosiva sia per la Spagna che per tutta l’Unione europea.

afp

Fenomeni migratori: 3.parte A partire dal ’500 la tratta degli schiavi è, fra le modalità di migrazione forzata, quella più violenta. Dall’isola senegalese di Gorée partivano a milioni, diretti verso le piantagioni americane


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 6 agosto 2018 • N. 32

16

Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 6 agosto 2018 • N. 32

17

Politica e Economia La Svizzera contro il CO2 Il Consiglio federale vuole introdurre misure che riducano le emissioni sia in patria, sia all’estero

Fake news La bocciatura di Foa riapre in Italia il dibattito sull’informazione deformata

La tratta degli schiavi

pagina 20

pagina 18

Fenomeni migratori – Parte terza Dal Senegal alle America:

tre secoli di una delle più violente migrazioni forzate

pagina 17

afpyc

Alfredo Venturi

Dalle minacce alla mano tesa

Usa-Iran La disponibilità di Donald Trump a incontrarsi con gli ayatollah non è il segnale di una svolta statunitense

nei confronti della Repubblica Islamica giudicata irrimediabilmente avversa

Lucio Caracciolo Gli Stati Uniti hanno deciso di stringere la morsa attorno all’Iran. Prima uscendo dall’accordo sul nucleare, considerato inutile anzi dannoso rispetto alla dichiarata intenzione di bloccare lo sviluppo del presunto programma atomico militare di Teheran. Il fatto che gli altri contraenti – Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna e Germania, oltre ovviamente all’Iran – abbiano deciso di mantenerlo in vigore, non toglie che senza la partecipazione di Washington sia solo un pezzo di carta straccia. Contemporaneamente, l’amministrazione Trump ha scelto di irrobustire le già pesanti sanzioni antiIran. In due tappe: la prima in vigore dal 4 agosto, la seconda, che equivale a un embargo semitotale, con blocco soprattutto delle esportazioni petrolifere, vitali per il bilancio iraniano, dal 5 novembre. Nelle dichiarazioni pubbliche e nei messaggi via Twitter di Trump e associati, non si pretende il regime change. Ma le condizioni poste per la ripresa del negoziato, che potrebbe in teoria sfociare in un vero e proprio trattato – quindi

vincolato alla problematica ratifica del Senato – equivalgono alla capitolazione della Repubblica Islamica. Dalla rinuncia piena e verificabile al programma nucleare alla fine del supporto ai clienti regionali – Libano di Hezbollah, Siria di al-Asad, Iraq, fazione huthi in Yemen eccetera – e alle reti «terroristiche» in tutto il mondo, fino all’accettazione dell’esistenza di Israele, i 12 punti illustrati dal segretario di Stato Mike Pompeo non lasciano adito a dubbi. Certo, secondo il suo stile Trump ha curato di comunicare al nemico di essere pronto a incontrare senza condizioni il leader della Repubblica Islamica. Salvo essere subito smentito da Pompeo, che vincolava qualsiasi discussione con i vertici della Repubblica Islamica al più duro catalogo di concessioni preliminari. Ma qual è il vero obiettivo di Trump, e in che misura Congresso, Pentagono, Dipartimento di Stato e Cia concordano su questa sfida? Probabile che, come sempre alla vigilia del voto di mezzo termine che a novembre rinnoverà buona parte del parlamento americano, il presidente si sia rivolto soprattutto al suo

elettorato, per confermarsi nella fama di uomo forte e deciso, pronto a contrastare qualsiasi nemico in nome dell’America First. Inoltre, il gusto di mandare a monte il maggior successo diplomatico del suo predecessore alla Casa Bianca deve aver contribuito alla sua decisione. Sullo sfondo, resta che amministrazione e apparati hanno consolidato nel tempo l’idea di una Repubblica Islamica irrimediabilmente avversa. Mullah e pasdaran sono considerati proiettati verso l’egemonia regionale sul Golfo. A minacciare così l’Arabia Saudita e i suoi satelliti, a cominciare dagli Emirati Arabi Uniti, e l’intero schieramento dei regimi arabi e sunniti più o meno vicini agli Usa. Non solo, Washington prende molto sul serio le minacce a Israele. E se mai l’establishment a stelle e strisce non desse opportuno rilievo all’odiosa retorica antisionista di Teheran, il premier israeliano Netanyahu, da sempre fautore dell’attacco definitivo alla Repubblica Islamica, provvede a rammentarlo ai suoi interlocutori americani. Inoltre, due fattori storico-psicologici hanno il loro peso nella visione

americana. Il primo è l’occupazione dell’ambasciata Usa a Teheran tra 1979 e 1981, durata 444 giorni, con contorno di fallita operazione di salvataggio orchestrata dal presidente Carter. Il secondo è la ferrea convinzione, negli apparati e nella classe politica, che i persiani siano falsi e inaffidabili. Dunque non c’è troppo da sperare in negoziati con loro. Sauditi e israeliani hanno immediatamente solidarizzato con Trump. Per gli arabi sunniti Teheran è la centrale di un diabolico piano inteso a stravolgere gli equilibri nel Golfo a favore della componente persiano-sciita e dei suoi amici veri o presunti nella regione. Oltre che un competitore di taglia notevole sul mercato petrolifero globale. Nelle parole dell’allora sovrano saudita Abdullah II, pronunciate davanti all’ambasciatore statunitense Crocker nel 2008: «Dovete tagliare la testa del serpente» (persiano). Per Gerusalemme, da quando lo scià è stato costretto alla fuga (1979) e al suo posto si è installata una teodemocrazia dalla retorica violentemente antioccidentale e anti-sionista – temperata

nei fatti – il regime di Teheran è l’unica vera minaccia esistenziale nella regione. Oltre che un possibile competitore in ambito nucleare, essendo oggi lo Stato ebraico la sola potenza atomica mediorientale (non dichiarata). Certo, muovere guerra all’Iran sarebbe operazione estremamente rischiosa. Dopo le esperienze tuttora inconcluse in Afghanistan e in Iraq, una nuova grandiosa spedizione militare in Medio Oriente sarebbe presto impopolare, a meno di non concludersi con una rapida quanto improbabile vittoria. Gli iraniani dispongono di capacità militari non convenzionali, specie nel cyberwarfare e nella guerriglia, oltre che di un vasto quanto quasi inespugnabile territorio. La minaccia di chiudere lo Stretto di Hormuz, da cui passa il 20% dei traffici energetici e commerciali del mondo, è forse irrealistica. In ogni caso, il trauma di una guerra aperta Usa-Iran sarebbe colossale e globale. Anche per questo è possibile che retoriche e controretoriche non deflagrino in una guerra dalla quale sarebbe arduo per chiunque, Stati Uniti inclusi, uscire trionfatore.

Nell’isola di Gorée c’è una porta aperta sull’oceano che fa risplendere l’azzurro del mare, è in fondo a un corridoio che si apre fra due scalinate curvilinee e convergenti. Siamo un paio di miglia al largo di Dakar, Sénégal, l’edificio proiettato sull’Atlantico porta un nome evocativo e sinistro, Casa degli schiavi. Al tempo della tratta da qui partivano a milioni, diretti verso le piantagioni americane, ma non tutti vi arrivavano, il tasso di mortalità sulle navi era altissimo. Alcuni finivano la loro avventura ancor prima dell’imbarco: se apparivano in salute precaria, duramente provati dall’interminabile odissea che dall’interno del continente li aveva trascinati sull’isola, venivano scaraventati in mare. Malati, dunque inadatti al lavoro, dunque privi di valore commerciale. Qualcuno contesta sulla base di controverse ricerche la centralità che si attribuisce a Gorée e le dimensioni del traffico che vi faceva capo, in ogni caso la potenza simbolica del luogo è tale che l’Unesco l’ha inserito fra i beni tutelati come patrimonio dell’umanità. E così il monumento che ricorda le vittime dello schiavismo è meta di un intenso turismo della memoria. Secondo la leggenda si aggira fra le bougainvillee che colorano l’isola uno spirito che sonda i pensieri dei visitatori, pronto a bersagliare con ogni sorta di guai chi non si sente partecipe di quel dramma umano e civile. La tratta, fra le modalità della migrazione forzata certamente la più violenta, occupa tre secoli di storia, dagli inizi del Cinquecento al primo Ottocento. Inghilterra, Olanda, Francia, Portogallo e Spagna i paesi più coinvolti. Le stime sono incerte, ma si ritiene che abbiano attraversato l’Atlantico fra i nove e i quindici milioni di schiavi, razziati nell’Africa centro-occidentale e distribuiti in tutto il continente americano. Solo nel Settecento quel destino è toccato a sei milioni di persone, un terzo delle quali trasportate da navi britanniche. Bisogna poi considerare una rotta orientale più breve ma altrettanto frequentata di cui poco si parla: un’infinità di schiavi, qualcuno parla addirittura di diciotto milioni, strappati dal cuore dell’Africa e venduti in Turchia e nei paesi dell’Oriente arabo e persiano. Incalcolabile il numero dei morti sia nel capitolo atlantico, sia in quello mediorientale, ma certo siamo sull’ordine di grandezza dei molti milioni. Morivano nelle fasi della cattura, organizzata da trafficanti locali che poi rivendevano il «bottino» ai negrieri, morivano più tardi nella lunga marcia verso i porti d’imbarco, incatenati e gravati dal peso delle merci che erano obbligati a trasportare. Morivano durante la traversata, che a volte si protraeva per mesi e mesi: soltanto verso la fine del Settecento il progresso delle tecniche navali ridusse la durata del viaggio fino a sette-sei settimane. A volte gli schiavi si ribellavano e cadevano sotto i colpi dell’equipaggio, composto da alcune decine di uomini pesantemente armati, che oltre a eseguire le manovre di navigazione tenevano sotto controllo quella instabile mercanzia umana. Stavano incatenati nelle stive, a loro disposizione poco cibo e pochissima acqua, e sempre meno quando la traversata si prolungava. C’era chi non poteva resistere ai disagi e all’umiliazione e riusciva a togliersi la vita. Per una causa o per l’altra, si calcola che un quindici per cento degli uomini imbarcati non sia arrivato a destinazione. Quelli che ce la fa-

Andalusia, la nuova Lampedusa Spagna Attraverso lo stretto di Gibilterra

è entrato quasi il 40% di tutti gli immigrati arrivati sul suolo dell’Ue nel 2018 Gabriele Lurati

Nella «Maison» di Gorée gli schiavi erano in attesa di essere venduti. (AFP)

cevano, e venivano venduti ai piantatori, non sempre si rassegnavano al dominio del padrone. Frequenti le rivolte, spietatamente represse. Non a caso si parla di «olocausto nero» o di maafa, una parola in lingua swahili dal significato originario di tragedia, disastro. Quel traffico di esseri umani assicurava lauti profitti, anche perché le navi negriere non viaggiavano mai vuote. Partivano dall’Europa cariche di stoffe, armi, chincaglierie che venivano vendute in Africa o scambiate per acquistare gli schiavi dai capi locali, poi venivano stipati a bordo gli uomini in catene e dopo che il loro carico umano era stato depositato in America le navi tornavano in Europa portando metalli e spezie. Affari d’oro dunque, come quelli dei piantatori che potevano contare su una manodopera così a buon mercato e capace di perpetuarsi generando altri schiavi. Il fenomeno finirà con lo sconvolgere la composizione etnica in molte parti del continente: in alcuni paesi dell’America Centrale la maggioranza è di origine africana. Negli Stati Uniti vivono oltre quaranta milioni di afroamericani, circa il tredici per cento della popolazione. La presenza degli schiavi e dei loro discendenti ha prodotto, soprattutto in Brasile e nel resto dell’America Latina, un’assortita presenza di sanguemisto: mulatti frutto dell’incrocio con europei, zambos nati dall’incontro con le tribù degli indios, sempre pronti ad accogliere africani in fuga dalla schiavitù. Bisognerà aspettare la fine del Settecento, il secolo d’oro della tratta ma anche del pensiero illuministico, perché l’Europa cominci a rendersi conto dell’obbrobrio di questa pratica, incompatibile con la religione nascente dei diritti umani. Risale al 1793 il voto della Convenzione, l’assemblea scaturita dalla rivoluzione francese, che elimina la schiavitù nelle colonie e mette al bando la tratta. Ma c’è una lobby creola che non è d’accordo, visto che fonda la sua prosperità proprio sulle coltivazioni affidate agli schiavi. E così quando in seguito alla pace di Amiens l’Inghilterra restituisce alla Francia le isole di Réunion e Martinique, dove durante l’occupazione britannica la schiavitù è stata conservata, il primo console Bonaparte, desideroso di conquistare l’appoggio della borghesia, lascia le cose come stanno. Anzi poco dopo reintroduce la schiavitù anche nell’isola di Guadeloupe, mentre la prospettiva della controriforma napoleonica scatena una cruenta rivolta nera a SaintDomingue, la futura Haiti. Soltanto durante i Cento giorni l’imperatore abolirà definitivamente questa aberrante condi-

zione umana. Ma pochi giorni dopo la disfatta di Waterloo renderà vano il tardivo ripensamento. Intanto l’abolizionismo si è fatto strada anche in Inghilterra, che pure è il paese che da quei traffici ha tratto il maggior profitto. Londra elimina questa pratica nel 1833 e negli anni successivi la Royal Navy incrocia sulle rotte atlantiche sbarrando il passo alle navi negriere. Quindici anni più tardi, in pieno Quarantotto, la Francia riscopre la generosa intuizione dei rivoluzionari di mezzo secolo prima e decreta a sua volta la fine della schiavitù. L’America resta indietro, è vero che non c’è più il copioso afflusso dall’Africa ma la grande migrazione ha determinato un fatto nuovo: gli schiavi arrivati in passato o nati successivamente nelle piantagioni sono ormai moltitudine, e sono considerati un fattore economico primario. Nel Settecento illuminista ecco le prime pressioni per adeguare la situazione ai tempi nuovi. Un esempio: chiede libertà per tutti un americano d’elezione, il marchese Gilbert de La Fayette, il mitico generale francese che ha dato uno storico contributo alla guerra d’indipendenza degli Stati Uniti. Aristocratico ma imbevuto dei principi rivoluzionari, La Fayette non capisce come i suoi amici americani, a cominciare da George Washington che è un proprietario terriero con tanto di schiavi, possano tollerare una simile lesione dei diritti dell’uomo. Per convincerli a liberare i lavoratori acquista una piantagione in Guyana: vuol dimostrare che si può trarre profitto dalla terra anche facendola coltivare da uomini liberi contrattualmente salariati. Ma gli americani da quell’orecchio ancora non ci sentono: bisognerà aspettare la metà del secolo successivo perché la rivalità economica e culturale fra il Nord industriale e il Sud agrario sfociata nella guerra civile, ma soprattutto la modernità che incalza, facciano scattare il meccanismo dell’emancipazione. Di quella condizione ormai archiviata restano una vena perdurante di razzismo, che culmina nelle lugubri fiaccolate del Ku Klux Klan, e gli indicatori sociali al di sotto della media fra gli afroamericani. Un secolo e mezzo dopo Lincoln questa minoranza, figlia della migrazione forzata, è ancora in condizioni di svantaggio. Eppure un afroamericano, Barack Obama, è stato per otto anni presidente degli Stati Uniti. È vero che Obama, figlio di un’americana bianca e di un cittadino del Kenya, non è discendente di schiavi: ma il segnale lanciato dalla sua elezione alla Casa Bianca è ugualmente un evento di grande portata storica.

«Siamo la nuova Lampedusa», questa è la denuncia del sindaco della città andalusa di Algeciras di fronte a una situazione di emergenza immigrazione che sta diventando ingestibile. Ma non è solo Algeciras, il centro portuale del sud della Spagna conosciuto per essere il luogo da cui partono i traghetti verso il vicino Marocco, ad essere sopraffatta dalla gestione del fenomeno migratorio. È tutta la regione costiera spagnola dell’Andalusia ad essere sconvolta da questo fenomeno migratorio che sta subendo una forte accelerazione in questo periodo. Le immagini televisive di un centinaio di migranti che sbarcano tra l’incredulità dei bagnanti sulla famosa spiaggia di Tarifa, riconosciuta mecca internazionale dei surfisti, hanno fatto il giro del mondo. Negli stessi giorni a Ceuta, enclave spagnola sul suolo nordafricano, 600 immigranti assaltavano il muro alto sette metri che separa il Marocco dalla Spagna per cercare di entrare in territorio spagnolo. L’aumento degli sbarchi sulle coste meridionali della Spagna viene confermato anche dall’Organizzazione internazionale per l’immigrazione. In sette mesi il numero degli arrivi si è triplicato, passando da 7’000 a 21’000 unità, superando così anche l’Italia per numero di sbarchi (18’000 persone sono state conteggiate da gennaio a fine luglio nella vicina Penisola, con una diminuzione dell’80%). I numeri della Spagna sono particolarmente allarmanti perché in poco tempo si è arrivati quasi al 40 per cento del totale delle persone che hanno raggiunto l’Unione europea in maniera illegale. Ciò sta generando un grande problema per l’ordine pubblico nella regione dell’Andalusia, trovatasi impreparata e alle prese con una difficile gestione del problema. «Si tratta di un problema europeo e la gestione non può essere lasciata alla sola Spagna» si è affrettato a dichiarare Fernando Grande-Marlaska, il ministro dell’Interno spagnolo del nuovo governo socialista di Pedro Sánchez. Troppo facile non pensare alle analogie con l’Italia, dove da anni di fronte all’incapacità o impossibilità di gestire questi fenomeni migratori, vengono chiamate in causa le responsabilità o la collaborazione di Bruxelles. Quel che è certo è che l’asse della rotta migratoria verso l’Europa sembra essersi spostato dal Mediterraneo centrale (Libia) a quello occidentale (Marocco). E questo potrebbe essere solo l’inizio dei problemi per la Spagna, dato che vari media iberici riportano che ci sarebbero almeno 50’000 migranti subsahariani

presenti nel nord del Marocco, pronti a giocarsi la vita pur di entrare in territorio spagnolo. La gestione dei rapporti con lo Stato nordafricano presieduto da re Mohammed VI sarà quindi fondamentale per il futuro. Storicamente il Marocco ha sempre usato la questione migratoria con la Spagna come uno dei modi per mettere pressione ai vari governi iberici e per negoziare in cambio delle contropartite economiche sia dalla Spagna che dall’Ue. Non a caso in questi giorni l’Unione europea sta raggiungendo un accordo commerciale con il Marocco che permetterebbe ai pescherecci dell’Ue di entrare nelle acque territoriali marocchine per un periodo di quattro anni. Inoltre ci sarebbero in discussione almeno 55 milioni di euro in aiuti economici che l’Ue intende destinare al Marocco per gestire il fenomeno migratorio già sulle proprie coste. Lo Stato maghrebino ha però sempre approfittato di questa situazione geo-strategica aprendo (o chiudendo) il «tappo» della pressione migratoria verso la Spagna, a seconda della sua convenienza politica. Secondo vari media spagnoli, anche nel caso dell’assalto alle recinzioni di Ceuta effettuato da migranti che procedevano dall’area subsahariana ci potrebbe essere dietro lo zampino del governo di Rabat. Le ricostruzioni fatte da alcuni giornali sembrano indicare che la polizia marocchina avrebbe bruciato intenzionalmente gli accampamenti degli immigrati situati nel nord del Paese, dove si rifugiano in attesa di tentare la traversata dello stretto di Gibilterra con imbarcazioni di fortuna. Ai migranti sarebbe rimasto come ultima speranza solo quella di tentare l’assalto al muro dell’enclave di Ceuta per poter arrivare al centro di accoglienza temporaneo spagnolo, situato solo a un centinaio di metri oltre queste recinzioni. Il problema migratorio del Mediterraneo occidentale è quindi intrinsecamente legato ai rapporti politici tra Marocco, Spagna e Ue. Il ministro dell’Interno marocchino Abdelouafi Laftit ha già fatto sapere all’Ue che non vede di buon occhio la creazione di un centro di controllo della migrazione sul modello di quanto fatto dall’Italia in Libia. Secondo alcuni analisti, il crescente numero di sbarchi di immigrati sulle coste spagnole sarebbe quindi da interpretare come una sorta di avvertimento mandato dal governo marocchino sia a quello spagnolo che a Bruxelles. Se non si troveranno cospicui aiuti economici per il Marocco, la situazione potrebbe quindi diventare esplosiva sia per la Spagna che per tutta l’Unione europea.

afp

Fenomeni migratori: 3.parte A partire dal ’500 la tratta degli schiavi è, fra le modalità di migrazione forzata, quella più violenta. Dall’isola senegalese di Gorée partivano a milioni, diretti verso le piantagioni americane


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 6 agosto 2018 • N. 32

18

Politica e Economia

Notizie dell’altro mondo

Medi a La bocciatura da parte della Vigilanza della nomina di Marcello Foa a presidente della Tv pubblica italiana

riapre il dibattito sulle fake news, sull’ingerenza straniera nei processi democratici e sull’uso dei social network

Christian Rocca L’indicazione del giornalista italosvizzero Marcello Foa alla presidenza della Rai, bocciata dalla Commissione di Vigilanza del Parlamento italiano, ha riaperto in Italia il dibattito sulle fake news, sull’ingerenza straniera nei processi democratici occidentali e sulle tecniche di manipolazione del consenso attraverso l’uso dei social network. Ma la polemica intorno alle bufale ritwittate da Foa, talmente grottesche da aver svegliato un Paese che sembrava invece condannato a convivere con chi la sparava più grossa, ha oscurato un’incredibile dichiarazione pubblica del sottosegretario con delega all’editoria del governo italiano che, invece, avrebbe meritato maggiore attenzione.

Nessuno ha ancora trovato il modo per limitare le notizie false, in particolare quelle prodotte da stati stranieri ostili al modello di società aperte Il sottosegretario si chiama Vito Crimi ed è un esponente di quel movimento populista Cinque stelle che sulla circolazione di fake news ha costruito un consenso popolare grazie al quale è diventato il primo partito italiano. In controtendenza con il dibattito nel mondo libero, Crimi ha rivendicato l’importanza strategica, liberale e democratica delle fake news, sostenendo che «se reprimiamo le fake news, reprimiamo la libertà di informazione. E dovremmo anche sanzionare le bugie che ci diciamo tra noi». Avete letto bene: il governo italiano pensa che diffondere bufale, ovvero notizie create ad arte per corrompere il dibattito pubblico, costruire surrettiziamente consenso e creare allarme sociale, sia un diritto da salvaguardare. Attenzione, Crimi non parla della libertà di credere in buona fede a notizie che poi si dimostrano false, sostiene piuttosto che sia necessario garantire il diritto di cittadini o di movimenti o di agenti stranieri di diffondere scientemente notizie false per fuorviare l’opinione pubblica. Siamo alla paradossale codificazione della posizione della consigliera di Donald Trump, Kellyanne Conway, che in diretta televisiva definì «alternative facts», fatti alternativi, la prima grossolana bugia del presidente sul numero di presenze alla cerimonia di inaugurazione del suo mandato alla Casa Bianca. Le bugie con Trump sono diventate «fatti alternativi» mentre ora, con il governo sovranista italiano, addirittura una prerogativa da preservare. Foa, Crimi e Conway rappresentano il lato surreale di una vicenda molto seria, ma in realtà nessuno ha ancora trovato un modo efficace per limitare la diffusione di fake news, in particolare quelle prodotte da stati stranieri ostili al modello di società aperta occidentale. Non è un problema nuovo, quello delle fake news, soprattutto per la tradizione russa, a cominciare dal Proto-

Azione

Settimanale edito da Migros Ticino Fondato nel 1938 Redazione Peter Schiesser (redattore responsabile), Barbara Manzoni, Manuela Mazzi, Monica Puffi Poma, Simona Sala, Alessandro Zanoli, Ivan Leoni

collo dei Savi di Sion creato dalla polizia segreta zarista per diffondere l’odio anti ebraico fino alle bufale sul virus dell’Aids fabbricato dagli americani secondo la macchina della propaganda sovietica durante la Guerra Fredda. La differenza rispetto ad allora è la velocità di diffusione, la capacità di penetrazione grazie alle tecniche psicometriche e la dimensione di un fenomeno che si affida a software, i cosiddetti bot, per automatizzare il processo di fabbricazione, divulgazione e infiltrazione delle notizie false. Insomma, Internet sembra quasi una tecnologia progettata appositamente per soddisfare le campagne di propaganda di apparati autoritari e antidemocratici, siano essi pubblici o privati. Negli Stati Uniti, in questo momento guidati da un presidente sospettato di essere stato aiutato dai servizi russi a vincere le elezioni del 2016, la soluzione è affidata alla buona volontà delle grandi piattaforme social, Facebook e Google, costrette a conciliare gli effetti di una crisi reputazionale e il loro business multi miliardario che si basa sulla viralità delle informazioni e sulla monetizzazione dei dati personali degli utenti. Il vicepresidente della Commissione Intelligence del Senato di Washington, il democratico Mark Warner, ha presentato una serie di pro-

poste legislative per aiutare le grandi piattaforme digitali ad autoregolamentarsi e a ripulire i social da disinformazione e ingerenze, senza arrivare però a proporre lo spacchettamento dei monopolisti della Silicon Valley né una regolamentazione delle Big Tech affidata a un’Authority di controllo come quella sulle telecomunicazioni.

Sede Via Pretorio 11 CH-6900 Lugano (TI) Tel 091 922 77 40 fax 091 923 18 89 info@azione.ch www.azione.ch

Editore e amministrazione Cooperativa Migros Ticino CP, 6592 S. Antonino Telefono 091 850 81 11

La corrispondenza va indirizzata impersonalmente a «Azione» CP 6315, CH-6901 Lugano oppure alle singole redazioni

Con l’eccezione della vituperata Unione europea i governi occidentali non stanno facendo nulla per regolamentare il mondo digitale Ma al momento il problema principale, anche secondo il White paper del senatore Warner, sembra quello che gli apparati americani militari e di intelligence non siano ancora sufficientemente attrezzati per prevenire un altro attacco, magari alle prossime elezioni di metà mandato, come quello subito alle presidenziali del 2016. Ma è anche vero che le attività dei servizi di intelligence sono per loro natura segrete,

Stampa Centro Stampa Ticino SA Via Industria 6933 Muzzano Telefono 091 960 31 31

quindi non ne sappiamo granché, ma desta preoccupazione il prossimo livello, più sofisticato, di fake news rappresentato dai deep fake, ovvero dai software che creano artificialmente immagini e audio molto credibili di persone che fanno o dicono cose che in realtà non hanno mai fatto né detto (al momento l’uso più diffuso e ancora artigianale di deep fake è quello di rappresentare le facce di personaggi famosi in filmati pornografici). Oggi le attività di debunking, di ridimensionamento delle bufale che circolano sulla rete, sono affidate all’impegno di singoli giornalisti e di alcune aziende editoriali che hanno capito che il futuro del business dei media tradizionali passa attraverso la credibilità del prodotto offerto ai lettori e non inseguendo i clic. Facebook ha chiuso alcune pagine gestite da agenti stranieri allo scopo di manipolare le elezioni americane di novembre, sta testando alcuni sistemi di controllo e ha già modificato il suo News feed, mentre Twitter inizia a ripulire la piattaforma da account falsi. Con l’eccezione della tanto vituperata Unione Europea che, tra mille difficoltà e ostacoli posti dai movimenti populisti e dalle campagne di lobbying di Big Tech, sta provando a regolamentare il mondo digitale –

dalla direttiva sulla protezione dei dati personali al tentativo, per ora fallito, di remunerare il copyright delle aziende editoriali sui contenuti che circolano in rete – i governi occidentali non stanno facendo nulla. Anche perché, dagli Stati Uniti all’Italia, ora sono guidati da movimenti che in questo ecosistema digitale e anche su rapporti ambigui con la Russia di Vladimir Putin hanno prosperato. Ma c’è di più: l’offensiva dei populisti, dei sovranisti, dei filo Putin di qua e di là dell’Atlantico, come dimostrano i tweet di Trump, le dichiarazioni di Crimi e il cospirazionismo di Foa, prova a ribaltare il tavolo e ad etichettare come fake news le notizie provenienti da organizzazioni giornalistiche serie come la Cnn e i grandi giornali internazionali e, allo stesso tempo, a legittimare la spazzatura diffusa ad arte da profili finti, da complottisti tragicomici e da cellule di propaganda del Cremlino come Russia Today o Sputnik. Che, poi, i diffusori di fake news siano agenti consapevoli, o semplicemente ingenui, di interessi stranieri è ancora da dimostrare. Nel caso di Trump, una risposta arriverà a breve, dopo l’estate, con la fine dell’inchiesta federale del procuratore speciale Robert Mueller sui rapporti tra i servizi russi e la Trump Tower.

Tiratura 101’766 copie

Abbonamenti e cambio indirizzi Telefono 091 850 82 31 dalle 9.00 alle 11.00 e dalle 14.00 alle 16.00 dal lunedì al venerdì fax 091 850 83 75 registro.soci@migrosticino.ch

Inserzioni: Migros Ticino Reparto pubblicità CH-6592 S. Antonino Tel 091 850 82 91 fax 091 850 84 00 pubblicita@migrosticino.ch

Costi di abbonamento annuo Svizzera: Fr. 48.– Estero: a partire da Fr. 70.–


Modelli essempi

UN PAIO DI OCCHIALI ACQUISTATO.

1REGALATO. PAIO DI OCCHIALI

*

+ + + 8 1 0 2 o t s o g a 5 2 l a o Per il nostro n i f o l anniversario: o S + ++ UN PAIO DI OCCHIALI REGALATO.*

All’acquisto di un paio di occhiali della sua gradazione a partire da CHF 171.– (montatura, lenti e montaggio, cumulabile con l’Helsana-Joker) le regaliamo il secondo paio dall’assortimento con contrassegno, di identica gradazione (tipo di lente Comfort SV/Basic Pro 150 Crystal Classic o Sun SV/Basic Pro 150 con colorazione 85%, marrone/grigio/verde). Possibilità di scegliere modelli con lenti di categoria superiore a fronte di un sovrapprezzo, lenti bifocali escluse. Il secondo paio di occhiali in regalo non è cumulabile con altri sconti. Valido fino al 25.8.2018 in tutti i negozi McOptic, solo fino a esaurimento. mcoptic.ch

*

289x440mm_2.Brillegeschenkt_MigrosMagazin_060818_i.indd 1

02.07.18 17:39


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 6 agosto 2018 • N. 32

20

Politica e Economia

Il contributo svizzero alla riduzione delle emissioni di CO2 Ecologia La Confederazione propone una diminuzione di tre quinti in patria e di due quinti all’estero,

ma l’economia teme che le misure abbiano un effetto di rallentamento sulla congiuntura

Ignazio Bonoli Non è piaciuto ai rappresentanti dell’economia (economiesuisse) l’obiettivo dell’Ufficio federale dell’ambiente e, per esso, della Confederazione, di ridurre le emissioni di CO2, mediante un risparmio dei tre quinti di emissione in patria, tramite compensazioni, e dei due quinti all’estero. Questi ultimi mediante l’acquisto di certificati internazionali, che poi vengono conteggiati nel bilancio climatico elvetico.

La Svizzera oggi è uno dei due paesi tra quelli meno inquinanti di tutta Europa Per «economiesuisse» l’obiettivo nazionale di riduzione dei tre quinti delle emissioni corrisponde a un «freno alla crescita». Interventi a protezione del clima in patria e all’estero dovrebbero essere parificati e alle imprese dovrebbe essere concesso di scegliere dove risparmiare emissioni. Secondo il responsabile dei problemi climatici, Beat Ruff, il commercio di certificati è fondamentalmente ragionevole. Così si possono, infatti, determinare tutti i potenziali di riduzione possibili, meno costosi e con maggior efficacia. A parità di costi, la riduzione delle emissioni di CO2 in un paese in via di sviluppo è molto maggiore che in Svizzera. Ma l’uso di questi certificati è ancora controverso. Molti di essi non hanno potuto raggiungere gli obiettivi prefissati, secondo Christian Zeyer, di Swisscleantech, per cui è molto più importante l’obiettivo di riduzione sul piano nazionale. Proprio in Svizzera

Fonti principali di inquinamento non sono tanto le industrie ma le abitazioni e le automobili private. (Keystone)

– secondo Swisscleantech – esiste un grosso potenziale di riduzione delle emissioni di CO2 nel risanamento degli edifici esistenti. Ma bisogna agire in fretta. La durata di un impianto di riscaldamento a petrolio è di 20 anni, ma un’insufficiente isolazione di una nuova costruzione rischia di provocare 40 anni di consumi eccessivi di energia. Dal canto suo, «economiesuisse» non chiede che la riduzione delle emissioni di CO2 in Svizzera venga effettuata all’estero. Non è nemmeno comprovato che la rinuncia a un obiettivo di

riduzione in patria provochi immediatamente un trasferimento degli sforzi messi in atto per un miglioramento del clima. Si tratta piuttosto di agire in modo flessibile, anche perché gli obiettivi della futura politica energetica globale non sono ancora chiari. Dalle opinioni dell’associazione mantello dell’economia si distanzia però il ramo delle assicurazioni. Un portavoce della loro associazione annuncia di appoggiare l’elaborazione di un piano nazionale di riduzione delle emissioni di CO2. Secondo lui una riduzione a media scadenza delle emissioni

all’estero sarebbe favorevole dal punto di vista dei costi, ma è pure necessario che la Svizzera si assuma la propria responsabilità in questo campo. Dal punto di vista prettamente economico non tutti vedono il pericolo di un rallentamento della crescita. Sforzi per migliorare l’efficienza nell’uso delle risorse dell’energia, nonché per la riduzione della dipendenza dalle energie fossili, hanno sempre effetti positivi anche sulla concorrenzialità. In molti concludono che posizionandosi sul piano internazionale fra i più rapidi nell’attuare le misure

necessarie, le possibilità per l’economia nazionale migliorano. Del resto la Svizzera dispone di ricerche e di tecnologie molto avanzate sul piano internazionale tali da garantirle un posto di privilegio nei futuri sviluppi del settore. Nelle classifiche mondiali sulla riduzione di emissioni di CO2 , la Svizzera è comunque classificata seconda, dietro soltanto alla Svezia e davanti agli altri paesi europei, nell’ordine Francia, Italia, Spagna e Gran Bretagna. Si tratta della statistica allestita da Swisscleantech e che riguarda le emissioni di gas a effetto serra, in tonnellate equivalenti CO2 , per settore, nel 2015. Come in altri casi, anche in questo si può dire che la Svizzera è vittima del suo successo, dal momento che le sue emissioni di CO2 concernono soprattutto settori come l’abitazione e l’uso dell’automobile. Nei settori traffico e abitazione, la Svizzera supera, infatti, parecchi altri paesi nelle emissioni di CO2 . I suoi abitanti godono infatti di case più grandi (quindi più costose da riscaldare, che spesso usano ancora impianti a olio) e dispongono di un maggior numero di automobili per abitante e anche più potenti, per cui consumano di più. Per quanto riguarda l’industria, siamo invece molto puliti. Disponiamo di energia idro-elettrica e anche nucleare che emettono pochissimo CO2 . La tecnologia e l’esperienza ci aiutano, come aiuta il fatto che le industrie «sporche» hanno lasciato il paese. Il prossimo passo verso un’ulteriore riduzione delle emissioni sarà la nuova legge sul CO2 , attualmente in Parlamento, che si propone di applicare l’accordo di Parigi sul clima, che limita a meno di due gradi il riscaldamento del pianeta.

La vecchiaia non deve essere un peso La consulenza della Banca Migros Jeannette Schaller

Jeannette Schaller è responsabile della pianificazione finanziaria alla Banca Migros

Di solito, il reddito diminuisce con il pensionamento. Si riduce così anche la sostenibilità finanziaria della casa propria. Ma l’eventualità peggiore, ossia la vendita forzata della casa, non si verifica quasi mai. Infatti, i colloqui del cliente con il consulente della banca o con il specialista pianificazione finanziaria consentono di avviare le misure necessarie per migliorare la sostenibilità. Il margine finanziario risulta dal fatto che le famiglie di pensionati hanno spesso risorse finanziarie superiori alla media e dispongono di un patrimonio in azioni, obbligazioni, fondi etc. Questi titoli possono essere venduti per ammortizzare il mutuo ipotecario e per ridurre l’onere del debito. A seconda della banca, può anche non essere necessario vendere i titoli: un eventuale consumo di valori patrimoniali viene accreditato come reddito supplementare. Un’altra possibilità è quella di prelevare una parte dei fondi della cassa pensioni risparmiati e di ridurre così l’ipoteca. Quanto più elevato è il patrimonio previdenziale prelevato in anticipo per questo scopo, tanto minori sono gli oneri del tasso d’interesse. D’altro

Esistono varie possibilità per rendere sostenibile l’età del pensionamento. (Keystone)

canto diminuisce anche la rendita della cassa pensioni. È dunque opportuno calcolare con attenzione se la rendita ridotta riesce ancora a coprire il costo della vita. L’alternativa migliore al ricorso al denaro delle casse pensioni è l’ammortamento dei mutui con i saldi del pilastro 3a risparmiati.

In teoria sarebbe ipotizzabile anche coinvolgere altre persone nel rapporto d’indebitamento. Essi sono responsabili in solido con il cliente ipotecario. Tuttavia il settore bancario limita solitamente la cerchia dei possibili debitori solidali ai conviventi, ai comproprietari nonché agli usufruttuari e ai beneficiari

di diritti d’abitazione iscritti al registro fondiario. Quindi una variante diversa: se i genitori vogliono continuare a vivere nelle proprie quattro mura, possono considerare anche di cedere la casa ai figli, che l’affittano ai genitori oppure concedono loro un diritto di abitazione o di godimento.


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 6 agosto 2018 • N. 32

21

Politica e Economia Rubriche

Il Mercato e la Piazza di Angelo Rossi Esportazioni: per ora va tutto bene Di questi tempi, chi s’interessa all’andamento della congiuntura economica si sente di frequente frastornato dai titoli e dai commenti degli articoli pubblicati dalle pagine economiche dei nostri giornali. Un giorno legge infatti dei pericoli immensi che può comportare per le esportazioni non solo europee, ma anche del nostro paese, il ritorno al protezionismo, promosso, in particolare, dal presidente degli Stati Uniti; il giorno dopo, allo stesso posto, nella stessa rubrica, legge dei progressi che stanno facendo le nostre esportazioni. La confusione sorge dal fatto che titoli e commenti non si riferiscono allo stesso periodo di tempo. I dati sull’andamento delle esportazioni sono in tempo reale, o si riferiscono a periodi appena terminati come lo scorso trimestre o l’anno passato. I commenti sui pericoli del protezionismo si riferiscono a un

periodo futuro. Difficilmente sarà il prossimo trimestre. Più facile invece che sia l’anno prossimo o un periodo ancora più lontano. Tutto dipenderà se e da quando i famosi dazi sulle importazioni degli Stati Uniti saranno prelevati. Siccome il lettore di giornale è abituato a considerare quello che legge sempre come se avvenisse il giorno stesso, può capitare che prenda i moniti di chi si pronuncia contro il protezionismo come se si riferissero all’odierna congiuntura. Il giudizio sul commercio con l’estero deve però essere dato distinguendo tra la tendenza in atto e quanto potrebbe capitare se le misure protezionistiche annunciate dovessero essere veramente applicate. La tendenza in atto è presto riassunta. Per le esportazioni della Svizzera il 2017 è stato un anno record: esse sono salite a 220 miliardi di franchi con un aumento del 4.7% rispetto al 2016.

Siccome però le importazioni sono cresciute a un tasso del 6.9%, il saldo della bilancia commerciale per il 2017, di 34.8 miliardi, è stato inferiore del 6% a quello realizzato nel 2016. Questi dati confermano che, per l’economia svizzera, le esportazioni continuano a giocare il ruolo di motore della crescita. La tendenza all’aumento delle esportazioni è continuata nel 2018. Nel primo trimestre le stesse sono infatti cresciute del 6.6% rispetto al primo trimestre del 2017. Osserviamo che il maggior cliente dell’economia svizzera continua a rimanere l’Unione Europea. Al secondo posto vengono i paesi dell’America del Nord e al terzo quelli asiatici. Le esportazioni verso la Cina continuano ad aumentare di importanza e l’anno scorso questo paese si è inserito al quinto posto della classifica dei maggiori clienti dell’economia svizzera, superando

la Gran Bretagna. Questi sono i dati delle statistiche sulle esportazioni. Sugli effetti delle possibili misure protezionistiche dell’amministrazione Trump non esistono, invece, che congetture. Intanto bisogna ricordare che, in Svizzera, le esportazioni verso gli Stati Uniti rappresentano circa il 13.5% del totale. Ma a queste esportazioni andrebbero aggiunte – anche se non figurano nella nostra bilancia commerciale – le esportazioni verso gli Stati Uniti di prodotti che le ditte svizzere producono all’estero, in particolare in Cina, e che potrebbero essere colpite dai nuovi dazi. L’importanza dell’effetto negativo sulle esportazioni dipenderà e dalla lista di questi dazi, e dall’importanza dei dazi stessi. Dovesse, per fare un esempio, questa lista essere applicata a tutte le merci importate dalla Svizzera e la misura del dazio si fissasse al 20%, è chiaro che

l’economia svizzera di esportazione potrebbe subire, al momento i n cui i dazi dovessero entrare in vigore, una perdita di fatturato vicina al 2.7%. Per il momento, però, ci dicono gli esperti, non c’è da preoccuparsi molto perché i dazi annunciati da Trump non colpiscono particolarmente i rami dell’esportazione svizzera. Il pericolo che il protezionismo americano diventi generale, e cioè vada a colpire tutte le importazioni, non è però debellato. Anche perché le esportazioni della Svizzera possono essere colpite non solo da possibili nuovi dazi, ma anche da pressioni del governo sui prezzi da praticare sul mercato degli Stati Uniti. Nella misura in cui queste si dirigono per l’appunto contro prodotti (come i farmaceutici) che formano il grosso delle esportazioni svizzere negli Stati Uniti le stesse potrebbero essere anche più pericolose che i nuovi dazi.

cessivi dal punto di vista commerciale: di fatto prevede la creazione di un’area di scambio tra il Regno e l’Unione europea che replica le condizioni già vigenti oggi. I ministri avevano brindato all’accordo, ma poi una volta fuori dal ritiro si erano rimangiati la festa: due di loro, Boris Johnson, titolare degli Esteri, e David Davis, titolare del dipartimento per la Brexit, si erano dimessi di lì a pochi giorni. Per i sostenitori della Brexit, il piano dei Chequers era un compromesso troppo debole: la May è parsa in bilico, con i falchi pronti ad avventarsi sulla sua fragilità, ma poiché manca un sostituto credibile e una soluzione alternativa non c’è, i ministri fuoriusciti sono stati rimpiazzati e la premier ha dimostrato ancora una volta la sua resistenza. L’Europa ha guardato il piano dei Chequers e ha iniziato a trovarci molti difetti: se è vero che va incontro a molte richieste Bruxelles, non esclude quello che per l’Europa è inaccettabile, cioè la selezione di elementi dell’Ue che vanno bene e l’esclusione degli altri. O tutto o niente è da sempre il diktat europeo e così l’iniziale entusiasmo si è sfilacciato,

lasciando spazio alla più terribile delle conseguenze: il mancato accordo. Da un paio di settimane i media inglesi non parlano d’altro (oltre al caldo naturalmente) e dicono che è necessario prepararsi a un’uscita brusca, un giorno si è dentro l’Ue e quello dopo si è fuori. Il ministro che ha preso il posto di Davis, Dominic Raab, ha avuto la malaugurata idea di parlare di «riserve di cibo e medicinali»: voleva essere rassicurante, in realtà, ma ha ottenuto l’effetto contrario. La May è andata in suo soccorso, dicendo che tra i piani da contemplare c’è quello delle riserve, per non trovarsi impreparati, ma non ha risolto granché, anzi. Le catene di supermercati hanno detto di non essere stati avvisate di questa politica delle riserve, mentre i giornali si sono riempiti di scenari apocalittici con porti assediati da navi con merci deperibili, autostrade intasate dai camion e sì, il razionamento di cibo. Di fronte a tanto scoramento, gli anti Brexit hanno colto l’attimo per rilanciare l’unica idea ormai per loro plausibile: un nuovo referendum. Vista da vicino la Brexit fa paura, ce ne siamo resi conto un

po’ tutti, chiediamo agli inglesi se hanno cambiato idea. Nessuno dei due grandi partiti vuole un’altra consultazione: i Tory per ovvi motivi, il Labour invece perché ancora non si è convinto di quale sia la strada giusta per provare a cacciare il governo conservatore. L’ambiguità è la cifra del leader laburista Jeremy Corbyn, il quale non ha proposto alternative al piano della May ma allo stesso tempo non si è affezionato all’idea di un secondo referendum, che è sostenuta in particolare dai moderati del Labour, suoi nemici giurati. La piazza si è mobilitata come non si vedeva da un po’, ma il referendum deve essere deciso a livello parlamentare: i tempi sono stretti, per fare la legge che ha portato alla consultazione del 2016, l’allora governo Cameron ci mise sette mesi. Così la via di mezzo del negoziato al momento sembra la più impraticabile – anche se finora, pure nei momenti più bui, un pertugio per ricominciare si è sempre trovato – e le due alternative a disposizione sono entrambe estreme. Che è un po’ la storia del discontento britannico, pure quando fa freddo.

mento, nevrosi degli abitanti, inquinamento, rumore. Frisch indica la data (il 1964) e anche la possibile area: la città potrebbe sorgere ad esempio «nel Seeland, nel triangolo tra il Lago di Bienne, quello di Morat e quello di Neuchâtel, nelle vicinanze del confine linguistico, in una zona sull’acqua, collocata in uno dei più ricchi territori rurali della Svizzera, nei pressi di industrie piccole e di media grandezza». In effetti la nuova expo, la quinta, si tenne nel 1964, a Losanna, e la regione dei tre laghi divenne l’epicentro della sesta, l’Expo. 02. Preveggenza di Frisch… Tuttavia, è bene ripetere, non era questo il modello che lui aveva in mente, bensì un esperimento urbano che intendeva recuperare stimoli e suggerimenti già presenti in un’ampia letteratura sull’utopia, da Bacone, Moro e Campanella fino ai progetti di Le Corbusier e Oscar Niemeyer. D’altronde villaggi su base cooperativa erano già

stati concepiti e realizzati all’indomani della grande guerra del ’14-’18, come a Freidorf nel comune di Muttenz. La città-giardino di Frisch e dei suoi amici ebbe sulle prime una certa eco nell’arena pubblica, ma poi la proposta finì nelle secche, bollata come chimera partorita dalla fervida immaginazione di un manipolo d’intellettuali sprovvisti di senso pratico. La parola chiave del ragionamento, ossia «pianificazione», ricordava troppo la strada imboccata dagli economisti e dagli urbanisti di scuola sovietica. Ormai a oltre sessant’anni dalla sua stesura, vale comunque la pena di rileggere questo manifesto-appello, preziosa testimonianza di una generazione che riteneva la difesa spirituale ereditata dagli anni 30 una camicia di forza mentale. Lo si può fare oggi nella traduzione italiana curata da Mattia Mantovani per l’editore Meltemi di Milano.

Affari Esteri di Paola Peduzzi Fra vie di mezzo e estremi rimedi Tutto questo caldo non può essere un buon segno, dicono gli inglesi boccheggianti, registrando le temperature record dell’estate londinese, alternate a scrosci d’acqua celebrati come un ritorno brusco alla normalità. È la terza estate di fila del discontento, per il Regno Unito: nel 2016 il voto shock a favore della Brexit, nel 2017 le elezioni non vinte dal governo conservatore e la formazione di una nuova maggioranza (assieme all’incendio devastante alla Grenfeel Tower e gli attentati terroristici), nel 2018 un caldo infernale con il negoziato sulla Brexit ancora appeso a risultati ignoti. Il tempo per gioire di nuovo arriverà,

sostengono i più ottimisti, ma intanto si vive come addormentati, nell’incertezza di come ci si sveglierà domani. La Brexit è sempre lì, uguale a se stessa: se non ci fosse una scadenza – il 29 marzo del 2019 – si potrebbe addirittura provare a dimenticare un movimento così poco armonioso senza una destinazione precisa. Invece no: l’uscita dall’Unione europea va fatta, l’ha chiesta il popolo. Ma come? A ottobre ci sarà un vertice europeo in cui si devono definire i dettagli del nuovo rapporto tra Londra e Bruxelles ma al momento le alternative sono più o meno simili a quelle che ci sono da sempre: non ci si accorda su nulla o si rifà tutto. La premier Theresa May (nella foto) ha offerto un’alternativa: è il cosiddetto «piano dei Chequers» che è stato presentato e accettato dal governo a un incontro d’inizio luglio nella residenza estiva dei Chequeres. Inizialmente, l’accordo era sembrato un momento importante nella storia della Brexit, perché per la prima volta la May aveva elaborato una proposta in grado di garantire sì il divorzio dall’Ue ma senza accidenti ec-

Cantoni e spigoli di Orazio Martinetti L’idea di Max Frisch: fondare una città Europa, metà degli anni 50. Economicamente il continente torna a respirare, ma sul piano politico l’aria irrita le corde vocali del dibattito civile. La tensione tra le potenze vincitrici è palpabile, da un lato gli Usa, dall’altra l’Urss: due modelli in competizione, che obbligano a schierarsi: o di qua o di là. Di qua il capitalismo, di là il comunismo. Nel 1955 Norberto Bobbio raccoglie in volume alcuni saggi sulla relazione tra la politica e la cultura, e li introduce con queste parole: «Se tutto il mondo fosse diviso, esattamente, in rossi e neri, mettendomi dalla parte dei neri sarei nemico dei rossi, mettendomi dalla parte dei rossi sarei nemico dei neri. Non potrei stare in alcun modo al di fuori degli uni e degli altri perché – questa è l’ipotesi – essi occupano tutto il territorio e non esiste spazio intermedio tra loro». Sottrarsi alla tenaglia, sfuggire alla secca logica binaria imposta dalla

guerra fredda diventa, nel medesimo anno, un imperativo anche per un altro intellettuale: Max Frisch, scrittore già affermato (ha 44 anni), di formazione architetto. Ai suoi occhi, la Svizzera langue, spiritualmente è un corpo morto, anemico. L’alta congiuntura l’ha inebetita: «ci siamo accontentati di condurre ovunque un commercio il più possibile vantaggioso, e avvertiamo un segreto disagio che nemmeno il più piacevole benessere riesce a scacciare. È il disagio di poter viaggiare per il mondo, certo, ma, in quanto svizzeri, di non appartenere realmente al mondo». Il disagio («Unbehagen», «malaise»): ecco il tarlo che rode la coscienza degli intellettuali critici, rendendoli inquieti, insoddisfatti, nervosi, insonni. Per rinascere occorre dunque un’idea, una grande idea, ma quale? Frisch ne parla con gli amici Lucius Burkhardt, Markus Kutter e con un paio di archi-

tetti. Il risultato della riflessione è un pamphlet, una riflessione che comprende anche un invito all’azione. Il titolo Achtung: die Schweiz! (Attenzione: la Svizzera!) suona perentorio come un cartello stradale segnalante un incrocio pericoloso. Il progetto che Frisch e i suoi amici perseguono non intende ricalcare gli schemi di un’esposizione nazionale. L’ultima, la «Landi» tenutasi a Zurigo nel 1939, è stata grandiosa, encomiabile, simbolo di resistenza nei mesi in cui l’Europa precipitava nell’abisso dello scontro armato. Lo scrittore rende omaggio a quest’opera, portata a termine sotto un cielo cupo, ma subito soggiunge che bisogna andare oltre. Occorre fondare una città, una nuova città, né troppo piccola né troppo grande; un insediamento a misura d’uomo in cui sia possibile vivere e lavorare evitando i guasti che l’urbanizzazione postbellica ha generato: traffico, ce-




30% di riduzione.

30 % 4.80 invece di 6.90 Fol Epi Léger 300g

30 %

30 %

4.30 invece di 6.20

2.75 invece di 3.95

Fol Epi Classic 300g

Fol Epi Caractère 130 g

In vendita nelle maggiori filiali Migros. OFFERTE VALIDE SOLO DAL 07.08.2018 AL 13.08.2018.

25% di riduzione.

25%

10.80 invece di 14.40 Su tutti i multipack Rivella 6 × 150 cl

buttati In vendita nelle maggiori filiali Migros. OFFERTA VALIDA SOLO DAL 7.8 AL 13.8.2018, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 6 agosto 2018 • N. 32

25

Cultura e Spettacoli Porte aperte a Locarno A colloquio con Sophie Bourdon, responsabile della sezione Open Doors a Locarno

Quella nostalgia delle radici Fra i molti film in concorso e non, molto presenti il passato e l’autobiografismo

pagina 26

Ciò che succede da Fazioli Nel suo ultimo libro Andrea Fazioli si allontana dal giallo per tuffarsi in preziose riflessioni pagina 28

pagina 27

Vita e morte di un «Dubuffet della strada» Anniversari L’opera e la vita di Jean-Michel

Basquiat a 30 anni dalla scomparsa

Daniele Bernardi A trent’anni dalla morte di Jean-Michel Basquiat (New York, 1960-1988), leggendo la corposa biografia che Michel Nuridsany dedica alla sua persona (Joahn & Levi, 2016) la vicenda di chi venne lanciato come il «primo artista nero» di successo degli Stati Uniti appare ora come un evento forte, doloroso e, non da ultimo, furbescamente sfruttato. Pittore di indubbio talento, dalla personalità fragile, Basquiat, a dispetto di quanto sottende la citazione di Gilbert & George posta in esergo al volume («Se ti vuoi esprimere come artista, devi essere pazzo, estremo, fuori di testa. (...) Se sei integrato, a qualsiasi livello, non accadrà nulla»), nel corso della sua carriera fulminante presto venne risucchiato – e, di conseguenza, tragicamente integrato – nel vortice di quel Moloch che è l’autentico padrone dell’arte contemporanea: il mercato. Se l’essenza della sua pittura non fu vittima di questo processo, lo stesso non si può dire della sua vita e di quanto, oggi, come una sorta di aurea, circonda il «mito Basquiat». Figlio di una portoricana e di padre haitiano, Jean-Michel Basquiat entra in contatto col mondo dell’arte già bambino: sua madre, che si rivelerà psichicamente instabile, sarà la prima a fargli visitare le sale del Brooklyn Museum, del MOMA e del MET. Crescendo, il ragazzino si dimostra particolarmente capace e la sua passione per il disegno, con gli anni, va intensificandosi; sua fonte di ispirazione saranno, soprattutto, i fumetti e il cinema. Successivamente, dopo le prime, «rimbaudiane» fughe da casa – il parallelo col poeta francese, anche se non sempre convince, è più volte ribadito da Nuridsany – Basquiat incontra il writer Al Diaz, con cui dà vita a SAMO©,

pseudonimo col quale firmeranno le poetiche, assurde tag che, dal 1978, prendono a serpeggiare sui muri di Manhattan. Questa parte dell’opera di Basquiat è particolarmente affascinante e qui, sì, la sua storia si dimostra come una ribellione a qualsiasi potere e alla sottomissione; viene da pensare al giovane Alfred Jarry che, allo stesso modo, assieme ai compagni del liceo, crea sui banchi la saga di Ubu, caricatura del prof. Hébert destinata a divenire una delle più irriverenti satire dell’autoritarismo. Infatti, SAMO© (abbreviazione di «Same Old Shit») si presenta come una sorta di religione, di filosofia che mira a smascherare le falsità della propria epoca attraverso aforismi a effetto lasciati sulle pareti. Presto le tag dei due writer attirano l’attenzione dei media, finché, a causa di screzi interni, la pratica viene abbandonata e Basquait imbocca altre strade. Lasciata la casa paterna, per un periodo vive per strada, facendosi ospitare da amici e conoscenti, dedicandosi alla creazione di cartoline e magliette che cerca di vendere ai passanti. Da sempre è ossessionato da un desiderio: diventare una «star»; questa mania tipicamente americana, che, come si evince dal libro di Nuridsany, va letta tenendo conto delle difficili condizioni della comunità nera, verrà coronata alcuni anni dopo, quando il «New York Times Magazine» lo immortalerà in prima pagina con un completo Armani imbrattato di vernice. Avvicinatosi alla scena musicale underground, Basquiat fonda i Gray – band nella quale suona vari strumenti – e interpreta il ruolo principale nel film New York Beat (uscito nel 2000 col titolo Downtown 81) del fotografo ticinese Edo Bertoglio. Particolarmente dedito alle droghe, sempre capace di sedurre l’ennesima ragazza di turno, Basquiat

Un’intensa fotografia di Basquiat realizzata da Andy Warhol nel 1982. (Keystone)

passa poi radicalmente alla pittura e si distingue per l’innata forza dei suoi dipinti; una pittura che, dopo le prime importanti collettive e l’incontro con la gallerista Annina Nosei – sarà lei a offrirgli un luogo per lavorare, negli scantinati dei suoi spazi espositivi – qualcuno paragonerà a quella dell’ideatore del concetto di «art brut», parlando di un «Dubuffet della strada». Scritte spezzate, corpi affastellati e automobili, macchinari, strade, unitamente a strati di colori in frantumi incessantemente sovrapposti gli uni agli altri sono la materia vibrante di questo universo fatto di caos organizzato, di dolore e paradossale armonia. A questo punto, la sua ascesa sembra inarrestabile; un’ascesa che è, al contempo, raggiungimento dell’olimpo del mondo dei «big» – cominciano

anche le collaborazioni con uno dei suoi miti: Andy Warhol – e sprofondamento nella dipendenza dalle sostanze stupefacenti e dal denaro che, se prima decisamente scarseggiava, ora scorre a fiumi per poi svanire in pochissimo tempo a causa dei suoi vizi. Un percorso autodistruttivo, questo, che non poco ricorda quello di altri grandi della cultura statunitense: Truman Capote, Robert Mapplethorpe. Infine, dopo le importanti mostre fra Stati Uniti, Italia, Svizzera, Inghilterra, Francia, Olanda, Giappone e Costa d’Avorio, nel 1988, a soli ventisette anni, JeanMichel Basquiat muore per overdose nel suo loft di Great Jones Street. Il merito di Basquiat. La regalità, l’eroismo e la strada, questo il titolo del volume che Michel Nuridsany gli consacra, è quello di porre l’accento

sul contesto culturale a cui, inevitabilmente, l’opera di Basquiat attinge; impossibile comprenderne la portata senza tener conto del mondo afroamericano che quegli anni hanno alle spalle – il Ku Klux Klan, Martin Luther King, Malcolm X, il Black Panther Party, etc – e di fronte: l’hip hop, i writers e quant’altro. Inoltre, seppure con alcuni cedimenti, Nuridsany cerca di non soffermarsi sulla superficialità dorata del mito dell’artista bello e dannato per dimostrare quanto Basquiat fosse, come ogni creatore, anche un instancabile artigiano, poiché «non si dipingono mille quadri in otto anni senza lavorare assiduamente, senza votarsi anima e corpo alla dimensione più segreta, più silenziosa, più rivelatrice della propria vita».


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 6 agosto 2018 • N. 32

26

Cultura e Spettacoli

Il cinema che apre le porte Festival di Locarno/1 Open Doors è la sezione della kermesse finanziata dal Dipartimento Cooperazione

e Sviluppo della Confederazione, alla ricerca di talenti cinematografici nel mondo

Sara Rossi Guidicelli «C’è chi mi ha detto: “Ah, davvero, fanno cinema in Bhutan, non lo sapevo”. Allora io di colpo non ho più avuto dubbi su quanto il nostro lavoro fosse utile». Sophie Bourdon è responsabile di Open Doors, porte aperte, la costola di Locarno Festival che è sponsorizzata dalla Confederazione, più precisamente dalla Direzione Sviluppo e Cooperazione del Dipartimento Federale degli Affari Esteri. Open Doors crea possibilità di formazione e lavoro per i registi dei paesi in cui la Svizzera opera nell’ambito della cooperazione allo sviluppo. Non fornisce direttamente soldi ai professionisti del cinema dei vari paesi del Sud e dell’Est del mondo, ma funge da piattaforma di incontro tra questi e i vari produttori internazionali. In altre parole cerca di organizzare occasioni di conoscenza tra chi fa Cinema in nazioni in cui manca un’industria cinematografica e chi ha i mezzi per finanziare i film indipendenti. «Ogni tre anni scegliamo una regione e poi andiamo a promuovere il bando di concorso tra le istituzioni, i singoli registi, le associazioni cinefile, quando ci sono, e così via. Poi cominciamo a ricevere candidature dalle quali, insieme a esperti cinematografici, scegliamo quella manciata di progetti che ci sembrano più interessanti e concretamente attuabili». Otto registi (quest’anno è il terzo turno del Sud asiatico) che hanno avuto l’opportunità di venire a Locarno in agosto per ricevere una formazione supplementare e per incontrare i possibili finanziatori dei loro lungometraggi; una giuria inoltre assegna un premio al migliore dei loro progetti. «Credo che Open Doors sia una sezione che rifletta l’identità del Festival intero», spiega Sophie Bourdon, parigina che ormai si sente adottata da Friborgo e un po’ anche da Locarno. «Da sedici anni siamo una finestra sul cinema del mondo e scambiamo arte con chi arriva: apriamo la porta, facciamo entrare film e usciamo dall’altra parte, a vedere cosa c’è. Il nostro compito è prima di tutto cercare talenti e belle storie da raccontare e andiamo a cercarli nei luoghi che di solito il mondo del cinema dimentica. Ecco perché per esempio quest’anno nel Sud dell’Asia non abbiamo messo l’India, perché il cinema indiano è già seguito in maniera abbastanza approfondita. Andiamo invece dove ci sono problemi di libertà di espressione e carenza di tecnica, che aiutiamo a superare. Ci sono luoghi dove mancano perfino le scuole di cinema, i festival, le sale dove proiettare i film più ricercati. Di solito sono paesi dove c’è una gran voglia di dire, di dare, di vivere. In Afghanistan, come in Bangladesh, Bhutan, Pakistan, ho trovato una grande forza. Tutti mi hanno chiesto: “Ma al festival di Locarno si può parlare di tutto? Di Islam, di donne, di omosessualità, di guerra?”». Poi, il compito di Open Doors è realizzare i sogni dei realizzatori, ma anche di sostenere localmente chi vuole creare occasioni di crescita in ambito cinematografico: festival, formazioni, case di produzione indipendenti. Le nazioni coinvolte nel programma di quest’anno, oltre a quelle già citate, sono anche le Maldive, Myanmar, Nepal e Sri Lanka. Spesso, nei paesi a forte presenza di Ong, non mancano del tutto i soldi per la cultura, per il cinema. Accade però che i prodotti abbiano un forte tocco «sociale» con tendenze al «politically correct». È una buona cosa, per Sophie, però Locarno lavora diversamente: lascia libertà di tema al regista e punta veramente solo a promuove la qualità artistica. «Esiste forte anche un’industria per il Cinema popolare, come se ogni paese avesse la

Dall’alto a sinistra, in senso orario, quattro partecipanti ad Open Doors - Min Bahadur Bham (regista, Nepal); Iram Parveen Bilal (regista, Pakistan); Siddiq Barmak (produttore/regista, Afghanistan/Francia); Sumudu Malalagama (produttrice/regista, Sri Lanka). (Stefano Spinelli)

sua Bollywood. La cultura del fare film è dunque molto incentrata sul regista e poco sul lavoro di squadra, come piuttosto avviene nel mondo occidentale. Mi è capitato di vedere una cosa incredibile, grazie alle collaborazioni che promuoviamo qui. Uno dei nostri registi, grazie alle giornate di Open Doors, è riuscito ad avere accesso a un fondo europeo che consisteva in soldi e in aiuti tecnici. All’inizio lui non poteva sopportare l’idea che il montatore, o il tecnico del suono, gli dessero un suggerimento, perché pensava fosse offensivo nei suoi confronti. Alla fine del lavoro mi ha detto: “Sophie, ho capito una cosa meravigliosa, quei tecnici avevano colto l’arte del mio film e desideravano darmi il loro sapere per migliorarlo”».

Durante Locarno Festival, sezione di Open Doors, c’è sempre anche una selezione che introduce il pubblico a conoscere la cultura cinematografica della regione del triennio, proponendo una ventina di film, documentari, finzione, lunghi e corti. «Vogliamo presentare cosa si fa oggi in quella regione del pianeta, i più bei film e quelli delle nuove generazioni», spiega la responsabile. «Spesso vedere quei film cambia il nostro modo di vedere i paesi da cui provengono. Prima li vediamo solo come luoghi di miseria e attentati quotidiani... invece poi ci si accorge che la vita vi scorre, allegra o triste come dovunque, con l’amore e l’amicizia, la ricerca di senso e i tabù di ogni società». Per Sophie un buon film è sempre un viaggio,

un’evasione, un invito del regista a entrare in un universo suo originale, dove dentro si trovi qualità tecnica, artistica e emozioni, con un pizzico di novità. Chi lavora per Open Doors si può definire un’ostetrica di idee: rende possibile e tira fuori dalla pancia dell’artista il suo progetto. Durante il Festival, oltre a formazione e incontri, offre una madrina o un padrino per questo progetto, che a volte, dicono i partecipanti, è la cosa più bella che si possa immaginare: «Qualcuno che ti capisce, all’altro capo della Terra». Magari alla fine quello che viene o non viene realizzato è diverso dall’idea iniziale, dallo script che Sophie e il suo staff hanno provato a far nascere. Ma questa, come dicono i francesi, c’est la vie.

Mi aveva raccontato la precedente responsabile della sezione che una delle soddisfazioni più grandi per lei era stata quando, nel 2010, il film che aveva vinto il Pardo d’Oro di Locarno era uno dei lungometraggi che Open Doors aveva seguito l’anno prima. O quando un altro film era stato premiato al Festival di Berlino. «Ciò di cui sono più fiera è l’attenzione che mettiamo in questa accoglienza, in questo parto dell’artista», conclude Sophie Bourdon. «Altrove magari si punta di più sul business, mentre noi qui curiamo la fiducia, diamo importanza all’ispirazione, abbiamo rispetto: sono tutte cose di cui necessita un regista che viene da mondi lontani, dove l’accesso alla cultura è più difficile che da noi».


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 6 agosto 2018 • N. 32

27

Cultura e Spettacoli

Radici, esilio e libertà

Festival di Locarno/2 Sono molti i film che si chinano sui temi principali e più scottanti della nostra epoca

Nicola Falcinella Vanno alla ricerca della libertà i protagonisti dei primi film del concorso internazionale del 71esimo Locarno Festival, che si concluderà sabato sera con la premiazione. Uno è A Family Tour del cinese Liang Ying, già Pardo per la migliore regia nel 2012 con When Night Falls, che potrebbe lasciare il lago Maggiore con un secondo riconoscimento. L’altra pellicola è Tarde para morir joven della cilena Dominga Sotomayor.

Spesso nei film l’atmosfera ricreata assume più importanza della trama vera e propria Nel primo la regista cinese Yang Shu è da cinque anni costretta all’esilio a Hong Kong a causa della reazione governativa al suo film, sulla madre di un recluso. Ora vive con un marito fin troppo premuroso e un figlio piccolo, cercando di preparare un lungometraggio che racconti la rivolta degli ombrelli nell’ex colonia britannica. Quando riceve l’invito da un festival a Taiwan, la donna decide di portare con sé l’intera famiglia, compresa l’anziana madre che risiede ancora nella madre-

patria, nel Sichuan, che non vede dal momento della fuga e che dovrà sottoporsi presto a un intervento chirurgico. Alloggiano nello stesso albergo e partecipano alle visite guidate in città previste per ospiti e turisti, scoprendo pezzi della storia e tornando a pensare alla divisione tra Cina continentale e Formosa. La permanenza sull’isola è anche l’occasione per parlare, ritrovarsi, fare il punto sul passato e il futuro. Il malore dell’anziana li riporta alla realtà, a una limitazione della libertà di movimento e a un controllo sociale cui è difficile sottrarsi. Una denuncia del sistema cinese, in un film dall’atmosfera rarefatta, che fatica però a definire personaggi e situazioni nella prima parte e ha bisogno di tempo per salire di livello. È l’atmosfera più che la trama a guidare anche Tarde para morir joven di Dominga Sotomayor, ambientato negli ultimi giorni del 1990, in una piccola comunità sulle Ande. Varie famiglie si ritrovano in una sorta di comune per festeggiare Natale e Capodanno. Tra loro spicca l’adolescente Sofia, esuberante e tormentata, con un padre poco comunicativo e una madre che si fa attendere. E ci sono Ignacio e Lucas, che in qualche modo se la contendono. È un film che spiega poco, con belle immagini, coinvolgenti, anche seducenti, e in cui non succede quasi nulla, se non un piccolo furto, un incendio, le feste, i giochi, le uscite nella natura.

Una scena di Tarde para morir joven di Dominga Sotomayor.

Uno spazio di libertà per i sogni dei giovani e forse anche per le ripartenze degli adulti, dopo il periodo della dittatura di Pinochet. Fuori concorso è molto interessante l’opera prima My Home, In Libya di Martina Melilli. Un lavoro indefinibile che è molto più di un documentario e parte da una vicenda personale. La regista, come dichiara all’inizio, è nata a Padova, mentre suo padre e suo

nonno erano nati in Libia, dove la famiglia si era trasferita negli anni Trenta durante la colonizzazione italiana e aveva avviato un’attività commerciale. Nel 1970, con l’ascesa al potere di Gheddafi, avevano dovuto lasciare casa e negozio per tornare frettolosamente in Italia e rifarsi un’esistenza. Artista visuale attiva in diverse città europee, Melilli ha cercato più volte di avere un visto per visitare il Paese nor-

dafricano, senza successo. Così entra in contatto, attraverso internet, con il quasi coetaneo Mahmoud, studente di fisica nucleare che sogna di lavorare all’estero. E se una cerca di ricostruire ciò che non le è mai stato raccontato, di vedere un luogo tanto evocato e immaginato, l’altro ha l’occasione per un contatto con chi sta fuori dall’atmosfera violenta, con milizie che girano, frequenti interruzioni dell’elettricità e difficoltà a condurre una vita normale. Tra i racconti dei nonni, i messaggi sul computer, le vecchie foto e le immagini che il giovane filma, fino a far vedere come sono oggi le strade e gli edifici che erano della famiglia Melissi, si sviluppa un film che tocca tante corde. La regista riesce a far emergere storie e sentimenti di chi lasciò la Libia e di chi ci vive ora, evoca le paure dei migranti che oggi attraversano il mare, rende l’impotenza di noi europei che non sappiamo che fare, se non assistere. L’autrice racconta con partecipazione l’ieri e l’oggi, cerca di capire e mostra la nostra difficoltà di capire, nonostante l’empatia e l’amicizia che si creano tra le persone. Curioso, e poco investigato, l’effetto di ribaltamento che si creò nei primi anni 70 a proposito di chi rientrava: per molti erano «africani »da aiutare e mantenere, per altri erano fascisti perché non si poteva scindere la vicenda personale da quella dell’occupazione mussoliniana. Temi che riguardano molto il presente. Annuncio pubblicitario

20% su tutti i müesli e i fiocchi Farmer.

20% Tutto l’assortimento di müesli e fiocchi Farmer per es. müesli croccante ai frutti di bosco Croc, 500 g, 4.– invece di 5.–

Da questa offerta sono esclusi gli articoli già ridotti. OFFERTA VALIDA SOLO DAL 7.8 AL 13.8.2018, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 6 agosto 2018 • N. 32

28

Cultura e Spettacoli

Mi chiamo Lohengrin, anzi Lenin

Il Grand Tour dello scià di Persia

Opera A Bayreuth quest’anno si attendeva con ansia il nuovo Lohengrin: sarebbe stato

in grado di superare quello di Neuenfels?

Narrativa Il

magnifico Uno scià alla corte d’Europa di Kader Abdolah

Sabrina Faller È divenuta ormai consuetudine che ogni nuova produzione del Festival di Bayreuth vada in scena con nomi diversi da quelli annunciati: così questo Lohengrin non ha come interprete Roberto Alagna, ma Piotr Beczala, e come regista non il lettone affermato Alvis Hermanis, ma il giovane americano Yuval Sharon. Dunque a Bayreuth sono in arrivo i divi internazionali (e anche le dive, se è vero che l’anno prossimo passerà di qui Anna Netrebko) della lirica e ciò fa sì che per alcuni aspetti questo festival tenda ad assomigliare sempre più ad altri. Ma rimane anche terreno per sperimentazioni, come nel caso di Sharon che a Los Angeles ha il suo gruppo teatrale e allestisce spettacoli in luoghi diversi dal teatro. Il pubblico dei fedeli di Bayreuth era curioso di vedere se il nuovo Lohengrin avrebbe battuto in audacia il «Lohengrin dei topi» di Neuenfels che ha tenuto banco per anni nelle conversazioni al ristorante, in albergo, al Biergarten o al parco, a due passi dalla tomba di Wagner. Ricordando che Wagner compose Lohengrin negli anni rivoluzionari delle barricate di Dresda che lo portarono a fuggire con Bakunin verso un lungo esilio in Svizzera, il regista si inventa che la comunità brabantina attraversi un momento di declino a causa della mancanza di elettricità e che in Lohengrin s’incarni il salvatore, cioè il portatore d’elettricità. La scena è dunque buia, su toni che dal celeste trascorrono al blu notte. E in tuta celeste da operaio (ma con il fulmine in mano, a mo’ di Zeus o moderno Prometeo) si presenta Lohengrin, senza navicella e senza cigno, vicino agli ideali di un Lenin, che – ci informa il regista – volle anche lui elettrificare la Russia. L’arrivo dell’elettricità sulle rive della Schelda è

Simona Sala

In primo piano Piotr Beczala e Waltraud Meier nei panni di Lohengrin e Ortrud. (© Bayreuther Festspiele/Enrico Nawrath)

sancito dall’irruzione in scena di un vivissimo color arancio che squarcia il blu della tenebra fondamentalista, poiché oscurità e oscurantismo vivono a braccetto nel ducato di Brabante fino all’arrivo di Lohengrin. Le scene e i costumi sono opera di due pittori, Neo Rauch e Rosa Loy, che sembrano ispirarsi al mondo delle fiabe, mondo al contempo infantile e terribile. In questa visione la donna è demonizzata e Ortrud non è poi così cattiva, anzi aiuta Elsa a liberarsi dalla sudditanza nei confronti del maschio oppressore. Lohengrin infatti nonostante le sue qualità di leader, in privato è un qualsiasi prepotente che non tollera dinieghi in camera da letto. Elsa liberata, divenuta forte e pronta ad affrontare

il mondo, avrà da Lohengrin il dono dell’elettricità che viene negata al popolo di Brabante, ma sarà un dono nuovo, una nuova energia, pulita ed ecologica, che ha le fattezze del fratellino perduto, il Gottfried tutto verde e luminoso che l’accompagna nel finale. I personaggi principali sono muniti di ali da insetti e il rapido duello fra Lohengrin e Telramund si svolge nell’aria, con gran divertimento del pubblico. Il cast offre due splendide interpreti femminili, la fremente Anja Harteros, che con Elsa ha una lunga frequentazione, e la grande Waltraud Meier, che con Orturd fece il suo debutto sulle scene. Beczala propone un Lohengrin «all’italiana», forte del fatto che proprio questa è considerata l’opera più «italiana» di

Wagner. Georg Zeppenfeld è un re Enrico potente e convincente, mentre il Telramund di Tomascz Konieczni è ridotto a una sorta di macchietta del «cattivo» di turno. Christian Thielemann sigla un primo preludio monumentale e religioso, firmando un Lohengrin meno passionale, all’insegna della classicità. L’altro evento che caratterizza il festival è la ripresa di Die Walküre con la novità della direzione musicale affidata a Placido Domingo, che quasi vent’anni fa è stato Siegmund sul palcoscenico del Festspielhaus. È un’occasione per ritrovare uno splendido tassello della produzione del Ring di Castorf, che non finisce mai di affascinare. Il resto è noto: Domingo è stato buato alla «prima», Bayreuth non concilia.

Qualcosa succede sempre (parola di scrittore)

Recensioni Andrea Fazioli, in una raccolta di testi brevi, va alle radici della propria

vocazione letteraria Pietro Montorfani

Sono amico di Andrea Fazioli da moltissimi anni (dal 1991 o giù di lì) eppure i suoi romanzi raramente mi hanno entusiasmato, anche perché appartengo alla sparuta minoranza dei non-giallofili. Il contenuto della prima affermazione, l’amicizia, è destinato a rimanere tale anche dopo questa recensione (almeno spero!); quello della seconda invece, l’insoddisfazione, è cambiato radicalmente dopo la lettura del suo ultimo libro. Se non lo avete ancora fatto, procuratevi Succede sempre qualcosa, perché «qualcosa» succederà davvero: un incontro, un’intuizione, un lampo, un’epifania, quanto di meglio si possa chiedere a un libro che abbia l’ambizione di dirsi letteratura, il desiderio di mettere in contatto un autore e un lettore sul piano accogliente e condiviso di una storia fatta di parole. Che non si tratti di un romanzo poliziesco, anzi, nemmeno di un romanzo tout court è forse la principale novità del libro, composto di trentasei testi brevi di vario genere, non per forza racconti, suddivisi in dodici capitoli tematici che seguono passo passo il trascorrere dell’anno solare. La dimensione del tempo, accanto a quella dell’interiorità, è infatti lo spazio dentro il quale si muovono

Il nuovo libro di Andrea Fazioli è una piacevole sorpresa.

queste storie, autobiografiche quanto basta per immaginare uno scrittore che si mostri veramente, per la prima volta, con il cuore in mano. L’investimento emotivo, personale, intimo, deve essere stato importante, ma il risultato si vede e i lettori non potranno che apprezzare questo nuovo corso della scrittura di Fazioli. Lungo la linea cronologica delle dodici sezioni (una per mese) si allineano così le passioni dell’autore ‒ dal jazz alla bicicletta, dalla musica francese alla poesia del Novecento, passando per Guccini, Canetti, Tex Willer, la letteratura tuareg – in un sistema di valori culturali che è al contempo molto personale, e abbastanza comune, e in cui quel che più conta è lo sforzo con il quale queste passioni vengono fatte interagire con la passione principale, quella per la narrativa.

Fazioli, che da anni si dedica alle scuole di scrittura, in questo libro sembra chiedersi a ogni pie’ sospinto: perché scrivo? come avviene nei fatti? in che direzione sta andando la mia vocazione? Sono domande cruciali perché si situano lungo il discrimine tra il sé (il pensiero) e l’altro (il testo, il lettore) e toccano inevitabilmente, per uno scrittore, il senso stesso del suo essere al mondo, del suo darsi agli altri per mezzo della parola: «Ancora oggi c’è una frizione nel momento in cui ciò che avverto dentro di me, come potenzialità indefinita, trova un modo di espressione, uno solo, con tutti i suoi limiti. Quello che appare sulla pagina è sempre diverso da quello che avevo in mente: prima di tutto perché ciò che scrivo esiste, mentre ciò che penso è come una vela che passa in lontananza». Fazioli è a proprio agio nella misura breve, con la quale si era segnalato alla critica in giovane età, vincendo concorsi letterari in Svizzera e in Italia. In questo libro, dando seguito a un suggerimento dell’editore, ma mettendo a frutto anche esperimenti già apparsi su riviste e quotidiani e soprattutto nel suo blog personale, opera uno scarto verso l’alto grazie a una struttura letteraria perfetta: da un lato la linea cronologica dei mesi, dall’altro il piccolo gruppo di tre testi ospitato in ciascuna sezione. Il

pendolo oscilla così tra identità e variazione: ogni mese è uguale al precedente eppure diverso, come ogni volta diversa è la piazza di Bellinzona in cui si ambientano dodici delle trentasei storie. Si va dal grado zero della confessione esistenziale, più o meno celata sotto pseudonimi, al grado massimo di letterarietà e maniera (un western, forse il pezzo meno riuscito della silloge), con un abile dosaggio di componenti che ricorda i libri poetici più delle tradizionali raccolte di racconti. I lettori più attenti vi troveranno forse qualcosa dell’Orelli prosatore, nelle sue ondivaghe divagazioni nella città turrita, e davvero quella del massimo poeta svizzero di lingua italiana pare essere, anche per Fazioli, una lezione feconda: se qualcosa succede sempre, non è per il vorticare degli eventi («se non so più come andare avanti, faccio comparire una pistola», diceva con sarcasmo Raymond Chandler), bensì per l’acutezza e la finezza di sguardo di chi osserva. La realtà stessa è una pistola, per chi la sappia guardare con attenzione, un poliziesco vasto come il mondo. Bibliografia

Andrea Fazioli, Succede sempre qualcosa. Casagrande 2018. 220 pagine.

Quando Nasser al-Din, scià di Persia dal 1831 al 1896 decide di fare un Grand Tour per l’Europa, parte «all’orientale». Al suo seguito, oltre ai notabili, ai servi, ai soldati, porta anche le sei mogli preferite (ne aveva quasi 100, tutte baffute), nonché la concubina Banu, aggregatasi al corteo da clandestina, dopo essersi nascosta in un baule. Il costosissimo viaggio, che lo porta a incontrare i grandi protagonisti dell’epoca, è stato finanziato grazie alla vendita di terreni ai britannici (zeppi di petrolio, di cui lo scià non sapeva cosa fare) e all’aiuto di Nicola II, l’ultimo zar. Forse intimamente consapevole dei progressi industriali, tecnologici scientifici e di pensiero che contraddistinguevano l’Europa sul finire del Novecento, lo scià pensò bene di affidare le proprie impressioni e le proprie memorie a un diario. Ed è proprio qui che si inserisce il bravo Kader Abdolah (pseudonimo di Hossein Sadjadi Ghaemmaghami), orientalista olandese di origini iraniane, considerato all’unanimità come il più bravo scrittore contemporaneo dei Paesi Bassi. Dopo essersi imbattuto nelle memorie dello scià, decide di seguirne le tracce, ma non in silenzio, bensì palesandosi regolarmente al lettore, situando i luoghi visitati dal sovrano in un contesto contemporaneo, contrassegnato dalle questioni cruciali che affliggono l’Europa presente, come le immigrazioni. Il risultato è che non si finisce per affezionarsi unicamente allo scià, ma anche allo stesso Abdolah, che si mette in campo con il proprio corredo di umane debolezze. L’Europa con cui si trova confrontato lo scià vive nell’imminenza di un cambiamento epocale e, in modo parzialmente inconsapevole, si sta preparando per la prima delle due guerre mondiali che la dilanieranno. I dialoghi con Nicola II, ma anche con Leopoldo in Belgio, con von Bismarck in Germania e da ultimo, ma non per importanza, con la regina Vittoria (ossessionata dalla messa a punto del primo water closet privato della storia) in Gran Bretagna, denotano un’inquietudine di fondo che, se da una parte fa da preludio alle rivoluzioni e alle guerre ormai alle porte, dall’altra illustra in modo quasi brutale l’arretratezza della vita di corte in Persia, che si perpetua mollemente da secoli, con canoni di bellezza ed esistenziali, ormai superati e obsoleti. Lo scià prende coscienza della spaccatura dei due mondi, pur rimanendo consapevole del proprio retaggio culturale e dell’impossibilità di attuare un vero cambiamento nel proprio Paese. Al termine di questo Uno scià alla corte d’Europa (Iperborea), che si legge tutto d’un fiato, oltre a un senso di curiosità, a prevalere è forse la tenerezza: tutto merito della penna di Abdolah.


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 6 agosto 2018 • N. 32

29

Cultura e Spettacoli Rubriche

In fin della fiera di Bruno Gambarotta Ciò che è tuo è tuo Le vacanze scolastiche durano tre mesi, quelle dei genitori, quando va bene, venti giorni. Al ritorno in città tocca ai nonni accompagnare i nipoti ai giardinetti nelle settimane che precedono la riapertura degli asili nido e delle scuole materne. Fanno la guardia all’altalena per regolare i turni e si dedicano ai confronti. È trascorso poco tempo dall’ultima volta in cui si sono visti, ma a quell’età i bambini fanno rapidi progressi. Solo che non tutti progrediscono allo stesso ritmo. Il duello fra nonne inizia con domande neutrali, di avvicinamento alla meta: «Che bel bambino! Quanto tempo ha?» «Venti mesi» «Come ti chiami bel bambino?» «Non parla ancora» «Non parla ancora? Beata lei! Il nostro ha cominciato a dieci mesi e ci ubriaca di parole; adesso che ha venti mesi come il suo gioca a scacchi, ha scoperto l’esistenza delle radici quadrate e passa il tempo a calcolarle a memoria. Poi pretende che andiamo a controllare se il risultato è giusto». Segue, con tono partecipe: «Ma

non dovete preoccuparvi, prima o poi parlerà» «Ma noi non ci preoccupiamo affatto» «E fate bene, pare che Einstein abbia incominciato a parlare a cinque anni! Ma di Einstein ce n’è uno solo e del resto nella vita mica tutti devono fare gli scienziati. C’è bisogno anche di bravi artigiani». Un altro tema di confronto è la robustezza: «Com’è diventato grande! Dove siete stati?» «In montagna» «Non c’è niente come la montagna per far venire appetito al bambino!». Se la risposta fosse stata al mare allora non ci sarebbe stato niente come il mare eccetera eccetera. La nonna del bambino che invece è rimasto magro e fa storie a non finire per mangiare osserva serafica: «Ho letto su una rivista scientifica che se uno è obeso da bambino poi resta obeso per tutta la vita». (Da notare che la rivista evocata è sempre «scientifica» anche se non si è mai in grado di citarla la testata). La vera sfida si gioca attorno ai giocattoli. I bambini molto piccoli non hanno nessun interesse per i loro giochi portati da casa

mentre provano un’attrazione fatale per quelli degli altri. Senonché il bambino che fino a quel momento ha disdegnato la sua scavatrice, non appena l’altro bambino dimostra interesse e vorrebbe giocarci, l’afferra e se la stringe al petto come se fosse la cosa che ha di più cara al mondo. A questo punto entrano in gioco perlopiù gli uomini in veste di nonni: «Lascia stare quel secchiello, non lo vedi che è di quel bambino? Usa i tuoi giochi che, detto tra parentesi, valgono molto di più di quel secchiello. Ricordati: quello che è tuo è tuo e quello degli altri è degli altri». Si guardano attorno in cerca di approvazione: «Devono imparare fin da piccoli». Se una nonna, per evitare quei piccoli drammi, non s’è portata dietro nessun gioco, scatta la filantropia: «Su, non fare i capricci, fai giocare anche l’altro bambino. Non bisogna essere egoisti. Tu hai tanti giochi, non vedi che lui non ha niente, neanche uno straccio di paletta?». Talvolta i pargoletti che a malapena si reggono in piedi per

loro misteriose vie di comunicazione trovano un accordo e giocano insieme pacificamente a riempire e svuotare di terra dei semplici bicchierini di carta, snobbando i costosi marchingegni che i parenti si sono portati da casa. È il momento più gravido di minacce perché, mentre i nonni si rilassano compiaciuti per lo spettacolo di civile convivenza, due metri più in là e uno più in basso, senza segnali di preavviso, scoppia un temporale violentissimo che fa volare palate di terra usate come arma impropria. È il segnale della diaspora, ognuno afferra il bambino di sua competenza e si allontana in una direzione diversa da quella degli altri, spazzolando via la terra dai vestiti e dai capelli e mormorando in maniera udibile: «Se uno mette al mondo un figlio poi dovrebbe anche insegnargli la buona educazione!». Oltre ai nonni e alle nonne ci sono ai giardini anche le tate. Quelle italiane sono affettuose e apprensive come le mamme e si riconoscono perché parlano sempre

di feste di compleanno da organizzare. Le tate straniere arrivano, si siedono su una panchina, aprono un libro o accendono un telefono e ignorano cosa stia facendo il bambino che è stato loro affidato. Pensano che sia giusto così, che sia deleterio stargli sempre addosso, non diventerà mai autonomo. Niente paura, quel povero bambino «abbandonato a se stesso» non corre alcun pericolo, è avvolto da una fitta rete di sguardi degli adulti che mescolano apprensione e riprovazione: «Lo lascia giocare con la terra!». Giocare con la terra è il massimo della depravazione per un bambino torinese che, non appena s’azzarda a imitare il coetaneo affidato alla tata straniera, viene strattonato ed energicamente frizionato con gran dispendio di salviette umide. Il bravo bambino torinese impara molto presto, e già verso i due anni non pasticcia più con la terra. Ha imparato alla perfezione che «quello che è suo è suo e quello degli altri è degli altri».

scarsità non c’è da preoccuparsi. Aveva torto Esopo a farle rimproverare dalle alacri formiche, perché entrambe le specie non fanno altro che collaborare alla loro sopravvivenza nel modo che è loro proprio. Freneticamente. Sembra che tutte abbiano in mente la poesia di Ungaretti, Soldati: Si sta come / d’autunno / sugli alberi / le foglie. Ungaretti la scrisse nel luglio del 1918, mentre era soldato di trincea sul Carso, dove davvero bastava alzare la testa di pochi centimetri in più o accendersi una sigaretta per venire fulminati da un cecchino. Ma sono parole che si sono sempre intese a descrivere la precarietà della vita di tutti, militari (che era poi il titolo originale della poesia) e civili, umani o animali. La differenza è che noi lo sappiamo, sappiamo di essere attaccati alla vita solo dal gambo leggero di una foglia. Lo scrisse già Omero, che paragonò le foglie d’autunno alle vite umane proprio nell’unico momento di pace e amicizia dell’Iliade, ossia lo

scampato duello tra Glauco e Diomede, che in nome di antiche ospitalità non combattono e arrivano a scambiarsi le armi in reciproco dono. Ne dissero anche Virgilio e Dante, paragonando alle foglie d’autunno cadute la folla di dannati sull’Ade (o sull’Acheronte) in attesa di essere trasportati nei gironi infernali corrispondenti. Conosciamo dunque la leggerezza del legame che ci tiene ancorati alla vita, e se non la conoscessimo ne avremmo continui richiami. Persone che ci lasciano all’improvviso, uomini e donne belli giovani e famosi che nonostante questo vengono colpiti da una disgrazia, vicende storiche, narrazioni familiari. Il nostro stesso corpo ci parla: ogni capello caduto è perduto per sempre, nessuna miracolosa lozione, nessun trapianto potrà mai restituirci proprio lui. Eppure noi viviamo come se fossimo eterni. Usiamo dell’intelligenza per rimuovere, se siamo più simili alle formiche riempiamo il nostro granaio – o conto in banca o proprietà

immobiliari – fino a farlo scoppiare, se ci riconosciamo nelle cicale, godiamo di tutto quello che la vita può offrirci, proprio come se non ci fosse un domani. Non importano, in questo caso, le quantità: il personale formicaio può essere costituito da un tozzo di pane e due soldi, ciò che conta è il modo in cui viene gestito, come nostro personale granaio; lo stesso per la vita della cicala, che può bearsi di uno yacht a tre piani (sì, quelle specie di condomìni che vanno sul mare) come di una bottiglia di birra di scarsa qualità. Il guaio è che il domani forse ci sarà, e pagheremo delle conseguenze; forse non ci sarà, e pagheranno le conseguenze i nostri cari, e noi chissà, sulle rive dell’Ade o Acheronte. Mentre le formiche hanno raccolto ogni piccolo granello di riso, mentre le cicale friniscono con passione, anche se io sono in vacanza a godere sole mare e tutto il resto spedisco questa postilla, perché oggi sono cicala e sempre oggi formica.

nessuno ci impedisce di portarci in vacanza libri veri, corposi, impegnativi. Personalmente, seguendo i suggerimenti di Eco, proporrei le novelle di Giovanni Verga raccolte sotto il titolo Vagabondaggio (5½): è appena uscita l’edizione critica, a cura di Matteo Durante, con tanto di storia editoriale e varianti d’autore di questi tristissimi ricordi del mondo agricolo siculo pubblicati da Barbera nel 1887. Lasciate perdere Camilleri e Montalbano e chinatevi sullo sperimentalismo verghiano (in fondo sono solo 337 pagine tra introduzione, note e apparati!). Sentite: «In quel momento si udì un urlo straziante, e si vide correre verso la bottega del farmacista, dove stavano medicando il ferito, una donna colle mani nei capelli. Era l’altra, la vera moglie, che piangeva e si disperava, gridando: – Giustizia! Giustizia, signori miei! Me l’ha ucciso, quell’infame, vedete! – Il Crippa abbandonato su di una seggiola, tutto rosso di sangue, col viso bianco e stravolto, la guardava senza vederla…». Che ne dite? Su, coraggio, non esitate…

Se poi le varianti d’autore non vi bastano, prendete con voi i quattro volumi (per un totale di soltanto 2000 pagine) delle Res seniles di Francesco Petrarca, le epistole rigorosamente in latino (niente paura, c’è la traduzione italiana a fronte!): sono state pubblicate dalla casa editrice Le Lettere a cura di Silvia Rizzo con apparato critico e ricostruzione delle fonti. Vi divertirete come pazzi (6+ assicurato a chi ci prova), molto più che leggendo il solito giallo-noir di Marco Malvaldi o di Maurizio De Giovanni. Se la lettura, come dice Milan Kundera, deve essere un viaggio della conoscenza che ti trasformi profondamente, niente di meglio delle Seniles di Petrarca sotto l’ombrellone: vi raccontano dall’interno gli ultimi quindici anni di vita del poeta, le sue debolezze, i suoi tormenti anche spirituali. Non ve ne importa niente? Peggio per voi… Quando poi siete stanchi del sole e volete bere una granita al caffè della spiaggia, non dimenticate di farvi accompagnare dall’autobiografia di Goethe, appena

uscita per Einaudi, collana I Millenni, 758 irresistibili pagine con cofanetto. Titolo: Dalla mia vita. Poesia e verità (il 6 è ovvio). Confessioni private, il rapporto con il padre e la madre, la passione infantile per le marionette, gli interessi precoci per la medicina e le scienze, i viaggi, il rapimento alchimistico eccetera. Non ve ne importa niente? Preferite Dan Brown e i suoi noiosissimi gialli storici? Peggio per voi… Naturalmente solo un pazzo (1+ a me stesso) consiglierebbe davvero per la spiaggia l’edizione critica di Verga, i quattro tomi di Petrarca e la monumentale vita di Goethe: era solo un modesto invito a uscire dal circolo vizioso dei soliti noti spacciati come capolavori dal marketing dei bestseller e dalle pagine culturali di quotidiani e settimanali. Nel dubbio, comunque, portatevi almeno Come viaggiare con un salmone (5+) di Umberto Eco. Lì troverete pagine molto interessanti su «Come fare le vacanze intelligenti»… (E anche su «Come mettere i puntini di sospensione»…).

Postille filosofiche di Maria Bettetini Oggi mi sento cicala, anzi, formica Abbiamo mangiato un arancino (un’arancina?) di riso sul muretto, di fronte al mare. Molto romantico, ma poi l’attenzione si è spostata su quei tre-quattro granelli di riso che ci erano caduti per terra. Alcune formiche li stavano accerchiando. Prima corrono come alla cieca, forse sentono il profumo del riso allo zafferano. Poi una di loro quasi sbatte contro il chicco. Lo afferra e prova a trascinarlo, le zampette tremano per lo sforzo, il corpo si contrae, ce la fa. Con grande fatica, la bestiola issa per dirupi e colline l’enorme peso (è in pianura, ma il pavimento di terra presenta per la piccina ostacoli altissimi, un sasso, un filo di paglia, un avvallamento). Nessuno corre in suo aiuto, all’inizio, ma poi ecco una, due formiche unirsi ai suoi sforzi, fino a portare il prezioso chicco di riso sui margini di un piccolo foro e a buttarlo dentro quello che pensiamo sia il formicaio. Finita l’operazione, via di corsa in cerca di altro cibo, senza un attimo di sosta, come non ci fosse un

domani, come se a breve finissero le scorte in tutto il mondo. Con un colpo di tacco potrei porre fine alle formiche, ai chicchi di riso e a parte del formicaio (si sa che scavano molto in profondità). Ma loro non lo sanno, sanno solo che si devono affannare per riempire la dispensa. Le loro amiche, le cicale, intanto friniscono beate, col delizioso fragore delle ore più calde della stagione calda. Loro sanno solo di doversi riprodurre, quindi i maschi suonano all’impazzata lo strumento che si portano addosso, composto da due muscoli che schioccano provocando una vibrazione, una sacca d’aria, due timpani che moltiplicano per venti la forza del suono. Le percussioni di un’orchestra sinfonica in mezzo centimetro. Le femmine si fanno notare, vezzose, solo sfregando le ali e producendo un suono leggero, come lo schiocco di due dita. Cercano il maschio che meglio canta. Il cibo? Le cicale si nutrono della linfa degli alberi, soprattutto pini e olivi, della cui

Voti d’aria di Paolo Di Stefano In spiaggia con Petrarca Se si mettessero in fila gli amici (postumi) di Sergio Marchionne non basterebbe una coda autostradale da esodo estivo e bollino nero. Tutti a raccontare il loro pezzetto di intimissima familiarità con il manager più potente dell’industria automobilistica. Neanche Philip Roth, di cui pure dopo la morte sono emersi centinaia di compagni di merenda, era stato così generoso di sé. Tanto burberi in vita, quanto insospettabilmente confidenziali e socievoli dopo morti… Ma ora basta, per favore, con la finanza e la politica, concedeteci un po’ di tregua. Lugubri profeti di sventure (2) si aggirano nei telegiornali per dirci che siamo assediati dai migranti e dalla violenza domestica, per raccontarci che siamo continuamente e ovunque minacciati di morte da criminali ignoti giunti da lontano, e che dobbiamo chiuderci e difenderci costi quel che costi. Ma dateci un po’ di tregua, per favore, almeno in estate. Lasciateci respirare un po’ d’aria buona… Niente di meglio che un buon consiglio

di lettura da fare su una sdraio sotto l’ombrellone: e diffidate degli scrittori e dei critici che vi consigliano un giallo o un thriller leggero, magari un titolo dell’amico, che prima o poi ricambierà il favore. In una famosa Bustina di Minerva del 1981, Umberto Eco (sempre più 6 alla memoria) sconsigliava ai consigliatori di consigliare letture estive ovvie (o quasi): l’originale tedesco delle Affinità elettive o il Proust integrale della Pléiade. Niente Promessi sposi, niente Malavoglia, non cedete alla banale tentazione di mettere in borsa l’Orlando furioso o l’Orlando innamorato. Tutta roba scontata per una vacanza qualsiasi. No, diceva Eco, portatevi in spiaggia l’Ars magna lucis et umbrae di padre Athanasius Kircher, «affascinante per chi sotto i raggi infrarossi voglia riflettere sui prodigi della luce e degli specchi». Oppure l’intera raccolta della Patrologia del presbitero francese ottocentesco Jean-Paul Migne… In effetti, è ora di finirla con i soliti romanzetti da classifica. A maggior ragione ora che disponiamo del tablet,


Da questa offerta sono esclusi gli articoli M-Budget e quelli già ridotti. OFFERTA VALIDA SOLO DAL 7.8 AL 13.8.2018, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK

Grande gusto A metà prezzo!

conf. da 3

50%

5.80 invece di 11.60

Salsiccia ticinese per il grill Rapelli in conf. da 3 Svizzera, 3 x 180 g


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 6 agosto 2018 • N. 32

31

Idee e acquisti per la settimana

e ch chino. anstic ta ro su si ig ici Vi w.m egu s e

w

w

shopping Prosciutto di Parma D.O.P. stagionato 30 mesi

studiopagi.ch

Attualità Un prodotto sopraffino per portare in tavola tutto il sapore della grande tradizione italiana

Prosciutto di Parma D.O.P. 30 mesi 100 g Fr. 8.50 In vendita presso i banchi a servizio Migros

A San Vitale Baganza, nei pressi di Parma, dove l’eccellenza enogastronomica è di casa, si trova una magnifica villa settecentesca appartenuta ai Conti Carpintero. Questa villa storica possiede un’ampia cantina a volte irregolari e pareti larghe fatte di sassi e mattoni che «respirano». Un luogo che, grazie alle condizioni microclimatiche particolari e uniche, permette di conservare al meglio uno dei prodotti più rappresentativi del territorio: il Prosciutto di Parma. Al suo interno

riposano e maturano a lungo decine e decine di prosciutti provenienti da cosce selezionate con cura, di suini allevati Italia. Gli animali sono alimentati anche con siero derivante dalla lavorazione del formaggio delle latterie della Pianura Padana, nel rispetto delle regole disciplinari del Consorzio del Prosciutto di Parma. Così come da secoli hanno fatto i contadini, ancora oggi le cosce sono lavorate e curate con passione dai mastri salumieri secondo la migliore tradizione gastronomica locale. È la pazienza uno dei segreti più importanti per poter ottenere un prodotto di grande qualità. La pazienza nel saper attendere che gli animali abbiano raggiunto il peso ideale affinché

le cosce possano essere stagionate a lungo, la pazienza di aspettare che il particolare microclima delle cantine dia ai prosciutti il profumo e il sapore caratteristici che rendono l’esperienza gustativa davvero unica. Dopo 24 mesi di stagionatura, i soli prosciutti che possono maturare ulteriormente (anche fino a tre anni) sono quelli che, con una distribuzione ideale tra parte magra e grasso, hanno raggiunto equilibrio e compattezza perfetti. La delicatezza del Prosciutto di Parma D.O.P. 30 mesi risalta al meglio se consumato al naturale, accompagnandolo, a piacere, semplicemente con del pane casereccio appena abbrustolito, del rinfrescante melone oppure una ricca insalata di stagione.

I prosciutti stagionano 30 mesi in una cantina a volte.


Leggero e cremoso: il nuovo You 100 CAL al naturale.

100 S o lo p e r r ie c a lo s e t t o . va

–.75 Yogurt You 100 Cal al naturale 200 g, offerta valida fino al 20.8.2018

YOU AMPLIA LA SUA LINEA DI YOGURT 100 CAL CON LA NUOVA VARIETÀ AL NATURALE. Uno yogurt povero di grassi ma comunque cremoso, dal sapore delicato e ricco di proteine. Ideale per iniziare bene la giornata, come base per uno squisito müesli o da mescolare con la frutta. E con sole 100 calorie per vasetto da 200 g. Mangiare leggero è un vero piacere. Da questa offerta sono esclusi gli articoli già ridotti. OFFERTA VALIDA SOLO DAL 7.8 AL 20.8.2018, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK

20x PUNTI


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 6 agosto 2018 • N. 32

33

Idee Ideeeeacquisti acquistiper perlala settimana

Melanzane Nostrane che delizia!

1

Alberto Brusa di Giubiasco, in fotografia, è uno degli oltre venti produttori di melanzane ticinesi. L’azienda agricola famigliare è stata fondata più di un secolo fa e oggi con Alberto e il fratello Roberto è giunta alla 4a generazione. La loro produzione annuale di melanzane semilunghe, coltivate in serra su una superficie di ca. 20’000 metri quadrati, si aggira attorno alle 700 tonnellate. Il periodo di produzione va dal mese di marzo fino a fine ottobre. «Uno dei piatti a base di melanzane che più prezzo, sono senz’altro le melanzane ripiene di carne», afferma Alberto Brusa.

2

La melanzana è originaria dell’India e fu introdotta in Europa, probabilmente, dagli Arabi nel XIII secolo. I frutti coltivati oggi in Europa sono principalmente di forma allungata o tonda e spiccano per il loro bel colore viola intenso. Di per sé, la melanzana, ha un gusto piuttosto neutro, il suo aroma infatti si sviluppa al meglio in combinazione con altri ingredient, si sposa con sapori intensi come quelli del pepe, del curry e dell’aglio. Le melanzane vanno sempre consumate cotte e si prestano bene per essere fritte, farcite, grigliate o conservate sott’olio.

Giovanni Barberis

Attualità Siamo nel vivo della stagione di questo tipico ortaggio della cucina mediterranea

3

Azione 30%

Povera di calorie e facilmente digeribile, la melanzana contiene, soprattutto nella buccia, vitamine B e C, potassio e altri importanti sali minerali. Inoltre è ricca di acido folico, una delle sostanze più importanti per le donne incinte e in allattamento. All’acquisto bisogna osservare la buccia, che sia lucida, liscia e senza macchie. Prima di cucinare le melanzane si consiglia di salare leggermente la polpa, procedimento che permette di eliminare le sostanze amare in essa contenute. Una volta staccate dalla pianta, le melanzane non maturano più, quindi è importante acquistarle ben mature.

sulle Melanzane, Ticino, al kg Fr. 3.40 invece di 4.90 dal 7 al 13 agosto

Ciabatta vs Ciabattine

Con queste due specialità nostrane, la cucina dell’estate si arricchisce di genuina bontà. Classico pane della tradizione italiana ad alto contenuto d’acqua e poco lievito, la ciabatta nostrana è fatta con farina di frumento coltivato in Ticino. L’impasto lievita diverse ore a bassa temperatura affinché possa sviluppare un aroma e un sapore caratteristici. Inoltre si distingue ancora per la soffice mollica ben alveolata e la croccante crosta dorata al punto giusto. La tipica forma a «cia-

batta» è il risultato della lavorazione manuale da parte dei panettieri della Jowa. Se le ciabattine sono perfette per preparare gustosi panini imbottiti per il picnic, la piscina, il fiume, l’ufficio… la ciabatta apporta un delicato tocco di mediterraneità al cesto del pane della nostra tavola estiva. Sia le ciabattine che la ciabatta si conservano bene per un paio di giorni, tenendoli nel sacchetto originale, il quale permette di preservare in modo ottimale l’umidità del prodotto.

Flavia Leuenberger Ceppi

Ciabattine Nostrane 240 g, 3 pezzi Fr. 2.90

Ciabatta Nostrana 280 g Fr. 2.80


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 6 agosto 2018 • N. 32

34

Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 6 agosto 2018 • N. 32

35

Idee e acquisti per la settimana

Cioccolato Giandor

Una dolce amicizia

La svizzera Séghira Egli ha conosciuto la newyorkese Lilit Marcus su Twitter. Sui social media è nata una bella amicizia. Pacchi pieni di cioccolato Giandor addolciscono la distanza Testo Monica Müller

M-Industria

Produzione con tradizione Nel 1887 i fratelli Robert e Max Frey fondarono la R. & M. Frey, successivamente Chocolat Frey SA, ad Aarau, e iniziarono a produrre cioccolato. Nel 1950 il Gruppo Migros riprende l’azienda. L’impero del cioccolato argoviese trasloca più tardi a Buchs, sede aziendale attuale. Chocolat Frey è oggi il maggior produttore di cioccolato in Svizzera. Non solo cioccolato: accanto a prodotti come Risoletto, Pralinés e cioccolato al latte Giandor, Chocolat Frey produce per la Migros anche gomma da masticare. 2359 articoli di diversa natura sono stati prodotti nel 2017.

Quando, nell’estate del 2016, Séghira Egli (Lucerna) e Lilit Marcus (New York) si incontrarono per la prima volta, fecero una grande scorpacciata di cioccolato. Fino ad allora si erano solo scritte. Séghira era su internet, nel blog «Save the assistants», dove Lilit dava consigli ai principianti su come sopravvivere nella «vasca degli squali» del mondo del lavoro. «Il tono irriverente con cui trattava i capi, mi faceva sempre ridere», racconta Séghira, che in Svizzera lavora come giornalista e che, via Twitter, si congratulava per i testi con la collega al di là dell’Atlantico. Ed è così che divennero amiche su Facebook. Un cioccolato a portata di mano

Per cinque anni si scambiarono opinioni sui propri lavori e sulle serie preferite. Un giorno la giornalista della CNN le scrisse via mail: «Ciao, arrivo in Europa!» e Séghira la invitò a casa sua a Lucerna. Come regalo di benvenuto le comprò moltissimo cioccolato Giandor – Lilit restò conquistata dal ripieno di crema di mandorle. Tra una gita in battello sul Lago dei Quattro Cantoni, un giro in città a Lucerna e una visita al museo nazionale, il cioccolato era sempre a portata di mano e spariva in un attimo. Di ritorno a New York, a Lilit non mancava solamente la sua amica, ma anche il suo nuovo cioccolato preferito. E presto Séghira iniziò a spedirle Giandor in grandi quantità.

Dalle montagne svizzere alle frenetiche strade di New York: Séghira Egli rifornisce la sua amica Lilit Marcus di cioccolato Giandor.

Star del mese

Un eroe di cioccolato Un guscio croccante e un cuore tenero: è già dal 1950 che è disponibile sugli scaffali il cioccolato Giandor, e anno dopo anno cresce costantemente la sua popolarità. Oggi la Chocolat Frey SA produce qualcosa come tre milioni di tavolette all’anno, vale a dire oltre 8000 pezzi al giorno. Nella sua classica confezione di colore rosso, l’amato cioccolato negli anni passati si è fatto conoscere ben oltre i confini nazionali. Un sapore apprezzato Il morbido ripieno a base di crema di mandorle e il croccante cioccolato sono prodotti secondo una ricetta tradizionale. Domanda del concorso Quante tavolette di cioccolato Giandor vengono prodotte ogni anno? Rispondete e vincete In palio una carta regalo Migros. Vengono sorteggiate carte per un valore complessivo di 500 franchi. Partecipazione: noifirmiamonoigarantiamo.ch

I tre prodotti preferiti della marca Frey sono i coniglietti Mahony come anche le tavolette di cioccolato «Milch Extra» e «Giandor». Lo zucchero e il latte di tutto il cioccolato Frey provengono dalla Svizzera e le fave di cacao sono certificate UTZ, ossia provengono da coltivazioni sostenibili.

Giandor cioccolato al latte 100 g Fr. 2.25

M-Industria crea numerosi prodotti Migros, tra cui anche il cioccolato al latte Giandor della Frey.


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 6 agosto 2018 • N. 32

36

Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 6 agosto 2018 • N. 32

37

Idee e acquisti per la settimana

Gillette Venus

Una pelle morbida come la seta

Depilarsi in modo corretto

5 consigli per una depilazione ottimale Depilazione a secco o a umido? Con il gel il rasoio scivola delicatamente sulla pelle. La depilazione diventa più piacevole e ci si protegge dai piccoli taglietti, che si verificano spesso con la depilazione a secco.

Togliere i peli? Si può fare velocemente e senza difficoltà con una depilazione a umido. I vantaggi: i peli umidi sono più facili da togliere, la pelle diventa liscia e morbida come la seta

Prof. Dr. med. Thomas Kündig è Responsabile del policlinico dermatologico di Zurigo così come del reparto ricerca e laboratorio.

Depilare nella direzione del pelo? Ciò evita brufoli e irritazioni della pelle. In un secondo tempo passare il rasoio in senso contrario, così anche i peli più ostinati spariscono e la pelle diventa liscia. Qual è il numero ideale di lame? Più è alto il numero di lame di un rasoio, maggiore la sua efficienza. Un’unica lama tira il pelo e poi lo taglia. Più lame fanno lo stesso, ma appunto più volte. La depilazione risulta più accurata.

Thomas Kündig

«La tendenza si mantiene immutata» La depilazione del corpo è ancora diffusa? Le persone in vista, come i modelli, hanno le gambe depilate e trasmettono il messaggio: senza peli siamo belli. Le statistiche dimostrano che i peli vengono rimossi in particolare dai giovani. In pratica tutte le giovani donne si radono nelle parti intime. La tendenza si mantiene immutata.

Cosa fare con i peli incarniti? I peli che non riescono a crescere all’esterno della pelle causano dei brufoli rossastri. Il motivo è da ricondurre a lamette spuntate e a predisposizione. Per rigenerare la pelle infiammata è opportuno non depilarsi per due o tre giorni.

Ascelle

inumidire bene i peli delle ascelle, ciò che facilita la depilazione. Utilizzare un gel per depilazione, che umidifica ulteriormente la pelle. Per chi va di fretta, l’ideale è un rasoio con cuscinetti in gel. Dopo la depilazione tamponare la pelle finché è asciutta. Applicare una crema lenitiva.

Quando cambiare il rasoio? Una sensazione sgradevole durante la rasatura, peli non rimossi o prurito sono segnali del fatto che le lame del rasoio sono spuntate. La depilazione non è efficace. Una lama nuova cattura i peli con meno passaggi.

Quale metodo di depilazione consiglia? Tutti i sistemi hanno vantaggi e svantaggi. Le creme puzzano. La depilazione si fa in fretta, ma anche i peli ricrescono poi velocemente. L’epilazione permanente con luce pulsata funziona, ma rappresenta un lusso.

Zona bikini

Quale l’importanza di peli e capelli per la medicina? Per la medicina l’interesse per i peli presenti sul corpo è piccola, mentre i capelli sono da sempre importanti. Quando gli uomini diventano calvi, aumenta parecchio il rischio di sviluppare un tumore della pelle in quella parte del corpo.

Gambe

applicare una schiuma o un gel per depilazione nella zona interessata. Piegare leggermente la gamba per tendere la pelle. Passare il rasoio in entrambe le direzioni. È consigliato un rasoio multilama.

Illustration Getty Images; zVg

tagliare i peli con le forbici e fare una doccia calda. Applicare un gel per depilazione. Tendere la pelle e passare una prima volta il rasoio nella direzione di crescita dei peli facendo poca pressione, poi nel senso contrario. Utilizzare un rasoio maneggevole.

Per pelli sensibili: rasoio Gillette Venus Embrace Sensitive Azione Fr. 8.25* invece di 13.80

Per seguire ogni curva: rasoio Gillette Venus Swirl Azione Fr. 10.65* invece di 17.80

Per una depilazione delicata: rasoio Gillette Venus Comfortglide Spa Breeze Azione Fr. 8.25* invece di 13.80

Per le vacanze e lo sport: rasoio Gillette for Women Venus Snap Pink Azione Fr. 7.65* invece di 12.80

Lame Gillette Venus Comfortglide Breeze Spa 4 pezzi Fr. 15.80

Lame Gillette Venus Embrace Sensitive 4 pezzi Fr. 17.80

Lame Gillette Venus Swirl 3 pezzi Fr. 16.80

* 40% di sconto su tutti i rasoi Gillette Venus (esclusi i rasoi usa e getta, lame di ricambio e articoli già ridotti), dal 7 fino al 20.08.2018.

Gillette Satin Care Gel 200 ml Fr. 3.95

Perché donne e uomini hanno una differente copertura di peli sul corpo? La crescita dei peli dipende dagli ormoni. Il più conosciuto è il testosterone. Le donne ne hanno meno e di conseguenza hanno meno peli.


Novità

20x PUNTI

SOLO 78 KCAL / COPA SENZA ZUCCHERO AGGIUNTO PRIVO DI LATTOSIO

Il caffè freddo o dal gusto più legger

2.25 Emmi CAFFÈ LATTE Balance 230 ml

In vendita nelle maggiori filiali Migros. OFFERTE VALIDE SOLO DAL 7.8 AL 20.8.2018, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK


Azione 50%

30%

1.30 invece di 1.90

3.50 invece di 7.–

Gruyère piccante ca 450 g, per 100 g

40%

1.75 invece di 2.95 Meloni Charentais Francia, il pezzo

Prosciutto crudo Emilia Italia, affettato in conf. da 90 g

40%

2.80 invece di 4.70 Uva bianca senza semi bio Italia, vaschetta da 500 g

30%

1.45 invece di 2.10 Costine di maiale Svizzera, imballate, per 100 g

a par tire da 2 pe z zi

– .2 0

di riduzione

2.90 invece di 3.10 Il Burro, panetto 250 g

a par tire da 2 pe z zi

50%

Tutti i tovaglioli, le tovagliette e le tovaglie di carta Cucina & Tavola e Duni (prodotti Hit esclusi), a partire da 2 pezzi, 50% di riduzione, offerta valida fino al 20.8.2018

Migros Ticino Da tutte le offerte sono esclusi gli articoli M-Budget e quelli già ridotti. OFFERTE VALIDE SOLO DAL 7.8 AL 13.8.2018, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK

50%

Tutti i detersivi Total a partire da 2 pezzi, 50% di riduzione


. a z z e h c s e fr lo o s e e r p m Se conf. da 2

30%

2.70 invece di 3.90 Prosciutto al forno in conf. speciale Svizzera, per 100 g

33%

15.80 invece di 23.80 Sminuzzato di pollo Optigal in conf. da 2 Svizzera, 2 x 350 g

50%

9.50 invece di 19.– Nuggets di pollo prodotti in Svizzera con carne di pollo dall’Argentina/Brasile, in conf. da 900 g

CONSIGLIO

BONTÀ DAL GRILL

Salsiccia e verdure alla brace: che accoppiata! Basta marinare cavolo rapa, finocchio & Co., grigliarli e servirli con la salsiccia ticinese e una vinaigrette fruttata. Trovate la ricetta delle verdure alla griglia su migusto.ch/consigli

conf. da 3

50%

5.80 invece di 11.60 Salsiccia ticinese per il grill Rapelli in conf. da 3 Svizzera, 3 x 180 g

30%

15.90 invece di 23.10 Salmone affumicato bio in conf. speciale d’allevamento, Norvegia, 260 g

30%

3.70 invece di 5.35 Bistecche di manzo TerraSuisse Svizzera, imballate, per 100 g

25%

9.90 invece di 13.50 Ali di pollo Optigal Svizzera, in confezione alu, al kg

20%

4.75 invece di 5.95 Costolette di vitello TerraSuisse Svizzera, al banco a servizio, per 100 g

HIT DELLA SETTIMANA PER IL GRILL.

25%

2.75 invece di 3.70 Salametti a pasta fine prodotti in Ticino, in conf. da 2 pezzi, per 100 g

20%

5.30 invece di 6.65 Piatto misto di affettati ticinesi prodotto in Ticino, in conf. da 140 g

Migros Ticino OFFERTE VALIDE SOLO DAL 7.8 AL 13.8.2018, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK

20% Tutti gli spiedini di pesce fresco al libero servizio Norvegia, imballati, per 100 g, per es. spiedini di salmone/merluzzo, prodotti in Svizzera, per 100 g, 4.– invece di 5.–

50%

1.25 invece di 2.50 Bistecca di collo di maiale marinata Grill mi, TerraSuisse, in conf. speciale per 100 g


. a z z e h c s e fr lo o s e e r p m Se conf. da 2

30%

2.70 invece di 3.90 Prosciutto al forno in conf. speciale Svizzera, per 100 g

33%

15.80 invece di 23.80 Sminuzzato di pollo Optigal in conf. da 2 Svizzera, 2 x 350 g

50%

9.50 invece di 19.– Nuggets di pollo prodotti in Svizzera con carne di pollo dall’Argentina/Brasile, in conf. da 900 g

CONSIGLIO

BONTÀ DAL GRILL

Salsiccia e verdure alla brace: che accoppiata! Basta marinare cavolo rapa, finocchio & Co., grigliarli e servirli con la salsiccia ticinese e una vinaigrette fruttata. Trovate la ricetta delle verdure alla griglia su migusto.ch/consigli

conf. da 3

50%

5.80 invece di 11.60 Salsiccia ticinese per il grill Rapelli in conf. da 3 Svizzera, 3 x 180 g

30%

15.90 invece di 23.10 Salmone affumicato bio in conf. speciale d’allevamento, Norvegia, 260 g

30%

3.70 invece di 5.35 Bistecche di manzo TerraSuisse Svizzera, imballate, per 100 g

25%

9.90 invece di 13.50 Ali di pollo Optigal Svizzera, in confezione alu, al kg

20%

4.75 invece di 5.95 Costolette di vitello TerraSuisse Svizzera, al banco a servizio, per 100 g

HIT DELLA SETTIMANA PER IL GRILL.

25%

2.75 invece di 3.70 Salametti a pasta fine prodotti in Ticino, in conf. da 2 pezzi, per 100 g

20%

5.30 invece di 6.65 Piatto misto di affettati ticinesi prodotto in Ticino, in conf. da 140 g

Migros Ticino OFFERTE VALIDE SOLO DAL 7.8 AL 13.8.2018, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK

20% Tutti gli spiedini di pesce fresco al libero servizio Norvegia, imballati, per 100 g, per es. spiedini di salmone/merluzzo, prodotti in Svizzera, per 100 g, 4.– invece di 5.–

50%

1.25 invece di 2.50 Bistecca di collo di maiale marinata Grill mi, TerraSuisse, in conf. speciale per 100 g


conf. da 2

20%

5.60 invece di 7.– Insalata novella Anna’s Best in conf. da 2 2 x 100 g

35% Lattuga foglia di quercia rossa e verde, Ticino, per es. rossa, al pezzo, 1.40 invece di 2.20

a par tire da 2 pe z zi

30%

Cetrioli Svizzera, per es. a partire da 2 pezzi, 2.55 invece di 3.60, a partire da 2 pezzi, 30% di riduzione

30%

3.40 invece di 4.90

50% Phalaenopsis, 2 steli, vaso, Ø 12 cm disponibile in diversi colori, per es. viola, il pezzo, 8.45 invece di 16.90

2.85 invece di 3.90 Carote bio Svizzera, busta da 1 kg

Migros Ticino OFFERTE VALIDE SOLO DAL 7.8 AL 13.8.2018, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK

–.95 invece di 1.80

20%

3.90 invece di 4.90 Pomodori Intense Ticino, imballati, 700 g

3.95 invece di 5.50 Albicocche Vallese, in conf. da 500 g

30%

25%

Grana Padano DOP in conf. da 700 g / 800 g, in self-service, per 100 g

30%

2.45 invece di 3.50 Burratina Pugliese Murgella in conf. da 120 g

20%

25%

Avocado Perù/Sudafrica, il pezzo

1.40 invece di 2.–

Melanzane Ticino, sciolte, al kg

25%

45%

3.90 invece di 4.90 Pesche piatte bio Italia, in conf. da 500 g

1.80 invece di 2.40 Formaggella Blenio «Ra Crénga dra Vâll da Brégn» prodotta in Ticino, in self-service, per 100 g

conf. da 2

conf. da 2

20%

20%

8.80 invece di 11.– Prodotti Cornatur in conf. da 2 per es. bistecca al pepe, 2 x 200 g

6.80 invece di 8.60 Snack Anna’s Best in conf. da 2 per es. spring rolls, 2 x 210 g


conf. da 2

20%

5.60 invece di 7.– Insalata novella Anna’s Best in conf. da 2 2 x 100 g

35% Lattuga foglia di quercia rossa e verde, Ticino, per es. rossa, al pezzo, 1.40 invece di 2.20

a par tire da 2 pe z zi

30%

Cetrioli Svizzera, per es. a partire da 2 pezzi, 2.55 invece di 3.60, a partire da 2 pezzi, 30% di riduzione

30%

3.40 invece di 4.90

50% Phalaenopsis, 2 steli, vaso, Ø 12 cm disponibile in diversi colori, per es. viola, il pezzo, 8.45 invece di 16.90

2.85 invece di 3.90 Carote bio Svizzera, busta da 1 kg

Migros Ticino OFFERTE VALIDE SOLO DAL 7.8 AL 13.8.2018, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK

–.95 invece di 1.80

20%

3.90 invece di 4.90 Pomodori Intense Ticino, imballati, 700 g

3.95 invece di 5.50 Albicocche Vallese, in conf. da 500 g

30%

25%

Grana Padano DOP in conf. da 700 g / 800 g, in self-service, per 100 g

30%

2.45 invece di 3.50 Burratina Pugliese Murgella in conf. da 120 g

20%

25%

Avocado Perù/Sudafrica, il pezzo

1.40 invece di 2.–

Melanzane Ticino, sciolte, al kg

25%

45%

3.90 invece di 4.90 Pesche piatte bio Italia, in conf. da 500 g

1.80 invece di 2.40 Formaggella Blenio «Ra Crénga dra Vâll da Brégn» prodotta in Ticino, in self-service, per 100 g

conf. da 2

conf. da 2

20%

20%

8.80 invece di 11.– Prodotti Cornatur in conf. da 2 per es. bistecca al pepe, 2 x 200 g

6.80 invece di 8.60 Snack Anna’s Best in conf. da 2 per es. spring rolls, 2 x 210 g


I nostri superprezzi. conf. da 12

– .2 0

di riduzione

1.50 invece di 1.70 Tutte le fette al latte e tutti gli snack al latte Kinder refrigerati per es. fetta al latte, 5 x 28 g

conf. da 2

Hit

3.70

Chocolat Fondant 180 g

conf. da 10

40%

3.85 invece di 5.80

Tavolette di cioccolato Frey da 100 g in conf. da 10, UTZ Giandor o Noxana, per es. Giandor, 13.50 invece di 22.50

Biscotti prussiani in conf. da 2 2 x 360 g

30%

6.– invece di 8.70 Biscotti rotondi Chocky in conf. da 3 al cioccolato o al latte, per es. al cioccolato, 3 x 250 g

conf. da 2

di riduzione

2.60 invece di 3.10 Corona del sole bio 360 g

9.– invece di 18.–

Chips M-Classic in conf. speciale MegaStar in conf. da 12 al naturale e alla paprica, 400 g, per es. alla paprica, mandorla, vaniglia o cappuccino, 3.– invece di 6.– per es. cappuccino, 12 x 120 ml

conf. da 3

33%

– .5 0

50%

50%

15%

1.15 invece di 1.40 Cottage Cheese M-Classic per es. al naturale, 200 g

OFFERTE VALIDE SOLO DAL 7.8 AL 13.8.2018, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK

20%

5.10 invece di 6.40 Baby Kisss in conf da 2, UTZ cioccolato al latte o fondente, 2 x 15 pezzi, per es. al latte

40%

7.80 invece di 13.– Succo d’arancia M-Classic in conf. da 10, Fairtrade 10 x 1 litro

20%

2.45 invece di 3.10 Popcorn al cioccolato M-Classic in conf. speciale 300 g

Hit

2.45

Popcorn al caramello M-Classic 240 g

a par tire da 2 pe z zi

– .5 0

di riduzione Tutti gli sciroppi in bottiglie di PET da 75 cl e da 1,5 l a partire da 2 pezzi, –.50 di riduzione l'uno, per es. ai lamponi, 1,5 l, 3.75 invece di 4.25


I nostri superprezzi. conf. da 12

– .2 0

di riduzione

1.50 invece di 1.70 Tutte le fette al latte e tutti gli snack al latte Kinder refrigerati per es. fetta al latte, 5 x 28 g

conf. da 2

Hit

3.70

Chocolat Fondant 180 g

conf. da 10

40%

3.85 invece di 5.80

Tavolette di cioccolato Frey da 100 g in conf. da 10, UTZ Giandor o Noxana, per es. Giandor, 13.50 invece di 22.50

Biscotti prussiani in conf. da 2 2 x 360 g

30%

6.– invece di 8.70 Biscotti rotondi Chocky in conf. da 3 al cioccolato o al latte, per es. al cioccolato, 3 x 250 g

conf. da 2

di riduzione

2.60 invece di 3.10 Corona del sole bio 360 g

9.– invece di 18.–

Chips M-Classic in conf. speciale MegaStar in conf. da 12 al naturale e alla paprica, 400 g, per es. alla paprica, mandorla, vaniglia o cappuccino, 3.– invece di 6.– per es. cappuccino, 12 x 120 ml

conf. da 3

33%

– .5 0

50%

50%

15%

1.15 invece di 1.40 Cottage Cheese M-Classic per es. al naturale, 200 g

OFFERTE VALIDE SOLO DAL 7.8 AL 13.8.2018, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK

20%

5.10 invece di 6.40 Baby Kisss in conf da 2, UTZ cioccolato al latte o fondente, 2 x 15 pezzi, per es. al latte

40%

7.80 invece di 13.– Succo d’arancia M-Classic in conf. da 10, Fairtrade 10 x 1 litro

20%

2.45 invece di 3.10 Popcorn al cioccolato M-Classic in conf. speciale 300 g

Hit

2.45

Popcorn al caramello M-Classic 240 g

a par tire da 2 pe z zi

– .5 0

di riduzione Tutti gli sciroppi in bottiglie di PET da 75 cl e da 1,5 l a partire da 2 pezzi, –.50 di riduzione l'uno, per es. ai lamponi, 1,5 l, 3.75 invece di 4.25


conf. da 6

20%

20%

Tutto l’assortimento Mifloc per es. purea di patate, in busta, 4 x 95 g, 3.60 invece di 4.55

30%

9.80 invece di 14.15 Branches Classic Midi Frey in conf. speciale, UTZ 650 g

50%

1.65 invece di 3.30 Tutti i tipi di Aquella in conf. da 6 x 1,5 l (Aquella Taste esclusa), per es. verde

Tutti gli zwieback (Alnatura esclusi), per es. Original, 260 g, 2.55 invece di 3.20

20%

40%

30% Senape, maionese e salsa tartara M-Classic in conf. da 2 per es. maionese, 2 x 265 g, 2.15 invece di 3.10

9.10 invece di 11.40 Tonno M-Classic in conf. da 6, MSC in olio di soia o in acqua, per es. in olio di soia, 6 x 155 g

Tutto l’assortimento di barrette ai cereali Farmer a partire da 2 pezzi, 20% di riduzione

conf. da 2

conf. da 2

20%

a par tire da 2 pe z zi

conf. da 2

conf. da 2

30%

30%

9.95 invece di 14.40

Salse per insalata pronte M-Classic in conf. da 2 French Dressing, French alle erbe aromatiche e Italian, per es. French Dressing, 2 x 700 ml, 3.10 invece di 5.20

Sofficini al formaggio o agli spinaci M-Classic in conf. da 2 surgelati, 2 x 10 pezzi, per es. spinaci, 2 x 600 g

9.95 invece di 14.40 Filets Gourmet à la Provençale Pelican, MSC, in conf. da 2 surgelati, 2 x 400 g

conf. da 12

25% Tutti i tipi di Rivella e Passaia in conf. da 6 x 1,5 l per es. Rivella rossa, 10.80 invece di 14.40

OFFERTE VALIDE SOLO DAL 7.8 AL 13.8.2018, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK

20% Tutto l’assortimento di müesli e fiocchi Farmer per es. müesli croccante ai frutti di bosco Croc, 500 g, 4.– invece di 5.–

50%

8.70 invece di 17.40 Hamburger M-Classic in conf. speciale surgelati, 12 x 90 g

20% Intero assortimento di alimenti per gatti Selina per es. stick per gatti, con trota e salmone, 1.60 invece di 2.–


conf. da 6

20%

20%

Tutto l’assortimento Mifloc per es. purea di patate, in busta, 4 x 95 g, 3.60 invece di 4.55

30%

9.80 invece di 14.15 Branches Classic Midi Frey in conf. speciale, UTZ 650 g

50%

1.65 invece di 3.30 Tutti i tipi di Aquella in conf. da 6 x 1,5 l (Aquella Taste esclusa), per es. verde

Tutti gli zwieback (Alnatura esclusi), per es. Original, 260 g, 2.55 invece di 3.20

20%

40%

30% Senape, maionese e salsa tartara M-Classic in conf. da 2 per es. maionese, 2 x 265 g, 2.15 invece di 3.10

9.10 invece di 11.40 Tonno M-Classic in conf. da 6, MSC in olio di soia o in acqua, per es. in olio di soia, 6 x 155 g

Tutto l’assortimento di barrette ai cereali Farmer a partire da 2 pezzi, 20% di riduzione

conf. da 2

conf. da 2

20%

a par tire da 2 pe z zi

conf. da 2

conf. da 2

30%

30%

9.95 invece di 14.40

Salse per insalata pronte M-Classic in conf. da 2 French Dressing, French alle erbe aromatiche e Italian, per es. French Dressing, 2 x 700 ml, 3.10 invece di 5.20

Sofficini al formaggio o agli spinaci M-Classic in conf. da 2 surgelati, 2 x 10 pezzi, per es. spinaci, 2 x 600 g

9.95 invece di 14.40 Filets Gourmet à la Provençale Pelican, MSC, in conf. da 2 surgelati, 2 x 400 g

conf. da 12

25% Tutti i tipi di Rivella e Passaia in conf. da 6 x 1,5 l per es. Rivella rossa, 10.80 invece di 14.40

OFFERTE VALIDE SOLO DAL 7.8 AL 13.8.2018, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK

20% Tutto l’assortimento di müesli e fiocchi Farmer per es. müesli croccante ai frutti di bosco Croc, 500 g, 4.– invece di 5.–

50%

8.70 invece di 17.40 Hamburger M-Classic in conf. speciale surgelati, 12 x 90 g

20% Intero assortimento di alimenti per gatti Selina per es. stick per gatti, con trota e salmone, 1.60 invece di 2.–


a par tire da 2 pe z zi

50%

conf. da 2

20% Prodotti Gillette in confezioni multiple per es. rasoio usa e getta Blue II Plus Slalom in conf. da 2, 9.95 invece di 12.60, offerta valida fino al 20.8.2018

20% Tutti i prodotti Nivea Sun (confezioni multiple escluse), per es. spray solare trattante IP 30 Protect & Moisture, 200 ml, 12.95 invece di 16.20, offerta valida fino al 20.8.2018

conf. da 3

20% Salviettine igieniche umide Soft in conf. da 3 per es. Comfort Deluxe, 3 x 50 pezzi, 4.55 invece di 5.70, offerta valida fino al 20.8.2018

conf. da 12

33% Salviettine umide per bebè Pampers in conf. da 12 fresh clean e sensitive, per es. fresh clean, 12 x 64 pezzi, 31.65 invece di 47.40, offerta valida fino al 20.8.2018

3 per 2 Tutti i pannolini Pampers (confezioni speciali escluse), offerta valida per 3 prodotti con lo stesso prezzo, per es. Baby Dry 4, 3 x 44 pezzi, 33.60 invece di 50.40, offerta valida fino al 20.8.2018

OFFERTE VALIDE SOLO DAL 7.8 AL 13.8.2018, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK

a par tire da 2 pe z zi

20%

Tutto l’assortimento Potz a partire da 2 pezzi, 20% di riduzione, offerta valida fino al 20.8.2018

a par tire da 2 pe z zi

1.20

di riduzione

Tutto l’assortimento di stoviglie Cucina & Tavola di porcellana e di vetro Tutto l’assortimento Handymatic (prodotti Hit esclusi), a partire da 2 pezzi, (sale rigeneratore escluso), a partire da 2 pezzi, 1.20 di riduzione di reduzione l'uno, 50% di riduzione, offerta valida fino al 20.8.2018 per es. brillantante Classic, 500 ml, 2.30 invece di 3.50, offerta valida fino al 20.8.2018

conf. da 3

conf. da 3

conf. da 3

9.90

9.90

9.90

Hit

Calzini da donna Ellen Amber in conf. da 3 disponibili in grigio o nero, numeri 35–38 o 39-42, per es. grigi, n. 35–38, offerta valida fino al 20.8.2018

5.–

di riduzione Biancheria intima da donna Sloggi 5.– di riduzione fino a 29.80, per es. slip Tai, bianco, tg. 38, il pezzo, 12.90 invece di 17.90, offerta valida fino al 20.8.2018

Hit

Calze da uomo Rohner in conf. da 3 disponibili in nero o antracite. N. 39–42 o 43–46, per es. Casual Men, nere, numeri 43-46, offerta valida fino al 20.8.2018

10.–

di riduzione Biancheria intima da donna Sloggi 10.– di riduzione a partire da 29.90, per es. slip maxi, bianco, tg. 38, il pezzo, 19.90 invece di 29.90, offerta valida fino al 20.8.2018

Hit

Slip mini o midi da donna Ellen Amber in conf. da 3 disponibili in diversi colori, taglie S–XL, per es. mini, neri, tg. M, offerta valida fino al 20.8.2018

2 0. –

di riduzione

149.– invece di 169.– Frullatore a immersione Bamix 140 il pezzo


a par tire da 2 pe z zi

50%

conf. da 2

20% Prodotti Gillette in confezioni multiple per es. rasoio usa e getta Blue II Plus Slalom in conf. da 2, 9.95 invece di 12.60, offerta valida fino al 20.8.2018

20% Tutti i prodotti Nivea Sun (confezioni multiple escluse), per es. spray solare trattante IP 30 Protect & Moisture, 200 ml, 12.95 invece di 16.20, offerta valida fino al 20.8.2018

conf. da 3

20% Salviettine igieniche umide Soft in conf. da 3 per es. Comfort Deluxe, 3 x 50 pezzi, 4.55 invece di 5.70, offerta valida fino al 20.8.2018

conf. da 12

33% Salviettine umide per bebè Pampers in conf. da 12 fresh clean e sensitive, per es. fresh clean, 12 x 64 pezzi, 31.65 invece di 47.40, offerta valida fino al 20.8.2018

3 per 2 Tutti i pannolini Pampers (confezioni speciali escluse), offerta valida per 3 prodotti con lo stesso prezzo, per es. Baby Dry 4, 3 x 44 pezzi, 33.60 invece di 50.40, offerta valida fino al 20.8.2018

OFFERTE VALIDE SOLO DAL 7.8 AL 13.8.2018, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK

a par tire da 2 pe z zi

20%

Tutto l’assortimento Potz a partire da 2 pezzi, 20% di riduzione, offerta valida fino al 20.8.2018

a par tire da 2 pe z zi

1.20

di riduzione

Tutto l’assortimento di stoviglie Cucina & Tavola di porcellana e di vetro Tutto l’assortimento Handymatic (prodotti Hit esclusi), a partire da 2 pezzi, (sale rigeneratore escluso), a partire da 2 pezzi, 1.20 di riduzione di reduzione l'uno, 50% di riduzione, offerta valida fino al 20.8.2018 per es. brillantante Classic, 500 ml, 2.30 invece di 3.50, offerta valida fino al 20.8.2018

conf. da 3

conf. da 3

conf. da 3

9.90

9.90

9.90

Hit

Calzini da donna Ellen Amber in conf. da 3 disponibili in grigio o nero, numeri 35–38 o 39-42, per es. grigi, n. 35–38, offerta valida fino al 20.8.2018

5.–

di riduzione Biancheria intima da donna Sloggi 5.– di riduzione fino a 29.80, per es. slip Tai, bianco, tg. 38, il pezzo, 12.90 invece di 17.90, offerta valida fino al 20.8.2018

Hit

Calze da uomo Rohner in conf. da 3 disponibili in nero o antracite. N. 39–42 o 43–46, per es. Casual Men, nere, numeri 43-46, offerta valida fino al 20.8.2018

10.–

di riduzione Biancheria intima da donna Sloggi 10.– di riduzione a partire da 29.90, per es. slip maxi, bianco, tg. 38, il pezzo, 19.90 invece di 29.90, offerta valida fino al 20.8.2018

Hit

Slip mini o midi da donna Ellen Amber in conf. da 3 disponibili in diversi colori, taglie S–XL, per es. mini, neri, tg. M, offerta valida fino al 20.8.2018

2 0. –

di riduzione

149.– invece di 169.– Frullatore a immersione Bamix 140 il pezzo


Refrigerio per i più accaldati.

conf. da 2

Migros Ticino Da tutte le offerte sono esclusi gli articoli M-Budget e quelli già ridotti. OFFERTE VALIDE SOLO DAL 7.8 AL 13.8.2018, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK

40%

35% Lattuga foglia di quercia rossa e verde, Ticino, per es. rossa, al pezzo, 1.40 invece di 2.20

Salse per insalata pronte M-Classic in conf. da 2 French Dressing, French alle erbe aromatiche e Italian, per es. French Dressing, 2 x 700 ml, 3.10 invece di 5.20

a par tire da 2 pe z zi

30%

45%

–.95 invece di 1.80 Avocado Perù/Sudafrica, il pezzo

Cetrioli Svizzera, per es. a partire da 2 pezzi, 2.55 invece di 3.60, a partire da 2 pezzi, 30% di riduzione

Ai piace il gusto fresco. I cetrioli sono ottimi non solo com e verdura da tuffare nelle salse dip, ma sono un fantastico ingr ediente anche per i drink. Ad esempio un drink analcolico: agg iungi alla purea di cetrioli un tocco di sciroppo di fiori di sam buco e succo di limone e mixa con succo di mela diluito con acq ua. Il drink va ser vito con cubetti di ghiaccio e un rametto di timo fresco. Salute!


l ta To i iv rs te e d i i tt tu u s 50% a partire dall’acquisto di 2 pezzi. La marc a di deter s più acq ivi uistata in Svizz era.

a p a r t ir e d a 2 pe z zi

50%

Tutti i detersivi Total a partire da 2 pezzi, 50% di riduzione

Da questa offerta sono esclusi gli articoli già ridotti. OFFERTA VALIDA SOLO DAL 7.8 AL 13.8.2018, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 6 agosto 2018 • N. 32

52

Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 6 agosto 2018 • N. 32

53

Idee e acquisti per la settimana

Potz

Senza calcare in un baleno

I depositi di calcare sono antiestetici e possono compromettere la funzionalità degli apparecchi. Grazie a Potz, rubinetti, docce, bollitori per il tè e macchine da caffè, tornano a risplendere! Azione 20% su tutti i prodotti Potz a partire da 2 pezzi dal 7 al 20 agosto

Potz Xpert Calc Forte elimina anche i depositi di calcare più ostinati dal WC. È ideale per i sanitari e le piastrelle del bagno, ma anche per pavimenti da giardino e vasi di terracotta. Non è indicato per il metallo. Potz Xpert Calc Forte 1000 ml Fr. 8.90

Potz Calc elimina facilmente e senza fatica i residui di calcare su superfici e apparecchi domestici. Inoltre non danneggia i materiali a base di metallo grazie ad una protezione anticorrosiva. Potz Calc 1000 ml Fr. 5.50

Potz Calc Cleaner elimina i residui di calcare facilmente e senza fatica grazie ad una formula anticalcare potenziata. È ideale per la pulizia di acciaio cromato, piastrelle, cabine doccia e rubinetteria. Potz Calc Cleaner 500 ml Fr. 3.90

Potz Calc Espresso è un decalcificante specifico per macchine da caffè ed espresso di qualsiasi marca. Fa in modo che gli apparecchi durino a lungo garantendo un aroma di caffè pieno.

Illustrazioni Pia Bublies

Potz Calc Espresso 2 x 125 ml Fr. 8.60

Potz Xpert Calc Vitesse Il prodotto per una decalcificazione veloce con protezione anticorrosiva integrata. L’innovativo sistema di sicurezza con liquido di colore rosso riduce il pericolo di scambi e ingestione. Potz Xpert Calc Vitesse 1000 ml Fr. 6.50 Da tutte le offerte sono esclusi gli articoli M-Budget e quelli già ridotti.

M-Industria crea numerosi prodotti Migros, tra cui anche gli articoli per la pulizia Potz.


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 6 agosto 2018 • N. 32

52

Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 6 agosto 2018 • N. 32

53

Idee e acquisti per la settimana

Potz

Senza calcare in un baleno

I depositi di calcare sono antiestetici e possono compromettere la funzionalità degli apparecchi. Grazie a Potz, rubinetti, docce, bollitori per il tè e macchine da caffè, tornano a risplendere! Azione 20% su tutti i prodotti Potz a partire da 2 pezzi dal 7 al 20 agosto

Potz Xpert Calc Forte elimina anche i depositi di calcare più ostinati dal WC. È ideale per i sanitari e le piastrelle del bagno, ma anche per pavimenti da giardino e vasi di terracotta. Non è indicato per il metallo. Potz Xpert Calc Forte 1000 ml Fr. 8.90

Potz Calc elimina facilmente e senza fatica i residui di calcare su superfici e apparecchi domestici. Inoltre non danneggia i materiali a base di metallo grazie ad una protezione anticorrosiva. Potz Calc 1000 ml Fr. 5.50

Potz Calc Cleaner elimina i residui di calcare facilmente e senza fatica grazie ad una formula anticalcare potenziata. È ideale per la pulizia di acciaio cromato, piastrelle, cabine doccia e rubinetteria. Potz Calc Cleaner 500 ml Fr. 3.90

Potz Calc Espresso è un decalcificante specifico per macchine da caffè ed espresso di qualsiasi marca. Fa in modo che gli apparecchi durino a lungo garantendo un aroma di caffè pieno.

Illustrazioni Pia Bublies

Potz Calc Espresso 2 x 125 ml Fr. 8.60

Potz Xpert Calc Vitesse Il prodotto per una decalcificazione veloce con protezione anticorrosiva integrata. L’innovativo sistema di sicurezza con liquido di colore rosso riduce il pericolo di scambi e ingestione. Potz Xpert Calc Vitesse 1000 ml Fr. 6.50 Da tutte le offerte sono esclusi gli articoli M-Budget e quelli già ridotti.

M-Industria crea numerosi prodotti Migros, tra cui anche gli articoli per la pulizia Potz.


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 6 agosto 2018 • N. 32

54

Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 6 agosto 2018 • N. 32

55

Idee e acquisti per la settimana

Total

Duello con il detersivo in polvere La sfida con il bucato prosegue: nel terzo incontro le famiglie Good e Lanzrein si cimentano con il giusto dosaggio. Quanti cicli di lavaggio si possono fare con questa montagna di detersivo in polvere?

Total detersivo completo in polvere 2,475 kg Fr. 15.90*

Adrian (54), Susanne Lanzrein (42) e il figlioletto Giulio (3) hanno stimato con precisione l’altezza della montagna di detersivo in polvere, che è tra l’altro sufficiente per 35 cicli di lavaggio.

Total Color 2,475 kg Fr. 15.90*

Azione 50% sui detersivi Total a partire dall’acquisto di 2 pezzi dal 7 al 13 agosto

Total Sensitive 2,475 kg Fr. 15.90*

Lavare non è un gioco da ragazzi. Nel corso della prima competizione le famiglie Good e Lanzerein si sono confrontate con un quiz sulle rispettive conoscenze. In seguito si sono affrontate in una sfida all’ultima macchia. Nel terzo duello devono ora dimostrare di saperci fare con il giusto dosaggio del detersivo. Chi dosa alla cieca, con facilità utilizza troppo o troppo poco detersivo. Se si utilizza più del quantitativo ottimale di polvere, nella lavatrice si crea troppa schiuma e restano residui sui tessuti. Se la polvere è insufficiente, il bucato non risulta pulito. Le istruzioni sull’imballaggio vanno lette! Quanto è alta la montagna di detersivo in polvere? Stephanie (42) e Jürg (47) con Sophia (7), Fabio (10) e Olivia (9) Good hanno fatto un errore di valutazione.

È importante tenere conto delle indicazioni di dosaggio riportate sul retro della confezione di ogni detersivo Total. Il dosaggio dipende dal quantitativo di biancheria da lavare. Per un carico tra i quattro e i cinque chili di bucato asciutto e normalmente sporco, con una durezza

dell’acqua da dolce a media sono necessari 125 ml di detersivo in polvere. Da sei a otto chili 175 ml. Se l’acqua è più dura è necessario un dosaggio maggiore. Chi non conosce la durezza dell’acqua di casa propria può chiedere informazioni all’azienda di distribuzione attiva nel comune di domicilio, oppure consultare l’apposita pagina sul sito del Laboratorio cantonale («Durezza e composizione chimico fisica dell’acqua potabile nei comuni ticinesi»). Durante il ciclo di lavaggio è preferibile inserire il dosatore direttamente nel cestello della lavatrice, così il detergente è già nel posto giusto e non si creano depositi nel cassetto destinato ai detersivi. Tra l’altro: affinché la lavatrice sia sempre igienicamente pulita si consiglia di effettuare una volta al mese un ciclo di lavaggio a 90 gradi con un detergente completo e un candeggiante. Il duello con il detersivo in polvere è stato vinto dalla famiglia Lanzrein, che ha così preso il comando con il risultato di 1 a 2.

Total 1 for all 2,25 kg Fr. 15.90*

Da tutte le offerte sono esclusi gli articoli già ridotti.

Ciò che ci sta più a cuore lo facciamo noi stessi. L’Industria Migros elabora circa 10’000 prodotti.

Total Oxi Hygiene 2,25 kg Fr. 15.90*


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 6 agosto 2018 • N. 32

54

Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 6 agosto 2018 • N. 32

55

Idee e acquisti per la settimana

Total

Duello con il detersivo in polvere La sfida con il bucato prosegue: nel terzo incontro le famiglie Good e Lanzrein si cimentano con il giusto dosaggio. Quanti cicli di lavaggio si possono fare con questa montagna di detersivo in polvere?

Total detersivo completo in polvere 2,475 kg Fr. 15.90*

Adrian (54), Susanne Lanzrein (42) e il figlioletto Giulio (3) hanno stimato con precisione l’altezza della montagna di detersivo in polvere, che è tra l’altro sufficiente per 35 cicli di lavaggio.

Total Color 2,475 kg Fr. 15.90*

Azione 50% sui detersivi Total a partire dall’acquisto di 2 pezzi dal 7 al 13 agosto

Total Sensitive 2,475 kg Fr. 15.90*

Lavare non è un gioco da ragazzi. Nel corso della prima competizione le famiglie Good e Lanzerein si sono confrontate con un quiz sulle rispettive conoscenze. In seguito si sono affrontate in una sfida all’ultima macchia. Nel terzo duello devono ora dimostrare di saperci fare con il giusto dosaggio del detersivo. Chi dosa alla cieca, con facilità utilizza troppo o troppo poco detersivo. Se si utilizza più del quantitativo ottimale di polvere, nella lavatrice si crea troppa schiuma e restano residui sui tessuti. Se la polvere è insufficiente, il bucato non risulta pulito. Le istruzioni sull’imballaggio vanno lette! Quanto è alta la montagna di detersivo in polvere? Stephanie (42) e Jürg (47) con Sophia (7), Fabio (10) e Olivia (9) Good hanno fatto un errore di valutazione.

È importante tenere conto delle indicazioni di dosaggio riportate sul retro della confezione di ogni detersivo Total. Il dosaggio dipende dal quantitativo di biancheria da lavare. Per un carico tra i quattro e i cinque chili di bucato asciutto e normalmente sporco, con una durezza

dell’acqua da dolce a media sono necessari 125 ml di detersivo in polvere. Da sei a otto chili 175 ml. Se l’acqua è più dura è necessario un dosaggio maggiore. Chi non conosce la durezza dell’acqua di casa propria può chiedere informazioni all’azienda di distribuzione attiva nel comune di domicilio, oppure consultare l’apposita pagina sul sito del Laboratorio cantonale («Durezza e composizione chimico fisica dell’acqua potabile nei comuni ticinesi»). Durante il ciclo di lavaggio è preferibile inserire il dosatore direttamente nel cestello della lavatrice, così il detergente è già nel posto giusto e non si creano depositi nel cassetto destinato ai detersivi. Tra l’altro: affinché la lavatrice sia sempre igienicamente pulita si consiglia di effettuare una volta al mese un ciclo di lavaggio a 90 gradi con un detergente completo e un candeggiante. Il duello con il detersivo in polvere è stato vinto dalla famiglia Lanzrein, che ha così preso il comando con il risultato di 1 a 2.

Total 1 for all 2,25 kg Fr. 15.90*

Da tutte le offerte sono esclusi gli articoli già ridotti.

Ciò che ci sta più a cuore lo facciamo noi stessi. L’Industria Migros elabora circa 10’000 prodotti.

Total Oxi Hygiene 2,25 kg Fr. 15.90*


Novità M-Check: la semplicità di acquistare in modo sostenibile. Daniela H., proprietaria della Migros

La Migros è della gente. Per questo rende ora più semplice e trasparente l’acquisto di prodotti sostenibili. Questi vengono contrassegnati con M-Check che, tramite simboli comprensibili e testi brevi, mostra chiaramente le particolarità del prodotto. Maggiori informazioni su: m-check.ch


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 6 agosto 2018 • N. 32

57

Idee e acquisti per la settimana

Vanessa Glässel (44) è Responsabile progetto Famigros e tre volte mamma.

Vanessa Glässel

«Dopo pochi giorni si ritrova equilibrio» Come si svolge a casa sua l’inizio dell’anno scolastico? Concludiamo ogni anno scolastico con una cena speciale. All’inizio delle vacanze scolastiche i bambini ricevono un regalo, può essere un libro, un gioco o una nuova cartella per la scuola. Quando la scuola riprende, durante le prime due settimane cerchiamo di dedicare il massimo tempo possibile ai bambini. Facciamo inoltre in modo di limitare i cambiamenti.

Se ben preparato, l’inizio dell’anno scolastico risulta più facile.

Famigros

Il perfetto inizio dell’anno scolastico Le vacanze estive tra un po’ finiranno. Per molti bambini ciò significa una nuova classe, un nuovo tragitto, una nuova sede. Il club per famiglie Famigros dà suggerimenti su come preparare il ritorno a scuola dei nostri pargoli

Più si avvicina l’inizio dell’anno scolastico e più ad alcuni bambini viene il mal di pancia, indipendentemente dal fatto che si siedano dietro a un banco per la prima volta, o se davanti a loro si prospetta solamente un cambio di classe. Affinché il passaggio abbia luogo nel modo più leggero possibile, genitori e bambini dovrebbero prepararsi insieme. È per esempio consigliabile anticipare l’acquisto della nuova cartella per la scuola o del nuovo sacchetto per l’asilo. Insieme si può preparare l’astuccio, fare la punta alle matite o sostituirle. Se il bambino deve fare un nuovo percorso per raggiungere la scuola, durante le vacanze estive bisognerebbe percorrerlo insieme una prima volta. In tal modo si possono sensibilizzare i piccoli in merito ai pericoli. Il più del-

le volte i genitori ricevono già prima dell’inizio della scuola l’orario e altre informazioni, che andrebbero guardati e discussi assieme ai bambini. È possibile ci siano novità anche sul modo in cui viene accudito il bambino, magari un doposcuola o una famiglia diurna. Già prima dell’inizio si possono visitare questi nuovi luoghi, organizzando eventualmente anche un incontro con i futuri compagni di gioco. Vacanze addio…

Appena finiscono, il bambino deve dire addio alle vacanze. Su famigros.ch si trovano alcuni accorgimenti su come la nostra prole può (di nuovo) abituarsi alla routine scolastica. Per esempio i bambini dovrebbero ricominciare ad andare a letto presto. Per facilitare il cambiamento, le luci andrebbero spen-

te ogni giorno 15 minuti prima. Così i bambini dormono a sufficienza. Coltivare le abitudini

Si raccomanda anche di rispolverale insieme i ricordi: guardare le fotografie delle vacanze, raccontare aneddoti divertenti, riproporre piatti della cucina del luogo di villeggiatura. Lo scambio di esperienze condivise crea vicinanza e rende più leggera la quotidianità. Nelle prime settimane di scuola coltivare le abitudini aiuta: mangiare assieme, conversare, trascorrere insieme il tempo libero. In tal modo si offre un sostegno sicuro al bambino, che magari non ha ancora trovato nell’affrontare il nuovo anno scolastico. Ulteriori suggerimenti: www.famigros.ch/inizio-scuola

Quali sono le paure dei bambini nell’affrontare il primo giorno di scuola? Le paure dei bambini sono strettamente legate alla loro curiosità: incontrare nuovi compagni, dover percorrere un nuovo tragitto o addirittura frequentare una nuova sede scolastica. Da un lato i bambini sono felici di fronte alle novità, dall’altro devono però rinunciare a qualcosa che conoscono. Cosa fare contro le paure? La sera ascoltiamo i bambini, limitandoci alle loro necessità. Rallegriamoci con loro e mostriamo interesse. Dopo alcuni giorni si ritrova equilibrio.


Consulenza per gli esperti.

4.75

Costolette di vitello TerraSuisse al banco a servizio, per 100 g, in vendita solo nelle maggiori filiali

4.20

5.95

Costa schiena di manzo Black Angus Svizzera, al banco a servizio, per 100 g, in vendita solo nelle maggiori filiali

Lonza di maiale nostrana Ticino, al banco a servizio, per 100 g

2.45

Collo di maiale nostrano Ticino, al banco a servizio, per 100 g

I apprezzano una consulenza competente. Sanno che al ban co della carne li attende il mastro macellaio con preziosi consigli sulla scelta e la preparazione del taglio di carne per fetto. Il mastro macellaio conosce tutti i marchi di qualità e le marinate adatte e sarà contento di mettere a punto un menù su misura per la tua grig liata.

Migros Ticino Da tutte le offerte sono esclusi gli articoli M-Budget e quelli già ridotti. OFFERTE VALIDE SOLO DAL 7.8 AL 13.8.2018, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK


per i membri del club: ispirazioni gratis per posta

Tut ti i melon

Carne macinata

i

(prodotti con ven conserve escl ience e usi)

Validità: 27.5 Nessun imp . al 30.6.2018 orto minimo d’acquisto 8 Validità: 27.5. al 30.6.201 to d’acquis minimo Nessun importo

(bio esclusa)

Tutti gli (Alnatura

sciroppi

esclusi)

20x

6.2018 27.5. al 30. imo d’acquisto Validità: orto min Nessun imp

20 x

PUNTI

Utilizzabile in presentand tutte le filiali Migros della o la carta Cumu Svizzera dello stock. Assortimento lus. Solo fino a esaurimen nelle Migros della Svizzera maggiori filiali Migro disponibile in parte solo to Utilizzabile in tutte le filiali Confezionoi s. Articoli M-Bu Solo fino a esauriment multi Cumulus. carta la o presentand il solo ro Cumu ple e speciali escluse. dget esclusi. disponibile in parte nume Utilizzabile lus indicato. dello stock. Assortimento mem solo con Buon esclusi. bri Migu M-Budget o utilizzabile Articoli sto. soltanto da nelle maggiori filiali Migros. Utilizzabile solo con zeramultiple e speciali escluse. Confezioni soltanto da os della Svizesau rimentoindicato. Buono utilizzabile filiali Migr il numero a Cumulus in tutte le . Solo fino Migusto. C-ID 1318074 Utilizzabile la carta Cumulus membri parte solo onibile in usi. ndo escl disp t enta ento pres udge k. Assortim os. Articoli M-B zzabile solo con dello stoc Migr giori filiali speciali escluse. Utili le soltanto da nelle mag zabi multiple e ato. Buono utiliz1318072 C-ID Confezioni indic Cumulus il numero sto. membri Migu

20 x

PUNTI

PUNTI

C-ID 1318

7 613404 036860

067

7 613404 036853

Con buoni sconto Cumulus personalizzati

036679 7 613404

Registrati adesso su migusto.ch e ricevi gratuitamente la rivista per posta. Più di 40 nuove ricette ogni numero | Storie di cucina | 10 numeri all’anno La rivista è inoltre in vendita a fr. 3.– in numerose filiali.


Da questa offerta sono esclusi gli articoli M-Budget e quelli già ridotti. OFFERTA VALIDA SOLO DAL 7.8 AL 13.8.2018, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK

Una confezione grande a un piccolo prezzo.

% 3530% Chips M-Classic in conf. speciale al naturale e alla paprica, 400 g, per es. alla paprica, 3.– invece di 6.–


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.