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RACCOGLI ORA I BOLL E ASSICURAINI T L’AUDIO- I PERSONAG G GRATUITO. IO
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LUCY
Una foca così abile che sa far volteggiare sulla punta del naso qualsiasi cosa.
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MICK
Il ragazzino curioso scopre come immergersi in mondi fantastici.
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BENO
L’orso amabile e pasticcione mette sottosopra il paese dei balocchi.
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VIVY
La bimba coraggiosa e piena di energia parte alla ricerca di un tesoro dei pirati.
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LEX
Il supereroe coraggioso dal sorriso smagliante insegna a Mick come volare nello spazio.
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OLI
La goccia d’acqua con doti acrobatiche è in grado di spostare le nuvole con un colpo di karatè.
TILLA
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La fanciulla che viene dalla foresta magica sa parlare con le piante e gli animali.
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ROB
Il piccolo robot è un inventore geniale che costruisce tutto ciò che gli serve.
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FABIELLA
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L’unicorno fa nascere gli arcobaleni e ha poteri curativi.
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TIMMY
Il topolino più veloce della luce protegge gli animali dello zoo.
LULU
La civetta saggia è brava ad ascoltare. * Con Lulu puoi registrare e ascoltare le tue proprie storie.
Le storie sono state create in collaborazione con Spick Books. Dal 19.9 al 30.10.2017, in tutti i supermercati Migros e su LeShop ricevi un bollino ogni fr. 20.– spesi (al massimo 15 bollini per acquisto, fino a esaurimento dello stock). Entro il 6.11.2017, in tutti i supermercati Migros potrai scambiare gratuitamente la cartolina completa dei 10 bollini con un audiopersonaggio (fino a esaurimento dello stock). Gli audiopersonaggi sono anche in vendita nei supermercati Migros al prezzo di fr. 9.50 l’uno. Maggiori informazioni su storymania.ch.
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NIKI
La piccola draghessa frequenta la scuola dei draghi, dove impara a sputare fuoco e a volare.
Cooperativa Migros Ticino
G.A.A. 6592 Sant’Antonino
Settimanale di informazione e cultura Anno LXXX 18 settembre 2017
Azione 38 M sho alle pa pping gine 4 0-46 / 49-5 8 / 71 -78
Società e Territorio Uno studio di Pro Senectute indaga il grado di digitalizzazione degli anziani
Ambiente e Benessere La Svezia sceglie di promuovere le sue risorse naturali in modo da attirare l’attenzione dei turisti: le mette in mostra come spazi in affitto
Politica e Economia Domenica i tedeschi andranno alle urne per rinnovare il Bundestag e riconfermare Angela Merkel
Cultura e Spettacoli David Garrett, superstar della classica, apre stasera Lugano Musica, diretto da Chailly
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Keystone
Quando crollano le montagne
Fra le pieghe di un’Asia dimenticata di Peter Schiesser Il giudizio dell’Alto commissario dell’ONU per i diritti umani, Zeid Ra’ad al-Hussein, è tranciante: quello che sta accadendo ai musulmani Rohingya nella provincia birmana di Rakhine è «un esempio da manuale di pulizia etnica». Gli assassinii, gli stupri, i roghi appiccati a villaggi interi, perpetrati dall’esercito birmano dalla fine di agosto, hanno spinto quasi 400mila persone – un quarto dei Rohingya in Myanmar – a cercare rifugio nel Bangladesh, dove sopravvivono in condizioni disumane. La tragedia porta alla ribalta il destino di una comunità dimenticata, in cui un antico conflitto etnico si salda a fondamentalismi religiosi esistiti già in precedenza ma oggi esaltati dal risveglio di un Islam più pugnace, e si incunea in un contesto geopolitico regionale in movimento, quello del Sud-est asiatico, dove gli equilibri locali di ieri vengono ridefiniti, dalla Cina all’India, dalle Filippine alla Thailandia, al Myanmar appunto. Chi sono i Rohingya? Musulmani sunniti stabilitisi da secoli in una regione costiera della Birmania (oggi Myanmar) che si affaccia sul Golfo del Bengala, secondo alcune fonti fin dal XV secolo; il governo
e la maggioranza buddista li considerano invece semplici immigrati bengalesi, perciò è negato loro qualsiasi diritto: dal 1982 i Rohingya non hanno cittadinanza birmana, non possono votare, non possono spostarsi da un luogo all’altro, l’accesso alle scuole e agli impieghi pubblici è impedito... Nella provincia in cui vivono ci sono forti tensioni con la maggioranza buddista, fomentate dal clero buddista (nel Myanmar come nello Sri Lanka, apertamente anti-islamico), una delle trainanti forze scioviniste. Scoppi di violenza ed esodi massicci sono avvenuti già in passato, nel 1978 e negli anni 1991-1992 (quando ne fuggirono 250mila), ma le dimensioni assunte dalla fuga in massa di queste settimane, la violenza che l’ha generata, sono senza precedenti. In realtà è dall’uccisione di un monaco buddista nel 2012 che le violenze sui Rohingya si susseguono e aumentano. Ma da un anno si è formata una guerriglia, la Arakan Rohingya Salvation Army (ARSA), che si è fatta notare attaccando nell’ottobre scorso tre postazioni della polizia di frontiera e ora, il 25 agosto, una trentina di posti di polizia. La risposta dell’esercito birmano è stata tremenda, nonostante il giorno prima, il 24 agosto, l’ex segretario generale dell’ONU Kofi Annan, consegnando il suo rapporto sulla situazione
nel Rakhine, avesse ammonito che una eccessiva risposta militare alle violenze in corso avrebbe soltanto acuito il conflitto. Le reazioni dei governi limitrofi e della comunità internazionale rivelano imbarazzo, cautela, ma anche calcolo politico e cinismo. La Thailandia tace, deve già occuparsi dei profughi Karen, Kachin e Shan fuggiti dalla Birmania, inoltre nelle sue province meridionali conduce da anni una lotta armata contro secessionisti islamici. La Malaysia musulmana cerca di trarre capitale politico dagli aiuti che spedisce al Bangladesh. L’India dice che il governo birmano ha il diritto di lottare contro il terrorismo (islamico). In Bangladesh non sanno bene cosa farsene di altre centinaia di migliaia di nuovi profughi, benché musulmani... Ma anche l’Occidente per ora tace, imbarazzato dalla brutta piega che sta prendendo la politica di apertura del Myanmar. Soltanto singole voci si ergono a chiedere ad Aung San Suu Kyi, premio Nobel per la pace e oggi primo ministro del governo birmano (ma sotto la tutela degli onnipotenti militari), un intervento contro le violenze sui Rohingya. San Suu Kyi, invece, non si espone, non getta il suo peso morale sul piatto della contesa – oppure condivide l’opinione generale dei suoi concittadini?
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 18 settembre 2017 • N. 38
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Attualità Migros
M Feste di compleanno a Mendrisio Borgo e Molino Nuovo Anniversari U na presenza sul territorio ultradecennale per i due negozi di Migros Ticino Le due filiali di Migros Ticino celebrano rispettivamente venti e trent’anni d’attività. Per ricordare alla popolazione questo importante anniversario, domenica 24 settembre dalle 10.00 alle 18.00 è quindi prevista un’apertura straordinaria dei due punti vendita. Per tutta la speciale giornata sarà praticato alle casse uno sconto generale del 10 per cento, valido su tutto l’assortimento. Ma le iniziative particolari non si fermano qui. Saranno organizzate infatti speciali animazioni dedicate ai più piccoli, con clown e palloncini per tutti i bimbi. I team di vendita dei due supermercati saranno felici di accogliere il pubblico in questa giornata speciale sia a Mendrisio (tra l’altro, per la prima volta, l’apertura speciale si terrà in concomitanza con la popolare Sagra dell’Uva), sia a Molino Nuovo: il desiderio di tutti i collaboratori è festeggiare con tutta la popolazione i molti anni di successo. Le iniziative speciali previste sono quindi un modo per ringraziare gli affezionati clienti, durante otto ore di allegria e convenienza.
Orari di apertura
La filiale di Piazzale alla Valle, dal ’97 nello stabile progettato da M. Botta. (Ti-Press)
Una buona idea per i piedi Centro Migros Lugano Aperto in via Pretorio 15 il primo
Skechers Store della Svizzera Buona notizia per tutti i clienti di Migros Ticino e per chi ama lo stile statunitense, segue la moda e desidera mettere ai piedi il meglio dello street style californiano. Dagli scorsi giorni, al Centro Migros di Lugano, nel cuore della città sul Ceresio, inizia l’avventura elvetica del noto brand americano amato dagli appassionati di sport, moda e lifestyle. Entrare nel nuovissimo
flagship store Skechers sarà come fare shopping nel sud della West Coast. Con una superficie di vendita di oltre 150 metri quadrati, il nuovissimo negozio Skechers offrirà ai propri clienti più di 400 modelli di calzature Lifestyle e Performance, caratterizzate da policromia ed eleganza e contraddistinte dall’eccellente rapporto qualitàprezzo, dalla superiore comodità di calzata e da una straordinaria leggerezza.
Il negozio proporrà un versatile assortimento per donna, uomo e bambino, che rifletterà le ultime tendenze del settore calzaturiero. Lo store del Centro Migros di Lugano rappresenta la prima apertura di un punto vendita dell’importante catena Skechers sull’intero territorio svizzero. Migros Ticino è dunque fiera e molto felice di questa nuova apertura e augura a Skechers un pieno successo in Svizzera.
Il negozio di Molino Nuovo, completamente ristrutturato nel 2016. (biaggini.com)
Concorso
■ Mendrisio Borgo, Via L. Lavizzari 2, Piazzale alla Valle Lunedì - sabato: 08.00 - 19.00 Tel. 091 821 75 00 ■ Molino Nuovo, Via Monte Boglia 5 Lunedì - sabato: 08.00 - 19.00 Tel. 091 821 72 10
Cori a Claro Choir of Clare College Chiesa di SS Rocco e Sebastiano, Claro Sabato 30 settembre, ore 20.00 Biglietti in palio Il prestigioso coro «Choir of Clare College» dell’Università di Cambridge si esibirà in un concerto a voci miste, nella suggestiva Chiesa dei Santi Rocco e Sebastiano di Claro. Formato inizialmente nel 1866, questo coro di studenti universitari ha conquistato tutta l’Europa con la propria bravura. Un evento da non perdere, che porta un’antica tradizione corale nel nostro cantone.
giochi@azione.ch Regolamento Migros Ticino offre ai lettori biglietti gratuiti per la manifestazione sopra menzionata. Massimo due biglietti per economia domestica. La partecipazione è riservata a chi non ha beneficiato di vincite in occasione di analoghe promozioni nel corso degli scorsi mesi. Per partecipare basta inviare una Il nuovo negozio occupa una superficie di 150 mq.
Azione
Settimanale edito da Migros Ticino Fondato nel 1938 Redazione Peter Schiesser (redattore responsabile), Barbara Manzoni, Manuela Mazzi, Monica Puffi Poma, Simona Sala, Alessandro Zanoli, Ivan Leoni
Sede Via Pretorio 11 CH-6900 Lugano (TI) Tel 091 922 77 40 fax 091 923 18 89 info@azione.ch www.azione.ch La corrispondenza va indirizzata impersonalmente a «Azione» CP 6315, CH-6901 Lugano oppure alle singole redazioni
Editore e amministrazione Cooperativa Migros Ticino CP, 6592 S. Antonino Telefono 091 850 81 11 Stampa Centro Stampa Ticino SA Via Industria 6933 Muzzano Telefono 091 960 31 31
email a giochi@azione.ch indicando il proprio nome, cognome, indirizzo postale e la parola chiave «Coro» nell’oggetto. Il concorso termina mercoledì 20 settembre alle 24.00. I vincitori saranno estratti a sorte tra tutti i partecipanti e riceveranno conferma via email. Buona fortuna!
Biglietti in palio per gli eventi sostenuti dal Percento culturale di Migros Ticino
Tiratura 101’766 copie Inserzioni: Migros Ticino Reparto pubblicità CH-6592 S. Antonino Tel 091 850 82 91 fax 091 850 84 00 pubblicita@migrosticino.ch
Abbonamenti e cambio indirizzi Telefono 091 850 82 31 dalle 9.00 alle 11.00 e dalle 14.00 alle 16.00 dal lunedì al venerdì fax 091 850 83 75 registro.soci@migrosticino.ch Costi di abbonamento annuo Svizzera: Fr. 48.– Estero: a partire da Fr. 70.–
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Società e Territorio La vita delle contadine Anche in Ticino le donne sono una presenza importante nel settore agricolo: incontro con la casara Marisa Martinelli Sauser
Quando qualcuno scompare Orlando Gnosca, capitano della Polizia giudiziaria ticinese, spiega cosa accade dopo ogni segnalazione di scomparsa pagina 9
Una storia nel bosco Sul territorio di Breggia fino al 7 ottobre sarà possibile percorrere una passeggiata in notturna «illuminata» dalla fiaba inventata dagli allievi della scuole di Arogno pagina 10
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Gli anziani e le nuove tecnologie Pro Senectute Una ricerca indaga il grado
di digitalizzazione della popolazione over 65
Loris Fedele Il titolo della ricerca promossa da Pro Senectute Svizzera si spiega da solo. La premessa è quella che sempre più spesso l’offerta delle informazioni si concentra ormai sui nuovi media, in particolare Internet. Il suo utilizzo segna da anni una crescita ininterrotta molto marcata, ma per i gruppi d’età sopra i 65 anni l’utilizzo delle tecnologie dell’Informazione e della comunicazione è per lo più occasionale e non cresce come tra le persone più giovani. Pro Senectute ha voluto saperne di più e ha commissionato una ricerca mirata all’Istituto di gerontologia dell’Università di Zurigo. L’arco di anni preso in considerazione va dal 2010 al 2015. Il rendiconto integrale (in tedesco) è ottenibile presso Pro Senectute Svizzera ma, proprio nell’occasione della celebrazione dei 100 anni dalla fondazione, si sono volute portare queste e altre informazioni in giro per il Paese con uno stand mobile, conferenze, dibattiti e giornate di sensibilizzazione. La Sezione Ticino e Moesano promuoverà da noi un tour per il 30 settembre. Per quanto riguarda la citata ricerca, «Digital Seniors» pubblicata di recente, abbiamo chiesto a Judith Bucher, portavoce a Zurigo di Pro Senectute Svizzera, il perché di questo studio. «La digitalizzazione della nostra vita quotidiana è ormai un processo irreversibile. Quindi la capacità di padroneggiare la rete è un valore aggiunto per le persone anziane. Pro Senectute ha effettuato due studi (nel 2010 e 2015) insieme con l’Università di Zurigo e probabilmente ne farà un terzo nel 2020. Vogliamo sapere come le persone anziane utilizzano la rete, quali sono gli ostacoli che impediscono loro l’accesso, quali sono i soggetti che ritengono più interessanti (Applicazioni sulla salute, e-mail, e-banking, informazioni, ecc.) e con quale apparecchio tecnico vi accedono (PC, tablet, smartphone)». Quante persone ha considerato lo studio e in che modo? «È stata un’inchiesta telefonica e postale rappresentativa di tutta la Svizzera, con tutte le
regioni linguistiche. Sono state interrogate 1037 persone al di sopra dei 65 anni: le domande vertevano su loro stessi, sull’uso che fanno della tecnologia e di Internet ed è stato chiesto il loro parere al proposito. I partecipanti al sondaggio erano sia utilizzatori di Internet (onliners) sia individui che non utilizzano direttamente l’Internet (offliners). I dati degli ultimi anni ci dicono che il numero degli anziani connessi alla rete è aumentato di circa il 47% in 5 anni. Circa un terzo di loro era equipaggiato di tablet oppure di smartphone. Grazie alla digitalizzazione dispongono di un accesso illimitato all’informazione e possono mantenere i contatti con la loro famiglia o i loro amici geograficamente lontani. Tuttavia, se si considera l’insieme della popolazione svizzera al di sopra dei 65 anni, la parte degli utilizzatori di Internet non è che il 56% dei potenziali utenti». Quali sono state le conclusioni e come intendete utilizzarle? «Lo studio conclude che gli anziani che utilizzano Internet si sentono socialmente meglio integrati degli altri. La digitalizzazione è un’opportunità in più. I non utilizzatori sono sempre più tagliati fuori dalle informazioni e dai servizi. Pro Senectute si impegna a preparare gli anziani all’uso delle nuove tecnologie e viene in aiuto a chi non usa internet affinché non sia né perdente né isolato. Offriamo agli anziani l’accesso a una formazione continua che permetta loro di familiarizzare con le nuove tecnologie senza sentirsi superati dalla loro evoluzione. I temi trattati sono, per esempio, i pagamenti bancari a distanza, il telefonino, Internet, le applicazioni che permettono di consultare gli orari e comperare i biglietti in linea. D’altra parte esistono anziani che non si sentono a loro agio con i pagamenti in linea tramite computer, ma non sono sufficientemente mobili per andare di persona alla posta o alla banca. È in questo contesto che interviene il servizio di aiuto amministrativo e il servizio fiduciario di Pro Senectute. Ogni mese dei volontari visitano i nostri
Gli anziani che usano Internet si sentono socialmente meglio integrati. (Keystone)
clienti anziani ed effettuano per loro tutte le operazioni summenzionate. In futuro la digitalizzazione avrà ugualmente una grande influenza sulla vita degli anziani nei campi delle prestazioni di governance, delle cure, della salute, dell’habitat, della mobilità, ecc. Noi osserviamo l’impatto dello sviluppo delle tecnologie sugli anziani con l’aiuto di progetti di ricerca (come lo studio La digitalizzazione degli anziani) e di scambi con i fornitori di nuove tecnologie (per es. con il programma “Assistenza all’autonomia a domicilio”)». È evidente per tutti che esista un «divario digitale» tra la generazione di chi è ancora impegnato col lavoro e quelli nell’età della pensione. Lo studio nota che l’utilizzo di Internet dai 65 anni in poi cala progressivamente in misura del 15% ogni 5 anni. Dopo i 75 anni solo il 50% degli anziani si serve
di queste tecnologie: se sia tanto o poco lascio a voi giudicarlo. Dagli 85 anni la percentuale cala drasticamente e si scende valori di occupazione di poco superiori al 10%. Sono stati considerati anche i gruppi che accedono a Internet con l’aiuto di terze persone, e si è notato che le loro preferenze si indirizzano verso funzioni pratiche, mentre vi è meno interesse per contenuti multimediali, reti sociali o l’acquisto delle merci. Chi tra gli anziani utilizza Internet abbastanza regolarmente secondo lo studio ha preoccupazioni riguardo alla sicurezza (56%), un timore per i problemi tecnici (24%) e denuncia la scarsa credibilità delle informazioni (23%). Mentre per gli utilizzatori occasionali il blocco psicologico verso le nuove tecnologie è dovuto soprattutto alla presunta complessità di utilizzo (70%) ma anche all’impegno da metterci per
imparare (63%). Lo studio conclude che bisogna comunque convincersi che la gestione della propria quotidianità rimane sempre un compito e una scelta della persona stessa. Bisogna accettare la rinuncia consapevole all’utilizzo di Internet senza chiederne il perché. Però l’importante, vista l’evoluzione della società, è che l’anziano che non resta al passo non ne sia tagliato fuori. 100 anni di Pro Senectute
Il 30 settembre il tour di Pro Senectute fa tappa in Piazza del Sole a Bellinzona (11.00-17.00) con un ricco programma di intrattenimento e informazione. Durante la parte ufficiale prevista alle 15.00 interverrà Eveline Widmer-Schlumpf, Presidente di Pro Senectute Svizzera. Info: www.prosenectute.ch
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Società e Territorio
Le donne contadine in Ticino
Incontri Anche nel nostro cantone le donne sono una presenza importante nel settore agricolo: un impegno enorme
tra lavoro e famiglia, come ci racconta Marisa Martinelli Sauser Elisabetta Oppo Una giovane donna che sposa un contadino, o che fa parte di una famiglia di allevatori o agricoltori, si ritrova oggi, così come accadeva in passato, a fare fronte a un impegno di lavoro notevole sia in ore sia in sforzi fisici. Oltre al ruolo di casalinga e di mamma svolge, infatti, il più delle volte anche quello di amministratrice aziendale e affianca il marito nei lavori agricoli. Purtroppo, spesso il lavoro della contadina è sottovalutato e poco considerato da chi non è attivo in prima persona.
Oltre al lavoro di casara Marisa si occupa anche di tutta la parte amministrativa e burocratica Per capire meglio quale sia l’impegno che questa attività richiede abbiamo trascorso una giornata con Marisa Martinelli Sauser, 43 anni che dopo avere frequentato la Scuola Agricola di Mezzana e avere seguito un corso di casara, sempre a Mezzana, ha iniziato a lavorare nell’azienda di famiglia. Tradizione familiare che ha scelto di continuare anche da sposata, pur non lavorando suo marito nel settore agricolo. Attività che Marisa svolge ancora oggi con tanta passione. Durante l’inverno
al piano, mentre da giugno a settembre si trasferisce dall’azienda di Campo Blenio all’Alpe Carassina, dove i ritmi i lavoro si fanno ancora più intensi e pesanti, ma Marisa affronta il tutto sempre con il sorriso sulle labbra. La giornata inizia presto, prestissimo, alle 5.30 mentre i suoi collaboratori hanno già raggiunto il bestiame, 70 mucche da latte, per la prima mungitura, Marisa inizia a preparare il caseificio, tutto deve essere pronto per le 7, quando arriva il latte per la trasformazione e la preparazione del formaggio, circa 15 forme al giorno. Arriva presto l’ora di pranzo, perciò Marisa passa al lavoro di casalinga per preparare da mangiare per sé e per i suoi collaboratori. Il tempo di mangiare e sistemare in cucina, e riprende il suo ruolo di casara per girare il formaggio fatto la mattina. Quindi ha a disposizione un po’ di tempo per i lavori di casa. Finita la mungitura del pomeriggio è già ora di cena. Infine, il meritato riposo, a letto presto, perché il giorno dopo si rincomincia. Sette giorni su sette, 365 giorni l’anno, senza vacanze, ma Marisa è felice così «Non mi manca andare via per le vacanze, io sto bene così», racconta, «magari durante l’inverno mi capita di prendere di tanto in tanto un giorno per andare a sciare con la famiglia, ma la sera rientro a casa e il giorno dopo lavoro. Stare fuori una giornata mi piace, ma andare via per più giorni no!». Il lavoro di Marisa non si esaurisce sul campo, perché è sempre lei, aiutata
dalla mamma, che durante il giorno si occupa della vendita del formaggio e degli altri prodotti, e di tutta la parte amministrativa. «Devo registrare tutto, dal bestiame ai mangimi, dalla trasformazione alla vendita. Sono sempre io, con un aiuto casaro, che mi occupo di tenere il caseificio in ordine per i controlli del Laboratorio cantonale, così come mi occupo dell’osservanza delle leggi in materia della salute degli animali, anche perché siamo soggetti ai controlli dell’Ufficio veterinario cantonale» spiega. «La parte amministrativa è sempre più complicata, c’è sempre più burocrazia, che rischia di togliere tempo prezioso al nostro lavoro». A cambiare, rispetto al passato, non è solo l’aspetto amministrativo, ma anche la gestione familiare e i ritmi dell’azienda «Prima i ritmi erano più lenti, perché si aveva meno bestiame, era più un lavoro fisico che mentale, perché non c’erano i macchinari che ci sono oggi», racconta ancora, «E poi in passato i nuclei familiari erano più grandi, quindi anche in casa la donna poteva contare su un maggiore aiuto da parte degli altri componenti della famiglia. Oggi le grandi famiglie, con più figli e in cui convivevano anche i nonni, stanno scomparendo». Un lavoro duro dunque, ma ricco di soddisfazioni, che può svolgere solo chi lo ama veramente e lo fa con passione. E il lavoro di Marisa viene ripagato abbondantemente, anche perché la crisi economica che ha colpito un po’ tutti i
Da giugno a settembre all’Alpe Carassina Marisa produce il suo formaggio. (Oppo)
settori, non ha colpito in modo pesante la sua azienda, grazie anche al fatto che può ancora contare sull’aiuto dei genitori e della sua famiglia, e perché riesce a commercializzare bene il suo prodot-
Un’associazione per i diritti delle contadine Il ruolo della donna nel mondo contadino ticinese non sempre è riconosciuto. Eppure il lavoro delle contadine è fondamentale, spesso si trovano a lavorare a tempo pieno, tra azienda agricola e lavoro domestico, senza che venga debitamente riconosciuto il loro impegno. Anche per questo a partire dal 1985 sono stati costituiti diversi gruppi regionali «Donne contadine ticinesi»; i gruppi hanno poi deciso di costituire l’Associazione cantonale delle donne contadine ticinesi, che oggi conta circa 180 iscritte. Abbiamo parlato dell’attività dell’Associazione con la presidente, Feliciana Giussani. Quando è stata costituita l’Associazione e qual è il suo obiettivo?
L’Associazione è nata nel 2001 a Bellinzona. Lo scopo è quello di dare appoggio al settore primario e alle società agricole, attraverso l’organizzazione di corsi e serate informative, volti ad aiutare e stimolare un aggior-
namento continuo a coloro che sono attivi nel mondo rurale, sollecitandoli a rimanere sempre al passo coi tempi. Ma siamo attive anche per tentare di risolvere problemi legati al mondo rurale, come la difesa del territorio, far comprendere al consumatore la genuinità della produzione. Ad esempio ora stiamo pubblicizzando l’iniziativa popolare per la sicurezza alimentare, promossa dall’Unione contadini svizzeri, su cui si voterà il prossimo 24 settembre.
Per quanto riguarda invece la tutela del lavoro delle donne contadine?
Il lavoro della donna contadina è uguale alle altre professioni, ma spesso non è riconosciuto come dovrebbe per il semplice fatto che si dà una mano nell’azienda di famiglia. La donna spesso non ha un contratto e non riceve un regolare salario. Ma non dovrebbe essere così. In una situazione di questo tipo, finché c’è armonia in famiglia tutto va bene, se i rapporti tra
marito e moglie invece non sono più buoni, allora la donna rischia che non le vengano riconosciuti i suoi diritti.
Che strumenti hanno le donne contadine per tutelarsi?
Quello che consigliamo noi come Associazione è di informarsi bene. Per questo abbiamo curato la traduzione in italiano del volume Donna contadina, consapevolmente, si tratta di una pubblicazione unica in Svizzera, tesa a migliorare la conoscenza di diritti e doveri di donne e uomini attivi nel settore agricolo.
Si tratta di un vero e proprio «vademecum» per districarsi anche fra i problemi più spinosi. Per la donna contadina è certamente di un grande aiuto, un mezzo per valorizzare il suo lavoro e acquisire nuove competenze, senza le quali il suo lavoro e la sua vita sarebbero ancora più duri.
Tra le prossime iniziative in programma?
Un gruppo di donne contadine, di esperti ed esperte di diritto, fiscalità e assicurazioni sociali, ha realizzato questo manuale, che elenca e affronta diversi aspetti giuridici che riguardano una famiglia contadina attiva in un’azienda agricola: matrimonio, convivenza, separazione e divorzio, disposizioni tra i coniugi, diritto fondiario rurale e sulle successioni.
Adesso, oltre a promuovere l’iniziativa popolare sulla sicurezza alimentare, stiamo lavorando all’organizzazione dell’Assemblea generale delle delegate e delle donne contadine svizzere, in programma il 18 e 19 aprile 2018 in Ticino. Si tratta di un evento importante, che si tiene ogni due anni in un cantone diverso, e la prossima primavera per la prima volta sarà il Ticino a ospitarlo. Sarà l’occasione, oltre che per fare il punto su ciò che è stato fatto durante l’anno, anche per fare conoscere il nostro territorio e i nostri prodotti.
ziatorio una notifica dice di avviarmi al gate, l’imbarco è aperto. Niente più corsa ai tabelloni, dunque, con collo tirato e occhi strabuzzati, per scovare il volo. Arrivata a Berlino prendo il treno per Alexanderplatz, dove ho circa un’ora di tempo prima del bus, e mi infilo da Starbucks per controllare la posta ed eventuali messaggi con il Wi-fi gratuito. Seconda bevanda propiziatrice, questa volta un gigantesco latte macchiato rinforzato da muffin al cioccolato. Felice, con qualche minuto di anticipo e qualche etto in più, mi dirigo verso la fermata dei Flixbus, li avrete visti anche voi in autostrada, verdi con la scritta gialla. Il bus è pronto sul posto, l’omino dei biglietti ne controlla già qualcuno o, meglio, controlla gli schermi dei cellulari perché tutti hanno il biglietto online con codice QR. Ce
l’ho anch’io e sorrido perché in queste situazioni ti senti messo alla prova, senti di dover superare una sorta di test che misura il tuo grado di tecnologizzazione e, nel momento in cui ti scopri smart, abbozzi un sorriso e ti senti parte della comunità digitale. Anche se ho qualche perplessità perché mentre salgo al secondo piano del bus incrocio lo sguardo di due adolescenti sghignazzanti che sembrano prendersi gioco di tutti i passeggeri che superano il controllo. Sono quei momenti in cui metti in forte dubbio la tua smartness perché per quanto tu possa essere tecnologica pensi che i giovani lo siano di più. Prendo posto vicino al finestrino, controllo, e... sì, il mio smartphone in un istante si collega alla Rete Wi-fi gratuita. Non solo, scarico l’applicazione di Flixbus e scopro di poter scegliere due
Quali sono i contenuti del libro?
to. «Il nostro è diventato un po’ un prodotto di nicchia e riusciamo a venderlo interamente nel territorio ticinese, dove è molto apprezzato», continua la contadina, «Non mi interessa l’esportazione, anche perché dovrei assicurare una produzione maggiore che non riuscirei a garantire. Io sono soddisfatta così». Certo non per tutti è così, in alcune piccole aziende il cui reddito familiare dipende esclusivamente dal lavoro agricolo si fa fatica a fare quadrare i conti e molte donne che prima di sposarsi svolgevano un altro lavoro, preferiscono riprendere il loro vecchio impiego per assicurare un’ulteriore entrata finanziaria al budget familiare. I contributi della Confederazione sono basilari, senza di essi difficilmente un’azienda potrebbe sopravvivere: «Gli aiuti ci sono, vengono dati in base alla superficie, a dove si trova l’azienda, al modo in cui produci…», continua Marisa, «ma è chiaro che se una piccola azienda per ricevere i contributi deve ampliarsi, significa maggiore manodopera, maggiori costi, allora è meglio restare una piccola realtà». Infine, Marisa è molto chiara quando le si chiede se è un tipo di lavoro che consiglierebbe alle giovani d’oggi: «Bisogna amare veramente questo lavoro. Oggi le ragazze preferiscono la libertà, un tipo di vita diverso, e queste esigenze non sono compatibili con questo tipo di lavoro».
La società connessa di Natascha Fioretti Se la connessione migliora la vita Le partenze per un viaggio iniziano molto prima dei preparativi, iniziano nella testa. In questa fase di fantasie e proiezioni sulla Timeline di Facebook, tra le mie amicizie, vedo il post di una traduttrice di Lipsia che annuncia di mettere in affitto alcuni appartamenti appena ristrutturati a pochi km dal centro di Lipsia. Guardo le foto e mi sembrano tutti perfetti, c’è anche la possibilità di prendere la bici e pedalare fino in città. Le scrivo su Messenger e, in men che non si dica, la questione pernottamento è risolta. Sei giorni in un appartamento in campagna con Wi-fi e, cosa più importante scoperta una volta sul posto, simpaticissimi gatti che ti vengono a trovare tutte le mattine. Della serie, bene le comodi-
tà tecnologiche ma nulla possono di fronte alla presenza fortuita di un peloso quattro zampe. Arriva il momento della pianificazione del viaggio e scopro che non ci sono voli diretti per Lipsia. Decido di volare su Berlino con Easyjet e da lì valuto se prendere il treno per Lipsia ma il biglietto, sui 40 euro per un’ora di viaggio, non è proprio economico. Cerco un’alternativa quando su Fb mi compare la pubblicità di Flixbus. Guardo tratte e orari e vedo che c’è un Flixbus Berlino-Lipsia, durata del viaggio due ore e mezzo al costo di 7 euro. Lo prendo! Arriva il giorno della partenza e sorrido nel vedere che l’applicazione Easyjet mi invia le notifiche con gli aggiornamenti del volo in tempo reale. Sono seduta al bar dell’aeroporto e mentre sorseggio un fumante cappuccio propi-
audiolibri dal catalogo degli audiobook di Audible e ascoltarli gratuitamente. Scelgo La storia delle api di Maja Lunde, il viaggio è assicurato. Non è solo in casi come questi che la connessione migliora la nostra qualità di vita e di intenti. A giugno Roberto Antonini, responsabile dell’approfondimento culturale di Rete Due, di ritorno dal suo viaggio in Siria per dei reportage giornalistici, sulla sua bacheca Fb ha postato un appello per aiutare la famiglia En Jabbour a Homs a ricostruire la loro casa semidistrutta. Il post è stato subito condiviso, commentato e apprezzato da più parti, ed è stato bello apprendere qualche settimana fa, sempre da Fb, che è stata raggiunta la somma necessaria per ridare speranza e un tetto sopra la testa a questa famiglia siriana.
PUNTI. RISPARMIO. EMOZIONI.
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Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 18 settembre 2017 • N. 38
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Società e Territorio
Cercare chi scompare
Intervista Gli annunci sui media di persone scomparse sono numerosi soprattutto nella stagione estiva e autunnale:
Orlando Gnosca, capitano della Polizia giudiziaria ticinese ci spiega che cosa succede dopo ogni segnalazione
resti umani che talora può avvenire anche a distanza di anni.
Guido Grilli Scomparsa: significa il venir meno di una presenza o il sottrarsi alla vista o alla reperibilità. È proprio quanto accade per scelta – talora per destino – a decine di persone ogni anno in Ticino. Gli annunci di improvvisi allontanamenti da casa e dagli affetti più cari punteggiano le cronache. Per saperne di più sul fenomeno siamo risaliti alla fonte, avvicinando Orlando Gnosca, capitano della Polizia giudiziaria ticinese, attivo da oltre trent’anni nelle forze dell’ordine, sensibile a questa tematica che procura a chi la subisce sensazioni di angoscia, apprensione, allerta ma che per fortuna «nella maggior parte dei casi si risolve in lieto fine». La percezione è che quest’estate vi sia stato un picco di scomparse in Ticino.
È una percezione giusta, perché nelle ultime settimane c’è stata una concentrazione di casi, ma in realtà – informa il nostro interlocutore – i dati non confermano questa tendenza. Da gennaio alla fine di agosto si contano un po’ meno di una quarantina avvisi di scomparsa a fronte di un po’ meno di novanta casi registrati l’anno scorso. Quindi, a quasi due terzi dell’anno già trascorsi le cifre indicano che teoricamente siamo di fronte a un calo. I periodi di maggiore sollecitazione sono l’estate perché aumentano le escursioni e il numero di turisti; e l’autunno in cui si registra la scomparsa di «fungiatt» e cacciatori. Scompaiono in maggioranza adolescenti, adulti o anziani?
Le scomparse da fuga concernono piuttosto i giovani. La tipologia degli allontanamenti è comunque varia. Quello che dico sempre è che ogni caso è un caso a sé stante, per la sua storia, la sua particolarità. Frequentemente assistiamo, ad esempio, all’allontanamento di ospiti delle cliniche psichiatriche: c’è chi si allontana dagli istituti di cura ogni due giorni, e non sono casi meno preoccupanti perché spesso, questi sono confrontati a stati di smarrimento e si espongono a pericolo. Oppure ci sono scomparse di persone che non
Chi conduce personalmente le indagini?
Agenti della Polizia cantonale e guardie di confine collaborano in una ricerca di dispersi. (Ti-Press)
hanno mai dato adito a problemi, o ancora, la scomparsa di persone affette da depressione e che magari hanno anche minacciato il suicidio, ciò che richiede altre piste di indagine e ricerche.
Quali ostacoli presentano le inchieste?
Perlomeno di fronte alla scomparsa di un escursionista una certa idea sulla destinazione ci viene indicata dal denunciante, anche se non sempre significa che lo si trovi facilmente. Di altre scomparse non si sa invece né dove né quando siano avvenute, e anche qui gli esiti sono diversi: si ha il caso ad esempio di chi è stato due giorni al mare e poi torna e altri episodi in cui occorre invece compiere ricerche più approfondite. Si è insomma di fronte a una moltitudine di storie. Siete in qualche modo chiamati a svolgere il ruolo di Sherlock Holmes?
In fondo sì, dobbiamo sempre eseguire un lavoro di accertamento per capire e per avere qualche elemento da cui partire. Ogni volta siamo come di fronte a dei «gialli».
Orlando Gnosca, ci illustri le diverse fasi di intervento e di allarme.
Prima di tutto – sottolinea – bisogna subito inquadrare la situazione, capire il contesto. Se mi si annuncia, a mezzogiorno e 45, la scomparsa di un bambino che rientrava con il bus scolastico perché non è arrivato come di consueto a casa a mezzogiorno, il caso fa subito rabbrividire. Poi fortunatamente quasi sempre queste circostanze si risolvono positivamente, perché si scopre, ad esempio, che il bambino si era fermato al parco a giocare. Molte vicende di allerta sono invece l’esito di incomprensioni o malintesi. La prima fase della segnalazione di scomparsa è essenziale, va capito chi la compie, in quale rapporti è che con lo scomparso. Il tono è spesso angosciato e di apprensione. Le informazioni iniziali sono importanti: sapere se chi si è allontanato ha con sé un telefono o meno, quali luoghi frequenta, se si tratta di una persona che assume medicamenti e che dunque potrebbe essere in condizioni di spaesamento, se soffre o meno di depressioni. Talora siamo di fronte a mogli fuggite da un marito manesco oppure a persone che si allontanano perché vogliono prendersi pause di riflessione. Ci sono
inoltre fughe come chiari atti dimostrativi. L’avvio delle ricerche presuppone per prima cosa che la segnalazione venga diffusa a tutte le pattuglie di polizia del cantone, affinché tutto il territorio di ricerca sia coperto. Nel caso in cui si hanno indicazioni che potrebbero anche far pensare che il disperso possa trovarsi oltre frontiera si coinvolge anche il Centro di cooperazione di polizia e dogana di Chiasso, in costante contatto, parimenti, anche per persone scomparse nel nord Italia e che potrebbero a loro volta trovarsi in Ticino. La ricerca coinvolge più sezioni e enti a dipendenza dei casi: scientifica, polizia lacuale quando occorre perlustrare fiumi e laghi, Rega, colonne di soccorso alpino. Di solito i casi si risolvono in poche ore o in uno o due giorni.
Se invece non ritrovate la persona?
Quando il tempo si protrae per settimane e c’è minor speranza di ritrovare la persona in vita, dobbiamo pensare di assicurarci tutto quel materiale «ante-mortem», ossia radiografie e calchi dentali, DNA dei familiari per l’eventuale identificazione al momento del ritrovamento di un corpo o di
Di solito a raccogliere la segnalazione è un agente della gendarmeria locale, lo stesso che tiene i contatti con il denunciante. C’è inoltre un gruppo che si chiama Ricerche e constatazioni (GRC): si tratta di agenti di polizia specialisti di montagna che intervengono in collaborazione con le squadre di soccorso. Ci sono inoltre i cani, specializzati a ritrovare i corpi, dell’associazione Alpine Rescue Team. Abbiamo pure i cosiddetti «cani molecolari»: se ritroviamo l’auto dello scomparso, il cane annusando gli odori all’interno del veicolo può essere in grado di indicare la traccia e la direzione presa dalla persona. Altra indagine possibile riguarda i telefonini, per cui è possibile, grazie al segnale, sapere approssimativamente dove si trova lo scomparso. Oggi gli smartphone hanno delle applicazioni specifiche ma questo presuppone che un familiare possieda la password, ciò che purtroppo non è così frequente.
Quanto è di aiuto la stampa e in quale misura la popolazione collabora?
La diffusione della notizia tramite la stampa è utile, specie quella immediata sui media online. Riceviamo alcune telefonate in centrale da parte degli abitanti ed è un aiuto prezioso. Dal 2004, inoltre, anno in cui abbiamo inaugurato il sito internet della polizia, abbiamo creato la rubrica «Chi l’ha visto» dove vengono pubblicate foto, anno di nascita, giorno e luogo della persona scomparsa. Dal profilo umano, quali emozioni prova nella gestione delle scomparse?
Si tira sempre il fiato quando si ritrova la persona in vita, quando si può riportare a casa qualcuno, magari anche ferita o molto provata, ma almeno in vita. Quando invece si trova la persona deceduta è un dispiacere. Occorre dire che anche a distanza di tempo, quando si riesce a chiudere un caso, anche se l’esito è tragico, si mette un punto finale e si dà comunque la tranquillità, per quanto dolorosa, alla famiglia, che cessa di rimanere nell’inquietudine. Annuncio pubblicitario
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Fare la cosa giusta
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Quando la povertà mostra il suo volto Per saperne di più su Monwara e la sua famiglia: www.farelacosagiusta.caritas.ch
Monwara Begum (40 anni) è fuggita dal cambiamento climatico
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 18 settembre 2017 • N. 38
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Società e Territorio
C’era una volta nel bosco di notte...
Il segreto di Devoggio Fino al 7 ottobre sul territorio di Breggia (Morbio Superiore) l’iniziativa «La fiaba nel bosco» Letizia Bolzani Se una storia ti prende, ti sembra di farne parte. Di sentirti anche tu dentro quel contesto, partecipe delle esperienze dei personaggi. Succede normalmente, non è nulla di strano. Ma se la storia parla di uno gnomo che vive in un bosco, che ne sente i rumori notturni, che ne annusa gli odori, che intravvede i rami stormire, che ascolta lo scricchiolio delle foglie sul sentiero, e tu in quel momento sei in un bosco, di notte, e senti i rumori, e intravvedi, e annusi... beh allora in quella storia non ti sembra solo di esserci, ma ci sei proprio dentro davvero. È quello che succede a chi, fino al 7 ottobre, intraprende una passeggiata notturna nei boschi del demanio forestale della Rovagina, nel comune di Morbio Superiore Breggia e, come Pollicino con i sassolini, si affida alle lucine blu che indicano la via. Al buio, in silenzio, camminando per circa un’ora, lasciandosi stupire dai pannelli che si illuminano al passaggio dei viandanti, e si spengono al loro congedo. Si tratta di quadri retroilluminati (un po’ come i «trasparenti» delle Processioni di Mendrisio), delle dimensioni da 3 a 10 metri quadrati, che raccontano una storia. La narrazione è affidata prevalentemente alla suggestione delle immagini, ed è coadiuvata in qualche caso anche da un breve testo audio. Si tratta di una fiaba scritta dagli allievi della scuola elementare di Arogno con la loro maestra Daniela Jeanmaire, disponibile in versione cartacea nel
libro pubblicato da Fontanaedizioni dal titolo Il segreto di Devoggio. Le illustrazioni, già importanti nel libro, ma vere protagoniste nella versione «boschiva», sono di Valentina Pellandini. Il libro era uscito nel 2011, perché infatti questa iniziativa «La fiaba nel bosco» era già stata proposta in quell’anno, in occasione dell’Anno Internazionale delle Foreste. Dopo il grande successo dell’iniziativa, organizzata dal Comune di Chiasso, da sempre impegnato nella cura dei boschi del suo territorio, si è deciso di farne un’edizione 2017, cogliendo lo spunto da un progetto della Comunità di Lavoro Regio Insubrica, «Giornate Insubriche del Verde Pulito 2016-2017», che propone il tema della valorizzazione e del rispetto della biodiversità in bosco. Stando alle prenotazioni già fissate, si può prevedere un grande successo anche per questa edizione, che è stata possibile grazie alla collaborazione tra la Comunità di Lavoro Regio Insubrica, il Comune di Chiasso e diversi enti sostenitori, quali: Repubblica e Cantone Ticino, Regione Valle di Muggio e Azienda Forestale RVM, AGE sa, Federlegno, Bosco Ticino, Emmanuel Urban. L’ideatore e coordinatore di tutto il progetto «La fiaba nel bosco» è il forestale del settore Valle di Muggio Andrea Guglielmetti: «volevo sensibilizzare le persone, i più giovani in particolare, sull’importanza di preservare il patrimonio naturale che le foreste rappresentano, ma cercavo qualcosa che non fosse la solita visita guidata, o la proiezione di un documentario, o
la mostra fotografica. Volevo proporre un’esperienza che andasse al cuore della gente, che non fosse solo razionale, ma che rappresentasse una profonda emozione. Allora ho pensato al coinvolgimento che un racconto può sollecitare. E al fatto che questo racconto fosse non solo ambientato in un bosco, ma anche narrato in un bosco, proprio lì dove i fruitori dell’esperienza si trovano a viverla. Inoltre, volevo che fosse un’esperienza notturna, perché il bosco di notte è meno conosciuto, più misterioso, e perché quando la vista non è il senso principale si attivano gli altri sensi, si percepiscono mille odori e suoni». Lo possiamo confermare, perché abbiamo fatto questa esperienza il giorno della sua apertura, venerdì 8 settembre. Si arriva all’imbocco della Valle di Muggio, a Morbio Superiore, in via Strada Vegia, muniti di scarpe comode e della gioia di affidarsi a chi ci accoglierà all’inizio del sentiero, nel nostro caso Andrea Guglielmetti con un gruppo di ragazzi volontari, gli scout di Castel San Pietro, che collaborano attivamente alla gestione dell’iniziativa. Un cartello ci indica «le regole della fiaba» e ci invita al silenzio e all’ascolto; ci viene data una torcia, ma solo da tenere in tasca in caso di necessità, perché il sentiero è sufficientemente illuminato. «E tra l’altro – sottolinea Guglielmetti – vedendo le reazioni delle persone al termine della passeggiata, ho l’impressione che l’esperienza sia anche in una certa misura terapeutica, per sconfiggere le paure legate al buio». Dopo qualche spiegazione da parte
degli organizzatori possiamo metterci in cammino: il «buon viaggio» lo danno gli organizzatori, perché si entra a piccoli gruppi e a orari scanditi. Le modalità di iscrizione, scegliendo giorno e orario (dal mercoledì al sabato, dalle 20.00 alle 23.00, fino al 7 ottobre), sono molto semplici e accessibili dal sito www.chiasso.ch/fiaba. Ed eccoci dentro il bosco, dentro la storia, seguendo le lucine, tappa dopo tappa, su un percorso circolare di 1300 metri. Bello ascoltare i brevi audio, ma forse ancor più stupirsi delle immagini che si illuminano nel silenzio, anzi no, nei suoni naturali del bosco: quando il piccolo gnomo Joshua – perché è lui il protagonista – dorme tra le foglie, che incorniciano davvero l’immagine, con
l’allocco che fa sentire il suo verso davvero, allora ti sembra davvero di essere lì con lui, così come ti sembra di accompagnarlo nel suo viaggio attraverso il bosco alla ricerca della sua casa e della sua famiglia, aiutato dagli amici animali e dagli amici alberi. «Oltre ai richiami degli uccelli notturni, in questo periodo potrebbero farsi sentire anche i bramiti dei cervi – ci dice Andrea Guglielmetti – così potenti che nella scorsa edizione qualcuno aveva pensato fossero effetti speciali!». In realtà il miglior effetto speciale è proprio quello che ci regala la natura: a patto di imparare ad ascoltarla, con rispetto e amore. E «La fiaba nel bosco» è un ottimo modo per insegnarcelo. Annuncio pubblicitario
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Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 18 settembre 2017 • N. 38
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Società e Territorio Rubriche
Lo specchio dei tempi di Franco Zambelloni Pubblicità, la nuova guida spirituale Mi capita di ricevere, tra le email che piovono a cascate sempre più invadenti nella posta elettronica, messaggi esaltanti di questo tipo: «Solo per te! Un’offerta meravigliosa che non puoi assolutamente perdere!». Segue la descrizione del prodotto «eccezionale» e l’incredibile ribasso che mi viene donato. Potrei esserne lusingato: perbacco, «solo per me»! Ma, per fortuna, un ragionevole scetticismo vigila ancora: come è possibile che la fantastica offerta sia rivolta proprio a me, e a me solo, da parte di qualcuno che neppure mi conosce? Penso di poter escludere che in una lotteria abbiano estratto il mio nome; e poi, come potrebbe sopravvivere un’azienda che sforna prodotti per venderli solo a me – tanto più che probabilmente neppure li compro? È così: il messaggio è insensato. Eppure evidentemente deve far presa su un discreto numero di potenziali acquirenti, visto che amichevoli inviti
del genere si susseguono e tendono a crescere nell’ambito della comunicazione pubblicitaria. E in effetti, dietro questo dilagare della lusinga pubblicitaria, stanno meccanismi psicologici ben noti a molti studiosi che hanno indagato le forme della persuasione. È provato, ad esempio, che l’intimità e la confidenza aumentano la fiducia tra le persone: di qui, evidentemente, il dilagare del «tu» con cui il messaggio pubblicitario si rivolge al pubblico; quando il rapporto è confidenziale, è più difficile dubitare della lealtà dell’interlocutore. Poi ci sono le immagini accattivanti – quelle che fanno leva sulle emozioni e suscitano desideri. Se un tempo, e per millenni, la capacità persuasiva era affidata alla parola, oggi è l’immagine ad esercitare un influsso dominante. Volti che parlano: compera questo prodotto e sarai felice. Corpi che parlano: compera questo abito e sarai bellissima. Smorfie
che parlano: compera questo farmaco e non avrai più dolore. Ogni immagine e ogni messaggio pubblicitario sono promesse di felicità, di successo, di benessere. Come accade, allora, che la depressione dilaghi, che il disagio sociale aumenti? Il pubblicitario potrebbe forse rispondere: «Si vede che il poverino non ha comprato il prodotto giusto»; ma forse, la risposta corretta è un’altra: la crescita dei desideri crea anche un’insoddisfazione crescente, che può concorrere a provocare la tristezza. Si sa, infatti, che la logica pubblicitaria segue una linea esattamente contraria alla saggezza del passato: lo stoico Cleante suggeriva: «Vuoi essere ricco? Sii povero di desideri»; se non alimenti continuamente il desiderio, ti basta poco per sentirti appagato. Ma il consumismo inverte la rotta; facendo crescere interminabilmente i desideri rende impossibile qualsiasi soddisfazione duratura.
Questo fenomeno si vede bene in particolare tra i giovani. Due meccanismi agiscono potentemente su gran parte di loro: la spinta conformistica, che induce a seguire la moda del momento, ad uniformarsi ai compagni per non sentirsi emarginati; e, poi, la volontà di prevalere, di distinguersi, di affermare la propria individualità emergendo sugli altri. Il primo fattore fa sì che se tutto il gruppo dei compagni possiede uno smartphone, chi non ce l’ha ancora si sente inferiore ed emarginato finché non riesce a possederlo; e poi – secondo fattore – cercherà di procurarsi il modello tecnologicamente più avanzato, con qualche «app» in più, per emergere ed essere invidiato. Così i meccanismi della persuasione, che naturalmente non agiscono solo nell’ambito della pubblicità commerciale, ma investono tutti i campi della dimensione pubblica – dalla
politica ai media –, finiscono non solo per dirigere le scelte, ma anche per definire i nuovi sistemi di valore e le nuove visioni della vita di una società consumistica. Anche perché un messaggio pubblicitario, per acquistare valore, dev’essere ripetuto a non finire: e più si diffonde e lo si sente, più è accettato come vero. Come scriveva Aldous Huxley, «sessantaquattromila ripetizioni fanno la verità»; forse ne bastano anche meno. In ogni caso, a furia di essere ripetuto, il messaggio finisce per essere sempre più condiviso, fino a diventare vox populi – che, si sa, equivale a vox Dei. È dunque questa voce che viene dall’alto – o meglio, da tutte le parti – che suggerisce oggi la nuova filosofia di vita, gli imperativi del conformismo sociale, la guida spirituale di un’epoca che va perdendo sempre più le figure d’autorità e di saggezza che in passato orientavano ai valori e al significato del vivere.
Formazza. Del Wagristoratore rimane ben poco, ma qualcosa rimane ed è quel che conta. In marcia dunque, accanto al Ticino giovincello che scorre limpido tra vecchi larici commoventi. A parte il consueto tempo approssimativo di percorrenza indicato dai cartelli, ce ne metto molto di più. A causa di accurate scorpacciate di mirtilli. Le cui foglioline incominciano, in parte, a prendere un tono rossastro, formando così incantevoli macchie tra quelle ancora ben verdi dei rododendri sfioriti. Nei pressi del passo la bellezza è più brulla, da brughiera scozzese. Degno di nota l’umile oratorio di San Nicolao, piacevolmente scalcinato stile Cicladi. Provo la stessa fatica di pellegrini e contrabbandieri. Va da sé, non c’è nessuna indicazione per il Wagristoratore, ma ho letto da qualche parte che passato il confine, ci vuole circa un chilometro. Dopo undici minuti, sulla strada sterrata serpeggiante voluta dall’ansia espansionistica di Mussolini, avvisto i pilastri del Wagri come mi viene spontaneo chiamarlo d’un tratto. Due vagoni del treno poggiavano su questi pilastri. Da qui il nome, formato da tre lettere tratte dai wagon-lits o wagon-restaurant e la parola ristorato-
re, termine in disuso per il buffet delle stazioni. Non sette come quelli della saggezza di Lawrence d’Arabia, ma sette coppie di pilastri quadrangolari si stagliano nell’erba come resti archeologici. Al cospetto dell’allineamento di Stonehenge non potrei essere più felice. Distrutto durante la guerra – chi dice dai nazifascisti chi dai partigiani – restano questi quattordici totem che sostenevano il culmine dell’ironica sprezzatura di Portaluppi. Moderne rovine. Eroici testimoni, bistrattati da ottantasette anni, dell’insuperato progetto che coniugava «l’Orient-Express, il fast food e il rifugio d’alta quota» come scrive Marco Biraghi su un numero di «Casabella». Tra i due vagoni, uno dei quali per dormire, il progetto di Portaluppi prevedeva un delirante corpo di fabbrica che richiamava, stilizzato, San Giacomo pescatore sul lago di Tiberiade. Un secondo disegno lo tramuta in una specie di chalet ibridato con il barocchetto milanese. In cima al secondo di questi disegni rimasti solo sulla carta, Portaluppi annota: «Al passo di San Giacomo pescatore conforto sarà il Wagristoratore». Laggiù c’è il lago Toggia con la sua diga, alle spalle le
rocce delle alpi lepontine sono avvolte da nubi minacciose. Chissà che stupore vedere questo paesaggio attraverso il finestrino che lo trasforma in panorama. Trasposizione ferroviaria-ristoratrice in alta montagna, folle delocalizzazione con i piedi per terra. I pilastri sono fatti di sassi e intonacati. Alcuni si stonacano e mostrano appunto le pietre, due sono tutti nudi. Le screpolature creano involontariamente una specie di effetto marmo, in certi punti si ammirano licheni color ruggine. Ispeziono l’incavo di un pilastro diroccato e trovo solo delle Fanta antiche. Mi sdraio nell’erba profumata e mentre filtrano raggi di sole mi rifocillo di sandwich all’avocado. L’ultima delle mie manie, mangerei solo questi sandwich morbidi spalmati di crema d’avocado come i koala si cibano esclusivamente di eucalipti. Fischi di marmotta segnalano la mia presenza. Se è stato fatto saltare in aria m’immagino magari dei pezzi rimasti in giro. Perlustro così a tappeto la zona, ma trovo solo tane di marmotta, merde di vacca, truppe di pelose pulsatilla alpina. Alcuni sostengono invece che negli anni cinquanta le carrozze erano qui ancora intatte, poi sono sparite di colpo.
per ottenerne il sostegno attraverso l’insegnamento impartito nelle aule, riaffiorava un vecchio, e forse inguaribile pregiudizio, proprio nei confronti dei docenti: definiti, globalmente, «una casta privilegiata», oltretutto «pagata con i nostri soldi». Sui quali grava persino la minaccia di un intervento del Consiglio di Stato, chiamato a controllare se maestri e professori, durante le pause «pagate», fanno propaganda per il «no» alla civica. Come dire, un autogol per i fautori della causa pro civica: che si sono persi i loro più preziosi alleati, i docenti declassati a fannulloni in blocco. L’episodio è da barzelletta. Il ridicolo involontario, insomma, non risparmia neppure la politica, e aiuta a superare lo sdegno. Lo conferma, persino esemplarmente, questa vicenda, tutta ticinese, dove un episodio, in sé minuscolo, gonfiato a dismisura, ha
finito per avere effetti opposti a quelli previsti. Ne è uscito, infatti, un modello da non imitare. Altro che l’obiettivo d’impartire una lezione di morale politica a fini patriottici, qui si mirava a sfruttare l’occasione a fini partitici, cioè per procurarsi voti. Puntando sull’ipotetico seguito dell’elettorato giovanile. È una sfida che vede in gioco tanti partner responsabili. E, non soltanto la scuola, sempre sotto tiro, come se fosse l’unico luogo e istituzione, cui spetta il compito di accompagnare bambini, ragazzi, adolescenti verso l’identità di adulto autonomo. Si ignorano, o sottovalutano, i tanti altri fattori, umani e ambientali, che devono, o dovrebbero contribuire alla crescita dei giovanissimi. Oltre alla famiglia, che tende a delegare agli altri un compito così delicato, contano sempre più gli influssi esterni, dei compagni, dei personaggi
dello spettacolo, dei rapporti attraverso i social. Sono fattori che chiudono, in particolare gli adolescenti, gli allievi delle medie, in un universo tutto loro, linguaggio compreso. Diceva, in proposito, l’editore Valentino Bompiani: «I giovani parlano d’altro». Si tratta, quindi, di trovare le parole e il tono giusti, per mettersi in sintonia con questa generazione, chiusa in quel mondo a parte, che è temporaneo, ma rappresenta un passaggio obbligato nella nostra storia individuale. Un momento, insomma, in cui la politica è una cosa da vecchi, che non interessa. Riusciranno ad abbattere questo tabù, i sostenitori di una civica destinata a conquistare la generazione 2.0? Ascoltando e leggendo i loro proclami, qualche dubbio si giustifica. Magari una ripassata ai manuali di grammatica e al vocabolario servirebbe.
A due passi di Oliver Scharpf Il Wagristoratore sul Passo San Giacomo Di solito se c’è una coda rinuncio volentieri, ma quella domenica di aprile un anno fa, nel cortile della Casa degli Atellani in corso Magenta a Milano, no. E non mi è pesato per niente stare in coda almeno un’oretta per vedere l’appartamento dello stravagante architetto Piero Portaluppi (1888-1967) aperto straordinariamente al pubblico. In verità, folgorato dalla foto del camino, ero andato lì quasi solo per quel camino ettagonale in marmo. Una notte d’inverno poi, davanti al camino, studiai tutta la geografia portaluppiana da queste parti. Tracce di Portaluppi portavano a Laveno-Mombello: lo stabilimento della Società Ceramica Italiana (1926) sembrava essere ancora in piedi benché pericolante e di arduo
accesso. Ma è dall’altra parte del lago Maggiore che partiva il filone d’oro da seguire, su per la Val d’Ossola: Verampio, Crego, Baceno, Valdo, Sottofrua, Crevoladossola, Cadarese. Tra il 1913 e il 1925, grazie anche al suocero Ettore Conti che era nel ramo, Portaluppi costruisce sette centrali idroelettriche una più entusiasmante dell’altra; una specie di eccentrica città elettrica diffusa. Eppure, per cogliere l’apice della sua stravaganza, bisogna spingersi ancora più su, alla fine della Val Formazza. È il pazzesco Wagristoratore (1930) sul Passo San Giacomo (2313 m). All’Acqua, un mattino di settembre, l’odore energetico dei larici. Da qui in due ore e venti dovrei raggiungere lo storico passo tra la Val Bedretto e la Val
Il Wagristoratore fu distrutto durante la seconda guerra mondiale. (Archivio del Verbano Cusio Ossola)
Mode e modi di Luciana Caglio La scuola: sempre sotto tiro Adesso, superfluo ricordarlo, è la volta della civica, alias educazione alla cittadinanza, che va a infoltire l’elenco delle incombenze da affidare alla scuola, considerata una sorta di toccasana multiuso. Dove, infatti, affluiscono richieste d’intervento d’ogni tipo: educazione stradale, educazione sessuale e affettiva, educazione religiosa, educazione alimentare, educazione al corretto utilizzo dei mezzi informatici, educazione ai rapporti multietnici, e via enumerando gli aspetti più problematici della convivenza attuale. Fra i quali figurano fenomeni, diffusi e allarmanti, quali l’indifferenza ideologica e la cosiddetta antipolitica. Sono guai, avvertiti anche nel nostro microcosmo cantonale, che hanno indotto un gruppo di autorevoli benpensanti a chiedere un aiuto alla scuola proponendo, anzi imponendo, un rimedio ritenuto efficace: l’insegna-
mento della civica, come materia a sé stante scorporata dalla storia, e in grado di risvegliare, fra i giovanissimi, l’interesse per la cosa pubblica in vista di una futura partecipazione attiva. L’obiettivo, a prima vista, appariva, figurarsi, ragionevole, difendibile, forse utile. Anche se, il rilancio della civica aveva alle spalle un precedente elettorale negativo. Ma, al di là delle buone intenzioni, questa nuova crociata salvifica doveva diventare una trappola insidiosa, che avrebbe rivelato non tanto le virtù di un leale confronto democratico quanto i vizi di uno scontro astioso, confuso, persino noioso. Da che parte stare, chi ha ragione, qual è in definitiva il senso di quest’inattesa baruffa? Domande senza risposta. Una cosa, invece, è certa. Si è assistito a una contraddizione, addirittura paradossale. Mentre si ricorreva alla scuola,
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Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 18 settembre 2017 • N. 38
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Ambiente e Benessere Gli anemoni giapponesi Fiori colorati e numero di varietà sono le ragioni del successo di questa pianta
Svezia in affitto su Internet La nazione scandinava ha ideato una originale campagna pubblicitaria: per diffondere il suo richiamo turistico ha scelto Airbnb
Bondo è solo l’inizio Capire le cause della catastrofe in Val Bregaglia serve a prevenire i danni futuri
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Le piante come modello Lo studioso Stefano Mancuso studia i sistemi di interazione tra le piante: per molti versi migliori di quelli animali
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L’Ufficio federale della sanità pubblica raccomanda la vaccinazione contro il morbillo, i cui costi sono coperti dall’assicurazione di base ed esenti da franchigia. (Marka)
Il vaccino è opinabile?
Salute Il punto sulla situazione della strategia nazionale per eliminare il morbillo Maria Grazia Buletti A febbraio di quest’anno il Consiglio federale ha dovuto ammettere che, malgrado qualche progresso, la Strategia nazionale per l’eliminazione del morbillo 2011-2015 non ha dato i frutti sperati: «Negli ultimi mesi, i casi di morbillo in Svizzera sono nettamente aumentati e dall’inizio dell’anno l’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) ne ha registrati 69; nello stesso periodo del 2016 erano stati 15». L’incremento dei contagi in diversi cantoni, a partire dal novembre 2016, è già stato segnalato a febbraio di quest’anno e le cifre presentate a maggio confermano questa tendenza. Basti pensare che in tutto l’anno scorso erano stati identificati 71 casi. Tenendo conto di quest’ondata di morbillo, in due occasioni da gennaio in poi, l’UFSP ha invitato la popolazione a controllare i propri vaccini e, nel caso in cui fosse necessario, a rinnovarli, con la convinzione che «la prevenzione è particolarmente importante per i lattanti, che invece non possono ancora vaccinarsi». In poche parole: se gli adulti sono vaccinati non corrono il rischio di ammalarsi e trasmettere il virus ai lattanti che an-
cora non hanno gli anticorpi necessari. Nel canton Ticino, la fascia d’età più colpita dalla malattia riguarda quella degli adolescenti e dei giovani adulti, ai quali si raccomanda la vaccinazione: «A tutte le persone senza anticorpi contro il morbillo (nate dopo il 1963, che non si sono mai ammalate di morbillo, che non sono state mai vaccinate o che lo sono con una sola dose)». Sì, perché il 95 per cento delle persone vaccinate con due dosi sono protette per tutta la vita. A favore del vaccino, l’UFSP fa presente che «il vaccino MPR non contiene né adiuvanti, né tantomeno mercurio e alluminio; i suoi effetti negativi sono notevolmente meno frequenti delle complicanze della malattia. Infine, i costi sono coperti dall’assicurazione di base e dal primo gennaio 2013 la vaccinazione è esente da franchigia». L’aumento dei casi di morbillo in Svizzera ha fatto sì che l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) includesse la nostra nazione fra i sette paesi a cui ricordare che essi risultano «carenti a livello di copertura vaccinale contro il morbillo». Ricordiamo che l’OMS fissa come obiettivo un tasso di vaccinazione della popolazione di almeno il 95 per cento, mentre nel 2015 in Svizzera
era vaccinato l’87 per cento dei giovani adulti (77 per cento nel 2012). Il morbillo è una malattia infettiva causata da un virus che preoccupa soprattutto a causa delle sue complicazioni; è altamente contagiosa e si trasmette attraverso minuscole goccioline infette emesse con tosse o starnuti. L’UFSP fa presente che «non esiste una terapia specifica nota contro il virus, solo i sintomi possono essere alleviati e l’unico modo per evitare di contrarre la malattia è la vaccinazione». Dello stesso avviso è il medico e docente italiano dottor Roberto Burioni, attivo come ricercatore nel campo relativo allo sviluppo di anticorpi monoclonali umani contro agenti infettivi. Il professore, autore pure di diverse pubblicazioni a tema, intervistato a marzo di quest’anno dall’«Huffington Post» ha biasimato l’incredibile aumento to dei casi di morbillo in Italia: «Il 230 per cento in più rispetto allo scorso anno!». Egli parla chiaro: «Le coperture di vaccinazioni in Italia sono oramai molto basse, quindi era facilmente prevedibile un aumento dei casi di morbillo», e definisce il fenomeno «come guidare in maniera spericolata un’automobile: non c’è la certezza
di fare un incidente stradale, ma la probabilità è decisamente elevata». Ma il medico italiano non parla di epidemia, limitandosi a definire la situazione «un aumento dei casi». Mette comunque in guardia sulla pericolosità della malattia: «La circolazione del virus del morbillo è molto pericolosa, non si tratta affatto di una malattia lieve come comunemente si pensa: in un caso su mille, infatti, il morbillo porta gravi danni al sistema nervoso centrale, mentre in un caso su 3000 porta alla morte». E porta ad esempio concreto la situazione della vicina Penisola: «In Italia, fino agli anni 70 (quindi non parliamo di un periodo storico poi così tragico per il Paese da un profilo igienico-sanitario) morivano in media 200 bambini all’anno, che per me è una tragedia». Sul perché, oggi, la fascia più colpita sia quella fra i 15 e i 39 anni, il dottor Burioni è chiaro: «Si tratta di una conseguenza delle mancate vaccinazioni. Quando ero bambino io, nessuno si vaccinava e il virus circolava liberamente, tutti lo contraevano da piccoli, ovvero quando la malattia è molto meno pericolosa. Oggi la vaccinazione è più diffusa, ma non copre la totalità della popolazione: il virus circola di meno, quindi viene
contratto anche dagli adulti, con conseguenze molto più gravi». Oggi parecchi genitori decidono di non far vaccinare i propri figli e al dottor Burioni è stato chiesto di fare un appello a questi genitori: «In Galles, nel 2012, c’era la stessa usanza italiana di non vaccinarsi. Tutto è però finito quando il morbillo ha ucciso un ragazzo di 25 anni: la gente allora ha fatto la fila per il vaccino». Ad ogni modo, e ritornando da noi, in Svizzera, sul sito www.lemievaccinazioni.ch l’UFSP concede la possibilità di creare un libretto elettronico per tenere aggiornate le proprie vaccinazioni: «Questo sito consente di creare un profilo individuale protetto e gratuito che permette di sapere quali vaccinazioni sono utili e visualizzare quali vaccini mancano. Inoltre, è possibile autorizzare il proprio medico o il farmacista a validare o completare il libretto e ricevere una notifica (sms o e-mail) quando un vaccino è necessario». Dati dell’OMS e dell’UFSP alla mano, a complemento dell’opinione del medico italiano specializzato in materia, c’è di che riflettere, con una domanda che riassume l’intero tema delicato ma importante: il vaccino può essere considerato opinabile?
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Ambiente e Benessere
Anemoni giapponesi, eleganza in giardino Mondo verde Piante facili da coltivare ma in grado di dare molte
soddisfazioni, grazie alla loro varietà di colori e forme
Anita Negretti Gli anemoni a fioritura estivo-autunnale sono erbacee perenni originarie dell’Asia e vantano molti ibridi dai colori rosa pastello. Elegantissimi, alti fino a 150 cm, appartengono alla famiglia delle Ranuncolacee e sono parenti stretti degli anemoni primaverili, come A. nemorosa, A. sylvestris, A. ranuncoloides, A. apennina ed A. coronaria. Se i bulbi e i rizomi degli anemoni a fioritura marzolina si interrano in autunno, le specie «Giapponesi» si mettono a dimora a fine inverno, da febbraio fino agli ultimi giorni di aprile. Molto facili da coltivare, devono il loro nome all’Anemone hupehensis japonica, scoperto per la prima volta dal «cacciatore di piante» Robert Fortune, nel 1843, quando a Shanghai vide un esemplare di questa bella pianta perenne, ne spedì alcuni esemplari in Inghilterra e in pochi anni divennero popolari. Producono belle infiorescenze fin dal primo anno dalla messa a dimora, mentre dal secondo anno allargano i cespi creando alti cuscini fioriti. In primavera, con i primi tepori, spuntano le foglie: grandi, spesse e di un bel verde
lucido, formano un cespuglio basso. Dai primi mesi estivi ecco comparire gli steli lunghi e sinuosi che portano i boccioli fiorali.
Devono il loro nome al «cacciatore di piante» Robert Fortune che ne vide un primo esemplare a Shanghai nel 1843 Alti da 70 a 150 cm in base alla varietà, si elevano dal cuscino di foglie e si riempiono di fiori dal centro biancocrema o giallo e 5-6 petali che si tingono di bianco o rosa abbracciandone tutte le sfumature. A fine autunno tutta la parte aerea della pianta scompare per rispuntare la primavera successiva. Appartengono a questo gruppo Anemone hupehensis, A. h. japonica, i molti ibridi di entrambi e A. x hybrida, nato dall’unione tra A. hupehensis e A. vitifolia. Vegetano bene a mezz’ombra o in pieno sole nelle zone più fresche, con terreni ricchi, areati ed umidi. Se
desiderate piantare più esemplari distanziateli di 45 cm l’uno dall’altro, tenendoli bagnati nei primi mesi, poi si regoleranno autonomamente con le piogge. Una buca arricchita di concime e con un fondo di ghiaia o argilla espansa, ospiterà le radici degli anemoni messi a dimora a fine inverno. Non necessitano di concimazioni negli anni successivi, ma di una leggera potatura di pulizia durante l’inverno, quando la pianta muore, evitando di smuovere la terra e lasciando indisturbate le radici. Allegri e colorati, hanno un fascino d’altri tempi, sia i nuovi ibridi sia le specie più antiche: Honorine Jobert, alta più di un metro, ha fiori semplici bianco puro, come la più minuta Andrea Atkinson che non supera i 60 cm e si presta bene ad esser coltivata in vaso. September Charm, di un rosa tenue con petali larghi raggiunge i 90 cm, assomiglia alle varietà Robustissima e Lady Glimor, e ben si abbina agli anemoni color malva, come A. h.Precox, che raggiunge i 50-60 cm o la più moderna Prinz Heinrich con fiori più grandi e con petali più regolari.
Della stessa tonalità anche Serenade, con petali pennellati di malva, mentre se amate i fiori con molti petali, potete scegliere tra Pocahontas rosa confetto, Königin Charlotte di un indefinibile rosa tra il porpora ed il ciclamino o il bianco Whirlwind.
Gli anemoni orientali crescono molto bene in aiuole indisturbate, con la compagnia di altre perenni come felce, astilbe, aster, campanula, sedum e graminacee. In ampi mastelli si accompagnano ad edere, eriche, viole e ciclamini. Annuncio pubblicitario
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Ambiente e Benessere
La mia casa è nei campi
Viaggiatori d’Occidente La Svezia presenta in modo originale il proprio paesaggio
quale risorsa turistica
In viaggio verso il mondo globale Storia Un
laboratorio con Scuola Club Migros Ticino
Claudio Visentin Preferite una «scogliera con vista panoramica sull’oceano» o una «spiaggia in stile scandinavo moderno»? Così, prima dell’estate, la Svezia si è proposta ai turisti in collaborazione con Airbnb, il popolare sito dove si può affittare per brevi periodi una casa o una stanza (https://sweden.withairbnb.com). In questo caso però tutto il Paese è in vetrina, da Malmö, all’estremità meridionale, in vista della Danimarca, sino a Treriksröset, la «Pietra dei tre Paesi», il punto più settentrionale della Svezia al confine con Norvegia e Finlandia.
Secondo gli svedesi il territorio ci appartiene, dunque tutto ciò che non è esplicitamente vietato, è permesso Una «confortevole radura nella foresta di faggi» è presentata come se fosse un appartamento, disponibile per 365 giorni l’anno: un prato è il salotto spazioso, il torrente la piscina, un buco nell’albero la cassaforte, il bagno è… ovunque. La campagna pubblicitaria vuole naturalmente attirare turisti, nazionali e internazionali, ma anche valorizzare un aspetto importante della tradizione svedese, l’allemansrätten, il «diritto di pubblico accesso». La Svezia non avrà le Cascate del Niagara, la Torre Eiffel o il Big Ben, ma è orgogliosa della libertà riconosciuta a tutti i suoi cittadini di passeggiare, pedalare, cavalcare, sciare e campeggiare ovunque; si può dormire sotto le stelle, raccogliere frutti selvatici, funghi e fiori, nuotare nei laghi e nei fiumi. Naturalmente ci sono alcune ragionevoli eccezioni, per esempio nel caso di giardini privati o di terreni coltivati, ed è richiesto il rispetto per la natura e gli animali selvatici nei luoghi e periodi più delicati. È un radicale cambiamento di prospettiva. Anche se spesso non ne siamo consapevoli, nella nostra vita quotidiana tendiamo ad aggirarci sempre per gli stessi luoghi: la casa, la scuola, l’ufficio, le vie degli acquisti ecc. Da turisti abbiamo una maggiore sensazione di libertà, ma a volte è solo apparente, ci muoviamo comunque seguendo itinerari tracciati dalle guide. Il timore dell’ignoto, di perderci, di violare qualche divieto ci trattiene dall’esplorare. L’allemansrätten degli svedesi parte in-
L’allemansrätten, il diritto di pubblico accesso, è un principio diffuso in tutti i Paesi scandinavi. (airbnb)
vece dal principio che l’intero territorio del nostro Paese ci appartiene in quanto cittadini, è un’estensione della nostra casa e dunque tutto quello che non è esplicitamente vietato è permesso. È un’idea che sarebbe piaciuta all’anima scozzese e allo spirito libero di Robert Louis Stevenson, l’autore di L’isola del tesoro, Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde e altri famosi romanzi. Nel suo divertente Viaggio nelle Cévennes in compagnia di un asino (1879), Stevenson racconta di aver dormito all’aperto nei campi, nonostante fosse autunno, infilato in un grande sacco a pelo rivestito di pelle di pecora, con un cappello di pelliccia e una pistola sempre a portata di mano. E il libro è tutto percorso dall’apprezzamento per la vita all’aria aperta: «Non mi è capitato spesso di godere di un più sereno possesso di me stesso, né di sentirmi più indipendente da ogni necessità materiale. Il mondo esterno, dal quale fuggiamo per rannicchiarci nelle nostre case, sembrava dopo tutto un luogo accogliente e abitabile; e, notte dopo notte, un letto era pronto per l’uomo che avesse voluto occuparlo, nei campi, dove Dio tiene una casa sempre aperta per chiunque».
Questa visione è diffusa in tutti i Paesi scandinavi; altrove, per esempio in Germania e Olanda, ci sono invece divieti che vengono fatti rispettare. In Inghilterra le proibizioni formali sono attenuate da una certa tolleranza; in Italia non è chiaro cosa si possa fare, specie da quando il turismo è stato affidato alle singole regioni. Anche in Svizzera la situazione legale non è unitaria; per questo prima di partire è sempre meglio verificare se singoli cantoni o comuni hanno imposto limitazioni. Di certo quella svedese potrebbe essere una filosofia in sintonia con lo spirito libero degli Svizzeri anche se qui naturalmente, rispetto alla Svezia, deve fare i conti con la minore estensione del territorio; ma può comunque trovare applicazione. Pensiamo ai bagni nei fiumi o nei laghi, di moda nell’estate appena passata. Per esempio in Italia, nella tortuosa e romantica Valle del Trebbia, sostando lungo la strada che da Bobbio conduce a Genova, è facile raggiungere una delle numerose anse del fiume dove tuffarsi per un bagno. Basta tenere nel baule dell’auto un costume e un telo (e magari una piccola tenda) per cogliere l’occasione quando si presenta. Ma è quel che è successo in Val Verzasca,
direte voi. Non proprio. In quel caso, complice una pubblicità spontanea quanto riuscita, gli arrivi si sono moltiplicati, anche da luoghi distanti, con conseguenti problemi di traffico, sporcizia ecc. Qui entra in gioco una distinzione cruciale. Un conto è se poche persone vivono più intensamente il territorio, anche in bassa stagione e con grande attenzione all’impatto ambientale, dunque muovendosi ogni giorno da un luogo all’altro, a piedi, senza lasciare tracce del proprio passaggio e portando con sé tutti i rifiuti. Per esempio una regione molto attenta all’ambiente come il Trentino Alto Adige vieta il campeggio libero, al di fuori degli spazi attrezzati, ma consente di sostare in un prato o vicino a una casa, purché per un tempo limitato e naturalmente d’intesa col proprietario. Completamente diverso è il tentativo di trasformare tacitamente degli spazi non attrezzati in una spiaggia o in un campeggio a costo zero (o meglio scaricando sui residenti i nostri costi). In questo caso si supera molto rapidamente la soglia di carico, ovviamente bassa, e cominciano i guai. Tra libertà e licenza, il passo è breve.
Percorrere la Via della seta insieme a Marco Polo, navigare lungo la nuova rotta atlantica verso le Indie, visitare imperi coloniali in Asia e in Africa... Questi viaggi straordinari vi attendono nel nuovo corso di storia – La nascita del mondo globale – proposto da Scuola Migros Lugano. Il corso sarà tenuto dal nostro collaboratore Claudio Visentin, docente di storia presso l’Università della Svizzera italiana e uno dei conduttori del programma «Geronimo. Storia e memoria» per la Rete Due RSI. Ripercorrendo le orme di esploratori, mercanti, soldati, missionari e viaggiatori vedrete prendere forma il mondo globale nel quale siamo immersi: lo sguardo dello storico offre una chiave di lettura efficace per misurarsi con la crescente complessità del nostro tempo, quando ogni evento, anche all’altro capo del pianeta, influenza la nostra vita. Non un’arida successione di date ed eventi, quanto piuttosto un’affascinante vicenda di incontri, contatti, scambi, contaminazioni, raccontata in forma appassionata e coinvolgente da uno studioso con un’ampia esperienza di divulgatore. Informazioni
Il corso si rivolge a tutti gli appassionati di storia. Si svolgerà per otto lezioni, il lunedì dalle 18.00 alle 20.00, a partire dal 2 ottobre, presso la Scuola Club Migros Lugano, via Pretorio 15. Il costo dell’iscrizione è di Fr. 384.– (con uno sconto del 10% a chi porterà o citerà «Azione» al momento dell’iscrizione). Inoltre ogni partecipante riceverà il taccuino della Scuola Club Migros. Il corso è a numero chiuso (massimo 12 partecipanti, in ordine d’iscrizione sino a esaurimento dei posti disponibili). È possibile iscriversi presso la segreteria della Scuola Club Migros Lugano per telefono (091 821 71 50), via posta elettronica (scuolaclub.lugano@migrosticino.ch) o direttamente sul sito internet www.scuola-club.ch
Applicando la logica induttiva Giochi S coprire la regola che determina una serie di eventi
logicamente la seguente successione. A – A – B – E – F – L – O –? 3. Quale particolare caratteristica accomuna le seguenti parole di dieci lettere? acqueforti – mascheroni – pulsazione – sdolcinate – segnalibro – simulatore – tecnigrafo – turbolenza. 4. Quale delle seguenti parole non segue una regola linguistica implicita che, invece, tutte le altre rispettano? copricapo – giacca – guanti – maglione – salopette – scarpe – scialle – sottana. 5. Quale caratteristica linguistica accomuna le seguenti locuzioni? arrivi stentati – blocchi ellittici – cupa ginecologa – immensi litorali – improperio di cialtrone – partito libertario – protesta tenace – sfuriate di tori alienati.
Soluzione
La risoluzione di una buona parte dei classici giochi della mente richiede, essenzialmente, di elaborare un ragionamento deduttivo. Questo tipo di procedimento logico consiste nel cercare di giungere a una particolare conclusione, utilizzando un insieme di regole note. La sua applicazione risulta molto utile nella vita quotidiana, in quanto consente di valorizzare diverse informazioni accumulate con l’esperienza. Ad esempio, osservando che le mele mature cadono dagli alberi, si può dedurre che non è consigliabile sostare sotto i meli, nel periodo di maturazione dei loro frutti... Il procedimento logico che, al contrario, consiste nel cercare di indi-
viduare la legge che regola una serie di eventi osservati, viene chiamato ragionamento induttivo. La sua applicazione risulta fondamentale nell’investigazione delle cause di un determinato fenomeno e, soprattutto, nella ricerca scientifica. Ad esempio, osservando che le mele mature cadono dagli alberi, Isaac Newton riuscì a elaborare la teoria della gravitazione universale... Per risolvere i seguenti cinque test è necessario eseguire dei ragionamenti induttivi. Provate a cimentarvi con essi, per saggiare le vostre attitudini in merito. 1. Individuate il numero con cui deve continuare logicamente la seguente successione. 3 – 6 – 9 – 28 – 30 – 18 – 35 –? 2. Individuate la lettera che completa
1. Ogni elemento della successione proposta si ricava moltiplicando un elemento della sequenza crescente dei numeri interi maggiori di 0, per la quantità di lettere contenute nel relativo nome italiano: 13 = 3 (uno 3); 23 = 6 (due3); 33 = 9 (tre 3); 47 = 28 (quattro 7); 56 = 30 (cinque 6); 63 = 18 (sei 3); 75 = 35 (sette 5). Il numero con cui deve continuare logicamente la successione, quindi, è: 32 (84 = 32 (otto 4)). 2. La successione proposta è composta dalle lettere di ALFABETO, disposte in ordine alfabetico... La lettera che completa logicamente la successione; quindi, è: T (quella che manca per comporre la parola in oggetto). 3. Ogni parola della lista assegnata è composta da lettere tutte diverse tra loro. 4. Ciascuna parola proposta, tranne giacca, può generare tramite il meccanismo dell’anagramma almeno un’altra parola di senso compiuto: copricapo = approccio; giacca = ?; guanti = giunta; maglione = magnolie; salopette = espletato; scarpe = crespa; scialle = caselli; sottana = stonata. 5. All’interno di ciascuna delle locuzioni proposte è contenuto un termine giornalistico: arrivi stentati (riviste); blocchi ellittici (occhielli); cupa ginecologa (pagine); immensi litorali (mensili); improperio di cialtrone (periodici); partito libertario (titoli); protesta tenace (testate); sfuriate di tori alienati (editoriali).
Ennio Peres
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Ambiente e Benessere
Fettine di maiale con peperonata
Migusto La ricetta della settimana
Piatto principale
migusto.migros.ch/it/ricette Per diventare membro di Migusto non ci sono tasse d’iscrizione. Chiunque può farne parte, a condizione che un membro della sua famiglia possieda una Carta Cumulus.
Ingredienti per 4 persone: 4 peperoni, ad es. rossi e gialli · 1 cipolla · 4 cucchiai d’olio d’oliva · 4 gambi di sedano con le foglie · 2 dl di passata di pomodoro · 4 cucchiai di miele, ad es. di acacia · sale · pepe · 12 scaloppine di maiale, di ca. 60 g, ad es. lonza per charbonade.
Un piatto veloce, leggero e gustoso. La peperonata che accompagna la carne al salto viene preparata con peperoni, sedani, cipolle e passata di pomodoro. Dimezzate i peperoni, privateli dei semi e tagliateli a pezzettini. Dimezzate la cipolla e tagliatela a fettine. Scaldate la metà dell’olio in una padella e fatevi appassire la cipolla. Unite i gambi di sedano senza le foglie tagliati a fettine sottili. Aggiungete i peperoni, la passata, il miele e continuate la cottura finché le verdure sono cotte ma ancora croccanti. Sminuzzate le foglie di sedano e aggiungetele. Condite con sale e pepe. Nel frattempo condite la carne con sale e pepe e rosolatela brevemente nell’olio rimasto. Servite la carne con la peperonata. Accompagnate con cuscus o riso. Preparazione: circa 20 minuti. Per porzione: circa 37 g di proteine, 20 g di grassi, 32 g di carboidrati, 470 kcal/1950 kJ.
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Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 18 settembre 2017 • N. 38
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Ambiente e Benessere
Non solo Bondo
Catastrofi naturali In Val Bregaglia la prevenzione ha evitato il peggio, ma questi eventi straordinari
saranno sempre più frequenti nell’arco alpino
Fabio Dozio «La mattina del 23 agosto, una bella giornata, verso le 9.30 abbiamo visto un gran polverone alzarsi nella valle. Sembrava nebbia, o un’enorme nuvola di fumo, invece era la montagna che scivolava a valle». Chi ha vissuto da vicino è ancora esterrefatto, a più di due settimane dall’accaduto. È il racconto di una signora di Soglio, il villaggio che sta di fronte a Bondo, in alto, in Val Bregaglia. Sul pizzo Cengalo la montagna è andata in frantumi, ha invaso il fiume Bondasca ed è rotolata a valle trasformandosi in frana, colata, flusso di detriti, di roccia, acqua, ghiaccio e terra, che tutto assieme ha colpito case e fabbricati, coperto la nuova strada cantonale e lambito la frazione di Spino. Otto dispersi, escursionisti sorpresi sulle pendici dei monti, e il villaggio di Bondo evacuato.
«In futuro, in tutte le Alpi bisognerà adottare provvedimenti per far fronte alla diminuzione del permafrost» «4 milioni di metri cubi, – aggiunge la signora – mi hanno spiegato che questa casa, dove c’è il negozio, può essere di circa mille metri cubi… ecco, quattromila case come questa sono venute giù. Ora sono scappati tutti, anche dal paese che si trova in zona verde, che non sarebbe pericolosa». Ci si aspettava la frana sul pizzo Cengalo, perché da un po’ di tempo la roccia si muoveva, ma non si prevedeva che nel fondovalle arrivasse quella mostruosa informe massa distruttiva. Le montagne si sono sempre mosse e in passato è anche accaduto di peggio. Sempre in Val Bregaglia, poco più a ovest, a Piuro, il 4 settembre del 1618, dopo alcuni giorni di pioggia, dal versante settentrionale del Mottaccio si staccò una frana di circa 6 milioni di metri cubi che seppellì quasi tutto il borgo con i suoi 1200 abitanti: nessun sopravvissuto. I tempi sono cambiati, l’attenzione nei confronti delle montagne e dei pericoli naturali negli ultimi anni si è sviluppata. Sul pizzo Cengalo nel 2011 ci fu uno scoscendimento che mise in allarme le autorità. Da allora la zona è monitorata e sul fondovalle è stata costruita una vasca di contenimento che ha permesso di attutire l’attuale disastro. Sulle cause di questo cataclisma il dibattito è aperto, ma non si può prescindere da un fattore: il riscaldamento climatico. In Svizzera dal 1950 a oggi la soglia dello zero termico si è alzata di 300 metri. La temperatura media dell’arco alpino è aumentata, dal 1864, di quasi 2 gradi centigradi. Sul resto del pianeta di circa la metà. Ma è soprattutto in questi ultimi anni che si è misurato un caldo record. Le montagne si scaldano e i ghiacciai si sciolgono. «Negli ultimi 20-50 anni MeteoSvizzera registra un chiaro innalzamento delle temperature dell’aria, anche nelle regioni di montagna – ci spiega Marco Gaia responsabile di MeteoSvizzera a Locarno. – Spesso ci si sofferma sulla scomparsa dei ghiacciai, trascurando il fatto che del ghiaccio è presente anche nel terreno o nella roccia a partire da una certa quota. Si parla in questo caso di permafrost, terreno perennemente gelato. Il riscaldamento dell’aria penetra lentamente anche nel terreno portando alla graduale fusione di questo ghiaccio invisibile perché
Bondo, un paese fantasma, dopo il crollo al Pizzo Cengalo. (Keystone)
sottoterra. Finché il permafrost è gelato, esso dà stabilità; mentre quando il ghiaccio fonde il terreno si può sfaldare e diventa instabile. Se questa sia la causa effettiva del crollo di roccia avvenuto al Cengalo, bisogna chiederlo ai geologi che stanno analizzando quanto avvenuto. Non è necessariamente la sola possibile causa. In futuro, comunque, su tutto l’arco alpino, bisognerà adottare provvedimenti adeguati per gestire la diminuzione delle zone in cui è presente il permafrost». I geologi sono cauti e in genere citano fra le cause degli smottamenti non solo il riscaldamento climatico, ma anche altri fattori, quali la geologia, o meglio la conformazione delle rocce, la topografia e quindi le particolarità di ciascuna montagna. «La predisposizione geometrica della fratturazione dell’ammasso roccioso è stato il fattore determinante per il crollo. – ci dice Giorgio Valenti, per molti anni geologo cantonale in Ticino e da poco pensionato – È possibile che con il ritiro del ghiacciaio, al piede della parete sia venuta a mancare una forza di contrasto: il riscaldamento globale ha quindi giocato un ruolo ma non primario e sicuramente inferiore a quello dato dalla situazione geomeccanica della roccia». Il glaciologo Giovanni Kappenberger ha visitato la zona la prima domenica di settembre. «Dai pendii sopra Soglio, – ci dice – ho visto sul ghiacciaio Vadrett da Turbinasca, vicino al Cengalo, dei buchi di qualche metro di diametro, che probabilmente sono causati da uscite d’acqua dal ghiacciaio, avvenute forse con il tragico evento del 23 agosto, o anche prima. Ciò indica che questi piccoli ghiacciai sotto il Cengalo e il Badile, probabilmente sono freddi, ossia con temperature al disotto dello zero, mentre il 95% dei ghiacciai alpini hanno temperature di zero gradi. In queste condizioni possono formarsi delle sacche di acqua (di fusione
o di pioggia) all’interno del ghiacciaio, anche di quello colpito dalla frana del Cengalo. Oltre alla polverizzazione e alla liquefazione del ghiaccio dovuto all’impatto della frana, la presenza di quest’acqua spiega l’immediata formazione del flusso di detriti che ha invaso il fondovalle di Bondo». La Confederazione è corsa ai ripari. Nell’agosto dell’anno scorso ha infatti pubblicato il «Rapporto sui pericoli naturali in Svizzera». Si descrive la situazione e si illustrano le misure da adottare, da parte della Confederazione, dei Cantoni dei Comuni, ma anche delle istituzioni private e della popolazione. Per esempio, nelle zone minacciate da piene vivono 1,8 milioni di persone e vi sono 1,7 milioni di posti di lavoro e beni materiali per un valore di circa 840 miliardi di franchi. La superficie costruita è aumentata del 23,4% tra il 1985 e il 2009, a causa dello sviluppo urbano. Il rischio di danni è quindi sempre aumentato. «La recrudescenza dei movimenti di terra – si legge nel rapporto – in particolare in luoghi finora risparmiati toccherà zone urbanizzate, strutture turistiche, dighe, infrastrutture stradali e ferroviarie, condotte di gas e linee elettriche nelle Alpi». Negli ultimi anni gli investimenti in opere di protezione – come è avvenuto a Bondo – sono aumentate in tutta la Svizzera. Un centinaio di punti sensibili sono monitorati costantemente. Fra questi, come abbiamo visto negli scorsi giorni, in Vallese, a SaasGrund con il ghiacciaio del Trift. E soprattutto il maggior ghiacciaio svizzero, l’Aletsch è monitorato costantemente. «Essendo di grandi dimensioni – ci dice Giovanni Kappenberger – l’Aletsch si ritira ininterrottamente a partire dalla fine della piccola era glaciale, a metà del 19mo secolo. Il suo tempo di reazione è lungo e la sua lingua, che ogni anno perde sui 10 m di spessore, non reagisce a cambiamenti climati-
ci minori. Mentre i piccoli ghiacciai, come per esempio il Basodino in Ticino, hanno registrato brevi avanzate negli anni 10 e 60-80 del secolo scorso, ma sono destinati a sparire in pochi decenni. Viceversa, al Konkordiaplatz dell’Aletsch, il punto con la maggior profondità di ghiaccio delle Alpi, attualmente ci sono ancora oltre 800 metri di ghiaccio. Lo scioglimento proseguirà anche in quel punto, dove si formerà un lago, ma ci vorrà più di un secolo».
Un elemento importante per contrastare i pericoli naturali, secondo il Consiglio federale, è la cultura del rischio Un fattore importante per contrastare i pericoli naturali, secondo il Consiglio federale, è la cultura del rischio, che va diffusa a tutti i livelli, fra le autorità, ma anche fra la popolazione. Il futuro porterà un’intensificazione di fenomeni naturali estremi? «L’aumento della temperatura dell’aria significa che nell’atmosfera vi è più energia a disposizione – ci dice Marco Gaia. – Essa porterà inevitabilmente a una modifica di diversi processi dell’atmosfera: secondo le nostre conoscenze attuali in Ticino in media dovrebbero aumentare le ondate di caldo, diminuire i periodi di gelo, le estati divenire leggermente più secche e gli inverni più piovosi. Quelli che sono dei fenomeni che nelle odierne condizioni climatiche avvengono raramente, gli estremi, appunto, tenderanno a presentarsi con maggiore frequenza in futuro. Anche l’ambiente in cui viviamo reagirà al cambio delle condizioni climatiche, costringendoci a confrontarci con situazioni nuove o che oggi avvengono solo raramente». In Ticino com’è la situazione?
«Precipitazioni molto più prolungate, ondate di calore, temporali intensi, – spiega Giorgio Valenti – possono favorire certi tipi di dissesti geologici. Si pensi per esempio alle grandi deformazioni gravitative di versante come quella di Cerentino, di Peccia, o della Val Canaria e a numerose altre che tendono ad accelerare in seguito a precipitazioni prolungate, ai flussi di detrito che si innescano in occasione dei forti temporali, o allo scioglimento del permafrost, più pronunciato quando il caldo perdura per intere settimane. In Ticino non incombono pericoli come la caduta di sassi o crolli di roccia tipici dello scioglimento del ghiaccio, sia esso sotto forma di ghiacciaio o di permafrost, in quanto le zone ghiacciate sono relegate a poche aree in alta montagna (un pericolo può sussistere per alpinisti o escursionisti che frequentano certi itinerari). Per gli altri fenomeni naturali (frane, crolli di roccia, flussi di detrito, valanghe, ecc.) anche il nostro Cantone sarà probabilmente confrontato con un loro aumento. Mi permetto comunque di affermare che, al momento e per piccoli eventi naturali, la malaedilizia e l’edificazione in aree poco propizie potrà generare maggiori danni rispetto a quelli causati dai mutamenti climatici». Intanto Bondo rimane un paese fantasma, isolato, come se fosse protetto da un cordone sanitario. Personale della polizia e della protezione civile presidia gli accessi al villaggio. «Vietato passare! – intima il giovane della protezione civile che, sotto un gazebo dei samaritani, controlla la strada. – Oggi ci hanno detto che il tempo di fuga è solo di due minuti, perché in alto c’è la nebbia e non si riesce a vedere la montagna». Ci vorranno almeno un paio di mesi affinché gli abitanti possano rientrare nelle loro case e anni per tornare alla normalità. E in alto, sul Cengalo, ci sono ancora da mezzo a un milione di metri cubi di roccia pericolante.
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Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 18 settembre 2017 • N. 38
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La pianta è un’impresa cooperativa 2
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Il Seme nel cassetto L’ultimo libro di Stefano Mancuso ci spiega come i vegetali organizzano la loro interazione
con il mondo
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Laura Di Corcia Che cosa c’entra Wikipedia con le piante? Quali sono i punti di contatto fra il più importante progetto enciclopedico online e l’organizzazione delle forme vegetali? Il nuovo libro dello scienziato Stefano Mancuso, che abbiamo già incontrato in questa rubrica con la recensione di Verde brillante. Sensibilità e intelligenza del mondo vegetale, ricorda ancora ai lettori che le piante non sono esseri passivi e privi di senso critico, ma anche loro, come tutti gli esseri viventi su questa Terra, hanno dovuto adattarsi e sviluppare strategie per la sopravvivenza e la riproduzione. Se da una parte Plant revolution, fresco di stampa per l’editore Giunti, ripropone questi temi, dall’altra va oltre. Le straordinarie capacità delle piante, il fatto che esse siano organizzate in modo non gerarchico, ma modulare – a differenza degli animali dove esiste un centro di comando che governa gli altri organi – le rende un modello perfetto per lo sviluppo della robotica, che fino ad oggi ha usato come paradigma solo quello umano, o, se proprio, quello animale. «Negli anni – scrive Mancuso, fra le altre cose direttore del Laboratorio internazionale di neurobiologia vegetale a Firenze – abbiamo scoperto che le piante respirano con tutto il corpo, vedono con tutto il corpo (ne ho parlato nel capitolo La sublime arte della mimesi), sentono con tutto il corpo, calcolano con tutto il corpo e così via. Distribuire ogni funzione quanto più possibile è il solo modo per sopravvivere». Questa la loro forza, che le rende
Giochi Cruciverba La balena Varvara detiene il record percorso dai mammiferi durante la migrazione. In 69 giorni, solo di andata, pare abbia nuotato per ... Scoprirlo risolvendo il cruciverba e leggendo nelle caselle evidenziate. (Frase: 9, 10, 5, 6, 2, 7)
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che i sistemi gerarchici, basati su una 5 teste pensanti,3funzionano o su poche male. «Recenti progressi della biologia nello studio del comportamento dei gruppi indicano, senza ombra di dubbio, che le decisioni prese da un 1 elevato di individui sono3quanumero si sempre migliori di quelle adottate da pochi. In alcuni casi la capacità dei 5 7 gruppi di risolvere problemi complessi è2strabiliante. L’idea che la democrazia 5 sia un’istituzione contro natura, dunque, resta solo una delle più seducenti 6 inventate dall’uomo 4 menzogne per giustificare la sua, contronaturale, sete di potere individuale». Ma non è solo questo: il vizio di fondo, secondo Mancuso, 8 è di guardare 1 tutta la realtà «con lo sguardo degli esseri umani», con occhi che «scorgono soltanto ciò che sembra assomigliarci, e ignorano tutto ciò che è diverso 7 da noi».9È contro questo antropocentrismo che Mancuso, nei suoi libri, si 1 riuscito batte. Con questo libro, meno e un po’ più opaco di Verde brillante, lo scienziato continua un discorso che non manca di farci riflettere e farci capire che dal mondo vegetale, per nulla 2 a cercare 7 supino,8ma in realtà1pronto soluzioni ingegnose e a noi sconosciute, avremmo tanto da imparare. 1 4E in realtà lo stiamo già facendo: Wikipedia, ma anche tutti 7 i modelli3di cooperazione per il tramite della rete, vanno in direzione dell’organizzazione modulare. 8essere vista come2una La società può pianta in cui l’intelligenza e i centri de2sono6distribuiti e dialogano cisionali sullo stesso piano. Eccolo qui, il seme nel 7 cassetto; la3rivoluzione delle piante, e degli esseri umani.
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Giochi per “Azione” - Settembre 2017 Stefania Sargentini
Stefano Mancuso, autore e direttore del Laboratorio internazionale di neurobiologia vegetale a Firenze. (YouTube)
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(N. 37 - La paura del parto si chiama tocofobia) 1
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7 simili alle imprese cooperative, dove non esiste un centro di comando ma 10 tutto è organizzato per moduli, schema questo, che, in caso di crisi, si dimostra più resistente. Prendiamo per esempio la pigna (nome scientifico: «strobilo»): ebbene, come la pi14 scrive 15 Mancuso, 16 gna «riesce in un’impresa tutt’altro che semplice per18dei tessuti morti: apre le 19 squame legnose in un ambiente secco e le richiude quando invece l’umi22 dità dell’aria21è alta». Lo scienziato ci chiede di effettuare un esperimento: osservare una pigna in 24 un giorno di pioggia. Scopriremo che quando piove
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8 se ne sta ben serrata, e non9è per paura di bagnarsi i capelli, ma per impedire 12 Lasciamola sul la fuoriuscita 11 dei semi. balcone, aspettiamo che torni il bel tempo: 13 come per incanto, vedremo le squame aprirsi completamente. C’è bel tempo, via: i semi possono, devono vo17 lare lontani dalla madre. Ora, immaginiamo quante possibili applicazioni si 20 potrebbero trovare per un materiale in grado di muoversi sfruttando soltanto 23 i gradienti di umidità dell’ambiente! Il sistema di sopravvivenza delle piante 25 da applicare in è un paradigma utile diversi ambiti, dai tessuti – un giorno,
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L A P T A N. 31 DIFFICILE chissà, in grado di misurare il livello di O R M A D colesterolo nel sangue e altri parame9 tri relativi alla salute – all’esplorazione L E P R O spaziale. Non solo: il mondo2verde ci inse8 gna modelli di convivenzaA civile più P R O N efficienti, meno gerarchici e più aperti T alla collaborazione O S Ifra le persone. C L I V I «Sgombriamo subito il campo da un errato R luogo E comune D – scriveL MancuE A L I so – in natura le gerarchie, intese come individui o gruppi che decidono per 1 I A M A Rla T E O collettività, sono rare». Lo scienziato definisce la cosiddetta legge foreA5 Ndella O E F O staT una «banaleC stupidaggine» e ricorda O L B I A A M P I
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Vinci una delle 3 carte regalo da 501franchi2con il 6cruciverba 4 7 e una delle 2 carte regalo da 50 franchi con il sudoku (N. 38 - ... diecimila chilometri, dalla Russia al Messico) 8 SUDOKU PER AZIONE - AGOSTO 2017 1 1
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Soluzione C EN. 32 C GENI I 1 4 6 1 7 5 3 4 9 2 8 Soluzione: 2 8 I A5 i 3M L 6 A5 S 9 15 2 8 7 1 3 4 6 Scoprire 4 6 2 8 3 4 6 2 9 7 1 5 numeri corretti C8 A da2inserire nelle S H 39 M R 2 8 5 3 4 7 1 6 9 caselle colorate. 8 I4 G L 5O A 37 564 19 321 968 58 142 85 73 7 O3 9 5 3 4 A 8 M2 I O E 5T49 E3 4R1 6E 28 7 62 9 2 6 7 3 5 1 4 2 6 7 8 3 5 9 1 I 7 8 M5 D 3 A L 1A 7 8 9 L5 2A 6 3 4 7 5 N. 30 MEDIO R U R S E R S G 43 5 2 66 1 8 7 3 4 9 83 5 6 1 I N N 5A 7 T A L 1 E9 6A3 R 4 5 7 8 2 9 4 6 7 8 3 2 4 9 1 6 5 2 5 S O M6 M E S S 1I 5 8 3C6 O 2 9 4 7 4
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ORIZZONTALI 1. Si alterna alla notte 3. Dentro un baccello 7. Dei ganci sinistri... 9. Articolo spagnolo 10. Denaro in contanti 12. Le iniziali di un Matteo politico italiano 13. Una casa freddissima 15. Fine di luglio e inizio di agosto 16. Un verbo per contadini 22. 1500 romani 24. La si fa ad un corteo 25. Le iniziali dell’attore Argentero 26. Simbolo chimico del rutenio 28. Le iniziali dell’attore Scamarcio 30. Perso al centro 32. Congenita, insita 35. Noto re shakespeariano
37. Suoni appena percepibili 38. Due di cuori VERTICALI 1. Storica popolazione indoeuropea 1 poetica 2 3 4 5 2. Immagine 4. Lo zelo nel cuore 5. Un figlio11 di Noè 6. Il Paese col fiume Yarqon 8. Il mondo14musulmano 15 11. Simbolo chimico dell’olmio 14. Sillaba sacra ai buddisti 18 17. Coda di17paglia 18. Amanti del legno... 20 19. Le iniziali della conduttrice Lanfranchi 20. Il mitologico padre di Orfeo 22 21. Un fiore 23. Familiarmente un «goccetto» per gli 24 inglesi
Regolamento per i concorsi a premi pubblicati su «Azione» e sul sito web www.azione.ch
I premi, cinque carte regalo Migros del valore di 50 franchi, saranno sor27 teggiati tra i partecipanti che avranno fatto pervenire la soluzione corretta entro il venerdì seguente la pubblicazione del gioco.
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27. Primo cardinale italiano... 1 48 2 3 6 27 9 73 4 8 5 29. Queste per il trasteverino 8 9 1 7 2 6 5 3 1 Giochi per “Azione” - Settembre 2017 31. Di questo ne è «pieno» il borioso 6 3 5 4 9 1 2 7 6 3 della 9 7 Stefania Sargentini 33. Iniziali di Machiavelli Soluzione settimana precedente 7 8 9 10 34. Un6asso francese IL SIGNIFICATO DELLE PAROLE – Frase risultante: 2 7LA 4PAURA 8 5DEL 3 PARTO 6 1 2 7 1 36. Primogenito di Carolina di Monaco SI CHIAMA TOCOFOBIA. (N. 37 - La paura del parto si chiama tocofobia)N. 31 DIFFICILE (iniz.) 12 13 1 2 3 4 5 6 9 3 5 9 6 8 4 1 2 L 8 A P1 2 T7 A U
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L I M A T I Z Z O 7 E R A T O R O I S 8 1 O R M A4 2 7 8 1 3 5 9 4 6 D E 16 I vincitori E AL7 E 3 A I4 1N6 9I 7 2 3 5 8 P RF O FF 19 7 6 3 4 1 8 5 9 2 A 8 P R O2 N A Vincitori del concorso Cruciverba R I N F I D A C su «Azione 36», del 4.9.2017 2 C6 L I V I 9 8 1 5 2 6 7 3 4 S1 I S. Artiglia, G. Gianella, 21 3A A 5 2 4 O 7 9 E 3 8 6 1 D 7G L EU L I I HN E G. A. Rabufetti 6 4 7 3 5 1 2 8 9 I A M A R T E O E Vincitori del concorso 23 Sudoku su «Azione 36», del 4.9.2017 1 3O2 8R 6 L 9 4 7 5 T1 C2 A N6 O E4 R7 F C O RA U. Duchini,25 A. Fornera O8 L B I A A M1 P3 I E I E F8 9 R5 2E 4 E7 6 1 3 N. 32 GENI (N.Partecipazione 38 - 26 ... diecimilaonline: chilometri, dallalaRussia al Messico) inserire luzione, corredata da nome, cognome, è possibile un pagamento in contanti 5 1 C S I9 6C5 8 1 R4 2 7 3 soluzione del cruciverba o del sudoku indirizzo, email del partecipante deve dei premi. I vincitori saranno avvertiti D I C E C I 1 3 Il8 nome 9 7dei 2vincitori 6 5 sarà 4 nell’apposito formulario pubblicato essere 3spedita a «Redazione Azione, per iscritto. C U L A R E A7 M I C.P. 6315, L5 A36901 S8O sulla pagina del sito. Concorsi, Lugano». pubblicato su «Azione». Partecipazione 1 7 2 4 6 5 3 8 1 9 7
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Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 18 settembre 2017 • N. 38
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Politica e Economia Italia sempre pronta al voto Ormai da tempo i contendenti incrociano le armi in vista del voto della prossima primavera
Calcoli geopolitici Per Mosca mantenere la dittatura di Kim Jong-un sarebbe il male minore, infatti la partita nordcoreana non è tanto una crisi asiatica, quanto un gioco contro l’eterno nemico americano
A casa l’aborto di Pinochet Dopo 30 anni il Cile ha parzialmente depenalizzato l’interruzione di gravidanza cancellando la vecchia legge pagina 28
I costi della vecchiaia L’invecchiamento della popolazione porta con sé anche un aumento delle prestazioni complementari AVS e AI
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Germania, weiter so
Elezioni federali Domenica i tedeschi
andranno alle urne per rinnovare il Bundestag. Quasi certamente sarà riconfermata Angela Merkel ma la vera domanda è con chi andrà ad allearsi
Lucio Caracciolo Niente di nuovo sul fronte tedesco? All’apparenza, sembra così. Il 24 settembre si rinnova il Bundestag, che varerà un nuovo governo guidato da Angela Merkel, giunta al suo quarto quadriennio. I tedeschi sembrano soddisfatti e relativamente tranquilli, all’insegna del weiter so, avanti così, concetto che dà il tono alla campagna elettorale della CDU-CSU. Come spesso accade, l’apparenza inganna. Quale che sia il risultato del voto, qualcosa sta cambiando nella struttura del sistema politico tedesco. E, nel medio termine, nella società e nella prospettiva economica e geopolitica della Germania. Il nuovo parlamento tedesco assomiglierà infatti alla media dei parlamenti europei, tutti più o meno frammentati, salvo il francese. Il classico tripartitismo della Bundesrepublik, già superato con l’avvento dei Verdi, diventerà un esapartitismo (per la verità, i partiti rappresentati saranno sette, considerato che CDU e CSU, per quanto uniti nel Bundestag, restano due formazioni distinte). Salvo imprevisti, avremo deputati dei due partiti democristiani – il nazionale e il bavarese – accanto a socialdemocratici (SPD), liberali (FDP), verdi (Grünen), della Sinistra (Linke) e dell’Alternativa per la Germania (AfD). I primi quattro possono in teoria entrare in una coalizione di governo, gli ultimi due, collocati alle estreme, per ora no. I sondaggi danno infatti una CDU-CSU attorno al 38%, una SPD sul 22%, e gli altri quattro in una forchetta fra il 7 e il 10%. Il 25 settembre comincerà dunque una faticosa competizione per la scelta della coalizione di governo. Esistono allo stato tre possibili combinazioni. In ordine di probabilità: nuova grande coalizione CDU/CSU-SPD; bipartito CDU/CSU-FDP; bipartito CDU/CSUverdi; «Giamaica», ovvero i due partiti democristiani più il liberale e i verdi (il nome deriva dal colore dei tre partiti – nero, giallo, verde – corrispondenti a quelli della bandiera giamaicana). Merkel punta alla grande coalizione con i socialdemocratici quali junior partner. È una formula sperimentata ed
efficiente, piuttosto omogenea, considerato come la cancelliera penda più a sinistra che verso il centro e non abbia nulla a che spartire con la destra. Questa opzione non convince però molti socialdemocratici, i quali temono il logoramento finale e preferirebbero un quadriennio all’opposizione per ricostruirsi un profilo. La Große Koalition manterrebbe la rotta in politica economica, forse però con qualche maggiore flessibilità e disponibilità all’integrazione almeno con i paesi più forti e vicini, a partire da Francia e Benelux (Euronucleo). Ipotesi più difficile in caso di alleanza con i liberali, guardiani stretti dell’austerità. Le altre due formule, teoricamente possibili, sono molto meno probabili anche per la eterogeneità dei programmi. Infine, non si esclude un governo di minoranza, che raccolga i voti necessari in parlamento caso per caso – ma sarebbe interpretato come un segno instabilità. La vera novità strutturale sarà l’ingresso al Bundestag di una pattuglia di deputati di destra radicale, sotto la sigla dell’AfD. Questa rischia di essere la vera eredità politica di Merkel: aver permesso che alla destra del centro sorgesse una considerevole forza estremista. Nata come iniziativa di alcuni professori anti-euro, l’Alternativa per la Germania con il tempo ha slittato verso l’anti-islamismo e l’intolleranza verso i migranti, specie dopo che nel settembre 2015 Merkel aprì le porte a quasi un milione di siriani, iracheni, afghani e altri stranieri difficilmente integrabili nella Leitkultur germanica. In alcuni suoi esponenti di punta si trovano accenti para-nazisti. L’AfD è particolarmente forte nella ex DDR, ma si sta espandendo sul piano nazionale. Non fosse che per la sua storia, la Germania non può permettersi un partito di estrema destra di dimensioni ragguardevoli (attorno al 10%), presente in parlamento, senza perdere in prestigio e influenza. Sul fronte sociale, resta aperta la questione migratoria. Già oggi un quarto della popolazione della BRD è allogena. Malgrado Berlino e i Länder investano nell’integrazione, una parte dei tedeschi è a disagio e prova attrazio-
Angela Merkel e Martin Schulz, avversari di questa campagna tedesca. (AFP)
ne per gli argomenti xenofobi e islamofobi. Questo, nel clima di emergenza terrorismo, mette in questione la sicurezza e la coesione nazionale. Quanto all’economia, la Germania cresce, ma non molto, qualcosa meno di 2 punti. Soprattutto, l’austerità si ripercuote sulla qualità della vita dei tedeschi, dove il basso livello salaria-
le, dovuto anche alla scarsa influenza dei sindacati, comprime la domanda interna. Sicché il modello export-led sembra senza alternative. Ma la Germania neomercantilista, dotata di un formidabile surplus commerciale, finisce per impoverire i suoi mercati di riferimento e per allontanare da sé i partner europei, dai quali assorbe liqui-
dità e verso i quali trasmette deflazione. Insomma, l’immagine di un gigante pacioso e soddisfatto coglie solo un fotogramma di un film in movimento. E in ogni caso, questo sarà l’ultimo governo Merkel. La lotta per la successione nel 2021 o anche prima è già cominciata, gettando un’ombra sull’affidabilità tedesca.
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 18 settembre 2017 • N. 38
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Politica e Economia
Politici già in campagna
Italia M atteo Renzi scalpita per tornare a Palazzo Chigi, Paolo Gentiloni quietamente consolida la sua posizione,
il centro-destra col redivivo Berlusconi sogna la riscossa e i grillini puntano al governo
Alfredo Venturi E se candidassimo Paolo Gentiloni? Nel Partito democratico in crisi d’identità, attraversato da risentimenti e malumori, un’ipotesi dapprima soltanto sussurrata va prendendo piede. L’attuale presidente del consiglio, al quale Matteo Renzi aveva ceduto la carica dopo l’insuccesso nel referendum sulla riforma costituzionale, da figura transitoria si è trasformato in un personaggio autorevole e rispettato, in Italia e sulla scena internazionale. Secondo i sondaggi è il più popolare fra gli attori del teatro politico romano, certo più popolare dell’uomo cui dovrebbe tenere in caldo la poltrona. Il suo stile sobrio, le sue parole misurate hanno sedotto un’opinione pubblica che ne aveva abbastanza di declamatori sopra le righe come Berlusconi e Renzi. Pacato e sornione, l’ex ministro degli esteri che fu incaricato di presidiare Palazzo Chigi nell’attesa del ritorno di un padrone di casa momentaneamente assente, gestisce senza scomporsi la sua difficile posizione, non senza far notare che «l’Italia ha bisogno di istituzioni rassicuranti». Michele Emiliano, governatore della Puglia, esponente democratico tutt’altro che renziano, fa propria l’idea garantendo implicitamente un vasto gradimento nel Sud. È l’elemento nuovo in quella campagna elettorale permanente che contrassegna la politica italiana. Si voterà la prossima primavera, alla scadenza naturale della legislatura, ma è come se si votasse domani. Ormai da tempo i contendenti incrociano le lame e confrontano slogan e visioni del mondo. Non soltanto in Sicilia, dove il 5 novembre si voterà per l’elezione del presidente della Regione e dei settanta deputati dell’assemblea. L’esito del voto appare incerto, ma la partita sembra circoscritta a un duello fra il candidato del Movimento cinque stelle Giancarlo Cancelleri, sul quale grava l’ombra di un’irregolarità nelle primarie che lo hanno espresso, e quello del centrodestra Nello Musumeci. Arranca in terza posizione l’uomo del Pd, il rettore dell’università di Palermo Fabrizio Micari. Incombe dunque sul partito di Renzi lo spettro di una nuova sconfitta, tanto che l’ex presidente si affretta a mettere le mani avanti: questo, fa sapere, non va considerato un test nazionale. Immediata e non precisamente tenera la replica di Massimo D’Alema, esponente dei gruppi che contestano da sinistra il Pd: dire che il voto della Sicilia è un fatto locale è da idioti! Proprio la possibile batosta siciliana potrebbe essere l’occasione per tentare la sostituzione di Gentiloni a Renzi, al quale la pattuglia sempre più numerosa dei democratici dissenzienti chiederebbe ragione dei continui disastri, invitandolo a farsi da parte. Anche per neutralizzare la minaccia dei gruppi di sinistra, che l’ex sindaco di Milano Giuliano Pisapia sta cercando faticosamen-
Paolo Gentiloni: da figura transitoria a personaggio autorevole e rispettato anche all’estero. (Keystone)
te di compattare. Ma i renziani, stretti attorno al loro leader in quello che si usa chiamare «giglio magico», assicurano che questo scenario è fuori dalla realtà: c’è un patto fra Gentiloni e il suo predecessore, fanno notare, e l’attuale presidente è persona leale. Già, ma se i sondaggi, dopo l’eventuale insuccesso in Sicilia, facessero balenare una nuova disfatta nel nome di Renzi? Quest’ultimo continua palesemente a puntare su Palazzo Chigi ma fatica a controllare il suo partito. Da tempo appare sulla difensiva, ruolo che non si addice affatto al suo temperamento aggressivo: la sua popolarità in declino è regolarmente misurata dai sondaggi d’opinione. Del resto la questione di Palazzo Chigi ha qualcosa di surreale, visto che nel sistema proporzionale attualmente in vigore non esiste la figura del candidato premier: è il presidente della Repubblica a conferire l’incarico di formare il governo, all’indomani del voto, sulla base del risultato elettorale e delle consultazioni con i delegati dei partiti. Alla crisi di popolarità di Renzi corrisponde il rilancio del suo storico contendente Silvio Berlusconi. Il vecchio leader appare di nuovo in forma e buona parte dei conservatori continua a riconoscerlo come capo. Il redivivo
si presenta in pubblico felice e disteso, dispensatore di battute e storielle, sorridente come ai bei tempi. Eppure la sua leadership sul centrodestra è tutt’altro che scontata, soprattutto non la considera tale il segretario della Lega Matteo Salvini. Va ricordato che Forza Italia e Lega ormai si equivalgono sul piano dei consensi: l’una e l’altra valutate attorno al quattordici-quindici per cento. Il leghista sente di avere il vento in poppa e dunque sfida l’alleato Berlusconi, quest’ultimo attende fiducioso la sentenza della Corte di Strasburgo che gli permetta di ricandidarsi per Palazzo Chigi, ma forse i tempi sono troppo stretti, dunque in alternativa propone il presidente del parlamento europeo Antonio Tajani o il manager di FiatChrysler Sergio Marchionne, che peraltro ha rifiutato la prospettiva. Il nostro candidato, proclama invece Salvini implicitamente proponendo se stesso, sarà la Lega a sceglierlo. Forse ammaestrato dalle pesanti sconfitte elettorali dei suoi ispiratori europei, la francese Marine Le Pen e l’olandese Geert Wilders, Salvini ha corretto il suo approccio, soprattutto riguardo l’Unione Europea fin qui indicata come causa di quasi tutti i mali. Ha continuato, del resto, a cavalcare
una tigre che non a torto ritiene assai redditizia sul piano del consenso: una durissima posizione sul tema delle migrazioni. Rifiuto dell’accoglienza, ostilità all’«islamizzazione», niente cittadinanza ai figli di stranieri anche se nati e scolarizzati in Italia, persino castrazione chimica per i responsabili delle violenze sessuali, che sulla base di alcuni drammatici eventi di cronaca attribuisce senz’altro agli immigrati. Nonostante questo, per rendersi salonfähig Salvini accetta l’invito al Forum Ambrosetti di Cernobbio, fin qui snobbato come covo di benpensanti legati alle logore istituzioni di «Roma ladrona», come diceva Umberto Bossi. A Cernobbio occupa la scena anche Luigi di Maio, il vicepresidente della Camera che il Movimento cinque stelle accredita come futuro presidente del consiglio. Anche Di Maio salta il fosso dell’incomunicabilità istituzionale, dichiarando che il Movimento è «pronto a governare l’Italia». Poi sforna, adattandosi all’anglomania che imperversa nella politica romana, lo slogan dell’Italia smart nation. Gli ricordano che le prove generali della competenza governativa sua e dei suoi non sono proprio esaltanti, che per esempio Roma, da quindici mesi amministrata dai penta-
stellati, è tutt’altro che smart. Risponde che le cause dei mali di Roma affondano nei decenni precedenti la giunta di Virginia Raggi, dunque poco hanno a che fare con la nuova dirigenza. Tuttavia i grillini sono consapevoli che quella disastrosa esperienza è un ostacolo sulla via di Palazzo Chigi: non potendo sconfessare esplicitamente la signora del Campidoglio la isolano all’interno di una sorta di cordone sanitario. Di Maio assicura, del resto, che un’armonica cooperazione fra il futuro governo a cinque stelle e il comune restituirà alla capitale l’antico splendore. Intanto continua a crescere il tasso di rissosità della politica. Si bisticcia ormai su tutto. Non c’è fatto d’attualità che non scateni polemiche fra i partiti e fra i media più schierati. Prima di tutto i migranti, tema da sempre esplosivo, tanto più dopo gli arrivi massicci che soltanto da poco la strategia del ministro dell’interno Marco Minniti ha potuto contenere attraverso laboriosi accordi con le parti libiche. Anche questo approccio innesca polemiche, a sinistra si accusa Minniti di abbandonare i profughi a un oscuro destino nei lager in Libia. In soccorso del ministro arriva inattesa la voce del papa: è doveroso accogliere, dice Francesco, ma nei limiti delle possibilità d’integrazione. Altro tema di rabbiose polemiche, la criminalità importata. Una turista polacca viene stuprata sulla spiaggia di Rimini, una finlandese a Roma? La Lega e la stampa simpatizzante attaccano i «buonisti» difensori dei migranti, sparano a zero sul business dell’accoglienza, fanno di tutta l’erba un fascio: il lavoratore straniero e lo stupratore, il richiedente asilo politico e il terrorista islamico. Non è finita: i partiti bisticciano anche sulla legge che rende obbligatorie le vaccinazioni. Secondo Salvini questo obbligo è un «diktat sovietico». Poi a quanto pare ci ripensa, visto che nemmeno gli amministratori del suo schieramento lo seguono su quel terreno. La politica s’impadronisce della cronaca e la piega a suo uso e consumo. Una bimba muore di malaria in un ospedale veneto? Lega e stampa conservatrice insorgono: non c’erano forse in quello stesso ospedale due piccole pazienti venute dal Burkina Faso? La conclusione è ovvia: i migranti ci portano anche le malattie! Si bisticcia perfino sull’alluvione che ha devastato Livorno, con il sindaco (cinque stelle) che attacca l’organo di protezione civile del governo regionale toscano (centrosinistra), perché alla vigilia del disastro aveva comunicato l’allerta arancione e non la rossa, con una conseguente mobilitazione inadeguata rispetto alle dimensioni reali dell’evento. Firenze replica che l’allerta arancione era quella giusta, e che non ci sarebbero state inondazioni se il comune avesse ripulito i corsi d’acqua che attraversano la città. Invano Gentiloni chiede un soprassalto di decenza: abbiamo dei morti da seppellire, non è tempo di polemiche... Annuncio pubblicitario
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Politica e Economia
Una partita contro l’America
Russia Mosca (e Pechino) sono i soli alleati della Corea del Nord, tuttavia i test nucleari di Pyongyang sono visti
con preoccupazione da entrambe le potenze, che però non vogliono, per interessi e calcoli diversi, il crollo di Kim
Anna Zafesova La Corea del Nord non può dotarsi di armi nucleari, ma nello stesso tempo le «sanzioni sono inutili e inefficaci», la «pressione militare per portare i coreani in un vicolo cieco» è impraticabile e Pyongyang «non rinuncerà mai all’atomica, al costo di dover mangiare erba»: la posizione di Vladimir Putin nei confronti della crisi intorno al nucleare coreano appare a prima vista abbastanza contraddittoria. L’unica soluzione, secondo il presidente russo, «è il dialogo» con Kim Jong-un, e Mosca si è allineata con Pechino – forse per la prima volta nella storia della diplomazia seguendo la scia di un partner invece di voler essere il leader di una coalizione – nel sostegno alla proposta del «doppio congelamento»: stop contemporaneo del programma nucleare di Pyongyang e delle manovre militari congiunte di Washington e Seul, in attesa di avviare un negoziato i cui termini, tempi e luoghi sono ancora tutti da stabilire.
Un attacco americano contro la Corea del Nord permetterebbe al Cremlino di fomentare il sentimento anti-Usa dentro il Paese La diplomazia russa opera su più fronti, e mentre la TV di Stato manda in onda una serie di reportage su quanto sia bella la vita dei nordcoreani sotto la dinastia dei Kim, Putin incontra i leader dei Paesi potenziali bersagli del dittatore di Pyongyang, il presidente sudcoreano Moon Jae-in e il premier giapponese Shinzo Abe, con i quali si dichiara «in piena sintonia». Mosca si propone come mediatore e garante nella crisi, un ruolo che aveva già provato a svolgere diverse altre volte negli ultimi 20 anni: in Iraq con Saddam Hussein, con Bashar alAssad in Siria, con Slobodan Miloscevic in Serbia e con la stessa Corea del Nord in passato. In tutti i quattro casi non aveva funzionato, secondo i russi per colpa dell’aggressività del militarismo americano, secondo gli osservatori occidentali perché la Russia o non aveva
più sufficienti strumenti di influenza politica ed economica sugli alleati ereditati dall’Unione Sovietica, o non aveva voluto utilizzarli (nel caso della Siria, infatti, Mosca ha finito per allearsi con Damasco, abbandonando pretese di neutralità). Le recenti rivelazioni del «Washington Post» sul drastico aumento delle forniture, attraverso società di comodo, di petrolio russo e altri merci alla Corea del Nord, e i sospetti del governo britannico, rivelati dal «Sunday Telegraph», sulla complicità di Mosca e Teheran nell’aver fatto arrivare a Pyongyang tecnologie nucleari e missilistiche che ora minacciano il mondo, non fanno che aumentare i sospetti sull’imparzialità del Cremlino. Che infatti ha insistito per smorzare le sanzioni sull’esportazione di idrocarburi verso la Corea del Nord nella risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu votata qualche giorno fa: non tanto per calcoli economici – le forniture russe si aggirano su pochi milioni di dollari – quanto per mantenere un canale di influenza e complicità con il regime. Nella crisi intorno alla Corea del Nord «la Russia persegue innanzitutto i propri interessi», chiarisce il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov. Che non sono quelli di cautelarsi contro una potenziale minaccia nordcoreana, che il ministero della Difesa russo considera irrilevante, in quanto Kim non annovera la Russia tra i suoi nemici, e comunque facilmente bloccabile con gli strumenti della difesa antiarea russa. Una fonte militare altolocata ha rivelato al quotidiano «Kommersant» che i generali russi «sono più preoccupati dalle conseguenze di un contrattacco degli americani o dei sudcoreani». Un eventuale attacco americano contro la Corea del Nord, ricorda Alexandr Zhebin, direttore del Centro per gli studi coreani dell’Accademia delle scienze russa, «avrebbe conseguenze disastrose per tutta la regione», incluso il rischio di contaminazione radioattiva di parte del territorio russo e cinese: «La Corea del Sud possiede 25 reattori nucleari», ricorda, e se venissero colpiti nel corso di una ritorsione dei nordcoreani «dove dovrebbero scappare 70 milioni di persone?». Quindi mantenere la dittatura di Kim Jong-un per il Cremlino sarebbe il male minore, soprattutto considerando il rischio che alla caduta del regime
Vladimir Putin (qui con il presidente sudcoreano Moon Jae-in) ha partecipato al Forum Economico Orientale di Vladivostok lo scorso 6 settembre. (AFP)
di Pyongyang al confine orientale della Russia si instauri un governo democratico alleato degli Usa, dice al «Japan Times» Andrei Lankov, professore all’università Kookmin di Seul e uno dei pochi analisti ad aver visto da vicino la realtà nordcoreana. «Mosca è mossa da calcoli geopolitici di puro cinismo», sostiene Lankov, e proteggerà il regime di Kim se non altro per mantenere questa spina nel fianco degli americani. Mosca e Pyongyang condividono, anche se ovviamente con intensità diversa, la paura dell’accerchiamento americano. «La Russia crede che Kim non voglia bombardare nessuno, utilizzerà l’atomica solo come un deterrente contro gli Stati Uniti e la Corea del Sud», ha detto alla BBC Alexandr Gabuev, del Moscow Carnegie Center. Putin ha mostrato di comprendere molto bene le ragioni di Kim, ricordando l’esempio di Gheddafi e di Saddam Hussein, che avevano rinunciato ai loro programmi nucleari sotto la pressione occidentale, «e i coreani ricordano bene come sono finiti». Il presidente russo è rimasto scioccato dalla fine del leader libico, e nell’establishment russo la convinzione che gli Usa vogliano far fare la stessa sorte anche agli inquilini del Cremlino è piuttosto radicata. Putin ha più volte espresso pubblicamente la convinzione che solo l’arsenale nucleare mette
al riparo la Russia dall’aggressività americana, e quindi pur condannando le ambizioni nucleari di Pyongyang, di fatto le considera fondate. Come in molti altri scacchieri, la partita coreana per la Russia non è tanto una crisi asiatica, quanto un gioco contro l’eterno nemico americano. Il «Nezavisimoie voennoe obozrenie», un settimanale legato agli ambienti degli analisti militari russi, sostiene che un blitz americano, anche con uso di armi nucleari, contro la Corea del Nord, «potrebbe essere una prova generale dell’operazione analoga contro la Russia», e consiglia di riconoscere a Pyongyang lo status di potenza nucleare «ufficiale» in chiave antiamericana. Mosca ha già protestato diverse volte contro i piani della difesa antimissile americana THAAD che dovrebbe tutelare la Corea del Sud da attacchi missilistici del Nord, proseguendo la sua politica che vede gli «scudi» americani, nell’Est Europa come in Asia, come strumenti per violare l’equilibrio strategico e alla fine togliere alla Russia il suo unico vero vantaggio militare, l’arsenale atomico in grado di colpire gli Usa. Un attacco americano contro la Corea del Nord permetterebbe al Cremlino di fomentare il sentimento antiamericano dentro il Paese, sostenendo – come aveva già fatto all’epoca delle guerre in Serbia e in Iraq – che
dell’invasione israeliana; nei Territori palestinesi nel 1987 con Hamas, sorto poco dopo la rivolta di quell’anno, e in competizione con il laico OLP di Arafat, di ispirazione nasseriana). Il 1991 segna la fine della Guerra fredda (e l’inizio del secondo volume della professoressa Emiliani), con il crollo Urss, e il disegno di instaurare una pax americana mondiale, fondata su democrazia e libero mercato. Tutti i conflitti si sarebbero spenti, perfino in un’area problematica come il Medio Oriente, nella quale George Bush senior intervenne con l’operazione Desert Storm (prima guerra del Golfo, 1991). Ma il disegno statunitense è predestinato al fallimento, a causa della persistente corruzione dei regimi locali (rivelatisi dopo il 1991 gattopardeschi e intenzionati a non rinunciare a un’oncia del proprio potere), che, tra clientelismo e corruzione, soffocano le economie dei propri paesi. La frustrazione e disillusione delle popolazioni è intercettata dall’Islam radicale, sviluppatosi anche come conseguenza dei regimi corrotti e autoritari. L’idea di uno Stato islami-
co precede il 1991, le moschee sembrano essere l’unico spazio dove dissentire dai governi in carica (inclusi paesi come l’Arabia Saudita dove la fonte di legittimazione è l’Islam). Fallite tutte le ricette, incluso il modello occidentale proposto dopo il 1991, si diffonde la percezione per cui il Medio Oriente debba trovare una propria via, rifacendosi alle proprie tradizioni, incluso l’Islam. Due Stati islamici (monarchie teocratiche) già esistono: l’Arabia Saudita del wahhabismo e l’Iran dello sciismo. Entrambi i Paesi non sono in grado di esportare il proprio modello ma appoggiano organizzazioni islamiste radicali come Hezbollah (Libano) e i talebani (Afghanistan) che non hanno tuttavia seguito il modello di chi li ha sostenuti. Questo meccanismo provoca una destabilizzazione mondiale. Altro nodo fondamentale è l’eterno conflitto arabo-israeliano, che si cerca di interrompere attraverso gli Accordi di Oslo del 13 settembre 1993, unico serio tentativo (tragicamente fallito) di dirimere la questione. La situazione peggiora quando, l’11
Washington vorrebbe attaccare la Russia per imporre un «regime change», e di presentarsi al mondo come un’alternativa politica più responsabile a Donald Trump. Un successo nella mediazione – per esempio, persuadere Kim a sospendere il suo programma nucleare in cambio di aiuti economici e magari della limitazione delle attività militari americane in Asia – porterebbe «a chiunque lo consegua la posizione di agente indipendente più influente del continente», scrive il presidente del Consiglio sulla politica estera e la difesa russo Fyodor Lukianov sul giornale del governo. Ma forse la soluzione che ancora più conviene a Mosca è uno stallo simile a quello attuale: «La Russia sa che il suo piano non funzionerà, ma metterà comunque in cattiva luce gli Stati Uniti», dice Gabuev. Un valzer diplomatico infruttuoso, interrotto ogni tanto da un’uscita di Kim Jong-un che ribalta il tavolo del negoziato, metterebbe in risalto l’impotenza della comunità internazionale e in particolare degli Usa, diventando una dimostrazione dell’inefficacia delle sanzioni e dell’incapacità diplomatica di Trump. Una situazione che permetterebbe a Putin di condurre la campagna elettorale del 2018 offrendosi ai russi come leader di portata internazionale che li protegge dal caos in cui sta sprofondando l’Occidente.
Fra i libri di Paolo A. Dossena MARCELLA EMILIANI, Medio Oriente – Una storia dal 1918 al 1991; Medio Oriente – Una storia dal 1991 a oggi, 2. edizione Laterza, 2017 Il 1991, la fine della Guerra fredda, è lo spartiacque tra due momenti storici precisi della storia del Medio Oriente, così come tra i due volumi di Marcella Emiliani. All’indomani della Grande guerra, la rivoluzione turca e laicista di Kemal Atatürk abolisce il Sultanato e lo separa dal Califfato (finora un’unica autorità politico-religiosa), abolendo il velo, il fez e sancendo la vittoria della sovranità popolare su quella religiosa. Il kemalismo, laico, nazionalista e modernizzatore diventa il modello statale di riferimento dei riformatori autoritari come Nasser, gli Scià dell’Iran e il partito panarabista Ba’th in Siria e Iraq (ma con gli Assad e Saddam Hussein il panarabismo finisce sotto il controllo di minoranze clanico-clientelari). Un altro tipo di Stato che sorge dopo il 1918 è di natura diametralmente opposta: l’Arabia Saudita odierna è una
monarchia assoluta, figlia del wahhabismo, forma radicale del sunnismo. Una terza presenza è il sionismo laico e illuminista di Theodor Herzl, un ebreo assimilato che, nell’ottica ottocentesca, immagina la nascita di uno Stato nazionale ebraico. Comincia così, dal 1882, quella serie di migrazioni ebraiche che porteranno alla nascita di Israele (1948) e all’infinito conflitto etnico con gli autoctoni. Questo conflitto è strettamente intrecciato con la Guerra fredda, soprattutto a partire dalla crisi di Suez del 1956, quando l’Egitto di Nasser, invaso da Israele, Francia e Gran Bretagna, ottiene l’appoggio dell’Urss. Il modello laico, nazionalista e modernizzatore è sconfitto sui campi di battaglia della guerra arabo-israeliana del 1967 e dall’avvento nel 1979 della repubblica islamica in Iran (in guerra con l’Iraq del Ba’th, 1980-88). Il testimone della lotta contro Israele passa allora al fondamentalismo religioso (in Libano nel 1982 con Hezbollah, nato sotto l’influenza della rivoluzione iraniana e in seguito alle circostanze
settembre 2001, al-Qaeda, alleata con i talebani, distrugge le torri gemelle di New York, e la susseguente battaglia lanciata da George Bush junior sembra proporre «lo scontro delle civiltà» descritto da Samuel P. Huntington, con l’invasione dell’Afghanistan (operazione Enduring Freedom, 2001) e dell’Iraq (operazione Iraqi Freedom, 2003, seconda guerra del Golfo). Nel 2011, mentre il fallimento delle due guerre lampo a basso costo statunitensi è chiaro, interviene un fatto nuovo: la «primavera araba», un’ondata di proteste che travolgono Tunisia, Egitto, Marocco, Giordania, monarchie del Golfo, Libia, Siria e Yemen. Il risultato sono anche «fratture regionali e tribali» (Libia), l’attuale conflitto in Siria e la richiesta palestinese (bocciata dagli Usa) all’Assemblea generale dell’Onu di ammettere tra gli Stati membri la Palestina, con i confini del 1967. Tutto questo può dare un’idea della validità dei libri di Marcella Emiliani (da anni collaboratrice di «Azione»), strumenti imprescindibili per capire la storia e il presente del Medio Oriente.
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Politica e Economia
Aborto, abrogato il divieto
Cile I giudici hanno dato l’ok alla nuova legge approvata dal parlamento il 2 agosto scorso. Si potrà interrompere
la gravidanza solo in tre casi particolari. La presidente Bachelet su Twitter: «Giorno storico» Angela Nocioni Emendata dopo decenni, e solo in parte, la legge voluta dal dittatore Augusto Pinochet che vietava l’aborto in qualsiasi circostanza, compreso l’aborto terapeutico, compresi i casi di rischio di vita per la madre. La Corte Costituzionale del Cile ha dato il suo via libera alla parziale depenalizzazione dell’interruzione volontaria di gravidanza respingendo il ricorso presentato dalle opposizioni di destra con sei voti contro quattro.
Una marcia a favore dell’aborto a Santiago del Cile lo scorso luglio. (Keystone)
Il divieto totale di interrompere una gravidanza fu introdotto nel 1989 sotto la dittatura di Pinochet La nuova legge consente l’aborto solo in tre circostanze: in caso di rischio provato per la vita della donna, in caso di difetti congeniti nel feto tali da causarne la morte e in caso di stupro. Previsti ampi margini per l’obiezione di coscienza: qualsiasi medico o infermiere potrà rifiutarsi di eseguire un’interruzione di gravidanza. In Cile partoriscono quasi 40 mila adolescenti ogni anno. Secondo i dati ufficiali dell’anagrafe, nel 2015 hanno partorito 166 bambine tra gli 11 e i 13
anni. «La maggior parte di queste gestazioni è frutto di stupri, l’89% delle violenze sessuali avviene in famiglia» segnala Claudia Denis, direttrice della Ong Miles Chile. Aggiunge la scrittrice Isabel Allen-
de che si è a lungo battuta per la depenalizzazione: «Ovviamente, donne e bambine con la possibilità di avere accesso al denaro possono procurarsi anticoncezionali orali o possono riuscire ad abortire in maniera discreta. L’inter-
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ruzione di gravidanza in molte cliniche è mascherata sotto il nome di un altro tipo di intervento ostetrico. È soltanto questione di soldi». «Nelle zone rurali – continua – questa opzione non esiste. Per esempio nel 2013 a Belén a una bambina di 11 anni, violentata dall’uomo di sua madre, è stato vietato l’aborto. Non c’è stato aiuto per Belèn, una bambina obbligata ad avere un bambino. Questo di sicuro non succederebbe alla figlia o alla nipote di uno qualsiasi dei membri del Senato che non vogliono votare la legalizzazione dell’aborto in caso di stupro». In Cile il diritto all’aborto terapeutico esisteva dal 1931. Sei mesi prima che finisse la dittatura di Pinochet, nel settembre del 1989, fu deciso per decreto: «Non potrà essere posta in essere nessuna azione il cui fine sia provocare un aborto».
Michelle Bachelet – un’ex pediatra, non credente, madre divorziata di tre figli – ha ricordato la lunga lotta delle donne a favore di questo diritto La magistratura è molto attiva tuttora nel perseguire penalmente chi viola il divieto. Mancano dati recenti aggiornati, ma tra il 2010 e il 2014 sono state processate 182 donne e 89 uomini per non aver rispettato la norma. Nel 2012 c’erano ancora 221 cilene in prigione per questa ragione. Il divieto assoluto d’aborto ha fatto ovviamente fiorire il mercato degli aborti clandestini. È molto difficile quantificare il numero delle interruzioni clandestine di gravidanze, ma i principali centri per i diritti umani locali stimano ci siano tra i 140 mila e i 160 mila aborti clandestini all’anno in Cile, la maggior parte dei quali realizzati in condizioni igienico–sanitarie precarie e con gravi rischi per le donne. Isabel Allende ha portato a testimoniare davanti alla Commissione interamericana per i diritti umani Paola Valenzuela, 42 anni, sposata , madre di una tredicenne, obbligata dai servizi sanitari pubblici a portare avanti una gravidanza nonostante il feto presentasse gravi malformazioni. I medici le
dicevano: «Cara, devi solo pregare Dio perché tutto vada bene». Il feto è morto alla ventiduesima settimana di gestazione. Paola Valenzuela ha detto davanti alla Commissione: «L’ho portato al cimitero. Dopo tutto quello che mi avevano fatto, per lo Stato cileno mio figlio era solo un N.N. Se sono venuta qui a raccontare questa storia è perché nessuna altra donna passi attraverso questo dolore». Nel 2006, al debutto del primo governo di Michelle Bachelet (centrosinistra), fu sufficiente il solo annuncio della distribuzione gratuita nei consultori pubblici della pillola del giorno dopo (la cui assunzione impedisce l’annidamento di un ovulo eventualmente fecondato – non si tratta quindi di una pillola abortiva) perché sulla allora neopresidente si abbattesse una tempesta. L’opposizione di destra, uscita sconfitta e divisa dalle elezioni, trovò nell’opposizione alla pillola la forza di superare ogni malumore interno per accusare in coro la Bachelet di «cinismo, utilitarismo, indifferenza alla pubblica morale». La Chiesa cattolica gridò al «pericolo dello Stato autoritario» e la Corte d’appello di Santiago, roccaforte conservatrice, riuscì a far slittare la data per l’entrata in vigore della nuova misura. Lo scontro culturale e politico fu così forte che la Democrazia cristiana, alleata stabile dei socialisti nella coalizione di governo Concertaciòn, minacciò di togliere l’appoggio alla presidente. Il cardinale Jorge Medina definì la misura «un crimine nefasto». Una deputata dell’opposizione di destra, Maria Angelica Cristi, dichiarò che la presidente voleva «promuovere il libertinaggio». Carlos Olivares, parlamentare democristiano, assicurò che «bombardare le donne di ormoni è un delitto» e un buon numero di sindaci conservatori si dissero pronti a impedire la distribuzione del farmaco per timore di «un’esplosione dell’Aids». Le polemiche sulla pillola del giorno dopo furono la fessura attraverso cui non solo l’opposizione, ma anche le frange conservatrici del governo tentarono di infilarsi per mettere in crisi la tenuta della leadership personale di Michelle Bachelet. Tanto che Soledad Alvear, leader della Dc e teoricamente alleata della presidente, si schierò apertamente contro la distribuzione della pillola tuonando contro «l’immoralità dei costumi».
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 18 settembre 2017 • N. 38
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Politica e Economia
L’invecchiamento, le cure e i costi
Assicurazioni sociali L ’uso delle prestazioni complementari all’AVS/AI è in crescita, ma potrebbe non bastare.
Quando e come devono intervenire i parenti, oltre all’assistenza sociale? Ignazio Bonoli Al fenomeno dell’invecchiamento della popolazione siamo abituati da tempo, anche solo guardando la classica piramide dell’età in Svizzera. Proprio a pochi giorni dall’importante votazione federale sulla riforma delle pensioni, «Avenir Suisse», il gruppo di riflessione dell’economia svizzera, ha riportato alla luce alcuni dati impressionanti. Per esempio si prevede che nei prossimi 20 anni, in Svizzera, il numero di persone con più di 80 anni aumenterà dell’86%, mentre il numero di coloro che lavorano – e quindi contribuiscono all’AVS – aumenterà soltanto del 7%. Un altro fenomeno deve però essere tenuto in considerazione: l’aumento delle persone bisognose di cure. È evidente che le persone con più di 80 anni hanno maggiori bisogni di cure e assistenza. Secondo lo studio di Avenir Suisse, una persona su tre con più di 85 anni ha bisogno di cure. Queste cure e la necessaria assistenza potrebbero costare somme di denaro enormi. Già oggi, del resto, molte di queste persone non sono più in grado di sopportare gli alti costi delle case per anziani. Ci si chiede quindi come risolvere il problema, quando la rendita di vecchiaia non basta a coprire i costi della casa di riposo. In particolare, quali costi dovrebbero essere sopportati dai familiari, quando i genitori hanno bisogno di cure particolari. Lo studio di Avenir Suisse propone un’analisi dettagliata della situazione
sulla base delle esperienze acquisite fino a oggi. Nel 2014, già il 52% degli ospiti di case di riposo ha avuto bisogno delle prestazioni complementari dell’AVS. In alcuni cantoni come Ginevra e il Giura questa proporzione era salita al 70% e oltre. Queste PC sono ormai diventate una componente essenziale del sistema di protezione della vecchiaia. Esse sono a carico dei cantoni e subentrano quando le rendite di pensione e il reddito disponibile non raggiungono il minimo vitale. Secondo le istruzioni fornite dall’AVS, le PC vengono valutate in base alle entrate e uscite riconosciute del richiedente. Per chi vive a casa vengono per esempio riconosciute spese per 19’290 franchi per la persona sola e 28’935 franchi per la coppia. Per il reddito si tiene conto di ogni tipo di entrate, compreso il reddito della sostanza (perfino del reddito locativo della propria casa!). Vi sono però delle franchigie. Attualmente 37’500 franchi per chi vive in casa solo e 60’000 franchi per le coppie. Una franchigia di 112’500 franchi viene applicata nel calcolo della sostanza computabile. Non si possono evitare queste valutazioni, per esempio donando le proprietà agli eredi. Infatti, se ne tiene conto in caso di richiesta di prestazioni complementari. In pratica è impossibile donare un immobile agli eredi per ottenere prestazioni complementari. In realtà, il Codice civile svizzero prevede un dovere di assistenza tra parenti. Di regola però viene applicato solo in caso di assenza o di insufficien-
I figli sono tenuti a sostenere finanziariamente i genitori solo se la complementare non basta. (Keystone)
za di prestazioni complementari. In pratica, si chiamano i parenti a sostegno solo in presenza di prestazioni dell’assistenza sociale. La prassi varia però da cantone e cantone. L’esperienza dimostra che interventi di questo tipo vengono richiesti quasi solo a genitori di figli disabili. Non si esclude però che con l’aumento dei casi vi sia un ricorso più frequente al sostegno finanziario dei parenti. Il Codice civile prevede l’aiuto da parte di discendenti e ascendenti che vivono in condizioni agiate e possono evitare che il loro congiunto cada nel bisogno. Secondo le linee direttrici
della Conferenza svizzera dell’assistenza sociale entrano in considerazione in pratica solo i genitori e i figli. Sono esclusi fratelli e sorelle, fratellastri e cognati. Si tratta quindi anche di valutare il concetto di «agiato». Sempre secondo la Conferenza svizzera dell’assistenza sociale una persona è agiata se, sulla base delle sue condizioni di reddito e di sostanza, può vivere una vita di benessere. La base di calcolo è data dal reddito imponibile per l’imposta federale con l’aggiunta di eventuale consumo di sostanza. Il reddito per persona sola supera i 120’000 franchi e per coppia i
180’000 franchi. Sono ammesse deduzioni per figli. Alcune regole sono applicate anche nel valutare la sostanza e l’eventuale consumo. Per la persona sola vi è una franchigia di 250’000 franchi e per le coppie di 500’000 franchi, della sostanza imponibile, oltre 40’000 franchi per figlio a carico. Il rimanente viene ricalcolato, in base alla speranza di vita dell’assistito e trasformato in una rendita annuale, che viene aggiunta al reddito. Non tutti i cantoni e, in certi casi i comuni, applicano le regole della Conferenza, che però vengono usate in ampia misura. Annuncio pubblicitario
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Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 18 settembre 2017 • N. 38
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Politica e Economia
Previsioni sui tassi d’interesse: lieve tendenza al rialzo per le lunghe durate La consulenza della Banca Migros Irina Martín
Tassi d’interesse medi su tutto il territorio svizzero per ipoteche con diverse scadenze %
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Ipoteca fissa, durata 3-5 anni Ipoteca fissa, durata 5-7 anni
ritiro degli acquisti di titoli da parte della BCE ridurrebbe la pressione sui rendimenti delle obbligazioni a lungo termine. È già osservabile una lieve distensione sulle obbligazioni svizzere con lunghe durate. Per i tassi ipotecari questo vuol dire: ci
Ipoteca fissa, durata 7-10 anni Ipoteca Libor a 6 mesi, durata 3 anni
attendiamo un aumento dei tassi Libor solo dall’inizio del 2019, poiché fino ad allora la BNS non dovrebbe toccare il tasso di riferimento. Di conseguenza, per gli investitori con propensione al rischio le ipoteche Libor mantengono la loro attrattività. Agli investitori con
Osservazione: i tassi d’interesse qui riportati corrispondono a medie non ponderate relative a stipulazioni di crediti di recente pubblicazione (rilevazione parziale).
Fonti: BNS, Thomson Reuters Datastream
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Scadenze fino a 10 anni
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Scadenze fino a 5 anni
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Irina Martín, economista presso la Banca Migros
Negli Stati Uniti vi sono segnali di una politica monetaria più restrittiva. La banca centrale americana ha rialzato il tasso di riferimento quattro volte dal 2015 e presto comincerà a ridurre la disponibilità in titoli nel bilancio. Si delinea un cambiamento anche nell’eurozona, sotto l’azione della politica monetaria della Banca centrale europea (BCE), che terminerà gli acquisti di titoli nell’anno a venire. Non ci attendiamo però un aumento del tasso di riferimento prima del 2019. Considerato ciò, la politica monetaria della Banca nazionale svizzera (BNS) per il momento resterà invariata. La BNS gestisce il tasso di riferimento sulla base del tasso sui depositi che applica agli averi in conto giro eccedenti un determinato importo di esenzione delle banche commerciali. Essa deve quindi tenere conto delle decisioni della BCE sul tasso di riferimento: un aumento dei tassi d’interesse in Svizzera rende gli investimenti in franchi svizzeri più allettanti rispetto a quelli in euro. Questo in genere aumenta la domanda relativa al franco svizzero, generando una pressione di rivalutazione. Nonostante il recente indebolimento del franco rispetto all’euro, riteniamo pertanto che la BNS non alzerà il tasso di riferimento prima del 2019. Prevediamo però un lento incremento dei tassi d’interesse a lungo termine. Un
avversione al rischio, invece, in questo momento conviene particolarmente la copertura degli interessi tramite ipoteche fisse. Qui tuttavia si prevede un cambiamento, visto che i tassi a lungo termine dovrebbero leggermente aumentare. Annuncio pubblicitario
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Politica e Economia Rubriche
Il Mercato e la Piazza di Angelo Rossi La civica, la scuola e l’opinione di chi comanda Il prossimo fine settimana i ticinesi voteranno sulla proposta di introdurre la civica come materia di insegnamento nelle loro scuole. Questo insegnamento è necessario o se ne potrebbe fare a meno? Nella campagna che ha preceduto la votazione si sono delineate posizioni abbastanza chiare. Contro la proposta stanno soprattutto i docenti, ossia coloro che dovranno, se l’elettorato l’accetta, preoccuparsi di insegnarla. A favore stanno i partiti di destra e le correnti di destra del PLR e del PPD. Tenuto conto della consistenza degli schieramenti non vi è dubbio che la proposta verrà accettata da una maggioranza dell’elettorato ticinese. Al di là della sanzione che potrebbe dare l’elettorato, è interessante dare uno sguardo a come il dibattito a sapere se la scuola debba, oltre gli insegnamenti che tradizionalmente dà, occuparsi di formare il cittadino sia ritornato di attualità, in Europa, nel
corso degli ultimi venti anni. All’origine di questo revival vi sono stati movimenti e partiti di sinistra come, per fare un solo esempio, il PSOE di José Luis Rodriguez Zapatero. Essi pensavano che fosse venuto il momento di sostituire l’insegnamento della religione con un insegnamento alla cittadinanza impostato soprattutto sul concetto di democrazia e sulle libertà garantite dalla costituzione. In Spagna, l’idea di sopprimere l’istruzione religiosa fu combattuta dai partiti di destra e dalla chiesa cattolica. In Italia, qualche anno più tardi, quando la commissione Corradini propose un insegnamento di «Cittadinanza e Costituzione» a insorgere contro la proposta fu di nuovo la destra. L’argomentazione dei contrari all’insegnamento della civica in Italia vale la pena di essere riportata perché, secondo me, potrebbe valere anche per il caso ticinese. La destra italia-
na era contro l’insegnamento della civica per una questione di principio. A differenza del caso spagnolo, il dibattito in Italia non si imperniava però su uno scontro tra cattolici e laici, ma sulla questione se la scuola debba del tutto educare gli scolari ad essere buoni cittadini. Insomma in discussione non era l’opportunità di insegnare gli elementi della Costituzione. Quello che gli avversari della proposta reputavano inaccettabile era la pretesa di fare della Costituzione un nuovo «catechismo». Così facendo si trasformava la scuola, alla stregua di regimi autoritari che si pensava fossero ormai confinati negli archivi, in uno strumento per la formazione del Cittadino ideale. Chi criticava la proposta di insegnare la civica temeva, tra le altre cose, il riaffacciarsi, in Italia, della figura del «pedagogista di Stato» che, si pensava, fosse definitivamente scomparsa. Questi erano i ti-
mori della destra italiana rispetto alla proposta di creare corsi di cittadinanza nelle scuole. Ora guardate come vanno le cose in politica! Nel giro di pochi anni le proposte di educazione civica della sinistra, più volte respinte al mittente con, forse, la sola eccezione della Francia, sono state fatte proprie, almeno in Ticino, dalla destra nazionalista. Non è che per questo i pericoli additati dai critici, ossia quelli di voler costruire un cittadino ideale a misura delle ideologie politiche delle maggioranze che governano il paese, siano scomparsi. Ancora un’osservazione: fin qui, nel dibattito che ha preceduto la votazione, nessuno ha parlato di come sia la situazione in materia di conoscenza della civica. Non è che vi siano molte informazioni al proposito. Tuttavia vale la pena di citare i risultati di un’inchiesta, promossa qualche mese fa dalla conferenza dei governi cantonali per
conoscere quanto prema allo svizzero il federalismo. Dalla stessa è risultato che solo il 45% degli svizzeri, una minoranza dunque, si sentono molto legati o legati in qualche misura al federalismo. Per regione la quota più alta di federalisti la si trova in Ticino e la più bassa nella Svizzera tedesca. In un sotto-campione di intervistati, che rappresentava gli «opinion leaders», la quota dei federalisti saliva invece all’81%. È indubbio che il federalismo sarà uno dei temi importanti di un futuro insegnamento della civica. L’inchiesta della conferenza dei governi cantonali rivela però che la maggioranza della popolazione, a differenza invece degli «opinion leaders», questo tema non lo sente . Da questi risultati qualcuno potrebbe anche trarre la conclusione che la civica non interessa il popolo ma solo chi ha in mano il potere. Attenzione, però: questo non è sicuramente il caso del Ticino!
nessa di Bretagna, parteggiava per gli inglesi, si dedicò alla guerra di corsa e affondò molte navi francesi nella Manica, verso la metà del Trecento. Non era mascolina: ebbe sette figli. Ma quando il suo secondo marito venne imprigionato dal re di Francia e decapitato come traditore, lei investì il patrimonio di famiglia in navi da guerra, le dipinse di nero con le vele minacciosamente rosse, e divenne pirata per tredici anni. Massacrava i marinai francesi, lasciandone in vita solo qualcuno perché potesse portare la notizia della sua vittoria. Trovò pace solo con il terzo marito, sir William Bentley, uno dei capitani del re inglese Edoardo III. Negli stessi anni, sempre in Bretagna, un’altra nobildonna che porta lo stesso nome si sostituisce al proprio uomo, fatto prigioniero: è Jeanne di Fiandra, che si veste da soldato e marcia ad assediare la piazzaforte di Hennebont. Non a caso la guerra di successione bretone viene chiamata la guerra delle due Giovanne. Ci sono poi donne che prendono armi e abiti maschili per amore dei padri. Hua Mulan è diventata un’eroina gra-
zie a un cartone animato Disney; ma la sua leggenda risale a 1600 anni prima, a un poema epico anonimo scritto al tempo delle dinastie del Nord. Hua Hu, anziano e malato, viene richiamato nell’esercito. Mulan intercetta il dispaccio, si traveste da uomo, prende il nome del fratello troppo giovane per arruolarsi, e parte. Coraggiosa nei combattimenti, geniale nella strategia, in dodici anni diventa generale; si dichiara solo quando vogliono fargli sposare la figlia del comandante in capo. Su Epipola non hanno fatto un film, ma la sua storia è uguale: il padre, Trachione, riceve l’ordine di recarsi in Aulide con il suo esercito per unirsi agli Achei e partire per la guerra di Troia; ma è troppo vecchio per combattere, e non ha figli maschi che possano prenderne il posto. È Epipola a radunare le truppe e condurle in Aulide, travestita da uomo. Pure nella Grande Guerra c’è una donna che combatte per il padre: Viktoria Savs, che per restare accanto a Peter Savs, caporale dell’esercito austriaco, ottiene una speciale dispensa dall’arciduca Eugenio e viene arruo-
lata tra i Kaiserjäger. Per due anni combatte contro gli italiani sulle Alpi: scorta da sola venti prigionieri sotto il fuoco delle artiglierie italiane, porta messaggi sugli sci, vive accanto a soldati che non conoscono la sua identità e la chiamano Viktor. Il 27 maggio 1917, sulle Dolomiti, una granata colpisce la parete rocciosa sotto cui sta passando la donna soldato, e un masso le schiaccia un piede: lei recide i tendini che lo tengono ancora legato alla gamba. Viene amputata sotto il ginocchio. Sopravvive a tre mesi di ospedale. Ora tutti sanno che è una donna: ottiene di continuare a servire nell’esercito, come crocerossina. Medaglia d’argento al valor militare, cui l’imperatore Carlo I vuole aggiungere di persona la croce al merito. Viktoria resterà una patriota anche dopo la fine dell’impero, partecipando ai raduni dei reduci, accolta come un eroe. Morirà nella notte di San Silvestro del 1979, a ottant’anni. Dall’altra parte del fronte, una giovane italiana, una maestra di scuola, chiese di essere arruolata, vestita da uomo; venne riconosciuta subito, e rimandata a casa.
ufficiale che certificasse questo passaggio nella vita di tutti giorni. «L’unica nostra salvezza possibile – sono parole di Claudio Magris del 2014 – è un vero Stato europeo, federale e decentrato ma organico nelle sue leggi, rispetto al quale gli attuali singoli Stati siano quello che oggi sono le Regioni per i singoli Stati». Questo il «sogno europeo», come fu definito allora, e che ora sembra svanire sotto i colpi del nazionalismo risorgente. Che vuole rialzare gli steccati, sotto forma di reti e cancellate, ma anche favorire un ritorno alla vecchia mentalità legata alle sovranità nazionali. Il fenomeno è visibile ovunque. È esteriore (vessilli al vento, autocollanti rossocrociati, simboli e stemmi, magliette), ma anche interiore, e quindi culturale. Mai come ora si è discusso di tradizioni perdute, di radici rescisse
dalla modernità tanto arrembante quanto cieca, di identità smembrate da un cosmopolitismo indifferente alle sorti delle minoranze. La soluzione proposta è quella di compiere un gran balzo all’indietro, così da ricomporre l’armonia distrutta. La contestazione del doppio passaporto (che fino a ieri non infastidiva nessuno) rientra in questa ripresa di umori dal sapore nazionalistico. Diciamo «nazione» più che «patria», giacché quest’ultima ha alle spalle un corredo d’idealità (si pensi al Risorgimento italiano) che non è dato rinvenire nei proclami dei nazional-populisti. Qui echeggiano piuttosto parole d’ordine ambigue, che riportano non alla mazziniana «giovine Europa» (fondata dal patriota genovese a Berna nel 1834) ma alle teorie sulla «limpieza de sangre» elaborate dagli spagnoli in età rinasci-
mentale per espellere dalla società ebrei e musulmani. Per il Ticino (per la Svizzera italiana) la questione è di vitale importanza. Perché ora si vorrebbe coltivare un’italianità spuria, un’italianità senz’Italia, come se fosse possibile immaginare un’autarchia cultural-spirituale «fatta in casa», slegata dal grande tronco materno da cui diparte il nostro sistema linfatico: precisamente quell’italianità che si vorrebbe tanto valorizzare, esportare, diffondere sotto i portici della capitale della Confederazione ma che poi affoga silenziosamente nella Realpolitik quotidiana solo per non spiacere alle falangi dei neo-nazionalisti. Questo sì che non è un buon passaporto; né unico né doppio, solo un viatico vuoto che si traduce in abdicazione, in un abbandono non richiesto della nostra filogenesi italica.
In&outlet di Aldo Cazzullo Donne che sono veri uomini E così il capo dei vichinghi era una donna. Cosa c’è di più rude, di più virile di un vichingo con l’elmo cornuto? Ma sotto quell’elmo c’era una femmina, come hanno svelato i ritrovamenti in Svezia. La notizia è stata letta giustamente come una metafora del potere della donna. E in effetti le donne – spesso
vestite da uomo – hanno combattuto tutte le guerre. Alcune, come Giovanna d’Arco, sono famosissime. Altre sono vissute nell’oscurità, o nella fantasia, o nella letteratura. Ci sono donne divenute guerriere per amore dei loro mariti. Jeanne de Clisson era una Giovanna d’Arco che stava dall’altra parte: detta la Leo-
La Valchiria, dipinto di Peter Nicolai Arbo (versione del 1869).
Cantoni e spigoli di Orazio Martinetti Italianità senza Italia Il dibattito sulla doppia cittadinanza è figlio di questo nostro tempo pregno di risentimenti e d’insicurezze. La decisione di Ignazio Cassis di rinunciare al passaporto italiano ha riacceso la discussione sull’opportunità di mantenere questo status, in vigore da decenni (e che permette a molti uomini e donne, svizzeri compresi, di conservare i propri legami con la madrepatria, soprattutto attraverso l’esercizio del voto). Ma ora i doppi cittadini attirano sguardi sospettosi; molti li considerano infidi, personaggi ibridi la cui fedeltà alla bandiera è perlomeno dubbia. Non si può, si sostiene, servire due patrie: o l’una o l’altra. I tempi, dicevamo. Negli anni di guerra le coppie miste erano sottoposte a sorveglianza; gli Stati Uniti, dopo Pearl Harbor, internarono migliaia di giapponesi residenti sul loro territorio.
In paesi neutrali come la Svizzera, le autorità raccomandavano di non intrattenere relazioni di confidenza con persone d’oltre confine. «È giunto il momento di dar prova della massima discrezione», si leggeva ancora nel 1969 nel prontuario Difesa civile distribuito a tutti i fuochi dal Dipartimento federale di giustizia e polizia: «Lo straniero – che forse già domani sarà il nostro nemico – osserva e registra tutto quanto avviene in casa nostra. [...] Dobbiamo dunque tacere; ogni nostra parola inutile può esser causa della morte di nostri concittadini». Terminato il periodo dei conflitti caldi e freddi, caduto il muro, la questione della doppia cittadinanza cessava di rappresentare un ostacolo; anzi, l’orizzonte che ora si apriva era semmai quella di introdurre una «cittadinanza europea» e quindi di un documento
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Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 18 settembre 2017 • N. 38
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Cultura e Spettacoli Ortaggi in libreria Scrivere la storia delle verdure, come ha fatto Evelyne BlochDano, è un modo per rivisitare la storia del genere umano
Una voce emiliana Intervista a Daniele Benati, uno dei protagonisti del Festival di letteratura Babel, conclusosi la scorsa settimana
Violino da rockstar David Garrett è un interprete eclettico in grado di conciliare musica classica e pop
In scena a Ginevra Il Festival de la Bâtie come ogni anno presenta la ricchezza culturale della città sul Lemano
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Marka
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Per parlare del tempo
Filosofia Riflessione su un tema complesso e antico come l’uomo, prendendo spunto dall’ultimo libro
del fisico Carlo Rovelli (seconda parte)
Maria Bettetini Grazie ad Einstein lo sappiamo: il tempo che scorre esiste, ma non è assoluto, separato da ciò che scorre; e misura il divenire, ma non è «altro» dal divenire. Il tempo diventa intrinsecamente legato allo spazio, i due sono il campo gravitazionale, una sorta di tovaglia (scossa dalle onde, vi ricordate la scoperta resa nota pochi mesi fa?) curva e dinamica. Stiamo perdendo anche il tempo? No, stiamo diventando più coscienti dell’inadeguatezza delle nostre rappresentazioni. Perché se poi accettiamo le teorie quantistiche, dovremmo parlare di cosa accade a grandezze come dieci alla meno trentatrè e scoprire che laggiù anche la «tovaglia» dello spazio-tempo sarebbe così miniaturizzata da non poter più supportare calcoli non solo di prima e di dopo, ma solo di istantanea
relazione con un oggetto. Abbiamo così un mondo fatto da più spazi-tempi che possono essere misurati solo nel momento in cui c’è un contatto tra «oggetti». La famosa azione del misurare che condiziona la misura: creando il contatto tra strumento di misurazione e misurato, questo subisce un condizionamento. E qui la scienza indaga, e il mistero è ancora tanto. E noi, bipedi implumi, come direbbe Paperino, noi inutili scimmie nude con gli occhi fissi all’orologio, che corriamo perché sempre a rischio ritardo, che siamo abili a infilare un altro adempimento nel tempo tra un impegno e l’altro? Noi che siamo certi della dimensione infinita del tempo durante il quale il dentista s’avvicina troppo a un nervo, che imprechiamo disperati al finire del tempo con la persona amata e lontana, che prendiamo a pantofolate la sveglia perché suona già, troppo presto.
Per non dire di noi che abbiamo sempre pensato Dio come un giardiniere grande grande che fa op! sistema accende la luce e poi mette i suoi animaletti preferiti nel giardino, state lì ma non toccate l’albero della conoscenza del bene e del male. Noi che ci siamo convinti dell’evoluzione che, diamine, è evidente: dopo il big bang, prodotto da Dio, prodotto da solo, prodotto da tutti gli spiriti uniti, quell’ammasso esploso si è espanso nel tempo, e dopo miliardi di anni eccoci qui, su questa terra in queste condizioni fisiche e spirituali, inseriti in una cosa che a un certo punto abbiamo chiamato Storia, dal greco che a sua volta ha una radice indoeuropea ístōr, «colui che ha visto» e quindi può raccontare, anzi meglio può lasciare traccia di ciò che ha visto, perché ormai sa scrivere. Che cosa è di noi, così lontani dalla verità dei campi, dal campo gravitazionale dello spazio-tempo, dal
non divenire profondo della materia, dal divenire che muta se misurato? Per fortuna ci soccorre ancora Rovelli: quando dopo 150 paginette scrive «e allora torniamo finalmente a noi stessi». Sollievo. Noi, col nostro punto di vista sul mondo e il nostro interagire sociale. Noi, dotati del formidabile strumento della memoria: «è la memoria che salda i processi sparpagliati nel tempo di cui siamo costituiti» (a questo punto evitiamo almeno l’ingenuità di sentirci messi in un tempo, come un criceto nella gabbietta). Scriveva Agostino nelle Confessioni che quando mi domando che cosa sia il tempo, dopo il ben noto sconcerto, mi trovo senza presente, già passato (da qui anche la tartaruga e Achille), e ovviamente senza futuro, che non c’è ancora, e senza passato, che non c’è più. Dov’è finito dunque il tempo? Con passaggi che Rovelli ben illustra e noi saltiamo, si scopre che
il tempo è dato dalla memoria: ricordando il passato posso immaginare il futuro (che altrimenti sarebbe vuoto), posso trattenere un presente che sempre passa. «Il tempo è allora la forma con cui noi esseri il cui cervello è fatto essenzialmente di memoria e previsione interagiamo con il mondo, è la sorgente della nostra identità». E, aggiunge Rovelli, del nostro dolore. Della nostalgia, che non sarebbe senza ricordo. Della malinconia, che non sarebbe senza un’ipotesi di futuro, basata sul ricordo del passato. Allora, qualunque cosa sia il tempo, per fortuna nessuno potrà toglierci il nostro tempo, quel tesoro prezioso di ricordi: emozioni e immagini che nessun altro possiede come noi, uguali a noi. Sarà difficile che l’umanità comprenda cosa è il tempo, ma a te nessuno toglierà il tuo tempo, a me nessuno toglierà il mio. / (Fine)
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PUNTI
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 18 settembre 2017 • N. 38
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Cultura e Spettacoli Docente di lettere, l’autrice ha scritto biografie, saggi e racconti tradotti in numerose lingue. (M. Rougemont)
I cari topini Editoria Torna in nuova edizione la raccolta
completa delle poesie dedicate ad animali, luoghi e bambini del pittore, scenografo e naturalmente poeta romano Toti Scialoja Stefano Vassere «Quelle luminose poesiole Scialoja le raccolse in un libro in marocchino rosso fatto tutto a mano, che regalò ai tre nipotini. “Il libro girava tra amici”, raccontò, finì tra le mani di Ugo Mulas, che si appassionò della struggenza dei versi e cercò di farli pubblicare, invano. Finché Emanuela Bompiani decise di stamparlo».
«A Sciaffusa si è diffusa la notizia che le gatte fan le fusa per malizia»
Anche i cavoli scrivono la storia
Editoria Nel nuovo libro di Eveline Bloch-Dano la vicenda
dell’uomo è osservata dal punto di vista delle verdure
Mariarosa Mancuso La portinaia e l’odore di cavolo. Accadeva quando c’erano le portinerie, le pentole bollivano in privato e non in televisione. Muriel Barbery in L’eleganza del riccio prende atto del modello classico e variando sul tema inventa una concierge raffinatissima. Sta nel retro-portineria – l’indirizzo è rue de Grenelle, Parigi – a mangiare raffinatezze e a vedere film di Kenji Mizoguchi (bravo, ma diciamo che prende i suoi tempi come l’altro giapponese Ozu). Lo fa di nascosto. Agli occhi degli inquilini appare come la classica portinaia che torna dalla spesa con il sedano che spunta dal borsone, e cucina cavolfiori o verze che impuzzoliscono la guardiola. Lo fa per non scatenare i curiosi: conformarsi al modello evita un sacco di domande.
Gli ortaggi sanno diventare protagonisti in episodi famosi di romanzi e caratterizzano persino delle epoche Nel Ventre di Parigi di Emile Zola, ambientato ai mercati generali delle Halles (come Irma la dolce di Billy Wilder: Jack Lemmon scarica le casse di notte e di giorno si finge miliardario per sedurre Shirley MacLaine), un banchetto vende zuppa di cavoli. Si riconosce dall’odore, oltre che dalla povera gente intorno. Oggi diremmo «cibo di strada», mentre il cavolo entra nelle diete drastiche: tre volte a settimana verza bollita e scondita, si dimagrisce sicuro.
Entra pure nelle diete chic. «Il cavolo è uno degli ortaggi più antichi, risale al Paleolitico», scrive Eveline Bloch-Dano in La favolosa storia delle verdure (add editore). Tranquilli, dunque: se seguite la dieta paleolitica potete cibarvene, avendo cura di procurarvi i germogli spontanei che ancora crescono sulle falesie dalla Manica. I nostri antenati cominciano a coltivarlo nel Neolitico, un po’ di semi sono stati ritrovati nelle grotte lacustri svizzere. Alla famiglia appartengono il cavolo cappuccio, la verza, il broccolo, il cavolfiore – un frattale, come il cavolo romano con punte che paiono uscite da una sfilata di Jean-Paul Gaultier – i cavoletti di Bruxelles. Se la biografa racconta tutte queste cose attorno all’umile cavolo, figuriamoci cosa sa – e cosa scrive nel delizioso libretto pieno di citazioni letterarie e pittoriche – di ortaggi più nobili, come i cardi o i carciofi o i piselli. Françoise – la cuoca di Zia Léonie in Alla ricerca del tempo perduto di Marcel Proust – preparava la domenica i cardi al midollo. Ebbero il loro grande momento quando Grimod de La Reynière – che nel 1802 con l’«Almanach des Gourmand» inventò la critica gastronomica – stabilì che un piatto di cardi squisito basta per chiamare un cuoco «artista». Il più rude Wilhelm Goethe si meraviglia invece, nel suo Viaggio in Italia, vedendo due gentiluomini siciliani che a lato di un sentiero, armati di coltellini, mangiano i cardi selvatici. I carciofi son parenti, hanno una storia altrettanto avventurosa: prima guardati con sospetto perché vengono da lontano, poi ricercati perché afrodisiaci. Anche il pomodoro fu guardato con diffidenza, all’inizio.
Arrivava da lontano, somigliava alla velenosissima mandragora – la pianta delle streghe per gli antichi, noi diciamo che ha proprietà allucinogene. Neanche si capiva se era un frutto oppure una verdura, all’inizio veniva coltivato solo come pianta ornamentale (e per questo manca nei dipinti dell’Arcimboldo). Quanto alla patata – come il pomodoro appartiene alle solanacee, famiglia che comprende piante tossiche come la belladonna – ci volle nel Settecento tutta l’ostinazione dell’agronomo e nutrizionista Antoine Auguste Parmentier perché i tuberi – considerati buoni per i maiali, non per i cristiani – entrassero della dieta degli europei. A lui dobbiamo la zuppa parmentier. La ricetta che nobilita le patate con l’aggiunta dei porri e della panna, facendone un «potage» tanto temuto dagli ospiti al banchetto del Gattopardo (il principe, che conosce i suoi paesani, evita il piatto alla moda e fa servire un sontuoso timballo). I mangiatori di patate – esiste qualcosa di più appetitoso di una patata bollita? tutta la cucina di Cracco non vale il confronto – gliene sono grati. Tranne forse gli irlandesi, che pigramente si misero a coltivare e a mangiare solo tuberi. Quando metà dell’Ottocento la pianta si ammalò, la grande carestia fece un milione e mezzo di morti (un altro milione emigrarono, perlopiù negli USA). Evelyne Bloch-Dano alla carestia fa solo un accenno, non vuole turbare i cuochi e i lettori i con storie di fame nera. Preferisce raccontare la moda parigina dei piselli. Finita bruscamente – si sa come vanno queste cose – quando Nicolas Appert trovò il modo di conservarli nelle scatole di latta.
Prima di scrivere poesie con continuità e sistema, Toti Scialoja fu – lo sappiamo tutti – un pittore astrattista di qualità e di fama. Fama che era di sicuro abbondante all’inizio degli anni Sessanta, quando divenne appunto anche un poeta. Sembra che fosse stata proprio questa migrazione da un’arte all’altra a generare più di uno scetticismo tra i suoi contemporanei, soprattutto nella sua nuova casa artistica: un pittore che diventa poeta, e che lo diventa in quel modo così giocoso e prestato all’infanzia, sembra un’artista che per distrarsi e per non annoiarsi si avventuri momentaneamente in trasferta, certo senza intenzione di investirvi troppo, con il progetto di tornare al più presto all’arte. Un poeta minore, per bambini, un mezzo poeta, insomma. Vennero poi benedizioni importanti, Giovanni Raboni, Italo Calvino, Giorgio Manganelli, Antonio Arbasino, e vennero anche riconoscimenti allo Scialoja poeta e basta, accanto a quelli conferiti al poeta giocoliere, abito nel quale tutti noi oggi lo ricordiamo. Sia chiaro che quei giochi non erano né banali né limitativi, costruiti com’erano per piacere, tra l’altro, anche ai bambini. I bambini, dice il Poeta, intendono subito il gioco, d’istinto, perché sono liberati dalla soggezione del linguaggio. Ora, alla svolta artistica iniziale, al riconoscimento di una capacità poetica in sé e a quello di una poesia supremamente infantile, rende giustizia anche
Poesie adatte ai grandi e ai piccoli.
la nuova edizione dei Versi del senso perso, appena pubblicati con la prefazione di Paolo Mauri, la postfazione di Orietta Bonifazi, le note all’edizione del 1989 con tra l’altro tutti quegli omaggi illustri. «Calma la talpa sotto il chiar di luna / palpa le sue patate ad una ad una»; «Un topo a Como per trovarsi comodo / si accoccolò dentro un comò di mogano, / chi lo volle ammirare a baffi eretti / dovette spalancare otto cassetti». Le poesie, anche quelle note e immediate come queste, traggono grande giovamento da un apparato adatto. Può essere utile e certo è gratificante sapere qui che la raccolta Quando la talpa vuol ballare il tango del 1997, oltre ad essere tutta illustrata da Scialoja stesso, portava un indice degli animali: poche api e anguille, una sola allodola, un’anatra, un assiolo, molti cani (generici, ma anche bassotti, bracchi, levrieri), quattordici gatti, «c’è un gallo, ma non una gallina, c’è una mucca, ma non un maiale», una decina di lepri. «La lepre ha il più crudele dei musi quando morde» (come «aprile – dice tra l’altro Eliot – è il più crudele dei mesi»; e la lepre di Scialoja «strappa i fiori d’aprile», proprio quelli). La poesia essenziale e primordiale, quella cui sembra richiamarsi Scialoja, doveva essere costruita con quello che si «aveva lì»: artifici condotti sui nomi di animali o geometrie basate sull’opacità dei nomi propri, i nomi di luogo e quelli geografici in particolare, dove è il solo suono, il rumore della parola a costruire evocazioni e immagini. «A Sciaffusa» (è proprio lei: Schaffhausen; ci sono anche il pollo sul pullman per Baden, i mille bachi a Basilea, e gite a zig zag sul lago di Zug), «a Sciaffusa si è diffusa / la notizia / che le gatte fan le fusa / per malizia». I bambini, quelli sul punto di lasciare questo stato (diciamo, sugli undici anni circa), apprezzano, e ogni tanto trovano qualcosa che sembra meno adatto a loro; e così crescono, anche con la poesia. «Quando fa bruno, quando fa scuro, / c’è una lepre che batte il tamburo, / batte e batte così dolcemente / che nel prato nessuno la sente / salvo un orlo di primule spente». Bibliografia
Toti Scialoja, Verso del senso perso, Einaudi, Torino, 2017.
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Cultura e Spettacoli
Le voci nel silenzio dell’Emilia
Babel 2017 Intervista allo scrittore Daniele Benati, presente al festival di letteratura e traduzione negli scorsi giorni
Alessandro Zanoli Se si guarda in generale alla situazione della letteratura italiana degli ultimi anni spicca in modo evidente la compattezza del gruppo di scrittori emiliani di cui lei fa parte. Come è nato questo gruppo e, soprattutto, come spiega la sua compattezza, la sua sintonia?
Credo che all’inizio di tutto ci siano il lavoro e l’atteggiamento di Gianni Celati, uno scrittore che sia negli anni Settanta che negli anni Ottanta ha rappresentato un punto di riferimento per tanti autori allora esordienti o principianti. Dico atteggiamento perché Celati non ha mai avuto la spocchia del personaggio importante, né come professore né tanto meno come scrittore; e questo ha fatto sì che poi si radunassero intorno a lui persone sempre diverse. Il gruppo a cui lei si riferisce è quello che si è formato più o meno all’epoca (seconda metà degli anni Ottanta) in cui Celati raccoglieva testi narrativi per una rubrica da lui curata sul «manifesto» e intitolata Narratori delle riserve; rubrica poi raccolta nell’antologia omonima, sempre a cura di Celati e pubblicata da Feltrinelli nel 1992. A questo ha fatto seguito un convegno tenuto a Cortona, sempre in quell’anno, e successivamente l’ideazione e la realizzazione della rivista «Il Semplice», pubblicata sempre da Feltrinelli negli anni 1995-97. Ed è più o meno da questa esperienza che, sotto la guida di Celati e Cavazzoni, sono usciti un po’ tutti gli scrittori che a volte vengono definiti con l’etichetta di Emiliani. In realtà di scrittori emiliani ce ne sono tantissimi altri, ma ciò che accomuna questi che direttamente o indirettamente hanno avuto a che fare con «Il Semplice» è la tendenza ad utilizzare una lingua aderente il più possibile a quella parlata, della quale però si cerca di rendere gli effetti (procedendo quindi a una sua stilizzazione) e non di darne una riproduzione mimetica (ad esempio tramite la sua trascrizione). All’origine credo ci sia un rifiuto dell’italiano standard e scolastico, avvertito come una mortificazione dell’espressione; ed è da questo rifiuto che nasce il tentativo di creare un dialetto letterario in cui la lingua parlata acquisisca il crisma della letterarietà e la lingua letteraria il tono del parlato, ottenendo come risultato
La campagna emiliana, sfondo ai racconti di Benati. (U. Wolf)
una lingua che non finge di non esser scritta e non teme di sembrare parlata.
Si può dire che in qualche modo il vostro lavoro continua la direzione indicata da Zavattini, quella dell’ascolto e dell’osservazione accurata del mondo circostante?
Certo, Zavattini è sicuramente un antesignano, un antenato, le sue intuizioni in materia letteraria e cinematografica sono state geniali e dureranno ancora per tanto tempo. In fondo, anche lui teorizza e mette in pratica un’intuizione che lo accomuna a tanti altri grandi artisti del Novecento: quella cioè secondo cui lo straordinario sta nell’ordinario. Nel senso che non c’è bisogno d’inventare nulla, le cose da raccontare sono sotto ai nostri occhi. Basta avere l’accortezza di individuarle e la capacità tecnica di trasformarle in forma narrativa. Certo occorre anche la sensibilità giusta per coglierle, ma è indubbio che come procedimento è quello che può garantire il migliore effetto di autenticità delle cose narrate. Il tratto che mi sembra unire un po’ la vostra poetica è una voglia di «abbassare i toni» per togliere enfasi al lavoro letterario e narrativo.
Questa domanda si riallaccia a quanto ho detto in precedenza riguardo alla lingua. Oltre a eliminare l’enfasi, direi che questo abbassamento di tono
che lei rileva serve anche a togliere di mezzo qualunque tipo di affettazione o artificiosità che possano essere presenti nella scrittura. È soprattutto a questo, peraltro, che serviva l’esercizio di lettura ad alta voce che veniva praticato durante le riunioni del «Semplice». Non si trattava di una novità, ovviamente, dal momento che si è sempre letto ad alta voce, ma nel nostro caso questo tipo di lettura veniva praticato proprio per mettere alla prova la tenuta linguistica di un testo. Ad una lettura ad alta infatti voce balzano immediatamente, per così dire, all’orecchio tutti quei modi petulanti di espressione che inevitabilmente sfuggono al controllo ogni volta che si scrive con la convinzione di «stare facendo letteratura». La sua partecipazione a Babel era legata in particolare alla visione «oltremondana» che caratterizza Silenzio in Emilia, il suo libro forse più conosciuto e che colpisce fortemente il lettore.
L’idea inizialmente è nata cercando di trasformare un mio stato d’animo in una narrazione, cioè anziché parlare di me direttamente, farlo attraverso una storia. Certamente avrò risentito dell’influenza di Joyce (dato che in quel periodo – estate 1994 – stavo traducendo i Dubliners) e in particolare di quel bellissimo racconto che è I morti. Ma
rilevanza ai fatti anche più banali e insignificanti della vita. Osservare le cose attraverso questo velo che ci separa dalla vita è un modo semplice per sottolineare il valore di quelle stesse cose – valore che troppo spesso ci sfugge o diamo per scontato.
Per non esagerare in serietà, occorre dire che il suo lavoro (come quello dei suoi colleghi) ha anche una carica umoristica molto originale: può svelarci qualche retroscena legato a Learco Pignagnoli, il fantomatico scrittore inventato da lei?
Daniele Benati. (MarcosYMarcos)
ero rimasto colpito anche dal romanzo di un altro scrittore irlandese, e cioè da Il terzo poliziotto di Flann O’Brien. Mi aveva colpito l’idea narrativa che sta alla base di questo romanzo, ossia che il narratore protagonista si accorge solo alla fine di essere stato morto per tutta la durata della storia. Nel mio caso la morte non ha niente di funereo, ma si riduce solo ad essere un espediente narrativo che serve a dare maggior
Learco Pignagnoli era inizialmente il personaggio di un mio racconto intitolato Sanremo, che Celati aveva pubblicato nell’antologia Narratori delle riserve. Poi io avevo cercato di ampliarlo facendogli assumere le dimensioni del romanzo, sempre con lo stesso personaggio Learco Pignagnoli protagonista. Ma la cosa non aveva funzionato e il romanzo è stato accantonato. Qualche anno dopo ho pensato di riutilizzare almeno il nome del protagonista come eteronimo e poi facendo diventare lui stesso l’autore di alcuni testi brevi che stavo scrivendo in quel periodo e da cui poi sono stati tratti spettacoli e letture pubbliche, tra cui quello di maggior successo chiamato «Pignagnoli ballabile» perché accompagnato da un gruppo di musicisti di liscio (L’Usignolo).
Wolfgang Tillmans, artista spiazzante Mostre Fino al 1. ottobre la Fondazione Beyeler di Riehen apre per la prima volta le sue porte alla fotografia Giovanni Medolago Quando i responsabili della Fondazione Beyeler annunciarono che, per festeggiare il ventennale dalla sua apertura, il museo avrebbe ospitato per la prima volta una grande mostra dedicata a un fotografo, il vostro cronista provò vivo entusiasmo: la prestigiosa Gal-
leria basilese, realizzata sui disegni di Renzo Piano, che ha nei suoi magazzini una serie impressionante di capolavori e che da anni vanta il primato di visitatori tra i musei elvetici, apre le sue porte alla fotografia! Un evento, senza dubbio. Sorpresa però all’annuncio dell’artista prescelto. Wolfgang Tillmans è infatti un nome conosciuto e riverito
È nato a Remscheid, in Germania, nel 1968. (www.fondationbeyeler.ch)
nell’area germanofona e nel mondo anglosassone, ma dalle nostri parti (e alle mie orecchie) suona semisconosciuto. Motivo in più per salire a Riehen e scoprirlo, ci siamo detti. Ma ahimè la visita si è rivelata assai deludente. Non abbiamo per nulla recepito quello struggimento di cui parlano molti colleghi critici e che dovrebbe essere una delle cifre stilistiche del fotografo tedesco. Abbiamo viceversa colto una costante freddezza, la mancanza di empatia verso ciò che riprende – anche quando si tratta dei suoi più veri e intimi amici –, un’assoluta anarchia rispetto a inquadratura, toni e uso della luce: un metodo di lavoro che sembra studiato per negare qualsiasi compiacimento estetico, puntando invece su realtà (e dettagli) spesso inquietanti. Complice forse un allestimento che rinuncia a qualsiasi fil rouge (cronologia, tematiche, figurazione/astrattismo, assonanze cromatiche o ancora – e perché no? – dimensioni dei lavori esposti) e che sembra basato su una «studiatissima improvvisazione» – alcune immagini senza cornice sono appese in ordine
sparso con la carta gommata – l’opera di Tillmans ci è sembrata un caotico assemblaggio di fotografie molto spesso banali e talvolta al limite del kitsch. Una bulimica teoria di immagini volutamente scomposta, con lo stesso Tillmans a curare la sistemazione delle istantanee («Ci ho lavorato sino a mezz’ora fa», ha confessato ai cronisti accorsi al vernissage) in un percorso in cui associazioni e rimandi sono davvero difficili da cogliere. L’essenza stessa del lavoro di Tillmans ci è sfuggita. «Realizza ritratti ma non è ritrattista, ama i paesaggi ma non è paesaggista, documenta un periodo storico ma non è un documentarista» ha scritto Luca Fiore, il quale poi avverte che «per entrare nel suo mondo bisogna essere disposti a mettere almeno un po’ in discussione quel che si è sempre pensato di Fotografia e Arte». Prendiamo per buona la seconda parte della citazione: Tillmans è un artista davvero spiazzante. Ma riguardo le nature morte, quelle del nostro non reggono certo il confronto con quelle di Irving Penn, tanto per fare un nome; e i suoi ritratti non
sfigurerebbero… in un album famigliare da mostrare agli amici! Resta la parte «documentaristica» del suo lavoro, divenuto improvvisamente iconografico della scena acid house e dell’esplosione della musica techno, all’inizio degli Anni 90. Un universo che l’artista tedesco scoprì in Inghilterra, dapprima a Bournemouth e poi a Londra, dove giunse dalla natia Remscheid, in cui è nato nel 1968. Narra la leggenda che il piccolo Wolfgang s’indirizzò alla fotografia quando nella cittadina del Nord Renania Vestfalia un copyshop mise a disposizione del pubblico una fotocopiatrice in grado di ottenere ingrandimenti del 400%. Fu sperimentando la nuova Xerox che Tillmans scoprì improvvisamente ciò che non aveva mai notato prima: la texture della carta, sfumature e ombre indefinibili che schiudevano tutta un’altra dimensione del reale, e la scoperta lo spinse alla creazione di immagini. La sua è una fotografia cruda, per nulla consolatoria, che sovente se ne infischia di canoni, tradizioni, lezioni dei Grandi del passato e talvolta anche del buon gusto. Prendere o lasciare!
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Cultura e Spettacoli
La rockstar con lo Stradivari Personaggi Incontro con David Garrett,
Biotin-Biomed forte In caso di disturbi della crescita di capelli e unghie ®
violinista dell’ultima generazione, che stasera apre Lugano Musica sotto la direzione di Riccardo Chailly
in seguito a carenza di biotina.
Un look inusuale per un musicista classico. (www. davidgarrett.com)
I Tenori, per riempire stadi e piazze a colpi di Turandot e O sole mio, dovevano essere in tre. David Garrett lo fa da solo; senza indulgere nel crossover, seppure anche su internet impazzino le sue cover dai Coldplay, ma portando col suo prezioso violino Stradivari Bach e Ciajkovskij a migliaia di fan adoranti. Scene mai viste ai concerti classici, con teenager e settantenni ad ondeggiare estasiate sui ritmi di Bruch o Beethoven, gli occhi calamitati dall’aitante tedesco che dal palco ammicca agitando i lunghi capelli schiariti, ma allo stesso tempo con le orecchie tese verso suoni per tante (ma anche tanti) di loro inauditi.
Ha iniziato a suonare a 4 anni sotto un regime di disciplina rigorosa, a dieci anni ha tenuto il suo primo concerto È la missione di Garrett, 37 anni compiuti giusto due settimane fa: prima ancora che vendere dischi e immagine (cosa che gli riesce benissimo), diffondere il sacro verbo della classica tra chi non conosce Mozart o Brahms. «Poi magari di bis faccio un brano dei Coldplay, come mi è capitato poco tempo fa a Torino» inizia a raccontare «Avevo suonato il Concerto di Ciajkovskij, c’erano tantissimi giovani in sala e ho voluto farli sentire ancor più a casa». Cambiando secolo e anche strumento: «Per la classica uso lo Stradivari, per i brani crossover un Guadagnini; niente violini elettronici, rendono il 5 per cento rispetto a quelli tradizionali: gli antichi liutai possedevano il segreto per far uscire dal legno tutti i colori, le sfumature e gli effetti che un orecchio umano può percepire». Prima che un fenomeno mediatico Garrett è un virtuoso del violino, un musicista vero; la classica è impietosa, senza il talento si può far bella figura sulle copertine di un disco ma non in un concerto dal vivo, e se lui suona con le più grandi orchestre e i migliori direttori al mondo non può essere solo per la spinta dei discografici. Oggi inaugura Lugano Musica accompagnato da Riccardo Chailly e la Filarmonica della Scala nel Concerto di Ciajkovskij: «Assieme abbiamo suonato in piazza Duomo a Milano, davanti a 50mila persone, quello di Bruch, i due concerti che ho inciso con Zubin
Mehta e la Israel Philharmonic» giusto per rimanere in tema di eccellenze mondiali. Così, al di là dell’inevitabile domanda a sfondo gossip sulle sue frequentazioni femminili, è interessante soprattutto scoprirne la storia. «La prima volta che sono uscito con una ragazza da solo avevo 17 anni, durante un campus musicale estivo in Israele; fidanzatine da college? In tutto forse tre. Poi mi è capitato varie volte di innamorarmi, ma la vita del concertista non aiuta chi vuole mettere su famiglia: sei sempre in giro per concerti, la fidanzata o la moglie possono seguirti ovunque, ma i bambini no, devono crescere in una scuola normale, mettere radici da qualche parte. Così mi capita di trascorrere le vacanze con mia mamma e basta: ad esempio un paio di anni fa a Natale, io e lei alle Maldive». La normalità non ha mai fatto parte della sua vita, neppure quella familiare: «Ho iniziato a suonare a 4 anni perché lo faceva mio fratello maggiore e io volevo imitarlo in tutto: vestiti, giochi… violino». In breve tempo David divenne più bravo di Alex e soprattutto il padre iniziò a puntare tantissimo su di lui: «A cinque anni mi portava ogni week-end in Olanda per studiare, a sette ogni settimana un viaggio di sei ore fino a Lubecca per seguire un altro insegnante; non andavo a scuola ma veniva a casa un maestro privato. Mio padre mi costringeva a studiare per sei-sette ore al giorno, pretendeva tantissimo, se sbagliavo o non suonavo come lui si aspettava volavano insulti». Istruzione prussiana che però diede frutti precoci: a dieci anni il primo concerto con orchestra, ad Amburgo, a 13 anni fu diretto da Mehta e Abbado, tra i 14 e i 17 anni incise per la Deutsche Grammophon i Capricci di Paganini, i Concerti di Mozart e Ciajkovskij, le Sonate di Beethoven e Bach. «Ma a 17 anni, con la scusa di andare a trovare mio fratello a New York, mi fermai là e divenni allievo di Perlman alla Juilliard School; per pagarmi studi e alloggio feci il modello per Armani: con i dischi e i concerti avevo guadagnato bene, ma papà aveva usato tutto per le lezioni private e per i viaggi di studio. Mio padre fece bene a trattarmi così? Se si guardano i risultati in termini di pura carriera sì, ha ottenuto quello che sperava; ma io ero convinto che mi odiasse, quante volte in camera da solo sono scoppiato a piangere; se mi guardo indietro ripenso a quegli anni come la via che mi ha portato dove sono ora, ma nulla potrà asciugare tutte le lacrime che bagnarono la mia adolescenza».
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Cultura e Spettacoli
Un festival che irradia forza e determinazione
La Bâtie 2017 La manifestazione ginevrina dedicata alle arti della scena è un evento dinamico e propositivo,
quest’anno forse più che mai
Muriel Del Don È innegabile, il Festival La Bâtie (La Bâtie per gli amici) è diventato nel corso degli anni l’avvenimento immancabile per quanto riguarda le arti della scena a Ginevra, e non solo. Nata nei primi anni Settanta dalle menti iperattive di René Husser, Jary Joe, Michel Pasquier e Philippe Castello del gruppo ginevrino Eruption, La Bâtie si fa conoscere come la «Woodstock della punta del Lemano». Quattro anni dopo è Jean-François Jacquet (direttore dell’AMR) a prendere le redini della manifestazione diventata ormai indispensabile. Sovversiva, pluridisciplinare e alternativa La Bâtie s’impossessa pian piano di Ginevra, inglobando negli ultimi anni anche alcuni comuni limitrofi e la vicina Francia. La sindrome Bâtie si espande, lenta ma inesorabile, oltre le frontiere geografiche ma anche e soprattutto oltre le categorie di genere (nel senso lato del termine).
È irriverente, sorprendente, ispirato, sovversivo e intenso il festival che si nutre del passato con lo sguardo rivolto al futuro Danza, teatro, musica o performance, poco importano le etichette, quello che conta è la qualità e la forza dello spettacolo proposto. Questa tendenza alla pluridisciplinarità, intesa come spazio artistico dove sperimentare a piacimento, si è imposta con forza a partire dal 2016 quando la sua direttrice, Alya Stürenburg Rossi, decide di eliminare dalla programmazione le classiche etichette «danza», «teatro» e «musica». Una scelta vincente e sicuramente al passo con i tempi. La manifestazione si globalizza attirando ogni anno, come una sirena calvinista dallo spirito punk, un numero sempre crescente di artisti di fama internazionale. A questo pro-
posito basti citare quest’anno: la performance del sempre maestoso John Cale, membro seminale dei Velvet Undergrond e geniale produttore (Patti Smith e The Stooges), il concerto dei re della new wave inglese degli anni 80 Echo&The Bunnymen o ancora l’austera e vulcanica coreografa belga Anne Teresa De Keersmaeker che ha presentato, in duo con uno dei suoi protetti Salva Sanchis (ex allievo di P.A.R.T.S.), A Love Supreme, miscela esplosiva che unisce in modo inaspettato improvvisazione e rigore formale, il tutto accompagnato dalla musica di John Coltrane. Una coreografia coraggiosa e seducente che interroga il linguaggio proprio alla danza contemporanea evidenziandone le infinite potenzialità. Per quest’ultima edizione Alya Stürenburg Rossi, che da novembre cederà il posto dopo ben dieci anni di attività a Claude Ratzé (da venticinque anni direttore dell’Associazione per la danza contemporanea ADC e agli inizi della sua carriera addetto stampa e programmatore de La Bâtie), ha scelto come filo conduttore la «trasmissione». Trasmissione di un festival che sorride all’avvenire, irriverente e ambizioso, amante delle arti della scena nella sua sublime globalità, ma che non nasconde la sua passione scottante per la danza contemporanea e la performance. Diventata ormai una tradizione, questa 41esima edizione ha scelto di onorare due artisti invitati che diventano a loro volta i numi tutelari della manifestazione: Oscar Gòmez Mata e Mohamed El Khatib. Il primo ha festeggiato con il sorriso (rimando forse allo smiley che troneggia sui poster del festival?), paillettes e endorfine i 20 anni della sua compagnia, l’Alakran, accompagnato da artisti e amici quali La Ribot, il musicista Andrès Garcia o ancora l’attore e regista teatrale bernese François Gremaud. Oscar Gòmez Mata, artista a tutto tondo (regista teatrale, attore, autore e scenografo) spagnolo ma ginevrino d’adozione (la compagnia Alakran nasce proprio sulle rive del
Scatto dietro le quinte dello spettacolo Romances Inciertos, un autre Orlando, fotografia di Mehdi Benkler. (www.batie.ch)
Lemano), ha presentato quest’anno in anteprima a La Bâtie Le Direktør, trasposizione scenica del film di Lars Von Trier. Un lavoro incisivo e diretto, quello di Gòmez Mata, che mette in scena il dietro le quinte spesso grottesco del mondo del lavoro e le derive del capitalismo. Il secondo ospite, il regista teatrale francese Mohamed El
Khatib ha presentato ben tre opere: Moi, Corinne Dadat, Finir en beauté e L’amour en Renault 12, esempi luminosi della sua sensibilità artistica che si nutre della realtà (situazioni vissute sulla sua pelle o estrapolate dalla vita di gente «comune») diventata, grazie alla scena, elemento narrativo di un’inaspettata forza estetica.
Come di consuetudine il festival ginevrino ha celebrato sul palco una nuova generazione di artisti più che promettenti. Sorprendenti, accattivanti e stuzzicanti i lavori dell’austriaca Florentina Holzinger (Apollon Musagète), che utilizza la tradizione (post barocca) per parlare di alienazione e identità, il tutto su di una scena che esclude volontariamente e sistematicamente qualsiasi figura maschile, e del belga Pieter Ampe (So you can feel) che utilizza il suo corpo come campo di battaglia sul quale sperimentare senza impedimenti e falsi pudori. Sovversiva e intensa anche la messa in scena della capoverdiana (ex allieva di P.A.R.T.S.) Marlene Monteiro Freitas (Prélude pour une purge) che utilizza la plasticità dei corpi in modo ribelle per raggiungere una libertà universale. Nella stessa vena intransigente e feroce troviamo Marcelo Evelin che ha presentato quest’anno a La Bâtie Dança doente, coreografia ispirata dal pioniere del butô Tatsumi Hijikata, la compagnia belga Peeping Tom e il loro Moeder, coreografia iperrealista e misteriosa che ricorda le atmostefere di Twin Peaks e la sud africana Dada Masilio che reinventa in modo decisamente originale i balletti classici (quest’anno Giselle) rimettendo i personaggi femminili al posto che gli spetta di diritto: al centro dello scontro. Impossibile non citare anche la potente performance di Eisa Jacson Your Highness che denuncia la mercificazione dei corpi nel suo paese natale, le Filippine (ma il discorso è ovviamente universale). La seducente e ipnotica prestazione dell’incredibilmente promettente François Chaignaud e Nino Laisné (Romances Incertos: un autre Orlando), senza dimenticare la sempre maestosa Mathilde Monnier che ha presentato quest’anno a La Bâtie El baile, in coppia con Alan Pauls. Un’edizione incisiva dove la nuova generazione si nutre della forza del passato aprendosi allo stesso tempo con coraggio e sfacciataggine al futuro. L’arte intesa come trasformazione e catarsi.
Perdere la testa e dar corpo a una nuova identità In scena Il nuovo progetto teatrale dell’attore e regista svizzero indaga le implicazioni etiche
legate ai futuri sviluppi della medicina Giorgio Thoeni Con il recente debutto al Teatro Foce di Lugano di Radio Frankenstein, la vena creativa di Markus Zohner questa volta è al passo con i tempi e coglie spunto dalla stretta attualità per farci riflettere su un tema che si colloca perfettamente sulla scia del ciclo di approfondimenti «sulle origini del tutto» che il regista e attore da tempo realizza con interviste a tutto campo per la sua Radio Petruska destinata ad ascolti in podcast. L’attualità è quella legata al progetto di Sergio Canavero, il neurochirurgo italiano che vorrebbe trapiantare la testa di un paziente sul corpo di un uomo deceduto per morte cerebrale. La notizia, che ha il sapore del paradosso, era stata data nel 2015 ma dopo aver fatto il giro del mondo sta ancora facendo discutere la scienza e l’etica soprattutto dopo che sappiamo che l’intervento,
battezzato «Heaven» (paradiso), verrà realizzato entro la fine dell’anno in Cina. La nazione ospite sembra infatti aver garantito il suo finanziamento dichiarandosi disponibile a quella delicatissima e costosa operazione (11
milioni di euro, 36 ore di intervento e un’équipe di 150 medici) che, secondo il neurochirurgo, rappresenterebbe il primo passo verso l’immortalità. Una certezza conquistata dopo aver già eseguito il trapianto su nove topi. Il dibat-
Markus Zohner. (Instagram)
tito che il progetto ha generato, soprattutto sul piano etico e morale, è spesso sfociato in polemiche ma soprattutto ha suggerito un paragone con l’esperimento del dottor Victor Frankenstein, il moderno Prometeo nato dalla fantasia letteraria di Mary Shelley ha ispirato la versione teatrale di Zohner che ha messo in scena con la sua compagnia una sorta di quarta parete subliminale fra pubblico presente in «numerus clausus», una sala operatoria e uno studio radiofonico. Il pubblico viene dapprima invitato a riempire un formulario anonimo rispondendo a domande sul valore del proprio corpo in relazione ai sentimenti, a risvolti venali, al senso del sacrificio. Gli spettatori vengono poi accolti in video da un’empatica operatrice e successivamente prendono posto su sedie allineate sul palcoscenico. Di fronte a loro due speaker enunciano la filosofia di
«Radio Frankenstein», «la radio che ti fa essere ciò che sei». I due sono anche i chirurghi alle prese con un’anamnesi sdoppiata fra pubblico e vittima sacrificale, contrario a cedere la testa all’infelice proprietario di un corpo deforme. Andrà verso una nuova identità. E che cosa ci fa essere ciò che siamo? Siamo esseri umani perché abbiamo un cuore e un cervello? Giocato sulle corde di una fredda ironia, in poco più di un’ora il copione immaginato da Zohner ci smonta i meccanismi di una verità annunciata che entra nel labirinto di un paradosso dove arte e scienza giocano a rimpiattino su qualcosa che, probabilmente, rischia di accadere davvero. Sono bravi tutti. Da Zohner nelle vesti di autore e regista a tutti gli interpreti: Patrizia Barbuiani, Santiago Bello, Luca Domas, Alessandra Francolini, Igor Mamlenkov, David Matthäus Zurbuchen con il designer Sandro Pianetti.
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 18 settembre 2017 • N. 38
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Cultura e Spettacoli Rubriche
In fin della fiera di Bruno Gambarotta Ricordi d’estate Due temi hanno dominato l’estate che sta finendo. Per coglierli era sufficiente ascoltare le conversazioni. Fra gli anziani, i giovani vivono con la testa china sulle tavolette. Siamo nel giardino dell’albergo di montagna, in attesa della cena. Una villeggiante spalanca davanti a sé un quotidiano. Titolo: «Stati Uniti e Corea del Nord sull’orlo della guerra nucleare». Depone il giornale con aria angosciata e domanda all’amica seduta di fronte: «Secondo te, le uova, le controllano una per una?». Come risponde un torinese che non vuole schierarsi? «Conforme. Dipende». L’amica non demorde: «Dipende da cosa?». «Bisogna vedere cosa intendono per controllo, se consiste nel prendere l’uovo in mano, leggere cosa c’è scritto sopra e rimetterlo giù, si può fare». «Ma che razza di controllo è? Sull’uovo possono scriverci quello che vogliono, anche messaggi d’amore, mio cugino che non batteva chiodo per la bruttezza, ha trovato l’anima gemella così, tramite l’uovo». «Io non leggo mai cosa c’è scritto sul guscio di un uovo prima di romperlo». «Fai male,
avresti potuto trovare anche tu l’anima gemella». «Non sposerei mai uno che mi scrive una lettera d’amore sulla superficie di una cosa uscita dal fondoschiena di una gallina». Nella conversazione si intromette il cittadino virtuoso: «Noi consumatori dobbiamo fare la nostra parte, pretendere che sul guscio dell’uovo ci sia il nome della gallina che l’ha partorito, il suo pedigree, quello dell’allevatore, la data e il luogo dove è stato scodellato, un documento che certifichi che la gallina è di sana e robusta costituzione… tanto per cominciare». «Ci starà tutta questa roba sul guscio?» «Non mi interessa, è un problema che devono risolvere i nostri politici». La prima villeggiante riprende in mano il pallino: «Buoni quelli! Vanno a turno in tivu per rassicuraci, a dire che non c’è nessun rischio per i consumatori, che solo se mangi una frittata di otto uova puoi avere qualche piccolo disturbo». «Sarebbero più convincenti se si mangiassero un uovo in diretta. Ne prendono uno a caso dal nastro che scorre, lo rompono, lo mettono in un tegamino con un po’
di burro, lo cuociono, se lo mangiano e fanno scarpetta». Entra in scena il complottista: «Chi ci assicura che le uova del nastro da cui il ministro ne prende una a caso non siano state prima controllate facendo un’ecografia o la Tac?» In un dibattito serio non può mancare la persona aggiornata: «Non gli fanno la Tac, ma la risonanza magnetica nucleare. Mio cognato ne aveva prenotata una, l’hanno rinviata di sei mesi, gli hanno detto che devono dare la precedenza alle uova». Si affaccia la padrona dell’albergo: «La cena è servita, stasera gara di frittate». Altro grande tema è stato il ritorno alla ribalta dei grandi vecchi e la cosa non può che farmi piacere essendo entrato a far parte della categoria. Nel mese di agosto i quotidiani facevano a gara per lanciare servizi su alcuni che sono diventati influencer e trendsetter. Penso che voglia dire che influenzano le opinioni e la moda. Al festival di Venezia ha spopolato la coppia formata da Jane Fonda e Robert Redford. Sono tante le storie dei grandi vecchi che non si arrendono. Nello sport, per esempio, ma facendo gli
opportuni controlli. C’è chi fa il furbo dichiarando: «Detengo il record mondiale dei 1500 metri per la categoria degli ultra 95enni», omettendo di aggiungere che è rimasto l’unico uomo al mondo a correre a quell’età. Un ex compagno di scuola mi ha segnalato l’ultra ottantenne che sta per laurearsi in lettere moderne, con una tesi sul poeta Ceccardo Roccatagliata Ceccardi. Ho voluto intervistarlo. «Perché proprio quest’autore?», è stata la mia prima domanda. «Cos’ha questo poeta di tanto speciale?». La sincerità della risposta mi ha commosso: «L’ho scelto perché il suo è l’unico nome che riesco a ricordare». Sulle pagine di cronaca locale avevo pubblicato la storia del professore di filosofia che di pomeriggio faceva il ciabattino. Dopo l’uscita del servizio era stato licenziato dal liceo privato dove insegnava ma aveva moltiplicato le clienti che portavano nel suo negozio i figli a farsi risuolare le scarpe per scroccare un ripasso gratis nella sua materia. Ci sono i collezionisti delle cose più strane, come l’amico che mi ha invitato a cena per mostrarmi la
sua raccolta di tessere di socio onorario di circoli, confraternite (della trippa, del bollito misto, del baccalà) e associazioni. Fra queste, gli amici delle Bollicine, del Museo Ferroviario, del Museo del Grande Torino, del circolo della magia. Secondo lui basta poco per meritarsi la tessera di socio onorario. «Tieni una conferenza nella loro sede, partecipi a una premiazione, accetti di far parte di una giuria, e arriva la nomina». Preferisco coloro che tentano un’impresa giudicata impossibile, come quella di un novantenne decano del parapendio. Gli credevo sulla parola ma lui aveva voluto esibirsi in un lancio dimostrativo. La discesa era andata bene fino a pochi metri dal prato, quando un’improvvisa e rabbiosa folata di vento aveva spinto il trabiccolo a stamparsi contro un muretto di pietra. Da principio sembrava che il vecchio Icaro se la fosse cavata con un paio di fratture agli arti e un grande ematoma in fronte. Portato in pronto soccorso, nella notte erano sorte complicazioni cardiache. Una folla commossa ha preso parte al suo funerale.
insieme si presentava la possibilità di stare più alzati la sera, di fare con lui i giochi della «Settimana Enigmistica», di correre a comprare il gelato dopo cena. Astuzia delle mamme che concedevano le concessioni tutte ai padri, per compensare severità e dolcezza nelle due figure. Ma gli odori mi hanno distratto, che altro c’è nella scatolina rosa? Ancora gioielli, piccoli, da bambina. Un anello forse in argento con delle pietruzze, orecchini, un bracciale pieno di amuleti, oggi li chiameremmo charms: quadrifoglio, numero tredici, cornetto, angelo custode, un inquietante disegno che sembra proprio una svastica in miniatura, spero in nome del valore di speranza. Ci ricordiamo di una epigrafe, per Bianca Maria, nata nel 1934, vissuta davvero poco, sorellina della mamma da lei mai conosciuta. Infatti un medaglione in ceramica riporta due foto, un fratello di nonna militare e sull’altro lato una bimba. In
un sacchettino di tulle, spavento, dei capelli, corti, sottili. A distanza di più di ottant’anni sento tra le mani come sono soffici questi capelli castani chiari, come erano i miei da bambina. Per fortuna una terribile spilla a forma di cavalletta – è la terza che troviamo in casa, dovevano essere di gran moda – vira lo stupore per il macabro in risata per l’orrendo, e anche stavolta la morte è beffata. Non abbiamo finito: sotto i gioielli c’è anche una moneta da due dollari e mezzo, nessuno aveva idea che ne fossero mai esistite, forse un altro purtroppo inutile portafortuna per la piccola. I cugini della nonna erano emigrati a Washington, dove erano diventati benestanti costruendo tombe di cemento, e famosi per quella di John Kennedy. Ma stavolta il macabro non torna a visitarci, è troppo divertente il ricordo di questi ormai americanissimi parenti – ricchi grazie ai morti – da cui aspettavamo doni e denari, e che
invece regalavano a ciascuno di noi solo un dollaro, facendo pure il gesto di nasconderlo nella mano e poi passarlo nella tua al momento di salutarsi. Scene da saloon, che lasciavano i bambini a guardarsi la mano col dollaro e papà ancora questa volta privo del regalo che chiedeva loro da anni: una sorta di zaino a motore che gli permettesse di volare non ad altezze esagerate, evitandogli il fastidio del traffico, del parcheggio, della fatica di guidare o prendere un mezzo. Per farlo contento stavamo all’erta, siamo riusciti negli anni a trovare due modelli, quello degli astronauti sulla luna e l’altro, costruito da Archimede Pitagorico per aiutare la famiglia dei paperi a fuggire la Banda Bassotti. In effetti, entrambe invenzioni americane. Un anello, una moneta, raccontano un secolo che sembra ormai lontano, ma, come i filosofi sanno, nel ricordo torna presente, fa battere il cuore, incontrare le generazioni.
il caso non riesce a portare a termine. Il guaio è che, come osserva Robert Musil, la stupidità da fuori somiglia ingannevolmente all’intelligenza. Secondo Ennio Flaiano, che ne era un esperto impareggiabile, la stupidità si vende moltissimo e ha ridicolizzato il buon senso. Chiedere a certi amministratori pubblici di riflettere bene sulle frasi di Krakauer, di Musil e di Flaiano significa avere fiducia nel loro buon senso e dunque confidare, forse stupidamente, nella loro mancanza di stupidità. Buon senso sarebbe, per esempio, evitare a scuola l’uso del telefono, favorendo la vecchia scrittura a mano. Stupidità è pensare che ciò che è vecchio sia sempre superato e come tale vada abbattuto o sostituito. Viceversa, uno studio pubblicato un mese fa su «Psychology Today», la lentezza della scrittura manuale accelera e approfondisce la capacità di analisi e di apprendimento, accresce lo sviluppo cerebrale e migliora la qualità dei contenuti. Una recente ricerca
dell’Università Bicocca di Milano (svolta in collaborazione con altri centri europei) ha dimostrato che scrivere a mano, pur essendo un’acquisizione culturale, comporta una doppia organizzazione ritmica («omotetia» e «isocronia») già presente nell’essere umano sin dalla nascita: una sorta di ritmo naturale, essenziale anche per curare la dislessia. Quanta stupidità ci sarebbe nel rinunciare alle nostre competenze innate per forzarle verso altre forme «nuove» ma artificiali? Un intervento del filologo e critico letterario Claudio Giunta pubblicato sull’ultimo numero del mensile «Il Mulino» (5½ alla grande rivista di cultura e politica) affronta la crescente difficoltà di scrittura di cui soffrono gli studenti (dalle medie all’università): si scrive molto ma sempre meno si scrive in modo accurato e corretto; si insegna poco a scrivere correttamente anche perché spesso gli stessi insegnanti non sanno che cosa significa saper scrivere bene; la cultura umanistica è sempre
meno diffusa e ciò comporta pressappochismo nella qualità argomentativa. Scrivere bene non serve più a niente o quasi, conclude Giunta: non è più un requisito richiesto dal mondo del lavoro, anche perché i testi hanno per lo più natura volatile essendo sempre meno cartacei e sempre più digitali e dunque frettolosi. Giunta (4½) lo afferma come fosse un dato di fatto al quale sarebbe non solo inutile ma patetico opporsi: un umanista molto pragmatico e disincantato… Gli risponde, sempre sul «Mulino», il linguista Edoardo Lombardi Vallauri (5): anche se fosse vero che la buona scrittura non è più richiesta dal mondo del lavoro, saper scrivere resta pur sempre indispensabile per costruire architetture logico-argomentative anche nel discorso orale. La buona scrittura alimenta il ragionamento, il pensiero, in qualunque forma esso si esprima. Resta il dubbio (legittimo) che oggi neanche il pensiero sia un requisito richiesto dal mondo del lavoro.
Postille filosofiche di Maria Bettetini Scoperte inattese Una scatolina esagonale, rosa, di cartone. Nessuno l’ha mai vista, mentre affannati svuotiamo cassetti e armadi, invasi da odori, ricordi, malinconie e sorprese, una misteriosa scatola. Infognata com’era tra libri, fogli di carta, sacchetti vuoti, nascosta in fondo, non ha nemmeno quello strato di polvere che ormai affrontiamo con coraggio, straccetto umido e piumino in mano, mente alla doccia della sera, che tutto laverà. La apro. Magari non c’è nulla, magari carta velina che conteneva un prezioso, come altre scatole già trovate. Siamo senza parole, quelli di famiglia che in questo momento con me svuotano la casa che per decenni abbiamo abitato in sette, poi i superstiti, poi nessuno. Brilla un cerchio d’oro, un anello. Il tempo non l’ha scalfito, la scatolina lo ha protetto. È una fede, una vera, insomma un anello nuziale. Non ha né date né nomi incisi, le dimensioni fanno pensare a un anello da uomo,
alle mani grandi del babbo, del nonno, del bisnonno (abbiamo tutti le mani grandi in famiglia). Mi è largo anche al dito di mezzo, ma non lo voglio togliere più, come per portare sempre con me un segno del mondo di ricordi che in questi giorni si affaccia alla mente, al cuore. È come una nuvola: dalla nebbia emerge un volto, una precisa espressione, oppure il modo di sentire di essere lì, a casa dei nonni, o in campagna, o nell’auto di papà. Un odore, che non si vede, ma lo si vede arrivare. La naftalina, che fa tanto mamma, la sua pelliccia, i cappotti e le sciarpe di tutti, che chiudeva a maggio insieme a tonnellate di perniciose palline bianche. Le sigarette mescolate al dopobarba, ecco papà in una giacca che lascia per sempre il suo armadio. Un odore sgradevole? No, significava che era a casa, quindi tutto sarebbe andato bene. Anche se il rischio sgridata poco accondiscendente si faceva più vicino,
Voti d’aria di Paolo Di Stefano La stupidità artificiale L’intelligenza artificiale? No, la Stupidità Artificiale. Lo scienziato americano David Krakauer, che dirige il Santa Fe Institute, sta studiando l’evoluzione della stupidità con qualche risultato già sicuro: «La tecnologia» dice Krakauer (5½) intervistato da Viviana Mazza per «La lettura» del «Corriere della Sera», «uccide l’intelligenza». Mentre le macchine migliorano, noi peggioriamo. Per esempio: per decidere che libro leggere, che film vedere o in quale ristorante andare a mangiare non prendiamo più una decisione ragionevole basata sull’esperienza, ma ci affidiamo a Netflix, ad Amazon, alle app. Finirà che, inserendo in un sistema le nostre aspettative, il nostro status sociale eccetera, sarà una app a consigliarci che cosa votare. Il timore di Krakauer è un’«erosione» del libero arbitrio: «Mentre il linguaggio o i numeri sono artefatti cognitivi complementari che aumentano le nostre capacità di ragionamento, ci sono artefatti cognitivi competitivi che fanno
l’opposto: non amplificano le capacità umane ma le sostituiscono, con un impatto negativo sul nostro cervello». La ministra italiana dell’Istruzione, Valeria Fedeli (3 di scoraggiamento), non si pone i problemi che si pone Krakauer ed esprime il suo consenso all’uso dello smartphone a scuola: aiuta l’apprendimento. «Gli insegnanti in classe devono coinvolgere e appassionare i ragazzi», aggiunge. Apprezzabile (non originalissima) dichiarazione di intenti, ma con lo smartphone sarà più facile coinvolgere gli studenti? Non ci credo, anzi è risaputo che il telefonino è uno strumento che accresce la distrazione e moltiplica i comportamenti autistici: viceversa, la scuola dovrebbe (dovrebbe) essere un luogo di scambio, confronto e socialità. Dunque? Artefatti complementari o sostitutivi? Sarebbe interessante girare la domanda a Krakauer. Il quale sostiene che la stupidità conduce a fare male ciò che il caso farebbe meglio, mentre l’intelligenza compie al meglio ciò che
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Idee e acquisti per la settimana
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Idee e acquisti per la settimana Migros Plus
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I detersivi e i detergenti Migros Plus sono ecologici. Combinano elevate prestazioni a un’alta biodegradabilità. Sono tra il 97 e il 100 percento biodegradabili e vengono prodotti con materie prime naturali e rinnovabili. E in più puliscono con molta efficacia.
I detersivi e i detergenti a marchio Migros Plus sono efficaci e biodegradabili per almeno il 97 percento. Il detergente all’aceto di mele è particolarmente versatile. Abbiamo raccolto sei suggerimenti d’uso Testo Angela Obrist; Illustrazioni Katena Studios
Principi attivi vegetali Le ricette dell’assortimento vengono costantemente migliorate e contengono ora anche principi attivi che provengono da piante europee. L’alcol, i tensioattivi e gli altri principi attivi provengono da specie vegetali come i girasoli, il granoturco, il frumento o la colza, rispettivamente da loro sottoprodotti. Ideale per chi soffre di allergie Nello sviluppo delle nuove ricette della linea «Migros Plus Sensitive» è stata posta particolare attenzione alle persone allergiche e con pelle sensibile. Questi prodotti particolarmente rispettosi sono da subito disponibili nella maggiori filiali.
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Migros Plus Aceto detergente in bottiglia 1l Fr. 3.40
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Migros Plus Aceto detergente confezione ricarica 1l Fr. 2.95
Il detergente all’aceto di mela scioglie senza sforzo le macchie di sporcizia più forti dalle padelle. Basta versare acqua calda nella padella, aggiungere un po’ di detergente all’aceto di mela e lasciare agire per 30 minuti. Attenzione: non far bollire il liquido di lavaggio nella padella, altrimenti si generano vapori corrosivi!
Il detergente all’aceto di mela stabilizza i colori dei tessuti e mantiene così più a lungo la brillantezza della maglietta preferita. Immergervi l’indumento prima del lavaggio. Può poi essere lavato come di abitudine con il detersivo per capi colorati o quello per tessuti delicati Migros Plus.
Il detergente all’aceto di mela agisce con forza contro il grasso e lo sporco. Versare il detergente all’aceto di mela su un panno e strofinare la zona da trattare. Gli spruzzi di grasso sui fornelli e le macchie sulle parti in acciaio inossidabile vengono eliminati in un baleno.
Il detergente all’aceto di mela è un’arma miracolosa contro gli odori spiacevoli, come quello stagnante del frigorifero quando resta a lungo chiuso. Per portare un tocco di freschezza al frigorifero, basta semplicemente strofinare un panno imbevuto con il detergente.
Il poliedrico detergente all’aceto di mela è utile anche per il pretrattamento delle macchie sui capi che non contengono viscosa. In caso di macchie di sudore, di ruggine o di inchiostro della penna a sfera, pretrattare con il detergente all’aceto di mela. Immergere quindi l’indumento in acqua e sapone e successivamente lavare come di consuetudine.
Il detergente all’aceto di mela rimuove le macchie di calcare e di acqua in un batter d’occhio. Diluito con acqua calda, elimina i residui di calcare da vetri e vasi. Anche le cabine doccia possono essere velocemente pulite con un panno imbevuto di detergente. Per residui di calcare particolarmente ostinati – per esempio nella macchina del caffè – è raccomandato l’utilizzo del decalcificante Migros Plus.
M-Industria crea numerosi prodotti Migros, tra cui anche i detersivi e i detergenti Migros Plus.
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Migros Bio Cotton
Animaletti protagonisti Migros Bio Cotton Pigiama per bambine taglie 98/104 - 122/128* Fr. 21.–
I capi di tessuto Bio Cotton per bambini e neonati della Migros mantengono quanto promettono: il cotone biologico è sostenibile e gli indumenti sono prodotti secondo le severe direttive ecologiche del marchio «eco» . I nuovi soggetti «animaleschi» su body e pigiamini ispirano la fantasia dei piccoli che li indossanto con piacere
Idee e acquisti per la settimana
Per lavare i vestiti dei bambini si raccomandano detersivi particolarmente delicati. Bisognerebbe evitare gli ammorbidenti profumati oppure usare prodotti indicati specificamente per i bambini.
Jasmin Eugster
«Pago volentieri per la differenza» Mentre i suoi bimbi adorano le auto, i trattori e le moto, per Jasmin Eugster di Buchackern TG in fatto di abbigliamento per bambini contano la qualità biologica e le corrette condizioni di lavoro Testo Heidi Bacchilega; Foto Christian Dietrich
Migros Bio Cotton Body per bebè pacco doppio taglie 62/68 - 98* Fr. 13.–
Migros Bio Cotton Pigiama per bebè taglie 68-98* Fr. 15.–
La cliente Migros Jasmin Eugster quando compra nuovi vestiti per i suo figlioletti Joel, Leandro e Yannick predilige tessili di qualità biologica.
Quanta attenzione dedica al tema Bio? Migros Bio Cotton Pigiama per bebè taglie 68-98* Fr. 15.–
Migros Bio Cotton Body per bebè pacco da 3 taglie 50/56-98* Fr. 15.–
Migros Bio Cotton Pigiama per maschietti taglie 98/104-122/128* Fr. 21.–
*Nelle maggiori filiali
Più invecchio e più m’interesso ai prodotti biologici, ai loro metodi di produzione e alla sostenibilità. Specie per quanto riguarda i vestiti e i generi alimentari per la mia famiglia e per me, faccio attenzione che i prodotti provengano da fonti degne di fiducia e siano lavorati correttamente. Oggi esiste una buona scelta di prodotti realizzati con criteri verificati, oltre a un’infinità di etichette che ne attestano il commercio equo e lo standard Bio. Come consumatrice mi fido del fatto che aziende affermate adempiano ai loro obblighi e comunichino con trasparenza. Infatti, non posso verificare personalmente ogni dettaglio o circostanza. Cosa le interessa maggiormente in materia di indumenti Bio?
Le corrette condizioni di lavoro vanno garantite. I prezzi dei prodotti biologici sono in genere un po’ più alti di quelli dei prodotti convenzionali. Una differenza
Il programma eco della Migros garantisce che i tessuti siano prodotti in modo assolutamente ecologico, socialmente sostenibile e tracciabile. Parte di
che pago volentieri se so che essa permette condizioni di lavoro adeguate e può eliminare il lavoro minorile. A cosa fa attenzione quando sceglie i vestiti per i suoi tre figlioletti?
I capi, soprattutto la biancheria intima, le calze e i body, che sono indossati direttamente sulla pelle, dovrebbero essere di cotone, possibilmente biologico. Naturalmente, gli indumenti devono essere anche comodi e devono piacere. A proposito di gusti: che ne pensano i suoi bimbi dei soggetti attuali della linea Bio Cotton?
Trovano «super divertente» specialmente il motivo della tenda indiana con gli animali. I due fratelli maggiori hanno scelto per il più piccolo il pigiama con l’orsetto che tiene in braccio il riccio. In generale, in questo momento tra i miei figli vanno per la maggiore le auto, i trattori e le moto. Forse questi soggetti saranno ripresi sulla prossima collezione?
I tessuti Migros Bio Cotton sono prodotti con cotone di produzione biologica certificata e sono lavorati secondo le direttive eco.
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 18 settembre 2017 • N. 38
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Migros Bio Cotton
Animaletti protagonisti Migros Bio Cotton Pigiama per bambine taglie 98/104 - 122/128* Fr. 21.–
I capi di tessuto Bio Cotton per bambini e neonati della Migros mantengono quanto promettono: il cotone biologico è sostenibile e gli indumenti sono prodotti secondo le severe direttive ecologiche del marchio «eco» . I nuovi soggetti «animaleschi» su body e pigiamini ispirano la fantasia dei piccoli che li indossanto con piacere
Idee e acquisti per la settimana
Per lavare i vestiti dei bambini si raccomandano detersivi particolarmente delicati. Bisognerebbe evitare gli ammorbidenti profumati oppure usare prodotti indicati specificamente per i bambini.
Jasmin Eugster
«Pago volentieri per la differenza» Mentre i suoi bimbi adorano le auto, i trattori e le moto, per Jasmin Eugster di Buchackern TG in fatto di abbigliamento per bambini contano la qualità biologica e le corrette condizioni di lavoro Testo Heidi Bacchilega; Foto Christian Dietrich
Migros Bio Cotton Body per bebè pacco doppio taglie 62/68 - 98* Fr. 13.–
Migros Bio Cotton Pigiama per bebè taglie 68-98* Fr. 15.–
La cliente Migros Jasmin Eugster quando compra nuovi vestiti per i suo figlioletti Joel, Leandro e Yannick predilige tessili di qualità biologica.
Quanta attenzione dedica al tema Bio? Migros Bio Cotton Pigiama per bebè taglie 68-98* Fr. 15.–
Migros Bio Cotton Body per bebè pacco da 3 taglie 50/56-98* Fr. 15.–
Migros Bio Cotton Pigiama per maschietti taglie 98/104-122/128* Fr. 21.–
*Nelle maggiori filiali
Più invecchio e più m’interesso ai prodotti biologici, ai loro metodi di produzione e alla sostenibilità. Specie per quanto riguarda i vestiti e i generi alimentari per la mia famiglia e per me, faccio attenzione che i prodotti provengano da fonti degne di fiducia e siano lavorati correttamente. Oggi esiste una buona scelta di prodotti realizzati con criteri verificati, oltre a un’infinità di etichette che ne attestano il commercio equo e lo standard Bio. Come consumatrice mi fido del fatto che aziende affermate adempiano ai loro obblighi e comunichino con trasparenza. Infatti, non posso verificare personalmente ogni dettaglio o circostanza. Cosa le interessa maggiormente in materia di indumenti Bio?
Le corrette condizioni di lavoro vanno garantite. I prezzi dei prodotti biologici sono in genere un po’ più alti di quelli dei prodotti convenzionali. Una differenza
Il programma eco della Migros garantisce che i tessuti siano prodotti in modo assolutamente ecologico, socialmente sostenibile e tracciabile. Parte di
che pago volentieri se so che essa permette condizioni di lavoro adeguate e può eliminare il lavoro minorile. A cosa fa attenzione quando sceglie i vestiti per i suoi tre figlioletti?
I capi, soprattutto la biancheria intima, le calze e i body, che sono indossati direttamente sulla pelle, dovrebbero essere di cotone, possibilmente biologico. Naturalmente, gli indumenti devono essere anche comodi e devono piacere. A proposito di gusti: che ne pensano i suoi bimbi dei soggetti attuali della linea Bio Cotton?
Trovano «super divertente» specialmente il motivo della tenda indiana con gli animali. I due fratelli maggiori hanno scelto per il più piccolo il pigiama con l’orsetto che tiene in braccio il riccio. In generale, in questo momento tra i miei figli vanno per la maggiore le auto, i trattori e le moto. Forse questi soggetti saranno ripresi sulla prossima collezione?
I tessuti Migros Bio Cotton sono prodotti con cotone di produzione biologica certificata e sono lavorati secondo le direttive eco.
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Idee e acquisti per la settimana
Idee e acquisti per la settimana
La star della settimana
Due decenni di Skai Spearmint Noi firmiamo. Noi garantiamo.
Consistenza e gusto sono i garanti del successo L’azienda Migros Chocolat Frey gestisce a Buchs (AG) l’unica fabbrica di chewing-gum della Svizzera e vi produce da 20 anni le gomme da masticare del marchio Skai. Quel che ci vuole per un prodotto perfetto, ce lo spiega lo specialista Michael Ewers Testo Angela Obrist; Paolo Dutto
43 anni fa la Migros iniziava a produrre gomme da masticare. Nel 1997 esordiva sugli scaffali il marchio proprio Skai al gusto Spearmint. Oggi l’industria della Migros Chocolat Frey produce 55 tonnellate all’anno di cicche Skai in undici gusti diversi. Ciò corrisponde all’incirca al peso di nove elefanti maschi africani adulti. Indovinello
Quante tonnellate di gomme da masticare Skai escono ogni anno dalla fabbrica della Migros? Rispondete a questa domanda su www.noifirmiamonoigarantiamo.ch/star-dellasettimana e vincete una carta regalo Migros. Saranno sorteggiate carte regalo per un valore totale di 150 franchi.
Pietre miliari
1997: viene lanciato il marchio Skai, che fa parlare di sé come sponsor di festival musicali e manifestazioni sportive come il Tour de Suisse 2002. Nella fabbrica di Chocolat Frey di Buchs, in Argovia, non è facile scegliere su che lato camminare: mentre da una parte vengono prodotte le celebri specialità di cioccolato della Migros, di fronte si svolge a pieno regime la produzione di gomme da masticare. L’azienda della Migros produce chewing-gum sin dal 1947 e dal 1997 anche tutte le varietà della marca Skai. «La gomma da masticare è un prodotto estremamente avvincente», afferma Michael Ewers, key account manager per la Svizzera e responsabile dello sviluppo del marchio Skai. «I chewing-gum si gustano, ma non si mangiano. Fanno parte dei dolciumi, ma le cicche Skai sono da sempre completamente senza zucchero». Con un’ottantina di collaboratori, oggi la Chocolat Frey è l’unica produttrice di gomma da masticare in Svizzera. I suoi concorrenti producono interamente all’estero, ad esempio in Polonia. Ampia gamma di aromi
Michael Ewers lavora alla Chocolat Frey come key account manager per la Svizzera ed è responsabile dello sviluppo del marchio Skai.
Sin dal primo momento la storia del marchio Skai è costellata di successi. «I clienti apprezzano la grande varietà di aromi, oltre naturalmente all’eccelsa qualità», dichiara Ewers. Mentre inizialmente si producevano solo tre gusti – menta piperita, menta verde e la variante fruttata Tropical Sommer – ora ne sono disponibili già undici, dal Crunchy Mint alla cannella fino al Fantastic Berries. Tuttavia, il gusto preferito resta la Spearmint (menta verde). «Gli aromi Spearmint e Peppermint godono di uno status affermato, come la vaniglia, il cioccolato e la fragola tra i gelati», affer-
ma l’esperto. E spiega perché: «Il sapore di menta rinfresca la bocca. Per la maggior parte della gente, questo è il motivo principale per addentare una cicca. Alcuni danno invece la priorità al sapore, mentre altri apprezzano il potere rilassante del chewing-gum». Freschezza che dura a lungo
Una cicca Skai consiste in un impasto gommoso rivestito di un involucro liscio, chiamato confetto, che è particolarmente aromatico. L’aspetto semplice inganna perché, per fornire un piacere ottimale in bocca, il Reparto sviluppo ha molto da lavorare. Innanzitutto, è importante far sì che l’aroma duri a lungo: «Nessun amante di gomme da masticare è contento se l’esplosione del gusto svanisce già dopo pochi secondi. Quindi, alla bontà del chewing-gum concorrono la consistenza e il sapore, ma anche la durata del gusto», spiega Ewers. Per ottenere un gusto duraturo, gli specialisti lavorano sull’aroma nell’impasto gommoso e nel confetto. Inoltre, perché la masticazione sia piacevole, la massa deve restare malleabile a lungo, deve conservare il suo volume e non dovrebbe appiccicarsi ai denti. «Ci vogliono un sacco di procedimenti per creare un chewing-gum che soddisfi i requisiti migliori», sottolinea Ewers a nome di tutta la squadra di esperti di Chocolat Frey. Il loro mandato è sempre lo stesso: sviluppare nuovi metodi e offrire altre esperienze avvincenti con le formule ormai consolidate.
2009-2014: ogni sei mesi Chocolat Frey sviluppa un nuovo gusto per le cicche Skai e le immette sul mercato in edizione limitata.
dal 2015: con «myskai» i clienti possono personalizzare i chewinggum, facendovi imprimere sopra foto e scritte. Questo prodotto esclusivo si può ordinare online su www.myskai.ch. 2017: Skai festeggia il suo 20° anniversario e per l’occasione distribuisce gratuitamente i chewing-gum ai passanti in alcune stazioni della Svizzera.
M-Industria crea numerosi prodotti Migros, tra cui anche le gomme da masticare Skai.
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La star della settimana
Due decenni di Skai Spearmint Noi firmiamo. Noi garantiamo.
Consistenza e gusto sono i garanti del successo L’azienda Migros Chocolat Frey gestisce a Buchs (AG) l’unica fabbrica di chewing-gum della Svizzera e vi produce da 20 anni le gomme da masticare del marchio Skai. Quel che ci vuole per un prodotto perfetto, ce lo spiega lo specialista Michael Ewers Testo Angela Obrist; Paolo Dutto
43 anni fa la Migros iniziava a produrre gomme da masticare. Nel 1997 esordiva sugli scaffali il marchio proprio Skai al gusto Spearmint. Oggi l’industria della Migros Chocolat Frey produce 55 tonnellate all’anno di cicche Skai in undici gusti diversi. Ciò corrisponde all’incirca al peso di nove elefanti maschi africani adulti. Indovinello
Quante tonnellate di gomme da masticare Skai escono ogni anno dalla fabbrica della Migros? Rispondete a questa domanda su www.noifirmiamonoigarantiamo.ch/star-dellasettimana e vincete una carta regalo Migros. Saranno sorteggiate carte regalo per un valore totale di 150 franchi.
Pietre miliari
1997: viene lanciato il marchio Skai, che fa parlare di sé come sponsor di festival musicali e manifestazioni sportive come il Tour de Suisse 2002. Nella fabbrica di Chocolat Frey di Buchs, in Argovia, non è facile scegliere su che lato camminare: mentre da una parte vengono prodotte le celebri specialità di cioccolato della Migros, di fronte si svolge a pieno regime la produzione di gomme da masticare. L’azienda della Migros produce chewing-gum sin dal 1947 e dal 1997 anche tutte le varietà della marca Skai. «La gomma da masticare è un prodotto estremamente avvincente», afferma Michael Ewers, key account manager per la Svizzera e responsabile dello sviluppo del marchio Skai. «I chewing-gum si gustano, ma non si mangiano. Fanno parte dei dolciumi, ma le cicche Skai sono da sempre completamente senza zucchero». Con un’ottantina di collaboratori, oggi la Chocolat Frey è l’unica produttrice di gomma da masticare in Svizzera. I suoi concorrenti producono interamente all’estero, ad esempio in Polonia. Ampia gamma di aromi
Michael Ewers lavora alla Chocolat Frey come key account manager per la Svizzera ed è responsabile dello sviluppo del marchio Skai.
Sin dal primo momento la storia del marchio Skai è costellata di successi. «I clienti apprezzano la grande varietà di aromi, oltre naturalmente all’eccelsa qualità», dichiara Ewers. Mentre inizialmente si producevano solo tre gusti – menta piperita, menta verde e la variante fruttata Tropical Sommer – ora ne sono disponibili già undici, dal Crunchy Mint alla cannella fino al Fantastic Berries. Tuttavia, il gusto preferito resta la Spearmint (menta verde). «Gli aromi Spearmint e Peppermint godono di uno status affermato, come la vaniglia, il cioccolato e la fragola tra i gelati», affer-
ma l’esperto. E spiega perché: «Il sapore di menta rinfresca la bocca. Per la maggior parte della gente, questo è il motivo principale per addentare una cicca. Alcuni danno invece la priorità al sapore, mentre altri apprezzano il potere rilassante del chewing-gum». Freschezza che dura a lungo
Una cicca Skai consiste in un impasto gommoso rivestito di un involucro liscio, chiamato confetto, che è particolarmente aromatico. L’aspetto semplice inganna perché, per fornire un piacere ottimale in bocca, il Reparto sviluppo ha molto da lavorare. Innanzitutto, è importante far sì che l’aroma duri a lungo: «Nessun amante di gomme da masticare è contento se l’esplosione del gusto svanisce già dopo pochi secondi. Quindi, alla bontà del chewing-gum concorrono la consistenza e il sapore, ma anche la durata del gusto», spiega Ewers. Per ottenere un gusto duraturo, gli specialisti lavorano sull’aroma nell’impasto gommoso e nel confetto. Inoltre, perché la masticazione sia piacevole, la massa deve restare malleabile a lungo, deve conservare il suo volume e non dovrebbe appiccicarsi ai denti. «Ci vogliono un sacco di procedimenti per creare un chewing-gum che soddisfi i requisiti migliori», sottolinea Ewers a nome di tutta la squadra di esperti di Chocolat Frey. Il loro mandato è sempre lo stesso: sviluppare nuovi metodi e offrire altre esperienze avvincenti con le formule ormai consolidate.
2009-2014: ogni sei mesi Chocolat Frey sviluppa un nuovo gusto per le cicche Skai e le immette sul mercato in edizione limitata.
dal 2015: con «myskai» i clienti possono personalizzare i chewinggum, facendovi imprimere sopra foto e scritte. Questo prodotto esclusivo si può ordinare online su www.myskai.ch. 2017: Skai festeggia il suo 20° anniversario e per l’occasione distribuisce gratuitamente i chewing-gum ai passanti in alcune stazioni della Svizzera.
M-Industria crea numerosi prodotti Migros, tra cui anche le gomme da masticare Skai.
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Idee e acquisti per la settimana Noi firmiamo. Noi garantiamo.
Stelle che nascono in Svizzera Questa settimana sotto i riflettori c’è il marchio Skai di Frey. Ma tutt’attorno brillano tante altre stelle dell’Industria Migros
Azione 20% di sconto su tutto il pane dal forno a pietra, per es. Migros Bio Rombo scuro dal forno a pietra 250 g Fr. 2.–* invece di 2.50
Azione 50% di sconto su M-Classic carne macinata di manzo al kg Fr. 9.50 invece di 19.– Azione 33% di sconto sui detersivi Yvette per capi delicati in confezione speciale da 3 l, per es. Yvette Black Fr. 11.25** invece di 16.80
Azione 20% di sconto su Valflora Latte intero UHT in confezione da 12 12 x 1 l Fr. 12.–* invece di 15.–
Azione 20% di sconto su tutte le gomme da masticare Skai, Ice Tea Gum e Vanille Gum, per es. Skai Spearmint 64 g Fr. 3.10* invece di 3.90
Azione 50% di sconto su tutte le paste M-Classic, per es. Pipe 500 g Fr. –.75* invece di 1.50
Azione 50% di sconto su M-Classic Succo d’arancia Fairtrade in confezione da 10 10 x 1 l Fr. 6.50* invece di 13.–
Azione Tutti i Blévita (tranne Beef Chips) ribassati di Fr. –.60 a partire da 2 confezioni, per es. Blévita con Gruyeère AOP 228 g Fr. 3.– invece di 3.60
Azione 20% di sconto su Frey Pralinés in scatola e Adoro UTZ, per es. Frey Pralinés Prestige 250 g Fr. 12.60** invece di 15.80
* I prezzi dell’azione sono validi dal 19 al 25 settembre, fino a esaurimento delle scorte ** I prezzi dell’azione sono validi dal 19 settembre al 2 ottobre, fino a esaurimento delle scorte
Idee migliori per il tempo libero su famigros.ch
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Idee e acquisti per la settimana
shopping Uova da galline «felici»
Novità Dopo il successo degli «Öv Nostrán Bio» da sei pezzi ecco anche quelli
nella confezione da quattro
Uova Nostrane biologiche 4 pezzi Fr. 3.40
Flavia Leuenberger
Deliziare il palato con alimenti prodotti in modo rispettoso degli animali e della natura non è mai stato così semplice. Migros da sempre mette in primo piano non solo la convenienza, bensì anche gli aspetti ecologici e sociali affinché anche le generazioni future possano godere di una determinata qualità di vita. Per questo Migros implementa costantemente la propria offerta di prodotti sostenibili a valore aggiunto, come nel caso di quelli biologici, che attualmente possono contare su un assortimento di oltre 1300 prodotti. Da alcuni giorni la gamma regionale di prodotti bio si è ulteriormente ampliata grazie all’arrivo delle uova nostrane nella confezione da quattro pezzi, perfette per le economie domestiche più piccole. La produzione di queste uova è affidata alla dinamica azienda agricola Gigi’s Ranch di Bironico, la quale da alcuni mesi già rifornisce Migros Ticino con le sue uova biologiche nella scatola da sei pezzi. Inaugurata ufficialmente lo scorso 8 settembre alla presenza di diverse autorità locali e cantonali, l’azienda è gestita da Margherita Marchesi: «Dopo aver lavorato per diversi anni nel settore alimentare in qualità di ingegnere, ho deciso di intraprendere un’altra sfida che mi permettesse di stare finalmente a contatto con la natura e gli animali che tanto amo». Di fatto l’azienda è attiva dallo scorso febbraio e alleva oltre 1500 galline ovaiole che «giornalmente arrivano a produrre oltre 1300 uova», precisa Margherita. Gli animali hanno molto spazio a disposizione e possono razzolare liberi sia nel «giardino d’inverno» coperto, sia nel prato adiacente all’azienda. Per mantenersi in salute e produrre uova di prima qualità, le galline vengono nutrite con mangimi misti esclusivamente vegetali ad alto valore nutritivo certificati secondo le severe direttive Bio. «Quest’ultimi – spiega l’allevatrice – sono composti per esempio da frumento, piselli, mais, colza, orzo, nonché calcio e sali minerali. Inoltre, si è rinunciato alla soia in favore dei semi di girasole, prodotti altamente energetici e nutrienti». Allevare galline ovaiole è un lavoro duro e impegnativo che non lascia molto spazio ad altri passatempi, ma «le soddisfazioni superano di gran lunga ogni fatica», conclude Margherita Marchesi.
Margherita Marchesi attorniata dalle sue galline. (Giovanni Barberis)
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Idee e acquisti per la settimana
Autunno in dolcezza
Attualità Sono quasi una decina le varietà di uva da tavola disponibili attualmente nei supermercati di Migros Ticino
Autunno è sinonimo di uva. Grazie al suo alto contenuto di zucchero d’uva, o glucosio, l’uva è un alimento prezioso poiché, rispetto ad altri tipi di zucchero, il glucosio si trasforma rapidamente in utile energia per affrontare le attività mentali e fisiche quotidiane. Oltre ciò, l’uva contiene pure importanti sali minerali e vitamine. L’uva è una delle piante coltivate più antiche: già oltre 5000 anni fa era diffusa pressi gli Egizi. Oltre il 90% dell’uva coltivata a livello mondiale è impiegata per la produzione
di vino. Gli acini dell’uva da tavola sono più grossi, succosi e dolci rispetto a quelli destinati alla produzione di vino. L’uva nera ha un sapore più acidulo rispetto a quello bianca poiché possiede più tannini. Una volta raccolti i grappoli non maturano più, di conseguenza è importante che la raccolta avvenga a piena maturazione. L’uva da tavola è coltivata nei paesi e nelle regioni temperate del Mediterraneo e la stagione principale va da settembre ai primi giorni di novembre.
Le varietà più conosciute a apprezzate dai consumatori – attualmente ottenibili alla Migros – sono: 1. Uva Italia (bianca): uva grossa dalla buccia giallo oro, dal gusto delicatamente moscato. 2. Uva bianca senza semi (bianca): gli acini croccanti nascondono una polpa molto dolce e priva di semi. 3. Uva Lavallée (rossa): principale varietà di uva rossa da tavola con acini scuri, tondi e dolci.
4. Uva Red Globe (rossa): uva dagli acini grossi e tondi di color rosso violaceo con polpa gradevolmente zuccherina.
6. Uva Pizzutella (rossa): uva pugliese dalla tipica forma allungata e appuntita dal gusto dolce-acidulo.
5. Uva Americata (rossa): uva dal colore blu-nero con acini piccoli dal caratteristico sapore di terra.
7. Uva Muscat Sélection (bianca): acini di dimensioni medie con polpa succosa e dolce dal gradevole sapore di moscato.
Pesto di Pra’: il vero pesto tradizionale genovese
Pesto di Pra’ pesto genovese 90 g Fr. 3.–* invece di 4.30
*Azione 30% di sconto sui Pesti «Il Pesto di Pra’» dal 19 al 25 settembre
Da Genova Pra’, territorio d’elezione per la coltivazione del basilico Genovese DOP, arrivano a Migros Ticino due prodotti artigianali di altissima qualità: il pesto genovese tradizionale e quello senz’aglio del marchio «Il Pesto di Pra’». Sono sette gli ingredienti italiani che rendono autentico questo Pesto Genovese: il basilico genovese DOP apprezzato in tutto il mondo per la delicatezza del suo profumo e l’intensità del suo sapore date dalle particolari condizioni microclimatiche della regione; pinoli e aglio attentamente selezionati; pecorino romano DOP, sale marino grosso,
Pesto di Pra’ pesto senza aglio 90 g Fr. 3.–* invece di 4.30
aromatico olio extra vergine di oliva e una selezione dei migliori parmigiano reggiano e grana padano DOP. Oltre agli ingredienti, a fare la differenza è ovviamente l’accurata lavorazione artigianale. Gli specialisti dell’azienda ligure trasformano immediatamente il basilico appena raccolto in pesto seguendo la ricetta tradizionale genovese. Questo delizioso condimento DOP «Il Pesto di Pra’» è un prodotto fresco e senza conservanti, pertanto va conservato in frigorifero. In vendita al reparto refrigerati delle maggiori filiali Migros
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Idee e acquisti per la settimana
Esposizione speciale per i 70 anni della Ferrari Evento Fino al 30 settembre il Centro Migros S. Antonino ospita una coinvolgente esposizione
di alcuni modelli di Ferrari
Impossibile mancare all’appuntamento dedicato alle celebri autovetture di Maranello previsto fino alla fine del mese presso il Centro S. Antonino. L’esposizione è curata da Jo Vonlanthen, noto ex pilota che negli anni Settanta riscosse importanti successi con la sua partecipazione a diverse gare nazionali
e internazionali. Fu Campione Svizzero di Formula 3 nel 1972, raggiunse il 3° posto al GP di Formula 2 a Roma nel 1973, e sempre nella stessa serie automobilistica, nel 1975 conquistò il 2° posto a Estoril. Nello stesso anno ebbe anche l’onore di far parte del Team Williams nella Formula 1.
Durante la mostra i visitatori potranno ammirare alcuni mitici modelli del «cavallino rampante»: la Ferrari F310B con la quale nel 1997 il pilota Michael Schumacher riportò la scuderia di Maranello ai vertici della Formula 1; la Ferrari 360 Modena Spider del 2003; la Ferrari 550 Maranello del
1999; la Ferrari 612 Scaglietti del 2005 e la Ferrari California del 2010 capace di un’accelerazione da 0 a 100 km/h in 4 secondi. Infine sul posto tutti gli appassionati potranno prendere parte ad adrenaliniche gare virtuali di Formula 1 con un simulatore challenge.
I Gamer si ritrovano In visita alla Sandro Vanini a Migros Lugano Centro Porte aperte Alcuni lettori di «Azione» potranno visitare
la nota azienda di Rivera e portare a casa un golosissimo ricordo
Dal 20 al 23 settembre il Melectronics di Migros Lugano Centro ospita una tappa del Virtual Reality & Gaming Road-show HP e Acer. Per l’occasione sono previsti avvincenti live testing con in palio fantastici premi e riduzioni speciali su prodotti selezionati dei noti marchi. Durante l’evento si potranno scoprire le ultimissime novità in ambito
di PC Gaming e occhiali virtuali. I migliori giocatori si affronteranno sul posto nella VR-Zone e potranno vincere accessori Gaming e carte regalo Migros del valore di 100 franchi, mentre per i più bravi della Svizzera sono previste ricche vincite finali supplementari. Non perdetevi questo appuntamento con la migliore tecnologia virtuale!
La mostarda di frutta Sandro Vanini è un prodotto ticinese apprezzato in tutto il mondo.
Giovedì 5 ottobre presso la Sandro Vanini SA è in programma una visita guidata riservata esclusivamente a 20 lettori del nostro settimanale. I partecipanti potranno non solo scoprire i delicati processi di produzione di marrons glacés e mostarde di frutta, ma anche confezionare con le proprie mani un
vasetto di mostarda e portarlo a casa con un piccolo contributo. Le specialità a base di frutta candita della Sandro Vanini SA sono apprezzate in tutto il mondo. L’azienda nata negli anni Sessanta trasforma i migliori frutti maturati al sole seguendo ricette tradizionali originali.
La visita alla Sandro Vanini SA è riservata ai primi 20 lettori di «Azione» che telefoneranno al numero 091 850 82 76, mercoledì 20 settembre tra le 10.30 e le 11.30. Le porte aperte si terranno giovedì 5 ottobre 2017 alle ore 14.30 e alle 15.30 (10 partecipanti per fascia oraria).
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Idee e acquisti per la settimana
Un classico
Come si cucina un saucisson
Saucisson
C’è salsiccia e salsiccia! Per nessun altro tipo di salsicce gli ingredienti e la lavorazione sono tanto importanti quanto per i tipici saucisson romandi. Questi saporiti insaccati sono disponibili alla Migros in diverse varianti regionali
Per saperne di più: www.piacere-delgusto.ch
Testo Claudia Schmidt; Foto Claudia Linsi
Il Saucisson vaudois è rinomato sin dal Medioevo. Viene ancora realizzato secondo l’antica ricetta. Il suo aroma vigoroso è dovuto a un’affumicatura abbondante. Questa salsiccia ha il marchio di qualità IGP, sigla dell’indicazione geografica protetta.
Il Saucisson au Cumin Tradition è un salsicciotto vodese al cumino di forma allungata. Emana un incantevole profumo di questa spezia, che si sprigiona dagli oli essenziali che essa contiene. Ideale per i piatti a base di cavoli.
Già il colore del saucisson friburgese è più intenso di quello di tutti gli altri insaccati. Infatti, viene realizzato con una forte affumicatura all’interno di speciali costruzioni rurali. E il sapore corrisponde al colore: gli intensi aromi di fumo si accompagnano a spezie altrettanto forti. Ciò conferisce alla salsiccia un gusto del tutto particolare.
Preparare questa salsiccia è facile se si fa attenzione a un paio di punti: il saucisson va cotto per circa 60 minuti in acqua calda che non superi i 75°. L’acqua non deve assolutamente bollire. Inoltre, non si dovrebbe pungere la salsiccia con il coltello o la forchetta, altrimenti il succo e l’intenso aroma di fumo finiscono nell’acqua e non sul palato. Meglio pungere la salsiccia prima di tagliarla a fette, in modo che la pressione si attenui e non partano schizzi ovunque. Scoprite subito Ulteriori informazioni a proposito del gusto dei vari prodotti di salumeria nella «Wiki del gusto» su www.piacere-del-gusto.ch
Nell’impasto di carne della saucisse ai crauti vodese vengono inseriti dei crauti sbollentati. Il tipico aroma di cavoli, che si sviluppa durante la cottura, richiede un abbinamento vigoroso. E lo trova nell’aroma di speck della salsiccia affumicata. Crauti e salsiccia… davvero un’accoppiata da sogno!
Il Saucisson «TerraSuisse» viene affumicato solo leggermente. Spezie ed erbe aromatiche ne rafforzano il sapore, senza però coprirlo. Ciò fa sì che questo sia il saucisson della Migros più venduto, sia in Romandia che in Svizzera tedesca.
Il Saucisson de Vully è un po’ più sottile dei suoi colleghi. L’impasto viene affinato con il vino bianco e inserito in un budello di manzo. Il delicato aroma, comunque vigoroso, si abbina bene ai fagiolini secchi oppure alle cotogne o alle mele al forno.
Ricette per contorni di patate e porri su www.migusto.ch
Saucisse ai crauti Tradition* per 100 g Fr. 1.40
Saucisson de Fribourg per 100 g Fr. 2.25
TerraSuisse Saucisson Tradition Azione per 100 g Fr. 1.25 invece di 1.80 dal 19 al 25 settembre
Saucisson vaudois** Azione per 100 g Fr. 1.35 invece di 1.95 dal 19 al 25 settembre
Saucisson du Vully** 230 g Fr. 5.10
Saucisson au Cumin Tradition* 200 g Fr. 5.10 * disponibile a livello regionale ** nelle maggiori filiali
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Idee e acquisti per la settimana
Un classico
Come si cucina un saucisson
Saucisson
C’è salsiccia e salsiccia! Per nessun altro tipo di salsicce gli ingredienti e la lavorazione sono tanto importanti quanto per i tipici saucisson romandi. Questi saporiti insaccati sono disponibili alla Migros in diverse varianti regionali
Per saperne di più: www.piacere-delgusto.ch
Testo Claudia Schmidt; Foto Claudia Linsi
Il Saucisson vaudois è rinomato sin dal Medioevo. Viene ancora realizzato secondo l’antica ricetta. Il suo aroma vigoroso è dovuto a un’affumicatura abbondante. Questa salsiccia ha il marchio di qualità IGP, sigla dell’indicazione geografica protetta.
Il Saucisson au Cumin Tradition è un salsicciotto vodese al cumino di forma allungata. Emana un incantevole profumo di questa spezia, che si sprigiona dagli oli essenziali che essa contiene. Ideale per i piatti a base di cavoli.
Già il colore del saucisson friburgese è più intenso di quello di tutti gli altri insaccati. Infatti, viene realizzato con una forte affumicatura all’interno di speciali costruzioni rurali. E il sapore corrisponde al colore: gli intensi aromi di fumo si accompagnano a spezie altrettanto forti. Ciò conferisce alla salsiccia un gusto del tutto particolare.
Preparare questa salsiccia è facile se si fa attenzione a un paio di punti: il saucisson va cotto per circa 60 minuti in acqua calda che non superi i 75°. L’acqua non deve assolutamente bollire. Inoltre, non si dovrebbe pungere la salsiccia con il coltello o la forchetta, altrimenti il succo e l’intenso aroma di fumo finiscono nell’acqua e non sul palato. Meglio pungere la salsiccia prima di tagliarla a fette, in modo che la pressione si attenui e non partano schizzi ovunque. Scoprite subito Ulteriori informazioni a proposito del gusto dei vari prodotti di salumeria nella «Wiki del gusto» su www.piacere-del-gusto.ch
Nell’impasto di carne della saucisse ai crauti vodese vengono inseriti dei crauti sbollentati. Il tipico aroma di cavoli, che si sviluppa durante la cottura, richiede un abbinamento vigoroso. E lo trova nell’aroma di speck della salsiccia affumicata. Crauti e salsiccia… davvero un’accoppiata da sogno!
Il Saucisson «TerraSuisse» viene affumicato solo leggermente. Spezie ed erbe aromatiche ne rafforzano il sapore, senza però coprirlo. Ciò fa sì che questo sia il saucisson della Migros più venduto, sia in Romandia che in Svizzera tedesca.
Il Saucisson de Vully è un po’ più sottile dei suoi colleghi. L’impasto viene affinato con il vino bianco e inserito in un budello di manzo. Il delicato aroma, comunque vigoroso, si abbina bene ai fagiolini secchi oppure alle cotogne o alle mele al forno.
Ricette per contorni di patate e porri su www.migusto.ch
Saucisse ai crauti Tradition* per 100 g Fr. 1.40
Saucisson de Fribourg per 100 g Fr. 2.25
TerraSuisse Saucisson Tradition Azione per 100 g Fr. 1.25 invece di 1.80 dal 19 al 25 settembre
Saucisson vaudois** Azione per 100 g Fr. 1.35 invece di 1.95 dal 19 al 25 settembre
Saucisson du Vully** 230 g Fr. 5.10
Saucisson au Cumin Tradition* 200 g Fr. 5.10 * disponibile a livello regionale ** nelle maggiori filiali
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Idee e acquisti per la settimana
L’agnello d’alpe è disponibile alla Migros da adesso fino a circa metà ottobre. Werner Wicki è responsabile della produzione e della commercializzazione alla Federazione svizzera d’allevamento ovino.
Werner Wicki
«I consumatori apprezzano il prodotto d’alpe di qualità»
TerraSuisse Costolette d’agnello d’alpe* per 100 g Fr. 5.30
È soddisfatto dello sviluppo del progetto agnello d’alpe? Siamo molto contenti. L’agnello d’alpe si è affermato sul mercato, i consumatori apprezzano la qualità del prodotto che viene direttamente dall’alpeggio. Se prima c’era una sovrabbondanza dell’offerta a causa della simultaneità delle transumanze, ora la situazione è diventata un po’ più equilibrata. Così i prezzi pagati ai produttori sono meno sotto pressione.
TerraSuisse Spezzatino d’agnello d’alpe senz’osso* per 100 g Fr. 3.10
Come sta andando la collaborazione con la Migros? È una collaborazione poco complicata. Ogni anno a primavera c’è una riunione in cui facciamo il punto sull’anno trascorso e pianifichiamo l’anno successivo. In quell’occasione possiamo scambiarci le rispettive esperienze e preoccupazioni.
2 1
1 Transumanza con 500 pecore tra ripidi pendii rocciosi. 2 Beat Würsch dà alle pecore del pane vecchio come spuntino. Fara vigila che questa prelibatezza sia suddivisa equamente. 3 Stop and go: le pecore dettano il ritmo della transumanza.
Agnello d’alpe
Allevati al ritmo della natura
3
Quali sono le sfide dettate dal programma? La vera sfida è la tempistica. Affinché le offerte autunnali di agnello d’alpe e di selvaggina non si sovrappongano, facciamo tornare dall’alpe alcuni animali prima del previsto. Un altro punto è la registrazione esatta della storia dell’agnello, ossia la raccolta in una banca dati delle informazioni concernenti la nascita o il cambio di posizione, che richiede un impegno maggiore da parte del pastore rispetto ad altri canali di vendita.
Anno dopo anno la famiglia Würsch di Emmetten (NW) porta sull’alpe centinaia di pecore. Allevarle nel rispetto degli animali è davvero impegnativo, ma ne vale la pena. Anche dal punto di vista ecologico Testo Daniel Schriber; Foto Stephan Bösch
TerraSuisse Arrosto di spalla d’agnello d’alpe* per 100 g Fr. 3.20
TerraSuisse Arrosto arrotolato di cosciotto d’agnello d’alpe * per 100 g Fr. 4.90
*Nelle maggiori filiali
Alcune belano, altre stanno semplicemente immobili guardando perplesse l’uomo che le spruzza d’acqua. «Sarebbero probabilmente più felici se fosse del pane», osserva Walter Mathis ridendo. Il pastore protestante del comune nidvaldese di Emmetten ci sa fare con le pecore. E non c’è da meravigliarsene, visto che nella sua carriera ha già benedetto una moltitudine di greggi. «Questo rito fa parte della transumanza proprio come il bagno anti-zecche della vigilia», spiega Mathis. L’uomo di chiesa ha finito il suo lavoro, che è invece appena cominciato per l’agricoltore Robert Würsch, suo figlio Beat e una mezza dozzina di aiutanti. Sono appena scoccate le 6 di un sabato mattina, ma nessuno è in preda alla sonnolenza. O almeno nessuno tra i contadini e i loro aiutanti, e neppure tra le 500 pecore che oggi saliranno dalla Kohltal vicino Emmetten fino all’Alp Fernital, anche chiamata l’alpe delle pecore. «È
un giorno molto importante per me», esclama Beat Würsch (26 anni). Accompagnava il padre sull’alpe già da ragazzino, ogni anno all’inizio di giugno. Perdersi la «carica dell’alpe», come si dice in gergo? Giammai, neppure per l’influenza intestinale che lo ha tenuto a letto fino al giorno prima. Ora si mettono in marcia, perché non c’è tempo da perdere. «Se tutto va bene, tra 90 minuti le prime pecore saranno sull’alpe. Ma può durare anche tre ore», osserva Beat Würsch. Lo sa molto bene: più dura il tragitto più il sole scotta sugli animali. E questo aumenta il pericolo che si sfianchino e si fermino. Le pecore hanno un pelo morbido, ma una testa dura. Alla fine tutto va nel verso giusto. Animali e pastori vengono protetti dall’ombra delle nuvole e procedono senza intoppi. A volte più spediti e a volte più tranquilli, si muovono con sicurezza tra rocce e sassi, si lasciano alle spalle prati
e boschi, mentre riecheggiano i belati. Dopo quasi due ore e mezzo il gruppo raggiunge l’Alp Fernital a 1650 metri di quota. D’estate su questo alpeggio vengono trasferite le bestie di 13 allevatori dei cantoni di Obvaldo e Nidvaldo, ma anche dell’hinterland lucernese. E affinché crescano bene, ogni due settimane cambiano zona di pascolo, come d’altronde prevede la legge. L’alpe comprende un centinaio di ettari di prati ed è suddivisa in cinque zone di pascolo. C’è cibo in abbondanza per tutti i greggi. Le pecore frenano l’avanzata del bosco
Da secoli i terreni ad alta quota di tutta la Svizzera sono usati per scopi agricoli. In questo modo le pecore sono allevate al massimo livello ecologico. Infatti, brucando un prato dopo l’altro impediscono che l’alpe si ricopra di piante. E così, pecore e agnelli preservano la vegetazione, favorendo la diversità delle specie e
contribuendo alla conservazione della biosfera alpina. In collaborazione con IP-Suisse, l’associazione svizzera degli agricoltori che producono in modo integrato, con la Federazione svizzera d’allevamento ovino e con l’industria di trasformazione della carne Micarna, nel 2015 la Migros ha lanciato il progetto agnello d’alpe. Tutte le aziende d’allevamento sono certificate IP-Suisse e vengono controllate da enti indipendenti. Ogni agnello ha un marchio sull’orecchio, che indica da dove proviene e su quale alpeggio ha trascorso l’estate. Con il progetto agnello d’alpe, la Migros si impegna a favore di un trattamento degli animali appropriato e nel contempo sostiene la cura del paesaggio sulle Alpi svizzere. Una parte della carne d’agnello d’alpe viene venduta con l’etichetta «TerraSuisse» in alcune filiali selezionate per un breve periodo post-estivo. In generale, la domanda di prodotti delle
zone di montagna è costantemente elevata. Di ciò ne approfitta anche la famiglia Würsch. «Le pecore sono la nostra esistenza», spiega Beat Würsch. È logico, allora, che faccia di tutto affinché le sue bestie prosperino sull’alpe. Che siano ben riparate e protette, soprattutto dalla lince, ma anche dal lupo. A questo scopo, Würsch ha messo di guardia al gregge i cani da pastore Pascià, Ombra e Fara. Benché guardarli mentre si aggirano tra le pecore è come un pugno nell’occhio, il contadino li tiene lo stesso: «Oggi dobbiamo convivere con i lupi. E allora dobbiamo anche difendere le nostre bestie». Intanto, sull’alpe si è fatto mezzogiorno. Maria, la mamma di Beat, ha portato del pane alla frutta e dei maccheroni dell’alpigiano già pronti. E sulla griglia ci sono dei bratwurst all’aglio orsino. Presto Beat tornerà a valle, mentre il resto della famiglia di pastori resterà con le pecore. Protette da Pascià, Ombra e Fara, a loro volta benedette da padre Mathis.
Parte di
I prodotti TerraSuisse provengono dall’agricoltura svizzera sostenibile. La materia prima viene coltivata da agricoltori che si impegnano per il benessere degli animali e per il rispetto della natura.
Nel suo impegno a favore della sostenibilità, la Migros è da generazioni in anticipo sui tempi.
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L’agnello d’alpe è disponibile alla Migros da adesso fino a circa metà ottobre. Werner Wicki è responsabile della produzione e della commercializzazione alla Federazione svizzera d’allevamento ovino.
Werner Wicki
«I consumatori apprezzano il prodotto d’alpe di qualità»
TerraSuisse Costolette d’agnello d’alpe* per 100 g Fr. 5.30
È soddisfatto dello sviluppo del progetto agnello d’alpe? Siamo molto contenti. L’agnello d’alpe si è affermato sul mercato, i consumatori apprezzano la qualità del prodotto che viene direttamente dall’alpeggio. Se prima c’era una sovrabbondanza dell’offerta a causa della simultaneità delle transumanze, ora la situazione è diventata un po’ più equilibrata. Così i prezzi pagati ai produttori sono meno sotto pressione.
TerraSuisse Spezzatino d’agnello d’alpe senz’osso* per 100 g Fr. 3.10
Come sta andando la collaborazione con la Migros? È una collaborazione poco complicata. Ogni anno a primavera c’è una riunione in cui facciamo il punto sull’anno trascorso e pianifichiamo l’anno successivo. In quell’occasione possiamo scambiarci le rispettive esperienze e preoccupazioni.
2 1
1 Transumanza con 500 pecore tra ripidi pendii rocciosi. 2 Beat Würsch dà alle pecore del pane vecchio come spuntino. Fara vigila che questa prelibatezza sia suddivisa equamente. 3 Stop and go: le pecore dettano il ritmo della transumanza.
Agnello d’alpe
Allevati al ritmo della natura
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Quali sono le sfide dettate dal programma? La vera sfida è la tempistica. Affinché le offerte autunnali di agnello d’alpe e di selvaggina non si sovrappongano, facciamo tornare dall’alpe alcuni animali prima del previsto. Un altro punto è la registrazione esatta della storia dell’agnello, ossia la raccolta in una banca dati delle informazioni concernenti la nascita o il cambio di posizione, che richiede un impegno maggiore da parte del pastore rispetto ad altri canali di vendita.
Anno dopo anno la famiglia Würsch di Emmetten (NW) porta sull’alpe centinaia di pecore. Allevarle nel rispetto degli animali è davvero impegnativo, ma ne vale la pena. Anche dal punto di vista ecologico Testo Daniel Schriber; Foto Stephan Bösch
TerraSuisse Arrosto di spalla d’agnello d’alpe* per 100 g Fr. 3.20
TerraSuisse Arrosto arrotolato di cosciotto d’agnello d’alpe * per 100 g Fr. 4.90
*Nelle maggiori filiali
Alcune belano, altre stanno semplicemente immobili guardando perplesse l’uomo che le spruzza d’acqua. «Sarebbero probabilmente più felici se fosse del pane», osserva Walter Mathis ridendo. Il pastore protestante del comune nidvaldese di Emmetten ci sa fare con le pecore. E non c’è da meravigliarsene, visto che nella sua carriera ha già benedetto una moltitudine di greggi. «Questo rito fa parte della transumanza proprio come il bagno anti-zecche della vigilia», spiega Mathis. L’uomo di chiesa ha finito il suo lavoro, che è invece appena cominciato per l’agricoltore Robert Würsch, suo figlio Beat e una mezza dozzina di aiutanti. Sono appena scoccate le 6 di un sabato mattina, ma nessuno è in preda alla sonnolenza. O almeno nessuno tra i contadini e i loro aiutanti, e neppure tra le 500 pecore che oggi saliranno dalla Kohltal vicino Emmetten fino all’Alp Fernital, anche chiamata l’alpe delle pecore. «È
un giorno molto importante per me», esclama Beat Würsch (26 anni). Accompagnava il padre sull’alpe già da ragazzino, ogni anno all’inizio di giugno. Perdersi la «carica dell’alpe», come si dice in gergo? Giammai, neppure per l’influenza intestinale che lo ha tenuto a letto fino al giorno prima. Ora si mettono in marcia, perché non c’è tempo da perdere. «Se tutto va bene, tra 90 minuti le prime pecore saranno sull’alpe. Ma può durare anche tre ore», osserva Beat Würsch. Lo sa molto bene: più dura il tragitto più il sole scotta sugli animali. E questo aumenta il pericolo che si sfianchino e si fermino. Le pecore hanno un pelo morbido, ma una testa dura. Alla fine tutto va nel verso giusto. Animali e pastori vengono protetti dall’ombra delle nuvole e procedono senza intoppi. A volte più spediti e a volte più tranquilli, si muovono con sicurezza tra rocce e sassi, si lasciano alle spalle prati
e boschi, mentre riecheggiano i belati. Dopo quasi due ore e mezzo il gruppo raggiunge l’Alp Fernital a 1650 metri di quota. D’estate su questo alpeggio vengono trasferite le bestie di 13 allevatori dei cantoni di Obvaldo e Nidvaldo, ma anche dell’hinterland lucernese. E affinché crescano bene, ogni due settimane cambiano zona di pascolo, come d’altronde prevede la legge. L’alpe comprende un centinaio di ettari di prati ed è suddivisa in cinque zone di pascolo. C’è cibo in abbondanza per tutti i greggi. Le pecore frenano l’avanzata del bosco
Da secoli i terreni ad alta quota di tutta la Svizzera sono usati per scopi agricoli. In questo modo le pecore sono allevate al massimo livello ecologico. Infatti, brucando un prato dopo l’altro impediscono che l’alpe si ricopra di piante. E così, pecore e agnelli preservano la vegetazione, favorendo la diversità delle specie e
contribuendo alla conservazione della biosfera alpina. In collaborazione con IP-Suisse, l’associazione svizzera degli agricoltori che producono in modo integrato, con la Federazione svizzera d’allevamento ovino e con l’industria di trasformazione della carne Micarna, nel 2015 la Migros ha lanciato il progetto agnello d’alpe. Tutte le aziende d’allevamento sono certificate IP-Suisse e vengono controllate da enti indipendenti. Ogni agnello ha un marchio sull’orecchio, che indica da dove proviene e su quale alpeggio ha trascorso l’estate. Con il progetto agnello d’alpe, la Migros si impegna a favore di un trattamento degli animali appropriato e nel contempo sostiene la cura del paesaggio sulle Alpi svizzere. Una parte della carne d’agnello d’alpe viene venduta con l’etichetta «TerraSuisse» in alcune filiali selezionate per un breve periodo post-estivo. In generale, la domanda di prodotti delle
zone di montagna è costantemente elevata. Di ciò ne approfitta anche la famiglia Würsch. «Le pecore sono la nostra esistenza», spiega Beat Würsch. È logico, allora, che faccia di tutto affinché le sue bestie prosperino sull’alpe. Che siano ben riparate e protette, soprattutto dalla lince, ma anche dal lupo. A questo scopo, Würsch ha messo di guardia al gregge i cani da pastore Pascià, Ombra e Fara. Benché guardarli mentre si aggirano tra le pecore è come un pugno nell’occhio, il contadino li tiene lo stesso: «Oggi dobbiamo convivere con i lupi. E allora dobbiamo anche difendere le nostre bestie». Intanto, sull’alpe si è fatto mezzogiorno. Maria, la mamma di Beat, ha portato del pane alla frutta e dei maccheroni dell’alpigiano già pronti. E sulla griglia ci sono dei bratwurst all’aglio orsino. Presto Beat tornerà a valle, mentre il resto della famiglia di pastori resterà con le pecore. Protette da Pascià, Ombra e Fara, a loro volta benedette da padre Mathis.
Parte di
I prodotti TerraSuisse provengono dall’agricoltura svizzera sostenibile. La materia prima viene coltivata da agricoltori che si impegnano per il benessere degli animali e per il rispetto della natura.
Nel suo impegno a favore della sostenibilità, la Migros è da generazioni in anticipo sui tempi.
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Idee e acquisti per la settimana
Il piacere del gusto
Fresco dal forno di pietra
Maggiori informazioni sulla nuova generazione di pane: www.piacere-delgusto.ch
Una nuova generazione di pane arricchisce l’offerta di prodotti da forno Migros. Il pane cotto su pietra, disponibile in una decina di varietà, sorprende con un aroma straordinario e una crosta particolarmente croccante Testo Jacqueline Vinzelberg; Foto Veronika Studer
Più l’impasto del pane viene lasciato a riposare per potersi sviluppare, tanto più intenso sarà il gusto. Per questo motivo questi pani cotti su pietra riposano per sei ore prima della cottura, vale a dire fino sei volte in più di quanto è prassi.
Le varietà di pane cotto su pietra vengono infornate su lastre di granito italiano. Ciò conferisce loro una crosta particolarmente croccante, mantenendo nel contempo un gusto pieno all’interno.
La combinazione tra panetteria tradizionale e moderna tecnologia rende possibile una lavorazione dell’impasto del pane cotto su pietra che conserva un’alta umidità e altrettanta morbidezza. Così il pane si mantiene fresco molto a lungo.
Per la nuova generazione di pane vengono utilizzati solo ingredienti naturali. Gli ingredienti principali sono farina, acqua, lievito e sale. Si rinuncia completamente all’uso di allergeni quali noci, uova e latte. Di conseguenza tutte le varietà di pane della linea sono vegane.
TerraSuisse baguette chiara appuntita dal forno di pietra 400 g Fr. 2.80 Nelle maggiori filiali
La crosta dei rombi chiari e scuri è croccante e presenta un bel taglio. I germogli di frumento e i sottili aromi aciduli rendono i rombi particolarmente gustosi. Nella variante scura, la segale ne caratterizza il gusto forte. Rombo dal forno di pietra bio chiaro o scuro 250 g Fr. 2.50
Ciabatta dal forno di pietra bio 350 g Fr. 3.30 Nelle maggiori filiali
Pane d’altri tempi dal forno di pietra (Pain Création) bio 500 g Fr. 3.90
Azione 20% su tutti i pani dal forno di pietra dal 19.9 al 2.10
La farina bigia e la segale accentuano il sapore del pane croccante a forma di rombo. Semi di girasole, farina d’avena, semi di lino, sesamo e miglio conferiscono note tostate alla croccante crosta.
I pani cotti su pietra offrono varietà per l’occhio e per il palato. Intensi aromi di lievito e dolci note tostate determinano il loro carattere. I pani twister sono croccanti all’esterno e ariosi all’interno.
Rombo rustico dal forno di pietra (Pain Création) bio 300 g Fr. 2.90 Nelle maggiori filiali
Twister chiaro dal forno di pietra bio 380 g Fr. 3.30 Twister rustico dal forno di pietra bio 380 g* Fr. 3.30 * Disponibile solo in alcune filiali
TerraSuisse baguette dal forno di pietra 260 g Fr. 2.50
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Idee e acquisti per la settimana
Il piacere del gusto
Fresco dal forno di pietra
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Una nuova generazione di pane arricchisce l’offerta di prodotti da forno Migros. Il pane cotto su pietra, disponibile in una decina di varietà, sorprende con un aroma straordinario e una crosta particolarmente croccante Testo Jacqueline Vinzelberg; Foto Veronika Studer
Più l’impasto del pane viene lasciato a riposare per potersi sviluppare, tanto più intenso sarà il gusto. Per questo motivo questi pani cotti su pietra riposano per sei ore prima della cottura, vale a dire fino sei volte in più di quanto è prassi.
Le varietà di pane cotto su pietra vengono infornate su lastre di granito italiano. Ciò conferisce loro una crosta particolarmente croccante, mantenendo nel contempo un gusto pieno all’interno.
La combinazione tra panetteria tradizionale e moderna tecnologia rende possibile una lavorazione dell’impasto del pane cotto su pietra che conserva un’alta umidità e altrettanta morbidezza. Così il pane si mantiene fresco molto a lungo.
Per la nuova generazione di pane vengono utilizzati solo ingredienti naturali. Gli ingredienti principali sono farina, acqua, lievito e sale. Si rinuncia completamente all’uso di allergeni quali noci, uova e latte. Di conseguenza tutte le varietà di pane della linea sono vegane.
TerraSuisse baguette chiara appuntita dal forno di pietra 400 g Fr. 2.80 Nelle maggiori filiali
La crosta dei rombi chiari e scuri è croccante e presenta un bel taglio. I germogli di frumento e i sottili aromi aciduli rendono i rombi particolarmente gustosi. Nella variante scura, la segale ne caratterizza il gusto forte. Rombo dal forno di pietra bio chiaro o scuro 250 g Fr. 2.50
Ciabatta dal forno di pietra bio 350 g Fr. 3.30 Nelle maggiori filiali
Pane d’altri tempi dal forno di pietra (Pain Création) bio 500 g Fr. 3.90
Azione 20% su tutti i pani dal forno di pietra dal 19.9 al 2.10
La farina bigia e la segale accentuano il sapore del pane croccante a forma di rombo. Semi di girasole, farina d’avena, semi di lino, sesamo e miglio conferiscono note tostate alla croccante crosta.
I pani cotti su pietra offrono varietà per l’occhio e per il palato. Intensi aromi di lievito e dolci note tostate determinano il loro carattere. I pani twister sono croccanti all’esterno e ariosi all’interno.
Rombo rustico dal forno di pietra (Pain Création) bio 300 g Fr. 2.90 Nelle maggiori filiali
Twister chiaro dal forno di pietra bio 380 g Fr. 3.30 Twister rustico dal forno di pietra bio 380 g* Fr. 3.30 * Disponibile solo in alcune filiali
TerraSuisse baguette dal forno di pietra 260 g Fr. 2.50
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Idee e acquisti per la settimana
You
Foto Pia Grimbühler; Getty Images
Chi resta in corsa?
Sul sito «A vs B» i clienti decidono quale prodotto deve continuare a restare sugli scaffali. Ora il marchio You vi chiede di scegliere tra le barrette di carne secca «Beef Bar» e «Chicken Bar»
Su «A vs B» i clienti possono scegliere tra due prodotti. Tramite una votazione che dura sei settimane, possono decidere quale prodotto resterà in pianta stabile nell’assortimento. Il nuovo duello vede «Beef Bar» contro «Chicken Bar». Potete votare il vostro preferito sul sito Internet www.migros.ch/avsb. Entrambe le nuove barrette della marca «You» sono fatte di carne secca e frutta. La «Beef Bar» è prodotta con carne di manzo, mela e banana, mentre la «Chicken Bar» con carne di pollo, ciliegie e miele. Povere di grassi e ricche di proteine, le barrette sono lo snack ideale da portarsi in viaggio. Grazie alla combinazione di ingredienti speciali, sono particolarmente appropriate per chi pratica sport nel tempo libero, per chi va in palestra e per tutti coloro che seguono una dieta povera di grassi e ricca di proteine. Come molti altri prodotti anche le barrette di carne secca sono realizzate dall’azienda Migros Micarna.
You Beef Bar 30 g Fr. 2.90
VS You Chicken Bar 30 g Fr. 2.90
Il consiglio stagionale di «iMpuls»
Tabellina alimentare per sportivi dilettanti
Gli sportivi per hobby hanno bisogno di un concetto alimentare? Non necessariamente. Basta che sappiano nutrirsi coscienziosamente. Scoprite come si fa su www.migros-impuls.ch
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9.50 invece di 19.–
Uva Lavallée Francia, al kg
3.55 invece di 5.50 Pomodorini ciliegia a grappolo Svizzera, vaschetta da 500 g
Carne di manzo macinata M-Classic Svizzera, al kg
33%
3.50 invece di 5.30 Prosciutto cotto alta qualità Lenti Italia, affettato in vaschetta da 120 g
a partire da 2 confezioni
20%
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di riduzione l’una
Tutto l’assortimento Blévita a partire da 2 confezioni, –.60 di riduzione Tutte le mele in vendita sfuse l’una, per es. Gruyère AOP, 228 g, per es. Gala, dolci, Svizzera, al kg, 2.95 invece di 3.70 3.– invece di 3.60 Migros Ticino Da tutte le offerte sono esclusi gli articoli M-Budget e quelli già ridotti. OFFERTE VALIDE SOLO DAL 19.9 AL 25.9.2017, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK
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9.40 invece di 13.50 Galletto Optigal Svizzera, in conf. da 2 pezzi, al kg
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. te r e P . a z z e h c s e fr e il ib d Incre 50%
1.10 invece di 2.20 Costolette di maiale Svizzera, in conf. da 4 pezzi, per 100 g
20%
4.70 invece di 5.90 Uova svizzere M-Classic, d’allevamento al suolo 15 x 53 g+
40%
2.15 invece di 3.65 Salametti di cavallo prodotti in Ticino, in conf. da 2 pezzi / ca. 180 g, per 100 g
50%
1.15 invece di 2.30 Orata reale 300–600 g Grecia, per 100 g, fino al 23.9
20%
6.90 invece di 8.65 Carne secca dei Grigioni affettata in conf. speciale Svizzera, 95 g
40%
30%
3.60 invece di 5.20
3.05 invece di 5.10
Filetto di salmone fresco bio con pelle, d’allevamento, Irlanda/Norvegia, in vaschetta, per 100 g, al banco pesce fino al 23.9
40%
1.20 invece di 2.– Carote Svizzera, busta da 1 kg
30%
3.– invece di 4.30 Il pesto di Pra’ conf. da 90 g
Costa schiena di manzo TerraSuisse Svizzera, imballata, per 100 g
30%
5.20 invece di 7.50 Fettine fesa di vitello fini TerraSuisse Svizzera, imballate, per 100 g
conf. da 3
20%
5.25 invece di 6.60 Grana Padano grattugiato in conf. da 3 3 x 120 g
30%
15.40 invece di 22.– Caseificio Ambri prodotto in Ticino, a libero servizio, al kg
Migros Ticino OFFERTE VALIDE SOLO DAL 19.9 AL 25.9.2017, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK
30%
6.55 invece di 9.40 Mozzarella Cucina Galbani conf. da 2 x 400 g
30%
3.40 invece di 4.90 Uva Pizzutella Italia, al kg
30%
4.80 invece di 6.90 Lamponi extra Svizzera, conf. da 250 g
30%
3.20 invece di 4.60 Zucca a fette Ticino, imballata, al kg
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8.10 invece di 16.20
Consiglio
Hamburger M-Classic surgelati, 12 x 90 g
20% Tutti i praliné in scatola e gli Adoro Frey, UTZ per es. praliné Frey Prestige, 250 g, 12.60 invece di 15.80
40%
9.80 invece di 16.50 Freylini Frey Classic Mix e Special Mix in conf. speciale, UTZ 540 g, per es. Classic Mix
NON SOLO SULLA PASTA La nostra Salsa all’Italiana Napoli non è solo la compagna ideale di un piatto di spaghetti: è ottima, per esempio, anche su una pizza con chorizo e gamberetti fatta in casa. Trovate la ricetta su migusto.ch e tutti gli ingredienti freschi alla vostra Migros.
conf. da 3
33%
5.– invece di 7.50 Salsa all’italiana Napoli in conf. da 3 3 x 500 ml
33%
4.80 invece di 7.20 Landjäger M-Classic in conf. speciale Svizzera, 4 x 2 pezzi, 400 g
Hit
10.60
Leckerli finissimi 1,3 kg
conf. da 3
30% Ali di pollo Optigal al naturale e speziate, per es. al naturale, Svizzera, al kg, 9.40 invece di 13.50
30%
1.25 invece di 1.80 Saucisson Tradition TerraSuisse per 100 g
Migros Ticino OFFERTE VALIDE SOLO DAL 19.9 AL 25.9.2017, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK
33%
6.40 invece di 9.60 Cialde finissime ChocMidor in conf. da 3 Classico, Noir e Diplomat, per es. Classico, 3 x 165 g
– .5 0
di riduzione Tutti i biscotti rotondi in confezione a tubo (Alnatura esclusi), per es. Noisette con burro e nocciole, 245 g, 2.30 invece di 2.80
a partire da 3 pezzi
20%
Tutte le tavolette di cioccolato Frey da 100 g, UTZ (M-Classic, Suprême, Eimalzin e confezioni multiple escluse), a partire da 3 pezzi, 20% di riduzione
. te r e p e n o i z a in i, o Prodotto da n 50%
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conf. da 6
25%
20%
5.40 invece di 7.20
Tutti i tipi di pane e panini cotti su pietra per es. rombo cotto su pietra, scuro, bio, 250 g, 2.– invece di 2.50
50%
3.50 invece di 7.05 Pizza Margherita M-Classic in conf. speciale surgelata, 825 g
– .5 0
di riduzione
2.90 invece di 3.40 Treccia al burro TerraSuisse 500 g
Biberli d’Appenzello in conf. da 6 6 x 75 g
conf. da 12
20%
12.– invece di 15.– Latte intero Valflora UHT in conf. da 12 12 x 1 l
20% Spätzli Anna’s Best in confezioni multiple per es. spätzli all’uovo in conf. da 3, 3 x 500 g, 6.70 invece di 8.40
20% Raccard Tradition in blocco e a fette, 10 pezzi per es. in blocco maxi, per 100 g, 1.70 invece di 2.15
OFFERTE VALIDE SOLO DAL 19.9 AL 25.9.2017, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK
di riduzione
4.30 invece di 5.30 Tutte le torte, 2 pezzi per es. Foresta nera, 2 x 122 g
conf. da 3
20%
2.45 invece di 3.10 Popcorn M-Classic in conf. speciale al cioccolato e al caramello, per es. al cioccolato, 300 g
conf. da 6 conf. da 3
1.–
20%
2.40 invece di 3.– Flan in conf. da 6 6 x 125 g
33%
5.– invece di 7.50 Petit Beurre in conf. da 3 cioccolato al latte o cioccolato fondente, per es. cioccolato al latte, 3 x 150 g
20% Tutte le gomme da masticare Skai, Ice Tea Gum e Vanille Gum per es. Skai Spearmint, 64 g, 3.10 invece di 3.90
conf. da 2
30%
5.25 invece di 6.60 Gherigli di noci Sun Queen 2 x 130 g
conf. da 6
25%
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1.–
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conf. da 2
30%
5.25 invece di 6.60 Gherigli di noci Sun Queen 2 x 130 g
. ra e z iz v S in e tt o d ro p : s ro Le marche Mig conf. da 3 conf. da 2 conf. da 2
40% Salse per insalata M-Classic pronte in conf. da 2 French Dressing, French alle erbe aromatiche e Italian, per es. French Dressing, 2 x 700 ml, 3.10 invece di 5.20
20%
10.40 invece di 13.– Ammorbidenti Exelia in conf. da 2 2 x 1,5 l, per es. Sensitive, offerta valida fino al 2.10.2017
20%
20%
7.40 invece di 9.30
Tutto l’assortimento Zoé (Zoé Sun escluso), per es. crema da giorno rassodante Revital, 50 ml, 10.70 invece di 13.40, offerta valida fino al 2.10.2017
Manella in conf. da 3 3 x 500 ml, per es. grape, offerta valida fino al 2.10.2017
conf. da 3
20% Menu Anna’s Best in conf. da 2 per es. sminuzzato di pollo alla panna con tagliatelle, 2 x 400 g, 10.20 invece di 12.80
20%
33%
conf. da 2
Detersivi per capi delicati Yvette in conf. speciale 3 l, per es. Black, 11.25 invece di 16.80, offerta valida fino al 2.10.2017
20%
Prodotti per la doccia I am, Fanjo e pH balance in confezioni multiple per es. doccia crema Milk & Honey I am, 3 x 250 ml, 4.65 invece di 5.85, offerta valida fino al 2.10.2017
conf. da 3
33% Prodotti per l’igiene orale Candida in confezioni multiple per es. dentifricio Peppermint in conf. da 3, 3 x 125 ml, 5.50 invece di 8.25, offerta valida fino al 2.10.2017
L’INDUSTRIA MIGROS E I SUOI PRODOTTI.
Tutto l’assortimento Mifloc per es. purea di patate, 4 x 95 g, 3.60 invece di 4.55
Latte, bevande a base di latte, yogurt, formaggio fresco, salse, maionese.
Caffè, caffè in capsule, frutta secca, spezie, noci.
Ice Tea, succhi di frutta, prodotti pronti, prodotti a base di patate e prodotti a base di frutta.
Carne fresca, pesce, salumi, pollame.
conf. da 8
8 per 6
5.40 invece di 7.20 Jarimba in conf. da 8, 8 x 50 cl Himbo o arancia-mango, per es. Himbo
50% Tutte le bevande dolci Jarimba da 1,5 l e in conf. da 6, 6 x 1,5 l per es. Himbo, 6 x 1,5 l, 4.95 invece di 9.90
OFFERTE VALIDE SOLO DAL 19.9 AL 25.9.2017, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK
50%
Pane, prodotti da forno, pasticceria, paste.
Formaggio per raclette Raccard, Gruyère AOP, Appenzeller, fondue.
Biscotti, Blévita, gelati, dessert in polvere, frittelle di Carnevale, prodotti da forno per l’aperitivo.
6.50 invece di 13.– Succo d’arancia M-Classic in conf. da 10, Fairtrade 10 x 1 l
Acqua minerale, sciroppo, succhi di frutta.
Prodotti trattanti, sostanze cosmetiche attive, detersivi e detergenti, margarine, grassi commestibili.
Diverse varietà di riso, riso al latte, varietà speciali di riso.
Cioccolato, gomma da masticare.
. ra e z iz v S in e tt o d ro p : s ro Le marche Mig conf. da 3 conf. da 2 conf. da 2
40% Salse per insalata M-Classic pronte in conf. da 2 French Dressing, French alle erbe aromatiche e Italian, per es. French Dressing, 2 x 700 ml, 3.10 invece di 5.20
20%
10.40 invece di 13.– Ammorbidenti Exelia in conf. da 2 2 x 1,5 l, per es. Sensitive, offerta valida fino al 2.10.2017
20%
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Tutto l’assortimento Zoé (Zoé Sun escluso), per es. crema da giorno rassodante Revital, 50 ml, 10.70 invece di 13.40, offerta valida fino al 2.10.2017
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conf. da 3
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20%
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conf. da 2
Detersivi per capi delicati Yvette in conf. speciale 3 l, per es. Black, 11.25 invece di 16.80, offerta valida fino al 2.10.2017
20%
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conf. da 3
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L’INDUSTRIA MIGROS E I SUOI PRODOTTI.
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Latte, bevande a base di latte, yogurt, formaggio fresco, salse, maionese.
Caffè, caffè in capsule, frutta secca, spezie, noci.
Ice Tea, succhi di frutta, prodotti pronti, prodotti a base di patate e prodotti a base di frutta.
Carne fresca, pesce, salumi, pollame.
conf. da 8
8 per 6
5.40 invece di 7.20 Jarimba in conf. da 8, 8 x 50 cl Himbo o arancia-mango, per es. Himbo
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Acqua minerale, sciroppo, succhi di frutta.
Prodotti trattanti, sostanze cosmetiche attive, detersivi e detergenti, margarine, grassi commestibili.
Diverse varietà di riso, riso al latte, varietà speciali di riso.
Cioccolato, gomma da masticare.
Altre offerte. Frutta e verdura
Bresaola Beretta, Italia, al banco a servizio, per 100 g, 5.05 invece di 7.25 30%
Altri alimenti
Novità
20x PUNTI
Pane e latticini Lattuga M-Classic, 220 g + 20% di contenuto in più, 265 g, 3.90 Hit Lattuga foglia di quercia rossa e verde, per es. rossa, Svizzera, il pezzo, 1.50 invece di 2.40 35% Manghi bio, Spagna/Israele, il pezzo, 2.90 invece di 3.90 25%
Formaggio fresco Philadelphia, disponibile in diverse varietà, a partire da 2 pezzi 30%
Filetti di pangasio Pelican in conf. speciale, ASC, surgelati, 1 kg, 6.10 invece di 12.20 50%
Shampoo antiforfora Head & Shoulders, lisci e setosi o melaleuca rinfrescante, per es. lisci e setosi, 300 ml, 5.10 Novità **
Near Food/Non Food
Dentifricio Candida White Optic, 75 ml, 4.50 Novità **
Fiori e piante
Casting Crème Gloss, 3.54 Mahogany Henna o 4.43 Auburn Henna, per es. 3.54 Mahogany Henna, il pezzo, 8.50 Novità **
Pesce, carne e pollame a partire da 2 confezioni
20%
Tutto l’assortimento di tisane Klostergarten a partire da 2 confezioni, 20% di riduzione
20% Tutto l’assortimento Actilife per es. Breakfast, 1 l, 1.45 invece di 1.85
Nuggets di pollo Don Pollo in conf. da 2, prodotti in Svizzera con carne del Brasile, 2 x 500 g, 10.60 invece di 21.20 50%
Minirose Fairtrade, mazzo da 20, disponibili in diversi colori, lunghezza dello stelo 40 cm, per es. arancioni, 10.95 invece di 12.90 15%
Balsamo 3 Minute Miracle Pantene Pro-V, rigenera e protegge o corpo e volume, per es. balsamo rigenera e protegge, 150 ml, 3.80 Novità **
Buste, mappette trasparenti e colla in stick Papeteria in confezioni speciali, per es. buste C5 senza finestra, FSC, 200 pezzi, 12.– invece di 17.20 30% Offerta valida dal 19.9 al 9.10.2017
Taft Volume Powder, 10 g, 4.20 Novità **
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Da giovedì 21.9 fino a sabato 23.9.2017
Tutto l’assortimento di stoviglie Cucina & Tavola di porcellana e di vetro a partire da 2 pezzi, 50% di riduzione, offerta valida fino al 2.10.2017
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CONVENIENZA SPAZIALE!
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14.80
Cuscino ornamentale Tina 100% cotone, disponibile in diversi colori, 45 x 45 cm, per es. grigio scuro, offerta valida fino al 2.10.2017
3699.– conf. da 3
33% Pellicole e bustine Tangan in conf. da 3 per es. pellicola salvafreschezza per microonde n. 11, 5.90 invece di 8.85, offerta valida fino al 2.10.2017
2199.–
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Notebook Aspire E 15 E5-575-77Y1 Televisore OLED 4K – UHD 65B6V Perfect Color, sintonizzatore DVB-T2/C/S2 CI+, OLED HDR con Dolby Vision, webOS 3.0, registrazione USB, Smart TV, WLAN integrato, upscaling 4K, 4 prese HDMI, 3 prese USB – 7703.309 Le offerte sono valide fino al 2.10.2017 e fino a esaurimento dello stock. Trovi questi e molti altri prodotti nei punti vendita melectronics e nelle maggiori filiali Migros. Con riserva di errori di stampa e di altro tipo.
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Tutto l’assortimento di borse e valigie e di accessori da viaggio Travel Shop per es. Cockpit Air, 67 cm, viola scuro, il pezzo, 83.30 invece di 119.–, offerta valida fino al 2.10.2017
a partire da 2 pezzi
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30%
conf. da 5
RAM da 8 GB, disco rigido da 1 TB, processore Intel® Core™ i7-7500U (2,7 GHz), Intel® HD Graphics 620, masterizzatore DVD-RW, webcam, tastiera numerica, Wi-Fi AC, HDMI, 2 prese USB 3.0, 1 presa USB 3.1 tipo C, Windows 10 – 7981.727
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Altre offerte. Frutta e verdura
Bresaola Beretta, Italia, al banco a servizio, per 100 g, 5.05 invece di 7.25 30%
Altri alimenti
Novità
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Pane e latticini Lattuga M-Classic, 220 g + 20% di contenuto in più, 265 g, 3.90 Hit Lattuga foglia di quercia rossa e verde, per es. rossa, Svizzera, il pezzo, 1.50 invece di 2.40 35% Manghi bio, Spagna/Israele, il pezzo, 2.90 invece di 3.90 25%
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Near Food/Non Food
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Pesce, carne e pollame a partire da 2 confezioni
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Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 18 settembre 2017 • N. 38
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Idee e acquisti per la settimana
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Con la chia, per favore!
I semi di chia sono molto apprezzati dai food blogger. Ricchi di sostanze nutritive, sono ottimi anche nello yogurt
Con il marchio «You» sono disponibili nuovi yogurt alla frutta con semi di chia. Le deliziose varietà proposte comprendono i gusti «Exotic» (con mango e frutto della passione), «Red Berries» (con fragole, lamponi e ribes), come pure «Dark Berries» (con more e mirtilli). La chia è una pianta originaria del Sudamerica e i suoi semi neri e bianchi posseggono interessanti valori nutrizionali: contengono pregiate proteine e sono ricchi di acido α-linolenico (un acido grasso Omega-3). Questi semi sono un alimento sano. Considerati «superfood» sono molto apprezzati da food blogger, vegani e vegetariani. A seconda del prodotto, gli yogurt chia sono arricchiti anche con altri ingredienti speciali come semi di lino e grano saraceno, anch’essi ricchi di proteine e acidi grassi del tipo Omega-3. Tutti i prodotti «You» si caratterizzano per le ricette il più possibile semplici e naturali e ogni confezione ne indica le singole proprietà.
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Siete interessati ai trend alimentari?
Foto Pia Grimbühler, Getty Images
Con iMpuls potete scoprire cosa mangeremo in futuro. Maggiori info: www.migros-impuls.ch
iMpuls è la nuova iniziativa della Migros in favore della salute.
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 18 settembre 2017 • N. 38
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Idee e acquisti per la settimana
Alimentazione
Priorità all’equilibrio Secondo i nutrizionisti la colazione ideale dovrebbe contenere quattro elementi: carboidrati, grassi, proteine e una porzione di frutta o verdura. Così fornirebbe abbastanza energia per iniziare bene la giornata Testo Jacqueline Vinzelberg; Styling Mirjam Käser; Foto Yves Roth
Ananas, frutto del drago (pitaya), purea di banane, semi di chia, uva rossa e limetta sono gli ingredienti di questo smoothie senza zucchero. Smoothie Red Dragon 25 cl Fr. 2.70
Il 22 settembre è la Giornata della mela. Naturalmente, però, si consiglia di addentare questo salutare frutto anche tutti gli altri giorni dell’anno. Le mele della varietà Gala hanno poco acido e perciò sono particolarmente dolci.
Per saperne di più
Tutti possono permettersi un «coach»
Mele Gala Azione 20% di sconto su tutte le mele in vendita sfusa al kg Fr. 2.95 invece di 3.70 dal 19 al 25 settembre
La miscela di thè ai fiori di Bach biologici ed erbe alpine aiuta a ritrovare il proprio equilibrio. Klostergarten Fiori di Bach Tee Balance Azione 20% di sconto a partire da 2 confezioni 19,5 g Fr. 4.15 invece di 5.20 dal 19 al 25 settembre
Sarebbe quindi intelligente farsi consigliare da un «motivatore» professionista. Un coach del genere dà consigli e aiuta a definire traguardi realistici. Ora «iMpuls Coach» è a disposizione di tutti. Questo strumento online offre gratuitamente una ventina di programmi diversi con consigli individuali, suggerimenti quotidiani, esercizi fisici e ricette per un’alimentazione equilibrata. Rivolgetevi a «iMpuls Coach» su www.impuls-coach.ch
Le noci contengono molti acidi grassi insaturi e sono affidabili donatori di vitamine e sostante minerali.
Il miele non è solo un pregiato prodotto da spalmare sul pane, ma anche una buona alternativa allo zucchero da mettere nel müesli, nello yogurt, nel thè ecc.
Nutrirsi in modo sano, mantenere in forma la mente e oltretutto perdere anche un paio di chili: sembra facile, ma è spesso difficile da mettere in pratica. Non da ultimo perché il nostro «diavoletto interiore» mina la nostra motivazione o perché abbiamo posto troppo in alto l’asticella dei nostri obiettivi.
Sun Queen Noci Azione 20% di sconto sul pacco doppio, 2 x 130 g Fr. 5.25 invece di 6.60 dal 19 al 25 settembre fino a esaurimento scorte
Miele di fiori con acacia 500 g Azione Fr. 7.20 invece di 7.80 dal 19 al 25 settembre
Con questa miscela da forno si prepara in un attimo un delizioso pane di spelta. Bisogna aggiungere solo l’acqua. Miscela pane di spelta con segale e chia 500 g Fr. 2.60 Nelle maggiori filiali
Il mango contiene beta-carotene e altri carotenoidi, che nel corpo vengono trasformati in vitamina A. questi frutti sono particolarmente ricchi di Vitamina C e sono una buona fonte di acido folico.
La miscela di müesli contiene grani originali come la spelta, il farro, il frumento rosso e il kamut, oltre ad albicocche e lamponi secchi. Fornisce energia naturale a colazione.
Bio Mango dalla Spagna, al pezzo Azione Fr. 2.90 dal 19 al 25 settembre
Migros Bio Farmer Müesli ai grani originali 500 g Fr. 5.90
Consiglio «iMpuls»
Una sana colazione
Una buona giornata inizia con una sana colazione, uno dei pasti più importanti della giornata. Scoprite come fare una ricca colazione su www.migros-impuls.ch.
I tipici yogurt alla greca «Oh!» con batteri Bifidus contengono poco grasso, ma il doppio di proteine degli yogurt comuni. Oh! Yoghurt Greek Style nature 170 g Fr. 1.80 Oh! Yoghurt Greek Style mirtilli 170 g Fr. 1.85
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Idee e acquisti per la settimana
Alimentazione
Priorità all’equilibrio Secondo i nutrizionisti la colazione ideale dovrebbe contenere quattro elementi: carboidrati, grassi, proteine e una porzione di frutta o verdura. Così fornirebbe abbastanza energia per iniziare bene la giornata Testo Jacqueline Vinzelberg; Styling Mirjam Käser; Foto Yves Roth
Ananas, frutto del drago (pitaya), purea di banane, semi di chia, uva rossa e limetta sono gli ingredienti di questo smoothie senza zucchero. Smoothie Red Dragon 25 cl Fr. 2.70
Il 22 settembre è la Giornata della mela. Naturalmente, però, si consiglia di addentare questo salutare frutto anche tutti gli altri giorni dell’anno. Le mele della varietà Gala hanno poco acido e perciò sono particolarmente dolci.
Per saperne di più
Tutti possono permettersi un «coach»
Mele Gala Azione 20% di sconto su tutte le mele in vendita sfusa al kg Fr. 2.95 invece di 3.70 dal 19 al 25 settembre
La miscela di thè ai fiori di Bach biologici ed erbe alpine aiuta a ritrovare il proprio equilibrio. Klostergarten Fiori di Bach Tee Balance Azione 20% di sconto a partire da 2 confezioni 19,5 g Fr. 4.15 invece di 5.20 dal 19 al 25 settembre
Sarebbe quindi intelligente farsi consigliare da un «motivatore» professionista. Un coach del genere dà consigli e aiuta a definire traguardi realistici. Ora «iMpuls Coach» è a disposizione di tutti. Questo strumento online offre gratuitamente una ventina di programmi diversi con consigli individuali, suggerimenti quotidiani, esercizi fisici e ricette per un’alimentazione equilibrata. Rivolgetevi a «iMpuls Coach» su www.impuls-coach.ch
Le noci contengono molti acidi grassi insaturi e sono affidabili donatori di vitamine e sostante minerali.
Il miele non è solo un pregiato prodotto da spalmare sul pane, ma anche una buona alternativa allo zucchero da mettere nel müesli, nello yogurt, nel thè ecc.
Nutrirsi in modo sano, mantenere in forma la mente e oltretutto perdere anche un paio di chili: sembra facile, ma è spesso difficile da mettere in pratica. Non da ultimo perché il nostro «diavoletto interiore» mina la nostra motivazione o perché abbiamo posto troppo in alto l’asticella dei nostri obiettivi.
Sun Queen Noci Azione 20% di sconto sul pacco doppio, 2 x 130 g Fr. 5.25 invece di 6.60 dal 19 al 25 settembre fino a esaurimento scorte
Miele di fiori con acacia 500 g Azione Fr. 7.20 invece di 7.80 dal 19 al 25 settembre
Con questa miscela da forno si prepara in un attimo un delizioso pane di spelta. Bisogna aggiungere solo l’acqua. Miscela pane di spelta con segale e chia 500 g Fr. 2.60 Nelle maggiori filiali
Il mango contiene beta-carotene e altri carotenoidi, che nel corpo vengono trasformati in vitamina A. questi frutti sono particolarmente ricchi di Vitamina C e sono una buona fonte di acido folico.
La miscela di müesli contiene grani originali come la spelta, il farro, il frumento rosso e il kamut, oltre ad albicocche e lamponi secchi. Fornisce energia naturale a colazione.
Bio Mango dalla Spagna, al pezzo Azione Fr. 2.90 dal 19 al 25 settembre
Migros Bio Farmer Müesli ai grani originali 500 g Fr. 5.90
Consiglio «iMpuls»
Una sana colazione
Una buona giornata inizia con una sana colazione, uno dei pasti più importanti della giornata. Scoprite come fare una ricca colazione su www.migros-impuls.ch.
I tipici yogurt alla greca «Oh!» con batteri Bifidus contengono poco grasso, ma il doppio di proteine degli yogurt comuni. Oh! Yoghurt Greek Style nature 170 g Fr. 1.80 Oh! Yoghurt Greek Style mirtilli 170 g Fr. 1.85
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Idee e acquisti per la settimana
Informazioni nutrizionali
Alnatura
Piatti veloci, senza carne L’assortimento propone ogni genere di prodotti per preparare piatti vegetariani e vegani, semplici e veloci. Vi presentiamo tre ricette Testo Heidi Bacchilega; Foto Pia Grimbühler; Ricette Philippe Wagner
Chili sin carne Ingredienti per 4 persone 80 g di sminuzzato di soia fine 1 cipolla 2 spicchi d’aglio 1 peperoncino rosso 1 peperone arancione 100 g di pomodori cherry 2 cucchiai d’olio d’oliva 3 cucchiai di concentrato di pomodoro ½ scatola di fagioli kidney, ca. 155 g 1 scatola di chicchi di mais da 340 g 1 scatola di pomodori pelati tritati da 400 g 1 dl di brodo di verdura sale ½ mazzetto di coriandolo 4 focacce Preparazione Cuocete lo sminuzzato di soia seguendo le indicazioni sulla confezione. Tritate finemente la cipolla, l’aglio
New York Hot Dog Ingredienti per 6 pezzi 4 cucchiai d’olio 1 cipolla 100 g di ketchup 6 salsicce vegetariane 100 g di crauti cotti 100 g di senape 6 panini per hot dog
e il peperoncino. Dimezzate il peperone, eliminate i semi e tagliateli a dadini. Dimezzate i pomodorini cherry. Scaldate l’olio in una padella e rosolatevi il trito di cipolla, aglio e peperoncino per ca. 2 minuti. Unite lo sminuzzato di soia e fatelo rosolare brevemente. Aggiungete i dadini di peperone, il concentrato di pomodoro e continuate la cottura per 3 minuti. Scolate i fagioli e il mais, sciacquateli con acqua fredda, fateli sgocciolare e aggiungeteli con i pomodori pelati e il brodo allo sminuzzato di soia. Lasciate sobbollire il chili a fuoco basso per ca. 15 minuti. Condite con sale. A piacere guarnite con pomodorini cherry e coriandolo fresco. Servite il chili sin carne con delle focacce.
Tutti gli alimenti di Alnatura provengono al 100 per cento da agricoltura biologica controllata. Non contengono né coloranti né conservanti artificiali. Per la loro preparazione vengono utilizzati esclusivamente aromi naturali. Cosa fa parte dell’assortimento Alnatura? Ogni nuovo prodotto sviluppato viene valutato da un esperto indipendente che ha il diritto di veto se, secondo il suo giudizio, la preparazione non corrisponde ai più alti criteri di qualità. Il gruppo degli esperti è costituito da persone con esperienza pluriennale anni nel settore dell’alimentazione biologica e della nutrizione. Alnatura destina alla vendita solo prodotti che hanno ricevuto il via libera dalla commissione di esperti.
Preparazione Tritate finemente la cipolla. Saldate la metà dell’olio in una padella e rosolatevi la cipolla per ca. 3 minuti. Unite il ketchup e lasciate intiepidire. Rosolate le salsicce nell’olio rimasto per ca. 5 minuti. Tagliate i panini a metà senza dividerli completamente. Farciteli con le salsicce, i crauti, il ketchup con la cipolla e la senape. Servite la salsa rimasta a parte. Trasferite la senape in una tasca da pasticciere. Così risulta più facile distribuirla sugli hot dog.
Burger di fagioli neri Ingredienti per 4 persone 1 cipolla rossa 2 pomodori carnosi 2 avocado 3 cucchiai d’olio d’oliva 4 burger di fagioli neri e noci di acagiù 4 panini per hamburger 125 g di crema da spalmare di peperoni e noci di acagiù 4 grosse foglie d’insalata Preparazione Tagliate la cipolla ad anelli sottili, i pomodori a fette sottili. Dimezzate gli avocado e snocciolateli. Estraete la polpa con un cucchiaio e tagliatela a fette. Scaldate l’olio in un tegame. Rosolate i burger da entrambi i lati per ca. 6 minuti e teneteli in caldo. Nello stesso tegame, pulito con un foglio di carta da cucina, tostate brevemente i panini tagliati a metà in senso orizzontale. Spalmate sui panini la crema di peperoni e noci di acagiù e farciteli con l’insalata, i burger di fagioli neri, le fette di pomodoro e di avocado, gli anelli di cipolla e servite. Accompagnate con patatine fritte. Spalmate la parte superiore dei panini con il «ketchup alle prugne» invece della crema di peperoni e condite la purea di prugne con la miscela per condire BBQ. Alnatura Hamburger di anacardi e fagioli neri vegano, refrigerato 160 g* Fr. 3.90
Alnatura Sminuzzato di soja fine, 150 g* Fr. 2.20 *Nelle maggiori filiali
Alnatura Cipollata vegano, 250 g* Fr. 3.80
Alnatura Hamburger alla messicana vegano, 175 g Fr. 2.50
al natsiura.ch Alnatura impegna per sapori biologici moderni e sostenibili. Sono utilizzati solo ingredienti di qualità e le materie prime più essenziali.
Parte di
Con il suo impegno per la sostenibilità Migros precorre i tempi da generazioni.
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Informazioni nutrizionali
Alnatura
Piatti veloci, senza carne L’assortimento propone ogni genere di prodotti per preparare piatti vegetariani e vegani, semplici e veloci. Vi presentiamo tre ricette Testo Heidi Bacchilega; Foto Pia Grimbühler; Ricette Philippe Wagner
Chili sin carne Ingredienti per 4 persone 80 g di sminuzzato di soia fine 1 cipolla 2 spicchi d’aglio 1 peperoncino rosso 1 peperone arancione 100 g di pomodori cherry 2 cucchiai d’olio d’oliva 3 cucchiai di concentrato di pomodoro ½ scatola di fagioli kidney, ca. 155 g 1 scatola di chicchi di mais da 340 g 1 scatola di pomodori pelati tritati da 400 g 1 dl di brodo di verdura sale ½ mazzetto di coriandolo 4 focacce Preparazione Cuocete lo sminuzzato di soia seguendo le indicazioni sulla confezione. Tritate finemente la cipolla, l’aglio
New York Hot Dog Ingredienti per 6 pezzi 4 cucchiai d’olio 1 cipolla 100 g di ketchup 6 salsicce vegetariane 100 g di crauti cotti 100 g di senape 6 panini per hot dog
e il peperoncino. Dimezzate il peperone, eliminate i semi e tagliateli a dadini. Dimezzate i pomodorini cherry. Scaldate l’olio in una padella e rosolatevi il trito di cipolla, aglio e peperoncino per ca. 2 minuti. Unite lo sminuzzato di soia e fatelo rosolare brevemente. Aggiungete i dadini di peperone, il concentrato di pomodoro e continuate la cottura per 3 minuti. Scolate i fagioli e il mais, sciacquateli con acqua fredda, fateli sgocciolare e aggiungeteli con i pomodori pelati e il brodo allo sminuzzato di soia. Lasciate sobbollire il chili a fuoco basso per ca. 15 minuti. Condite con sale. A piacere guarnite con pomodorini cherry e coriandolo fresco. Servite il chili sin carne con delle focacce.
Tutti gli alimenti di Alnatura provengono al 100 per cento da agricoltura biologica controllata. Non contengono né coloranti né conservanti artificiali. Per la loro preparazione vengono utilizzati esclusivamente aromi naturali. Cosa fa parte dell’assortimento Alnatura? Ogni nuovo prodotto sviluppato viene valutato da un esperto indipendente che ha il diritto di veto se, secondo il suo giudizio, la preparazione non corrisponde ai più alti criteri di qualità. Il gruppo degli esperti è costituito da persone con esperienza pluriennale anni nel settore dell’alimentazione biologica e della nutrizione. Alnatura destina alla vendita solo prodotti che hanno ricevuto il via libera dalla commissione di esperti.
Preparazione Tritate finemente la cipolla. Saldate la metà dell’olio in una padella e rosolatevi la cipolla per ca. 3 minuti. Unite il ketchup e lasciate intiepidire. Rosolate le salsicce nell’olio rimasto per ca. 5 minuti. Tagliate i panini a metà senza dividerli completamente. Farciteli con le salsicce, i crauti, il ketchup con la cipolla e la senape. Servite la salsa rimasta a parte. Trasferite la senape in una tasca da pasticciere. Così risulta più facile distribuirla sugli hot dog.
Burger di fagioli neri Ingredienti per 4 persone 1 cipolla rossa 2 pomodori carnosi 2 avocado 3 cucchiai d’olio d’oliva 4 burger di fagioli neri e noci di acagiù 4 panini per hamburger 125 g di crema da spalmare di peperoni e noci di acagiù 4 grosse foglie d’insalata Preparazione Tagliate la cipolla ad anelli sottili, i pomodori a fette sottili. Dimezzate gli avocado e snocciolateli. Estraete la polpa con un cucchiaio e tagliatela a fette. Scaldate l’olio in un tegame. Rosolate i burger da entrambi i lati per ca. 6 minuti e teneteli in caldo. Nello stesso tegame, pulito con un foglio di carta da cucina, tostate brevemente i panini tagliati a metà in senso orizzontale. Spalmate sui panini la crema di peperoni e noci di acagiù e farciteli con l’insalata, i burger di fagioli neri, le fette di pomodoro e di avocado, gli anelli di cipolla e servite. Accompagnate con patatine fritte. Spalmate la parte superiore dei panini con il «ketchup alle prugne» invece della crema di peperoni e condite la purea di prugne con la miscela per condire BBQ. Alnatura Hamburger di anacardi e fagioli neri vegano, refrigerato 160 g* Fr. 3.90
Alnatura Sminuzzato di soja fine, 150 g* Fr. 2.20 *Nelle maggiori filiali
Alnatura Cipollata vegano, 250 g* Fr. 3.80
Alnatura Hamburger alla messicana vegano, 175 g Fr. 2.50
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Parte di
Con il suo impegno per la sostenibilità Migros precorre i tempi da generazioni.
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Idee e acquisti per la settimana
StoryMania
Mondi fantastici In sintesi
Miniature personaggio gratuite
Alexander Volz
Il raccontastorie
La nuova collezione Migros «StoryMania» accompagna i bambini nel mondo dei sogni. Dodici diverse miniature di personaggi raccontano ognuna un’appassionante avventura. Chi le colleziona può ascoltare e riascoltare le storie, leggerle da solo ed esplorarle con la realtà virtuale
Lo scrittore della Spick, Alexander Volz, ha creato per «Storymania» il mondo fantastico di Coloria e ne ha sviluppato con Migros le storie. Dal 2012 scrive e pubblica libri e storie per bambini e ragazzi
Testo Angela Obrist; Foto Michael Sonderegger
«Per “StoryMania” abbiamo sviluppato i personaggi di supereroi dalle molte capacità, con i quali ragazzi di diverse età possono identificarsi».
«Con “Storymania” i bambini posso vivere storie piene di fantasia ed emozione e sono confrontati con valori importanti come l’amicizia, la correttezza, il coraggio e l’affidabilità».
Il 20 settembre la miniatura del personaggio di Mick sarà offerta gratuitamente a chiunque compia un acquisto*. Mick è il protagonista di «StoryMania». Con questa prima miniatura da collezione sarà possibile ascoltare la prima storia, che racconta della scoperta di Mick del mondo fantastico di Coloria. Con le altre miniature a disposizione si potranno ascoltare le altre avventure dei diversi super eroi di «StoryMania».
«Trovo ispirazione per le mie storie nelle situazioni della vita quotidiana. Oltre a questo mi capita spesso di immaginare le cose più impossibili. Cosa succederebbe ad esempio se il proprietario di un cane potesse usarlo per fare conversazione? Oppure se fosse possibile volare nello spazio senza tuta spaziale?».
* 1 miniatura per acquisto al massimo, fino ad esaurimento delle scorte.
Doppio autodesivo
Mercoledì 27 settembre sarà disponibile il doppio autoadesivo**. Maggiori informazioni sulla campagna e sulle singole storie saranno disponibili su «Azione 40» del 2 ottobre, così come sul sito web www.storymania.ch. ** al massimo 30 pezzi per acquisto
Collezionale e acquistale
Ascolta le storie
Leggi le storie
Sperimenta le storie
«StoryMania» propone dodici diverse miniature di personaggi. Dal 19 settembre al 31 ottobre i clienti Migros ricevono, ad ogni acquisto minimo di 20 franchi, un autocollante. Fino al 6 novembre, in tutte le filiali Migros, dieci autoadesivi danno diritto a ricevere gratuitamente una miniatura a scelta (fino a esaurimento delle scorte). Le miniature sono anche acquistabili singolarmente (Fr. 9.50 l’una).
Ogni miniatura racconta a chi le raccoglie una propria storia: una fiaba adatta a bambini tra i tre e dodici anni. Tutte le storie sono state sviluppate in collaborazione con gli esperti di «Spick Books». Chi possiede una miniatura può ascoltare la storia con la scatola d’ascolto «StoryMania» o con uno Smartphone (per le istruzioni, vedi in fondo alla pagina).
Tutte le storie, oltre a questo, possono essere lette grazie all’App «Migros Play App». Per farlo, i relativi personaggi devono essere attivati. In questo modo i bambini possono anche leggere le loro storie preferite e migliorare giocando le proprie di capacità di lettura. La lettura ad alta voce delle avventure, in famiglia o con i compagni di gioco, offre molte occasioni di divertimento.
Con gli occhiali per la realtà virtuale o la film-box «Storymania» (gratis il 4 ottobre) i ragazzi possono sperimentare le avventure dei supereroi anche in realtà virtuale. In questo modo potranno immergersi in un modo nuovo nel fantastico mondo di Coloria, proposto da «StoryMania». Durante la campagna i collezionisti potranno poi incontrare anche i loro eroi in «formato gigante», nel corso dei Roadshow che si terranno in tutta la Svizzera.
«Come ho cominciato a scrivere storie? I tre figli nati dal mio primo matrimonio vivono in Germania. Per mostrare loro che li penso sempre ho iniziato a scrivere una serie di avventure fantasy di cui sono i protagonisti».
«Le storie possono influenzare il modo con cui i bambini valutano il loro ambiente e il loro modo di rapportarsi agli altri. Per questo è molto importante che raccontiamo loro storie valide».
La scatola raccontafiabe
L’App per Smartphone
Approfittare grazie a Famigros
Per scaricare le storie occorre collegare una prima volta la scatola a un computer. Quando verrà inserita una miniatura dei personaggi sulla scatola, partirà la narrazione.
Attivando la Migros Play App, scaricabile gratuitamente dall’Apple App Store o in Google Play Store, e scansionando la miniatura con il telefono, si potrà ascoltare la storia.
Dal 19 settembre al 30 ottobre i membri di Famigros presentando la carta Famigros o la Cumulus, riceveranno la scatola da collezione per le miniature, a un prezzo ridotto del 30%. Oltre a questo, per ogni acquisto a partire da 20 franchi riceveranno un autoadesivo supplementare. Per iscriversi a Famigros: www.famigros.ch
Roadshows Dal 22 settembre al 28 ottobre in alcune filiali Migros avranno luogo i Roadshow di «StoryMania». I bambini potranno riascoltare qui le loro fiabe e vincere altri autoadesivi. I dettagli dell’iniziativa si trovano su www.storymania.ch.
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StoryMania
Mondi fantastici In sintesi
Miniature personaggio gratuite
Alexander Volz
Il raccontastorie
La nuova collezione Migros «StoryMania» accompagna i bambini nel mondo dei sogni. Dodici diverse miniature di personaggi raccontano ognuna un’appassionante avventura. Chi le colleziona può ascoltare e riascoltare le storie, leggerle da solo ed esplorarle con la realtà virtuale
Lo scrittore della Spick, Alexander Volz, ha creato per «Storymania» il mondo fantastico di Coloria e ne ha sviluppato con Migros le storie. Dal 2012 scrive e pubblica libri e storie per bambini e ragazzi
Testo Angela Obrist; Foto Michael Sonderegger
«Per “StoryMania” abbiamo sviluppato i personaggi di supereroi dalle molte capacità, con i quali ragazzi di diverse età possono identificarsi».
«Con “Storymania” i bambini posso vivere storie piene di fantasia ed emozione e sono confrontati con valori importanti come l’amicizia, la correttezza, il coraggio e l’affidabilità».
Il 20 settembre la miniatura del personaggio di Mick sarà offerta gratuitamente a chiunque compia un acquisto*. Mick è il protagonista di «StoryMania». Con questa prima miniatura da collezione sarà possibile ascoltare la prima storia, che racconta della scoperta di Mick del mondo fantastico di Coloria. Con le altre miniature a disposizione si potranno ascoltare le altre avventure dei diversi super eroi di «StoryMania».
«Trovo ispirazione per le mie storie nelle situazioni della vita quotidiana. Oltre a questo mi capita spesso di immaginare le cose più impossibili. Cosa succederebbe ad esempio se il proprietario di un cane potesse usarlo per fare conversazione? Oppure se fosse possibile volare nello spazio senza tuta spaziale?».
* 1 miniatura per acquisto al massimo, fino ad esaurimento delle scorte.
Doppio autodesivo
Mercoledì 27 settembre sarà disponibile il doppio autoadesivo**. Maggiori informazioni sulla campagna e sulle singole storie saranno disponibili su «Azione 40» del 2 ottobre, così come sul sito web www.storymania.ch. ** al massimo 30 pezzi per acquisto
Collezionale e acquistale
Ascolta le storie
Leggi le storie
Sperimenta le storie
«StoryMania» propone dodici diverse miniature di personaggi. Dal 19 settembre al 31 ottobre i clienti Migros ricevono, ad ogni acquisto minimo di 20 franchi, un autocollante. Fino al 6 novembre, in tutte le filiali Migros, dieci autoadesivi danno diritto a ricevere gratuitamente una miniatura a scelta (fino a esaurimento delle scorte). Le miniature sono anche acquistabili singolarmente (Fr. 9.50 l’una).
Ogni miniatura racconta a chi le raccoglie una propria storia: una fiaba adatta a bambini tra i tre e dodici anni. Tutte le storie sono state sviluppate in collaborazione con gli esperti di «Spick Books». Chi possiede una miniatura può ascoltare la storia con la scatola d’ascolto «StoryMania» o con uno Smartphone (per le istruzioni, vedi in fondo alla pagina).
Tutte le storie, oltre a questo, possono essere lette grazie all’App «Migros Play App». Per farlo, i relativi personaggi devono essere attivati. In questo modo i bambini possono anche leggere le loro storie preferite e migliorare giocando le proprie di capacità di lettura. La lettura ad alta voce delle avventure, in famiglia o con i compagni di gioco, offre molte occasioni di divertimento.
Con gli occhiali per la realtà virtuale o la film-box «Storymania» (gratis il 4 ottobre) i ragazzi possono sperimentare le avventure dei supereroi anche in realtà virtuale. In questo modo potranno immergersi in un modo nuovo nel fantastico mondo di Coloria, proposto da «StoryMania». Durante la campagna i collezionisti potranno poi incontrare anche i loro eroi in «formato gigante», nel corso dei Roadshow che si terranno in tutta la Svizzera.
«Come ho cominciato a scrivere storie? I tre figli nati dal mio primo matrimonio vivono in Germania. Per mostrare loro che li penso sempre ho iniziato a scrivere una serie di avventure fantasy di cui sono i protagonisti».
«Le storie possono influenzare il modo con cui i bambini valutano il loro ambiente e il loro modo di rapportarsi agli altri. Per questo è molto importante che raccontiamo loro storie valide».
La scatola raccontafiabe
L’App per Smartphone
Approfittare grazie a Famigros
Per scaricare le storie occorre collegare una prima volta la scatola a un computer. Quando verrà inserita una miniatura dei personaggi sulla scatola, partirà la narrazione.
Attivando la Migros Play App, scaricabile gratuitamente dall’Apple App Store o in Google Play Store, e scansionando la miniatura con il telefono, si potrà ascoltare la storia.
Dal 19 settembre al 30 ottobre i membri di Famigros presentando la carta Famigros o la Cumulus, riceveranno la scatola da collezione per le miniature, a un prezzo ridotto del 30%. Oltre a questo, per ogni acquisto a partire da 20 franchi riceveranno un autoadesivo supplementare. Per iscriversi a Famigros: www.famigros.ch
Roadshows Dal 22 settembre al 28 ottobre in alcune filiali Migros avranno luogo i Roadshow di «StoryMania». I bambini potranno riascoltare qui le loro fiabe e vincere altri autoadesivi. I dettagli dell’iniziativa si trovano su www.storymania.ch.
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 18 settembre 2017 • N. 38
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