Giardini di Luce: Joaquìn Sorolla porta la Spagna a Ferrara

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Giardini di Luce: Joaquìn Sorolla porta la Spagna a Ferrara Di Azzurra Immediato

La primavera 2012, porta in Italia numerose possibilità di scoprire e conoscere grandi artisti, talvolta meno conosciuti. Una stagione espositiva ricca, spesso all’insegna di esposizioni uniche ed irripetibili nel nostro Paese. Tra le prime italiane, interessante è l’antologica dedicata all’artista spagnolo Joaquìn Sorolla, protagonista degli anni tra la fine del XIX secolo e gli inizi del XX. Pittore profondamente segnato dalle scelte artistiche dell’impressionismo e del simbolismo, seppe coniugare lo spirito tipico della hispanidad con le istanze pittoriche francesi e nordiche dell’Ottocento. L’uso sapiente di un tipo di pittura istantanea, era basato sulle tecniche del “luminismo” tanto care alla lezione francese impressionista, che facevano dell’impiego del solo colore, il perno della realizzazione delle opere.


L’incanto della luce che egli seppe restituire attraverso le sue tele, resta, ancora oggi, uno degli elementi più squisiti della sua carriera. Excursus artistico che viene presentato nella cornice di Palazzo dei Diamanti, a Ferrara, fino al prossimo 17 giugno. La mostra Giardini di luce rivela appieno la particolarità di Sorolla nel cogliere, attraverso i giochi di luce, lo studio del colore, quanto soggetti diversi uscissero come protagonisti di sogni dai suoi quadri. L’esposizione ferrarese, dedicata soprattutto alla produzione di età matura, quella del successo e della fama, tralascia, in realtà, gli esordi di questo artista, che fin dalla gioventù aveva rivelato talento per l’arte ma che la cultura accademica aveva rifiutato per anni. Nel 1884 gli fu riconosciuto il suo merito, attraverso un’opera drammatica, che coglieva un momento storico spagnolo, intitolata Defensa del Parque de Artillería de Monteleón, per la cui premiazione egli dichiarò “qui per farsi conoscere e vincere una medaglia occorre dipingere morti”. Dopo questa esperienza, ed altri riconoscimenti nazionali, si recò a Roma, per perfezionare la sua arte e conoscere la classicità, poi fu la volta di Parigi, dove venne a contatto con l’impressionismo. Si stabilì, successivamente a Madrid, dove condivise le esperienze degli impressionisti spagnoli, ma non smise di viaggiare, giungendo in Inghilterra e negli Stati Uniti. La mostra di Ferrara accoglie i suoi visitatori con la serie di ritratti familiari, tipologia in cui Sorolla si distinse, suggestivi in quanto ambientati in giardini con fontane, elementi con cui poté misurarsi nell’uso della luce e del colore; opere, queste, appartenenti agli anni 1906-07, caratterizzate dalla ricerca di un’atmosfera sfavillante, fatta di colore puro, in cui le figure si fondono sapientemente in rimandi di riflessi.


In questa evoluzione di stile, fondante è stato l’incontro e la sorpresa svelatagli dalla regione andalusa, in cui visse. La cultura di questo territorio, infatti, affascinò Sorolla, come testimoniano le opere fino al 1918, in cui anche l’immaginazione dell’artista si ispirò a quella che potrebbe definirsi una “poetica del silenzio” molto vicina all’arte simbolista.

L’essenzialità che si coglie nelle opere del periodo andaluso, lasciano trasparire l’entusiasmo di Sorolla nell’ammirazione degli aspetti del territorio, dalle architetture arabeggianti, per arrivare alle donne andaluse, capaci di catturare la sua attenzione, e tali da offrire spunti per opere intime e dal taglio fotografico. Lo spettatore della mostra, poi, seguendo il percorso espositivo, troverà, nella parte centrale la particolare serie di dipinti che hanno per soggetti la sola architettura andalusa, caratterizzata da portici e giardini islamici di rara bellezza. Luoghi che, nelle opere di Sorolla, hanno bandito ogni forma di presenza umana, in cui dominano, invece, le ceramiche, le fontane, i marmi, evocati attraverso la commistione di forme, colori, suoni e profumi, in un’atmosfera che le pennellate del pittore hanno reso dissolventi, pure e raffinate. L’ultima parte della mostra, è dedicata, invece, ai quadri ispirati dal cosiddetto “giardino d’artista” creato con amore e pazienza da Sorolla, nella sua casa di Madrid. La costruzione di questo piccolo angolo paradisiaco, era stata profondamente influenzata dai giardini visti e amati a Siviglia e Granada, e ricorda, metaforicamente, il giardino di Monet.


Il giardino madrileno di Sorolla, si rivelò, nell’ultimo periodo della sua carriera, fonte inesauribile di creatività e traducibilità pittorica, attraverso cui esprimere la sua maturità artistica, ormai fusione di esperienze impressioniste, simboliste e luministe, esperienze che riuscivano a fondersi allo stesso modo in cui il pennello riusciva ad unire forme, luce e colore sulla tela. Giardini di Luce è una mostra che riesce a cogliere pienamente lo spirito e la straordinarietà di un artista forse non troppo conosciuto nel nostro Paese, ma che va annoverato tra i pittori che, nella generazione della Belle Epoque europea, hanno saputo cogliere le istanze di un’arte che usciva dagli schemi accademici, per esprimere un lirismo ed un sentimento puri, senza intermediazioni. http://www.palazzodiamanti.it/1075/la-mostra


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