La mia via della seta. Il viaggio di Gianni Mallus alla scoperta dei tesori d’Oriente Di Azzurra Immediato
Chiunque avesse perso l’occasione di partecipare all’evento dello scorso autunno, che inaugurava a Reggio Emilia, una preziosa mostra sull’arte manifatturiera dell’attuale Sinkiang, potrà ritrovare parte di quell’atmosfera, nell’elegante pubblicazione del suo curatore Gianni Mallus. ”La mia via della seta” non è un catalogo dove, come semplici segmenti di un’esperienza, vengono sciorinati paesaggi e manufatti.
Accompagnato da un testo teso, asciutto e vibrante, il libro di Mallus, dilata la nostra visione, accogliendoci in un ambito così specifico e particolare da lasciarci stupefatti. Il gesto, lo sguardo dei nomadi incontrati sull’altopiano del Pamir, la semplice purezza dell’interno di un laboratorio tessile, ci introducono alla scoperta di una vera e propria arte. Finalmente scopriamo chi c’è dietro un manufatto o un tappeto, tessuto da dita esperte e virtuose, secondo un’arte antichissima. Dalle foto scattate fra Venezia a Pechino (passando per luoghi come il Taskorghan o il Pamir dove, solamente il nome evoca silenzi e spettacoli di bellezza inaudita), scorgiamo una perfetta sintesi fra i volti umani e il paesaggio. Le sensazioni del viaggiatore si arricchiscono di appunti e di note. I luoghi sono descritti con un breve e intenso resoconto.
Anche gli imprevisti divengono la trama di un viaggio appassionante: ”A noi l’arduo compito di trovare un mezzo per ripartire subito destinazione oasi di Kasghar, visto che la corriera statale, unico mezzo di collegamento, fino all’indomani non è disponibile. Il percorso si snoda quasi al confine con il Tagikistan, attraverso acquitrini, pascoli, campi coltivati e montagne rocciose…”, e ancora “La strada prosegue, la magia pure: ai piedi della montagna imponente ecco un piccolo insediamento di yurte e l’incontro speciale con un vecchio Kirchiso. Porgiamo il nostro saluto, portandoci la mano sul cuore, in segno di rispetto, e lui, dopo qualche attimo di esitazione, ci invita sotto la sua tenda" (p. 31). La trama e l’ordito dei tappeti corrispondono a colori e disegni inusitati per vivacità e bellezza. Ogni oggetto è unico, come lo sono le opere d’arte. Si crea una sorta di sinestesia di fronte ad alcuni di essi: come se riuscissimo, oltre ad ammirarli, anche a toccarli, percependone la morbidezza e l’ordito, frutto di sapiente lavoro. Si evince in tutto il libro quel rispetto per l’elemento umano, detentore di un sapere legato alla sua tradizione e al suo territorio. Che siano il volto del vecchio Kirchiso, nel piccolo insediamento Yurte o il sorriso accogliente della ragazza nel suo tipico abito rosso sangue, ogni foto ci emoziona e ci stupisce. La sezione fotografica dedicata ai tappeti mostra la cultura di un’arte antica e ci invita a prestare attenzione ad un patrimonio che merita la salvaguardia e il rispetto, in quanto irripetibile. Ormai tristemente abituati a pensare allo sfruttamento della manodopera a fini meramente commerciali, che genera frutti “senz’anima”, ci avvince la sfida a mantenere e custodire un’arte a torto considerata minore.
Un viaggio, quello di Mallus, che riporta alla mente lo straordinario percorso compiuto da Marco Polo, e che, con la medesima curiosità, affolla la sua mente e la nostra. Se per il commerciante e gallerista emiliano, la distanza che intercorre tra l’Italia e la Cina è genesi di una vita, di ricordi, esperienze sempre diverse accumulate nei suoi diversi viaggi, a noi, invece, apre gli occhi su un mondo nuovo, spesso idealizzato e narrato nei secoli passati. Egli afferma che “Si possono percorrere milioni di chilometri in una sola vita senza mai scalfire la superficie dei luoghi né imparare nulla dalle genti appena sfiorate. Il senso del viaggio sta nel fermarsi ad ascoltare chiunque abbia una storia da raccontare”. Ci sembra quasi, infatti, leggendo i suoi testi, che hanno tutta la grazia di una sorta di diario di bordo, di essere con lui e i suoi compagni d’avventura, di vedere, attraverso i suoi occhi, le distese immense degli altipiani asiatici, di sentire suoni e profumi derivanti dai luoghi battuti, di ascoltare i saggi delle tribù indigene accogliere questi viaggiatori nei loro campi, nelle loro tende, a mostrare, con onesta benevolenza, il loro lavoro, sorseggiando bevande dalle proprietà salutari e assaporando cibi tipici, che celano, dietro un incontro talvolta informale, storie di luoghi e gente passati. La particolarità di questa personale via della seta, risiede, inoltre, nella volontà di Mallus di non procedere per le strade e attraverso i luoghi e i modi tipici del commercio occidentale, con la fretta delle scadenze, degli orari, dei voli, delle fatturazioni. No, per il gallerista, in primis amante del bello e dell’antica arte della tessitura, con cui entrare in empatia
antropologica, questa pubblicazione è filiazione di una volontà ben precisa: condividere con altri la straordinarietà di un’esperienza unica nel suo genere. Abituati come siamo a pensare che il commercio di manufatti orientali passi attraverso il meccanico e standardizzato mondo dell’import-export, l’idea di un uomo, che parte alla volta dell’Oriente, per cercare minuziosamente tappeti di valore etnoantropologico incommensurabile, scovati in piccoli bazar e in case, molto spesso, quasi al di là del tempo, in villaggi di cui forse a molti è preclusa la conoscenza, affascina e cattura.
La lettura di questo libro, ci prende come se fosse un racconto d’avventura, capace di traslare le nostre menti dalla soffocante vita della vecchia Europa a mondi lontani, quasi cristallizzati, ma che sono stati snodo per intere popolazioni. Un viaggio, questo di Mallus, naturalmente professionale, ma che si è trasformato in un itinerario personale, alla ricerca di qualcosa da trovare in sé, mediante l’apporto di esperienze e esistenze sconosciute, nuove e affascinanti. Ogni nuova strada percorsa, ogni sguardo incrociato, hanno permesso all’autore di arricchire il proprio percorso vitale. Conoscere sé stessi attraverso la conoscenza dell’altro. La libertà di affrontare, fronteggiare e far proprie situazioni inusitate, talvolta pericolose (come percorrere strade accidentate in balia di una natura dirompente, non scesa a patti con l’uomo), talvolta quasi magiche, in grado di creare spaesamento dalle sovrastrutture quotidiane, ha permesso al gallerista emiliano di ripensare daccapo un modo di vivere diverso, slegato dai diktat socioculturali imposti dall’Occidente. Il mondo perduto, e ritrovato da Mallus, nel suo lungo cammino verso le terre d’Oriente, andrà vissuto, da noi lettori, in maniera disincantata, senza pregiudizio alcuno, ma con la sola voglia di conoscere, di subire il fascino di un racconto fatto di meraviglie che hanno attraversato, almeno una volta, anche le nostre immaginazioni. Per far sì che il desiderio di condivisione cercato da Mallus, sia accolto nel migliore dei modi. Il libro di Gianni Mallus, La mia via della seta. Pregiati tappeti degli antichi popoli Uiguri e Kighisi è edito dalla Rumor di Vicenza.