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Mistero al cimitero

di [.]

Era la festa di Halloween ed alcuni ragazzi, Harry, James e Ginny, si incamminarono verso il cimitero di Amsterdam, per fare uno scherzo al custode, un uomo molto vecchio e considerato da tutti un po’ rimbambito, perché faceva spesso discorsi insensati e parlava di anime e spettri che giravano indisturbati tra le tombe del cimitero. Lui, oltre ad occuparsi della manutenzione del cimitero, di innaffiare le aiuole e curare i prati, preservava anche nella sua casetta mezza scassata, un cimelio antichissimo: una collana portafortuna creata dai Sumeri. Il cimelio sarebbe dovuto essere conservato al museo, ma visto che lì ci furono troppi furti, lo diedero al custode, certi che nessuno sarebbe andato in quel posto a prenderlo.

Mentre i ragazzi andavano verso la piccola taverna del custode sentirono un urlo seguito da un venticello fresco. James cominciò a spaventarsi, stava per piangere. Quando aprirono la porta, notarono il custode pugnalato alla gola, sporco di sangue e di salsa di soia dolce, aveva gli occhi aperti, spalancati; i ragazzi urlarono per lo spavento, poi Ginny si accorse che nella teca non c’era più il cimelio. I marmocchi in un primo momento pensarono di chiamare la polizia, ma poi, temendo di essere incolpati poichè si trovavano proprio sulla scena del crimine e ritenendo che nessuno avrebbe creduto alle loro parole se avessero raccontato di essere al cimitero soltanto per fare uno scherzo, presero in mano il caso, con poca sicurezza.

Quella sera, i ragazzi dopo, andarono a casa a dormire, inquieti.

Il giorno seguente tornarono al cimitero e cercarono degli indizi. Trovarono delle macchie di salsa di soia sulla teca in cui era conservato il cimelio e un biglietto con dei disegnini che rappresentavano rispettivamente una bottiglietta di salsa di soia, un campanile e una chiave. Dietro

c’era scritto questo enigma: “Con la salsa puoi condire, con le campane puoi suonare e con le chiavi puoi aprire; cosa puoi fare?” I fanciulletti ci ragionarono un po’ su senza però capire la soluzione dell’indovinello.

Harry dichiarò che l’indovinello non aveva senso e che dovevano controllare nuovamente in taverna. I tre entrarono: il cadavere stava ancora lì a terra, ma lo tralasciarono. James notò l’impronta di una scarpa. Harry indicò per terra, sotto un mobile, la pistola Magnum 19 di suo padre. Si accorse che era tutta colorata di un rosa intenso, strano per essere una pistola, affermò con sicurezza. Però Ginny vide un’altra cosa strana, una lampadina che illuminava il buco del tetto.

I giovani continuarono a non capire e per rinfrescarsi la mente, tornarono a casa e fecero una bella merenda con tanto di panino al cioccolato e del succo alla pera. Si distrassero un po’, ma la cosa non funzionò. Gli adolescenti avevano intenzione di tornare alla catapecchia. Tuttavia, James non poteva, perché doveva badare al suo pappagallino, neppure Harry poteva andare, perché doveva fare i compiti. Quindi toccò a Ginny tornare al cimitero.

Aprì la porta della casa e osservò che tutti gli indizi erano spariti, eccetto il morto. Sulla camicia del custode Ginny trovò un foglietto con una freccetta rosso sangue che indicava di girare a destra; girò e trovò un altro biglietto con una freccia. A forza di girare cadde e svenne. Amici e genitori non vedendola rientrare a casa cominciarono a preoccuparsi e a chiedere informazioni ai suoi amici. Harry, avvertito dell’accaduto, corse immediatamente al cimitero. Entrò nella taverna, ma non trovò Ginny, quindi seguì anche lui le frecce. Alla fine del percorso, trovò Ginny ancora a terra con un ginocchio sbucciato, la svegliò e le chiese se stesse bene, lei rispose di sì, poi, spaventati, ma insieme, proseguirono finché non arrivarono in cucina. Lì trovarono una ricetta che diceva: “Mescolate della farina con la salsa di soia

e mettetela in uno stampino a forma di chiave, ponetela in frigo per 30-40 minuti”.

Nel frattempo James aveva fatto addormentare il suo pappagallino Perry e raggiunse gli amici, perché Harry gli aveva mandato la loro posizione. James arrivò subito, aiutò Harry e Ginny che non capivano quasi niente di cucina e, alla fine, uscì una chiavetta di salsa di soia.

Però i ragazzi pensarono che un mistero senza colpevoli non potesse essere un vero mistero, quindi, dopo aver fatto la chiave, ipotizzarono dei sospettati: - uno era il papà di Harry, a cui apparteneva la pistola, - un altro era il commesso del supermercato, perché diceva di odiare il custode del cimitero e perché la salsa di soia proveniva da quel supermercato, - l’ultimo era il nipote del custode, perché sapevano che i due non si vedevano mai e non andavano d’accordo, anzi il giovane nipote era il responsabile di tutte le offese e le stranezze che si raccontavano sul vecchio.

I ragazzi raccolsero le loro idee ed i loro ragionamenti. Ginny capì che la chiave doveva aprire una porta, probabilmente del campanile, quindi corsero nella chiesa lì vicino, entrarono dentro il campanile, cercarono la porta giusta che si apriva con quella chiave di soia e, aprendola, trovarono all’interno della stanza un tizio con la maschera da paintball che cominciò a scappare. I ragazzi lo inseguirono, Harry inciampò per le scale e cadde. Anche Ginny si fece male, rimase solo James. Il tizio si fermò e tirò fuori dalla tasca destra la pistola rosa del padre di Harry. James si arrestò di colpo spaventato. Il malfattore gli stava puntando alla testa la pistola e stava per premere il grilletto; era paralizzato, immobile; poi per la paura fece due passi indietro e il losco signore premette il grilletto. James si abbassò di scatto, aveva i riflessi pronti e istintivamente, con una forte mossa di Judo, lo buttò a terra. La maschera si ruppe e l’uomo svenne.

Arrivarono gli altri due ragazzi e videro che il colpevole era il nipote del custode. James gli legò le mani con

dello spago che aveva in tasca. A quel punto, chiamarono la polizia. Raccontarono l’accaduto e tutto ciò che avevano scoperto, anche della sparizione della preziosa collana portafortuna.

L’uomo confessò di aver ucciso il nonno perché non andavano d’accordo e perché se fosse riuscito a vendere la collana ad un intenditore d’arte, ne avrebbe ricavato una grossa somma. Aveva nascosto il pugnale e la collana sotto terra, nei pressi di una tomba, ma non rivelò come avesse avuto la pistola rosa del padre di Harry. Questo rimane ancora un mistero.

Il comandante della polizia premiò i tre ragazzi per aver svolto le indagini, ma raccomandò loro di non mettersi mai più nei guai e di non raccontare a nessuno ciò che era accaduto.

Loro naturalmente spifferarono tutto ai loro amici mentre tornavano a casa.

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