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frank matano e gilbert, La stanza 666

La stanza 666

di frank matano e gilbert

Bangkok, settembre 2020, uscito dall’aeroporto, Max viene investito da un caldo soffocante. In città infatti ci sono 40° gradi. Max cercava un taxi per raggiungere la sua fidanzata Veronica in hotel.

Taxista: “Buongiorno Signore, dove la porto?”

Max: “Per piacere, mi porti all’hotel Shangri-la!”

Durante il tragitto, Max può ammirare la bellezza della città con i suoi grattacieli, i maestosi templi dedicati a Buddha ed il grande fiume che lo attraversa. Dopo circa 40 minuti, raggiunge l’hotel, un lussuoso palazzo di 15 piani lungo le rive del fiume. La hall dell’hotel è circondata da un’immensa vetrata affacciata sul grande fiume, sul soffitto enormi lampadari di vetro illuminano la lussuosa sala con al centro un elegante pianoforte tutto nero.

Max: “Buongiorno signorina! Ho una prenotazione a nome Max Palmer”.

Receptionist: “Certo, Signor Palmer. Ah! A proposito, la sta aspettando la signorina Veronica Matano”.

Max: “Esatto, signorina, è la mia fidanzata, lei è già qui da qualche giorno”.

Receptionist: “Sì, vero, in realtà ieri ha ricevuto la visita di una amica e hanno cenato insieme in camera. Credo che la stia aspettando lì. La camera è la stanza 666, al 15° piano le do la 2° chiave così può farle una sorpresa”.

Max: “Grazie, signorina, è un’ottima idea”.

Max prende l’ascensore, inizia la salita verso il 15° piano, impaziente di rivedere la sua amata. Il tintinnio del campanello dell’ascensore segnala l’arrivo al piano, la porta si apre lentamente e in quell’istante un brivido percorre Max lungo tutta la schiena; ha una strana sensazione c’era troppo silenzio lungo il corridoio del 15° piano. Lentamente Max si avvia verso la camera. Giunto verso alla porta prova ad aprirla tirandola verso di sé, ma

non ci riesce. Sembrava che qualcuno la stesse tenendo dall’interno.

Max: “Dai Veronica lasciami entrare!”, disse Max pensando ad uno scherzo della sua fidanzata. Ma la porta rimaneva sempre bloccata da una forza che non poteva essere di una donna. Preso dal dubbiom Max cominciò ad urlare: “Apri questa porta chiunque tu sia!”

All’improvviso la porta si spalancò in modo brusco e scaraventò Max sul muro di fronte. Max era stordito dal colpo ricevuto. Ma riuscì a intravedere la sagoma di un uomo alto con un tatuaggio sul polso che rappresentava un cobra. L’uomo aveva in mano un coltello e provò a lanciarlo addosso a Max, cercando di colpirlo, ma Max riuscì ad evitarlo; con un calcio lo disarmò e iniziarono a combattere. L’uomo riuscì a recuperare il coltello e dopo aver bloccato sotto di sé Max provò a ucciderlo colpendolo alla gola. Ma Max lo fermò in tempo. La lotta diventò più dura e faticosa. I secondi sembravano ore e l’uomo era determinato nel suo intento. Stava quasi per colpire al cuore, ma ebbe un sussulto e diede un calcio all’uomo, che fuggì per le scale. Stremato dalla lotta e barcollante, si guardò intorno e vide una gran confusione e sul letto il corpo di Veronica giaceva immobile in una pozza di sangue. Dopo qualche secondo, Max corse immediatamente dalla receptionist a dirle di chiamare la polizia. Max attese gli agenti e, appena arrivarono, iniziò a parlare.

Detective: “Dove dobbiamo andare Signore?”

Max: “Alla stanza 666 al 15° piano”

Detective: “Mamma mia, più traumatico no, eh?!”

Detective: “Ora, dato che ci siete voi due, possiamo iniziare l’interrogatorio”.

Il detective e i 4 sospettati andarono alla centrale di polizia; il 1° sospettato era la receptionist, il 2° sospettato era Max, il 3° sospettato era l’amica.

Detective: “Parli, signorina”.

Receptionist: “Io sapevo che il giorno prima era ve-

nuta l’amica”.

Detective: “Signor Max, lei era fidanzato con Veronica?”

Max: “Sì! Veronica era la mia fidanzata, non lo farei mai in questa vita né in un’altra”.

Detective: “Qualcuno mi aveva detto che lei era andata in camera con Veronica”.

Amica: "Sì! Io ero andata in camera con Veronica, ma, dopo aver cenato, io sono corsa subito a casa mia perché si era attivato l’allarme antincendio”.

Tutti avevano un alibi e Max non poteva aver fatto del male alla sua amata. Il detective non aveva ancora capito chi poteva essere stato, dagli interrogatori fatti, tutti i sospettati sembravano sinceri. Chi aveva potuto far del male a Veronica?

Detective: “Signor Palmer, mi dica cosa ha visto quando è andato a trovare Veronica nella sua stanza”.

Max: “Signor Detective, per il colpo che ho ricevuto ero abbastanza stordito, però l’uomo che mi ha aggredito aveva un abito molto elegante, nero”.

Detective: “Signor Palmer, non si ricorda qualcosa, un particolare che possa aiutarci a chiarire la situazione?”

Max ripercorse nella sua mente i momenti in cui aveva lottato con quell’uomo.

Max: “Non mi viene niente in mente, nulla!”

Il detective e Max decisero di tornare in hotel e andare nella stanza di Veronica per cercare altri indizi. Rovistarono la camera da cima a fondo, ma non trovarono nulla di importante.

Max: “Detective, che ne pensa di fare una pausa e andare a bere qualcosa al bar di sotto?”

Detective: “Mi sembra un’ottima idea”.

Entrambi presero l’ascensore e si recarono al bar.

Barista: “Buonasera, signori, come posso aiutarvi?”

Max: “Due spritz, per favore”.

Barista: “Bene ve li preparo subito!”

Dopo qualche minuto il barista servì gli spritz in due grandi calici di cristallo e nel momento in cui tese le

braccia lungo i due ospiti, Max ebbe un’illuminazione.

Max: “Il cobra!”

Detective: “Cosa?”

In quel momento il barista impallidì.

Max riconobbe il tatuaggio sul polso del barista il quale all’improvviso lanciò una bottiglia che aveva in mano verso Max e il detective, e scappò verso la piscina. Max lo rincorse e in un attimo lo raggiunse. Entrambi caddero in piscina e iniziarono a lottare in acqua, intervenne anche il detective che si tuffò in piscina e insieme riuscirono a bloccare il barista. Uscirono fradici dall’acqua e perquisirono il barista. Nel taschino della giacca trovano l’anello che Max aveva regalato a Veronica, chiedendole di sposarlo. Il detective portò il barista alla centrale di polizia e, dopo 4 ore di interrogatorio, il barista crollò confessando l’omicidio. Il barista aveva avuto una storia con Veronica, ma era anche solito entrare nelle camere degli ospiti per rubare gioielli. Così, quando si sentì rifiutato, decise di entrare nella sua camera e rubare i suoi gioielli e soprattutto l’anello di Max, il simbolo che la legava all’uomo per il quale lo aveva lasciato. Durante il furto, Veronica che stava dormendo, si svegliò, aprì gli occhi e lo vide. Veronica, presa dallo spavento, si mise ad urlare e lui, per evitare che qualcuno sentisse le urla, sferrò un colpo al petto.

Barista: “Con le mani sporche di sangue si mise a piangere e doveva far qualcosa per liberarsi del corpo. Provò in tutti i modi a pulirsi le mani sporche di sangue e togliere il corpo di Veronica, ma, proprio in quel momento, sentì qualcuno bussare alla porta. Non poteva sporcarsi la coscienza, uccidendo un’altra persona, quindi provò a trattenere la porta, ma non ci riuscì e da lì cominciò la lotta tra Max e il barista.

Dopo qualche anno, Max iniziò una nuova vita, era fidanzato. Il detective continuò i suoi casi. L’amica divenne una star di Hollywood mentre il barista restò ancora per un po’ di tempo in prigione.

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