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Monkey Biro, Il primo caso di Ludovica
Il primo caso di Ludovica
di Monkey Biro
Era una notte nuvolosa e senza luna.
Era la notte tra il 6 e il 7 gennaio del ’93.
Ad un tratto si vide un fulmine e pochi secondi dopo si udì un tuono.
La mattina seguente c’era un freddo cane e come ogni lunedì, Ludovica doveva andare a scuola.
Era una bambina di 12 anni abbastanza magra e alta coi capelli rossi/arancio ondulati.
La giornata trascorse veloce e Ludovica prese un quattro in aritmetica e nove in storia.
Al ritorno incontrò Tommaso, Alice, Anita, Andrea, Ilaria e Federico.
Poco dopo gli amici videro una gran folla, ci si inoltrarono fino al centro e quello che videro fu terribile: un signore di circa 50 anni in mezzo a una pozza di fango era stato ucciso a colpi di pistola co2 berretta 92 fs.
Si capisce che è stato ucciso da una di quelle pistole perché i fori di proiettile sul corpo sono larghi e profondi.
All’inizio non lo riconobbero perché aveva il viso incrostato di fango e sangue ma dopo un po’ capirono che si trattava di Guglielmo il fruttivendolo.
Lo riconobbero perché vivevano in un paesino minuscolo.
Si capisce che è Guglielmo perché ha la maglia con scritto sopra GUGLIELMO IL FRUTTIVENDOLO.
Guglielmo era il fratello di Faina la locandiera e cugino di Gian Maria.
Da poco era morto lo zio di Faina e Guglielmo e parente di Gian Maria aveva dato tutta l’eredità al secondo.
Il giorno dopo i ragazzi si riunirono alla capanna sull’albero nel bosco Frondoso cioè il bosco dietro al paese.
I ragazzi decisero di indagare ma non erano tutti d’accordo infatti Anita non voleva perché diceva che
non era affar loro e non voleva lasciarci le penne.
Ma la maggioranza vince e alla fine convinsero anche lei.
La capanna nel bosco era la loro base operativa.
Andrea disse che il colpevole poteva essere Gianmaria perché pochi giorni prima della morte di Guglielmo aveva litigato con lui Poiché Guglielmo e Gianmaria erano cugini e un loro zio ricco era da poco deceduto per un problema ai polmoni, se Guglielmo fosse morto avrebbe ereditato, insieme a Faina, il 50%!
Erano tutti d’accordo
Ormai era ora di tornare a casa e Ludovica e Ilaria sul ritorno si fermarono alla locanda di Faina, cioè Annamaria, e di Vedovo, anche se non era vedovo, il suo nome era Gian Filippo.
Faina offrì a Ludovica e Ilaria una cioccolata.
Loro ringraziarono e se ne andarono.
Sul ritorno incontrarono Gianmaria che era un omone con le sopracciglia folte, i capelli neri e le spalle enormi allora decisero di seguirlo.
Ludovica e Ilaria erano subito dietro al presunto colpevole.
Girato l’angolo tra via dei Coltellini e via della Morte il sospettato era scomparso.
Ad un tratto Ludovica vide una miccia accendersi e una sagoma fuggire.
Prese per mano Ilaria e si gettarono dietro a un bidone della carta.
Pochi nanosecondi dopo una forte esplosione le investì e a quel punto Ludovica chiamò la polizia.
La polizia vide un corpo dietro una macchina che corrispondeva a quello di Gianmaria.
Pochi giorni dopo Vedovo accusò sua moglie Faina di aver ucciso Guglielmo e Gianmaria perché l’aveva vista pulire un coltello insanguinato.
Gian Filippo pensava che il movente era che lo zio di Guglielmo e Faina aveva dato in eredità tutto a Guglielmo.
Vedovo, però, non disse niente alla polizia.
Faina si difese dicendo che avrebbe usato i soldi per restaurare la loro locanda.
Ma a Vedovo non interessava, allora Faina estrasse un piccolo coltello dalla manica e uccise il povero Vedovo con un colpo al cuore.
Ludovica quel giorno andò alla locanda di Faina e Vedovo e essendo il turno di quest’ultimo e non di Faina che in quel momento stava servendo un cliente, se ne accorse e si insospettì. Chiese a Faina che fine avesse fatto suo marito e lei le disse che la sera precedente era partito per trasferirsi altrove.
Ludovica si insospettì ancora di più perché Vedovo le aveva spesso ripetuto che da lì non se ne sarebbe andato mai e poi mai.
Allora se ne andò a casa pensierosa … forse aveva capito chi era il colpevole!
Lei pensò di chiedere aiuto alla polizia per preparare una trappola per Faina.
Pensava di poterla convincere ad uscire fuori dalla locanda e arrestarla.
Pensava: se Faina sembrerà convincente i poliziotti non interverranno, se invece Faina minaccerà Ludovica la arresteranno.
Ludovica si fermò davanti alla porta della locanda, anche se non sembrava aveva una paura tremenda.
Ludovica chiese a Faina di seguirla fuori dalla locanda.
Lì le fece alcune domande e Faina le rispose dicendo che era stata brava a capirlo ma non lo avrebbe detto a nessuno.
Per fortuna in quel momento la polizia e gli amici di Ludovica che avevano insistito tantissimo per venire (ma non lo dissero mai ai genitori) intervennero.
Faina venne condannata ai lavori forzati e all’ergastolo a Sing Sing per aver ucciso tre persone.