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LUNEDÌ 10 FEBBRAIO 2020 CORRIERE DELLE ALPI
BELLUNO
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il governatore replica alle critiche di un lettore
Zaia: «Niente tagli nella sanità bellunese Ci sono importanti investimenti in corso» I due sindaci di Belluno e Feltre replicano: non basta l’elicottero, restano irrisolti i problemi dei collegamenti con la periferia Francesco Dal Mas BELLUNO. Per la sanità in
montagna sono stati fatti solo tagli? «È una bugia» replica Luca Zaia, presidente della Regione, in una risposta al nostro lettore Diego De Toffol che in una lettera al giornale pubblicata ieri aveva evidenziato una serie di problemi. Il lettore, in verità, aveva soprattutto elogiato il reparto di dermatologia dell’ospedale di Belluno, e anche il pronto soccorso, chiamando eroi coloro che ci lavorano e sottolineando la carenza di personale. In un passaggio della lettera ha chiamato in causa “i signori della Laguna che si vantano dei meriti”. Tanto è bastato a Zaia per inviare al giornale una lettera in risposta al lettore. Dice Zaia: «Non abbiamo chiuso o ridimensionato nessun ospedale o servizio: abbiamo tenuto aperti tutti i punti nascita in montagna lottando contro il Ministro che voleva chiuderli; abbiamo salvato con un’operazione difficile e nuova il Codivilla di Cortina; abbiamo evitato la chiusura della struttura (privata) di Misurina garantendo 1,3 milioni l’anno di convenzione pubblica per tre anni; nel solo 2019 abbiamo investito in montagna in interventi e apparecchiature 13 milioni 505 mila euro». Il governatore ricorda anche il nuovo pronto soccorso di Pieve di Cadore e la nuova piazzola dell’elisoccorso, che tra poco avrà il via libera per il volo notturno; il rilancio dell’ospedale di Feltre con il nuovo pronto soccorso
Il governatore del Veneto Luca Zaia con il direttore generale dell’Usl Rasi, in occasione della donazione di Fiabane per i farmaci antiblastici
Il dibattito è molto vivo in questi giorni con le polemiche sulle ambulanze e una nuova risonanza magnetica; la struttura a Belluno per autoprodurre farmaci antiblastici contro il tumore. «Stiamo lavorando per dare tutto ciò che serve al Punto di Primo Intervento di Auronzo – assicura il presidente – così come pensiamo anche al futuro avendo inserito nei progetti per accedere ai fondi nazionali del Cipe il miglioramento sismico dell’o-
spedale di Belluno per più di 39 milioni e l’adeguamento e riqualificazione del padiglione Della Palma dell’Ospedale di Feltre per 20 milioni». Quanto alla mancanza di medici, «è vero – ammette Zaia – ma in tutta Italia e non per colpa delle Regioni, ma di una programmazione nazionale sbagliata. Da anni. E tra le specialità in cui si fatica a trovare professionisti c’è proprio anche la dermatologia» citata dall’interlocutore bellunese. Rivolgendosi sempre a De Toffol, Zaia conclude: «Sono tutte circostanze verificabili. Se Lei ha dati diversi, li renda pubblici».
La lettera cade in un momento di particolare fibrillazione della sanità bellunese, a partire dal dibattito sul servizio di emergenza in Val d’Ansiei e in Val Comelico. «Se è vero che la Regione ha consolidato tanti servizi sanitari sulle Dolomiti (si pensi solo a Feltre) e se è vero che il problema più grave, la mancanza di medici, è il risultato di un’errata programmazione nazionale, è anche vero – ammette il sindaco di Feltre, Paolo Perenzin – che rimane parzialmente irrisolto il nodo dell’emergenza nella nostra periferia più estrema, dove ci vuole spesso ben più di un’ora per ricoverare un inci-
Massaro: «Ci sono troppe dismissioni di servizi sul territorio» dentato un malato in ospedale». Perenzin riconosce che su questo versante «non si è fatto ancora abbastanza da parte della Regione», ma la responsabilità – aggiunge – è anche nostra, di noi sindaci di città o di fondo valle, con gli ospedali sottocasa, che non ci rendiamo conto, ad esempio, che non basta l’elicottero per raggiungere i bor-
ghi e le case, o le strade più lontane e, magari, anche più inaccessibili. Jacopo Massaro, sindaco di Belluno e presidente della Conferenza dei sindaci, è ancora più perentorio. «Diciamo pure che la Regione ha disatteso le richieste delle terre più alte di poter contare su tempi di percorrenza accettabili per salvare una vita umana», puntualizza Massaro. «Il tempo di un’ora per soccorrere un malato grave, come prevedono le disposizioni, non è rispettato in troppi casi. E l’elicottero non può rappresentare un’alternativa». Secondo il presidente della Conferenza, inoltre, l’esternalizzazione del servizio di emergenza, come progressivamente di altre attività, aggrava la situazione, avvantaggiando di fatto la privatizzazione. E, restando nell’emergenza, la prospettiva si aggraverà perché dall’Agordino al Comelico si contrae ogni anno di più la disponibilità di volontari che recuperano con l’ambulanza chi ha bisogno. E i sindaci per primi sono preoccupati. Massaro riconosce quanto la Regione ha fatto, ma pone sotto i riflettori quanto resta da fare. Anche relativamente al personale sanitario, medico in particolare, la cui carenza, secondo lui, non ha solo responsabilità nazionale. O, ancora, per quanto riguarda l’assistenza psichiatrica, con dismissioni di servizi sul territorio. Qualche risposta, probabilmente, già sabato prossimo, nell’incontro dell’assessore alla sanità Manuela Lanzarin, con i sindaci del Cadore e del Comelico». —
IX
San Donà
Lunedì 10 Febbraio 2020 www.gazzettino.it
Rotonda “attraversata” il Comune corre ai ripari SAN DONÀ
FAVOREVOLE Nel tondo Gianluca Forcolin, qui sopra l’associazione che ha ripulito l’ex caserma
«Ex caserma, la Regione ci sta» Il vice governatore Forcolin sosterrà l’idea `«Si può siglare un accordo con l’Inail» di trasformarla in un centro per la sicurezza Intanto arriva l’associazione di softair
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SAN DONÀ «La Regione è pronta a fare la sua parte per trasformare l’ex caserma Tombolan Fava in un centro di formazione per la sicurezza sul lavoro». A prometterlo è il vicepresidente della Regione Gianluca Forcolin in merito al progetto redatto da tre sandonatesi che si occupano di sicurezza sui luoghi di lavoro a livello professionale: il perito Mauro Cattai, il geometra Andrea Zacchello, formatore della scuola edile di Venezia, e Luciano Babbo, pensionato che ha fatto parte del comitato paritetico territoriale del settore edile della Provincia di Venezia. Un progetto che consentirebbe di avviare una ristrutturazione dell’ex base militare, abbandonata dal 2001, realizzando un “Parco della sicurezza sul lavoro”.
analizzato con Santo Romano, responsabile del dipartimento che si occupa di lavoro, formazione e sicurezza della Regione. «La Regione non può finanziare quest’opera, ma si può siglare un accordo di programma con l’Inail, l’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, che può avere un ruolo centrale in questa partita, ed è dotato di fondi specifici. La Regione è disponibile ad attivarsi nel cercare la strada giusta per mettere nero su bianco e nel pro-
mulgare la cultura della legalità e della sicurezza nei posti di lavoro». Una struttura che potrebbe mettere in sinergia le società che si occupano già di formazione dello stesso settore, e che potrebbero usufruire degli spazi comuni, con corsi e prove specifiche, usufruendo di un coordinamento che razionalizza gli spazi e i mezzi. «Può trattarsi di un centro di valenza regionale – continua il vice di Zaia -. Per come ci è stato esposto in prima battuta può essere al servizio di un terri-
IL PROGETTO Nelle intenzioni dei promotori si può partire con un’area di circa 10-15mila metri quadrati, che potrebbe ampliarsi in un momento successivo, in base all’interesse di privati ed associazioni di categoria, in primis quelle legate alle professioni edili, industriali e agricole. Forcolin spiega di conoscere il progetto, e averlo
TAGLIO DEL NASTRO L’inaugurazione di ieri alla Tombolan Fava
torio vasto, tanto da interessare anche il Friuli». La struttura è affidata al Comune di San Donà fino al 2022, con il sindaco Andrea Cereser che ha previsto per il mese di marzo un incontro con tutti gli enti e soggetti interessati tra cui Ulss 4, Conferenza dei Sindaci e appunto Inail e Regione.
L’INAUGURAZIONE Nel frattempo, in attesa di trovare una destinazione definitiva, il Comune ha siglato un patto di collaborazione con l’associazione “Delta wolf pack” che si occupa di softair, ossia un’attività sportiva con valenza ricreativa basata sulla simulazione di azioni militari. Ieri mattina l’inaugurazione della nuova destinazione temporanea è stata l’occasione per visitare il complesso. L’ex caserma è stata affidata al gruppo che ne ha curato la pulizia, riempiendo due container di rifiuti, calcinacci, e materiale di risulta. Al taglio del nastro erano presenti il sindaco Cereser, accompagnato dall’assessore allo Sport Stefano Serafin, l’assessora ai Lavori pubblici Lorena Marin e i consiglieri Luca Morosin (Cittàinsieme), Costante Marigonda (Lega), Elio Monegato (5stelle), Massimiliano Rizzello (Fdi). Davide De Bortoli © RIPRODUZIONE RISERVATA
Via dei Mille, nuovo look da un milione di euro JESOLO Un milione di euro per riqualificare via dei Mille. Gli aggiustamenti e accorgimenti segnalati all’amministrazione da cittadini e commercianti, come l’abbassamento delle rampe dei marciapiedi, la sistemazione delle pendenze delle caditoie per la raccolta delle acque piovane, sono terminati pochi giorni fa. Sono gli interventi realizzati dai privati come beneficio pubblico previsto dal Piano urbanistico attuativo dell’ex hotel Salisburgo, avviati nei mesi scorsi e ora ufficialmente terminati. La parte più consistente delle opere sono state eseguite nel tratto compreso tra piazza Nember e via
dei Navigatori, dove in quasi seicento metri di strada è stata rifatta la pavimentazione stradale. Rifatta anche la rete di raccolta delle acque meteoriche, dei marciapiedi, la realizzazione di attraversamenti pedonali con masselli di cemento colorati e il rifacimento segnaletica orizzontale e verticale. Gli interventi hanno interessato anche le alberature presenti caratterizzate da pini marittimi. Per indirizzare la crescita delle radici e mitigare i danni ad asfalto e marciapiedi sono stati creati cordoli anti-radice al confine con le proprietà private e una fondazione armata per le cordonate. Le radici sono state sottoposte a disinfestazione, potate le chiome e deviate le reti di sottoservizi. Ogni pianta
è stata sottoposta a indagini per verificarne lo stato di salute e la staticità. Rinnovata anche l’illuminazione con la posa di 66 nuovi pali con tecnologia a led. Gli operai sono intervenuti anche in via Usodimare dove sono stati rifatti i marciapiedi e dove è stato rifatto l’asfalto, mentre nel relativo accesso al mare è stata installata una telecamera di videosorveglianza. Adeguamenti hanno interessato un tratto di via Gorizia, con rifacimento della pavimentazione stradale, dei camminamenti pedonali e della rete di scolo delle acque piovane e di una decina di parcheggi. Nell’area dell’ex hotel Salisburgo infine è stata realizzata anche una piazzetta pubblica. «Con questo intervento – spie-
Si chiamano rotonde perché si deve girarci attorno, anche se a San Donà gli automobilisti provano ad attraversarle con una certa frequenza. L’ultimo incidente risale a venerdì sera in via Eraclea. Quella rotonda è una delle più “attraversate” da quando è stata installata, nell’estate del 2017. La creazione del rondò intendeva trovare una soluzione all’intenso traffico in entrambi i sensi di marcia dal centro alla periferia. Ma la situazione è talmente problematica che ha suscitato un certo dibattito in rete e il Comune sta pensando di correre ai ripari. «È sconfortante assistere a questi incidenti, di regola a causa di velocità sostenuta o distrazione – sbotta l’assessora a Mobilità e Lavori pubblici Lorena Marin – si compiono degli interventi per migliorare la sicurezza. Di regola le rotonde portano a maggiore sicurezza negli incroci. Quella, infatti, ha reso più fluido il traffico in uno snodo nevralgico». Anche se la stessa viene abbattuta con una certa periodicità. Le ipotesi al vaglio per trovare una soluzione prevedono di «verificare con la Polizia locale se sia possibile installare una segnaletica più evidente o aumentare l’illuminazione, magari con un lampeggiante arancio – continua - Il limite è 30 chilo-
metri all’ora in via Eraclea ma anche chi arriva dall’argine dovrebbe rallentare in prossimità dell’incrocio», oppure rafforzare il rondò con un cordolo «ma potrebbe aggravare la situazione in caso di incidente e ridurrebbe lo spazio di manovra». Ma non è l’unico punto del centro interessato da questi problemi. «Incidenti analoghi accadono di frequente sullo spartitraffico in via Dante, vicino all’attraversamento pedonale – continua Marin - ogni tanto va giù il segnale sulla rotonda del Ponte della Vittoria. Qualcuno è riuscito a “salire” sulle rotonde di via Brusade, di via Zanin e quella tra le vie Saretta e Manzoni, anche contromano». A Mussetta è stato risolto il problema con i dossi vicino nella rotonda a fagiolo. Nel frattempo sono tre gli interventi di ripristino delle strade disposti nell’arco di un mese: uno riguarda l’aiuola spartitraffico di viale Libertà, danneggiata sempre a seguito di incidente, affidata alla ditta Calcinotto di Eraclea per una spesa di 2.400 euro. Lavori anche in via Calvecchia, con 11mila euro stanziati per sistemare i pilastri in cemento del ponticello, rovinato da un altro sinistro. Altra sistemazione riguarda la cordonata di delimitazione di via Mario del Monaco, a cura all’azienda Gps di Fossalta per un costo di 4mila euro. D.Deb.
ga l’assessore all’Urbanistica, Otello Bergamo – è stata recuperata l’area dell’hotel Salisburgo, che si trovava da tempo in situazione di degrado e grazie all’impegno dei privati, la città ha ottenuto un’importante riqualificazione degli spazi pubblici. Jesolo ha bisogno di rinnovare il suo tessuto urbano, recuperando il patrimonio immobiliare esistente, spesso datato e in alcuni casi in stato di degrado e renderlo più efficiente dal punto di vista energetico e moderno. In questo processo di rinnovamento c’è anche lo spazio per l’adeguamento e la sistemazione di spazi e arredi pubblici, per creare una città che sia a misura di persona». Giuseppe Babbo © RIPRODUZIONE RISERVATA
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VIA ERACLEA La rotonda danneggiata dagli automobilisti. Il Comune sta valutando di installare un semaforo lampeggiante
Sfilate, musica e stand Carnevale: si comincia ERACLEA Deciso il programma del Carnevale di Eraclea. L’evento, arrivato alla 41.edizione, si terrà sabato 22 febbraio. Come sempre con l’attesa sfilata notturna, una delle poche organizzate in tutto il litorale. Come sempre, in cabina di regia, il Comune e le associazioni locali. Il via alla festa scatterà alle 18, con l’apertura degli stand enogastronomici allestiti in centro città. Prima della parata dei carri allegorici ci sarà poi l’intrattenimento con uno spettacolo di musica live. Alle 20, l’inizio della sfilata con oltre una decina di carri allegorici allestiti da gruppi di carristi locali e dei comuni limitrofi. Ad aprire la sfilata la presenza di alcuni gruppi masche-
rati e folcloristici. Il percorso si snoderà dal parcheggio della scuola media fino a piazza Garibaldi, di fronte al Municipio. Per garantire lo svolgimento della manifestazione le strade interessate alla sfilata verrà bloccato il traffico e vietata la sosta. Fissati gli appuntamenti anche a Jesolo: domenica 23 febbraio verrà allestita una festa a Jesolo Paese, in piazza I Maggio. Martedì 25 febbraio sarà festa al Parco Grifone: dalle 14.15 ci sarà animazione e giochi per i bambini con i dolci tipici del carnevale. Domenica 1 marzo l’appuntamento più atteso, con la suggestiva sfilata dei carri di carnevale lungo tutte le vie della città. A sfilare saranno oltre trenta carri, provenienti anche dalle provincie limitrofe. (G.bab.)
TRADIZIONE Sia a Eraclea sia a Jesolo ci si prepara per gli eventi del Carnevale. Presentati i programmi ufficiali
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Nordest
CERVI E DAINI TRIPLICATI IN VENETO In 30 anni la presenza di caprioli, cervi e daini in Veneto è quasi triplicata: dai 20mila capi censiti nel 1990 ai quasi 53 mila del 2019. Così il report presentato a Hit Show di Vicenza
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Regionali, ticket Lorenzoni-Possamai Nel centrosinistra cresce l’ipotesi di intesa. Il vicesindaco `Variati promuove Arturo: «Può unire mondi diversi» di Padova verrebbe affiancato dal giovane vicentino del Pd Moretto (Italia Viva) respinge l’ultimatum di Bisato `
potrebbe essere il via libera a un ticket Lorenzoni-Possamai.
VERSO LE ELEZIONI VENEZIA Mentre i renziani di Italia Viva respingono l’ultimatum del segretario del Pd, Alessandro Bisato, di dire subito cosa intendono fare, nel centrosinistra si profila un ticket tra il civico Arturo Lorenzoni e l’ex capogruppo dem in consiglio comunale a Vicenza Giacomo Possamai. Un ticket sì perdente stavolta contro la Lega di Luca Zaia, ma con la prospettiva di costruire una progetto per un Veneto diverso: Lorenzoni, oggi vicesindaco di Padova, sarebbe il candidato in pectore per Palazzo Balbi, mentre il giovane Possamai, 30 anni compiuti ieri, sarebbe la persona in grado di aggregare e fare da catalizzatore per il Partito Democratico.
IL PD
TERZO POLO
ITALIA VIVA La deputata Sara Moretto
PD Il vicentino Giacomo Possamai
CIVICO Il consigliere Franco Ferrari
Stasera, intanto, ci sarà una riunione tra Italia Viva, i calendiani di Azione, +Europa e Partito Socialista. «Parteciperemo all’incontro - ha detto la deputata di Italia Viva, Sara Moretto - con l’obiettivo di fare squadra tra noi quattro e provare ad essere un unico interlocutore». Ma, al di là dei tempi, Bisato vi ha chiesto di dire come intendete comportarvi alle prossime elezioni regionali: rientrerete nella coalizione di centrosinistra o farete una corsa solitaria? «Dipende dalla progettualità e dal candidato. Noi siamo
Le piazze Santori: «Foto con Benetton? Abbiamo imparato»
In un’intervista al Giornale di Vicenza, il sottosegretario dem Achille Variati ha fatto il nome di Giacomo Possamai e l’ha elogiato: «Esprime la forza delle idee, non ha pesi del passato sulle spalle, non è polemico, può mettere insieme più generazioni». Occhio, non per candidarlo a governatore: «Il punto vero è che, candidatura o non candidatura, un Pd che guarda avanti deve puntare su figure come la sua». Ai più non è sfuggito il fatto che Variati non ha fatto il nome del capogruppo in Regione Stefano Fracasso che invece vorrebbe candidarsi a governatore, mentre ha avuto parole di apprezzamento per Lorenzoni: «Lo considero un uomo molto capace, può unire mondi diversi». Non solo: il sottosegretario ha escluso le primarie: «Troppo tardi». Traduzione del Variati pensiero? Secondo alcuni
M5S, OGGI IL TERMINE DELLE “REGIONARIE”. IN CAMPO ENRICO CAPPELLETTI MA C’È IL PROBLEMA DEI DUE MANDATI
pronti sia ad una coalizione larga che a una corsa per conto nostro come terzo polo». Il civico Lorenzoni vi andrebbe bene? «Ne parleremo alla nostra riunione. Di sicuro non accettiamo ultimatum. L’appello del Pd a sbrigarci fa sorridere: noi siamo nati lo scorso settembre, praticamente l’altroieri, mentre il Partito Democratico aveva cinque anni di tempo, per non parlare del “tavolo” che non ha prodotto niente. E a muoverci dovremmo essere noi? Non mettiamo veti sul Pd, ma devono essere loro a darsi delle scadenze».
FERRARI CORTEGGIATO In campo c’è anche Futuroggi, il braccio politico dell’associazione Semplice Italia che fa capo al banchiere Ubaldo Livolsi. Referente in Veneto di Futuroggi, di cui a livello nazionale è presidente l’ex dg della Rai Lorenza Lei, è l’avvocato padovano Riccardo Ronchitelli. Che sta cercando di convincere il consigliere regionale Franco Ferrari a candidarsi alla presidenza della Regione: «È un ottimo consigliere, sarebbe il candidato governatore ideale. Potrebbe coagulare attorno a sè anche partiti, movimenti, liste civiche per portare avanti un progetto per il Veneto». Tradotto: Ferrari dovrebbe essere il candidato di tutti quelli che non staranno con il Pd e con Lorenzoni. Azione e Italia Viva, però, sul nome di Ferrari nicchiano. E nicchia lo stesso Ferrari.
Sardine, primo round a Vicenza e oggi tocca a Padova
Raccolta firme dei pensionati Cia per la sanità
Oggi a mezzogiorno scadrà il termine per presentare le candidature al M5s attraverso le “regionarie”. Quanto al candidato governatore, il Movimento avrebbe puntato sul padovano Enrico Cappelletti, ma dovrà inventarsi qualcosa per aggirare il limite dei due mandati elettivi. «Questa regola non si cambia né esisteranno mai deroghe», ebbe a dire Beppe Grillo. Cappelletti nel 1995 è stato eletto consigliere al Cdq 7 S. Croce - S. Osvaldo a Padova per la Lega e nel 2013 è stato eletto senatore per il M5s. Alda Vanzan
VENEZIA «Le politiche della Regione Veneto in materia di sanità sono insufficienti, soprattutto per i territori rurali, cioè quelli più lontani dai servizi sanitari e dalle strutture ospedaliere. E quelli che più di altri subiscono queste scelte sono gli anziani, in particolare nelle aree montane e interne, dove la carenza delle strutture e dei servizi, unitamente agli effetti della crisi economica, costringono tanti anziani a rinunciare alle cure, anche a quelle essenziali». È quanto sostiene Anp Veneto (l’associazione dei pensionati di Cia Agricoltori Italiani) che ha lanciato una petizione indirizzata al presidente della Regione Luca Zaia e all’assessore alla Sanità Manuela Lanzarin. «Serve – spiega il presidente di Anp Veneto Giuseppe Scaboro uno sforzo per affrontare le criticità ancora presenti nel nuovo Piano socio-sanitario del Veneto». Le richieste: rafforzamento dei punti di emergenza e assistenza, garantendoli h 24, 7 giorni su 7; accorciamento delle liste d’attesa; estensione del sistema delle cure primarie con realizzazione su vasta scala di poliambulatori.
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M5S
Primo round della due giorni anti-Salvini delle Sardine in Veneto. Sulle note di “Come è profondo il mare” di Lucio Dalla ha esordito a Vicenza la sardina Tina che, dopo essere stata srotolata dalla struttura del park Fiera ha dato il via alla manifestazione che anticipa la visita del segretario della Lega, Matteo Salvini, e l’analogo flash mob di oggi a Padova sempre in concomitanza con il tour del leader del Carrocio. Circa 150 i manifestanti. Intanto il portavoce dei “pesciolini” Mattia Santori andava in tv a “Che tempo che fa” per parlare (anche) della contrastata visita a Fabrica - nella foto sopra - con Luciano Benetton e Oliviero Toscani: «C’è chi ha approfittato di quella foto per fare finta di spaccare il movimento... Abbiamo imparato che prima di fare una foto bisogna pensarci molto».
La petizione
Carnevale, partenza con protesta: corteo senza remiere LA FESTA VENEZIA È iniziato ufficialmente il Carnevale veneziano. La festa ha registrato nel fine settimana circa 70mila persone in laguna, 7mila dei quali erano presenti all’inaugurazione il sabato sera. Per gli albergatori però i problemi legati all’errata percezione dell’acqua alta di novembre e al coronavirus continuano. Infatti, le camere disponibili per la festa sarebbero ancora il 30%, fatto anomalo rispetto al solito, quando si registra il tutto esaurito. E anche le feste private registrano mediamente il 50% di prenotazioni in meno. Oltre a questo, c’è anche da segnalare la protesta delle remiere veneziane che si sono rifiutate di prender parte alla ma-
nifestazione inaugurale di ieri mattina, con la sfilata della pantegana in Canal Grande, a causa dei mancati provvedimenti da parte del Comune sul moto ondoso. L’amministrazione aveva negato il 19 gennaio scorso alle remiere stesse la possibilità di manifestare in corteo in Canal Grande e così la “pantegana” (la barca a forma di topo emblema della festa, ndr) ha aperto i festeggia-
LA DISERZIONE PER I MANCATI PROVVEDIMENTI SUL MOTO ONDOSO ENTRA IN FUNZIONE IL CONTATURISTI
menti con meno della metà dei soliti accompagnatori.
LA PANTEGANA
LA PANTEGANA La tradizionale parata remiera di Carnevale
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Ma l’affluenza dei veneziani alla tradizionale parata non è venuta meno. Rive di Cannaregio affollatissime, pubblico in maschera, tra costumi d’epoca, balli e travestimenti stravaganti. Intorno a mezzogiorno il corteo ha solcato le acque di Cannaregio scortando l’ospite d’onore, da anni al centro della scena: la celebre pantegana. A bordo della sua peata, imbarcazione storica per i materiali pesanti, l’animale di cartapesta è giunto al Ponte dei Tre Archi, esplodendo con tanto di coriandoli e stelle filate colorate. In questo contesto nasce il contaturisti. Il sistema entrerà in vigore la prossima settimana, ha
annunciato l’assessore al turismo di Venezia Paola Mar. «Sono 34 telecamere posizionate in punti strategici della città. Il sistema prevede una telecamera che individui i passanti ed elabori attraverso un software le immagini ogni 25 centesimi di secondo, trasmettendo il segnale alla smart control room ogni cinque secondi. Non violeremo la privacy di nessuno - continua Mar - dato che non monitorerà i visi. Potremmo però capire la provenienza delle persone perché, interfacciandosi alle celle telefoniche saremo in grado di comprendere la provenienza della persona. Non riconosceremo il signor Bob, ma sapremo che qualcuno di statunitense è transitato lì». Tomaso Borzomì © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Provincia
Lunedì 10 Febbraio 2020 www.gazzettino.it
La Marca in lutto GODEGA «Foscolo, nei Sepolcri, dice che solo chi ha fatto cose grandi nella vita si garantisce l’immortalità. Bepi, perché per noi suoi concittadini era semplicemente l’amico Bepi, l’ha sicuramente conquistata, per l’impegno sociale, il successo imprenditoriale, il suo amore per l’arte e la cultura che lo facevano del tutto speciale». Con queste parole, il presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, ricorda Giuseppe Da Re, l’industriale trevigiano che ha inventato i “Bibanesi”, morto sabato all’età di 76 anni dopo una lunga malattia.
IL CORDOGLIO «Il primo pensiero e il mio profondo cordoglio vanno alla moglie Adriana, ai figli Francesca, Nicola e Armando, a tutti i suoi familiari e amici. Bepi è stato un grande per tanti motivi – aggiunge il Governatore – non solo per aver trasformato un piccolo panificio di famiglia in un’azienda conosciuta e apprezzata in Italia e nel mondo, ma per averlo fatto realizzando anche una straordinaria difesa identitaria del suo paese. In una fase storica in cui tutti cer-
Zaia: «Caro Bepi sei diventato immortale» Il dolore del presidente della Regione ` Cordoglio anche dal Premio Campiello per la morte di Da Re, papà dei Bibanesi «Personaggio unico, di rara sensibilità»
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cavano di affermare i loro prodotti con i nomi più strani, spesso “americanizzandoli”, Bepi chiamò la sua creatura, i buonissimi Bibanesi, con il nome della gente del borgo omonimo. Per di più portando al successo un prodotto in un settore che sembrava già saturo, fino a riuscire a farlo inserire nell’Atlante dei Prodotti tipici». «Con dolore e nostalgia – conclude Zaia - saluto per l’ultima volta un pezzo di storia della
IL LUTTO Il governatore Luca Zaia ha ricordato l’amico Giuseppe Da Re, crerato del colosso dei Bibanesi
mia terra e dell’imprenditoria nazionale, arricchito da straordinarie sensibilità per l’arte e per il sociale, da un’inarrestabile carica positiva, da un sorriso aperto e sincero che non dimenticheremo mai».
L’OMAGGIO Un ricordo di grande stima e dolore arriva anche dal Premio Campiello, del quale Da Re era componente del Comitato di Gestione. «Con la scomparsa di
«HA CONQUISTATO UN POSTO TRA I GRANDI PER IL SUO IMPEGNO SOCIALE E PER IL SUCCESSO IMPRENDITORIALE»
IL FUNERALE Sarà una Bibano blindata quella che oggi si appresta a dare l’ultimo saluto al suo Giuseppe Da Re. Alle 15.30 nella chiesa della frazione di Godega di Sant’Urbano sono attesi nomi illustri della politica, dell’economia e della cultura. Personaggio eclettico il padre dei “Bibanesi” lascia dietro si sè tracce che non si limitano al suo percorso professionale, ma spaziano dall’impegno sociale al mondo dell’arte.
L’ORGANIZZAZIONE In diversi oggi vorranno portare il loro saluto, omaggio all’uomo, e all’imprenditore. In quella chiesa che porta, un po’, anche la sua firma: suo è il crocefisso bronzeo collocato in prossimità del presbiterio. «Per
GRANDE ESEMPIO L’imprenditore Giuseppe Da Re, l’inventore dei Bibanesi, è morto all’età di 76 anni: oggi a Bibano si terrà il funerale
Attesi big, politici e artisti Bibano blindata per l’addio noi la sua morte rappresenta una perdita importante sia sotto il profilo umano, che imprenditoriale - afferma il sindaco Paola Guzzo - Domani (oggi, ndr) sarò presente per portare l’affetto e la stima di tutta la comunità. Sono certa che la funzione sarà molto partecipata, perchè lui era conosciutissimo
IL SINDACO GUZZO ALLERTA I VIGILI: «PER LA NOSTRA COMUNITÀ È UNA PERDITA IMMENSA»
e molto amato». L’afflusso di gente, prima e dopo la funzione, verrà regolato dalla polizia municipale.
IL DOLORE Il prossimo 20 aprile Giuseppe avrebbe compiuto 77 anni. Si è fermato prima, ucciso da un cancro contro il quale lottava da
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LE ISTITUZIONI Il sindaco Paola Guzzo oggi sarà al funerale
Giuseppe Da Re viene a mancare un personaggio unico, imprenditore lungimirante e creativo, con una spiccata sensibilità artistica». Così la Fondazione e il Comitato di Gestione Premio Campiello che lo ricordano con grande affetto: «Un uomo generoso e altruista che il Campiello ha avuto l’onore di avere nella sua squadra. Il cordoglio è profondo. Siamo vicini ad Armando Da Re e alla famiglia tutta».
SENZA TEMPO Imprenditore innovativo e creativo Da Re strinse importanti legami di amicizia con vari personaggi emblematici del mondo dell’arte e della cultura: dal premio Nobel Dario Fo a illustratori come Altan, Nicoletta Costa, Giannelli, Forattini e Mordillo. Il suo nome rimarrà per sempre indissolubilmente legato ai suoi Bibanesi, i “panetti arcaici”, come li chiamava Dario Fo, prodotti negli stabilimenti di Bibano e Zoppè di San Vendemiano e le cui confezioni sono state disegnate dai suoi amici artisti. I “Bibanesi” danzanti, per esempio, portano la firma della matita pungente proprio di Fo, che inviò un manoscritto, riprodotto poi nelle confezioni destinate ai supermarket. Nel cuore di Giuseppe Da Re infatti c’è sempre stata l’arte. La sua grande e vera passione della quale avrebbe voluto vivere. Ma la sorte per lui aveva in serbo ben altro destino. Un panificio di famiglia, il padre che chiede aiuto, lui giovane liceale che corre. Il resto è divenuto storia. Manuela Collodet
tre anni. Ha scelto di morire a casa, nella sua Bibano, tra l’amore della moglie Adriana, dei figli Nicola, Francesca e Armando, dei nipoti, del fratello Luigi, della sorella Noemi. Una storia, una vita di famiglia, la sua. Che nella famiglia su è conclusa. Interrotti gli studi d’arte, la sua passione folle, si dedicò completamente al piccolo panificio artigianale di casa per risollevare le sorti delle famiglia in quegli anni difficili. Sul finire degli anni Settanta i suoi sforzi venero ripagati: rinnovati gli impianti il piccolo panificio diventò uno dei più importanti di tutto il Nord Est. La svolta geniale con la creazione dei Bibanesi, un ibrido tra pane e grissini, lavorati un po’ a mano e un po’ a macchina. Un successo che lui presto aggancia al mondo dell’arte, facendo firmare le confezioni da grandi nomi del design e della cultura.
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IL GIORNALE DI VICENZA Lunedì 10 Febbraio 2020
Ivenetidioggi L’INTERVISTA
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Sottotitolo altobasso L’intervistadel lunedì
di FRANCESCO CASSANDRO
IL PERSONAGGIO
ENRICOCARRARO
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mava giocare con i trattorini, Enrico. Come tutti i bambini. Solo che la sua sala giochi aveva il respiro di una enorme officina brulicante di trattori veri: quelli che sbuffano, tossiscono, graffiano e mordono la terra. Ci sono vite che sembrano segnate da copioni già scritti, da sentieri già tracciati. Ma quasi sempre non basta seguirne il flusso, assecondarne la corrente. Serve passione, costanza, mestiere, e anche una montagna di autostima per saltare un’asticella generazionale che sembrava proibitiva, alzata da un padre che ha segnato la storia dell’imprenditoria veneta. Questo racconta la storia di Enrico Carraro. Ed altro. Perché non bastasse, complici i misteriosi girotondi della vita, dopo aver ereditato un gruppo industriale che produce sistemi di trasmissione per macchine agricole in Italia, India, Argentina, Cina e Brasile, da qualche mese si è ritrovato su un’altra poltrona, anch’essa segnata dal padre Mario: la presidenza di Confindustria Veneto. Dove inizia, Enrico Carraro, il suo viaggio? Sono nato a Padova, ma il mio primo ricordo è una villa di campagna, a Campodarsego, il paese dei nonni e dove abbiamo l’azienda. Ci ho vissuto fino ai sei anni, poi nei periodi di vacanza, e ancor oggi. Dopo la villa? C’è l’azienda, naturalmente. Da piccolo vi giocavo dentro, con trattorini e macchine. Le macchine utensili mi hanno sempre affascinato. Sotto gli occhi severi di papà? No, papà non è mai stato un uomo severo. Rigoroso è la parola giusta. In famiglia e nel lavoro. È stato il mio riferimento fino a qualche anno fa, quando è uscito dall’azienda. E lei ne ha preso il posto. Fin da piccolo ha studiato da presidente? La mia vita ha sempre coinciso con l’azienda. Vedi che è una cosa bella, grande… Che non vuol dire ricca, ma che ti dà la possibilità di investire il tuo futuro. Me la sono sempre immaginata così.
Il debutto? A 22 anni, impegnato nella parte amministrativa di una nostra fonderia a Montebelluna.
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Nel 1977, invece, scopre il fascino della televisione. È un investimento che ho fatto con Sandro Parenzo: Telelombardia a Milano e Telenordest qui, nel Veneto. Erano anni particolari, intensi, quelli. Sì. Il Nordest viveva una stagione molto speciale, sia dal punto di vista politico sia da quello economico. La politica era attraversata dal fermento impresso dal Movimento dei sindaci; l’economia viveva un momento frizzante, che il Veneto non ha più avuto. È una stagione che sono contento di avere vissuto.
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Nella sua esperienza di imprenditore televisivo cosa non ha funzionato? Il duopolio della raccolta pubblicitaria Rai-Fininvest non offriva spazi, e nei fatti il settore non poteva crescere. È un’esperienza che ho dimenticato. Così è rientrato nell’azienda di famiglia. In realtà non l’avevo mai lasciata. A fine 1996 lei riceve una telefonata da Palazzo Chigi… Ricordo molto bene. Era la segreteria della presidenza del Consiglio che chiedeva di papà, che in quei giorni si trovava negli Stati Uniti per seguire un’acquisizione. Il ministro Di Pietro si era dimesso: il premier Prodi pensava di reclutare suo padre. Che per fortuna rinunciò. Nel 2012 si completa il passaggio generazionale: lei presidente, suo fratello Tommaso vice. Convivenza complicata? Assolutamente no. Quando siamo entrambi in azienda pranziamo insieme. Abbiamo dei compiti diversi, e il grande vantaggio di avere un’azienda grande, che permette ai componenti della famiglia di impegnarsi in ambiti e in ruoli diversi. Il papà come vi ha preparati a questo importante e delicato passaggio? Insegnandoci, innanzitutto, a trattare l’azienda, anche se era nostra, come non fosse
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stato un bene non nostro. Con una certa distanza, con un dovere di responsabilità che un’azienda ha anche nei confronti della comunità. Poi ci ha insegnato di non innamorarci di alcuni specifici settori, ma di avere una visione un po’ più alta e un po’ più generalista. Mantenendo una certa distanza si possono fare scelte un po’ più libere. Dopo la staffetta in azienda, ora la guida di Confindustria Veneto: entrambe segnate sempre da suo padre. Sì, ma sono due cose diverse. La presidenza dell’azienda l’ho ereditata; quella in Confindustria me la sono guadagnata. Ci sono arrivato per caso: non era nella mia agenda divenire presidente degli industriali veneti. Cosa l’ha spinta ad accettare? Ogni tanto bisogna anche dire di sì, mettersi a disposizione. Altrimenti non ci si può lamentare di come vanno le cose. Devo dire che sono orgoglioso, molto orgoglioso di questo incarico. Cercherò di farlo al meglio. Ho tanti attestati di stima, che spero siano sinceri. È un compito difficile? È un compito difficile e anche complicato, perché è necessario interpretare le necessità di un sistema complesso, di territori che esprimono sensibilità diverse.
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L’attuale situazione economica, poi, non aiuta. A livello nazionale si resta sospesi intorno allo zero: un +0,1, un -0,1. In Veneto la situazione è meno peggio, grazie ad un export sempre forte. Pur non dimenticando che nei nostri territori c’è stato un grande riscatto sociale ed economico, di certo oggi servirebbe un maggiore sprint.
Hainiziato lacarriera inazienda a22 anni
Èilnuovopresidente diConfindustriaVeneto Natoil17 aprile1962, Enrico Carraroentra nell’aziendadi famigliaa 22 anni. Inizia ilsuo percorsoprofessionalein diverserealtà eareeaziendali. Gradualmentesegue un percorsochelo porterà a ricoprireruolidisempre maggioreresponsabilità.Nel 2007assumela vice presidenzaesecutivadi Carrarocon delegaalle iniziativediNewbusiness development.Coordinale attivitàdiricerca,valutazionee definizionedinuovi businessei relativipianidisviluppo nel medioelungo termine. Da
aprile2012èpresidentedel GruppoCarraro.Dafebbraio 2011èdiventatomembrodella Giuntadi ConfindustriaPadovae nelluglio 2012membrodella Commissioneper la riformadi Confindustria.Da aprile2013a febbraio2017èstato anchevice presidentediConfindustria Venetocon delega all’internazionalizzazione.Da giugno2018èvice presidentedi ConfindustriaVenetoCentro, natadalla fusione diConfindustria PadovaediUnindustria Treviso. Infinedal 28ottobre 2019è presidentediConfindustria Veneto.
Dovesse segnalare una strada? Additerei l’Emilia-Romagna, che è pur sempre nel Nordest, dove c’è una maggiore efficienza e dei comparti molto innovativi.
Veneto ha incontrato il governatore Luca Zaia. Com’è andata? Premetto che stimo Zaia per la sua indipendenza da Salvini, e gli riconosco capacità amministrative. Ma non è un giudizio politico.
“Piccolo non è più bello”, ha recentemente sostenuto. Il piccolo deve esserci, perché così si nasce. Ma andava bene fintanto le nostre aziende lavoravano in Italia, con la Lombardia, la Germania… Oggi il mondo è cambiato, è più grande, e servono delle dimensioni minime per rappresentarlo e scalarlo.
Perché questa precisazione? Perché politicamente sono sempre stato lontano da quel partito.
Complicato? Difficile, molto difficile, perché impone agli imprenditori di mettersi insieme, di aggregarsi, di dotarsi di nuovi strumenti di crescita. E questo è un processo che impone anche una cultura diversa. All’indomani della sua elezione a presidente di Confindustria
Che messaggio ha lasciato al governatore? Da imprenditore, che serve uno scatto in avanti. Ci siamo mai chiesti perché Treviso e Vicenza paghino più di altri territori la fuga di cervelli? Secondo lei? Un po’, forse, perché ci sono più giovani che hanno soldi per viaggiare e fare esperienze, ma soprattutto, credo, perché questi giovani sono alla ricerca di aziende più innovative, più grandi, dove possano fare un percorso professionale diverso, che oggi forse il
Veneto, pur con le sue mille eccellenze, non offre. Anche per questo oggi in Veneto c’è bisogno di cambiare passo. L’autonomia sarebbe d’aiuto. Certo. Un Veneto con un margine superiore di autonomia avrebbe una marcia in più. A partire dalla scuola. Argomento delicato e controverso quello di una delega alle regioni in materia scolastica. Lo so bene, ma quando parlo di scuola non penso ad un insegnamento chiuso, venetista. A cosa pensa? Alla possibilità di poter investire di più, di avere percorsi di crescita, di insegnanti diversi, di scuole professionali potenziate. Non dimentichiamo che la scuola è un punto strategico per lo sviluppo. Tornando alla stretta attualità, è iniziata la partita per il successore di Vincenzo Boccia. Quale ruolo intende svolgere? Il presidente del Veneto non vota e non ha voti in assemblea per eleggere il presidente. Il presidente del Veneto sostiene che una regione unita va più avanti di una regione divisa. Il suo mandato scadrà fra un anno. Dopo? Non so, non mi interessa, non sono alla ricerca di una riconferma. Questo impegno me l’hanno chiesto i colleghi della Regione, e questa cosa non è scontata. Pentito? No, ho scelto con responsabilità. Ci teneva? Sì, mi è sembrato un incarico tagliato per me, per quello che sapevo fare. © RIPRODUZIONERISERVATA
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REGIONE
LUNEDÌ 10 FEBBRAIO 2020 IL MATTINO
il m5s in piazza il 15 febbraio
la commissione
L’appello di D’Incà «Il Senato non tocchi il taglio dei vitalizi Riforma legittima»
Calenda (FI) si asterrà Falomi preoccupato PADOVA. Per mettere fine al-
Il ministro: tra Parlamento e Regioni risparmiati 500 milioni Ho firmato la delibera alla Camera, non si torna indietro Albino Salmaso PADOVA. Il taglio dei vitalizi ai 2300 ex parlamentari? «Non si tocca». Federico D’Incà, ministro dei Rapporti con il Parlamento, è irremovibile nel suo giudizio: «Le delibere adottate dal presidente della Camera Fico e dalla presidente del Senato Casellati sono legittime sotto il profilo costituzionale perché rispondono al principio dell’autodichia, prerogativa esclusiva di autogoverno degli organi parlamentari. Non ha senso rimettere in gioco la riforma introdotta due anni fa, non è tempo di regali alla “casta”. Anche perché il taglio delle indennità è scattato per tutti gli ex consiglieri regionali. E quindi si tratta di un risparmio complessivo di 500 milioni, che possono essere destinati al volontariato e al terzo settore». Apprezzato per il suo ruolo di raffinato mediatore delle difficili dinamiche tra M5S e Pd, D’Incà non vuole aprire polemiche dirette con il Senato perché ne rispetta l’autonomia ma fa capire di condividere l’appello lanciato da Di Maio alla manifestazione del 15 febbraio a Roma. E non polemizza nemmeno con Nicola Zingaretti, che aveva invitato i grillini a non scendere in piaz-
za contro il governo. I 5 stelle fanno capire di avere il pieno appoggio di Giuseppe Conte: «Il governo è al riparo. Andare in piazza per Luigi Di Maio il 15 febbraio per difendere il taglio dei vitalizi non lo vedo affatto come un errore. È una battaglia politica che il movimento ha sempre fatto» ha detto il premier. L’altra vittoria storica dei grillini contro la “casta” riguarda il taglio delle 345 poltrone tra Camera e Senato, sui cui si voterà il 29 marzo anche se ap-
«La politica si deve reggere anche sul volontariato, noi ci tagliamo gli stipendi» pare difficile trovare chi sosterrà il “no” nel referendum. D’Incà ricorda che la politica si regge sul volontariato ed è servizio ai cittadini, come gli ricorda suor Rosetta che ogni giorno gli fa trovare una fetta di dolce per la prima colazione alle 6,30 del mattino nel convento a Roma dove il ministro alloggia. Poi dalle 7 alle 24 è un tour de force tra Palazzo Chigi e vertici di maggioranza su legge elettorale, giustizia e autonomia. «Il voto del referendum sarà
un passaggio importante per le dinamiche parlamentari: si tratta di una riforma storica all’insegna dell’efficienza. I vitalizi? Io come questore della Camera sono il firmatario della delibera approvata dall’ufficio di presidenza di Montecitorio nel 2018. I vitalizi sono stati trasformati in assegni contributivi normali come per tutti i cittadini. Sono state notevolmente ridotte le indennità a 2300 ex parlamentari. La riforma ha coinvolto tutte e 20 le regioni italiane, con un criterio di massimo rigore che non può essere messo in discussione. Solo in Parlamento in 5 anni si risparmiano 280 milioni di euro e altri 200 nelle Regioni. Ecco, a Padova qualche giorno fa è iniziato l’anno dedicato al volontariato, una realtà che conosco perché da ragazzo ho aiutato i disabili. Questi 500 milioni possono essere destinati alle associazioni del No Profit come segno concreto di collaborazione», spiega D’Incà. Ma cosa ne pensa il ministro della procedura avviata in Senato, per valutare i ricorsi degli ex parlamentari, mai rassegnati al taglio? «Non ho capito bene come intenda procedere la Commissione Contenziosa: se sarà chiamata a giudicare i ricorsi sia composta da giudici davvero imparziali, senza al-
12 luglio 2018, il M5s esulta per il taglio dei vitalizi alla Camera.In alto da sinistra Federico D’Incà, Elisabetta Casellati e Sergio Mattarella
cun conflitto d’interessi». Il tam tam avviato da Di Maio, tornato per un giorno leader dopo le dimissioni da capo politico, ha ricompattato il M5S. Tutti d’accordo. «Abbiamo strappato con le unghie e con i denti la riforma del taglio dei vitalizi ma ora la vecchia politica rivuole riprendersi questo assurdo privilegio. Oltre 700 ex senatori hanno presentato ricorso per riavere l’assegno completo. Lo definiscono un loro diritto anche se hanno lavorato solo qualche anno, un privilegio insostenibile rispetto ai cittadini onesti che hanno faticato una vita per guadagnarsi la pensione». E i profili d’ incostituzionalità invocati dall’avvocato Paniz, che difende quasi mille ex parlamentari? «Ci siamo mos-
si dopo aver consultato l’avvocatura di Camera e Senato: l’autodichia consente massima autonomia decisionale. Dev’essere chiaro che la politica non può essere un privilegio di pochi eletti pagato a caro prezzo dai cittadini. No, si deve basare sul volontariato. E noi del M5s abbiamo delle regole ferree: ci tagliamo lo stipendio e per quanto mi riguarda ho restituito 275 mila euro in 7 anni. La politica deve dare l’esempio. Per questo il 15 febbraio saremo in piazza a Roma: questa è battaglia di civiltà. Ci saranno pullman che partiranno anche dal Veneto». Tutti felici? Gli ex parlamentari forse no. Loro confidano nell’avvocato Paniz: il braccio di ferro è appena iniziato. — © RIPRODUZIONE RISERVATA
la polemica il senatore di Forza Italia Giacomo Caliendo si asterrà dal processo sui vitalizi, su cui dovrà decidere la Commissione Contenziosa di Palazzo Madama che lui presiede. La manifestazione del M5S è commentata con profonda preoccupazione da Antonello Falomi, presidente dell’associazione ex parlamentari. «Vogliamo rispettare l’autonomia, la libertà e l’indipendenza dei giudici chiamati dalla legge e dai regolamenti a giudicare la fondatezza o meno dei rilievi di costituzionalità sollevati dai nostri ricorsi». E il Senato? Con una nota dell’ufficio stampa precisa che «Un organo giurisdizionale come la commissione Contenziosa è autonomo e indipendente. Non può essere sciolto d’autorità, né può interrompere la propria attività in virtù di una deliberazione che al momento non esiste ma è soltanto presunta. Una sentenza può essere condivisa o meno nel merito, può essere criticata ma in ogni caso rappresenterebbe la conclusione legittima di un procedimento che si svolge secondo Regolamento. Così è sempre stato fin dalla costituzione originaria degli organi di autodichia del Senato. Inoltre, è noto a tutti che le designazioni del presidente del Senato riguardo la composizione della commissione Contenziosa avvengono per prassi secondo le indicazioni ricevute dagli stessi gruppi parlamentari, mentre il presidente dell’organo giurisdizionale viene eletto direttamente dagli stessi componenti». — Al. Sal. © RIPRODUZIONE RISERVATA
l’italian beauty per vogue ha il volto della ragazza di chiampo
Top model a 18 anni: «La bellezza più forte del razzismo» Il sottosegretario Variati, il presidente del consiglio veneto Ciambetti e Fracasso a fianco della studentessa Beschin (FN): «Non è italiana» CHIAMPO. «La bellezza ci salverà. Anche all’idiozia e dal razzismo». Roberto Ciambetti mette fine alla polemica nata tra i banchi del centrodestra ad Arzignano, dove la Lega governa, con il consigliereDaniele Beschin che ha definito la top model Maty Fall Diba una bellezza non italiana. Il motivo? Ha la pelle nera, essendo nata in Senegal. E proprio per questo Vogue l’ha lanciata in copertina con il titolo “Italian beauty”. La ragazza, 18 anni, studentessa del liceo scientifico, ha coronato il sogno della vita: sfilare come modella con le maison più prestigiose, un la-
Maty Fall Diba, 18 anni, top model nella copertina di Vogue
voro che lei vuole conciliare con lo studio. Ma le gelosie sono esplose, come bega di paese dal sapore razzista. Con il sindaco di Chiampo Matteo Macilotti, docente universitario a Trento, che si è detto orgoglioso di avere tra i suoi cittadini la splendida Maty Fall Diba. Chi non torna indietro è Beschin, attivista di Forza Nuova, che Stefano Fracasso, ex sindaco di Arzignano e capogruppo Pd in Regione, bolla come «noto provocatore quando afferma che solo un bianco può essere italiano». «Maty Fall Diba è una ragazza di origine senegalese, cresciuta a Chiampo. Nella valle della concia vivono migliaia di cittadini nati in terra straniera; ad Arzignano, il mio comune, quasi il 20% dei residenti. Male ha fatto il consigliere comunale della destra Beschin a scatenare la polemi-
ca secondo cui Maty Fall Diba non sarebbe una bellezza italiana. Maty Fall Diba è il frutto di chi nella valle ha costruito con-vivenza. La convivenza civile sta scritta nella nostra Costituzione e quindi si può ben dire che è una vera bellezza italiana». Il caso è finito anche nell’agenda del sottosegretario Achille Variati, che ha la delega agli Interni. «Non può esserci spazio per il razzismo nelle istituzioni della repubblica italiana, è una posizione semplicemente, incontrovertibilmente, disgustosamente razzista. Che non possiamo accettare, incompatibile con la funzione pubblica di un consigliere comunale. Idee che richiamano teorie, come quelle sulla purezza della razza di tragica memoria nazista e fascista, che hanno macchiato di sangue la storia. È una
vergogna per la terra vicentina, di cui sono stato presidente della Provincia». Variati ha infine concluso annunciando che «segnalerà l’episodio per ogni utile verifica. La mia solidarietà al sindaco Macilotti, e soprattutto un abbraccio affettuoso alla giovane Maty, nostra connazionale a cui auguro di non farsi abbattere e di ottenere ogni successo». E la Lega che governa il Veneto e Arzignano? Il presidente del consiglio regionale Ciambettim, sull’onda di Sanremo, intona una vecchia canzone: « Di che colore è la pelle di Dio’?. Ricordate il ritornello? E’ nera, rossa, gialla, bruna bianca perché/Lui ci vede uguali davanti a sé». Suonava così il testo tradotto in italiano dall’inglese da Costa e Marchetti». Tutti d’accordo? — Albino Salmaso © RIPRODUZIONE RISERVATA Copia di promopress
LUNEDÌ 10 FEBBRAIO 2020 IL MATTINO
PADOVA
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La corsa alle Regionali di maggio
Tra Lega e Sardine nuova sfida a Padova Salvini al Geox, contro-raduno al Portello Duello di numeri a pochi chilometri di distanza. In teatro Zaia e il testimonial Ghedina. In piazza Pennacchi e Gobbo Luca Preziusi Ci saranno cinque chilometri a dividere stasera le due piazze di Lega e Sardine. Cinque chilometri che dividono e mettono a confronto due modi diametralmente opposti di concepire linguaggi, approcci, tematiche, fenomeni e problematiche politiche. Il primo, oggi dominante in Veneto, quello della Lega di Matteo Salvini, che si ritroverà al Gran teatro Geox per dare ufficialmente il via alla campagna elettorale delle elezioni regionali di maggio. L’altro, emergente, e che vuole scardinare il primo riunendosi in piazza, è pronto a lanciare un messaggio di sfida proprio in vista del voto, confidando di incidere com’è successo in Emilia Romagna. LE PIAZZE
Il primo duello elettorale quindi non sarà tra i due candidati alla poltrona di governatore veneto, per altro non ancora ufficiali né da una parte né dall’altra, ma tra Matteo Salvini e le Sardine, come accaduto a Bologna. Sarà una sfida di numeri, di partecipazione, ma anche la prima “annusata” tra le due forze che scenderanno in campo nelle prossime settimane. E avverrà a Padova, dove il Carroccio ultimamente non se la passa benissimo, a differenza di altre province venete. L’esercito leghista però è già pronto ad accogliere il suo “capitano” riempiendo il Gran teatro Geox alle 18.30, dove teoricamente si dovrebbe parlare di sport, turismo, università e agricoltura. Ma pare scontato che Salvini colga anche l’occasione per puntare sui temi cari alla base leghista. IL GOVERNATORE
Insieme a lui sul palco salirà
Settemila Sardine si sono radunate in piazza delle Erbe a dicembre, a destra Salvini con l’ex sindaco Bitonci. Sotto Kristian Ghedina, oggi al Geox, e Andrea Pennacchi, al Portello
proprio il governatore Luca Zaia, che salvo improbabili ribaltoni dovrebbe anche essere ricandidato presidente (solamente un cambio di governo e un importante ministero potrebbero sedurlo e convincerlo a rinunciare al mandato in favore di una delle due donne leghiste che oggi siedono nella sua giunta). E poi il vicesegretario federale e commissario della Liga Veneta, Lorenzo Fontana: «Sarà un’occasione di riflessione sulle tante potenzialità della nostra terra e sull’eccellenza che in ogni settore il Veneto sa esprimere, che l’ottima amministrazione della Regione sa sostenere, valorizzare e promuovere», ha promesso l’ex ministro. A moderare il dibattito sarà il direttore del quotidiano La Verità Maurizio Belpietro, che do-
vrà coordinare gli interventi di Marco Michielli di Confturismo e Federalberghi Veneto, del professore emerito di Filosofia del diritto dell’Università di Padova Francesco Cavalla, dell’imprenditrice e ceo di Massimago Wine Camilla Rossi Chauvenet, e infine del campione di sci alpino, Kristian Ghedina, che testimonial lo è già, ma dei mondiali di sci 2021. LE SARDINE
Da una parte Ghedina dall’altra Andrea Pennacchi, l’attore padovano già noto a livello nazionale, ma diventato virale grazie al personaggio del “Pojana” che interpreta ogni venerdì sera a Propaganda Live, il programma di Diego Bianchi in onda su La7. «Arte, cultura e bellezza sono le nostre armi contro chi
propaga odio e parla alla pancia delle persone sfruttando le loro paure», sostengono le Sardine, ufficializzando la presenza di Pennacchi sul palco di piazza Portello. «In piazza con le Sardine ci sarà la cultura, la nostra non sarà semplicemente una piazza di contestazione ma anche di confronto, di arte e di musica. Diversi artisti e gruppi musicali ci faranno compagnia in piazza, come Andrea Pennacchi. Tanti sono gli artisti e i personaggi pubblici che hanno partecipato alle manifestazioni delle sardine, a Bologna come nelle altre città. A chi ci vuole soli e spaventati, noi ci mostriamo uniti e pieni di gioia. Padova non si lega. Vi aspettiamo in mare aperto». Appuntamento anche qui alle 18.30 e sul palco ci sarà che il cantante padova-
la commemorazione
Giorno del Ricordo sul liston Destra in piazza Insurrezione Cerimonia stamattina alle 10 davanti a palazzo Moroni Poi l’apertura di una mostra Forza Nuova e Casa Pound si ritrovano stasera
È il Giorno del Ricordo, quello in cui si ricordano le vittime delle foibe e l’esodo di istriani, fiumani e dalmati. Il Comune celebrerà questa ricorrenza con una cerimonia in programma alle 10 davan-
ti a palazzo Moroni. Dopo l’alzabandiera, l’onore ai Caduti e la deposizione di una corona di alloro, sono previsti gli interventi del sindaco Sergio Giordani e del presidente provinciale dell’Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, Andrea Todeschini Premuda. Ad accompagnare la cerimonia sarà la musica della Fanfara dei Bersaglieri in congedo, sezione “Achille Formis” di Padova.
Alle 10.45, negli spazi comunali ex Mc Kenzy sotto i portici di piazza delle Erbe, sarà inaugurata la mostra “Il grande esodo da Fiume”, di Tiziano Bellini. Una messa in memoria delle Vittime delle Foibe e dell’esodo sarà celebrata invece alle 11.30 nella chiesa di San Nicolò. Un’altra momento commemorativo è stato organizzato per le 19.30 in piazza Insurrezione da Forza Nuova e Casa Pound.
La commemorazione del Giorno del Ricordo davanti al municipio
no Giorgio Gobbo. I NUMERI
Finora i consensi sono dalla parte di Salvini. La macchina organizzativa della Lega difficilmente fallisce, ed è molto probabile che al Geox ci sia il pienone stasera. Salvini ha voglia di rivincita dopo la sconfitta in Emilia Romagna, e sa di giocare in casa e con i favori del pronostico. Le Sardine, però, a dicembre scorso hanno già riempito piazza delle Erbe, nuotando in un mare di circa 7 mila persone. E se è vero che quella poteva essere considerata l’onda emiliana, ora sta alle “colleghe” padovane dimostrare quanto gli appelli dei leader Alaia, Canavacciuolo, Urso e Mascioli, possano ancora infiammare il popolo antileghista padovano. —
Altre iniziative sono in calendario nelle prossime settimane. Mercoledì alle 17.30 in sala Paladin, una lectio magistralis “Tra storia e memoria: l’esodo degli italiani dall’Adricatico orientale” di Marina Cattaruzza dell’università di Berna. Il 26 febbraio, 17.30 sempre in sala Paladin, la presentazione del libro di Anna Maria Turi “L’agguato sul Lungotevere - storia del colonnello Varisco”, carabiniere insignito di medaglia d’oro al Valor civile alla memoria. L’11 marzo ancora alle 17.30 in sala Paladin la presentazione del “Catalogo del cinema giuliano dalmata” di Alessandro Cuk Alcione editore e del “Disertore dalmata” di Lucio Toth, edito da La Musa Talia. —
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LUNEDÌ 10 FEBBRAIO 2020 LA NUOVA
SPORT - VARI
L’INTERVISTA / L’assessore regionale Cristiano Corazzari traccia un bilancio sullo stato di salute dello sport nel Veneto
verso il 2026
Contributi e investimenti I conti in tasca ai Giochi invernali
«Con le Olimpiadi una bella immagine che farà bene a tutto il movimento» Diego Zilio PADOVA. Tra attività di base, im-
pianti e grandi eventi. L’assessore Cristiano Corazzari, 45 anni, avvocato rodigino di Stienta, traccia un bilancio relativo allo stato di salute dello sport veneto. La delega allo sport è infatti in primo piano tra quelle da lui gestite e fra le quali figurano Pianificazione territoriale e urbanistica, Parchi e aree protette, Sicurezza, Cultura e identità veneta. «La Regione ha tra i suoi obiettivi il sostegno dello sport di base, e quindi dilettantistico. I numeri ci dicono che sono oltre 480 mila gli atleti tesserati dalle varie federazioni, il che significa che un veneto su 10 pratica una disciplina sportiva. Un dato che ci pone tra i protagonisti assoluti a livello nazionale: dopo la Lombardia e il Lazio ci siamo noi», spiega l’assessore regionale Corazzari. «Ovviamente questo favorisce l’emergere di risultati agonistici di rilievo, quella che definirei la punta dell’iceberg, vale a dire la parte più visibile del movimento. In Veneto operano 45 federazioni sportive, con 19 le discipline sportive associate. Si tratta di tutte quelle riconosciute dal Coni. Abbiamo 5.549 società, che corrispondono all’8,7% di tutte quelle italiane, numero che ci mette, anche questo, al terzo posto fra le regioni. Ma citare queste cifre significa anche parlare di quella rete di volontariato che in Veneto coinvolge oltre 100 mila persone e che oggi è indispensabile per lo svolgere delle attività». Cosa fa la Regione per il movimento sportivo? «Da un lato sosteniamo i grandi eventi attraverso una legge specifica a supporto di eventi come i campionati italiani ed europei delle varie discipline. Dall’altro ci sono le norme apposite a sostegno dei Mondiali del 2021 di sci alpino e dei Giochi Olimpici del 2026. E poi attraverso l’assessorato sosteniamo l’attività di base attraverso una serie di bandi che si occupano di impiantistica, cioè di quelle strutture che, nel tempo, necessitano di manutenzione, in modo da evitarne l’obsolescenza e metterle in sicurezza: nel 2019 abbiamo destinato circa 2,6 milioni di euro ai piccoli interventi nelle infrastrutture locali, interessando più di 100 comuni della regione. Poi ci sono le iniziative in favore dello sport "inclusivo", rivolte ai disabili e alle categorie più deboli, con un occhio di riguardo nei confronti delle scuole: a riguardo penso alle giornate dello sport proposte
assieme all’assessore Donazzan negli istituti scolastici del territorio. A questo filone nell’ultimo anno abbiamo destinato circa un milione di euro». Soffermiamoci sugli impianti: da qualche tempo state lavorando a un censimento generale, quando sarà pronto? «Prima della fine della legislatura. Un lavoro imponente portato avanti assieme al Coni. Quanto raccolto sarà messo a disposizione degli enti locali e ci permetterà di intervenire dove c’è bisogno». Veniamo adesso al capitolo Olimpiadi. Eventi di questo tenore sono sempre accompagnati da riserve legate a potenziali sprechi, anche se il calcolo costi-benefici ha fatto ricredere pure i più scettici. «Aver ottenuto l’organizzazione dei Giochi è una delle gioie più grandi. Ci siamo riusciti grazie a uno straordinario lavoro di squadra, condotto dal presidente Zaia. E, se li abbiamo ottenuti, è perché abbiamo dimostrato di poterli gestire in modo trasparente. Eventi del genere pongono la nostra montagna al centro del mondo e consentono di poter operare investimenti sul territorio in grado di lasciare qualcosa di concreto e utile». Il beneficio? « Il beneficio è sia nell’immagine che nelle infrastrutture, e questo devono riconoscerlo tutti. Dopodiché sono il primo a dire che se ci sono pratiche da monitorare, occorre farlo nella massima efficienza. Ma eventi come questo faranno da traino anche per tutto il resto del movimento sportivo, non dimentichiamolo. E sarà l’occasione per far conoscere una parte del Veneto che ha potenzialità enormi dal punto di vista turistico». Dal suo punto di vista, cosa si può fare di più? «Lo sport è sempre più centrale nella vita di tutti i giorni, ed è sempre più un veicolo di crescita della comunità. Una delle sfide sarà quella di riuscire a investire ancora di più nell’attività di base». Le elezioni regionali sono alle porte: dove si vede nei prossimi anni? «Ricoprire questo ruolo è stato un onore e una grande opportunità: quella di conoscere in modo più approfondito un mondo fantastico e che mi ha dato tantissimo soprattutto in termini di esperienza umana. Chiaro che per quanto riguarda il futuro non dipende solo da me, e non posso aggiungere altro. Ma io mi metto a disposizione». — © RIPRODUZIONE RISERVATA
Cristiano Corazzari
480.000 Gl atleti tesserati dalle varie federazioni sportive del Veneto: questo vuol dire che un veneto su dieci pratica attività sportiva in modo continuativo..
VENEZIA. Ma quanto costerà
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5.549 E’ il numero delle società sportive federate, che corrispondono all’8,7 per cento di tutte quelle italiane.
100.000 E’ il numero stimato di volontari che si impegnano per far funzionare lo sport di base nelle nostre città.
2,6 Sono i milioni di euro destinati dalla regione Veneto ai piccoli interventi nelle infrastrutture sportive locali, interessando più di cento comuni.
845 Sono i milioni di euro che arriveranno come contributo dal comitato olimpico internazionale per i giochi olimpici invernali nel 2026
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4,2 Sono i miliardi stimati come giro d’affari complessivo per i 17 giorni di manifestazione olimpica a Cortina nel 2026
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1. Festeggiamenti per Cortina città delle olimpiadi invernali 2026. 2 Il palaindoor di Padova, una delle più belle strutture venete. 3. Alex Zanardi, campione paralimpico
organizzare i Giochi olimpici invernali del 2026? Intanto va detto che dal Comitato Olimpico Internazionale arriverà un contributo di circa 845 milioni di euro. Dopodiché va aggiunto che una delle ragioni per cui l’Italia si è aggiudicata l’organizzazione risiede nel fatto che buona parte degli impianti è già esistente: si tratta di 14 sedi di gara. Ex novo, a Milano, verrà costruito solo il PalaItalia di Rogoredo, un’arena che diventerà polifunzionale, con una capienza tra i 15 e i 18 mila posti. Quattro di quelle 14 sedi di gara già esistenti saranno da ristrutturare. Tra queste la pista di bob di Cortina, la cui stima di costo attuale è di 42 milioni di euro. Gli investimenti previsti in totale sono pari a circa 346 milioni complessivi, in cui si includono anche la realizzazione dei villaggi olimpici e dei media center. La morale è che alla fine le Olimpiadi dovrebbero portare molti più benefici che costi, visto che uno studio della Bocconi ha previsto che, a fronte di ogni singolo euro speso, ci saranno ricavi pari a 2,7 euro, stimando il giro d’affari complessivo dei 17 giorni di manifestazione in 4,2 miliardi. Oltre agli incassi derivanti dai diritti televisivi, dagli sponsor e dalla vendita dei biglietti per assistere alle varie gare, si è calcolato anche un beneficio per l’indotto pari a 1,5 miliardi derivanti dai consumi e dagli spostamenti delle varie delegazioni e dei visitatori. I Giochi dovrebbero poi portare un aumento medio di 5.500 posti di lavoro a tempo pieno, con un picco di 8.500 nell’anno del loro svolgimento. Le entrate fiscali stimate sono di 601,9 milioni di euro, in ogni caso superiori ai 415 che l'amministrazione centrale conta di spendere per la sicurezza. Un affare, dunque, anche se l’ultimo precedente, i Giochi di Torino 2006, non è molto incoraggiante a riguardo. Il dossier della candidatura, all’epoca, prevedeva costi pari a 500 milioni. Alla fine però il conto è stato molto più salato: 1,5 miliardi sono stati spesi per l’organizzazione dei Giochi e 2 miliardi per la realizzazione delle opere (quasi tutte ex novo). Gli incassi totali invece non hanno raggiunto neanche il miliardo. Per Milano-Cortina, però, sembrerebbero esserci garanzie di tutt’altro tenore. — D.Z.