29-MAR-2020
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22-MAR-2020 Estratto da pag. 76 6566
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22-MAR-2020 Estratto da pag. 76 6566
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22-MAR-2020 Estratto da pag. 72 6566
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Corriere del Veneto Domenica 29 Marzo 2020
PADOVA NUMERI UTILI
nuovo caso di contagio: l’esito positivo del tampone riguarda una donna anziana che con ogni probabilità ha contratto il coronavirus dai componenti del suo stesso nucleo famigliare. Sempre a Vo’, sono risultati invece tutti negativi i famigliari dell’uomo di 53 anni che era risultato positivo al test dopo la fine della quarantena, e che per questo era stato ricoverato a Schiavonia. Per quanto riguarda le altre case di riposo, resta alta l’allerta all’AltaVitaIra di via Beato Pellegrino, d ove i n s e t t i m a n a s o n o emersi i primi casi: «Attualmente siamo a 17 positivi tra le file del personale sanitario e 60 tra gli ospiti, cinque dei quali sono stati ricoverati in ospedale - spiega Sandra Nicoletto, direttore generale della struttura -. Tutti i casi riguardano solo due delle nostre quattro residenze, la Mimose e la Tulipani; la situazione è molto impegnativa e stiamo lavorando giorno e notte, anche per tenere i rapporti con i famigliari e fargli avere notizie dei loro cari. In questo momento ci mancano due medici e quattro infermieri, abbiamo anche pubblicato un annuncio ma purtroppo non ha risposto nessuno».
Comune Provincia Polizia Ospedali
0498205111 0498201111 0498205100 0498211111
GuardiaMedica ProntoSoccorso CroceRossa CroceVerde
0498216860 0498212861 0498077640 0498033333
CroceBianca
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La proroga
FARMACIE CarraroA. DalBianco
049690301 049.600420
«Follepensarediriaprire,saràlunga Padovaripartiràdalleferitesociali» Il sindaco Giordani: nuovi fondi ai Comuni, subito risposte per le famiglie in difficoltà Dalla scomparsa del pensionato di Vo’, Adriano Trevisan, che sarà drammaticamente ricordato come la prima vittima italiana di coronavirus, sono già passati 36 giorni. Ma la luce in fondo al tunnel sembra ancora piuttosto lontana. E il primo a saperlo, stando per questo ben attento a non alimentare «inutili speranze», è il sindaco di Padova, Sergio Giordani: «Siamo nel mezzo di una traversata nel deserto. E purtroppo, per metterci alle spalle questo periodo difficile per tutti, nessuno escluso, c’è ancora parecchia strada da fare. Anzi, questo è proprio il momento di non abbassare la guardia, di non mollare e di proteggere Padova con una PADOVA
nerdì prossimo». Lei da che parte sta? «Sto ovviamente dalla parte del buonsenso e quindi con Zaia. D’altronde, mi parrebbe un’autentica follia riaprire tutto adesso e addirittura imparare a convivere con il virus. Se non altro perché, e mi riferisco soltanto ai dati di Padova e provincia, abbiamo ancora circa 1.900 persone positive, cioè un caso ogni 500 abitanti». Sembra che, rispetto alla scadenza prevista del 3 aprile, le super-restrizioni si protrarranno per altre due settimane. «Magari fosse così. Ma, ahimè, temo che questa quarantena collettiva durerà un po’ di più. E in proposito, ne approfitto per ringraziare la
stragrande maggioranza dei padovani che, pur tra mille difficoltà, sta diligentemente rispettando le regole. Sono proprio orgoglioso dei miei concittadini». E lei, questa quarantena, come la sta vivendo? «Come tutti. Vado in Comune la mattina per fare il punto della situazione, via Skype, con il resto della giunta e le autorità competenti. E poi torno a casa da mia moglie. Non abbraccio i miei figli e i miei nipotini da giorni, anche con loro ci vediamo via Skype, ma non è la stessa cosa. Però è la cosa giusta da fare in questo momento». E da imprenditore, come vanno le cose? «È dura, come per tutti i
❞
Agli imprenditori che hanno sommerso di carte la prefettura dico: mettetevi Le protezioni Intanto l’Usl 6 Euganea ha co- una mano sulla coscienza e pensate municato di aver distribuito a medici e infermieri
circa 4 mila mascherine a tutte le 37 case di riposo sparse sul territorio, che nelle prossime ore continueranno a ricevere i dispositivi di protezione in base al fabbisogno concordato con la Regione. L’Usl inoltre ha effettuato 2.352 tamponi tra ospiti e dipendenti dei centri servizi per anziani (su un totale di 8.849 persone, di cui circa 5 mila ospiti), e annuncia che nei prossimi giorni il test verrà esteso a tutte le persone che vivono e lavorano in queste strutture. Alessandro Maccio Andrea Pistore
0499003224
9 PD
determinazione sempre più grande, costi quel che costi. Nel senso che, di fronte alla necessità di arginare quest’emergenza sanitaria e di salvare più vite possibili, tutto il resto viene dopo. Compreso il tema, chiaramente fondamentale, del come ripartire». Sindaco, in un’intervista l’ex premier Matteo Renzi ha detto che bisogna «riaprire tutto prima di Pasqua e imparare a convivere con il virus». Mentre il presidente della Regione, Luca Zaia, ha chiesto al governo di «prorogare le restrizioni oltre ve-
Mascherine Sergio Giordani nei giorni scorsi all’Interporto, quando ha accolto il carico di mascherine inviate dal sindaco di Guanghzou
miei colleghi. Pure i miei negozi (la catena Non Solo Sport) sono infatti chiusi ormai da quasi tre settimane e nessuno sa quando sarà possibile riaprirli. Ma in questo periodo, lo ripeto, la salute viene prima di tutto. E dunque mi rivolgo alle oltre duemila aziende padovane che, nei giorni scorsi, hanno sommerso di carte il prefetto Renato Franceschelli, chiedendogli una deroga per poter proseguire l’attività: chi non rientra tra i produttori di beni essenziali, si metta una mano sulla coscienza e pensi ai medici e agli operatori sanitari che, quotidianamente, rischiano la loro vita per salvare quella dei pazienti in terapia intensiva». Qual è la prima cosa da fare da parte vostra? «Visti i provvedimenti annunciati in serata dal premier Conte, ho immediatamente convocato una riunione urgente (oggi, ndr) con l’assessora e i tecnici competenti per iniziare la riflessione operativa sulle modalità con cui dare una risposta alle famiglie del nostro Comune che versano in gravissime difficoltà. Servirà, inoltre, un contributo straordinario da parte dell’Unione Europea. Altrimenti, si rischierà davvero una spaventosa deriva economica e sociale». E poi? «Bisognerà continuare a investire nella stessa direzione, aiutando gli anziani, che anche a Padova rappresentano ormai più del 25% della popolazione, le giovani coppie, chi fatica a pagare l’affitto, chi ha un lavoro precario. E per tutte queste categorie, il nostro impegno sarà massimo». Davide D’Attino © RIPRODUZIONE RISERVATA
Droni già in volo, controlli per 90 mila residenti
Validità estesa Federazione del Camposampierese, ieri i test. «Da usare anche dopo l’emergenza» per pass Ztl e carte d’identità PADOVA Evitare
assembramenti nei pochi uffici pubblici rimasti aperti. E così, in linea con quanto stabilito dal governo in questa fase di emergenza sanitaria, anche Palazzo Moroni ha deciso di prorogare l’efficacia dei documenti scaduti dopo il 17 marzo. Nello specifico, le carte d’identità (non però ai fini dell’espatrio) saranno valide fino al 31 agosto, i pass-residenti della Ztl fino al 15 giugno e i contrassegni-disabili sempre fino al 15 giugno. L’Anagrafe di piazza dei Signori, per la cronaca, riceve soltanto su appuntamento telefonico (049 8205725) lunedì, mercoledì e venerdì dalle 8,15 alle 12,30 e martedì e giovedì dalle 8,15 alle 17. (d.d’a.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
SAN GIORGIO DELLE PERTICHE Ieri sono iniziati i voli sperimentali ma a breve si farà sul serio. I circa novantamila residenti dei dieci comuni della Federazione del Camposampierese potranno essere sorvegliati dall’alto anche dai droni in questo periodo di emergenza Covid con gli spostamenti di fatto vietati. Si tratta di uno dei primi territori del Veneto che ha testato il sistema di controllo con i velivoli radiocomandati. L’iniziativa promossa dalla polizia locale guidata dal comandante Antonio Paolocci (ex capo a Padova) porterà a una vigilanza integrata del territorio a supporto delle pattuglie di terra. Ieri mattina tre team di volo con otto piloti hanno solcato i cieli di San Giorgio delle Pertiche e delle frazioni Arsego e Cavino: in attesa di specifiche direttive sulla privacy e sul trattamento dei dati personali, è stato deciso di limitare la fase iniziale solo alla videoripresa in diretta, senza salvare
Le prove Un pilota di droni ieri impegnato per i primi test sul campo a San Giorgio delle Pertiche
alcuna immagine o inquadrare le aree private. Gli apparecchi sono stati dotati di appositi altoparlanti così da informare i cittadini con un messaggio audio che li invita a stare a casa e a limitare al minimo gli spostamenti. Le prove tecniche si sono svolte secondo le direttive Enac per i mezzi aerei a pilotaggio re-
moto. «È uno strumento molto efficace - spiega Daniele Canella, sindaco di San Giorgio e vice presidente della Federazione- è utilissimo per monitorare lo spostamento in questa emergenza nazionale. Vogliamo proseguire questa collaborazione per organizzare alcuni servizi integrati del territorio e magari in prospettiva utilizzarli anche quando sarà concluso l’allarme Covid. Ad esempio si può immaginare un impiego per la sicurezza urbana e per gli eventi o le manifestazioni». Resta da capire come i residenti possano prendere l’utilizzo di questo speciale occhio elettronico: «Per ora i cittadini sono soddisfatti - spiega ancora il sindaco - chi va fuori e lo fa solo per la spesa o per necessità non ha nulla da temere. Gli altri che magari stavano pensando di uscire senza un valido motivo avranno un deterrente in più». A.Pist. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Dove trovare gli esercizi
Il Corriere arriva a casa grazie agli edicolanti Grazie alla disponibilità di ventidue edicole di città e provincia, il Corriere del Veneto e il Corriere della Sera arrivano a domicilio. L’importanza di un’informazione puntuale e verificata è tanto più apprezzata in una situazione in cui fake news e inutili allarmismi diventano pericolosi. E così, grazie al sostegno di una fitta rete di edicolanti, che si sono messi a disposizione per offrire questo prezioso servizio e che si sta infoltendo di giorno in giorno, il nostro giornale può essere ricevuto direttamente a casa. L’elenco delle edicole padovane, con i relativi recapiti telefonici, è disponibile sul sito www.primaedicola.it/edicoleaperte. Delle ventidue totali, sette si trovano in città. (d.d’a.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
8
Domenica 29 Marzo 2020 Corriere del Veneto
TV
NUMERI UTILI
Treviso
Comune Provincia Prefettura
04226581 04226565 0422592411
treviso@corriereveneto.it
Questura PoliziaStradale PoliziaMunicipale GuardiaMedica
0422248111 0422299611 0422658340 0422405100
OspedaleCa’Foncello
04223221
Quattromilapostiinisolamento eiricoveraticomincianoauscire
712 L’incremento di isolamenti domiciliari nelle ultime 24 ore. Si tratta dei positivi e dei loro familiari
(apre subito con 3 posti la terapia intensiva di Oderzo). Se non fosse fin troppo presto per cantare vittoria, mentre tutti attendono la prossima delicatissima settimana di picco previsto, quello di ieri sarebbe un giorno di risultati, per una volta, non negativi, anche se ci sono altri due lutti da registrare: all’ospedale di Treviso è morto un paziente ultraottantenne ricoverato con infezione da coronavirus e con gravi patologie pregresse; una donna di oltre novant’anni, con un quadro clinico già compromesso, è morta all’ospedale di Vittorio Veneto. Sul fronte del personale, la notizia positiva arriva nel concreto: sono arrivate 79 assunzioni all’Usl 2. «In questa emergenza, dolorosa ed estenuante, nella nostra Usl ognuno sta facendo la propria parte, in prima linea, senza mai tirarsi indietro, dagli assistenti socio sanitari ai medici, dagli infermieri al personale amministrativo» commenta il
dg Francesco Benazzi, ringraziando i dipendenti impegnati sul campo e quelli che, in questi giorni, hanno fatto «una corsa da primato alle assunzioni». Nella Marca sono state fatte 28 assunzioni a tempo indeterminato e 51 a tempo determinato: 7 medici, 18 infermieri, 52 oss, 2 altri ruolo. Ma Treviso fa scuola e il direttore del Suem 118 dell’Usl 2, Paolo Rosi, è stato scelto dall’Azienda Zero e dal presidente della Regione Luca Zaia per dare supporto all’Usl 9 di Verona dove l’emergenza è esplosa con due settimane di ritardo rispetto alla Marca, ma
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Rosi Non sono Bertolaso, il mio è un semplice aiuto a Verona se dovessero aumentare i ricoveri
sta procedendo con numeri impressionanti di contagi, ricoveri e decessi. Sarà il coordinatore per l’emergenza coronavirus: «Non sono Bertolaso, non devo costruire niente, anche perché non ce n’è alcun bisogno» spiega Rosi, specializzato in anestesia e rianimazione, igiene e medicina preventiva, esperto di gestione dell’urgenza e di programmazione. Continuerà il proprio lavoro a Treviso e non si sente un «commissario» della sanità veronese, anche se è quello che molti dicono. «Il mio è un semplice aiuto – risponde -. Abbiamo lavorato su attrezzature e revisione dei posti letto, stiamo predisponendo dei progetti che verranno attuati a seconda dell’emergenza. A Verona c’è stato un innegabile aumento dei casi, va mantenuta alta l’attenzione. Se ci sarà un incremento degli ospedalizzati valuteremo un “piano B”». S.Ma. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Aiuti ai negozi, welfare e addii tutte le richieste della minoranza La vicenda ● Nelle ultime 24 ore i contagi registrati sono stati «solo» 38. Alla luce dei dati precedenti sono un segnale di speranza per il contenimento dell’epidemia ● Nella Marca sono 1.363 i casi positivi di Covid-19 ma l’aumento è quasi dimezzato rispetto al giorno precedente e un terzo del bilancio di domenica ● Crescono i dimessi
Le cerimonie
di Silvia Madiotto
TREVISO Cresime, comunioni, battesimi e matrimoni, sia in chiesa che in Comune. Migliaia di eventi rimandati a chissà quando e chissà come, viste le premesse dell’emergenza sanitaria da coronavirus che, ancora, una fine non ce l’ha. Ci sono migliaia di famiglie in attesa di poterci riprovare, migliaia di banchetti saltati, tutte le cerimonie religiose collettive depennate dal calendario della Diocesi. L’epidemia che ha sconvolto la Marca ha risvolti e conseguenze che si manifestano sotto molti punti di vista: economia, sanità, welfare, socialità. Un aspetto non trascurabile è quello degli appuntamenti fissati da mesi (a volte attesi da anni, basti pensare all’ambito abito bianco) che devono arrendersi al divieto di assembramenti, al consiglio di uscire di casa il meno possibile, alla temporanea rinuncia a baci abbracci e strette di mano, alla chiusura imposta e inderogabile di tutte le forme di ristorazione con servizio al tavolo. In municipio a Treviso hanno fatto un po’ di conti: dieci matrimoni con rito civile che dovevano tenersi nella sala degli affreschi di Palazzo Rinaldi sono stati rinviati, altri quattro sono stati annullati, e si arriva a 14 solo a marzo. Tre però sono stati celebrati nel totale rispetto delle regole nella prima settimana del mese, limitando il numero di presenti agli sposi, i testimoni e un gruppo ristrettissimo di familiari. In aprile ci sono sei matrimoni in agenda e, per il momento, i promessi marito e moglie incrociano le dita invocando la dea fortuna. È bello sperare, sì, ma solo se non diventa un’illusione che si scioglierà come neve al sole al
Necessario per sposarsi Guanti e mascherina sono diventati d’obbligo per potersi sposare in tempi di coronavirus (foto Balanza)
Niente baci e abbracci E i matrimoni di marzo sono rinviati o annullati Stopancheacresime,comunioniebattesimi prossimo dpcm del premier Giuseppe Conte che prolungherà le misure restrittive per altre settimane, andando oltre il 3 aprile inizialmente indicato. Passando alle cerimonie religiose, il numero più eleva-
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Tra marzo e aprile sono state rinviate cento cresime. I matrimoni saltati sono una ventina
to degli eventi cancellati è quello delle cresime e prime comunioni, depennate già da fine febbraio e cioè quando sono arrivati gli inviti istituzionali a sospendere le celebrazioni numerose, trattandosi di riti molto partecipati. Per le cresime i numeri sono nero su bianco sul calendario della Diocesi, dato che sono il vescovo o un suo delegato a dare il sacramento agli adolescenti: il 29 febbraio ne sono saltate 5, a marzo 81, in aprile 24. Tutto già tolto dalla programmazione fino al 26 aprile. Le comunioni sono fatte dai parroci e anche in questo
caso si tratta di decine di bambini per volta: per precauzione, sono saltate da fine febbraio a metà aprile. E i battesimi? Le famiglie più religiose hanno scelto di proseguire con il sacramento, accettando cerimonie molto ristrette con fratelli, padrini e poco più. La maggior parte dei genitori invece ha preferito rimandare per poter accompagnare la prima «festa» del pargolo con amici e parenti seduti a tavola. Infine i matrimoni, tasto dolente, perché mentre le altre cerimonie sono sostanzialmente passi obbligati per chi rispetta le tradizioni cristiane, il matrimonio è scelto e voluto. Non è proprio periodo per chi sognava nozze in grande, il giorno più bello, gli amici riuniti e le tavole imbandite: sono davvero poche le cerimonie in chiesa che si sono tenute ugualmente ma i mesi più «densi» devono ancora arrivare. Gli sposi aspettano fino all’ultimo per non rimandare tutto, ma chi ha scelto la primavera 2020 si sta già rassegnando. © RIPRODUZIONE RISERVATA
0422545763 0422325365
«Il manifesto»
Dimessi duecento pazienti. E il direttore del Suem «commissaria» l’Usl di Verona TREVISO Trentotto contagi in una giornata, alla luce dei dati precedenti, sono un segnale di speranza per il contenimento dell’epidemia. Nella Marca sono 1.363 i casi positivi di Covid-19 ma l’aumento è quasi dimezzato rispetto al giorno precedente e un terzo del bilancio di domenica. Trentuno persone sono uscite dai reparti e sono tornate a casa: il numero dei pazienti dimessi ieri era di 196. Una cifra in crescita notevole è invece quella degli isolamenti domiciliari che comprendono sia Covid-positivi con sintomi lievi o asintomatici, sia i loro contatti stretti per i quali è previsto un periodo di quarantena obbligatoria: a ieri sera erano 3.868, in crescita di 712 in una sola giornata. Complessivamente, nell’Usl 2 i ricoveri sono 347, nove in meno di venerdì (crescono però nei due Covid-Hospital di Vittorio Veneto e San Camillo); aumentano invece i pazienti in terapia intensiva, da 45 a 50
FARMACIE Calmaggiore DallaZorza
La vicenda ● Le regole imposte per limitare il contagio coinvolgono anche i riti laici e religiosi. Chi sognava di fare le cose «in grande» è costretto a rinviare o addirittura ad annullare la cerimonia prevista
TREVISO Niente bandiere, niente partiti, solo consiglieri comunali che vogliono mettersi a servizio della città per superare uno dei momenti più neri, per Treviso e per l’Italia, trovando soluzioni che portino davvero un aiuto concreto: sostegno economico alle piccole imprese e al commercio, welfare per le famiglie. Gli esponenti della minoranza a Palazzo dei Trecento hanno scritto al sindaco Mario Conte per sollecitare alcune iniziative urgenti: «L’emergenza sanitaria sta mettendo alle corde intere nazioni, ma ci preoccupa anche quello che dovremo affrontare in seguito». In nome della «coesione politica a vantaggio del territorio» chiedono «un piano per un aiuto di emergenza e strumenti di sostegno a lungo termine». Tutti i 12 consiglieri di opposizione chiedono subito sportelli informativi per raccogliere richieste di aiuto ed esigenze sanitarie, psicologiche, lavorative e di consegna degli alimenti e medicinali, a cui accompagnare una rete di raccolta e distribuzione gratuita. Suggeriscono di ampliare le reti comunali già esistenti, ma chiedono di «mettere a disposizione fondi per la spesa, reperendo spazi e persone» per aiutare chi è in ginocchio a causa della perdita del lavoro. Ma c’è bisogno soprattutto, secondo i consiglieri di centrosinistra, di «una prospettiva a lungo termine, a partire dalla creazione di un fondo di mutuo soccorso per il sostegno alle piccole realtà economiche, prendendo misure efficaci». Il fondo, scrivono, deve partire con uno stanziamento dell’amministrazione «ed essere aperto alla partecipazione economica dei cittadini, di imprese e associazioni, dovrà sostenere la ricostruzione del tessuto socioeconomico della città, con attenzione ai piccoli esercizi, agli operatori economici e a chi ha perso il lavoro». Infine chiedono al sindaco di organizzare una celebrazione pubblica al termine dell’emergenza per esprimere vicinanza a chi ha sofferto, per ringraziare chi ha dedicato tempo, energie e professionalità (dalla sanità alle forze dell’ordine, dai servizi essenziali al commercio e volontariato), e in memoria di chi in queste settimane ci ha lasciati, «per dare loro quell’abbraccio che non hanno potuto avere dai loro cari». (s.ma.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Domenica 29 Marzo 2020 Corriere del Veneto
VE
Primo piano L’emergenza sanitaria
LE CURE La mappa del virus 8.100
Positivi al Covid-19
(7.650)
Tra parentesi i dati registrati venerdì 27 marzo
349 (337) in Terapia intensiva
}
378 (342)
1.574 (1.524)
Vittime
Ricoverati
704 (625) Guariti
I FOCOLAI Belluno
Casi confermati per provincia Deceduti
13 91
106
1.363 Treviso
56
1.790
1.068
Verona
Vicenza
56
50
Comune di V0’ (PD) Fonte: Regione Veneto. Dati del 28/03 0re 17.00
161
1.031 Venezia
1.981 84
394
Fuori regione
103
Padova
Assegnazioni in corso
124 2 Rovigo
L’Ego - Hub
I contagi rallentano ma non si fermano: altri 36 morti. E la Regione attiva équipe di psicologi in tutte le Usl e nelle strutture per aiutare il personale
❞ Giustina De Silvestro Dobbiamo reclutare i donatori volontari. Il loro plasma servirà a trattare casi critici nei quali però l’infezione non abbia ancora causato danni gravi
❞ Luca Zaia Si allunga la lista dei farmaci che soggetti all’inizio della malattia, in grado di respirare in forma autonoma, possono assumere a casa. Evitando il ricovero
VENEZIA Si parte. Dopo l’autorizzazione concessa nei giorni scorsi dall’Istituto superiore di Sanità e l’approvazione del relativo protocollo firmata dal Comitato bioetico dell’ospedale, venerdì sera è arrivato il via libera definitivo dal Centro nazionale Sangue e quindi ora a Padova può cominciare la sperimentazione relativa all’utilizzo del plasma dei pazienti guariti dal coronavirus Covid19 per curare gli altri malati. Domani iniziano le procedure: il Centro trasfusionale diretto dalla dottoressa Giustina De Silvestro riunirà il gruppo di lavoro avviato con i colleghi del Laboratorio di Microbiologia guidato dal professor Andrea Crisanti e con i clinici del reparto di Malattie infettive coordinato dalla dottoressa Annamaria Cattelan, delle Terapie sub-intensive gestite dal dottor Andrea Vianello e delle Terapie intensive, affidate al professor Paolo Navalesi e al dottor Ivo Tiberio. Il primo passo è il reclutamento dei donatori volontari, pazienti guariti dall’infezione a cui sarà chiesta la disponibilità a far parte del progetto. «Essendo assimilabili ai donatori di sangue, sono soggetti alla stessa normativa, che prevede la selezione di persone di età compresa tra 18 e 60 anni, non colpite da malattie ereditarie, nè da pregresse neoplasie, alterazioni metaboliche non correggibili, cardiopatie o ipertensione grave — spiega la dottoressa De Silvestro —. Per essere ammessi alla donazione si sottoporranno agli esami del sangue di rito, perché dobbiamo essere sicuri che il loro organismo non contenga sostanze nocive per il ricevente. Dopodiché il Laboratorio di Microbiologia appurerà se nel sangue ci siano gli anticorpi contro il Covid-19 e in quale concentrazione. Perché la sperimentazione sia efficace bisogna infatti utilizzare solo il plasma che ne contenga un determinato numero, definito quantità-soglia». Si tratta di una prassi ammessa dall’Organizzazione mondiale della Sanità, consolidata nella cura di Sars ed Ebola e già utilizzata dai cinesi a Wuhan, focolaio originario dell’infezione ora
Via libera alla terapia col sangue dei guariti diventata pandemia. E proprio la delegazione di cinesi rimasta due giorni in visita in Azienda ospedaliera a Padova ha illustrato questa tecnica ai medici veneti, che la somministreranno in combinazione alle terapie farmacologiche già in uso. «I riceventi saranno pazienti con forme severe dell’infezione o rapidamente progressive — illustra la dottoressa De Silvestro — da trattare però prima che la malattia evolva in uno stadio molto grave, perché nella fase precedente questa terapia si é rivelata più efficace». Saranno reclutati degenti delle Malattie infettive e delle Terapie sub-intensive, più qualche ricoverato nelle Terapie intensive nel quale
L’ospedale di Padova inizia il reclutamento dei donatori «Cura efficace nei casi critici» A casa anche il Remdesivir non si sia consolidato un danno grave. Il Laboratorio di Microbiologia sta mettendo a punto i test per verificare appunto la quantità di anticorpi nel plasma dei donatori volontari, il protocollo è stato definito e quindi la sperimentazione potrebbe partire nel giro di una settimana. Oltre al poli-
clinico di Padova, coinvolge un solo altro centro in Italia: l’ospedale San Matteo di Pavia. In attesa dei primi risultati nel nostro Paese, una casa farmaceutica giapponese, Takeda, sta sviluppando un farmaco che contiene parti del sistema immunitario prelevate dal plasma dei guariti dal Covid-19.
E non è tutto. Venerdì il Comitato tecnico scientifico regionale ha approvato, ottenuto il nullaosta dell’Agenzia italiana del farmaco, la somministrazione a domicilio e nelle case di riposo del giapponese Avigan, del Tocilizumab (nato a contrasto dell’artrite reumatoide) e del Remdesivir (antiEbola), già in uso con buoni risultati negli ospedali veneti. E di altre formulazioni nate per curare malaria e Hiv, cioè clorochina e idrossiclorochina, Lopinavir, Ritonavir, Darunavir e Cobicistat. «La filosofia è trattare a casa i pazienti all’inizio della malattia, che respirano autonomamente, per evitare l’ospedalizzazione — dice il governatore Luca Zaia —. Stiamo scrivendo le linee guida, le
Alla dogana
Confiscate migliaia di mascherine ai medici di famiglia «I capi della Protezione civile si dimettano» VENEZIA «Oltre al danno la beffa: non solo dobbiamo comprarci le mascherine per conto nostro perché la Regione non ce le dà, ma quando arrivano alla dogana ce le confiscano pure». Allarga le braccia Domenico
Crisarà, segretario regionale della Fimmg, sigla dei medici di famiglia, davanti alla prima confisca di dispositivi individuali di protezione effettuata in Veneto dalla Protezione civile nazionale. E’ andata così: la Fimmg si
è appoggiata a «Solidarmedica spa impresa sociale» per comprare un stock delle 50mila mascherine a marchio CE che la società aveva ordinato da un fornitore cinese per poi distribuirle a case di riposo, coop sociali, ambulatori e appunto medici di base. Un primo ordine, su un fabbisogno stimato in 120mila pezzi, per un importo di 25mila dollari. Fatto il pagamento, l’ordine è stato diviso in due spedizioni diverse, a causa di problemi logicistici dovuti alla saturazione del trasporto aereo in partenza dalla Cina. Il 26 marzo sono stati consegnati quattro colli alla Solidarmedica, che invece il 27 si è vista recapitare due
decreti di requisizione, entrambi per merce del valore di 15mila dollari. Fermata alla dogana di Marghera. In mezzo c’erano le mascherine della Fimmg. Il motivo? Il decreto «Cura Italia» del 17 marzo, che dice: «Fino al termine dello stato di emergenza, il capo del Dipartimento della Protezione civile può disporre la requisizione in uso o in proprietà da ogni soggetto pubblico o privato di presidi sanitari e medicochirurgici, nonché di beni mobili di qualsiasi genere, occorrenti per fronteggiare la predetta emergenza sanitaria, anche per assicurare la fornitura delle strutture e degli equipaggiamenti alle aziende
Corriere del Veneto Domenica 29 Marzo 2020
PRIMO PIANO
I MEDICI
5 VE
Oltre cinquecento positivi, compreso il primario Covid Schiavonia: arrivano le mail di sostegno e incoraggiamento
Anna, Benedetta, Rita il grazie dei nostri lettori «Professionisti speciali» La donazione La comunità cinese di Treviso ha donato 15 mila 900 mascherine ad Azienda Zero per gli ospedali della regione
avremo nel giro di due giorni e stabiliranno anche quali soggetti coinvolgere. All’operazione partecipano i medici di famiglia». Che controlleranno la somministrazione dei farmaci, affidata agli infermieri dell’Adi (Assistenza domiciliare integrata) e a neolaureati e specializzandi inseriti nelle nuove Unità speciali di continuità assistenziale in allestimento da parte delle Usl (un centinaio in tutto). «La prossima settimana si annuncia come una delle peggiori dall’inizio dell’epidemia e sarà determinante per capire la direzione della curva dei contagi — avverte Zaia —. Ci indicherà se si stanno impennando anche per motivi non noti. Siamo indietro di 4-5 giorni rispetto ai modelli matematici, ma la situazione è ancora critica». Ieri il Veneto, seppur rallentando un po’, ha accumulato altri 450 casi confermati (per un totale di 8100) e 36 morti, che salgono a 378. Notizie positive i 708 dimessi e i 95 nati. Per combattere l’ansia della gente, il servizio regionale «InOltre» sta predisponendo équipe di psicologi nelle Usl e negli ospedali, a sostegno di medici e infermieri. Michela Nicolussi Moro © RIPRODUZIONE RISERVATA
sanitarie o ospedaliere ubicate sul territorio nazionale, nonché per implementare il numero di posti letto specializzati nei reparti di ricovero dei pazienti affetti da detta patologia». Insomma, sono state confiscate ai medici di base per destinarle ai medici ospedalieri. «E menomale che non le avevamo ancora pagate — sospira Crisarà — tra le risorse Fimmg e una donazione del gruppo Alì siamo riusciti a mettere insieme 290mila euro per comprare una fornitura della durata di 15 giorni per i 3200 medici di famiglia del Veneto. Il kit doveva contenere le introvabili FFP3 (le mascherine con la valvola, ndr), dieci chirurgiche, tre
PADOVA Li conosciamo troppo per lasciarci andare a smancerie, o troppo poco per cedere alla confidenza. Eppure oggi il grazie più grande va a dottori, infermieri, operatori sanitari e tecnici che stanno combattendo la madre di tutte le battaglie. In Veneto sono 525 i sanitari colpiti dal virus. In tanti hanno scritto in redazione per supportare Rita, primario Covid a Schiavonia, l’ultima ad ammalarsi, e gli altri medici che rischiano per curare i malati. Eccone alcuni: «Grazie
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Cara amica guerriera, tornerai più forte e determinata e faremo festa grande al Petrarca Grazie Grazie, non esiste nessun discorso che possa esprimere gratitudine adeguata, a voi e a tutte le persone che si prestano per garantire i servizi essenziali» scrive Maurizio. Martina Z. si rivolge a due dottoresse: «Di medici che stanno dando tutto ne conosco almeno due. Due donne dal piglio deciso, dal sorriso che non si cancella. Neppure in questo momento, lavorano (lottano) senza pose da eroine. Però lo sono. Con ognuno dei loro pazienti, perché l’altra “prima linea” è quella dei medici di medicina generale. E allora grazie Anna Carraro e Benedetta Disarò». Scatenati gli amici del Petrarca Rugby dove gioca il figlio della dottoressa Rita Marchi, che hanno colto la palla (ovale) al balzo. Cristina e Sergio, amici del Petrarca Rugby: «Cara Rita, Forza! Tu ci hai so-
Domenico Crisarà Segretario regionale della Fimmg
Il saluto dalla prima linea I professionisti impegnati nell’emergenza coronavirus
L’iniziativa del Corriere del Veneto
Vuoi ringraziare medici e infermieri? Scrivi il tuo messaggio d’incoraggiamento Conosci un medico che sta dando tutto se stesso? Un infermiere che mette i pazienti davanti ai suoi affetti personali? La storia di Rita Marchi, che con tanto entusiasmo ci ha raccontato la sua missione al Covid Hospital e che oggi ritroviamo ammalata come purtroppo molti dei suoi colleghi, ci ha spinto a creare questo spazio. Uno spazio per incoraggiare tutti i professionisti della sanità che
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camici al giorno e i guanti. E invece ora dobbiamo ricominciare tutto daccapo, continuando a rischiare di contagiarci e di infettare i malati che andiamo a visitare a casa. Prima di due settimane sarà difficile trovare altri dispositivi». Non potendo opporsi alla legge, 768 medici di famiglia del Veneto, ieri riuniti in videoconferenza, chiedono le dimissioni del commissario straordinario per l’emergenza coronavirus, Domenico Arcuri, e pure del capo della Protezione civile regionale, Luca Soppelsa. Che però assicura: «Io di tutta la vicenda non sapevo nulla, ne vengo a conoscenza adesso, non abbiamo ricevuto alcuna
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rischiano in proprio. Scriveteci chi o cosa vi ha colpito, mandate un messaggio a quel medico vostro vicino di casa che torna la sera stremato, all’amico che non vedete più, al parente che ha deciso di isolarsi per tutelare voi e gli altri. O se non li conoscete personalmente e avete voglia di ringraziare la categoria scrivete il vostro pensiero. Cercate il link «Scrivi a un medico» su Corrieveneto.it, lasciate il messaggio sulla pagina Facebook del Corriere del Veneto o mandate la mail a web@corriereveneto.it Li pubblicheremo.
Domenico Crisarà Le hanno sequestrate per destinarle agli ospedali e intanto noi ci ammaliamo Altri sette colleghi risultati infetti in questi giorni
© RIPRODUZIONE RISERVATA
comunicazione in proposito. E’ una procedura nazionale, che sta prendendo piede in questi giorni, non è del tutto chiara e sulla quale non possiamo intervenire». «Se però si fosse trattato di una donazione, ce l’avrebbero lasciata — rivela Crisarà (in effetti sono migliaia le mascherine donate dalla Cina al Veneto e giunte regolarmente a destinazione nelle ultime due settimane, ndr) —. Io so solo che in questi giorni i tamponi hanno trovato altri sette colleghi positivi al coronavirus Covid-19 e qualcuno dovrà pur cominciare ad assumersi qualche responsabilità». M.N.M. © RIPRODUZIONE RISERVATA
stenuto in un nostro momento difficile condividendo con noi paure e gioie. Siamo una squadra e sappiamo cos’è il sostegno. Vai Rita, siamo tutti al tuo fianco». Michele D. si fa aiutare dal papà e scrive: «Ciao Rita ricordati che noi ci saremo sempre e non ti abbandoneremo mai!! Ti voglio bene». Auguri anche da Verona: «Seguiamo con trepidazione, affetto e orgoglio, il tuo impegno nella casa di riposo di Lazise. Grazie a tutti coloro che, come te, si stanno sacrificando per aiutare il prossimo. Nonno Tullio». E poi ancora rugby: «Mi dispiace molto! Spero che ti riprenderai prestissimo e che possiamo tutti rivederci come sempre ai campi, adesso la meta più bella devi farla tu!!!» scrive un giovanissimo che si fa chiamare Iceman. Il suo amico Mazzu non è da meno e mette tutto in stampatello: «Grinta rita, forza, metticela tutta!!! a tuo figlio ci penso io...gli sono vicino tutti i giorni». E ancora «Rita, tu sei sempre stata per noi in prima linea nel fare il tifo a bordo campo e nel soccorrerci quando ci facevamo male. Ora tocca a noi essere in prima linea e noi facciamo il tifo per te» scrive un altro compagno di squadra del figlio di Rita. E ancora il dolcissimo Federico: «Ringrazio infinitamente per l’attenzione che avete nei confronti di questa donna SPECIALE. Spero che guarisca velocemente». Commovente Alina: «Tra tutti gli angeli custodi, che in silenzio combattono un nemico infido e invisibile,sei quella che mai si è arresa e sempre ci ha dato forza e speranza! Ora combatti per te stessa, noi siamo lì con te!» Giulio, ancora dal campo: «Ciao Rita,ricordati che noi rugbisti non ci abbatte niente e nessuno». «Riprenditi velocemente perché abbiamo bisogno di te», scrive Marcello Wayan Rizzo. La «Family Grillo» è una carica di forza: «Ciao Rita adesso è il momento di tifare per te, vogliamo dirti “Avanti tutta”, come sempre, e presto sarai di nuovo a casa». Lo stesso affetto arriva da Giovanni Artuso con il suo #forzaneri! e dalla famiglia Voltan: «Cara Amica, tu sei una Guerriera, hai sempre combattuto e lo farai anche oggi più che mai. Ritornerai più forte e determinata e faremo festa grande al Petrarca». Li seguono a ruota i Tezzon: «Guarisci presto e che la forza di tutto il Petrarca rugby junior sia con voi». E chiude Samuel: «Cara Rita grazie per tutto quello che hai fatto, grazie a tutti voi medici, infermieri, tutti coloro che sono in “trincea” per aiutare tutti noi». Roberto Polese © RIPRODUZIONE RISERVATA
PRIMO PIANO
DOMENICA 29 MARZO 2020 CORRIERE DELLE ALPI
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L’allarme globale: il fronte sanitario
Avigan e farmaci sperimentali somministrati ai malati in casa Zaia: «Terapia precoce delle forme lievi per evitare i ricoveri» Passeggiate e chiusure festive: «I divieti saranno prorogati» Filippo Tosatto / VENEZIA
In Veneto i farmaci sperimentali - incluso l’attesissimo Avigan - saranno somministrati a domicilio a chi ha contratto il Covid-19 in forma lieve e non richiede cure intensive. Duplice l’obiettivo: rallentare il corso dell’infezione nei malati sintomatici, evitare il sovraffollamento ospedaliero.
zazione attraverso lo sviluppo di una reazione anticorpale». In verità non è stato agevole convincere gli esperti a consentire l’erogazione “domestica” dei nuovi medicinali. LA “MORAL SUASION” DI MANTOAN
«Il timore, giustamente, riguardava i rischi di rigetto e complicanze in assenza di ausilio ospedaliero immediato», è il commento di Domenico
AIFA AUTORIZZA L’USO DI PLASMA INFETTO
La notizia ha aperto il briefing quotidiano di Luca Zaia, accompagnata dall’elenco delle sostanze autorizzate dall’Agenzia italiana del farmaco: Clorochina/Idrossiclorochina; Lopinavir/Ritonavir, Darunavir/Cobicistat (Drc/c, Drc/r); e ancora Remdesivir 8GS-57349, Favipiravir (è il principio attivo del marchio Avigan), Tocilizumab. «Aifa ha approvato il nostro protocollo, a giorni inizieremo la distribuzione», fa sapere il governatore; «Non è tutto: l’Istituto superiore di sanità ha accolto la richiesta dell’Azienda ospedaliera di Padova di sperimentare l’utilizzo di plasma trattato dei pazienti infetti sui ricoverati in rianimazione, allo scopo di favorire l’immuniz-
Appello del governatore ai prefetti «Facciano applicare le regole in modo ferreo» Mantoan che, nella doppia veste di direttore della sanità veneta e presidente di Aifa, ha esercitato, con successo, una moral suasion sul comitato tecnico-scientifico romano; «Abbiamo evidenziato che la nostra rete territoriale, con due controlli a distanza nelle 24 ore e facoltà di intervento urgente di infermieri e medici a domicilio, è in grado di monitorare questo trattamento antivirale precoce. Gli effetti prevedibili? Confidiamo sia-
no positivi, come quelli già emersi nei test clinici, crediamo che agendo nella fase iniziale della patologia sia possibile impedire al virus di aggredire in profondità le cellule polmonari e così moltiplicare il suo carico infettivo». ANCORA TROPPA GENTE IN GIRO
L’andamento del contagio? Aumentano i decessi ma cresce anche il ritmo delle guarigioni... «La verità è che abbiamo 20 mila persone in isolamento e oltre 900 ricoveri», la replica di Zaia «i modelli ci dicono che grazie alle misure adottate abbiamo “guadagnato” quattro giorni di respiro, la prossima settimana sarà turbolenta, una delle peggiori, e insieme determinante. Ci indicherà qual è la dinamica dell’epidemia. Perciò ribadisco la preghiera ai cittadini: state a casa e arieggiate i locali, fatevi lasciare la spesa fuori dalla porta, niente contatti con amici e vicini né corse di primavera ad acquistare fiori e piantine: la salute vale più di una primula. Da parte mia, ve lo anticipo, intendo prolungare oltre il 3 aprile le restrizioni alle passeggiate e la chiusura festiva dei negozi. C’è ancora
Il farmaco Favipiravir, che ha il nome commerciale di Avigan, sarà somministrato ai pazienti lievi a domicilio
troppa gente in giro, invito prefetti e forze dell’ordine ad applicare le regole in modo ferreo». I posti letto in terapia intensiva? «Al momento la situazione è sotto controllo, sul fronte dei tamponi invece la nostra capacità massima è 10 mila giornalieri, abbiamo macchinari e personale a sufficienza ma sul mercato scarseggiano i reagenti. Abbiamo appena acquistato 7500 kit per test rapidi, nello screening stiamo privilegiando gli operatori della sanità in prima linea».. IN SOCCORSO DELLE CASE DI RIPOSO
A riguardo, le case di riposo sono in condizioni di sofferenza acuta: «Ne siamo coscienti e, sebbene la Regione non gestisca questi istituti che sono in parte comunali e in parte privati, stiamo cercando di dare un aiuto, a cominciare dalle situazioni più critiche, come
l’impreNDiTOre Di TreBaselegHe Di sCeNa al BrieFiNg regiONale
Grafica, Franceschi rifà capolino e dona altri 2 milioni di mascherine VENEZIA
Fabio Franceschi rifà capolino nel comando della Protezione civile, a Marghera, e annuncia una donazione bis di schermi protettivi alla Regione, già destinataria di due milioni e mezzo di pezzi fabbricati nello stabilimento di Grafica Veneta, a Trebaseleghe: «Produrremo altri due milioni di mascherine da offrire gratuitamente alla nostra popolazione, stiamo facendo del nostro meglio per contribuire a superare questo momento difficile», le sue parole. La decisione di convertire una linea di stampa lunga novanta metri alla fabbricazione dei dispositivi anti-conta-
gio ha calamitato l’attenzione degli abituali clienti dell’azienda che vanta il 70% del mercato editoriale italiano, il 30% di quello europeo ed è avviata alla doppia cifra in quello americano: «Random House, tra le maggiori case editrici del mondo, mi ha chiesto mezzo miliardo di esemplari, da Francia, Spagna, Gran Bretagna fioccano ordinativi sempre più ingenti, e non parliamo dell’Italia. Cosa posso dire? Noi abbiamo scelto di rinunciare a contratti internazionali importanti per dedicare una parte del nostro potenziale industriale a questa emergenza, ci è parso un dovere civico anche se non rientra nel nostro business. Cercheremo di soddisfare le ri-
Merlara. In che modo? «Anzitutto, vigiliamo sulle procedure di sicurezza, a cominciare dall’effettivo isolamento delle persone positive al tampone rispetto agli ospiti», afferma l’assessore alla salute Manuela Lanzarin «e poi lavoriamo con cooperative sociali, volontariato e Croce Rossa per assicurare la copertura dei turni di servizio, sguarniti dai contagi tra gli addetti». IL SERVIZIO DI SOSTEGNO PSICOLOGICO
Giorni di passione per chi è stato aggredito dal virus e per quanti lavorano giorno e notte tra i pazienti. Per aiutarli a reggere la pressione, il servizio di sostegno psicologico inOltre(sperimentato nella stagione dei suicidi da recessione economica e poi offerto ai risparmiatori rovinati dalla banche) sarà esteso a malati, medici, infermieri e operatori sociosanitari. —
chieste nei limiti delle nostre potenzialità e della disponibilità di materia prima». C’è chi, scettico circa la reale efficacia delle mascherine, ha intravisto nell’iniziativa un’operazione pubblicitaria di Grafica, bollando il “doppio leone” su fascia bianca (quello rosso marchio d’azienda e l’orogranata simbolo della Regione) come un atto di marketing politico da parte del governatore Zaia... «È triste che anche nei momenti più dolorosi ci sia chi semina
«Un nuovo business? Macché, cessata la crisi torneremo a stampare esclusivamente libri»
Luca Zaia e Fabio Franceschi con le mascherine di Grafica Veneta
discordia e insinuazioni. Qua e là, però, ho visto cartelli con scritto grazie Fabio, grazie Luca, questo mi basta. In azienda abbiamo penato cinque giorni e cinque notti per realizzare questo articolo a tamburo battente, scartando cinque tonnellate di modelli in-
la pOlemiCa lega-pD
De Berti replica a Rotta «Sciocchezze isteriche contro il governatore» «Stupidaggini isteriche quelle proferite dall’onorevole Rotta del Pd non si sentono nemmeno dal più ignorante dei cittadini. Purtroppo non credo che la politicante in questione abbia l’intelligenza di pentirsene e di vergognarsene chiedendo scusa». È acuminata la replica di Elisa De Berti, assessore leghista alle Infastrutture in Regione, alle parole della deputata dem veronese Alessia Rotta, che aveva accusato il presidente Luca Zaia di diffondere «fake news contro il Governo Conte».
soddisfacenti. Non è un prodotto medicale ma garantisce un 98% di filtraggio, abbiamo richiesto la certificazione ministeriale a mascherina chirurgica e confido che la otterremo perché tutti gli standard di protezione e aderenza sono stati rispettati». Ma a Trebaseleghe, tra rotative interminabili e piramidi di volumi multilingue, è nato un nuovo business? «No davvero, questo non è il nostro mestiere. Grafica Veneta stampa libri, siamo attrezzati per questo, tutto il nostro know how va in questa direzione. Le mascherine che abbiamo realizzato le venderemo in perdita rispetto ai costi reali, il nostro ciclo tecnologico non ci permetterà mai di essere competivi i rispetto a chi è specializzato nell’attività». Ci sono anche prodotti in vendita a prezzi stracciati... «Già, quelli di 60 grammi a a fronte dei 200 della nostra. Ai cittadini dico: fate attenzione, di questi tempi quello che costa poco non vale niente». — FILIPPO TOSATTO © RIPRODUZIONE RISERVATA
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PRIMO PIANO
DOMENICA 29 MARZO 2020 CORRIERE DELLE ALPI
L’allarme globale: lavoratori e imprese
LE STIME I possibili effetti del DM Mise 25 marzo e precedenti disposizioni sulle IMPRESE del Veneto Il decreto, applicando alla lettera la griglia dei codici ATECO (ma passibile di integrazioni e deroghe) impatta su:
I possibili effetti del DM Mise 25 marzo e precedenti disposizioni sugli ADDETTI del Veneto Il decreto, applicando alla lettera la griglia dei codici ATECO (ma passibile di integrazioni e deroghe) impatta su:
Totale artigiane Totale non artigiane Totale Imprese
Totale ADDETTI artigiane Totale ADDETTI non artigiane Totale ADDETTI d’impresa
29,1% 70,9% 100%
18,6% 81,4% 100%
I possibili effetti del DM Mise 25 marzo e precedenti disposizioni sull EXPORT delle province Quanto pesano le attività sospese sul totale dell’export
Stima del danno dallo stop delle attività per 15 giorni (valore in milioni)
Belluno
20%
34
LA RIPARTIZIONE FRA LE SOSPESE TOTALE 100% 33,2% Quota % artigiane sospese (su totale aziende sospese) 66,8% Quota % artigiane NON artigiane sospese (su totale aziende sospese)
LA RIPARTIZIONE FRA LE SOSPESE TOTALE 100% Quota % artigiane sospese 21,6% (su totale aziende sospese) Quota % artigiane NON artigiane 78,4% sospese (su totale aziende sospese)
Padova
57%
244
Rovigo
30%
21
Treviso
72%
408
Venezia
54%
109
QUANTE ARTIGIANE SOSPESE 64,2% % SUL TOTALE ARTIGIANE QUANTE NON ARTIGIANE SOSPESE 53,2% SUL TOTALE NON ARTIGIANE QUANTE AZIENDE NEL COMPLESSO 56,4% INTERESSATE DALLA SOSPENSIONE SUL TOTALE AZIENDE
QUANTE ARTIGIANE SOSPESE 62,3% % SUL TOTALE ARTIGIANE QUANTE NON ARTIGIANE SOSPESE 51,8% SUL TOTALE NON ARTIGIANE QUANTE AZIENDE NEL COMPLESSO 53,8% INTERESSATE DALLA SOSPENSIONE SUL TOTALE AZIENDE
Vicenza
69%
532
Verona
54%
262
% aziende artigiane SOSPESE (su totale aziende) % aziende NON artigiane SOSPESE (su totale aziende) TOTALE
% aziende artigiane SOSPESE (su totale aziende) % aziende NON artigiane SOSPESE (su totale aziende) TOTALE
18,7% 37,7% 56,4%
11,6% 42,2% 53,8%
fonte: Unioncamere Veneto
CROMASIA
Chiuse per decreto 4 attività venete su 5 E scatta l’allarme infiltrazioni mafiose Unioncamere: serrata di 430 mila aziende su 550 mila L’assessore Marcato: dare una difesa alle aziende a rischio
N icola Brillo / VENEZIA
«L’economia veneta ha difronte a sé due rischi enormi: vedersi soffiare le aziende migliori a prezzi di saldo e l’infiltrazione di capitali mafiosi». L’allarme è stato lanciato ieri dall’assessore regionale allo Sviluppo economico Roberto Marcato, durante la conferenza stampa via streaming organizzata da Unioncamere del Veneto con i rappresentati delle Camere di Commercio. Il blocco delle attività econo-
miche a seguito del Coronavirus sta mettendo a dura prova l’export veneto (valore 64,5 miliardi l’anno, danno ad oggi ipotizzato 1,5 miliardi). Ma l’attenzione deve rimanere alta su altri fronti. «Dobbiamo prendere esempio dalla Francia – prosegue l’assessore leghista - e immaginare strumenti di protezione economica per difendere le nostre aziende sane da acquirenti. Altro pericolo sono le infiltrazione mafiose, un’ipotesi molto vicina: dobbia-
mo creare una griglia attorno alle imprese che consenta di bloccare la penetrazione della criminalità organizzata. Il nostro settore produttivo non deve essere intaccato dal cancro della mafia». L’invito è creare un fronte comune tra imprese, Regione, Prefettura e forze dell’ordine. Mentre al governo Marcato chiede aiuti maggiori nelle tre regioni più colpite dall’epidemia. L’allarme infiltrazioni mafiose è fatto proprio anche dal presidente di
Lettera aperta del sottosegretario Variati alle imprese e ai sindacati L’obiettivo: allargare il numero di attività in funzione dal 3 aprile
«La regione può indicare la strada per ripartire dopo l’emergenza» PADOVA
Achille Variati, sottosegretario agli Interni, lancia un appello a imprese, sindacati e politica: «Costruiamo assieme un’alleanza per fare del Veneto il pioniere e l’esempio della ripartenza economica del nostro Paese». La priorità è l’emergenza sanitaria del coro-
navirus ma poi si deve aprire il fronte socioeconomico. «Mettiamo assieme le energie e le intelligenze del mondo veneto. Un patto tra la politica locale e nazionale, da chi come me ha responsabilità di Governo ai parlamentari. E usiamo la settimana che ci separa dal 3 aprile, quando scade il Dpcm, per attrezzarci. Dando
Mario Pozza, presidente di Uniocamere del Veneto
vita a un’azione straordinaria per incrementare i presidi di sicurezza individuale e collettiva, e riorganizzare le attività e i cicli produttivi in modo che possano meglio adattarsi alle speciali esigenze del momento. Se, e ripeto se, il quadro epidemiologico lo consentirà, è di fondamentale importanza che i territori oggi chiusi
Unioncamere del Veneto, Mario Pozza: «In una fase di crisi e di emergenza dobbiamo impedire che soggetti e capitali poco chiari facciano campagna acquisti delle nostre imprese, si tratta di un rischio concreto. Le Camere di commercio danno supporto alle istituzioni, dalla Regione alle Prefetture, per permettere alle aziende di continuare a lavorare ottenendo il codice Ateco necessario per mantenere la continuità produttiva. L’emergenza sanitaria del Coronavirus, e i conseguenti due decreti del governo, hanno messo in difficoltà buona parte dell’economia veneta, forte di 550mila attività (430mila “chiuse” per decreto). A fine febbraio, testimonia l’indagine dell’Ufficio Studi di Unioncamere del Veneto su 3000 aziende, il 27% aveva già sospeso la produzione ed una su cinque (21%) denunciava difficoltà di approvvigionamento di materiali e forniture dalla Cina (in particolare tessile). Il 60% delle imprese aveva subito una riduzione della produzione (l’incidenza saliva al 75% per il settore moda e al 71,5% per il comparto carta e stampa). Quasi un’impresa su due evidenziava un calo di produzione (46%) e appartiene al com-
per l’emergenza offrano un argomento convincente al Comitato Tecnico Scientifico, sulle cui valutazioni poggiano molte decisioni del Governo. E l’argomento dev’essere: i pezzi di mondo produttivo con le potenziate condizioni di sicurezza possono essere autorizzati a riaprire le attività, almeno in parte. Si tratta di costruire le condizioni perché, anziché l’automatismo del rinnovo dell’attuale quadro normativo emergenziale così com’è, si possa affrontare una sua ridefinizione. Capace di differenziare tra chi può garantire la sicurezza e chi non è in grado di farlo e deve, giustamente, restare chiuso. Intendiamoci: questo non sostituisce le misure straordinarie nazionali che verranno varate
Roberto Marcato, assessore regionale all’Economia
cgia di mestre
Lo Stato nel Veneto blocca 11,6 miliardi di spesa pubblica Tra i debiti commerciali non ancora onorati (3 miliardi di euro) e il mancato avvio dei cantieri di alcune infrastrutture strategiche (per un valore di 8,6 miliardi), la pubblica amministrazione italiana blocca almeno 11,6 miliardi di spesa in Veneto che sarebbero indispensabili per fronteggiare l’attuale situazione economica. La denuncia è della Cgia di Mestre. «Mentre aspettiamo che i 27 Paesi della Ue trovino un accordo sui coronabond – afferma il coordinatore dell’Ufficio studi Paolo Zabeo – sarebbe opportuno che la pubblica amministrazione pagasse i propri fornitori e fosse in grado di avviare tante opere pubbliche che in massima parte sono state già finanziate. Se sbloccate, queste misure darebbero una prima importante iniezione di liquidità all’intero sistema economico del Paese, invece la cattiva burocrazia e il malfunzionamento della macchina pubblica continuano a essere problema molto serio».
VICENTINO ACHILLE VARIATI, SOTTOSEGRETARIO AGLI INTERNI NEL GOVERNO CONTE 2
«Va costruito subito un patto tra politica nazionale e locale categorie produttive e mondo del lavoro Draghi ha ragione»
parto metalmeccanico. E nel caso l’epidemia continuasse a rischio ci sono 22 miliardi di export verso Germania, Francia, Spagna e Regno Unito (per la chiusura di quei mercati). «In questo momento sono in difficoltà i nostri partner commerciali» commenta il segretario generale di Unioncamere Veneto, Roberto Crosta, «è chiaro che anche la bilancia commerciale dell’Italia va in enorme sofferenza contribuendo alla perdita del Pil che secondo alcune prime stime potrebbe toccare il 5%». In Veneto, nei quindici giorni di stop, si stima una perdita di valore nell’export: Belluno (34 milioni), Padova (244), Rovigo (21), Treviso (408), Venezia (109), Vicenza (532) e Verona (262). Dai presidenti delle Camere di commercio venete arriva la richiesta al governo di tutelare e rilanciare il sistema delle fiere e degli aeroporti, messi in ginocchio dall’epidemia. «Ci sono interventi che non sono un’opzione e riguardano l’accesso al credito e la sburocratizzazione – ha concluso il presidente Pozza -. La burocrazia rischia di frenare le misure messe in campo, rendendo vani gli sforzi per aiutare gli imprenditori». — © RIPRODUZIONE RISERVATA
nelle prossime settimane, e che puntano a mettere in sicurezza posti di lavoro, redditi, imprese», scrive Variati. Lo Stato ha il suo ruolo: quello di proteggere persone e attività perché, come ha detto giustamente Draghi, “la perdita di reddito non è colpa di chi la soffre”. Ma ci si deve preparare a ripartire, perché ripartire bisogna. Cominciando dal Veneto, “locomotiva produttiva del Paese”. Non è una partita facile il cui esito non è scontato. Ma è un contributo molto forte che insieme possiamo dare alla discussione nazionale su come uscire dalla più grave crisi che l’Italia abbia affrontato dalla fine della seconda guerra mondiale», conclude Variati. — © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Primo Piano
Domenica 29 Marzo 2020 www.gazzettino.it
L’emergenza coronavirus
Nelle case di riposo altri tre decessi ma sono “invisibili” Nessuna traccia nei bollettini ufficiali `Angelo, Giorgio, Giuseppe (e Pia) dei lutti avvenuti nelle strutture private erano tutti risultati positivi al tampone
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IL CASO
LA STRAGE
La nota
BELLUNO Angelo, Giorgio, Giuseppe e prima ancora Pia. Sono gli ospiti delle case di riposo bellunesi caduti nelle ultime 24 ore, dopo il contagio, accertato, da coronavirus. Una “Caporetto” di nonni, forse appena iniziata, che non rientra nemmeno nei calcoli del quotidiano bollettino diffuso dalla Usl. Se muori in casa di riposo o nella tua abitazione, dopo il contagio da Covid-19, non fai numero nei decessi italiani in questa emergenza. Così i morti bellunesi per il coronavirus restano 14, ufficialmente, ma sono molti di più. Almeno 17, dopo ieri. Angelo Dalla Libera, 88 anni di Arten, si era infettato probabilmente dopo un ricovero in Geriatria a Feltre ed è spirato ieri nella casa di riposo di Fonzaso, dove era stato mandato dopo la dimissione. Lui non rientra nel conteggio. Giorgio Mazzoni, 82 anni di Campo di Alano, è uno dei contagiati dell’ospedale di comunità di Alano (dove altri anziani sono positivi), una Rsa, che è nell’edificio della casa di Riposo. È spirato ieri mattina alle 6, all’ospedale di Belluno e per questo entra nelle morti per Covid conteggiate dalla Usl. Giorgio, al San Martino, era nel letto accanto al compaesano Piero Piccolotto, anche lui morto per covid una settimana fa a 83 anni. Giuseppe Zenobi, 85 anni di Chies, è de-
Villa don Gino: «Anche da noi dei positivi, vi spieghiamo quello che stiamo facendo» Anche nella casa soggiorno “Villa don Gino Ceccon” di Santa Croce del Lago si affronta l’emergenza sanitaria da Coronavirus. La Casa, struttura gestita dalla parrocchia di Santa Lucia di Piave (TV), ospita 55 anziani fra autosufficienti e non autosufficienti. Alcuni di loro nelle scorse settimane hanno manifestato sintomi compatibili con il Covid-19. Giovedì è stato eseguito il tampone su 12 residenti ospiti e al momento 3 sono risultati positivi. Al contempo anche i dipendenti, che sono 45, sono stati sottoposti a tampone e 8 di loro sono risultati positivi e asintomatici. «Gli anziani positivi non sono in condizioni critiche – riferisce il direttore della struttura Marco Sossai – Al momento stanno bene. Già nelle
settimane scorse, quando hanno manifestato i primi sintomi, sono stati posti in isolamento». Il primo piano della casa (strutturata su quattro piani e due mansarde), che conta venti posti letto, è stato adibito all’isolamento. La situazione è ancora in progressione, non sono infatti arrivati tutti i risultati dei tamponi. Nel pomeriggio la Casa Soggiorno ha provveduto ad informare le famiglie di tutti gli ospiti. «La struttura sta adottando tutti i protocolli per lavorare in sicurezza – assicura il direttore – sia per la tutela della salute dei dipendenti che di quella degli ospiti attraverso l’utilizzo degli appositi dispositivi individuali, che stanno comunque già utilizzando da alcune settimane».
Dopo due morti in sole 24 ore nella Casa di Riposo a Puos d’Alpago, un terzo ospite in ospedale e l’aumento di contagi (ieri ce n’erano 4 in più tra ospiti e operatori). Il Presidente Unione Montana Alpago che gestisce la struttura, Oscar Facchin dice in una nota: «Nell’attuale situazione la Giunta dell’Unione Montana ci tiene a rivolgere le più sentite condoglianze alle famiglie che hanno perso i propri cari e assieme alla Direzione della Casa di Riposo e a tutti gli infermieri e operatori. Il personale presente nella Struttura sia stato integrato, al fine di sopperire alle quarantene resesi necessarie dai casi positivi riscontrati tra gli operatori. Gli anziani sono seguiti e monitorati h 24 da medici, infermieri e operatori». E visto che tutte le case di riposo sono chiuse ai visitatori dall’inizio delle regole anti-contagio Facchin sottolinea che «è stato mantenuto costante il collegamento con i familiari, anche attraverso videochiamate».
ceduto ieri notte nella casa di riposo di Puos d’Alpago, struttura con 25 ospiti positivi. Una morte arrivata poche ore dopo quella di Pia Fagherazzi, 96enne di Chies,anche lei con covid-19. Ma questi dati, in mano a strutture residenziali private, non vengono comunicati. E
quando filtrano, come accaduto in queste ore, arriva la nota della Casa di Riposo di Puos, che esorta a dare una comunicazione completa «quando i decessi avvengono in soggetti con situazioni di salute già compromesse cui purtroppo si aggiunge il virus».
ANCHE ALLA RESIDENZA GAGGIA LANTE È ENTRATO IL VIRUS, LA COMUNICAZIONE DEL DIRETTORE PAOLO SANTESSO
I CONTAGI È di ieri anche la notizia di una ospite positiva alla Residenza “Gaggia Lante”, casa di Riposo Sersa di Belluno. È stato lo stesso amministratore, Paolo Santesso, nella massima trasparenza ad annunciarlo in un videomessaggio: «Abbiamo accertato un caso di positività in una persona residente in Sersa recentemente dimessa dall’ospedale di Belluno». Ha spiegato che è asintomatica e tutti gli operatori che l’hanno assistita seguiranno i protocol-
«Gli anziani i più vulnerabili bisogna proteggerli meglio, aiutare anche gli operatori» IL DISAPPUNTO BELLUNO Le Case di riposo sono le strutture più fragili della provincia. Quando entra il Covid-19 gli anziani più deboli rischiano di non farcela. Ecco perché è fondamentale essere coordinati al massimo. Lo sostengono, oggi ancor più di ieri, le organizzazioni sindacali: Cgil, Cisl e Uil che da giorni insistono sul tema. Ma fino a quando il problema non era contingente, la situazione era rimasta sottotraccia. Oggi si manifesta in tutta la sua drammaticità.
L’APPELLO Gianluigi Della Giacoma e Andrea Fiocco (Cgil Fp) chiedono al Prefetto e alla Usl di istituire un tavolo, un osservatorio, una task force, insieme alle amministrazioni che gestiscono le case di riposo «per affrontare al me-
glio l’emergenza del Covid-19». «Il vero problema – affermano Della Giacoma e Fiocco – sta nelle case di soggiorno per anziani. Lì si annida la vera criticità». Anche la Cgil a livello regionale ha scritto all’assessore alla Sanità, Manuela Lanzarin che vengano istituiti questi tavoli. Ovviamente la stessa procedura è stata seguita anche a livello provinciale, facendo richiesta scritta al Prefetto di Belluno. «Se in pianura è già emergenza, qui lo diventerà. Ci sono sempre più anziani positivi, i dipendenti chiedono
LA CGIL FP: «SE IN PIANURA È GIÀ EMERGENZA QUI LO DIVENTERÀ, I DIPENDENTI CHIEDONO I TAMPONI»
Longarone-Zoldo”). «Chiediamo un osservatorio in cui ci siano rappresentati tutti i soggetti interessati» precisa Della Giacoma. «Se, poi, le case di riposo vogliono fare da sole, dopo non piangano di essere maltrattate. Come è successo in Alpago – dice fuori dai denti il sindacalista -. Se vogliono fare da soli, il nostro è solo uno spirito collaborativo. Ma finita l’emergenza si sappia che non faremo sconti a nessuno. Questo non è il momento, lo affermano in continuazione sia il presidente Giuseppe Conte, che il governatore del Veneto Luca Zaia. Ma noi sappiamo come è stata gestita la situazione, ribadisco non faremo sconti a nessuno. Ma non ora, non è il momento».
l’estensione dei tamponi anche a loro e tra questi, già ora ci sarà qualcuno di positivo - afferma Della Giacoma - purtroppo ormai la tendenza è quella. È urgente tutelare i dipendenti nelle case di riposo: servono per accudire i nostri nonni e sono il possibile veicolo dentro e fuori le Rsa. Serve creare una casa di riposo dove ricoverare i nostri anziani contagiati».
L’OSSERVATORIO I direttori delle strutture residenziali del Distretto 1 della Usl già si sono organizzati in tal senso, lo hanno comunicato con una nota lunedì. «A questi incontri istituzionali, fa da sfondo un assiduo coordinamento tra i responsabili dei Centri Servizi, finalizzato all’assunzione delle decisioni più utili a favore sia dell’utenza che dei dipendenti, in un contesto che semplicemente non ha precedenti e che
li di protezione condivisi e saranno sottoposti a tampone. Ma anche nelle case di riposo di Lentiai (Mione) e di Cortina d’Ampezzo (Majoni) ci sono i primi contagiati, come in quella di Santa Croce del Lago. E’ di ieri poi la notizia del primo abitante di Longarone positivo: anche in questo caso c’entrano le case di riposo, si tratta di un’operatrice sanitaria che lavora in una struttura per anziani fuori comune. Olivia Bonetti
PREOCCUPAZIONE Da giorni i sindacati chiedono più controlli nelle Rsa
vede le Direzioni delle strutture impegnate in una complicata rincorsa dei continui assestamenti richiesti dall’abbondante produzione normativa di questi giorni», scrivevano Paolo Santesso (Sersa) e Arrigo Boito (direttore delle aziende speciali “Asca” e “Servizi alla Persona
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«ABBIAMO DIFFIDATO UNA STRUTTURA, DOVE I DIPENDENTI DELLE PULIZIE AVREBBERO LAVORATO SENZA CONTROLLI»
SENZA RISPOSTE Andrea Fiocco intanto ribadisce come sia stata inviata una «diffida in una struttura della provincia, in quanto era arrivata la notizia che i dipendenti delle pulizie entravano ed uscivano senza troppi controlli. Se la situazione avrà un riscontro, bene. Altrimenti ci recheremo allo Spisal». Federica Fant
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Primo Piano
Domenica 29 Marzo 2020 www.gazzettino.it
«Uniti contro il virus, siamo a metà deserto» Video messaggio del sindaco Giordani: `Mascherine di Grafica Veneta nelle edicole «Questo è il momento di non mollare» «Bisognava pescarle una a una con le mani»
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L’APPELLO
Sandro Faleschini ricoverato, contagiata anche la moglie IL PERSONAGGIO PADOVA (al.rod.) Il Coronavirus colpisce anche la politica padovana. Da qualche giorno, infatti, a essere ricoverato nel reparto Infettivi è uno dei volti storici del socialismo padovano: Sandro Faleschini. Ottantun anni, già assessore sul finire degli Ottanta nella giunta guidata da Paolo Giaretta, presidente della commissione Urbanista dal 2004 al 2009 per lo Sdi (giunta Zanonato), nel 2014 si è candidato nella lista “Socialisti e riformisti” a sostegno della candidatura di Ivo Rossi. Faleschini è stato una figura di rifermento nel recente passato per tutti i grandi temi legati all’urbanistica cittadi-
SANDRA, LA FIGLIA DELL’EX ASSESSORE: «MAMMA SE L’É CAVATA CON 3 GIONI FEBBRE, PAPÁ RESTA IN OSPEDALE»
na. Ad annunciarne il ricovero, è stata la figlia Sandra. «Mamma e papà sono entrambi positivi al coronavirus. Mamma se l’è cavata con 3 giorni di febbre. Papà invece non sta bene – ha annunciato Abbiamo provato a tenerlo a casa fino all’ultimo. Ma la situazione è precipitata e se lo sono portati via. Ora chiedo a tutti gli amici di famiglia, di non chiamare a casa di mia mamma per ovvi motivi, perché come voi sapete bene, quando te lo portano via, più nessuno può andare in ospedale e nessuno più ti dà notizie se non l’ospedale chiamando a casa. Vi terrò aggiornati. Se volete, contattate me o mia sorella al cellulare. Rimaniamo positivi e speranzosi che ce lo restituiscano più forte di prima». Quotidianamente, poi, Sandra Faleschini, via Facebook ha tenuto informati i tanti amici e conoscenti in ansia per lo stato di salute dell’ex assessore. «Aggiornamento. Situazione grave ma stabile – ha scritto, ieri attorno alle 17.30 - Papà ha mandato un messaggio a mamma chiedendole di riferirmi di ringraziarvi tutti».
PADOVA «Siamo solo a metà di questa dolorosa traversata del deserto. Con l’impegno di tutti, però, possiamo costruire il nostro futuro e sarà ancora bello vivere a Padova». In uno dei giorni più bui dall’inizio dell’emergenza Covid -19, praticamente in concomitanza con la preghiera di Papa Francesco in una piazza San Pietro desolatamente deserta, il sindaco Sergio Giordani, venerdì pomeriggio, nella solitudine del suo ufficio di palazzo Moroni, ha voluto lanciare il suo appello alla città. Visibilmente commosso, ha chiesto una sola cosa ai padovani: «State a casa». «Questo mio messaggio arriva a voi quando siamo a metà di una traversata nel deserto. Ma grazie agli sforzi della nostra meravigliosa sanità pubblica e anche grazie al prezioso aiuto di tutti voi, noi sappiamo che ce la possiamo fare», ha esordito il sindaco che poi ha aggiunto: «Per ora, però, questo insidiosissimo deserto lo stiamo ancora attraversando ed è per questo che come prima cosa vi chiedo e vi dico che non dobbiamo abbassare la guardia». «Dobbiamo continuare a restare uniti per sconfiggere il virus e proteggere Padova – ha detto ancora il primo cittadino -. La salute viene prima di tutto, ecco perché que-
sto è il momento di non mollare e di lottare fino alla fine. Non vogliamo vedere anche a Padova le scene di morte e disperazione assoluta che vediamo in territori a noi vicini e che ci hanno fatto piangere. Ora dobbiamo proteggere Padova, costi quel che costi. Proteggere Padova significa anzitutto stare a casa per chi può farlo. Per tutti gli altri che lavorano nel pubblico e nel privato e mandano avanti la comunità, chiedo e mi sto adoperando perché abbiano la più elevata protezione. A tutti loro, agli eroi di ogni giorno, rivolgo un grazie dal profondo del cuore». «In emergenza non si fanno polemiche, si lavora e basta – ha continuato - .Ringrazio Conte, ringrazio Zaia, ringrazio le autorità, i volontari, le forze dell’ordine e tutti quelli che sono in prima linea. In questi giorni vi chiedo di aiutare i più fragili. Anziani, diversamente abili, ammalati, persone senza casa e cittadini senza strumenti – ha spiegato ancora Giordani -. Un gesto di attenzione, una telefonata in più, un comportamento solidale tra vicini di casa. Sono tutti piccoli gesti che cambiano in meglio la situazione di queste persone. Voglio dirvi che capisco i vostri sforzi, capisco chi deve stare a casa con bambini, chi vive in 40 metri quadri, chi convive con persone in difficoltà. Però ricordatevi che con i nostri sacrifici
I controlli
Spaccia in via Altinate: arrestato e multato Spacciare droga non è di certo una “comprovata esigenza lavorativa”. Così un pusher, ieri, non solo è stato arrestato dai carabinieri per spaccio, ma dovrà anche pagare la pesante multa pensata per chi viola il Dpcm anti-coronavirus. Si tratta del 30enne nigeriano Osazuwa John Osariemen che aveva in tasca eroina e metadone. Al lavoro anche la Polizia stradale che dalle 8 di ieri ha effettuato un posto di blocco autostradale all’altezza dell’area di servizio Limenella direzione Venezia. Sono state identificate 121 persone a bordo di 115 veicoli.
stiamo salvando vite. Lavatevi le mani, spesso, anzi spessissimo. Mantenete il distanziamento sociale. Vi prego di prestare la massima attenzione, le prossime due settimane sono decisive e non disponiamo di piani B. Proprio questa mattina – ha concluso - con il vescovo Claudio ero al cimitero Maggiore quando è arrivato un carro funebre. Dietro non c’era nessuno, perché i funerali sono vietati. E’ stata una scena straziante». Ieri, dopo la conferenza stampa del premier Conte, Giordani ha annunciato che questa mattina parteciperà a una riunione assieme all’assessore al Sociale Marta Nalin in cui si individueranno i provvedimenti in favore delle fasce più deboli colpite dall’emergenza. Nel frattempo, però, è polemica sulla distribuzione nelle edicole delle mascherine della Regione da parte del Comune. I 95 edicolanti hanno ricevuto un pacco con cento mascherine non sigillate. «Bisognava pescarle una ad una con le mani, sarebbe stato meglio fossero state chiuse in confezioni individuali – ha spiegato Ettore Toniato, segretario provinciale del sindacato nazionale Giornalai (Sinagi) In questi giorni prestiamo tutti più attenzione alla pulizia, ma non possiamo garantire lo stesso igiene delle farmacie». Alberto Rodighiero
EMERGENZA Le mascherine distribuite alle edicole hanno sollevato più di una polemica: a dispetto dell’igiene bisognava pescarle una ad una con le mani. A sinistra il sindaco Giordani: in un video messaggio il suo appello ai cittadini
L’edicola Davide Bisello. Padova
«Tengo duro grazie alle consegne a domicilio che faccio già da anni» L’INTERVISTA
PALAZZO MORONI L’ex assessore comunale Sandro Faleschini
Edicolanti aperti in quanto servizi essenziali. E in tanti sperano di avere qualche considerazione in più con il ritorno alla normalità. Se lo augura Davide Bisello, da oltre trent’anni alla guida dell’edicola al civico 80 di via Guizza Conselvana. «Il periodo non era facile prima - afferma -, figuriamoci ora con il Coronavirus. Le persone escono meno, i bar sono chiusi, tengo duro grazie alle consegne a domicilio che faccio già da molti anni. Se ci aggiungiamo
il fatto che ora sono bloccati i rifornimenti di parte della merce, o che anche comprare il toner per la fotocopiatrice diventa un problema, è evidente che siamo stretti in una morsa». Cosa significa portare avanti un’edicola? «Abbiamo bisogno di poter dare più servizi, i giornali da soli non bastano. Il mondo di giochi e gratta e vinci è un’arma a doppio taglio perché costa moltissimo e rende nulla, bisogna adattarsi ai cambiamenti». Cambiata la Guizza? «Era e rimane un bel quartiere.
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Vivace, in movimento. Però ha cambiato volto, oggi la gente per lavorare si sposta in lungo e in largo e una mazzata clamorosa fu l’arrivo del tram. I parcheggi sono un problema costante, la viabilità pure». Cosa si aspetta? «Questo periodo durerà molto a lungo. Credo sia stato sottovalutato perché già a gennaio circolavano informazioni poco rassicuranti dalla Cina. Eppure non si è fatto nulla. Allora forse il dubbio del disegno ad arte per affossare l’economia può anche sorgere». S.D.S.
«ABBIAMO BISOGNO DI POTER DARE PIÙ SERVIZI, IL MONDO DI GIOCHI E DEI GRATTA E VINCI È UN’ARMA A DOPPIO TAGLIO»
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PRIMO PIANO
DOMENICA 29 MARZO 2020 CORRIERE DELLE ALPI
L’allarme globale: la situazione sanitaria nel Bellunese il bilancio
A Longarone e Cibiana registrati i primi casi di positivi al virus BELLUNO
Zaia e Bottacin durante una delle quotidiane conferenze stampa all’Unità di crisi di Marghera
Bottacin: «All’avanguardia nell’analizzare i tamponi» L’assessore spiega il lavoro che sta facendo la Regione nel dotare gli ospedali di strumentazioni adeguate, ma anche posti letto Covid e in terapia intensiva BELLUNO
«Il Veneto fa scuola quanto a numero di tamponi effettuati, finora ne ha fatti novantamila, rispetto al numero di abitanti è quello che ne ha fatti di più al mondo, più della Corea e più della Lombardia. Ed è per questo che potenziamo i laboratori che li processino». Questo tiene a dire l’assessore alla Protezione civile, Gianpaolo Bottacin che nell’ambito dell’unità di crisi a Marghera dove è “accampato” da 32 giorni senza sosta, ha stabilito con il governatore Zaia e l’assessore Lanzarin, di destinare il dispositivo da 35 mila euro all’ospedale spoke di Feltre. In ogni provincia, spiega l’assessore, «attrezziamo un ospedale Covid che per il Bellunese è il San Martino, mentre abbiamo dotato i Pronto soccorsi compreso quello di
Feltre di strumenti per processare quanti più tamponi possibili. La capacità produttiva nel Veneto, quanto a laboratori per processare i tamponi, era di qualche centinaio al giorno», continua l’assessore Bottacin. «Pochi, rispetto al fabbisogno per il contenimen-
«Tutto questo viene fatto nell’ambito dell’unità di crisi del Veneto a Marghera» to del virus. Così abbiamo cercato dei macchinari efficienti per alleggerire il lavoro dei laboratori in essere e per efficientare la risposta al tampone. Undici li abbiamo già inviati nei principali Pronto soccorsi del Veneto, per una verifica rapida circa l’eventuale
positività al virus. Oltre al laboratorio di Padova, che era già attrezzato ed è stato potenziato, abbiamo provveduto a dotazioni aggiuntive anche per i principali ospedali del Veneto. Abbiamo acquistato una macchina che sta per essere montata a Padova che consente di processare migliaia di tamponi al giorno e siamo in procinto di mandarne una analoga anche a Verona, altra sede di clinica universitaria. Tutto questo fa parte del modello veneto, quello che prevede di fare tanti tamponi. I target prioritari sono quelli del personale sanitario, quello delle case di riposo, le forze dell’ordine, insomma tutti i soggetti maggiormente esposti. Ma il motivo di questa massiccia estensione di tamponi è quello di rincorrere la malattia». Prevenire e curare: «Negli
ospedali abbiamo istituito duemila posti letto in più, abbiamo raddoppiato la terapia intensiva, cosa non facile considerato che è necessario reperire i respiratori, i letti attrezzati e tutto quello che serve per gestire il malato. E in cinque giorni abbiamo riaperto cinque ospedali già dismessi e ripristinati a nuovi utilizzi corressi all’emergenza. Ma ripeto e tengo a sottolineare che tutto questo lavoro, che è stato immenso e che continuerà a svilupparsi, è stato fatto nell’ambito dell’unità di crisi regionale. Il governo centrale, con i suoi parlamentari, non è il nostro partner in questa operazione condotta con grande serietà e in autonomia». Il sistema in uso a Feltre consente di processare fino a otto tamponi in una sola ora. — LAURA MILANO
Salgono i casi di positività anche nei comuni bellunesi. Per la prima volta a parlare di contagio è toccato ieri ai sindaci di Longarone e di Cibiana. A darne notizia sono stati direttamente gli amministratori su Facebook. Roberto Padrin, ha fatto sapere che c’è un caso a Longarone. «Da ieri anche a Longarone registriamo un caso di positività al Coronavirus. È una notizia che mai avrei voluto annunciarvi» ha detto il sindaco, «ma ritengo doveroso comunicarlo. La persona sta bene. Una decina, gran parte di ritorno dall’estero e quindi obbligati per legge, sono in isolamento fiduciario». «Ho ritenuto doveroso dirlo a tutta la comunità chiedendo a tutti voi ancora uno sforzo nel seguire le regole alla lettera. Non uscite di casa se non per motivi gravi», conclude Padrin. «Lo so che i giorni cominciano ad essere tanti, ma è qui che si vede chi si vuol bene e vuole bene agli altri. Lo dobbiamo fare per tutti noi. Forze dell’ordine e polizia locale stanno effettuando controlli sul territorio e chi sbaglia pagherà. Qui si tratta della nostra vita. Ringrazio chi sta dando prova di forza e se avete bisogno con tutta l’amministrazione siamo qui ad aiutarvi. Vi abbraccio». Primi due casi di positività anche a Cibiana come dice il primo cittadino, Mattia Gosetti. Anche per lui si tratta di una notizia che non avrebbe mai voluto dare, ma «per fortuna i due cibianesi sembrerebbero in buone condizioni di salute e asintomatici. Tutti i protocolli del caso sono stati attivati», scrive Gosetti che aggiunge le raccomandazioni a rimanere in casa.
Sicurezza, decine di medici sottoposti al test di positività
BELLUNO
Si sono presentati puntuali, come da appuntamento fissato dall’Usl 1 Dolomiti e si sono sottoposti al tampone per verificare la loro positività o meno
al coronavirus. Sono il piccolo esercito di medici di famiglia operanti nelle case di riposto del territorio i protagonisti della mattinata di ieri in provincia. Su invito del Dipartimento di prevenzione dell’azienda sanitaria, infatti, i professionisti si sono sottoposti al test per verificare se il virus li ha contagiati o meno. Due i posti in cui sono stati eseguiti i tamponi: l’ospedale di Belluno e quello di Feltre.
All’interno di ambulatori adeguatamente preparati per l’occasione, i camici bianchi hanno presentato gola e naso al personale sanitario che nei prossimi giorni comunicherà loro l’esito dell’esame. E fino ad allora la tensione tra i medici sarà elevata. Quella del tampone a tutti i medici di famiglia e del territorio è stata una richiesta avanzata qualche giorno fa dallo stesso Ordine dei professionisti, capitanati
PAOLA DALL’ANESE
dal presidente Umberto Rossa. «È giusto a nostro parere che chi è sul territorio sappia se è positivo o meno al coronavirus», commenta Rossa che ieri si è prestato a Borgo Ruga a Feltre per il tampone. «Si tratta di un test importantissimo per dare maggiore sicurezza a chi opera a contatto delle persone. Sapere se uno è positivo o meno non solo serve a dare maggiore tranquillità al medico, ma anche al paziente che viene visto e anche ai familiari dello stesso camice bianco», sottolinea Rossa, che conclude: «L’esecuzione del tampone va di pari passo con la garanzia dei dispositivi di protezione individuale per tutti i medici». —
la novità
Ieri è partito il progetto dell’Usl per testare la presenza del coronavirus tra i professionisti che operano nelle case di riposo
Crescono a tre le persone nel comune di Valle di Cadore, come ha spiegato ieri in un video su Facebook il sindaco Marianna Hofer. «La persona sta bene, e si trova in isolamento fiduciario nella sua residenza», ha precisato la prima cittadina che dovrà rimanere anche lei isolata fino al primo aprile. Hofer ha inoltre spiegato che l’ambulatorio del medico di famiglia, primo contagiato è stato sanificato. «Capisco che la vita è dura, ma dobbiamo restare in casa per evitare altri contagi», ha detto il sindaco che ha annunciato a breve anche la sanificazione delle strade del comune e la sospensione del pagamento delle rette dell’asilo per tutto il mese di aprile. Due nuovi casi di contagio anche a Livinallongo, come dice il sindaco Leandro Grones. Salgono quindi a tre le persone positive nel suo territorio, di cui due ricoverate nell’ospedale di Belluno. Sono «14 i casi positivi invece a Borgo Valbelluna e 38 sono i residenti in isolamento fiduciario», dice il sindaco Stefano Cesa . Continua a fare specie, invece, il numero elevato di positivi al virus a Cortina che ha raggiunto quota 40. «Ho promesso che sui casi di positività darò notizia ogni 2-3 giorni», precisa il primo cittadino, Gianpietro Ghedina, che imputa questa crescita esponenziale registrata nel giro di pochi giorni «al contagio tra familiari. Il problema è la cerchia familiare. Se uno è contagiato e ha dei parenti con cui convive è inevitabile questo aumento». Anche se non nasconde che le località turistiche, «rischiano di essere le più penalizzate», proprio per i flussi di turisti che arrivano. —
Un medico di famiglia mentre visita un suo assistito
PDA
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Primo Piano
Domenica 29 Marzo 2020 www.gazzettino.it
L’emergenza a Nordest L’ALLARME VENEZIA Venerdì aveva detto: «Il Covid-19 verrà ricordato come il virus dei nonni perché colpisce le persone più deboli». Ieri, di fronte a una situazione che si sta sempre più aggravando - un altro morto a Villa Bartolomea dopo i sette della notte precedente e tre nella struttura di Legnago, senza contare i due di Padova tra Merlara e Monselice - il governatore del Veneto Luca Zaia sembra aver preso le distanze da quanto sta accadendo nelle case di riposo. «Non sto scaricando ha detto - ma devo precisare che le case di riposo non sono di competenza della Regione. Sono di competenza dei comuni, se pubbliche, e dei privati, ma nonostante questo non ci dimentichiamo dei loro ospiti e di chi li segue. Quindi, per quanto possibile, saremo di supporto». Come? Zaia ha riferito una lunga discussione in videoconferenza con i direttori delle Ulss, ha detto che si sta valutando di «separare gli anziani positivi dagli altri» e di come «mettere in sicurezza gli operatori», ma ha ribadito: «Che non passi l’idea che se mancano le mascherine è colpa della Regione, nessuno vietava di riempire i magazzini di dispositivi di sicurezza. Queste strutture hanno un loro presidio sanitario, un consiglio di amministrazione. Noi siamo a fianco delle case di riposo ma in un momento non facile, dobbiamo pensare ai nostri 68 ospedali e 54mila dipendenti della sanità». Eppure nei giorni scorsi l’assessore Manuela Lanzarin aveva annunciato di far fronte alle carenze di organico nelle case di riposo, visto che molti operatori sono risultati positivi o sono in isolamento, attingendo al personale delle strutture chiuse, come i Ceod. «Stiamo cercando di fare punto di incontro tra le esigenze delle strutture e altre realtà come Legacoop, Uripa, enti di solidarietà e anche i centri diurni e i Ceod il cui personale è a casa». Al momento nessuna soluzione.
A LIVELLO NAZIONALE IL PIÙ ALTO NUMERO DI GUARIGIONI: 1.434 IN 24 ORE E DIMINUISCONO UN PO’ I DECESSI
LE REAZIONI VENEZIA «Non commento le parole del presidente Luca Zaia, lo farò in modo riservato. Mi preme solo far sapere ai dipendenti, agli ospiti e ai loro familiari che le strutture per anziani non abbandoneranno nessuno. Come i soldati in guerra, difenderanno i loro anziani fino all’ultimo giorno». Roberto Volpe, presidente dell’Uripa, l’ente che riunisce la maggior parte delle case di riposo per non autosufficienti del Veneto, preferisce evitare la polemica anche se le parole del governatore Zaia hanno creato non poco subbuglio: «Le case di riposo non dipendono dalla Regione - ha detto Zaia - Sono comunali o private, hanno dei consigli di amministrazione, potevano pensarci loro a comprare le mascherine». Il risultato? Raccontano che molti, nelle case di riposo, si siano sentiti abbandonati. Sconforto, ma anche rabbia. A Palazzo Ferro Fini, sede del consiglio regionale, c’è chi ricorda infatti che appena scoppiata l’emergenza il problema delle case di riposo era stato sollevato
Case di riposo, è una strage: altri 4 morti nel Veronese Veneto, superata la soglia dei 20mila in isolamento `I contagi oltre quota 8mila e 36 vittime in 24 ore E si aggrava la situazione delle strutture per anziani ma le terapie intensive reggono: 12 ricoveri in più `
450 I veneti risultati positivi al virus nell’ultima giornata
10.000 Le vittime in Italia dall’inizio dell’epidemia
263 passi lontano da casa: il limite in vigore per le camminate
I DATI Ieri in Veneto si è raggiunta la soglia dei 20mila in isolamento domiciliare, mentre i positivi sono 8100 con un aumento di 450 unità rispetto a venerdì. I posti letto occupati di terapia intensiva sono 349 (+12), quelli in area non critica 1574 (+50), le vittime sono salite complessivamente a 378, 33 in una sola giornata (il bollettino dà un aumento da venerdì di 36 morti perché tre nel bellunese l’altro giorno non erano stati conteggiati). In Friuli Venezia Giulia sono 1.436 i casi accertati positivi (+119), 11 ieri i decessi per un totale di 87 morti da Covid-19. A livello nazionale, come sottolineato dal premier Giuseppe Conte, ieri c’è stato il numero più alto di guariti (1.434). I numeri assoluti restano però alti: 70.065 i positivi, con un aumento di 3.651 rispetto a venerdì ma in ca-
Casi confermati (al 28.03 ore 17.00)
Totale Regione Veneto con tampone positivo 8100 (+450)
85
1068
1363
Vo’
Vicenza
Treviso
1031
1790
Venezia
Verona
161 Domicilio fuori Veneto 103 Assegnazione in corso 378
deceduti
704
dimessi
1923
ricoverati
Strutture di ricovero Azienda Ospedale Università Padova Az. Osp. Univ. Int. Verona - Borgo Roma Az. Osp. Univ. Int. Verona - Borgo Trento ULSS1 - Ospedale Belluno ULSS1 - Ospedale di Comunità di Belluno
ULSS2 - Ospedale Treviso
In Friuli Venezia Giulia ci sono 78 posti letto di Terapia intensiva esclusivamente dedicati al trattamento dei pazienti positivi al Covid-19. Entro la fine della prossima settimana, grazie agli ulteriori 22 spazi che saranno ricavati all’ospedale di Cattinara (Trieste), si arriverà a toccare quota cento. Attualmente risultano occupati 59 posti, ma solo 49 sono stati destinati ai malati residenti in regione. Dieci infatti, da quando la Lombardia è entrata nel cuore dell’emergenza sono stati occupati da altrettanti pazienti provenienti dalle province di Cremona, Lodi e Bergamo. Cinque sono
impegnati da persone positive al Covis-19 e altrettanti destinati a pazienti con altre patologie gravi. «Se non ci fossimo attrezzati a livello di pianificazione per affrontare questa emergenza non saremmo stati in grado di dare un importante aiuto alle strutture sanitarie della Lombardia». Sono 1436 i casi positivi al Coronavirus in Fvg, con un incremento di 119 unità rispetto a venerdì. Undici i decessi in 24 ore, che portano a 87 il numero complessivo di morti. Il dato più alto è quello registrato nell’area di Trieste con 51 decessi, seguito da Udine (25), Pordenone (10) e Gorizia (1).
Lo scontro sugli ospizi «Dovevano muoversi» «Non li abbandoniamo» e che alla Regione era stato fatto presente che gli ospiti delle case di riposo «risultano la categoria di popolazione più a rischio» essendo concentrata in un «numero consistente» sotto le stesse quattro mura.
LA LETTERA
URIPA Roberto Volpe
Tant’è che in una lettera al direttore della Sanità e del Sociale Domenico Mantoan e all’assessore Manuela Lanzarin la stessa Uripa aveva fatto presente che l’ordinanza del 23 febbraio del ministro Speranza e del governatore Zaia, laddove diceva che
124
Rovigo
1981
Padova
contatti in isolamenti
ULSS1 - Ospedale Agordo
Dieci malati dalla Lombardia Altri undici decessi in 24 ore
394 Belluno
20000 positivi +
ULSS1 - Ospedale Feltre
Friuli Venezia Giulia
FONTE: REGIONE VENETO
ULSS2 - Ospedale Oderzo ULSS2 - Ospedale Conegliano ULSS2 - Ospedale Vittorio Veneto ULSS2 - Ospedale Castelfranco ULSS2 - Ospedale Montebelluna Ospedale S. Camillo - Treviso ULSS3 - Ospedale Mestre ULSS3 - Ospedale Venezia
Pazienti in area non critica
Pazienti in terapia intensiva
117 77 36 51 4 11 12 113 20 19 103 23 29 40 53 13
30 24 34 10
ULSS3 - Ospedale Mirano ULSS3 - Ospedale Dolo
84 20 56 24 5 117
Ospedale Villa Salus - Mestre ULSS4 - Ospedale Jesolo ULSS5 - Ospedale Rovigo ULSS5 - Ospedale Trecenta ULSS6 - Ospedale Schiavonia ULSS6 - Ospedale Cittadella
25 3 9 6 7 17 6 11 15 13 9 24 6
ULSS6 - Ospedale Camposampiero
8 Ospedale Villa Maria ODC - Padova 3 ULSS7 - Ospedale Santorso 57 ULSS7 - Ospedale Bassano 32 ULSS7 - Ospedale Asiago 21 ULSS8 - Ospedale Vicenza 65 ULSS8 - Ospedale Noventa Vicentina 21 ULSS8 - Ospedale Valdagno 11 ULSS9 - Ospedale Legnago 60 ULSS9 - Ospedale San Bonifacio 19 ULSS9 - Ospedale Villafranca 118 Ospedale Marzana 19 Ospedale Sacro Cuore Don Calabria - Negrar 69 Ospedale P. Pederzoli - Peschiera 43
Tot. Regione Veneto
ZAIA: «NON DIPENDONO DALLA REGIONE». MA LE OPPOSIZIONI: «NON PUÒ FAR FINTA DI NULLA, RISPONDONO A PROGRAMMI REGIONALI»
0d5c7b0f-2f35-43f2-8dbd-66c07da604d2
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349
“le Rsa per non autosufficienti dovranno anch’esse limitare l’accesso dei visitatori agli ospiti”, aveva fatto riferimento a queste strutture “in modo troppo marginale”. Ed era stata Uripa a indicare di sospendere il servizio dei centri diurni. Risposte? A quanto risulta, nessuna.
lo rispetto ai 4.401 casi di giovedì. 889 i decessi, anch’essi in calo rispetto ai 969 di venerdì, che hanno superato quota 10.000 dall’inizio dell’epidemia. Del fatto che le misure stiano dando i primi effetti si è detto certo il direttore del dipartimento Malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità Gianni Rezza.
L’INVITO Restare, dunque, a casa è l’invito che arriva ancora dal governatore del Veneto: «La prossima settimana sarà quella decisiva, capiremo se avremo una impennata anche per fattori non noti ha detto Zaia - Il fatto che i pazienti dimessi siano stati più dei ricoverati in terapia intensiva non vuol dire niente. È come essere in volo, la prossima settimana avremo le turbolenze, all’aeroporto di arrivo atterreremo ma dovremo farlo con le minori perdite possibili». Zaia ha anticipato che intende rinnovare, «se me lo fanno fare», l’ordinanza sulla chiusura domenicale dei supermercati e sul limite dei 200 metri, esattamente 263 passi, per le passeggiate attorno a casa. E ha consigliato tutti, soprattutto gli anziani, a non parlare con chi porta la spesa a domicilio o con chi si incontra al supermercato: «Quando incontrate una qualsiasi persona, immaginatevi con il tubo in bocca». Ossia, ricoverati in terapia intensiva. Quindi l’appello ai prefetti e alle forze dell’ordine perché facciano rispettare le prescrizioni. «I veneti sono bravi, ma c’è anche gente che esce troppo. Ve lo dico: se uscite per andare a comprare una primula, vi fate male». Alda Vanzan © RIPRODUZIONE RISERVATA
Dure le critiche da parte dell’opposizione. «Trovo incredibile - ha detto il consigliere regionale Claudio Sinigaglia (Pd) che la Regione non intervenga per sopperire alla momentanea indisponibilità di personale presso la casa di riposo di Merlara in un momento di emergenza come questo. Non può far finta di nulla e girarsi dall’altra parte anche perché ha prosciugato il bando degli Oss, gli operatori sociosanitari, fatto appositamente per le case di riposo, per necessità ospedaliere». E Orietta Salemi (Civica per il Veneto): «Zaia sa che gli enti che lui definisce a partecipazione comunale sono soggetti giuridici che rispondono a una programmazione regionale, come tutte le strutture accreditate e in convenzione? In una parola non sa che posti letto, larga parte dei presidi in uso, impegnative, autorizzazioni dipendono dalla Regione? E ancora: il presidente sa che questo universo assistenziale si regge sulla sussidiarietà con la rete delle strutture del terzo settore sociale cattolico e della cooperazione, che gestiscono gran parte dei servizi assistenziali del Veneto?». Al.Va. © RIPRODUZIONE RISERVATA
VII
Primo Piano
IL DUELLO VENEZIA Una diffida a Booking.com, il principale portale utilizzato dai viaggiatori per prenotare alberghi ed altre strutture turistiche, per contestare le modalità unilaterali con cui sono state disdette centinaia di prenotazioni adducendo motivi di forza maggiore in relazione all’emergenza coronavirus, senza interpellare le strutture ricettive. L’ha inviata l’avvocatessa Sara Baldon per conto dell’associazione Abbav, la più grande community di Host presente nella Regione Veneto, che riunisce gestori di B&B, Locazioni Turistiche, Guest House ed altre forme di ricettività alternativa e dell’associazione Agata, che riunisce gli operatori del mercato immobiliare specializzati nella locazione degli appartamenti turistici a Venezia.
Domenica 29 Marzo 2020 www.gazzettino.it
Disdette, anche i b&b contro i portali di prenotazione web Abbav e Agata diffidano Booking.com sulle modalità `«Da febbraio decisioni unilaterali senza consultare attuate per le cancellazioni di centinaia di ospiti e clienti le strutture, superando i limiti previsti dal contratto»
`
che voi stessi vi siete imposti nei Termini generali del servizio».
RAPPORTI DIRETTI
LE CONTESTAZIONI Il legale contesta a Booking.com il fatto che, a partire dalla fine dello scorso mese di febbraio e durante il corrente mese di marzo, numerosi associati ad Abbav e Agata hanno ricevuto dal Customer Service del portale messaggi elettronici, con i quali sono stati informati della decisione - unilateralmente assunta da Booking.com - di cancellare le prenotazioni effettuate dagli ospiti, adducendo la causa di forza maggiore prevista all’art. 2.8 delle condizioni generali di contratto. «A nome delle mie assistite, non posso che censurare le decisioni unilaterali da voi assunte senza mai consultare le Vostre strutture – partner, in manifesta violazione dei principi di correttezza e buona fede che dovrebbero contraddistinguere i rapporti contrattuali - scrive l’avvocatessa Baldon -. Numerose condizioni dei Termini generali del servizio prevedono espressamente che Booking.com non può e non deve “ingerirsi” nei rapporti tra ospite e struttura ricettiva. La gestione adottata dalla vostra società e le decisioni unilaterali assunte durante questo periodo emergenziale costituiscono un palese superamento dei limiti
LE DUE ASSOCIAZIONI HANNO INCARICATO L’AVVOCATESSA SARA BALDON PER METTERE FINE A FUTURE “INGERENZE”
BED & BREAKFAST E LOCAZIONI TURISTICHE Le prenotazioni sarebbero state annullate per “cause di forza maggiore” senza sentire le strutture
Solidarietà
Dai “Duri i banchi” una donazione per l’ospedale Civile VENEZIA (l.m.) Duri i Banchi donano 2mila euro all’ospedale Civile dei santi Giovanni e Paolo. La donazione andrà a potenziare il reparto di Malattie Infettive del nosocomio veneziano dell’Ulss 3 Serenissima, diretto dal primario Sandro Panese, in prima linea per contrastare l’emergenza Coronavirus. Un’equipe, quella composta da tutti i medici, infermieri operatori sanitari, cui i Duri i Banchi hanno voluto dimostrare
vicinanza e un grande plauso per l’infaticabile lavoro svolto, anche a costo di rischiare la propria salute. Così l’ultracentenaria società veneziana, fondata in Venezia nel dicembre 1903, ha voluto testimoniare concretamente, ancora una volta, il proprio impegno alla vita della città ribadita nel motto “Amare, beneficare e divertirsi”. Il presidente Renato Bonaso, affiancato dal presidente onorario Luigi Danesin e socio numero 1 dal 6 gennaio
1956, ha sentito al telefono l’intero consiglio direttivo composto dal vicepresidente Bruno Cuogo, dal segretario e tesoriere, Giulio Fabbris e da Alvise Marzollo, con gli ex presidenti Rodolfo Cappello, Roberto Penzo, Piero Bertoldini, Antonio Perale e Daniele Rigano. A tempo di record, nel momento del bisogno, è stata deliberata questa sostanziosa donazione si 20 mila euro con una beneficenza straordinaria. «Le assicuro – ha scritto il
primario dottor Panese, alla lettera arrivata dai Duri i Banchi – anche e soprattutto a nome di tutta la mia equipe sanitaria, che questi gesti di vicinanza sono di grande conforto per tutto il personale che si trova impegnato nella difficile gestione di questa crisi sanitaria epocale. La ringrazio quindi per questa iniziativa, che, glielo garantisco, sapremo rendere fruttuosa al meglio». © RIPRODUZIONE RISERVATA
Le due associazioni comunicano al portale di prenotazioni online che in futuro, e in particolare fino a quando non sarà cessata la situazione emergenziale, i gestori di strutture ricettive ritengono doveroso poter interloquire direttamente con i propri clienti/ospiti. «L’auspicato coinvolgimento, da parte vostra, delle strutture nei rapporti con gli ospiti, tanto più nel momento storico in essere, oltre a garantire una più proficua sinergia, potrà consentire alle stesse strutture, già gravemente toccate dalla situazione in essere, di valutare il ricorso agli strumenti previsti dalla decretazione d’urgenza, quali voucher, o agli ulteriori istituti che il legislatore, nella sua discrezionalità, potrà introdurre nelle prossime settimane - si legge nella diffida firmata dall’avvocatessa Baldon -. Mai, come in questo momento, una collaborazione tra le strutture ricettive e Booking.com si impone come necessaria ed imprescindibile per salvaguardare un settore gravemente compromesso dalle cancellazioni “a pioggia” pervenute in un periodo dell’anno turisticamente vitale in Veneto, interessato, dapprima, dal Carnevale a, a breve, dalla Pasqua». Abbav e Agata chiedono che Booking.com, così come ha garantito agli ospiti la più opportuna tutela, assicuri alle strutture ricettive un trattamento analogo, permettendo “di rateizzare i pagamenti delle fatture, di beneficiare, per un periodo da concordare, di un dimezzamento delle commissioni applicate, al fine di assicurare il rilancio turistico di zone oggi in grave sofferenza”. Gianluca Amadori © RIPRODUZIONE RISERVATA
«GLI OPERATORI, GIÁ GRAVEMENTE TOCCATI DALLA CRISI, AVREBBERO POTUTO PROPORRE VOUCHER O ALTRI STRUMENTI»
Tenerezza e passione per la rinascita di Venezia Renato Pestriniero* o ho scritto molto su Venezia, sulla sua nascita, sulla sua espansione, e anche sulla sua decadenza fino al tempo attuale, ma non avrei mai pensato di scrivere sulla sua rovina in momenti come questo. D’accordo, non è una decadenza come normalmente si intende perchè quella riguarda il costume di una città che si rovina, che si deteriora nel tempo, o che viene causata, per esempio, da una guerra. Questo invece è un esempio che ha una matrice direi trascendentale, kantiana, in quanto ogni essere umano vivente si trova di fronte a una situazione che lo obbliga ad essere diverso da sé e per questo è obbligato dal destino a trovare una via che lo faccia liberare dal male: come il Covid-19, altrimenti detto coro-
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navirus. In altre parole liberarlo da questo male che gli impedisce di muoversi come vuole e non essere tra coloro che, oramai estinti, vengono portati via ed, eventualmente, cremati. Già, gente normale, veneziana, che come tanti vive la città e improvvisamente sparisce. Questa situazione mi ha fatto pensare a quando avevo cinque o sei anni, non ricordo bene, quando sentivo il gruppo di ragazzi adulti, appartenenti al nostro gruppo, mettersi d’accordo per trovarsi alla sera tardi e andare in Marittima a nuotare in acqua pulita. Provavo un senso di invidia, sentivo che mi mancava qualcosa, e allora andavo da mio padre e gli dicevo che avrei anch’io imparato a nuotare. Mia madre cominciò a preoccuparsi, fino a che, ossessionato dalle mie insistenze, un giorno mio padre disse che mi avrebbe insegnato lui a nuotare. Era estate. Ricordo quando, era una domenica in cui mio padre non andava in ufficio, mi disse che per sta-
RIFLESSIONE Renato Pestriniero
«HO SCRITTO MOLTO SULLA CITTÁ, MA MAI AVREI PENSATO DI TROVARMI IN MOMENTI COME QUESTO»
re in acqua bene bisogna, prima di tutto, avere coraggio e buttarsi, poi sarebbe venuto tutto da sé. In altre parole disse che, se volevo, potevo andare, ma assieme a lui. Era quello che volevo. Quel giormo andammo ai Frari, vicino a casa nostra, io avevo una corda legata ai fianchi, e via! Ricordo benissimo quell’esperienza, quel primo salto nel canale, nell’acqua allora pulita. Poi venne il tempo che anch’io alla sera andavo a nuotare in Marittima. Ecco, questa è una cosa che ricordo benissimo, quell’acqua pura che faceva intravedere sprazzi di luce. Perchè ho ricordato questo? Perchè adesso quella esperienza non c’è più, perchè ho sentito persone dire con sorpresa che sono cose del passato. Ebbene, non sono il solo a dirlo, a queste persone dico soltanto di ascoltare sul telefonino lo spirito di rivalsa oggi, proprio al centro della situazione del Covid-19 quanto una ragazza ha mandato al telefono (mi spiace
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non aver avuto l’intero testo e il nome di chi l’ha scritto). “Carissimi, nel sentire il nome Italia dovreste scattare in piedi, abbassare la testa ed essere coscienti che l’origine della società occidentale è qui, se vi chiediamo aiuto dovreste correre, perchè se trascinate di nuovo il mondo nel medioevo non so se ce la faremo nuovamente a far rinascere la civiltà (…) Siamo noi, gli italiani che prima vi abbiamo offerto la civiltà, che poi voi avete abbattuto trascinando il mondo nel medioevo, e poi, una volta risollevati e rinati, abbiamo nuovamente offerto al mondo la civiltà, l’istruzione (…) Erano italiani Giotto, Colombo, Marco Polo, Leonardo, Michelangelo, Bernini, Tiziano, Raffaello, Brunelleschi, Galileo, Cesare, Ottaviano, Verpasiano, Aurelio, Dante e potrei continiuare per ore...(...) A tutti voi, quando telefonate, pensate a Meucci, quando guardate la TV o ascoltate la radio, pensate a Marconi, quando usate l’energia elettrica come non
fosse un domani, pensate che non avreste potuto farlo se non ci fosse stato Fermi (...)” Bene, quanto detto combacia con quanto anch’io ho pensato più di qualche volta, quando pensavo al divario tecnologico dell’Italia, e anche oggi lo penso, ma mi rendo conto che il mondo gira e per farlo cambiare ci vorrebbe – penso sempre con un metro utopistico - una ventata di Covid-19 globale per avere poi una rinascita. Questo è quando rifletto fra me e me, oppure nello scrivere su Venezia, con la sua imponderabile struttura sull’acqua, con le sue costruzioni di mattoni che si deformano ma non crollano. Molte volte ho pensato, per esempio, all’acqua che cresce e poi sparisce e poi ritorna a crescere... e avanti così, per secoli. Venezia rimarrà così, però deve avere qualcuno che la tiene con forza, tenerezza e passione, con desiderio forte e idoneo. Go ahead ! No comment! Ci sarà? *scrittore
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Primo Piano
Domenica 29 Marzo 2020 www.gazzettino.it
L’emergenza economica L’ALLARME VENEZIA L’epidemia Covid-19 ha fatto sospendere la produzione in 430.266 imprese venete, cioè il 56,4% del totale, con l’obiettivo di far restare in casa 1.807.504 addetti. «È un’emergenza sanitaria ma anche economica, benché qualche componente sindacale pensi che noi vogliamo sfruttare l’occasione per fare i “furbetti” e questo mi rammarica molto», dice Mario Pozza, presidente di Unioncamere Veneto, nel fare il punto sulle ricadute delle restrizioni in videoconferenza con i vertici territoriali e con l’assessore regionale Roberto Marcato. Ed è quest’ultimo, al netto dei ragionamenti sulla contrazione delle esportazioni e sugli interventi da attuare, che lancia l’allarme: «Oltre alla perdita di competitività, occupazione e Pil, si profilano anche i rischi di acquisti a man bassa delle nostre aziende e di infiltrazioni mafiose nel nostro tessuto produttivo, per cui bisogna assolutamente stringere un cordone di protezione».
LO STOP Sono circa undicimila le ditte che, in questa prima settimana di stop, hanno presentato alle prefetture del Veneto una richiesta di deroga. «Secondo i loro codici Ateco, dovrebbero fermarsi, ma in realtà stanno dimostrando che fanno parte delle filiere strategiche: penso a quella che produce le catenelle per le bombole di ossigeno», spiega Roberto Crosta, segretario generale di Unioncamere. «I prefetti mi hanno riferito che certi sindacati vorrebbero addirittura l’elenco di queste imprese, come se a noi non importasse della salute dei nostri collaboratori», si infervora Pozza.
I NUMERI La tensione è alta anche per i numeri, che già un mese fa segnalavano in Veneto riduzioni della produzione per il 60% delle imprese e sospensioni per il 27%. Ora le criticità calcolate da
DUE LE PRINCIPALI SOLLECITAZIONI PROVENIENTI DAGLI ENTI CAMERALI: «ACCESSO AL CREDITO E MENO BUROCRAZIA»
Le aziende e le misure IMPRESE Sospese (ex DM MISE 25-3-2020)
ATECO
Sedi artigiane Sedi non artigiane
VENEZIA Si preannuncia uno scontro tra la Regione Veneto e il Governo. Domani si riunirà la commissione Affari finanziari della Conferenza delle Regioni per l’esame del decreto legge 18 sulle misure sanitarie ed economiche causate dall’emergenza coronavirus. «Ma l’indicazione ricevuta dal ministro Francesco Boccia - riferisce il vicepresidente della Regione Veneto, Gianluca Forcolin - è che saranno accettati solo emendamenti a saldo zero, che non comportino impegni di spesa. Ci ha detto che per vedere qualche stanziamento bisognerà attendere il prossimo decreto di aprile. Il che, francamente, ci sembra una grande presa in giro considerate le difficoltà di famiglie,
Sedi TOTALI
Sedi TOTALI
241
324
565
1.221
64.122
65.343
Ind. Estrattive
61
151
212
0
3
3
Manifatturiero
23.580
13.597
37.177
8.480
4.644
13.124
Costruzioni
34.902
12.515
47.417
12.588
2.392
14.980
0
0
0
229
1.308
1.537
355
67.969
68.324
6.244
23.458
29.702
Alloggio
4.058
24.132
28.190
0
2.299
2.299
Servizi alle imprese
2.256
37.393
39.649
13.937
39.212
53.149
Servizi alle persone
15.022
5.887
20.909
2.178
5.273
7.451
10
225
235
0
0
0
80.485
162.193
242.678
44.877
142.711
187.588
Agricoltura, Silvicoltura e Pesca
Public utilities Commercio
Non classificate Ateco Totale complessivo
Fonte: Elaborazione Cciaa di Treviso-Belluno e Unioncamere Veneto su dati Infocamere L’Ego-Hub
Il 56,4% delle ditte è chiuso «Persi 1,5 miliardi di export» Unioncamere Veneto: produzione ferma `Pozza contro i sindacati sulle deroghe: per 430mila, a casa 1,8 milioni di addetti «Non siamo “furbetti”, ma strategici»
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Cgia Mestre
Tra debiti e stop a grandi opere, il pubblico non paga 11,6 miliardi VENEZIA La pubblica amministrazione blocca 11,6 miliardi (3 come debiti commerciali non ancora pagati) che potrebbero dare ossigeno all’economia veneta in questa crisi da coronavirus. Una spesa che a livello nazionale sale a 115 miliardi, 53 miliardi come forniture non pagate e 62 per la mancata apertura di tantissimi cantieri relativi a infrastrutture strategiche e a
opere pubbliche minori distribuite lungo il Paese (tra queste anche molti ospedali) e già finanziate. Lo sostiene la Cgia di Mestre. «Mentre aspettiamo che i 27 Paesi dell’Unione Europea trovino un accordo per consentire l’utilizzo dei Coronabond sottolinea Paolo Zabeo, responsabile del centro studi degli artigiani di Mestre - nel frattempo sarebbe opportuno che la nostra Pa
Scontro sul decreto legge, il Veneto chiede altri fondi Forcolin: «O niente intesa» LA POLEMICA
Non sospese (ex DM MISE 25-3-2020) Sedi artigiane Sedi non artigiane
imprese, ma anche degli enti locali e territoriali. Io, comunque, a queste condizioni, l’intesa per il Veneto non la do».
LE DIFFICOLTÀ Forcolin, che è anche assessore al Bilancio e agli Enti locali, dice che è necessario che il governo dia un segnale. E, oltre alla situazione di necessità di famiglia e aziende, ha fatto presente che anche i Comuni non navigano in buone acque. «Faccio l’esempio dei Comuni del litorale veneziano che hanno approvato i bilanci per il 2020 basandosi sulla tassa di soggiorno dei turisti. Ebbene, ormai è chiaro a tutti che i gettiti previsti della tassa di soggiorno non si concretizzeranno. E lo stesso vale per le aziende di trasporto che contavano sui visitatori. Insomma, i bilanci degli enti loca-
pagasse i propri fornitori e fosse in grado di avviare le tante opere pubbliche che, ironia della sorte, sono in buona parte quasi tutte finanziate. Se sbloccate, queste misure darebbero una prima importante iniezione di liquidità al sistema economico del Paese. Invece, la cattiva burocrazia e il malfunzionamento della macchina pubblica continuano a rappresentare
un problema molto serio». La Cgia cita uno studio dell’Ance che parla di quattro grandi opere pubbliche strategiche ferme nel Veneto: Alta velocità Verona-Padova Iricav 2 (4,9 miliardi); Sistema di tangenziali venete (2,2 miliardi); Terza corsia A22 tratto Verona-Modena (760 milioni); Superstrada Valsugana-Valbrenta-Bassano Veneto (753 milioni). © RIPRODUZIONE RISERVATA
Unioncamere sono ancora più gravi: un possibile ammanco di importazioni dalla Cina per 285 milioni nel primo trimestre, mancate esportazioni per 1,5 miliardi in quindici giorni di chiusura (Vicenza 532 milioni, Treviso 408, Verona 262, Padova 244, Venezia 109, Belluno 34 e Rovigo 21), ulteriori conseguenze dal lockdown di Germania, Francia, Spagna e Regno Unito verso cui vanno (o andavano...) 22 miliardi di export veneto.
LE RICHIESTE Pozza e Crosta sintetizzano le richieste in due direttrici: «Accesso al credito e sburocratizzazione. Pensiamo solo al Durc: per ottenere i fondi dei bandi pubblici, anche quelli per la liquidità, le nostre imprese devono presentare il documento che ne certifica regolarità contributiva, ma è evidente che per molte sarà impossibile». Come rilevano i presidenti Giuseppe Riello (Verona) e Antonio Santocono (Padova), a soffrire sono pure «fiere e aeroporti». Aggiunge Giorgio Xoccato (Vicenza): «Ci dobbiamo attrezzare per una guerra lunga di trincea, non certo un Blitzkrieg. Non illudiamoci che dopo l’estate le cose vadano a posto: ci saranno centinaia di migliaia di veneti in cassa integrazione, con redditi molto scarsi e consumi a terra, senza alcun conforto dall’estero».
LE RISPOSTE Marcato promette risposte: «Stiamo lavorando su credito, anche micro, e burocrazia, pure rivedendo i criteri di ripartizione dei fondi europei e le reti innovative regionali. Bisogna però che anche il Governo faccia la sua parte: 10 sei 25 miliardi della manovra “cura Italia” sono fermi in attesa dei futuri decreti attuativi, una contraddizione in tempi di emergenza. Inoltre bisogna che venga sterilizzato il rating per le aziende costrette a chiedere la moratoria: è impensabile che paghino il conto di una crisi che non è dovuta a loro». Angela Pederiva © RIPRODUZIONE RISERVATA
L’ASSESSORE MARCATO: «RISCHIO DI ACQUISTI A MAN BASSA DELLE NOSTRE AZIENDE E DI INFILTRAZIONI MAFIOSE IN ECONOMIA»
L’allarme Fiavet: «Quest’anno è perso, molti chiuderanno»
li avranno bisogno di iniezioni governative per far fronte ai mancati gettiti, anche perché comunque dovranno garantire i servizi, dai rifiuti alla pulizia. Domando: chi paga? E il ministro Boccia ci dice che dovremmo dare l’intesa sul decreto legge numero 18 a saldo zero? Non esiste».
LE DONAZIONI E poi c’è quello che Forcolin definisce «paradosso»: «Sul conto corrente della Regione Veneto sono già arrivati 17 milioni di euro di donazioni per l’emergenza coronavirus e arriveremo nei prossimi giorni a 30-40 milioni. Da noi fanno più i privati che il governo, questa è la verità. E poi ci dicono di non parlare di autonomia». Al.Va.
A rischio metà delle agenzie di viaggio del Nordest VENEZIA Metà delle agenzie di viaggio venete rischia di non riaprire. «L’emergenza coronavirus sta mettendo in gravissima difficoltà il comparto delle agenzie di viaggio, dei tour operator e delle altre attività di prenotazione e assistenza turistica che in Veneto contano 1.038 unità con circa 3.900 addetti, per un fatturato medio annuo di oltre un miliardo di euro», denuncia il presidente di Fiavet Confcommercio Veneto
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Giancarlo Reverenna: «Quest’anno è già perso e molte attività rischiano la chiusura. Servono subito misure urgentissime». A causa della pandemia e del blocco della mobilità internazionale, si prevede una perdita del fatturato altissima, variabile tra l’80 e il 90%: «Nella nostra regione è a rischio di sopravvivenza più della metà delle agenzie di viaggio, che per il 90% sono composte da 2-3 persone», avverte Reverenna.
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Primo Piano
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DISPOSITIVI BELLUNO Ci sono quasi per tutti i bellunesi le “mascherine” della Regione Veneto. In una settimana ne sono arrivate più di 145mila, 40mila sono state scaricate solo ieri nel magazzino della protezione civile della provincia. Chiaramente gli schermi protettivi andranno poi smistati per la distribuzione ai Comuni, che a loro volta dovranno recapitarle ai cittadini e ai nuclei familiari. «La copertura media assicurano dalla provincia - di distribuzione alla popolazione nei territori comunali è al momento del 70 per cento, con punte del 75 in alcuni Comuni del Cadore».
ANCHE PER I SANITARI «A queste mascherine, realizzate dalla Grafica Veneta, si aggiungono le 33.800 in altro materiale che abbiamo consegnato alle case di riposo e le svariate migliaia di protezioni che ci sono state consegnate per la Prefettura e le forze dell’ordine impegnate sul campo dei controlli
La Provincia ha già smistato quasi 150mila mascherine Solo ieri al magazzino ne sono arrivate altre 40mila `Bortoluzzi: «Altre 34mila di altro materiale portate In alcuni Comuni recapitate a tre cittadini su quattro tra case di riposo, prefettura e forze dell’ordine» `
- spiega il consigliere provinciale Massimo Bortoluzzi - parliamo di quasi 180mila schermi protettivi. Negli ultimi due giorni l’afflusso è stato di quasi 70mila pezzi e lo smistamento da parte dei volontari di Protezione Civile è avvenuto a tempo di record. Ringrazio il funzionario Carlo Zampieri, che sta coordinando tutte le operazioni, la ditta Maset autotrasporti che collabora con noi nel trasporto da Padova a Belluno, i sindaci
IL GOVERNATORE Luca Zaia con il primo prototipo di mascherine consegnate nelle mani della Protezione civile
che in silenzio stanno gestendo giornate difficili, e ovviamente le tute fluo, sempre disponibili».
SANIFICAZIONE Intanto la Provincia garantisce che da lunedì partiranno anche le operazioni di sanificazione di strade e marciapiedi. «Abbiamo sperimentato l’utilizzo dei mezzi agricoli con nebulizzatore - spiegano - e stiamo aspettando le indicazioni dei Comuni per predisporre un piano
GLI SCHERMI PROTETTIVI STAMPATI DA GRAFICA VENETA SONO STATI INVATI DALLA REGIONE
IL CONTROLLO BELLUNO «Sono andato a far la spesa: ecco lo scontrino», ma era uscito per spacciare droga. Smascherato dalla polizia di Stato l’ennesimo furbetto delle regole anti-contagio, pizzicato mentre va a spasso senza giustificato motivo, non riuscendo a starsene a casa, come impongono le misure restrittive varate dal governo per contenere l’emergenza Covid-19. È incorso non solo nella multa prevista, ma anche nella denuncia per spaccio di sostanze stupefacenti. Prosegue, infatti, il dispositivo varato dalla Prefettura con le forze dell’ordine in campo per la verifica di eventuali violazioni. Si viaggia con migliaia di controlli al giorno, ma, mano a mano che si va avanti, calano le de-
Dalla montagna le cose si vedono meglio, sei a metà: un po’ più vicino alle nuvole e un po’ più lontano dalla strada. E poi ci sono i larici e gli abeti che fanno cadere la magia del silenzio sul manto soffice del bosco, e il freddo che ti rinchiude in te stesso. E poi c’è Toni il pastore che porta qui le sue pecore e parla poco, ma dice molto: sai perché il lupo attacca le mie pecore di notte? Perchè conosce l’arte della guerra di Sun Tzu. La paura ti fa fare una cosa stupida: scappare da soli, lasciando il gregge. Il lupo lo sa e aspetta la tua stupidità. In questi giorni puoi vedere la valle vuota e silenziosa, a tal punto che puoi sentire il Boite mordere le rive e trascinare sassi verso il Piave. È il silenzio del più grande mistero della morte: la paura. Questa epidemia ha colpito al cuore tre regioni che da sole fanno metà del Pil nazionale, al di là delle vittime, 9000 scomparsi nel silenzio, c’è il crollo di tutti i sistemi: produttivo, economico, scolastico, turistico, ...2a3061bea43754ec960a0eea62ff3677... sanitario. Come dice Toni, la paura ti fa fare cose stupide co-
«Sono andato a fare la spesa» pusher sorpreso dai controlli nunce, o meglio le multe, visto che con decreto legislativo del 25 marzo scorso le violazioni sono state depenalizzate. Si rischia comunque una sanzione da un minimo di 300 a un massimo di 3mila euro. Venerdì sono state 14 le persone finite nei guai
a fronte delle 784 controllate. Un negoziante denunciato, 2 le attività sospese, dopo 2879 attività controllate in quelle 24 ore. Nel tardo pomeriggio di giovedì una pattuglia della squadra delle Volanti ha intercettato una vettura che stava proceden-
do da Belluno verso Limana. «Alla guida – spiegano in un comunicato della Questura - un uomo di origine nordafricana di 38 anni, che da subito giustifica il suo spostamento con la necessità di acquistare generi alimentari, esibendo uno scontrino re-
IL SEQUESTRO In auto trovati 50 grammi di hashish (archivio)
La lettera Appello per recuperare le vere priorità
Quando il pastore fugge per paura il lupo attacca il gregge sguarnito me sovvertire le regole e fuggire in una debolezza che ti costa la vita. Il lupo lo sa. Forse noi non sappiamo quale grande pericolo corre il gregge in questo momento. Il lupo sta azzannando la preda nel momento di maggiore debolezza del paese. L’Italia non ha un governo for-
SERVE IL RITORNO ALLA DEMOCRAZIA DELLO STATO PER RIMETTERSI IN PIEDI DOPO IL PASSAGGIO DELLA PANDEMIA
te e l’Europa non ha un governo forte. In pieno attacco, stiamo ancora elemosinando mascherine con le procedure cretine della burocrazia, invece di statalizzare una industria tessile e metterla in produzione H24, stiamo elemosinando personale dopo aver chiuso le scuole di Medicina, stiamo elemosinando un’economia da un’Europa egoista e rinchiusa sui propri interessi economici. Quando il lupo attacca, diventano fondamentali le regole. Il pastore del gregge è fondamentale: ma attenzione, non cadiamo nella becera affermazione “qui ci vuole un uomo...” questa co- UN INFERMIERE mentre trasferisce sa l’abbiamo vista nel 1919 e un malato di Coronavirus 7e0224d7-bf36-4447-a9a0-899b018fbeed
sappiamo bene come è finita. È necessario che si passi da una democrazia del popolo a una democrazia dello Stato. Le regole. Per non cadere nel grande rischio che ogni recessione economica porta con se: la destabilizzazione sociale. Abbiamo avuto tante altre epidemie nella storia, ma eravamo poveri, e la povertà è paradossalmente una risorsa. Questa epidemia ha colpito l’epoca dei balocchi e rinunciare ai balocchi infervora molto di più gli animi. Il più grande rischio di questa epidemia è che saltino tutte le regole, che il gregge sbandi paurosamente e non c’è il pastore, ‘stavolta. Ancora più pe-
di intervento dettagliato, anche con la collaborazione delle squadre di antincendio boschivo». Per avere una copertura più capillare del territorio l’ente si è coordinato con Unioni montane e Comuni. «Il presidente Padrin, che in questi giorni sta affrontando l’emergenza con grande impegno istituzionale in collegamento costante con la Regione e il governatore Zaia, ha scritto a tutti i sindaci e alle Unioni Montane chiedendo come intendono agire - conclude Bortoluzzi - la Provincia ha raccolto la collaborazione delle associazioni agricole e si è messa a disposizione dei Comuni. Stiamo facendo la nostra parte in queste giornate difficili. Confidiamo sempre nella collaborazione dei cittadini bellunesi, che devono cercare di restare dentro casa per evitare la propagazione del contagio e lasciar lavorare il personale sanitario, in prima linea in questo momento».
lativo ad un supermercato del comune di Belluno. Dovendo compilare l’autocertificazione relativa allo spostamento da casa prevista dal Dpcm in vigore, nello scendere dal veicolo l’uomo consente ai poliziotti di notare sul sedile del conducente un involucro di cellophane, al cui interno sembrava celata della sostanza stupefacente tipo hashish». I poliziotti intuiscono subito che l’automobilista nasconde qualcosa e, messo alle strette, il 38enne consegna un astuccio per occhiali contenente un pezzo di considerevoli dimensioni di hashish. «L’uomo veniva quindi accompagnato in Questura per la redazione degli atti a suo carico con i quali è stato denunciato all’Autorità Giudiziaria per detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio».
ricolosa è la superficialità: ho visto una trasmissione televisiva in cui mandavano le immagini delle urla disperate di una donna senza soldi che prendeva a calci la porta chiusa di una banca. Si è passati alla pubblicità dell’acqua minerale di Del Piero, in un secondo. Tutto allo stesso livello: disperazione e commercio senza scrupoli. Cos’è l’umanità, solo commercio? Questa è la nostra enorme debolezza. Spinoza, nella sua Etica, sottolinea l’importanza del “conatus” quale mezzo per raggiungere la vera gioia crescendo, acquisendo una nuova capacità che non avevamo. La più bella frase di Gesù, non è nei Vangeli, ma negli Atti degli Apostoli, citata da San Paolo: “Si è più beati nel dare che nel ricevere”. Scongiuriamo l’Apocalisse sociale prossima, tenendo a mente la forza delle regole di Sun Tzu, il conatus di Spinoza e la vera forza del bene di Gesù. E la saggezza di Toni il pastore. Stiamo a casa, ma sulle spalle dei giganti, non nella scatola stupida della TV. Enzo Bozza
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L’emergenza a Nordest IL PIANO VENEZIA Il Veneto, su autorizzazione del Comitato tecnico-scientifico istituto dalla giunta regionale, inizierà la somministrazione in via precoce ai malati sintomatici dei farmaci sperimentali contro il Covid-19 (clorochina, idrossiclorochina, anti-reumatoidi) direttamente a casa. Lo ha annunciato il presidente della Regione, Luca Zaia. Lo scopo è quello di «rallentare la malattia ed evitare i ricoveri in ospedale». Nel frattempo è giunta notizia che l’Agenzia del farmaco, Aifa, ha autorizzato l’avvio della sperimentazione del farmaco giapponese Avigan, nome commerciale del Favipiravir, un antivirale sviluppato dalla Toyama Kagaku Kogyo, una consociata giapponese della Fujifilm Holdings, e che nei giorni scorsi aveva spopolato sui social.
I NOMI Per quanto riguarda la somministrazione a domicilio di alcuni farmaci sperimentali nella lotta al coronavirus - la clorochina, ad esempio, viene usata abitualmente contro la malaria - il presidente Zaia ha detto che tra qualche giorno si potrà iniziare. «Siamo riusciti, tramite Aifa, a far passare il protocollo della sperimentazione dei farmaci precoci già a domicilio ha detto il governatore - Stiamo approntando le linee guida con i nostri ospedali. Immagino che inizieremo la prossima settimana la distribuzione». La “sperimentazione delle terapie farmacologiche a domicilio e nelle rsa al fine di rallentare l’evolvere della malattia ed evitare ricoveri in ospedale” riguarda i seguenti farmaci: clorochina/idrossiclorochina, lopinavir/ritonavir, darunavir/ cobicistat (DRC/c e DRC/r), remdesivir 8GS-57349, favipiravir (Avigan), tocilizumab. Ancora non si sa quanti saranno i pazienti coinvolti dalla somministrazione dei farmaci a domicilio: «Stiamo facendo un protocollo, sarà pronto tra stasera e domani (oggi, ndr)», ha detto Zaia. Intanto venerdì sera l’Istituto Superiore di Sanità ha autorizzato l’ospedale di Padova all’utilizzo del plasma trattato degli infetti sui ricoverati nella terapia intensiva.
TAMPONI «Siamo arrivati a 88.864 tamponi effettuati , con tutte le difficoltà del caso», ha detto Zaia an-
HA DETTO
Grafica Veneta «Chi ha successo deve restituire». E dagli Usa ordine per 500 milioni
Dobbiamo rallentare il decorso ed evitare altri ricoveri Approntiamo le linee guida: la settimana prossima la distribuzione Ora abbiamo una capacità di 10mila tamponi al giorno: vogliamo arrivare a 20mila Per limitare i rischi meglio disinfettare le confezioni dei generi alimentari LUCA ZAIA, governatore veneto
Franceschi: «Altri 2 milioni di mascherine in regalo alla Regione» «Grafica Veneta produrrà altri due milioni di mascherine» da consegnare alla Regione Veneto. Lo ha annunciato Fabio Franceschi, titolare dell’azienda stampatrice, raddoppiando quindi la produzione già consegnata. «Diamo il nostro meglio per contribuire a superare questo momento difficile. Chi ha avuto successo nella vita deve restituire qualcosa alla società: è ciò che penso ogni giorno quando entro in fabbrica tra i miei collaboratori», ha detto Franceschi, ricordando di avere anche un ordine «per 500 milioni per l’America» e che queste mascherine - pur senza certificazione - hanno un’efficacia pari a quelle chirurgiche. Poi la precisazione: «Noi siamo stampatori e quello che stiamo facendo lo facciamo al di fuori della nostra vocazione, non è il nostro lavoro e appena finita l’emergenza non continueremo a fare mascherine».
Malati, sperimentazioni al via E medicinali recapitati a casa L’ospedale di Padova autorizzato a usare il plasma `Dalla clorochina all’Avigan, trasportati a domicilio trattato dei contagiati sui pazienti in terapia intensiva i farmaci utili a bloccare le prime fasi della malattia
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nunciando «un piano operativo» per l’effettuazione di questi controlli. «Stiamo riscrivendo le linee guida sui tamponi - ha spiegato - al momento abbiamo una capacità di 10mila al giorno perché stanno mancando i reagenti, l’obiettivo è arrivare 20 mila tamponi al giorno. Nel frattempo è arrivata la macchina dall’Olanda per le diagnosi che
ne deve fare 7.000 al giorno, sarà utilizzata dal professor Crisanti, stiamo anche cercando di comprarne un’altra per l’area veronese». Il presidente ha detto che la Regione Veneto ha già comprato 11 macchine per test e tamponi da destinare agli ospedali, si tratta di attrezzature che hanno una capacità di 800 esami al giorno».
Oltre ai tamponi, cioè gli esami con il cosiddetto “stecchino” in gola e nel naso, la Regione sta aspettando 732.500 test rapidi. Si tratta dei kit che servono per verificare se una persona ha sviluppato gli anticorpi. «Sembra che al 5° o al 6° giorno di sintomi influenzali - ha detto Zaia - il test dia la positività». I test rapidi saranno a disposizione di ospe-
dali e case di riposo. Le precauzioni: non solo lavarsi le mani, non solo evitare di toccarsi bocca occhi naso mentre si è fuori casa, ad esempio al supermercato o dal panettiere o in farmacia. Il consiglio rinnovato ieri da Zaia è di “lavare la spesa”. Tutto quello che si porta a casa va disinfettato, vanno tolti dove possibile gli imbal-
LA MAPPA L’Europa con l’avanzata delle polveri sottili dal cuore dell’Asia
Pm10, centraline “impazzite”: ondata di polveri sottili da Est trasportata dai venti sull’Italia INQUINAMENTO TREVISO Non solo il coronavirus. L’Est asiatico sembra dispensare minacce a piene mani, stavolta sotto forma di polveri sottili. Ciò che è accaduto negli ultimi giorni ha pochi precedenti: le correnti gelide di inizio settimana hanno pescato aria continentale dalla zona del Mar Caspio e dei deserti del Karakorum che poi le correnti di Bora hanno riversato sui Balcani e sulla pianura padano-veneta. Normalmente si tratta di correnti secche, che hanno il pregio di ripulire l’aria come è accaduto molte volte in passato dopo forti stagnazioni. Non è stato così. Intrappolate nel cuore del continente asiatico, le polveri inquinate si
sono messe in marcia, catturate da queste correnti che, come un nastro trasportatore, le hanno depositate sulle nostre regioni. Ieri notte i valori di pm10 sono schizzati alle stelle in tutto il Nordest e rimarranno su concentrazioni straordinariamente elevate almeno fino alle prime ore di lunedì.
LE STAZIONI DI RILEVAMENTO Non una bella notizia nel periodo di massima emergenza che sta vivendo il paese, dato che la correlazione fra elevate concentrazioni di smog e maggior incidenza di malattie respiratorie è scientificamente dimostrata. L’esposizione prolungata al pm10 porta ad avere una minor capacità di contrastare le infezioni alle vie re-
spiratorie e può rendere perfino critica la condizione di quei pazienti che hanno problemi cronici. I dati delle centraline di rilevamento dell’Arpav fanno capire bene la portata del fenomeno: in un periodo, ultima decade di marzo, in cui la concentrazione media di polveri sottili si attesta storicamente fra i 20 e i 30 microgrammi per metro cubo, ieri c’è stato un picco di 164 nel parco dei Colli Euganei, di 237 in via Beccaria, 239 alla Bissuola, 226 in via Tagliamento e 235 a Rio Novo, tutte stazioni di rilevamento dislocate fra Mestre e Venezia; nella Marca Trevigiana punte di 225 in via Lancieri di Novara, a Treviso città, di 195 a Mansuè e di 167 a Conegliano. Non si sono salvate neppure Adria (171) e Legnago,
laggi di cartone o di plastica, oppure vanno passati con uno straccio imbevuto di acqua e alcol o varechina. L’alternativa è di lasciare tutto all’aperto, anche sul terrazzino di casa a prendere aria. Chiunque, infatti, potrebbe aver toccato la merce sugli scaffali del negozio, anche qualcuno positivo e quindi contagioso. Altro consiglio ripe-
continentale sono state ancor peggiori: la vicina Lubiana ha raggiunto un picco di 400 microgrammi per metro cubo, record assoluto per la capitale slovena che mai da quando esistono le rilevazioni, aveva sperimentato un inquinamento di questa portata. D’altronde l’aria fredda, più pesante dell’aria calda, ha permesso al particolato di depositarsi negli strati più prossimi al suolo e lì rimarranno fino a quando non cambierà drasticamente la circolazione atmosferica.
CAMBIO DI SCENARIO
142. Si tratta di valori massimi, certo. Ma in molti casi il livello delle polveri sottili non è mai sceso sotto i 120 mg-m3 nell’intero arco delle 24 ore.
RECORD STORICI Se possibile la situazione in alcuni zone attraversate dal flusso
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ALLARME SMOG CONCENTRAZIONI ELEVATE ALMENO FINO A DOMANI POI ARRIVERÀ ARIA FREDDA DALL’ARTICO
Questo dovrebbe accadere da lunedì quando torneranno scenari pienamente invernali su tutto il nord Italia con possibilità di rovesci nevosi innescati da aria fredda ma di contributo artico. A quel punto anche lo smog verrà spazzato via restituendoci un contesto più salubre. Ma fino ad allora c’è una buona ragione in più per restare dentro casa. Luca Bertevello © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il tampone
Le pastiglie sotto esame
SU CHI SI EFFETTUA Il Veneto all'inizio di questa settimana ha deciso di avviare una massiccia campagna di tamponi
Dal 26 febbraio i tamponi si fanno solamente ai soggetti sintomatici e a persone che hanno avuto contatti con pazienti positivi
Il test si esegue nei laboratori del Servizio sanitario nazionale attivi in tutte le Regioni o a domicilio
È al medico di base che bisogna rivolgersi in caso di dubbi senza andare in ospedale
COME FUNZIONA 1
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Si procede con il test utilizzando un piccolo bastoncino, simile a un lungo cotton fioc Il medico lo introduce manualmente nella faringe e preleva un campione di muco e saliva presenti naturalmente nella gola
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AVIGAN Antivirale autorizzato in Giappone dal marzo 2014 per il trattamento di forme di influenza causate da virus nuovi o riemergenti
Il bastoncino viene poi immerso in un gel conservativo e inviato al laboratorio per l'analisi Altri tipi di campioni che è possibile prelevare sono quelli nasali e quelli delle vie aeree basse
REMDESIVIR Anrivirale usato contro Ebola, la febbre emorragica che miete vittime in Africa, viene somministrato in terapia intensiva
TOCILIZUMAN Utilizzato contro l’artrite reumatoide. Tocivid-19 è lo studio sulla sua efficacia che a Napoli ha condotto il dottor Paolo Ascierto CLOROCHINA Il farmaco per combattere la malaria può essere utilizzato per combattere il coronavirus alla pari delle sostanze anti-Aids
DOPO IL TEST
I tempi di risposta per l'esito del test sono tra le 4 e le 6 ore
La percentuale di falsi La conferma definitiva positivi è molto bassa di Covid-19 viene però (1-4%), ma è unicamente dai laboratori raccomandata una dell'Istituto superiore seconda esecuzione di Sanità del tampone
QUANTO COSTA IN ITALIA Il costo medio di un tampone per il SSN è attorno ai 30 euro
Il materiale costa meno di 1 euro
È gratuito per i pazienti L’Ego-Hub
tuto ieri da Zaia: «Arieggiate le case, come facevano le nostre nonne».
I numeri
LA POLEMICA Intanto a scaldare il dibattito politico ci hanno pensato l’assessore regionale ai Trasporti Elisa De Berti e la parlamentare Alessia Rotta (Pd), tutte e due veronesi. Rotta l’altro giorno aveva criticato Zaia («Diffonde fake news») a proposito dei fondi stanziati dal Governo, tirando in ballo le «mascherine di carta igienica» e «la politica dei tamponi fatta solo a parole ma non nei fatti». Ieri il botta e risposta a colpi di comunicati. De Berti: «Stupidaggini iraconde come quelle profferite dall’onorevole Rotta del Pd non si sentono nemmeno dal più ignorante dei cittadini. L’isteria non è permessa a un rappresentante delle istituzioni». Rotta: «Gli assessori regionali del Veneto si diano una calmata». De Berti: «Gli assessori della giunta regionale del Veneto sono calmissimi». Alda Vanzan
88.864 I tamponi fini qui effettuati in Veneto ai potenziali malati
732.500 I kit per test rapidi che la Regione ha ordinato
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Rifiuti Niente raccolta differenziata per chi IL CASO è in isolamento VENEZIA Le persone positive al tampone Sars-Cov-2 in isolamento o quarantena obbligatoria non devono più fare la raccolta differenziata, ma mettere tutti i rifiuti in un sacchetto e quindi dentro un altro sacchetto da buttare nell’indifferenziata. I Comuni veneti dovranno organizzare un servizio di raccolta dedicato, in una giornata diversa da quella prevista nel calendario ordinario (ad esempio il sabato e la domenica). Questi rifiuti andranno bruciati: per Verona e Vicenza l’impianto di Schio, mentre per il resto del territorio l’impianto Hestambiente di Padova. Lo stabilisce una circolare del direttore dell’Area Tutela e sviluppo del Territorio della Regione, Nicola Dell’Acqua. (al.va.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
VENEZIA Mentre i cittadini comuni sono costretti a restare chiusi in casa per l’emergenza coronavirus, chi può muoversi “liberamente” sono gli indagati obbligati a presentarsi anche più di una volta al giorno negli uffici di polizia per sottoporsi ad un controllo. È una delle contraddizioni emerse in queste settimane a cui ha deciso di porre rimedio la Procura di Venezia, la quale ha annunciato l’intenzione di chiedere la revoca di tutte le misure non indispensabili, in modo da ridurre la pressione sulle forze dell’ordine, e soprattutto il numero di spostamenti non necessari in una fase delicata di diffusione del virus. Più complessa da risolvere, invece, è la situazione nelle carceri: in tutto il Veneto da parte dei detenuti vi è grande preoccupazione e il crescente timore di contagi ha come conseguenza una valanga di istanze per po-
Efficaci per Aids e malaria i test in attesa del vaccino Aifa autorizza studi e somministrazioni `L’antinfluenzale giapponese fa discutere di molecole nuove o finora usate per altro Tre scienziati: «Spinto da social e politica» `
LE CURE VENEZIA I nomi sono pressoché impronunciabili, ma le aspettative sono decisamente alte. Pur senza voler diffondere facili illusioni, e con tutta la cautela dovuta alle sperimentazioni cliniche, nel trattamento del Covid-19 l’Agenzia italiana del farmaco ha dato il via libera al test di nuove molecole e all’utilizzo di medicinali finora utilizzati per curare altre patologie. In attesa del vaccino, su cui sono in corso 44 progetti di ricerca in tutto il mondo, l’Aifa cerca dunque di potenziare l’armamento terapeutico a disposizione dei medici nel combattere la guerra contro un nemico insidioso e invisibile qual è il Coronavirus.
A CARICO PUBBLICO Mutuando l’esempio della Cina, sono stati autorizzati anche in Italia (e di conseguenza pure a Nordest) i farmaci anti-malaria a base di Clorochina e Idrossiclorochina, i quali saranno a totale
carico del servizio sanitario nazionale per il trattamento dell’infezione dal virus. Per lo stesso uso sono state inoltre consentite le combinazioni di medicinali anti-Aids quali Lopinavir /Ritonavir, nonché Danuravir/ Cobicistat, pure questi con esborso pubblico. Nel frattempo proseguono, anche in alcuni ospedali del Veneto a cominciare da quello di Padova, gli studi clinici approvati sempre dall’Aifa con l’impiego di molecole che fino a un mese fa si erano rivelate efficaci contro altre malattie. È il caso del Tolicizumab, l’anticorpo monoclonale usato per l’artrite reumatoide, e del Favipiravir, l’antinfluenzale giapponese diventato famoso
IL FARMACOLOGO GARATTINI: «PER ORA DOBBIAMO UTILIZZARE QUANTO DISPONIBILE IN UNA CONDIZIONE DI EMERGENZA»
nell’opinione pubblica con il nome commerciale di Avigan. Al momento le terapie indicate dall’Organizzazione mondiale della sanità come le più promettenti sono comunque quelle a base di Remdesivir, l’antivirale sviluppato per contrastare la malattia causata dal virus Ebola, e come detto il mix Lopinavir/Ritonavir, prescrivibile ora anche dai medici di famiglia per la cura dei malati a domicilio. Tutta chimica a cui si aggiunge poi la trasfusione del plasma dei soggetti ormai guariti, ricco di anticorpi già “pronti”, nei pazienti ancora ammalati.
IL DIBATTITO Sulla materia il dibattito si infiamma, come emerge dall’editoriale firmato su Scienza in rete dai professori Enrico Bucci (Temple University di Philadelphia), Gilberto Corbellin (Università La Sapienza di Roma) e Michele De Luca (Università di Modena e Reggio Emilia), a proposito dell’Avigan spinto a furor di popolo attraverso i social. «Gli scienziati e l’Aifa stessa – scrivo-
I giudici stoppano i detenuti no a scarcerazioni: si rischia A Verona 15 agenti “positivi” ter usufruire di permessi, per chiedere la concessione degli arresti domiciliari o la remissione in libertà. Da un paio di settimane gli uffici giudiziari ricevono decine di istanze al giorno, sulle quali i giudici decidono dopo aver assunto informazioni dalle direzioni dei penitenziari che, finora, hanno assicurato che la situazione è sotto controllo e non vi sono rischi né per i detenuti, né per il personale di custodia. Di conseguenza gran parte delle richieste presentate dai difensori ottiene parere negativo della Procura e viene rigettata.
CONTAGI Negli ultimi giorni la situazione di maggiore agitazione si è verificata a Verona Montorio,
dove il sindacato di polizia penitenziaria ha segnalato l’esistenza di una quindicina di casi di positività al Covid 19 tra gli agenti di sorveglianza, con la conseguente richiesta di attivare speciali misure di sicurezza. Nessuna conferma ufficiale in merito all’esistenza di contagi tra il personale è però pervenuta.
UN FRENO ANCHE AGLI OBBLIGHI PER GLI INDAGATI DI RECARSI NEGLI UFFICI DI POLIZIA PER CONTROLLI
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Dopo le rivolte di inizio marzo, la situazione è molto tesa anche perché la prospettata liberazione di tutti i detenuti a cui sia possibile applicare il braccialetto elettronico è di fatto inattuabile in quanto i braccialetti non ci sono e quelli che sono stati ordinati dal ministero potranno essere messi in funzione soltanto un po’ alla volta. A fine febbraio erano presenti nelle carceri italiane ben 61.230 detenuti (di cui 2702 donne e 19.899 stranieri) rispetto ad una capienza di circa 50 mila posti; in tutto il Veneto lo scorso anno erano mediamente 2394 a fronte di una capienza regolamentare di 1942, e la situazione peggiore la vive Venezia (Santa Maria Maggiore) dove alla data dello scor-
no i tre docenti, ricordando le tappe della vicenda – intervengono per cercare di smontare l’entusiasmo serpeggiante, facendo notare che si tratta di un farmaco già noto, non autorizzato né in Europa né negli Usa, di cui non esistono dati convincenti relativi alla sua efficacia e sicurezza, tanto che i virologi italiani lo avevano escluso per concentrarsi su sperimentazioni con altri farmaci molto più promettenti. In un Paese normale la questione sarebbe finita qui. Ma l’Italia, evidentemente non è un Paese normale e ancora una volta la politica interviene a gamba tesa sulle istituzioni per imporre decisioni scientifiche prese per acclamazione via whatsapp da una giuria popolare senza nessuna competenza in materia». Prudente è anche il farmacologo Silvio Garattini: «Per ora dobbiamo utilizzare le molecole disponibili in una condizione di emergenza, in attesa che le sperimentazioni provino ciò che è più indicato ed efficace». A.Pe. © RIPRODUZIONE RISERVATA
so 4 marzo erano detenute ben 268 persone, a fronte di una capienza di 169, con un tasso di sovraffollamento di oltre il 158 per cento. Non migliore il quadro del Friuli Venezia Giulia dove a fronte di una capienza di 479 posti, sono ristrette 663 persone (23 donne e 236 stranieri).
GLI AVVOCATI Per la Camera penale veneziana, ridurre il rischio di contagio è “un dovere giuridico prima ancora che etico” e per questo motivo chiede interventi tempestivi ed efficaci: “Si impongono soluzioni eccezionali quali l’amnistia e l’indulto - è la proposta Occorre, inoltre, immediatamente rafforzare il personale del Tribunale di sorveglianza al fine di verificare quanti detenuti abbiano diritto a ottenere la detenzione domiciliare ovvero le misure alternative al carcere”. Gianluca Amadori © RIPRODUZIONE RISERVATA
II
Primo Piano
Domenica 29 Marzo 2020 www.gazzettino.it
L’epidemia in provincia
2.200
2.06
dato reg in atte di valida
2.000
Soggetti in isolamento domiciliare
1.800
1.600
Provincia di Padova
3.270
1.400
1.464 1.371 1.277
1.200
1.155 1.026
1.000
882
924
781
800
715 658
611 600
523
Casi totali 439
Incremento giornaliero
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0
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24 25 FEBBRAIO
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01 MARZO
144
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1 2 3 4
4 5
5 6
Fonte: Dati estrapolati da report Azienda Zero e portale "Covid19 Ita", progetto del Dipartimento di Scienze cardiotoracovascolari e di sanità pubblica dell'Università di Padova
Coronavirus, il bilancio IL RAPPORTO Secondo giorno nero, ieri sono stati registrati nove decessi per Coronavirus in provincia di Padova. All’ospedale di Schiavonia non ce l’hanno fatta Maria Edessa, 81 anni, di Bovolenta e Massimo Adolfo, 56 anni. Sempre nella struttura ospedaliera della Bassa, a distanza di poche ore, sono deceduti anche un 85enne di Vigodarzere e un 93enne di Galzignano. Gemma Ravotto, 96 anni, è spirata nella casa di riposo a Monselice. Nel centro servizi per anziani “Piero e Santa Scarmignan” di Merlara non ce l’ha fatta Cesarina Polidoro, 87 anni, di Boschi Sant’Anna (Verona). Un’altra donna di 86 anni è morta alla casa di riposo di Galzignano. Luigina Rubo, di Vigodarzere, ha perso la vita in Azienda ospedaliera dove si trovava ricoverata. Anche un’altra persona nelle scorse ore è deceduta all’ospedale di Padova. I padovani vittime del Covid-19 finora sono stati sessantasei. Le persone positive al Coronavirus in tutta la provincia hanno raggiunto quota 2.066.
IL TRISTE PRIMATO Padova continua ad essere la provincia veneta con il maggior numero di casi confermati. Nelle scorse 24 ore sono stati registrati 147 soggetti positivi in più. Il quadro sempre più preoccupante emerge dal confronto dei bollettini emessi da Azienda Zero, riferiti a ieri e a venerdì sera. Fa uno scalino in più l’incidenza del virus nel cluster di Vo’, dove i positivi salgono a 85, uno in più. Il report di venerdì sera segnalava 84 positivi in paese. Nel resto del capoluogo patavino si registrano 1.981 casi. In tutta la Regione Veneto il numero di positivi arriva a quota 8.100. Salgono i ricoveri in Azienda ospedaliera: ci sono sette pazienti in più in area non critica, il totale di degenze in reparto arriva a 117. In Rianimazione in via Giustiniani i malati in condizioni critiche sono 30, uno in meno rispetto all’altra sera. Ancora in Azienda ospedaliera salgono a 112 i dimessi dall’inizio dell’epidemia, fissata al 21 feb-
Oltre 2mila contagi, 9 morti in un giorno Quattro i decessi all’ospedale di Schiavonia, due nell’Azienda ospedaliera Continua la “strage” nelle case di riposo: anziani spirati pure a Galzignano braio scorso, quindi si parla di 11 persone in più. I decessi sono diciotto. Andando ad osservare la situazione negli ospedali dell’Ulss 6, spicca l’ospedale di Schiavonia scelto dalla Regione come centro adibito al Covid-19. Qui scendono a 117 i ricoveri in reparto, quattro in meno rispetto a l’altra sera. Ancora a Schiavonia sono 24 i pazienti gravi in terapia intensiva (+1) e salgono a ventinove i decessi (+4). I dimessi nel nosocomio della Bassa sono 65, otto in più. Rimane ancora senza pazienti positivi l’ospedale di Piove di Sacco, non ci sono più ricoverati né in reparto né in rianimazione e rimane un unico decesso. All’ospedale di Cittadella, stabili i sei positivi al Coronavirus in Terapia intensiva. Al nosocomio di Camposampiero otto i pazienti in reparto (+4). Il numero dei soggetti in isolamento domiciliare in provincia di Padova rimane invariato a 3.270.
Quattromila dispositivi di protezione individuale, in particolare mascherine e guanti usa e getta, sono in arrivo nelle case di riposo del territorio dell’Ulss 6 Euganea. Lo annuncia l’azienda sanitaria attraverso una nota ufficiale diramata nelle scorse ore. «L’Ulss 6 Euganea conferma il suo forte impegno sul fronte della tutela della sicurezza, della salute e della salvaguardia dei lavoratori, andando a supporto anche degli operatori in servizio nelle Case di riposo del territorio, e dei loro ospiti – si legge Consapevole della difficile situazione che si è venuta a creare nei Centri servizi per anziani, legata all’emergenza Covid-19 e compatibilmente con le dotazioni aziendali, l’Ulss 6 ha provveduto a rifornire i Centri servizi, tramite Azienda Zero di circa 4.000 Dpi. L’Azienda sta inoltre organizzando la distribuzione di ulteriori mascherine, onde arrivare alla copertura di tutte le strutture». Elisa Fais
IN CITTÁ E PROVINCIA, ESCLUSO VO’, SI REGISTRANO 1981 CASI A PADOVA SONO 117 I DEGENTI IN REPARTO
NESSUN PAZIENTE POSITIVO NEL NOSOCOMIO DI PIOVE DI SACCO, STABILI I NUMERI A CITTADELLA
L’ULSS 6
EMERGENZA Continua a crescere il numero dei contagi in città e provincia: superati i duemila casi
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2 Primo Piano
IL GIORNALE DI VICENZA Domenica 29 Marzo 2020
1.574
IlVenetoeilvirus
IPAZIENTI RICOVERATIINVENETO NEIREPARTI MENO“GRAVI”
Siavvicina ilpicco dei contagi, labattagliacontinua
IERISONOSALITIDI50UNITÀ L’AUMENTOMAGGIOREÈ STATONELL’OSPEDALEDI MARZANA(+16)SEGNODI COMESOFFREILVERONESE
704 LEPERSONE DIMESSEPER AVERE SUPERATOLA CRISIDA VIRUS
ILRECORDPOSITIVO APPARTIENEALL’OSPEDALEDI TREVISO(129)SEGUITO DALL’AZIENDAOSPEDALIERA DIPADOVA:NEHAGUARITI112
PROBLEMI ANCHE PER I TAMPONI. «Abbiamo comperato le macchine, ma si fa sempre più difficoltà a trovare i reagenti per farle funzionare». Via a migliaia di test rapidi
«Arrivanoi giorni duri:rinnoverò i divieti» Zaianondemorde:«Siamoriusciti 378vittime arallentarediquattrogiornirispetto alleprevisioninere,maadessoci Idecessi saràlasettimanapiùdifficile» nonfrenano «Farò in modo di rinnovare le restrizioni, se ci riesco. Mi spiace per i veneti, ma devo tutelare la loro salute». Non si smuove il governatore Luca Zaia: oggi per suo ordine in tutto il Veneto non saranno aperti i supermercati alimentari. E in più come noto si applica la famosa ordinanza - che comunque è simile a quella nazionale - che impone di non uscire per passeggiate o con il cane se non nel raggio di 200 metri da casa. L’ordinanza scade venerdì 3, ma Zaia la vuole rinnovare. Anche se sa che dovrà trattare col Governo perché il nuovo decreto riconosce alle Regioni il potere di adottare provvedimenti più restrittivi, ma senza incidere sulle attività produttive. Insomma, ci sarà da discutere con Roma. Ma Zaia non demorde. «Ci vuole sempre qualcuno che decida, e le cose non belle da decidere ad esempio sono quelle che spingono i veneti a non uscire di casa o quasi. E un perché c’è». RALLENTAMENTO. Anche se il
ritmo dei contagi rallenta (ieri l’aumento è stato del +5,8%, la percentuale meno alta delle ultime settimane) Zaia lo ripete: la situazione resta grave. «Abbiamo i ricoverati che sono in tutto quasi a 2mila: vuol dire che abbiamo quasi duemila letti di ospedale, cioè quasi due grandi ospedali, occupati da malati che non avrebbero dovuto esserci se non ci fosse questa emergenza. E di questi, ben 350 persone sono in terapia intensiva, rianimate da medici specialisti e da tutto il personale che non finiremo mai di ringraziare. Per i posti nelle terapie intensive siamo tranquilli per qualche altro giorno, ma non c’è da mollare la guardia di un millimetro». I dati positivi ci sono: 270 bimbi neonati negli ospe-
TAMPONI. Stanno arrivando
anche nuove linee guida per i tamponi: «Vedo che qualcuno contesta, ma ne abbiamo fatti ben 85 mila. E ad oggi la capacità è di 10 mila al giorno: abbiamo comperato una macchina da Gran Bretagna e Olanda che è capace di esaminare 7 mila tamponi. Verrà installata nell’azienda ospedaliera di Padova, e si cerca di comprarne una simile per l’azienda ospedaliera di Verona». Non solo: Zaia ricorda anche l’acquisto di attrezzature («undici macchine e ne compreremo ancora») per ospedali che «possono fare test rapidi ma con capacità di 800 al giorno, per i pronto soccorso». Ma attenzione: «Abbiamo problemi enormi perché ci mancano i reagenti. Abbiamo comprato i macchinari, ma non sono sostenuti dalla quantità di reagenti che ci servirebbero per poterli fare funzionare a regime». Sono in arrivo anche «732 mila test rapidi per la ricerca di anticorpi in chi ha sintomi evidenti già da 6-7 giorni: la risposta è veloce e ci permetterà di poter organizzare subito (vedi sotto) anche le cure a casa». • © RIPRODUZIONERISERVATA
(La differenza rispetto petto etto tto to o a inizio marzo marz d ma da dai trac tracci tracc ttra tracciat traccia tracciati di un terzo dei cellulari) Percentuale
Lunedi 2 marzo
Inungiorno altri36morti
5.834.141
Un altro giorno nero per il Veneto sul fronte delle vite perse per l’epidemia da coronavirus. Anche ieri, in base al bollettino dell’Azienda Zero, le persone morte sono state 36 in più (sono quattro giorni che si resta sempre sopra quella quota 30 che non era mai stata superata prima nell’arco di una sola giornata : il totale è salito a 378. Si conferma purtroppo anche la tendenza alla crescita forte del fronte di Verona: ieri nella provincia scaligera hanno perso la vita 15 persone, portando il totale dei lutti a 110, un numero che ormai svetta sulle altre province visto che il Trevigiano, che ha avuto a lungo il triste primato dei decessi in Veneto, è salito sì ma a quota 91 (un solo decesso). Si è ormai fatto notare chiaro un altro dato: l’Azienda ospedaliera di Padova è riuscita a ridurre molto le vite perse (sono “solo” 18 in oltre un mese) e il Padovano nel suo complesso piange 51 persone, meno anche del Veneziano e del Vicentino che si ritrovano appaiate a quota 56 lutti. Il Bellunese ha avuto finora 13 decessi, mentre il Rodigino solo due. È salito a cifra tonda, 20 mila, il numero delle persone in isolamento a casa: sono oltre 4200 i veneziani, seguiti da 3800 veronesi e 3200 padovani, mentre Vicenza è a quota 2400. Il numero di contagiati è cresciuto a sua volta: +450 in un giorno. In proporzione però significa un aumento del +5,8%, ben più basso del +9-10 per cento che si registrava fino a pochi giorni fa. •
Mercoledi 4 marzo
-49,55%
Martedi 3 marzo
-44,66
-47,45
3.228.397
3.219.050 Mercoledi 25 marzo
-51,08
6.395.903 Giovedi 5 marzo
3.128.622 Giovedi 26 marzo
-52,28
6.213.413 Venerdi 6 marzo
2.964.719 Venerdi 27 marzo
-51,83
6.345.834 TOTALE
Lunedi 23 marzo
Martedi 24 marzo
di spostamenti
6.126.006
L’EGO-HUB
Piero Erle
dali veneti in tre giorni, e i guariti che sono a 704 (+12% rispetto al giorno prima). Ma Zaia non molla: «Siamo in ritardo di almeno 4 giorni rispetto al modello matematico di crescita dei contagi che abbiamo e che una settimana fa corrispondeva ogni giorno ai dati reali. Vuol dire che la cura funziona, ma dev’essere continuata: chi può deve restare a casa. E invece mi dicono che ci sono sindaci col problema perfino di controllare che persone positive al virus non escano di casa, perché si comportano da irresponsabili». Attenzione poi: per i contagi «questa settimana che inizia - avverte il governatore - sarà dura, quella delle turbolenze maggiori».
L'ulteriore calo di spostamenti dentro il Veneto con i divieti
30.915.297
3.056.606
15.597.394
TOTALE
Fonte: Direzione ICT e Agenda Digitale Regione gione ione one ne e
ÈPOLEMICA SUIVIVAI. Zaia: «Non dovevano darel’okagli acquisti»
Veneto, meno “viaggi” Icalisuperanoil 50% El’emergenzarestasul frontedellecase diriposo «Perònon ècompetenza direttadelle Regioni» Il Veneto rallenta i suoi spostamenti. Dai dati in mano alla Regione in base alla rilevazione dei tracciati degli utenti telefonici dei cellulari, si è giunti a un calo di oltre il 50% degli spostamenti nella regione rispetto alla prima settimana di marzo, quando ancora non c’erano i divieti da “zona arancione estesa” (ma le scuole erano già chiuse e anche varie attività). Lo stop insomma funziona, anche se è anche vero che il mantenere le attività essenziali, economiche e familiari, implica che ci sia ancora uno spostamento su due di quelli che c’erano pre-divieti. Zaia ad esempio sbotta anche contro il permesso nazionale, uscito ieri, del permesso di vendere piante e fiori in
Protezioniin casadi riposo
questo periodo: «Non condivido questo permesso: mi spiace per i florovivaisti, capisco che chi ha fatto la norma voleva dare una parvenza di “normalità”, ma la domanda brutale è: meglio prendersi una primula o evitare la terapia intensiva? La normalità oggi è stare a casa. Ogni persona che incontri potrebbe es-
sere portatrice del virus, anche senza sintomi». E sul fronte del virus «siamo preoccupatissimi per le case di riposo. Attenzione: sapete che le case di riposo non sono gestite dalla Regione, ma dai Comuni o dai privati. Hanno il loro presidio sanitario, che pagano per conto loro, e sono a gestione totalmente autonoma. Noi siamo al loro fianco e la Regione è competente per la parte sanitaria, e noi siamo lì perché le case di riposo hanno la difficoltà di avere purtroppo i candidati ideali ad ammalarsi di questo mostro che è il virus, perché spesso hanno altre malattie croniche. Noi vogliamo cercare di salvarli tutti: abbiamo discusso a lungo con i direttori generali delle Ulss per queste strutture dove la mortalità è alta. Siamo molto preoccupati e dobbiamo verificare fino in fondo che siano ben separati i percorsi, e che i pazienti malati
siano assolutamente isolati rispetto agli altri che non sono positivi. E dobbiamo essere certi della messa in sicurezza dei cittadini che ci lavorano. Non passi però l’idea che la mascherina che manca nelle case di riposo sia una competenza della Regione. Noi abbiamo da pensare agli ospedali, e tutti i giorni cerchiamo di farci dire cosa serve alle case di riposo, ma sul mercato è difficile trovare mascherine, a parte le “chirurgiche” perché la protezione con chi ha a che fare con i pazienti Covid è la mascherina Ffp2, difficile da trovare». Anche l’assessore alla sanità e sociale Manuela Lanzarin risponde sulla questione delle case di riposo: «Monitoriamo quotidianamente l’evoluzione dei dati sugli ospiti che risultano positivi, e così pure gli operatori. Abbiamo iniziato a fornire mascherine chirurgiche, che sono quelle con meno difficoltà di reperimento in questo momento, ma i problemi di approvvigionamento restano. E per la carenza di personale stiamo cercando di ragionare sul possibile utilizzo di chi è impegnato nei centri diurni che sono a casa perché sono chiusi». • © RIPRODUZIONERISERVATA
TUTTELE AUTORIZZAZIONIOTTENUTE DALVENETO. C’è unelenco ormailungo difarmaci, specieperevitare il ricovero
Sìall’usodiplasma dei malatiguariti L’Issdà l’okallasperimentazione in Azienda ospedaliera di Padova «Sono passate le sperimentazioni, e non parlo solo del giapponese Avigan». Così il presidente Luca Zaia ha confermato ieri le anticipazioni del giorno prima: l’altra sera l’Iss, Istituto superiore di sanità, ha autorizzato l’Azienda ospedaliera di Padova anche alla sperimentazione dell’utilizzo di plasma trattato degli infetti sui ricoverati nella terapia intensiva allo scopo di favorire l’immunizzazione attraverso lo sviluppo di una
reazione anticorpale. Sempre venerdì, dopo che era giunto il via libera dell’Aifa Agenzia italiana del farmaco, presieduta dal direttore della sanità veneta Domenico Mantoan - il Comitato tecnico-scientifico istituto dalla Regione ha avviato la sperimentazione delle terapie farmacologiche a domicilio e nelle case di riposo (rsa) con l’obiettivo chiaro di rallentare la malattia. I farmaci in sperimentazione sono quin-
di la clorochina/idrossiclorochina, quella che la Regione vuole utilizzare anche per cure a casa. Non è un antivirale ma ha il grande vantaggio di riuscire a bloccare la penetrazione del virus nella cellula quando ancora l’infezione è all’inizio, ecco perché si spera di poter così bloccare l’avanzare della malattia e scongiurare il bisogno di un ricovero in ospedale, dove poi (l’ha ricordato più volte l’infettivologo Palù) si corrono anche più rischi di infettarsi ulteriormente. Per questo l’obiettivo della Regione adesso è che la clorochina sia prescritta da pneumologi o infettivologi
ma portata in pasticche a chi resta a casa da infermieri o da giovani medici che nei piani di Azienda Zero devono essere via via reclutati per far parte delle “unità” incaricate di seguire le cure a domicilio. Da quanto si è capito la sperimentazione della clorochina potrebbe partire da un centinaio di pazienti, con l’obiettivo di attivarla su tutto il territorio regionale (sempre con procedure sperimentale, quindi per gruppi di pazienti selezionati dalle Ulss). Così ci sono pure ci sono le combinazioni dei farmaci utilizzati in genere per curare l’Hiv: sono il lopinavir/rito-
navir, darunavir/ cobicistat. Le terapie indicate dall’Oms come più promettenti restano proprio la combinazione di questi farmaci anti-aids, che sono prescrivibili ora anche dai medici di famiglia per la cura a domicilio. E poi il Veneto ha il via libera anche per il farmaco antivirale remdesivir, che era stato sviluppato per la malattia da virus Ebola e agisce bloccando la riproduzione del virus. Quindi c’è il favipiravir (nome commerciale Avigan), che vede proprio l’Italia autorizzata dall’azienda giapponese Fuji: anche in questo caso la funzione è quella di aggre-
Ilpresidente Luca Zaiaindica i 20mila venetiin isolamentoa casa
dite il virus dall’inizio, “manipolandolo” nelle sue mutazioni per portarlo a fermarsi. Pare servano alte dosi. Completamente diverso, come noto, è l’uso del tocilizumab. Non è prima volta che un farmaco contro le artriti reumatoidi viene scoperto co-
me utile anche per altre cure: in questo caso il suo ingresso in campo avverrebbe per fermare uno stadio della malattia da Covid già avanzato, e cioè quando c’è da arrestare l’infiammazione in corso dei polmoni e non solo. • P.E. © RIPRODUZIONERISERVATA
Primo Piano 3
IL GIORNALE DI VICENZA Domenica 29 Marzo 2020
«Servonomisureurgenti»
Agenziediviaggio venete:crisiprofonda
Agenzie di viaggio, tour operator e prenotazione turistica (in Veneto 1.038 unità, 3.900 addetti)in crisi: «Servono misure urgentissime»
Coldiretti-Federconsumatori
Coldiretti Veneto plaude a Federconsumatori che si schiera contro i prodotti importati messi sugli scaffali: «Prodotti locali nella borsa della spesa»
Noaiprodotti“foresti” Speseorientateacasa
L’INTERVISTA. Ilsottosegretariostimolasindacato, impresee politica tempo della contrapposizione, è il tempo di agire insieme.
«IlVenetodiventi illaboratorio dellaripartenza»
Maimpreseesindacatisiguardano in cagnesco, si scambiano accuse.Come sifa a riaprire?
Imprese e lavoratori hanno lo stesso obiettivo: tornare al lavoro in assoluta sicurezza. Occorre che si raggiungano delle intese proprio sui protocolli di sicurezza: usiamo la settimana che ci separa dal 3 aprile, quando scade il decreto del presidente del consiglio, per parlarci, attrezzarci e presentare una proposta comune.
Variati:serveun’alleanza perspingere l’economia eriorganizzare leattività produttivealpiù presto di MARINO SMIDERLE
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a locomotiva produttiva del Veneto, già rallentata da oltre un decennio di crisi globale, ora si è fermata. O meglio, è stata fermata. E portata in officina per una sorta di operazione a cuore aperto: bisogna disinfettarla da un virus bastardo che si sta portando via le vite di chi ha lavorato una vita per poterla vedere correre sui binari del benessere conquistato col sudore della fronte e con l’originalità delle idee.
«Guai però a lasciarla troppo tempo ferma - avvisa Achille Variati, sottosegretario all’Interno, rispondendo al telefono mentre rispetta le norme studiate dal suo stesso ministero standosene blindato in casa - perché altrimenti non ripartirà più. Bisogna usare questo momento di emergenza per studiare un modo per ripartire». C’èunpo’ditensionenell’aria.LucianoVescovi,presidentediConfindustriaVicenza, nonhagraditoilmodoincuiisindacatihanno
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Gliaiuti economiciservono marimangono dellemisure diemergenza ACHILLEVARIATI SOTTOSEGRETARIOALL’INTERNO
a suo dire condizionato il governo nella chiusura delle imprese. Leicosa ne pensa?
Abbiamo detto tutti, ed è vero, che questa è una sorta di guerra. Che però va combattuta su due fronti. Il primo fronte è quello della sanità per bloccare l’epidemia, e su questo mi pare che siamo tutti d’accordo. Sulsecondofronte,quellodell’economia,leposizionisonodiverse.Lei cosa propone?
Intanto spero che non ci sia nessuno che pensi che gli aiuti di stato siano la panacea di tutti i mali e che possano da soli sostituirsi al lavoro, alla produzione e provvedere al reddito complessivo del Paese. Gli aiuti economici sono fondamentali, e poi dirò come usarli, ma restano delle misure di emergenza per consentire alle famiglie e alle imprese di vivere.
Quali devono essere i criteri e le priorità? Unoperaioallavoro. Sicercaunasoluzione per riaprireleaziende Cosasipuòfare,quindi,pertenere oliato il motore dell’economia dopochemotividisalutepubblica hanno portato al suo spegnimento?
Io parto dal Veneto, perché è una regione molto colpita, anche se meno della Lombardia, e stiamo facendo un buon lavoro collettivo e contiamo di poter vedere presto qualche segnale sul controllo del virus. Per la verità Zaia ha appena detto che ci attende la settimana peggiore...
Non ci sarà solo questa settimana. L’impatto di questo virus lo avvertiremo a lungo. Dobbiamo essere chiari: ci vorrà almeno un anno prima di poterci ridare la mano. E non ci sarà un’ora “x” in cui
tutto potrà dirsi finito. Ma in questo percorso di mesi e mesi non possiamo stare fermi sull’economia. Il Veneto, proprio perché è entrato prima nel tunnel, può essere la regione che ne può uscire prima. Vogliamo trovarci a studiare un modo condiviso per ripartire? IlVenetopuòessereilcandidato ideale a diventare laboratorio perlaripartenza?
Io direi che il Veneto può essere pioniere della ripartenza. Siamo storicamente una delle grandi locomotive del paese, Vicenza è una delle capitali della produzione: tocca a noi a fare da apripista. Se mettiamo insieme le intelligenze sono sicuro che una soluzione la troviamo. Non è il
L’INTERVISTA. Ilgiuristavicentino avverte ilrischio dell’emergenzalegatoalla rinuncia temporanea dellalibertà
Per prima cosa bisogna capire quali sono le attività che devono avere la precedenza. La Cina, dopo la chiusura totale, tornerà alla produzione. Noi abbiamo molte aziende orientate all’export che forniscono componenti di filiera: queste rischiano di essere scalzate fuori dal mercato. C’è poi da analizzare l’andamento delle forniture verso la Germania. Quanto ai lavoratori, si deve discutere su chi possa e debba tornare in servizio. Tutti? A seconda della fascia di età? Ragioniamoci e facciamo ipotesi realizzabili in tempi brevi da sottoporre al comitato scientifico nazionale. Cisonodeisettori,però,destinatia pagare daziopiù di altri...
Il commercio sta pagando il prezzo più alto per le chiusure. Il turismo rischia la stagione. In questo caso concentria-
SINDACATO(1)
moci sugli aiuti immediati. Ma ci sono molte attività industriali, grandi e piccole, che possono essere strutturate per ripartire. Senzadimenticarechidevelavorareperforza.
Il lavoro encomiabile del personale sanitario è sotto gli occhi di tutti. Ma anche le cassiere del supermercato, voi giornalisti, gli edicolanti, tutti fondamentali in questo momento. Ma dobbiamo trovare il sistema per far ricominciare anche gli altri. In caso contrario la povertà e la tensioni sociali potrebbero rendere tutto più complicato. Restailtemadegliaiutiedell’Europa.Lei èancora europeista?
Sugli aiuti sarò chiaro: le richiesta di rinvio dei pagamenti, della rata del mutuo, dell’accredito dei sussidi devono essere semplici e rapide. Guai a rimanere intrappolati nella burocrazia. El’Europa?
L’Europa non può essere questa. Ma sarebbe irresponsabile dire “Cara Europa ti saluto”: da soli saremmo più deboli e l’inflazione si mangerebbe il risparmio degli italiani. Ha ragione da vendere Draghi, la perdita di reddito non è colpa di chi sta soffrendo. E il Veneto quando finirà di soffrire?
Intanto riaccendiamo insieme la locomotiva. Ci vorrà tempo ma ci porterà lontano. © RIPRODUZIONERISERVATA
SINDACATO/2
«Tracciare i cellulari? Agghiacciante» Refosco(Cisl): «Prontiafare Pegoraro:«Èl’idea delGrande Fratello diOrwell:aquesto bisognasapersi ribellare» Roberta Labruna
Ci sono dei momenti in cui la rinuncia della libertà, o di parte della libertà, è comprensibile e financo doverosa. Occhio però a trasformare il provvisorio in definitivo e legarsi mani e piedi al Grande Fratello di orwelliana memoria. Lucio Pegoraro, giurista vicentino e professore ordinario di diritto pubblico comparato all’università di Bologna, pianta diversi paletti per delimitare i confini tra emergenza e sopruso. Questacompressionedellelibertàpersonaliè legittima?
Quando c’è un’emergenza una restrizione dei diritti è legittima. Il pericolo semmai è se questo portasse ad una dittatura sovrana, ovvero se questa restrizione si prorogasse oltre i tempi stabiliti. Al momento ci troviamo in uno stato di emergenza e quindi è naturale che un organo politico prenda delle misure concentrando su si sé il potere. Il rischio, semmai, è dopo.
Nel senso che “dopo” corriamo il rischio di ritrovarci in una dittatura?
È un rischio più culturale che giuridico. Mi spiego meglio: il rischio è che si crei nelle persone una mentalità che conceda la concentrazione del potere e la diminuzione del controllo sul potere. Cioè che ci si abitui ad avere menolibertà?
Esattamente. Vede, già con il fenomeno dell’immigrazione le persone, non mi riferisco solo agli italiani, hanno sostituito il termine libertà con il termine sicurezza. Ora, con l’emergenza sanitaria che stiamo vivendo, la sicurezza viene ancora più enfatizzata e il pericolo è proprio che ci si abitui ad una riduzione delle nostre sfere di libertà. L’altro rischio è che tra chi detiene il potere, comprese le forze dell’ordine, si instauri la mentalità secondo la quale si può fare tutto. È questo che mi preoccupa per il futuro. E che si vada pericolosamente verso un Grande Fratello incontrollato.
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Incerticasi larestrizionedei dirittièammessa mac’èilrischio diabituarsi LUCIOPEGORARO DOCENTEUNIVERSITÀ DIBOLOGNA
A proposito di questo, cosa ne pensadell’ideaditracciareitelefoninipervedereglispostamentidelle persone?
La trovo agghiacciante. È l’idea del Grande Fratello di Orwell, che però si attua non nella società comunista ma nella società capitalista. A questo bisogna ribellarsi. Legittima, quindi, la restrizione dellelibertàinquestafaseemergenziale,purché di breve durata. Ma il punto è: chi deve decidere ladurata.Ilgoverno?Ilparlamento?I giudici?
Ci deve essere un concorso di tutte queste componenti. E bisogna fidarsi e affidarsi alla comunità scientifica, che è la più titolata a dire quando queste restrizioni potranno essere allentate.
Il presidente del consiglio Conte ha sfornato “dipiciemme” a man bassa.Ècorrettol’utilizzochese nfa?
Non nego affatto che il ricorso a questo strumento possa creare dei dubbi di costituzionalità, che ci sia uno sconfinamento. Ma credo anche che lo si possa giustificare sulla ponderazione dei valori, delle esigenze, in campo. Tuttavia siamo ancora una repubblicaparlamentareeilparlamentononstaesercitandoapienolasua funzione ono?
Esiste una difficoltà oggettiva nel portare in aula 630 persone sedute appiccicate.
Ilparlamentosta funzionando a scartamentoridotto. ANSA /F.FRUSTACI
Anche se forse si potrebbero trovare altri strumenti. In ogni caso, diverso è ad esempio il discorso delle commissioni parlamentari, che potrebbero essere coinvolte maggiormente. Churchill fece una grande coalizione e se
non si intende fare questo è fondamentale che ci sia sempre un canale di consultazione e di informazione aperto tra maggioranza ed opposizione per assicurare scelte condivise. © RIPRODUZIONERISERVATA
Zanni(Cgil): irresponsabile fronte comune voleraprire periniziare» piùaziende La prima risposta all’appello di Achille Variati arriva da Gianfranco Refoscom segretario regionale della Cisl. «Questi giorni che ci separano dalla ripresa delle attività produttive, non appena ci saranno le condizioni sanitarie e di sicurezza per ripartire concorda - devono vederci tutti impegnati in contemporanea su due fronti: curare i danni della emergenza sanitaria utilizzando bene le risorse disposte dal Governo ed evitando inutili e controproducenti allarmi e predisporre gli strumenti per la ripresa o, per usare un termine più adatto, la ricostruzione». Come Variati anche Refosco non punta solo sugli aiuti economici. «Ricostruzione che non dipende solo dalle risorse che metteranno il Governo e l’Ue - dice - ma anche da quello che sapranno fare le Parti Sociali, imprese e lavoratori anche nelle singole aziende. Noi siamo convinti che si possano e si debbano fare scelte e praticare comportamenti straordinari, come furono quelli della Ricostruzione del dopoguerra». «Sono molte le cose che in Veneto nelle aziende possiamo fare insieme - conclude e anche da presentare alla politica nazionale. Ognuno deve mettere del proprio e fare, con responsabilità, la sua parte. Noi ci siamo». • © RIPRODUZIONERISERVATA
Luciano Vescovi, presidente di Confindustria Vicenza, non ha gradito lo strappo dei sindacati sul fronte della chiusura delle aziende e Giampaolo Zanni, segretario generale della Cgil di Vicenza, risponde a stretto giro di posta: «In una situazione drammatica per il nostro paese e per tutto il pianeta, mentre il papa prega per noi tutti e invita l’umanità a cambiare questo modello di sviluppo che ha fatto ammalare la Terra, il presidente degli industriali berici non ha trovato di meglio che scagliarsi contro il segretario generale della Cgil Maurizio Landini, accusandolo sostanzialmente di voler provocare la chiusura delle aziende» Zanni insiste nella dipingere gli imprenditori che puntano ad aprire in un contesto di sicurezza come degli irresponsabili. «Ho nel cuore il dolore di chi in questi giorni ha perso famigliari e amici e la sofferenza di chi, come coloro che lavorano nelle strutture ospedaliere e nei servizi essenziali, sono costretti a lavorare anche a rischio della salute - conclude -. Per questo riteniamo inaccettabile ed irresponsabile che anche con l'aiuto di Confindustria quasi 3.000 imprese vicentine abbiano comunicato di voler continuare a produrre anche in questi giorni». • © RIPRODUZIONERISERVATA
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PRIMO PIANO
DOMENICA 29 MARZO 2020 LA NUOVA
L’allarme globale: le aziende e i lavoratori
Rifiuti dimezzati Cassa integrazione a rotazione anche per Veritas Azienda e sindacati sottoscrivono un accordo sulla sicurezza Lavoro agile, ferie arretrate e Cig per oltre 1.300 dipendenti Gianni Favarato / MESTRE
Raccolta dei rifiuti assicurata in tutta la città e la provincia, ma con un calo tra il 40 % e il 50 % a causa dello stop al turismo in centro storico mentre in terraferma la raccolta è stazionaria, anche se negli ultimi giorni la differenziazione delle immondizie da parte dei cittadini è peggiorata, con maggiori costi da sostenere per la gestione del rifiuto secco. Al lavoro c’è circa metà dei 2.700 dipendenti di Veritas, il resto lavora a casa e garantisce il lavoro in modalità smartworking
Sportelli per gli utenti con barriere in plexiglass. «Usateli solo se necessario» (circa 500 dipendenti, soprattutto amministrativi), oppure sta smaltendo ferie arretrate o si trova in cassa integrazione in base all’accordo sottoscritto dalla direzione aziendale e i sindacati di categoria di Cgil, Cisl, Uil. Lo smartworking riguarda «tutte le posizioni organizzative compatibili, i dipendenti utilizzano mezzi pubblici o hanno patologie che li mettono più a rischio». L’accordo prevede anche per chi resta a casa il criterio di rotazione della cassa integrazione per «penalizzare il meno possibile i lavoratori»
con l’anticipato della cassa integrazione (Cig) in attesa del rimborso Inps. Inoltre sarà utilizzato il fondo di solidarietà per «evitare perdite salariali cospicue ai lavoratori». L’adozione della riduzione oraria riguarda in particolare la città storica a causa del dimezzamento di rifiuti della raccolta ordinaria. Sullo sfondo sta crescendo, però, la temuta difficoltà di non poter, a causa dell’emergenza sanitaria, conferire puntualmente alle aziende specializzate nel recupero dei rifiuti riciclabili fuori regione, il rifiuto da riciclare. A questo proposito una nota congiunta inserita nell’accordo sottolinea che «questa emergenza pone senza dubbio a tutti il tema del ciclo integrato dei rifiuti nel nostro territorio, ovvero di come creare un sistema che determini un’autosufficienza a livello provinciale e regionale del ciclo complessivo dei rifiuti che va dalla raccolta, alla valorizzazione e al riuso». Al momento, per quanto riguarda i rifiuti sanitari la Regione Veneto ha disposto che «i gestori degli inceneritori di Camin a Padova e Schio (Vicenza), oltre alla la discarica tattica regionale di S. Urbano (Padova), sono tenuti a ricevere i rifiuti autorizzati con il presente atto e a dare priorità al conferimento dei rifiuti sanitari a rischio infettivo di tutta la regione», mentre è stata sospesa la raccolta differenziata dei rifiuti urba-
apindustria
Videoconferenze sull’ultimo Decreto per le aziende Apindustria Venezia e Confapi Treviso hanno lanciato un programma di videoconferenze gratuite on-line per aziende e professionisti che vogliono chiarire i loro dubbi su come gestire gli impatti generati dall’emergenza Covid19, sull’utilizzo e le modalità di attivazione degli ammortizzatori sociali e sui nuovi scenari economici e finanziari. «Un team di professionisti specializzati», spiega l’Associazione delle piccole industrie che ha sede in via Torino, «permetterà a imprenditori e professionisti di acquisire competenze utili per superare l'emergenza e consolidare il tuo business». Martedì prossimo, alle 18, è prevista la prima videoconferenza sugli ammortizzatori sociali a sostegno delle piccole e medie industrie; mercoledì approfondimenti sul Protocollo Sicurezza e Ambiente; giovedì su gli impatti economici e scenari globali della pandemia e venerdì sulla gestione dei pagamenti e dei termini contrattuali con i fornitori. Le videoconferenze di 40 minuti verranno trasmesse sulla piattaforma Zoom. Informazioni: comunicazione@apindustriavenezia.it.
l’incontro in prefettura
Deroghe per le aziende aperte Ci sarà il parere dei sindacati Sulle certificazioni presentate dalle imprese Cgil, Cisl e Uil potranno indicare chi per loro non rispetta i codici Ateco delle attività da chiudere VENEZIA
L’incontro di ieri in videoconferenza tra il prefetto Vittorio Zappalorto e i segretari generali di Cgil, Cisl, Uil veneziane (Ugo Agiollo, Paolo Bizzotto
e Gerardo Colamarco) si è chiuso con un accordo che coinvolge direttamente le organizzazioni sindacali dei lavoratori (al pari delle associazioni degli imprenditori) prima di autorizzare o meno le aziende che chiedono di restare aperte e in attività, in deroga all’ultimo Decreto del Governo. A questo scopo è prevista una speciale procedura di consultazione per verificare l’effettiva necessità di mante-
nere l’attività o parte di questa nelle aziende considerate “non essenziali” che devono quindi sospendere l’attività. Dai dati forniti dalla Prefettura risulta che oltre mille hanno chiesto il riconoscimento dell’autorizzazione a operare in deroga e di queste 700 sono all’esame della Guardia di Finanza, altre 400 in valutazione alla Camera di Commercio, 50 a quello diretto della prefettura e altre 100 a ciclo
ni «esclusivamente nei Comuni o aree dichiarate focolaio dell’infezione» che saranno invece portati negli impianti regionali di incenerimento di rifiuti urbani, senza passaggi intermedi di selezione e trattamento. Per il personale al lavoro è previsto l’impegno ad assicurare e usare tutti i dispositivi e le procedure di sicurezza anti contagio, ma con una nota a verbale direzione e sinda-
cati fanno presente che «come per moltissime aziende rimane aperto il tema della fornitura costante delle mascherine, dei prodotti igienizzanti in particolare gel lava mani. Al momento auspichiamo che le difficoltà di reperimento vengano superate per continuare a garantire la fornitura a tutto il personale in modo costante ed adeguato». E’ già in atto, inoltre la sanifica-
zione degli ambienti di lavoro e le cabine di guida delle motobarche e dei mezzi aziendali operativi, l’utilizzo separato degli spazi aziendali, l’igienizzazione quotidiana in tutti i locali già sottoposti a pulizia quotidiana con disinfettanti. Veritas ha anche disposto «il trattamento quotidiano di disinfezione di maniglie, porte, interruttori, corrimano, tastiere, telefoni di tutte le sedi aziendali e dei si-
continuo sono già state autorizzate. È stata attivata una casella di posta elettronica dedicata dalla prefettura alle segnalazioni dei sindacati per monitorare il mondo del lavoro veneziano e il rispetto delle regole. «Abbiamo avuto un costruttivo confronto con il prefetto», hanno poi commentato i segretari di Cgil, Cisl e Uil, «che ci ha dato la massima disponibilità e che ha espresso apprezzamento per il contributo che possiamo dare in questa fase, vista la nostra conoscenza del territorio e delle realtà aziendali». Il collegamento diretto permetterà ai sindacati di indicare le situazioni che a loro giudizio non rispettano le prescrizioni del Decreto del 22 marzo, con l’elenco dei codici Ateco delle
aziende che possono lavorare o meno. Allo stesso tempo, anche la prefettura chiederà a Cgil Cisl e Uil supporto su alcune richieste di deroga al blocco che riceverà, utilizzando poi tutti i suoi strumenti per effettuare controlli. Le parti si sono date qualche giorno di tempo per stabilire i
stro interesse», aggiungono Agiollo, Bizzotto e Colamarco, «è di garantire la salvaguardia e la salute dei lavoratori. Non siamo interessati al blocco dell’economia. Crediamo anzi che vadano permesse quelle attività di sorveglianza e controllo nelle aziende di qualsiasi settore per permettere una rapidissima ripresa dell’attività quando verranno meno i divieti». Alla luce dell’accordo raggiunto con il prefetto, Cgil Cisl e Uil di Venezia ritengono adesso «indispensabile creare un tavolo con tutte le associazioni datoriali provinciali, per essere più efficaci in questa fase di monitoraggio e controllo». —
Sono 1.400 le aziende che hanno chiesto la deroga e 100 sono già state autorizzate criteri di queste scelte, che verranno messi a confronto nel pomeriggio di mercoledì prossimo, 1 aprile, in una nuova videoconferenza. «Il no-
G.FAV. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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L’allarme globale: le aziende e i lavoratori alla botter
Un caso Covid in azienda la polemica dei sindacati FOSSALTA DI PIAVE
Un operatore di Veritas al lavoro in centro storico con le dotazione di sicurezza anti-contagio
ti a contatto con l’utenza come centri di raccolta, cimiteri, sportelli, ufficio protocollo, zone ristoro, portinerie, ambulatori». Per quanto riguarda i rapporti con gli utenti, con un apposito comunicato Veritas li invita a «utilizzare solo in caso di necessità che sportelli che sono comunque stati dotati di barriere in plexiglass per evitare il contatto tra dipendenti e utenti». Infine,
nell’accordo una nota congiunta di sindacati e azienda ringraziano «tutti gli operatori di Veritas che in questa difficile emergenza stanno continuando a svolgere il lavoro con dedizione e professionalità» aggiungendo che i sindacati hanno chiesto «che tutti gli operatori di Veritas vengano assolutamente inseriti nel piano di tamponi predisposto dalla Regione». — © RIPRODUZIONE RISERVATA
Caso di positività al Covid-19 nell’azienda vitivinicola Botter di Fossalta di Piave, è scontro tra sindacato e proprietà. Un dipendente amministrativo, che si trovava in smart working, è risultato positivo al tampone, dopo un contagio in ambito familiare. Sei i colleghi con cui l’uomo era stato a più stretto contatto: tre erano già in telelavoro, gli altri tre si sono messi in quarantena. «Dal nostro punto di vista», spiega Alessandra Frontini della Flai Cgil, «è una forzatura che le cantine restino all’interno dell’ambito del settore alimentarista ritenuto indispensabile in questo momento. Per quanto possa essere di conforto per la gente, il vino non può essere considerato un bene primario come l’acqua o il pane. C’è poi la questione delle condizioni di sicurezza da mantenere dentro l’azienda. A fronte di quanto accaduto, le risposte date non hanno contributo a creare un clima di serenità tra i lavoratori, che sono preoccupati». «C’è un solo un caso di positività», risponde il presidente Alessandro Botter, «le rappresentanze sindacali sono state messe a conoscenza di tutte le procedure e fanno parte del comitato sicurezza, che si è riunito più volte. Abbiamo ricevuto la visita dell’Usl 4 e dello Spisal che ci hanno fatto i complimenti per come ci siamo comportati. Abbiamo metà personale a casa tra telelavoro e ferie per limitare il numero di persone in azienda. Abbiamo fatto l’assicurazione contro il Covid-19 a tutti i 180 dipendenti». Botter ricorda la crescita degli acquisti nei supermercati, «segno che la gente necessita di questo prodotto». GIOVANNI MONFORTE © RIPRODUZIONE RISERVATA
la denuncia
Gli autotrasportatori artigiani «Quasi nessuno ci paga più» Il blocco dei pagamenti rischia di lasciare a motori spenti l’autotrasporto. A lanciare l’allarme black out totale del settore è la Confartigianato
«C’è il pesante rischio di un fermo quasi totale di tutte le aziende legate all’autotrasporto perché quasi nessuno le sta pagando; le ditte che ora sono chiuse ma hanno usufruito dei servizi di trasporto non hanno
liquidato i trasportatori, e quelle che sono ancora aperte stanno rinviando ulteriormente i pagamenti per la scarsa liquidità» spiega il presidente della Federazione Trasporti Confartigianato di Venezia Nazzareno Ortoncelli. E aggiunge: «La totalità dei vettori attualmente operativi sta sostenendo quel poco di economia che ancora circola, e purtroppo rischiano di fermarsi non solo i
tir, ma pure i padroncini che in questi giorni stanno consegnando pacchi e spese a domicilio delle persone chiuse in casa». Confartigianato denuncia «una crescente ondata di blocchi dei pagamenti pregressi, che sta mettendo in difficoltà i vettori che hanno sempre meno liquidità per gestire gli alti costi vivi dell’attività, basti pensare al solo carburante.
Energie rinnovabili, la storia della società Energy fondata nel 2013 «Difficile stimare le perdite, grossi problemi di approvvigionamento»
Prima in Cina e ora in Italia L’imprenditore Tuffarelli «Noi, in mezzo ai due fronti» L’INTERVISTA
U
n’azienda italo cinese, minacciata commercialmente dal virus su due fronti. Prima lo stop in Cina, con l’Italia pienamente operativa, e ora la Cina che riparte e l’Italia che rallenta. Nel mezzo i soci di Energy srl che stanno tentando di respingere i contraccolpi con la scorta delle forniture e lo smart working. A raccontare le peripezie della società per sopravvivere al doppio impatto economico del coronavirus è l’ingegnere chioggiotto Andrea Taffurelli, socio della start up Energy, fondata nel 2013, assieme a Davide Tinazzi di Verona, a Yilin Yuan di Ningbo e ai fratelli Ghirlanda di La Spezia. Di cosa si occupa precisamente la vostra start up? «La nostra azienda tratta sistemi di storage fotovoltaico per applicazioni domestiche e industriali. In pratica di sistemi che consentono di accumulare nelle batterie l’energia prodotta dai pannelli fotovoltaici, che in quel momento non viene utilizzata e verrebbe ceduta alla rete elettrica. Viceversa, quando il sole non è più disponibile, le batterie restituiscono l’energia accumulata all’utente che quindi non deve comperarla dalla rete elettrica. Importiamo inverter e batterie al litio da fornitori cinesi, con i quali abbiamo rapporti di esclusiva, e collaboriamo a livello tecnico per rendere gli apparati conformi ai requisiti normativi italiani e dei Paesi con cui operiamo». I numeri della vostra azienda prima del Covid? «Avevamo 13 dipendenti e un fatturato nel 2019 di 13 milioni di euro. Il nostro mercato di riferimento è quello
Per questa categoria di lavoratori, infatti, i pagamenti sono generalmente dilazionati a 60, anche 90 giorni, e praticamente c’è chi non ha ancora incassato nulla anche per il lavoro di tre mesi fa, quando l’attuale scenario era impensabile. Nella nostra provincia risultano attive circa 900 imprese legate al settore specifico del solo trasporto merci, e di queste, circa 200 sono formate dai cosiddetti “padroncini”, lavoratori autonomi che con i loro furgoni corrono su e giù per la provincia consegnando pacchi postali, piccole merci e via dicendo, insomma tutto quello che non deve viaggiare necessariamente in quantità sui tir ma però arrivare fino davanti la porta di casa. «Uno su due è da quasi inizio anno che non
Andrea Taffurelli in Cina
italiano al momento, dove abbiamo il 35% dell’installato di sistemi di storage domestici (abitazioni private, scuole, uffici pubblici), ma da due anni stiamo sviluppando il mercato europeo e quello Usa». Avevate già stimato l’impatto economico del Covid che vi ha colpito sui due fronti? «Al momento l’impatto è
L’ingegnere di Chioggia ha anche distribuito circa 18mila mascherine stato contenuto perché in vista del capodanno cinese avevamo alzato le nostre scorte di magazzino, avendo previsto lo stop delle vacanze cinesi, che però per i noti motivi si sono prolungate di un paio di mesi. La nostra azienda opera da quattro settimane in
la situazione
Chiude il 57 per cento delle 18 mila aziende dell’artigianato Dalla mezzanotte di mercoledì 25 marzo, secondo Confartigianato Venezia, sono state chiuse il 57,1% delle attività artigianali (10.663 su 18.682) e sono rimasti a casa il 53% dei lavoratori (25.115 su 47.391). I settori più penalizzati sono quelli del benessere con ben 1.819 chiusure su 2.043 aziende operative, l’edilizia Edile con 5.307chiuse, il settore del Legno con 540 aziende chiuse su 554, la meccanica con 1.144 aziende su 1.579, la moda 750 ditte su 909 e il commercio con 152 ditte su 189 esistenti.
smart working con un solo dipendente operativo in situ che gestisce la logistica. Il ritardo dell’epidemia nel resto in Europa, ci ha consentito di compensare il rallentamento dell’ordinato italiano con quello europeo. Le ultime due settimane sono state le prime dove di fatto abbiamo cominciato a sentire un rallentamento. Difficile stimare in questo momento perdite di fatturato che di sicuro avremo. Per due mesi abbiamo avuto problemi nell’approvvigionamento dalla Cina, dove era tutto bloccato, ora da tre settimane la Cina è ripartita, e noi, con tutte le precauzioni del caso, stiamo rimanendo operativi. Abbiamo materiale già in mare prossimo all’arrivo, speriamo che il trend medio dei contagi continui a scendere e i nostri clienti possano tornare alle attività ». Quali differenze avete notato nella gestione dell’emergenza sanitaria ? «Io ero in Cina a novembre e dovevo tornarci nel periodo del Capodanno cinese. Il mio socio mi ha subito detto che non potevo andarci. Da loro hanno bloccato subito tutto, in maniera perentoria. Da noi la chiusura è stata graduale e questo ha permesso che il virus si diffondesse. Anche quando abbiamo bloccato i voli diretti con la Cina, comunque arrivavano cinesi che facevano scalo altrove. Avremmo probabilmente dovuto seguire l’esempio cinese. Abbiamo però scoperto una grande solidarietà nel popolo cinese. Tutti i nostri fornitori lì si sono resi disponibili a aiutarci. Siamo riusciti a avere un container di 18.000 mascherine, che stiamo donando a ospedali e protezione civile». — ELISABETTA BOSCOLO ANZOLETTI © RIPRODUZIONE RISERVATA
viene pagato ma continua a lavorare spendendo di tasca propria, mentre il debito insoluto globale si stima s’aggiri sui 2 milioni di euro», sottolinea il presidente della Confartigianato metropolitana Salvatore Mazzocca, «le aziende di autotrasporto stanno svolgendo un servizio essenziale in termini di approvvigionamento alle famiglie e alle piccole e ormai pochissime imprese ancora aperte. Per questo bisogna intervenire al più presto con misure d’urgenza. Lo Stato faccia da garante al 100% verso il sistema bancario e consenta la riscossione degli insoluti da parte delle aziende di autotrasporto ancora in attività attraverso gli sportelli bancari per evitare un crollo di questa attività oggi più che mai strategica». —
Primo Piano 9
L'ARENA
Domenica 29 Marzo 2020
Veronaeilcoronavirus
Settoriecategorie economichedifronte all’epidemia
Tasse,Comuniveneti perdono400milioni
L’emergenza sanitaria rischia di crearepesantiperdite perlecasse dei Comuni del Veneto, dalle quali potrebbero mancare quest’anno 400milionidieuro.Alanciarel’allar-
me è la Fondazione Think Tank NordEst.L’entratapiùinbilicoèda tassa di soggiorno, che in media tra 2017 e 2019 ha portato 75,2 milioni. Poi il gettito da occupazio-
ne del suolo pubblico sarà meno dei 68,1 del triennio scorso. Idem per l’imposta su pubblicità e affissioni (45,1 milioni), visto il crollo di eventiediniziative. Va.Za.
ABBIGLIAMENTOE COMMERCIO. Ilpresidente provinciale diFedermoda lancia l’allarme sul settore.E chiede misureimmediateper salvare lastagioneestiva e autunnale
Moda, rischiano di non aprire 1.567 negozi Collezionediprimaverainvenduta pericommerciantidiVerona Lievore:«Maègiàpagata,servono deroghesuvendite,creditietasse» Valeria Zanetti
«Siamo esposti con i fornitori e non stiamo incassando nulla da inizio marzo, un mese tradizionalmente importante per il comparto moda perché si vende a prezzo pieno per la Pasqua o per le cerimonie come matrimoni e comunioni. Le nostre sono piccole imprese famigliari. Non sappiamo come fare ad affrontare le prossime settimane». Mariano Lievore, presidente provinciale di Federmoda-Confcommercio sintetizza la situazione che stanno affrontando i commercianti di abbigliamento, calzature, accessori, intimo, tessile per la casa, alla guida di circa 1.567 piccole imprese, diffuse su tutto il territorio provinciale, chiuse dall’11 marzo. «Ma in realtà senza lavoro da prima perché da fine febbraio la gente ha cominciato a chiudersi in casa e a disertare i negozi», afferma. «La nostra categoria nei prossimi mesi dovrà affrontare, oltre
ai problemi comuni ad altri comparti commerciali, anche altre criticità. Tutta la merce della stagione primavera-estate è arrivata poco prima dell’emergenza; essendo già stata consegnata, nessun fornitore potrà concedere resi e quanto consegnato dovrà essere, pertanto, presto pagato. Tuttavia, buona parte della collezione primaverile resterà invenduta. In aggiunta, da luglio arriverà la collezione successiva, quella autunno-inverno solitamente ordinata in anticipo di sei mesi, quindi verso gennaio, in tempi non sospetti. Ciò rappresenterà un ulteriore costo a cui i commercianti dovranno far fronte nonostante l’attuale mancato incasso», spiega. Da qui una serie di proposte per non affossare il settore. «Per tentare di salvare la stagione estiva – aggiunge Lievore – sarà necessario intervenire sulla normativa delle vendite straordinarie, promozionali e sui saldi di fine stagione, da posticipare, per evita-
Accordotra Abi eConftrasporto
Liquiditàpiùaccessibile «Unostrumentourgente»
Negozidi abbigliamentoin allarme peril protrarsi dell’emergenza
re che alla riapertura i negozianti vengano danneggiati dall’ondata dei prezzi superscontati». Intanto i commercianti dovranno far fronte ad affitti, stipendi, spese di assicurazioni, pagamento dei consulenti, tasse e tutto ciò che riguarda la gestione ordinaria dei negozi, nonostante le casse vuote. «Di fronte a questa emergenza sanitaria non abbiamo scelte, dobbiamo rimanere chiusi, ma vorremmo poter garantire ai nostri clienti di poter riaprire più forti domani», afferma. Per questo Confcommercio sta chiedendo al Governo la sospensione dei termini di scadenza di cambiali, titoli di credito e tutti gli atti con forza esecutiva. «Chiediamo attenzione e
rispetto verso un settore chiave dell’economia e del Made in Italy, fatto di 114.813 punti vendita e 313.074 addetti in tutto il Paese», insiste Lievore, che ricorda tra l’altro come il commercio tradizionale di vicinato, in particolare del segmento moda, da tempo sia alle prese con la concorrenza dei centri commerciali e delle piattaforme online. Per salvare le vetrine dei centri storici, che animano i centri urbani anche la Regione ha creato i distretti del commercio e finanziato piani specifici. «I nostri punti vendita animano il tessuto urbano e devono sopravvivere, perché svolgono una funzione che lo shopping online non potrà mai sostituire», conclude. • © RIPRODUZIONERISERVATA
Accessoal credito,firmato un accordo tra AbieConfatrasporto AbieConftrasporto hanno firmatol’accordoper l’accesso alcreditodelle oltre30mila impresedeltrasporto edella logistica,associate all’organizzazionechefa capoa Confcommercioeraggruppa unamiriadedisigle in rappresentanzadi autotrasportatori,traslocatori, autonoleggiatori,soloper fare alcuniesempi. «Si trattadiun passofondamentale:in questo momentoèimportante che bancheeimprese sianovicine. Oraèurgenteuna semplificazionedelle procedure»,èl’appello rivolto
adistitutidi creditoeistituzioni daFabrizioPalenzona, presidente di Conftrasporto-Confcommercio. «Ifinanziamentiper far fronte allapesantecrisi diliquidità che stainvestendo unnumero elevatissimodiaziendesono fondamentali-aggiunge Palenzona-Èmoltoimportante ancheil fattochequestoaccordo abbiarilevanzanazionale. Le iniziativecheilGoverno ha assuntosul temadello stanziamentodirisorseper sostenereil creditosonodecisive perla sopravvivenzadelsistema economicoeproduttivo del
REGIONE. Da venerdì domande al via. Il presidente dei consulenti del lavoro di Verona interviene
CassainderogaperCovid-19 «Ma pratica troppo complessa» L’iterburocratico èlungo: sono previstetrefasi Zanetti:«Primi pagamentioltre letre settimane» Francesca Lorandi
Quello per richiedere la cassa in deroga è un percorso burocratico complesso, a volte anche contraddittorio, e decisamente lungo. Tutto il contrario di quanto si potrebbe sperare in un periodo di emergenza. Con la conseguenza che «i primi pagamenti si stima che saranno effettuati certamente oltre le prossime tre settimane». Lo afferma il presidente dell’unione provinciale dell’Associazione nazionale consulenti del lavoro, Massimiliano Zanetti. «Attualmente», spiega, «esistono quattro differenti casse integrazioni in relazione all’attività e alla dimensione aziendale e una di queste, la cassa in deroga, viene regolamentata da ogni singola Regione». Le procedure amministrative dell’iter burocrati-
ElaCgia:debiti deglienticonle impreseelavori pubblicibloccati, dannoinVeneto per11,6miliardi
MassimilianoZanetti, presidenteConsulenti dellavorodi Verona
co prevedono una fase di presentazione della domanda di intervento all’Istituto di riferimento, una seconda di analisi amministrativa della richiesta e una terza di gestione del sistema di pagamento con l’eventuale erogazione. «Il tutto», aggiunge Zanetti, «aggravato dall’obbligo di informative sindacali imposte ad attività produttive, anche di minime dimensioni, nelle quali spesso i sindacati non sono presenti o non hanno iscritti. Informative che non hanno nessuno scopo dati i tempi troppi ristretti per poi procedere con un’effettiva consultazioni».
A questa situazione si aggiungono i problemi creati dalle linee guida per la cassa in deroga stabilite dalla regione Veneto. L’Ancl di Verona sottolinea anche che la procedura telematica disponibile da ieri mattina sul portale Veneto Lavoro prevede il caricamento di ogni singola anagrafica dei lavoratori coinvolti, «con uno dispendio ingiustificabile di tempo e risorse umane. Alcuni consulenti del lavoro questa mattina hanno testato la procedura sul portale regionale», racconta Zanetti, «ma oltre a dover ripetere più volte il caricamento, arri-
vati finalmente al traguardo si sono ritrovati con un irrispettoso messaggio di errore, vanificando l’intero lavoro di una mattinata». Un iter complesso come ha segnalato anche il deputato padovano di Forza Italia Roberto Caon, che ha denunciato come il Veneto si stata «l’unica Regione ad aver modificato, complicandoli, i modelli per la richiesta». E una stoccata verso le istituzioni la lancia anche la Cgia di Mestre, che ha contato come, tra debiti commerciali non ancora onorati e pari a 3 miliardi di euro, e il mancato avvio dei cantieri di alcune infrastrutture strategiche da realizzare nella regione, per un valore di 8,6 miliardi, la Pubblica amministrazione italiana sta bloccando almeno 11,6 miliardi di spesa in Veneto «che sarebbero indispensabili per fronteggiare l’attuale situazione economica», denuncia il coordinatore dell’Ufficio studi Paolo Zabeo. «Sarebbe opportuno che la Pa pagasse i propri fornitori», aggiunge Zabeo, «e fosse in grado di avviare tante opere pubbliche che in massima parte sono state già finanziate. Se sbloccate, queste misure darebbero una prima importante iniezione di liquidità all’intero sistema economico del Paese». • © RIPRODUZIONERISERVATA
Paese».L’accordo prevede l’allungamentodeifinanziamenti, oltrealsostegno aiprogetti di investimentoealrafforzamento dellastrutturapatrimoniale delle aziende.Danonsottovalutare peròl’urgenza diuna semplificazionedelleprocedure, perl’accesso alcredito. «Chisegue lavita delleimprese, comele banche,sache, se ai provvedimentigovernativi nonsi aggiungeuna immediata, profondasemplificazionedelle procedureper rendere automatico,sullabasedi autocertificazioni,l’accesso agli strumentidigaranziaprevisti dal decreto“CuraItalia”, ognisforzo diventainutile», afferma.«Serve invececonsentire agliistituti di creditol’immediataerogazione dellaliquidità necessaria, scongiurandocosì laparalisi delle imprese,penail futurostessodel nostroPaese», conclude il presidentediConftrasporto. Anchea Verona i trasportatori hannodasubito avvertitole difficoltàconseguenti all’espandersidell’epidemia.I più numerosi,aderentia Fai, sigla alla qualeinprovincia aderisconocirca 350imprese chedannolavoro ad oltre2milaaddetti, hannodovuto fareiconti con restrizionialla circolazioneeriduzionedella domandadiservizi.Azzeratoda finefebbraio, invece,il girod’affari delleaziendeditrasporto persone eturistico. Va.Za. © RIPRODUZIONERISERVATA
EL’INPSINFORMA
Apindustria:«Nonrinviare scadenzefiscali,sesipuò»
Corsiaveloce perservizi previsti daldecreto
«Chipuòlunedì mantenga i propriimpegnidipagamento. Senzaadeguaterisorse finanziariel’economia non potràripartire».Èl’appelloche ApindustriaConfimiVerona rivolgeagli imprenditori, associatienon. La settimana iniziacon le scadenzemensili, scivolatedal 16al 30 marzo. «Qualchegiornofa Giuseppe RielloeAlberto Mion, rispettivamenteallaguida di CameradiCommercio eOrdine deicommercialisti,hanno richiamatogli imprenditorialla responsabilità»,ricorda il presidentediApindustria locale,RenatoDellaBella. Quelliaderenti a Confimi Industriasono stati i primie uniciapromuovere a livello nazionalel’iniziativa «F24, Lunedìio pago», sollecitandoil versamentoregolare di contributieIva. «Nell’emergenzapretendiamo peròchetutti faccianolaloro parte–aggiunge – e auspichiamodifar squadra anchecon le associazioni imprenditorialicheriuniscono legrandi imprese». Inquesti giorni,invece,Apindustriaha ricevutodiversesegnalazioni di clientichecomunicano il blocco deipagamenti diprossima scadenzao, nelmiglioredei casi,il riscadenzamentocon dilazionididiversi mesi.«La cosainaccettabileèchein molticasisi trattadigrandi aziendenazionali o
Prime istruzioni da parte dell’Inps per le domande di prestazione in riferimento all’emergenza Coronavirus (decreto legge 18/2020). L’accesso ai servizi sul portale dell’Inps avviene in modalità semplificata solo per ciò che prevede il decreto: indennità professionisti e lavoratori con rapporto di collaborazione coordinata e continuativa; indennità lavoratori autonomi iscritti alle gestioni speciali dell’assicurazione generale obbligatoria (Ago); indennità lavoratori stagionali del turismo e degli stabilimenti termali; indennità lavoratori del settore agricolo; indennità lavoratori dello spettacolo e bonus per i servizi di baby-sitting. La modalità semplificata consente ai cittadini di compilare e inviare le specifiche domande di servizio, previo inserimento della sola prima parte del Pin, ricevuto via Sms o e-mail, dopo averlo richiesto tramite portale o Contact Center. La richiesta del Pin può essere fatta su www.inps.it; Contact Center, al numero verde 803 164 (gratuito da rete fissa), oppure 06 164164 (a pagamento da rete mobile). Una volta ricevute (via sms o e-mail) le prime otto cifre del Pin, il cittadino le può compilare e inviare la domanda on line. • C.G.
L’invitodell’associazione scaligera
RenatoDella Bella multinazionali,che hannosempre beneficiatodiingentirisorse finanziarieechesiamosicuri, nonostanteil difficilemomento, hannola possibilitàdionorare i lorodebitiavantaggio dellafiliera deifornitori»,rimarca. Lemisure delGovernodasole non basterannoper sopperirealle necessitàdiliquidità che incomberàsulleaziendeitaliane, inparticolaresullePmi.«Da giorni stiamoattendendo il nuovo Decretocon le misuredi sostegno alleimprese,dato chequelle contenutenelDpcmdelloscorso 16marzo,il “Cura Italia”,nonsono sufficienti»,prosegue.«Da subito abbiamorichiamato l’attenzione sultema dellaliquidità perché senzacredito nonsi potrà ripartire.Fondamentale, alla ripresadelle attività,sarà la sinergiatra Governo, banchee imprenditoripercreare le condizioniminimea riattivare i processiproduttivi». Va.Za.
PRIMO PIANO
DOMENICA 29 MARZO 2020 IL MATTINO
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L’allarme globale: i controlli nel Padovano cervarese santa croce
«Positivi escono di casa» il sindaco scatena il caos L’allarme raccolto da Zaia, ma l’unico caso sospetto è stato subito smentito Campagnolo: «Attenzione elevata, volevo il test per tutti ma non si può fare» CERVARESE SANTA CROCE
Il sindaco di Cervarese Santa Croce, Massimo Campagnolo
Nella sua quotidiana conferenza stampa sull’emergenza Covid-19, ieri il presidente del Veneto Luca Zaia ha affermato che il sindaco di Cervarese Massimo Campagnolo l’aveva informato di dover controllare cittadini positivi che escono comunque di casa. Zaia ha definito queste persone «irresponsabili che con il loro comportamento rischiano di trasmettere il virus a cittadini che non stanno bene e potrebbero morire». Subissato da richieste di chiarimento dei concittadini preoccupati, Campagnolo ha dovuto correre ai ripari e ha chiarito la frase che ha innescato il pandemonio: «Devo controllare cittadini positivi che escono di casa». «Sono stato contattato da
Zaia dopo la richiesta che avevo inviato venerdì per eseguire un tampone a tutta la cittadinanza», spiega il sindaco. «Avevo bisogno del suo consenso, questo era il motivo della chiamata. Successivamente Zaia mi ha chiesto di aggiornarlo sulla situazione e gli ho manifestato i miei timori sulle persone positive ai domiciliari. Avevo segnalato alle autorità di vigilare perché avevo sospetti su una persona». Campagnolo aveva chiesto controlli ai carabinieri e alla polizia municipale perché da qualche giorno non vedeva l’auto di una persona positiva parcheggiata, come il solito, davanti a casa. «Dai controlli risulta che questa persona ha prestato l’automobile a un parente per interventi di manutenzione visto che non poteva uscire»,
chiarisce Campagnolo. «Questo per dire il livello di attenzione che come sindaco ho nel gestire questa tremenda emergenza». Dopo le parole di Zaia in conferenza stampa il cellulare del primo cittadino di Cervarese Santa Croce ha iniziato a squillare ininterrottamente. «Si tratta di cittadini che dopo la frase si Zaia volevano sapere il nome di questi positivi», aggiunge Campagnolo. «Nel comune ne abbiamo una quindicina e una trentina sono le persone in quarantena fiduciaria. La mia richiesta al governatore della Regione e al direttore generale dell’Usl 6 Euganea di poter eseguire uno screening test sul coronavirus su tutti gli abitanti del comune, aveva lo scopo di scovare chi potrebbe aver contratto il virus in forma asintomatica. Test che
non mi è stato autorizzato». La richiesta del sindaco Campagnolo, che non è il solo tra i colleghi a voler capire con esattezza le dimensioni del contagio tra i cittadini, era quella di attivare un’alternativa al tampone mediante il test fornito dalla ditta New Art Laboratories. «Lo screening non avrebbe avuto scopi diagnostici», spiega il primo cittadino. «Sarebbe stato eseguito da personale sanitario qualificato appartenente ad associazioni di volontariato quali la Croce Rossa Italiana, la Croce Verde e personale infermieristico in pensione. L’onere per l’acquisto del kit anticorpale, per individuare le persone asintomatiche, sarebbe stato a totale carico del comune di Cervarese Santa Croce». – GIANNI BIASETTO
abano e montegrotto
san giorgio delle pertiche
I vigili raddoppiano le forze e da domani arriva il drone
Via ai primi controlli dall’alto «Ma solo su aree pubbliche»
Oggi due turni di servizio per tenere sotto controllo sia le strade che le aree verdi Venerdì quattro denunce per uscite non giustificate
Otto piloti guidano i droni che diffondono anche un messaggio audio di avviso Scattolin (Federazione) accusa «Deriva preoccupante»
MONTEGROTTO TERME
SAN GIORGIO DELLE PERTICHE
Sarà una domenica impegnativa per la Polizia locale di Abano e per quella di Montegrotto che sono pronte a una giornata di controlli per evitare che la gente si sposti senza un valido motivo. A Montegrotto gli sforzi saranno raddoppiati. «Solitamente di domenica abbiamo un solo agente in servizio alla mattina», spiega il comandante Maurizio Cavatton. «Oggi saranno due i vigili in azione e saranno due le fasce di lavoro: una mattutina e una pomeridiana. Credo che sia il caso di raddoppiare gli sforzi, essendo questa una fase cruciale. Controlleremo le strade, ma anche i parchi, le aree verdi e Villa Draghi». Non sarà da meno la Polizia locale di Abano. La comandante Francesca Aufiero ha confermato il proposito di mettere in strada una pattuglia alla mattina e un’altra di pomeriggio. «I miei agenti monitoreranno strade e parchi», spiega. «Poi da lunedì (domani OES) partirà la sorveglianza della città anche con l’utiliz-
Droni antivirus in azione contro i furbetti delle passeggiate. Ma il test, voluto dal sindaco Daniele Canella, vice presidente della Federazione dei Comuni del Camposampierese, non è piaciuto al presidente della Federazione Stefano Scattolin. A guidare i droni sono stati i piloti della “Rescue Drones Network ODV”, organizzazione di volontariato che ha schierato tre team con otto specialisti. I droni sono stati dotati di impianto di diffusione sonora e hanno diffuso un messaggio che informava i passanti delle riprese in corso, invitandoli a restare in casa. Le immagini catturate, attraverso i supporti tecnologici, sono arrivate in diretta alla sala operativa e sono state visionate dagli agenti federati. Ad assistere all’esercitazione c’erano anche il sindaco di Villa del Conte Antonella Argenti, il comandante della Polizia Locale Antonio Paolocci, il consigliere della Federazione Andrea Carnio e la Protezione Civile. «Le operazioni si sono svolte nel pieno rispetto del regolamento Enac», assicura Canella. «Sono state monitorate so-
Un posto di controllo della polizia locale di Abano (FOTO PIRAN)
zo del drone. Negli ultimi giorni non abbiamo mandato avanti denunce». Ieri gli agenti hanno monitorato varie zone del territorio, focalizzandosi in particolare su via Dei Colli. Quanto a irregolarità, per ora è avanti Montegrotto. «Venerdì pomeriggio abbiamo denunciato quattro persone su dieci fermate», spiega il comandante sampietrino Cavatton. «Uno stava andando a fare la spesa fuori comune. Un altro voleva andare a pagare un’assicurazione, quando avrebbe potuto svolgere l’operazione da
casa. Un terzo ha detto di doversi recare a controllare se è scattato l’allarme del suo negozio, ma come si sa gli allarmi sono collegati al cellulare e se scattano danno l’avviso. Infine abbiamo beccato due persone nella stessa auto che stavano andando a prendere il pane. In questo caso i due soggetti hanno un panificio sotto caso e la spesa la si fa uno solo per famiglia e non ci si muove di certo in due. Insomma tante scuse campate per aria, quasi inventate, tanto per andare a farsi un giro». — FEDERICO FRANCHIN
Il pilota incaricato fa decollare un drone a San Giorgio delle Pertiche
lo le aree pubbliche. In attesa di specifiche direttive circa la privacy e il trattamento dei dati personali è stato deciso, in questa fase iniziale, di limitarsi alla sola videoripresa in diretta senza salvare alcuna immagine né riprendere le aree private. Chi rispetta le disposizioni non ha nulla da temere, per tutti gli altri sarà un deterrente in più». «Abbiamo dato una spinta innovativa all’attività di controllo che finora è stata garantita ottimamente dalle forze dell’ordine», aggiunge Argenti. «Dopo questa esercitazione in tutti i dieci comuni si userà
questa tecnologia. Saranno circa 90 mila gli abitanti controllati anche a distanza». L’intento di Canella, terminata la fase di emergenza, è proseguire con servizi integrati ordinari. Nettamente contrario Scattolin, che intravede una deriva preoccupante: «È solo una sperimentazione decisa dai due sindaci, la Federazione non ha sposato nessun progetto», dice. Anche perché una nota del ministero dell’Interno giovedì ha precisato che l’impiego dei droni dovrà attendere l’esito delle consultazioni tra il dicastero e l’Enav. — GIUSY ANDREOLI
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DOMENICA 29 MARZO 2020 IL MATTINO
L’allarme globale: i contagi e le vittime
Altri 9 pazienti morti, si sale a 71 Contagiati in crescita del 7 per cento Il numero degli infettati conclamati è 2066, ma solo ieri si sono registrati ben 19 guariti, dimessi dall’ospedale Carlo Bellotto / PADOVA
Gli anziani sono stati anche ieri decimati dall’aggressività del virus, altri 9 morti tra Padova, Schiavonia e le case di riposo. Un’ecatombe. Sembra non ci sia fine per le persone più deboli e indifese, anche evidentemente dal punto di vista immunitario. Si conferma sempre di più la fragilità della case di riposo che ormai presentano dei numeri di persone decedute da far rabbrividire: 20 a Merlara, 10 a Monselice e due a Galzignano. Il virus spopola tra gli anziani e di conseguenza anche tra gli operatori che li accudiscono. Ieri hanno perso la vita due ospiti del pensionato di Merlara: Maria Edesso, 81 anni di Bovolenta, era ricoverata a Schiavonia e Cesarina Polidoro, 86 anni, di Boschi Sant’Anna (Verona) era rimasta nella struttura. Nel pensionato di Monselice è mancata Gemma Ravarotto, 96 anni, mentre l’altro ospite, Massimo Adolfo, 55 anni, con dei pregressi problemi di salute era ricoverato a Schiavonia. Due deceduti anche tra gli ospiti del pensionato di Galzignano: L.M.L. una donna di 86 anni di Abano Terme, che era rimasta nel proprio letto e un 93enne che invece è spirato nel reparto Covid di Schiavonia. Due decessi si registrano anche per due residenti di Vigodarzere, un 85enne che era ricoverato a Schiavonia e Luigina Rubo vedova Dario, 88 anni, era ricoverata in azienda ospedaliera. Oltre a lei a Padova è morto un altro paziente positivo al virus. IL TOTALE È DI 71 MORTI
Con i numeri di oggi il totale dei morti in provincia di Padova sale quindi a 71. Un
numero che pochi immaginavano dopo la morte, il 21 febbraio scorso della prima vittima di Vo’, Adriano Trevisan, 77 anni. E il bilancio non è sicuramente definitivo. Non lo è soprattutto per il numero delle persone che sono in terapia intensiva: 30 a Padova e 24 a Schiavonia. La speranza è che si ristabiliscano tutte, ma molte sono anziane e con il fisico indebolito. CONTAGI STABILI AL 7%
I contagi nella nostra provincia sono stati ieri di poco
Telefonata mattutina del presidente Zaia al Covid di Schiavonia «Ci dà la carica» superiori al 7 per cento. Rispetto a ieri c’è un nuovo caso a Vo’, ma rientra nella normalità ormai visto che siamo arrivati a 3 settimane dalla fine dell’isolamento e chi può esce dal paese per lavoro. Nella giornata di ieri sono stati dimessi e quindi guariti in 11 da Padova e 8 da Schiavonia. ZAIA TELEFONA AL COVID SCHIAVONIA
«Il presidente Luca Zaia telefona quasi ogni mattina in reparto per sapere come sta andando e ci sprona a proseguire nel nostro delicato lavoro». Le parole sono di un sanitario che svela la telefonata mattutina del presidente della Regione che chiama direttamente nel reparto Covid di Schiavonia. Un interessamento non così scontato - che fa piacere a chi è in trincea da settimane. Tra mille difficoltà, rischi e sacrifici dà forza sapere che il governatore c’è. —
Pazienti in terapia intensiva, ieri tra città e provincia di Padova si sono registrati nove decessi
Da otto giorni non stava bene, ma non era ricoverata. Poi, però, la situazione è precipitata all’improvviso ed è stata ricoverata urgentemente. La diagnosi di Covid-9 è arrivata però solo postuma: la signora era già spirata ieri mattina. Lo stesso aggravarsi improvviso delle condizioni di salute è avvenuto anche per uno dei suoi figli, che le abita accanto, e per sua moglie, che sono stati trasportati pure loro, sabato pomeriggio, all’ospedale padovano. Vigodarzere piange anche un altro suo concittadino: un uomo di 85 anni, che si trovava ricoverato all’ospedale di Schiavonia, sarebbe deceduto anch’egli nella giornata di ieri. ––
dUe lUtti a vigodarzere
Luigina Rubo assalita dal virus dentro la sua casa a Terraglione VIGODARZERE
Ieri è stato il giorno più brutto per la comunità di Vigodarzere dall’inizio della pandemia di Coronavirus: una donna è deceduta ieri mattina all’ospedale di Padova, un uomo invece a Schiavonia. Luigina Rubo, vedova Dario, aveva 88 anni: aveva dei problemi di salute e da qualche giorno però mostrava alcuni sintomi influenzali. È
stata ricoverata all’ospedale di Padova, dove sono giunti anche uno dei suoi figli e sua moglie. Le loro condizioni sono tutto sommato discrete, stando a quanto i medici hanno riferito alla figlia, rimasta a casa. La signora Luigina, madre di sette figli, viveva da sola, con molti di loro attorno: abitava infatti a Terraglione, con le case dei suoi cari che circondavano la sua.
«Non la vedevo da un mese e mezzo e non sono riuscito a salutarla un’ultima volta» racconta il figlio Claudio. «Per problemi di salute mi reco spesso in ospedale e temendo di poter contrarre il virus in ambiente ospedaliero, ho preferito evitare di frequentarla, per non rischiare di contagiarla. Purtroppo invece, sebbene lei non uscisse mai, il virus è arrivato lo stesso fin dentro casa sua».
Un’ambulanza attrezzata per soccorrere malati di coronavirus
CRISTINA SALVATO
Copia di promopress
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DOMENICA 29 MARZO 2020 MESSAGGERO VENETO
I CONTAGI IN FRIULI VENEZIA GIULIA PORDENONE
UDINE
TOTALI
1.436
GUARITI
229
RICOVERATI
282
DECESSI
87
GORIZIA TRIESTE
L’emergenza in FVG ITALIA data
casi totali
increm. giorn.
29-feb 01-mar 02-mar 03-mar 04-mar 05-mar 06-mar 07-mar 08-mar 09-mar 10-mar 11-mar 12-mar 13-mar 14-mar
1.128 1.694 2.036 2.502 3.089 3.858 4.636 5.883 7.375 9.172 10.149 12.462 15.113 17.660 21.157
240 566 342 466 587 769 778 1.247 1.492 1.797 977 2.313 2.651 2.547 3.497
ITALIA
FVG increm. positivi casi increm. increm. positivi 1 % (*) totali giorn. % (*)6 n.c. 1 1 27,0% 1.049 9 6 6 500,0% 13 50,2% 1.577 50,0% 18 9 3 20,2% 1.835 44,4% 21 13 4 22,9% 2.263 38,5% 28 18 5 23,5% 2.706 16,7% 39 21 3 24,9% 3.296 47,6% 53 31 10 20,2% 3.916 35,5% 89 42 11 26,9% 5.061 35,7% 110 57 15 25,4% 6.387 63,2% 110 93 36 24,4% 7.985 24,7% 148 23 10,7% 8.514 116 8,6% 236 10 22,8% 10.590 126 32,5% 271 41 21,3% 12.839 167 53,9% 90 16,9% 14.955 257 17,1% 44 19,8% 17.750 301
data
casi totali
15-mar 16-mar 17-mar 18-mar 19-mar 20-mar 21-mar 22-mar 23-mar 24-mar 25-mar 26-mar 27-mar 28-mar
24.747 27.980 31.506 35.713 41.035 47.021 53.578 59.138 63.927 69.176 74.386 80.539 86.498 92.472
FVG
increm. increm. positivi giorn. % (*)
casi increm. increm. positivi totali giorn. % (*)
3.590 3.233 3.526 4.207 5.322 5.986 6.557 5.560 4.789 5.249 5.210 6.153 5.959 5.974
347 386 394 462 599 656 790 874 930 992 1.139 1.223 1.317 1.436
17,0% 13,1% 12,6% 13,4% 14,9% 14,6% 13,9% 10,4% 8,1% 8,2% 7,5% 8,3% 7,4% 6,9%
20.603 23.073 26.062 28.710 33.190 37.860 42.681 46.638 50.418 54.030 57.521 62.013 66.414 70.065
46 39 8 68 137 57 134 84 56 62 147 84 94 119
15,3% 316 11,2% 346 2,1% 347 17,3% 416 29,7% 522 9,5% 555 20,4% 666 10,6% 738 6,4% 771 6,7% 848 14,8% 911 7,4% 954 7,7% 1.027 9,0% 1.120
* al netto di guarigioni e decessi
Meno della metà della mortalità lombarda Picco dei contagiati registrato mercoledì Il confronto tra i dati del Friuli Venezia Giulia e quello delle altre regioni dimostra la minore incidenza del virus a livello locale ra stabilmente il 10%, oltre il triplo dei valori registrati in CiIn Italia il picco dei contagi è na e a livello mondiale prima stato già raggiunto? E in Friuli dell’arrivo del virus in Italia. A Venezia Giulia, anche qui la condizionare pesantemente, e curva ha incominciato la sua in negativo, questo dato è anfase discendente? E prima an- cora la Lombardia, dove la cora: come spiegare il 10% di mortalità sfiora addirittura il vittime che conta l’Italia e le 14%. In Friuli Venezia Giulia forti differenze tra regione e re- ci attestiamo su un più contegione? Qualche risposta in nuto 5,7%, nel vicino Veneto più, forse, si poco al di sopuò ottenere pra del 4%. leggendo più Il tasso dei decessi Guardando approfondita- in Fvg si attesta al 5,7% all’estero, stumente l’evolupiscono in pozione dei nu- contro il 14% di Milano sitivo, ma alimeri che di e il 4% del Veneto mentano nuogiorno in giorvi interrogatino fornisce la vi sul caso itaProtezione Civile, con il suo liano, i dati della Germania, bollettino serale, atteso col fia- dove la mortalità si assesta fito sospeso dagli addetti ai lavo- nora attorno allo 0,5%. ri e dai milioni di italiani chiusi in casa nella speranza che l’of- VITTIME E TAMPONI fensiva del virus cominci a per- Spiegare queste differenze è dere di forza. impresa ardua per medici e scienziati, impossibile per un LA MORTALITÀ semplice articolo di giornale. Uno dei dati più discussi in que- Di sicuro, però, analizzando i sta drammatica fase è l’eleva- dati balzano all’occhio anche tissima mortalità provocata altre differenze. Su tutte queldal virus in Italia: da qualche la relativa ai tamponi: in Lomgiorno la percentuale di morti bardia, a fronte di oltre 10 mirispetto ai casi (ufficiali) supe- lioni di abitanti e dei più gravi Riccardo De Toma / UDINE
La Lombardia è la regione d’Italia con il maggior numero di contagi
focolai italiani, ne sono stati fatti finora 96 mila, il 38% dei quali ha dato esito positivo. Una percentuale elevatissima, segno che finora – ma negli ultimi giorni si è incominciato a cambiare rotta – i tamponi sono stati fatti soltanto in presenza di una sintomatologia rilevante. Tutt’altra strada ha scelto il Veneto, dove Luca Zaia ha fatto un ricorso molto maggiore ai test, tanto che degli 84 mila seguiti (solo 11 mila in meno rispetto alla Lombardia) so-
lo il 9% ha dato esito positivo. Il Friuli Venezia Giulia, con 12 mila tamponi eseguiti, ha un rapporto tra test e abitanti molto vicino a quello lombardo, ma la percentuale di esiti positivi (l’11%) non si discosta molto dal Veneto. A conferma che l’epidemia, almeno finora, ha colpito di meno la nostra regione rispetto ad altri territori italiani. IL CASO LOMBARDIA
Quanto alle polemiche sul nu-
mero dei test, è possibile che guarda il famoso picco. Prima un maggiore ricorso ai tampo- di domandarsi se sia stato o ni consenta di individuare pri- meno raggiunto, forse sarebma i malati e di limitare il con- be il caso di spiegare cosa si intagio. Ma è una strada sosteni- tende per picco. Se con la parobile con i numeri della Lombar- la si intende in numero massidia? Difficile rispondere. È mo di nuovi contagi registrati molto probabile però che il nu- nella singola giornata, è auspimero reale di contagi in Lom- cabile che a livello nazionale bardia sia sensibilmente supe- sia stato toccato sabato 21 marriore ai 40 mila fin qui emersi zo, quando l’incremento fu di dai test, e que6 mila 557 casto spiega almesi rispetto al no in parte le Il rapporto tra numero giorno precepunte di morta- di test effettuati e dente. Nelle lità toccate in quattro giorquella regione. abitanti in regione nate successiNon a caso la è tra i più alti d’Italia ve la prima veGermania, dora inversione ve come detto di tendenza, la mortalità è bassissima, viag- con valori compresi tra i 4 mila gia già attorno a quota 500 mi- 800 e i 5 mila 600 casi, prima la tamponi, circa 100 mila in degli incrementi di giovedì, vepiù dell’Italia, nonostante l’epi- nerdì e ieri, quando il valore è demia sia scoppiata con dieci oscillato attorno a quota 6 migiorni di ritardo rispetto al no- la. La tendenza sembra comunstro Paese e i casi ufficialmen- que al ribasso, sebbene il nute registrati siano oggi meno mero dei nuovi contagi sia andella metà rispetto a quelli del cora molto superiore a quello bollettino della Protezione ci- delle guarigioni e anche, purvile. troppo, della somma tra guarigioni e decessi, tanto che il nuIL PICCO mero di “attualmente positivi” continua ad aumentare a un L’altro grande interrogativo ri- ritmo giornaliero di 3 mila
PRIMO PIANO
DOMENICA 29 MARZO 2020 MESSAGGERO VENETO
TRIESTE
452
PORDENONE
362 PORDENONE
UDINE
530
GORIZIA
3
UDINE
85
GORIZIA TRIESTE
L’emergenza in FVG
CASI, TAMPONI, MORTALITA': ITALIA, LOMBARDIA, VENETO E FVG A CONFRONTO dati al 27 marzo 2020
casi totali decessi mortalità tamponi eseguiti tamponi positivi tamponi/1.000 abit.
500-4 mila 000 unità. Se il picco è riferito a questo valore, quello dei positivi attuali, prima di raggiungerlo e di iniziare a vedere una riduzione dei ricoveri e degli isolamenti domiciliari ci vorranno ancora diversi giorni, probabilmente settimane. QUI FRIULI VENEZIA GIULIA
Se l’Italia, proiettata ormai verso la soglia dei 100 mila test positivi, offre un campione statistico molto ampio e con un andamento più prevedibile, le piccole dimensioni del Friuli Venezia Giulia e il valore basso in termini assoluti dei casi registrati in regione, mille 436, sono invece un campo d’indagine molto più soggetto a oscillazioni statistiche. Difficile dire quindi se l’incremento di 147 casi registrato mercoledì 25 marzo rappresenti il nostro “record” di nuovi casi giornalieri, tanto più che valori molto vicini (e più alti in termini di incremento percentuale) si erano toccati il 19 e il 21 marzo. Su un campione così esiguo, inoltre, pesano maggiormente eventuali sfasamenti relativi ai tempi di lavorazione dei tamponi. Da segnalare, inoltre, che i primi casi in regione risalgono al 29 febbraio, nove giorni dopo all’inizio dell’epidemia nel lodigiano e nel padovano. I tempi rispetto all’andamento nazionale, fortemente condizionato dai dati lombardi, sono pertanto spostati in avanti. E ulteriori impennate, purtroppo, non si possono escludere considerato come il trend sia difficile da calcolare aritmeticamente. — © RIPRODUZIONE RISERVATA
ITALIA
LOMBARDIA
VENETO
FVG
86.498 9.134 10,6% 394.079 21,9% 6,5
37.298 5.402 14,5% 95.860 38,9% 9,5
7.497 313 4,2% 83.267 9,0% 17,0
1.317 76 5,8% 11.841 11,1% 9,8
Mattia Pertoldi / UDINE
l’andamento quotidiano
Tornano a crescere leggermente, sia a livello numerico sia di percentuale, i contagiati in Friuli Venezia Giulia, ma soprattutto, ieri, è stata la giornata con, purtroppo, il numero record di decessi in regione, ben 11 in appena 24 ore. Partiamo con la cifra dei nuovi casi di positività cresciuti del 9% – venerdì era stato del 7,6% e giovedì del 7,4% – rispetto alla giornata precedente. I positivi, infatti, salgono a mille e 436 persone con un balzo in avanti di 119 casi. Udine resta la provincia con la quantità più alta di contagiati e cioè 530 (+43 rispetto a venerdì), seguita da Trieste con 452 (+41), Pordenonese con 362 (+30) e Gorizia con 85 (+6). Il dato veramente negativo è, come accennato, quello legato ai decessi considerato come se ne siano registrati ben 11 – record da inizio pandemia – in una sola giornata. A pagare il conto maggiore è Trieste con 51 persone scomparse (in aumento di 6 rispetto a due giorni fa), poi c’è Udine con praticamente la metà dei morti (26 e una crescita di 3 persone), Pordenone (9 e un aumento di 2) e infine Gorizia sempre ferma a un solo decesso. Notizie migliori, invece, arrivano dal dato relativo ai pazienti ricoverati nei nosocomi del Friuli Venezia Giulia e da quello complessivo dei guariti. Per quanto riguarda le ospedalizzazioni, nel dettaglio, queste sono pari a 282 pazienti (+3 rispetto
Ieri è stato il giorno col record dei decessi i morti sono undici Il bilancio sale a 87 di cui 51 nella provincia di Trieste Torna ad aumentare il trend dei casi positivi: sono 1.436
Il collegamento del vicepresidente Riccardi con alcuni sindaci del Friuli Venezia Giulia
a ieri), di cui 223 nei reparti di Malattie Infettive (+1) e 59 (+2) in quelli di Terapie intensiva (comprensivi di 5 pazienti trasferiti dalla Lombardia). Le persone in isolamento domiciliare sono diventate invece 838, in aumento di 90 pazienti rispetto a ieri. Non
male infine, come accennato, anche il conto dei guariti. Questi, nel dettaglio, salgono a quota 229 (+15 in un giorno), mentre quelli “ufficiali”, cioè con doppio tampone negativo a distanza di una settimana sono diventati 76 (+11 rispetto a venerdì).
A proposito di territorio, inoltre, ieri il vicepresidente, con delega alla Salute, Riccardo Riccardi si è rivolto ai sindaci del Friuli Venezia Giulia ricordando il lavoro svolto da inizio-crisi. «Se non ci fossimo attrezzati a livello di pianificazione per affrontare que-
sta emergenza – ha spiegato – non saremmo stati in grado di dare un importante aiuto alle strutture sanitarie della Lombardia ricoverando nelle nostre Terapie intensive una serie di pazienti gravi affetti da coronavirus». Affrontando il tema delle protezioni individuali, Riccardi ha rimarcato come il Governo centrale abbia inserito le forniture tra i compiti della gestione commissariale nazionale. «Da questa scelta finora non si sono visti in tutto il Paese risultati incoraggianti – ha continuato Riccardi –. Per questo motivo ogni Regione ha cercato di muoversi per proprio conto, come abbiamo fatto noi con un bando per l’acquisto di mascherine destinate alla popolazione e prodotte dalle aziende del territorio». Riccardi, ribadendo la decisione di affidare ai Comuni le modalità di distribuzione delle mascherine, ha manifestato la piena disponibilità al confronto con i sindaci «nel rispetto del principio di sussidiarietà che anima l’azione della Regione». Da un punto di vista clinico, il vicegovernatore ha spiegato che in Friuli Venezia Giulia l’età media delle persone decedute a causa del coronavirus è di 83 anni e la mortalità è determinata anche dalla presenza di altre patologie. Infine, sulla questione relativa alle residenzeper anziani, la strategia della Regione, dove possibile, è quella del contenimento e della cura delle persone all’interno delle strutture attraverso un’unità specializzata —. © RIPRODUZIONE RISERVATA