RASSEGNA STAMPA DEL 24 MARZO 2020

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MARTEDÌ 24 MARZO 2020 CORRIERE DELLE ALPI

PRIMO PIANO

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L’allarme globale: manodopera e imprese

Moretti Polegato: sì alle scelte del governo L’imprenditore: «Ben vengano se servono per accelerare l’uscita dall’emergenza». Dono di un milione alla Regione TREVISO

Mario Moretti Polegato, assieme al figlio Enrico, dona un milione alla Regione Veneto per contribuire ad affrontare l’emergenza sanitaria. «Serve uno sforzo straordinario», spiega mister Geox, «in un momento straordinario». E se è necessario anche chiudere le fabbriche, si faccia: «Ci adeguiamo alle iniziative che vengono prese dal governo. Se servono per accelerare l’uscita da questa situazione, ben vengano». In mezzo ai fulmini scagliati dai vari livelli confindustriali contro il governo in queste ore, una posizione molto distante, netta, che spicca anche per pacatezza dei toni. Dice che «siamo proprio noi imprenditori», Polegato, «a dover contribuire di tasca nostra per realizzare nuove strutture ospedaliere nel più breve tempo possibile». E così, dopo quanto fatto nei giorni scorsi da altri capitani d’industria veneti (dai Benetton alla famiglia Zoppas), anche in casa Lir si è deciso che serve una mano, forte, concreta: Mario e il figlio Enrico, presidenti rispettivamente di Geox e Diadora, hanno donato alla Regione Veneto un milione di euro per far fronte all’emergenza coronavirus. «In questo momento storico che stanno vivendo l’Italia e il Veneto – spiega Mario Moretti Polegato – è un dovere morale sostenere i nostri medici e infermieri, ogni giorno in prima linea, nella lotta contro un nemico invisibile eppure tanto temibile che ci rende tutti uguali, vulnerabili, inermi. Con questo gesto vogliamo anche esprimere la nostra vicinanza e il nostro sostegno a tutte le singole persone, e alle loro famiglie, che soffrono e che stanno combattendo il virus». L’urgenza è uno dei concetti sui quali Polegato insiste maggiormente: «Vanno realizzate – dice – nuove strutture ospedaliere nel più breve

tempo possibile. Qui non si ragiona su programmi a medio o lungo termine, bisogna agire immediatamente per alleggerire la sofferenza delle persone e arrivare in tempi più veloci possibili ad avere ciò che serve a questo scopo». Gli chiediamo: lei parla di realizzare nuove strutture, cosa non semplice. Giusta, quindi, la strada di affidare poteri straordinari a figure

«Un dovere morale sostenere i nostri medici e infermieri, ogni giorno in prima linea» come i commissari dell’emergenza? «L’importante è fare, non perdersi nella burocrazia e nella confusione. Lavoriamo con uno sforzo unitario». Il presidente di Geox – ringraziato ieri pubblicamente da Luca Zaia per la sua donazione – spera che tra gli imprenditori si scateni quella che in questi casi si definisce “gara di solidarietà”: «Dobbiamo essere in prima linea, soprattutto noi. Il mio pensiero in questi giorni terribili va al dolore degli anziani, ai quali siamo altamente riconoscenti; alle persone che hanno perso i lori cari senza neppure la possibilità di un saluto; anche ai giovani, che rappresentano il nostro futuro e che in questi giorni, invece che stare a scuola, tra i compagni e gli insegnanti, sono costretti a restare a casa. Siamo in una situazione straordinaria e per questo serve uno sforzo straordinario: da parte dello Stato, ma in particolare da tutti noi imprenditori». E se lo sforzo significa anche tenere chiuse fabbriche e reti di vendita fino al 3 aprile – sperando che basti – «ben venga, ci adeguiamo, se serve ad accelerare l’uscita da questa situazione dolorosa». — FABIO POLONI © RIPRODUZIONE RISERVATA

Fabbricazione di mascherine negli stabilimenti della Miroglio Group ad Alba, in Piemonte. Dall’alto Mario Moretti Polegato e Gian Luca Rana

L’amministratore delegato Gian Luca Rana: «Un piano da 2 milioni i lavoratori stanno garantendo gli approvvigionamenti alimentari»

Rana aumenta le paghe del 25% «Al fianco dei nostri dipendenti» IL CASO Nicola Brillo

U

na maggiorazione del 25% dello stipendio e contributi per babysitter. L’azienda veronese fondata da Giovanni Rana ha varato una serie di misure a favore dei propri dipendenti, che continuano a lavorare in questo periodo. Il pastificio veronese ha previsto un piano straordinario di aumenti salariali del

valore di 2 milioni di euro, come speciale riconoscimento dell'impegno dei 700 dipendenti presenti nei cinque stabilimenti in Italia. «Il Pastificio Rana vuole essere al fianco dei dipendenti e di sostegno alle loro famiglie in un momento di forte disorientamento, non solo lavorativo», spiega l’ad Gian Luca Rana. «I lavoratori stanno garantendo, anche in questo momento così difficile, la continuità negli approvvigionamenti alimentari». Tra le iniziative intraprese

da Rana nei cinque stabilimenti italiani c’è una maggiorazione dello stipendio del 25% per ogni giorno lavorato e un ticket mensile straordinario di 400 euro per le spese di babysitting. Il piano, che decorre retroattivamente dal 9 marzo, coprirà anche il mese di aprile. La società veronese ha inoltre deciso di stipulare una polizza assicurativa a favore di tutti i dipendenti, compresi quelli in smart working, in caso di contagio da Covid-19, a integrazione del rafforzamento delle procedure

di sicurezza e prevenzione già messe in atto dall'azienda per fronteggiare l'emergenza in corso. Nei giorni scorsi l’amministratore delegato di Pastificio Rana ha donato 400.000 euro per l'acquisto di apparecchiature per la ventilazione assistita. «Diamo un aiuto concreto al sistema sanitario del Veneto e ai suoi straordinari professionisti impegnati in uno sforzo senza precedenti per fronteggiare la diffusione del Coronavirus», ha spiegato in una nota Rana. Le attrezzature sono destinate all'ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar e all'Ospedale Pederzoli di Peschiera del Garda. La famiglia Rana, insieme a tutti i dipendenti e collaboratori del Pastificio Rana ha espresso «la più profonda gratitudine verso tutti coloro i quali sono impegnati in prima linea per affrontare questa emergenza». — © RIPRODUZIONE RISERVATA

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MARTEDÌ 24 MARZO 2020 CORRIERE DELLE ALPI

PRIMO PIANO

L’allarme globale: il fronte sanitario

Tamponi di massa, via alla campagna «Diecimila test al giorno entro aprile» Modello Veneto contro quello lombardo: test a quota 65 mila, già in isolamento quasi tre persone per ciascun ospedalizzato rus non è uscito da quel paese, costretto a due settimane di “quarantena”. Avessero applicato lo stesso provvedimento in val Brembana invece di correre allo stadio per la magica Atalanta, forse la strage non sarebbe stata così cruenta nel Bergamasco. Chi avesse dubbi, legga questi numeri, riferiti a domenica scorsa: il Veneto ha fatto 57000 tamponi (65 mila ieri), l’Emilia 28000 e il Piemonte 13000. Nella nostra regione ci sono in isolamento domiciliare 2, anzi quasi 3 persone per ogni ospedalizzato mentre in Emilia e Piemonte il rapporto è quasi paritario. Tirate le somme: il Veneto domenica piangeva 169 morti, l’Emilia 819 e il Piemonte

Albino Salmaso / VENEZIA

Luca Zaia non molla. Cavalca l’onda dei 65 mila tamponi, record in Italia, e conferma la sua ordinanza sullo stop ai supermercati alla domenica, con la passeggiata fino a 200 metri da casa. Il premier Conte si deve rassegnare: in Veneto il Doge della Lega rivendica pieni poteri e non teme ricorsi al Tar e alla Consulta. Città deserte, paesi senza vita, chiese vuote: tutti a casa a sconfiggere il Covid19. Cani aggressivi come leoni in gabbia sulle terrazze? No problem, l’ordinanza resta in vigore. «Grazie, so che i veneti mi ascoltano», dice il governatore che lancia al governo la sfida più ambiziosa, sul piano della prevenzione: i tamponi di massa per scovare il virus cinese tra 5 milioni di persone. E se a Roma gli esperti del ministro Speranza dicono che lo screening di massa non è così decisivo perché il contagio può scattare il giorno dopo il tampone negativo, lui q in Veneto imbocca la strada opposta, che sta dando buoni risultati. IL TEAM DI ESPERTI

Da sinistra Luca Zaia, Andrea Crisanti e Stefano Merigliano durante la conferenza stampa di ieri a Marghera

LA SCHEDA ULSS 2 ULSS 4 ULSS 1 ULSS 3 Veneto ULSS 5 ULSS 6 ULSS 7 ULSS 8 ULSS 9 Regione Marca Dolomiti Trevigiana Serenissima Orientale Polesana Euganea Pedemontana Berica Scaligera del Veneto

Medico

8

20

25

5

Medico Specializzando/Tirocinante

0

Studenti (medici o infermieri)

0

Assistente Sanitario Infermiere

9

12

1

0

1

0

7

0

0

44

87

18

4

7

19

0

36

4

Tecnici della prevenzione

0

0

4

1

Altre figure sanitarie

0

0

1

Personale amministrativo

5

0

4

TOTALE PERSONALE COINVOLTO 99

119

96

13

12

16

13

121

10

2

0

4

30

36

0

0

0

43

45

30

22

20

277

6

16

19

7

21

128

3

14

2

0

4

28

1

1

14

10

4

0

31

1

3

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2

2

2

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16

30

162

77

51

64

714

Non sono incluse le attività di vigilanza sui luoghi di lavoro per la verifica delle applicazioni delle misure di contenimento

la campagna

Usl Treviso, esami a tappeto positivo più di uno su sette Ricoverato anche un medico di Psichiatria, ma i colleghi e i collaboratori del reparto ancora in attesa di verifica da più di una settimana TREVISO

Quasi il 16 per cento (15,7) delle persone sottoposte a tampone, tra personale sanitario dell’Usl 2 e non, è risultato positivo. Più di uno su 7, un dato

significativo. A ieri infatti sui 7.000 esaminati, per 1.100 il responso ha documentato l’entrata in circolo nell’organismo del Covid-19. Positivo anche un medico della Psichiatria ricoverato al Ca’ Foncello, nonostante ciò molti operatori e collaboratori del reparto, in stato di comprensibile apprensione, sono in attesa da più di una settimana di essere testati. Il piano di esecuzione a tappeto dei tamponi sui dipenden-

ti dell’azienda sanitaria è iniziato ieri in tutte le sedi ospedaliere. Si tratta di un nuovo step della campagna di screening esteso voluta dal presidente della Regione, Luca Zaia, al fine di identificare i positivi asintomatici per ridurre quanto più possibile il numero di nuovi contagi. «Siamo partiti con l’effettuazione di circa 200 tamponi al giorno da parte dell’équipe di Microbiologia, per arrivare ai circa 1.000 tam-

283. I positivi complessivi: Emilia 8500, Veneto 5500, Piemonte 4800. La Lombardia invece è fuori controllo, con 3800 morti. IL MESSAGGIO DEGLI SCIENZIATI

EMERGENZA COVID-19 - personale coinvolto nelle attività del Dipartimento di Prevenzione, suddiviso per figure professionali (rilevazione del 22.3.2020)

CROMASIA

Al suo fianco ha il rettore dell’Università di Padova, Rosario Rizzuto; il presidente della scuola di medicina Stefano Merigliano e il professor Andrea Crisanti, direttore dipartimento di medicina molecolare e docente di epidemiologia e virologia dell’Azienda Ospedaliera. E’ uno degli scienziati rientrati in Italia dopo una lunga esperienza in Inghilterra, il più tenace e convinto sostenitore della “zona rossa” per isolare il contagio. La sua ricetta funziona. A Vo’ c’è stata la prima vittima in Italia con Adriano Trevisan, stroncato il 21 febbraio dal Covid19, ma il vi-

Zaia conferma: supermercati chiusi alla domenica e passeggiate fino a 200 metri da casa

poni al giorno attuali – sottolinea il direttore generale dell’Usl 2, Francesco Benazzi. L’équipe del dottor Rigoli, cui va un sentito ringraziamento, lavora attualmente h24 su turni di otto ore, con una linea di lavoro dedicata per le urgenze». Da qualche giorno l’Usl ha attivato anche i test rapidi, attualmente in fase di sperimentazione nel pronto soccorso di Treviso. Questi test permettono di accorciare notevolmente il tempo di risposta: in un’ora, infatti, si conosce l’esito. «Ne abbiamo fatti 113, tutti su pazienti sintomatici, con 52 positività rilevate» spiega. Per quel che riguarda gli ospedali, è prevista l’effettuazione del tampone agli operatori di tutte le Unità Operative non ancora testati. Complessivamente, fa sape-

Mai come ieri a Venezia le parti si sono rovesciate, con gli scienziati a dettare la linea e il governatore pronto ad assecondare le loro strategie, anche se la priorità è una sola: salvare gli anziani nelle case di riposo. Bisogna però intendersi sui numeri. I 20 mila tamponi al giorno sono un miraggio. «Ne facciamo 2500 al giorno, arriveremo a 4 mila la prossima settimana e poi a 10 mila entro aprile», spiega il professor Crisanti. Il rettore Rosario Rizzuto, spiega perché l’ateneo ha messo a disposizione tutti i laboratori nell’analisi dei test:

re la direzione sanitaria, saranno fatti circa 300 tamponi al giorno, distribuiti tra le varie strutture. Il programma ha l’obiettivo di identificare precocemente le eventualità positività in operatori asintomatici. Per quanto riguarda, invece, i pazienti ospedalieri, i tamponi vengono eseguiti dai diversi

Il direttore generale Benazzi: mille esami al giorno, al lavoro h24 su turni di otto ore» reparti, in particolare pronto soccorso, Malattie Infettive, Pneumologia, Medicina, Geriatria al fine di diagnosticare i quadri clinici indicativi di Co-

«Siamo di fronte alla pandemia del secolo, il più grande shock per il Paese dopo la seconda guerra mondiale». Il preside di Medicina spiega la sinergia avviata con la Regione: «Si parte da Padova per i test del coronavirus, grazie alla Croce rossa che ha messo in campo 15 squadre per il controllo dei pazienti a domicilio. 400 studenti sono pronti per i tirocini sul territorio, ma la novità arriva dalla delegazione cinese che ha vistato Padova, Firenze e Milano. Sono tornati a Wuhan per copiare le nostre terapie semintensive, una via di mezza con la rianimazione: grazie ai caschi noi salviamo le persone», ha detto il professor Merigliano. Ma cos’ è questo tampone? Si tratta di un monoclonale anticorpale, un sistema diagnostico di uso domestico. La Regione ne ha ordinati 500 mila. Funziona così: basta una puntura su un dito e dalle tracce di sangue e il kit è in grado di rilevare, in un quarto d'ora o poco più, la presenza degli anticorpi del Covid-19. Questo permette di sapere se un soggetto ha contratto il virus tempo fa, è rimasto asintomatico o con pochi sintomi, poi si è negativizzato. I FARMACI

Ultimo capitolo: i farmaci. Domenico Mantoan, presidente dell’Aifa, ha premuto sull’acceleratore per dare il via libera alla sperimentazione dell'Avigan, il farmaco antinfluenzale usato in Giappone contro il virus, protagonista nelle ultime ore di un video sul web nel quale si dice che l’antivirale è efficace se somministrato ai primissimi sintomi. Missione compiuta: alle 17 arriva la conferma da Roma. — © RIPRODUZIONE RISERVATA

vid. «Già dall’avvio del focolaio epidemico di Covid – sottolinea la direzione dell’Usl 2 – vengono regolarmente sottoposti a tampone tutti gli operatori ospedalieri entrati in contatto con un malato, come da protocollo regionale. Sul fronte territoriale, analogamente a quanto avviene in ospedale, sono attivi i programmi con tamponi di sorveglianza del personale che opera a livello distrettuale (Adi, Case di riposo etc), che sono entrati in contatto con un soggetto positivo. Da sabato scorso vengono sottoposti a tampone i medici e i pediatri di base, medici della continuità assistenziale e farmacisti per un totale di circa cento al giorno. A sabato 21 marzo su 81 medici di famiglia, solo un positivo. — Copia di promopress


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Primo Piano

Martedì 24 Marzo 2020 www.gazzettino.it

L’emergenza Covid-19 IL QUADRO VENEZIA Due le soglie superate ieri in Italia: quella dei 50mila malati (sono 50.418), e quello delle 6mila vittime (sono 6.077). Il trend a livello nazionale è in leggero calo e così pure in Lombardia. «Oggi possiamo dire che è una giornata positiva», sospira l’assessore lombardo al Welfare, Giulio Gallera. Non è così in Veneto, dove preoccupa l’aumento di casi di Verona, ormai secondo “cluster” dopo Padova, e dove il numero di ricoverati sfiora le 1600 unità. «Dimensioni di due begli ospedali di provincia», ha detto il governatore del Veneto, Luca Zaia. Che ha invitato i cittadini a rispettare i divieti perché «in Veneto non ne siamo ancora usciti, siamo preoccupati».

ITALIA Troppo presto per dire che la curva si è arrestata, ma per il secondo giorno consecutivo i numeri fotografano un’Italia in cui calano sia l’incremento dei malati che quello delle vittime di coronavirus. Dai dati della Protezione Civile è emerso che sono 3.780 i positivi in più in 24 ore, mentre domenica erano 3.957. Le vittime in un solo giorno sono state 601, mentre l’aumento domenica era stato di 651. 7.432 i guariti, 408 in più di domenica. «Domenica eravamo moderatamente ottimisti, avevamo detto che il trend era in calo e oggi (ieri, ndr) si conferma». Così l’assessore della Lombardia Gallera: «Forse è la prima giornata positiva di questo mese duro, durissimo». Per la prima volta in Lombardia, infatti, ieri sono diminuiti i ricoveri: dai 9.439 di domenica a 9.266.

VENETO In Veneto sono saliti a 5.638 i casi positivi al coronavirus con un aumento di 366 rispetto alla rilevazioni di domenica. Tra sabato e domenica i casi positivi erano stati di più, 463. E tra venerdì e sabato 572. Il calo, dunque, è sul nu-

L’OMS: «PER VINCERE DOBBIAMO ATTACCARE IL VIRUS CON TATTICHE AGGRESSIVE TESTANDO E ISOLANDO OGNI CASO SOSPETTO»

LA SPERIMENTAZIONE VENEZIA L’azienda produttrice è molto prudente e l’Agenzia italiana del farmaco è altrettanto cauta. Ma tutti vogliono provare questo antivirale giapponese dall’impronunciabile nome di Favipiravir (va meglio con la denominazione commerciale: Avigan), a cominciare dal Veneto. Per cui ieri l’esultanza è stata politicamente e geograficamente trasversale all’annuncio del ministro Roberto Speranza sull’imminente sperimentazione del medicinale giapponese: «Nei prossimi giorni i protocolli saranno resi operativi, come già avvenuto per le altre in corso».

L’EFFICACIA Pensare che la giornata non pareva iniziata sotto i migliori auspici, a sentire le dichiarazioni a Circo Massimo di Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità: «Tutti noi siamo attenti a segnali relativi a farmaci che possono essere efficaci, ma non vi è nessun dato che dimostri inconfutabilmente l’efficacia dell’Avigan». Sempre in mattinata, il governatore Luca Zaia ribadiva il rispetto per «leg-

Diminuiti i contagi, non i morti Zaia: «Non siamo ancora fuori» Sospiro di sollievo in Lombardia: «Trend in calo» `Altri 23 decessi in Veneto, ora preoccupa Verona In Italia superati i 50mila malati e le 6mila vittime Quasi 1600 ricoverati. «Dimensioni di due ospedali» `

601 I morti ieri in Italia da Covid-19, domenica sono stati 651

1599 I pazienti ricoverati in Veneto. Anche ieri i decessi sono stati 23

54 Il numero complessivo delle vittime in Friuli 930 i casi positivi

mero di positivi, ma non sui decessi né sui ricoveri. In isolamento domiciliare vi sono 15.376 persone, +1.108,- mentre il giorno prima l’incremento era stato più basso, +679. L’aumento dei morti è stabile: ieri i deceduti sono stati 210, 23 in più nel giro di ventiquattr’ore. E anche domenica, rispetto a sabato, erano stati 23. È per questo che Zaia mantiene la preoccupazione: «Non ne siamo ancora usciti». Tra l’altro se nel cluster di Vo’ non è segnalato nessun nuovo caso, preoccupa la situazione di Verona, dove sono ricoverati pazienti provenienti da Brescia. Il “cluster” più numeroso è quello di Padova (escluso i domiciliati di Vo’) con 1.312 casi positivi. Subito dopo viene Verona (1.147) e cresce anche Vicenza (720). Zaia ha così confermato l’ordinanza sui 200 metri per le passeggiate e sulla chiusura domenicale

Codogno

Il paziente 1 lascia l’ospedale «Così sono tornato a respirare» Il paziente 1 torna a casa e può finalmente tirare, letteralmente, un sospiro di sollievo: «Sono tornato a fare la cosa più bella e semplice: respirare», dice. Sono le prime parole dopo il risultato dell’ultimo tampone: negativo al maledetto coronavirus. Tra pochi giorni nascerà la sua prima figlia: la moglie, dimessa dall’ospedale nelle scorse settimane, è ormai al nono mese di gravidanza. Il caso di Mattia, il manager dell’Unilever, 37 anni, runner in buona forma fisica, arrivato al Policlinico San Matteo di Pavia nella notte tra il 21 e il 22 febbraio, dopo essere stato prelevato d’urgenza dal reparto di Rianimazione di Codogno,

ha permesso di individuare i primi focolai di coronavirus in Italia. Lui ha vinto la battaglia contro il Covid-19, ma in famiglia c’è stato anche un grave lutto: mentre era ricoverato, il podista lombardo ha saputo che il virus aveva portato via suo padre, Moreno. «È difficile fare un racconto di quello che mi è successo - ha detto ieri - Ricordo il ricovero in ospedale a Codogno, mi hanno raccontato che per 18 giorni sono stato in Terapia intensiva per poi essere trasferito nel reparto di Malattie infettive dove ho ricominciato ad avere un contatto con il mondo reale e a fare la cosa più semplice e bella, che è respirare».

Casi confermati (al 23.03 ore 17.00)

FONTE: REGIONE VENETO

Totale Regione Veneto con tampone positivo 5638(+366) 720 83 1013 262 Vicenza

Vo’

1147

Treviso

807

Verona Venezia 101 Domicilio fuori Veneto 113 Assegnazione in corso

210

deceduti

339

dimessi

1599

ricoverati

80

Rovigo

1312

Padova

15376 positivi + contatti in isolamenti Pazienti in area non critica

Strutture di ricovero Azienda Ospedale Università Padova 98 Az. Osp. Univ. Int. Verona - Borgo Roma 78 Az. Osp. Univ. Int. Verona - Borgo Trento 48 ULSS1 - Ospedale Belluno 44 ULSS1 - Ospedale Feltre 10 ULSS1 - Ospedale Agordo 6 ULSS2 - Ospedale Treviso 135 ULSS2 - Ospedale Oderzo 15 ULSS2 - Ospedale Conegliano 48 ULSS2 - Ospedale Vittorio Veneto 68 ULSS2 - Ospedale Castelfranco 28 ULSS2 - Ospedale Montebelluna 27 ULSS3 - Ospedale Mestre 54 ULSS3 - Ospedale Venezia 17 ULSS3 - Ospedale Mirano ULSS3 - Ospedale Dolo 67 ULSS3 - Ospedale Chioggia Ospedale Villa Salus 13 ULSS4 - Ospedale Jesolo 44 ULSS5 - Ospedale Rovigo 19 ULSS5 - Ospedale Trecenta ULSS6 - Ospedale Schiavonia 115 ULSS6 - Ospedale Cittadella 5 ULSS6 - Ospedale Camposampiero 1 ULSS7 - Ospedale Santorso 36 ULSS7 - Ospedale Bassano 29 ULSS7 - Ospedale Asiago 22 ULSS8 - Ospedale Vicenza 53 ULSS8 - Ospedale Noventa Vicentina 17 ULSS9 - Ospedale Legnago 39 ULSS9 - Ospedale San Bonifacio 7 ULSS9 - Ospedale di Villafranca 97 Ospedale Sacro Cuore Don Calabria-Negrar 46 Ospedale P. Pederzoli-Peschiera 19

Tot. Regione Veneto

Belluno

1305

Pazienti in terapia intensiva

34 18 36 6

21 11

7 14 7 14 13 1 12 5 23 1 6 6

LE REGIONI CHIEDONO L’ANTIVIRALE AVIGAN MA ANCHE L’AZIENDA PRODUTTRICE È CAUTA: «FINORA USATO SOLO PER L’INFLUENZA»

FAVIPIRAVIR Il farmacio è prodotto dalla giapponese Fujifilm

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FRIULI VENEZIA GIULIA 930 i tamponi rilevati positivi al coronavirus in Friuli Venezia Giulia con un incremento di 56 casi rispetto a domenica. Sette i decessi in più per un totale di 54. Le persone clinicamente guarite sono 78 e 27 quelle completamente guarite, mentre sono 49 i pazienti ricoverati in terapia intensiva, quindi 2 in più rispetto a domenica.

OMS Intanto il piano veneto dei tamponi ottiene l’approvazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. «Possiamo cambiare la traiettoria di questa pandemia - ha detto il direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus - Chiedere alle persone di stare a casa è un importante modo, ma per vincere dobbiamo attaccare il virus con tattiche aggressive, testando ogni caso sospetto, isolando ogni caso accertato, tracciando e mettendo in quarantena ogni persona che vi è stata a contatto». Alda Vanzan © RIPRODUZIONE RISERVATA

25 8 12 8 6

294

Farmaco giapponese, ok dell’Aifa al test «Ma le risposte solo fra 3-4 settimane» gi e autorizzazioni», ma al tempo stesso pungolava l’Aifa, presieduta dal veneto Domenico Mantoan: «Invito la comunità scientifica ad avere un approccio più liberale per la sperimentazione». Tuttavia mentre le ore passavano, in attesa della decisione degli esperti, la stessa casa farmaceuti-

dei supermercati: «Non è una prova muscolare, abbiamo fatto una verifica giuridica con l’ufficio legale della Regione». Il Dpcm di domenica si rifà a un precedente decreto che consente misure più restrittive. Il Codacons, intanto, ha inviato una diffida alla Regione Veneto affinché requisisca con urgenza posti letto in terapia intensiva e subintensiva presso tutte le cliniche sanitarie private presenti sul territorio, da destinare alla cura dei pazienti contagiati da coronavirus sia del Veneto sia di altre regioni d’Italia i cui ospedali hanno raggiunto il livello di saturazione.

ca frenava. «Fujifilm è al corrente della grave situazione che si sta verificando in Italia, tuttavia in questa fase l’azienda non è in grado di divulgare alcun piano per l’uso di Avigan in altri Paesi. Per valutare la sua efficacia e sicurezza nei confronti di Covid-19, Fujifilm prevede di avviare uno studio clinico in Giappone», dichiarava Mario Lavizzari, dirigente della divisione italiana del colosso nipponico, alludendo al fatto che finora il medicinale è stato «somministrato a coloro che sono stati infettati da una nuova influenza o dal riemergere delle infezioni del virus dell’influenza», mentre al momento «non esistono prove scientifiche

cliniche pubbliche che dimostrino l’efficacia e la sicurezza di Avigan contro Covid-19».

IL VIA LIBERA Poi nel pomeriggio è arrivato il via libera al test da parte della commissione tecnico-scientifica dell’Aifa, che ha annunciato di essere «impegnata nella valutazione di un programma di sperimentazione clinica per valutare efficacia e sicurezza di questo trattamento», pur precisando di agire «sulla base di preliminari e limitate evidenze». Zaia ha espresso soddisfazione per la decisione, ma con un’aggiunta significativa: «È giusto e corretto non dare facili speranze. Questa è infatti una sperimentazione scientifica». Ospite di Otto e mezzo, del resto, il direttore generale Nicola Magrini ha puntualizzato: «A mio avviso si è parlato un po’ impropriamente di questo vecchio farmaco antinfluenzale, l’Avigan, creando alte aspettative. Oggi, visti i dati preliminari disponibili, il comitato tecnico-scientifico ha pensato a uno studio sull’Avigan ma le risposte non arriveranno prima di 3 o 4 settimane». A.Pe. © RIPRODUZIONE RISERVATA.


II

Primo Piano

Martedì 24 Marzo 2020 www.gazzettino.it

I giorni del virus

Gli ospedali contano sei morti e altri due decessi fuori provincia Dopo tre giorni di contagi in calo, ieri `Un bollettino “nero” a Mestre, Dolo, il numero di nuovi casi è tornato a salire Chioggia e Jesolo. Il conto totale sale a 39

`

IL BILANCIO VENEZIA Due giorni di timida tregua e ieri il diluvio. Sei morti in un unico bollettino - il solito, funereo, appuntamento delle 17 con l’aggiornamento di Azienda Zero - Venezia e la sua provincia non li avevano mai visti in un unico giorno da quando, all’1.30 del 22 febbraio, era scoppiata la pandemia. È successo però ieri, in ventiquattr’ore che hanno ribaltato il cielo veneziano e fatto ricominciare la conta delle croci lasciate sul campo nella lotta al nemico invisibile, Covid-19. A macchiare ancora di più di sangue una giornata da tregenda come quella di ieri, con decessi negli ospedali di Mestre, Dolo, Chioggia e Jesolo, anche le notizie da fuori provincia: nei reparti di Terapia Intensiva degli ospedali di Mantova e Milano morivano altre due veneziane, due donne nate in laguna e che la vita aveva condotto in Lombardia. Tutto finito? No. Perché dall’Istituto Superiore di Sanità (Iss) ieri sono arrivate anche due conferme: le cause di due morti avvenute nei giorni scorsi sono state attribuite con granitica certezza al coronavirus. Questo mentre i contagi salivano ancora (+74 in una giornata) arrivando a toccare quota 807. Un’enormità.

LA SPOON RIVER DI IERI Rewind: ieri Azienda Zero ja comunicato sei decessi - avvenu-

LE STRUTTURE VENEZIA Scelto per la sua importanza strategica, Dolo si attrezza per diventare sempre più punto di riferimento della lotta al coronavirus. E lo fa in tempi brevissimi trasformandosi a tutti gli effetti in ospedale Covid, così come individuato dalla Regione Veneto.

LA TRASFORMAZIONE Oggi infatti, come comunicato dall’Ulss 3, aprono gli ulteriori 4 posti letto di Terapia Intensiva, arrivando così a 17 posti, che saranno 35 in totale per una portata massima, in caso di ulteriore aggravamento dell’epidemia, a 325 posti. Sempre oggi è atteso il nuovo apparecchio di radiologia in quello che è diventato il luogo di frontiera del veneziano nel contrasto a Covid-19. La rivoluzione continua con la sospensione dell’attività ambulatoriale mentre verrà mantenuta l’attività di dialisi che viene svolta in un padiglione a parte. Resta a Dolo anche Psichiatria, pure lei ospitata in

ti tra sabato e ieri e mai conteggiati finora - a cui aggiungere due decessi in Lombardia e due certificazioni di coronavirus dall’Iss di Roma. Domenica a Mestre, nella Terapia Intensiva dell’Angelo, sono morti Lucia Lionello, 81 anni, di Mestre ed Eugenio Stefani 73 anni, originario di Pellestrina, già presidente Coppi Gazzera e titolare di una ditta. Ricoverato all’Angelo in Cardiologia e poi in Terapia Intensiva per problemi polmonare. All’ospedale Covid di Dolo si sono spenti invece Ermes Bordin, 84, residente a Pianiga, morto il 21 marzo, sabato; e ieri Antonio Garbin, 1939, residente a Valli di Chioggia, morto il 23 marzo, ieri. Garbin è il terzo morto della frazione chioggiotta. Chioggia stessa ha visto ieri morire Vittoria Tiozzo Brasiola, 80 anni residente nella città lagunare; mentre all’ospedale di Jesolo, sempre ieri, è morto Mario Stefenel, 81 anni, residente a San Donà di Piave. Due le croci veneziane fuori regione: ieri a Mantova è morta dopo pochi giorni di malattia,

L’ISTITUTO SUPERIORE DI SANITA’ HA CONFERMATO LA POSITIVITA’ DI ALTRE 2 VITTIME DEI GIORNI SCORSI

SAN DONA’ Mario Stefenel

PIANIGA Ermes Bordin

Arianna Busetto, 46 anni di Murano, che quattro giorni fa, dal suo letto d’ospedale, aveva postato su Facebook: «Quando guarirò mi inviterete tutti a cena!». Il suo cuore già provato però non ha retto: Arianna è la vittima veneziana (e mantovana) più giovane del coronavirus. Sabato, a Milano, è spirata la contessa Carla Nani Mocenigo, 83 anni, erede dei dogi, a cavallo tra gli anni ‘60 e ‘70, aveva iniziato una brillante carriera di pierre. Sempre ieri, poi, sono tornati dall’Iss gli esiti degli esami di approfondimento su due decessi dei giorni scorsi. È stato quindi Covid-19 a uccidere, il 15 marzo, su un letto dell’ospedale Civile, L.B., 84 anni, residente nel se-

stiere di San Marco. Come coronavirus è anche la causa della morte di Danila Voltolina, 1928, Chioggia, spirata domenica a Dolo.

39 MORTI E 256 RICOVERI Con quelli di ieri sera, sale a 39 il conto totale delle persone decedute per coronavirus. È una curva in continua ascesa anche quella che riguarda i contagi: finora la punta massima era stata di 110 nuovi casi in un solo giorno. In totale, sono 807 (+74 ieri) le persone colpite da coronavirus: tra questi anche tre agenti della polizia locale, uno dei quali nel Gabinetto del comandante. I ricoverati sono 256 mentre si concentrano in 61 (sei casi in più di ieri) i pazienti ricoverati

nelle varie Terapie Intensive degli ospedali del veneziano, compresi sia i territori dell’Ulss 3 sia quelli dell’Ulss 4. Sono le condizioni di salute di queste persone a preoccupare maggiormente i medici impegnati nella lotta al coronavirus.

INCIDENZA FORTE In tre mesi di influenza stagionale (dicembre 2019-febbraio 2020) il veneziano ha dovuto affrontare una decina di casi difficili, con due morti. Impietoso, a

IL DOLORE E L’IMPEGNO Ieri un’altra giornata tragica con otto morti in provincia. Ma continua l’impegno di sanitari, istituzioni e forze dell’ordine: nella foto grande qui sopra, la sindaca di Mirano Maria Rosa Pavanello (a sx) imbusta le mascherine con l’assessora Anna Gnata

Dolo e Noale si attrezzano Posti letto e macchinari per far fronte all’emergenza A NOALE

una parte della struttura non interessata alla trasformazione dell’ospedale in un centro Covid. Fine dell’attività chirurgica: si sposta ortopedia a Mirano e a Mestre e la chirurgia d’urgenza verrà completata a Mirano. Il reparto Politrauma va a Mestre mentre Urologia e Oculistica - ma solo per quanto riguarda le urgenze o gli interventi oncologici improcrastinabili - sono momentaneamente trasferiti negli ospedali di Chioggia e Mirano.

L’OSPEDALE DELLA RIVIERA AUMENTA LA DISPONIBILITA’ DI TERAPIA INTENSIVA

RIFERIMENTO L’ospedale di Dolo e nella foto grande i lavori a Noale

Intanto sono iniziati all’ospedale Calvi di Noale i lavori per allestire alcuni reparti del padiglione Fassina, che accoglierà circa 30 posti di Lungodegenza in arrivo dalle strutture di Mirano e Dolo e liberare spazio ai ricoverati affetti da Coronavirus. Ieri il piano predisposto dall’Ulss 3 per coinvolgere l’ospedale di comunità noalese nella gestione dell’emergenza, è entrato nel vivo con l’arrivo dei posti letto e allestimento del reparto al secondo piano del complesso ospedaliero. Sì arriverà, dai 45 posti letto complessivi precedenti la crisi, a 74 in tutto l’ospedale. Anche gran parte dell’attività ambulatoriale di Dolo sarà trasferita nella struttura di Noale, per sollevare l’ospedale della Riviera dalle attività non ricomprese nella gestione

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AL “CALVI” SARANNO ALLESTITI 30 POSTI DI LUNGODEGENZA PER PAZIENTI DA ALTRE STRUTTURE

dell’emergenza. Il piano di ampliamento del Calvi era stato annunciato nei giorni scorsi dall’Ulss 3: per esso si era speso anche il Pd, con il consigliere regionale Bruno Pigozzo, quello comunale Fabrizio Stevanato e l’assessore di Mirano Gabriele Petrolito, che aveva-


III

Primo Piano

Martedì 24 Marzo 2020 www.gazzettino.it

Ciclismo in lutto per Stefani ex presidente della Gazzera Aveva 72 anni e da 15 giorni era in terapia intensiva `All’ospedale di Jesolo altre tre vittime: una 82enne di all’Angelo. Muore anche un ottantunenne di Mestre Gruaro, un 81enne sandonatese e un 79enne di Chioggia

`

LA SITUAZIONE Altri due decessi. Mestre si conferma una delle città più duramente colpite dal coronavirus. A una lista già lunga, che contava fino a domenica 7 persone, ieri si è aggiunto una donna di 81 anni, Lucia Lionello, e il 72enne Eugenio Stefani, originario di Pellestrina, morto nella serata di domenica 22 nel reparto di Terapia intensiva dell’ospedale dell’Angelo, dove era ricoverato da 15 giorni.

L’Ego - Hub

La situazione nel veneziano NUOVI CASI

CASI TOTALI

256 Ricoverati con sintomi (+16 rispetto a ieri)

74

807

551 Asintomatici

7

61

IMPRENDITORE E SPORTIVO

questo punto, il confronto con questo primo mese di coronavirus: sono 61 i letti occupati in Terapia Intensiva e soprattutto, sono arrivate a più di 30 le morti. «Il continuo aumento dei casi ci conferma che quella che stiamo affrontando è una malattia virale importante e insidiosa - spiega il dg dell’Ulss 3 Dal Ben - che può partire come un raffreddore, ma poi costringere al ricovero in Terapia Intensiva». Nicola Munaro © RIPRODUZIONE RISERVATA

Quest’ultima scomparsa rappresenta un grave lutto per il mondo dell’imprenditoria e dello sport, e in modo particolare del ciclismo veneziani. Eugenio Stefani era titolare dell’omonima azienda Termoidraulica Arredobagno con sedi a Mestre e a Marghera. In giugno avrebbe compiuto 73 anni. A dare la notizia della scomparsa sono stati la moglie Anna e il presidente della Work Service Videa Fausto Coppi Gazzera, Renato Marin. Lo sport del pedale era sempre stato per Eugenio la più grande passione, in quanto aveva cominciato a praticarlo da giovanissimo, completando poi la carriera agonistica tra gli amatori. Stefani è stato per molti anni presidente dell’Unione sportiva Fausto Coppi Gazzera e, insieme ad un gruppo di amici, tra i maggiori sostenitori della celeberrima corsa a cronometro individuale riservata ai professionisti e denominata i MilleMetri del Corso, che si disputava a inizio autunno in Corso del Popolo, a Mestre. L’attaccamento al ciclismo non lo aveva fermato neanche quando, 30 anni fa, fu vittima di un grave incidente stradale, avvenuto in gara, che lo costrinse ad un delicato intervento chirurgico in cui gli furono inserite due “barre metalliche” nella schiena che gli tenevano composte le vertebre. Proprio in quell’occasione, agli amici che si avvicinavano domandava se

sioni - spiega il gruppo di Michela Barin - di essere informati su ogni misura collegata all’emergenza sanitaria in corso: perché non è stato fatto?».

ASSISTENZA TERRITORIALE

no chiesto anche di valutare, in seguito, l’adeguamento del quarto piano, libero e ancora al grezzo, per collocare almeno altri 30 posti letto. Sui lavori in corso intanto Noalesi al Centro ha presentato un’interrogazione urgente: «Abbiamo chiesto in più occa-

Problemi ci sono invece sul fronte dell’assistenza domiciliare. «Sono stati potenziati parzialmente i servizi ma l’attività è tanta, tra i tamponi richiesti dai Medici di Medicina Generale. Ci sono centinaia di tamponi da eseguire - spiega Daniele Giordano di Fp Cgil Ad oggi è stato assegnato personale che proviene dalla chiusura temporanea delle attività: al Distretto area Dolo-Mirano-Noale sono stati aggiunti 6 infermieri, Distretto area Mestre 7 infermieri, Distretto area Chioggia 2 infermieri, ma nel Distretto area Venezia e Isole nessuna implementazione. Si sta pensando a modelli diversi organizzativi per affrontare la mole di lavoro. Si sta verificando con il Sisp come organizzarlo al meglio». N. Mun. F. Deg. © RIPRODUZIONE RISERVATA

IN TERAPIA INTENSIVA +6 rispetto a ieri

6 8 5

nuovi

totale

1 Venezia

-

7

2 Mestre

+1

14

3 Chioggia

+1

1

4 Dolo

+5

13

5 Mirano

-

14

6 Jesolo

-1

12

7 S. Donà di Piave

-

0

8 Osp. Villa Salus

-

0

+6*

39

2 1

4

3

avevano in tasca calamite per il timore di essere attratto per l’abbondanza di metallo nel corpo. Stefani, che oltre alla signora Anna lascia i figli Piero e Chiara, aveva smesso da poco l’attività lavorativa e faceva parte del gruppo di soci onorari della Coppi Gazzera. «Negli ultimi anni dopo che aveva abbandonato l’attività lavorativa lasciando la conduzione dell’azienda ai figli - ha raccontato la moglie - mi ripeteva che si riteneva molto fortunato perché, nonostante i tanti problemi che aveva dovuto affrontare,

Nel conto complessivo sono compresi il "paziente 1" di Oriago di Mira contagiato da Covid-19 morto a Padova per emorragia cerebrale l'1 marzo; una donna residente nel veneziano e morta a Treviso il 17 marzo; un uomo di Chioggia morto a Schiavonia (Padova) il 21 marzo; un uomo di San Donà morto a Treviso il 21 marzo; un frate cappuccino di Annone Veneto morto a Trento il 21 marzo; una donna di Venezia morta a Milano il 22 marzo; una donna di Murano morta a Mantova il 23 marzo

DECEDUTI

*2 Mestre, 2 a Dolo, 1 a Chioggia e 1 a Jesolo

DIMESSI

era affiancato da una grande famiglia con due figli così bravi. Era riconoscente perché la vita gli aveva dato tanto». Le conseguenze di quell’incidente del passato avrebbero dato origine al suo ricovero in ospedale per una trombosi alla gamba. «Sabato 7 ha concluso la moglie - sembrava avesse una embolia polmonare ed era stato ricoverato in TerapiacCoronarica perché si pensava fosse un infarto. Nei primi quattro giorni pareva che tutto stesse andando meglio, anche se la situazione non era semplice,

+4

35

ma dopo è subentrato il coronavirus ed è stato portato in Terapia intensiva, dove è deceduto».

VENETO ORIENTALE Anche a Jesolo si allunga il conto delle vittime di Covid-19. È di ieri la notizia, da parte dell’Ulss4, che nel reparto dedicato ai malati di coronavirus nella cittadina balneare, sono spirate tre persone anziane, che erano state ricoverate dopo essere risultate positive al Covid-19. Domenica sono deceduti nell’ospedale del litorale Alda Maitan, 82 anni

CICLISTA E IMPRENDITORE Eugenio Stefani aveva 72 anni

residente a Gruaro, Bruno Viale, 79 anni residente a Chioggia. Ieri invece è morto Mario Stefenel, 81 anni di San Donà di Piave.

PIANIGA PIANGE BORDIN In lutto anche Pianiga per Ermes Bordin, 84 anni, morto sabato sera. Un punto di riferimento per la famiglia e il paese, che sente già la mancanza del suo spirito e piange il dolore di non poterlo nemmeno salutare in chiesa. Ermes lascia l’adorata moglie Meri, a cui era legato da ben 61 anni di matrimonio, il figlio Daniele, le figlie Fiorenza e Sabrina, i nipoti. Cresciuto in una famiglia numerosa (erano in 6 fratelli e una sorella) amava moltissimo stare fra i propri cari, dove era l’anima dei ritrovi, inventando rime diverse per tutte le occasioni. Viveva tantissimo il proprio paese, dove aveva la macelleria, prima di cederla e trasferire l’attività a Marano. Non mancava un sabato a teatro assieme alla moglie, giocava a carte al bar e fin da giovane correva in bicicletta, attività che non ha mai smesso di praticare, anche col cognato Roberto. Francesco Coppola (hanno collaborato Fabrizio Cibin e Sara Zanferrari)

Chioggia conta già cinque croci: tre solo a Valli, centro dell’epidemia CHIOGGIA Si chiamano Bruno Viale e Antonio Garbin, di 80 e 81 anni, gli ultimi due morti chioggiotti con il Coronavirus. Sono entrambi deceduti ieri, il primo a Chioggia, il secondo a Dolo, e portano a cinque il totale delle vittime chioggiotte dell’epidemia. Domenica era morta anche Danila Voltolina, 91enne, il 18 marzo Delfino Arcolin, 88 anni, e l’8 marzo il 68enne Fiorello Bertaggia. Il totale dei casi positivi, ricoverati o in quarantena fiduciaria, è ora di 69. Viale viveva a Ca’ Bianca, come Domenico Stevanin, il cavarzerano 86enne che frequentava la frazione di Chioggia e, a sua volta, deceduto il 17 marzo. Garbin, invece, veniva da Valli, la frazione che, nel territorio comunale, piange il più alto numero di morti e, probabilmente, di contagiati. Almeno tale era il dato prima del brusco incremento del fine settimana. Garbin viveva da solo, dopo la

morte, anni fa, della madre. In gioventù aveva fatto l’operaio a Marghera ed è parente di almeno un altro dei ricoverati di Valli. Era stato ricoverato il 16 marzo ed è morto, quindi, in meno di una settimana. Di Danila Voltolina si conosce, invece, la bontà d’animo, testimoniata da molti messaggi di condoglianze e il grande affetto per la nipote Maria che aveva cresciuto come una figlia. Continua, intanto, la lotta quotidiana contro il virus, ora improntata alla consegna delle mascherine protettive fornite dalla Regione. A Chioggia ne sono arrivate, finora, 12.050 e i primi ad esserne stati forniti, do-

COMINCIATA IN CITTÀ E A CAVARZERE LA DISTRIBUZIONE DELLE MASCHERINE PROTETTIVE

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menica pomeriggio, sono stati proprio gli abitanti di Valli, ieri gli abitanti di Cavanella d’Adige e Cavana, a seguire le altre frazioni e il centro storico. La consegna, casa per casa, viene effettuata dalla Protezione civile e altre associazioni di volontariato. «Ogni famiglia – spiega l’assessore alla Protezione civile, Genny Cavazzana – sta ricevendo nella cassetta delle lettere una busta contenente due mascherine. Sono utilizzabili per chi, della famiglia, fa spostamenti necessari e inderogabili. Non sono presidi medici: mirano ad assicurare maggiore protezione in caso di uscita dalla propria abitazione, fermo restano l’obbligo della distanza minima tra le persone; sono strettamente personali e non è consentito un utilizzo promiscuo, neanche tra i componenti dello stesso nucleo familiare; non sono lavabili». Due mascherine a famiglia, consegnate a casa dalla Protezione civile, anche per gli abitanti di Cavarzere, dove ne sono arrivate, in tutto, 3.600 distribuite a cominciare

dalla frazioni. «Abbiamo cominciato da Rottanova e Boscochiaro – dice il sindaco Henri Tommasi – Entro martedì contiamo che restino da coprire solo il centro e Villaggio Busonera». A Cona, unico comune della provincia finora esente da contagi, 800 mascherine, consegnate a partire dagli anziani. Un dubbio riguarda, però, le modalità di consegna di questi presidi protettivi. Gli “schermi”, infatti, arrivano in confezioni da 50 pezzi che devono essere aperte e smistate nei sacchetti da due che vengono poi consegnati alle famiglie. L’operazione viene svolta, assicurano a Chioggia e Cavarzere, da personale con mascherine e guanti, opportunamente distanziato. Ma si tratta di un lavoro che, sui 2 milioni di “schermi” annunciati dalla Regione si ripeterà, in tutti i comuni veneti, un milione di volte e, secondo qualcuno, sarebbe necessario che venisse indossata anche una tuta monouso e che gli addetti fossero, prima, sottoposti a tampone. Diego Degan


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L’epidemia epidemia in provincia pro 1.395

Soggetti in isolamento domiciliare

1.200

1.371

dato in attesa di validazione

1.277

1.155

Provincia di Padova

2.669

1.026

1.000

924

Vo’

52

Casi totali

800

882

781

Incremento giornaliero

715

Decessi

658 611

600

523 439 373

400

296 255 200

1

0

30

40

+10

+1

0

+30

21

24

25

81

105

135

144

162

175

198

273

216

59

68

+19

+9

+13

+24

+30

+9

+18

+13

+23

+18

+39

+18

+23

28

29

01

02

03

04

05

06

07

08

09

10

26 27 FEBBRAIO

+77

1

1

+84

+88

+47

+57

13

14

15

16

2

2

1 2

L’EMERGENZA Continuano a salire, ma con una lieve flessione, i numeri del Coronavirus nel Padovano. Sei però i decessi

+66

11 12 MARZO

+66 +101 +42 +102 +129 +122 +94

17

18

19

20

21

22

23

1 2 3 4

4 5

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Fonte: Dati estrapolati da report Azienda Zero e portale "Covid19 Ita", progetto del Dipartimento di Scienze cardiotoracovascolari e di sanità pubblica dell'Università di Padova

I DATI PADOVA Non si fermano i decessi per Coronavirus nella provincia di Padova. Ieri altre cinque persone non ce l’hanno fatta, un’altra era edeceduta l’altro ieri. Sale a trentacinque la lunga fila delle croci. Si è spenta ieri all’ospedale di Schiavonia Paola Michielazzo, 78 anni, di Borgoricco. Nelle scorse ore sono state registrate altre due morti tra gli ospiti della casa di riposo “Pietro e Santa Scarmignan” di Merlara. Sono spirati nella struttura per anziani due 93enni: Carla De Tomi, originaria di Castelbaldo e Bruno Pasquatto, di Saonara. Stessa tragica sorte per la 92enne Danilla Carraro, morta invece nella casa di riposo di Monselice. Ieri sera un’altra persona è deceduta in Azienda ospedaliera a Padova.

L’Ego-Hub

Lieve calo dei contagi, ma Padova registra i casi più numerosi In totale 98 degenze in Azienda ospedaliera, altri 34 gravi Ma dall’inizio dell’infezione sono stati dimesse 67 persone

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L’ANDAMENTO

DI CASTELBALDO Carla Detomi era appassionata di lavoro a maglia

La prevenzione

Aumentate le protezioni anti-Covid 19 per il personale dell’Istituto oncologico L’Istituto oncologico Veneto Irccs dà disposizioni al personale in merito alle procedure relative all’emergenza Covid 19 ed in particolare con riferimento ai dispositivi di protezione individuale. Dispositivi già presenti per l’attività ordinaria e via via implementati in relazione alla nota emergenza. La fornitura dei diversi dispositivi è costante, viene garantita dalla Regione -

tramite Azienda Zero - e consente una adeguata gestione del rischio. Il personale è informato sull’utilizzo appropriato dei vari dispositivi – complessivamente 45 mila mascherine, 350 mila guanti, 5 mila sovracamici e 1500 flaconi di disinfettante a soluzione idroalcolica - in relazione alle diverse tipologie di situazioni lavorative. Periodico il confronto con i sindacati.

Frena lievemente la diffusione del virus nel Padovano. Nelle scorse ore sono stati dichiarati positivi al Covid-19 ottantasette soggetti in più. Con 1.395 contagi totali, Padova continua ad essere la provincia veneta con il maggior numero di casi confermati. Il dato emerge dal confronto dei bollettini di Azienda Zero emessi alle 17 di domenica e di ieri. Ancora stabile l’incidenza del virus nel cluster di Vo’, dove i positivi rimangono 83 ormai da tre giorni di seguito. Nel resto del capoluogo patavino si registrano 1.312 casi. In tutta la Regione Veneto il numero di positivi arriva a quota 5.638. Impennata di ricoveri in Azienda ospedaliera, si contano 8 pazienti in più in area non critica, arrivando così ad un totale di 98 degenze. In Rianimazione i soggetti in condizioni critiche sono 34, uno in più rispetto all’altra sera. Sempre in Azienda ospedaliera si registrano 67 dimessi dall’inizio dell’epidemia (+3) e undici i decessi (+1). All’ospedale di Schiavonia hub per Covid-19 salgono a 115 i ricoveri in reparto, uno in più rispetto a ieri sera. Ancora a Schiavonia sono 23 i pazienti gravi in terapia intensiva (+3) e salgono a quindici i decessi (+2). I dimessi nel nosocomio del-

IN OSPEDALE Molti pazienti restano ancora ricoverati nei reparti di terapia intensiva

la Bassa sono 25. Completamente svuotato dei pazienti positivi l’ospedale di Piove di Sacco, non ci sono più ricoverati né in reparto né in rianimazione e rimane un unico decesso. Osservando la situazione all’ospedale di Cittadella, si registrano cinque positivi al Coronavirus ricoverati in reparto (+1), uno in Terapia intensiva e si contano sempre due decessi. Cinque i soggetti dimessi dall’ospedale della città murata.

IN QUARANTENA Altro dato fotografato da Azienda Zero è quello relativo ai soggetti in isolamento domiciliare, perché positivi o perché contatti stretti di casi confermati. Sono a casa in quarantena 2.721 persone in provincia di Padova, il da-

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to è rimasto invariato da sabato sera. Il nuovo bollettino di Azienda Zero relativo alle indagini epidemiologiche sui contatti dei casi positivi a Coronavirus mostra uno scenario ancora più completo. La fotografia è relativa al 22 marzo, ore 20. Nel cluster di Vo’ i casi infetti sono 83, i soggetti in isolamento domiciliare invece so-

ARRIVANO A 1.395 I PAZIENTI POSITIVI A SCHIAVONIA SONO 23 I MALATI RICOVERATI IN RIANIMAZIONE

no 52. Nel resto della provincia di Padova sono registrati 1.225 casi infetti e sono 2.669 i soggetti in isolamento domiciliare, di questi 137 presentano sintomatologia lieve. Sono invece 527 i soggetti in isolamento contattati nel corso della giornata. Nelle scorse ore UniCredit ha destinato 16 mila euro alla Croce rossa di Padova a sostegno dell’emergenza in corso. Grazie ai fondi raccolti tramite UniCredit Card Flexia Classic Etica, la banca effettuerà una donazione di 360 mila euro alla Croce Rossa Italiana e a 20 comitati locali che operano sui territori per l’acquisto di mascherine, materiale sanitario e dispositivi medici nonché di un’unità mobile-operativa attrezzata. Elisa Fais


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PROTEZIONI BELLUNO Ambiente sterile e personale formato: è iniziato lo spacchettamento delle mascherine. Inizia la fase due dell’operazione “distribuzione mascherine” per il Comune di Belluno. Dopo aver dotato del dispositivo di sicurezza i volontari di Protezione civile, Croce Rossa e di altre associazioni in prima linea e dopo aver portato le mascherine alle strutture come casa di riposo, centro diurno di Cusighe, Casa Polit e uffici comunali per un totale di 7mila pezzi, ora l’attività entra nel vivo: inizia infatti lo smistamento dei beni per la loro distribuzione alla popolazione, partendo dalle fasce deboli. Per questo nella struttura comunale di Marisiga è stato attrezzato in queste ore uno spazio il più possibile sterile, dove procedere con l’apertura dei pacchi. Ogni fase dell’operazione, infatti, necessità di grande attenzione e di azioni studiate.

SETTEMILA IN CITTÀ Alle 7mila mascherine arrivate al Comune capoluogo fino a domenica, impacchettate in confezioni da 25 e da 50 pezzi, si aggiungono quelle distribuite ieri, parte della fornitura da 10.400 destinata nella giornata di lunedì dalla Regione alla provincia di Belluno. Complessivamente si sale a 52.200 dispositivi. Altre, naturalmente, sono attese in questi giorni perchè il flusso delle consegne sarà continuo. I dispositivi realizzati da Grafica Veneta e distribuiti dalla Regione Veneto arrivano come la manna dal cielo per i bellunesi che da settimane li richiedono con insistenza alle farmacie, ma organizzare l’iniziativa ha necessitato di qualche giorno e di regole ben precise. «Abbiamo organizzato la distribuzione in tre fasi: la prima è finalizzata a rifornire il personale in prima linea, i luoghi dove vengono accudite le fasce più deboli come gli anziani in struttura e i malati - spiega Massaro – e gli uffici maggiormente a contatto con il pubblico, dove è importante elevare al massimo gli standard igienico-sanitari. Nonostante la richiesta di utilizzare mail o telefono per le necessità, infatti, alcune pratiche necessitano ancora della presenza fisica della persona su appuntamento: per questo, è necessario mettere a disposizione sia dei dipendenti che dei visitatori le mascherine e il gel disinfettante, per tutelare la salute di entrambi. Siamo partiti da queste realtà perché sono quelle che ogni giorno affrontano il rischio contagio».

IL COMITATO D’INTESA La seconda fase della distribuzione riguarderà le fasce deboli della popolazione e, per questa, il Comune ha chiesto una mano al Comitato d’Intesa. «Sarò il Comitato – prosegue il primo cittadino

L’emergenza coronavirus CAPOLUOGO I magazzini comunali di Marisiga dove sono in arrivo i pacchi contenenti i dispositivi di protezione destinati, per ora, solo a una parte della popolazione

Marisiga disinfettata smista le mascherine Il centro di stoccaggio nei magazzini comunali dove ieri sono arrivati altri 10.400 pezzi. La distribuzione toccherà prima operatori e anziani `

– a individuare le associazioni di volontariato che si occupano prioritariamente di anziani e malati e a stilarci una lista delle loro necessità; già ieri, ad esempio, i volontari dell’Abvs sono stati dotati della mascherina. Infine, terminata questa fase, verrà organizzata la distribuzione al resto della popolazione, presumibilmente chiedendo la collaborazione alle attività commerciali ancora in attività dopo gli ultimi decreti.

COMPLESSIVAMENTE NE SONO ARRIVATE OLTRE 52MILA DESTINATE IN PRIMIS ALLE CATEGORIE PIÙ A RISCHIO

Solidarietà cinese

Quando daremo il via a questa terza fase, comunicheremo tempi e modalità alla popolazione».

Il ristoratore Li Li “protegge” 4mila bellunesi

LA CAMERA STERILE

Dalla Cina con amore: «Belluno ci ha accolto con affetto dovevamo ricambiare». E così lui, imprenditore cinese in Italia da 18 anni, dona 4 mila mascherine al capoluogo. I dispositivi sono arrivati direttamente dalla Cina e sono stati consegnati nel pomeriggio di ieri al sindaco Massaro. Si tratta, per ora di 2mila mascherine alle quali faranno seguito altrettante per un totale di 4mila pezzi. Lui, l’imprenditore dal cuore d’oro, è Li Li titolare del ristorante Fuji Asian Fusion di

via Vittorio Veneto. Si tratta di mascherine facciali a tre veli ad uso medico, fatte arrivare dalla Cina da Li. «Vivo a Belluno da oltre tre anni, e i bellunesi mi hanno subito accolto benissimo – spiega –. Quando ho visto quello che è successo nel mio Paese e quello che stava accadendo in Italia, ho sentito il dovere morale di aiutare la popolazione italiana e bellunese per ricambiare dell’affetto ricevuto». Una bella sorpresa, per Massaro, arrivata in giorni pesanti. «Non possiamo che

ringraziare Li per questo bel gesto spontaneo di generosità – commenta il sindaco – che si aggiunge ai tanti altri di persone che stanno contribuendo per superare questo brutto momento. Sono queste azioni che fanno di un gruppo di persone che vivono in uno stesso luogo una vera comunità. Queste mascherine ci saranno molto utili perché al Comune sono giunte numerose richieste dal personale in prima linea per proteggerci». (atr)

La seconda e la terza fase sono quelle che, per il grande quantitativo di prodotti, richiedono qualche giorno e attenzioni in più. «Il problema è legato al confezionamento: non possiamo distribuire pacchi da 50 mascherine alle famiglie, perché non ce ne sarebbero a sufficienza, e dobbiamo allo stesso tempo rispettare la igiene del prodotto - spiega ancora Massaro –. Per questo, abbiamo attrezzato un locale il più possibile sterile a Marisiga, e abbiamo individuato del personale che, dotato di tute, guanti e maschere sterili, procederà allo spacchettamento e all’imbustamento singolo». Alessia Trentin

Bottacin: «Il nemico è invisibile, la sfida è contro il tempo» L’INTERVISTA Assessore Gianpaolo Bottacin, lei è bellunese quindi Vaia l’ha vissuta in modo particolarmente intenso. Ma che emergenza è peggiore tra quella di ottobre 2018 e il coronavirus? «Questa è l’emergenza più grande dal dopoguerra, coinvolge tutta Italia, il nemico è subdolo. All’inizio anche il comitato scientifico nazionale aveva visioni molto discordanti. Il nemico non lo conosci. Oggi c’è un quadro definito che di fatto concorda con chi non ha preso sotto gamba l’emergenza». Qual è la difficoltà che rende la lotta al coronavirus diversa

dalle altre situazioni in cui è intervenuto? «Questa è una lotta contro il tempo. Il comitato tecnico non capiva dove si andasse a parare, soprattutto nei primi giorni, poi abbiamo tarato i modelli matematici. Abbiamo provato ad anticipare quello che sarebbe successo». Intervenire per tempo quali vantaggi vi ha dato? «Ci ha permesso di allertare gli ordini dai letti alle mascherine passando per i respiratori, così siamo riusciti a creare tremila posti letto in più nella Regione e a riaprire cinque vecchi ospedali». Una lotta contro il tempo diceva, ma solo per quanto riguarda la prevenzione o anche in

fronti uccidi e più blocchi il contagio».

fase di emergenza? «Se il modello matematico dice quanti posti ti servono in rianimazione il giorno dopo devi essere pronto con quei letti. La vera sfida è doppia: in tema di prevenzione passiva (quello che si può fare prima) e quella attiva: evitare il diffondersi del contagio, più tamponi fai più riesci ad individuare i positivi e blocchi chi può diffondere il virus. È come uccidere il contagio. Più

L’ASSESSORE REGIONALE NELLA SALA DEI BOTTONI: «DETERMINANTE LAVORARE CON I MODELLI MATEMATICI: COSÌ PREVEDIAMO GLI SCENARI»

Su questo fronte voi vi siete impegnati anche con le mascherine ma la distribuzione è risultata complessa «Potevamo consegnarle una volta terminata la produzione oppure a mano a mano che erano disponibili. Abbiamo scelto questo secondo metodo, lo abbiamo fatto con le province. Consegne giornaliere per provare a raggiungere i cittadini il prima possibile, ogni sindaco conosce il suo territorio e le sue peculiarità e valuta modalità diverse. Qualcuno ha detto parto dalle fasce più a rischio, qualcuno lo fa per zone, dipende appunto dal territorio». ASSESSORE REGIONALE Il bellunese Gianpaolo Bottacin

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Torniamo alla matematica e

ai modelli, quanto importante è questo approccio? «L’approccio scientifico è fondamentale nella gestione dell’emergenza e nella previsione, per farla devi basarti su dati oggettivi e proiezioni: modelli previsionali. Se vai a tentoni quando hai l’emergenza ti trovi in ritardo. È un approccio fondamentale di protezione civile». Prevedere tutto è però impossibile. «Sono due le cose che spiego ai ragazzi all’università. La prima è che devi fare le previsioni con gli scenari peggiori. La seconda è che anche se sei preparato c’è sempre una componente che ti sfugge e quindi devi essere anche capace di arginare l’imprevedibile». Andrea Zambenedetti


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L’emergenza a Nordest

Tamponi a tappeto campagna anti-virus in Veneto: saranno ventimila al giorno

HANNO DETTO «Questa pandemia è il più grande shock dopo la Seconda guerra mondiale»

I “positivi” finiranno in isolamento per bloccare così la diffusione Il metodo dei cerchi concentrici: test anche a famigliari e “contatti” `

ROSARIO RIZZUTO, rettore

IL PROGETTO VENEZIA Immaginate una piramide. La base sono le persone positive al coronavirus, ma senza alcun sintomo, ignare di essere portatrici dell’infezione. Man mano che si sale si trovano i malati, quelli ricoverati nelle aree non critiche. In cima, la punta della piramide, i più gravi, attaccati a un tubo in terapia intensiva. L’obiettivo è allargare sempre di più la base di questa piramide sanitaria, trovare tutti i positivi al Covid-19 e isolarli così da interrompere la trasmissione del contagio. E, di conseguenza, assottigliare la punta, ossia svuotare le terapie intensive. L’immagine della piramide l’ha data il rettore dell’Università di Padova Rosario Rizzuto, intervenuto ieri nella sede della Protezione civile a Marghera alla presentazione di un progetto che farà scuola: i tamponi a cerchi concentrici per bloccare il virus. Il piano si chiama “Emergenza Covid-19, interventi urgenti di sanità

REGIONE, UNIVERSITÀ E CROCE ROSSA SI MOBILITANO «OGNI ASINTOMATICO PUÒ CONTAGIARE DIECI PERSONE»

pubblica” ed è il frutto di un lavoro di squadra. L’idea è venuta al professor Andrea Crisanti, direttore del Laboratorio di microbiologia e virologia dell’Azienda ospedaliera di Padova. Il governatore Luca Zaia l’ha sposato subito. L’università si è messa a disposizione a partire dalla Scuola di medicina diretta da Stefano Merigliano. E subito si è messa a disposizione la Croce Rossa con il comitato regionale di Francesco Bosa.

L’IDEA «È la pandemia del secolo, il più grande shock dopo la seconda guerra mondiale, vinceremo solo se lavoriamo tutti assieme», ha detto il rettore, che ha ringraziato Crisanti: «In tempi in cui pochi lo dicevano, ha dato l’indicazione: la trasmissione del coronavirus avviene tra persone, bisogna interrompere la trasmissione». È come la fila dei fiammiferi, con le capocchie che si infiammano una dopo l’altra, ma basta togliere un bastoncino e il fuoco si ferma. Perché non tutti sono bloccati in casa, c’è gente che deve lavorare, forze dell’ordine, cassiere dei supermercati, addetti di uffici e attività essenziali. Dunque, ha detto Rizzuto, i “positivi” bisogna andarli a cercare. «Ovunque, altrimenti avremmo centinaia di migliaia di ignari portatori». «Ogni asintomatico può contagiare 10 persone, e più asintomatici tro-

viamo e isoliamo, più combattiamo la diffusione del virus», ha detto Zaia. Ognuno dovrà fare la sua parte. I cittadini rispettando i divieti delle ordinanze, compresi i 200 metri nelle passeggiatine attorno a casa come disposto da Zaia. Adesso partirà la campagna

tamponi grazie anche all’Università che ha messo a disposizione le macchine dei laboratori e a tanti ricercatori che si sono offerti.

I TRE FRONTI Il piano ideato da Crisanti agisce su tre fronti: i ricoveri ospeda-

VENEZIA Non c’è una stima dei costi del “Piano Crisanti”. La Regione Veneto, ha detto l’assessore alla Sanità Manuela Lanzarin, si farà carico dell’acquisto del materiale e delle attrezzature, «i costi usciranno alla fine». La Regione ha anche precisato che questo piano è completamente diverso da quello proposto lo scorso mese dallo stesso luminare che puntava a controllare tutte le persone asintomatiche di rientro dalla Cina e che era stato bloccato dal direttore dell’Area Sanità Domenico Mantoan perché contravveniva alle indicazioni ministeriali. L’attuale piano di tamponi, invece, prevede di andare a caccia di tutti i positivi ed è un progetto straordinario che non neanche problemi di copertura finanziaria: siamo in pieno commissariamento da Covid-19.

I NUMERI Il piano sarà attuato dai Dipar-

«Più ne scoviamo meno si ammalano e vanno a intasare le terapie intensive» ANDREA CRISANTI, virologo

Come si effettua il tampone in naso e bocca Test di positività al coronavirus Il paziente deve

1 inclinare il capo

Il primo tampone

2 nasale viene infilato in profondità in entrambe le narici e ruotato

Viene poi inserito nella stessa

5 provetta e spezzato

Viene poi inserito nella provetta

Il secondo tampone

3 e spezzato a metà

La provetta viene chiusa

6 ermeticamente e disinfettata con soluzione clorata

4 viene inserito in bocca

per prelevare la saliva da faringe e tonsille

Viene identificata e trasferita nel contenitore

7 di sicurezza al laboratorio o conservata in frigorifero a +4° C

IL TAMPONE SU CHI SI EFFETTUA Dal 26 febbraio i tamponi si fanno solamente ai soggetti sintomatici e a persone che hanno avuto contatti con pazienti positivi

IL METODO

lieri per i pazienti che hanno bisogno di cure; i cittadini che, disciplinati, restano a casa ed evitano di farsi contagiare; la sorveglianza attiva nei confronti di chi, sottoposto al tampone, risulta positivo. «Dobbiamo andare a stanare le persone che inconsapevolmen-

Il test si esegue nei laboratori del Servizio sanitario nazionale attivi in tutte le Regioni o a domicilio

È al medico di base che bisogna rivolgersi in caso di dubbi senza andare in ospedale

La percentuale di falsi positivi è molto bassa (1-4%), ma è raccomandata una seconda esecuzione del tampone

La conferma definitiva di Covid-19 viene però unicamente dai laboratori dell'Istituto superiore di Sanità

DOPO IL TEST I tempi di risposta per l'esito del test sono tra le 4 e le 6 ore Fonte: Corriere della Sera

METODO VO’ Un tampone effettuato a Treviso

timenti di Prevenzione della Regione del Veneto con la collaborazione dell’Azienda Ospedale Università Padova e del Comitato Croce Rossa Italiana attraverso il coordinamento della Direzione Prevenzione, Sicurezza Alimentare e Veterinaria della Regione del Veneto. Il personale dei Dipartimenti di Prevenzione coinvolto am-

Quanto costa in Italia Il costo medio di un tampone per il SSN è attorno ai 30 euro

Il materiale costa meno di 1 euro È gratuito per i pazienti L’Ego - Hub

La svolta, caccia agli “untori” nascosti: si parte da soggetti e categorie a rischio monta a 714 operatori, dei quali 121 medici, 30 specializzandi, 43 studenti (medici o infermieri), 277 assistenti sanitari, 128 infermieri, 28 tecnici della prevenzione, 31 altre figure sanitarie, 33 amministrativi.

LE PRIORITÀ Il piano – ha spiegato Lanza-

I COSTI A CARICO DELLA REGIONE I PRIMI ESAMI SUL PERSONALE DI SANITÀ E SERVIZI ESSENZIALI

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rin – si concentrerà prioritariamente sulle categorie più esposte, come i lavoratori della sanità e le 30 mila persone tra operatori e assistiti che compongono il mondo delle case di riposo che, dopo gli ospedali, sono le strutture più esposte a rischi. I primi soggetti da screenare saranno i contatti di caso fami-

gliari, lavorativi, sociali/occasionali e anche medici e operatori del Sistema sanitario regionale, oltre che delle farmacie e delle strutture per non autosufficienti con criterio di contatto e di geolocalizzazione. Potranno pertanto esserci tamponi effettuati a seguito di indagine epidemiologica e/o su attivazione di medici di famiglia, pediatri o medici spe-


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FONTE: MINISTERO DELLA SALUTE

L’andamento nelle regioni (Aggiornamento mattina del 23 marzo)

I PROTAGONISTI La conferenza stampa di presentazione del piano tamponi. Da sinistra, il rettore dell’Università di Padova, Rosario Rizzuto, il governatore del Veneto Luca Zaia, il professor Andrea Crisanti, direttore del Laboratorio di microbiologia e virologia dell’Azienda ospedaliera di Padova, e il direttore della Scuola di medicina Stefano Merigliano

te possono trasmettere la malattia». E poi agire con il metodo dei cerchi concentrici. Si trova un positivo? Subito tamponi ai familiari, agli amici, al vicinato. Più “positivi” si beccheranno e più il piano avrà successo: perché andranno tutti in quarantena, saranno sorvegliati a distanza e, soprattutto, non contageranno più nessuno. Quanti tamponi? Crisanti vuole passare dagli attuali 2mila a 4mila per arrivare tra 3-4 settimane a 20mila al giorno. «Più ne scoviamo e meno si ammalano, meno vanno in ospedale e meno si intasano le terapie intensive». Quello che doveva essere fatto in Lombardia, dove invece non si è fatta diagnosi, «una follia» non chiudere le zone rosse come invece è stato fatto a Vo’, sbotta Crisanti. Il numero giusto dei contagi in Italia, per il luminare, non è 56mila, ma 600mila.

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cialisti. Saranno controllati i soggetti potenzialmente collegati ad un cluster o comunque esposti a contagio. Quindi alcune categorie di lavoratori dei “servizi essenziali” con priorità verso quelli con maggiore contatto con la popolazione generale, iniziando pertanto con gli addetti alle casse dei centri commerciali, vigili del fuoco e forze dell’ordine. Quattordici i laboratori individuati per la diagnostica. Nel caso di Padova - da dove partirà la campagna tamponi - il modulo operativo sarà realizzato incrementando la capacità della Microbiologia dell’Azienda ospedaliera da circa 1500 a 3500 campioni al giorno. Tutti i laboratori dovranno potenziare la loro operatività e contrassegnare con codici condivisi e riconoscibili i campioni degli operatori sanitari, quelli della popolazione generale e quelli degli appartenenti alle categorie dei servizi essenziali. (al.va.) © RIPRODUZIONE RISERVATA

Lombardia Emilia Romagna Veneto Piemonte Marche Toscana Liguria Lazio Campania Friuli V.G. Trento Bolzano Puglia Sicilia Abruzzo Umbria Valle d’Aosta Sardegna Calabria Basilicata Molise

TOTALE

Gli obiettivi

1

LA SQUADRA Nel progetto saranno coinvolte tutte le Microbiologie del Veneto. La Croce rossa darà il supporto logistico nella sorveglianza attiva, con ben 15 squadre. I tirocinii degli studenti che avrebbero dovuto svolgersi presso i medici di medicina generale saranno dirottati sui territori. Oggi siamo a 65mila tamponi e 15mila persone isolate. Dovranno moltiplicarsi per sconfiggere il virus. Alda Vanzan

Ricoverati con sintomi

2 3

I soggetti coinvolti I tamponi saranno effettuati a soggetti potenzialmente collegati ad un cluster o comunque esposti a contagio: contatti famigliari, lavorativi o sociali/occasionali di casi sospetti o confermati. Per tutti i contatti previsti quarantena e isolamento domiciliare fiduciario.

Le categorie professionali Tamponi sono previsti per i sanitari degli ospedali, per i medici di base, per i farmacisti, i dipendenti delle strutture per non autosufficienti e per i lavoratori dei “servizi essenziali”, iniziando dai più esposti: gli addetti”ì alle casse dei centri commerciali, i vigili del fuoco e le forze dell’ordine.

Isolamento famigliare I soggetti sintomatici dovranno essere posti in isolamento domiciliare fiduciario, mentre gli asintomatici in quarantena (14 giorni). È opportuno che tutto il nucleo famigliare venga posto in isolamento, in quanto si possono verificare casi secondari di contagio.

9266 2846 1206 2194 882 838 761 718 266 185 249 145 285 250 228 106 69 76 82 15 25 20.692

Positivi al nCoV Terapia Isolamento intensiva domiciliare

1183 276 281 343 148 238 133 96 110 41 46 33 45 60 52 42 20 18 20 12 7 3.204

8461 4098 3499 1992 1328 1225 659 600 553 545 619 510 532 371 325 408 290 249 178 62 18 26.522

Tot.attualmente positivi

18910 7220 4986 4529 2358 2301 1553 1414 929 771 914 688 862 681 605 556 379 343 280 89 50 50.418

Dimessi/ Guariti

6075 423 327 17 8 51 159 63 48 105 68 7 7 27 20 5 2 5 5 10 7.432

Deceduti

Casi totali

Tamponi

3776 892 192 315 203 109 212 63 49 54 41 29 37 13 38 16 12 11 7 1 7 6.077

28.761 8.535 5.505 4.861 2.569 2.461 1.924 1.540 1.026 930 1.023 724 906 721 663 577 393 359 292 90 67 63.927

73.242 31.200 61.115 13.560 6.782 13.851 5.538 18.371 5.813 7.424 3.150 6.084 6.761 6.375 3.674 3.561 1.098 2.568 4.073 696 532 275.468

Test diffusi e focolai isolati così è stato evitato il crac In Veneto tasso di letalità al 3,4%, contro `Il virologo: «Stesso patogeno, ma con più il 9,1% dell’Italia e il 13,1% della Lombardia esami sono stati limitati morti e ricoveri»

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I numeri

GLI ESPERTI VENEZIA Quando tutto questo sarà finito, l’immagine dei camion dell’esercito, carichi di feretri della Bergamasca e incolonnati per i crematori del Nord, resterà una delle più strazianti dell’album Coronavirus. Ma dietro l’emotività, già adesso c’è la matematica: considerando per omogeneità i dati ministeriali aggiornati a ieri mattina, in Lombardia il tasso di letalità, cioè il rapporto fra numero di morti e totale dei contagiati, è del 13,1%, così come mediamente in Italia è del 9,5%, mentre invece in Veneto è pari al 3,4%. Questione di calcoli disallineati per effetto di strategie differenti, secondo gli esperti.

MANCATE DIAGNOSI Il parametro di riferimento è la Cina, dove il rapporto finale dell’Organizzazione mondiale della sanità ha contato 3.259 vittime e un tasso di letalità del 3,8%, in linea con quello del Veneto, rispetto al quale i valori dell’Italia e della Lombardia sono invece, rispettivamente, triplo e quadruplo. Spiega il professor Andrea Crisanti, direttore dell’unità di Microbiologia e Virologia dell’azienda ospedaliera di Padova: «All’appello in Italia mancano almeno 250.000 asintomatici, per la maggior parte concentrati in Lombardia, e altri 200.000 sintomatici, che sicuramente ci sono. Il virus è sempre lo stesso nelle varie regioni, quello che cambia è il fatto che in Veneto sono stati fatti molti più tamponi che altrove». Secondo l’ultima rilevazione comparabile, i 61.115 test ef-

GREGORI, DOCENTE DI BIOSTATISTICA: «QUI E STATO SEGUITO L’APPROCCIO COREANO E I PAZIENTI INTUBATI SONO MOLTI MENO»

450.000 61.115 I contagiati “sfuggiti” Le analisi effettuate alla diagnosi dove sono in Veneto, contro stati fatti pochi test le 73.242 in Lombardia

1.183 3% I degenti lombardi in Terapia Intensiva: i veneti sono 281 fettuati in Veneto hanno permesso di scovare 5.505 malati (un positivo ogni 11 esami), mentre in Lombardia i 28.761 contagiati sono stati trovati con 73.242 analisi (uno ogni 2,5). Dunque la Lombardia ha più del doppio degli abitanti del Veneto (10 milioni contro 4,9), ma non ha svolto un numero doppio di tamponi, anzi.

I “FANTASMI” Di conseguenza qui il contagio

La quota di infetti a Vo’ il 21 febbraio: vennero subito prese misure è stato messo sotto controllo, mentre altrove ci sono 450.000 “fantasmi” che non sanno di essere malati e intanto propagano il patogeno, aggravando il bilancio complessivo di ricoverati e vittime. «La verità – afferma Crisanti – è che l’epidemia in atto ha dimensioni notevolissime ed è giusto che gli italiani lo sappiano. Mentre in Veneto è stata chiusa subito l’area di Vo’ e sono stati fatti tantissimi tamponi, con un

I contributi

Dalla famiglia Polegato un milione di euro Nuovi contributi sul conto corrente delle Regio Veneto. Mario Moretti Polegato e il figlio Enrico, presidenti rispettivamente di Geox e Diadora, hanno donato un milione di euro per far fronte all’emergenza Coronavirus. «In questo momento storico che stanno vivendo l’Italia e il Veneto - spiegano in una nota è un dovere morale sostenere i nostri medici e infermieri, ogni giorno in prima linea, nella

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lotta contro un nemico invisibile eppure tanto temibile che ci rende tutti uguali, vulnerabili, inermi. Con questo gesto vogliamo anche esprimere la nostra vicinanza e il nostro sostegno - concludono - a tutte le singole persone, e alle loro famiglia, che soffrono e che stanno combattendo il virus». Il governatore Luca Zaia ha ringraziato la famiglia Polegato durante il briefing di ieri.

impatto gigantesco in termini di contenimento dei morti e dei ricoveri, in certe zone della Lombardia è stata un’autentica follia non isolare subito i focolai. Eppure i numeri, diffusi dalla Protezione civile nazionale, erano ben evidenti a tutti fin dal 21 febbraio: a Vo’ c’era il 3% di infetti. Con un R0 stimato al ribasso in 2 (ciascun malato contagia altri due soggetti, ndr.), si fa presto a fare i conti: si arriva a proporzioni del 20-25% di infetti, ad oggi, nelle regioni più coinvolte».

TERAPIE INTENSIVE Il ragionamento è condiviso dal professor Dario Gregori, responsabile dell’unità di Biostatistica, Epidemiologia e Sanità Pubblica dell’Università di Padova: «È difficilissimo comparare le situazioni delle diverse regioni, perché purtroppo non c’è omogeneità nel numero dei tamponi effettuati. Ma un dato è più confrontabile di altri: quello relativo ai ricoveri in Terapia Intensiva, benché a sua volta influenzato dal fatto che i test diffusi permettono un’identificazione precoce del contagio e quindi un intervento sanitario più efficace». Attraverso il portale dello studio “Covid-19-Italia”, aggiornato in tempo reale, osserviamo noi stessi che la Lombardia non ha solo molti più pazienti intubati del Veneto (1.183 contro 281), ma anche una curva di crescita che si impenna molto di più e molto più rapidamente. «L’approccio del Veneto – sottolinea Gregori – è stato simile a quello della Corea: più largo nel fare i tamponi, estendendoli anche agli asintomatici. In questo sono stati effettuati dei test apparentemente inutili, ma in realtà fondamentali per contenere le infezioni e gestire meglio la situazione nelle strutture sanitarie». E, come ricorda il friulano il friulano Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di sanità, «la grande battaglia è fare in modo che i contagiati non arrivino in ospedale». Angela Pederiva © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Martedì 24 Marzo 2020 www.gazzettino.it 98DFEC00-1D54-4A6B-ADE2-2C22CD63BF80

ARIA PULITA ROVIGO Con l’emergenza sanitaria, garantire un buon ricambio d’aria negli ambienti e la loro pulizia, insieme a quella degli impianti di ventilazione, è tra le indicazioni dell’Istituto superiore di sanità . Le raccomandazioni valgono per case, uffici, esercizi commerciali e mezzi di trasporto, e si applicano regolarmente nelle strutture sanitarie. Mantenere l’aria pulita negli ambienti chiusi, infatti, assicura dal rischio di contrarre patologie di tipo respiratorio, che facilitano l’aggressione da parte di altri virus come il Sars-CoV-2, le cui particelle virali, con dimensioni tra 0,10 e 0,15 micron (circa 600 volte più piccole del diametro di un capello), possono permanere in un ambiente come aerosol secondario.

Tecnologia anti-virus, così si pulisce l’aria `Cerutti: «Nati come dispositivi medici, Il sistema brevettato dalla Genano debella i batteri con scariche elettriche ora trovano applicazione in case e uffici» `

Pontecchio Residenti autorizzati a spostarsi per la spesa

AMBIENTI CHIUSI Rispetto alla trasmissione del virus per contatto stretto o contatto diretto, infatti, si sa invece ancora poco del rischio di contagio in un ambiente chiuso: è un quadro che sta mettendo a massima prova anche il settore degli impianti di sanificazione, che mette a disposizione diverse tecnologie, in alcuni casi ancora poco conosciute al pubblico. Tra quelle impiegate con successo in Cina per eliminare il Covid-19 c’è anche la tecnologia a effetto Corona brevettata da Genano, azienda finlandese fondata nel 1999. Una tecnologia che servirebbe anche a trasformare in poche ore ambienti di varie destinazioni d’uso, in strutture idonee a ospitare terapie intensive e rianimazioni: infatti, trattando l’aria, sanifica ambienti con volumi d’aria fino a 500 metri cubi l’ora, e senza l’utilizzo di filtri debella con forti scariche elettriche batteri e altri patogeni intercettando particelle fino a 0,003 micron di diametro. Come funziona? «L’effetto Corona - risponde Corrado Cerutti di Genano Italia, responsabile italiano dell’azienda finlandese -

IL SISTEMA SANIFICA AMBIENTI FINO A 500 METRI CUBI INTERCETTANDO PARTICELLE FINO A 0,003 MICRON INQUINAMENTO ROVIGO «La sosta libera in centro invoglia la gente a raggiungere la città in auto». Ne è convinta la sezione polesana di Legambiente, contraria all’ordinanza del sindaco Edoardo Gaffeo che rende gratuito il parcheggio in città fino alla fine dell’emergenza. Nei giorni scorsi la giunta comunale, sotto la spinta anche dell’opposizione, ha deciso di rendere meno onerosa la permanenza degli automobilisti che in queste settimane devono raggiungere il capoluogo per lavoro o fare spese nelle attività autorizzate a rimanere aperte in quanto servizi essenziali.

CALO DEL TRAFFICO In seguito alla chiusura di molte attività e ai divieti di uscire di casa se non per urgenze legate a spesa e salute, il traffico in città, ha subito un calo considerevole, le auto in movimento durante il giorno sono davvero poche. Appena si fa buio poi, si contano in una mano. Il provvedimento della sosta gratuita non convince però l’associazione degli ambientalisti. «In un momento in cui è necessario limitare movimenti e interazioni ...2872489ad0467def27eaeb1558f2e68f... tra persone – si chiedono i responsabili rodigini di Legam-

DISINFEZIONE Garantire un buon ricambio d’aria negli ambienti e la loro pulizia, insieme a quella degli impianti di ventilazione, è tra le indicazioni dell’Istituto superiore di sanità

La spesa anche nel supermercato di Rovigo più vicino diventa possibile. Lo ha stabilito il Comune con una deroga all’ordinanza che recepiva le disposizioni del decreto del Governo del 22 marzo contro la diffusione del Coronavirus. Il diktat della presidenza del Consiglio dei ministri, tra le restrizioni, imponeva di potersi allontanare dal proprio domicilio solo per inderogabili esigenze come l’approvvigionamento di alimentari nel negozio più vicino alla propria abitazione. Purtroppo Pontecchio ha attiva un’unica panetteria-minimarket, un negozio di frutta e verdura e una macelleria. Troppo poco per far fronte alle richieste di oltre 2.200 residenti. Da qui la decisione dell’Amministrazione Ghirotto, la quale, dopo aver ricevuto il nullaosta dal prefetto Maddalena De Luca, ha diramato il seguente comunicato: «Per l’evidente necessità di garantire l’acquisto di beni che vadano a soddisfare bisogni primari – ha scritto il sindaco – mi prendo la responsabilità di comunicarvi che è possibile spostarsi nel comune di Rovigo nel punto vendita più vicino». Ghirotto ha anche suggerito che della sua dichiarazione venga menzionata dai cittadini sull’autocertificazione da portare con sé negli spostamenti. Franco Pavan

La polemica Legambiente critica Palazzo Nodari

«Sosta gratuita in città, una misura che peggiora solo l’inquinamento» biente - si rischia piuttosto di incentivare gli spostamenti in città e di cambiare in peggio le abitudini di mobilità sostenibile». E suggeriscono: «Sarebbe meglio indicare piuttosto forme alternative di mobilità sull’esempio di altri Paesi, come la Germania e il Regno unito: la bici permette non solo di rispettare la distanza minima, evitando assembramenti, ma è anche un modo per fare attività fisica e rinforzare gli anticorpi». L’associazione cita Padova: «Ha reso sì gratuiti i parcheggi,

ma solo per il personale medico, infermieristico e sanitario, una categoria di lavoratori che in questo momento sta vivendo una situazione di grande difficoltà». Secondo Legambiente il problema dello smog persiste. «L’emergenza smog caratterizza Rovigo in maniera cronica – spiegano gli ambientalisti -. Solo la scorsa settimana l’Agenzia europea per la Salute pubblica ha lanciato l’allarme sui maggiori rischi da Covid-19 per la popolazione che vive in zone in-

«IL PARCHEGGIO LIBERO IN CENTRO INVOGLIA LA GENTE A VENIRE IN AUTO PER LE ATTIVITÀ AUTORIZZATE»

BACCHIEGA: «IL BLOCCO DEVE ESSERE OCCASIONE PER RIPENSARE LA MOBILITÀ E GLI STILI DI VITA»

BLOCCO TOTALE Legambiente boccia i parcheggi gratis in centro

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grazie alle forti scariche permette di trasformare virus, batteri, germi in materiale inerte: caricando negativamente le nano-particelle, esse vengono attratte dal Genano, che poi laverà e raccoglierà le particelle inerti». Questi dispositivi sono nati per le strutture sanitarie o altre? «Nascono come dispositivi medici ma grazie alla facilità d’installazione e alla quasi assenza di manutenzione trovano applicazione anche nel settore indoor per case e uffici». È la stessa tecnica proposta per depurare le acque inquinate da Pfas? «Le scariche elettriche permettono di uccidere materiale biologico. Quindi potrebbero anche essere applicate per il trattamento acque».

TECNOLOGIA SICURA I benefici rispetto ai sistemi filtranti tradizionali? «La grandissima differenza è proprio nella capacità di debellare virus e patogeni presenti nell’aria, mentre i sistemi tradizionali non sono in grado di farlo né di trattenere le particelle ultrafini di dimensione inferiore a 0,3 micron. Inoltre in molti casi i filtri tradizionali, se non sostituiti di frequente, diventano ricettacolo di batteri e pericolosi per l’uomo». Come è stata utilizzata in Cina questa tecnologia? «Genano ha spedito più di 300 unità appositamente per l’attuale Sars-CoV-2 in ospedali nell’area di crisi in Cina. Qualche anno fa le unità di decontaminazione erano state utilizzate anche per l’epidemia di Mers che aveva colpito l’Arabia Saudita, proprio perché il Genano può essere installato in situazioni di emergenza in pochi minuti anche per creare reparti a pressione negativa, creando ambienti sicuri specie per il personale in costante contatto con persone infette. Tutta l’aria aspirata dal Genano viene trattata e i virus debellati, permettendo una emissione dell’aria sicura anche verso altri reparti adiacenti. In Italia sono già stati installati impianti dello stesso tipo in alcuni ospedali e laboratori più attenti e all’avanguardia». Nicola Astolfi

IN ITALIA SONO GIÀ STATI INSTALLATI DIVERSI IMPIANTI IN OSPEDALI E LABORATORI ALL’AVANGUARDIA» quinate come la pianura Padana». I rilevamenti Arpav mostrano che le misure anti virus hanno avuto effetti fortemente benefici per la qualità dell’aria e per la salute delle persone, a seguito di una notevole diminuzione delle auto in circolazione. Rovigo, ad esempio, da mesi in lotta contro l’alto numero di sfioramenti per le polveri sottili, è passata da un’allerta arancio o addirittura rossa a una fase stabile di sforamenti saltuari, tornando così all’allerta verde dell’Accordo Padano. Nel capoluogo, dall’inizio del blocco per decreto, ossia il 29 febbraio, le concentrazioni di polveri sottili sono crollate. Dato confermato per tutta la Pianura Padana come mostrano anche le immagini e dall’analisi dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa). «Il nesso tra presenza delle polveri sottili e diffusione dell’epidemia è in fase di indagine, è invece già abbastanza chiaro che la presenza di malattie respiratorie croniche sia un importante fattore di rischio nello sviluppo di complicanze associate al contagio - dichiara Giulia Bacchiega, presidente di Legambiente Rovigo – il blocco deve essere un’importante occasione per un ripensamento profondo di mobilità e stili di vita, continuando a portare avanti le buone pratiche ambientali». Roberta Merlin


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FONTE: MINISTERO DELLA SALUTE

L’andamento nelle regioni (Aggiornamento mattina del 23 marzo)

I PROTAGONISTI La conferenza stampa di presentazione del piano tamponi. Da sinistra, il rettore dell’Università di Padova, Rosario Rizzuto, il governatore del Veneto Luca Zaia, il professor Andrea Crisanti, direttore del Laboratorio di microbiologia e virologia dell’Azienda ospedaliera di Padova, e il direttore della Scuola di medicina Stefano Merigliano

te possono trasmettere la malattia». E poi agire con il metodo dei cerchi concentrici. Si trova un positivo? Subito tamponi ai familiari, agli amici, al vicinato. Più “positivi” si beccheranno e più il piano avrà successo: perché andranno tutti in quarantena, saranno sorvegliati a distanza e, soprattutto, non contageranno più nessuno. Quanti tamponi? Crisanti vuole passare dagli attuali 2mila a 4mila per arrivare tra 3-4 settimane a 20mila al giorno. «Più ne scoviamo e meno si ammalano, meno vanno in ospedale e meno si intasano le terapie intensive». Quello che doveva essere fatto in Lombardia, dove invece non si è fatta diagnosi, «una follia» non chiudere le zone rosse come invece è stato fatto a Vo’, sbotta Crisanti. Il numero giusto dei contagi in Italia, per il luminare, non è 56mila, ma 600mila.

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cialisti. Saranno controllati i soggetti potenzialmente collegati ad un cluster o comunque esposti a contagio. Quindi alcune categorie di lavoratori dei “servizi essenziali” con priorità verso quelli con maggiore contatto con la popolazione generale, iniziando pertanto con gli addetti alle casse dei centri commerciali, vigili del fuoco e forze dell’ordine. Quattordici i laboratori individuati per la diagnostica. Nel caso di Padova - da dove partirà la campagna tamponi - il modulo operativo sarà realizzato incrementando la capacità della Microbiologia dell’Azienda ospedaliera da circa 1500 a 3500 campioni al giorno. Tutti i laboratori dovranno potenziare la loro operatività e contrassegnare con codici condivisi e riconoscibili i campioni degli operatori sanitari, quelli della popolazione generale e quelli degli appartenenti alle categorie dei servizi essenziali. (al.va.) © RIPRODUZIONE RISERVATA

Lombardia Emilia Romagna Veneto Piemonte Marche Toscana Liguria Lazio Campania Friuli V.G. Trento Bolzano Puglia Sicilia Abruzzo Umbria Valle d’Aosta Sardegna Calabria Basilicata Molise

TOTALE

Gli obiettivi

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LA SQUADRA Nel progetto saranno coinvolte tutte le Microbiologie del Veneto. La Croce rossa darà il supporto logistico nella sorveglianza attiva, con ben 15 squadre. I tirocinii degli studenti che avrebbero dovuto svolgersi presso i medici di medicina generale saranno dirottati sui territori. Oggi siamo a 65mila tamponi e 15mila persone isolate. Dovranno moltiplicarsi per sconfiggere il virus. Alda Vanzan

Ricoverati con sintomi

2 3

I soggetti coinvolti I tamponi saranno effettuati a soggetti potenzialmente collegati ad un cluster o comunque esposti a contagio: contatti famigliari, lavorativi o sociali/occasionali di casi sospetti o confermati. Per tutti i contatti previsti quarantena e isolamento domiciliare fiduciario.

Le categorie professionali Tamponi sono previsti per i sanitari degli ospedali, per i medici di base, per i farmacisti, i dipendenti delle strutture per non autosufficienti e per i lavoratori dei “servizi essenziali”, iniziando dai più esposti: gli addetti”ì alle casse dei centri commerciali, i vigili del fuoco e le forze dell’ordine.

Isolamento famigliare I soggetti sintomatici dovranno essere posti in isolamento domiciliare fiduciario, mentre gli asintomatici in quarantena (14 giorni). È opportuno che tutto il nucleo famigliare venga posto in isolamento, in quanto si possono verificare casi secondari di contagio.

9266 2846 1206 2194 882 838 761 718 266 185 249 145 285 250 228 106 69 76 82 15 25 20.692

Positivi al nCoV Terapia Isolamento intensiva domiciliare

1183 276 281 343 148 238 133 96 110 41 46 33 45 60 52 42 20 18 20 12 7 3.204

8461 4098 3499 1992 1328 1225 659 600 553 545 619 510 532 371 325 408 290 249 178 62 18 26.522

Tot.attualmente positivi

18910 7220 4986 4529 2358 2301 1553 1414 929 771 914 688 862 681 605 556 379 343 280 89 50 50.418

Dimessi/ Guariti

6075 423 327 17 8 51 159 63 48 105 68 7 7 27 20 5 2 5 5 10 7.432

Deceduti

Casi totali

Tamponi

3776 892 192 315 203 109 212 63 49 54 41 29 37 13 38 16 12 11 7 1 7 6.077

28.761 8.535 5.505 4.861 2.569 2.461 1.924 1.540 1.026 930 1.023 724 906 721 663 577 393 359 292 90 67 63.927

73.242 31.200 61.115 13.560 6.782 13.851 5.538 18.371 5.813 7.424 3.150 6.084 6.761 6.375 3.674 3.561 1.098 2.568 4.073 696 532 275.468

Test diffusi e focolai isolati così è stato evitato il crac In Veneto tasso di letalità al 3,4%, contro `Il virologo: «Stesso patogeno, ma con più il 9,1% dell’Italia e il 13,1% della Lombardia esami sono stati limitati morti e ricoveri»

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I numeri

GLI ESPERTI VENEZIA Quando tutto questo sarà finito, l’immagine dei camion dell’esercito, carichi di feretri della Bergamasca e incolonnati per i crematori del Nord, resterà una delle più strazianti dell’album Coronavirus. Ma dietro l’emotività, già adesso c’è la matematica: considerando per omogeneità i dati ministeriali aggiornati a ieri mattina, in Lombardia il tasso di letalità, cioè il rapporto fra numero di morti e totale dei contagiati, è del 13,1%, così come mediamente in Italia è del 9,5%, mentre invece in Veneto è pari al 3,4%. Questione di calcoli disallineati per effetto di strategie differenti, secondo gli esperti.

MANCATE DIAGNOSI Il parametro di riferimento è la Cina, dove il rapporto finale dell’Organizzazione mondiale della sanità ha contato 3.259 vittime e un tasso di letalità del 3,8%, in linea con quello del Veneto, rispetto al quale i valori dell’Italia e della Lombardia sono invece, rispettivamente, triplo e quadruplo. Spiega il professor Andrea Crisanti, direttore dell’unità di Microbiologia e Virologia dell’azienda ospedaliera di Padova: «All’appello in Italia mancano almeno 250.000 asintomatici, per la maggior parte concentrati in Lombardia, e altri 200.000 sintomatici, che sicuramente ci sono. Il virus è sempre lo stesso nelle varie regioni, quello che cambia è il fatto che in Veneto sono stati fatti molti più tamponi che altrove». Secondo l’ultima rilevazione comparabile, i 61.115 test ef-

GREGORI, DOCENTE DI BIOSTATISTICA: «QUI E STATO SEGUITO L’APPROCCIO COREANO E I PAZIENTI INTUBATI SONO MOLTI MENO»

450.000 61.115 I contagiati “sfuggiti” Le analisi effettuate alla diagnosi dove sono in Veneto, contro stati fatti pochi test le 73.242 in Lombardia

1.183 3% I degenti lombardi in Terapia Intensiva: i veneti sono 281 fettuati in Veneto hanno permesso di scovare 5.505 malati (un positivo ogni 11 esami), mentre in Lombardia i 28.761 contagiati sono stati trovati con 73.242 analisi (uno ogni 2,5). Dunque la Lombardia ha più del doppio degli abitanti del Veneto (10 milioni contro 4,9), ma non ha svolto un numero doppio di tamponi, anzi.

I “FANTASMI” Di conseguenza qui il contagio

La quota di infetti a Vo’ il 21 febbraio: vennero subito prese misure è stato messo sotto controllo, mentre altrove ci sono 450.000 “fantasmi” che non sanno di essere malati e intanto propagano il patogeno, aggravando il bilancio complessivo di ricoverati e vittime. «La verità – afferma Crisanti – è che l’epidemia in atto ha dimensioni notevolissime ed è giusto che gli italiani lo sappiano. Mentre in Veneto è stata chiusa subito l’area di Vo’ e sono stati fatti tantissimi tamponi, con un

I contributi

Dalla famiglia Polegato un milione di euro Nuovi contributi sul conto corrente delle Regio Veneto. Mario Moretti Polegato e il figlio Enrico, presidenti rispettivamente di Geox e Diadora, hanno donato un milione di euro per far fronte all’emergenza Coronavirus. «In questo momento storico che stanno vivendo l’Italia e il Veneto - spiegano in una nota è un dovere morale sostenere i nostri medici e infermieri, ogni giorno in prima linea, nella

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lotta contro un nemico invisibile eppure tanto temibile che ci rende tutti uguali, vulnerabili, inermi. Con questo gesto vogliamo anche esprimere la nostra vicinanza e il nostro sostegno - concludono - a tutte le singole persone, e alle loro famiglia, che soffrono e che stanno combattendo il virus». Il governatore Luca Zaia ha ringraziato la famiglia Polegato durante il briefing di ieri.

impatto gigantesco in termini di contenimento dei morti e dei ricoveri, in certe zone della Lombardia è stata un’autentica follia non isolare subito i focolai. Eppure i numeri, diffusi dalla Protezione civile nazionale, erano ben evidenti a tutti fin dal 21 febbraio: a Vo’ c’era il 3% di infetti. Con un R0 stimato al ribasso in 2 (ciascun malato contagia altri due soggetti, ndr.), si fa presto a fare i conti: si arriva a proporzioni del 20-25% di infetti, ad oggi, nelle regioni più coinvolte».

TERAPIE INTENSIVE Il ragionamento è condiviso dal professor Dario Gregori, responsabile dell’unità di Biostatistica, Epidemiologia e Sanità Pubblica dell’Università di Padova: «È difficilissimo comparare le situazioni delle diverse regioni, perché purtroppo non c’è omogeneità nel numero dei tamponi effettuati. Ma un dato è più confrontabile di altri: quello relativo ai ricoveri in Terapia Intensiva, benché a sua volta influenzato dal fatto che i test diffusi permettono un’identificazione precoce del contagio e quindi un intervento sanitario più efficace». Attraverso il portale dello studio “Covid-19-Italia”, aggiornato in tempo reale, osserviamo noi stessi che la Lombardia non ha solo molti più pazienti intubati del Veneto (1.183 contro 281), ma anche una curva di crescita che si impenna molto di più e molto più rapidamente. «L’approccio del Veneto – sottolinea Gregori – è stato simile a quello della Corea: più largo nel fare i tamponi, estendendoli anche agli asintomatici. In questo sono stati effettuati dei test apparentemente inutili, ma in realtà fondamentali per contenere le infezioni e gestire meglio la situazione nelle strutture sanitarie». E, come ricorda il friulano il friulano Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di sanità, «la grande battaglia è fare in modo che i contagiati non arrivino in ospedale». Angela Pederiva © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Martedì 24 Marzo 2020 www.gazzettino.it android-a-e0c709d0f20274b0

L’APPELLO VENEZIA «Bisogna intervenire subito, pensare già al “dopoguerra”, perché altrimenti sarà il disastro». Dopo giorni di silenzio («Ma in questo mese silenzioso, volutamente non urlato, abbiamo fatto tante cose, dalla sanificazione delle strade senza danneggiare l’ambiente all’assistenza agli anziani»), il sindaco Luigi Brugnaro con al fianco gli assessori Simone Venturini e Michele Zuin è “apparso” dalla sede della Carbonifera, a Mestre, in una teleconferenza preparata logisticamente da Venis. Non la diretta Facebook quotidiana del governatore Luca Zaia che può solo essere ascoltata, ma la possibilità di interloquire. Anche perché, dopo settimane di assenza comunicativa, in parecchi si erano chiesti che fine avesse fatto il sindaco.

LE ACCUSE Al di là degli intenti collaborativi («Sono filogovernativo»), Brugnaro ha dato una sonora legnata all’esecutivo di Giuseppe Conte per l’esiguità della manovra economica, rinviando peraltro i commenti sulle modalità scelte per comunicare in piena notte i decreti: «Siamo molto preoccupati, sulla Cassa integrazione i conti non tornano. 5 milioni? Ne servono almeno 10». E poi, per quanto tempo la cassa integrazione? Secondo Brugnaro nove settimane sono troppo poche, servono ammortizzatori per 12 mesi. Non solo: «La cassa integrazione dovrà essere estesa alla filiera turistica, ci vorrà un anno per ripartire». Appunto, il turismo, la prima “industria” d’Italia, la primissima a Venezia dove tutto ruota attorno ai milioni di visitatori. Che adesso non ci sono più. E questo si riflette anche sui conti.

LA STIMA Non c’è una stima né dei danni né dei costi provocati dal coronavirus alle casse di Ca’ Farsetti. Interpellati, né il sindaco né l’assessore al Bilancio hanno azzardato stime. «Il danno è enorme, soprattutto per il settore privato». La perdita per il Comune c’è, se non altro sul fronte delle entrate, basti solo pensare che le strisce blu sono state cancellate (ammesso che ci sia ancora qualcuno che

«ASSURDO FAR PAGARE I TRIBUTI A CHI NON STA LAVORANDO MA DOVREBBE ESSERE LO STATO A FARSI GARANTE»

Turismo e aziende La cura di Brugnaro Il sindaco chiede misure forti: «La cassa `Un piano per mettere al sicuro i conti integrazione va estesa all’intera filiera» delle società comunali e i posti di lavoro `

parcheggia visto il blocco totale anche negli spostamenti personali) e molti posti auto al garage comunale sono stati destinati a chi si sta occupando dell’emergenza sanitaria, a partire dalla Protezione civile. E poi i trasporti, la casa da gioco: possono reggere queste aziende senza l’afflusso di turisti? L’assessore Zuin ha annunciato un piano per mettere in sicurezza le società comunali: «Le priorità sono la salute e la salute dei lavoratori e dei cittadini, misure di protezione del reddito, messa in sicurezza delle aziende comunali e dei posti di lavoro».

I TRIBUTI Poi c’è il capitolo dei tributi comunali: come può un’attività che vive sul turismo pagare le tasse se la città, come il resto del Veneto e d’Italia, è chiusa e turisti non ce ne sono? Finora c’è stato il rinvio delle bollette fissate al 16 marzo, ma è chiaro, ha detto Zuin, che «il

Le opposizioni

Pd e M5s all’attacco: «Non riconosce gli sforzi del Governo» VENEZIA «Stupiscono le dichiarazioni del sindaco Brugnaro: dopo l’uscita del primo decreto sulle limitazioni, aveva esordito con l’hashtag #nonsannoquellochefanno, in polemica con le prime chiusure. Ora si è rifatto vivo in diretta Facebook, premettendo di essere filogovernativo per poi contestare tutto e ribadire che in sostanza il governo ha lasciato soli i Comuni. Proprio uno strano modo di essere filogovernativi”. E’ il commento polemico del deputato veneziano del Pd, Nicola Pellicani, alla conferenza stampa di ieri: “I cittadini sanno che il Pd si è

caricato sulle spalle la guida di questa fase d’emergenza mettendo al primo posto la salute e la salvaguardia dei posti di lavoro - spiega Brugnaro chiede anche più spazio ai giornali (ancora di più?) e farà un punto stampa come Zaia. Tutto fa brodo per un po’ di propaganda. Non sarebbe meglio in questa fase emergenziale giocare davvero in squadra con il Governo? Caro Brugnaro, ci sarà tempo per la campagna elettorale». Critica con il sindaco anche la consigliera dei 5 Stelle, Elena La Rocca, la quale contesta a Brugnaro di aver parlato di tutto tranne che di quello che, effettivamente, poteva

servire ai cittadini. «Nessun accenno ai potenziali aiuti che il Comune, non lo Stato, potrebbe mettere a disposizione delle fasce lavorative più deboli, né alle piccole o micro imprese: il Comune non intende muoversi? - si domanda la consigliera - Il sindaco non sapeva nemmeno quante mascherine siano arrivate, non ha spiegato come e dove saranno distribuite. Ha preferito sottolineare il suo impegno nell’andare avanti nei suoi interessi come le bonifiche, le strutture alberghiere: forse il conflitto di interessi passa in secondo piano...».

Comune non è un ente assistenziale, lo Stato deve aiutarci». Nel 2019 i tributi comunali hanno comportato un gettito di 250 milioni: per azzerare Tari, Imu, canoni di pubblicità (che a prescindere si presume crolleranno) e plateatico, lo Stato dovrebbe garantire quei soldi. «La Tari dovrebbero pagarla tutti, anche l’hotel chiuso, questo dice la legge, ed è assurdo - ha detto Brugnaro - E siccome il totale dei costi va ripartito tra i cittadini, c’è il rischio di rincari». Sarebbe già qualcosa se il Governo nel frattempo mantenesse fede alle promesse: «Invito il Governo - ha detto il sindaco - a dare i 150 milioni per l’alluvione. E ricordo che il Mose va finito perché a ottobre tornerà l’acqua alta». La tassa di ingresso è confermata: «L’abbiamo solo spostata di un anno», ha detto il sindaco. Oltre al Governo nazionale, anche l’Europa - ha detto Brugnaro dovrà fare la sua parte: «Deve emettere degli Eurobond, c’è bisogno di garanzie e liquidità».

I SERVIZI In attesa del piano per la messa in sicurezza di aziende e lavoratori, il Comune inaugurerà a breve la Smart Control Room, un ufficio cui si potrà chiamare - telefono 041.041 - per avere informazioni e notizie utili. La bella notizia, intanto, è che Venezia non è così spopolata come sembra: «Ufficialmente siamo a 53mila residenti - ha detto il sindaco - ma da una analisi sui consumi d’acqua risultano in città 100mila persone, significa che ce ne sono 40mila che hanno la residenza da un’altra parte ma vivono qui». Alda Vanzan

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Marito e moglie fingono di non conoscersi Cavallino e Musile: lavano l’auto, denunciati CONTROLLI MESTRE «Noi due? Non ci conosciamo nemmeno». A quella risposta le braccia della sindaca Martina Vesnaver, fino a quel momento in posizione severa sui fianchi, sono crollate dallo sconforto. Sì, perché la coppia a passeggio per Spinea fermata dalla pattuglia della polizia locale insieme alla prima cittadina, sono marito e moglie. Vesnaver, diventata famosa anche oltre i confini della sua città per il video (diventato virale) della sua sfuriata contro i trasgressori delle limitazioni imposte dal decreto, ha voluto andare a fondo sulla questione e ha fatto verificare dagli agenti se i due fossero parenti: non c’è voluto molto a risalire al fatto che erano sposati. I due, però, sono riusciti a defilarsi prima che i vigili potessero notificar ...4c699c4383839be82be828f8831218bb... loro la denuncia per violazione dell’articolo 650 del codice pe-

nale (violazione delle imposizioni dell’autorità). Al crescere dei giorni di quarantena, i controlli delle forze dell’ordine continuano ad aumentare. Nonostante, come tengono a precisare le forze dell’ordine, la maggioranza dei cittadini abbia metabolizzato l’importanza di rispettare le disposizioni e abbia deciso di sacrificare la propria libertà in nome della causa maggiore sanitaria, c’è ancora chi continua a fare come se nulla fosse mai accaduto. Le sanzioni, infatti, on accennano a diminuire, anche in contesti piuttosto singolari. C’è chi, per esempio, non

ha resistito al richiamo primaverile del lavaggio dell’auto. Due i casi: uno al Cavallino, un altro a Musile. Pizzicati all’autolavaggio, con spazzola e schiuma, per i due è partita la denuncia e l’ammenda. Ovviamente, lavare l’auto non è tra le eccezioni previste dal decreto alla voce “primaria necessità”.

A SPINEA UNA COPPIA A SPASSO SENZA GIUSTIFICAZIONI HA NEGATO DI ESSERE SPOSATA PER EVITARE LA SANZIONE

ANCORA TANTI I TRASGRESSORI DELLE DISPOSIZIONI A MIRA I CARABINIERI INTERROMPONO UNA FESTA PRIVATA

CENTRO STORICO E TERRAFERMA A Venezia le denunce continuano a essere numerose. I carabinieri ne hanno notificate diverse, nel fine settimana, alla Giudecca, a Cannaregio, a Castello e a Sant’Elena. Tutte erano fuori dalle loro abitazioni e

senza un giustificato motivo. Stessa situazione a Marcon, Marghera, Mestre, Mira, Mirano, Noale e Spinea, dove i militari hanno intercettato e sanzionato diverse persone a spasso non per motivi di primaria necessità. A Mira, in particolare, i carabinieri sono dovuti intervenire, allertati dai cittadini, per interrompere una festa privata.

VENETO ORIENTALE A Ceggia sono stati fermati due minorenni: i due ragazzini erano in giro insieme e con in tasca 5 e 10 grammi di marijuana. Lo stupefacente è stato sequestrato e i due riaccompagnati dai genitori. Denunce anche a Portogruaro e a Chioggia. In particolare, a un uomo è stata notificata una sanzione perché sorpreso sulla spiaggia in località Sottomarina. La spiaggia è stata interdetta da un’ordinanza del sindaco, e quindi è scattata la multa. D.Tam. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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DENUNCE Controlli dei carabinieri anti “Covid-19”

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IV

Primo Piano

Martedì 24 Marzo 2020 www.gazzettino.it

I giorni del virus

Covid al San Camillo «Un intero piano blindato per i malati» La direttrice suor Lancy: «Inizio difficile `Per ora i pazienti ricoverati sono 26 arrivano anche casi gravi, già due morti» «Possiamo arrivare a 120 posti letto» `

«Possiamo arrivare a 120. In teoria le persone appena uscite dalla terapia intensiva. Poi ovviamente abbiamo dato disponibilità ampia: l’Usl invia chi ritiene debba stare qui».

L’INTERVISTA TREVISO «Purtroppo la situazione è seria anche da noi. Pensavamo di ricoverare malati da portare alla dimissione, ma ieri notte abbiamo avuto i primi due decessi». Il direttore amministrativo dell’ospedale San Camillo, suor Lancy Ezhupara, racconta come la struttura di viale Vittorio Veneto sta vivendo queste ore concitate. Precisando che gli eventuali pazienti affetti dal Covid- 19 che saranno trasferiti andranno in reparti specifici con percorsi e personale dedicati. I luoghi comuni dell’ospedale sono oggetto di particolari procedure di sanificazione continue nell’arco della giornata. I vertici del San Camillo si sono subito detti disponibili ad alleggerire il Ca’ Foncello. «In questo difficile momento d’emergenza, pur consapevoli della complessità dell’infezione e della relativa gestione, di concerto la direzione amministrativa e sanitaria, abbiamo accettato da subito la richiesta. Come operatori sanitari, è nostro dovere mettere a disposizione della comunità quanto necessario per uscire presto dall’emergenza e assicurare le cure a chi ne ha bisogno».

rivati sono quasi tutti in condizioni gravi».

Quattro giorni di lavoro, 26 ricoverati e due decessi. Come è nato questo piano d’emergenza? «Quindici giorni fa abbiamo dato all’Usl la nostra disponibilità. Purtroppo i malati che sono ar-

Il trasferimento dei pazienti Covid-19 è iniziato venerdì. Quanti sono attualmente i ricoverati? «Sono arrivati a scaglioni di 5 per giorno. Attualmente siamo a 26 pazienti. Purtroppo stanotte ci sono stati due decessi».

Come avete isolato il reparto Covid-19? «Abbiamo creato un ingresso esclusivo per le ambulanze da via della Liberazione. Poi abbiamo blindato tutto il secondo piano, quello destinato all’attività chirurgica. C’è un ascensore dedicato e l’ala sud tutta per ai pazienti con coronavirus. Abbiamo posizionato i pazienti nella chirurgia oncologica, poi utilizzeremo l’area chirurgica del primo piano e infine, se dovesse servire, il terzo piano». Come separate i Covid dagli altri pazienti? «Non hanno fisicamente la possibilità di vedersi o incontrarsi. Sono in due ali diverse della struttura. La zona Covid è sigillata».

L’OSPEDALE Attualmente sono ricoverate 26 persone col Covid-19

Qual è l’età media dei degenti che arrivano da voi? «Elevata. Oltre i 75 anni. Molti di questi provengono da case di ricovero. Alcuni dalla casa di riposo di Casale sul Sile». Che tipo di disponibilità di posti letto avete dato al Ca’ Foncello?

Quanto personale medico avete messo a disposizione? «Per i numeri attuali ci sono

«CHI È POSITIVO AL CORONAVIRUS NON PUÒ VENIRE IN CONTATTO CON NESSUNO DEGLI ALTRI DEGENTI»

GLI INTERVENTI La struttura non tratterebbe la terapia intensiva

due medici, due infermieri, due oss e un’ausiliaria. I medici che destiniamo al reparto Covid sono internisti, anestesisti e qualche chirurgo» Avete avuto indisponibilità? «Abbiamo fatto molte riunioni: l’angoscia è umana, la paura di trattare pazienti con questa patologia anche. Però nessuno si è rifiutato. Gli anestesisti hanno dato adesione immediata. Noi mettiamo a disposizione del personale tutti i presidi necessari». Riuscite a dare notizie ai familiari? «In un primo momento, prima del decreto, avevamo messo a disposizione una stanza in cui poterli incontrare singolarmente. Purtroppo i familiari dei nostri degenti sono tutti in quarantena o ricoverati, o addirittura in terapia intensiva. Io stessa chiamo le famiglie. E insieme a me il medico di turno quando stacca alle 14. Cerchiamo di informarli quotidianamente».

Nel caso di peggioramenti che necessitino l’intubazione, avete respiratori in dotazione? «Disponiamo di 6 respiratori di emergenza. La scorsa settimana abbiamo implementato il nostro impianto di ossigeno per essere più efficienti. Ma l’accordo con l’Usl prevede che noi non ci occupiamo della terapia intensiva. Nel caso di peggioramento il paziente viene riportato al Ca’ Foncello o è lo stesso ospedale a fornirci il respiratore. Perchè i 6 di emergenza andrebbero preservati per le nostre esigenze extra Covid-19”» Come sono stati complessivamente questi primi quattro giorni? «Dico la verità, duri. Speravamo di portare i pazienti verso la dimissione e invece sono arrivati casi gravi, tutti con pluripatologie come i due anziani deceduti nelle scorse ore». Elena Filini © RIPRODUZIONE RISERVATA

Valdobbiadene, l’ospedale è operativo «Pronto se l’emergenza diventa acuta» LA RISORSA VALDOBBIADENE L’ospedale è lì: pronto. Allestito a tempo di record grazie all’eccezionale impegno di Protezione Civile e Alpini. Nella stanze ci sono 147 posti letto; ambulatori e studi sono attrezzati, sale operatorie d’emergenza e zona per il triage comprese. C’è tutto per far fronte all’emergenza. Da ieri l’ospedale Guicciardini di Valdobbiadene è ufficialmente operativo, ma vuoto. Rappresenta la seconda linea in questa guerra contro il contagio. Se mai la prima linea rappresentata dal Ca’ Foncello e dagli ospedali trevigiani dovesse cedere, nessuno se lo augura e i segnali in tal senso a oggi non ci sono, il peso della resistenza si riverserebbe anche su questa struttura rimessa in piedi dalla Regione e su precisa richiesta del governatore Luca Zaia.

IL FRONTE

L’OBIETTIVO L’assessore Bottacin: «Verrà utilizzato quando ci sarà bisogno»

MA LA STRUTTURA E’ ANCORA VUOTA IN POCHE ORE PUÒ ACCOGLIERE IL PERSONALE DI UN INTERO REPARTO

«L’ospedale di Valdobbiadene è pronto, ma non ancora utilizzato - spiega Giampaolo Bottacin, assessore regionale alla Protezione Civile che ha materialmente seguito tutte le fasi dell’operazione - pazienti non ce ne sono. Ma è stato pensato proprio in questa ottica: verrà utilizzato quando e se Benazzi, direttore generale dell’Usl 2, ci dirà che ha bisogno di nuovi posti letto. Al momento Treviso non è a questo livello dell’emergenza». La Marca sta conducendo la sua battaglia, ma i fronti caldi in Veneto sono altri. A Venezia sono molto preoccupati da quanto sta accadendo a Verona, dove l’aumento esponenziale di contagiati e ricoverati in terapia intensiva sta creando grosse difficoltà e dove la vicinanza con la provincia di Brescia, una delle più colpite assieme al bergamasco, aumenta ancora di più l’ansia per quello che potrebbe accadere. Poi c’è Padova, dove la situazione è sempre al limite: le strutture sanitarie uni-

versitaria sono ormai piene, così come l’ospedale di Schiavonia e le altre sono quasi al limite. «A Treviso invece - osserva l’assessore - l’andamento dei contagi è sì in crescita, ma non così rapida come da altre parti. La guardia però non va abbassata perché di pericoli ce ne sono sempre. Quella che stiamo combattendo è una guerra a tutti gli effetti e dobbiamo essere sempre pronti. Ma nella Marca è stato approntato tutto quello che serviva: ci sono due ospedali “Covid” come la clinica San Camillo e quello di Vittorio Veneto; il Ca’ Foncello sta reggendo bene; Conegliano ha avuto qualche giorno di difficoltà, poi alcuni pazienti sono stati portati a Belluno e la situazione è migliorata. In generale, nelle strutture trevigiane, si registrano anche delle guarigioni, quindi letti che si i liberano. Siamo sempre in emergenza, ma si regge».

SECONDA LINEA E se la situazione dovesse pre-

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OSPEDALE Realizzato a Valdobbiadene in tempo record grazie ad Alpini e Protezione civile

L’ASSESSORE BOTTACIN: «TREVISO REGGE, CI PREOCCUPANO ALTRI FRONTI, COME VERONA E PADOVA»

cipitare, c’è Valdobbiadene: «La risorsa di letti e attrezzature a disposizione è importante. L’ospedale è pronto: basta solo mettere le lenzuola e si può partire. Dal momento in cui Benazzi ci dovesse dare la comunicazione che servono posti in più, in poche ore sarebbe tutto perfettamente allestito. Attualmente a presidiarlo c’è la Protezione Civile e un nucleo antincendio fondamentale in strutture del genere. Insomma: c’è tutto». P. Cal.


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