RASSEGNA STAMPA DEL 26 MARZO 2020

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GIOVEDÌ 26 MARZO 2020 CORRIERE DELLE ALPI

REGIONE

La morte di Covre L’intervista inedita

«Per le riforme ripartiamo dai sindaci Restano le uniche risorse per salvarci» Quando il 5 febbraio ho fatto visita a Bepi Covre, nella sua casa di Mansuè, non immaginavamo che non ci saremmo mai più incontrati. Perché di lì a un paio di settimane siamo planati dentro questo nero mare in burrasca. Ma quando Bepi mi aveva chiamato aveva detto senza remore che voleva una “ultima intervista”. Insieme abbiamo deciso di sospenderne la pubblicazione, persuasi che il virus avesse monopolizzato l’attenzione generale. Oggi ve la proponiamo. Contiene la lettura del suo itinerario politico, e in parte anche umano. Ma soprattutto contiene la sua sfida a noi e il suo invito a non mollare, a credere che cambiare e migliorare è possibile sempre. Fino all’ultimo giorno. — P.P.

PAOLO POSSAMAI

D

avanti alla porta di casa, mi accoglie il Leone di San Marco. Un riquadro con i sassi di fiume, di diversi colori per disegnare il simbolo della Serenissima. Busso alla porta di un amico, prima che di un protagonista della storia politica del Veneto nell’ultimo quarto di secolo e di un editorialista che da tanti anni accompagna il nostro giornale. Un riformista indomito. Ma che effetto fa la Lega di rito salviniano a uno come Bepi Covre, che al federalismo ha dedicato per intero la sua esperienza politica? E a cosa serve oggi la fu Lega Nord? «Del federalismo non si occupa più nessuno e Zaia, capace e pragmatico ha imboccato con determinazione la strada dell’autonomia; alternativa, ma non in contrapposizione con il progetto federalista, sparito dai radar con la Lega Salvini. Salvini è un fantasmagorico tribuno per le piazze, peccato manchi totalmente di un progetto riformista nazionale di prospettiva. Lo strepitoso successo elettorale conseguito, portando la Lega oltre il 30%, finora l’ha usato male, soprattutto in Europa» risponde Covre. Dimagrito di 25 chili, costretto tra poltrona e letto gran parte del tempo. Il tumore che ne segna i giorni, però, non ne ha indebolito la tempra e la vis analitica e polemica. E così viene naturale, nelle lunghe ore di silenzio e solitudine tra casa e ospedale, rileggere la sua lunga traiettoria da sindaco, parlamentare, amministratore pubblico (amministratore Inail per 6 anni) coscienza critica della Lega. «Se la Lega ha ancora un senso» dice Covre «e se l’Italia ha una chance di riforma, non si può che partire al Sud come al Nord dalla valorizzazione delle pratiche di buon governo locale. Dobbiamo ripartire da dove siamo partiti noi trenta anni fa». Ma in questo tempo abbiamo bruciato una catasta di sogni, divenuti delusioni e disillusioni. «Non esiste salvezza fuori da un percorso di responsabilità collettiva e condivisa, la

tentazione centralista dell’uomo solo al comando è una follia. Ripartiamo e coinvolgiamo Sindaci e Governatori regionali». Perché hai deciso di fare il sindaco nel ‘93? Mettevi a rischio la tua azienda, creata dal nulla e che oggi dà lavoro a oltre 250 collaboratori e esporta il 60% della produzione. «Tutto per me in politica inizia 30 anni fa, quando nel 1990 Franco Rocchetta mi aveva candidato consigliere comunale a Motta di Livenza. Fui eletto con una ventina di voti. Nel 1993 si votava a Oderzo, ero l’unico iscritto alla Liga Veneta. Ti assicuro e garantisco che non rientrava nei miei piani candidarmi a sindaco, sperimentare in prima persona la grande novità dell’elezione diretta segnata con la mitica legge 81 del ‘93. Mia moglie mi diceva anzi che dovevamo impegnarci a pagare i debiti per capannone e macchinari dell’azienda. Ma Gian Paolo Gobbo mi disse: “qua a Oderzo te conosso soeo che ti”. Nessun altro tesserato era disponibile». Sindaco tuo malgrado. Ma poi da quando hai iniziato a prenderci gusto? «Per qualche settimana dopo l’elezione andavo prestino in municipio. Un mattino trovai una trentina di anziani che dovevano fare le pratiche di esenzione dal ticket. Ho aperto i portoni e li ho fatti entrare. Ho chiamato il capo dell’anagrafe e spiegato che gli uffici dovevano aprire alle 8 e mezza, specie per l’esigenza ticket urgente. Il Comune era a disposizione del cittadino e non viceversa. “ghe voleva el novo Sindaco, par cambiar!” Fu il commento che si propagò in città». Ma non è solo questione di stile, fare il sindaco. E a te imprenditore viene facile chiedere il tuo fatturato da sindaco. «Qualche settimana fa, ricoverato accanto a me in ospedale a Oderzo, c’era un importante imprenditore, non di Oderzo, di 88 anni. Si chiamava Romano, volle parlarmi. “Tu non mi conosci, io so molto di te: non sei stato solo il sindaco di Oderzo, ma del territorio. Hai coinvolto i

Bepi Covre, mancato martedì sera, in seguito a un’emorragia. Il politico trevigiano era malato da tempo

sindaci in tante iniziative: la circonvallazione, l’allargamento della statale Postumia, il ripristino della ferrovia Treviso-Portogruaro con relativi sottopassi e trasporto passeggeri, il centro disabili gravi territoriale, l’ufficio consortile di progettazione lavori pubblici, l’ufficio unico di gestione paghe”. Queste parole del vecchio e saggio Romano, mi emozionarono. Perché aveva visto il lavoro mio e di tanti altri pronti a lavorare insieme». Sono i germi del Movimento dei sindaci, che nasce nel ’95 in Veneto. Valeva per i sindaci di ogni colore politico. «L’idea parte dalla mia richiesta a Rina Biz di organizzare una cena con Giorgio Lago. Lago rimane entusiasta: finalmente un progetto politico nuovo e in sintonia con le istanze federaliste. Segue l’editoriale della domenica. Titolo: “O i sindaci o nessuno”. E Lago mi obbliga a met-

tere nero su bianco la mia idea, che pubblica subito. Suggerisco che bisogna coinvolgere Massimo Cacciari, allora sindaco di Venezia, e Lago stabilisce il contatto. Aderiscono poi tutti i sindaci del Veneto, Friuli e Trentino. Siamo il fenomeno politico italiano, io finisco su stampa e televisioni non solo italiane». Ma nella Lega il capo Umberto Bossi non era affatto contento di tanto successo. «Bossi era ossessionato dall’idea che fossi manipolato da Massimo Cacciari, vecchio comunista. “Covre devi uscire dal movimento” fu l’ordine perentorio. Secca la mia risposta: “piuttosto lascio la Lega”. E abbiamo tirato avanti». Del resto pure i vertici degli altri partiti hanno tentato di frenare il movimento dei sindaci. «Il potente D’Alema disse: “quel Filosofo che si tinge i cappelli deve lasciar il movi-

mento”. Risposta piccata di Cacciari: “non parlo con i mentecatti”». Ma è finita che il movimento ha innescato l’unica vera riforma in chiave di autonomia davvero varata, che prende il nome dal ministro Bassanini. «I ministri Bassanini e Napolitano vennero a Ca’ Farsetti a Venezia per incontrarci e ascoltare le nostre richieste. Bassanini intervistato in aeroporto a Venezia disse scherzosamente che con i suoi decreti aveva realizzato quel che gli aveva chiesto Covre (ho registrazione video)». Vietato pensare però che tutti i mali vengano da Roma. Il cosiddetto “modello Veneto” in economia, per esempio, non è affatto esente da gravi limiti interni. E non da oggi. «Vero. Va in questa direzione per esempio la mia battaglia contro il proliferare dei capannoni. Nel febbraio ‘98 sono andato a fare un giro in

bici a Portobuffolè, comune di 700 anime e ben 30 capannoni. Il miracolo industriale del Nord Est ci stava rovinando. Avevamo perso l’anima e devastato le nostre meravigliose campagne: la provincia di Treviso con 98 Comuni aveva 540 aree produttive. Ne parlai con l’amico giornalista Francesco Jori, partì la campagna “Basta Capannoni” che divenne tema politico per la Lega in Veneto per modificare la superata legge urbanistica regionale». Basta essere eretici per riuscire a smuovere al cambiamento il centralismo romano e regionale? «No, bisogna avere progetti ed essere liberi di pensiero. Premesso che alla Lega non ho mai chiesto nulla, nel ‘96 ha insistito perché mi candidassi al Parlamento. Inizio legislatura convocato per la prima e unica volta in Via Bellerio, Bossi che tra minacce e sproloqui annunciava alla pattuglia di 80 parlamentari neo-eletti l’addio al federalismo. La Lega diventava secessionista, senza nemmeno un abbozzo di discussione. Io ero e rimango federalista, punto. Dico questo perché non basta essere definiti eretici, come è capitato a me dalle colonne di questo giornale dalla autorevole penna di Giorgio Lago, ci vuole coerenza. Del resto nemmeno i nostri elettori volevano dividere l’Italia, così come oggi non vogliono abbandonare l’Unione europea». Forse lo ha capito pure Salvini, dopo tante minacce secessioniste verso l’Ue. «Oggi Salvini naviga a vista, tatticamen0te è imbattibile ma non dispone di un piano istituzionale strategico e riformista per l’Italia. Come si va a stravincere le elezioni europee e non contare nulla in Europa? Come si fa a seguire le teorie economiche di Bagnai e Borghi? Una vera follia, discorsi da bar sport. Per cambiare le regole comunitarie bisogna esserci al tavolo comunitario. Ora sia a destra che a sinistra sono tutti impegnati nella cernita dei candidati governatori. Si danno battaglia su personaggi riciclati, trombati eccellenti, politicanti. Solita minestra riscaldata. Nessuna novità, nessun progetto strategico. Salvini dovrebbe utilizzare e trasferire intelligentemente, senza arroganza e saccenteria, l’enorme esperienza amministrativa realizzata al Nord dalla Lega. Ripartire da sindaci e governatori disponibili per sfide e progetti innovativi. E non vale solo per la Lega: ripartire è possibile, partendo dalla esperienza degli amministratori». — © RIPRODUZIONE RISERVATA


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PRIMO PIANO

L’allarme globale: la sanità

Arrivati i respiratori per attivare 825 letti Zaia: il piano di rafforzamento delle rianimazioni è operativo, abbiamo le mascherine chirurgiche e anche quelle Fpp3 Filippo Tosatto / VENEZIA

Letteralmente, una boccata d’ossigeno. «Sono arrivati un centinaio di respiratori, li attendevamo come la manna dal cielo, ora con questi apparecchi siamo in grado di attivare completamente gli 825 posti di letto programmati nelle rianimazioni». Allarga il sorriso, Luca Zaia. E, affiancato dall’insegnante Chiara Sipione che traduce nel linguaggio dei segni il briefing quotidiano, esordisce snocciolando liete novelle: «Abbiamo acquistato 13 milioni e mezzo di mascherine chirurgiche, ormai tutti gli ospedali hanno la loro dotazione, oggi abbiamo incaricato le Ulss di distribuirle anche alle casse di riposo e ai centri servizi. Non è tutto: ci siamo assicurati uno stock di 2 milioni di mascherine Fpp3 (quelle a magguire protezione ndr): è stato come scovare un giacimento d’oro con una pepita enorme. In settimana ne riceveremo 200-300 mila

Pronti i 740 posti letto negli ospedali dismessi La Protezione civile presidia i padiglioni come anticipo, poi le altre. Ah, abbiamo comprato anche 400 mila kit istantanei, più altri centomila donati dal Gruppo Pesenti. Scontiamo ancora qualche difficoltà per tute e calzari protettivi, ma il mercato si sta aprendo». E gli ospedali dismessi, pure: «Monselice, Valdobbiadene, Isola della Scala, Zevio e Bovolone sono pronti e i 740 posti letto previsti sono stati allestiti «fa sapere l’assessore alla protezione civile Gianpaolo Bottacin «le nostre squadre stanno presidiando i padiglioni, in caso di necessità potranno accogliere i malati non virali in esubero». UN’IMPENNATA DRAMMATICA

Ma c’è anche il dark side della giornata, scandito da una crescita paurosa di decessi: 37 nella giornata di ieri. «Cifre tragiche che ci tolgono il sonno», il commento del governatore «qualcuno si consola al pensiero che in Veneto va meglio che altrove, io dico che siamo in piena emergenza. Il modello matematico della sanità ci aveva indicato un’impennata, l’abbiamo rallentata di due giorni rispetto alle previsioni ma il trend è tuttora in crescita, dobbiamo essere pronti ad affrontare giorni difficili. Questa patologia è invasiva e spesso comporta complicanze che vanno dall’encefalite, all’insufficienza renale alla miocardite. Abbiamo messo in campo una macchina da guerra favolosa, il nostro servizio sanitario pubblico regge, ma la prima cura siamo noi. Per favore, lo ripeterò fino alla nausea, restate a casa e rispettate le regole di sicurezza. Abbassare la guardia ora sarebbe una fol-

lia». Il pomeriggio riserverà la videoconferenza con il premier Giuseppe Conte, disponibile a concordare ordinanze regionali che, in caso di necessità, inaspriscano i divieti governativi: «I decreti del consiglio dei ministri non limitano il nostro raggio d’azione, semmai stiamo valutando una deroga alle limitazioni delle passeggiate, i 200 metri da casa per intenderci, a beneficio del-

sul conto della regione

Gara di solidarietà Gruppo De’ Longhi dona 3 milioni

Passeggiate entro 200 metri da casa: deroghe in vista per autistici disabili e riabilitazione le persone autistiche e dei disabili che richiedono ogni giorno un percorso all’aria aperta, nonché per i convalescenti sottoposti a terapie riabilitative che includano il moto». TEST SPERIMENTALI CON SEI FARMACI

Fioccano le domande. Requisiti i respiratori veterinari, agli animali sarà negata la rianimazione? «Assolutamente no, abbiamo lasciato gli strumenti d’emergenza; purtroppo, come accade negli ospedali, le attività differibili sono state sospese, è successo anche al mio bulldog». Come procede la sperimentazione dei medicinali? «All’Azienda ospedaliera di Padova ne abbiamo in corso sei, gli esperti dicono che il farmaco che cura l’artrite reumatoide sta producendo buoni effetti. L’Abigan? Aifa ha dato il via libera, non capisco chi storce il naso, se non funziona lo escluderemo, in caso contrario sarò una risorsa in più». Tamponi: procede lo screening di massa sul personale sanitario, abbinato ai prelievi casuali - per strada, nei supermercati- ed esteso (unico caso in Italia) ai giornalisti che seguono da vicino l’evolversi dell’epidemia. Il ruolo della medicina privata nell’emergenza? «Al 95% lo sforzo è sostenuto dalla sanità pubblica, detto ciò Villa Salus e il San Camillo si sono posti a disposizione per ospitare un centro Covid». VIA LIBERA A NUOVO OSPEDALE DI PADOVA

Camici bianchi “disoccupati”: che fanno quelli in servizio nei reparti bloccati dallo stop alle attività non urgenti? «Sono le truppe di riserva, in caso di necessità è previsto un corso di formazione-lampo per le cure intensiva che consenta loro di affiancare i colleghi oberati». A proposito di ospedali: «È stata approvata la valutazione d’impatto ambientale del nuovo policlinico universitario di Padova, presto firmeremo l’accordo di programma e, come promesso, costruiremo un polo di cure, docenza e ricerca di livello internazionale. Allora qualcuno proverà a saltare sul carro del vincitore, magari gli stessi che finora ci hanno messo i bastoni tra le ruote». — © RIPRODUZIONE RISERVATA

Zaia in versione mascherata, il governatore dichiara superata la fase critica negli approvvigionamenti

il ministro d’incà al question time

Consip ha speso 490 milioni per 4.800 ventilatori polmonari ROMA

Come mai negli ospedali non ci sono le mascherine per difendere il personale? Di chi è la colpa dei ritardi? Una prima risposta l’ha data il ministro Federico D’Incà nel question time alla Camera, che ha visto Italia Viva, la Lega e Fratelli d’Italia molto critici nei confronti del premier Conte per la gestione dell’emergenza. «La protezione civile ha sottoscritto 60 contratti con ditte del settore», ha detto D’Incà. Il con-

to esatto dà la dimensione dello sforzo eccezionale: «Il governo ha impegnato 490 milioni per acquistare 344.870.895 mascherine facciali di vario tipo e 2.560 ventilatori polmonari. Sono state distribuite alle regioni 25.205.000 mascherine chirurgiche, FFP2 e FFP3» ha spiegato Federico D’Incà. «Inoltre si stanno acquistando altri dispositivi di protezione individuale e medici: la Consip ha bandito gare per 317.613.142,58 euro e presto arriveranno altri

2.249 ventilatori polmonari». Il ritardo a cos’è legato? Le forniture arrivano dall’estero, la diffusione dell’epidemia a livello globale ha comportato «una lievitazione dei prezzi oggi fuori controllo con una distorsione del mercato che non consente di avere prezzi medi di riferimento. A ciò si deve aggiungere il blocco delle esportazioni che hanno adottato molti Paesi produttori». Poi il dato sanitario, per mettere fine a una domanda

la presidente del senato ricorda tina anselmi

Casellati, appello all’Europa «Ci aspettiamo solidarietà» ROMA

Elisabetta Casellati ricorda la figura di Tina Anselmi, nel 93esimo anniversario della nascita del ministro di Castelfranco Veneto, che fu promotrice dell’istituzione del Servizio sanitario nazionale. La presidente del Senato questa mattina attende la visita del premier Conte che presenterà il pacchetto di misure “Cura Italia” per uscire dall’emergenza. Nel pomeriggio sarà in aula anche la ministra della Pubblica Istruzione, Lucia

Elisabetta Casellati al Senato

Azzolina, per spiegare la prosecuzione dell’anno scolastico. La presidente Casellati, dagli studi di “Porta a Porta” ha lanciato un appello al governo perché metta in atto tutti gli strumenti per garantire la ripresa dell’economia appena sarà finita l’emergenza. Poi ha spostato l’analisi al ruolo dell’Europa, che è nata il 25 marzo 1957. «Con la firma dei Trattati di Roma, è germogliata la pianta dell'integrazione europea che, dopo le lacerazioni dei conflitti mondiali, ha visto i cittadini

Le donazioni al conto corrente solidale della Regione si moltiplicano. «Il Gruppo De’ Longhi ha offerto 3 milioni per combattere l’emergenza virale», fa sapere il governatore Luca Zaia «in particolare, due sono destinati alle terapie intensive e uno all’associazione trevigiana Mio figlio che segue i bambini malati. Ringrazio Giuseppe e Fabio della generosità manifestata, la gara di solidarietà tra gli imprenditori è importante e lo è altrettanto il contributo di moltissimi cittadini che donano ciò che possono, magari 5 euro strappati al bilancio familiare. Sono la rappresentazione del Veneto unito e solidale che amiamo».

che angoscia il Paese: come mai in Lombardia c’è un tasso di mortalità pari al 15-16%? Il conto totale delle vittime nelle province lombarde è pari a 4.178 (al 24 marzo 2020). «Segnalo che la stragrande maggioranza dei deceduti ha patologie pregresse. Il dato reale delle persone decedute “per” Covid-19 e non “con” Covid 19 potrà essere rilevato solo ex post tramite un’attenta analisi delle cartelle cliniche di ciascun soggetto. Ci sta lavorando l’Iss». Poi il conto degli italiani all’estero tornati a casa: dal 10 marzo sono rimpatriate 30 mila persone dopo il primo trasporto da Malta a Pozzallo e altre 40 mila attendono di potersi imbarcare su un aereo o su una nave, ma è una missione disperata. — © RIPRODUZIONE RISERVATA

d'Europa finalmente riuniti in nome della libertà, della democrazia, della pace, del progresso. Oggi, in piena emergenza Coronavirus, dobbiamo ricordare quei trattati che diedero vita alla Comunità Economica Europea, nella consapevolezza che un'altra sfida epocale attende il nostro continente. L'Europa deve riscoprire i valori della solidarietà per dare prova di essere davvero una casa comune dove non ci sono solo doveri, ma dove l'Italia, come ogni Stato, ha diritto di trovare un aiuto concreto. L'Europa e il mondo post Coronavirus non saranno più gli stessi di prima. Le decisioni politiche che prendiamo resteranno nei libri di storia di domani, è in gioco il futuro del Paese» ha concluso il Presidente del Senato. — © RIPRODUZIONE RISERVATA Copia di promopress


PRIMO PIANO

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L’allarme globale: la situazione economica nel Bellunese

Scontro tra Confindustria e sindacati Lorraine Berton: «Ci sentiamo traditi» Da oggi 16 mila lavoratori a casa e 130 aziende chiuse dopo la trattativa notturna tra le organizzazioni e il governo Ma il tradimento? «Si, i sindacati», afferma ancora un’agguerrita presidente, «hanno tradito la fiducia che avevamo riposto in loro, i sacrifici che abbiamo fatto con i nostri collaboratori. E poi proviamo vergogna per chi li ha ascoltati, che neppure sa che cosa accade nelle nostre aziende». Lo sanno, ad esempio, che questi imprenditori – si chiede, concludendo, la presidente Berton – sono stati all’Ulss per donare altri 100 mila euro affinché acquisti nuovi macchinari? La replica del sindacato? Fa fede, dicono a Belluno, la spiegazione della trattativa che hanno dato Cgil, Cisl e Uil. Nessuna volontà di polemica, dunque, in sede locale. «È stato fatto un grande la-

BELLUNO

Da oggi tutto chiuso? A cominciare dalle fabbriche? Assolutamente no. Ma 130 aziende, secondo i dati di Confindustria Belluno hanno fatto ricorso alla cassa integrazione. E da questa mattina non si presenteranno ai cancelli degli stabilimenti 16 mila lavoratori, compresi i circa 6 mila di Luxottica. Oggi, invece, continueranno ad operare le aziende autorizzate dal codice governativo. La Safilo, ad esempio, seppur a ranghi ridotti. Per tutta la notte tra martedì e mercoledì e per buona parte della giornata di ieri, i sindacati ed il governo hanno continuato a trattare sulle possibili restrizioni. E, per quanto riguarda la realtà bellunese, hanno ottenuto che alcune imprese si fermino, mentre fino a ieri speravano di restare attive. In serata si è scatenata Lorraine Berton, presidente di Confindustria Belluno Dolomiti. «Ci sentiamo traditi dal sindacato. In provincia avevamo impostato un efficace metodo di relazioni industriali. Bene, ieri pomeriggio un imprenditore, quasi piangendo e comunque molto arrabbiato mi ha detto: adesso lo stipendio dei collaboratori me lo pagherà il sindacato». Insiste la presidente: «Questi signori non hanno a cuore la salute dei lavoratori, perché questa è garantita dagli investimenti che abbiamo fatto in sicurezza nelle ultime settimane, a partire dalla sanificazione e dalla riorganizzazione interna. Piuttosto si sono impuntati per difendere i loro poteri, piccoli e grandi. Ma a pagare sarà, adesso, tutto il Paese. Lo vedremo alla ripresa».

«Vogliono difendere il loro potere mentre noi investiamo per la sicurezza»

Ieri sera Luxottica si è illuminata con i colori della bandiera italiana. Sotto Lorraine Berton

confartigianato

Un vademecum di Anap con i consigli per gli anziani La presidente dei pensionati è Antinesca De Pol «Soffriamo l’isolamento e molti non riescono a utilizzare le nuove tecnologie» BELLUNO

Un vademecum per spiegare agli associati i comportamenti responsabili e consapevoli da tenere in questo periodo. È l’azione portata avanti da

Anap Belluno - Associazione dei pensionati di Confartigianato. «La nostra associazione», spiega la presidente Antinesca De Pol, «ha ritenuto utile diffondere tra i soci questo strumento, per metterli in guardia anche da possibili truffe su sanificazioni degli ambienti, test tamponi, aumento dei prezzi di beni di prima necessità». Per De Pol il momento è dif-

ficile soprattutto per la fascia di popolazione anziana. Numerosi quelli che soffrono l’isolamento: «Le relazioni tra familiari e amici si sono rarefatte, per non dire azzerate. Solo il telefono riesce a tenerci uniti. Per questo sono in contatto telefonico con molti dei miei associati, per un momento di ascolto e di compagnia». Le difficoltà aumentano

per coloro che non riescono a sfruttare i vantaggi offerti dalla tecnologia e quindi dell’uso di internet: «È una pratica che in molti anziani purtroppo manca. Nel programmare l’attività dell’anno», aggiunge De Pol, «proprio per il prossimo mese di maggio avevamo messo in calendario un corso per incentivare l’uso dello smartphone e delle sue funzionalità così da favorire l’accesso a notizie, a giornali o per lo scarico di referti medici e molto altro. I fatti stanno confermando l’utilità della proposta di Anap, che avvieremo non appena si ritornerà alla normalità». Problemi per la consegna del mensile dell’associazione: «Purtroppo, per difficoltà legate alla distribuzione», in-

voro comune, ottenendo un ottimo risultato nella direzione di tutelare la salute di tutti i lavoratori e di tutti i cittadini», spiegano le tre confederazioni, al termine della trattativa romana. «Abbiamo rivisitato l’elenco delle attività produttive indispensabili», spiegano, «in modo da garantire la sicurezza dei lavoratori e delle lavoratrici. È stato tolto dall’elenco tutto ciò che non era essenziale, visto il momento difficile che stiamo vivendo». Cgil, Cisl e Uil chiedono, a Roma come a Belluno, che i prefetti coinvolgano le organizzazioni territoriali per la autocertificazione delle attività delle imprese che svolgono attività funzionali ad assicurare la continuità del-

il contributo

Donazione dei De Prà all’Usl 1 per il virus «Una goccia nel mare» Il gruppo Fratelli De Pra, azienda leader nel settore dell’edilizia di Ponte nelle Alpi ha donato diecimila euro alla Usl Dolomiti per supportare le strutture ospedaliere che stanno affrontando in prima linea l’emergenza sanitaria provocata dalla diffusione del Covid-19. «È solo una piccola goccia nel mare delle donazioni che tanti imprenditori come noi stanno effettuando in questo periodo a sostegno delle nostre aziende ospedaliere» spiega Ezio De Pra, amministratore delegato «ci auguriamo che anche questo possa servire».

le filiere essenziali. «Il governo», avvertono Cgil, Cisl e Uil, «si è inoltre impegnato a monitorare congiuntamente con il sindacato l’applicazione sia di quanto è stato concordato, sia del Protocollo sulla sicurezza. I sindacati di categoria e territoriali e le Rsu vigileranno per la loro puntuale applicazione». «Ci sentiamo come spiati», replicano da Confindustria. Il deputato Roger De Menech è intervenuto, negli ultimi tre giorni, presso gli ambienti governativi, per cercare di coniugare al meglio le ragioni della sicurezza e del lavoro, sulla base delle difficoltà che gli venivano sottoposte proprio in provincia. «A Roma si è fatto un lavoro complesso e difficile», spiega, «costruito insieme alle associazioni di categoria e ai sindacati, e che può dare buoni frutti solo con la responsabilità di tutti gli attori protagonisti. Responsabilità e buon senso sono le armi fondamentali per sconfiggere il virus. La cosa fondamentale del nuovo elenco è che si è riusciti a trovare un accordo e limare le forzature che da più parti venivano avanti». Un’altra cosa fondamentale è l’accordo raggiunto per garantire la massima sicurezza alle aziende che possono continuare a produrre, la salute di tutti gli operatori deve essere una priorità e il protocollo è un documento importante per garantirla. «Come abbiamo ormai tutti capito la manovra economica più importante in questo momento è arrestare il contagio, per farlo restare fermi è determinante, con questo spirito vanno interpretate tutte le norme approvate», conclude De Menech. — FRANCESCO DAL MAS

forma la presidente, «non riusciremo nemmeno a far arrivare il nostro mensile, che però possiamo inviare ai soci via mail a richiesta, rivolgendosi alla segreteria di ANAP a Belluno (0437 933203)». «La distanza dai familiari accentua la nostra sensibilità e anche emotivamente siamo più sensibili perché da quando è scoppiata la pandemia sono gli anziani soprattutto a subirne le conseguenze più pesanti», conclude la presidente, «ma, grazie alla nostra esperienza, la fiducia è la nostra compagna di vita e più che mai di questi tempi. Tutti uniti nel rispetto delle regole usciremo dall’emergenza in corso e torneremo alle nostre famiglie e alla frequentazione degli amici». —


II

Primo Piano

Giovedì 26 Marzo 2020 www.gazzettino.it

I giorni del virus La situazione nell'Ulss 3

CASI E CONTATTI PER COMUNE al 24 marzo

PROVINCIA: I CASI POSITIVI PER TIPOLOGIA

Casi positivi

Positivi non ricoverati

837

Pazienti ricoverati

571

Soggetti in isolamento

266

3.753

di cui Ulss 4

Ulss 3

56

210

PROVINCIA: I PAZIENTI IN ISOLAMENTO

3.120

3.339

3.753

3.489

2.649 2.023 1.777 1.853

17

18

19

20

21

22

23

24

MARZO

I PAZIENTI RICOVERATI

CASI

CONTATTI

TOTALE

Campagna Lupia Campolongo Maggiore Camponogara Cavarzere Chioggia Cona Dolo Flesso d’Artico Fossò Marcon Martellago Mira Mirano Noale Pianiga Quarto d’Altino Salzano Santa Maria di Sala Scorzè Spinea Stra Venezia Vigonovo

7 7 6 4 70 0 12 6 3 33 32 23 22 10 12 11 13 16 27 26 7 292 5

13 25 22 5 252 0 30 9 7 73 126 111 86 42 32 16 74 55 99 97 18 1.002 15

20 32 28 9 322 0 42 15 10 106 158 124 108 52 44 27 87 71 126 123 25 1.294 20

TOTALE

644

2.199

2.843

Rep.

T. Int.

OSPEDALE DI MESTRE Decessi Dimessi 13 14

72 di cui: 15

OSPEDALE DI VENEZIA Decessi Dimessi 5 8

22 di cui:

OSPEDALE DI MIRANO Decessi Dimessi 3 8

15 di cui:

OSPEDALE DI DOLO Decessi Dimessi 4 7

82 di cui:

OSPEDALE DI CHIOGGIA Decessi Dimessi 2 0

1

57 RICOVERATI IN TOTALE

7 15

192 + VILLA SALUS

1

18

14

Decessi 27 12

Dimessi 5

70

DECESSI E DIMESSI

di cui:

0 1 65

Dimessi

Decessi 54

60 50 40

20

21

26

22

23

10 0

14 15

16

17

18 19 20 MARZO

21

MESTRE Definirlo focolaio sarebbe una forzatura eccessiva. Che l’area tra Mestre, Favaro e Zelarino stia pagando un tributo pesante in termini di vittime (per o con) coronavirus è oggettivo. Lo dicono i dati: in questa sorta di triangolo delle Bermude del Covid si contano 12 morti in 25 giorni, un quarto del totale di tutta l’area metropolitana (49). L’ultimo di questa lunga scia è Francesco Scaramuzza, 52enne di Favaro. Lui, malato da tempo di tumore, appartiene a quella categoria di persone per cui il virus non è stata la prima causa di morte, ma che ha trovato terreno fertile in un organismo debilitato, rendendolo poi ancor più fragile. «La deviazione del linfoma, nel suo caso, è stata la complicazione più grave - spiega la moglie, Michela Schettino - ma l’aver dovuto aggiungere alla sua già difficile lotta anche quella a questo virus non l’ha certo agevolato».

A Mestre già 12 vittime nel triangolo del Covid In città, Favaro e Zelarino in 24 giorni si è registrato un quarto dei morti dell’area metropolitana. L’ultimo caso, il 52enne Francesco Scaramuzza vuto trasferirsi in ufficio per problemi legati alla malattia. Poi, c’era la bicicletta: agonista innamorato della mountain bike, aveva corso fino a che gli era stato possibile. L’ultima gara, due anni fa, il giorno prima di iniziare la chemio: «Ormai mi sono iscritto», aveva detto sorridendo alla moglie e ai due figli, Daniele e Marco. Il più piccolo dei due, 17 anni, ha ini-

LA MALATTIA Francesco, operaio alle Officine aeronavali prima e a Leonardo poi, viveva a Favaro. «Due anni fa - racconta Michela - gli avevano diagnosticato il tumore. Pareva avercela fatta, sembrava fosse un problema risolto. Quest’anno, però, si è ripresentato. All’Angelo, così, era cominciata una nuova cura, di secondo livello. All’inizio sembrava dare buoni risultati, ma all’inizio di marzo i suoi valori sono tutti peggiorati». Nel frattempo, continuano i dolori. Il 18 marzo gli viene fatto il tampone e risulta positivo. «Non lo so dove possa averlo preso, però da allora non l’abbiamo più visto». Perché il virus è un male subdolo, e non solo con chi infetta direttamente. La sua infamia si allarga anche ai famigliari, costretti ad assistere da lontano, interdetti al capezzale del proprio marito, padre o figlio che sia. «Aveva la febbre alta. Per trattare il virus, hanno dovuto sospendere la terapia al linfoma, d’accordo anche con i medici del reparto che avevano seguito sempre Francesco - prosegue la moglie - lunedì potremo dirgli addio in una cerimonia strettamente privata, ma spero che ce lo facciano vedere per un’ultima volta». Francesco per il suo lavoro aveva una vera e propria passione: costruire aerei militari. Negli ultimi due anni, aveva do-

24 L’Ego-Hub

Fonte:

IL CASO

29

27 30

ziato a seguire le sue orme: papà sembra essere riuscito a trasmettergli la passione. «A Francesco - conclude Michela - piaceva lo sport, ma adorava anche la pace e i paesaggi delle montagne. Quello è un lato della mountain bike che l’ha sempre affascinato».

BOLLETTINO DI GUERRA Scaramuzza è l’ultimo di do-

dici. Lunedì, era toccato ad altri due anziani di Zelarino: Vincenzo di Tecco, 80 anni, e Maria Franzoi, 79. Domenica se ne era andata Lucia Lionello, 81enne di Corso del Popolo, colonna del volontariato in città. Anche lei, come Scaramuzza, era malata di tumore ed è stato quello a strapparla all’affetto dei suoi cari. Anche per lei, però, il coronavirus è stata un fat-

L’ULTIMA VITTIMA A sinistra, Francesco Scaramuzza, il 52 enne di Favaro era malato di tumore

Primo decesso a Martellago: stroncato dal virus a 72 anni È in lutto anche Borbiago I RITRATTI Martellago piange la prima vittima da coronavirus: si tratta di Alfredo Lella, 72 anni, di Olmo, deceduto ieri verso mezzogiorno all’ospedale dell’Angelo. Lella, che soffriva già di diverse patologie, in particolare ai reni, il 7 marzo aveva accusato un mancamento a casa, la moglie lo aveva condotto al pronto soccorso dove era stato sottoposto al tampone, risultato positivo. Il paziente è stato curato nel reparto di terapia semi intensiva, mentre tutti i suoi familiari sono stati posti in quarantena e l’hanno superata: sono tutti negativi. Purtroppo, però, negli ultimi giorni

le condizioni del 72enne si sono aggravate, il virus ha avuto il sopravvento sul suo già delicato quadro di salute pregresso, fino al tragico epilogo. Originario di Cavarzere, dopo aver abitato per alcuni anni a Chirignago, Lella si era trasferito fin dagli anni Settanta a Olmo di Martellago, dove risiedeva in via Olmo ed era mol-

ALFREDO LELLA VIVEVA A OLMO ED ERA GIA’ MALATO. PER DINO ALESSANDRIN DI MIRA, 83 ANNI, ERA LA PRIMA VOLTA IN OSPEDALE

to conosciuto e ben voluto: per tanti anni aveva anche fatto parte del locale Milan Club. Diplomato all’istituto Pacinotti di Mestre, ufficiale di marina durante il servizio militare (ci teneva molto), aveva lavorato praticamente tutta la vita come responsabile vendite alla ditta Sami Instruments di Noale, specializzata nella produzione di valvole, ed era in pensione dal 2005. Lascia nel dolore la moglie Maria, i figli Sabrina e Stefano, l’amato nipote Thomas, un fratello e una sorella. Piange anche la comunità di Borbiago di Mira, dove si registra la seconda vittima del Covid-19 in comune. Martedì 24 nel pomeriggio si è spento Dino Alessandrin,

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OLMO DI MARTELLAGO Alfredo Lella

BORBIAGO DI MIRA Dino Alessandrin

83 anni, ricoverato da venerdì scorso nel reparto di Medicina di Dolo. «E’ accaduto tutto talmente in fretta che non siamo neppure riusciti a salutarlo, neppure per telefono. Non abbiamo potuto stargli vicino», racconta la figlia Catia che insieme al fratello e alla madre sono, da sabato scorso, in quarantena a Borbiago. Si tratta del secondo decesso di un anziano con coronavirus dopo Mario Veronese, 77 anni, di Oriago, mancato lo scorso 1 marzo. Dino Alessadrin aveva lavorato per molti anni al Porto di Ve-

nezia e a 50 anni era andato in pensione coltivando con entusiasmo le sue passioni. «Mio padre era molto dinamico, amava moltissimo le bocce e nel 1977 aveva anche partecipato ai campionati italiani - racconta la figlia. – E’ stato fortunato, andando in pensione presto ha potuto coltivare i suoi hobby, le passeggiate e gli incontri con gli amici, al Centro anziani di Spinea. Almeno fino a quando non hanno chiuso tutto per questo maledetto virus». Una persona in ottima salute che improvvisamente, come raccon-


III

Primo Piano

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La situazione nel veneziano NUOVI CASI

L'andamento in Provincia

*dati ufficiali del bollettino Azienda Zero delle 17 di ieri

CASI TOTALI

Venezia

Belluno

Padova

Rovigo

Treviso

Verona

Vicenza

280

40

Ricoverati con sintomi (+11 rispetto a ieri)

880*

1.500

600 asintomatici curati a casa

1.000

7

500

63 IN TERAPIA INTENSIVA 8 5

nuovi

totale

1 Venezia

-

7

2 Mestre

+1

15

-

1

+1

14

5 Mirano

-

14

6 Jesolo

-

12

7 S. Donà di Piave

-

0

8 Osp. Villa Salus

-

0

+5*

49

+2

48

2 1

4

3

tore complementare. Lucia, volontaria della Lilt, fisioterapista in pensione, aveva collaborato anche con Casa Taliercio, la residenza di via Aleardi che dà accoglienza alle badanti che assistono gli anziani della città, con l’Unitalsi e con la parrocchia del Sacro Cuore. La serie di decessi mestrini

tano i famigliari, la scorsa settimana ha iniziato a sentirsi debole. «Mio padre non stava mai male e non aveva particolari disturbi – racconta la figlia – prima di venerdì scorso non era mai stato ricoverato in ospedale e il prossimo giugno avrebbe compiuto 84 anni. Alcuni giorni fa aveva iniziato a lamentarsi per una forte debolezza alle gambe, non riusciva ad alzarsi e dopo qualche giorno è arrivata la febbre. Abbiamo avvertito il medico curante e venerdì scorso lo hanno ricoverato d’urgenza. Da allora non lo abbiamo più potuto vedere o sentire. Sabato ci è stato comunicato, sempre attraverso il medico curante, che il tampone era positivo e che dovevamo stare in quarantena fino al 4 aprile. Martedì l’ultima telefonata del medico dell’ospedale che ci comunicava prima le sue difficoltà nel respirare autonomamente e poi la sua morte». Non ancora fissata la data dell’ultimo saluto. «Era una bella persona – racconta il cugino Guerrino Palmarini, ex consigliere comunale – mi ha insegnato a giocare a bocce e ad appassionarmi al cinema». Nicola De Rossi Luisa Giantin

Nel conto complessivo sono compresi il "paziente 1" di Oriago di Mira contagiato da Covid-19 morto a Padova per emorragia cerebrale l'1 marzo; una donna residente nel veneziano e morta a Treviso il 17 marzo; un uomo di Chioggia morto a Schiavonia (Padova) il 21 marzo; un uomo di San Donà morto a Treviso il 21 marzo; un frate cappuccino di Annone Veneto morto a Trento il 21 marzo; una donna di Venezia morta a Milano il 22 marzo; una donna di Murano morta a Mantova il 23 marzo

0

Feb 23 Feb 24 Feb 25 Feb 26 Feb 2 Feb 7 28 Feb Ma 2 9 r0 Ma 1 r 02 Ma r0 Ma 3 r 04 Ma r0 Ma 5 r 06 Ma r0 Ma 7 r 08 Ma r0 Ma 9 r1 Ma 0 r1 Ma 1 r 12 Ma r1 Ma 3 r 14 Ma r1 Ma 5 r1 Ma 6 r1 Ma 7 r 18 Ma r1 Ma 9 r 20 Ma r2 Ma 1 r2 Ma 2 r 23 Ma r2 Ma 4 r 25

+2 rispetto a ieri

6

L’Ego-Hub

3 Chioggia 4 Dolo

DECEDUTI *3 a Mestre, 2 a Dolo

DIMESSI

si è aperta alla Gazzera il 2 marzo, con Umberto Pavan, 79 anni, fruttivendolo in pensione del mercato di via Fapanni. Poi è stata la volta di Luciano Carniato, 79enne di Favaro, cardiopatico, a una settimana di distanza, il 9 marzo. Sempre di Favaro, scomparso il 10 marzo, il 98enne Giuseppe Gaiotto e

Mario Trevisan, 78 anni, morto dieci giorni più tardi. Nel mezzo, altri due anziani di Mestre: un 88enne e un 82enne, morti a Mestre rispettivamente l’11 e il 12 marzo. Il 19 marzo, l’elenco si è allungato con il 55enne Raul Ziliotto, anche lui cardiopatico e diabetico. Infine gli ultimi tre casi: Lionello, Scaramuzza ed Eugenio Stefani, 73 anni, ex presidenti della società di ciclismo Coppi Gazzera. Una settimana fa, l’Ulss nella mappa dei contagi dava solo tra Zelarino e Trivignano 25 casi, a Chirignago altri 16. A questi si aggiungevano poi quelli di Mestre (38 casi), i 16 di Favaro e i 10 di Marghera. Numeri vecchi, perché in un contesto che vede mediamente 50 contagi giornalieri in più, la geografia dei casi potrebbe essere completamente stata stravolta. Anche questi numeri, però, fotografano bene come il virus abbia colpito con violenza il cuore della terraferma. Nel frattempo, le misure di prevenzione sono cresciute ulteriormente. Ora non resta che attendere. Davide Tamiello © RIPRODUZIONE RISERVATA

La linea della speranza Quel rallentamento della curva verso il picco I nuovi contagi si confermano su valori abbastanza bassi Il totale sale a 880, sono 63 i ricoverati in Terapia intensiva `

IL BILANCIO VENEZIA Ancora un leggero aumento. Che a vedere il solito bicchiere mezzo pieno, può essere considerata una buona, nuova, frenata dopo la decelerata di martedì. Per la seconda volta di fila il bollettino delle 17 di Azienda Zero è meno nemico del solito: sono 40 i casi di contagio in una giornata (11 i ricoveri), contro i 33 di martedì, ma comunque al di sotto della media dell’ultima settimana. In tutto i veneziani contagiati sono 880, di cui 280 ricoverati, ma solo 63 in Terapia Intensiva: +2 rispetto a ieri, quando il dato era fermo da due giorni. Aumentano però le croci lasciate sul campo nella lotta al coronavirus. Ieri sono morte due persone, tra cui un cinquantaduenne, e altri tre decessi dei giorni scorsi sono stati inseriti in via ufficiale nelle tabelle dell’Ulss 3 Serenissima e di Azienda Zero. Nessun decesso, invece, nell’Ulss 4, colpita a inizio settimana. In totale sono 49

Venezia prima provincia per quarantene: quasi 4mila IL SINDACO VENEZIA Venezia è la provincia che ha più persone in quarantena fiduciaria. Lo ha detto il sindaco Luigi Brugnaro nel corso dell’appuntamento quotidiano di quello che egli stesso chiama un po’ pomposamente il “gabinetto di guerra”.

QUARANTENA E RIFIUTI «Nei 44 comuni - ha spiegato ci sono 3mila 905 in quarantena, che non vuol dire malati, ma solo che si è stati in contatto con persone risultate positive. Nel territorio del Comune di Venezia, ci sono 1.294 persone in quarantena (45 in più rispetto a martedì) di cui 292 positivi, sei in più rispetto a martedì». Per tutte queste persone vige anche un sistema particolare di raccolta dei rifiuti, che Brugnaro ha ricordato: «A tutte queste famiglie diciamo che la loro spazzatura non deve essere differenziata, è molto importante per la

sicurezza di tutti. Bisogna buttare tutto dentro un unico sacchetto indifferenziato e poi chiuderlo bene con un altro sacchetto per essere buttato come rifiuto residuo. Tutto questo sarà poi portato agli impianti di Veritas e trasformato in css, il combustibile solido utilizzabile nelle centrali elettriche».

TRASPORTO PUBBLICO La situazione è molto pesante nelle società partecipate del Comune e quella che in questo momento soffre di più è Avm/Actv, che fino a pochi giorni fa erogava un servizio calibrato anche per i tanti milioni di turisti che già in

ACTV È MOLTO ESPOSTA «ANCHE QUANDO SARÀ FINITO TUTTO NON CI SARANNO GLI STESSI SERVIZI DI PRIMA»

marzo cominciavano di solito ad arrivare e che mesi hanno viaggiato vuoti. Adesso i dipendenti sono in cassa integrazione al 50% a rotazione. «Non finirà dopo poche settimane- avverte il sindaco - i turisti non ci saranno neanche quando il virus sarà solo un ricordo e sappiamo tutti che gli incassi dei turisti bilanciavano il sistema di trasporti. Crediamo che il Governo consideri i Comuni nei suoi provvedimenti e copra le società di trasporto pubblico locale almeno confermando il contratto di servizio dell’anno precedente. Faremo la voce grossa con chi non vuole ascoltare, questo è sicuro. Actv è la società che più è in difficoltà - ha poi aggiunto - perciò è impensabile avere lo stesso numero di vaporetti e autobus del 2019 per un lungo periodo di tempo. Stiamo immaginando piani operativi per non perdere l’azienda nel suo complesso».

MASCHERINE

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i decessi, compresi quelli di veneziani morti fuori provincia.

dato notizia nell’edizione di ieri.

ANCORA 5 CROCI

L’ANALISI

Francesco Scaramuzza, 52 anni di Favaro e Alfredo Lella, 73 anni di Martellago, entrambi morti ieri nel reparto di Terapia Intensiva dell’Angelo di Mestre. A loro Ulss 3 e Azienda Zero hanno aggiunto ieri Dino Alessandrin, 84 anni di Borbiago di Mira, morto martedì a Dolo e di cui non era stata ancora data notizia. Nel report ci sono poi, da ieri, Vincenzo Di Tecco, 80 anni di Zelarino, morto lunedì a Mestre e Maria Franzoi, 79 anni di Zelarino, spirata anche lei lunedì, ma a Dolo: di loro due il Gazzettino aveva già

A vederla disegnata su un piano cartesiano, la linea che traccia l’andamento del contagio da Covid-19 nel veneziano stretta tra le assi dell’ascisse e delle ordinate del grafico sul coronavirus dell’Università di Padova - è una curva che sale in modo regolare. C’è solo uno strappo, più ripido, tra il 19 e il 23 marzo. Ora, da due giorni, l’inclinazione si sta uniformando quasi sempre alla stessa altezza, con l’angolo ogni giorno più simile a quello precedente. Cosa sia successo però in quei cinque giorni lo dice senza sorta di dubbio un secondo grafico in cui si evidenzia il delta di casi registrato di ventiquattrore in ventiquattrore: tra giovedì 19 marzo e venerdì 20 c’è stata la variazione massima di nuovi casi: +110 in un solo giorno. Una salita verticale che da quel punto ha inforcato una lenta ripresa una leggera flessione (ma pur sempre un +74 di variazione sul giorno precedente) sabato 21 marzo. Poi il +48 di domenica, ancora un +74 (lunedì) fino agli ultimi due giorni: +33 martedì e +40 ieri. Segno di un rallentamento importante. Per il picco ci vorrà ancora del tempo, ma il modello dato dall’analisi matematica dei dati è una boccata d’ossigeno.

CHIOGGIA TRA I COMUNI PIU’ SOTTO PRESSIONE DELLA PROVINCIA IL CASO DI CONA CON ZERO POSITIVI Sull’argomento esiste un problema: ce ne sono troppo poche e spariscono subito non appena si viene a sapere che sono arrivate. «Continuo a dire su questo tema: distribuiamo quello che ci danno dalla Regione. Sono state consegnate a oggi (mercoledì) 281mila mascherine, che non vanno bene per gli operatori, ma servono ai cittadini, su un totale di 853mila abitanti. Non abbiamo la tempistica, ne arrivano 10-15mila al giorno e non è facile accontentare tutti. Dopo le edicole, le farmacie e i tabaccai proviamo ora a coinvolgere anche le parrocchie, perché queste sono spesso a conoscenza di chi ne ha più bisogno. Come Comune, stiamo facendo grossi ordinativi in Cina per le maschere più tecniche e speriamo che non vengano bloccate da qualche parte».

I COMUNI

Infine, un caso che ha visibilmente commosso lo stesso Brugnaro, quello di una mamma che ha chiesto al numero 041041 cosa poteva fare per portare a passeggiare il figlio autistico. «Ci siamo attivati - ha detto commosso il sindaco - con la Regione, i nostri Servizi sociali e l’Asl e abbiamo intanto concordato una certificazione dello stato di necessità». Michele Fullin

Come ovvio che sia, data anche la popolazione, il comune più colpito è Venezia, dove si comprendono sia il centro storico sia la terraferma: sono 1002 le persone in isolamento da contatto con un positivo ma negative al tampone - e 292 i reali casi di contagio. Tra i comuni più sotto pressione, Chioggia con 70 casi di positività e 252 isolamenti domiciliari. Al lato opposto, Cona. Il paese epicentro dell’accoglienza di profughi, con un hub nella frazione di Conetta, è l’unico a costante saldo zero: nessuna contagiato e nessun isolamento precauzionale. Una casualità ma che fa ancora una volta di Cona un paese sui generis. Nell’Ulss 4 sono 202 le persone contagiate fino a ieri. Il paese più colpito è San Donà di Piave (62 casi) seguito da Portogruaro (34) e Jesolo con 17 persone contagiate. Nicola Munaro

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Giovedì 26 Marzo 2020 www.gazzettino.it

Le imprese bloccate

Carraro: «Pugnalato alle spalle dai sindacati Ma ora niente furbizie» «C’era un accordo sulla sicurezza, sul `«No alle scappatoie: il decreto di Conte modello cinese. Ma ho dovuto chiudere» l’abbiamo criticato, ma ora va rispettato» `

L’INTERVISTA

Safilo

VENEZIA «Sono molto avvilito perché sembra che i problemi della salute pubblica siano in mano ai sindacati e non a un organismo tecnico scientifico. Avevo siglato un bell’accordo con i sindacati due settimane fa che prevedeva anche controlli serrati sulla sicurezza e tutto è stato cancellato da questo decreto del governo che ha chiuso le mie fabbriche come quelle di tantissimi altri colleghi». Enrico Carraro, presidente della Confindustria del Veneto riflette sullo stop delle attività non essenziali che paralizzerà più della metà delle imprese del Paese: «Ho lavorato per giorni per dotare le mie fabbriche di tutti i protocolli, reperito le mascherine, deciso turni per la mensa e per l’entrata, ho applicato i protocolli in vigore in Cina. Se ci fossero state altre misure di sicurezza da adottare le avremmo fatte perché per noi prima viene la sicurezza dei lavoratori ed eravamo pronti a operare anche in regime ridotto. Ma che le decisioni passino dai sindacati non l’accetto - afferma il presidente del gruppo padovano che produce componenti e macchine agricole, 1500 addetti in Italia tra Campodarsego, Rovigo, Poggiofiorito e Manzano, con siti anche in India, Sud America e Cina -. Sicuramente ci sono stati dei contagi anche nelle fabbriche del Nordest tanto quan-

«Ok dal ministero, possiamo continuare»

«I MIEI COLLEGHI SONO ARRABBIATI O TRAUMATIZZATI, E COMINCIA A FARSI STRADA LA RASSEGNAZIONE»

PADOVA «Le attività produttive di Safilo in tutti i propri siti italiani si classificano tra le attività consentite». Lo sottolinea in una nota la società veneta dell’occhialeria, riportando l’esito di una richiesta di chiarimenti rivolta al Ministero per lo sviluppo economico. Il gruppo sottolinea anche che a fine mese «le giornate di chiusura degli stabilimenti di Longarone (Belluno) e Martignacco (Udine) e Santa Maria di Sala (Venezia) sono determinate dai mancati approvvigionamenti di componenti e semilavorati provenienti dagli stabilimenti italiani terzi in fermo produttivo».

to negli ospedali e nei supermercati, ma gli imprenditori che volevano tenere aperto non lo facevano per diventare ricchi ma perché c’è la necessità che l’industria operi per aiutare a pagare le tasse, a salvare il bilancio dello stato». Si sente tradito dai sindacati? «Mi sento pugnalato alle spalle. Domenica 15 marzo avevo fatto incontrato i vertici sindacali veneti, che avevano capito i nostri problemi, e noi i loro. L’assessore regionale Elena Donazzan aveva fatto una bella mediazione per andare avanti. Poi nei giorni scorsi la svolta a U: mi aspettavo che quei sindacalisti mi spiegassero questo cambiamento. Niente. C’è un brutto clima anti impresa che non fa bene all’Italia». Forse in questo momento prevale la paura della malattia e si spera negli aiuti del go-

ENRICO CARRARO Presidente di Confindunstria Veneto, guida un gruppo metalmeccanico da 1500 dipendenti in Italia e altrettanti all’estero

verno. «C’è qualche operaio che pensa che la cassa integrazione non avrà limiti, e qualche imprenditore sicuro che alla fine ci saranno fondi per la ripresa. Ma si sbagliano: non ci saranno soldi per tutti. E chiudendo le aziende rischiamo di lasciare spazio ai concorrenti. In Cina sono già ripartiti e in molti settori sono nostri competitori diretti». Quanto può reggere il siste-

ma industriale veneto e italiano allo stop? «Due settimane provocheranno gravi danni, ma li potremo riparare. Se dovessimo andare oltre le conseguenze saranno gravissime per alcuni settori». Come s’è mosso il governo italiano? «Si è comportato come gli altri governi occidentali: sperando di scamparla all’inizio e poi intervenendo in maniera sempre più decisa. Io per primo sono

Cassa in deroga, Marcato: «Veneto penalizzato» LA PROTESTA VENEZIA La Regione Veneto denuncia: pochi i 99 milioni stanziati dal governo per la cassa integrazione in deroga, i contributi a pioggia sono inutili, Nordest penalizzato. «Lo avevo detto venti giorni fa: i contributi a pioggia sono spot elettorali che penalizzano le Regioni più colpite dall’emergenza ed elargiscono in maniera irresponsabile risorse per mero tornaconto elettorale», l’attacco di Roberto Marcato, assessore allo sviluppo economico della Regione Veneto. «Non ci siamo, se questo è il buongiorno, credo che come sempre accade dovremo combattere non solo contro un virus, ma anche contro la modalità tipi-

ASSESSORE Roberto Marcato

ca della sinistra e dei grillini che per paura di perdere i voti del Sud distribuisce come le briciole ai piccioni le già esigue risorse a disposizione - avverte l’assessore -. Siamo in una situazione del tutto emergenziale e che per la prima volta investe le regioni traino

dell’economia italiana: Lombardia, Veneto ed Emilia. Ora, con tutto il rispetto per le altre regioni del Sud, ma che non mi sembra abbiano subìto gli stessi contraccolpi economici del Veneto, se oggi non aiutiamo poderosamente il Nord lo scenario, che già è catastrofico di per sé, diventerà un’ecatombe. Non parlo solo dei decessi da Covid, parlo dell’ecatombe delle imprese, cioè delle famiglie, e del sistema socio-economico territoriale. Se il governo pensa di intervenire così è bene che sappia subito che non solo non siamo d’accordo, ma non accetteremo di essere trattati come una Regione di serie B. Perché il Veneto, come la Lombardia e l’Emilia Romagna, è il cuore della produttività di questo Paese, sia dal punto di vista industriale che

dal punto di vista occupazionale. Se poi facciamo il paio con quello che ha detto il ministro Provenzano, delle due l’una: o ha ragione lui e nel meridione ci sono molte risorse che lavorano in nero, e allora non possiamo dare i contributi per la Cig in deroga, oppure il Ministro ha detto una castroneria per tornaconto elettorale».

stato molto scontento dei provvedimenti presi, ma ho anche la consapevolezza che dei loro limiti: lo spostamento dei versamenti fiscali di 4-5 giorni è stato fatto perché servivano soldi per pagare le attività correnti dello Stato». Il sindacato accusa: alcune aziende stanno cercando di cambiare codici Ateco per continuare a operare... «É stato deciso questo, l’abbiamo molto criticato, ma non ci possono essere furbizie. Inutile che qualcuno si inventi qualcosa di diverso, che cambi il codice Ateco». La Regione Veneto come se la cava? «Ho parlato più di qualche volta con Zaia e i suoi assessori, si sono mossi molto bene, stanno facendo un bel lavoro, tra vincoli di Roma e quant’altro».

Per Marcato «il governo deve prendere in mano una situazione esageratamente grave e deve interfacciarsi con i territori che più di tutti stanno soffrendo. È scandaloso che al Veneto vengano riconosciute risorse inferiori alle Regioni che stanno subendo meno la crisi da un punto di vista imprenditoriale».

I suoi colleghi come hanno preso la nuova stretta? «Sono arrabbiati e traumatizzati, spingono per riprendere a lavorare. Tanti sono avviliti come me. Non solo si fermano le fabbriche, si sta fermando la voglia di fare, di reagire. Serve una scossa positiva. Dovremmo prendere esempio da infermieri e medici, che stanno lavorando in maniera incredibile». Maurizio Crema

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ECATOMBE

Fermi 77 mila artigiani, prefetti subissati di richieste LE RICADUTE DEL BLOCCO VENEZIA Sono 77.700 le imprese artigiane del Veneto che dovranno rimanere chiuse dalla mezzanotte di oggi 25 marzo 2020, IL 61,6% delle imprese regionali. Ed è scattata la corsa alle prefetture per capire le nuovi classificazioni dei codici Ateco sulle attività ancora permesse. Secondo l’Osservatorio della Confartigianato Imprese Veneto sono 188.352 gli addetti a casa, il 57,5% del totale dell’artigianato veneto. «Lo stillicidio di decreti e una possibile ulteriore modifica agli elenchi dei codici Ateco che devono chiudere - afferma Agostino Bonomo, presidente di Confartigianato Imprese Veneto - rischiano di accrescere l’insicurezza e il senso di smarrimento di

quanti nella difficoltà continuano ad operare garantendo servizi fondamentali. È fondamentale che nelle prossime ore il Parlamento - spiega -, in fase di conversione del decreto Cura Italia, accolga il più possibile gli emendamenti proposti dalla Confartigianato e tenga conto anche di queste ulteriori nuove limitazioni». Diverse migliaia e in crescita, le aziende del Veneto che, non rientrando nel Decreto sulle atti-

MOLTISSIME AZIENDE HANNO CAMBIATO PRODUZIONE E CHIEDONO DI RIMANERE APERTE BONOMO: «MODIFICARE IL DECRETO CURA ITALIA»

vità essenziali, hanno chiesto alle Prefetture di proseguire la produzione perché collegate in filiera alle fabbriche di prodotti necessari all’emergenza sanitaria. Solo nella provincia di Venezia riferisce la Prefettura - sono giunte circa 1500 richieste, tutte sub judice, perché dovranno essere sottoposte a controlli da parte della Guardia di Finanza e delle Camere di Commercio. Un altro migliaio le ditte che hanno fatto analoga domanda in provincia di Vicenza. Ma i numeri, sottolineano le associazioni imprenditoriali, sono in continua evoluzione. Difficile quantificare per ora le aziende che, invece, hanno chiesto di cambiare il loro codice Ateco perché stanno riconvertendo le linee su prodotti medicali o di protezione individuale, come mascherine, e tute mediche. Tra i

ARTIGIANO Agostino Bonomo

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maggiori brand del tessile-moda in Veneto, hanno annunciato l’avvio della produzione di mascherine e camici il gruppo veronese Calzedonia, e le vicentine Marzotto e Forall Pal Zileri. In tutt’Italia sarebbero decine di migliaia le aziende che fino all’ultimo minuto hanno inviato comunicazioni in cui dichiarano di essere regolarmente operative o perché rientrano tra le attività consentite, malgrado l’emergenza sanitaria, o perché le loro produzioni sono necessarie per non fermare la filiera delle imprese che possono continuare ad operare. Si tratta dunque di imprese che non rientrando nella lista delle attività essenziali stilate dal governo nel decreto dello scorso 22 marzo, hanno dunque chiesto alle Prefetture di proseguire la produzione. A Torino, su 270mi-

la aziende complessivamente registrate alla Camera di Commercio, 122 mila rientrano tra quelle che in base ai codici Ateco (la classificazione delle attività economiche adottata dall’Istat) possono lavorare. Queste aziende occupano 400mila lavoratori, cioè oltre la metà dei 700 mila complessivi.

DONAZIONI Domande che restano al momento tutte sub iudice, perché dovranno essere sottoposte a controlli da parte della Guardia di Finanza e delle Camere di Commercio. E in Sardegna migliaia di imprese artigiane stanno consegnando alla protezione civile i loro dispositivi di protezione, mascherine, guanti, camici, occhialini inutilizzati. © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Primo Piano

Giovedì 26 Marzo 2020 www.gazzettino.it

L’emergenza Covid-19

Il giorno più nero in Veneto: 36 morti Ma in Italia cala la curva dei contagi

Casi confermati (al 25.03 ore 17.00)

Totale Regione Veneto con tampone positivo 6582 (+513) 84 856 1188 306 Vo’

Vicenza

1317

Treviso

Rovigo

Venezia

128 Domicilio fuori Veneto 118 Assegnazione in corso 273

deceduti

485

dimessi

Un bollettino di guerra: quasi la metà dei decessi a Verona E aumentano i “positivi”. Zaia: «Non abbassare la guardia» IL QUADRO VENEZIA Fino all’anno scorso il 25 marzo era un giorno di festa, il “Natale” della città di Venezia. Quest’anno è stato la giornata più drammatica da quando è scoppiata l’emergenza sanitaria, quella del record dei morti. Trentasei. Un bollettino di guerra che ha risparmiato solo la provincia di Rovigo, ma altrove è stato un lutto dietro l’altro. Nel Veronese, in particolare, le vittime sono state 17. E si capisce perché le rianimazioni, con un altro mezzo migliaio di nuovi malati, abbiano retto l’urto, registrando solo quattro posti occupati in più: i letti li hanno liberati i morti.

IL MONITO Il Veneto ha la necessità «di continuare a non abbassare la guardia», ha ripetuto il governatore Luca Zaia leggendo i dati del bollettino mattutino, quando i morti erano 258 e ancora «Siamo qui a lavorare in totale e piena

IN ARRIVO MILIONI DI MASCHERINE MA IL SINDACATO: «MEDICI E INFERMIERI COME I POMPIERI DI CHERNOBYL»

emergenza - ha detto il presidente della Regione - L’invito è ancora quello di rispettare le restrizioni». I positivi sono saliti a 6582 con un incremento di 513 (il giorno prima era stato di 431), quasi un migliaio in più le persone in isolamento, solo quattro i posti letto in più occupati in terapia intensiva quando nei giorni precedenti l’incremento viaggiava sulla ventina di unità. Quanto a mascherine e protezioni, con le uniche eccezioni di calzari e camici, la «macchina da guerra» del Veneto pare essere riuscita a stoppare l’emergenza. «Continueremo con gli acquisti di mascherine - ha detto Zaia - ce se sono 13 milioni e mezzo di quelle chirurgiche che stanno arrivando». Ormai tutti gli ospedali, ha sottolineato, hanno la loro dotazione. Zaia ha annunciato che sono stati acquistati 400mila kit istantanei «più altri 100mila donati dal gruppo Pesenti». «Il mercato degli acquisti si sta un po’ aprendo, abbiamo messo in piedi anche un contratto serio

con un produttore locale per 10mila mascherine al giorno che servono a corredo». Non solo: «Siamo riusciti ad acquistare un carico di 2 milioni di mascherine FFP3».

L’ACCUSA

1754

ricoverati

Pazienti in area non critica

Strutture di ricovero Azienda Ospedale Università Padova

103 68 42 45 10 11 122 18 27 103 31 34 25 51 15

Az. Osp. Univ. Int. Verona - Borgo Roma Az. Osp. Univ. Int. Verona - Borgo Trento ULSS1 - Ospedale Belluno ULSS1 - Ospedale Feltre ULSS1 - Ospedale Agordo

Intanto pare essersi stabilizzata la curva dei malati di coronavirus in Italia. Per il quarto giorno consecutivo la crescita dei positivi infatti ha rallentato e le misure di contenimento prese dal governo paiono aver prodotto i primi effetti positivi, anche se ancora una volta il paese ha pagato un

Come proteggere mamma e neonato dai rischi del parto? gravidanza è più alto il il parto con taglio 1 In 4 Meglio 6 6 rischio di contagio? cesareo?

IL FOCUS VENEZIA Sono gravida come posso proteggermi dal coronavirus? Sono una mamma in dolce attesa, sono più a rischio di infezioni respiratorie? Quando verrò ricoverata per partorire, qualora avessi sintomatologia influenzale, cosa devo fare? Sono diventata mamma ma ho paura di non essere in grado di accudire il mio bambino per le paure di contagio di questi giorni. Sono alcune delle domande più frequenti che arrivano dalle donne in dolce attesa e alle quali ha risposto ieri la Regione Veneto con una nota ufficiale. L’obiettivo è di migliorare e promuovere la qualità, la sicurezza e l’appropriatezza degli interventi assistenziali nel percorso nascita in questa fase di epidemia da Covid 19.

GLI ESPERTI Le risposte - recita una nota della Regione - sono basate sul-

6

6

LA REGIONE VENETO HA PREPARATO UN DECALOGO DI CHIARIMENTI PER LE DONNE IN DOLCE ATTESA

ULSS2 - Ospedale Oderzo ULSS2 - Ospedale Conegliano ULSS2 - Ospedale Vittorio Veneto ULSS2 - Ospedale Castelfranco ULSS2 - Ospedale Montebelluna Ospedale S. Camillo - Treviso ULSS3 - Ospedale Mestre ULSS3 - Ospedale Venezia

73 1 23 54 19

ULSS3 - Ospedale Dolo ULSS3 - Ospedale Chioggia Ospedale Villa Salus - Mestre ULSS4 - Ospedale Jesolo ULSS5 - Ospedale Rovigo ULSS5 - Ospedale Trecenta

117

ULSS6 - Ospedale Schiavonia ULSS6 - Ospedale Cittadella

ITALIA

Non è raccomandato. E va evitato il parto in acqua. gravida, il partner 5 Lei positivo: deve fare il tampone? Sì, avvertendo subito l’Ulss. al terzo 6 Gravida trimestre e positiva, dovrà partorire prima? Potrà fare la peridurale? Il timing, le modalità del parto e la scelta dell’anestesia dipendono dalle condizioni cliniche, dall’età e dalle condizioni di benessere fetale. mamma positiva può 7 La allattare? Assolutamente sì, adottando misure di prevenzione e controllo dell’infezione accompagnata dai sanitari.

6 6

6

le evidenze scientifiche tratte dalle Raccomandazioni del 18 marzo 2020 del Royal College of Obstetricians & Gynaecologists e dal Gruppo di lavoro dell’Istituto superiore di sanità con la comunità scientifica italiana dei neonatologi, pediatri, ginecologi e ostetriche (Sin,

1600

Padova

17159 positivi + contatti in isolamenti

ULSS3 - Ospedale Mirano

Il sindacato Anaao-Assomed contesta però le lettere dei direttori sanitari delle Ulss che consigliano di usare le mascherine chirurgiche, quella senza valvola, con i pazienti sospetti e confermati Covid-19: «Sono lettere che condannano al contagio». «Medici, infermieri e altri operatori sanitari come i pompieri di Chernobyl», è l’accusa.

Domande e risposte

Le donne incinte, al contrario di quanto osservato per l’influenza H1N1 e per la Sars, non sembrano manifestare una maggiore suscettibilità all’infezione. futura mamma può 2 La trasmettere il virus al bambino? Per ora la letteratura internazionale nega la trasmissibilità a feto: il coronavirus non attraversa la placenta. con sintomi 3 Positiva respiratori. Che fare se il medico consiglia la Tac? Niente paura, la Tac del torace è ritenuta un esame essenziale nella valutazione di tutte le mamme con complicazioni polmonari da Covid-19.

Belluno

105

880

Verona

ULSS2 - Ospedale Treviso

`

FONTE: REGIONE VENETO

2 ULSS7 - Ospedale Santorso 30 ULSS7 - Ospedale Bassano 39 ULSS7 - Ospedale Asiago 20 ULSS8 - Ospedale Vicenza 66 ULSS8 - Ospedale Noventa Vicentina 19 ULSS8 - Ospedale Valdagno 6 ULSS9 - Ospedale Legnago 50 ULSS9 - Ospedale San Bonifacio 9 ULSS9 - Ospedale di Villafranca 120 Ospedale Sacro Cuore Don Calabria - Negrar 59 Ospedale P. Pederzoli - Peschiera 24

Pazienti in terapia intensiva

29 23 35 8

22 10 5 8 15 7 14 14 1 12 7 22 4

ULSS6 - Ospedale Camposampiero

Tot. Regione Veneto

1436

12 6 25

8 16 7 9

318

prezzo altissimo: in un solo giorno sono morte altre 683 persone e il numero complessivo delle vittime dall’inizio dell’emergenza ha superato le settemila, raggiungendo la cifra di 7.503. Il numero dei malati è arrivato a 57.521, con un aumento giornaliero di 3.491. Un dato in calo rispetto agli ultimi 3 giorni: martedì i nuovi casi erano stati 3.612, lunedì 3.780 e domenica 3.957. E anche il dato relativo al totale dei contagiati (quello che comprende anche le vittime e i guariti), che sono 74.386, risulta in calo: 5.210 in più ieri, 5.249 martedì. Un miglioramento che va ricercato nell’aumento del numero dei guariti: martedì era stato di 894 persone, ieri di 1.036, per un totale di 9.362.

FRIULI VENEZIA GIULIA Per quanto riguarda il Friuli Venezia Giulia, sono 1.139 i tamponi positivi al coronavirus con un incremento di 147 casi rispetto a martedì. I guariti sono in totale 39. Sei, invece, i decessi in più rispetto all’ultimo aggiornamento di 24 ore prima, per un totale di 70 morti.

CAUTELA A livello nazionale, nonostante il rallentamento dei contagi, l’emergenza non è finita. «Viviamo una fase di apparente stabilizzazione e crediamo che il numero di persone infette sia coerente

Aspettare un bambino ai tempi del coronavirus Paure, dubbi e consigli Simp, Sip, Sigo, Aogoi, Agui e Fnopo) coordinato dal Centro nazionale di prevenzione delle malattie e di promozione della salute (Cnapps). “La diffusione di queste risposte - hanno spiegato a Palazzo Balbi - può aiutare le donne in gravidanza a vivere in modo più sereno e consapevole questo momento importante della loro vita”. Si tratta di 19 domande e altrettante risposte elaborate dalla Direzione prevenzione della Regione, in collaborazione con il dottor Gianfranco Jorizzo, responsabile del Servizio di Medicina prenatale dell’Ulss 6 Euganea, coordinatore dell’Area materno infantile dell’Ulss 6 Euganea, coordinatore del Comitato percorso nascita nazionale del

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ministero della Salute e consulente Materno infantile del ministero della Salute. Jorizzo e i tecnici regionali guidati dalla dottoressa Francesca Russo, direttore della Direzione Prevenzione, hanno suddiviso le domande e le risposte in tre ambiti principali: la gravidanza, il travaglio e parto, l’allattamento.

letteratura internazionale afferma che il virus SARS CoV-2 non si trasmette da madre a feto, infatti il coronavirus non attraversa la placenta. Parto cesareo: l’Oms, il Cdc e il Rcog non lo raccomandano. Il taglio cesareo elettivo non è raccomandato per le donne con ospetta infezione da CoV-2 o affette da Covid-19 salvo specifi-

LE RISPOSTE Alcune risposte. Le donne in gravidanza, al contrario di quanto osservato per l’influenza H1N1 e per la Sars, non sembrano manifestare una maggiore suscettibilità all’infezione rispetto alla popolazione generale né a sviluppare quadri clinici importanti. Allo stato attuale la

IL TRAVAGLIO, IL PARTO CESAREO, L’ALLATTAMENTO: ECCO LE RISPOSTE CHE ARRIVANO DAGLI ESPERTI


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Primo Piano

Giovedì 26 Marzo 2020 www.gazzettino.it

Conferenza stampa con la lingua dei segni La lingua dei segni (Lis) debutta nel breafing della Regione Veneto. Da sinistra l’assessore Manuela Lanzarin, la traduttrice Lis Chiara Sipione e il presidente Luca Zaia

Test a tappeto e divieti così il Veneto ha limitato i pazienti in Rianimazione Studio dell’Università di Padova sui flussi `Gregori (Biostatistica): «Qui andamento in Terapia intensiva: 160 intubati in meno più lento e ridotto di Emilia e Lombardia» `

MIGLIORAMENTO A LIVELLO NAZIONALE DIMINUISCONO I NUOVI MALATI E SI REGISTRANO PIÙ GUARIGIONI

che indicazioni cliniche materne o fetali. Le indicazioni al taglio cesareo rimangono le stesse per le mamme non Covid. E se una donna incinta è positiva? “Tutti i nostri pronto soccorso ostetrico, ostetricie, blocco travaglio/parto e terapia intensiva - è la risposta della Regione - presentano percorsi protetti garantendo: per i casi sospetti/probabili un luogo di isolamento (stanza con bagno); se la donna è coronavirus positiva dovrà partorire in un ospedale dotato di terapia intensiva per l’adulto perché le complicazioni respiratorie nelle gravide sono superiori”. E se una donna ha già partorita e tene di essere positiva può evitare la mascherina? La risposta è categorica: «Assolutamente no! Dovrai sempre adottare tutte le precauzioni igieniche come l’uso della mascherina, accurata igiene delle mani, pulizia delle superfici». (al.va.) © RIPRODUZIONE RISERVATA

74.386 I casi di contagio totali in Italia Il dato complessivo comprende tutti i positivi, compresi quelli che poi sono guariti o deceduti

1 Una sola vittima in Basilicata Per ora la regione lucana è ultima nella classifica nazionale dei decessi. Il tragico primato spetta alla Lombardia con 4.474 persone decedute su un totale di 7.503 in Italia

9.362 Le persone guarite a livello nazionale Continua ad aumentare anche il numero di pazienti che sconfiggono il virus: dopo due tamponi negativi consecutivi, se ricoverati possono tornare a casa

3.489 I malati ricoverati in Terapia Intensiva Sul totale delle persone attualmente positive, 57.521 nelle varie regioni italiane, circa il 6% è costituito da pazienti in condizioni critiche al punto da dover essere intubati

20

Emilia Romagna Lombardia Veneto

15

10

5

0 0

1000

500

(tamponi non sintomatici / residenti) x 100.000 ab.

I TAMPONI

Premessa metodologica: per una ragione di uniformità fra le diverse regioni, gli analisti hanno preso in considerazione i dati quotidianamente forniti dal ministero della Salute e comunicati dalla Protezione civile nazionale, che però non coincidono con quelli divulgati dalla Regione, in quanto risentono di un ritardo nella trasmissione dei flussi informativi. Ma più che i numeri assoluti, sono le dinamiche ad interessare. Per esempio l’andamento veneto dell’occupazione dei posti in Terapia Intensiva in funzione del numero di test effettuati sui soggetti asintomatici. «Dal totale degli esami – spiega il professor Dario Gregori, coordinatore della ricerca – abbiamo tolto quelli fatti sui pazienti che hanno manifestato sintomi e che sono stati ricoverati in ospedale. In questo modo abbiamo preso una misura “pulita” dello sforzo diagnostico di intercettare i positivi, perché l’obiettivo dello studio è capire proprio se le Regioni che hanno fatto tanti tamponi, magari apparentemente inutili, hanno poi avuto un afflusso alle Terapie Intensive più contenuto e più lento rispetto alle altre». Risposta: ebbene sì. Alla data di ieri, il Veneto ha effettuato 1.409,14 tamponi ogni 100.000 abitanti, contro i 777,08 dell’Emilia Romagna e i 702,72 della Lombardia. Allo stesso tempo, in Veneto risultano occupati 6,44 posti in Terapia Intensiva ogni 100.000 residenti, a fronte dei 6,61 in Emilia Romagna e dei 12,34 in Lombardia. Le differenze di lunghezza e forma fra le tre curve emergono con nettezza osservandone la crescita, in maniera dinamica, con lo scorrere del tempo. Per esempio si nota che, rispetto all’inizio, con il passare dei giorni l’andamento in Emilia Romagna si è progressivamente staccato dall’impennata che continua invece a registrare la Lombardia, tanto che ora i suoi dati pesati sulla popolazione sono vicini a quelli del Veneto.

ATTUALMENTE I DEGENTI GRAVI SONO 318 (18,3% DEL TOTALE) CON UN’ETÀ MEDIA DI 65 ANNI ANCHE SE C’È UN 4,71% DI UNDER 45

Possibile impatto delle politiche sanitarie sull’occupazione delle terapie intensive in Veneto 450 425 400 375 350 325 300 275 250 225 200 175 150 125 100 75 50 25 0

(cumulati, attesi) (cumulati, osservati) (n, attesi) (n, osservati)

24 feb 25 feb 26 feb 27 feb 28 feb 29 feb 1 mar 2 mar 3 mar 4 mar 5 mar 6 mar 7 mar 8 mar 9 mar 10 mar 11 mar 12 mar 13 mar 14 mar 15 mar 16 mar 17 mar 18 mar 19 mar 20 mar 21 mar 22 mar 23 mar 24 mar 25 mar 26 mar 27 mar 28 mar 29 mar 30 mar 31 mar

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I numeri

numero di posti occupati in terapia intensiva

con il trend che la diffusione ha avuto nel paese: questo - ha detto il vicedirettore della Protezione civile, Agostino Miozzo - ci fa pensare che è indispensabile, se vogliamo vedere la curva stabilizzarsi e poi decrescere, mantenere le rigorose misure di contenimento e di distanziamento sociale. È un momento delicato, non bisogna abbassare la guardia sennò la curva potrebbe risalire». Un ragionamento che segue di pari passo quello fatto dal direttore vicario dell’Oms Ranieri Guerra. «Il rallentamento delle velocità di crescita è un fattore estremamente positivo, in alcune regioni credo che siamo vicini al punto di caduta della curva stessa, quindi il picco potrebbe essere raggiunto in questa settimana e poi cadere». I prossimi giorni saranno dunque «decisivi perché saranno i momenti in cui i provvedimenti del governo di 15-20 giorni fa dovrebbero trovare effetto». Alda Vanzan

VENEZIA Al momento in Veneto sono 318 i pazienti contagiati dal Coronavirus ricoverati in Terapia Intensiva. Sempre troppi per la sofferenza che questo comporta, ma comunque molti meno di quelli che sarebbero stati se non fossero stati effettuati ben 70.877 tamponi e se non fossero state attuate le misure regionali e governative di restrizione. A dirlo sono i primi risultati del progetto “Covid19Ita”, uno studio aggiornato in tempo reale e sviluppato dall’unità di Biostatistica, Epidemiologia e Sanità Pubblica dell’Università di Padova, in collaborazione con gli atenei di Torino e del Piemonte Orientale.

Rapporto tra tamponi effettuati e ricoveri in terapia intensiva: confronto tra le regioni (terapia intensiva / residenti) x 100.000 ab.

L’ANALISI

LE ELABORAZIONI Il primo grafico in alto mostra l’andamento dell’occupazione dei posti in Terapia Intensiva in funzione del numero di tamponi effettuati sui soggetti asintomatici. Ricoveri e test sono calcolati ogni 100.000 abitanti. Le tre curve indicano le situazioni registrate in Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna. La progressione veneta evidenzia il maggior numero di esami e il minore afflusso in Rianimazione, con una crescita diluita nel tempo. Il secondo grafico riguarda i ricoveri veneti in Terapia Intensiva, calcolati prima come casi totali e poi come variazioni giornaliere. In entrambe le categorie, la curva rossa segnala l’andamento previsto in assenza di misure di contenimento, mentre quella azzurra tratteggia la situazione effettivamente osservata man mano che entravano in vigore le restrizioni.

IL CONTENIMENTO Speculare a questa analisi è poi quella riguardante gli effetti di chiusure e limitazioni sugli accessi alle Rianimazioni, sul piano delle variazioni fra un giorno e l’altro. «La cifra assoluta dei ricoveri – precisa il professor Gregori – è destinata a crescere per chissà quanto ancora. Ma ora che in termini relativi stiamo vedendo segnali di “decremento nell’incremento”, è interessante capire l’impatto delle politiche nazionali e locali nel momento di maggiore stress del sistema sanitario». Perciò i ricercatori hanno preso come riferimento il numero dei ricoveri in Terapia Intensiva predetti e registrati al 23 marzo, analizzandoli come casi totali e come variazioni giornaliere, con una proiezione che continua fino a fine mese. Come si vede nel grafico qui sopra, le due curve rosse si riferiscono all’andamento previsto in assenza di misure di contenimento, mentre le due curve azzurre mostrano l’occupazione effettiva, calcolata su una permanenza media di 21 giorni. «La stima è molto conservativa – rimarca il docente universitario – in quanto non abbia-

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mo tenuto conto dei decessi e abbiamo immaginato che tutti i pazienti siano rimasti dentro per tre settimane». La biforcazione tra i due colori, però, è evidente: la curva rossa corre sempre sopra quella azzurra, il che significa che l’implementazione della strategia “io resto a casa” in Veneto ha permesso di evitare fino a 160 ricoveri, a giudicare dai risultati di questa elaborazione.

LE PREVISIONI È possibile allora azzardare delle previsioni sul raggiungimento del picco e sull’inizio della discesa? «In questa fase – risponde il professor Gregori – nessuna predizione è certa, perché dipende dal modello che viene utilizzato a fronte di un fenomeno che nessuno conosce». Meglio allora concentrarsi sui dati sicuri, elaborati da Azienda Zero. Attualmente si trova in Terapia Intensiva il 18,3% dei ricoverati, con un’età media di 65 anni. Ma ad essere intubate sono anche persone più giovani: l’11,45% ha fra 45 e 54 anni e il 4,71% ne ha meno di 45. Angela Pederiva © RIPRODUZIONE RISERVATA

Contributi

De’ Longhi dona 3 milioni a Regione e ospedale di Treviso `Nuovi contributi sul conto corrente della Regione Veneto. Il Gruppo De’ Longhi dona 3 milioni di euro per le iniziative di lotta contro il Covid-19. Di questo importo, 2 milioni andranno a favore della Regione, a sostegno di tutte le sue attività e strutture impegnate in prima linea nella lotta al coronavirus, e 1 milione per l’ospedale Ca’ Foncello di Treviso. «È un contributo di solidarietà che riteniamo doveroso – commenta il presidente Giuseppe de’ Longhi - per un territorio a cui questa società e la mia famiglia si sentono intimamente legate ed il segno di una presenza tangibile, per quello che ci compete come azienda, in questo momento di estrema necessità».


III

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La situazione nel veneziano NUOVI CASI

L'andamento in Provincia

*dati ufficiali del bollettino Azienda Zero delle 17 di ieri

CASI TOTALI

Venezia

Belluno

Padova

Rovigo

Treviso

Verona

Vicenza

280

40

Ricoverati con sintomi (+11 rispetto a ieri)

880*

1.500

600 asintomatici curati a casa

1.000

7

500

63 IN TERAPIA INTENSIVA 8 5

nuovi

totale

1 Venezia

-

7

2 Mestre

+1

15

-

1

+1

14

5 Mirano

-

14

6 Jesolo

-

12

7 S. Donà di Piave

-

0

8 Osp. Villa Salus

-

0

+5*

49

+2

48

2 1

4

3

tore complementare. Lucia, volontaria della Lilt, fisioterapista in pensione, aveva collaborato anche con Casa Taliercio, la residenza di via Aleardi che dà accoglienza alle badanti che assistono gli anziani della città, con l’Unitalsi e con la parrocchia del Sacro Cuore. La serie di decessi mestrini

tano i famigliari, la scorsa settimana ha iniziato a sentirsi debole. «Mio padre non stava mai male e non aveva particolari disturbi – racconta la figlia – prima di venerdì scorso non era mai stato ricoverato in ospedale e il prossimo giugno avrebbe compiuto 84 anni. Alcuni giorni fa aveva iniziato a lamentarsi per una forte debolezza alle gambe, non riusciva ad alzarsi e dopo qualche giorno è arrivata la febbre. Abbiamo avvertito il medico curante e venerdì scorso lo hanno ricoverato d’urgenza. Da allora non lo abbiamo più potuto vedere o sentire. Sabato ci è stato comunicato, sempre attraverso il medico curante, che il tampone era positivo e che dovevamo stare in quarantena fino al 4 aprile. Martedì l’ultima telefonata del medico dell’ospedale che ci comunicava prima le sue difficoltà nel respirare autonomamente e poi la sua morte». Non ancora fissata la data dell’ultimo saluto. «Era una bella persona – racconta il cugino Guerrino Palmarini, ex consigliere comunale – mi ha insegnato a giocare a bocce e ad appassionarmi al cinema». Nicola De Rossi Luisa Giantin

Nel conto complessivo sono compresi il "paziente 1" di Oriago di Mira contagiato da Covid-19 morto a Padova per emorragia cerebrale l'1 marzo; una donna residente nel veneziano e morta a Treviso il 17 marzo; un uomo di Chioggia morto a Schiavonia (Padova) il 21 marzo; un uomo di San Donà morto a Treviso il 21 marzo; un frate cappuccino di Annone Veneto morto a Trento il 21 marzo; una donna di Venezia morta a Milano il 22 marzo; una donna di Murano morta a Mantova il 23 marzo

0

Feb 23 Feb 24 Feb 25 Feb 26 Feb 2 Feb 7 28 Feb Ma 2 9 r0 Ma 1 r 02 Ma r0 Ma 3 r 04 Ma r0 Ma 5 r 06 Ma r0 Ma 7 r 08 Ma r0 Ma 9 r1 Ma 0 r1 Ma 1 r 12 Ma r1 Ma 3 r 14 Ma r1 Ma 5 r1 Ma 6 r1 Ma 7 r 18 Ma r1 Ma 9 r 20 Ma r2 Ma 1 r2 Ma 2 r 23 Ma r2 Ma 4 r 25

+2 rispetto a ieri

6

L’Ego-Hub

3 Chioggia 4 Dolo

DECEDUTI *3 a Mestre, 2 a Dolo

DIMESSI

si è aperta alla Gazzera il 2 marzo, con Umberto Pavan, 79 anni, fruttivendolo in pensione del mercato di via Fapanni. Poi è stata la volta di Luciano Carniato, 79enne di Favaro, cardiopatico, a una settimana di distanza, il 9 marzo. Sempre di Favaro, scomparso il 10 marzo, il 98enne Giuseppe Gaiotto e

Mario Trevisan, 78 anni, morto dieci giorni più tardi. Nel mezzo, altri due anziani di Mestre: un 88enne e un 82enne, morti a Mestre rispettivamente l’11 e il 12 marzo. Il 19 marzo, l’elenco si è allungato con il 55enne Raul Ziliotto, anche lui cardiopatico e diabetico. Infine gli ultimi tre casi: Lionello, Scaramuzza ed Eugenio Stefani, 73 anni, ex presidenti della società di ciclismo Coppi Gazzera. Una settimana fa, l’Ulss nella mappa dei contagi dava solo tra Zelarino e Trivignano 25 casi, a Chirignago altri 16. A questi si aggiungevano poi quelli di Mestre (38 casi), i 16 di Favaro e i 10 di Marghera. Numeri vecchi, perché in un contesto che vede mediamente 50 contagi giornalieri in più, la geografia dei casi potrebbe essere completamente stata stravolta. Anche questi numeri, però, fotografano bene come il virus abbia colpito con violenza il cuore della terraferma. Nel frattempo, le misure di prevenzione sono cresciute ulteriormente. Ora non resta che attendere. Davide Tamiello © RIPRODUZIONE RISERVATA

La linea della speranza Quel rallentamento della curva verso il picco I nuovi contagi si confermano su valori abbastanza bassi Il totale sale a 880, sono 63 i ricoverati in Terapia intensiva `

IL BILANCIO VENEZIA Ancora un leggero aumento. Che a vedere il solito bicchiere mezzo pieno, può essere considerata una buona, nuova, frenata dopo la decelerata di martedì. Per la seconda volta di fila il bollettino delle 17 di Azienda Zero è meno nemico del solito: sono 40 i casi di contagio in una giornata (11 i ricoveri), contro i 33 di martedì, ma comunque al di sotto della media dell’ultima settimana. In tutto i veneziani contagiati sono 880, di cui 280 ricoverati, ma solo 63 in Terapia Intensiva: +2 rispetto a ieri, quando il dato era fermo da due giorni. Aumentano però le croci lasciate sul campo nella lotta al coronavirus. Ieri sono morte due persone, tra cui un cinquantaduenne, e altri tre decessi dei giorni scorsi sono stati inseriti in via ufficiale nelle tabelle dell’Ulss 3 Serenissima e di Azienda Zero. Nessun decesso, invece, nell’Ulss 4, colpita a inizio settimana. In totale sono 49

Venezia prima provincia per quarantene: quasi 4mila IL SINDACO VENEZIA Venezia è la provincia che ha più persone in quarantena fiduciaria. Lo ha detto il sindaco Luigi Brugnaro nel corso dell’appuntamento quotidiano di quello che egli stesso chiama un po’ pomposamente il “gabinetto di guerra”.

QUARANTENA E RIFIUTI «Nei 44 comuni - ha spiegato ci sono 3mila 905 in quarantena, che non vuol dire malati, ma solo che si è stati in contatto con persone risultate positive. Nel territorio del Comune di Venezia, ci sono 1.294 persone in quarantena (45 in più rispetto a martedì) di cui 292 positivi, sei in più rispetto a martedì». Per tutte queste persone vige anche un sistema particolare di raccolta dei rifiuti, che Brugnaro ha ricordato: «A tutte queste famiglie diciamo che la loro spazzatura non deve essere differenziata, è molto importante per la

sicurezza di tutti. Bisogna buttare tutto dentro un unico sacchetto indifferenziato e poi chiuderlo bene con un altro sacchetto per essere buttato come rifiuto residuo. Tutto questo sarà poi portato agli impianti di Veritas e trasformato in css, il combustibile solido utilizzabile nelle centrali elettriche».

TRASPORTO PUBBLICO La situazione è molto pesante nelle società partecipate del Comune e quella che in questo momento soffre di più è Avm/Actv, che fino a pochi giorni fa erogava un servizio calibrato anche per i tanti milioni di turisti che già in

ACTV È MOLTO ESPOSTA «ANCHE QUANDO SARÀ FINITO TUTTO NON CI SARANNO GLI STESSI SERVIZI DI PRIMA»

marzo cominciavano di solito ad arrivare e che mesi hanno viaggiato vuoti. Adesso i dipendenti sono in cassa integrazione al 50% a rotazione. «Non finirà dopo poche settimane- avverte il sindaco - i turisti non ci saranno neanche quando il virus sarà solo un ricordo e sappiamo tutti che gli incassi dei turisti bilanciavano il sistema di trasporti. Crediamo che il Governo consideri i Comuni nei suoi provvedimenti e copra le società di trasporto pubblico locale almeno confermando il contratto di servizio dell’anno precedente. Faremo la voce grossa con chi non vuole ascoltare, questo è sicuro. Actv è la società che più è in difficoltà - ha poi aggiunto - perciò è impensabile avere lo stesso numero di vaporetti e autobus del 2019 per un lungo periodo di tempo. Stiamo immaginando piani operativi per non perdere l’azienda nel suo complesso».

MASCHERINE

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i decessi, compresi quelli di veneziani morti fuori provincia.

dato notizia nell’edizione di ieri.

ANCORA 5 CROCI

L’ANALISI

Francesco Scaramuzza, 52 anni di Favaro e Alfredo Lella, 73 anni di Martellago, entrambi morti ieri nel reparto di Terapia Intensiva dell’Angelo di Mestre. A loro Ulss 3 e Azienda Zero hanno aggiunto ieri Dino Alessandrin, 84 anni di Borbiago di Mira, morto martedì a Dolo e di cui non era stata ancora data notizia. Nel report ci sono poi, da ieri, Vincenzo Di Tecco, 80 anni di Zelarino, morto lunedì a Mestre e Maria Franzoi, 79 anni di Zelarino, spirata anche lei lunedì, ma a Dolo: di loro due il Gazzettino aveva già

A vederla disegnata su un piano cartesiano, la linea che traccia l’andamento del contagio da Covid-19 nel veneziano stretta tra le assi dell’ascisse e delle ordinate del grafico sul coronavirus dell’Università di Padova - è una curva che sale in modo regolare. C’è solo uno strappo, più ripido, tra il 19 e il 23 marzo. Ora, da due giorni, l’inclinazione si sta uniformando quasi sempre alla stessa altezza, con l’angolo ogni giorno più simile a quello precedente. Cosa sia successo però in quei cinque giorni lo dice senza sorta di dubbio un secondo grafico in cui si evidenzia il delta di casi registrato di ventiquattrore in ventiquattrore: tra giovedì 19 marzo e venerdì 20 c’è stata la variazione massima di nuovi casi: +110 in un solo giorno. Una salita verticale che da quel punto ha inforcato una lenta ripresa una leggera flessione (ma pur sempre un +74 di variazione sul giorno precedente) sabato 21 marzo. Poi il +48 di domenica, ancora un +74 (lunedì) fino agli ultimi due giorni: +33 martedì e +40 ieri. Segno di un rallentamento importante. Per il picco ci vorrà ancora del tempo, ma il modello dato dall’analisi matematica dei dati è una boccata d’ossigeno.

CHIOGGIA TRA I COMUNI PIU’ SOTTO PRESSIONE DELLA PROVINCIA IL CASO DI CONA CON ZERO POSITIVI Sull’argomento esiste un problema: ce ne sono troppo poche e spariscono subito non appena si viene a sapere che sono arrivate. «Continuo a dire su questo tema: distribuiamo quello che ci danno dalla Regione. Sono state consegnate a oggi (mercoledì) 281mila mascherine, che non vanno bene per gli operatori, ma servono ai cittadini, su un totale di 853mila abitanti. Non abbiamo la tempistica, ne arrivano 10-15mila al giorno e non è facile accontentare tutti. Dopo le edicole, le farmacie e i tabaccai proviamo ora a coinvolgere anche le parrocchie, perché queste sono spesso a conoscenza di chi ne ha più bisogno. Come Comune, stiamo facendo grossi ordinativi in Cina per le maschere più tecniche e speriamo che non vengano bloccate da qualche parte».

I COMUNI

Infine, un caso che ha visibilmente commosso lo stesso Brugnaro, quello di una mamma che ha chiesto al numero 041041 cosa poteva fare per portare a passeggiare il figlio autistico. «Ci siamo attivati - ha detto commosso il sindaco - con la Regione, i nostri Servizi sociali e l’Asl e abbiamo intanto concordato una certificazione dello stato di necessità». Michele Fullin

Come ovvio che sia, data anche la popolazione, il comune più colpito è Venezia, dove si comprendono sia il centro storico sia la terraferma: sono 1002 le persone in isolamento da contatto con un positivo ma negative al tampone - e 292 i reali casi di contagio. Tra i comuni più sotto pressione, Chioggia con 70 casi di positività e 252 isolamenti domiciliari. Al lato opposto, Cona. Il paese epicentro dell’accoglienza di profughi, con un hub nella frazione di Conetta, è l’unico a costante saldo zero: nessuna contagiato e nessun isolamento precauzionale. Una casualità ma che fa ancora una volta di Cona un paese sui generis. Nell’Ulss 4 sono 202 le persone contagiate fino a ieri. Il paese più colpito è San Donà di Piave (62 casi) seguito da Portogruaro (34) e Jesolo con 17 persone contagiate. Nicola Munaro

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AUTORIZZAZIONI SPECIALI


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Giovedì 26 Marzo 2020 www.gazzettino.it

I giorni del virus IL CASO TREVISO La fila. Minuti, mezz’ore. Persino ore. Perché la mascherina è fondamentale nella gestione del quotidiano. Per chi (e non sono pochi) lavora. Ma anche per chi deve andare in farmacia o per il giro di spesa quotidiana. Due giorni di file. Agili, fluide. Ma sempre file. Che rimandano a immagini che solo la generazione degli ultrasettantenni oggi può ricordare. Un tempo frazionato per assicurarsi un bene salvavita. Ordine, nessuna scena di insofferenza. Si sta: nelle piazze, nelle vie. In tutto, la protezione civile ha consegnato nella sola Treviso 40 mila mascherine. Le code di ieri mattina però hanno anche riguardato altro: in alcune farmacie del centro sono arrivate le mascherine chirurgiche e le Ffp2 necessarie a chi lavora in ambienti sanitari e case di riposo.

LE PERSONE «Alle 8,30 c’erano circa 100 persone per acquistare i presidi» confermano dalla farmacia Calmaggiore. Un serpentone ordinato ma impressionante che occupava la strada fino al Duomo. Nell’impossibilità di quantificare i tempi ma soprattutto le successive forniture, le famiglie si organizzano. «Noi abbiamo in arrivo un quantitativo di maschere con filtro alla fine della settimana, o al massimo lunedì. Consigliamo ai clienti di prenotarle in modo da avere certezza ed evitare code estenuanti» spiegano a Carità. Intanto, secondo lo schema di lunedì, i volontari della protezione civile hanno distribuito il secondo giro di mascherine destinate dalla Regione Veneto ai cittadini. Il flusso ieri si è modellato secondo la dinamica di lunedì. Lunghe code all’apertura dei gazebo alle 9, poi di nuovo flusso importante alle 12 per la distribuzione in centro storico. Fluida invece la consegna negli 11 punti allestiti nei quartieri dalle 14 alle 20. Oltre 2000 le mascherine richieste a domicilio. Al termine della giornata sono state esaurite tutte le mascherine destinate alla distribuzione diretta. Restano ancora alcuni quantitativi per la consegna a domicilio che verrà ultimata tra oggi e domani.

LE POLEMICHE Sui dispositivi consegnati, tuttavia, non sono mancate le polemiche. «Chiediamo che venga chiarito che non si tratta di un presidio medico sanitario» chiedono in una lettera congiunta,Paola Poldelmengo e Michele Seno di Articolo Uno. La task force di alpini e volontari della protezione civile hanno puntualmente informato i cittadini e risposto alle principali domande

IN CALMAGGIORE Trevigiani pazienti in coda ieri mattina in attesa di poter ricevere le mascherine. Non sono mancate però alcune polemiche

(foto Nuove Tecniche)

Mascherine a ruba in coda nelle piazze Tutti in fila ieri fuori dalle farmacie del centro per quelle professionali Quarantamila distribuite dalla protezione civile, duemila a domicilio `

sull’utilizzo della mascherina. Dai banchi dell’opposizione Michela Nieri accusa. «Non voglio fare polemica ma nemmeno essere presa in giro. Spero che non siano state pagate con i nostri soldi e mi chiedo perchè far stare tante ore al freddo per un qualcosa che ha nemmeno lontanamente l’aspetto e la funzione di una mascherina». Su questa falsariga molti gli interventi sulla presunta inutilità del presidio consegnato. A Castelfranco, Claudio Beltramello, medico ed esponente del Pd, ha sottolineato l’impor-

ARTICOLO UNO: «MA NON SI TRATTA DI UN PRESIDIO MEDICO SANITARIO». LE ACCUSE DELL’OPPOSIZIONE

PIAZZA VITTORIA La distribuzione della protezione civile all’esterno delle poste centrali

tanza di un’accompagnatoria alle mascherine che ne specifichi le funzioni. «Senza adeguate istruzioni, queste mascherine possono essere utilizzate pensando che garantiscano un livello di protezione molto elevato o addirittura assoluto e quindi potrebbero diventare un boomerang negativo». Durissimo il sindaco Mario Conte. «Pazzesco che si trovi il modo di fare polemica anche in questi momenti». Conte rileva che le mascherine sono andate esaurite. «Segno evidente che i cittadini hanno gradito eccezion fatta degli esponenti della sinistra trevigiana che ancora continuano a preferire quelle fornite dal loro governo. Gusti sono gusti. Non utilizzino però prodotti utili alla popolazione in un periodo di emergenza e frutto del lavoro di un’azienda del territorio (che le ha offerte) per fare attacchi politici al governatore Zaia». Elena Filini

Severini ricoverato col virus: «Ragazzi, è davvero tosta» LO SPORTIVO TREVISO Uno degli eroi dello storico ritorno di Treviso in Serie A è risultato positivo al coronavirus. Luca Severini, 23 anni, giocatore della De’ Longhi fino a gennaio, è ricoverato all’ospedale di Novi Ligure. Aveva accusato febbre alta e tosse, sintomi compatibili con il virus prima di farsi visitare e scoprire che il tampone era positivo. Così l’ala-centro di 204 cm dalla mano morbida, venerdì 20 marzo è stato ricoverato in isolamento all’ospedale “San Giacomo” di Novi Ligure, in provincia di Alessandria. Fortunatamente, considerato il quadro clinico comunque in miglioramento, verrà dimesso domenica prossima, per effettuare un periodo di qua-

rantena domiciliare. «È davvero tosta -le parole di Luca dal letto dell’ospedale- Ora sto meglio, la febbre è passata. L’ho avuta per una decina di giorni. Non so proprio dove posso essermi infettato. Non vedo l’ora di uscire. Stiamo vivendo un periodo molto difficile e critico per tutti. Specialmente per medici e personale sanitario che sono in prima linea per combattere questa battaglia. Qui in zona l’epidemia non è esplosa, la situazione resta tranquilla. Speriamo che questo incubo finisca presto in modo da poterci riappropriare nuovamente delle nostre vite». Poi un messaggio chiaro: «Bisogna prestare la massima attenzione e attenersi scrupolosamente alle prescrizioni e come prima cosa restare a casa finché non passa l’emergenza. Perché

questo virus non guarda in faccia a nessuno: anche i giovani, com’è successo a me, e non solo gli anziani, possono restare infettati».

LA CARRIERA Il giocatore marchigiano originario di Porto Potenza, cresciuto cestisticamente a Civitanova e rivelatosi alla Virtus Siena nella stagione 2013-2014 a 17 anni, ha lasciato Treviso con il

EX DE’ LONGHI Severini è restato a Treviso fino a gennaio

LA TOSSE, POI DIECI GIORNI DI FEBBRE E LA CORSA ALL’OSPEDALE: «NON VEDO L’ORA DI USCIRE E CHE QUESTO INCUBO FINISCA»

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mercato di gennaio per la Bertram Derthona. Severini aveva accettato di proseguire la sua stagione scendendo in Serie A2. Dopo l’interruzione dell’attività agonistica a causa dell’epidemia, era rimasto a Tortona. «Prima dello stop dei campionati causato dal virus -riprende- ero riuscito a giocare 6 partite partendo sempre in quintetto. I risultati della squadra erano stati così-così. Il mio rendimento tra alti e bassi. Ero però sulla strada giusta. Avevo solo bisogno del campo, del ritmo partita».

BENIAMINO DELLA CURVA Il nome di Severini resterà per sempre scolpito nella storia di Treviso Basket per aver fatto parte del gruppo guidato da Max Menetti che la scorsa stagione ha riportato la pallacene-

stro trevigiana nella massima serie. Anche in questa stagione, pur trovando poco spazio, si era confermato un grande professionista non facendo mai mancare l’impegno e rimanendo nel cuore dei tifosi biancocelesti. «A Treviso ho vissuto momenti indimenticabili. L’anno scorso è stata una stagione incredibile. Appena arrivato, la conquista della Coppa Italia battendo in finale la Fortitudo Bologna che pareva invincibile, poi la promozione in Serie A. Mi sono trovato subito benissimo, sia con la società che con la squadra. Ed è rimasto un buon rapporto. Con tutti, anche i tifosi». Campionati di basket da chiudere qui o da riprendere più avanti? «Pensiamo prima alla salute. Per giocare c’è tempo». Massimo Bolognini


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Conferenza stampa con la lingua dei segni La lingua dei segni (Lis) debutta nel breafing della Regione Veneto. Da sinistra l’assessore Manuela Lanzarin, la traduttrice Lis Chiara Sipione e il presidente Luca Zaia

Test a tappeto e divieti così il Veneto ha limitato i pazienti in Rianimazione Studio dell’Università di Padova sui flussi `Gregori (Biostatistica): «Qui andamento in Terapia intensiva: 160 intubati in meno più lento e ridotto di Emilia e Lombardia» `

MIGLIORAMENTO A LIVELLO NAZIONALE DIMINUISCONO I NUOVI MALATI E SI REGISTRANO PIÙ GUARIGIONI

che indicazioni cliniche materne o fetali. Le indicazioni al taglio cesareo rimangono le stesse per le mamme non Covid. E se una donna incinta è positiva? “Tutti i nostri pronto soccorso ostetrico, ostetricie, blocco travaglio/parto e terapia intensiva - è la risposta della Regione - presentano percorsi protetti garantendo: per i casi sospetti/probabili un luogo di isolamento (stanza con bagno); se la donna è coronavirus positiva dovrà partorire in un ospedale dotato di terapia intensiva per l’adulto perché le complicazioni respiratorie nelle gravide sono superiori”. E se una donna ha già partorita e tene di essere positiva può evitare la mascherina? La risposta è categorica: «Assolutamente no! Dovrai sempre adottare tutte le precauzioni igieniche come l’uso della mascherina, accurata igiene delle mani, pulizia delle superfici». (al.va.) © RIPRODUZIONE RISERVATA

74.386 I casi di contagio totali in Italia Il dato complessivo comprende tutti i positivi, compresi quelli che poi sono guariti o deceduti

1 Una sola vittima in Basilicata Per ora la regione lucana è ultima nella classifica nazionale dei decessi. Il tragico primato spetta alla Lombardia con 4.474 persone decedute su un totale di 7.503 in Italia

9.362 Le persone guarite a livello nazionale Continua ad aumentare anche il numero di pazienti che sconfiggono il virus: dopo due tamponi negativi consecutivi, se ricoverati possono tornare a casa

3.489 I malati ricoverati in Terapia Intensiva Sul totale delle persone attualmente positive, 57.521 nelle varie regioni italiane, circa il 6% è costituito da pazienti in condizioni critiche al punto da dover essere intubati

20

Emilia Romagna Lombardia Veneto

15

10

5

0 0

1000

500

(tamponi non sintomatici / residenti) x 100.000 ab.

I TAMPONI

Premessa metodologica: per una ragione di uniformità fra le diverse regioni, gli analisti hanno preso in considerazione i dati quotidianamente forniti dal ministero della Salute e comunicati dalla Protezione civile nazionale, che però non coincidono con quelli divulgati dalla Regione, in quanto risentono di un ritardo nella trasmissione dei flussi informativi. Ma più che i numeri assoluti, sono le dinamiche ad interessare. Per esempio l’andamento veneto dell’occupazione dei posti in Terapia Intensiva in funzione del numero di test effettuati sui soggetti asintomatici. «Dal totale degli esami – spiega il professor Dario Gregori, coordinatore della ricerca – abbiamo tolto quelli fatti sui pazienti che hanno manifestato sintomi e che sono stati ricoverati in ospedale. In questo modo abbiamo preso una misura “pulita” dello sforzo diagnostico di intercettare i positivi, perché l’obiettivo dello studio è capire proprio se le Regioni che hanno fatto tanti tamponi, magari apparentemente inutili, hanno poi avuto un afflusso alle Terapie Intensive più contenuto e più lento rispetto alle altre». Risposta: ebbene sì. Alla data di ieri, il Veneto ha effettuato 1.409,14 tamponi ogni 100.000 abitanti, contro i 777,08 dell’Emilia Romagna e i 702,72 della Lombardia. Allo stesso tempo, in Veneto risultano occupati 6,44 posti in Terapia Intensiva ogni 100.000 residenti, a fronte dei 6,61 in Emilia Romagna e dei 12,34 in Lombardia. Le differenze di lunghezza e forma fra le tre curve emergono con nettezza osservandone la crescita, in maniera dinamica, con lo scorrere del tempo. Per esempio si nota che, rispetto all’inizio, con il passare dei giorni l’andamento in Emilia Romagna si è progressivamente staccato dall’impennata che continua invece a registrare la Lombardia, tanto che ora i suoi dati pesati sulla popolazione sono vicini a quelli del Veneto.

ATTUALMENTE I DEGENTI GRAVI SONO 318 (18,3% DEL TOTALE) CON UN’ETÀ MEDIA DI 65 ANNI ANCHE SE C’È UN 4,71% DI UNDER 45

Possibile impatto delle politiche sanitarie sull’occupazione delle terapie intensive in Veneto 450 425 400 375 350 325 300 275 250 225 200 175 150 125 100 75 50 25 0

(cumulati, attesi) (cumulati, osservati) (n, attesi) (n, osservati)

24 feb 25 feb 26 feb 27 feb 28 feb 29 feb 1 mar 2 mar 3 mar 4 mar 5 mar 6 mar 7 mar 8 mar 9 mar 10 mar 11 mar 12 mar 13 mar 14 mar 15 mar 16 mar 17 mar 18 mar 19 mar 20 mar 21 mar 22 mar 23 mar 24 mar 25 mar 26 mar 27 mar 28 mar 29 mar 30 mar 31 mar

© RIPRODUZIONE RISERVATA

I numeri

numero di posti occupati in terapia intensiva

con il trend che la diffusione ha avuto nel paese: questo - ha detto il vicedirettore della Protezione civile, Agostino Miozzo - ci fa pensare che è indispensabile, se vogliamo vedere la curva stabilizzarsi e poi decrescere, mantenere le rigorose misure di contenimento e di distanziamento sociale. È un momento delicato, non bisogna abbassare la guardia sennò la curva potrebbe risalire». Un ragionamento che segue di pari passo quello fatto dal direttore vicario dell’Oms Ranieri Guerra. «Il rallentamento delle velocità di crescita è un fattore estremamente positivo, in alcune regioni credo che siamo vicini al punto di caduta della curva stessa, quindi il picco potrebbe essere raggiunto in questa settimana e poi cadere». I prossimi giorni saranno dunque «decisivi perché saranno i momenti in cui i provvedimenti del governo di 15-20 giorni fa dovrebbero trovare effetto». Alda Vanzan

VENEZIA Al momento in Veneto sono 318 i pazienti contagiati dal Coronavirus ricoverati in Terapia Intensiva. Sempre troppi per la sofferenza che questo comporta, ma comunque molti meno di quelli che sarebbero stati se non fossero stati effettuati ben 70.877 tamponi e se non fossero state attuate le misure regionali e governative di restrizione. A dirlo sono i primi risultati del progetto “Covid19Ita”, uno studio aggiornato in tempo reale e sviluppato dall’unità di Biostatistica, Epidemiologia e Sanità Pubblica dell’Università di Padova, in collaborazione con gli atenei di Torino e del Piemonte Orientale.

Rapporto tra tamponi effettuati e ricoveri in terapia intensiva: confronto tra le regioni (terapia intensiva / residenti) x 100.000 ab.

L’ANALISI

LE ELABORAZIONI Il primo grafico in alto mostra l’andamento dell’occupazione dei posti in Terapia Intensiva in funzione del numero di tamponi effettuati sui soggetti asintomatici. Ricoveri e test sono calcolati ogni 100.000 abitanti. Le tre curve indicano le situazioni registrate in Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna. La progressione veneta evidenzia il maggior numero di esami e il minore afflusso in Rianimazione, con una crescita diluita nel tempo. Il secondo grafico riguarda i ricoveri veneti in Terapia Intensiva, calcolati prima come casi totali e poi come variazioni giornaliere. In entrambe le categorie, la curva rossa segnala l’andamento previsto in assenza di misure di contenimento, mentre quella azzurra tratteggia la situazione effettivamente osservata man mano che entravano in vigore le restrizioni.

IL CONTENIMENTO Speculare a questa analisi è poi quella riguardante gli effetti di chiusure e limitazioni sugli accessi alle Rianimazioni, sul piano delle variazioni fra un giorno e l’altro. «La cifra assoluta dei ricoveri – precisa il professor Gregori – è destinata a crescere per chissà quanto ancora. Ma ora che in termini relativi stiamo vedendo segnali di “decremento nell’incremento”, è interessante capire l’impatto delle politiche nazionali e locali nel momento di maggiore stress del sistema sanitario». Perciò i ricercatori hanno preso come riferimento il numero dei ricoveri in Terapia Intensiva predetti e registrati al 23 marzo, analizzandoli come casi totali e come variazioni giornaliere, con una proiezione che continua fino a fine mese. Come si vede nel grafico qui sopra, le due curve rosse si riferiscono all’andamento previsto in assenza di misure di contenimento, mentre le due curve azzurre mostrano l’occupazione effettiva, calcolata su una permanenza media di 21 giorni. «La stima è molto conservativa – rimarca il docente universitario – in quanto non abbia-

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mo tenuto conto dei decessi e abbiamo immaginato che tutti i pazienti siano rimasti dentro per tre settimane». La biforcazione tra i due colori, però, è evidente: la curva rossa corre sempre sopra quella azzurra, il che significa che l’implementazione della strategia “io resto a casa” in Veneto ha permesso di evitare fino a 160 ricoveri, a giudicare dai risultati di questa elaborazione.

LE PREVISIONI È possibile allora azzardare delle previsioni sul raggiungimento del picco e sull’inizio della discesa? «In questa fase – risponde il professor Gregori – nessuna predizione è certa, perché dipende dal modello che viene utilizzato a fronte di un fenomeno che nessuno conosce». Meglio allora concentrarsi sui dati sicuri, elaborati da Azienda Zero. Attualmente si trova in Terapia Intensiva il 18,3% dei ricoverati, con un’età media di 65 anni. Ma ad essere intubate sono anche persone più giovani: l’11,45% ha fra 45 e 54 anni e il 4,71% ne ha meno di 45. Angela Pederiva © RIPRODUZIONE RISERVATA

Contributi

De’ Longhi dona 3 milioni a Regione e ospedale di Treviso `Nuovi contributi sul conto corrente della Regione Veneto. Il Gruppo De’ Longhi dona 3 milioni di euro per le iniziative di lotta contro il Covid-19. Di questo importo, 2 milioni andranno a favore della Regione, a sostegno di tutte le sue attività e strutture impegnate in prima linea nella lotta al coronavirus, e 1 milione per l’ospedale Ca’ Foncello di Treviso. «È un contributo di solidarietà che riteniamo doveroso – commenta il presidente Giuseppe de’ Longhi - per un territorio a cui questa società e la mia famiglia si sentono intimamente legate ed il segno di una presenza tangibile, per quello che ci compete come azienda, in questo momento di estrema necessità».


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La Città

IL PIANO Va avanti il restauro del polo di via Giustiniani dove verrà realizzata ex novo la Pediatria

Giovedì 26 Marzo 2020 www.gazzettino.it

padova@gazzettino.it

Zaia: «Parte il nuovo ospedale» Il governatore veneto ieri ha annunciato che il progetto `Sergio Giordani: «Entro giugno l’accordo di programma ha superato anche l’iter sulla valutazione ambientale che darà il via libera all’apertura dei cantieri a San Lazzaro»

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Incendio in Ghetto: mansarda danneggiata

LA NOVITÀ «Nonostante Covid-19, si parte con il nuovo ospedale di Padova». Ad annunciarlo è stato ieri mattina il presidente della Regione Luca Zaia durante la quotidiana conferenza stampa dedicata appunto all’emergenza sanitaria. Non registra, dunque, battute d’arresto l’iter che porterà alla realizzazione del grande progetto che prevede il completo restyling dell’attuale polo ospedaliero di via Giustiniani, con la realizzazione della palazzina per la Pediatria, e la costruzione ex novo di un centro di eccellenza a San Lazzaro. Un intervento avviato dalla giunta Bitonci e che, poi, è stato sottoscritto dall’amministrazione Giordani. «La buona notizia di oggi è che partiamo con la realizzazione del nuovo ospedale di Padova – ha spiegato il governatore - È stata infatti approvata la Vas, ovvero la Valutazione ambientale strategica». «Ora andremo a realizzare il nuovo complesso universitario. Si firmerà l’Accordo di programma e poi si partirà», ha assicurato il governatore del Veneto.

PALAZZO MORONI Un annuncio, quello di Zaia, che è stato accolto con entusiasmo dal sindaco Sergio Giordani. «L’emergenza sanitaria con cui stiamo lottando ogni giorno ci fa capire ancora di più tutto il valore della Sanità pubblica, a partire dalle donne e dagli uomini che ogni giorno la sorreggono e che meritano la massima attenzione, il nostro riconoscimento, oggi come in futuro, e anche le migliori strutture – ha sottolineato ieri pomeriggio il primo cittadino -. Per questo da due anni lavoriamo nella massima collaborazione per dar vita al progetto del doppio Polo della Salute di Padova. Un’opera strategica sulla quale come Comune abbiamo messo tutto il nostro impegno e sulla

IN CENTRO

L’INTESA Dopo l’annuncio di ieri di Luca Zaia, che ha annunciato un passo avanti dell’iter per l’ospedale, è arrivato ilplauso di Giordani

quale siamo riusciti, grazie alla collaborazione di tutti, ad assumere una decisione definitiva a soli 6 mesi dall’avvio del mandato, senza litigi e nella massima concordia con Zaia e con le altre istituzioni».

LE INTENZIONI «Ora bisogna andare avanti spediti. La firma che arriverà a giugno, quindi, alla luce dell’epidemia di oggi assume un valore storico e del tutto particolare, e ci ricorda come Padova, in un contesto globale, debba essere sempre di più eccellenza sanitaria – ha concluso il primo cittadino -. Non per vanteria, ma perché la scienza, la ricerca e la medicina salvano le vite e, come vediamo in questi giorni durissimi, salvano le comunità. Ricordiamoci tutti che senza l’ottima sanità pado-

Il furto

Razzia dei ladri in uno studio legale (m.luc.) Razzia notturna in uno studio legale, nonostante le strade siano deserte per l’emergenza epidemia Coronavirus, che però non ha fermato i ladri che hanno fatto sparire computer, stampanti e anche le macchine per il caffè. Obiettivo del raid è stato l’appartamento all’interno di una palazzina dove ha sede uno studio legale in via Niccolò Tommaseo. Approfittando della chiusura degli uffici e con il favore del buio, i ladri sono riusciti a introdursi fino all’interno dei locali facendo

man bassa dei pochi oggetti di valore che si trovavano all’interno. Le tracce del loro passaggio sono state scoperte solo la mattina seguente quando sul posto è poi stato richiesto l’intervento di una pattuglia dei carabinieri che ha effettuato un sopralluogo. Sono in corso le indagini a cura del Nucleo radiomobile per risalire all’identità dei responsabili anche grazie alle immagini registrate dai circuiti di videosorveglianza della zona che potrebbero avere immortalato i malviventi.

vana, comprensiva del sistema sociosanitario, dai medici di base, ai servizi sul territorio, fino agli ospedali, oggi, forse, dovremmo fare i conti con una situazione ben più difficile».

L’ACCESSIBILITÀ Lo scorso autunno, intanto, sono terminati i lavori per la realizzazione del nuovo tratto dell’arco di Giano. La strada, che parte dal rondò di Padova est, costeggia la ferrovia, per poi entrare a San Lazzaro e termina all’innesto tra via Moroncelli e il cavalcavia, è parte integrante della viabilità a servizio del nuovo polo ospedaliero di San Lazzaro. Non solo. Il progetto della linea tramviaria Sir 2 prevede una fermata proprio in prossimità del nuovo ospedale. Alberto Rodighiero

Questura, cambio al vertice: trasferito Fassari POLIZIA PADOVA Paolo Fassari lascia la questura di Padova. È stato trasferito al ministero a Roma. Il dirigente superiore era arrivato nel novembre del 2017 al posto di Gianfranco Bernabei. Il suo successore non sarebbe ancora stato designato. Da ambienti romani, però, circola un nome preciso, quello del dirigente generale Isabella Fusiello, fino alla scorso 19 febbraio questore di Potenza. Fassari lascia dunque Padova a distanza di due anni e mezzo. In questo periodo il questore si è contraddistinto sempre per la visione ampia sulla città e la criminalità. «Lo spaccio c’è, furti e scippi anche

se comunque in ribasso statistico. Ma non ci sono solo questi reati, pensiamo a quelli silenti che non creano allarme sociale, che non si vedono ma ci sono. E possono fare danni seri aveva sottolineato Fassari durante una recente intervista al Gazzettino - . Pensiamo alle infiltrazioni criminose in alcuni settori economici. No, il rischio più grosso non è rappre-

ERA ARRIVATO A PADOVA NEL NOVEMBRE DI DUE ANNI FA: È STATO ASSEGNATO AL MINISTERO

QUESTURA Paolo Fassari lascia la questura di Padova

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sentato dalle spaccate. Ciò non toglie che il nostro massimo impegno è su tutti i fronti. Ma bisognerebbe anche non avere la memoria corta, ricordarsi di quando era aperta via Anelli o, ancora prima, di quando c’erano rapine come quella alle Padovanelle costata la vita a poliziotti». Durante l’esperienza padovana era finito alla ribalta nazionale per la vicenda della bandiera del Veneto, fatta lasciare fuori dallo stadio e aveva avuto un certo attrito con alcuni comitati cittadini, alcuni dei quali avevano deciso di ricorrere alle guardie giurate per vigilare sulle loro abitazioni. Ora resta da attendere per sapere chi sarà il suo sostituto.

Paura in Ghetto l’altra sera intorno alle 20, quando ha preso fuoco una mansarda situata in via dei Soncin al numero 17. I vigili del fuoco sono intervenuti immediatamente, riuscendo a domare l’incendio dopo 3 ore di intenso lavoro. Era ora di cena e la zona era deserta quando i pompieri sono stati allertati per del fumo proveniente da un edificio in pieno centro storico. Le fiamme sono divampate al quinto piano di una palazzina di via dei Soncin e gli operatori arrivati con un’autopompa, un’autobotte, l’autoscala, altri due mezzi di supporto e undici operatori. La parte più difficile è stata quella di riuscire a raggiungere l’appartamento nelle strette viuzze del Ghetto, dove i mezzi dei pompieri non riuscivano a entrare. Per questo i camion si sono dovuti fermare in piazza delle Erbe e gli operatori sono arrivati a piedi in via Soncin da via Squarcione. Le cause del rogo sono state accidentali e probabilmente si sono sviluppate dal piano cottura. I tecnici dei pompieri stanno in ogni caso accertando quello che è avvenuto, forse per una banale distrazione. I danni all’interno del piano mansardato sono molto gravi, ma l’edificio non è stato dichiarato inagibile, anche se ci sono molti lavori di pulizia da eseguire prima di poter tornare, per i titolari, a riutilizzare la stanza in cui è esploso l’incendio. Nessuno per fortuna è rimasto ferito. Gli occupanti dell’appartamento sono usciti incolumi senza cercare di spegnere le fiamme. D’altro canto è meglio non finire in pronto soccorso in questi tempi di Coronavirus. Marina Lucchin

IL SINISTRO I danni causati dal rogo nella mansarda


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L’allarme globale: la sanità a Padova

«Progetto di teleconsulto per seguire a domicilio la salute dei positivi» Il professor Baldo del Comitato scientifico regionale Covid-19 annuncia l’avvio di una sperimentazione tra Università e Azienda ospedaliera L’INTERVISTA Simonetta Zanetti

ella nuova era del “distanziamento sociale”, dopo lo smart working, ecco il teleconsulto. Si chiama così, ovvero “Teleconsulto Covid-19” il progetto che Università di Padova e Azienda ospedaliera si avviano a sperimentare per seguire a domicilio i pazienti dimessi ancora in condizioni di positività al coronavirus, asintomatici o con sintomi lievi. Lo annuncia il professor Vincenzo Baldo, epidemiologo, ordinario di Igiene al Dipartimento di Scienze Cardio-Toraco-Vascolari e Sanità Pubblica dell’Università di Padova, nonché componente del Comitato scientifico regionale Covid-19. Professore, si dice che questa epidemia cambierà per sempre le nostre abitudini. «Lo ha già fatto, ci ha già segnato. Abbiamo riscoperto forme di igiene che prima ignoravamo, ma abbiamo anche imparato a usare in modo positivo mezzi tecnologici per cui avevamo sviluppato dipendenze. Noi stessi ci avviamo a sperimentare l’utilizzo di una piattaforma per seguire le persone dimesse ancora positive. L’isolamento domiciliare ha ormai raggiunto numeri troppo grandi per poter contattare i pazienti due volte al giorno e i Dipartimenti di prevenzione erano ormai al collasso. Il sistema è quello ideato dal professor Rea per i trapiantati. Ora si tratta di adattarlo ai numeri dell’epidemia: in sostanza il soggetto indica le sue condizioni su una piattaforma personalizzata. C’è una scheda con i sintomi della malattia: temperatura, tosse, diarrea e difficoltà respiratoria e il malato deve specificarne l’entità, con numero progressivi due volte al giorno. Il sistema è molto semplice e dà la possibilità di collegarsi via Skype o Whatsapp e, appena possibile, i pazienti verranno dotati anche di un misuratore per l’ossigeno. Dall’altra parte c’è una equipe multidisciplinare di specialisti che valuta condizioni di salute del paziente e decorso. La prima fase prevede la sperimentazione con l’Azienda ospedaliera per poi allargarla al resto del territorio». Ogni settimana gli scienziati annunciano che la prossima sarà quella del picco. A che punto siamo veramen-

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«La nostra curva dei contagi è più lenta e lunga perché siamo stati bravi»

«La strategia dovrà cambiare: non si può morire di altro per non morire di coronavirus»

te? «I numeri cambiano a seconda della capacità di sottoporre la popolazione ai tamponi e i modelli matematici non fanno altro che rispondere ai numeri che noi forniamo. In Veneto sono stati fatti tamponi ai soggetti con sintomi, ai loro contatti e ora toccherà anche ai gruppi ad alto rischia per trovare gli asintomatici, perché isolando loro si incide in maniera importante sul contagio. Dobbiamo tenere presente che in Italia l’epidemia è partita in momenti molto diversi. Tuttavia cominciamo già ad avvertire i primi sintomi di riduzione, quindi intravvedo la possibilità di cominciare ad essere un po’ ottimisti per il futu-

ro». Zaia indica la metà di aprile per il picco in Veneto. «I modelli a disposizione ci portano lì. Lombardia ed Emilia hanno curve molto più ripide e veloci, mentre la nostra è più lenta e lunga, questo perché siamo stati più bravi a limitare i contagi e quindi anche i danni. L’isolamento è una strategia vincente, ma dobbiamo ricordarci che solo una settimana fa si correva ancora per le strade, quindi è stato raggiunto in maniera molto soft. Paradossalmente, però, quando isoli le persone in maniera seria i tamponi non servono più e bisogna pensare invece a introdurre nuove strategie per ripartire».

In questo momento si dice di tutto: che per superare l’epidemia bisognerà raggiungere l’immunità di gregge, che il virus morirà con il caldo ma che forse dovremo conviverci per sempre. Qual è lo scenario più verosimile? «In realtà lo sono tutti. L’immunità di gregge si raggiunge anche con il vaccino, non solo con i contagi. La maggior parte dei virus che attaccano le vie respiratorie con l’estate se ne vanno, ma bisognerà capire se il serbatoio resiste, a quel punto potremmo continuare a registrare un pur ridotto numero di casi. Al momento il virus sembra stabile, conosciamo il suo Dna e quindi sono ottimista che si possa arrivare presto a un vaccino che ci consentirà di conviverci». In autunno quindi con il vaccino per l’influenza si potrebbe trovare anche quello per il coronavirus? «Non ne sono certo, ma è verosimile, i cinesi lo stanno già testando sull’uomo e credo che le migliori menti dovrebbero concentrarsi su questo, oltre che nel cercare una terapia adeguata. Abbiamo capacità e tecnologia per farcela». Negli ultimi anni abbiamo avuto a che fare con Sars, H1N1, Suina, eppure nessuna di queste ha avuto livelli di diffusione rapportabili al coronavirus. Qual è la differenza? «L’H1N1 era derivato da un virus già noto, quindi è stato possibile adattare il vaccino in corsa, lo stesso vale per la Suina, mentre nel caso della Sars, che pure era causata da un coronavirus, la virulenza si riduceva nel passaggio dall’anima-

le all’uomo. Diversamente, con l’Aviaria veniva colpito solo chi stava a contatto con l’animale malato, non c’era trasmissione da uomo a uomo. Il Covid-19, invece, ha trovato tutta la popolazione senza anticorpi e quindi il virus è stato libero di colpire tutti. E anche se percentualmente la letalità è bassa, il numero delle persone coinvolte è molto elevato e quindi anche le vittime». Quindi per trovare un’epidemia paragonabile a questa dobbiamo risalire alla Spagnola? «Anche quella è stata una situazione particolare, perché a causa dello spostamento delle truppe americane in Europa, ci sono state tre ondate. Ed è

tre nell’ultimo periodo all’interno della Croce Verde sono stati registrati due casi di Covid-19. I due volontari che si sono ammalati fortunatamente non hanno necessitato del ricovero in ospedale, ma tutti i membri che sono entrati in contatto con loro sono dovuti rimanere per due settimane in quarantena, senza prestare in servizio. Dunque partirà in questi giorni la prima tranche di tamponi su tutti i volontari e dipendenti in servizio dalla fine di febbraio, e cioè dall’inizio dell’epidemia. Si proseguirà a scaglioni quotidiani fino a coprire tutti i volontari e dipendenti che sono, tra turni diurni e notturni, circa un migliaio. —

test a taPPeto

Croce Verde, via ai tamponi a dipendenti e volontari PADOVA

Tamponi a tutti i dipendenti e i volontari in servizio alla Croce Verde. È stata la Direzione Sanitaria di Croce Verde a sollecitare l’Usl Euganea affinché venissero eseguiti i tamponi anche ai volontari e ai dipendenti di Croce Verde, come per il personale sanitario. Nonostante il ruolo di soccorritore non sia riconosciuto ufficialmente come figura pro-

fessionale, nell’ambito di questa emergenza non è meno rischioso di quello dei sanitari. La direzione ieri ha già cominciato a telefonare alle prime persone per fissare gli appuntamenti al distretto dell’Usl Euganea. Erano stati i volontari stessi a chiedere ripetutamente di essere sottoposti al tampone. Verificare di non essere stati contagiati dal Coronavirus, anche in mancanza di sinto-

mi, è fondamentale non solo per loro stessi ma anche per evitare contagi all’interno della Croce Verde e durante il soccorso ai cittadini. Si tratta infatti di persone che sono quotidianamente esposte alla possibilità di essere contagiate entrando in contatto con casi sospetti che spesso si rivelano positivi. Più del 50% degli interventi di 118 in questo periodo sono per casi di sospetto Coronavirus. Inol-

questo che fa paura alla Cina, che ci siano nuove ondate. I dati ci dicono che lì, oggi, ci sono solo casi di importazione e ora cercano di evitare la seconda ondata sottoponendo a esami tutti quelli che arrivano. Inizialmente nemmeno loro avevano capito il potenziale degli asintomatici che sono quelli che non consentono di eradicare la patologia, ma sono più avanti di noi e dal loro modello possono arrivare segnali importanti, che avremmo dovuto cogliere di più già in passato. Inizialmente non abbiamo avuto consapevolezza di quanto stava succedendo, ma mi sento di dire che non ci saremmo salvati comunque. Il brutto di questo virus è che è molto

Un tampone su un paziente

ALICE FERRETTI


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L’allarme globale: la sanità a Padova istituto di ricerca Pediatrica

Studio sul sistema immunitario per scoprire i segreti del virus Progetto finanziato con 500 mila euro dalla Fondazione Città della Speranza «Vogliamo identificare i meccanismi che portano allo sviluppo della malattia» Silvia Quaranta / PADOVA

Un medico alle prese con lo studio del coronavirus A sinistra Vincenzo Baldo, epidemiologo, ordinario di Igiene al Dipartimento di Scienze Cardio-Toraco-Vascolari e Sanità Pubblica dell’Università di Padova

contagioso, ma è altrettanto suscettibile agli interventi per limitarlo, quindi l’aspetto positivo è che contro di lui si può fare molta prevenzione: scoperta precoce e isolamento ad oggi sono ancora le due misure più efficaci. Tuttavia non si potrà proseguire sempre così: se capiamo chi è più a rischio, possiamo cominciare a differenziare gli interventi e le strategie». C’è chi propone diversi livelli di isolamento, a seconda dei rischi. «Abbiamo visto che la letalità in soggetti sani tra i 40 e i 49 anni è di uno su mille, sopra gli 80 arriva al 15%, quindi forse si potrebbe pensare a un isolamento per gli anziani ad alto

rischio, anche se mi rendo conto che logisticamente non sarebbe facile. Quel che è certo è che la strategia dovrà cambiare perché non possiamo morire di altre patologie per non morire di Covid, perché sostanzialmente sono stati bloccati tutti i controlli». L’inquinamento ha un ruolo nella gravità della malattia? «Non è fantascienza, ma bisognerà avere dati certi. Ad oggi l’incidenza in Valle d’Aosta è più alta della Lombardia, quindi non c’è evidenza». Ci saranno altre epidemie? «Diciamo che una volta usciti da questa, in futuro saremo in grado di affrontare meglio l’emergenza ». — © RIPRODUZIONE RISERVATA

la maPPatura

Perché donne e bambini rispondono al coronavirus meglio degli uomini? E perché, apparentemente a parità d’età e di condizioni di salute, alcuni pazienti nemmeno si accorgono di aver contratto l’infezione mentre altri devono essere ricoverati? Sono tante le domande ancora senza risposta che ruotano attorno al nuovo virus che sta affliggendo il mondo, e solo uno studio approfondito potrà dare, se non tutte, almeno una parte delle risposte. Per questo, a Padova, la Fondazione Città della Speranza scende in campo contro il Covid-19 schierando l’Istituto di Ricerca Pediatrica per una indagine innovativa che contribuirà ad aggiungere conoscenze alla ricerca internazionale, suggerire nuovi approcci terapeutici e favorire lo sviluppo di un vaccino.

Due studenti del Bo lanciano l’app “Coronavirus data”

LA RICERCA

Il progetto, per cui la Fondazione ha concesso un finanziamento di 500 mila euro, si pone l’obiettivo di verificare la “risposta immunitaria al Sars-Cov-2 nella popolazione veneta” per capire quali siano le difese immunitarie efficaci contro il virus e perché vengano meno in alcuni pazienti. Il gruppo di lavoro sarà coordinato dal professor Andrea Crisanti (direttore del Laboratorio di microbiologia e virologia dell’università di Padova) e dalla professoressa Antonella Viola (direttrice scientifica dell’Istituto di Ricerca Pediatrica Città della Speranza), con la collaborazione della dottoressa Annamaria Cattelan (direttrice dell’Unità operativa complessa Malattie Infettive e Tropicali), e del professor Giorgio Perilongo (di-

Antonella Viola (direttrice scientifica Istituto di Ricerca Pediatrica)

rettore del dipartimento di Salute della donna e del bambino). «Con questo progetto» spiega Viola «puntiamo a dare risposta a molteplici domande. Vogliamo comprendere, infatti, perché lo stesso virus abbia effetti così diversi negli adulti e tendenzialmente lievi nei bambini, se vi sia la possibilità di contrarre nuovamente l’infezione e che cosa succeda nei polmoni. Riteniamo di poter giungere a importanti conclusioni studiando il comportamento del sistema immunitario, in particolare identificando i meccanismi molecolari responsabili dello sviluppo o del fallimento dell’immunità a Sars-Cov-2,

nonché quei fattori che causano infiammazione sistemica nei pazienti con sintomatologia severa e che sono coinvolti nella patologia respiratoria». Un lavoro «fondamentale» aggiunge Crisanti, «per fornire il razionale allo sviluppo di vaccini e per comprendere la patogenesi dell’infezione». IL RUOLO DEI SINTOMI

Entrando più nel dettaglio, è noto che alcune persone risultano asintomatiche o presentano sintomi lievi (febbre, ma di testa, tosse), mentre in altri (la percentuale va dal 10% al 20%) si arriva ad un decorso complesso, che può conclu-

il consiglio del team cinese

Sanificate anche tutte le strade dell’area di via Giustiniani PADOVA

«Sanificate le strade attorno all’ospedale». Il consiglio del UFBN di esperti cinesi, che prima di andare in Lombardia è passato anche per Padova, è stato preso alla lettera. E così ogni settimana i mezzi di AcegasAps che nei giorni scorsi avevano lavato approfonditamente tutte le strade della città, in centro e nei quartieri, ieri sono entrati anche all’interno

dell’area ospedaliera di via Giustiniani. Da oggi si riprende, con le idropulitrici e con i grandi mezzi lavastrade. Sono stati individuati altri punti strategici dove sarà garantito il passaggio puntuale della idropulitrice e a seguire i lavaggi a più ampio raggio nelle strade. Si continua fino al 6 aprile, con particolare attenzione per 600 aree strategiche individuate attorno agli esercizi aperti alimenta-

ri, istituti di credito (comprese le poste), edicole, tabaccherie. Le pulizie degli scorsi giorni hanno dato la possibilità di verificare le attività effettivamente aperte e di ricalibrare gli interventi a seconda delle necessità, delle zone più frequentate e di quello che risulta essere più utile. «Con queste azioni ci prendiamo cura della città. La programmazione dei lavaggi è organizzata in stretta collaborazione con AcegasAps con cui

L’idropulitrice di AcegasAps all’interno dell’area ospedaliera

Monitorare l’evoluzione del contagio in tempo reale, comune per comune, e confrontare i dati raccolti con quelli forniti dalle autorità: è questo l’obiettivo dell’app “Coronavirus data”, lanciata da due studenti di Informatica del Bo. Scaricata l’app sullo smartphone, gli utenti devono inserire la mail e il cap di residenza, quindi visualizzeranno la domanda «qual è il tuo stato di salute ad oggi?». Quattro le opzioni: confermato negativo al test, sano (nessun sintomo), in autoisolamento (con sintomi ma senza aver fatto il test) o confermato positivo al test. Circa 300 le adesioni fin qui per un totale di 244 sani, 36 negativi, 15 in autoisolamento e un confermato positivo; i dati sono visualizzati su una mappa.

dersi anche con la morte. Si arriva a questo perché il sistema immunitario non è stato in grado di attivare da subito una risposta corretta. Nei bambini, poi, l’infezione ha un decorso solitamente molto leggero: quali siano le cause non è chiaro, ma comprenderne i meccanismi potrebbe fornire un’importante chiave di lettura per lo sviluppo di terapie mirate. Analizzando i campioni di sangue di pazienti asintomatici e sintomatici, sia pediatrici che adulti, si potrà valutare parametri specifici per giungere alla caratterizzazione della risposta immunitaria. — © RIPRODUZIONE RISERVATA

siamo in costante contatto per migliorare l’efficienza degli interventi – chiarisce l’assessora all’ambiente Chiara Gallani – Abbiamo donato 1.500 mascherine all’azienda, per facilitare il lavoro degli operatori». Nei giorni scorsi sono stati sollevati dubbi sulla tossicità dei prodotti usati: «Sono prodotti senza l’uso di ipoclorito di sodio – chiarisce Gallani – È stata per noi fin da subito una scelta precisa: la pulizia di strade e zone di frequentazione è uno degli strumenti a disposizione per abbassare la carica virale e per prendersi cura di una città svuotata ma non per questo trascurata. Non deve però diventare un’azione controproducente e danneggiare l’ambiente». — C.MAL.


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L’allarme globale: le vittime nel Padovano

Ferruccio Zerbinati, 85 anni

Luigia Gennaro, 88 anni

Maria Bottaro, 85 anni

Rita Lazzari, 91 anni

La casa di riposo “Pietro e Santa Scarmignan” a Merlara

l’allerta

Case di riposo, altre tre vittime a Merlara A Monselice un morto, i positivi sono 76 Alla “Scarmignan” ha perso la vita un ospite su cinque (quindici in totale). Continua l’emergenza nella struttura NIcola Cesaro / MERLARA

Un ospite su cinque ha perso la vita. È la straziante statistica che purtroppo racconta meglio di ogni numero la situazione della casa di riposo “Pietro e Santa Scarmignan” di Merlara. Ieri la struttura per anziani di via Roma ha dovuto fare i conti con ben tre lutti, che fanno salire a 15 il numero di decessi all’interno del centro servizi. I DECESSI

Luigia Gennaro, 88 anni di Ponso, era da due anni ospite della “Scarmignan”: «Mia madre era allettata da tempo ed era affetta da demenza senile» spiega il figlio Roberto «Due giorni fa ha cominciato ad accusare tosse e qualche linea di febbre, quindi nelle ultime ore le sue condizioni si sono aggravate». L’88enne, vedova Pastorello, lascia il figlio Roberto e la figlia Grazia. «Il nostro pensiero, in questo momento, va anche agli operatori della casa di riposo, costretti a lavorare in un clima davvero difficile», è il pensiero della famiglia dell’anziana. Ferruccio Zerbinati, 85 anni, veniva invece da Concadi-

rame di Rovigo ed era a Merlata da tre anni e mezzo: «Nel 2014 aveva avuto un ictus» spiegano dalla famiglia «Il 10 marzo era stato sottoposto a tampone, che era risultato negativo al Covid-19. Era stato isolato e non aveva nemmeno mai avuto febbre. Era uno dei pochi della casa di riposo a non rimanere contagiato, anche se da quel giorno non era più stato sottoposto a test». Ex muratore, aveva lavorato anche come operaio alla Bassano Grimeca di Rovigo. Vedovo, lascia i figli Nicola e Mario. Rita Lazzari, 91 anni, era invece nativa di Saletto di Borgo Veneto ma aveva abitato da sempre a Ponso. Era vedova di Angelo Chiodin. L’anziana lascia due figlie, Renata e Gabriella. I 73 ospiti all’8 marzo sono stati letteralmente decimati alla “Scarmignan”: oggi in struttura ci sono 53 anziani, visto che altri 5 sono ricoverati al Covid Hospital di Schiavonia. A MONSELICE

L’altro fronte aperto e preoccupante è quello del Centro Servizi per Anziani di Monselice. Ieri si è aggiunta la settima vittima di questa epidemia, an-

trattarsi di casi all’inizio del contagio, o magari in via di guarigione: il test va rifatto perché solo così possiamo capire in che parte della struttura queste persone vanno collocate». La casa di riposo è infatti stata divisa in più settori in base alla presenza o meno di contagiati e di pazienti autosufficienti o meno. Gli esiti dei tamponi hanno inoltre confermato 14 dipendenti positivi e 78 negativi, a cui vanno aggiunti 6 test non processati (per pro-

Al Centro Servizi per anziani si allarga il contagio e alcuni tamponi vanno rifatti Il Centro Servizi per Anziani a Monselice

che se non tutti i casi hanno confermato il contagio da coronavirus. L’anziana che ha perso la vita si chiamava Maria Bottaro, vedova Le Pipec. Aveva 85 anni ed era di Monselice. Lascia una sorella, suor Rosangela, la figlia Luana e il genero Giulio e tre nipotini, che vivono ad Arquà Petrarca. In giornata sono inoltre arrivati gli esiti dei tamponi effettua-

ti nel weekend e a inizio settimana. Il conto dei contagiati è cresciuto sensibilmente. Al momento al Centro Servizi di via Garibaldi ci sono 76 ospiti positivi e 42 negativi. «Per 31 anziani il tampone va invece rifatto, poiché il risultato è poco chiaro» spiega il dottor Francesco Lunghi, “commissario straordinario” della casa di riposo «Potrebbe

blemi tecnici). A GALZIGNANO

Non cambia invece la situazione della Residenza Al Parco di Galzignano Terme, altra struttura che ha fatto registrare contagi tra gli ospiti: positivi al Covid-19 ci sono 5 dipendenti e 39 ospiti, di cui 3 ricoverati in ospedale. Il sindaco Riccardo Masin, nella giorna-

Corradin: «Chiesto personale paramedico all’Esercito» «Abbiamo chiesto il personale paramedico all’Esercito. Da Roma ci hanno assicurato che la casa di riposo è in testa a qualsiasi lista d’attesa». Claudia Corradin, sindaco di Merlara, non sa più dove sbattere la testa per garantire il personale alla struttura per anziani del paese. Alla “Scarmignan” sono ormai 15 i morti e metà dei dipen-

denti risultata contagiata. «L’Usl e la Regione non riescono a garantire reclutamento di personale per la nostra struttura e dunque mi sono rivolta alla Sanità militare», spiega il sindaco che, nonostante la positività al Covid-19, non si è fermata mai un attimo in questa emergenza. Ieri proprio per questa partita ha avuto fitta corrispondenza telefonica con il pre-

fetto di Padova Renato Franceschelli e con il sottosegretario all’Interno Achille Variati: «Ci lasciano sperare circa l’arrivo di personale paramedico: basterebbero sette infermieri per garantire turni meno massacranti ai nostri dipendenti. Ci hanno assicurato che Merlara è in cima alla lista delle strutture prioritarie a cui destinare aiuti», chiude il sindaco. La “Scarmignan” può con-

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tare su qualche volontario, tra cui un infermiere della Croce Rossa di Vicenza che presterà alcune giornate di lavoro nel pensionato. L’altra mattina una professionista nella cura della persona, con attività chiusa per effetto del decreto Conte, si è messa a disposizione come volontaria. «Oggi ho ricevuto anche la chiamata del vescovo Claudio Cipolla» continua la Corradin «Ha ricordato la casa di riposo di Merlara e chi ha perso la vita nella messa che ha celebrato nella Cappella degli Scrovegni, sottolineando come la vita di queste persone, anche se anziane, abbia un forte valore».

il sindaco di merlara

MERLARA

ta di ieri, ha confermato che non sono arrivate altre conferme di ospiti contagiati. La Regione Veneto ha invece diramato il computo ufficiale che dà una veduta generale su tutte le case di riposo venete: la stima parla di 336 ospiti positivi (e come è facile intuire la provincia padovana pesa molto su questa statistica), 211 operatori contagiati a almeno trenta vittime. Il dato è tuttavia non aggiornato con gli ultimi decessi e contagi della nostra provincia. «I dati resi noti dalla Regione Veneto sui contagi nelle case di riposo, purtroppo, ci confermano che c’è un problema drammatico» commenta tra gli altri il senatore Udc Antonio De Poli «Queste strutture rischiano di trasformarsi in pericolosi focolai. Il Governo non può rimanere in silenzio. Al presidente del Consiglio Giuseppe Conte e al ministro della Salute Roberto Speranza chiediamo di intervenire con un fondo straordinario. È fondamentale garantire la continuità operativa di queste strutture, valutando anche la possibilità di utilizzare personale medico e infermieristico dell’Esercito». –

N.C.

Claudia Corradin, sindaco di Merlara

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IV

Primo Piano

Giovedì 26 Marzo 2020 www.gazzettino.it

Coronavirus, la mobilitazione

Panifici, macellai e supermercati: mascherine a tutti Avviata la distribuzione su larga scala: `Sono 308mila quelli inviati dalla Regione oltre 600mila pezzi per città e provincia 300mila erano già arrivati dalla Cina

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L’OPERAZIONE PADOVA Oltre 620mila mascherine protettive verranno distribuite in meno di una settimana tra città e provincia. Di queste, 300mila sono quelle arrivate a Padova dalla Cina, le altre sono quelle realizzate da Grafica Veneta e che vengono inviate dalla Regione. Ieri, nei supermercati cittadini è iniziata la consegna dei dispositivi messi a disposizione dalla Regione. Nonostante tutte le difficoltà legate al reperimento del materiale sanitario, in questi giorni i padovani hanno iniziato a ricevere gratuitamente le prime mascherine distribuite dalla Regione. «Per quel che riguarda i dispositivi messi disposizione dalla giunta Zaia, quelli realizzati da Grafica Veneta - afferma il presidente della Provincia Fabio Bui abbiamo consegnato a tutti i Comuni del padovano 308mila pezzi che hanno già iniziato ad essere distribuiti alla popolazione. È probabile che, entro breve ne possa arrivare un altro contingente, ma siamo in attesa di una conferma».

NUMERI

denti comunali. Circa 70.000, martedì scorso sono state invece distribuite alla cittadinanza tramite le sessanta farmacie presenti sul territorio cittadino. Altri 15.000 dispositivi sono poi arrivati nella città del Santo, sempre dalla Cina, grazie all’intervento dell’associazione culturale Filo di seta. Anche questo materiale è stato messo a disposizione di medici e infermieri. Ieri mattina, invece, è iniziata la distribuzione in 41 punti vendita delle principali catene di supermercati presenti in città (Alì, Aspiag, Pam, Conad e Coop) delle mascherine arrivare dalla Regione. Il materiale viene consegnato da un addetto del punto vendita dotato di guanti e nel rispetto delle misure di sicurezza a partire dalla distanza di sicurezza di un metro. «Rispetto alle farmacie spiega l’assessore alla Protezione civile Andrea Micalizzi - la distribuzione nei supermarket sta avvenendo in maniera più agevole e ordinata, in quanto le dimensioni dei punti vendita sono più ampie e c’è una persona che si occupa solamente di questa operazione. Non mi risulta che si siano regi-

AD OGNUNO Due momenti della distribuzione delle mascherine ai padovani, ieri davanti ai centri commerciali. Sono finora arrivate per città e provincia oltre 620mila mascherine protettive

strate delle code. Nei prossimi giorni, non appena dalla Regione arriverà ancora materiale, si potranno ritirare le mascherine anche nelle parafarmacie, dai fornai e dai macellai».

farmacia è bene che si proteggano con la mascherina. Così abbiamo scelto di farle trovare proprio nei luoghi in cui possiamo recarci in questi giorni particolari. Ecco così che chi andrà a far la spesa o in farmacia o al supermercato e non ha la mascherina, la troverà lì. Dobbiamo ricordare che le mascherine in distribuzione non sostituiscono le misure di protezione che abbiamo imparato a conoscere in questi giorni, a partire dalla distanza di sicurezza tra le persone e dalla scelta di uscire il meno possibile da casa».

A questa cifra vanno aggiunte le 300.000 mascherine che, la settimana scorsa, sono state donate dalla municipalità di Guangzhoun alla città di Padova. Di queste, oltre 150 mila sono state subito messe a disposizione del personale sanitario. Altre sono andate alle forze dell’ordine e ai dipen-

MICALIZZI: «DISPONIBILI NEI LUOGHI IN CUI È CONSENTITO RECARSI, MA RICORDIAMO SEMPRE CHE È MEGLIO RESTARE NELLE CASE»

IN PROVINCIA

C’è un esercito di volontari in azione per la consegna delle protezioni ai cittadini

A Montegrotto è continuata ieri la distribuzione di mascherine, con un secondo lotto di 500 dispositivi dopo i primi 900 arrivati martedì. La protezione civile ha proseguito nella consegna casa per casa nel quartiere Caposeda. Nel comprensorio l’età media risulta infatti più elevata. Il totale previsto è di 11.500 pezzi. A Teolo prima gli anziani. Una prima partita di mascherine è stata già distribuita. In attesa di un altro invio il sindaco ha fatto richiesta di altri 5000 pezzi. A Galzignano, accanto a quelle della Regione, sindaco e Protezione civile stanno dotando le famiglie di altri due tipi di mascherina. Il contingente di oltre mille dispositivi che hanno cominciato ad essere consegnati a domicilio, è stato cosi incrementato di altre 300 unità. A Selvazzano imbustate 6000 mascherine in sacchetti trasparenti personalizzati con etichetta nominale e chiusura a pressione, all’interno il numero di dispositivi pari ai componenti del nucleo familiare. Partita la distribuzione alle famiglie in difficoltà,

NECESSITÀ «Vogliamo che la gente possa trovare facilmente questi dispositivi tutte le volte che ha la necessità di uscire - continua Micalizzi Le persone, continuiamo a ripeterlo, devono stare a casa, ma quando debbono uscire per lavoro o per fare la spesa o recarsi in

ad anziani seguiti dai servizi sociali, si passerà poi ai nuclei con almeno un over 65 e via via la consegna a tutte le altre famiglie. Al lavoro decine di volontari di Protezione civile, Croce rossa e alpini. A Rubano 4.400 mascherine imbustate in campo anche scout e amministratori, che distribuiscono casa per casa. Nei prossimi giorni, man mano che il comune le riceve dalla Regione, verrà completata la distribuzione. A Limena confezionate finora 2500 mascherine, da ieri matti-

CASA PER CASA PROTEZIONE CIVILE CROCE ROSSA, ALPINI SCOUT, PRO LOCO E ASSOCIAZIONE DEI CARABINIERI

TUTTI UNITI Un volontario di protezione civile col dispositivo

na (mercoleè iniziata la consegna parendo dalla popolazione over 65, in campo anche i volontari della della Pro loco che le portano a domicilio. A Mestrino 4000 le mascherine confenzionate, la consegna viene effettuata casa per casa, i pacchetti vengono inseriti nelle buche delle lettre con una nota informativa. In campo anche l’Associazione nazionale carabinieri, assieme all’amministrazione comunale. A Veggiano le mascherine, al momento poco più di 500, verranno distribuite da domani a domicilio dalla protezione civile. A Saccolongo la distribuzione, già iniziata, avviene a scaglioni ed è curata dalla Protezione Civile. A Cervarese la dotazione è al momento di 1.400 mascherine, consegna mediante Protezione civile. A Villafrancadisponibili al momento 3000 mascherine, vengono consegnate una per famiglia, per coprire la maggior parte

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«Padova è una grande città e la nostra è una grande comunità che in un momento come questo sa sorreggersi a vicenda - conclude l’assessore - È un gioco di squadra dove ognuno deve fare la sua parte: l’amministrazione comunale anche nei prossimi giorni va-

SUL CAMPO Volontari della Croce rossa in bicicletta a Selvazzano per la consegna delle mascherine. In provincia si muovono con Protezione civile, Associazione nazionale carabinieri, alpini, scout e Pro loco

IN ALCUNI COMUNI GLI AMMINISTRATORI DANNO UNA MANO ALLA CONSEGNA DELLE BUSTE, SPESSO DOTATE DI ISTRUZIONI

del territorio. Distribuite, porta a porta, la prima tranche delle mascherine della Regione a Vigonza. Da martedì i volontari della Protezione civile, dopo aver confezionato e imbustato in plichi da due mascherine ciascuno, hanno iniziato la consegna nelle cassette delle lettere. A Vigodarzere dalla Regione sono arrivati 3.500 di-


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Primo Piano

Giovedì 26 Marzo 2020 www.gazzettino.it

Roberto, a Shangai dal 2000: cuore italiano, regalo cinese Originario di Monselice, si occupa di trasformazione digitale: ha fatto da tramite per l’invio di cinquemila protezioni per il viso all’ospedale Madre Teresa di Calcutta

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LA STORIA

rerà altre iniziative per affrontare al meglio queste situazione». Ieri è iniziata la distribuzione a domicilio delle mascherine per i residenti con più di 74 anni che vivono da soli. Sul sito del Comune (www.padovanet.it) è stato pubblicato, intanto, un vademecum

spositivi di protezione, alla quantità inviata dalla Regione, il Comune aggiungerà altre 7.000 mascherine. Per il Comune di Cadoneghe le mascherine arrivate sono 4.500 e le operazioni di confezionamento iniziano oggi, perché il municipio, era stato chiuso per la sanificazione dopo che un collaboratore del sindaco è stato contagiato dal Covid-19. Il Comu-

sull’utilizzo corretto dei dispositivi di sicurezza. Nella pubblicazione si spiega, per esempio che le mascherine chirurgiche o fatte in casa, devono essere usate da tutta la popolazione circolante, da tutte le persone che lavorano o sono costrette a lavorare, le stesse forze dell’ordine, dagli uffici aperti al pubblico e gli addetti alla vendita. Nel vademecum si mette in guardia anche sull’utilizzo dei dispositivi a valvola, in quanto della valvola della mascherina fuoriescono le esalazioni. Alberto Rodighiero

ne procederà all’acquisto di altre 20.000 mascherine. Nel Cittadellese dopo le 8mila di Carmignano di Brenta, 20mila quelle reperite dal Comune di Tombolo, 9mila dalla municipalità di Piazzola sul Brenta, 3mila quelle donata dalla Pilotto Fibre a Galliera Veneta. Distribuzione in corso da martedì a Cittadella, Curtarolo, Fontaniva, cominciata ieri a Campo San Martino e San Giorgio in Bosco, al via oggi a San Martino di Lupari. Nel territorio comunale di San Giorgio in Bosco quattro squadre di volontari, fra Croce Rossa e Protezione civile, stanno distribuendo porta a porta le mascherine in tessuto non tessuto leggere. «Ne abbiamo acquistate 4000 in attesa dell’arrivo di quelle della Regione - afferma il sindaco Nicola Pettenuzzo - e al massimo entro venerdì di questa settimana contiamo di recapitare tutto». Ad Albignasego le mascherine vengono recapitate nella cassetta delle lettere delle diverse abitazioni, così come a Maserà e Due Carrare. (Hanno collaborato Francesco Cavallaro, Michelangelo Cecchetto, Eugenio Garzotto, Lorena Levorato, Lucio Piva, Barbara Turetta)

MONSELICE Un carico di cinquemila mascherine in dono per l’ospedale Madre Teresa di Calcutta dalla municipalità cinese di Jianying, non distante da Shanghai. È una bellissima storia di solidarietà quella resa possibile da Roberto Tiozzo, 52enne originario di Monselice ma residente in Cina da vent’anni. Lui si schermisce dietro il ruolo di «semplice intermediario», ma se il prezioso contingente è pronto a partire con destinazione il Covid Hospital della provincia padovana, è anche merito suo. Roberto si occupa infatti di trasformazione digitale e progetti per il 5G e in passato ha avuto modo di lavorare con la municipalità di Janying, con la quale nel tempo ha mantenuto un ottimo rapporto. Quando nei giorni scorsi ha ricevuto la telefonata che lo informava di questa disponibilità di mascherine e attraverso la quale gli veniva chiesto di fare da ponte con l’Italia, lui non ha esitato nemmeno un momento e ha pensato alla sua Monselice. Dove ancora vivono i suoi genitori, e dove ancora Roberto ha lasciato una parte di sé. «In Cina combattiamo questa battaglia da oltre due mesi. Era il gennaio scorso quando cercavamo mascherine in Italia perché qui erano diventate introvabili - racconta Roberto - E proprio perché si rende conto di quello che l’Italia sta vivendo ora, la municipalità di Janying ha deciso di fare questa donazione. Che potrà forse essere poca cosa, ma che comunque ha un significato importante». Roberto si è quindi messo in contatto con il Comune di Monselice, che a sua volta ha interessato l’Ulss6 Euganea, ben contenta di ricevere in dono il prezioso contingente di mascherine. I pacchi sono già

LA SOLIDARIETÀ A Piove di Sacco la Protezione Civile sta provvedendo alla distribuzione delle mascherine inviate dalla Regione Veneto: per ogni persona di ogni nucleo familiare ne viene consegnata una. «Per accelerare il lavoro di imbustamento e di consegna dei dispositivi di protezione, oltre alla Giunta comunale si sono messi a disposizione anche i consiglieri comunali di minoranza, tutti insieme per il bene e la salute della nostra comunità”, sottolinea il sindaco Davide Gianella. “Il messaggio che vorremmo trasmettere come Città di Piove è che solo uniti si puó vincere, facendo tutti la propria parte con responsabilità”, aggiunge Gianella, mentre Luca Bianchi, consigliere di minoranza e il più giovane del parlamentino locale, sottolinea: “il periodo richiede unione e collaborazione, al di là delle diverse idee politiche. Sono stato contento di aver potuto dare il mio contributo e ringrazio tutta la macchina della Protezione Civile per il lavoro che ogni giorno svolge”. Nel Conselvano spicca

GENEROSITÀ Roberto Tiozzo, di Monselice: ha favorito una donazione al Madre Teresa di Calcutta

pronti per essere spediti e a giorni approderanno al Madre Teresa. «Guardo con preoccupazione all’epidemia in Italia - racconta ancora Roberto - Qui in Cina praticamente dal primo giorno la gente ha iniziato a cautelarsi, mentre in Italia sembrava quasi che in tanti prendessero la cosa sottogamba. Ora vedo gli sforzi profusi e mi auguro che questa situazione possa passare presto, lasciando un segno che spero sia anche positivo». Continua Roberto Tiozzo: «Credo che alla fine il Covid-19 ci avrà dato delle lezioni importanti. La prima: il mondo è uno, e anche quello che succede lontano da noi può in qualche modo riguardarci. La seconda: non dobbiamo essere

passivi di fronte agli eventi, ma discuterne e prendere iniziative. La terza: fare le cose insieme può aiutare a farle prima e meglio». È con una certa positività che Roberto guarda al futuro. «Qui in Cina ancora si indossano le mascherine, ma vediamo una luce in fondo al tunnel spiega - Alla fine questa pandemia, che ha ucciso i nostri cari e che causerà sicuramente un patatrac alla nostra economia, livellerà tutto e, con l’impegno di ciascuno di noi, potrà far emergere il buono che c’è». Forse per la passione che Roberto mette nel suo lavoro, è alla tecnologia che guarda per ripartire. «Se la si sa usare può dare infinite possibilità, anche per un nuovo inizio, può “svecchiare il nostro paese” e

E per “imbustare” tregua tra opposte bandiere politiche

L’ATTIVITÀ Imbustamento bi-partisan e mascherine col tricolore

A PIOVE GIUNTA E MINORANZA INSIEME AL LAVORO, E NELLA BASSA REGALATE MASCHERINE TRICOLORE AI SINDACI

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l’iniziativa del Comune di Tribano: “Di mascherine ne sono arrivate 1050 per la cittadinanza e 150 per i dipendenti dell’ ente”, spiega il sindaco Massimo Cavazzana. “A queste aggiungiamo le circa 400 che ogni giorno, grazie alla disponibilità di un nostro imprendito-

liberarlo da certi meccanismi e certe logiche, facendo le cose insieme - afferma il 52enne - In questa situazione la tecnologia è poi stata fondamentale per mantenere i contatti. Come lo è per me da anni: mi permette di sentire i miei genitori a Monselice. Inevitabilmente in questi giorni sono molto preoccupato per loro, anche perché ho l’impressione che non mi dicano come è davvero la situazione. E non è sempre facile reperire informazioni. Ad esempio qui non abbiamo libero accesso ai social. Penso di non sbagliare troppo se mi permetto di generalizzare dicendo che per noi italiani all’estero “casa” resterà sempre l’Italia. Io, prima o poi, conto di tornarci». Camilla Bovo

re, stiamo realizzando con l’aiuto concreto anche delle mamme che si trovano presso la Casa del Buon Samaritano di Olmo, donne che si sono messe a disposizione per dare una mano a confezionare le mascherine made in Tribano”. Anche nel comune del Conselvano la consegna delle mascherine viene fatta direttamente a casa. In caso di assenza dei proprietari vengono comunque recapitate nella cassetta della posta . Aggiunge il primo cittadino: “E’ sempre possibile fare richiesta attraverso il nostro ufficio URP. al numero 0495342006 dalle 9 alle 13”. Gli imprenditori tessili della Bassa fanno quadrato e producono 12mila mascherine da distribuire a 6 comuni dell’Estense e del Montagnanese. A mobilitarsi sono state quattro aziende. Ieri i 12mila pezzi sono stati recapitati ai sindaci di Este, Montagnana, Borgo Veneto, Lozzo Atestino, Merlara e Casale di Scodosia e nei prossimi giorni raggiungeranno le case dei cittadini insieme ai dispositivi inviati dalla regione. Agli amministratori è stata regalata una mascherina tricolore. M.E.P. e N.B.


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