28-MAR-2020
da pag. 21 Quotidiano nazionale
Direttore: Marco Travaglio
Lettori Audipress 12/2019:
39.862 63
28-MAR-2020
da pag. 21 Quotidiano nazionale
Direttore: Marco Travaglio
Lettori Audipress 12/2019:
39.862 63
28-MAR-2020
da pag. 17 Quotidiano nazionale
Direttore: Marco Tarquinio
Lettori Audipress 12/2019: 117.422 63
28-MAR-2020
da pag. 25 Quotidiano nazionale
Direttore: Luciano Fontana
Lettori Audipress 12/2019: 268.956 63
28-MAR-2020
da pag. 2 Quotidiano nazionale
Direttore: Luciano Fontana
Lettori Audipress 12/2019: 268.956 63
28-MAR-2020
da pag. 2 Quotidiano nazionale
Direttore: Luciano Fontana
Lettori Audipress 12/2019: 268.956 63
28-MAR-2020
da pag. 2 Quotidiano nazionale
Direttore: Luciano Fontana
Lettori Audipress 12/2019: 268.956 63
28-MAR-2020
da pag. 4 Quotidiano nazionale
Direttore: Luciano Fontana
Lettori Audipress 12/2019: 268.956 63
28-MAR-2020
da pag. 4 Quotidiano nazionale
Direttore: Luciano Fontana
Lettori Audipress 12/2019: 268.956 63
28-MAR-2020
da pag. 4 Quotidiano nazionale
Direttore: Luciano Fontana
Lettori Audipress 12/2019: 268.956 63
28-MAR-2020
da pag. 4 Quotidiano nazionale
Direttore: Luciano Fontana
Lettori Audipress 12/2019: 268.956 63
22-MAR-2020 Estratto da pag. 93 6566
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
22-MAR-2020 Estratto da pag. 80 6566
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
22-MAR-2020 Estratto da pag. 80 6566
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
22-MAR-2020 Estratto da pag. 80 6566
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
28-MAR-2020
da pag. 7 Quotidiano nazionale
Direttore: Alessandro Sallusti
Lettori Audipress 12/2019:
43.487 63
28-MAR-2020
da pag. 7 Quotidiano nazionale
Direttore: Alessandro Sallusti
Lettori Audipress 12/2019:
43.487 63
28-MAR-2020
da pag. 8 Quotidiano nazionale
Direttore: Virman Cusenza
Lettori Audipress 12/2019:
87.983 63
28-MAR-2020
da pag. 8 Quotidiano nazionale
Direttore: Virman Cusenza
Lettori Audipress 12/2019:
87.983 63
28-MAR-2020
da pag. 15 Quotidiano nazionale
Direttore: Virman Cusenza
Lettori Audipress 12/2019:
87.983 63
28-MAR-2020
da pag. 15 Quotidiano nazionale
Direttore: Virman Cusenza
Lettori Audipress 12/2019:
87.983 63
28-MAR-2020
da pag. 15 Quotidiano nazionale
Direttore: Virman Cusenza
Lettori Audipress 12/2019:
87.983 63
28-MAR-2020
da pag. 14 Quotidiano nazionale
Direttore: Virman Cusenza
Lettori Audipress 12/2019:
87.983 63
28-MAR-2020
da pag. 4 Quotidiano nazionale
Direttore: Carlo Verdelli
Lettori Audipress 12/2019: 186.062 63
28-MAR-2020
da pag. 4 Quotidiano nazionale
Direttore: Carlo Verdelli
Lettori Audipress 12/2019: 186.062 63
28-MAR-2020 Estratto da pag. 27 3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
28-MAR-2020 Estratto da pag. 27 3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
28-MAR-2020
da pag. 20 Quotidiano nazionale
Direttore: Carlo Verdelli
Lettori Audipress 12/2019: 186.062 63
28-MAR-2020
da pag. 20 Quotidiano nazionale
Direttore: Carlo Verdelli
Lettori Audipress 12/2019: 186.062 63
28-MAR-2020
da pag. 3 Quotidiano nazionale
Direttore: Fabio Tamburini
Lettori Audipress 12/2019: 150.541 63
28-MAR-2020
da pag. 3 Quotidiano nazionale
Direttore: Fabio Tamburini
Lettori Audipress 12/2019: 150.541 63
28-MAR-2020
da pag. 3 Quotidiano nazionale
Direttore: Fabio Tamburini
Lettori Audipress 12/2019: 150.541 63
28-MAR-2020
da pag. 3 Quotidiano nazionale
Direttore: Fabio Tamburini
Lettori Audipress 12/2019: 150.541 63
27-MAR-2020 Estratto da pag. 42 6566
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
27-MAR-2020 Estratto da pag. 42 6566
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
27-MAR-2020 Estratto da pag. 42 6566
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
28-MAR-2020
da pag. 17 Quotidiano nazionale
Direttore: Marco Tarquinio
Lettori Audipress 12/2019: 117.422 63
28-MAR-2020
da pag. 17 Quotidiano nazionale
Direttore: Marco Tarquinio
Lettori Audipress 12/2019: 117.422 63
22-MAR-2020 Estratto da pag. 86 6566
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
22-MAR-2020 Estratto da pag. 86 6566
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
22-MAR-2020 Estratto da pag. 86 6566
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
22-MAR-2020 Estratto da pag. 86 6566
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
22-MAR-2020 Estratto da pag. 86 6566
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
22-MAR-2020 Estratto da pag. 86 6566
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
28-MAR-2020
da pag. 7 Quotidiano nazionale
Direttore: Marco Tarquinio
Lettori Audipress 12/2019: 117.422 63
28-MAR-2020
da pag. 7 Quotidiano nazionale
Direttore: Marco Tarquinio
Lettori Audipress 12/2019: 117.422 63
28-MAR-2020
da pag. 1 Quotidiano nazionale
Direttore: Luciano Fontana
Lettori Audipress 12/2019: 268.956 63
28-MAR-2020
da pag. 1 Quotidiano nazionale
Direttore: Luciano Fontana
Lettori Audipress 12/2019: 268.956 63
28-MAR-2020
da pag. 1 Quotidiano nazionale
Direttore: Luciano Fontana
Lettori Audipress 12/2019: 268.956 63
28-MAR-2020
da pag. 1 Quotidiano nazionale
Direttore: Luciano Fontana
Lettori Audipress 12/2019: 268.956 63
28-MAR-2020
da pag. 6 Quotidiano nazionale
Direttore: Luciano Fontana
Lettori Audipress 12/2019: 268.956 63
28-MAR-2020
da pag. 6 Quotidiano nazionale
Direttore: Luciano Fontana
Lettori Audipress 12/2019: 268.956 63
28-MAR-2020
da pag. 12 Quotidiano nazionale
Direttore: Luciano Fontana
Lettori Audipress 12/2019: 268.956 63
28-MAR-2020
da pag. 12 Quotidiano nazionale
Direttore: Luciano Fontana
Lettori Audipress 12/2019: 268.956 63
28-MAR-2020
da pag. 12 Quotidiano nazionale
Direttore: Luciano Fontana
Lettori Audipress 12/2019: 268.956 63
28-MAR-2020
da pag. 12 Quotidiano nazionale
Direttore: Luciano Fontana
Lettori Audipress 12/2019: 268.956 63
28-MAR-2020
da pag. 12 Quotidiano nazionale
Direttore: Luciano Fontana
Lettori Audipress 12/2019: 268.956 63
28-MAR-2020
da pag. 12 Quotidiano nazionale
Direttore: Luciano Fontana
Lettori Audipress 12/2019: 268.956 63
28-MAR-2020
da pag. 15 Quotidiano nazionale
Direttore: Luciano Fontana
Lettori Audipress 12/2019: 268.956 63
28-MAR-2020
da pag. 15 Quotidiano nazionale
Direttore: Luciano Fontana
Lettori Audipress 12/2019: 268.956 63
28-MAR-2020
da pag. 17 Quotidiano nazionale
Direttore: Luciano Fontana
Lettori Audipress 12/2019: 268.956 63
28-MAR-2020
da pag. 11 Quotidiano nazionale
Direttore: Luciano Fontana
Lettori Audipress 12/2019: 268.956 63
28-MAR-2020
da pag. 11 Quotidiano nazionale
Direttore: Luciano Fontana
Lettori Audipress 12/2019: 268.956 63
27-MAR-2020 Estratto da pag. 8 6566
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
28-MAR-2020
da pag. 2 Quotidiano nazionale
Direttore: Virman Cusenza
Lettori Audipress 12/2019:
87.983 63
28-MAR-2020
da pag. 2 Quotidiano nazionale
Direttore: Virman Cusenza
Lettori Audipress 12/2019:
87.983 63
28-MAR-2020
da pag. 3 Quotidiano nazionale
Direttore: Virman Cusenza
Lettori Audipress 12/2019:
87.983 63
28-MAR-2020
da pag. 3 Quotidiano nazionale
Direttore: Virman Cusenza
Lettori Audipress 12/2019:
87.983 63
28-MAR-2020
da pag. 3 Quotidiano nazionale
Direttore: Virman Cusenza
Lettori Audipress 12/2019:
87.983 63
28-MAR-2020
da pag. 8 Quotidiano nazionale
Direttore: Virman Cusenza
Lettori Audipress 12/2019:
87.983 63
28-MAR-2020
da pag. 8 Quotidiano nazionale
Direttore: Virman Cusenza
Lettori Audipress 12/2019:
87.983 63
28-MAR-2020 Estratto da pag. 8 3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
28-MAR-2020 Estratto da pag. 8 3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
28-MAR-2020
da pag. 3 Quotidiano nazionale
Direttore: Maurizio Molinari
Lettori Audipress 12/2019: 129.671 63
28-MAR-2020
da pag. 3 Quotidiano nazionale
Direttore: Maurizio Molinari
Lettori Audipress 12/2019: 129.671 63
28-MAR-2020
da pag. 16 Quotidiano nazionale
Direttore: Maurizio Molinari
Lettori Audipress 12/2019: 129.671 63
28-MAR-2020 Estratto da pag. 13 3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
28-MAR-2020 Estratto da pag. 13 3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
28-MAR-2020
da pag. 8 Quotidiano nazionale
Direttore: Marco Tarquinio
Lettori Audipress 12/2019: 117.422 63
28-MAR-2020
da pag. 9 Quotidiano nazionale
Direttore: Carlo Verdelli
Lettori Audipress 12/2019: 186.062 63
28-MAR-2020
da pag. 9 Quotidiano nazionale
Direttore: Carlo Verdelli
Lettori Audipress 12/2019: 186.062 63
28-MAR-2020
da pag. 11 Quotidiano nazionale
Direttore: Carlo Verdelli
Lettori Audipress 12/2019: 186.062 63
28-MAR-2020
da pag. 11 Quotidiano nazionale
Direttore: Carlo Verdelli
Lettori Audipress 12/2019: 186.062 63
6
PRIMO PIANO
SABATO 28 MARZO 2020 CORRIERE DELLE ALPI
L’allarme globale: la situazione sanitaria nel Bellunese
Farmaci sperimentali: «Prime risposte» Intervista a Renzo Scaggiante, primario di Malattie infettive: il lavoro no stop, la «grande gioia» di una dimissione Cristina Contento / BELLUNO
In principio c’era solo il camice, oggi anche l’elmetto è necessario per questa guerra col nemico invisibile Covid: è in corsia con lo “scafandro” Renzo Scaggiante, 60 anni, primario di malattie infettive (area Covid) del S. Martino. La Usl 1 lo ha arruolato una settimana fa, in pieno scoppio di babele pandemica, per sostituire il collega primario Ermenegildo Francavilla, pensionato. Ma chi si vota a Ippocrate sembra predestinato ai miracoli (umani) e così capita che alla guerra, Scaggiante abbia visto tornare proprio Francavilla, che di appendere il camice davanti a una cosa così non ne ha voluto sapere ed è di nuovo in corsia, senza compenso. «Non ho parole per ringraziare il dottor Francavilla» afferma Scaggiante «con il quale ho un’amicizia personale da 35 anni, per essere generosamente rientrato. In questo momento averlo accanto è qualcosa in più». Dottor Scaggiante, com’è la giornata in un’area Covid? Quanto dura il lavoro, quali intensità fisica ed emotiva? «Sappiamo solo quando timbriamo, non ci sono orari, si sta fino a quando è necessario. La cosa più pesante è il pensiero del contagio ed, emotivamente, non poter dare ai familiari supporto e tranquillità come di norma accade». Che nemico è Covid? «È un virus “bastardo” che non si vede e non si vede neanche nel momento in cui contagia. I primi sintomi compaiono dopo 7-10 giorni. E in 7-10 giorni ogni persona ha avuto contatti e può essere stata veicolo di trasmissione anche verso persone a cui tiene». Avviata la sperimentazione con i nuovi farmaci, quali primi effetti ci sono? Che speranza riponete voi medici? «Nell’Usl Dolomiti abbiamo a disposizione tutte le molecole in sperimentazione a livello mondiale. Abbiamo iniziato l’uso sperimentale e sembra ci sia qualche timida risposta po-
sitiva. Difficile dirlo sui piccoli numeri, ma siamo in costante contatto con i maggiori centri italiani e internazionali attraverso le sperimentazioni allargate e sembra che qualche beneficio ci sia in futuro». Informazioni mediche, scambi di comunicazione con colleghi di altre province o regioni ce ne sono? «Sono all’ordine del giorno, siamo in contatto costante con
«Covid è un virus “bastardo” perchè non si vede, neanche quando contagia» la Regione Veneto coordinati da Azienda Zero, l’Iss, ma anche con centri Usa e inglesi. Tutto quello che si muove e può essere di aiuto lo seguiamo e lo attiviamo». Che guerra è questa contro il virus? «È una guerra dove partiamo svantaggiati perché il virus è già presente da settimane. I sintomi compaiono 7/10 giorni dopo il contagio. Il Veneto ha un sistema sanitario solido, una grossa organizzazione e le procedure adottate fin dall’inizio sono nella giusta strada. Questo ci fa essere ottimisti». Cosa c’è negli occhi dei pazienti? «Negli occhi dei pazienti c’è la paura della solitudine, non sapere se si potranno rivedere i propri cari... È un enorme fardello per chi lavora». Il rapporto coi parenti, i tablet, le videochiamate...rapporti poco a pelle. «Usiamo molto smatphone e comunicazioni digitali. I pazienti comunicano con la famiglia con i loro dispositivi o quelli dell’azienda». Che gioia c’è quando si dimette un paziente guarito? «Grande gioia, è uno che ce l’ha fatta. Vorremmo che questo numero fosse in aumento con trend più importanti degli arrivi. L’epidemia sarà sotto controllo quando i dimessi saranno superiori agli ingressi». —
il rientro
Affiancato da Francavilla Renzo Scaggiante e una delle equipe del reparto di Malattie infettive (area Covid). Con lui è tornato in corsia l’ex primario Ermenegildo Francavilla: era andato in pensione ma ha rimesso il camice per combattere contro il virus.
lo sfogo
«Cari leoni da tastiera lasciate i social e aiutateci» Ilario Casagrande è volontario del servizio ambulanze «Tutti si improvvisano virologi e lanciano accuse: abbiate il coraggio di venire con noi» BELLUNO
Lo sfogo di un volontario del servizio ambulanze: basta parlare a vanvera sui social, piuttosto venite a darci una mano. «In questi giorni sto guardano i social – spiega Ilario Casagrande, uno dei tanti volontari di Valbelluna Emergenza – e tutti si im-
provvisano virologi, giornalisti ed esperti, passando il tempo a condividere di tutto senza approfondire le informazioni, a volte anche facendo accuse senza senso agli stessi autisti e aiutanti dei nostri mezzi di soccorso. Tra di loro ci sono anche diversi anziani perché purtroppo nella nostra provincia il volontariato ha un’età abbastanza avanzata. Intanto noi volontari, nel mio caso dell’associazione Valbelluna emergenza, ci siamo sempre: prima dell’epidemia, durante e, quanto tutto
i pazienti in carico all’ospedale di feltre
In Primiero già un decesso e alcuni casi di positività FELTRE
Anche il Primiero dà il suo contributo, per quanto percentualmente poco significativo su diecimila abitanti, e conta già morti e “feriti” dal Covid 19 presi in carico dall’ospedale di Feltre e dall’Usl Dolomiti. «Al momento attuale contiamo il decesso della nostra concittadina Maria Loss e abbiamo una donna di mezza età che è stata intubata. Il calcolo docu-
mentato di positivi affetti da virus è di sette persone», spiega il presidente di Comunità di Valle Primiero e Vanoi, Roberto Pradel. «A parte il numero esiguo di contagiati, a me preme sottolineare che dal virus si può guarire anche se non si è in perfetta forma. Una nostra cittadina, dopo essere transitata per l’ospedale di Feltre con il virus già in incubazione, è stata curata dall’unità specialistica
dell’Usl Dolomiti ed è tornata sana e salva in casa di riposo di Canal San Bovo, per quanto in isolamento e con sette operatori che con lei erano stati a contatto messi in quarantena. So per certo che è guarita e ha terminato nei giorni scorsi il periodo di osservazione in isolamento predisposto dalla struttura in quanto risultata negativa a più tamponi». Per quanto riguarda la gestione dei casi positivi, conti-
L’ospedale di Feltre
questo sarà finalmente finito, ci saremo anche dopo per il nostro regolare e puntuale servizio. Il nostro impegno è nel trasporto di pazienti da strutture sanitarie all’ospedale, dalla loro casa all’ospedale per visite specialistiche, oppure trasportare dializzati o i barellati. Noi non ci siamo mai fermati, così come tutte le varie associazioni che sono al servizio di ogni zona della provincia: Eva Alpago, Vola, la varie Croci da Dosoledo ad Arabba, Colle Santa Lucia, Selva Alleghe, Val Biois, Lamon, Cortina, la
Croce Rossa, i volontari nello zoldano e a Rocca Pietore». «Noi collaboriamo strettamente con il 118 di Pieve di Cadore – continua Casagrande – e i vari pronto soccorso della provincia. Anche noi abbiamo sicuramente paura del virus ma ci siamo sempre e comunque nonostante le difficoltà e i rischi. Quindi, il mio appello è destinato a tutti quelli che scrivono a sproposito dietro una tastiera e non agiscono: invece di parlare a vanvera venite a fare volontariato con noi. Così farete del bene alla comunità e farete del bene a voi stessi. Non disprezzate i pensionati che salgono sulle ambulanze ogni giorno; sono i vostri angeli e senza di loro la provincia di Belluno sarebbe in seria difficoltà». – ENRICO DE COL
nua il presidente Pradel, «in ospedale si manda il meno possibile, a meno che ovviamente non insorgano complicanze che ne obbligano il ricorso. Per effetto della convenzione che lega Primiero all’Usl 1, possiamo contare su un’efficiente rete diffusa, fra Cure palliative e assistenza domiciliare integrata oltre che sulle consulenze di specialisti ospedalieri, che ci consentono la gestione “in casa”, senza trasferte che potrebbero mettere a rischio primo di tutto il paziente fragile e poi anche il personale preposto». Maria Loss, deceduta giovedì pomeriggio nell’area Covid di Feltre, aveva 84 anni, era di Canal San Bovo e soffriva di malattie pregresse dovute anche all’età avanzata. — LAURA MILANO
2
PRIMO PIANO
SABATO 28 MARZO 2020 CORRIERE DELLE ALPI
L’allarme globale: la sanità
Tamponi: su 84 mila il 9,6% è positivo Farmaco antimalaria, cure a domicilio Zaia: l ’Aifa autorizza l’uso di idroclorochina. Scarseggia il materiale per effettuare i test. Domani supermarket chiusi Albino Salmaso / VENEZIA
LA STRATEGIA VINCENTE
La strategia che ha consentito di arginare la diffusione del virus è quella del tampone di massa, lanciata dal professor Sandro Crisanti, che ha esportato il modello di Vo’ in tutto il Veneto, con la speranza che anche a Roma mettano in pratica la lezione. La macchina sanitaria ha effettuato 84.000 test (record mondiale in rapporto agli abitanti), con una media di positivi del 9,6%. La Usl 1 Dolomiti del Bellunese è ferma all’8,7%; la Marca Trevigiana sale al 13,2%; la Serenissima Venezia al 10,5%; la Veneto Orientale balza al 14,7%; la Polesana è al 6,9% con uno dei dati
LE ASSUNZIONI DI PERSONALE SANITARIO PER L'EMERGENZA COVID-19 TEMPO TEMPO INDETERMINATO DETERMINATO 1 35 2 2 26 19 1 1 0 1 0 0 88
501 - Dolomiti 0 502 - Marca Trevigiana 28 503 - Serenissima 39 504 - Veneto Orientale 26 505- Polesana 0 506 - Euganea 10 507 - Pedemontana 5 508 - Berica 32 509 - Scaligera 40 901 - AO di Padova 48 912 - AOUI di Verona 57 952 - IOV 0 TOTALE 285
migliori. Ma il record appartiene alla Euganea con il 5,8%. Poi la Pedemontana di Bassano risale al 10,6% come la Berica di Vicenza. In testa alla classifica del contagio c’è la Usl Scaligera con il 17%. Qui scatta l’allarme rosso perché il Veronese paga il contagio del Bresciano e del Garda, con gli ospedali di Peschiera, Desenzano e Negrar sotto stress e la salvezza va cercata nelle rianimazioni di Borgo Trento e Borgo Roma a Verona, con Villafranca che ha riaperto i battenti.
CO.CO.CO.
PERSONALE IN QUIESCENZA
PERSONALE TRATTENUTO IN SERVIZIO
ALTRO
MEDICI
INFERMIERI
OSS
TOTALE
7 16 29 4 2 19 10 8 9 18 17 0 139
6 0 4 6 0 3 6 0 5 0 1 0 31
2 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 2
0 0 1 2 5 0 0 0 11 0 0 0 19
12 7 17 6 2 14 9 4 14 20 18 0 123
4 18 30 10 22 20 10 28 23 31 43 0 239
0 52 16 21 4 8 0 7 24 10 14 0 156
16 79 75 40 33 51 22 41 65 67 75 0 564
coverati 1.861 pazienti colpiti dal coronavirus, con 337 in terapia intensiva. E altri 8.860 malati «no covid», dei quali 160 in rianimazione. Cosa non funziona? C’è grave carenza del materiale di protezione e dei reagenti biologici per l’analisi dei test. Il grido di dolore si leva altissi-
«State a casa nel week end. Anche chi ha i cani non può superare i 200 metri di passeggiata» Da sinistra Bottacin, Zaia e Lanzarin alla Prortezione civile
mo, come sempre. «Noi si va avanti con i tamponi ai sanitari. Ma la situazione è sempre più in salita perché mancano i reagenti, mancano i kit. Un’ora fa con gli assessori e i direttori delle Usl ho urlato contro un sistema che non posso più accettare. Manca tutto, dobbiamo farci in casa tutto. Adesso abbiamo comprato una macchi-
L’assessore Lanzarin ha scritto una circolare a prefetti e sindaci Ecco in quali casi è sospesa l’ordinanza del presidente della Regione
Famiglie serene, i disabili psichici ora possono uscire da casa LA CIRCOLARE
a Regione Veneto ha inviato una circolare ai sindaci e ai prefetti del territorio per disporre alcune deroghe all’ordinanza del presidente Zaia per quanto riguarda le uscite e gli spostamenti delle persone con gravi
L
rianimazioni occupate». L’ultimo messaggio va agli studenti:difficile che tornino a scuola. Né ad aprile né a maggio: sarà davvero così? Decide la ministra Azzolina. La vera novità si chiama idroclorochina, il farmaco antimalarico che, somministrato in casa, potrebbe frenare la corsa disperata alla terapia intensiva. L’Aifa, guidata da Domenico Mantoan, ha anche chiuso il protocollo per il test dell’Avigan e per la sperimentazione è questione di ore.
ARRIVANO I RINFORZI
Il personale sanitario ha ovviamente la precedenza con 27.436 tamponi su 84 mila. Luca Zaia ha poi spostato l’analisi sulle 564 assunzioni: si tratta di 123 medici, 239 infermieri e 156 operatori socio sanitari che entrano in servizio contro il coronavirus. Vanno solo definite le pratiche d’ingaggio. Tirate le somme, negli ospedali veneti sono ri-
disabilità intellettive, disturbi dello spettro autistico e patologie psichiatriche ad elevata necessità di supporto. Una novità ufficializzata ieri che riporta il sorriso sul volto di tante famiglie che hanno vissuto queste giornate a mobilità limitata come un incubo domestico, alle prese con l’incapacità di figli e parenti, piccoli ma anche adul-
ti, di comprendere cosa sta avvenendo. «Sono tutte persone», ha spiegato l’Assessore alla Sanità e al Sociale Manuela Lanzarin presentando il provvedimento, «alla quali è un dovere civile prestare tutta l’attenzione possibile. Così abbiamo fatto, individuando, con il supporto degli esperti, situazioni nelle quali è opportuno
CROMASIA
«State a casa nel week end. Anche chi ha i cani non deve superare i 200 metri nella passeggiata. Installate il contapassi: sono 263. Se vi ingrassate di qualche chilo non fatevi il sangue amaro. L’alternativa è la cura dimagrante in sala di rianimazione». Luca Zaia festeggia i 52 anni senza brindisi alla Protezione civile di Marghera e traccia un bilancio della battaglia del Veneto contro il Covid19. Qui nessun paziente è finito in Germania come invece si è verificato in Lombardia, in ginocchio per la carenza di rianimazioni e ventilatori polmonari, con gli ospedali di Bergamo e Brescia ridotti a lazzaretti. Per vincere la guerra ci vorrà almeno tutto aprile e le regole non cambiano: passeggiate brevi e supermarket chiusi domani. L’ultimo decreto Conte non vale in Veneto e il bollettino medico che registra i decessi regala una fotografia composita, dai tamponi alle assunzioni di personale, ai nuovi farmaci antimalaria da somministrare a domicilio.
na dall’Olanda che dovrebbe garantire 7 mila tamponi al giorno, speriamo di portarne a casa un'altra che installeremo a Verona, per arrivare a 20 mila al giorno. Continuiamo a perseguire questo target, anche se scontiamo la scarsità del materiale sul mercato internazionale». State a casa, implora e ordina Zaia, ma la situazione è un
po’ migliore del previsto.
derogare a regole che vanno benissimo per la popolazione in generale, ma che possono risultare penalizzanti per alcune categorie di cittadini meno fortunati. Questi soggetti sono, ad esempio, spesso connotati da particolari problemi comportamentali incompatibili con una lunga permanenza in spazi chiusi». La circolare emanata dalla Regione Veneto prevede che le persone affette da tali patologie possano uscire dalla propria abitazione con l’assistenza necessaria di un accompagnatore, limitando l’uscita allo stretto necessario e adottando tutte le misure di prevenzione raccomandate dalla normativa vigente (distanza interpersonale con terze persone, uso di mascherine). L’accompa-
gnatore avrà cura di portare con sé apposita autocertificazione, corredata dal certificato medico, attestante la sussistenza delle condizioni di salute che sono alla base della deroga alla limitazione di circolazione sopra descritta. La comunicazione è stata inviata anche alle aziende sanitarie con la preghiera di consegnare alle famiglie il certificato in modalità telematica o online. «È una bella notizia questa e non vediamo l’ora di conoscere i dettagli», commenta subito Erendita, una mamma mestrina che aveva segnalato al nostro giornale il problema di gestire figli autistici con l’impedimento ad uscire di casa per motivi sanitari. Problemi segnalati in una lettera appello di un centinaio di famiglie ve-
TRE GIORNI DI RITARDO
«Rispetto ai modelli matematici abbiamo 3 giorni di ritardo grazie all’impegno dei veneti. Non è finita l’emergenza, è solo un rallentamento. Se nel week end si smettesse di rispettare le ordinanze tra una settimana avremo il collasso della sanità, con tutte le
IL NUOVO FARMACO
Ieri appena l'Aifa ha dato l’ok si è riunito il comitato tecnico scientifico regionale per avviare l’infusione dell’idroclorochina in Veneto: chi avverte dei sintomi chiami il numero verde. Dopo il test, se siamo ai primi sintomi, a casa arriveranno gli infermieri per somministrare l’antimalarico. In Cina e negli Usa funziona. — © RIPRODUZIONE RISERVATA
neziane inviata al sindaco Brugnaro e a Luca Zaia con il sostegno di associazioni del territorio. La iniziale soddisfazione dura poco però: «Innanzitutto non si fa cenno alla possibilità di accedere a parchi, che sarebbero luoghi dove potersi spostare in tranquillità evitando altre persone», dice la signora dopo aver letto la circolare della Regione Veneto. «E poi richiedere un ulteriore certificato che attesti l’esigenza di passeggiare per queste persone configura un abuso amministrativo. Queste persone sono già certificate da commissione medica Inps. Dovrebbe essere sufficiente esibire quella certificazione senza altra burocrazia», dice la signora Erendita. — MITIA CHIARIN
II
Primo Piano
Sabato 28 Marzo 2020 www.gazzettino.it
L’emergenza coronavirus
Decessi senza fine: ora sono 13 Ieri al San Martino morti due trevigiani di 71 e 75 anni `Sono diventati 357 i contagiati bellunesi censiti dall’Usl (uno con casa in Cadore), all’ospizio di Puos una 95enne e la curva è aumentata del 10%, 1170 quelli in quarantena
`
LA GIORNATA BELLUNO Sono saliti a 13 i decessi
in provincia a causa del coronavirus dall’inizio dell’emergenza. Solo ieri si sono contati 3 morti. Al San Martino di Belluno sono spirati due trevigiani di 75 e 71 anni, che erano ricoverati in terapia intensiva: uno trasferito da fuori provincia, l’altro residente in una casa vacanza in Cadore. Ma soprattutto è di ieri il primo decesso in casa di riposo a Puos, considerata dai sindacati, che hanno lanciato l’allarme nei giorni scorsi, una vera bomba pronta a esplodere. «La situazione è sicuramente difficile, ma stiamo operando nel miglior modo possibile», diceva qualche giorno fa il sindaco di Alpago, Umberto Soccal. Ieri notte è deceduta una delle prime contagiate: una bellunese del 1924. Il quadro rimane complicato: restano 25 i contagi tra gli anziani, ma crescono di 2 quelli tra gli operatori arrivando a quota 8.
IL BOLLETTINO Ieri è stata una giornata nera sotto tutti i punti di vista. La curva del contagio cresce del 10% e i numeri diventano sempre più importanti: 31 nuovi casi positivi in sole 24 ore portando a 357 i contagiati bellunesi dall’inizio dell’emergenza. Resta in quarantena un esercito di bellunesi: 1170 persone, che vengono controllate dall’unità di crisi che chiama le persone in isolamento due volte al gior-
ANCORA NON C’È EMERGENZA RICOVERI GRAZIE AI NUOVI POSTI LETTO CREATI ALL’INIZIO DEL CONTAGIO
no, per accertarsi di eventuale comparsa di sintomi. Stratosferico anche il numero di tamponi effettuati: a ieri erano 4.978. In aumento anche i ricoveri negli ospedali con 83 persone allettate nei reparti specialistici per il coronavirus: 53 sono in area non critica al San Martino di Belluno (5 in più rispetto al giorno prima), 7 in terapia intensiva (due in meno per gli altrettanti decessi che sono avvenuti in queste ore), 11 a Feltre e 12 a Agordo. L’unica buona notizia sono i 17 pazienti dimessi dall’inizio dell’emergenza (dal 21 febbraio scorso), dopo essere guariti. Superano, al momento, anche i morti che sono a quota 13: i 12 avvenuti negli ospedali e il decesso in casa di riposo a
Puos.
I POSTI LETTO Ancora non c’è emergenza ricoveri, grazie ai nuovi posti letto creati all’inizio del contagio. E per fortuna. Infatti l’area intensiva è arrivata spesso occupare il totale dei 9 posti letto originari in questi giorni. «Le aree per sospetti covid e pazien-
ALTISSIMO IL NUMERO DEI TAMPONI EFFETTUATI: 4978 FINO A TUTTO IERI MENTRE I RICOVERI NEGLI OSPEDALI SONO A QUOTA 83
ti covid – spiegano dalla Usl 1 Dolomiti - a bassa intensità sono collocate al 3° e 4°piano del Blocco Medico. Sono stati attivati ulteriori 18 posti letto per pazienti covid a bassa intensità al 3° piano del blocco medico per un totale di 34 posti letto. I posti letto di media intensità sono 12 a Malattie infettive e 16 a Pneumologia covid». E per la terapia intensiva: «Il contenitore della Terapia Intensiva (9 posti letto) è stato allargato anche al gruppo operatorio di Belluno dove al momento sono stati attivati ulteriori 4 posti letto di te-
rapia intensiva dedicati a eventuali pazienti covid positivi. I pazienti in arrivo dal 118 che dovessero necessitare di ricoveri urgenti in terapia intensive covid negativi saranno centralizzati alla Rianimazione di Feltre».
LA PREVENZIONE Intanto oggi inizia la prevenzione con le verifiche dei tam-
poni ai medici di assistenza primaria e ai pediatri di libera scelta,« come anticipato venerdì – spiegano dalla Usl - nel corso della videoconferenza della Direzione aziendale con i medici di famiglia del Distretto di Belluno - che segue di qualche giorno quella con i medici del Distretto di Feltre». I tamponi saranno effettuati prima ai medici delle case di riposo, poi a
L’OSPEDALE Gli albergatori di Cortina hanno deciso di dare un aiuto concreto al San Martino di Belluno
Gli albergatori ampezzani e il circolo Auser di Pieve sostengono gli ospedali LE DONAZIONI CORTINA
È stata consegnata all’ospedale San Martino di Belluno un’apparecchiatura per endoscopia polmonare e intubazione guidata, da destinare al reparto di rianimazione. La macchina è costata 50mila euro ed è stata comperata grazie alla raccolta di fondi attivata dall’associazione albergatori di Cortina. «Nel frattempo abbiamo acquistato anche un altro dispositivo medico, che utilizzeranno alla sezione della Croce Bianca di Cortina per disinfettare quotidianamente le ambulanze, che costa seimila euro», aggiunge
Roberta Alverà, presidente degli albergatori. «Complessivamente finora abbiamo raccolto quasi 80mila euro, pertanto puntiamo a un altro obiettivo, sempre a favore della Croce Bianca: é appena partito e ne daremo notizia nei prossimi giorni, non appena avremo formalizzato l’impegno. Ringraziando ancora tutti per la
DONATA AL SAN MARTINO UNA MACCHINA PER L’ENDOSCOPIA POLMONARE, DAL CADORE MILLE EURO PER IL LOCALE NOSOCOMIO
generosità, ricordiamo che la raccolta di denaro é aperta fino al 31 marzo ed è ancora possibile contribuire, versando sul conto aperto presso Cortinabanca, indicando nella causale l’erogazione liberale per l’emergenza coronavirus Covid-19». La sottoscrizione è stata aperta il 16 marzo e già nei primi giorni sono stati raccolti 50mila euro. L’intento iniziale, concordato con il dottor Davide Mazzon, direttore della rianimazione, era quello di procurare un ventilatore polmonare, per un costo previsto di 10mila euro. Poi la generosità delle elargizioni ha permesso altri acquisti. L’iniziativa aveva coinvolto dapprima gli albergatori del paese; successivamente si sono
579791d9-35a9-4d9f-bc96-842af5779c55
uniti diversi cittadini e altre persone che amano Cortina, che vi risiedono durante l’anno e che vivono la comunità. Il loro attaccamento al territorio si è manifestato così concretamente che il progetto di solidarietà è andato ben oltre la prima apparecchiatura. Marco Dibona
PIEVE DI CADORE Anche il Circolo Volontariato Ets Auser Pieve di Cadore ha promosso tra i propri soci una raccolta fondi, in questo caso a beneficio dell’ospedale Giovanni Paolo II di Pieve di Cadore. È stato chiesto alla direzione sanitaria di indicare gli ausili necessari e «su specifica in-
III
Primo Piano La proposta
Figli chiusi a casa, equilibri in bilico: sportello on-line di “FormArte” In tempi record sono stati attivati due servizi gratuiti di assistenza da parte dell’Associazione di promozione sociale “Centro Studi e Ricerche FormArte” per tutto il territorio bellunese: il primo di supporto psicologico, fornendo dei colloqui individuali e familiari mentre il secondo di consulenza educativa, per offrire un supporto ai genitori per sostenerli a gestire la quotidianità fatta più di limiti che libertà in questo periodo. I servizi on-line o telefonici possono essere attivati attraverso telefono, Skype o Whatsapp. Per accedere al Servizio è necessario inviare una mail al seguente indirizzo info@formarte.it. In queste settimane sono state numerose le richieste di aiuto da parte di molte famiglie bellunesi. Quelle con bambini stanno affrontando un momento mai vissuto prima. Con l’Italia bloccata per il coronavirus, è a rischio la quotidianità alla quale siamo abituati. I figli che non vanno a scuola e non fanno nessuna attività extrascolastica devono fare i conti con il tempo libero e la gestione degli spazi domestici. La televisione e i social stanno dando dei messaggi impegnativi sul piano emotivo soprattutto per i più giovani. È inevitabile che vengano meno i punti saldi, sia colpita la loro serenità, impauriti dagli scenari attuali e ancor di più dal futuro incerto. Il sito web è www.formarte.it
tutti i dottori di famiglia e agli altri. È stato lo stesso direttore generale della Usl, Adriano Rasi Caldogno, ad annunciare la decisione anche in una telefonata diretta al presidente dell’ordine dei medici, Umberto Rossa, che nei giorni scorsi aveva sollecitato questa misura di prevenzione visti i contagi di diversi colleghi, medici di base. Olivia Bonetti
dicazione, siamo andati alla ricerca con risultati negativi: il mercato è privo di quei materiali e avremmo dovuto attendere da 25 a 45 giorni per poterlo acquistare - precisa il presidente Giovanni Monico - dopo ulteriori verifiche con la direzione medica dell’ospedale e la direzione Usl 1 di Belluno, si
Sabato 28 Marzo 2020 www.gazzettino.it
«Non ho mai visto nulla di simile, ma qui tutti danno il 150 per cento» Renzo Scaggiante da lunedì scorso è primario `Proviene dall’azienda ospedaliera di Padova dove del reparto di malattie infettive del San Martino il contagio da Covid 19 aveva numeri ben più elevati
`
L’INTERVISTA BELLUNO Nominato primario del Reparto di Malattie Infettive del San Martino solo 10 giorni fa il dottor Renzo Scaggiante è entrato in servizio lunedì scorso, nell’“epicentro ospedaliero” dell’emergenza Covid-19 in provincia. Alla fine della sua prima settimana racconta come è andata.
Appena arrivato come primario e si e trovato subito in prima linea, in piena emergenza. Come e riuscito a gestire tutto, in un ambiente che per lei era nuovo? «L’ambiente è stato nuovo come posto, ma non come situazione clinica: provenendo dall’Azienda Ospedaliera di Padova, dove c’è stato il primo nucleo di pazienti e dove ci sono numeri molto più elevati di Covid ho potuto portare la mia esperienza maturata nelle prime settimane di contagio. Ho trovato un ambiente splendido, mi sono subito inserito bene. Tra l’altro qui a Belluno c’è un contesto paesaggistico bellissimo che aiuta». Che squadra di lavoro ha trovato a Belluno, come state affrontando questo emergenza? «Conoscevo già i colleghi che sono tutti molto bravi. Anche l’équipe infermieristica. Danno tutti il 150%». Come vive questa situazione la sua famiglia? Ha paura? La vede o state lontani per timore di eventuali contagi, visti i rischi che corre lei in prima linea? «Mia moglie è medico quindi comprende la situazione. Ho due figli: uno al liceo e uno al-
è deciso di donare quanto raccolto, mille euro, mediante bonifico con causale la destinazione all’ospedale di Pieve di Cadore quale sostegno all’acquisto di supporti medici». Ragioni di sicurezza sanitaria degli anziani volontari, sono una quarantina, hanno indotto il Circolo a sospendere momentaneamente i servizi alla persona (chiamata porta a porta) e alla comunità (trasporti e partecipazione ad iniziative culturali e di svago) sino a quando, su indicazione governativa e regionale, non cesseranno le condizioni di pericolo della pandemia Coronavirus. Aggiunge Giovanni Monico: «Lo spirito di cittadinanza attiva che da vent’anni ed oltre anima questo Circolo non poteva assopirsi con l’interruzione dell’operatività tangibile, tanto che la colletta proposta ai volontari è stata accolta con entusiasmo manifestatosi con la generosità che contraddistingue tutti coloro che fanno parte delle “famiglie” del volontariato». Giuditta Bolzonello
IN CORSIA L’equipe del primario del reparto di malattie infettive Renzo Scaggiante: appena nominato si è trovato nell’epicentro della lotta al Coronavirus che per altro già conosceva provenendo dall’azienda ospedaliera di Padova
«UN’EPIDEMIA DI QUESTA PORTATA POTREBBE ESSERE LA FEBBRE SPAGNOLA DEL 1918, HIV SARS ED EBOLA NON FURONO COSÌ GRAVI» «L’ASPETTO UMANO PIÙ DEVASTANTE È NON POTER DARE L’ULTIMO SALUTO AL PROPRIO CARO: AL LUTTO SI AGGIUNGE IL DOLORE»
IL BOOM CORTINA Quasi raddoppiati in due giorni e un salto dai soli primi 3 casi agli attuali 40, in due settimane. È un rebus il contagio nella Conca, che non si ferma, e che da comune senza positivi fino al 14 marzo scorso, ieri invece contava 40 infettati da coronavirus. «Purtroppo – ha detto ieri il sindaco Gianpietro Ghedina dai suoi canali social - la situazione è ancora peggiorata. Si sono aggiunti 14 nuovi casi portando a 40 il numero di positivi al Covid-19 nel territorio di Cortina d’Ampezzo. Esprimo la mia vicinanza a coloro che ne sono stati colpiti ed ai loro famigliari, augurando con tutto il cuore una pronta guarigione. Ricordo che l’Usl 1 Dolomiti di Belluno ha assunto ogni precauzione disponendo l’isolamento dei pazienti ed attuando un rigido protocollo, e colgo l’occasione per ringraziare i medici e tutti gli operatori sanitari che in queste ore si stanno prendendo cura de-
le medie. Ne abbiamo parlato a lungo e ho spiegato loro cos’è questo virus e come si trasmette. Se si conoscono le vie di trasmissioni, si riesce a trovare un equilibrio». Com’è stato l’impatto al covid hospital? «Ho trovato una buona organizzazione. Ogni giorno ci impegniamo a migliorarla in relazione all’evoluzione. Stiamo affrontando una situazione impensabile fino a poco tempo fa con un impatto enorme sul sistema sanitario. Stiamo organizzando le cose al meglio, con flessibilità. Al momento l’organizzazione sta andando bene». Di malati con morbi contagio-
si ne ha visti nella sua carriera, c’è qualcosa di diverso negli occhi dei pazienti con il coronavirus? «Ho vissuto tutte le epidemie degli ultimi 30 anni: Hiv, Suina, Ebola, Sars e altre. Di diverso c’è che il virus è molto contagioso e impone la separazione netta tra pazienti e familiari: questo ha un forte impatto emotivo. L’impossibilità di fare un funerale è la cosa che lascia più sgomenti. Il lato umano viene bloccato da questa situazione: è un grosso ulteriore dolore che si sovrappone alla mancanza di una persona cara». Da medico, con una vita professionale di esperienza aveva mai visto una cosa simile?
In 48 ore contagi raddoppiati: Cortina è un caso DESERTO Il centro di Cortina finalmente si è svuotato dopo il pienone registrato 24 ore prima del decreto che imponeva la chiusura della piste
DAI SOLI TRE CASI DI METÀ MESE AI 40 DI IERI: IN MOLTI PUNTANO IL DITO CONTRO L’ULTIMA RESSA SULLE PISTE
7d31f3fc-e12f-4f0e-8180-a0aa222e11a8
gli ammalati con dedizione e sacrificio». Sotto le parole del sindaco le decine di commenti di cittadini che puntano il dito contro i turisti che erano sulle piste di Cortina fino a due settimane fa. «Sono arrivati anche di notte – scrive un cittadino – facendo i “passi” e
«No, una cosa del genere non è mai accaduta negli ultimi 30 anni e speriamo di non vederla più. Per qualcosa di simile forse bisogna pensare alla Spagnola del 1918». Il suo predecessore, il primario di Malattie Infettive Ermenegildo Francavilla è tornato in servizio, dopo neanche tre mesi di pensione e a titolo gratuito, cosa pensa? «Non ho parole per ringraziare il dottor Francavilla, col quale ho una amicizia personale da 35 anni, per essere generosamente rientrato. In questo momento averlo accanto è qualcosa in più». Olivia Bonetti
portandosi dietro anche i filippini. Ma un po’di buon senso!». E qualcuno cinicamente commenta: «Pensavo peggio, ci hanno invasi». Effettivamente ancora il 9 marzo, quando giá c’erano stati due decreti per il contenimento dell’emergenza, a Cortina c’era «così tanta gente, che sembrava essere alla stazione Termini», racconta chi era presente. Tutti i supermercati sono rimasti aperti e questo ha consentito di evitare assembramento. Aperta anche la cooperativa, ma solo nella sezione alimentare e di prodotti di igiene, il resto è chiuso. Per quanto riguarda chi se ne va a spasso senza motivo «non ci sono state particolari violazioni a parte qualcuno all’inizio del periodo di quarantena», spiega Petrillo. «Ora nessuno più esce di casa – prosegue il dirigente del Commissariato – e anzi, rispetto al numero di denunciati a livello provinciale il dato di Cortina è particolarmente basso. La gente si è dimostrata molto ligia alle regole». (ob)
2
Primo Piano
Sabato 28 Marzo 2020 www.gazzettino.it
L’emergenza Covid-19
Altre 37 vittime ma il virus svolta: un malato in più in rianimazione
Casi confermati (al 27.03 ore 17.00)
VENEZIA Uno. Nell’intera giornata di ieri in tutto il Veneto c’è stato un solo ricovero in più in terapia intensiva. Da un totale di 336 posti letto occupati si è passati a 337. Ma c’è poco di cui rallegrarsi se si pensa che i morti da coronavirus ieri sono stati 37 (il bollettino ufficiale ne riporta 34, ma nel frattempo ci sono stati tre decessi a Belluno). Significa che parte dei letti in rianimazione si sono liberati per far posto ai nuovi malati. È anche per questo che il presidente della Regione, Luca Zaia, pur riconoscendo che il contagio sta frenando, ha invitato a tenere alta la guarda: «La situazione per noi resta ancora preoccupante. Le ordinan-
IL PICCO SI AVVICINA MA LE TERAPIE INTENSIVE REGGONO L’URTO ZAIA: «IL GOVERNO TENGA IN PIEDI IL SISTEMA DELLE RESTRIZIONI»
L’OPERAZIONE VENEZIA Tre dati rendono l’idea di quanto il Veneto abbia investito e stia investendo sui tamponi, l’esame con lo stecchino su per il naso e giù in gola che consente di scoprire se una persona ha il virus, se è contagiata e se può contagiare gli altri: venerdì 21 febbraio, il giorno in cui l’Italia scoprì Codogno e Vo’, in Veneto vennero eseguiti 12 tamponi. Il giorno dopo, quando il paese sui Colli Euganei già piangeva Adriano Trevisan, la prima vittima in Italia da coronavirus, i tamponi effettuati furono cento volte tanto: 1.200. Ieri, ed è il terzo dato, si è arrivati a 83.025 in tutto il Veneto, di cui 27.436 al personale sanitario. «Siamo i campioni mondiali dei tamponi - ha detto il presidente della Regione, Luca Zaia Stiamo andando avanti con i tamponi ai sanitari. La situazio-
I NUMERI Ma quanti tamponi vengono fatti al giorno in tutto il Veneto? Dopo lo stacco tra il 21 e il 22 febbraio, il numero di esami è via via aumentato. La svolta c’è stata tra il 4 e il 5 marzo quando si è
989
1325
Vo’
Vicenza
Treviso
976
Verona
Venezia
150 Domicilio fuori Veneto 124 Assegnazione in corso 342
deceduti
625
dimessi
ricoverati
Az. Osp. Univ. Int. Verona - Borgo Trento ULSS1 - Ospedale Belluno ULSS1 - Ospedale Feltre ULSS1 - Ospedale Agordo ULSS2 - Ospedale Treviso ULSS2 - Ospedale Oderzo ULSS2 - Ospedale Conegliano ULSS2 - Ospedale Vittorio Veneto ULSS2 - Ospedale Castelfranco ULSS2 - Ospedale Montebelluna Ospedale S. Camillo - Treviso ULSS3 - Ospedale Mestre ULSS3 - Ospedale Venezia
122
Rovigo
Pazienti in area non critica
110 82 35 53 11 12 116 19 27 101 24 31 38 46 13
ULSS3 - Ospedale Mirano
82 1 17 53 25
ULSS3 - Ospedale Dolo ULSS3 - Ospedale Chioggia Ospedale Villa Salus - Mestre ULSS4 - Ospedale Jesolo ULSS5 - Ospedale Rovigo ULSS5 - Ospedale Trecenta
121
ULSS6 - Ospedale Schiavonia
FRIULI VENEZIA GIULIA
ULSS6 - Ospedale Cittadella
Sono 1.317 i pazienti positivi al coronavirus in Friuli Venezia Giulia, con un incremento di 94 casi accertati per mezzo dei tamponi rispetto a giovedì. I guariti in totale sono 65. Quattro, invece, i decessi in più rispetto all’ultima comunicazione, che portano a 76 il numero complessivo di morti da Covid-19. Il numero più alto è quello registrato nell’area di Trieste con 44 deces-
1835
Padova
4 Ospedale Villa Maria - Padova 2 ULSS7 - Ospedale Santorso 51 ULSS7 - Ospedale Bassano 32 ULSS7 - Ospedale Asiago 20 ULSS8 - Ospedale Vicenza 64 ULSS8 - Ospedale Noventa Vicentina 20 ULSS8 - Ospedale Valdagno 10 ULSS9 - Ospedale Legnago 57 ULSS9 - Ospedale San Bonifacio 18 ULSS9 - Ospedale Villafranca 116 Ospedale Marzana 2 Ospedale Sacro Cuore Don Calabria - Negrar 65 Ospedale P. Pederzoli - Peschiera 46
Pazienti in terapia intensiva
31 22 35 7
23 9 6 7 16 6 12 17 1
Tot. Regione Veneto
arrivati a 2.300 tamponi. Poco più di una settimana dopo, il 13 marzo, si è arrivati a 3.300 tamponi in una sola giornata. E si è continuato a crescere: 4.164 il marzo, 5.200 il 17 marzo. Tra il 24 e il 25 marzo una battuta d’arresto. Il motivo è che aveva iniziato a scarseggiare il materiale
1e2c4ed4-8223-45ba-8e07-3c0c58193157
1524
969 decessi in Italia in 24 ore: il dato più alto da inizio epidemia
337 i pazienti ricoverati in terapia intensiva negli ospedali veneti
4 vittime in un giorno registrate in Friuli Venezia Giulia si, seguito da Udine (24), Pordenone (7) e Gorizia (1). A comunicarlo è stato il vicegovernatore con delega alla Salute e Protezione civile del Fvg, Riccardo Riccardi. Sono 57 - ha riferito ancora Riccardi - le persone che attualmente si trovano in terapia intensiva, mentre i pazienti ricoverati in altri reparti risultano essere 222. 748 le persone in isolamento domiciliare in regione.
ITALIA
14
La tendenza generale continua a confermare un rallentamento che potrebbe portare la
8 23 6
Sul bollo auto
ULSS6 - Ospedale Camposampiero
LABORATORIO Si analizzano i tamponi
IL VENETO OLTRE QUOTA 83MILA TEST DOPO LO STOP PERCHÉ MANCAVANO I REAGENTI PER LE ANALISI
1861
Az. Osp. Univ. Int. Verona - Borgo Roma
casi positivi. «A Verona le terapie intensive sono sotto tensione - ha detto Zaia - Probabilmente paga la contiguità con la provincia di Brescia. Per questo stiamo allestendo nuove postazioni, abbiamo svuotato l’ospedale di Villafranca per renderlo un “Covid center”, stiamo attrezzando intensive e semi intensive». Complessivamente in Veneto i contagiati sono saliti a 7.650 (+448), in isolamento domiciliare ci sono 18.895 persone (+1.438), i ricoverati in area non critica sono 1.524 (+34), i pazienti in terapia intensiva 337 (+1). Dall’inizio dell’emergenza sanitaria i dimessi sono stati 625. I decessi 345.
357 Belluno
18895 positivi + contatti in isolamenti
Strutture di ricovero Azienda Ospedale Università Padova
Tamponi, 13mila al giorno grazie a nuovo macchinario e tecnici arrivati dall’Olanda ne è sempre più in salita perché mancano i reagenti, mancano i kit. Anche stamattina (ieri, ndr) con gli assessori e i direttori delle Ulss ho urlato contro un sistema che non posso più accettare. Manca tutto, dobbiamo farci in casa tutto. Adesso abbiamo comprato finalmente una macchina dall’Olanda che dovrebbe fare 7.000 tamponi al giorno, speriamo di poter portarne a casa un’altra che installeremo a Verona, per arrivare a 20 mila tamponi al giorno. E continuiamo a perseguire questo target, anche se scontiamo la scarsità di tutto sul mercato». La percentuale dei contagiati all’interno della popolazione sanitaria testata è del 7%.
84
1688
In Veneto confermata la tendenza nazionale: la frenata c’è Brusaferro (Iss): «Saranno decisivi i nostri comportamenti»
IL QUADRO
I numeri
Totale Regione Veneto con tampone positivo 7650 (+448)
`
ze restano vigenti per il fine settimana». E al governo di Giuseppe Conte ha chiesto di non allentare i divieti: «Spero proprio che il governo con il buon senso tenga in piedi il tema delle restrizioni, perché solo così ne usciremo, è l’unica strada per andare verso la fine dell’epidemia». «Siamo estremamente convinti - ha detto Zaia - che l’isolamento volontario e indotto stia dando risultati. Abbiamo tre giorni di ritardo sul modello solo perché i veneti si sono messi d’impegno. Non stiamo finendo l’emergenza. Se si facesse festa sulle strade, tra una settimana avremmo il collasso della sanità. I risultati si vedono, stiamo accelerando di meno, ma ciò non toglie che il contagio c’è». Dunque, restare in casa e rispettare le prescrizioni anche perché questo fine settimana potrebbe essere «determinante per la svolta. Sappiamo dal modello matematico previsionale - ha detto il governatore - che la prossima settimana sarà impegnativa». Resta la preoccupazione per Verona, dove i contagiati sono saliti a 1.688, il secondo maggiore cluster dopo quello di Padova che ha 1.835
FONTE: REGIONE VENETO
13 6 27
8 1 20 10 9
337
reagente, tema su cui più volte questa settimana si è soffermato il governatore denunciando un sistema di acquisti “malato”. Il prossimo step sarà di effettuare 13mila tamponi al giorno. L’obiettivo finale, stando al piano del virologo Andrea Crisanti, 20mila. Ai 13mila tamponi quotidiani si arriverà grazie alla macchina comprata in Olanda e che i tecnici arrivati dai Paesi Bassi stanno installando in queste ore. La particolarità di questa macchina è che è legata a specifici reagenti, tant’è che il professor Crisanti ha deciso di farsi in casa il “brodo” per analizzare i tamponi. Come uno chef in cucina, il virologo sta preparando la lista degli “ingredienti” da far acquistare a tutte le Microbiologie del Veneto, così che si possa procedere con la preparazione del “brodo” per i tamponi. C’è inoltre l’idea di comprare una macchina analoga a quella presa in Olanda per concentrare gli sfor-
Il copia-e-incolla dei comunicati M5s VENEZIA Copia-e-incolla? Razionalizzazione degli sforzi comunicativi? Anche ieri, dopo il precedente sulla pulizia delle strade, dal Movimento 5 Stelle sono arrivati due comunicati sul bollo auto identici. Le stesse parole, ma dette da persone diverse. Prima la mail inviata da “Comunicazione M5s Veneto” con la nota di Enrico Cappelletti, candidato governatore: “La Regione tace sulle sue tasse. Via subito il bollo auto 2020”. Poi la mail dall’ufficio stampa del consiglio regionale, ma a parlare è il capogruppo Jacopo Berti: “La Regione tace sulle sue tasse. Via subito il bollo auto 2020”. © RIPRODUZIONE RISERVATA
zi sul nuovo focolaio di Verona.
I KIT E poi ci sono i kit. Si chiamano per la precisione kit monoclonali anticorpali e il Veneto ne attende 550mila. Funzionano un po’ come i test casalinghi di gravidanza, con la differenza che al posto dell’urina si usa una stilla di sangue. Il test è velocissimo: si punge un dito, si prende una goccia di sangue con un apposito ago, si fa la prova con un apparecchietto e con quello si scopre se si è positivi o negativi. E l’ideale sarebbe essere positivi. Il kit, infatti, non dice se si ha il virus, ma se si ha sviluppato l’anticorpo re cioè se si è già stati malati e se si ha superato la malattia. La persona che risulta negativa è dunque ancora esposta al rischio di contagio, la persona positiva l’ha sfangata. E con 550mila kit, si risparmia un bel po’ di tamponi. Alda Vanzan © RIPRODUZIONE RISERVATA
3
Primo Piano
Sabato 28 Marzo 2020 www.gazzettino.it
Totale ospedalizzati - eventi cumulati
L’epidemia in Veneto Ospedalizzazioni stimate (curva verde in grassetto, le curve verdi non in grassetto indicano i livelli di conÞdenza al 95%.) in base all’andamento della epidemia al 12 marzo. Andamento osservato (punti rossi) nei giorni successivi.
400
26 mar
20 ma
24 feb 26 feb
Totale ospedalizzazioni
26 mar
20 ma
22 mar 24 mar
18 mar
14 mar 16 mar
8 mar 10 mar 12 mar
4 mar 6 mar
28 feb 1 mar 3 mar
24 feb 26 feb
Totale casi - nuovi eventi giornalieri
1600 1400
22 mar 24 mar
0
1800
18 mar
0
500
previsione osservato
2000
14 mar 16 mar
2200
2000
1000
8 mar 10 mar 12 mar
4000
1500
4 mar 6 mar
6000
28 feb 1 mar 3 mar
Totale casi - eventi cumulati
Totale ospedalizzati - nuovi eventi giornalieri
1200 1000
200
150
800 600
100
400 200
50
Ricoverati con sintomi - eventi cumulati
Ricoverati con sintomi - nuovi eventi giornalieri
Terapia intensiva - eventi cumulati
26 mar
22 mar 24 mar
20 ma
18 mar
14 mar 16 mar
8 mar 10 mar 12 mar
4 mar 6 mar
28 feb 1 mar 3 mar
0 24 feb 26 feb
24 mar
23 mar
22 mar
21 mar
20 mar
19 mar
18 mar
17 mar
16 mar
15 mar
14 mar
13 mar
12 mar
11 mar
10 mar
09 mar
08 mar
07 mar
06 mar
05 mar
04 mar
03 mar
02 mar
01 mar
29 feb
28 feb
27 feb
25 feb
24 feb
26 mar
22 mar 24 mar
20 ma
18 mar
14 mar 16 mar
8 mar 10 mar 12 mar
4 mar 6 mar
28 feb 1 mar 3 mar
24 feb 26 feb
0
26 feb
0
Terapia intensiva - nuovi eventi giornalieri
1500 150
300
100
200
500
50
100
0
0
0
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Aiuto
10
26 mar
22 mar 24 mar
20 ma
18 mar
14 mar 16 mar
8 mar 10 mar 12 mar
4 mar 6 mar
28 feb 1 mar 3 mar
24 feb 26 feb
26 mar
22 mar 24 mar
20 ma
18 mar
14 mar 16 mar
8 mar 10 mar 12 mar
4 mar 6 mar
28 feb 1 mar 3 mar
0 24 feb 26 feb
26 mar
22 mar 24 mar
20 ma
18 mar
14 mar 16 mar
8 mar 10 mar 12 mar
4 mar 6 mar
28 feb 1 mar 3 mar
26 mar
22 mar 24 mar
20 ma
18 mar
14 mar 16 mar
8 mar 10 mar 12 mar
4 mar 6 mar
28 feb 1 mar 3 mar
24 feb 26 feb
curva dell’epidemia di Covid-19 a raggiungere una sorta di plateau: una fase di picco che potrebbe durare a lungo prima di iniziare la discesa. Questo nonostante i decessi siano saliti a 9.134, con un aumento di 969 rispetto a giovedì, il più alto registrato finora, ma è anche una fotografia dell’epidemia a 20-25 giorni fa, quando è avvenuto il contagio. Aumenta anche il numero dei malati, ma con un rallentamento dei nuovi casi: 4.401 rispetto a giovedì dai 4.492 registrati mercoledì. Il numero complessivo, compresi vittime e guariti, è arrivato a 86.498. Il picco dell’epidemia di coronavirus in Italia si sta avvicinando, ma non ci siamo ancora, ha detto il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss), Silvio Brusaferro. Dal 20 marzo, ha aggiunto, si nota un’apparente riduzione della curva dei contagi, tuttavia «non siamo in una fase calante, ma di rallentamento della crescita». Di qui il monito: «La pendenza della curva sarà costruita sui nostri comportamenti». Alda Vanzan
24 feb 26 feb
20 1000
«Ricoveri e contagi, la crescita ormai rallenta da cinque giorni» Dario Gregori coordinatore del progetto Covid19ita: `Dai modelli statistici le misure di contenimento «Dati variabili, ma dal 22 marzo c’è un rallentamento» in Veneto funzionano: «Bisogna non tornare indietro»
`
Produzione
I NUMERI
Mascherine, cento aziende mobilitate
PADOVA «Rallenta la crescita dei contagi e dei pazienti ospedalizzati in Veneto. Un trend che dà speranza, ma non deve far cantar vittoria». A dirlo è Dario Gregori, coordinatore del progetto “covid19ita” sviluppato dall’Unità di Biostatistica, epidemiologia, e sanità pubblica del Dipartimento di Scienze Cardio-toraco-vascolari e Sanità pubblica dell’Ateneo di Padova, in collaborazione con il Dipartimento di Scienze cliniche e biologiche dell’Università di Torino e del Dipartimento di Medicina traslazionale dell’Università del Piemonte Orientale. Da cinque giorni la curva ha iniziato a crescere meno, soprattutto per quel che riguarda alcune aree critiche. «Tenendo conto che c’è una grande variabilità di dati - spiega il professor Gregori - notiamo un rallentamento. Sia a livello di
Per far ripartire l’economia al più presto «dobbiamo essere pronti a dotare le aziende e i luoghi di lavoro di tutti i dispositivi di protezione e sicurezza per i lavoratori che oggi scarseggiano». Lo dice l’assessore veneto al Lavoro, Elena Donazzan, che ha messo a disposizione l’Unità di crisi aziendali della Regione «per accompagnare gli imprenditori e le imprese del Veneto che hanno pensato di riconvertire parte della propria produzione nella confezione d’emergenza di mascherine chirurgiche certificate». Un centinaio le aziende coinvolte nella produzione in emergenza di mascherine.
contagi totali che a livello di casi ospedalizzati. Si assiste ad una caduta dal 22 marzo, che continua costantemente. Il numero di soggetti che finiscono in ospedale è un indicatore importante perché riguarda la gestione del sistema. Lo stesso principio si può osservare nel dato delle terapie intensive».
I DATI Il 22 marzo in Veneto si contano 177 nuovi casi ospedalizzati, il 26 marzo scendono a 50. Per quanto riguarda il parametro dei ricoverati con sintomi, il 22 marzo sono 171 mentre il 26 marzo solo 40. Un Veneto che, però, negli ultimi giorni ha registrato un netto aumento di casi a Verona (14 vittime anche ieri): senza questi numeri la curva del contagio a livello regionale si sarebbe ulteriormente abbassata. «La situazione generale è sotto controllo – aggiunge il professor Gregori -, quindi in questo mo-
1419fed7-8608-4682-a511-55683e797beb
mento non ci sono evidenze che ci fan pensare ad una saturazione delle terapie intensive. I nostri modelli statistici ci dicono che in Veneto le misure di contenimento stanno funzionando. Ora la grande scommessa è rimodulare le misure per favorire la ripresa. In questa condizione di grande coercizione notiamo un lento e progressivo miglioramento, si tratta di capire dove allentare la presa senza rischiare di tornare indietro e avere una recrudescenza. È necessario mantenere questo andamento, pur riaprendo qualche attività. Bisogna essere cauti, servono interventi calibrati».
IL VIDEO La piattaforma “covid19ita” attraverso modelli statistici incrocia i positivi al tampone, i contagi e i deceduti sulla base di diversi parametri. «Per policy non parliamo di picco – aggiunge il docente - perché in questo mo-
mento non abbiamo modelli validati. Fare previsioni a lungo termine causa messaggi fuorvianti». A questo proposito il team padovano ha girato un video pubblicato online. «In questo periodo sembra che tutti siano alla ricerca del picco dell’epidemia corrente - dichiara Ilaria Prosepe, ricercatrice –. Abbiamo cercato di rispondere a questa domanda, facendo una previsione con un modello di crescita logistica. È basato su alcuni parametri che non possono essere ancora determinati con certezza». Di conseguenza pare impossibile definire il picco. «Uno dei parametri più importanti – conclude la professoressa Paola Berchialla - è la popolazione massima che può esser contagiata. Gli epidemiologi dicono che varia tra il 40 e il 70%: allora provate voi a calcolare con esattezza il picco con tutte queste incertezze». Elisa Fais © RIPRODUZIONE RISERVATA
XV
La Città
LE CAUSE Secondo una prima ricostruzione il fuoco si sarebbe sviluppato per un corto circuito
Sabato 28 Marzo 2020 www.gazzettino.it
padova@gazzettino.it
Brucia la fabbrica di zip e bottoni Incendio alla azienda Riri, è anche scattato l’allarme inquinamento per alcune vasche piene di cianuro `
Ad accorgersi delle fiamme sono stati alcuni operai di una ditta a fianco del colosso Svizzero ora chiuso `
Il prefetto: «Fassari, sempre leale con tutti»
L’INCIDENTE PADOVA Un probabile corto cir-
cuito sarebbe all’origine dell’incendio che giovedì sera ha coinvolto una sezione dell’azienda Riri S.a. in via della Regione Veneto, suscitando non poca preoccupazione a causa della presenza di cianuro e altre sostanze chimiche. Il tempestivo intervento dei vigili del fuoco e l’essere riusciti a domare il rogo prima che potesse causare danni irreparabili alla struttura è stato possibile grazie al personale presente all’interno di una ditta confinante. Da pochi giorni infatti, a causa delle serrate imposte dal Governo per contenere il rischio di contagio da Coronavirus, la sede padovana di Riri è stata chiusa. L’azienda - uno dei centri produttivi del colosso svizzero che crea cerniere, zip e bottoni metallici per l’industria della moda – aveva fermato la produzione e l’altra sera nessuno dei dipendenti si trovava al lavoro.
IL SALUTO
IL FUMO Quando dal piazzale accanto è stato notato il fumo uscire dallo stabilimento al civico 3 è pertanto partita immediatamente una segnalazione alle centrali operative dei pompieri e dei carabinieri. Poco prima delle 20 i vigili del fuoco si sono precipitati in zona industriale con un ampio dispiegamento di mezzi e uomini facendosi largo all’interno della sede aziendale fino a raggiungere il cuore dell’incendio. Il rogo è partito dalla sala galvanica dove alcuni prodotti vengono sottoposti al processo di galvanizzazione. Vista la presenza nel reparto dei “bagni di cianuro”, ossia di vasche che contengono una soluzione di ioni di cianuro per il trattamento dei metalli, la cautela è stata massima. Mentre diciotto operatori provvedevano a circoscrivere e soffocare il fuoco è anche stato chiesto l’intervento dei tecnici di Arpav per monitorare la qualità
IL ROGO Il tempestivo intervento dei vigili del fuoco ha evitato un importante inquinamento dell’aria a causa del cianuro
dell’aria e rilevare l’eventuale rilascio di elementi tossici o pericolosi.
Nuova pediatria
L’INTERVENTO
AmoPadova: «Si guardi a più progetti»
Lunghe e complesse le operazioni, che hanno richiesto la presenza di diverse squadre dei pompieri che si sono turnate fino al mattino di venerdì con autobotti, autopompe e un carro del gruppo Nucleare biologico chimico radiologico (Nbcr). Le fiamme vive sono state estinte grazie all’utilizzo di estintori a polvere mentre il denso fumo acre è stato disperso a terra grazie all’acqua nebulizzata. Una volta arginato il rogo si è accertato che l’incendio aveva interessato un’area di circa cinquanta metri quadrati, arrecando diversi danni all’edificio la cui stima è ancora in fase di elaborazione. Non sono invece sta-
(al.rod.) «Per la nuova Pediatria vanno considerati anche altri progetti, non solo quello che è apparso nei giorni scorsi sulla stampa». A dirlo sono Guido Parmeggiani e Alfredo Drago dell’associazione Amo Padova (espressione della civica del sindaco Sergio Giordani). «In particolare, lo studio del Comitato Mura invita coglie la tensione verso la costruzione non solo di un edificio, ma di tutto un contesto ricco di valori della propria storia, capace di definire nuove gerarchie e di organizzare le strutture specifiche per l’attività
ospedaliera richiesta – spiegano Parmeggiani e Drago - Un approccio progettuale preciso, poco invasivo, che sa misurare le distanze tra le cose, l’articolazione del tessuto urbano consolidato, la consistenza degli spazi aperti, la presenza dell’acqua del canale tombinato dei Gesuiti-San Massimo, con l’intento di arginare e possibilmente ovviare a quanto di male si è fatto in questi ultimi sessant’anni, riorganizzando il costruito secondo regole e relazioni nuove ed elementari, prive di compromessi stilistici».
ti registrati cedimenti o crolli strutturali che mettano a repentaglio la stabilità della struttura. I più danneggiati sono stati gli impianti presenti nella sala galvanica, sia quelli elettrici che quelli dei vari macchinari. In via della Regione Veneto per accertare l’esatta dinamica e l’origine dell’incendio sono intervenuti i carabinieri del Nucleo radiomobile di Padova, che hanno raggiunto il responsabile delle emergenze di Riri S.a. appurando così la chiusura della fabbrica e il fatto che nessuno fosse rimasto ferito o intossicato. Grazie a quanto rilevato con i tecnici dei vigili del fuoco le prime risultanze fanno propendere per un episodio accidentale, con tutta probabilità riconducibile a un corto circuito elettrico. Serena De Salvador
PADOV a Anche il Prefetto Renato Franceschelli saluta e ringrazia il questore Paolo Fassari per quanto fatto a Padova in questi anni. Fassari, infatti, è stato trasferito alla Direzione Centrale delle Risorse Umane del Dipartimento di Pubblica Sicurezza del ministero dell’Interno. Nella lettera che Franceschelli ha ieri inviato al questore, ha ricordato la “lealtà con la quale si è rapportato con la Prefettura, con il colleghi delle Forze dell’ordine e con le istituzioni cittadine nel corso del suo incarico a Padova. Una lealtà della quale fanno prova le molteplici attestazioni di stima e gratitudine che pubblicamente gli stanno giungendo in queste ore”. Nel ringraziare Fassari per la collaborazione e l’attività svolta, che ha consentito di portare avanti un serie di iniziative in favore del personale della Polizia di Stato, Franceschelli ha anche ricordato l’impegno del questore sul fronte del progetto della nuova questura e per garantire l’ordine pubblico in città. Il prefetto ha infine evidenziato che la vicinanza dimostrata da Fassari nei confronti dei bisogni della gente, ha permesso di realizzare in pratica quella “prossimità” che oggi più che mai “non è uno slogan, ma una costante acquisita nel modus operandi degli operatori di Polizia. Al.Rod.
Omicidio Guarniero, dopo un anno nessun colpevole IL GIALLO PADOVA È trascorso un anno dall’assassinio di Andrea Guarniero, l’imprenditore padovano di 49 anni, ucciso a colpi di pistola da due sconosciuti nella sua casa di Dauin città sul mare, nelle Filippine, dove viveva con la moglie ed il figlio che compirà 10 anni tra pochi giorni. Da allora le indagini della polizia locale non si sono fermate ma ancora non è stato individuato il colpevole anche se gli indizi fin qui raccolti fanno sospettare che la vedova possa essere implicata nel crimine come lascia intendere il fratello di Guarniero scartando la pista degli affari. «È trascorso un anno di dolore e di tanta rabbia dalla sciagura che
ha colpito la mia famiglia - racconta Daniele Guarniero titolare della Multichimica che fino al 2009 gestiva con Andrea - gli investigatori hanno raccolto molti indizi che portano alla moglie ma ancora nessuna prova. In questo anno abbiamo subito di tutto, la ragazza della quale mio fratello si era innamorato durante un viaggio nelle filippine e che aveva sposato, originaria di una
IL FRATELLO DANIELE: «CI SONO MOLTE PISTE ANCHE INTORNO ALLA MOGLIE, MA AL MOMENTO NON CI SONO PROVE»
LA VITTIMA Il padovano Andrea Guarniero insieme alla moglie
e67c42b5-7b31-43f1-9f81-4e95171b132a
piccola isola, proviene da una famiglia poverissima e molto numerosa, non ci ha nemmeno chiesto dove Andrea sia sepolto, ha tolto alla nonna il nipote che l’avvocato ci dice chiede di lei. In un primo momento sembrava dovesse venire in Italia, invece già a maggio scorso ha tagliato qualsiasi contatto». Daniele Guarniero spiega che a Dauin, dove Andrea era molto amato e si impegnava per migliorare le condizioni di vita dei residenti, indicano la consorte come implicata nell’omicidio. «Secondo gli investigatori la donna sarebbe la mandante dei due sconosciuti che si erano introdotti nella dependance della casa che Andrea usava come ufficio - continua Daniele - la moglie era in casa mio nipote e altri parenti e aveva
detto di aver visto fuggire due uomini ma sul posto non esistono telecamere di sorveglianza è quindi impossibile ricostruire i fatti in questo modo. Inoltre l’ordinamento giudiziario filippino non prevede un processo indiziario ma solo a fronte di prove. Non possiamo sapere se tra loro ci fossero dissapori, una crisi di coppia o altro. Siamo logorati e devastati anche perché non sono state espletate tutte le procedure che ci erano state assicurate come ad esempio interrogatori approfonditi della moglie e delle persone a lei vicine. Non sono nemmeno state verificate le telefonate intercorse nei 6 mesi precedenti il delitto. Le indagini però proseguono e restiamo fiduciosi». Luisa Morbiato
II
Primo Piano
Sabato 28 Marzo 2020 www.gazzettino.it
I giorni del virus
Ci sono altre sei croci in provincia ma cala il numero dei ricoveri Il veneziano paga un prezzo alto al virus `Vittime pure a S. Donà e Spinea, si registrano Mestre ancora in lutto: morto un 62enne i primi due decessi nella struttura di villa Salus
`
IL BILANCIO VENEZIA Un’altra croce a Mestre, quella di S. C., 62 anni, morto giovedì all’ospedale di Dolo (ma solo ieri entrato nel bollettino di Azienda Zero e dell’Ulss 3) e i primi due decessi, ieri, all’ospedale Covid di Villa Salus, a Mestre. Quello scelto dalla Regione Veneto per fare da frontiera nel contrastare - assieme alla struttura di Dolo - la lotta al coronavirus. Ma ciò che più colpisce delle sei morti registrate nel veneziano dal bollettino di Azienda Zero, è che Villa Salus era fino a questo venerdì un nosocomio nel quale i pazienti Covid arrivavano dopo la battaglia in Terapia Intensiva, tanto che la Rianimazione non è prevista nel riposizionamento disegnato dalla Regione. Il presidio Covid mestrino era quasi considerato un passaggio necessario per poi arrivare alle dimissioni. Eppure, ieri, Villa Salus ha visto morire due pazienti ricoverati tra gli Infettivi. In serata la direttrice sanitaria della struttura, Isabella Lante, ha spiegato come quella dei due pazienti, un uomo e una donna, entrambi ultraottantenni, sia un cosa di morte in cui il coronavirus ha giocato come accelerante di una situazione già compromessa. I due pazienti - ricoverati a Villa Salus in quanto avevano superato la fase critica dell’emergenza respi-
COME NEGLI STATES «Se vogliamo dare un po’ di respiro ai colleghi che si occupano in prima persona dei malati di coronavirus e cioè ai pneumologi e agli internisti, ai rianimatori e agli infettivologi, bisogna che copiamo gli Stati Uniti. Che cosa hanno fatto? Il primo provvedimento del Congresso, per far fronte alla pandemia, è stato approvare una legge che vieta le cause per malpractice in medicina. Questo bisogna fare. Altrimenti un chirurgo non andrà mai a dare una mano in pneumologia dal momento che nessuna assicurazione lo coprirebbe. Non vedo altro modo per affrontare nel tempo questa emergenza, altrimenti i colleghi che sono sotto pressione ormai da un mese e mezzo, giorno e notte, scoppieranno». Così Onofrio Lamanna, una vita passata sul ponte di comando della sanità veneziana, prima come direttore sanitario dell’ospedale e poi dell’intera Ulss. Nel gennaio di un anno fa la pensione e finalmente la barca a vela, la sua seconda passio-
L’Ego - Hub
La situazione nel veneziano NUOVI CASI
*dati ufficiali del bollettino Azienda Zero delle 17 di ieri
CASI TOTALI
278
40
Ricoverati con sintomi (-11 rispetto a ieri)
976*
698 asintomatici curati a casa
7
66 IN TERAPIA INTENSIVA +1 rispetto a ieri
6 8 5
nuovi
totale
1 Venezia
+1
6
2 Mestre
+1
16
-
1
+1
17
5 Mirano
-
12
6 Jesolo
-
14
7 S. Donà di Piave
-
0
8 Osp. Villa Salus
-
0
+6*
58
2 1
4
3
Nel conto totale sono compresi il "paziente 1" di Oriago di Mira contagiato da Covid-19 morto a Padova per emorragia cerebrale l'1 marzo; una donna residente nel veneziano e morta a Treviso il 17 marzo; un uomo di Chioggia morto a Schiavonia (Padova) il 21 marzo; un uomo di San Donà morto a Treviso il 21 marzo; un frate cappuccino di Annone Veneto morto a Trento il 21 marzo; una donna di Venezia morta a Milano il 22 marzo; una donna di Murano morta a Mantova il 23 marzo
3 Chioggia 4 Dolo
DECEDUTI
ratoria da Covid-19, sono quindi spirati per l’aggravarsi di patologie pregresse. Tutto questo in una giornata che, detto del +6 nel delta dei decessi, ha visto 40 nuovi contagi portare la soglia a 976 positivi tra Venezia e provincia. Una giornata, quella di ieri, che per la prima volta ha visto il segno meno nel saldo del totale dei ricoverati rispetto a giovedì: 278 contro 289, -11. Mentre salgono a 66 i pazienti in Terapia Intensiva: +1.
58 DECESSI
NEL GIORNO NERO D’ITALIA CI SONO PERO’ ALTRI DATI INCORAGGIANTI: STABILE IL NUMERO DEI CONTAGI E UN SOLO ACCESSO IN RIANIMAZIONE
Il giorno peggiore per l’Italia, quello dei quasi mille morti in ventiquattr’ore, non ha risparmiato nemmeno il veneziano. Ai due decessi di Villa Salus e di S. C. - la sua è la sedicesima croce mestrina dall’inizio della pandemia - si sono aggiunte altre due morti: quella di Andreina Vianello, 93 anni di Spinea, spirata giovedì all’ospedale di Dolo e di Gianpaolo Scotton, 71 anni, anche lui morto giovedì all’ospedale di Jesolo. È la quattordicesima vittima da quando è iniziata l’emergenza sanitaria nel territorio del Veneto Orientale. Risiedeva con la famiglia a San Donà di Piave. Famiglia composta dalla moglie Annamaria e dalle figlie Alice e Alessia, che a loro volta si trovano in isolamento nelle rispettive abitazioni. Un’altra tragedia legata al contagio, che
«UN CHIRURGO NON ANDREBBE MAI A DARE UNA MANO NEI REPARTI COVID VISTO CHE L’ASSICURAZIONE NON LO COPRE»
zione mondiale della sanità e il Consiglio superiore di sanità e cioè che nel 95 per cento dei casi gli esiti dei tamponi negli asintomatici sono stati negativi. Ecco perché il Ministero della Salute ha emanato una circolare il 22 febbraio con la quale dice chiaramente che i tamponi vanno
*2 a Dolo, 2 a Villa Salus, 2 a Jesolo
DIMESSI
+20
75
LA GRAFICA Il quadro aggiornato al bollettino di Azienda Zero pubblicato alle 17 di ieri. Nella foto grande i protagonisti di un volo con aiuti dall’Austria arrivato a Tessera
Lamanna torna nella mischia «Serve legge per evitare cause ai medici in prima linea» ne, dopo la medicina. Questo fino a dieci giorni fa, quando la Regione pubblica un bando per richiamare al lavoro i medici in pensione. «Sentivo i colleghi sotto pressione e ho pensato che non potevo stare alla finestra. Ero disposto anche a guidare un’ambulanza, pur di dare una mano. Mi hanno messo ad organizzare il sistema per effettuare i tamponi ai medici di base, ai farmacisti, ai pediatri, agli infermieri e assistenti dei medici sul territorio. E questo faccio». E se c’era uno in grado di met-
L’EX DIRETTORE SANITARIO DELL’ULSS 3, DA UN ANNO IN PENSIONE, È SCESO DI NUOVO IN CAMPO PER DARE UNA MANO: SI OCCUPA DEI TAMPONI
RIENTRATO AL LAVORO Il dottor Onofrio Lamanna
tere in piedi una macchina da guerra perfetta e super organizzata per i tamponi agli asintomatici questo era Lamanna, il direttore sanitario che 11 anni fa ha diretto in modo impeccabile il trasloco dall’Umberto I all’Angelo. «Dal 20 marzo abbiamo fatto 180 tamponi a Chioggia, 600 a Mestre, ne stiamo facendo 300 a Dolo, poi a Venezia ne faremo altri 300. E via così. Questi tamponi vengono poi processati a Venezia, nel Laboratorio di biologia molecolare, l’unico abilitato per l’intera provincia di Venezia». E come sono presi? «Male. Sono sommersi di lavoro e anche facendo i turni di notte comunque non possono farcela a dare risposte in tempi rapidi. E’ ovvio. Più tamponi ricevono e più tempo ci vuole. Del resto il Veneto è l’unica regione che ha scelto questa strada, può darsi che sia quella giusta, ma io resto a quel che dicono l’Organizza-
3f3e5474-263d-4037-a0db-0dcbc208161d
III
Primo Piano
Sabato 28 Marzo 2020 www.gazzettino.it
Sputi all’infermiera del distretto «Basta, adesso abbiamo paura» L’operatrice aggredita all’uscita del poliambulatorio di via Cappuccina dagli spacciatori della zona. «Il sindaco intervenga, altrimenti chiudiamo» `
SICUREZZA MESTRE Infermiera aggredita a sputi in faccia al termine del turno di lavoro. Ieri alle 13. Cronache dal fortino del Distretto sanitario di via Cappuccina a Mestre. Già perché chi lavora nei locali dell’Ulss si sente quasi in trincea. In una città semi deserta per paradosso si è ancor più in balìa dei balordi o criminali di turno. Ne sanno qualcosa i dieci medici e i 14 dipendenti della Medicina di gruppo integrata, ospitati al secondo piano al civico 129, che garantiscono il servizio a centinaia di pazienti cronici e le urgenze dalle 8 alle 20 dal lunedì al venerdì e il sabato dalle 8 alle 10.
SEGNALAZIONI ha destato profondo dolore in città. La sesta croce di giornata, la seconda per la struttura jesolana, è data dall’inserimento nella tabella di Azienda Zero di un decesso di inizio settimana di cui il Gazzettino aveva già dato notizia. In totale salgono così a 58 le morti di veneziani che sono stati contagiati da Covid-19.
CALANO I RICOVERI C’è però una faccia buona in questa medaglia bifronte, nella quale il numero dei nuovi casi (+40) si inserisce in piena scia del trend di questa settimana dopo che venerdì scorso si era registrata la punta massima di +110 - e fa da volano ad uno dei dati più interessanti: il calo dei ricoveri. Negli ospedali dell’Ulss 3 e dell’Ulss 4 infatti ieri alle 17 le persone su un letto erano 278
contro le 289 di giovedì. Un lieve +1 (66 contro 65) è invece il saldo dei pazienti ricoverati nelle Terapie Intensive degli ospedali della provincia di Venezia. Sono queste le situazioni che più preoccupano i medici e tutto il personale sanitari che sta combattendo l’emergenza. Il calo generale però dei ricoveri, così come il numero costante dei contagi, è un segno che pensare alla fiducia in un rallentamento del diffondersi dell’epidemia nonostante salga il numero dei decessi. Ma, spigano dagli ospedali, si trattano di casi positivi a Covid ben prima che il Governo stringesse la cinghia all’Italia intera limitando ogni tipo di spostamento. Nicola Munaro Fabrizio Cibin (Ha collaborato Melody Fusaro) © RIPRODUZIONE RISERVATA
REPARTI COVID Il dottor Onofrio Lamanna, ex direttore sanitario dell’Ulss 3, chiede che venga fatta una legge che eviti le cause contro i medici che decidono di andare a lavorare nelle situazioni più a rischio
fatti solo ai casi sintomatici, proprio per evitare di intasare i laboratori. Questa non è una mia opinione, è il risultato al quale sono giunti i più grandi studiosi. Poi a me chiedono di fare i tamponi e io li faccio. Ma non posso evitare di dire che se tutti, a parte la Regione Veneto, seguono
un’altra strada, forse bisognerebbe riflettere sulle conseguenze». Che sono quelle di un superstress del laboratorio di Venezia. «Appunto. Ed è esattamente lo stesso ragionamento che voglio fare sul tema di una legge contro le cause penali e civili. Io ho un collega americano, laureato con me a Pisa, con il quale mi confronto ogni sera. E’ il professor Girma Tefera e fa parte dell’American Board of Surgery. Ebbene è stato proprio lui a dirmi che la prima cosa da fare in casi eccezionali come questo è far sì che venga approvata una legge che metta i medici nelle condizioni di lavorare serenamente, senza la spada di Damocle delle cause in Tribunale per malpratica medica. Solo in questo modo riusciremo a recuperare centinaia di medici che in questo momento sono sottoutilizzati, in reparti che funzionano a metà. In tanti potrebbero dare una mano dei reparti Covid-19, affiancando colleghi che già li concoscono e con i quali hanno già lavorato. Solo in questo modo credo che il sistema possa continuare a reggere». Maurizio Dianese © RIPRODUZIONE RISERVATA
Un senso di vulnerabilità che ha portato la referente, la dottoressa Raffaella Michieli, a scrivere al sindaco Luigi Brugnaro, avvertendo che se non saranno ripristinate le condizioni di sicurezza l’attività potrebbe essere interrotta. Più volte hanno segnalato alle forze dell’ordine il pericolo cui si sentono esposti insieme a quanti necessitano comunque di una visita e quindi si devono recare al poliambulatorio. Pericolo rappresentato dalla presenza pressoché costante di dieci o addirittura venti persone che stazionano all’ingresso o alla vicina fermata del tram con atteggiamenti molesti e provocatori. Da quanto si è potuto verificare si tratterebbe per lo più di pusher che, senza clienti, non trovano altro da fare che scaricare la propria rabbia su chi si trova a passare da quelle parti, a ridosso della stazione ferroviaria. Quando va bene sono insulti, quando va male sono sputi. Ricalcando, mutatis mutandis, la minaccia del contagio da Hiv di chi per le rapine per strada brandiva la siringa con l’ago sporco di sangue. Un’arma, lo sputo, utilizzata anche contro gli agenti che sono intervenuti
L’ANNUNCIO MESTRE C’è un primo parroco mestrino positivo al coronavirus. È don Ottavio Trevisanato, parroco di Santa Maria Ausiliatrice della Gazzera, risultato positivo al tampone e ora costretto ai canonici 14 giorni di quarantena in casa. “Sto bene”, fa sapere il sacerdote, prossimo ai 76 anni, raccontando come (con ogni probabilità) ha contratto l’infezione: «Da mio fratello. Ero stato a trovarlo a casa dove era rientrato dopo un periodo travagliato a seguito di un incidente. Successivamente lui si è ammalato, ora per fortuna è stato trasferito dall’Ospedale dell’Angelo a Villa Salus e pare che le cose ora vadano meglio». Dopo qualche giorno dalla visita anche don Ottavio ha accusato qualche linea di febbre ed essendo stato a stretto contatto con un contagiato, da protocollo è stato sottoposto al tampone che ha confermato l’infezione. «Starò a riposo fino a venerdì della prossima
COME UN FORTINO Il poliambulatorio dell’Ulss 3 dove opera la Medicina di gruppo
per un controllo.
LA LETTERA «Abbiamo sempre saputo che la zona non gode di buona fama – si legge nella missiva indirizzata al primo cittadino - e siamo dotati di una sorveglianza privata, condivisa con l’Ulss 3, che copre tutta la giornata. Oggi (ieri per chi legge, ndr.) alle 13 una delle nostre infermiere ha subito un’aggressione mentre usciva dal cancello carraio con l’auto. Purtroppo è necessario aprire il finestrino dell’auto per suonare alla guar-
dia per l’apertura del cancello, e di questo ha approfittato una di queste persone per affacciarsi e sputare in faccia alla nostra dipendente. Ovviamente è stata chiamata subito la polizia e nel pomeriggio verrà sporta formale denuncia». Inutile dire che l’episodio ha scosso tutto il personale del poliambulatorio: «Già la situazione è difficile per noi sanitari confida una delle dottoresse in più ci si mettono anche questi personaggi che sinceramente non so cosa vogliano: intimidirci con l’incognita di trasmet-
I “don” in trincea Gazzera, parroco in quarantena «STO BENE» Don Ottavio Trevisanato, 75 anni, parroco della chiesa di Santa Maria Ausiliatrice della Gazzera
DON OTTAVIO TREVISANATO AVREBBE CONTRATTO L’INFEZIONE DAL FRATELLO: «MA ORA STO BENE»
f7ef8303-9583-4d38-b98b-7546b2e56592
settimana, per ora non ho nessun problema», afferma, tenendoci però ad aggiungere: «Come ci ha detto anche il Papa stasera (ieri da San Pietro, ndr), questa prova che tocca tutto il mondo ci deve aiutare a scoprirci più attenti agli altri, più solidali e caritativi. C’è la
terci il coronavirus sputandoci in un occhio? Nell’organico della struttura ci sono 18 donne: arriviamo alle 8 quando non c’è nessuno, usciamo alle venti quando non c’è nessuno, perché tutti gli uffici del Distretto sono chiusi. Dobbiamo tenere aperto ed è giustissimo in questo momento di forte difficoltà però vogliamo che ci venga garantita la tutela necessaria per poter continuare a lavorare. Quanto successo ci ha fatto davvero male». Monica Andolfatto © RIPRODUZIONE RISERVATA
pandemia, ma c’è anche l’opportunità di imparare il servizio». Don Trevisanato è parroco da 10 anni alla Gazzera, zona che con Favaro e Zelarino è delle più critiche della città. In questo periodo in un certo senso anche i preti restano in prima linea. Anche se le Messe sono state sospese, le chiese sono aperte solo per entrare a pregare, i sacerdoti cercano di mantenere il contatto con i fedeli avvalendosi degli strumenti tecnologici. S’informano sulle persone che stanno poco bene, su chi è solo, su chi ha bisogno di più aiuto in tempo di isolamento forzato. Si ricorderà che nei giorni scorsi, nel veneziano, ad essere colpito da coronavirus era stato un altro sacerdote, don Massimo Fasolo, di 61 anni, il parroco di Valli di Chioggia e Conche di Codevigo, zona che ha registrato diversi decessi. Ricoverato in Terapia intensiva, ha trascorso giornate critiche ma fortunatamente ora le sue condizioni sono in miglioramento e all’ultimo controllo è risultato negativo. Alvise Sperandio
VII
Primo Piano
LA SITUAZIONE VENEZIA Che a livello nazionale il periodo che stiamo attraversando sia particolarmente delicato, è sotto gli occhi di tutti. E altrettanto lo è per ciò che riguarda le strutture ricettive dell’area veneziana, settore in grave sofferenza ormai dall’Aqua Granda. Perché se dopo l’alta marea record del 12 novembre scorso numerosissime sono state le disdette registrate, legate al timore che la città lagunare si trovasse ancora in una condizione di emergenza, l’epidemia di coronavirus non ha dato il tempo di potersi rialzare per davvero. Ne sono una prova le calli e le strade vuote di queste settimane. Se gli strascichi lasciati dall’episodio di novembre sono stati importanti, dal punto di vista alberghiero quelli provocati dal Sars-Cov-2 si stanno rivelando – come si legge in una nota di ieri dell’Associazione Veneziana Albergatori (Ava) – un «disastro».
Sabato 28 Marzo 2020 www.gazzettino.it
Fatturati giù del 98% e cassa integrazione per 10mila: il disastro Claudio Scarpa: «Venezia paga la crisi `«Per un anno almeno scordiamoci i viaggi del turismo più di qualsiasi altra città» intercontinentali: gli ospiti saranno italiani» `
I NUMERI A parlare è il direttore Claudio Scarpa, soffermandosi su numeri significativi che ben fotografano il momento attuale vissuto dalla categoria. «Raggiungiamo una diminuzione del fatturato pari al 98% rispetto all’anno scorso. Gli altri settori alberghieri, in Italia, non se la passano bene ma Venezia vive la situazione peggiore in assoluto», dichiara Scarpa, sottolineando come la preoccupazione non possa che essere tanta. «A Venezia gli alberghi sono attualmente tutti chiusi. In Europa è la città che soffre di più. A questo punto l’unica cosa che possiamo sperare è che si verifichi presto la fine di questo mor-
RIPRESA DIFFICILE Piazza San Marco praticamente deserta nei giorni del coronavirus. Per gli hotel è un disastro
bo, accanto ad una conseguente ripresa dell’economia». Che, a detta del direttore Ava, almeno agli inizi sarà a livello locale. Nel senso che non ci saranno più, in un primo tempo, grandi viaggi internazionali. Col risultato che «per almeno un anno sarà finita l’epoca dei viaggi intercontinentali». Ad essere ottimisti, secondo Scarpa le cose potrebbero riprendere a girare in un determinato modo, il più possibile vicino alla normalità, intorno alla primavera del prossimo anno.
CASSA INTEGRAZIONE Insomma, la fase in corso è assai critica e lo confermano i 10 mila lavoratori che attualmente si trovano in cassa integrazione o che sono stati licenziati. Oltre alle centinaia di imprenditori che «dovranno ricominciare da zero, in una situazione di criticità che si riverbererà sulla città per il mancato incasso della tassa di soggiorno, dei biglietti di trasporto pubblico e dei musei. La situazione è gravissima. Tuttavia non voglio pensare che, a partire dalla metà di maggio-primi di giugno (prima temo sarà difficile), non si torni ad essere operativi, riaprendo gli alberghi. Se così non fosse sarebbe veramente drammatico non solo per il settore turistico ma anche per quello industriale: nell’arco di un mese, un mese e mezzo dobbiamo tornare a produrre». In un contesto in cui la speranza è che tutto si risolva il prima possibile, Scarpa tiene a sottolineare la sua fiducia nell’operato del governatore Zaia. «In lui non leggiamo infatti quelle incertezze – commenta – che purtroppo abbiamo visto all’interno del governo». (m.gasp.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
Salta anche il Salone Nautico di giugno RINVIO AL 2021 VENEZIA Il coronavirus ha fatto
una vittima illustre. La seconda edizione del Salone nautico di Venezia è stata rinviata al 2021. Lo ha comunicato il sindaco Luigi Brugnaro, ritenendo che fosse troppo rischioso muovere l’imponente macchina organiz-
Beggiato - Approfittiamo di questa occasione per chiudere la pagina dello sfruttamento selvaggio della città che tanti danni ha provocato e apriamo una nuova fase senza negozi di paccottiglia e brutture di vario tipo, e investendo sul controllo di qualità dell’offerta per valorizzare la bellezza di Venezia e della sua lagu-
na. Ognuno di noi può e deve impegnarsi in questa direzione portando il suo personale contributo, ma la parte principale la deve fare la politica: dagli amministratori serve un progetto, dopo anni e anni di silenzi e immobilismo. Purtroppo non vedo una classe dirigente e questo sindaco e lontanissimo dalla realtà veneziana». In queste settimane l’albergatrice è stata contattata da amici e conoscenti di tutto il mondo, preoccupati per le sorti di Venezia. «Non vediamo l’ora di ripartire, ed è proprio per questo che facciamo programmi e progetti - annuncia Gloria Beggiato - Dobbiamo essere pronti a lavorare per rendere la città sempre più bella, pulita e accogliente, dopo questo periodo in cui sta forzatamente riposando dopo anni di “assalti” che l’hanno messa a dura prova: dobbiamo essere innovativi e serve meno turismo mordi e fuggi. Per gli operatori che lavorano nel turismo questo è il momento anche per ricontrattare i rapporti con le piattaforme di prenotazione, Booking in testa, che per anni hanno imposto condizioni pesantissime». Gianluca Amadori © RIPRODUZIONE RISERVATA
zativa e impegnare gli espositori (alcuni dei quali hanno bisogno di molte settimane di anticipo) mentre l’epidemia si sta avvicinando al picco massimo. L’evento si sarebbe dovuto svolgere dal 3 al 7 giugno, con due settimane di anticipo rispetto alla prima edizione e quindi poco distante anche dalla data prevista per la Biennale
LA MANIFESTAZIONE VENEZIA La notizia della cancellazione della Vogalonga ha rattristato su tutti i sedici cavalieri del remo in vita, coloro che hanno vogato tutte le 45 edizioni della manifestazione. Che però rilanciano, per bocca di uno di loro, Giorgio Suppiej. «Diamo un messaggio - dice Suppiej - non appena sarà possibile per le esigenze sanitarie, dovremmo comunque fare una vogata insieme in laguna, magari seguendo il primordiale e storico percorso fino a Burano, e percorrere ovviamente il Canal Grande. Sarà come è stata la prima Vogalonga, una manifestazione quasi tutta di veneziani e di voga alla veneta contro il moto ondoso. Forse così sarà
GIORGIO SUPPIEJ: «POTREMMO RECUPERARE IL PRIMO PERCORSO FINO A BURANO». I CAMPIONI SI ALLENANO A CASA E IN GIARDINO
Architettura, rinviata a settembre già da tempo. Non è stato facile per Brugnaro prendere questa decisione, visto che nei suoi intenti il Salone sarebbe dovuto essere il primo passo del ritorno alla normalità per Venezia. L’epidemia, tuttavia, non sta dando tregua ed è praticamente certo che per quelle date non ci sarà ripresa del turismo e non è
nemmeno certo che saranno cessati i provvedimenti restrittivi. Il Comune comunque conferma tutti gli investimenti previsti per la manifestazione all’Arsenale e annuncia anche che, se sarà possibile, sarà organizzata un’iniziativa a favore della nautica negli stessi spazi. (m.f.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
I “fedelissimi”: «Una Vogalonga a pandemia finita»
NIENTE MOTO ONDOSO La Vogalonga del 2019 in Bacino di San Marco
06e57540-2beb-462f-a967-197f35d48a03
possibile recuperare il significato iniziale e vero di questa iniziativa, che molti veneziani considerano perduto». Sempre a proposito di remo, i campioni delle regate comunali, si arrangiano come possono per tenersi in forma, visto che non possono neppure uscire a remi perché il decreto in vigore lo vieta e parifica la voga a tutto lo sport all’aperto. «Faccio un po’ di palestra - risponde Rudi Vignotto - altro non si può. Non capisco perché non si possa vogare; nel mio caso, poi, il fatto è paradossale perché faccio coppia con mio figlio, con il quale convivo. Questa epidemia ha messo tutti a terra e anche noi aspettiamo ansiosi la normalità». «Uso la mini palestra che ho attrezzato a casa e corro attorno all’isolato - racconta Giuliano Pagan - Cerco di tenermi in allenamento, visto che purtroppo in acqua non si può uscire neppure con una mascareta. Questo virus ha azzerato tutto, anche le tradizioni. Bisogna seguire le regole e trovarsi in buona condizione fisica quando tutto passerà». Tullio Cardona © RIPRODUZIONE RISERVATA
6
Primo Piano
Sabato 28 Marzo 2020 www.gazzettino.it
L’emergenza economica IL CONFRONTO PADOVA «Ci sono aziende che hanno mandato la richiesta perfino tre o quattro volte per paura di sbagliare. Le stiamo ordinando tutte in ordine alfabetico, siamo sommersi dalle carte». Renato Franceschelli sorride, ma il prefetto di Padova sa bene che assieme ai suoi collaboratori nei prossimi giorni sarà chiamato ad un enorme lavoro burocratico. Le imprese con un “codice Ateco” che non compare nel decreto hanno infatti tempo fino ad oggi per chiedere formalmente di proseguire la propria attività. Sulla scrivania di Franceschelli sono già arrivate 2.200 domande, ma in tutto il Veneto se ne contano oltre undicimila. Comanda la provincia di Vicenza con 2.700 richieste di deroga, seguono Padova e poi Venezia (2.100), Verona (oltre 2.000), Treviso (1.700) e Rovigo (100). Il calcolo è della Cgil regionale e ieri sera dal dato complessivo mancava ancora quello di Belluno: si parla, in ogni caso, di alcune altre centinaia di domande. La situazione è calda e contrappone in molte situazioni sindacati e imprenditori. Da un lato chi vorrebbe stringere le maglie il più possibile e stoppare le attività «pensando prima di tutto alla salute», dall’altro chi spinge per andare avanti ipotizzando altrimenti scenari catastrofici dal punto di vista economico.
Le imprese: fateci riaprire 11mila richieste di deroga I prefetti travolti dalle domande delle aziende `Corsa contro il tempo per esaminare i documenti, costrette a chiudere ma che fanno parte di filiere varrà il silenzio-assenso: da lunedì via al controlli `
La protesta della Carraro «Senza trattori non moriremo di Covid ma di fame» «Il trattore non lo trovi al supermercato, ma se trovi cibo è anche grazie al trattore. Non moriremo tutti di Covid ma di fame». Lo scrive Liliana Carraro, responsabile delle relazioni esterne della Antonio Carraro di Campodarsego (Padova), colosso nella fabbricazione di trattori. Il decreto prevede che lavori solo il settore dei ricambi, dando lo stop alle produzioni. Sono impiegati meno di 30 lavoratori su 490. «Ci adeguiamo ma gli effetti li vedremo tra tre mesi – dice la Carraro, appena guarita dal virus -. Bastava farci lavorare a ranghi ridotti, non fermarci del tutto».
VIDEOCONFERENZA Proprio il prefetto di Padova ieri si è confrontato in videoconferenza con i segretari provinciali di Cgil, Cisl e Uil garantendo il massimo impegno negli accertamenti. Alle verifiche contribuiranno camera di commercio, guardia di finanza e vigili del fuoco. «Le imprese che presentano le autocertificazioni chiarisce Renato Franceschelli – devono dimostrare di fare parte di una filiera autorizzata dal decreto. Faccio un esempio banale ma esplicativo. Se produco latte non devo fare alcuna richiesta perché il mio codice Ateco già prevede che la mia attività sia garantita, se invece produco le confezioni per il latte non so-
LA CGIL VENETA: «SE ANCHE IN FABBRICA CI FOSSE LA MASSIMA SICUREZZA CI SONO RISCHI SUI MEZZI DI TRASPORTO»
no esplicitamente chiamato in causa dal decreto ma posso comunque dimostrare di svolgere un’attività essenziale». Le verifiche scatteranno lunedì e la prefettura potrà rispondere con un diniego alle imprese considerate non essenziali, mentre per tutte le altre varrà la norma del silenzio-assenso. Senza alcuna risposta negativa, dunque, potranno tenere regolarmente aperte. «Cercheremo di fare il prima possibile. Sappiamo che poi i nostri provvedimenti saranno ricorribili al Tar e in questo Paese i ricorsi ci sono sempre – sospira Franceschelli -, speriamo solo di non essere sommersi un’altra volta di carte».
A marzo -56%
Traffico più che dimezzato sulla Brescia-Padova VENEZIA Ha subito un calo del 56%, nel periodo dal primo al 24 marzo, il transito di veicoli lungo le autostrade A4 BresciaPadova e A31 Valdastico, gestite da A4 Holding, società del Gruppo Abertis. I dati riferisce la società evidenziano un calo in termini assoluti da una media di 63 mila a circa 28 mila veicoli al giorno. Il trend negativo, evidentemente condizionato dalle misure di contenimento e
gestione dell’emergenza epidemiologica da Covid-19, ha peggiorato ulteriormente la tendenza dell’ultima settimana di febbraio, che già aveva fatto segnare una diminuzione dell’utenza del 25% in entrambe le tratte. Sono soprattutto i veicoli leggeri ad aver subito un ridimensionamento, arrivando a marzo a totalizzare una flessione media del 66% dei transiti, mentre i
veicoli pesanti sono in calo dell’11%, legati alle necessità della movimentazione delle merci. Il 23 e 24 marzo scorsi, con l’entrata in vigore del nuovo Dpcm del 22 marzo, i transiti segnano un drastico calo del 73% e gli spostamenti nell’ultimo weekend (21-22 marzo), compresi quindi quelli verso le zone a vocazione turistica, sono arrivati a totalizzare un crollo medio del 93%.
Mentre migliaia di piccoli, medi e grandi imprenditori compilano le richieste da spedire alle prefetture, sull’altra sponda i sindacati alzano la voce chiedendo totale rigidità. Una posizione molto dura è quella assunta ieri pomeriggio da Christian Ferrari, segretario generale della Cgil Veneto: «Alcune associazioni datoriali sembrano non comprendere la gravità dell’emergenza sanitaria e i rischi che corrono i lavoratori che ogni giorno sono costretti a uscire di casa per garantire la continuità delle attività essenziali per la tenuta del nostro Paese e se la prendono con i sindacati per aver ottenuto il fermo produttivo per il resto delle aziende. Manca consapevolezza che salvaguardare la salute dei lavoratori vuol dire proteggere anche le loro famiglie e la salute pubblica. Un apporto decisivo al contenimento del contagio che si può ottenere solo riducendo al minimo lo spostamento delle persone». Il segretario regionale della Cgil non ne fa solo una questione di assembramento nei posti di lavoro, ma anche di possibili contagi lungo il percorso dalla casa alla fabbrica: «Ammesso che siano garantite condizioni di sicurezza totale nei posti di lavoro – prosegue - bisogna infatti considerare che i lavoratori non vanno in fabbrica con il teletrasporto, ma con mezzi pubblici e privati. E questo aumenta automaticamente il rischio di esposizione. Può apparire paradossale vedere un sindacato che lotta per chiudere le fabbriche, ma in queste drammatiche condizioni è l’unica soluzione. Bisogna pensare meno al proprio portafoglio e più alla salute pubblica». A metà della prossima settimana si capirà quanti saranno i via libera e quanti i dinieghi. Gabriele Pipia © RIPRODUZIONE RISERVATA
Stop ai cantieri del Mose, si dimette un commissario tato la spugna “per motivi personali” e la “casella” era rimasta vuota per quasi tre anni: Magistro aveva spedito all’Anac dei rapporti per denunciare “stranezze contabili” scoperte nel corso del suo mandato, che avevano portato anche al commissariamento di Comar spa, una delle ditte principali del Consorzio.
IL CASO VENEZIA Il vice avvocato generale dello Stato Vincenzo Nunziata, novarese di 62 anni, uno dei tre amministratori straordinari del Consorzio Venezia Nuova, si è dimesso. Lo ha comunicato il Prefetto di Roma, Gerarda Pantalone, in una lettera al Governo, all’Anac, al Provveditorato alle Opere pubbliche per il Triveneto e alle autorità veneziane. Nominato il 18 novembre dell’anno scorso, a pochi giorni dall’Aqua granda che ha devastato Venezia in tandem con la nomina del supercommissario al Mose Elisabetta Spitz, l’avvocato è rimasto in sella soltanto per pochi mesi a fianco degli altri due commissari Francesco Ossola e Giuseppe Fiengo. La terna originale nominata dall’Anac nel 2014 era rimasta “zoppa” nel 2017, con le dimissioni del colonnello della Finanza Luigi Magistro, che aveva get-
VICENDA FOTOCOPIA
DIMISSIONARIO L’avvocato Nunziata
VINCENZO NUNZIATA LASCIA L’INCARICO PER “MOTIVI PERSONALI”: MA ANCHE SUL CONTINUARE I LAVORI ERA IN DISACCORDO
Anche Nunziata parla di “motivi personali” alla base della propria decisione, non fa alcun cenno ai dissapori interni, che pure ci sono stati con gli altri commissari, visto che aveva già annunciato di voler rimettere l’incarico poco più di un mese fa. E la sua vicenda sembra la fotocopia di quella del suo predecessore Magistro: in febbraio, Nunziata aveva accompagnato la lettera di dimissioni, che era stata momentaneamente congelata, con la richiesta al Prefetto di Roma di indagare sulla gestio-
ne del Consorzio precedente al suo arrivo. Pantalone aveva così nominato una commissione d’inchiesta per chiarire gli aspetti “problematici della gestione” sollevati da Nunziata e riguardanti la realizzazione del Mose. La commissione è composta da cinque persone: il prefetto Lucia Volpe, Angela Lorella di Gioia e Federico Dini per l’Autorità Nazionale Anticorruzione, Giovanni Logoteto per la Ragioneria dello Stato e Maria Grazia Di Cesare per il ministero delle Infrastrutture e avrà due mesi di tempo, prorogabili di altri due, per compiere la verifica. Anche tre anni fa ci fu un precedente simile, con un gruppo di superanalisti incaricati di valutare le scelte economiche compiute, che non portò ad alcun risultato. La notizia delle dimissioni era trapelata giovedì sera, da parte dello stesso Nunziata, proprio al termine di una giornata particolarmente convulsa, in cui era piovuto il decreto del
536ab3d3-0e49-453a-acce-d3052288f308
ministero dello sviluppo economico che disciplina l’ulteriore stretta al blocco delle attività, comprese quelle con codice relativo alle opere di ingegneria idraulica come è il caso del Consorzio Venezia Nuova.
LA DIVISIONE E tra i tre commissari ognuno l’avrebbe pensata in modo diverso: per Nunziata era il caso di fermarsi, per Ossola di proseguire, per Fiengo di chiedere l’autorizzazione a procedere alla Prefettura. Scelta che è poi prevalsa sulle altre: ieri mattina è stata trasmessa la nota alla Prefettura
L’INTENZIONE DELLA PREFETTURA È DI PROSEGUIRE A PATTO CHE SIANO GARANTITE LE CONDIZIONI DI SICUREZZA
di Venezia, l’intenzione della Prefettura è quella di concedere l’autorizzazione a patto che siano garantite le condizioni di sicurezza e in ogni caso per questa mattina aziende che hanno chiesto la deroga ai codici del decreto: i lavori del ponte Morandi, altra opera giudicata strategica per lo Stato, si sono intanto bloccati ieri a causa della scoperta di un caso di contagio di coronavirus tra gli operai. Il provveditore alle Opere Pubbliche Cinzia Zincone, ha accolto la notizia delle dimissioni riflettendo sul fatto che «potrebbero essere un passo decisivo verso una rivisitazione della concessione». Il deputato veneziano pd Nicola Pellicani, invece, che dal suo insediamento in Parlamento chiede di far luce sul blocco dei cantieri del Mose, sollecita un intervento del Ministro delle Infrastrutture per «fare chiarezza sui ruoli e per accorciare la filiera di comando». Raffaella Vittadello © RIPRODUZIONE RISERVATA
VII
Primo Piano
Sabato 28 Marzo 2020 www.gazzettino.it
Pozza guarda al futuro: Il commercialista: «Pronte linee di credito «Misure straordinarie il sistema si risolleverà» per salvare le aziende» Ma la Camera di Commercio fa pressione sul governo «È necessario però scongiurare una crisi di liquidità» `
LA RICETTA/1 TREVISO Produzioni ferme, mercati bloccati, attività chiuse. Di conseguenza, crollo degli incassi e dei fatturati per molte aziende. Queste, a corto di denaro, ritarderanno o congeleranno i pagamenti ai fornitori e anche il versamento degli stipendi ai dipendenti. Mettendo in ginocchio altre ditte e famiglie. È un effetto valanga, che rischia di travolgere l’intero sistema produttivo locale, quello paventato dai vertici della Camera di commercio e dell’Ordine dei commercialisti trevigiana, a causa delle ripercussioni provocate dall’emergenza coronavirus. Scongiurare la crisi di liquidità generalizzata: è l’obiettivo verso cui i due attori del mondo economico nostrano hanno deciso di unire le forze. In caso contrario, lo spettro sono la cessazione o il fallimento di molte imprese «generando un livello di disoccupazione incontrollabile, mai sperimentato prima».
LA PREVISIONE «È in questo preciso momento di crisi - precisa Mario Pozza, numero uno dell’ente camerale di Treviso e Belluno - che è indispensabile aiutare le imprese. È indispensabile ora infondere una visione di futuro e quindi di fiducia, adottando un serio provvedimento che dia liquidità alle aziende che generano profitti, quindi occupazione e quindi stabilità socio-economica al Paese. È indispensabile la chiarezza, abbiamo visto come la deroga del pagamento Iva non fosse certa e così le imprese avevano già pagato per non incorrere in eventuali sanzioni». Pozza ribadisce il timore che, altrimenti, l’ulteriore tributo si riveli ancor più gravoso di quello contabile: «L’incertezza della governance disorienta e in questo momento di crisi mondiale può generare gravi danni umani, ci siamo già passati con i suicidi del 2008. Il Veneto ebbe il triste primato, non vorrei che una volta curati i danni da Covid-19 dovessimo piangere le vittime di una crisi economica». L’istituzione di piazza Borsa si trova in piena
SFIDA Antonio Piccinin
sintonia con l’allarme sollevato anche dai commercialisti: i due enti, anzi, hanno concordato un tavolo di confronto per iniziative a sostegno delle imprese e per valutare possibili strategie di rilancio, da concertare con la Regione Veneto, le categorie economiche, gli ordini professionali e il sistema bancario.
LA PROPOSTA David Moro, presidente dell’Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili di Treviso, rivolge un richiamo alle imprese: «Dovrebbero utilizzare la liquidità esistente e disponibile per evitare che il sistema finanziario collassi. Le banche sono pronte a concedere le nuove linee di credito o le moratorie sui finanzia-
«NON PAGARE I FORNITORI CREA UN EFFETTO VALANGA CHE PUÒ TRAVOLGERE L’INTERO COMPARTO PRODUTTIVO»
menti/leasing attivi, con un iter più rapido, dato che le nuove linee di credito sono garantite dal Fondo di garanzia per le Pmi».
L’INVITO Gli imprenditori, prima di decidere di non effettuare un pagamento a un fornitore , o ai propri dipendenti o collaboratori, insomma, dovrebbero valutare se con le attuali disponibilità finanziarie sono in grado di far fronte ai presunti impegni a breve – medio periodo. E qualora non siano in grado di onorare l’obbligo, valutare subito con i propri istituti di credito i finanziamenti migliori per il caso specifico. Non solo, per evitare brutte sorprese, le aziende devono impostare da subito un piano economico- finanziario «con delle simulazioni realistiche per i prossimi mesi - suggeriscono i commercialisti, pronti a fornire la propria collaborazione in questa opera - per testare la sostenibilità finanziaria e in caso di difficoltà accedere subito alle varie forme di finanziamento messe a disposizione delle banche». M.Zan.
Il tributarista Visentin: «Con lo stop di vendite e ricavi si crea una voragine patrimoniale, lo Stato intervenga» `
LA RICETTA/2 TREVISO «Se la lotta al virus non si chiuderà in tempi ragionevolmente brevi, tante aziende che hanno chiuso i battenti, senza vendite e ricavi e senza cassa, correranno gravi rischi di sopravvivenza, con altrettanto gravi conseguenze sul fronte occupazionale». Graziano Visentin, commercialista e tributarista trevigiano, componente di cda e collegi sindacali di alcuni tra i maggiori gruppi imprenditoriali italiani, docente universitario, ribadisce come, oltre all’aspetto sanitario, quella economica sia l’altra emergenza da affrontare al più presto. «Dopo che è stata assicurata, con qualche incertezza, la cassa integrazione a tutti i dipendenti – sottolinea Visentin - le categorie economiche hanno chiesto al Governo: la sospensione totale dei versamenti fiscali e previdenziali per tempi più ampi di quelli previsti sinora, una velocissima iniezione di finanza nelle aziende, anche con il concorso del Fondo di Garanzia per le Pmi ed altri fondi in allestimento. Quelli ipotizzati sono finanziamenti di circa trent’anni, con la cui cassa potranno essere pagati i debiti e riavviata l’attività delle aziende».
manenti” - analizza -. Di talché la finanza, assolutamente essenziale per il riavvio dell’attività, da sola non è sufficiente a sistemare i buchi di bilancio che vanno affrontati con una diversa “provvidenza”. In assenza di quella divina, chi mette sul piatto i mezzi per far fronte alle perdite in esame se non lo Stato. Il Governo vi potrà provvedere anche con un “contributo straordinario”, una sorta di contributo in “conto esercizio”, esente da imposte, con obbligo di evidenziazione nel bilancio dell’impresa, non distribuibile per un arco temporale ragionevole. Ovviamente il contributo potrà non coprire tutte le perdite e potrà essere riservato “in primis” alle pmi. Non è verosimile che la Ue, vista la turbolenza in atto, sollevi il tema degli aiuti di Stato».
«LA FINANZA DA SOLA NON È SUFFICIENTE A SISTEMARE I BUCHI DI BILANCIO»
INTRECCI I fondi di garanzia dovranno combinarsi con questo contributo straordinario. «Visto che si ipotizza che i finanziamenti abbiano una durata ad esempio di trent’anni – spiega Visentin -, occorrerà prevedere anche un periodo di pre-ammortamento. In sostanza, parte della quota capitale dovrà essere postergata per un periodo di cinque o dieci anni. Il capitale non pagato dovrà essere spalmato, stando all’esempio, sui successivi venticinque - venti anni». Sotto il profilo legislativo, secondo il commercialista, saranno necessarie anche modifiche al Codice Civile e alla Legge fallimentare. «Spetterà ovviamente al Governo articolare gli interventi, anche alla luce delle risorse a disposizione, ora accresciute in ragione della sospensione dei limiti posti dal Patto di Stabilità». E da ultimo, «per le aziende che importano beni da Paesi extra Ue dovrà essere sospeso il pagamento dell’Iva in dogana, magari sostituendolo con una sorta di autofatturazione, simile a quanto previsto per gli acquisti fatti nelle Ue». M. Zan.
VELOCITÀ
MARIO POZZA Il presidente della Camera di Commercio
Cruciale è il fattore tempo: «Con lo stop delle vendite e dei ricavi si verrà a creare una voragine patrimoniale. Se la serrata, ora pressoché generalizzata, si protrarrà nel tempo, i costi fissi, le vendite di beni perse per sempre, anche in ragione della loro stagionalità - in relazione alle quali dovranno essere comunque pagati i relativi acquisti - così come la perdita di ordinativi genereranno importanti buchi di bilancio che affosseranno le aziende. I tribunali saranno sommersi da fallimenti e altre procedure concorsuali. In presenza di perdite e non di utili, l’auspicata riduzione delle imposte non sortirebbe effetti sull’economia delle aziende e, pertanto, passa in secondo piano, salvo eliminare o sospendere l’Irap che si paga anche in presenza di perdite». Per l’esperto, quindi, occorrono soluzioni radicali: «Le perdite non si finanziano con mezzi che poi devono essere restituiti, ma vanno ripianate con “dotazioni per-
IL TRIBUTARISTA Scenari cupi per Graziano Visentin
L’edicola Sant’Angelo, Treviso
Macelleria Targhetta, Castelfranco
Piccinin: «Io punto sui giovani grazie all’aiuto degli adulti»
«Servizio a domicilio e cortesia ma la città è irriconoscibile»
LA SCOMMESSA TREVISO In tempi di Coronavirus, c’è chi scommette sui giovani e sulla loro voglia di leggere i quotidiani. Andrea Piccinin, che gestisce da 5 anni l’edicola di Sant’Angelo, ha lanciato qualche settimana fa l’ iniziativa chiamata “quotidiano sospeso”. In pratica, la gente che va a comperare un giornale in edicola, ne lascia un altro pagato per i ragazzi sotto i 23 anni o gli studenti. «In tanti hanno aderito è ho già in cassa 150 euro, significa che posso distribuire qualcosa come 120 giornali ai più giovani. Sono una categoria che vedo poco in edicola e che vorrei invece molto più presente». Piccinin fa un bilancio: vende 10-15% in più di giornali locali e tanta enigmistica. I gadget per i bambini, compresi i libretti da colorare, invece non vanno più via.
SERVIZIO Targhetta
«Abbiamo anche il reparto giocattoli, ma i piccoli non riusciamo più a catturarli. Prima quando uscivano da scuola facevano sempre una fermata alla mia edicola. Adesso vivono barricati in casa. Non sono nemmeno parcheggiati dai nonni perché anche loro hanno paura del contagio». Piccinin assicura che i suoi clienti sono particolarmente rispettosi delle norme igienico sanitarie raccomandate dagli ultimi Dpcm. «Entrano, comprano, ed escono subito. Abbiamo perso quel rapporto umano di chiacchiere e confidenze che c’era prima del Coronavirus. Ma non abbiamo perso la solidarietà. C’è chi compera i quotidiani anche per i vicini, e noi cerchiamo di fare un po’ di servizi a domicilio. Forse, in questo periodo così difficile, mi sarei aspettato uno slancio ancora maggiore. Ma la paura ci frena un po’ tutti». Valeria Lipparini
LE IDEE CASTELFRANCO La macelleria Targhetta si reinventa con il coronavirus, dal contatto diretto con il cliente a quello a distanza: «L’80% delle persone ci ordina la spesa via telefono». Il punto vendita, riferimento per gli amanti della carne di tutta la città, è aperto dal 1963 a lato del Duomo di Castelfranco ha sempre puntato molto sul contatto diretto con i clienti che, dietro il banco dove ora c’è Umberto Targhetta, hanno sempre trovato un servizio improntato su gentilezza e attenzione. Qualità che ora passano attraverso il filo diretto con le decine di persone che ogni giorno ordinano i prodotti della macelleria direttamente da casa proprio per evitare di uscire da casa. «Le persone ordinano la spesa e io gliela faccio trovare pronta in negozio oppure, nel caso di anziani o di cittadi-
5a671b7c-df9d-4449-a0d9-dd99927d2c09
ni in difficoltà con gli spostamenti, gliela portiamo noi direttamente a casa – afferma Umberto Targhetta – Tutti quelli che invece preferiscono venire direttamente in negozio a fare la spesa sono persone molto educate, entrano uno alla volta e rispettano le distanze di sicurezza che abbiamo segnato con un nastro colorato a terra. Non stiamo risentendo di problemi economici, anche perché stando in casa c’è la tendenza a preparare maggiormente da mangiare». Le difficoltà maggiori sentite dalla macelleria riguardano la reperibilità delle merci e nel vedere la via principale dentro le mura, Francesco Maria Preti, completamente deserta. «Da cittadino che ama la sua città posso dire che quella che vedo in questi giorni è una Castelfranco irriconoscibile, stiamo vivendo un incubo Noi continuiamo ad offrire un servizio, siamo operativi ma la situazione è drammatica». Lucia Russo
XI
Treviso
Sabato 28 Marzo 2020 www.gazzettino.it
Trucca il camion per guidare più ore: 2mila euro di multa ` Maxi-sanzione
per uno sloveno fermato in tangenziale I CONTROLLI TREVISO Aveva “truccato” il cro-
notachigrafo installato nel proprio camion per poter guidare liberamente ore e ore senza rispettare i limiti. Inoltre il mezzo viaggiava sovraccarico, dotato persino di un dispositivo che alterava i valori delle emissioni inquinanti. Ammonta ad almeno 2mila euro la maxi-sanzione
inflitta da una pattuglia della polizia stradale di Treviso nei confronti di un autotrasportatore sloveno fermato mercoledì in mattinata mentre stava percorrendo al volante di un autoarticolato la Tangenziale di Treviso, in direzione di Ponte di Piave. L’autotrasportatore è finito nella rete dei controlli per controllare vengano rispettate le misure di contenimento del contagio da epidemia del Coronavirus. A tradirlo è stata l’attenta analisi del cronotachigrafo digitale, evidentemente manomesso, installato sul mezzo. Il camion è stato scortato in un’autofficina specializzata per
una verifica più approfondita: gli agenti hanno scoperto che l’autotrasportatore poteva impostare l’attività di riposo nonostante il veicolo fosse in movimento. E’ stata scovata anche l’installazione di una “centralina elettronica” Scr – emulatore impianto AdBlue” (AdBlue è un marchio registrato utilizzato nella riduzione selettiva catalitica Scr per ridurre le emissioni degli ossidi di azoto dai gas di scarico prodotti dai veicoli dotati di motore diesel fino al 90%), che simula i dati inviati alla centralina del sistema SCR modificandone il funzionamento prescritto da regolamenti e norme.
Entrambi i dispositivi sono stati disinstallati e sequestrati. Oltre a queste violazioni, il veicolo commerciale circolava anche con un carico eccessivo. «Per tali alterazioni -ha evidenziato in una nota la polizia stradale- il conducente poteva rimanere alla guida del veicolo pesante senza rispettare i tempi di riposo e le pause necessarie per garantire una guida in condizioni psicofisiche ottimali, continuando a circolare costituendo un grave pericolo per la circolazione stradale, nonché in concorrenza sleale nei confronti degli altri autotrasportatori che circolano nel rispetto della normati-
CONTROLLI Polstrada al lavoro
va». Intanto l’emergenza Coronavirus ha provocato una notevole diminuzione degli incidenti stradali e questa è senza dubbio un aspetto positivo, visto l’andamento dei mesi precedenti all’epidemia. Gli incidenti, nel primo trimestre del 2020, sono stati 163 (214 nel 2019). Le vittime degli incidenti stradali sono scese da 8 a 6, mentre i feriti sono passati da 130 a 106. Gli incidenti con soli danni sono scesi da 76 a 55. Dallo scorso 8 marzo la Polstrada di Treviso ha rilevato ben 13 incidenti stradali dei quali 9 con persone ferite e 4 con soli danni ai mezzi. N.C.
Scuola, i docenti contro il ministro Allungare l’anno scolastico a fine luglio, no della Gilda `«Ci siamo mobilitati con ogni mezzo e spese personali «Insegnanti e studenti ora non stanno perdendo tempo» per attuare la didattica a distanza, coinvolgendo le famiglie» `
Esce di casa per comprare marijuana: denunciato
IL NODO TREVISO Il balletto delle incogni-
te sulla riapertura delle scuole e la protesta degli insegnati trevigiani che ora fanno sentire la loro voce. Con i docenti in bilico tra le rassicurazioni della ministra della pubblica istruzione, Lucia Azzolina, che due giorni fa ha ventilato la possibilità di spingere più in là il termine dell’anno scolastico fino a luglio. E dall’altra le preoccupazioni del governatore Luca Zaia che ieri sul fronte scuola all’ormai giornaliero “Punto stampa” ha invece detto: «Le scuole? Difficile che riaprano quest’anno. La vedo dura con questi numeri mettere a repentaglio la salute dei ragazzi. E creare un popolo di contagiatori». Ritorno a scuola o non ritorno a scuola, questo è il problema.
NEI GUAI TREVISO Neppure il Coronavirus
IL TEMA Intanto intorno alla proposta del ministro di poter far squillare l’ultima campanella a fine luglio e di far iniziare l’anno scolastico fin dal primo settembre è levata di scudi da parte dei sindacati della scuola trevigiana. Con in primis la Gilda di Treviso che sulla questione tuona: «Si tratta di un’uscita fuori luogo – spiega Michela Gallina, referente provinciale del sindacato – Per questo esprimo a nome di tutta la categoria dei docenti la mia indignazione rispetto alla proposta della ministra Azzolina che intende prolungare in avanti la durata dell’anno scolastico fino a fine giugno se non a luglio. Come se al momento docenti e studenti stessero perdendo scuola. Forse la ministra è da tanto che ha perso i contatti con i docenti e non si rende conto di quanto siano impegnati in queste settimane con la didattica a distanza che chiede loro di reinventarsi completamente con un nuovo modo di fare lezione».
LE RISPOSTE Aule chiuse nell’emergenza Coronavirus non significa tempo scuola interrotto. Anzi, si moltiplicano a tamburo battente le ore di lezione online, con audio e video, le videoconferenze per programmare la didattica, la correzione degli elaborati degli studenti e chi più ne ha più ne metta: «Questo li tiene occupati per molte più ore al giorno, con mezzi propri, rischiando sul piano personale per quanto riguarda i problemi di privacy – mette in evidenza Michela Gallina – Tutto questo in un clima di preoccupazione
LEZIONI ONLINE I docenti stanno lavorando per assicurare ai ragazzi e alle loro famiglie un minimo di normalità nell’attività didattica
e incertezza generali. Considero dunque offensivo l’atteggiamento della ministra e non consapevole di quanto si stia facendo». E se fino a ieri in classe era la campanella a scandire l’orario scolastico, oggi che la didattica a distanza entra direttamente in casa degli studenti le ore di lezione non conoscono più campanella. O part time: «Il lavoro a distanza è più lungo – spiega Vincenza Brugnoli, maestra di scuola primaria dell’istituto comprensivo di Villorba – Serve puntare l’attenzione sul rispetto del contratto attraverso un iter corretto con i sindacati. Dedichiamo tante ore al giorno per assolvere il nostro compito di docenti e chiediamo il riconoscimento di quello che stiamo facendo». Intanto mentre la ministra ha firmato il decreto per la distribuzione dei fondi alle scuole, 85 milioni per il potenziamento della didattica a distanza i docenti si sono rimboccati le maniche finora con mezzi propri: «Ci siamo mobilitati con ogni tipo di mezzi e spese personali per attuare la didattica a distanza – dice Mirella Minerva, anche lei docenti di scuola primaria a Treviso – Abbiamo coinvolto e cercato di rassicurare le famiglie per riportare i ragazzi a un minimo di normalità». Alessandra Vendrame
Nidi in famiglia a rischio chiusura «Nessun sostegno dalla Regione» L’ALLARME TREVISO I nidi in famiglia alla fi-
ne della pandemia da Covid 19 potrebbero non esistere più: «Non riceviamo aiuti da Stato e Regione e ora ci vogliono anche togliere le rette delle famiglie. Così siamo destinati a chiudere». Una fine drastica ma inevitabile quella che potrebbe coinvolgere i 220 nidi del Veneto tra cui anche i 60 della provincia di Treviso, se come annunciato dal Codacons i genitori iniziassero a chiedere i rimborsi per le rette pagate da fine febbraio e a non pagare più i mesi successivi fino alla riapertura. «E’ una situazione molto grave quella che riguarda i servizi educativi privati che in Veneto sono circa l’80% e vengono gestiti o da imprese sociali del terzo settore o da lavoratrici autonome – afferma i Greta Giacomazzi, coordinatrice castellana della rete “L’Albero dei Nidi” – Nidi che la Regione aveva creato anche per promuovere l’imprenditoria femminile. Ma è un servizio che
di fatto non ha mai economicamente sostenuto». Le spese e i canoni di gestione delle strutture private dove sorgono i nidi in famiglia sono infatti a carico delle stesse imprenditrici che di tasca loro si occupano di far fronte alle spese sostenute grazie alle rette pagate dai genitori dei bambini da zero a tre anni iscritti ai singoli asili in famiglia, per un massimo di sei. E, sono proprio le stesse famiglie che non vorebbero pagare la retta di una scuola chiusa. «Noi comprendiamo la situazione ma dovrebbe farsene carico la Regione o lo Stato. Le rette servono per sostenere le spese vive sella struttura e per pagare gli stipendi delle imprenditrici,
GRETA GIACOMAZZI: «ALLA STRUTTURA EDUCATIVA NON VENGONO DATI CONTRIBUTI PUBBLICI»
429f5243-d93c-4f8f-9916-1fdaa8b00217
una o al massimo due per struttura – spiega la coordinatrice castellana – Ci sono genitori che faticano a capire la nostra posizione perché sembra impossibile che ad una struttura educativa voluta dalla Regione non vengano dati contributi. Ma è così». Gli aiuti per i nidi famiglia sono stati dati per sostenere le famiglie nella spesa che, mensilmente ammonta ad un minimo di circa 400 euro per mezza giornata e di almeno 100 euro in più per il giorno completo. Alle famiglie che hanno determinati requisiti Isee, l’Inps invia un buono di almeno 1500 euro all’anno, circa 140 euro al mese. «Alla struttura non sono mai stati dati sostegni nonostante la Regione fosse promotrice del progetto – sottolinea Giacomazzi – E ora il Codacons ha dichiarato di aver pronto un documento attraverso il quale le famiglie possono richiedere il rimborso delle rette. Una bomba per tutti i nidi famiglia. Una volta passata l’epidemia, le famiglie si troverebbero a non saper dove mettere i bambini mentre vanno a lavorare». Lucia Russo
e la conseguente quarantena generale ferma lo spaccio di sostanze stupefacenti in centro storico: qualche sporadico pusher si aggira ancora in città, a caccia di possibili clienti da rifornire. È il caso di un nigeriano di 28 anni che giovedì pomeriggio è finito nelle maglie dei controlli che quotidianamente, in queste giornate così delicate, stanno svolgendo i carabinieri di Treviso e i militari addetti al servizio “strade sicure”. Lo straniero, vedendo i militari avvicinarsi, ha cercato di gettare via un involucro e di darsi a gambe. È stato immediatamente richiesto l’intervento dei carabinieri della stazione di Treviso: una pattuglia è giunta sul posto e dopo aver bloccato lo straniero, lo ha identificato. I carabinieri sono riusciti a ritrovare l’involucro, una busta in cellophane che conteneva 11 grammi circa di marijuana. Il 28enne è stato segnalato come assuntore di sostanze stupefacenti alla Prefettura di Treviso e sanzionato per la violazione del decreto legge del Governo per limitare il contagio da Coronavirus. Fino a mercoledì scorso il trovarsi fuori dalla propria abitazione senza necessario motivo comportava una denuncia penale, misura poi trasformata in sanzione amministrativa (da un minimo di 400 ad un massimo di 3mila euro). N.C. © RIPRODUZIONE RISERVATA
L’INTERVENTO in Lungosile Mattei
6
Primo Piano
Sabato 28 Marzo 2020 www.gazzettino.it
L’emergenza economica IL CONFRONTO PADOVA «Ci sono aziende che hanno mandato la richiesta perfino tre o quattro volte per paura di sbagliare. Le stiamo ordinando tutte in ordine alfabetico, siamo sommersi dalle carte». Renato Franceschelli sorride, ma il prefetto di Padova sa bene che assieme ai suoi collaboratori nei prossimi giorni sarà chiamato ad un enorme lavoro burocratico. Le imprese con un “codice Ateco” che non compare nel decreto hanno infatti tempo fino ad oggi per chiedere formalmente di proseguire la propria attività. Sulla scrivania di Franceschelli sono già arrivate 2.200 domande, ma in tutto il Veneto se ne contano oltre undicimila. Comanda la provincia di Vicenza con 2.700 richieste di deroga, seguono Padova e poi Venezia (2.100), Verona (oltre 2.000), Treviso (1.700) e Rovigo (100). Il calcolo è della Cgil regionale e ieri sera dal dato complessivo mancava ancora quello di Belluno: si parla, in ogni caso, di alcune altre centinaia di domande. La situazione è calda e contrappone in molte situazioni sindacati e imprenditori. Da un lato chi vorrebbe stringere le maglie il più possibile e stoppare le attività «pensando prima di tutto alla salute», dall’altro chi spinge per andare avanti ipotizzando altrimenti scenari catastrofici dal punto di vista economico.
Le imprese: fateci riaprire 11mila richieste di deroga I prefetti travolti dalle domande delle aziende `Corsa contro il tempo per esaminare i documenti, costrette a chiudere ma che fanno parte di filiere varrà il silenzio-assenso: da lunedì via al controlli `
La protesta della Carraro «Senza trattori non moriremo di Covid ma di fame» «Il trattore non lo trovi al supermercato, ma se trovi cibo è anche grazie al trattore. Non moriremo tutti di Covid ma di fame». Lo scrive Liliana Carraro, responsabile delle relazioni esterne della Antonio Carraro di Campodarsego (Padova), colosso nella fabbricazione di trattori. Il decreto prevede che lavori solo il settore dei ricambi, dando lo stop alle produzioni. Sono impiegati meno di 30 lavoratori su 490. «Ci adeguiamo ma gli effetti li vedremo tra tre mesi – dice la Carraro, appena guarita dal virus -. Bastava farci lavorare a ranghi ridotti, non fermarci del tutto».
VIDEOCONFERENZA Proprio il prefetto di Padova ieri si è confrontato in videoconferenza con i segretari provinciali di Cgil, Cisl e Uil garantendo il massimo impegno negli accertamenti. Alle verifiche contribuiranno camera di commercio, guardia di finanza e vigili del fuoco. «Le imprese che presentano le autocertificazioni chiarisce Renato Franceschelli – devono dimostrare di fare parte di una filiera autorizzata dal decreto. Faccio un esempio banale ma esplicativo. Se produco latte non devo fare alcuna richiesta perché il mio codice Ateco già prevede che la mia attività sia garantita, se invece produco le confezioni per il latte non so-
LA CGIL VENETA: «SE ANCHE IN FABBRICA CI FOSSE LA MASSIMA SICUREZZA CI SONO RISCHI SUI MEZZI DI TRASPORTO»
no esplicitamente chiamato in causa dal decreto ma posso comunque dimostrare di svolgere un’attività essenziale». Le verifiche scatteranno lunedì e la prefettura potrà rispondere con un diniego alle imprese considerate non essenziali, mentre per tutte le altre varrà la norma del silenzio-assenso. Senza alcuna risposta negativa, dunque, potranno tenere regolarmente aperte. «Cercheremo di fare il prima possibile. Sappiamo che poi i nostri provvedimenti saranno ricorribili al Tar e in questo Paese i ricorsi ci sono sempre – sospira Franceschelli -, speriamo solo di non essere sommersi un’altra volta di carte».
A marzo -56%
Traffico più che dimezzato sulla Brescia-Padova VENEZIA Ha subito un calo del 56%, nel periodo dal primo al 24 marzo, il transito di veicoli lungo le autostrade A4 BresciaPadova e A31 Valdastico, gestite da A4 Holding, società del Gruppo Abertis. I dati riferisce la società evidenziano un calo in termini assoluti da una media di 63 mila a circa 28 mila veicoli al giorno. Il trend negativo, evidentemente condizionato dalle misure di contenimento e
gestione dell’emergenza epidemiologica da Covid-19, ha peggiorato ulteriormente la tendenza dell’ultima settimana di febbraio, che già aveva fatto segnare una diminuzione dell’utenza del 25% in entrambe le tratte. Sono soprattutto i veicoli leggeri ad aver subito un ridimensionamento, arrivando a marzo a totalizzare una flessione media del 66% dei transiti, mentre i
veicoli pesanti sono in calo dell’11%, legati alle necessità della movimentazione delle merci. Il 23 e 24 marzo scorsi, con l’entrata in vigore del nuovo Dpcm del 22 marzo, i transiti segnano un drastico calo del 73% e gli spostamenti nell’ultimo weekend (21-22 marzo), compresi quindi quelli verso le zone a vocazione turistica, sono arrivati a totalizzare un crollo medio del 93%.
Mentre migliaia di piccoli, medi e grandi imprenditori compilano le richieste da spedire alle prefetture, sull’altra sponda i sindacati alzano la voce chiedendo totale rigidità. Una posizione molto dura è quella assunta ieri pomeriggio da Christian Ferrari, segretario generale della Cgil Veneto: «Alcune associazioni datoriali sembrano non comprendere la gravità dell’emergenza sanitaria e i rischi che corrono i lavoratori che ogni giorno sono costretti a uscire di casa per garantire la continuità delle attività essenziali per la tenuta del nostro Paese e se la prendono con i sindacati per aver ottenuto il fermo produttivo per il resto delle aziende. Manca consapevolezza che salvaguardare la salute dei lavoratori vuol dire proteggere anche le loro famiglie e la salute pubblica. Un apporto decisivo al contenimento del contagio che si può ottenere solo riducendo al minimo lo spostamento delle persone». Il segretario regionale della Cgil non ne fa solo una questione di assembramento nei posti di lavoro, ma anche di possibili contagi lungo il percorso dalla casa alla fabbrica: «Ammesso che siano garantite condizioni di sicurezza totale nei posti di lavoro – prosegue - bisogna infatti considerare che i lavoratori non vanno in fabbrica con il teletrasporto, ma con mezzi pubblici e privati. E questo aumenta automaticamente il rischio di esposizione. Può apparire paradossale vedere un sindacato che lotta per chiudere le fabbriche, ma in queste drammatiche condizioni è l’unica soluzione. Bisogna pensare meno al proprio portafoglio e più alla salute pubblica». A metà della prossima settimana si capirà quanti saranno i via libera e quanti i dinieghi. Gabriele Pipia © RIPRODUZIONE RISERVATA
Stop ai cantieri del Mose, si dimette un commissario tato la spugna “per motivi personali” e la “casella” era rimasta vuota per quasi tre anni: Magistro aveva spedito all’Anac dei rapporti per denunciare “stranezze contabili” scoperte nel corso del suo mandato, che avevano portato anche al commissariamento di Comar spa, una delle ditte principali del Consorzio.
IL CASO VENEZIA Il vice avvocato generale dello Stato Vincenzo Nunziata, novarese di 62 anni, uno dei tre amministratori straordinari del Consorzio Venezia Nuova, si è dimesso. Lo ha comunicato il Prefetto di Roma, Gerarda Pantalone, in una lettera al Governo, all’Anac, al Provveditorato alle Opere pubbliche per il Triveneto e alle autorità veneziane. Nominato il 18 novembre dell’anno scorso, a pochi giorni dall’Aqua granda che ha devastato Venezia in tandem con la nomina del supercommissario al Mose Elisabetta Spitz, l’avvocato è rimasto in sella soltanto per pochi mesi a fianco degli altri due commissari Francesco Ossola e Giuseppe Fiengo. La terna originale nominata dall’Anac nel 2014 era rimasta “zoppa” nel 2017, con le dimissioni del colonnello della Finanza Luigi Magistro, che aveva get-
VICENDA FOTOCOPIA
DIMISSIONARIO L’avvocato Nunziata
VINCENZO NUNZIATA LASCIA L’INCARICO PER “MOTIVI PERSONALI”: MA ANCHE SUL CONTINUARE I LAVORI ERA IN DISACCORDO
Anche Nunziata parla di “motivi personali” alla base della propria decisione, non fa alcun cenno ai dissapori interni, che pure ci sono stati con gli altri commissari, visto che aveva già annunciato di voler rimettere l’incarico poco più di un mese fa. E la sua vicenda sembra la fotocopia di quella del suo predecessore Magistro: in febbraio, Nunziata aveva accompagnato la lettera di dimissioni, che era stata momentaneamente congelata, con la richiesta al Prefetto di Roma di indagare sulla gestio-
ne del Consorzio precedente al suo arrivo. Pantalone aveva così nominato una commissione d’inchiesta per chiarire gli aspetti “problematici della gestione” sollevati da Nunziata e riguardanti la realizzazione del Mose. La commissione è composta da cinque persone: il prefetto Lucia Volpe, Angela Lorella di Gioia e Federico Dini per l’Autorità Nazionale Anticorruzione, Giovanni Logoteto per la Ragioneria dello Stato e Maria Grazia Di Cesare per il ministero delle Infrastrutture e avrà due mesi di tempo, prorogabili di altri due, per compiere la verifica. Anche tre anni fa ci fu un precedente simile, con un gruppo di superanalisti incaricati di valutare le scelte economiche compiute, che non portò ad alcun risultato. La notizia delle dimissioni era trapelata giovedì sera, da parte dello stesso Nunziata, proprio al termine di una giornata particolarmente convulsa, in cui era piovuto il decreto del
536ab3d3-0e49-453a-acce-d3052288f308
ministero dello sviluppo economico che disciplina l’ulteriore stretta al blocco delle attività, comprese quelle con codice relativo alle opere di ingegneria idraulica come è il caso del Consorzio Venezia Nuova.
LA DIVISIONE E tra i tre commissari ognuno l’avrebbe pensata in modo diverso: per Nunziata era il caso di fermarsi, per Ossola di proseguire, per Fiengo di chiedere l’autorizzazione a procedere alla Prefettura. Scelta che è poi prevalsa sulle altre: ieri mattina è stata trasmessa la nota alla Prefettura
L’INTENZIONE DELLA PREFETTURA È DI PROSEGUIRE A PATTO CHE SIANO GARANTITE LE CONDIZIONI DI SICUREZZA
di Venezia, l’intenzione della Prefettura è quella di concedere l’autorizzazione a patto che siano garantite le condizioni di sicurezza e in ogni caso per questa mattina aziende che hanno chiesto la deroga ai codici del decreto: i lavori del ponte Morandi, altra opera giudicata strategica per lo Stato, si sono intanto bloccati ieri a causa della scoperta di un caso di contagio di coronavirus tra gli operai. Il provveditore alle Opere Pubbliche Cinzia Zincone, ha accolto la notizia delle dimissioni riflettendo sul fatto che «potrebbero essere un passo decisivo verso una rivisitazione della concessione». Il deputato veneziano pd Nicola Pellicani, invece, che dal suo insediamento in Parlamento chiede di far luce sul blocco dei cantieri del Mose, sollecita un intervento del Ministro delle Infrastrutture per «fare chiarezza sui ruoli e per accorciare la filiera di comando». Raffaella Vittadello © RIPRODUZIONE RISERVATA
4
Primo Piano
Sabato 28 Marzo 2020 www.gazzettino.it
L’emergenza a Nordest L’ALLARME VENEZIA «Un giorno questa epidemia la ricorderemo come il virus dei nonni». Con oltre 300 ospiti positivi al coronavirus e un bollettino di deceduti che sfiora quota cinquanta, mentre da Verona arriva la conferma di sette morti in una sola notte, senza contare i due di Padova tra Merlara e Monselice, il governatore del Veneto Luca Zaia riconosce la gravità della situazione nelle case di riposo. Sono complessivamente 360 strutture assistenziali che ospitano circa 30mila persone, nonni e nonne che da giorni non vedono più i propri cari, isolati in camera per evitare di diffondere il contagio. E che, nonostante tutte le precauzioni, continuano ad ammalarsi. E a morire. L’emergenza è dettata dal fatto che, con i vecchietti, vengono contagiati anche gli infermieri e gli oss, gli operatori socioassistenziali, tanto che la Regione sta mettendo a punto un piano per sostituire il personale finito “quarantenato” attingendo ai dipendenti delle strutture semiresidenziali attualmente chiuse. E poi c’è il problema dei dispositivi di sicurezza: mancano le mascherine, non è garantito il cambio. «Per le case di riposo - ha detto Zaia - inviamo i dispositivi alle Ulss, so che gli operatori sono in difficoltà, riescono a cambiare una mascherina al giorno, quando bisognerebbe farlo ogni quattro ore. Abbiano 13 milioni e mezzo di materiali in arrivo a giorni, stiamo rivedendo le quote di invio e siamo preoccupati per le case di riposo. Nel giro di qualche giorno 100 mila test rapidi saranno per il personale. Quello delle case di riposo è un punto nevralgico e delicatissimo, perché il virus trova un substrato favorevole al virus». La proposta del sindacato è di fare con le case di riposo quello che è stato fatto con gli ospedali. E cioè individuare delle strutture dove concentrare i malati. Dice Ivan Bernini, Cgil: «Non è semplice. Ma l’alternativa è la diffusione
BOLLO AUTO ANCHE IL VENETO STA VALUTANDO DI RINVIARE I RINNOVI IN SCADENZA AD APRILE
IL CASO VERONA Sta diventando insostenibile la situazione della Casa di riposo “Maria Gasparini” di Villa Bartolomea, a sud di Verona, dove solo nella notte di ieri si sono dovuti contare altri 7 decessi, che portano così a 15 il numero degli ospiti morti uccisi dal virus. «È una tragedia, ho chiesto al prefetto di inviarci degli operatori della Croce Rossa o della Croce Verde, o in ultima ipotesi l’esercito, perché abbiamo anche 12 operatori su 40 risultati positivi al virus e quindi in quarantena - dice subito il sindaco Andrea Tuzza -. E ora l’emergenza è assistere gli ospiti rimasti nell’ospizio, dove sta diventando un problema anche solo organizzare la distribuzione dei pasti». Un disastro che in queste ore nel Veronese ha visto coinvolte anche altre case di riposo, come quella di Sommacampagna dove sabato si è registrato il decesso di un ospite, ed un secondo è stato ricoverato. Ma soprattutto, è da allora che sindaco e dirigenza dell’ospizio attendono di sapere il risultato dei tamponi effettuati sugli operatori. «Nel frattempo sottolinea il sindaco di Somma-
Zaia: «Lo ricorderemo come il virus dei nonni» Altri nove ospiti delle case di riposo morti in 24 ore `In 564 tra medici e infermieri assunti negli ospedali Contagiati anche i dipendenti: mancano mascherine Deroghe: disabili a passeggio oltre i 200 metri da casa `
MEDICI Aumentano le assunzioni di personale sanitario in Veneto per far fronte all’emergenza Covid-19
del virus, la saturazione degli ospedali, il contagio diffuso e l’assenza, a questo punto, di personale».
PRIVACY Il governatore Zaia è tornato ad attaccare l’Europa («Scandalosa latitanza»), ma anche rinnovato la richiesta di ridurre la privacy «per vedere gli spostamenti di una persona positiva e avere la certezza che non si muova da casa». Ad esempio: i droni per misurare dall’alto la temperatura. E ha invitato i veneti a non eccedere con gli acquisti online: «Ho ricevuto un appello dai corrieri, evitate di comprare cazzate, la cover del telefonino la prenderete un’altra volta, è un inutile rischio per tutti, il corriere è come un’ape impollinatrice».
PERSONALE Sono 564 i nuovi medici e infermieri assunti per fronteggiare l’emergenza coronavirus già operativi, il cui numero salirà di giorno in giorno man mano che si definiscono le pratiche d’ingaggio. Lo ha detto l’assessore regionale alla Sanità, Manuela Lanzarin. Negli ospedali veneti sono ricoverati a oggi 8.860 pazienti “no covid”, dei quali 160 in terapia intensiva. A questi si aggiungono 1.874 ricoverati colpiti dal coronavirus, con 338 in terapia intensiva. Lo spaccato delle 564 figure professionali neo assunte - come mostra la tabella nella pagina accanto indica 123 medici, 239 infermieri e 156 operatori sociosanitari.
DEROGHE Con una circolare della Direzione Prevenzione della Regione Veneto inviata a sindaci e prefetti sono state disposte alcune deroghe
Il ministro dell’istruzione
«Prima la salute», la scuola non riaprirà dopo il 3 aprile A scuola non si tornerà i primi giorni di aprile: la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina lo ha annunciato ieri intervenendo sulla Rai. «Sicuramente ci sarà una proroga: si andrà oltre la data del 3 aprile, l’obiettivo è garantire che gli studenti ritornino a scuola quando sarà stra-certo e stra-sicuro che possono tornare: la salute è prioritaria». E smentendo voci che si rincorrevano da giorni, ha ribadito quello che lei stessa aveva già detto: non
ci saranno prolungamenti dell’anno scolastico. «Notizie sulla didattica a luglio o ad agosto non hanno alcun fondamento, significherebbe dire che il personale della scuola non sta lavorando e non è così. Se la didattica a distanza funziona, come sta funzionando, non c’è alcun motivo per andare a luglio o agosto: le strutture scolastiche non sono idonee, tra l’altro. Se ci sarà necessità lo si farà in un secondo momento. Scenari che vanno troppo oltre sono
irresponsabili, bisogna guardare quelli del momento e poi assumere le decisioni». Lo stesso governatore Luca Zaia si arrende di fronte all’evidenza, e ammette: «Forse le scuole non riapriranno». Su come finirà l’anno scolastico e sugli esami di maturità ci sono più dubbi che certezze. Ma, ha assicurato il ministro, nel giro di pochi giorni «daremo tutte le altre informazioni in merito agli esami di Stato e di terza media».
La via crucis negli ospizi del Veronese: a Villa Bartolomea 7 morti in una notte Bartolomea che l’emergenza è precipitata, tanto che mercoledì, su richiesta sempre del sindaco Tuzza, sono dovuti intervenire i vigili del fuoco, con una squadra speciale attrezzata per la lotta biologica, che ha sanificato gli interni della casa di riposo ed aiutato il personale nella riorganizzazione degli spazi, dividendo gli ospiti che sono risultati positivi dai negativi al tampone per il virus. All’interno del ricovero, infatti, vi sono ancora 35 anziani contagiati. «Ma potrebbero anche essere di più perché il tampone era stato fatto giovedì scorso riprende il sindaco -. È un disastro, abbiamo anche dovuto mettere tutte le bare in una stanza
campagna, Fabrizio Bertolaso abbiamo messo in quarantena prudenziale una decina di operatori che erano venuti in contatto con i due casi accertati di Coronavirus». Per non parlare della situazione di Lazise, dopo con tre sorelle decedute nei giorni scorsi, risultano infettate 50 suore su 60 ed alcuni operatori della struttura delle Piccole Suore della Sacra Famiglia. O il caso del medico dell’Istituto assistenza anziani di Verona colpito da Coronavirus e ricoverato in gravi condizioni all’ospedale di Borgo Roma.
LA CRISI Ma è alla casa di riposo di Villa
IN TUTTO 15 DECESSI IN QUARANTENA PURE 12 OPERATORI SU 40 APPELLO DEL SINDACO: «VENGANO ESERCITO E CROCE ROSSA»
VILLA BARTOLOMEA Vigili del fuoco in casa di riposo per la sanificazione
6dee154e-09a0-4efb-afe1-dbe8d95b2078
VITTIME ANCHE NELLA STRUTTURA DI SOMMACAMPAGNA LAZISE PIANGE 3 SUORE INFETTATE 50 CONSORELLE SU 60
in merito ai 200 metri di passeggiata attorno a casa. Riguardano le persone con gravi disabilità intellettive, disturbi dello spettro autistico e patologie psichiatriche. L’accompagnatore dovrà portare con sé apposita autocertificazione, corredata dal certificato medico.
BOLLO AUTO Il Veneto «sta pensando» a una proroga per il pagamento del bollo auto. «Ma a differenza di altre Regioni - ha detto Zaia - noi non abbiamo l’addizionale Irpef. Stiamo valutando». La Regione sta anche valutando di avviare l’infusione dell’idroclorochina a domicilio per i malati di coronavirus. Alda Vanzan © RIPRODUZIONE RISERVATA
del cimitero perché non c’erano altri spazi». Dei deceduti, 11 sono del paese ed il più anziano aveva 100 anni. «Ho chiamato personalmente tutte le famiglie ed è uno strazio, non solo per la perdita di un caro ma anche perché, senza la possibilità di tenere i funerali, di dare loro un ultimo saluto, questo distacco diventa tremendo», sottolinea il sindaco che, da giovedì scorso quando c’è stato il primo caso di positività, si trova praticamente in trincea. Ieri, era alla ricerca di operatori, e di mascherine. «Ho chiesto al prefetto di inviarci degli operatori della Croce Rossa, o di altre realtà come la Croce Verde o Legnago Soccorso, e, se impossibile, l’esercito. Stiamo anche pensando di utilizzare dei volontari, infermieri del paese o persone che abbiano sostenuto almeno un corso di primo soccorso, per affiancarli agli operatori professionali della casa di riposo. Ma ci scontriamo con l’altro grande problema: non abbiamo mascherine neanche per il personale attuale. E parlo di mascherine vere, e non quella specie di carta igienica tagliata in qualche modo arrivata dalla Regione». Massimo Rossignati © RIPRODUZIONE RISERVATA
8
PRIMO PIANO
SABATO 28 MARZO 2020 LA NUOVA
L’allarme globale: la situazione nel Veneziano
Piano d’azione a tappeto nelle case di riposo con test sul personale Tre casi nelle Ipab di Mira, al Fatebenefratelli di Venezia e alla Nazareth di Zelarino Per oggi i tamponi saranno estesi a tutte le case per anziani del Veneto Orientale Mitia Chiarin / VENEZIA
Nelle case di riposo veneziane, altamente a rischio contagio per la presenza di anziani fragili, risultano al momento 13 casi di anziani positivi (fonte, Regione Veneto). Tre casi nelle Ipab di cui si è avuto notizia ieri: un caso alla Zara di Mira, uno alla Rsa del Fatebenefratelli di Venezia e uno al Nazareth di Zelarino. Si aggiungono 8 casi di positività alla residenza Francescon di Portogruaro. Non è ancora noto il numero di positivi tra il personale sanitario. I sindacati contano di avere oggi i dati certi. Ma l’attenzione è al massimo, in questa emergenza sanitaria senza fine. Il Covid-19 «verrà ricordato come il virus delle case di riposo, perché colpisce le persone più deboli», ha ammesso ieri il presidente del Veneto, Luca Zaia. «Per le case di riposo inviamo i dispositivi alle Ulss, so che gli operatori sono in difficoltà, riescono a cambiare una mascherina al giorno, quando bisognerebbe farlo ogni quattro ore. Abbiano 13,5 milioni di materiali in arrivo a giorni, stiamo rivedendo le quote di invio e siamo preoccupati per le case di riposo. Nel giro di qualche giorno 100 mila test rapidi ci saranno per il personale; è un punto nevralgico e delicatissimo, perché il virus trova un substrato favorevole al virus». Dal Pd si leva l’allarme e il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro precisa: «Le case di riposo sono a carico dei Comuni ma il Governo non ha previsto nulla neppure la dotazio-
ne delle mascherine per gli operatori che noi stiamo recuperando con il fai da te». La preoccupazione viaggia con una velocità altissima: si lamentano gli operatori delle strutture che non si sentono, giustamente, poco tutelati. Aver vietato le visite dei parenti è un palliativo. Nei giorni scorsi era arrivata la segnalazione di un possibile altro caso alle Zitelle, struttura gestita dalla Ipav, la istituzione che raggruppe le case di riposo dell’Ire e l’Antica scuola dei Battuti. «Si trattava di un caso sospetto, una anziana signora
Il sindaco Brugnaro «Da Roma nemmeno le mascherine per gli operatori» con scompenso cardiaco, ma posso assicurare che è negativo e non risultano tra i nostri 837 pazienti casi di positivi. Tutto quello che si può fare lo stiamo facendo», precisa il presidente Luigi Polesel. «Abbiamo previsto stanze di isolamento e di emergenza e quattro infermieri, due a Venezia e due a Mestre stanno facendo il corso per fare i tamponi. Ma il problema è reperirli dai gestori. Alla azienda sanitaria 4 del Veneto Orientale, ieri la decisione è stata presa: dopo gli esami eseguiti su ospiti e personale della Residenza per Anziani Francescon, di Portogruaro, con 8 casi di positività, ieri ed oggi è previsto lo «svolgimento di nuovi tampo-
ni presso la Casa di riposo Ida Zuzzi a San Michele al Tagliamento poi i tamponi verranno estesi a tutte le 13 residenze per anziani ed alle strutture per disabili del Veneto orientale», dice il direttore dei servizi socio sanitari dell'Ulss 4, Mauro Filippi. Operatori ogni giorno in una diversa struttura per eseguire i tamponi a tutti, ospiti e personale, e inviarli per la refertazione all’unità di microbiologia di Mestre. Da oggi inizierà la distribuzione di 13 mila mascherine chirurgiche e di indumenti di protezione individuale. «Proprio per prevenire altri contagi abbiamo messo in atto un'azione preventiva a tappeto che prevede l’esecuzione dei tamponi e la fornitura di dispositivi di protezione individuale. Abbiamo rapporti costanti con tutte le strutture per gestire questa delicata fase, inoltre ogni giorno abbiamo operatori che si recano nelle residenze per anziani, e nelle strutture per disabili, allo scopo di verificare le corrette procedure, il rispetto dei protocolli e supportare il personale al corretto utilizzo dei dispositivi di protezione». Polemiche anche nella sanità privata.Al San Camillo degli Alberoni Cgil, Cisl e Rus si sono rivolti all’Ispettorato del Lavoro e allo Spisal parlando di mancanza di sicurezza. Ieri la Uil ha invitato tutti alla serietà: «Con tale aggressione Cgil e Cisl evitano di affrontare il vero problema: la difficoltà di reperire il personale infermieristico e gli Oss». — © RIPRODUZIONE RISERVATA
La denuncia di un medico che accompagnava la moglie in sedie a rotelle in ospedale. «Il tassista ci ha detto che poteva portare solo una persona»
All’Angelo per fare le terapie marito e moglie separati in taxi LA STORIA
L
ui è un medico stimato, da pochi mesi in pensione anche per curare la moglie gravemente malata. Mai avrebbe pensato di trovarsi in questa situazione incredibile dopo aver passato una vita inte-
ra d assistere malati e pazienti. Una storia che comincia qualche mese fa, ben prima dell’emergenza Coronavirus. La signora ha bisogno di terapie oncologiche con cadenza piuttosto frequente. Primo stop. L’ospedale civile di Venezia non le fa, tocca spostarsi a Mestre, all’Ospedale
dell’Angelo. E l’Asl non garantisce i mezzi per lo spostamento della paziente, che nel frattempo ha qualche difficoltà a camminare. Dunque, vaporetto e poi taxi per raggiungere il grande ospedale di terraferma. Disagi e costi elevati, soprattutto nella stagione invernale. L’altro giorno la beffa. «Sia-
numeri e parole
8 sono i casi di positività tra i pazienti della struttura per anziani Francescon di Portogruaro
13 sono i casi di ospiti positivi al Covid-19 nelle case di riposo della Ulss 3 Serenissima. Di ieri la notizia di tre casi nelle Ipab: uno a Mira, uno a Zelarino e uno a Venezia
Tamponi Li ha previsti per ospiti e personale delle case di riposo del Veneto Orientale la azienda sanitaria 4. Tredici le strutture
17 mila è la fornitura settimanale di mascherine chirurgiche che arriva dalla Regione Veneto destinata alle Ipab, strutture per anziani. Secondo i sindacati sono già in distribuzione.
Villa Salus Nell’ospedale della sanità privata del Terraglio diventato ospedale Covid-19 a ieri risultavano ricoverate 22 persone
837 è il numero totale di ospiti delle strutture dell’Ipav, la nuova grande istituzione che gestisce le case di riposo di Venezia e Mestre (Antica scuola dei Battuti, Contarini, Zitelle, San Giobbe). Qui, nonostante varie voci, non risultano esserci casi di anziani positivi al Coronavirus.
81 anni L’età media dei pazienti attualmente ricoverati in Veneto è di 68 anni. L’età media dei pazienti deceduti è di 81 anni. Il 35,% aveva più di 85 anni.
mo arrivati in piazzale Roma e abbiamo cercato un taxi», racconta il professionista, «è arrivato uno che per fortuna era in servizio. Ma subito ci ha gelato: MI spiace signori, per l’ultimo decreto del governo posso portare solo una persona alla volta». «Una cosa incredibile», commenta amareggiato il medico, «ho provato a spiegare che la regola esiste sì, ma per i clienti. Noi siamo marito e moglie, oltretutto lei è immobilizzata in carrozzina». Non c’è stato nulla da fare. Per raggiungere l’Ospedale dell’Angelo sono stati necessari due taxi. Uno davanti con l’ammalata, uno dietro con il marito. Non finisce qui. «Perché almeno all’andata siamo andati insieme, in una specie di
protezione civile in azione
Tredicimila mascherine in edicole e farmacie VENEZIA
La Protezione a Civile ieri ha consegnato quasi tredicimila mascherine, finite nel giro di pochissimo. Ogni giorno verranno consegnate, a seconda di quante ne arrivano la sera prima dalla Regione. Oggi sarà la volta dei negozi di vicinato. Ieri
convoglio», continua il medico, «al ritorno è andata ancora peggio». Finite le terapie la coppia cerca nuovamente un taxi per tornare in piazzale Roma. Ne arriva solo uno. Uguale la risposta: «Mi spiace, un passeggero soltanto». Così la signora sale e va verso piazzale Roma. Lui la raggiunge dopo qualche minuto, a bordo di un altro taxi. Totale per andata e ritorno dall’ospedale, 100 euro. «Ma quel che è più importante», continua, «è il fatto che ho dovuto lasciare mia moglie in carrozzella da aspettarmi. Alla fine siamo arrivati a casa. Ma è stata una giornata da incubo. E la settimana prossima si ricomincia. Mi chiedo come sia possibile trattare la gente in questo modo»..
invece ne sono state consegnate cinquemila nelle edicole di Mestre (circa 50 per edicola) e di Venezia, tremila nelle farmacie di Ames e altre cinquemila tra Lido e Pellestrina. Il lavoro della Protezione Civile è iniziato il 23 con la consegna alle edicole, per poi procedere alla parroc-
Il professionista ha annunciato una segnalazione all’Asl. Perché non è possibile che un paziente veneziano affetto da malattia grave sia costretto a fare un viaggio simile per sottoporsi alle terapie oncologiche. E poi al Comune e all’associazione dei taxisti di terraferma. «Possibile», dice, « che non ci fosse un modo per far salire sulla stessa auto marito e moglie invece di costringerli a fare il viaggio separati?». Una storia che ha dell’incredibile. «Soprattutto», dice il dottore, «perché nessuno ci ha voluto ascoltare. I tassisti sono stati irremovibili Un viaggio, un solo passeggero. Anche se avevano ben visto che mia moglie era in sedia a rotelle». — Copia di promopress
REGIONE
SABATO 28 MARZO 2020 IL MATTINO
29
delibera regionale
formazione post-diploma
Trenta posti nel Rodigino per malati psichici indagati
Gli Its Academy veneti dominano la classifica del ministero-Indire
Istituita a Ficarolo una struttura per autori di reato con problemi mentali che debbano essere tenuti sotto custodia ma nel contempo anche curati e non sempre sono luoghi adatti, così come non sono formule ideali i regimi di arresti domiciliari o di libertà vigilata. Dal gennaio 2016 sono 82 i pazienti internati in Rems, di cui 48 dimessi e 3 re-introdotti in queste strutture. Da gennaio 2018 la carenza di posti letto Rems è diventata stabile, con almeno 7-10 pazienti costantemente in lista d’attesa. L’età media degli internati è di 42 anni per i maschi e di 50 per le femmine.
Nicola Cesaro / ROVIGO
Una struttura sanitaria sperimentale residenziale per i pazienti psichiatrici autori di reato: 30 posti letto, necessari a soddisfare una carenza che la Regione Veneto registra ormai da anni. Ad attivare il plesso è stata la giunta regionale che, su proposta dell’assessore Manuela Lanzarin, ha firmato nei giorni scorsi la delibera che autorizza il via alla sperimentazione.
LA NUOVA REMS LE REMS PER GLI PSICHIATRICI
Rems è l’acronimo che sta per Residenza per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza. Si tratta di particolari strutture sanitarie nate per rispondere a due esigenze: il sovraffollamento delle carceri (e il contrasto alla tensione detentiva) e il definitivo superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari, che di fatto hanno cessato di esistere il 31 marzo 2015. Nelle Rems possono essere ricoverati soltanto pazienti autori di reato affetti da gravi disturbi mentali, come quelli dello spettro psicotico, i depressi maggiori o i disturbi gravi della personalità, e che manifestano un effettivo bisogno di cure psichiatriche a elevata intensità. LE REMS IN VENETO
La prima Rems in Veneto è stata attivata il 20 gennaio 2016: 16 posti letto nell’ala est del Centro Sanitario Polifunzionale “Stellini” di Nogara (Verona). In pochi mesi sono stati attivati ulteriori 20 posti letto, saliti a 40 già alla fine di quell’anno. Altri 18 posti sono quelli della struttura dell’Associazio-
Il complesso degli Istituti Polesani di Ficarolo, nel Rodigino
ne Don Girelli a Ronco all’Adige, sempre nel Veronese, che però rappresenta una realtà intermedia con ospiti che presentano un basso grado di problematicità. Va inoltre considerato che i pazienti psichiatrici autori di reato con riconosciuta
mentale. Il costo della permanenza e terapia nelle Rems è di 290 euro al giorno, spesa che trova copertura dal Fondo statale per la realizzazione del programma assistenziale per il completamento del processo di superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari.
Nel territorio regionale sono già attive solo due “Rems” entrambe nel Veronese
SERVONO STRUTTURE
pericolosità sociale, e misura di sicurezza non detentiva, possono essere inseriti anche nelle strutture residenziali del territorio della Regione Veneto, che comunque fanno riferimento all’area della salute
Nel 2018 è stato attivato un tavolo tecnico regionale per gestire la questione di questi particolari detenuti. Proprio durante le riunioni di questo organismo, alcuni rappresentanti della magistratura, in particolare i magistrati di sorveglianza e il Gip presente, hanno evidenziato la carenza di programmazione dei posti letto in Rems: le richieste sono troppe e le carceri non bastano
La creazione di una nuova Rems è stata individuata come la soluzione ideale. Questa struttura avrà sede agli Istituti Polesani di Ficarolo, nel Rodigino, e sarà al centro di una sperimentazione di tre anni, grazie a cui si definiranno e ai affineranno gli standard assistenziali e di personale. Il nucleo sperimentale avrà 30 posti letto. In quest’ottica, da un anno è stato autorizzato anche l’avvio di attività formative nelle strutture assistenziali di Ficarolo attraverso il corso di laurea triennale in Tecniche della riabilitazione psichiatrica dell’Università degli Studi di Padova. Vista l’innovatività della Rems di Ficarolo e le analoghe criticità riscontrabili nella realtà nazionale, la Regione ipotizza una valenza extra-regionale di questa struttura, con oneri a carico delle Regioni di afferenza dell’utente. Nella delibera pubblicata pochi giorni fa nel Bur regionale, la giunta approva infine l’attivazione di altri 16 posti letto nella Rems veronese di Nogara. — © RIPRODUZIONE RISERVATA
VENEZIA
Gli Its Academy del Veneto sono sul podio anche quest’anno: nel monitoraggio annuale nazionale di Indire-Miur dei 96 corsi definiti di «eccellenza», che accedono quindi ai fondi premiali del ministero, ben 17 sono veneti. In pratica uno su 5 tra i corsi di eccellenza è veneto. Le Fondazioni Its-Academy del Veneto occupano la prima posizione in ben 4 delle 6 aree tecnologiche previste. Nelle valutazioni di Indire in Veneto i migliori istituti tecnici superiori per settore sono l’Its-Academy del Turismo, che ha sede a Jesolo, l’Its-Academy Red per la bioedilizia, con sede a Padova, (che ha ottenuto anche un secondo posto nell’ambito dell’area tecnologica «efficienza energetica» con un percorso rivolto alla gestione e verifica di im-
pianti energetici energy manager), l’Its-Academy Cosmo di Padova, per il comparto moda-calzatura, e l’Its-Academy Last, istituto tecnico superiore per la logistica e la mobilità sostenibile con sede al Quadrante Europa a Verona. Quest’ultimo, con il corso per «tecnico superiore dei trasporti e dell’intermodalità», si è classificato al terzo posto assoluto nella classifica nazionale dei 187 percorsi Its. Tra le Regioni che hanno attivato più corsi Its (Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Toscana), il Veneto è quella che registra il maggior punteggio premiale (74,7 punti) su 27 corsi e che registra la percentuale di occupati più alta a fine corso: 83 su 100, più dell’Emilia Romagna (79,5%), della Lombardia (78, 2%) e della Toscana (76,9%). —
bilancio regionale
Dodici milioni in 3 anni per la sicurezza stradale VENEZIA
La Regione ha deciso di stanziare 12 milioni di euro in un triennio per mettere in sicurezza la rete viaria di competenza, spendendone due già quest’anno. La scelta è contenuta nella Prima variazione generale al bilancio di previsione, legge esaminata ieri durante la seduta della Seconda commissione regionale, presieduta da Francesco Calzavara (ZP), con vicepresidente Andrea Zanoni (PD). È stato evidenziato come il riesame sulle poste di bilan-
cio sia stato operato prima dell’emergenza Coronavirus. Sarà quindi necessaria una successiva riverifica della manovra. Nel PdL vengono sottoposti a rivalutazione i budget, per un totale di 5,318 milioni di euro. L’assessore regionale ai Trasporti, Elisa De Berti, ha illustrato lo stanziamento a favore di Veneto Strade, per finanziare ulteriori interventi di manutenzione straordinaria di ponti, viadotti e gallerie insistenti su strade regionali, per la messa in sicurezza delle infrastrutture esistenti. —
14
PRIMO PIANO
SABATO 28 MARZO 2020 LA TRIBUNA
L’allarme globale: le storie trevigiane
Bloccate in dogana 21 mila mascherine Erano destinata all’estero ma l’amministrazione di Cornuda le ha acquistate grazie alla “soffiata” di un imprenditore CORNUDA
Erano destinate all’estero ma il Comune di Cornuda è riuscito a bloccarle e comprarle. Si tratta di ben ventunmila mascherine che erano state bloccate in uno scalo merci in Lombardia in attesa della spedizione e che l’amministrazione comunale di Cornuda le ha acquistate e fatte arrivare ai piedi della Rocca per distribuirle in paese e in casa di riposo. Si trattava di un carico diretto in un paese estero. LA DOGANA
Queste mascherine erano rimaste in deposito perché la partita, seppur già pagata dall’importatore, era stata bloccata dalle autorità doganali. Venuta a sapere tramite una azienda di trasporti che c’erano queste 21mila mascherine ferme in un deposito in Lombardia, l’amministrazione comunale di Cornuda, tramite l’assessore ai servizi sociali Katiuscia Salogni, ha provveduto ad acquistarle, rifondendo così l’acquirente estero, e farle arrivare a Cornuda. «Stavamo cercando di far arrivare le mascherine dall’estero, dalla Cina in particolare, ma era diventato difficile perché queste partite di mascherine venivano poi bloccate in qualche stato estero che se le teneva» spiega il sindaco Claudio Sartor– così, saputo che c’erano queste ventunmila mascherine di cui era stata vietata l’esportazione, abbiamo provveduto ad intercettarle, acquistarle e a farle arrivare alla sede della nostra protezione civile. Non so dove fossero dirette, ma visto che non potevano finire fuori dell’Italia perché erano state bloccate, abbiamo colto al volo l’occasione e le abbiamo acquistate noi. Non sono le note e professionali Fpp2, ma sono in ogni caso un utile strumento da usare per proteggersi» . E sono state veloci ad arrivare, tanto che dall’altro ieri ne è già iniziata la distribuzione. Una parte è stata portata a “Villa Fiorita”, la
struttura per anziani, delle altre è stata avviata la distribuzione da parte della Protezione Civile assieme a quelle arrivate dalla Regione Veneto. LA CONSEGNA
“Ne abbiamo date 1.500 alla casa di riposo in modo che il personale di assistenza ne possa avere una scorta sufficiente per cambiarle ogni giorno» precisa il sindaco «e
Il primo cittadino Sartor «Quelle ordinate dalla Cina ce le avevano fermate» le altre le consegniamo nelle case così ne hanno qualcuna in più in famiglia” . Non sono le uniche mascherine arrivate in questi giorni a Cornuda: l’associazione DueRocche ne ha donate infatti 300 alla casa di riposo “Villa Fiorita”. Ed altre 1.300, del tipo chirurgico, sono arrivate direttamente dalla Cina e queste non sono state bloccate in qualche Paese estero, ma sono giunte a destinazione. Le ha acquistate e donate al suo comune il fratello del sindaco che si trova nel paese asiatico dove è dirigente di una importante azienda di occhialeria: ha provveduto lui direttamente a inviarle e sono giunte a destinazione, ossia a Cornuda, senza essere bloccate in qualche scalo estero. «Queste 1.300 mascherine “chirurgiche” le abbiamo consegnate ai cornudesi assistiti dall’Usl e dai servizi sociali»,aggiunge Claudio Sartor, «le abbiamo inoltre date alle persone che sappiamo devono seguire dei cicli di terapia presso le strutture ospedaliere, nonché ai volontari della protezione civile e di altre associazioni che operano nel sociale e sono impegnati in questi giorni a dare il loro contributo per contenere il contagio».— ENZO FAVERO © RIPRODUZIONE RISERVATA
i protagonisti
I Comuni in trincea A Cornuda l’amministrazione comunale è riuscita a sbloccare 21.000 mascherine bloccate in dogana (nella foto a sinistra la consegna in Comune). Sopra il sindaco Marco Tonetto che è arrivato a “minacciare” su Facebook i suoi concittadini. —
pederobba
Il sindaco a chi esce di casa «Vi colpisco con la fionda» Appello a non uscire di Marco Turato «Mi riferisco a tutti quei fenomeni che continuano a non rispettare le regole» PEDEROBBA
Il sindaco si chiede se bisogna tirare con la fionda contro chi va a fare le camminate tra campagna e collina. Non è arrivato a promettere il lanciafiamme come il governatore della Campania De Luca, ma si è chiesto se bisogna nascondersi dietro i cespugli e tirare con la fion-
da a chi va a spasso per indurre i suoi compaesani a stare a casa. Marco Turato, sindaco di Pederobba, paese di poco più di 7mila anime disteso tra campagna, colline, Monfenera e Piave si è rivolto con un messaggio video su You Tube per richiamare all’ordine quelli che definisce “i fenomeni” . «Mi riferisco a quei fenomeni che nonostante gli appelli, nonostante le restrizioni, continuano a non portare rispetto nei confronti di tutta la comunità» dice nel suo intervento Marco Turato «troppe sono le persone
che continuano ad oggi ad andare a passeggio nei campi, a fare le corsette a Costa Alta, passeggiare lungo via Alta tra Onigo e Levada, nei campi tra Levada e Curogna, alle Barche a Covolo. Basta. Ste casa. Ma cosa dobbiamo fare? Metterci nascosti dietro i cespugli e tirarvi con la fionda? Basta. Io sono stanco di questa situazione». E poi lancia loro un invito: «Finiamola di fare i fenomeni. Finiamola di fare la corsa, non è di questo che abbiamo bisogno. Abbiamo bisogno che tutti stiano a casa,
a san lazzaro
Il vescovo prega in cimitero «Per chi non è assistito» TREVISO
Ha qualcosa di surreale l’immagine del vescovo di Treviso Michele Tomasi che, solo tra le tombe nell’immenso cimitero di San Lazzaro, alza le braccia al cielo per benedire tutti i morti che in questi giorni non hanno potuto avere il funerale. Ieri mattina alle 10, in comunione con il Papa e gli altri vescovi italiani, ha voluto essere nel cimitero centra-
le della città, tra le più colpite dagli effetti drammatici del coronavirus. Un gesto che «esprime la fragilità e la debolezza che sento in modo particolare di fronte al mistero della vita umana, all’interno del quale è iscritto anche il momento della morte». La morte è sempre un mistero insondabile. Doloroso più che mai se non ci è possibile restare vicini ai nostri cari isolati nei reparti ospedalieri. Monsignor
Tomasi ha recitato una preghiera per i defunti, il Rosario meditando la morte in croce e la risurrezione di Cristo, l’invocazione allo Spirito «perché porti consolazione a quanti restano nel pianto», affidando al Padre tutti coloro che ci hanno lasciato senza che i propri cari e la comunità potessero accompagnarli. «La preghiera nel venerdì della misericordia, voluta da papa Francesco e in comunio-
La preghiera del vescovo Tomasi nel cimitero di San Lazzaro
che tutti rispettino le regole. Ve lo dico anche in dialetto: feme un piaser, ste casa. Cossa serveo andar a corrar tut el dì” . E prega anche i suoi concittadini di rivolgere tale invito a chi va a spasso. Il sindaco di Pederobba ce l’ha soprattutto con quelli che definisce “fenomeni che si mettono la tuta e sembrano essere tutti dei professionisti». Dunque anche il sindaco Turato si mette nella scia di quegli amministratori locali che usano parole forti per invitare i propri concittadini a non uscire di casa. Il più celebre di loro è senza dubbio il governatore della Campania Vincenzo De Luca che, dopo aver saputo che alcuni giovani campani volevano organizzare una festa di laurea, ha detto che avrebbe mandato i carabinieri armati di lanciafiamme. — E. F. © RIPRODUZIONE RISERVATA
ne con lui, è un segno della preghiera costante e corale di tutta la diocesi, e di tutta la Chiesa italiana» aggiunge il vescovo richiamando le parole dell’apostolo Paolo: «Quando sono debole, è allora che sono forte». Siamo forti, secondo Tomasi, perché sperimentiamo la misericordia di Dio che non ci lascia soli, la sua forza che ci sostiene, il suo amore che ci consola e ci rinnova. Un pensiero particolare va alla diocesi di Bergamo, colpita e stremata da contagi e decessi. E chiedendo l’intercessione di Maria, il vescovo ricorda che «siamo in comunione con tutta la Chiesa, in tutto il mondo, in particolare con i più poveri tra i poveri». — LAURA SIMEONI