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REGIONE
SABATO 22 FEBBRAIO 2020 CORRIERE DELLE ALPI
braccio di ferro con roma
Mansarde e mini abusi edilizi il governo blocca il condono Il consiglio dei ministri impugna le leggi 50 e 51 del consiglio regionale Veneto Calzavara polemico: «Abbiamo copiato quella dell’Emilia Romagna già in vigore» PADOVA. La sanatoria sulle mansarde e i sottotetti e il minicondono edilizio non superano l’esame legislativo del governo Conte2. Il consiglio dei ministri ha impugnato una raffica di leggi regionali e il Veneto guida la classifica con due provvedimenti esemplari: le due leggi, la 50 e la 51, approvate il 23 dicembre scorso, sono state impugnate e non entrano in vigore dopo lo stop imposto dal ministro Francesco Boccia. Se ne discuterà dinanzi alla Corte Costituzionale, a meno che il Veneto non faccia dietrofront. Approvata invece la legge 52 di Riccardo Barbisan che prevede importanti novità per le famiglie monoparentali e i genitori separati o divorziati. «Sono soddisfatto che il consiglio dei ministri abbia dato il via libera al registro per i minori, figli di genitori non conviventi. Il mio obiettivo è quello di garantire la partecipazione attiva nella vita del figlio e una costante comu-
nicazione a entrambi i genitori in ogni fase della vita: il provvedimento è stato approvato all’unanimità dall’assemblea legislativa veneta», conclude Barbisan. Chi non l’ha presa affatto bene è invece la maggioranza di centrodestra che con Massimiliano Barison (VU) e Francesco Calzavara (Lista Zaia)
Palazzo Chigi; i due testi non rispettano il terzo comma dell’art. 117 della Costituzione
Il consiglio regionale del Veneto: bocciate le leggi sul condono edilizio
il leader di azione apre la sede veneta a padova
Calenda: «Lorenzoni ha qualità Zaia? Un ottimo re delle sagre» Albino Salmaso PADOVA. Carlo Calenda torna in Veneto dopo il trionfo alle europee 2019 e cerca un leader per il suo partito, Azione, con cui sfidare Zaia. «Il governatore del Veneto è molto furbo, capace di prendere il consenso, di andare in giro, partecipare a tutte le sagre, di cui è il re incontrastato. Ma non governa bene. Avete un sistema delle infrastrutture indegno per una Regione industrializzata come la vostra. Mi sembra che Zaia sia molto bravo solo a prendere il consenso, meno bravo a far succedere le cose per garantire lo sviluppo di questa grande regione». L’ex ministro di Industria 4.0 è a Padova per inaugurare la sede del partito: c’è il tutto esaurito, con gli imprenditori e i dirigenti che oggi a Verona si ritroveranno alla seconda convention in un teatro. La domanda che gira nell’aria è una sola: Azione farà corsa solitaria o è pronta ad allearsi con Arturo Lorenzoni e il Pd? «Il vicesindaco di Padova è certamente un candidato di grande qualità, ho sempre detto che siamo pronti ad allearci con tutti, tranne che con il M5s e il centrodestra di Salvini. Non possiamo accettare alcuna esitazione sulle infrastrutture e sul soste-
Carlo Calenda inaugura la sede di Azione a Padova
gno al mondo delle imprese e nel corso dell’incontro con il professor Lorenzoni tutti i dubbi sono stati fugati. In Emilia Romagna mi sono impegnato a fianco di Bonaccini per vincere la battaglia con un mese di incontri non-stop. La nostra lista è andata molto bene. Bisogna discutere sui programmi e capire se Lorenzoni è la persona giusta: mi affido al territorio. Oggi sarà il comitato direttivo di Azione Veneto a decidere e la spinta che arriva è per una lista autonoma». Azione da sola contro Zaia, Lorenzoni e il M5s? Calen-
da apre il fronte della polemica anche contro Renzi: sul piano nazionale non c’è alcuna intesa con Italia Viva. «Loro sono al governo, anche se Renzi cambia idea ogni 15 minuti. Siamo al ridicolo: lui che l’ha fatto nascere ora vuole affossare il Conte2. Forse pensava che il M5s rinunciasse al reddito di cittadinanza e alla prescrizione? Alle regionali siamo alleati con Iv in Puglia contro Emiliano». E in Veneto? Oggi il rebus verrà sciolto, ma la bussola gira verso la lista di centro. — © RIPRODUZIONE RISERVATA
aveva dato il via libera al “mini condono” con il Pd e il Ms5 astenuti e il Veneto 2020 di Ruzzante e Bardelle contrari. «Si tratta di uno stop inatteso, che ci coglie di sorpresa perché il provvedimento viene incontro alle esigenze di tantissime persone che hanno assoluta necessità di regolarizzare la loro posizione,
senza alcun intento speculativo», spiega Calzavara. «La legge 50 è stata mutuata dall’Emilia Romagna, che l’ha adottato senza alcun rilievo di legittimità, quindi temo che il governo utilizzi due mesi e due misure», conclude il consigliere regionale. Perché l’ufficio legislativo di Palazzo Chigi ha impugnato i due provvedimenti? La legge 50 per la sanatoria ante 1977 «introduce una nuova forma di condono edilizio che eccede dalle competenze regionali, non risultando riconducibile all’istituto generale della sanatoria di cui agli articoli 36 e 45 del Tue, che consente di ottenere un titolo edilizio in sanatoria solo nel caso di doppia conformità. Il condono eccezionale e temporaneo che deroga alla norma generale rientra nella materia del governo del territorio, affidata dal terzo comma dell’articolo 117 della Costituzione alla competenza concorrente delle Regioni, che però devono attenersi ai principi fondamentali dello Stato», si legge nella nota del governo. E le mansarde? Anche la legge 51-2019 contrasta con la tutela e la salvaguardia del paesaggio e con gli articoli 3 e 32 della Costituzione. Il recupero dei sottotetti a “scia” vìola anche l’articolo 117 della Carta e non rispetta il codice dei beni culturali. Insomma, si riparte da zero. Tutto da rifare: il condono edilizio a pochi mesi dal voto non piace a Palazzo Chigi. — Albino Salmaso © RIPRODUZIONE RISERVATA
analisi dell’acqua
Veleni da Pfas accordo strategico tra Arpav e Cnr Il Veneto si conferma all’avanguardia nello studio dei Pfas e la collaborazione con il Cnr conferma che quanto realizzato in questi anni per far fronte all’emergenza è un’ occasione di crescita anche per l’Arpav. Il commento arriva da Nicola Dell’Acqua, commissario di governo per le opere anti-PFAS. L’Arpav ha avviato in questi giorni un approfondimento analitico con l'Istituto per la ricerca sulle acque del Cnr su campioni di acque sotterranee, provenienti, tra le altre, anche dalla zona rossa interessata dalla contaminazione da Pfas. «L’indagine con il Cnr potrebbe interessare anche altre regioni, ma il Veneto sta fornendo la massima collaborazione» precisa il dottor Dell'Acqua. «Siamo stati chiamati in causa ancora perché il livello di accuratezza nell’analisi dei campioni, soprattutto nell'area rossa, negli anni è diventato sempre più sofisticato. E quindi le nuove analisi rispetto alla ricerca di nuove sostanze inquinanti e/o isomeri di quelle conosciute, soprattutto nei campioni storici, possono essere più accurate e precise. Insomma, siamo il laboratorio italiano e Ue nella lotta all’inquinamento da Pfas», conclude Dell’Acqua. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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PRIMO PIANO
SABATO 22 FEBBRAIO 2020 CORRIERE DELLE ALPI
L’allarme globale
Causa del contagio ancora ignota Serve sapere tutto del paziente zero I due non sono stati in Cina, si cerca di chiudere il cerchio Corsa in ospedale per sottoporsi volontariamente al test Silvia Quaranta PADOVA. I due pazienti conta-
giati non sono stati in Cina di recente e, per quanto si sa, dicono di non aver avuto contatti con viaggiatori. È quindi già scattata, in tutto il padovano, la caccia al contagiato zero: quasi sicuramente si tratta di una persona che è stata in Cina e che, al suo ritorno, non si è sottoposta al test né alla quarantena. Secondo alcune voci, i due avrebbero riferito di essere stati in un ristorante cinese, e che quella potrebbe essere
Bertelle va all’attacco «Zaia oltre a fare campagna elettorale cosa ha fatto?» stata l’unica occasione di contatto con una persona malata. La notizia, però, è ancora da verificare: nel frattempo si sono attivate le ricerche del possibile paziente zero e di tutti coloro che sono entrati in contatto, più o meno diretto, con i due contagiati. IL PROTOCOLLO
La procedura prevede una ricostruzione accurata di quali sono stati i luoghi dove il virus potrebbe essere stato contratto, quali le persone incontrate e chi hanno incontrato a loro volta. «Bisogna incrociare storie e rintracciare con-
tatti» spiega il professor Andrea Crisanti, ordinario di Microbiologia e virologia all’Università di Padova, nonché responsabile del laboratorio dove, da settimane, vengono inviati tutti i campioni raccolti nella nostra regione. «Dobbiamo identificare eventuali luoghi dove sono passati entrambi i pazienti» aggiunge Crisanti «e individuare punti comuni nel loro passato recente. Poi vanno rintracciate
le persone che hanno probabilità di aver contratto il virus e il test a tutti. Nei prossimi giorni lavoreremo su questo». CORSA IN OSPEDALE
Naturalmente potrebbe volerci del tempo ma già ieri sera diverse persone hanno cominciato ad arrivare spontaneamente all’ospedale di Padova. «Io non sono di Vo’, ma ho saputo di essere stato di-
verse volte nello stesso bar che frequentava l’anziano, ho due figlie e quindi nel dubbio preferisco fare il test» spiega un signore di mezza età mentre si affretta ad entrare nel reparto di Malattie Infettive. Fortunatamente l’esame si può fare proprio a Padova (che è centro di riferimento per tutto il Veneto) e fortunatamente l’esito arriva molto in fretta: quello messo a punto a Padova (proprio
dall’équipe del professor Crisanti) è uno dei test migliori al mondo e il risultato è disponibile dopo sole tre ore. Poi, nello sventurato caso in cui dal sospetto si passasse alla certezza del contagio, il paziente sarà trasferito e preso in carico dall’unità di Malattie Infettive, che ha già sgomberato l’intero primo piano dell’edificio per ospitare i casi di coronavirus. L’ospedale è tappezzato di volantini in-
formativi e la comunità cinese padovana è stata più che collaborativa: rimane il dubbio su come sia stato possibile che il paziente zero non sia stato identificato per tempo. Altro aspetto sul quale si sta cercando di fare luce. Un dato di fatto è che il test è efficace ma anche molto costoso. LA POLEMICA DI BARTELLE
Chi va all’attacco della gestione del governatore Zaia è Pa-
l’appello del personale ospedaliero
«Aiuto, senza tute non siamo preparati» Ma l’Azienda è appena corsa ai ripari PADOVA. «Coronavirus a Pado-
va in rianimazione. Non siamo preparati, non abbiamo tute protettive. Aiuto!». È il grido di preoccupazione che si è levato ieri pomeriggio dal reparto di Terapia Intensiva dell’Azienda Ospedaliera, dove uno dei contagiati da coronavirus padovani è ricoverato in gravi condizioni. Un allarme che mette in evidenza la paura e l’apprensione che in queste ore stanno vivendo
gli addetti ai lavori all’interno dell’ospedale. I sanitari, secondo quanto denunciato in un post, non avrebbero dotazioni sufficienti per proteggersi da un eventuale contagio. Sarebbero infatti forniti di mascherine e guanti, ma non ci sarebbero abbastanza tute integrali, visiere di protezione per gli occhi. «A Roma gli operatori con le tute integrali accolgono Niccoló (il ragazzo arrivato dalla Cina con
l’influenza ma risultato negativo al test sul coronavirus OES) con un cargo militare in una cassa di vetro mentre noi abbiamo guanti e mascherine». E ancora: «Niccoló era negativo. Noi abbiamo due casi confermati». Ma pochi giorni fa l’Azienda ospedaliera - evidentemente consapevole di non essere adeguatamente attrezzata, ma anche in virtù del fatto che è centro di riferimento re-
gionale per l’epidemia - si era mossa con un acquisto d’urgenza, firmato dal direttore generale Luciano Flor, per un milione di euro. Con quei soldi saranno acquistati, proprio in queste ore, dispositivi medici e protezioni individuali necessari per la diagnosi, l’assistenza e la prevenzione. Kit e attrezzature saranno ripartiti fra quattro Unità operative complesse. — A.F.
Forze dell’ordine davanti all’ospedale di Schiavonia Copia di promopress
PRIMO PIANO
SABATO 22 FEBBRAIO 2020 CORRIERE DELLE ALPI
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L’allarme globale
Qui sopra un operatore sanitario con la mascherina A sinistra il laboratorio dove vengono eseguiti i test
trizia Bartelle: «Quello che è accaduto è estremamente grave – osserva la consigliera di Veneto2020 – Presenterò immediatamente un’interrogazione per sapere da quanto tempo erano ricoverati in corsia, e dopo quanto siano stati sottoposti ai test di verifica per il virus. Voglio soprattutto sapere se il presidente del Veneto, oltre a farsi paladino della chiusura delle frontiere, della quarantena
per i bambini ed usare questi temi per la sua campagna elettorale permanente, ha dato le necessarie e opportune indicazioni perché venisse eseguito il test di controllo sulle persone con sintomi compatibili con il Coronavirus. Le misure di controllo sono state tempestive? Zaia porta su di sé una responsabilità grave di cui chiederò immediatamente conto». — © RIPRODUZIONE RISERVATA
busitalia
finito l’isolamento
Pulizie straordinarie e fermate sospese
Anche alcuni padovani nel gruppo in quarantena alla caserma Cecchignola
PADOVA. Disinfestazione dei bus utilizzati sulla linea per Vo’ negli ultimi giorni, pulizie intensive in tutti i mezzi, autisti con le mascherine e il disinfettante. Anche BusItalia Veneto, l’azienda del trasporto pubblico che opera a Padova e in tutta la provincia, si sta preparando ad affrontare l’emergenza Coronavirus. Come primo provvedimento, in seguito a quanto deciso ieri sera dalla task force operativa dell’Usl 6, da oggi sono sospese le fermate di Vo’ e dell’ospedale Schiavonia. Da Vo’ passano le linee E17 (Padova-Teolo-Noventa Vicentina), E17 (Padova-Teolo-Valbona), una deviazione della E18 (Padova-Bastia-Barabrano Vicentino), poi la E43 (Este-Cinto-Lozzo-Cervarese), e la E102 (Abano-Montemerlo-Teolo-Vo’). Mentre per l’ospedale di Schiavonia c’è la linea speciale E34N che lo collega con Este e Monselice, attraverso Deserto, Sant’Elena e San Bortolo. In via precauzionale tutti gli autobus utilizzati negli ultimi giorni su queste linee non saranno utilizzati nei prossimi giorni, finché non sarà terminata la completa disinfestazione. Per tutti gli altri mezzi di BusItalia sono state disposte comunque delle pulizie straordinarie. Un intervento che è già scattato nei depositi nelle scorse ore, disposto dalla dirigenza dell’azienda. Infine per tutelare gli autisti saranno distribuiti soprattutto dei disinfettanti, a partire già dalle prossime ore. Alcuni guidatori dei mezzi pubblici potranno dotarsi autonomamente di mascherine, che però secondo le linee guida dell’Istituto superiore di sanità andrebbero utilizzati solo da chi ha i sintomi della tosse o della febbre. — C.MAL.
Un gruppo di persone lascia la caserma della Cecchignola alla fine della quarantena PADOVA. Ci sono anche dei
padovani nel gruppo di persone che hanno trascorso la quarantena nella caserma della Cecchignola a Roma dopo il rientro dalla Cina. E hanno salutato festeggiando lo scampato pericolo e la possibilità di rientrare nelle loro abitazioni dopo due settimane di isolamento. Diciotto giorni sempre con guanti e mascherine. Isolati dal mondo, come in una bolla. Sotto osservazione, ma anche protetti. E con momenti di ottimismo alternati ad altri di forte preoccupazione, isolati nelle proprie stanze per la paura che il Coronavirus si “aggirasse” tra di loro. Per i 55 italiani rientrati a Roma da Wuhan lo scorso 3 febbraio è finita la quarantena alla Cecchignola, Giovani e fa-
miglie sono usciti con i volti sorridenti, alcuni commossi, portando con sé zaini e trolley. L’ultimo giorno da “reclusi”, in quella struttura le cui aree comuni erano diventate sempre più deserte, è stato vissuto dai 55 co-
I veneti erano rientrati da Wuhan lo scorso 3 febbraio insieme agli altri italiani me un ultimo giorno di scuola. I ministri della Difesa e della Salute, Guerini e Speranza – in visita al centro militare – li hanno abbracciati calorosamente. E dopo una sorta di foto ricordo è scattato un applauso liberatorio per tutti.
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Poi le partenze dei primi 19 con le navette dell’esercito verso la stazione Termini o con le macchine dei familiari venuti a prenderli. Alcuni si sono coperti il volto con un cappuccio, lontano dalle telecamere, temendo il pregiudizio altrui una volta rientrati al proprio paese, altri si sono prestati ai riflettori e ai microfoni. Si è trattato di una «quarantena giusta» e «lo Stato ha fatto fino in fondo la sua parte», ha detto il il ministro della Salute Roberto Speranza, il quale ha spiegato che “saranno rilasciati dei certificati per dimostrare che queste persone non sono affette dal Coronavirus. La nostra presenza e l’abbraccio di due ministri qui lo dimostra». — © RIPRODUZIONE RISERVATA
SEDICO - BORGO VALBELLUNA - LIMANA
SABATO 22 FEBBRAIO 2020 CORRIERE DELLE ALPI
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borgo valbelluna
trichiana
Wanbao, martedì l’annuncio dello stato di insolvenza
Schianto contro un palo auto distrutta e bellunese in ospedale
Al Mise l’azienda presenterà l’istanza di amministrazione straordinaria A quel punto il commissariamento sarebbe fatto: si fa il nome di Castro
La manifestazione contro la chiusura della Wanbao Acc. Sotto il commissario Maurizio Castro
Francesco Dal Mas BORGO VALSUGANA. Cresce l’attesa, in tutta la Valbelluna, per il vertice in programma martedì 25 febbraio a Roma sul futuro dello stabilmento Wanbao Acc di Mel. I rumors assicurano che l’azienda avrebbe ultimato il bilancio consolidato e che martedì potrebbe sciogliere le riserve, annunciando
lo stato di insolvenza e presentando, di conseguenza, l’istanza di amministrazione straordinaria. È quello che si augurano i lavoratori e i sindacati, ma in sostanza tutta la sinistra Piave, in modo da poter accelerare il giro di boa. Tocchera poi al Tribunale delle imprese di Venezia a valutare se ci sono le condizioni per aderire alla richiesta dei cinesi. In caso positivo
roe alte di sedico
Rimosse le lamiere dello spogliatoio all’ex campo sportivo SEDICO. Non più erbacce, fo-
glie e rami lungo la strada, vicino alla scuola materna, non più lamiere e detriti nelle vicinanze del vecchio campo da calcio. Roe Alte si mette alle spalle lo stato di incuria nel quale versava la zona della scuola e del vecchio campo sportivo. Nelle scorse settimane alcuni abitanti avevano puntato il dito contro lo stato di abbandono di alcune stradine della zona attorno al vecchio campo, non distante dalla chiesa, dal centro parrocchiale e dalla scuola. In particolare, le lamentele riguardavano il fatto che, una volta demolito il vecchio spogliatoio, i resti erano rimasti sul posto senza essere
L’area ripulita
rimossi. Si era parlato di discarica a cielo aperto. «Non si trattava», spiega il sindaco di Sedico, Stefano Deon, «di cose di proprietà comunale e gli oggetti si trovavano su un’area di privati o della parrocchia. Gli spogliatoi del vecchio campo di calcio erano stati rimossi e
verrà nominato un commissario giudiziale per valutare la situazione e considerare la prospettiva per il definitivo rilancio dell’impresa attraverso un commissario straordinario. In Regione si valuta in un mese il tempo di attesa, ma il tempo potrebbe dimezzarsi, se tutto dovesse procedere per il verso giusto. Non è escluso – ipotizzano ambienti vicini all’assessore regionale al lavoro Elena Donazzan – che la terza decade di marzo possa vedere il commissario già al lavoro. Il nome più ricorrente per ricoprire questo importante ruolo è in realta un vecchio nome, quello di Maurizio Castro, che sembrerebbe appoggiato dal ministro Federico D’Incà, dall’assessore regionale Donazzan e dagli stessi sindacati. Sarà comunque il ministro Pattuanelli, titolare del Mise, a firmare il decreto. In più occasioni Castro ha anticipato che l’operazione di vendita, seppur complessa e delicata, può andare a buon fine, magari con l’aiuto di qualche storico committente dello stabilimento zumellese come Elerctrolux. La crisi cinese a seguito del coronavirus, che tanto scompiglio sta creando in Europa, dovrebbe facilitare la soluzione in tal senso. A Mel, in ogni caso, nessuno conosce le cifre del bilancio consolidato e, quindi, bisogna aspettare martedì prossimo per saperne di più. — © RIPRODUZIONE RISERVATA
la società che lo gestiva aveva ammucchiato un po’ di materiale in un riparo improvvisato. Purtroppo, il vento forte che si è abbattuto sui nostri paesi nelle scorse settimane ha distrutto quel riparo e sparpagliato il materiale in giro. Per questo motivo il comune era intervenuto con i suoi operai per eliminare situazioni di pericolo per le cose e per le persone, ma non era nostro compito eliminare cose di proprietà altrui». L’amministrazione ha dato incarico agli uffici di contattare la società di calcio proprietaria di quel materiale per curarne lo smaltimento. La situazione, a pochi giorni dalla segnalazione che qualche cittadino ha sporto anche attraverso le pagine dei giornali, è tornata ora alla normalità. Nello spazio di pochi giorni, infatti, prima sono state tolti foglie e rami e altra immondizie, poi le lamiere e le suppellettili che costituivano questa piccola discarica. — N.P.
L’auto distrutta TRICHIANA. Si schianta con-
tro un palo di cemento della media tensione. Portato in ospedale a Feltre il conducente, che ha riportato traumi di media gravità. La Fiat Idea condotta da D.B, 47enne di Santa Giustina, si muoveva in direzione Trichiana-Sedico lungo la Provinciale. Dalle ricostruzioni dei carabinieri, nell’affrontare una curva a sinistra il con-
ducente ha perso il controllo ed è andato a sbattere contro il palo in cemento dell’Enel. Un violentissimo impatto che ha sfondato la parte anteriore della Fiat Idea. Il 47enne è stato soccorso dall’ambulanza e dai vigili del fuoco: non è rimasto incastrato nell’abitacolo per sua fortuna. Sul posto anche i carabinieri e gli operai Enel per sistemare il palo. —
trichiana
Festa di carnevale domani in palestra BORGO VALBELLUNA. Il carnevale arriva anche a Trichiana. L’appuntamento è per domani alle 14.30 nella palestra del paese, all’interno della quale si alterneranno spettacoli di puro divertimento per i più piccoli: uno di questi sarà senza dubbio la “katastrofa show”, lo spettacolo a ritmo di rock’n’roll, scandito dalla presenza di bolle di sapone e numeri di gio-
coleria; si passerà poi alla premiazione delle prime tre famiglie in maschera. I vincitori potranno usufruire di un buono spesa del valore di 100 euro spendibili nel supermercato Lavanda, che di recente ha festeggiato i cent’anni di attività. Per eventuali informazioni è possibile contattare il numero 339 2797843 (Barbara). – D. D.
VII
Padova
Sabato 22 Febbraio 2020 www.gazzettino.it
Lorenzoni: «Dimissioni? Con calma» `«Giordani più debole senza di me e costretto a ripresentarsi? «Chi pensa di imporre uno schema dopo la mia partenza ha fatto i conti senza l’oste, voglio essere garante delle scelte» «No, potrò dargli una mano da governatore di questa Regione»
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LA POSIZIONE PADOVA Il momento è solenne. Il
vicesindaco Arturo Lorenzoni, professore di economia dell’Energia è il novello Golia. Capostipite di un movimento che cominciò dietro una birra, una sera di dicembre del 2016, quando Marco Carrai e Francesco Bicciato gli chiesero di interpretare un modo nuovo di fare politica. E ora lo sta lanciando alla candidatura a presidente della Regione. Un po’ è colpa sua perché ha fondato una rete civica che ha fatto centro, alleandosi con il Pd e spargendo “semi”, come gli piace dire, in tutte le province. Se n’è accorto anche il Pd se la sua materia grigia, alias Massimo Bettin ha ammesso candidamente che il partito in Veneto non è autosufficiente (sottinteso non lo è mai stato) per vincere. E dunque occorre “un nuovo schema di gioco” sempre parole sue. Schema benedetto dallo stesso Zingaretti. Dunque tutti zitti quelli del Pd e auguri. Ma qui intanto che si fa? Lei governa Urbanistica e Mobilità ed è vicesindaco... «Mi sembra che il gioco di riempire ogni giorno le caselle con nomi diversi del mio successore non sia opportuno. Quando sarà il momento lo saprete». Intanto lei resta assessore? Il sindaco chiede le sue dimissioni anche per non allungare oltre il tiro al piccione... «Giordani da buon imprenditore velocizza tutto. Le darò con calma, non c’è fretta. In fondo le liste si presentano 40 giorni prima delle elezioni che saranno a maggio suppongo. Ma vedrete che con il sindaco lavoreremo a un percorso che porterà all’individuazione della persona più adatta a raccogliere ciò che in questi anni ho seminato». Quindi lei resterà fino a metà aprile? «Il tempo che ci vorrà per una soluzione condivisa. E poi bisogna anche avere la disponibilità delle persone». Che lei ha già in mente. «Certo, fra l’altro sento di doverla garantire io».
«LA MIA CANDIDATURA É UN PASSAGGIO DI CONSOLIDAMENTO DEL CIVISMO CHE VA FATTO ADESSO, BISOGNA ESSERE PRONTI»
Spieghi meglio. Lei ad esempio è vicesindaco perché il posto se lo è conquistato in campagna elettorale... «Appunto. Chi pensa a uno schema già preformato dopo le mie dimissioni ha fatto i conti senza l’oste». Che poi ritorna... «Io garantisco un equilibrio nella maggioranza e fra le forze che mi sostengono. Dunque per motivi di equilibri politici e di rappresentanza personale...» Darà un nome? «No, daremo una rosa di nomi al sindaco». Giordani sarà più debole senza di lei e costretto a ricandidarsi per ricacciare indietro il centrodestra? «Più debole? Vedrete che gli darò una mano da presidente della Regione... (e sorride)». Anche lei però è costretto, ora o mai più, ad allargare le basi del movimento in chiave 2025, insomma a far conoscere l’alternativa... «Bisogna essere pronti al momento giusto. Metta che cade il governo, che cosa farà Zaia? In ogni caso è un passaggio di consolidamento dei civici veneti». Perché, mancano di rappresentanza? «Sì. Ci sono delle esperienze nel Veneto di sindaci di comunità locali che però non hanno rappresentanza in Regione. Manca il collegamento. Dobbiamo raccordarci con le politiche regionali». A proposito di raccordi. Il mondo del volontariato sta costruendo un percorso analogo al vostro, con i sette tavoli a cui la società è chiamata a contribuire per una nuova politica. Siete in contatto? «Certamente. Ho partecipato da poco al tavolo Ambiente con Matteo Mascia e con me c’erano alcuni assessori, Marta Nalin, Andrea Micalizzi. È una esperienza interessante, da condividere». Lei è stato ricevuto tra gli applausi all’assemblea di Coalizione ma ci sono stati vari mugugni dalla platea quando ha rivendicato la coesione della maggioranza che governa palazzo Moroni... «Io credo che la mia candidatura farà bene anche al progetto che stiamo portando avanti a Padova. E’ molto positivo, per esempio, che la piattaforma politica a cui abbiamo dato vita meno di un anno fa, sia stata riconosciuta anche dal Partito democratico che, non a caso, ha dato il via libera alla mia candidatura. La mia scelta consolida il pensiero civico». Mauro Giacon
Segreteria nazionale del Pd, entra la Camani
A ROMA Vanessa Camani
POLITICA PADOVA Il segretario del Pd Nico-
LA FORMULA Fino ad ora il tandem Giordani Lorenzoni ha garantito la pace politica alla città
la Zingaretti ha indicato la padovana Vanessa Camani nella nuova segreteria nazionale con l’incarico a seguire le tematiche del turismo e del made in Italy. Laureata in Economia e commercio, ha conseguito un master in Innovazione, progettazione e valutazione delle politiche e dei servizi con una tesi sul turismo sostenibile, ha ricoperto il ruolo di consigliere comunale ad Abano dal 2006 al 2016 ed è stata deputato del Pd nel corso della XVII legislatura. «Inizia un nuovo percorso sicuramente stimolante e ricco di sfide impegnative per il Pd – dichiara Vanessa Camani - Le deleghe che mi sono state assegnate testimoniano che anche al livello nazionale si vuole sempre di più investire e sostenere il Veneto. Turismo e made in Italy per una regione come la nostra, ricca di eccellenze e di specificità uniche al mondo, possono rappresentare due ambiti in cui creare e rafforzare sempre più le sinergie con le realtà del nostro territorio: le attività economiche e le loro rappresentanze associative». «Complimenti e un grande in bocca al lupo a Vanessa Camani da parte di tutto il Pd di Padova, felice che continui a crescere dirigenti che avanzano il loro percorso per rappresentare al meglio il nostro territorio. Proseguiamo a lavorare insieme» commenta il segreyario provinciale Vittorio Ivis.
Coalizione: «Autonomi dal vicesindaco, a noi l’Urbanistica» LA VOCE CRITICA PADOVA Coalizione è fatta di mol-
ti volti. Uno dei più autorevoli è quello di Luisa Calimani, architetto, membro del gruppo Urbanistica. Lorenzoni se ne andrà. Vi sentirete orfani? «Se vuole andarsene lo faccia, sopravviveremo» dice l’ex parlamentare Ds. «Intendo dire che se all’inizio Coalizione era identificabile con la sua figura ora abbiamo cominciato a camminare da soli sempre con il suo riferimento istituzionale. Il programma di Coalizione per la parte urbanistica è splendido ma non c’è sempre stata coerenza fra il dire il fare. Però la legislatura non è finita possiamo recuperare, l’esperienza affascinante di Coalizio-
ne sta nella capacità di andare oltre il voto e lavorare in gruppi. Un’intelligenza collettiva che ha fornito idee e un pensiero proprio, a questa amministrazione». E adesso? «È il sindaco che dà le deleghe ma la maggioranza ha diritto a una democratica rappresentanza istituzionale. Dico no ai giochi di convenzione personale. A Livorno il sindaco ha scelto Silvia Viviani presiden-
LUISA CALIMANI: «IL SOSTITUTO DEVE CONDIVIDERE IL NOSTRO PROGRAMMA, AD ESEMPIO IL FUTURO DELLA PRANDINA»
L’ESPONENTE Luisa Calimani precisa il ruolo di Coalizione civica
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te dell’Istituto nazionale di Urbanistica. Nemmeno la conosceva personalmente». E qui? «Liberiamoci dai clientelismi, scegliamo un soggetto che sappia amministrare l’Urbanistica in modo aggiornato rispetto alle nuove esigenze». Quali sarebbero le priorità? «Fondare una rete ecologica, che riguardi il recupero degli spazi verdi. Devono essere una invariante ambientale, l’armatura urbana sulla quale costruire la città. Poi i vuoti urbani; vanno mappati e non devono essere riempiti di cemento, sono un prezioso elemento di biodiversità. Infine il “terzo paesaggio”, esempio tipico la Prandina. Sono quei luoghi abbandonati, ex caserme, fabbriche dismesse che devono essere riconvertiti rispettando la loro
biodiversità tipo il boschetto che ne fa parte. Invece Lorenzoni che a parole non vuole il parcheggio lo ha inserito nel Pums. Dunque prima di scegliere il prossimo assessore vogliamo capire se quella persona condivide il nostro programma. E visto che ci sarà una rosa mettiamo un nome nostro». E sulla pediatria? «È demagogico lasciare i bambini immersi nello smog in una città che è tra le prime per mortalità per polveri sottili. Ci sono 15 associazioni ambientaliste e culturali che hanno scritto al sindaco ma lui non si è degnato di rispondere. Ora gli chiederemo un incontro perché abbiamo fatto delle osservazioni e non può far finta che non esistano». M.G.
III
Primo Piano
Sabato 22 Febbraio 2020 www.gazzettino.it
«La sanità locale è presidio irrinunciabile per chi resta» Il parlamentare del Pd e presidente del comitato fondi di confine De Menech: «La Regione investa nelle strutture ospedaliere gli stessi fondi dirottati dai comuni» `
no ci sarà un indebolimento complessivo della sanità bellunese e, possibilmente, ancora minori investimenti pubblici. È una spirale pericolosa e, una volta avviata, difficile da fermare».
L’INIZIATIVA
NESSUN TIMORE Ater andrà comunque avanti con il progetto
genze ed i bisogni del proprio territorio in modo che, assieme, possiamo attivarci e non perdere occasioni importanti che potrebbero non ripresentarsi. Tante, troppe volte ci siamo sentiti dire che una certa attività non si poteva fare, che un’idea non avrebbe potuto concretizzarsi, ma per realizzare qualcosa di importante bisogna crederci e farsi parte attiva nella realizzazione del proget-
AIUTO UTILE Tutto questo ha ridistribuito sul territorio una cifra superiore a 160.716 euro, rispetto ai 140 mila dell’anno precedente. Calcolando anche le quattordicesime, la cifra sale a 171.216 euro, contro 160 mila del 2018. Per agevolare i molti anziani, lo Spi
to». A quel punto, salvo i due interventi di Perenzin e Massaro, nessuno ha detto la sua. Eppure sullo spopolamento si potrebbero riempire volumi. Qualcuno, prima dell’incontro, aveva contattato Rento per un confronto sul tema e qualcuno, al termine della presentazione, l’ha fermata per uno scambio di parole con la promessa di risentirsi presto. La speranza è dunque che la proposta non sia caduta nel vuoto e che, fatte le dovute riflessioni, i sindaci mettano da parte la timidezza e si rendano disponibili ad un confronto davvero partecipato. Alessia Trentin
di Belluno ha deciso di mettere a disposizione del personale qualificato a Cortina d’Ampezzo, in zona stadio (sede Cgil) dalle 9 alle 10.30, e a San Vito di Cadore, in municipio, dalle 11 alle 12. Un’occasione, quella che offre il sindacato pensionati della Cgil, il segretario organizzativo Gabriele Ganz suggerisce di cogliere al volo. «Le normative sempre in evoluzione, la proliferazione di bonus impongono uno studio, che solo chi lavora nel settore spesso riesce a intercettare». Alcuni esempi di agevolazioni economiche sono l’esenzione ticket per le prestazioni sanitarie per gli over 65enne con reddito famigliare lordo inferiore ai 36.151 euro, l’invalidità civile con diritto all’accompagnamento, nel 2020 ammonta a 518 euro, il bonus energia per chi è costretto ad utilizzare apparecchi elettromedicali, il bonus energia, uno sconto applicato sulle bollette per nuclei famigliari con Isee 8107 euro e via dicendo. A livello nazionale la Spi-Cgil sta pensando ad una bozza di legge che tuteli le persone non autosufficienti. Federica Fa`nt
BELLUNO Per contrastare lo spopolamento è indispensabile investire nella sanità locale. E la regione deve fare la propria parte spiega il parlamentare del Partito Democratico Roger De Menech (presidente del comitato per la gestione dei fondi di confine). «Se la comunità si spoglia di proprie risorse per soccorrere la Regione sull’edilizia sanitaria e sulle attrezzature mediche e ospedaliere in alcuni presidi, la giunta regionale deve investire in misura corrispondente negli ospedali e nei servizi sanitari non interessati dagli interventi finanziati da Comuni e privati». Il parlamentare ricorda quanto la sanità bellunese sia un servizio strategico per contrastare lo spopolamento e che molti investimenti degli ultimi anni siano riconducibili al Fondo Comuni Confinanti, all’iniziativa delle Fondazioni e persino a privati cittadini. «In questo modo prosegue - la Regione si libera di risorse che deve utilizzare per rafforzare la sanità pubblica, in particolare per incentivare i medici a lavorare in montagna».
GLI INVESTIMENTI
LA STRUTTURA DI LAMON Qui sono stati destinati 4milioni di euro
CARENZA DRAMMATICA «La carenza di personale è sempre più drammatica - riporta De Menech - ed è una delle aree in cui la Regione dovrebbe intervenire non solo con provvedimenti tampone, ma con una programmazione di medio e lungo periodo. Alcuni reparti sono ormai aperti solo formalmente, mentre altri, anche ne-
gli ospedali di Feltre e Belluno, risultano talmente sotto organico da metterne a rischio la sopravvivenza già a partire dal 2020. In queste condizioni, il lavoro del personale sanitario è fortemente sotto pressione e il ricorso degli utenti ad altre strutture o al privato diventa l’unica alternativa. È palese che se queste tendenze si consolida-
Il Fondo comuni confinanti, ricorda il presidente De Menech, ha investito risorse ingenti sugli ospedali di Agordo, Feltre e Lamon. «I sindaci hanno scelto di utilizzare risorse che potevano indirizzare in altri settori, al di fuori delle proprie competenze specifiche, dimostrando un grande senso di responsabilità. A questi si sono aggiunte le risorse messe a disposizione dalla Fondazione Cariverona e le ingenti donazioni di alcuni privati per il rinnovo di macchinari sofisticati dell’ospedale di Belluno. La Regione può e deve intervenire anche negli altri ospedali e per rafforzare la presenza della sanità pubblica da garantire a tutti i cittadini». Nel dettaglio il Fondo Comuni Confinanti ha collaborato ai lavori di ristrutturazione e ampliamento del Pronto Soccorso dell’Ospedale di Agordo, i macchinari per l’ospedale di Feltre e l’adeguamento della struttura dell’ospedale di Lamon.
L’incontro
Al Giovanni XXIII il punto sulla sostenibilità del territorio L’appuntamento è per le 16 di oggi al Centro congressi Giovanni XXIII a Belluno. Il titolo è “Olimpiadi invernali 2026 verso lo sviluppo sostenibile del territorio delle Dolomiti? I monti cannoneggiati”«Europa verde Belluno - spiegano gli organizzatori - promuove una serie di incontri per riflettere e dialogare sui temi dello sviluppo delle dolomiti nella prospettiva delle Olimpiadi
invernali 2026 e dei cambiamenti climatici in atto. Il primo appuntamento del 22 febbraio 2020 esaminerà i limiti di una ulteriore espansione di impianti e piste da sci e le opportunità e gli strumenti per frenare lo spopolamento». Il primo incontro, previsto per oggi, si chiamerà “Monti cannoneggiati” deriva da una espressione usata da Alex
DALLA DIOCESI
«Fare comunità»: i primi cittadini in aula dal vescovo
BELLUNO Per arginare lo spopolamento in prima fila c’è anche la diocesi. Per tre fine settimana, in autunno, si terrà un convegno aperto a tutti. «È partito da un’esigenza che arriva dai sindaci - precisa il vescovo – sarà una scuola di formazione socio politica. A dirigerla Stefano Perale. In un momento storico in cui non le organizzano più i partiti noi offriremo un’opportunità».
IN PRIMA LINEA Marangoni si è più volte soffermato sull’importanza di fare comunità per questo si è messo a disposizione
AMMINISTRARE OGGI Perché amministrare non è solo stilare bilanci. «Infatti i sindaci – sono parole del vescovo - in un incontro che ho avuto con loro e con i sindacati, si sono interrogati sul significato di avere delle forti responsabilità nella tutela e nel sostegno alla loro comunità, anche a proposito dello spopolamento, senza, peraltro, essere preparati da una formazione specifica». Sullo spopolamento monsignor Renato racconta della sua esperienza al convegno di vescovi a cui ha partecipato di recente: «Sono rimasto sorpre-
Langer in un incontro a Belluno nel ‘90. «Da quella preziosa registrazione è tratto il suo stimolante e sempre attuale intervento che si propone come omaggio nel 25esimo anniversario della sua scomparsa». Concludono gli organizzatori. Ad introdurre i lavori sarà Luana Zanella coordinatrice veneta di Europa Verde, dopo la registrazione di Langer a parlare sarà Cesare Lasen del
A FARE RICHIESTA AL RELIGIOSO I PRIMI CITTADINI: «AMMINISTRARE NON VUOL DIRE SOLO FARE BILANCI»
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so. E’ una questione che preoccupa gran parte delle diocesi italiane, non è problema solo nostro. Coinvolge anche zone metropolitane. Come, del resto, la questione della denatalità». Per monsignor Marangoni la finalità del convegno autunnale: «È sia civile che ecclesia-
comitato scientifico della Fondazione Dolomiti Unesco. Ad intervenire saranno anche Diego Cason, sociologo e attivista del Bard, Marlene Pernstich Verdi Alto Adige, Lucia Coppola, consigliera della Provincia autonoma di Trento. Dopo la discussione del pubblico le conclusioni sranno affidate ad Angelo Bonelli, coordinatore politico, nazionale, di Europa Verde/Federazione dei Verdi
le, nato da una esigenza di formazione». Certo ispirato alla dottrina sociale della Chiesa. Per il vescovo, nella nostra diocesi montana, non sarà possibile prescindere dal riferirsi all’enciclica di papa Francesco, “Laudato si’”.
COLLABORAZIONE A proposito di montagna, di comunicazione e di piccole comunità, don Renato è consapevole della difficoltà delle parrocchie che, con un parroco a scavalco, devono collaborare: «Dialogo non sempre facile, anche perché si tende a difendere la propria identità, a volte istintiva. La collaborazione è, però, fondamentale anche con gruppi di volontariato di carattere civile, ma senza sovrapposizioni». Sulla questione del rapporto tra volontariato ecclesiastico e civile il vescovo tiene a sottolineare che «la Chiesa è comunicazione, ma occorre chiarezza nei rapporti. Le istituzioni civili vanno rispettate, vanno riconosciute e va data loro fiducia. Ma la distinzione con le comunità parrocchiali è necessaria». Daniela De Donà
IX
Adria
IL FINANZIAMENTO AL DISTRETTO DEL COMMERCIO ARRIVA A STRETTO GIRO DOPO LE PRESSANTI RICHIESTE DEL TERZIARIO
Delta
Sabato 22 Febbraio 2020 www.gazzettino.it
rovigo@gazzettino.it
Commercio, fondi per 1 milione `Con il quarto di milione che arriva da Venezia, sommato Il progetto comunale redatto con il Cescot Confesercenti è stato ammesso al finanziamento predisposto dalla Regione alle quota dei partner, si amplia il ventaglio di iniziative
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Esplorazioni urbane, oggi il secondo incontro
ADRIA Il Distretto del commercio inizia a prendere forma. A una settimana e poco più dal blitz dei commercianti, artigiani e liberi professionisti che avevano fatto irruzione nell’ufficio del sindaco incalzando Barbierato con le istanze di 230 imprenditori locali oltre a chiedere, tra l’altro, notizie sui 242 mila euro stanziati dalla Regione per il “Distretto urbano commercio e cultura Adria”, il primo cittadino e l’assessore Wilma Moda hanno voluto fare luce sulla situazione giocando a carte scoperte.
ADRIA
A FONDO PERDUTO «Ci è giunta la comunicazione dalla Regione, a firma dell’assessore Roberto Marcato, che il Comune di Adria rientra nella graduatoria del bando dei Distretti del commercio e che godremo di questo importante finanziamento a fondo perduto - ha spiegato Barbierato -. Ringrazio la mia squadra che sin dal primo giorno del nostro insediamento ha lavorato per questo obiettivo che ci permetterà di portare un po’ di ossigeno sul territorio. Sarà fattore strategico di crescita. Ringrazio in particolare Moda e il suo collega assessore Terrentin». Il progetto è stato redatto dagli uffici del Comune con il Cescot di Padova, ente di formazione di Confesercenti. «Adria - ha spiegato Moda - è stata riconosciuta e premiata come Distretto del commercio. In un primo momento la Regione aveva finanziato solo una ventina di progetti. Successivamente ha deciso di finanziare tutte 57 le progettualità».
RISORSE PER UN MILIONE A scanso di equivoci Moda ha precisato un aspetto importante e poco conosciuto: «Il progetto complessivo, presentato e premiato prevede interventi complessivi per oltre 982 mila euro, di cui 242 mila finanziati dalla Regione, destinati ad accrescere l’attrattività del territorio, rige-
LA VITALITÀ DEL COMMERCIO FA BENE ALLA CITTÀ Commercianti, artigiani e imprese attendono le prime risposte dall’Amministrazione Barbierato
Adria
Il Porto, Carnevale per famiglie su tema disneyano Impazza il Carnevale al centro commerciale Il Porto. Una festa a misura di famiglie ma studiato anche per coinvolgere la comunità su temi legati all’attualità sensibilizzando piccoli e grandi. La struttura di piazzale Rovigno ospiterà, oggi dalle 16.30, una tre giorni di animazioni, spettacoli e divertimento, sul tema del cartone della Disney “Frozen”, la storia della principessa Elsa che ha il potere di trasformare il ghiaccio tutto ciò che tocca, della sorella Anna che attraversa le montagne per salvarla, accompagnata dal simpatico pupazzo di neve Olaf e da Kristoff. Una vicenda
campione di incassi in tutto il mondo che racconta una storia di una tenera amicizia tra soggetti diversi, che unendo le loro risorse riescono a raggiungere un obiettivo comune. Si inizierà con uno show di ballo e canto con le mascotte e la simpatica partecipazione di Olaf. Domani invece, sempre a partire dalle 16.30, spazio a un grande classico della tradizione del carnevale: uno spettacolo di marionette nel teatro di ghiaccio. Il regno di ghiaccio è un evento che intende cogliere l’occasione del Carnevale, periodo di giochi e travestimenti, per avviare una riflessione sul
tema dell’amicizia e sulla diversità come risorsa per scoprire gli altri. Tanti i messaggi che i protagonisti di Frozen lanceranno sul valore dell’amore e dell’amicizia come strumento di comprensione, di capacità di mettersi in gioco al fine anche di combattere la paura e l’odio. Non mancheranno dolcetti e caramelle per tutti. La tre giorni si concluderà martedì con il gran finale con il circo di ghiaccio, le esibizioni degli artisti e degli acrobati e la premiazione delle scuole che hanno aderito al progetto con spettacoli e dolci per tutti. G.Fra.
nerarlo e quindi valorizzare la città». Ora la giunta dovrà incontrare i commercianti. «Insieme all’assessore Andrea Micheletti, che ha la delega al turismo e al decoro urbano, avremo un primo incontro già lunedì con quattro rappresentanti dei 230 firmatari. Successivamente il progetto sarà presentato pubblicamente alla cittadinanza. L’elaborato premiato riguarda sia opere pubbliche che eventi culturali. Prevede la compartecipazione di istituti di credito e di soggetti privati, che hanno già sottoscritto, l’adesione a questa iniziativa. Anche il Comune interverrà a coprire la cifra totale con una propria quota». Nel distretto figurano Comune, Ascom, Confcommercio, Cna e Confesercenti, Consvipo, Camera di Commercio, Adria Shopping, Adria.com, Tuttinbici, Pro Loco e i commercianti del perimetro storico. Guido Fraccon
La Casa delle associazioni ospiterà oggi alle 9 il secondo incontro del Laboratorio “Esplorazioni Urbane- Leggere il paesaggio urbano camminando” curato dalla ricercatrice dell’università di Padova, docente di geografia culturale, Giada Peterle. L’iniziativa si colloca all’interno del progetto denominato “Cantiere Paesaggio”, articolata esperienza di co-progettazione sociale finanziata del Csv di Rovigo che coinvolge Attive Terre Adria, ente capofila, l’associazione “Leonardo da Vinci” di Villanova del Ghebbo, Cantieri Culturali Creativi, Manegium e Focus. La settima scorsa invece la casa delle associazioni ha ospitato il secondo incontro dei tre previsti, dell’attività del laboratorio paesaggio che, insieme al laboratorio urbano, aspira a essere una occasione per la città e il territorio di dare voce a chi ha una propria idea di città e che vogliano contribuire concretamente alla visione futura della comunità. In cattedra Francesco Visentin, ricercatore di geografia umana a Udine sul tema delle letture e delle visioni sul paesaggio mediante il confronto attivo e le metodologie per raccontare il paesaggio ordinario. Durante i lavori si sono sperimentati il riconoscimento dei diversi elementi del paesaggio e le relazioni che li legano, con particolare riferimento all’elemento acqua. G.Fra.
Giornata del Ricordo, Fratelli d’Italia con la Furlanetto ADRIA «Non può passare sotto silenzio quanto avvenuto nell’ultima seduta del consiglio comunale, durante il quale la nostra capogruppo, Giorgia Furlanetto, è stata duramente attaccata e offesa dal consigliere Federico Paralovo. Quest’ultimo ha invitato pubblicamente i consiglieri Lamberto Cavallari e Sandro Gino Spinello a dissociarsi da lei e ad allontanarsi fisicamente sia da Furlanetto che dal capogruppo della Lega Paolo Baruffaldi». Fratelli d’Italia, con il coordinatore provinciale Daniele Ceccarello, difende Furlanetto: «È assurdo che tutto ciò sia avvenuto mentre si presentava
una mozione contro razzismo, antisemitismo, odio e violenza. Se si discrimina l’appartenenza politica, si cade proprio in quella discriminazione che quella mozione voleva condannare». C’è dell’altro per Ceccarello: «Non comprendiamo inoltre il voto contrario della maggioranza alla concessione della cittadinanza onoraria a Lala Lubelska, vittima della Shoah anche se le parole del presidente del consiglio Francesco Bisco hanno fatto chiaramente capire che l’hanno confusa con una vittima delle Foibe». Votare a favore dell’emendamento proposto da Furlanetto, secondo FdI, era giusto anche in virtù del costante impegno come testimone della tragedia
di Lala Lubelska proprio ad Adria.
MOZIONE “COSSETTO”
CONSIGLIERE DI MINORANZA Giorgia Furlanetto
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«Allo stesso modo - prosegue l’esponente di FdI - speriamo venga presto discussa e votata anche la mozione richiesta da Furlanetto per il riconoscimento a Norma Cossetto. Cossetto era una 23 enne studentessa istriana, all’epoca ancora territorio italiano, che fu sequestrata, violentata, torturata e gettata, con molta probabilità ancora viva come tanti altri, nella foiba di Villa Surani. Rappresenta tutte le donne vittime innocenti delle atrocità commesse durante le guerre. Non si capisce perché tali proposte incontrino difficoltà nell’essere accolte. Presto ri-
correrà la festa della donna e non ci sarebbe data migliore perché venisse riconosciuta la cittadinanza onoraria a queste donne». Nel frattempo Forza Nuova ha chiesto al Comune la restituzione della ghirlanda di fiori posata dagli esponenti del partito filofascista davanti alla lapide di via Bocchi che ricorda il dramma delle foibe e l’esodo degli istriani, fiumani e dalmati, fatta togliere dal sindaco Omar Barbierato insieme alla corona posta in piazzetta San Nicola a ricordo della Shoah. Oggi Rachele Cicogna, nipote di Lala Lubelska, depositerà alle 11 una corona dei fiori davanti alla lapide dei martiri delle foibe. G.Fra.
XV
Selvazzano
IL VICESINDACO TURETTA «Le azioni che metteremo in campo sono diverse e dovranno coinvolgere le associazioni di categoria»
Limena
Sabato 22 Febbraio 2020 www.gazzettino.it
padova@gazzettino.it
Due Comuni e 400 attività per il distretto “Ville Venete”
Una città a misura di cane: tre incontri SELVAZZANO
Sarà varata un’attività di coordinamento delle iniziative promosse fra i due territori
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LIMENA/VILLAFRANCA Guardare entrambi nella stessa direzione avendo come denominatore comune la valorizzazione del commercio di vicinato. E’ a questo che punta la collaborazione avviata fra le amministrazioni comunali di Limena e Villafranca Padovana che hanno dato il via al percorso per la costituzione, e il riconoscimento da parte della Regione Veneto, del Distretto del commercio che si chiamerà “Le barchesse e le ville venete fra Limena e Villafranca padovana”. Perché è un dato di fatto che i due Comuni contigui rappresentano una continuità territoriale, soprattutto lungo la provinciale 12 che attraversa le due frazioni di Taggì di Sotto e Taggì di Sopra. Due territori caratterizzati da un’offerta commerciale ad ampio spettro che spazia dalla media distribuzione, al negozio di vicinato, includendo inoltre le aree di mercato.
LE CIFRE A Limena sono 150 le attività che animano il commercio locale che nel suo sviluppo ha seguito la direttrice dell’ex statale del Santo. Una strada ad alta percorrenza utilizzata come collegamento per raggiungere tangen-
AREE CARATTERIZZATE DA UN’OFFERTA AD AMPIO SPETTRO CHE SPAZIA DALLA MEDIA E PICCOLA DISTRIBUZIONE ALLE AREE DI MERCATO
ziali, la vicina zona industrie e l’ingresso in autostrada A4, su cui però si affaccia un’importante varietà di negozi e di attività. A questo tessuto molto vivo si unisce il mercato settimanale con i suoi 40 ambulanti che il mercoledì mattina si distribuiscono lungo la controstrada. A Villafranca sono 145 le attività commerciali di vicinato, a cui si sommano i 20 ambulanti del mercato settimanale che si tiene il lunedì mattina in piazza Marconi davanti al municipio.
NUOVI EVENTI «Le azioni da mettere in campo assieme all’amministrazione di Villafranca sono diverse e dovranno essere condivise con le associazioni di categoria e gli stessi commercianti - ha spiegato il vicesindaco di Limena Cristina Turetta -, si è pensato ad un’attività di coordinamento per le iniziative da organizzare fra i due territori, oltre a preservare il carattere storico e tradizionale del commercio locale. Ma si guarda anche ad azioni che possano, con interventi mirati, migliorare l’accessibilità al commercio di vicinato, e attirare clientela organizzando eventi ad hoc per la promozione di itinerari turistici ed enogastronomici. Iniziative che vogliamo concretizzare per essere a fianco delle nostre botteghe anche attraverso le opportunità del “Distretto del commercio” pensato in collaborazione con Villafranca – ha concluso Turetta - e che ci permetterebbe di poter accedere a fondi regionali su progetti comuni dedicati a questo settore». Barbara Turetta © RIPRODUZIONE RISERVATA
COMMERCIO Il mercato rappresenta una delle attrazioni del nuovo distretto “Barchesse e Ville Venete”
Villafranca
Due giorni di gran finale per il torneo Bettin (ba.t.) Weekend di finali per la sesta edizione del torneo di calcio Luciano Bettin che si gioca al palasport di via Balla a Taggi di Sotto. Un evento, organizzato dall’U.S. Villafranchese con Silvia Guidolin e Ivone Marzaro, che offre l’opportunità alle squadre con categorie di base di poter gareggiare anche nel periodo invernale, in attesa di riprendere l’attività all’aperto. Il torneo vuole ricordare il noto arbitro e dirigente scomparso sei anni fa, e mette in campo due categorie: il 2012 e i primi calci 2013/2014. In tutto 24 squadre, e 250 tra bambini e bambine accompagnati da Dirigenti, genitori e tanti sostenitori. Il gran finale oggi e domani.
FORMAZIONI Sono ben 250 i ragazzi in campo per il torneo Bettin, suddivisi in 24 squadre che si contenderanno il trofeo
Avere cura del proprio cane sotto l’aspetto sanitario e per una corretta convivenza nel contesto urbano in cui si vive e ci si muove accompagnati dal proprio amico a quattro zampe. E a Selvazzano la sensibilizzazione sui corretti comportamenti da tenere per mantenere in salute il proprio animale passa anche attraverso il ciclo di incontri “Il cane e il buon cittadino” organizzato dal Comune in collaborazione con il Centro Cinofilo Acquaviva Asd. Un territorio amico degli animali, sono ben 4000 mila i cani iscritti all’anagrafe canina, dove l’amministrazione ha investito nella aree dedicate allo sgambamento e gioco in sicurezza, ma anche nel dotare le frazioni di attrezzature, fontane, cestini e distributori dei sacchetti per la raccolta delle deiezioni. A questo si aggiungono le quattro serate gratuite con esperti in programma alle 20.45 al Presca di San Domenico giovedì 27 febbraio, il 12 e il 26 marzo, e giovedì 16 aprile, più due prove pratiche che si terranno in via Vignale domenica 15 e 29 marzo alle 10. «Veterinari, educatori e consulenti cinofili professionisti saranno a disposizione – ha detto il sindaco Giovanna Rossi -, ma anche per garantire una rispettosa convivenza. Visto il cospicuo numero di cani registrati all’anagrafe canina comunale riteniamo fondamentale conoscere e mettere in pratica le regole basilari di buona educazione». «Purtroppo sul fronte del rispetto e dell’educazione dei proprietari c’è ancora molta strada da fare e spesso i comportamenti sbagliati di pochi sono causa di generalizzazioni e grandi polemiche – precisa Rossi -, e anche per questa ragione la sensibilizzazione sul tema è importante perché vogliamo che Selvazzano diventi davvero un territorio “amico” degli animali». Ba.T.
Ladri acrobati scalano la grondaia e forzano una porta SELVAZZANO Ladri acrobati quelli che hanno messo a segno un furto in un’abitazione al primo piano di un condominio di via 25 Aprile a Tencarola. Furto commesso tra le 18 e le 21 di martedì, mentre i proprietari non si trovavano in casa. E tornano a colpire in zona i ladri che, pur di raggiungere il proprio obiettivo, non si fermano neppure davanti ai piani da scalare. E per poter avere accesso all’abitazione i malviventi si sono arrampicati sulla grondaia raggiungendo così il primo piano del condominio. Qui hanno spostato degli oggetti da giardino che erano poggiati sul davanzale del terrazzo, oltre ad un tavolino e una sedia, per preparar-
si la via di fuga. Per poter avere accesso all’appartamento i ladri hanno forzato la porta finestra, probabilmente utilizzando un cacciavite o un altro ferro sottile, e sono entrati. Una volta messo piede all’interno non hanno perso tempo: hanno passato in rassegna tutte le camere, compresi i bagni, hanno aperto armadi e cassetti gettando a terra tutto. Per poter essere “avvisati” del rientro a casa dei proprietari i malviventi avevano posizionato davanti alla porta d’ingresso due sedie e l’asse da stiro aperto per bloccare l’entrata, ma anche per fuggire rapidamente allertati dal rumore degli oggetti che sarebbero stati spostati con l’apertura della porta. Obiettivo dei ladri oro e gioielli, ma si sono dovuti accontentare di una pic-
cola cassaforte giocattolo che conteneva alcune monete ricordo provenienti da vari paesi. Un episodio quest’ultimo circoscritto alla zona di Tencarola, ma negli ultimi tempi truffe e tentavi di furto non hanno risparmiato aree limitrofe. E a Rubano sta prendendo forma il progetto del controllo di vicinato, l’iniziativa per la sicurezza urbana che si basa sull’impegno
A SOQQUADRO TUTTE LE STANZE IN CERCA DI ORO, MA HANNO TROVATO SOLO UN SALVADANAIO CON POCHI SPICCIOLI
FURTO Ladri acrobati in via 25 aprile a Tencarola: scalata una grondaia hanno trovato solo spiccioli
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dei singoli cittadini a favore della propria comunità. Le linee guida sono già state approvate in giunta e ora si da il via alla fase strettamente organizzativa dei gruppi di controllo. Due gli incontri informativi organizzati dall’amministrazione comunale con la cittadinanza, e ora si da il via alla fase che prevede la raccolta delle adesioni per fare parte del progetto. Adesioni che saranno poi valutate dal comando di polizia locale, insieme con i carabinieri, dove verrà anche indicato il possibile coordinatore del gruppo, come espresso dagli aderenti al progetto nel modulo. Si partirà poi con l’attivazione del progetto nella zone da dove è giunto il maggior numero di adesioni. Ba.T.
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Sabato 22 Febbraio 2020 www.gazzettino.it
Le misure del governo I PROVVEDIMENTI
Casi di contagio
ROMA L’emergenza della provincia di Lodi con 15 casi accertati di coronavirus rischia di cambiare pesantemente le nostre vite. Va in quarantena obbligatoria chi ha avuto contatti con un contagiato, viene isolato a casa anche chi semplicemente è stato in Cina (vale anche per Macao, Hong Kong e Taiwan) negli ultimi quattordici giorni. Dieci paesi della provincia di Lodi isolati. Una cittadina in provincia di Padova chiusa e con tutti gli abitanti (4.200) sottoposti al test. Ma si alza anche il livello dello scontro politico: la Lega chiede di sospendere Schengen e, dunque, chiudere i confini europei; il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte replica: «Non serve». Il governatore della Lombardia, il leghista Attilio Fontana, ha firmato l’ordinanza sul coronavirus insieme al ministro della Salute, Roberto Speranza e sottolineato la collaborazione con Ministero e con Protezione civile. Il premier Conte ha ringraziato sia Fontana, sia il governatore del Veneto, Luca Zaia (leghista anch’egli) «per la cooperazione». Ma il leader della Lega, Matteo Salvini, che al mattino era tra il pubblico nella prima conferenza stampa di Fontana, attacca il governo: «Se Conte non è in grado di difendere gli italiani, si faccia da parte. Il coronavirus può arrivare dall’Africa, blindiamo i confini». Il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, avverte a fine giornata: «Credo che in questi momenti serva unità e compattezza». Dopo le 22 Conte è andato alla sede della Protezione civile a fare il punto con Angelo Borrelli, che è anche commissario per l’emergenza coronavirus.
Canada
Svezia
Finlandia
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1
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REGOLE Partiamo dalla prima ordinanza di Speranza. Chi torna dalla Cina deve restare in casa, in iso-
MISURE ESTESE ANCHE AI VIAGGIATORI DA HONG KONG E TAIWAN. NELLE AREE DEL CONTAGIO STOP A CINEMA E NEGOZI
Germania
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Macao
Russia
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Giappone
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Malesia
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Regno Unito
Sud Corea
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Francia
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12 Spagna
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Libano Iran
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Nepal
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Israele
Taiwan
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altri in Cina
Filippine
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20 India
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Egitto
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Sri Lanka
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Singapore
in Cina
85 Thailandia
Australia
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Vietnam
Italia
nel mondo
Provincia di Hubei
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Stretta per contenere l’epidemia in quarantena chi è stato in Cina `Scontro su Schengen. Salvini: dev’essere sospeso Chi non si dichiara rischierà una denuncia Chiuse le scuole nelle “zone rosse” e a Piacenza Ma il premier Conte frena: «Per adesso non serve» `
lamento, per due settimane. Lo stesso vale anche per chi è stato in quell’area (definita a rischio dall’Organizzazione mondiale della Sanità) negli ultimi 14 giorni. Significa che migliaia di persone, italiani e cinesi, dovranno rispettare questa disposizione: anche se è vero che l’Italia è l’unica nazione ad avere sospeso tutti i voli diretti, i viaggi tra i due paesi non sono mai cessati, perché comunque continuano le triangolazioni, vale a dire i collegamenti con lo scalo. Come funzionerà questa
misura e cosa rischia chi non la rispetta? «L’Autorità sanitaria territorialmente competente provvederà all’adozione della misura della permanenza domiciliare fiduciaria con sorveglianza attiva o, in presenza di condizioni ostative, di misure alternative di efficacia equivalente. Vige l’obbligo di comunicare al Dipartimento di prevenzione dell’azienda sanitaria territorialmente competente di aver soggiornato nelle aree suddette. Il mancato rispetto delle misure previste costituirà una
violazione dell’Ordinanza». Dunque, chi mente rischia una denuncia penale. Chi invece ha avuto contatti diretti con una persona risultata positiva al test sul coronavirus, dovrà andare in quarantena obbligatoria.
L’ASSEDIO Questi sono i provvedimenti più importanti su scala nazionale. Per quanto riguarda invece la Lombardia, è utile rileggersi la seconda ordinanza, firmata da Speranza e Fontana, tenendo conto che anche la confi-
nante Piacenza, dunque in Emilia-Romagna, ha chiuso tutte le scuole. Il testo prevede varie misure restrittive per dieci Comuni del Lodigiano (Casalpusterlengo, Codogno, Castiglione d’Adda, Fombio, Maleo, Somaglia, Bertonico, Terranova dei Passerini, Castelgerundo e Sanfiorano) e coinvolge 50 mila residenti. Tra le varie disposizioni, c’è la chiusura di tutti negozi («ad esclusione di quelli di pubblica utilità e dei servizi essenziali»); chiuse le aziende («ad esclusione di quelle che
Sembrano non coincidere, rispetto alle previsioni, i tempi dell’incubazione, anche se ancora in realtà non sappiamo chi abbia trasmesso, originariamente, il virus al trentottenne di Codogno. «Immaginavamo che questo tipo di ipotesi andasse comunque presa in considerazione. Mediamente il periodo di incubazione è tra 7 e 9 giorni, poi per sicurezza si amplia la quarantena a 14 giorni. Ma questo non vuole dire che non vi possano essere delle eccezioni. Proprio perché sono casi rari, penso che non sia opportuno rendere più lungo il periodo di quarantena». Le indagini sono ancora in corso, ma c’è l’ipotesi che l’uomo di Codogno sia stato da un collega tornato dalla Cina, che non presentava alcun sintomo della malattia. Se davvero possono trasmettere il virus anche gli
erogano servizi essenziali tra cui la zootecnia»); non potrà andare al lavoro anche chi è impiegato fuori dalla zona rischio; chiudono i cinema e stop alle attività sportive; ovviamente chiuse le scuole; si fermano i mezzi pubblici. E per chi lavora in servizi essenziali, ci sarà comunque una verifica costante dello stato di salute. Misure analoghe a quelle decise dal governatore Luca Zaia per Vo’ Euganeo. Mauro Evangelisti © RIPRODUZIONE RISERVATA
ACCESSI CHIUSI Chiuso il Pronto Soccorso dell’ospedale di Codogno
«L’incubazione è oltre i 14 giorni gli asintomatici sono un’insidia»
«S
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Belgio
L’intervista Walter Ricciardi
ì, c’è il sospetto che il periodo dell’incubazione in alcuni casi abbia superato i 14 giorni ipotizzati. E comunque ormai è evidente che il 5% dei contagi può partire da un asintomatico. È una percentuale bassa, ma sui grandi numeri è comunque da considerare». Walter Ricciardi, membro del Consiglio Esecutivo dell’Organizzazione mondiale della Sanità, è stato tra i primi a chiedere misure più severe per mettere in quarantena chi tornava dalla Cina. Perché tra Lombardia e Veneto i casi di contagiati dal coronavirus di Wuhan in Italia sono arrivati tutti quasi contemporaneamente? «È presto per trarre conclusioni, ma viene da pensare che sia stato esaurito un periodo di incubazione e che il contagio parta da una fonte contemporanea. Siamo di fronte a un cluster, un piccolo focolaio».
I DECESSI
ACCADEMICO Walter Ricciardi è nell’Executive Board dell’Oms
L’ESPERTO DELL’OMS: «IL 5% DEI CONTAGI PARTE DA PERSONE CHE SEMBRANO SANE LE REGIONI NON VADANO IN ORDINE SPARSO»
asintomatici non rischiamo di essere impotenti, di non avere armi per fermare il contagio? «Chi dice che i contagi partano dai sintomatici non dice una cosa sbagliata. Vale però per il 95-96 % dei casi, resta un 4-5 %, una percentuale molto bassa in cui, come sapevamo, anche chi non ha sintomi può trasmettere il virus. Ma il 4-5 per cento, sui grandi numeri che caratterizzano la diffusione del coronavirus, rappresentano un’insidia significativa». Cosa pensa della decisione del
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Governo di prevedere la quarantena per tutti coloro che tornano dalla Cina? Sia per quelli che torneranno nei prossimi giorni, sia per chi è arrivato nelle ultime due settimane. L’Italia avrà la forza per gestire così tante persone in isolamento? «Guardi, io sono stato tra coloro che avevano chiesto con forza la quarantena per tutti quelli che venivano dalle regioni a rischio della Cina. Ma ho l’impressione che adesso si ecceda dall’altra parte, perché coinvolgere zone
della Cina con pochi casi di contagio potrebbe essere inutile. Nelle risposte, anche quelle più dure, bisogna comunque essere razionali. Anche l’invito a non uscire di casa gli abitanti delle città coinvolte è esagerato. E dice una sciocchezza chi già parla di “chiudere i porti”». Cosa stiamo sbagliando nella gestione di questa emergenza? «Con il blocco dei voli non siamo riusciti a fare controlli efficaci, perché come tutti sappiamo poi si arriva in Italia con gli scali o con i treni. Secondo me servirebbe una gestione centralizzata, non può essere che ogni regione vada per conto proprio. Con il coronavirus SarsCoV2, in Italia siamo a una fase nuova con casi di trasmissione secondaria dell’infezione. Bisogna rintracciare caso per caso i contatti vicini alle persone positive e agire di conseguenza. Se positivi, vanno ricoverati in isolamento. Se negativi, ma con contatti diretti, vanno isolate, anche a casa ma in modo concreto, cioè con un isolamento domiciliare con piantonamento che non affidi alla persona la volontarietà di stare o meno 14 giorni a casa». M.Ev. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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L’emergenza in Veneto LA RIUNIONE PADOVA «Sono molto preoccupato. Questo è un virus maledetto, è problematico e sorprende ora dopo ora». Non nasconde la sua apprensione il governatore Luca Zaia, chiamato a fronteggiare l’emergenza coronavirus nella riunione che si è tenuta ieri sera nel quartier generale dell’Ulss 6. Alle 18 il suo ingresso nella sala dove lo attendevano i rappresentanti della Protezione civile, i vertici dell’azienda ospedaliera e dell’Ulss, a cui si sono aggiunti il sindaco Sergio Giordani, il prefetto Renato Franceschelli e l’assessore regionale Manuela Lanzarin. Riunione fiume per organizzare un cordone sanitario contro la pandemia che atterrisce il mondo intero. Due casi a Vo’, centro sugli Euganei, 3.300 abitanti, a non più di 30 chilometri da Padova. Due uomini contagiati, uno di 68, l’altro di 77 anni, poi deceduto in ospedale. Mai usciti dal paese. Ricoverati prima all’ospedale di Schiavonia, poi a Padova. «Ho dato disposizione alla Protezione civile che allestisca un primo campo base con tende riscaldate a Schiavonia - esordisce Luca Zaia -. Si farà lo screening su tutti i dipendenti del nosocomio e sui pazienti. E poi su tutti i cittadini di Vo’». E già ieri, in tarda serata, sono partiti i volontari della protezione civile per allestire la tendopoli nel grande parcheggio del Madre Teresa di Calcutta. «Il campo base - precisa Zaia - servirà se c’è bisogno di un punto di appoggio, ad esempio per fare tamponi o come presidio sanitario. Oppure se qualche lavoratore di Schiavonia vuole restare in osservazione. I pazienti rimangono in Veneto e avranno le cure nelle sette malattie infettive della regione». «Svuotiamo l’ospedale su mia volontà, progressivamente - dice ancora il presidente - tenendo monitorate le condizioni di salute di tutti. No al panico, però. Ne ho parlato con Angelo Borrelli, capo del dipartimento della Protezione civile. Voglio dare una risposta forte. Come svuotare Schiavonia? Non ricoverare più nessuno. La permanenza media
«CERCHEREMO DI ARRIVARE AL CONTAGIATO PRIMARIO PER CAPIRE COSA SIA ACCADUTO»
IL FOCUS VENEZIA Un triage telefonico, evitare assembramenti negli ambulatori e richiesta di sistemi di protezione, quindi tute e maschere per poter visitare i pazienti per i quali si sospetta il contagio da Coronavirus. Ieri pomeriggio, appena si è diffusa la notizia dei primi due casi in Veneto di pazienti risultati positivi al test del virus cinese, sono iniziate telefonate e riunioni concitate tra i medici di famiglia per capire come comportarsi lunedì al rientro in ambulatorio, ma anche quali misure di sicurezza devono adottare le guardie mediche in servizio durante il fine settimana. «Finora nessuno dell’azienda sanitaria ci ha contattato e non siamo nemmeno stati chiamati a partecipare al tavolo d’emergenza fatto a Padova appena scoperti i casi positivi in Veneto - spiega Domenico Crisarà, segretario regionale della Fimmg, la Federazione italiana
Test anti-contagi di massa L’ospedale sarà svuotato Zaia: «Sono preoccupato, è un virus maledetto» `Schiavonia, un “campo base” davanti all’ospedale Screening su oltre 4mila persone nel Padovano del primi ricoveri dei malati: reparti liberi in 6 giorni `
è di 6 giorni. Quindi fra sei giorni sarà vuoto».
ORIGINE E, ancora, su i due uomini di Vo’: «Arriveremo all’origine, perché questi sono contagi secondari, e ciò significa che c’è un contagiato primario. Cercheremo di capire in base alla catena delle relazioni cosa è accaduto, perché questi sono due cittadini che condividevano assieme la passione per le carte». Al termine della riunione, ecco le misure straordina-
rie prese in accordo con il ministero della Salute. È Francesca Russo, direttore del dipartimento di prevenzione della Regione, a elencarle. Riguardano la popolazione di Vo’ e l’ospedale di Schiavonia dove sono stati ricoverati i due pazienti (uno per 10 giorni), prima di essere trasferiti a Padova. Per Vo’, luogo d’origine dei due contagiati da coronavirus, viene decisa la sospensione di tutte le manifestazioni pubbliche, anche religiose, delle attività
commerciali (ma non di pubblica utilità e servizi essenziali) e lavorative, sportive, ludiche e la chiusura delle scuole di ogni ordine e grado. «Stessa regola anche per gli studenti che frequentano la scuola al di fuori del Comune - afferma Francesca Russo - tranne per gli universitari che possono utilizzare il computer. Vietate, inoltre, le fermate dei mezzi pubblici e deciso l’avvio dello screening a tutta la popolazione». Per i contatti stretti e per i familiari dei due casi conclamati
avviato un controllo approfondito con test e esami e isolamento fiduciario con sorveglianza attiva: saranno contattati due volte al giorno dal personale medico per valutare le loro condizioni fisiche. Ma in via preventiva tampone a tutti i cittadini di Vo’ Euganeo e a coloro che si presenteranno nelle strutture sanitarie, dell’intero Veneto, con sintomi compatibili.
Provvedimenti specifici per quanto riguarda il nosocomio di Schiavonia. «L’ospedale è chiuso - spiega Francesca Russo - le attività programmate sono sospese. Tampone previsto in tutti i reparti, anche per quelli che non sono stati direttamente interessati dall’ingresso e dalla permanenza dei due contagiati. Ma in questi ultimi verrà ripetuto perchè c’è un periodo di incubazione». Si tratta del Pronto soccorso, della Medicina interna, della Geriatria e della Rianimazione, ma solo
CRISARÀ (FIMMG): «RIDURRE GLI ACCESSI IN AMBULATORIO» LEONI (FNOMCEO): «FORNIRE I SISTEMI DI PROTEZIONE»
na di plexiglass, perché il contagio avviene attraverso la salita». I medici di famiglia rivolgono anche un appello ai loro pazienti: recarsi in ambulatorio solo se indispensabile. «Dobbiamo trovare un modo per selezionare gli accessi nei nostri studi - continua Crisarà - considerato che possono diventare luoghi a ri-
PREVENZIONE
Medici di famiglia a rischio: “selezione” telefonica in caso di pazienti sospetti medici di medicina generale stiamo facendo riunioni e ci stiamo consultando con i nostri referenti nazionali per darci delle linee guida: è indubbio che diventa rischioso avere molte persone raccolte nei nostri ambulatori». Ecco le norme che la Fimmg sta divulgando per i medici di famiglia. Per evitare il contagio tra il personale sanitario, ma anche tra i pazienti che si recano negli ambulatori, si è deciso la procedura filtro del triage telefonico nel cercare di evitare la mobilità dei pazienti che possono essere considerati a rischio per infezione. Perché la medicina del territorio è coinvolta sia nella identificazione dei casi fortemente sospetti, sia nella capacità di evitare che questi accedano
impropriamente al pronto soccorso, azione che ne provoca poi la chiusura.
LE REGOLE
FIMMG Domenico Crisarà
In concreto i medici di famiglia propongono di effettuare una sorta di prima diagnosi telefonica, in questo modo attraverso alcune domande poste al paziente cercano di capire il livello di coinvolgimento delle vie respiratorie. «Nei casi sospetti dobbiamo poi fare la visita a domicilio - spiega il referente veneto della Fimmg - per questo dobbiamo disporre di sistemi di protezione che gli ambulatori non hanno o hanno in numero non adeguato alle esigenze di questa emergenza. Serve infatti indossare la tuta e avere la mascheri-
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Primo Piano UNITÀ DI CRISI Gli stati maggiori della sanità e della Protezione civile riuniti dal governatore Luca Zaia
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Schiavonia, blindati i reparti Pazienti e parenti “rinchiusi” Isolata l’intera struttura dove per 10 giorni sono `Entra solo il personale di turno, filtri e controlli stati ricoverati i due anziani con il coronavirus per tutti. Richiamati medici e infermieri già a casa
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I numeri
900 Pazienti e sanitari sottoposti a esami In totale verranno effettuati test su 300 pazienti dell’ospedale di Schiavonia e su 600 operatori sanitari
6 Giorni per svuotare i reparti di Schiavonia per uno dei due pazienti. «Se gli operatori sanitari dovessero risultare negativi al tampone andranno a casa in isolamento fiduciario. Coloro che non vogliono andare potranno essere sorvegliati in ospedale». In totale verranno effettuati test su 300 pazienti dell’ospedale di Schiavonia, su 600 operatori sanitari e su i 3.300 abitanti di Vo’. Le misure hanno effetto immediato e per 14 giorni a partire dal 19 febbraio, giorno in cui è comparsa la sintomatologia. Infine, il test per il coronavirus verrà inserito nella diagnosi differenziale della sindrome influenzale, non solo a Vo’ ma in tutta la regione. Quanto ai tempi previsti per l’esito degli esami effettuati su i due contagiati inviati allo Spallanzani di Roma, si tratterebbe di ore. Oggi, intanto, unità di crisi a Marghera nella sede della Protezione civile. Afferma Zaia: «Ho avuto modo di sentire il premier Giuseppe Conte, più volte il ministro della Salute Roberto Speranza e anche Borrelli. E domattina (oggi, ndr) ci collegheremo con Speranza che ci ha dato la disponibilità a venire». Donatella Vetuli
L’obiettivo dell’Ulss è di svuotare l’intero ospedale di Schiavonia nel giro di 5-6 giorni con tutti i tamponi per i pazienti per riuscire ad arginare il possibile contagio
L’ALLARME MONSELICE L’ospedale di Schiavonia (Padova) è chiuso. Dalle 17 di ieri tutte le attività con ingresso programmate sono state tassativamente sospese: chirurgia, donazioni, prelievi e così via. Mentre dentro il Santa Madre Teresa di Calcutta si stanno facendo gli esami sui pazienti, medici e paramedici che si sono alternati durante la giornata, fuori, dalle 19, ci sono solo i lampeggianti blu dei carabinieri e pochi parenti in attesa. Impossibile entrare. Il personale di vigilanza lascia passare solo medici e infermieri che devono prendere servizio. Tutto il personale in uscita dal turno pomeridiano è stato già sottoposto a misurazione preventiva della temperatura, tampone e valutazione di eventuali sintomi. Tampone obbligatorio anche per il personale che monta in servizio, per i pazienti e per gli utenti presenti nella struttura. Chi era “dentro” quando è scattata la chiusura d’emergenza, è rimasto bloccato, addetti alle pulizie compresi. Massima attenzione al Pronto soccorso e nei reparti di Medicina, Geriatria, Rianimazione. Quelli dove sono transitati i due anziani infettati dal virus. Le disposizioni d’urgenza della Ulss 6 prevedono anche la predisposizione di registri con cognome, nome e residenza di ogni “tamponato” oltre al telefono e alla decisione presa dal personale medico per ognuno.
LE TESTIMONIANZE
300 I primi tamponi già nella notte I primi «2-300 campioni con i risultati dello screening sui familiari e i contatti diretti dei due contagiati», come annunciato dal governatore Luca Zaia
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Fuori, però, la situazione è ancora incerta e tra i parenti arrivati per assistere qualche congiunto o per portare il cambio a ricoverati, le facce sono tese e preoccupate. «Non ci dicono niente commenta una signora la cui figlia è entrata con delle contrazioni - non so nemmeno se posso andare a prendere la borsa che ho lasciato su con lei. L’ho anche chiamata al telefono e in reparto sono tranquilli. Da due ore aspetto qui fuori e non so niente». «Mio padre è ricoverato - spiega un altro - e mia madre gli sta facendo assistenza. Ora lei non
MASSIMA ALLERTA L’ospedale di Schiavonia blindato dalle forze dell’ordine
può più uscire. Ero venuto a darle il cambio perché soffre di asma, ma nessuno viene a dirci cosa sta succedendo». Quello che si sa è che Vo’, il focolaio del virus, è un paese blindato. Informazioni che rimbalzano mentre i carabinieri cercano di gestire la preoccupazione di familiari e di impedire uscite “accidentali” dal cordone di sicurezza. Almeno un paio, attorno alle 21, i parenti che hanno cercato di allontanarsi eludendo la sorveglianza. Ora la futuristica hall dell’ospedale è praticamente deserta. Le uniche persone che si vedono muoversi al di là dei vetri indossano mascherine sulla bocca. «Entrano solo i medici», si ripete ogni volta che la porta si apre. Le informazioni disponibili sono limitate e trasmesse via smartphone. Racconta Alessandro, chiuso in Neurologia dove assiste la madre: «Non si può uscire dal reparto. Dalle 19 è tut-
to bloccato. Ci stanno facendo i tamponi, poi si dovranno attendere tre ore per l’esito. Se dovesse dare esito positivo mi aspettano 14 giorni di isolamento fiduciario a casa». Sotto controllo anche il personale in servizio sull’ambulanza che ha prelevato uno dei due pazienti a Vo’. Chi è smontato dal turno pomeridiano è stato richiamato subito in ospedale. Peggio è andato a chi faceva il turno serale. Intanto, fuori, arrivano altri carabinieri, e arrivano mascherine anche per loro. Arrivano anche delle pizze per chi, dentro, dovrà fare la nottata. I distributori di snack sono stati presi d’assalto e si stanno svuotando gli armadietti del personale per recuperare provviste. «Ci stiamo attivando - dichiara il colonnello Marco Turrini, comandante della Compagnia dei carabinieri di Abano - per il momento non possiamo pronunciarci. Dipenderà
tutti dai protocolli che verranno attivati. La situazione è in evoluzione continua ma siamo in contatto diretto con l’unità emergenziale». È sul tavolo anche l’ipotesi di evacuare l’ospedale, con la costruzione di una struttura d’emergenza montata davanti all’ospedale, vigilata dall’esercito. Intanto filtrano delle voci da chi è rimasto bloccato dentro. I volontari di Protezione civile si sarebbero rifiutati di intervenire per l’assenza di tute e mascherine per loro. La carenza di mascherine è già un’emergenza. Non sarebbero sufficienti tanto che sono stati interpellati anche i magazzini di prodotti per l’agricoltura per recuperare quelle usate dagli agricoltori che usano antiparassitari. Nicoletta Canazza (Ha collaborato Emanuele Masiero) © RIPRODUZIONE RISERVATA
Tutti con la mascherina e tende per la quarantena schio per il contagio». Anche perché nel caso in cui un medico abbia visitato un paziente risultato positivo senza sistema di sicurezza dovrà essere messo lui stesso in quarantena. L’appello a fornire il materiale di protezione ai medici arriva anche dalla Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e odontoiatri per voce del suo presidente Filippo Anelli e del vice Giavanni Leoni. «Dei quattordici contagiati dal nuovo Coronavirus in Lombardia, cinque sono operatori sanitari, medici e infermieri. È indispensabile che le Regioni forniscano subito il previsto materiale di protezione e indicazioni univoche su come gestire i casi. Così - spiegano da Fnomceo - si rischia di vanificare il lavoro fatto dal ministero della Salute, che sin da subito ha invece fornito tali indicazioni, demandando alle Regioni i protocolli operativi e la fornitura dei materiali». Raffaella Ianuale © RIPRODUZIONE RISERVATA
PROTEZIONI MONSELICE «Dovete mettervi la mascherina, è importante». Sono le dieci di sera, l’ospedale di Schiavonia è blindato, nessuno può uscire, sono ammessi solo i medici di guardia e le infermiere del turno di notte. Ma se non hanno la mascherina non possono varcare la porta. Nicola Dell’Acqua, direttore del settore Ambiente della Regione Veneto da cui dipende anche la Protezione civile, è in sopralluogo tecnico: con il dirigente Luca Soppelsa deve dare disposizioni per il montaggio del campo tendato, il posto in cui i dipendenti dell’Ulss 6 Euganea e i parenti dei pazienti rimasti intrappolati dopo la chiusura dell’ospedale dovranno scontare la quarantena se i loro tamponi risulteranno negativi. Ma la preoccupazione di Dell’Acqua prima che arrivino gli operai a fissare i paletti è che tutti siano protetti. Carabinieri, uomini della Protezione civile, anche i gior-
nalisti arrivati a Schiavonia per raccontare questa nuova emergenza devono avere la mascherina. Tutti con la bocca e il naso bendati. E mascherine di ogni tipo. Con il filtro azzurro, con l’elastico, con i lacci da far passare sopra le orecchie perché sennò si sfilano, mentre i miopi si ritrovano con le lenti appannate. I carabinieri hanno una piccola scorta di mascherine basiche, mentre per i medici di turno che devono entrare in ospedale ci sono quelle più professionali. Pare di stare sul set di un film. Solo che questa non è finzione. Alda Vanzan
Ciset Danni al turismo per quasi 2 miliardi
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COME IN UN FILM PROTEZIONI DI TUTTI I TIPI MA SOLO I MEDICI POSSIEDONO QUELLE PROFESSIONALI
MONSELICE Blindato l’ospedale di Schiavonia
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FIRENZE Il Coronavirus potrebbe avere un effetto pesantissimo sul turismo in Italia, il Ciset ricorda che ogni anno in Italia i visitatori che la spesa stimata per il 2020 dei visitatori asiatici, prima del virus, era intorno a 1,8/1,9 miliardi. Il Centro internazionale di studi sull’economia del turismo ha elaborato dati Bankitalia. «Se per ipotesi da domani a causa del Coronavirus - ha poi spiegato Mara Manente, direttrice Ciset - non ci fosse più alcun flusso proveniente da quest’area, la perdita per l’Italia si aggirerebbe sui 2 miliardi annui». Colpite in particolare Toscana e Veneto, che, secondo Manente, «rischiano una perdita di circa 300/400 milioni».
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Sabato 22 Febbraio 2020 www.gazzettino.it
L’emergenza in Veneto IL PERICOLO PADOVA Anche il Veneto piomba nell’incubo del contagio da Coronavirus. L’intero comune di Vo’ Euganeo, adagiato sui colli a un passo dall’area termale alle porte di Padova, è in quarantena per contenere l’eventualità di un’epidemia. Ieri pomeriggio due pensionati di 77 e 68 anni, amici che abitualmente giocavano a carte assieme seduti ai tavolini dei bar della via centrale, sono risultati positivi al test che rileva l’infezione del Covid-19. I due erano da giorni ricoverati all’ospedale di Schiavonia e nella serata di ieri sono stati portati in isolamento nel reparto Malattie Infettive dell’Azienda Ospedaliera di Padova. Uno dei due, Adriano Trevisan, è morto nella tarda serata: era il padre dell’ex sindaca di Vo’, Vanessa Trevisan. Una ventina di persone, tutti loro familiari o amici, sono state messe in quarantena. Ma da questa mattina l’intero comune sarà isolato: sono chiuse le scuole, i negozi e gli uffici. Studenti e lavoratori che frequentano le lezioni o hanno un’occupazione al di fuori del territorio di Vo’ dovranno rimanere a casa, per lo meno finché non avranno superato il tampone che rileva la presenza del contagio. In queste ore l’Esercito, su disposizione del ministero della Salute, provvederà a organizzare un cordone sanitario. I bar frequentati dai due anziani contagiati, il “Sole” e il “Mio”, sono stati chiusi ieri sera poco prima delle 20. Una telefonata dal Municipio subito dopo la firma da parte del sindaco Giuliano Martini dell’ordinanza e i gestori hanno abbassato le serrande, chiedendo di andarsene ai clienti che sono passati dal sorseggiare spensieratamente lo spritz all’angoscia di poter essere stati contagiati.
NESSUN CINESE Il sindaco, che peraltro è farmacista, cerca di mantenere la calma ma ammette: «Sono eletto da otto mesi, mai avrei pensato di dover affrontare una situazione simile. Mai avrei anche solo lontanamente immaginato che il virus avrebbe potuto attecchire qui. Non ci sono nemmeno cinesi a Vo’. E non c’è gente che fa viaggi in Cina. Siamo in poco più di 3mila anime, ci conosciamo tutti». Com’è possibile, allora, che sia avvenuto il contagio? Il primo cittadino si sfrega una mano tra la fronte e gli occhi arrossati: «Queste due persone non sono andate in Cina, hanno avuto contatti in paese, ma non sappiamo con chi. Non sappiamo chi sia il “paziente zero”. Potrebbe essere una perso-
Veneto, primi due contagiati Anziano muore, paese isolato Amici di Vo’ Euganeo (Padova) erano ricoverati `Ieri la scoperta dell’infezione. Il sindaco farmacista: da 10 giorni a Schiavonia. La vittima aveva 77 anni «Qui nessuno è stato all’estero, c’è un paziente “zero”»
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na che ha preso un volo aereo con scalo Dubai, dove ci sono frequenti scali dalla Cina. Stiamo cercando di ricostruire tutte le attività sociali e i contatti che queste persone hanno avuto per capire qual è il livello di cordone sanitario da mettere in atto. Quel che è sicuro è che quello di questi due anziani è un contagio “secondario”. Tutto è partito da una terza persona che ancora non conosciamo». I due contagiati sono uno di Vo’ Vecchio e uno della frazione di Cortelà, italiani che non hanno fatto viaggi, pensionati, sposati e
con figli e nipoti. «Sicuramente evidenzia Martini - sono venuti in contatto con qualcuno che è stato all’estero. Non sappiamo se sono stati dei parenti, degli amici o del-
SINDACO Giuliano Martini, farmacista, da otto mesi primo cittadino di Vo’ Euganeo
le persone che magari sono passate casualmente per di qua».
I SOSPETTI
L’ESERCITO INVIATO A CREARE UN CORDONE PER ISOLARE TUTTO IL CENTRO ABITATO: SOSPESE TUTTE LE ATTIVITÀ PUBBLICHE
A destare sospetti nei sanitari, spiega Martini, è stato l’aggravamento delle condizioni di due residenti nello stesso paese ricoverati per influenza nell’ospedale di Schiavonia. «Sono venuti dei dubbi quando tutti e due gli anziani sono improvvisamente peggiorati, in particolare per quanto riguarda la sintomatologia a livello respiratorio. I medici hanno eseguito il test ed è uscito positivo,
LA NOTIZIA SI DIFFONDE ALL’ORA DELL’APERITIVO RAGGELATI I CLIENTI DEI BAR FREQUENTATI DALLE PERSONE CONTAGIATE
scuole o aziende fuori dal comune, dovranno rimanere precauzionalmente a casa. I numeri dell’emergenza sono enormi. La Regione sottoporrà a tampone 4.200 persone: i 3.300 abitanti del Comune padovano, i 300 familiari e conoscenti dei due contagiati e 600 operatori
Nel borgo fantasma sui colli Euganei tra stupore e paura IL PAESE VO’ EUGANEO I giovani di Vo’ Euganeo ieri sera stavano sorseggiando il tanto atteso spritz del venerdì quando hanno saputo del contagio da Coronavirus di due loro compaesani, clienti del medesimo bar dove stavano brindando. Alla notizia, i sorrisi si sono congelati sul loro volto. Alcuni hanno tentato una battuta: «Ma no, dai, noi abbiamo l’alcol che ci protegge» ha sdrammatizzato un ragazzo alzando ancora una volta il calice prima di farsi tremendamente serio. Poco prima delle 20 è arrivata la telefonata dal Municipio sia al bar Sole che al bar Mio, frequentati dai due anziani
ricoverati in isolamento all’ospedale di Padova dopo essere risultati positivi al Coronavirus. Il Comune ha imposto ai due locali la chiusura. Chiusura che oggi interesserà tutti gli esercizi commerciali, gli uffici, le scuole del paesino ai piedi dei Colli Euganei. Via i clienti, giù le serrande. Nel giro di pochi minuti, appena la notizia ha iniziato a spandersi in paese, Vo’ si è trasformato da ridente cittadina che si appresta a godersi il fine settimana, a borgo fantasma. Alla chetichella tutti gli avventori se ne sono andati silenziosamente a casa. Gli schiamazzi e le risate davanti al bar in pochissimo tempo sono diventati solamente un eco distante, lontano anni luce. A scen-
dere sulle strade del paesino da poco più di tremila e trecento anime è stato il silenzio angosciante di un incubo diventato in pochi secondi realtà: epidemia potenzialmente mortale.
IL SILENZIO In una parola: Coronavirus. Un nome che fino a ieri mattina si sentiva solamente in tv o si leggeva distrattamente sui giornali. Oggi per chi abita a Vo’ è una cosa reale e concreta come il sole che sorge a Est. Chiusi tutti i negozi e i bar, poco dopo le 20 una sola luce è rimasta accesa in piazza. È quella dell’ufficio del sindaco Giuliano Martini, incredulo come i suoi concittadini che la sua Vo’ sia piombata al centro
delle cronache nazionali. Il primo cittadino ha passato tutta la serata, fino a tarda notte, attendendo di capire sotto quale forma prenderà vita da stamane il cordone sanitario che bloccherà ogni attività del paese. «È come a Cernobyl» sbotta un curioso, forte della visione della recente serie tv sul disastro nucleare, fermo a guardare la cameriera del bar Sole, proprio di fronte al municipio, chiudere a chiave la porta del locale preferito dai due anziani contagiati. E la situazione da stamattina è surreale a Vo’: non si può uscire dal paese senza controlli. Sono interrotte anche le fermate dei mezzi pubblici. E gli studenti e i lavoratori di Vò che frequentano
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L’ALLARME Vo’, il paese deserto dove è scoppiato il contagio in Venete e, a destra, i due malati mentre vengono trasportati all’ospedale di Padova dopo che a Schiavonia è scattata l’emergenza e i reparti dovranno essere sanificati
Un reparto solo per loro ma per uno è troppo tardi Trasferiti d’urgenza nel padiglione di `Mascherine per tutti, controllati anche malattie infettive a Padova, sgomberato i parenti più prossimi dei due “positivi” `
I numeri
14 I giorni di quarantena stabiliti dall’ordinanza per Vo’ Euganeo
3.300 Gli abitanti di Vo’ sui quali verranno effettuati i test quindi è partita la macchina dell’unità di crisi, con Ulss, Regione, Ministero». Già nella notte si avranno i risultati dei primi campioni dei test effettuati su circa 2-300 persone. Uno screening a tappeto sia sui familiari dei due anziani che su coloro che negli ultimi tempi sono stati a stretto contatto con i contagiati, il più grave dei quali si è fatto 10 giorni di ospedale per le complicazioni di quella che si riteneva essere una “banale” influenza. «Stiamo cercando di capire quanti eventuali positivi ci
possono essere» chiude il sindaco Il paese ai piedi dei Colli Euganei già da ieri sera è blindato e si sta valutando l’intervento dell’Esercito per la realizzazione del cordone sanitario. Le principali misure contenute nell’ordinanza per l’emergenza Coronavirus firmata dal governatore Luca Zaia e dal ministro della Salute Roberto Speranza prevedono la sospensione di tutte le manifestazioni pubbliche a Vo’, comprese quelle di natura religiosa, delle attività commerciali ad esclusione dei servizi essenziali, e delle attività lavorative per i residenti, anche al di fuori dell’area, delle feste di carnevale e delle manifestazioni sportive, delle scuole di ogni ordine e grado, anche per gli studenti che devono frequentare le lezioni al di fuori del Comune; interdizione delle fermate dei mezzi pubblici e possibilità di screening per tutta la popolazione. Le misure hanno effetto immediato per 14 giorni a partire dal 19 febbraio, giorno in cui è comparsa la sintomatologia. Il paese verrà blindato: tornerà alla sua vita “normale”, prima della scadenza dell’ordinanza, solamente chi supererà lo screening. Marina Lucchin
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Le attività sospese Decisa per Vo’ la sospensione di tutte le manifestazioni pubbliche, anche religiose, delle attività commerciali (ma non di pubblica utilità) e lavorative, sportive, ludiche e la chiusura delle scuole di ogni ordine e grado.
Universitari “salvi” Sospesa la scuola anche per gli studenti che frequentano fuori dal Comune, tranne per gli universitari. Vietate, inoltre, le fermate dei mezzi pubblici e avvio dello screening a tutta la popolazione
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CHIUSI I due bar frequentati abitualmente dai due pensionati che hanno contratto il coronavirus a Vo’ Euganeo
dell’ospedale di Schiavonia, come ha spiegato Francesca Russo, direttrice del Dipartimento di Prevenzione della Regione Veneto. E non basterà risultare negativi per tornare alla vita normale: «Se gli operatori sanitari dovessero risultare negativi al tampone andranno a casa in isolamento fi-
Le misure
duciario. Coloro che non vogliono andare a casa potranno essere sorvegliati in ospedale». E c’è già pronto un piano per chi dovrà fare l’isolamento. Dall’unità di crisi si ipotizza un luogo di contenimento nella vicina Abano Terme, a una decina di chilometri da Vo’, mentre il sindaco Martini ha spiegato di aver già individuato nelle scuole del paese, chiuse in questi giorni, un ricovero per chi avesse necessità di fare la quarantena. Gli ultimi a passeggiare nelle strade di una Vo’ sono una mamma e un papà col loro piccolo chiuso nella carrozzina: «Abbiamo appena saputo. Ci hanno detto che non c’è pericolo, di star tranquilli. Ma noi ora ce ne andiamo a casa più veloce che si può». Chiuso lo sportello dell’auto della famigliola, in giro per il paesino non si sente più alcun rumore. È un borgo fantasma. M.Lucc. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Controlli sui familiari Per i contatti stretti e per i familiari dei due casi conclamati è stato avviato un controllo approfondito con test e esami e isolamento fiduciario con sorveglianza attiva: saranno contattati due volte al giorno dal medico
L’ospedale off limits L’ospedale di Schiavonia è chiuso. Le attività sono sospese. Tampone previsto in tutti i reparti, anche per quelli che non sono stati direttamente interessati dall’ingresso e dalla permanenza dei due contagiati
IL RICOVERO PADOVA È arrivato dopo le 21.30, avvolto da un sacco protettivo e con la bocca coperta da una mascherina. È stato ricoverato al reparto di Malattie Infettive dell’Azienda ospedaliera di Padova il primo paziente affetto da Coronavirus. Il primo piano, adibito alle degenze, è stato sgomberato per evitare contagi. Almeno una ventina i pazienti che sono stati trasferiti urgentemente in altri reparti per fare spazio ai ricoveri per Coronavirus.
pazienti con sospetta infezione mentre un secondo ascensore è stato dedicato al resto.
L’ASCENSORE «Ascensore dedicato alle Consulenze (No Coronavirus)», si legge in un foglio appe-
“SIGILLATO” Dieci infermiere e operatori socio sanitari si sono dati da fare ieri per spostare i letti, i materassi e le attrezzature da una stanza di degenza all’altra. In poche ore il team di Malattie Infettive ha liberato sia l’ala ovest che l’ala est per consentire le condizioni di isolamento e sicurezza previste.
L’ARRIVO L’uomo è arrivato a bordo di un’ambulanza all’interno di via Giustiniani, è stato accolto da un’infermiera protetta da una tuta isolante e da una mascherina con filtro. Massima sicurezza anche per l’autista, che ha indossato un’altra tuta protettiva. Il paziente in barella è stato scaricato dal mezzo di soccorso ed è entrato dall’ingresso a lato del reparto di Malattie Infettive. Per allontanare il rischio contagio, un ascensore dell’edificio è stato adibito esclusivamente ai
LE MASCHERINE
TUTE BIANCHE Sanitari a Padova
L’appello
Sindaci mobilitati e in stretto contatto: «Seguite solo le indicazioni ufficiali» PADOVA «Come sindaco e come amministrazione stiamo seguendo con la più ampia attenzione il fenomeno del nuovo Coronavirus e dei possibili contagi. Siamo in costante contatto con le autorità sanitarie». Padova in prima linea come testimonia la nota di Sergio Giordani dopo i casi di Coronavirus in Italia e in Veneto: «Il sistema di stretta sorveglianza a cascata è attivato ed è stato ben collaudato con l’epidemia Sars. Tutte le istituzioni sono allertate, coordinate e hanno le istruzioni corrette per come comportarsi con prontezza in caso di emergenza. La Regione è in contatto con il ministero e con il commissario straordinario e a sua volta la Regione coordina i presidi sanitari locali costantemente. Invito i cittadini ad informarsi solo tramite i canali ufficiali:
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so. Ma questi non sono gli unici avvisi che compaiono a Malattie Infettive. Decine i poster con le precauzioni da prendere per evitare il contagio, tradotte sia in inglese che in cinese. Porte chiuse dunque al primo piano del reparto di Malattie Infettive, dove nei prossimi giorni verranno accolti tutti i contatti dei pazienti contagiati.
sito Ulss e sito Regione Veneto. Il comune di Padova ha partecipato la scorsa settimana alla conferenza dei sindaci in regione, siamo e sono personalmente pronto ad affrontare qualsiasi evenienza in contatto con le autorità competenti e col massimo impegno». Da qui l’invito ad avere fiducia nelle istituzioni, a mantenere la calma e a collaborare. Anche il presidente di Anci Veneto e sindaco di Treviso, Mario Conte, ripete l’appello a seguire le indicazioni delle autorità pubbliche: «I sindaci sono pronti ad adottare tutte le misure necessarie, in piena collaborazione e sulla base delle direttive del sistema sanitario regionale, che già da settimane ha adottato tutte le iniziative di protezione della popolazione e per affrontare eventuali emergenze».
All’ingresso del primo piano sono state messe a disposizione mascherine protettive, per chiunque passasse di lì. In serata è arrivato anche un giovane medico anestesista per sottoporsi al tampone di controllo. «Sono il fidanzato di un’infermiera che lavora a Schiavonia – ha spiegato -. Ora lei è in quarantena. Sono un anestesista e lavoro in Azienda ospedaliera, per sicurezza anche se non ho sintomi vorrei controllarmi». Poco dopo l’arrivo del paziente contagiato, sono arrivati anche tre ragazzi con la mascherina a bordo di un’auto utilitaria grigia. «Siamo i contatti», hanno detto all’infermiera che li ha poi accompagnati al primo piano.
IL SECONDO Il secondo paziente, quello in più gravi condizioni e che poi è deceduto in tarda serata, era stato trasferito dall’ospedale di Schiavonia alla Terapia intensiva di via Giustiniani. «Bisogna rintracciare i contatti – ha fatto sapere Andrea Crisanti, ordinario di Microbiologia al Bo –. È necessario incrociate le storie delle persone e identificare se sono stati nello stesso luogo o hanno incontrato le stesse persone». L’unità di Microbiologia e virologia dell’Azienda ospedaliera di Padova, diretta da Crisanti, ha messo a punto il test di laboratorio che permette di sapere in appena tre ore se un paziente è infetto oppure no. Elisa Fais © RIPRODUZIONE RISERVATA
CHIOGGIA - SOTTOMARINA - CAVARZERE
SABATO 22 FEBBRAIO 2020 LA NUOVA
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chioggia. dopo l’approvazione della legge
«Risolto il Lusenzo, ora acqua alta e Gpl» Il bilancio del ministro D’Incà sulle questioni ancora aperte in città: «Tornerò nelle prossime settimane per monitorare»
Elisabetta B. Anzoletti CHIOGGIA. «Oggi sono qui per
festeggiare la vittoria dei cittadini di Riva Lusenzo, ma tornerò nelle prossime settimane per incontrare i commercianti danneggiati dall’acqua grande». Lo ha promesso ieri il ministro per i Rapporti col Parlamento Federico D’Incà a cui il sindaco Alessandro Ferro ha ricordato anche altre due “urgenze” per la città: i fondi per chiudere il restauro di Forte san Felice e l’impianto gpl. Dopo una passeggiata lungo Riva Lusenzo, D’Incà ha voluto chiudere la visita a Chioggia con una conferenza stampa che ha ripercorso il “dramma” delle 200 famiglie a cui il Demanio contestava la proprietà della casa. Una vicenda partita nel 1920, con la bonifica del canale realizzata dai residenti in cambio dei terreni per costruire le case, esplosa nel 2014 quando il Demanio ha iniziato a avanzare pretese sui terreni e sulle case e chiusa giovedì scorso con l’approvazione al Senato della legge che trasferisce la zona dema-
niale al Comune che poi la cederà ai privati, come fatto anni fa per il compendio di Brondolo. «È una giornata felice oggi», spiega il sindaco, «possiamo scrivere la parole fine su una vicenda di grande ingiustizia. Ora, fatta la legge, la palla passa al Comune che dovrà caso per caso stimare il valore degli immobili per farli riscattare. Con la legge, presentata dalle senatrici Vanin e Bottici (M5S), ma che ha trovato sponda in tutte le parti politiche e il sostegno del presidente Mattarella, si chiude un percorso lungo e sofferto». L’ex senatore Enrico Cappelletti, la consigliera regionale Erika Baldin e la senatrice Vanin hanno ricordato i primi incontri con i cittadini disperati, ma anche la grande determinazione delle famiglie a attendere un lieto fine e la fiducia nelle istituzioni che si sono dimostrate per una volta vicine ai cittadini. «Incontrare i residenti di Riva Lusenzo oggi mi ha riempito il cuore», racconta D’Incà, «vedere la loro commozione, il sollievo, la serenità dopo tanti anni di angoscia penso che rimarrà un ricordo vivo nella memoria. Personalmente ero
La visita alle 200 famiglie coinvolte
Abbracci e strette di mano «Una vittoria dei cittadini»
Il ministro tiene in mano le cartelle esattoriali di Eros Tiozzo
LA VISITA
a fine di un incubo. Tutti i residenti di riva Lusenzo lo hanno ripetuto ieri al ministro per i Rapporti col Parlamento, Federico D’Incà, in città per stringere la mano alle 200 famiglie “salvate” dalla legge che mette fine alle rivendicazioni del Demanio. Lo ha detto Giuseppina Boscolo, 92 anni, costretta da tempo a letto, lo hanno detto i titolari dell’alimentari Chio, i signori Marchese e Eros Tiozzo, mentre stringeva in mano le due cartelle esattoriali da 128.000 euro ciascuna. Un coro di grazie per il lavoro di squadra che il ministro e tutti i gruppi parlamentari hanno svolto per arrivare alla legge
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che chiude un pasticcio lungo 100 anni. Il ministro, firmatario a settembre del provvedimento che bloccava le cartelle esattoriali, aveva promesso di venire in città a festeggiare. E ieri, poco dopo le 10, si è presentato in riva Lusenzo. Strette di mano, ma anche abbracci e baci, tanta era la gioia. D’Incà ha fatto tappa in alcune case e in alcune attività contestate. «È veramente un giorno di festa», spiega Eros Tiozzo, «ho vissuto anni di angoscia. Sono stato il primo a ricevere nel 2014 le cartelle esattoriali, il primo a subire il blocco del conto corrente e il primo a ricevere, quest’estate, la notifica di ipoteca sulla casa. Il Demanio voleva 265.000 euro, soldi che non ho e che non ha diritto di chiedermi». — E.B.A.
stato contattato da numerosi cittadini di Riva Lusenzo che chiedevano l’intervento delle istituzioni e credo sia proprio compito delle istituzioni ascoltare le problematiche e risolverle. Con Riva Lusenzo ci siamo riusciti, ora abbiamo altre sfide. Conto di tornare a Chioggia a breve per incontrare i commercianti danneggiati dall’acqua alta. Il Governo ha stanziato 148 milioni di euro, dobbiamo distribuirli velocemente anche a Chioggia. Sul Gpl, il Governo sta lavorando alla ricerca di una soluzione che però richiederà energie e anche risorse. È una situazione complessa, di più ora non posso dire». — Amministratori comunali di Chioggia con il Ministro e la Senatrice Vanin
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Conegliano Susegana SantaLucia
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Spritz a studenti 17enni: bar stangato Carabinieri in borghese nel locale dopo aver ricevuto delle segnalazioni: coinvolti alunni del Cerletti e dell’Itis `
Per il titolare è scattata subito una multa di mille euro Il comando: «Facciamo questi controlli di routine» `
Electrolux in sciopero «Fermi anche i precari»
CONEGLIANO Uno spritz dopo la scuola o addirittura in ricreazione non veniva negato agli studenti, solo che questi erano minorenni. Un controllo a sorpresa dei carabinieri - alcuni di loro si erano anche mescolati ai clienti del locale in borghese ha colto in flagrante ieri il titolare di un bar del centro storico mentre somministrava a due studentesse minorenni entrambe di diciassette anni uno spritz alcolico. Per lui è scattata subito la multa di mille euro. Se le ragazze avessero avuto meno di sedici anni sarebbe stato ben più grave e avrebbe avuto rilevanza penale.
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LE SEGNALAZIONI In effetti già da qualche tempo giungevano segnalazioni di mamme preoccupate secondo le quali nel bar, che si trova vicino agli istituti scolastici venivano servite bevande alcoliche anche ai minori. Da qui i controlli in borghese messi in atto dai militari, che hanno verificato che le voci erano fondate. Nei giorni scorsi avrebbero rilevato episodi che hanno visto coinvolti almeno cinque studenti minorenni.
IL BLITZ Ieri è stato disposto un blitz, che è scattato nel primissimo pomeriggio, poco dopo le 13, quando nel bar sono state trovate due studentesse con uno spritz in mano. All’interno del locale, infatti, c’erano anche i carabinieri che hanno potuto sorprendere il titolare sul fatto, mentre mesceva l’alcol alle due studentesse. Nel complesso sarebbero stati pizzicati studenti del Cerletti e dell’Itis.
I CONTROLLI Non è stato il primo controllo, poiché rientrava nell’ambito dei servizi giornalieri dei carabinieri volti a prevenire costantemente il fenomeno dell’uso di alcolici tra i giovanissimi, con la complicità di
IL BLITZ IERI POCO DOPO LE 13: L’UOMO VISTO MENTRE SERVIVA LE BEVANDE ALCOLICHE A DUE RAGAZZE
IL CASO Spritz serviti a studenti minorenni in un bar del centro: dopo i controlli dei carabinieri maximulta di mille euro per il titolare
esercenti troppo compiacenti. Ma in particolare il locale era già da tempo nel mirino anche di alcune mamme, e c’erano state alcune segnalazioni dei casi di mescita illegale sui social.
LE FORZE DELL’ORDINE La somministrazione di alcolici ai minorenni non è proprio consentita, è del tutto illegale: «Abbiamo riscontrato nel bar la presenza di alcuni minori ai quali era stata servita una bevanda alcolica – conferma il comando di viale Spellanzon - Ma vale la pena ricordare che si tratta comunque di controlli che facciamo quasi di routine, e di servizi che nel corso della settimana sono una costante, per far sentire vicini l’Arma e per la tranquillità dei genitori». C’è da dire, e la conferma arriva dal comando, che a parte il caso specifico di ieri, in genere la maggior parte dei controlli risultano in effetti negativi. Ma è certo che il titolare ci penserà un po’ prima di preparare uno spritz o somministrare alcolici a minori. F.F. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Szumski non sarà candidato governatore SANTA LUCIA Riccardo Szumski non sarà il candidato governatore del Veneto per il Partito dei Veneti. È stata infatti ufficializzata la candidatura di Antonio Guadagnini, consigliere regionale uscente. L’amarezza di Szumski è palpabile nelle sue parole, tuttavia el mariga di Santa Lucia non si farà da parte, anzi, non ha alcuna intenzione di mollare la causa indipendentista. «Mi dispiace aver dato, in buona fede, la mia disponibilità ad essere candidato governatore per le prossime elezioni senza essere messo nelle condizioni, con preavviso utile perché ho un certo tipo di lavoro, di essere presente e partecipare alle discussioni – si è sfogato Szumski su Facebook - Siccome la causa vale più di ogni mia preoccupazione e di qualsiasi comportamento interpersonale e prima vengono i cittadini veneti, sappiate, dopo una notte di riflessioni, che mi impegnerò egualmente al massimo
per ottenere un risultato che serva a rimettere gli stessi veneti al centro dell’interesse dell’azione politica di chi vuole veramente solo rappresentare loro ed i loro bisogni, senza altre interferenze o scopi». Un messaggio forte e chiaro, senza giri di parole, come è nello stile del sindaco-medico santaluciese, che resterà in carica ancora due anni in comune e altrettanti ne farà come medico. «Non è facilmente digeribile questa decisione – afferma Szumski – ma al di là di ogni rapporto personale, la causa viene prima. Quindi se qualcuno mi vuole sostenere, io sono disponibile». E gli attestati di stima ricevuti dal sindaco indipendentista sono tanti e da tutto il Veneto,
«LA DECISIONE NON È MOLTO DIGERIBILE MA VIENE PRIMA LA CAUSA» Riccardo Szumski
non soltanto dai suoi concittadini e vicini di comune. «Ti si un grandissimo Veneto, non preoccuparte – scrive Eros da Tezze sul Brenta - In region ghe serve persone come ti». «Par mi te si ti el candidato – dice Massimo - Ma lavoremo par el ben del Veneto». «Grazie dottore, lei è un esempio per tutti noi – scrive Marco da Vicenza - La causa prima di tutto. Anche per quelli che hanno i mal di pancia adesso ma la esaltano. La realtà politica fa schifo, ma bisogna andare oltre. E lei sta dando lezioni a tutti». “Secondo me, sei la persona giusta: competente e agguerrito – scrive Rosetta dal vicentino - Penso che ti voteremmo in tanti». Szumski potrebbe essere il candidato come primo della lista ed ottenere un numero di voti sufficiente per essere comunque eletto in consiglio regionale. «La causa prima di tutto – puntualizza Szumski – Ma non pensiate che io dimentichi i comportamenti di taluni, tra l’altro coordinati». Elisa Giraud © RIPRODUZIONE RISERVATA
È stato uno sciopero di massa quello di ieri alla Electrolux di Susegana. «Adesioni bulgare» fanno sapere le Rsu di Fim Fiom e Uilm che hanno indetto un’ora di sciopero in uscita per manifestare l’opposizione alla proposta dell’azienda di lavorare nove ore dal lunedì al venerdì con sabato non lavorativo. Quindi con straordinari pagati 25% in più invece che 50% in più. E riferiscono inoltre che, per la prima volta, hanno scioperato anche i lavoratori precari, quelli che hanno il contratto a termine. “Non c’è nessuna ragione per la quale si debba lavorare di più e più ore a ritmi maggiori per rispondere al mercato e a competizioni che sono un danno non solo per chi lavora – sostengono le Rsu della Fiom - Non vogliamo adattarci alle novità dell’impresa che danneggiano le condizioni di vita e lavoro delle persone. Vogliamo lavorare poco e guadagnare il giusto, non vogliamo inquinare per nulla e sacrificare la vita per pochi. Otto ore di lavoro per cinque giorni ci sembrano già troppe. Apprezziamo le proposte che riducono a parità di salario le ore lavorate». Le Rsu hanno indetto lo sciopero di ieri come avvertimento, visto che la trattativa tra azienda e sindacati è in corso. La proposta delle nove ore arriva dallo stabilimento di Porcia, ma considerato che è in fase di revisione il contratto aziendale di gruppo, i lavoratori ipotizzano che sarà poi estesa a tutte le sedi. «Assumete, se volete più produzione e investite in nuovi impianti dove impiegare più persone per fare i beni che servono», affermano le rsu Fiom. El.Gi.
LA PROTESTA Lo sciopero di ieri
Resti di bevute al belvedere degli innamorati «Memorial Day, non c’è stata CONEGLIANO La “rotonda degli innamorati” ridotta a discarica dei resti di bevute. Un nuovo video che documenta il degrado del belvedere di via Ferruccio Benini, la strada a curve e tornanti che unisce il cuore del centro storico con il castello, è comparso nei giorni scorsi sulla pagina Facebook “Conejan Sì e No”. Pochi secondi sono sufficienti a evidenziare l’accumulo di bicchieri, cartacce, bottigliette e lattine sotto la piccola rotonda dalla quale si gode un bellissimo panorama della città. Indizi che portano a pensare a un utilizzo del piccolo terrazzo per bere, probabilmente anche alcolici, oltre che per guardare le bellez-
ze coneglianesi. Quella veicolata nei giorni scorsi dal social network è solo l’ultima delle segnalazioni di degrado del belvedere, area che le amministrazioni comunali non hanno mai deciso di videosorvegliare per un motivo curioso: la terrazza è infatti storicamente utilizzata dalle coppie (soprattutto giovani) per scambiarsi caste effusioni in una zona roman-
TOPPAN: «CI SONO GIOVANI CHE SI TROVANO E POI NON PULISCONO TROVO SPESSO BOTTIGLIE E BICCHIERI SUI MURI O SUL MARCIAPIEDI»
RIFIUTI Il belvedere di via Benini
tica e poco frequentata. Le ultime immagini evidenziano tuttavia anche altri usi del belvedere, «che non è l’unico tratto di via Benini in cui più volte mi è capitato di trovare resti di ritrovi legati alla vita notturna» testimonia il vicesindaco con delega all’ambiente Claudio Toppan, che spesso raggiunge il municipio proprio dal castello. «Trovo spesso e volentieri bottiglie appoggiate sui muri o ai piedi dei marciapiedi, non solo sul belvedere ma anche nella curva da cui si accede a Calle Scoto de’ Scoti. Ci sono evidentemente giovani che si ritrovano e poi non puliscono. L’amministrazione è al corrente del problema, che va affrontato sotto più aspetti, compreso quello della sicurezza» chiosa Toppan. (l.a.)
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alcuna infedeltà patrimoniale» CONEGLIANO
Nessuna infedeltà patrimoniale nella condotta dell’amministratore unico della società di onoranze funebri Memorial Day Daniele Marchioni a fronte dell’acquisto, avvenuto nel 2014, dei beni immobili della Memorial Srl. Questa la decisione presa dal Tribunale collegiale di Treviso presieduto dal giudice Umberto Donà, che ha assolto dall’accusa loro rivolta lo stesso Marchioni e gli altri imputati Lorenzo Zottini, Giorgio Paolillo e Giuliano Trevisan. A Marchioni, in particolare, veniva contestato di avere concorso con gli altri imputati al depau-
peramento della Memorial Srl i cui beni immobili, secondo la tesi del Pm Massimo De Bortoli, sarebbero stati “svenduti” alla Memorial Day Srl, di cui Marchioni è attualmente amministratore unico. Il tribunale ha assolto in primo grado tutti gli imputati perché il fatto non sussiste. «Si tratta della formula assolutoria più ampia – commentano gli avvocati Stefano Antiga e Nicola Poloni, difensori di Marchioni e Zottini – con la quale è stata riconosciuta la totale assenza di condotte infedeli ad opera degli imputati». Respinte, di conseguenza, anche le richieste di risarcimento dei danni che erano state avanzate dalle parti civili. (l.a.)