RASSEGNA STAMPA DEL 13 FEBBRAIO 2020

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GIOVEDÌ 13 FEBBRAIO 2020 CORRIERE DELLE ALPI

REGIONE

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La sfida delle Regioni Zaia applaude

«Benvenuto tra noi e a fianco di Mattarella»

Luca Zaia VENEZIA. «Benvenuto tra

nazionale. Le differenze tra le Regioni a statuto ordinario e le Regioni a statuto speciale e quanto siano cambiate le prassi e gli spazi legislativi dal 2001 in poi, anche attraverso le sentenze della Corte Costituzionale. Quest'anno le Regioni a statuto ordinario compiono 50 anni ed è un dovere proiettarsi nei prossimi 50 indicando una rotta. I rappresentanti delle Sardine hanno posto quesiti e temi rilevanti con la chiarezza e la semplicità di una forza civica e sociale. Dalla lotta alle diseguaglianze, all'impegno per le aree interne e le aree di montagna a rischio spopolamento. Dalla perequazione infrastrutturale alla perequazione dei servizi passando per una moderna stagione di responsabilità amministrative dei livelli più vicini ai cittadini. Il disegno di legge quadro esposto oggi impone il rispetto di tutti gli articoli della costituzione correlati al 116. Dal 114 al 119 avendo come stella polare l'articolo 3 che impone allo Stato di rimuovere ogni ostacolo di ordine economico e sociale. La legge quadro è una cintura di sicurezza al Paese che obbliga in sede di intesa istituzionale il rispetto della Costituzione». Ma il via libera del governo quando arriverà? — Albino Salmaso

noi, ministro Boccia. Spero che dopo il pronunciamento del Presidente Mattarella sul fatto che l’ autonomia è un valore costituzionale, che non mina solidarietà, sussidiarietà e coesione nazionale, possiamo arrivare tutti assieme all’obbiettivo». Con queste parole, il Presidente della Regione del Veneto Luca Zaia, la prima ad avviare e portare a termine positivamente un referendum costituzionale sulla materia, commenta le dichiarazioni del ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia in audizione in commissione Bicamerale per le questioni regionale. Dalle 8,30 alle 9,45 il ministro ha sottolineato come chi è contrario all'autonomia differenziata delle Regioni sia contrario alla Costituzione». Infatti, come ha ribadito il Presidente della Repubblica, l'autonomia rafforza l'unità nazionale. «Dico benvenuto tra noi al ministro Boccia - prosegue Luca Zaia - non per spirito polemico, ma perché ha detto finalmente quello che noi dicemmo fin dall'inizio del nostro cammino referendario, anche a chi, come il governo Renzi, tentò di impedirci di fare il referendum e ci costrinse a celebrarlo senza poter usare la tessera elettorale». —

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2002 contro i 107 del 2019 (dati Arpa Lombardia). «L’aria è migliorata perché sono state adottate infatti misure strutturali e non emergenziali, in molte regioni e in particolare in quelle del bacino padano. Infatti si è sancito per legge di non poter utilizzare generatori fino a 2 stelle a parti-

lo nel Bacino Padano». Ma la quota di emissioni imputabile alla combustione di biomasse legnose è aumentata? «No, anche questa affermazione non è corretta. Le rilevazioni di Arpa Lombardia danno evidenza che dal 2010 al 2015 le emissioni di Pm10 dalla combustione di biomasse in Regione Lombardia sono diminuite di circa il 30%. Anche un’indagine condotta da Arpa Veneto ha confermato una riduzione del 20% delle Pm10 prodotte da legna e pellet dal 2006 al 2013. Questo grazie al “turnover tecnologico”, ovvero alla sostituzione dei vecchi apparecchi con generatori sempre a biomasse ma più performanti dal punto di vista tecnico-ambientale». —

A sinistra Mattia Santori, leader della “Sardine”, mentre entra nella sede del ministro Boccia. A destra i governatori delle 20 Regioni con il premier Conte e Boccia

Sardine, richiesta a Boccia «Garanzie sull’autonomia» Tre ore di colloquio, le risposte del ministro soddisfano il movimento di Santori I delegati del Sud: incontro costruttivo, fondamentale il rispetto della Costituzione PADOVA. L’autonomia? Sta scolpita nella Costituzione e rafforza l’unità del Paese, come ha spiegato il presidente Mattarella nel suo messaggio di fine anno. Con questi due concetti, il ministro Francesco Boccia ieri ha convinto le “Sardine” che la sua legge quadro non è un atto sacrilego, una sorta di attentato al Sud, come pensano l’ex ministra grillina Lezzi e Faraone, di Italia Viva. Mattia Santori, leader del del movimento sceso in piazza a Bologna e poi in tutt’Italia contro Salvini, ieri ha varcato la soglia del ministero degli Affari regionali in via del Tritone e per tre ore ha tentato di demolire la strategia di Boccia. Con lui la delegazione del Sud, i veneti non sono stati convocati. Il braccio di ferro, con discussioni molto animate, si è concluso con un’analisi

che mette fine a tutte le ambiguità. Zaia, Bonaccini e Fontana possono stare tranquilli: la pacifica protesta di piazza non bloccherà l’autonomia, gli ostacoli vanno rimossi dal Parlamento e dai partiti di maggioranza, che alzano ancora i muri sulla strada del federalismo. Alle 19,40 Jasmin Cristallo, portavoce delle “Sardine” in Calabria ha messo fine a tutti i dubbi: «Abbiamo posto delle domande e avuto risposte e rassicurazioni. Il ministro Boccia si è detto disponibile a venire nei territori per esporre il suo progetto in maniera più chiara, anche di fronte a una folla di detrattori, di fronte a quelli che hanno il dubbio sul rispetto della Costituzione e che il Sud possa essere spazzato via da questo tipo di provvedimento. Dal confronto nascono le cose buone. Siamo pron-

ti a condividere con gli altri l’esperienza di oggi ». Boccia ha sfoderato la sua dialettica da docente universitario per spiegare che i Lep e il fondo di perequazione da 3,4 miliardi l’anno sono l’unica strada per annullare il gap tra Nord e Sud, tra la montagna e l’area metropolitana. Non è stato facile. «Ci è stato garantito che qualsiasi testo approvato si muoverà nell’alveo della Costituzione» ha detto Lorenzo Donnoli. «Il disegno di legge come strumento garantisce che sia il Parlamento a decidere su questa materia». E dopo i ministri Boccia e Provenzano ora c’è in agenda il summit con il premier a Palazzo Chigi. «L’incontro con Giuseppe Conte? Non abbiamo ancora una data», ha risposto Cristallo. «Il confronto con Boccia è partito dal tema delle diseguaglianze in generale,

le analisi dell’osservatorio aiel

«Il legno non avvelena l’aria rottamare un milione di stufe» l Pm10 è un pericolo per i polmoni. Negli ultimi sei anni il consumo di biomasse è sceso da 260 mila tonnellate Il nodo della riconversione PADOVA. Il Pm10 è un pericolo per la salute dei polmoni, le polveri sottili nell’aria hanno superato i livelli di guardia Oms per 35 giorni e le città vietano il traffico, fino ai diesel euro 6, come a Roma. Ma an-

che il riscaldamento a biomassa legnosa, legna e pellet, è stato additato da più parti come principale responsabile dell’emergenza smog. Ma è vero che il Pm10 è legato alle legna che brucia nelle stufe che sono da rottamare? Non è così. L’ultimo rapporto statistico GSE attesta che negli ultimi 6 anni il consumo di legna e pellet nel settore residenziale è rimasto sostanzialmente stabile e a livello re-

gionale una indagine di Arpa Veneto del 2013 ha registrato un calo dei consumi di legna rispetto al 2006 di ben 260.000 tonnellate. Chi afferma il contrario è ente disinformato. I dati dell’Osservatorio Aiel, l’associazione italiana energie agroforestal i che ha sede ad Agripolis a Legnaro, sostiene che il numero dei generatori sia addirittura in leggero calo passando da 9,4 milioni nel 2014 a 9,1 nel 2018.

come ad esempio nei trasporti al Sud: da Messina a Palermo 11 ore di treno. Poi abbiamo parlato e di luoghi comuni, come il Trentino Alto Adige che ha tre volte i dipendenti pubblici della Puglia anche se ha quattro volte e mezzo in meno di popolazione», ha spiegato Massimiliano Perna, portavoce della Sicilia. «Abbiamo raccolto una grande disponibilità da parte di Boccia, ora siamo pieni di documenti da studiare» aggiunge Alessandra Caiulo, portavoce della Puglia. «Dobbiamo condividere tutto con la comunità delle Sardine da nord a sud. Sicuramente non vogliamo leggi che ci tutelino come luogo geografico, ma come cittadini». E il ministro Boccia? Su Facebook spiega com’è andata. «Oltre due ore e mezzo di confronto sui principi di autonomia, sussidiarietà e unità

Anche a livello regionale si conferma questo trend, Arpa Lombardia ha rilevato che nell’arco di 8 anni dal 2008 al 2015 i generatori sono rimasti intorno alle 600.000 unità, mentre Arpa Veneto ha rilevato solo un lieve incremento dell’1% dal 2006 al 2013 (672.000). La qualità dell’aria è peggiorata in questi ultimi anni? No, anzi. Lo dice l’Agenzia Europea per l’ambiente che attesta negli ultimi 30 anni un generale miglioramento della qualità dell’aria. Ad esempio a Milano nel 2005 i giorni oltre i limiti consentiti furono 152, mentre nel 2019 sono stati solo 72. Nelle serie storiche il picco massimo nel capoluogo lombardo fu di 309 microgrammi/metro cubo nel

Per l’Agenzia Europea dell’ambiente la qualità dell’aria è migliorata in 30 anni re dal 2018 e fino a 3 stelle a partire dal 1° gennaio di quest’anno», dice l’Aiel. «Stiamo parlando di almeno 1 milione di generatori so-

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CORTINA

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verso le olimpiadi 2026

“Infrastrutture Milano-Cortina” i lavori li deciderà il territorio La prima parte della nuova Legge Olimpica stasera all’esame del Governo Il sindaco Ghedina: «Abbiamo chiesto e ottenuto il federalismo olimpico»

Francesco Dal Mas CORTINA. Nel Consiglio dei ministri di questa sera sarà varata la nuova Legge Olimpica, che riguarda la governance dei Giochi, ma che non dettaglierà le opere infrastrutturali da fare. Il sindaco di Cortina, Gianpietro Ghedina, ammette la sua soddisfazione dopo aver letto la bozza: «Abbiamo chiesto e ottenuto il federalismo olimpico. La legge, infatti, recepisce sostanzialmente le proposte che abbiamo avanzato come Veneto e Cortina e tra queste le sedi decisionali sul territorio per avere voce in capitolo sulle infrastrutture, ma non solo», anticipa il sindaco, mentre da Bruxelles, dove è in missione, il presidente Luca Zaia conferma che le linee guida sono state suggerite dalla Regione, oltre che dagli altri protagonisti in campo. I punti fermi sono questi: un Consiglio olimpico congiunto, formato da 15 rappresentanti, con funzioni di “indirizzo generale e di alta sorveglianza sull’attuazione del programma di realizzazione dei Giochi”; le funzioni di Comitato organizzatore dei Giochi assegnate

La delegazione italiana in festa dopo l’assegnazione delle Olimpiadi 20206

alla Fondazione Milano Cortina 2026, costituita lo scorso 9 dicembre, con compiti di “gestione, organizzazione, promozione, comunicazione degli eventi sportivi relativi ai Giochi, tenuto conto degli indirizzi generali del Consiglio Olimpico congiunto”; una nuova società denominata Infrastrutture Milano-Cortina 2020-2026 Spa, partecipa-

ta dai ministeri dell’Economia (35%), delle Infrastrutture (35%), dalle Regioni Lombardia (10%) e Veneto (10%), dalle Province autonome di Trento e Bolzano, col 5% ciascuna. E proprio qui si sofferma il sindaco Ghedina per far sapere che questa società sarà ramificata, non solo operativamente, ma anche sul piano gestionale. «In so-

stanza, ciò che ci sarà da fare nel nostro territorio», spiega, «lo deciderà la Regione insieme a Cortina. E in Regione avremo uffici distaccati di “Infrastrutture”, come pure a Cortina, in modo da non avere sorprese». Strategico il compito di Infrastrutture Milano Cortina. Opererà quale centrale di committenza e stazione appaltante delle opere. Le

quali – fa sapere il parlamentare Roger De Menech - saranno individuate con un separato decreto che prevederà anche norme di semplificazione per superare i tempi lunghi, anzi lunghissimi della legislazione vigente, di cui si è sofferto per tanti cantieri dei Mondiali 2021. Il capitale sociale di Infrastrutture ammonta a un milione di euro. Il cda sarà composto da cinque membri, tre dei quali nominati dal ministero delle Infrastrutture di concerto con il Mef e il Ministero dello sport, tra cui saranno scelti il presidente e l’amministratore delegato, e due nominati congiuntamente da Regione Lombardia, Veneto, e Province autonome di Trento e Bolzano. Al Cda potrà partecipare, ma senza diritto di voto, l’ad della Fondazione. È previsto anche l’Ufficio dello Sport con un Forum per la sostenibilità e l’eredità olimpica, in modo da evitare gli sprechi e la dissipazione del patrimonio olimpico. L’Istituto per il credito sportivo sarà potenziato in modo da poter attivare un apposito fondo speciale destinato al finanziamento di attività e interventi strumentali all’abbattimento delle barriere architettoniche e al potenziamento della sostenibilità ambientale delle infrastrutture sportive. Tra i 15 componenti del Consiglio olimpico congiunto, vi saranno rappresentanti anche di Regione e Cortina. Lo Stato, sul piano delle garanzie, parteciperà con circa 58 milioni, ossia per un settimo del totale. Quest’ultimo è valutato in circa 420 milioni di euro. — © RIPRODUZIONE RISERVATA

l’appuntamento

Lunedì a Milano l’investitura a Novari CORTINA. Il federalismo olimpico scaturirà anche dalla relazione programmatica che il Ceo del Comitato organizzativo delle Olimpiadi, Vincenzo Novari, illustrerà nel primo incontro del Cda della Fondazione lunedì 17 a Milano. «Ho avuto modo di leggere alcune sue anticipazioni e come territorio, mi riferisco a Cortina e al Veneto, possiamo ritenerci rassicurati dalle sue garanzie», anticipa il sindaco Gianpietro Ghedina, che sarà anche lui presente all’assemblea di Milano. In quella sede, infatti, Novari riceverà l’investitura ufficiale di Ceo, dal momento che Cio, Regioni e Comuni l’hanno solo indicato. La seduta si terra al Pirellone, dove ben due piani saranno riservati al Comitato organizzatore. «Quando parlo di Giochi federalisti», spiega ancora il sindaco, «intendo che non tutto sarà concentrato a Milano, ma specifici uffici saranno aperti anche a Cortina e Venezia». E a questo riguardo si sa che la nuova legge olimpica tutelerà puntualmente la titolarità delle proprietà olimpiche che sono, ad esempio, la bandiera, il simbolo, il motto e gli inni. — F.D.M.

la polemica

Regole vietate alle donne: «Cortina è retrograda» Laura e Paola Valle contestano la mancata apertura: «Voi regolieri vi state costruendo il recinto Sarete una riserva indiana» CORTINA D’AMPEZZO. Si alzano le voci delle donne rimaste escluse dallo status di Regoliere. I “fioi de sote famea”, cioè i figli dei consorti regolieri che hanno compiuto il 25° anno di età, sono a un passo dal diventare regolieri a pieno titolo, mentre le donne aventi fratelli maschi restano ancora escluse. Il lavoro degli undici marighi per il parziale rinnovo del laudo delle undici Regole ampezzane (due alte e nove basse) è arrivato quasi alla fine. All’appello manca soltanto la Regola Alta di Ambrizzola, che dovrà riconvo-

La Casa delle Regole a Cortina d’Ampezzo

care l’assemblea “sotto pena del laudo”, cioè con qualsiasi numero di partecipanti, per modificare gli articoli 5 e 7 alla presenza del notaio e permettere ai giovani che hanno compiuto i 25 anni di età di godere dei diritti

di regoliere all’interno di ogni singola Regola di appartenenza e non solo in seno alla Comunanza. L’ultimo passaggio sarà poi l’approvazione da parte della Comunanza, che dovrà adeguarsi di conseguenza per

permettere alla stessa persona di ricoprire le cariche di marigo nella Regola Bassa e di deputato nella Comunanza delle Regole. Le donne, tuttavia, restano escluse da questa apertura. Così, Laura e Paola Valle hanno mandato una lettera alle Regole d’Ampezzo relativamente alla «perenne mancanza di apertura dell’ente a favore delle donne». «Fa specie vedere come un paese in questo mondo moderno e sulla bocca di tutti per manifestazioni quali Mondiali di sci e Olimpiadi sia, in realtà e per molti versi, del tutto retrogrado», spiega Paola Valle. «Leggo sull’ultima edizione del Notiziario delle Regole che le 9 Regole Basse con la Regola alta di Larieto hanno modificato il loro laudo

inserendo la variante che riguarda i “fioi de sote famea” . Il tutto viene espresso con ampia soddisfazioni e orgoglio di chi scrive l’articolo», si legge ancora nella lettera. «Mi sorge spontanea la domanda: a quando una qualche apertura alle donne?». Paola Valle ha fatto parte di più commissioni per la revisione del laudo, iniziate circa 30 anni fa, ma che si sono risolte con un nulla di fatto. «È noto che la Regione del Veneto nel momento di istituire il Parco d’Ampezzo aveva espressamente chiesto di riconoscere anche alle donne la possibilità di entrare in Regola, ma ciò è stato sempre disatteso: tanto i contributi arrivano sempre e comunque», spiega nella lettera. «Recentemente,

con mia sorella, abbiamo avuto modo di riscontrare che, anche nella gestione delle nostre prestigiose ed antiche cappelle, è e resta in vigore del relativo capitolo la regola che la donna non può ereditare il titolo di consorella che aveva la madre: cosa vuol dire? Che la fede della donna vale meno di quella dell’uomo? Strana questa cosa, avevamo capito che davanti al Signore siamo tutti uguali». «Bene», concludono Paola Valle anche a nome della sorella, «spesso sentiamo dire dai più pessimisti che finiremo o, meglio, finirete – perché chi scrive non è Regoliera – in una sorta di riserva indiana. Quello che nessuno realizza è che siete voi regolieri che vi state costruendo il recinto». Marina Menardi


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REGIONE

Regionali Veneto 2020

Tra borghesia cattolica e centri sociali la sfida di Lorenzoni, professore green Il vicesindaco di Padova, con la sua coalizione a tinte civiche, ha il via libera di Zingaretti e Martella: sarà lui a sfidare Zaia li; nella manica, il jolly borghese rappresentato dalla moglie Anna, socia del potente studio di consulenza Cortellazzo & Soatto, in portafoglio clienti del calibro della Compagnia delle Opere.

Filippo Tosatto PADOVA. Dal cilindro di un

centrosinistra in debito d’ossigeno, spunta, faticosamente, il profilo di Arturo Lorenzoni, vicesindaco di Padova e alfiere di una coalizione variopinta, riflesso delle energie degli antagonismi di una modernità spesso estranea al Veneto profondo. Ma chi è davvero “King Arthur” («Per favore, non chiamatemi così») e perché - in vista delle regionali di maggio - la sua figura sta persuadendo i dem, azionisti di maggioranza, a desistere da una candidatura di partito, rinunciando perfino alle sospirate primarie?

DECISIVO NEL KO BITONCI

Tant’è: al primo turno raccoglie a sorpresa 22. 357 voti (il 23%) piazzandosi alle spalle del leghista Massimo Bitonci e di Sergio Giordani, imprenditore civico di rito Pd; l’alleanza con quest’ultimo risulta decisiva al ballottaggio e gli vale la piazza d’onore a Palazzo Moroni scandita da una pioggia di deleghe: politiche del territorio e sviluppo urbano sostenibile, università, mobilità e viabilità, agen-

LO STATUS ACCADEMICO

Cinquantatré anni, sposato e padre di tre ragazzi, Lorenzoni insegna Economia dell’Energia ed Electricity Market Economics alla Scuola di ingegneria industriale dell’Università patavina dove coltiva un ventaglio di interessi scientifici che includono l’economia applicata al settore dell’energia, la regolamentazione del settore, lo sviluppo delle fonti rinnovabili, l’efficienza dei consumi. Già consulente di istituzioni pubbliche e aziende private, collabora a progetti finanziati dall’Unione europea e nel suo medagliere spicca lo spin off Galileia, che impiega giovani ingegneri. Non propriamente incolto (mastica tre lingue e sta prendendo lezioni di cinese), cattolico praticante educato dai gesuiti, debutta in politica nel 2017, candidandosi a sindaco di Padova sotto le bandiere di Coalizione civica, un’alleanza che tiene insieme ambientalisti e sinistra radicale, volontariato e mondo delle professioni; al suo fianco, Rifondazione comunista e i centri socia-

La sua scommmessa abbina le suggestioni dell’economia digitale alla piazza delle Sardine

LA BENEDIZIONE DEL PD

da digitale, servizi informatici e telematici, in primis. Il bilancio amministrativo? Luci e ombre, a sentire gli osservatori indipendenti. I progressi importanti sul versante del bike sharing (che rende la città del Santo capitale delle due ruote) e dell’innovativo servizio di night bus; i ritardi evidenti nel capitolo tram dove la seconda linea, pur finanziata, resta ancora malinconicamente sulla carta. SCINTILLE CON GIORDANI

Arturo Lorenzoni insegna Economia dell’Energia alla Scuola di ingegneria industriale dell’ateneo di Padova

le eleZioNi ComUNali Nel CapolUogo

Venezia, primo sì a Chiellino dall’alleanza di centrosinistra L’imprenditrice cattolica titolare di un’azienda al Vega è fortemente sostenuta dai dem Rischi di conflitto d’interessi? Bettin: vogliamo serie garanzie VENEZIA. Fumata grigia. Il centrosinistra si muove verso l’unità per il candidato sindaco. Non c’è ancora la firma degli alleati, ma un importante passo avanti è stato fatto ieri pomeriggio. Il Pd ha ufficializzato il

l’aperto contrasto in occasione dello sgombero dell’ex Macello e la cacciata delle 13 associazioni occupanti: «Ero all’oscuro», sbotta pochi istanti dopo l’intervento della polizia «è un precedente grave che non deve ripetersi». Il fuoco sotto la cenere, è il timore di qualche caporione del Pd. Incluso Massimo Bettin, portavoce e “guardia del corpo” del sindaco; grande sponsor di Lorenzoni in seno ad un partito diviso e recalcitrante, ne caldeggia la candidatura con un ardore a tratti sospetto: «Con lui a Venezia, Giordani avrebbe finalmente campo libero», malignano i rivali dem, per nulla entusiasti alla prospettiva di cedere il passo «all’unto del signore» senza colpo ferire. Apocalittici e integrati, new economy e avanti popolo, con il soccorso di piazza delle Sardine e l’occhiolino all’establishment acculturato: eccola, la scommessa arturiana.

nome che gira da giorni. Quello di Gabriella Chiellino, imprenditrice cattolica e titolare di azienda al Vega. Il tavolo della coalizione ha alla fine convenuto sul percorso e firmato un comunicato congiunto: «Tutte le forze civiche e politiche riunite al tavolo di coalizione hanno ritenuto di verificare se attorno a Gabriella Chiellino ci sono le condizioni per un’ampia condivisione per la candidatura a Sindaco di Ve-

nezia. Il tavolo si è riconvocato a lunedì per assumere una decisione finale». Nelle prossime ore, forse già oggi pomeriggio, cominceranno le riunioni bilaterali sul programma tra le forze politiche e la candidata. Rimasta a questo punto l’unica ipotesi su cui i partiti, i comitati e le civiche potranno trovare l’unità. Per andare insieme al primo turno alla sfida con il sindaco uscente Luigi Brugnaro. La proposta del nome l’han-

no fatta i due segretari del Pd veneziano, Giorgio Dodi e Luciano Favaron. «Segno di responsabilità per non rompere la coalizione». La prima proposta, quella del rettore Michele Bugliesi non era stata accolta con entusiasmo dalla sinistra e dagli ex rossoverdi. Da Roma e dal segretario Zingaretti è arriva l’indicazione: «Non rompiamo con la sinistra». Così è spuntata l’idea Chiellino. Donna, volto nuovo per la grande politica. L’ala che rappresenta la sinistra ha accolto la proposta con interesse. Qualche dubbio sulla sua attività che ha incrociato più volte interessi «forti» di aziende e Autorità portuale. La sua azienda «e-Ambiente», con sede al Vega, ha elaborato studi e consulenze anche sul contestato canale Contorta.

La coabitazione con il riformista Giordani? Rapporti umani distesi, qualche boccone amaro da ingoiare - leggi il nuovo policlinico universitario a est, una destinazione a lungo osteggiata - l’insofferenza dell’elettorato progressista per il proliferare senza freni dei centri commerciali,

Gabriella Chiellino, imprenditrice

Qualcuno evoca anche il possibile «conflitto di interessi». Ecco che allora che da sinistra si chiedono «garanzie». Il programma sottoscritto dagli alleati parla di «città differente» e «sviluppo sostenibile»: «Su

Certo, se otterrà la nomination – sempre più probabile vista la benedizione romana impartita da Nicola Zingaretti e Andrea Martella – il professoregreen dovrà vedersela con un avversario meno divisivo e assai più trasversale rispetto all’antico rivale bitonciano. Luca Zaia, governatore uscente, è il grande favorito della vigilia, abile a cementare il consenso dando voce senza strillare - al sentiment identitario e autonomista di una “piccola patria veneta”, troppe volte misconosciuto o schernito dalla sinistra salottiera. Arturo Lorenzoni vive in centro storico ma, dalle arrampicate alla bicicletta, ama gli sport di fatica : l’opportunità della scalata, banco di prova dei ciclisti di razza, non gli mancherà. — © RIPRODUZIONE RISERVATA

questo chiederemo garanzie precise», dice a riguardo Gianfranco Bettin. Aperture importanti sono venute dai socialisti «Siamo disponibili a valutare la proposta per mantenere l’unità e costituire una forte alternativa a Brugnaro», dice Luigi Giordani. Ugo Bergamo annuncia la sua disponibilità. «Per senso di responsabilità siamo pronti a parlarne». Intorno al nome di Chiellini potrebbero convergere dunque anche gli altri partecipanti al tavolo. Come «Più Europa», a cui ha aderito anche l’ex candidato dei movimenti e della Lega nel 2015 Gian Angelo Bellati, e gli autonomisti dell’ultimo referendum. E poi «Azione» di Carlo Calenda, Italia in Comune dell’ex grillino Pizzarotti. —


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Nordest

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L’ACCORDO dal nostro inviato

TRIESTE Tic, toc, tac. Prima un rimbalzo, poi un secondo, quindi un terzo: il suono del sasso, scagliato per 170 metri giù nell’abisso di Plutone, squarcia il silenzio del Carso. Adesso che la ricorrenza del 10 febbraio è passata, portando via con sé l’enfasi delle cerimonie e il clamore delle polemiche, nel vicino sacrario di Basovizza restano le corone d’alloro e i nastri tricolore. Ma la commozione è già qui, in questa gola intitolata al dio degli inferi che si apre in fondo alla dolina, dove una rappresentanza del Consiglio regionale del Veneto ascolta ammutolita il tonfo della pietra, lanciata da Massimiliano Lacota proprio per far sentire l’effetto che fa. «Ecco, ventuno persone vennero buttate nello strapiombo così, legate l’una all’altra con il filo di ferro, sotto una scarica di mitra che colpì quelle davanti affinché il loro peso trascinasse pure quelle dietro», spiega il presidente dell’Unione degli Istriani, l’associazione che ha appena disertato la solenne celebrazione del Giorno del ricordo al Senato per protesta contro la mancata revoca del cavalierato repubblicano al maresciallo Josip Broz Tito, «il criminale responsabile della tragedia delle foibe e dell’esodo di 350.000 italiani»: una richiesta condivisa all’unanimità dall’assemblea legislativa veneta (e invece solo a maggioranza da quella friulgiuliana), arrivata in delegazione a Trieste per sottoscrive-

«VIA IL CAVALIERATO AL CRIMINALE TITO»: A VENEZIA RICHIESTA ALL’UNANIMITÀ, A TRIESTE SINISTRA E SLOVENI CONTRARI

Foibe, l’impegno veneto «Coltiviamo la memoria» Visita del Consiglio regionale a Basovizza `Politici e studenti lungo il confine orientale e firma dell’intesa con l’Unione degli Istriani «Siamo di esempio contro il negazionismo» `

re un accordo che punta a promuovere le visite dei politici e degli studenti nei luoghi della memoria lungo il confine orientale.

LE EMOZIONI La firma matura al culmine di una mattinata ad alto tasso di emozioni, che oltre alle foibe di Plutone e Basovizza vede pure la visita al centro raccolta profughi di Padriciano, ora museo di carattere nazionale, ma che a partire dagli anni ‘50 fu un campo di concentramento capace di rinchiudere fino a 4.000

sfollati in contemporanea. Qui morì anche la piccola Marinella, omaggiata da Simone Cristicchi nello spettacolo “L’esodo”. E qui sabato arriverà da Roma la sindaca Virginia Raggi, con un gruppo di giovani. Le foto in bianco e nero degli esuli, i loro mobili numerati e ammassati, le immagini sacre che le famiglie non riuscirono a mettere in valigia prima di essere imbarcate sul piroscafo Toscana che da Pola le avrebbe deportate a Venezia o Ancona. «Questa è la Pompei di un mondo che improvvisamente si è

AL SACRARIO I rappresentanti del Consiglio regionale del Veneto davanti a una lapide a Basovizza

«Il convegno sulle Olimpiadi? Non so niente, quindi non serve» LA POLEMICA VENEZIA «Io non so niente, e se non lo so io che sono l’ideatore della candidatura di Cortina vuol dire che non serve». Così il governatore del Veneto, Luca Zaia - da Bruxelles dove si trova per partecipare alla plenaria del Comitato europeo delle Regioni che inaugura il nuovo mandato 2020-2025 - risponde alle polemiche scatenate nei giorni scorsi dal mancato invito dei presidenti delle Regioni di Veneto e Lombardia a un evento sulle Olimpiadi invernali di Milano-Cortina 2026 organizzato al Parlamento Ue dal gruppo dei Socialisti e democratici. A chi gli chiedeva aggiornamenti su un possibile invito alla conferenza dopo le polemiche politiche, Zaia risponde: «Io me ne sono accorto dagli articoli di giornale», e ricorda che «molti esponenti del Pd mi hanno preso in giro quando ho candidato Cortina. Addirittura hanno protestato in consiglio regionale perché non ero presente ma ero a Tokyo alla presentazione della candidatura». Il convegno in questione è fissato per il 22 aprile in una sala

IL GOVERNATORE: «HO APPRESO LA NOTIZIA DAI GIORNALI» OGGI LA LEGGE A PALAZZO CHIGI

interrotto», mormora Lacota, mostrando i quaderni su cui i bambini scrivevano i dettati della propaganda comunista: «Tito è il nostro compagno». Aggiunge il leader dell’Unione: «Il guaio è che ancora oggi nei testi scolastici sloveni troviamo pagine tratte dalla narrazione degli anni ‘50. Purtroppo la polemica con la Slovenia non finirà mai, perché il problema da storico è diventato culturale. E certo non aiuta il fatto che in Italia l’estrema destra gonfi i numeri degli infoibati, che invece noi stimiamo prudentemen-

del Parlamento Europeo a Bruxelles. I politici italiani chiamati a intervenire, insieme ai rappresentanti del Coni, sono tutti del Pd e del M5s (tranne il sindaco bellunese Gianpietro Ghedina, espressione di una civica dall’orientamento di centrodestra). Lega e Forza Italia, partiti che governano Veneto e Lombardia e cioè le Regioni che sono il motore della macchina organizzativa olimpica, sono insorte, accusando il Pd di voler «intestarsi i Giochi», mentre l’eurodeputata dem Alessandra Moretti, che è tra i relatori, ha parlato di «polemica senza senso».

LA LEGGE Oggi intanto sul tavolo del Consiglio dei ministri - inizialmente in agenda alle 16 ma poi spostato alle 20 - dovrebbe approdare anche una misura per l’organizzazione delle Olimpiadi invernali di Milano e Cortina del 2026 e per lo svolgimento delle finali Atp, il torneo di tennis che si disputerà nel 2021 a Torino. In Preconsiglio è stata presentata la bozza di Legge olimpica che definisce la struttura organizzativa dei Giochi. Sono confermati i quattro organi di gestione e organizzazione. La legge prevede anche 58 milioni di garanzie da parte dello Stato nei confronti del Cio e un ruolo per l’Istituto per il Credito sportivo. Da chiarire il nodo relativo alla governance dell’Istituto, essendo prevista una riforma dello statuto e una riformulazione del consiglio entro 30 giorni dall’approvazione del decreto. © RIPRODUZIONE RISERVATA

L’intervento

Autonomia e Costituzione Il plauso di Zaia a Boccia VENEZIA «Benvenuto tra noi, ministro Boccia. Spero che dopo il pronunciamento del presidente Mattarella sul fatto che l’autonomia è un valore costituzionale, che non mina solidarietà, sussidiarietà e coesione nazionale, possiamo arrivare tutti assieme all’obbiettivo». Con queste parole, il presidente del Veneto Luca Zaia ha commentato le dichiarazioni del ministro Francesco Boccia in audizione in Commissione Bicamerale per le Questioni regionali. «Chi è contrario all’autonomia differenziata delle Regioni - ha detto Boccia - è contrario alla Costituzione. Autonomia e sussidiarietà sono scolpite nella nostra Costituzione. Il nodo è come attuare l’autonomia: se lo si fa perequando, attuando il principio di sussidiarietà e contrastando le disuguaglianze allora si rispettano tutti gli articoli. Come sottolineato anche dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, “l’autonomia rafforza l’unità nazionale”».

Il commissario

«Mose, più che i soldi mancano gli uomini Quello che manca per sollevare tutte le barriere del Mose, non sono le risorse finanziarie, ma quelle umane. Un problema che sarà superato nel giro di qualche mese, come ha assicurato il commissario straordinario Elisabetta Spitz, l’altro giorno, in audizione alla commissione ambiente alla Camera. «Per consentire l’attivazione delle quattro barriere è stato necessario fare una verifica della disponibilità di risorse già addestrate. Queste risorse oggi, a febbraio, non sono ancora del tutto disponibili. É stato avviato un piano di formazione di altro personale. La formazione si concluderà nel mese di maggio. Questo il motivo per cui si è ritenuto di attivare le barriere non prima di giugno».

te in 5-7.000 se consideriamo solo i civili e in 10-15.000 se sommiamo pure i militari».

IL CONSENSO In questi luoghi, ma anche sulle trincee della Grande Guerra e sulle tracce della Serenissima, dal prossimo anno scolastico verranno invitate le scuole superiori venete, in forza del protocollo d’intesa siglato per il Consiglio regionale dal segretario generale Roberto Valente, che porta così il saluto del presidente leghista Roberto Ciambetti: «Raccogliamo l’invito di Sergio Mattarella a coltivare la memoria, nella consapevolezza che il vero avversario insidioso da combattere è l’indifferenza». Su questo il consenso è traversale a Palazzo Ferro Fini: «Nelle votazioni abbiamo registrato l’unanimità perché la politica deve essere di esempio, tanto più in tempi di negazionismo», afferma lo zaiano Alberto Villanova, numero uno della commissione Cultura che ha promosso l’iniziativa. «Invece qui il Secondo Dopoguerra brucia ancora moltissimo nella contrapposizione e nel silenzio», osserva Alessia Rosolen, assessore nella Giunta di centrodestra del Friuli Venezia Giulia. «Vedremo come andrà in aula la prossima settimana con il progetto di legge dedicato al Giorno del ricordo», dice Mauro Bordin, capogruppo friulgiuliano della Lega, ricordando la contrarietà di centrosinistra e minoranza slovena alla mozione su Tito. «Queste divisioni non hanno più senso di esistere», concordano dal fronte veneto la dem Francesca Zottis e il pentastellato Simone Scarabel, presente con la collega Erika Baldin. «Peccato però – sottolinea il leghista vicentino Maurizio Colman – che ci siano Comuni come Schio che, dopo aver rifiutato le pietre d’inciampo in memoria delle vittime della Shoah, ora non vuole deliberare nemmeno l’omaggio ai martiri delle foibe...». Angela Pederiva © RIPRODUZIONE RISERVATA

IN CORSA Stefano Zecchi con Alessio Morosin. Ieri l’ufficializzazione della candidatura del filosofo

L’ANNUNCIO VENEZIA Dopo essersi battuto per la separazione di Venezia da Mestre, ora Stefano Zecchi si lancia in una nuova avventura: il filosofo, accademico e scrittore che compirà 75 anni martedì prossimo, sarà candidato sindaco di Venezia per il Partito dei Veneti. Anche se la sua residenza è a Milano, Zecchi ha una casa in città, per la precisione al Lido. A Venezia è nato e cresciuto. Per dire: era in classe con Massimo Cacciari. In laguna, poi, ha già svolto per due mandati l’attività di consigliere comunale: nel 2000 è stato capolista del Pdl quando Renato Brunetta perse contro Paolo Costa e nel 2010, dopo la parentesi di assessore e consigliere delegato a Milano, è stato capolista della lista Brunetta quando l’economista si ricandidò contro Giorgio Orsoni. E tre anni fa, durante l’amministrazione di Luigi Brugnaro, è stato il curatore del Padiglione Venezia alla Biennale Arte. Adesso l’impegno con gli autonomisti/indipendentisti di Alessio Morosin e Antonio Guadagnini. «Gli amici, soprattutto quelli scontenti dell’attuale ammi-

IL FILOSOFO SI ERA BATTUTO PER LA SEPARAZIONE DALLA TERRAFERMA «MI PIACE IL PROGETTO DI CAPITALE D’EUROPA»

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Venezia, Stefano Zecchi candidato sindaco per il Partito dei Veneti nistrazione, mi hanno chiesto: perché non fai qualcosa per la nostra città? Ed eccomi qua racconta Zecchi - Mi piace il progetto di Venezia capitale d’Europa, Venezia ha bisogno di una sua autonomia mentre Mestre può diventare una city».

IL MONITO Per quanto riguarda le elezioni regionali, il candidato governatore del Partito dei Veneti dovrebbe essere Roberto Brazzale, 57 anni, vicentino di Thiene, conosciuto per essere il signore del Gran Moravia, il re del burro. «Nessuna anticipazione - dice Alessio Morosin Posso solo dire che il Partito dei Veneti conta di arrivare al secondo posto dopo Luca Zaia. Al PalaGeox l’altra sera Zaia è stato condannato da Salvini a confermare la coalizione di centrodestra e questo significa che sarà schiavo di Fratelli d’Italia che lo terranno in scac-

co. Zaia sappia che ci saremo noi a salvare il Veneto, ma il prezzo sarà molto alto».

CENTROSINISTRA Sul fronte del centrosinistra, la candidatura di Arturo Lorenzoni a candidato governatore del Veneto si avvia all’ufficializzazione. Ieri un vertice tra big a Roma, domani sera la direzione regionale Pd. Analogo via libera si prospetta per la candidatura a sindaco di Venezia dell’imprenditrice Gabriella Chiellino: “Tutte le forze civiche e politiche riunite al tavolo di coalizione - recita la nota diffusa ieri dopo la riunione - hanno ritenuto di verificare se attorno a Gabriella Chiellino ci sono le condizioni per un’ampia condivisione per la candidatura a sindaco di Venezia. Il tavolo si è riconvocato a lunedì per assumere una decisione finale». Alda Vanzan © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Primo Piano

Giovedì 13 Febbraio 2020 www.gazzettino.it

Gli stati generali dell’Ascom

«Mancano strade, il futuro si gioca sulla mobilità» Dal vescovo al rettore, le istituzioni `Il sindaco lancia “Padova 2020-2030” convocate in Camera di Commercio Obiettivo: essere la Capitale del Nordest `

LE PROSPETTIVE PADOVA Siamo sempre lì, a un passo dallo sbocciare oppure dallo sfiorire. E i prossimi dieci anni saranno quelli decisivi, tanto che il sindaco Giordani, ieri, alla chiamata alle armi dell’Ascom, in Camera di Commercio sul disegno della città futura, ha lanciato un’idea. «Un piano decennale che avanzi indipendentemente da chi sarà al mio posto. Non possiamo più permetterci di fermare le opere per la politica». E il fatto che ad ascoltarlo ci fossero il vescovo Cipolla, il prefetto Franceschelli, il presidente della Camera Santocono, l’assessore regionale Marcato, il presidente della Provincia, Bui, il rettore Rizzuto e il presidente della Fondazione Cariparo, Muraro, significa che il “fare sistema” tanto invocato ha già dato i suoi frutti. Anche perchè in sala erano presenti i sindaci di 13 Paesi, da Abano a Montagnana, da Ponte S. Nicolò a Saonara.

ragionato con gli attori istituzionali su vari tavoli, ieri ha trovato la sintesi. Che potremmo definire così: Padova ha tutte le carte in regola per diventare la capitale del nordest, quello che vuole essere. Ha un’università fra le prime nel mondo che sta investendo 100 milioni nell’edilizia, costruirà un ospedale eccellenza italiana, sta finendo il centro congressi più grande del Triveneto. Ma tutto questo è un ragionare interno.

LA MOBILITÁ Per vincere “fuori” bisogna capire che il futuro si gioca sulla mobilità. Ad esempio se la statale 308 continuerà a morire a Castelfranco senza innestarsi sulla Pedemontana tutto il mondo produttivo resterà tagliato fuori. Allo stesso modo se il protocollo firmato dal Comune e Regione con le Fs per l’alta velocità non ridurrà i tempi, previsti in

dieci anni, per farla passare per Padova, la città si sgonfierà come un soufflé. Non parliamo del collegamento diretto con il Marco Polo o dell’Sfmr, quasi imprescindibili per diventare una piccola Milano, ma oggi lettera morta. Qualche speranza in più invece dovrebbe toccare all’Interporto che ha bisogno del raddoppio dei binari per non soffocare: Rfi l’ha promesso. Perché sarà la mobilità: dei turisti, delle merci, dei pendolari, degli studenti, ovvero la capacità della città di “trasportarsi” nel mondo esterno il discrimine fra vivere o morire. Con una premessa però, ricordata dal vescovo Cipolla citando la “Laudato sì” del papa: «Il progresso, se non lascia un mondo migliore non è progresso».

I PROGETTI La Camera sostiene le imprese (119mila) anche se dove com-

battere. Santocono: «Volevamo mettere 6 milioni sul territorio ma il governo ci ha stoppato. Ma la smart city in fiera sorgerà anche se c’è bisogno di collegamenti fra stazione e zip. Diventeremo la capitale dell’innovazione». Marcato a sua volta ha fatto un invito esplicito nel suo stile: «Non dobbiamo farci sopraffare dalle altre province. Raddoppio della 308 e collegamento con la Pedemontana intanto, e poi una nuova tangenziale verso Cittadella, alternativa alla Valsugana. Noi ci siamo, come sull’ospedale che finanzieremo con 650 milioni. E poi continuiamo a pensare alla Città della musica, possiamo diventare un polo per i grandi eventi, centro del nordest». Giordani ha parlato delle azioni “di rammendo” che ha completato in questi due anni e mezzo: via Anelli, piazzale Boschetti, la rinascita della Fiera,

IL DISEGNO La città ha bisogno di maggiori collegamenti

INVESTIMENTI PER 150 MILIONI, MA SONO OBBLIGATORI IL COLLEGAMENTO CON LA PEDEMONTANA E L’ALTA VELOCITÁ

LA SINTESI Ci voleva la sollecitazione di Confcommercio con il vulcanico presidente Tiziano Bertin, ma va bene così, perchè il punto d’arrivo del “tutti convocati” l’iniziativa che in questi mesi ha

NUOVO OSPEDALE: «SARÁ IN APRILE LA FIRMA CON ZAIA SULL’ACCORDO PER PADOVA EST E GIUSTINIANEO»

IL TAVOLO Le autorità presenti ieri al tavolo organizzato dalla Confcommercio Ascom Padova, in Camera di Commercio

l’illuminazione dell’Arcella e l’accordo con Hera per passare a Led tutta la città, ricordando la sua battaglia per l’Alta velocità e il potenziamento dell’interporto. E pure i sondaggi per l’arena della musica. «L’ospedale? Firma dell’Accordo in aprile. Prandina? L’avremo a giugno». Il presidente Bui si è soffermato sulle strade e sulle scuole cardini del suo impegno. «La nascita di nuove scuole soprattutto per la formazione professionale. Vogliamo un campus a Brusegana, ma se non è lì va bene anche da un’altra parte, basta che ce lo diano». Per il rettore parlano i numeri: «60mila studenti, 3500 dei quali fanno stage in azienda, 3-4 punti di media in più sugli assunti dopo la laurea. E poi il lavoro per ridare identità ai luoghi, come il polo umanistico e quello delle scienze sociali». Per la Fondazione basterà un numero snocciolato da Muraro: «Erogheremo 45 milioni di cui 30 a Padova per stimolare progetti di assistenza e di lavoro». Mauro Giacon

Marcato: «Sei milioni alle imprese per innovare e sbarcare all’estero» IL PROGRAMMA PADOVA Sei milioni di euro per sostenere l’acquisto di servizi per l’innovazione e per l’internazionalizzazione da parte delle piccole e medie imprese venete. Ieri al Best Western Plus Hotel Galileo sono stati presentati i trenta nuovi bandi del programma “Por Fesr 2014-2020” per quanto riguarda la materia dello sviluppo economico. All’evento hanno partecipato aziende e associazioni del mondo imprenditoriale. Le novità sono state introdotte dall’assessore regionale allo sviluppo economico ed energia, Roberto Marcato. «Altri 6 milioni di euro destinati al rilancio del nostro tessuto imprenditoriale di piccole e medie imprese – afferma Marcato - Bandi a disposizione degli

imprenditori per sbarcare sui mercati esteri e per innovare le proprie realtà produttive. Due ambiti essenziali per rafforzare l’imprenditoria veneta, rilanciare l’economia regionale e garantire uno sviluppo reale, offrendo prospettive all’intero nostro sistema imprenditoriale, che insieme alle reti innovative regionali sono stati definiti dal rettore dell’Università di Padova una vera e propria rivoluzione copernicana nell’ambito della ricerca

L’ASSESSORE REGIONALE HA PRESENTATO DUE BANDI DESTINATI A SOSTENERE LE PICCOLE E MEDIE INDUSTRIE

e dell’innovazione».

I CONTENUTI Il primo bando “Sostegno per l’acquisto di servizi per rinnovazione tecnologica, strategica, organizzativa e commerciale delle imprese” (Azione 1.1.2 Por Fesr 2014-2020), rivolto alle piccole e medie imprese che intendono investire sull’innovazione, garantisce un sostegno all’acquisto di servizi specialistici finalizzati a innovazione tecnologica, innovazione strategica e innovazione organizzativa. Il secondo bando “Incentivi all’acquisto di servizi di supporto all’internazionalizzazione a favore delle piccole e medie imprese” (Azione 3.4.2 Por Fesr 2014-2020) mira ad aumentare il numero di imprese venete che intraprendono percorsi di internazionalizzazione, sostenendo l’accesso a

servizi che garantiscano l’incremento dell’apertura commerciale e la diversificazione dei mercati. È previsto il finanziamento a servizi collocati in specifici progetti di internazionalizzazione. In entrambi i bandi è prevista una procedura a sportello. Tre gli sportelli attivati per ogni bando, ciascuno dei quali mette a disposizione un milione di euro per un totale, dunque, di sei milioni di contributi.

LO STRUMENTO Il Programma operativo regionale (Por) è lo strumento attraverso cui la Regione del Veneto, grazie ai circa 600 milioni di euro messi a disposizione dall’Unione Europea, dallo Stato e dalla Regione stessa, svilupperà dal 2014 al 2020 un piano di crescita sociale ed economica nei settori dello sviluppo indu-

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L’INCONTRO L’assessore regionale Roberto Marcato alla presentazione

striale, dell’agenda digitale, dell’ambiente e dell’innovazione. Il Fondo europeo di sviluppo regionale, detto sinteticamente Fesr, è uno dei fondi strutturali e di investimento europei il cui obiettivo è quello di finanziare progetti di sviluppo all’interno dell’Unione europea. Il Por-Fesr è articolato in 7 assi di intervento suddivisi in specifiche azioni

che definiscono le attività ammissibili. «La Regione Veneto è sempre accanto alle nostre imprese – aggiunge l’assessore Marcato – e questi nuovi bandi lo dimostrano ancora una volta. Mettiamo a disposizione risorse per innovare e internazionalizzare le piccole e medie imprese, offrendo un aiuto concreto». Elisa Fais


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Belluno

Giovedì 13 Febbraio 2020 www.gazzettino.it

Lotto: «Per portare qui i medici servono gli incentivi» `La segretaria Dem

interviene sulla carenza di camici bianchi LA PROPOSTA BELLUNO «Dobbiamo attrezzarci

per rendere attrattivo il lavoro dei medici in montagna e in provincia di Belluno. Lo dico senza alcuno spirito polemico nei con-

fronti della Regione Veneto, ma con l’urgenza di dover fare fronte a un’emergenza lunga e alla necessità di garantire il servizio sanitario e dunque il diritto alla salute a tutti i cittadini, a chi abita in città e chi vive nei piccoli comuni di montagna». La segretaria provinciale del Pd, Monica Lotto, fa la sintesi di una serie di incontri con medici e operatori del settore sanitario avvenuti negli ultimi giorni. «La parola chiave è una sola - dice Lotto - incentivi. Più soldi per i medici che de-

cidono di trasferirsi nel Bellunese, benefit che riguardano gli alloggi e qualsiasi altra azione che renda appetibile il lavoro dei medici e degli operatori sanitari in periferia e in montagna in particolare». Del resto, negare l’esistenza del problema o «continuare a spiattellare gli investimenti realizzati, come continuano a fare la giunta regionale e i dirigenti dell’Usl non cambia di una virgola la situazione. Ci sono reparti che sono di fatto chiusi, come Dermatologia a Belluno, o come

il punto nascite a Pieve di Cadore, formalmente aperto ma privo di ginecologi e pediatri, quindi inattivo, ci sono liste di attesa lunghe e chi ha bisogno di una visita specialistica lo sperimenta tutti i giorni, c’è un aumento del flusso di pazienti che si rivolge a strutture esterne o ai privati». «La raccolta firme avviata da alcuni sindaci del Bellunese per la difesa del diritto alla salute afferma la segretaria - è positiva e va sostenuta perché pone il tema all’attenzione dei decisori.

SEGRETARIA Monica Lotto partito democratico provinciale

Tutti hanno il diritto alla sicurezza e qui non chiediamo di avere un ospedale in ogni comune, ma solo di garantire le strutture indispensabili per salvaguardare la possibilità di vivere in montagna. Inoltre, con l’organizzazione dei Mondiali di Sci 2021 e delle Olimpiadi 2026, il territorio dovrà essere attrezzato anche dal punto di vista sanitario per assistere le migliaia di atleti e le decine di migliaia di turisti e visitatori che parteciperanno ai grandi eventi».

Riforma Province: Bard e sindaci dal sottosegretario `Per

del testo unico sugli enti loca-

i piccoli Comuni li». ad andare a Roma TEMPI LUNGHI Il Bard ha consegnato nelle è stato Carlo Zanella L’INCONTRO BELLUNO Il Bard a colloquio

LA DECISIONE Arrivando a Belluno da Venezia l’unica alternativa per arrivare a Cortina è la Statale 51 di Alemagna

Prolungamento dell’A27: il sindacato convoca tutti `La camera di commercio spiega: Al dibattito organizzato dalla Cisl parteciperà anche l’assessore regionale «Sbocco a nord utile a tutta la Regione» `

IL DIBATTITO BELLUNO L’appuntamento è per

domani a Mestre. Il tema però riguarda Belluno da vicinissimo. Si parlerà di “rotte economiche globali”. Del porto di Venezia e dell’autostrada A27. Non è certo il primo incontro sul tema, né il secondo. Forse non sarà neppure l’ultimo. Basta affacciarsi ad una qualsiasi discussione su Facebook tra chi interviene sul prolungamento dell’autostrada per rendersi conto che l’arrivo di un’arteria di scorrimento veloce a Cortina non è considerata come un’ipotesi impossibile. Ma di più. «Se ne parla da 50 anni» è il refrain. «Il fatto che se ne parli da anni spiega Rudy Roffaré della Cisl non deve essere una giustificazione. C’è voglia di discutere di questi temi. Il declino di questa provincia è già in atto ci deve essere una risposta forte e coesa, si tratta di decidere in un confronto serrato quali sono le priorità. Le Olimpiadi sono un occasione ma non lo snodo cruciale del futuro». «Non possiamo mettere in contrapposizione treno e viabilità su strada - anticipa il presidente della provincia di Belluno, Roberto Padrin - tutte le soluzioni infrastrutturali pos-

sono portare benefici. Poter collegare più velocemente e in maniera più strategica il capoluogo regionale con il nostro territorio è una partita che dobbiamo giocare fino in fondo.

L’ORDINE DEL GIORNO «Un passaggio diretto, un valico, tra il Veneto e l’Austria che colleghi l’Autostrada A27, con la rete autostradale che percorre l’Europa Centro Orientale. L’idea non è nuova, anzi c’è un progetto vecchio di trent’anni che però è rimasto nei cassetti a seguito di numerosi veti - spiega la Cisl, che ha organizzato il convegno - ora questa idea torna di grande attualità, anche a seguito della fame di infrastrutture connettive che caratterizza l’economia regionale, cresciuta grazie all’export e al turismo, settori dove le comunicazioni sono strategiche per la competitività».Seguirà la tavola rotonda con la partecipazione dell’assessore regionale alle Infrastrutture, Elisa De Berti e il presidente della Provincia di Belluno, Roberto Padrin. A salire sul palco anche Iolanda Conte di Uniontrasporti: «Da ottobre del 2018 anticipa da Milano - il Sistema camerale sta eseguendo un attento monitoraggio su quello che sta succedendo. Dal contin-

gentamento ai divieti di transito per le merci lungo il Brennero dove, per esempio le piastrelle o l’acciaio, possono transitare solo su camion Euro 6 immatricolati dopo l’agosto del 2018. Per il prolungamento dell’A27 c’è uno studio di fattibilità che è fermo dal 2011». «Il problema dello sbocco del Veneto verso il nord – aggiunge il Presidente di Unioncamere del Veneto – è un tema che da tempo stiamo af-

frontando attraverso lo studio e l’analisi dei dati del traffico, flussi di merci, scelte politiche. Il prolungamento dell’A27 è un’infrastruttura fondamentale non solo per il territorio montano bellunese per i flussi turistici abituali e in vista dei grandi eventi Cortina 2021 e Milano-Cortina 2026, ma anche per tutto l’asse infrastrutturale del Veneto». Andrea Zambenedetti

Gli artigiani

De Biasi alla guida dei Serramentisti E’ Andrea De Biasi il nuovo presidente del mestiere Serramentisti di Confartigianato Belluno. De Biasi subentra a Gianluigi Collazuol, che ha guidato il mestiere e la Federazione del Legno per oltre vent’anni. Andrea De Biasi rappresenta la terza generazione della storica falegnameria alle porte di Belluno. Sono già chiari i punti su cui il neo presidente si impegnerà. «Abbiamo

bisogno - ha spiegato - di recuperare un gap di informazione, che sta interessando il nostro mestiere. Ma anche monitorare le bozze delle nuove normative attualmente in fase di esame parlamentare».De Basi pensa anche di coinvolgere il più possibile i colleghi, facendoli partecipare alla definizione dell’attività di sindacato del mestiere.

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con il sottosegretario agli interni. Il tema sul tavolo: le province e l’elettività. Un mandato diretto dai cittidini. La necessità per Belluno di avere una maggiore autonomia. «Incontro cordiale, ma tra luci e ombre». Sono queste le parole usate dal Bard per commentare l’incontro al Viminale con l’ex sindaco di Vicenza Achille Variati. Ad aggiungersi alla delegazione del movimento Belluno Autonoma Regione Dolomiti anche il sindaco di Cesiomaggiore, Carlo Zanella, a rappresentare i piccoli comuni. «Il sottosegretario Variati ci ha illustrato l’iter delle riforme delle legislazioni sulle province, in particolare della legge Delrio - spiega il presidente Andrea Bona, anche lui a Roma con il vice Roberto Brustolon – quello che ci preoccupa però è il tempo preventivato dal sottosegretario per il completamento di questi passaggi, stimati in un paio di anni per la riscrittura

mani del sottosegretario anche il report del Consiglio d’Europa che “bacchetta” l’Italia anche per la riforma delle province, non resterà ad attendere: «Abbiamo già chiesto di tener conto e di inserire in questo cammino la specificità montana della Provincia di Belluno, con un riconoscimento di autonomia, soprattutto per il suo particolare status di realtà incastrata tra enti a statuto speciale e confinante con stato estero e di territorio abitato da una consistente minoranza linguistica», sottolinea Bona.

PROVVEDIMENTI URGENTI «Il sottosegretario Variati si è impegnato ad individuare comunque nel frattempo dei provvedimenti urgenti a favore delle province interamente montane. - aggiunge Zanella – Inoltre, ha annunciato per aprile il decreto di aumento di indennità dei sindaci fino a 3000 abitanti e, per il 2021 e 2022, il rifinanziamento del fondo di solidarietà con somme più cospicue, fino a ripristinare i trasferimenti ai comuni per spesa corrente ai valori antecedenti alle modifiche della legge»

Vigne e Zollet nella giunta di Confindustria Veneto LA SQUADRA BELLUNO C’è un tandem bellu-

nese nella giunta degli industriali del Veneto. A trovare posto Vittorio Zollet, che avrà la delega all’Ecological Flow (Deflusso ecologico), e Gianluca Vigne che si occuperà di organizzare la formazione tecnica superiore. Con la condivisione e l’approvazione definitiva in Consiglio di Presidenza, è stato deliberato il nuovo impianto organizzativo di Confindustria Veneto, che dà vita alla squadra del presidente Enrico Carraro. Sono stati confermati i principali coordinamenti settoriali mentre si è proceduto, in sostituzione del classico modello della “delega”, alla definizione di un nuovo format: quello dei progetti strategici. «La filosofia - spiegano gli Industriali - è di lavorare su alcuni temi strategici, finalizzati ad obiettivi misurabili

e con un orizzonte temporale definito (quello di febbraio 2021, termine del mandato dell’attuale presidenza). Ciascun progetto strategico è in capo ad un Advisor, che ne gestirà le attività e lo sviluppo». A spiegare il cambio di strategia lo stesso Presidente di Confindustria Veneto, Enrico Carraro: «Ho proposto, sempre nell’ottica dell’unitarietà, questo nuovo modello organizzativo a tutte le Associazioni Territoriali. Insieme abbiamo condiviso da un lato la necessità di mantenere l’attività dei gruppi settoriali in grado di raccogliere e convogliare le istanze della nostra base associativa verso le istituzioni e gli stakeholder regionali; dall’altro di dare una impronta più “target oriented” ad alcune tematiche trasversali, oggi fondamentali come leva di sviluppo, al fine di raggiungere più velocemente obiettivi concreti».


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Sanità nuova organizzazione

l’appello dei malati

È boom di trapianti di rene Follow up nei reparti dell’Usl

«Per chi soffre di linfedema bisogna rafforzare l’assistenza»

Il centro di eccellenza dell’Azienda ospedaliera coordina le Nefrologie sul territorio Il direttore Calò: «Con oltre 1.700 operati l’assistenza dev’essere decentrata» to il personale».

Elena Livieri

NUOVA ORGANIZZAZIONE

Aumentano anno dopo anno i trapianti di rene effettuati nell’Azienda Ospedale-Università di Padova e, di conseguenza, aumentano i pazienti trapiantati che devono essere seguiti nel follow up, ovvero nell’assistenza periodica post trapianto. E sono ormai 1.750 quelli che fanno riferimento alla Nefrologia padovana. Da qui la necessità di riorganizzare il follow up, coinvolgendo le Nefrologie degli ospedali dell’Usl. Un cambio di organizzazione che ha generato preoccupazione in alcuni pazienti, prontamente rassicurati dal direttore della Nefrologia di via Giustiniani, il professor Lorenzo Calò. LA PREOCCUPAZIONE

Nelle scorse settimane un gruppo di pazienti trapiantati ha scritto una lettera al direttore della Sanità della Regione Veneto Domenico Mantoan, al direttore generale dell’Azienda ospedaliera Luciano Flor, ai direttori di Medicina Roberto Vettor, di Nefrologia Lorenzo Calò e del Centro trapianti rene Paolo Rigotti: «In questo ultimo periodo assistiamo a fatti che ci preoccupano molto in quanto indicano un cambiamento rispetto al passato e pensiamo che sia dovuto alla carenza di personale. Numerosi pazienti con trapianto di rene» si legge nella lettera, «vengono invia-

Trapianto di rene eseguito nel Centro padovano

ti per il follow up all’Usl, ma alcune realtà ospedaliere, non avendo esperienza per questo tipo di malati, non sono in grado di offrire controlli completi e efficaci. I referti spesso giungono dopo lunghi periodi e i prelievi del sangue a Padova sono stati trasferiti in via San Massimo dove, nonostante le nostre deboli difese immunitarie, veniamo esposti al contatto con numerosi utenti. Inoltre, mentre fino a tre mesi fa eravamo sempre

usl euganea

In attesa degli aumenti definito l’accordo sui fondi accessori «A questo accordo non c’era alternativa ed è stata trovata una mediazione onorevole che, con le risorse disponibili, dà una risposta a tutti i lavoratori e dopo tre anni finalmente omogeinizza il trattamento all’interno dell’Usl 6 Euganea»: Fabio Turato, responsabile Cisl Fp rivendica il risultato - gli altri sindacati non hanno formato - che nei giorni scorsi in un nuovo incontro con i vertici Usl è stato definito nei dettagli applicativi. I punti che la Cisl rivendica sono diversi: «Innanzitutto sono state adeguate le indennità» sottolinea Turato, «al personale del Pronto soccorso e medicina d’urgenza di Cittadella, Camposampie-

ro e Schiavonia con le stesse modalità e criteri già applicati a Piove di Sacco. Inoltre abbiamo uniformato le indennità al personale afferente ai Punti nascita. Un’altra novità è l’adeguamento dell’indennità per l’assistenza domiciliare per il personale del ruolo sanitario e gli assistenti sociali con il conguaglio del pregresso». Ci sono novità legate ai progetti: «Per i turni notturni vengono riconosciuti 6 euro a notte per il 2020, stessa cifra per le pronte disponibilità che interessa 2.500 dipendenti, mentre a tutti i lavoratori delle Medicine, Lungodegenze, Geriatrie Oncologie in turno giornaliero vengono riconosciuti 300 euro per il 2020, e

seguiti dal medesimo nefrologo, ora la visita avviene con medici diversi che di volta in volta devono aggiornarsi sulle nostre condizioni. Crediamo che un Centro di eccellenza come quello di Padova» la richiesta dei pazienti, «debba avere gli specialisti e gli infermieri in numero adeguato e che quindi vadano programmate per tempo le assunzioni per far fronte a pensionamenti, trasferimenti, malattie e maternità che hanno decima-

per i turni notturni 500 euro per il 2020. Il progetto amministrativi riconosce 300 euro per quest’anno ai lavoratori di cup, calla center, gestione agende e cup manager, 500 euro per i Servizi amministrativi». L’accordo prevede anche il pagamento dei gettoni emergenza del 2019 entro questo mese, e poi il pagamento mese per mese dei gettoni emergenza di quest’anno. «Sul fronte delle progressioni economiche» aggiunge Turato, «abbiamo proposto nel regolamento una scheda di valutazione, anzianità di fascia e in base a questi parametri la costruzione della graduatoria. Per il cambio di profilo professionale, infine, entro aprile si darà corso alle procedure selettive. Le criticità rimangono e sono legate all’esiguità dei fondi» conclude Turato, «e speriamo che la Regione accolga la richiesta di incrementarli. Con questo accordo intanto i lavoratori hanno avuto una prima risposta». — E.L.

«Che il cambiamento spaventi è comprensibile» risponde il direttore della Nefrologia dell’Azienda universitaria Lorenzo Calò, «tuttavia i pazienti sono già stati informati sulla nuova organizzazione con la che la qualità del servizio non cambia. Solo l’anno scorso abbiamo fatto 160 trapianti di rene e Padova è il primo centro in Italia. I pazienti trapiantati che afferiscono alla Nefrologia sono circa 1750, un numero ormai impossibile da gestire per una struttura unica. Per questo» sottolinea il professore, «abbiamo coinvolto l’Usl 6 Euganea, «condividendo il protocollo del follow up con le Nefrologie degli ospedali di Camposampiero, Schiavonia e Piove di Sacco. Anche oggi (ieri, OES) ho avuto un incontro con i colleghi primari per definire ulteriormente l’organizzazione. Da linee guida, poi, il trapiantato può essere demandato alle strutture Usl dopo sei mesi di follow up nel centro di eccellenza, noi lo inviamo dopo un anno, fermo restando che comunque due volte l’anno viene da noi. Inoltre il nostro centro è a disposizione h24 per le Nefrologie del territorio per qualsiasi necessità». Sulla carenza di specialisti Calò aggiunge: «Siamo in un contesto di normale avvicendamento, a breve sarà bandito anche un nuovo concorso». — © RIPRODUZIONE RISERVATA

Segnalazione di una paziente «Liste di attesa che superano anche un anno e garantito un solo ciclo di linfodrenaggio Privato unica opzione»

Ai malati di linfedema non bastano le rassicurazioni dell’Azienda ospedaliera universitaria circa la volontà di rafforzare il servizio per garantire a tutti l’assistenza più adeguata. Se la questione era stata inizialmente sollevata dalla politica, tramite una interrogazione del consigliere regionale Claudio Sinigaglia, sono ora i malati in prima persona ad esporsi. In particolare Adriana Negrisolo, che racconta la sua esperienza: «Il linfedema è una patologia cronica che in certi casi comporta una vera e propria disabilità e necessita di cure costanti» sottolinea la donna, «attualmente la presa in carico prevede un ciclo di linfodrenaggio all’anno dieci sedute concentrate in dieci giorni consecutivi. Per il resto ci si deve rivolgere al provato o alle associazioni di volontariato». L’Usl 6 Euganea ha trattato nel 2018 618 pazienti, nei suoi ambulatori e nelle strutture convenzionate, mentre in Azienda ospedaliera sono stati trattati 596 pazienti. «Tanti? Pochi?» chiede Negrisolo, «a noi pazienti questa considerazione interessa poco: indipendentemente dall’incidenza, abbiamo diritto ai trattamenti previsti nei modi e nei tempi adeguati».

E qui si pone il problema: «In Azienda ospedaliera al momento si stanno trattando le pazienti già in lista d’attesa da circa un anno» rileva Negrisolo, «qualcuna anche da più di un anno, e non si prendono in carico nuovi pazienti. Per quanto riguarda l’Usl 6 Euganea, invece, all’ospedale Sant’Antonio è possibile la presa in carico ma solo dopo mesi in lista di attesa, mentre il servizio che veniva offerto anche all’ospedale Ai Colli è cessato per mancanza di personale. Nei rimanenti servizi dell’Usl la situazione è sovrapponibile a quella del Sant’Antonio, quando non peggiore». Lunghi tempi di attesa, però, non sono conciliabili con le necessità della malattia: «Data la situazione diventa inevitabile il ricorso al privato» lamenta Negrisolo, «o, quando ci sono, alle associazioni di volontariato che cercano di rispondere anche se parzialmente alle richieste. Nelle strutture private il costo va da 50 a 70 euro per linfodrenaggio: è evidente che considerata la cronicità della patologia - la spesa non è alla portata di tutti. Ciò induce a trascurare le cure, con conseguenti aggravamenti e insorgenza di gravi infezioni. Servirebbe una presa in carico diversa» l’auspicio della paziente, «che parta dall’informazione e dalla prevenzione dei soggetti a rischio e da un trattamento personalizzato e non standardizzato». — E.L.


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verso le elezioni regionali

Lorenzoni anti-Zaia, c’è il via libera di Zingaretti Il segretario dem spiana la strada alla candidatura del vicesindaco. Domani sera la decisiva direzione regionale del Pd proprio dal Pd regionale. VERSO L’UFFICIALITÀ

Per il via libera ufficiale mancano però ancora alcuni passi e lo stesso vicesindaco si tiene rigidamente abbottonato, rimandando ai «tempi della politica». Domani sera è fissata la direzione regionale del Pd che dovrebbe arrivare a una valutazione finale, respingendo la proposta di primarie arrivata dal “forum delle democratiche”. Sabato, infine, si chiude a Villa Lattes, a Vicenza, il percorso “dal basso” per individuare il candidato governatore di “Il Veneto che vogliamo”, cioè la lista che ha raggruppato le espe-

Fondamentali anche le connessioni con Ermete Realacci e Paolo Gentiloni Arturo Lorenzoni (di spalle) al tavolo con Zingaretti. A destra in alto Fracesco Bicciato, sotto Ermete Realacci

Claudio Malfitano La scelta di Arturo Lorenzoni come anti-Zaia per le prossime regionali ha ottenuto l’imprimatur del segretario Pd Nicola Zingaretti. A questo punto, dunque, è davvero difficile che le resistenze di una parte dei dem veneti (dal segretario Alessandro Bisato al forum delle donne con in testa Alessandra Moretti) possano fermare la candidatura del vicesindaco di Palazzo Moroni. Un’uscita di scena dalla politica comunale, dunque, per l’ingresso in grande stile in quella nazionale. Visto che ormai il Veneto è visto come un possibile laboratorio per il Paese, soprattutto per l’apertura ai mondi civici rappresentati simbolicamente dal movimento ambientalista di “Fridays for future” na-

to dal gesto rivoluzionario della giovanissima svedese Greta Thunberg, e dallo spontaneismo delle “sardine” nate in Emilia-Romagna ma ormai capaci di incidere anche a livello veneto, come dimostrato lunedì scorso con la contrapposizione all’arrivo del leader della Lega Matteo Salvini. VIA LIBERA DA ROMA

Non è un mistero che la linea politica di Zingaretti, come anticipato ieri da La Repubblica, si basi proprio sulla stessa operazione di apertura ai mondi civici avviata da Lorenzoni tre anni fa e culminata, dopo il primo turno delle comunali, in un’alleanza solida con il Pd e i gruppi centristi. Il “modello Padova” dunque, che continua a far scuola a livello nazionale. In più Zingaretti sta portan-

do avanti un’idea di valorizzazione di sindaci e amministratori nella costruzione di una proposta politica. E Lorenzoni è un perfetto interprete in questa ottica. A favore del vicesindaco giocano anche il buon rapporto con Ermete Realacci, ex deputato e leader della galassia ambientalista vicina al centrosinistra, nonché amico di Paolo Gentiloni. Proprio l’appoggio dell’ex premier sarebbe rassicurante invece per l’area cattolica dei dem. Insomma Lorenzoni è ritenuto il più credibile nell’interpretazione in salsa veneta del Green New Deal proposto dalla presidente della commissione Ue Ursula von der Leyen. Perché docente di Economia dell’energia al Bo ma anche per la sua ricerca sul “Veneto sostenibile” realizzata pochi mesi fa e finanziata

rienze civiche in regione, a partire proprio dal movimento arancione di Padova. «Arturo Lorenzoni, con la sua esperienza civica maturata nell’amministrazione di Padova, ha tutte le competenze e un curriculum per poter ambire a governare la nostra regione», ha spiegato Giorgio de Zen, portavoce della lista. «Siamo convinti che un candidato civico possa rappresentare al meglio il centro sinistra in questo delicato momento politico – aggiunge l’altra portavoce de “Il Veneto che vogliamo” Elena Ostanel – C’è bisogno di una coalizione ampia a sostegno di un candidato, ma ancora di più c’è bisogno di una convergenza su alcuni temi fondamentali: ambiente, trasporto pubblico, sanità, politiche del lavoro». — © RIPRODUZIONE RISERVATA

Per l’ex assessore nessun ingresso in giunta

Il “gran rifiuto” di Bicciato «Non sono interessato ma serve continuità» L’INTERVISTA

o, non sono interessato. Sgomberiamo subito il campo». Francesco Bicciato resterà a coprire l’impegnativo compito di segretario generale del Forum della finanza sostenibile, che lo porta a un girovagare tra Padova, Milano e Bruxelles. Il suo è uno dei nomi più accreditati come possibile vicesindaco nell’eventualità di una candidatura alle regionali di Lorenzoni. Non le è venuta voglia di fermarsi per un po’ a Padova? «No, non è previsto un mio coinvolgimento personale nell’impegno politico al momento. Il che non vuol dire che non continuo a sostenere e supportare il progetto complessivo portato avanti da Arturo Lorenzoni e dai mondi civici». A proposito, come lo vede il vicesindaco nel ruolo di anti-Zaia? «Può essere un ottimo candidato. Il vero interprete di un’alleanza larga. È il momento giusto, anche visto quello che è successo in Emilia-Romagna». Anche con l’M5S? «È una decisione che riguarda più loro che noi. Bisogna vedere che tipo di processo e riflessioni hanno fatto al loro interno».

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Ma Zaia è battibile? «Il Veneto è una regione dura, lui è un candidato forte. Ma stavolta dobbiamo provarci fino in fondo. Sinceramente se mi chiedesse per quale azione di rilancio del Veneto debbano essere ricordati questi anni di governo Zaia non mi verrebbe in mente nulla». Le Olimpiadi? Il riconoscimento Unesco alle colline del Prosecco? La Pedemontana? «Il Forum della finanza sostenibile mi porta a vedere realtà innovative in Europa. È un peccato non essere più quel Nordest produttivo che eravamo. Servirebbe una rinascita, finora non c’è stata». E il suo giudizio sulla giunta Giordani-Lorenzoni a metà mandato? «È un esperimento riuscito, ora va consolidato. Abbiamo amministratori giovani e bravi, assieme a un sindaco che riesce a fare sintesi. Mi piace molto il clima che si è creato: si può fare molto». E come si potrebbe sostituire il vicesindaco? «Serve una soluzione in continuità. Si costruisce con il dialogo tra Giordani, Coalizione civica e Orizzonti. Credo si possa serenamente trovare la quadra. In questo momento è importante rimanere uniti: con l’unità si portano a casa risultati importanti. Occorre coesione». — C.MAL.

lo sgombero dell’ex macello

Clac, oggi vertice con la giunta: «Ascoltate le comunità» Presidio sotto Palazzo Moroni in occasione dell’incontro tra le associazioni di via Cornaro con sindaco e assessori «Ecco perché torneremo lì»

Un mese dopo lo sgombero dell’ex Macello di via Cornaro, le associazione della Clac si siederanno al tavolo con il sindaco e l’amministrazione. È in programma oggi infatti il vertice che proverà a ricomporre il quadro della rigenerazione di quell’area, ambita per un progetto di Museo della Scienza e della Tecnica oppure uno spazio per ospitare le attività di tante realtà sociali cittadine. Gli attivisti della Clac, mentre una delegazione sarà al tavolo, hanno organizzato un presidio sotto Palazzo Moroni, alle 17. «Abbiamo navigato in un mare agitato durante queste

L’assemblea della Clac domenica scorsa in Prato della Valle

settimane. Avere l’accesso interdetto all’ex Macello ha avuto un duplice effetto: da un lato ha provocato profonde ferite interne, dall’altro ci ha fatti riflettere ancora una volta sulla natura della Clac: non un semplice contenitore di associazioni, ma prima di tutto comunità», spiegano gli attivisti a poche ore dall’incontro. «In questo mese in cui siamo stati senza “casa” siamo stati accolti da moltissime realtà che hanno messo a disposizione il loro tempo e i loro spazi per permetterci di continuare ad incontrarci, dimostrandoci una solidarietà incredibile e non scontata. Molte di queste realtà, ed un migliaio di persone erano con noi, domenica scorsa in Prato della Valle, per una giornata colorata e creativa, di condivisione di pratiche dal basso, attraversata e vissuta da centi-

naia di persone. Una piazza plurale e accogliente che è stata in grado di parlare alla città – proseguono gli attivisti della Clac – Un momento di incontro di riflessione e di scambio importante, la cui intenzione era quella di aprire un dibattito pubblico e aperto sul tema degli spazi in città e su cosa intendiamo per partecipazione attiva dei cittadini. Siamo convinti che le comunità siano la reale risorsa per un cambiamento migliorativo del territorio. Senza il coinvolgimento diretto delle comunità questo cambiamento non solo è irrealizzabile ma, peggio, si aprono le porte alla speculazione ed alla predominanza degli interessi economici e privatistici rispetto all’uso realmente pubblico ed aperto degli spazi cittadini». Da qui lo spirito con cui si arriva all’incontro di oggi: «Ci auguriamo

non solo di essere ascoltati come Clac, ma anche come espressione di un pezzo di città che ha fortemente a cuore lo sviluppo sostenibile ed inclusivo del territorio che abita – affermano – L’ex Macello di via Cornaro è un simbolo tangibile di come un luogo possa definirsi veramente aperto nelle sue pratiche quotidiane, uno spazio pubblico, animato dalla comunità, punto di riferimento per il quartiere e non solo. Ci auguriamo che con questo incontro la comunità della Clac e la cittadinanza tutta, possa tornare a viverlo di nuovo e in modo ancora più forte di prima. Ci auguriamo di poter dare concretezza al percorso di rigenerazione partecipata iniziato lo scorso luglio e che anche la scorsa domenica ha intercettato e coinvolto decine di persone». — © RIPRODUZIONE RISERVATA


ATTUALITÀ

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Lo scontro politico Giorgetti convinto che Renzi farà cadere il governo. Ma il leader si prepara a tempi più lunghi Molti all’interno del Carroccio temono però il rischio di rimanere a lungo all’opposizione

Il leghista e la strategia del martire «Il giudizio vero lo darà il popolo» IL RETROSCENA

Amedeo La Mattina

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uole fare da «cavia», mettere la testa sul ceppo giudiziario per proclamate non solo la sua innocenza, ma il diritto di un leader politico di mantenere la parola data ai suoi elettori. «Che democrazia sarebbe altrimenti», sostiene Matteo Salvini, che ha fatto un semplice calcolo. Anche con i voti dei senatori leghisti non avrebbe impedito l’autorizzazione a procedere: i voti di Pd, M5S e Leu sono sufficienti. Allora tanto valeva fare il «martire», mostrarsi coerente fino all’ultimo e presentarsi nei comizi (e ce ne saranno tantissimi per le regionali di primavera) con l’unica fedina pulita che gli interessa, quella politica. Potrà chiudere i suoi comizi con la solita frase: «Se voi non mollate, non mollo neanche io, ve lo garantisco». Non potendo ribaltare l’esito del voto parlamentare, Salvini cerca di trasformare il processo in un fattore di forza politica-elettorale. «Il giudizio vero lo darà il popolo non la magistratura. So che può essere un precedente – precisa l’ex ministro dell’Interno – ma non ne posso più di passare per criminale. Nessuno dovrà dire che ho paura, che fuggo». Insomma, la «strategia del martire» può funziona-

diffondendo due foto affiancate dei banchi del governo: marzo 2019, la maggioranza giallo-verde salva Salvini dal caso Diciotti (tutti al loro posto, orgogliosi e sorridenti); febbraio 2020, la maggioranza giallo-rossa manda Salvini a processo sulla Gregoretti (poltroncine vuote, presenze zero). «Ecco la viltà giustizialista» titola “Il Giornale”. In due ore l’hastag “IostoconSalvini” scavalca pure il virus e diventa trend topic. Amen. Insomma, se l’esito giudiziario dell’indagine è incerto, se una condanna in tribunale è possibile, forse probabile – Salvini stesso la teme e ha modificato le sue strategie in Senato – il verdetto delle piazze potrebbe costituire una dolorosa sorpresa per gli avversari del leader leghista, oltreché un’ ulteriore lacerazione nella vicenda italiana. Da noi l’opinione pubblica ha quasi sempre appoggiato i giudici nelle inchieste sui politici: stavolta, non è detto neanche questo. — © RIPRODUZIONE RISERVATA

congressi nelle città e nelle Regioni per strutturare ilpartito. Via alla nomina dei responsabili dei dipartimenti per iniziare una fitta interlocuzione con le associazioni e le categorie economiche. Il 17 marzo ha convocato a Roma tutti i consiglieri regionali per dare indicazioni sul lavoro da fare. Aprire a personalità del mondo civile, candidare civici alle prossime regionali di primavera («non i vecchi volti di sempre»), è l’invito che rivolge a Meloni e Berlusconi per cambiare le candidature di Fitto e di Caldoro in Puglia e in Campania. Edoardo Rixi non ha l’impressione che il governo cada presto, non crede che Renzi rompa per dare vita a un altro governo. «Mi sembra invece – spiega Rixi – che ci stiamo preparando a una lunga marcia, poi se Renzi... ». Si favoleggia un esecutivo tecnico per fare alcune importanti riforme guidato dall’ex governato-

re. Quindi è giusto disubbidire ai consigli della senatrice-avvocatessa Giulia Bongiorno che non crede a una condanna per sequestro di persona, ma teme i tempi infiniti dei processi e una condanna per abuso d’ufficio. Con la conseguenza che la sentenza di condanna passata in giudicato faccia scattare la legge Severino che impedisce la candidatura e implica l’interdizione dai pubblici uffici. Salvini è convinto che verrà assolto. Ma se le cose non andranno in questo senso, se dovesse

essere condannato, lui sarà ancora all’opposizione o nel frattempo sarà entrato dal portone principale di Palazzo Chigi con la giacca da premier? Ecco, dentro la Lega le paure sono tante sul successo della «strategia del martire». Perché il rischio è di rimanere a lungo all’opposizione, aumentando sì nei consensi, senza però poterli spendere presto in termini di governo. Anche se Giancarlo Giorgetti ha confidato ad alcuni amici della Lega di essere sicuro che

presto o tardi sarà Matteo Renzi a far saltare il governo e dare al centrodestra un formidabile assit. «Renzi– ha detto Giorgetti – è un leader determinato che non ha paura di giocare a poker». La certezza del numero due del Carroccio non corrisponde al pensiero del leader. Salvini ovviamente ci spera, ma dice ai dirigenti di partito che la Lega deve comunque attrezzarsi come se dovesse fare una lunga attraversata nel deserto. Allora via al tesseramento e ai

Carlo Bertini

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o stallo (visto che oggi in consiglio dei ministri non approderà, salvo sorprese, alcun provvedimento oltre la riforma del processo penale); e un fiume di veleni dentro il governo spaccato, che oggi si riunirà in consiglio senza le ministre di Iv Bellanova e Bonetti: questo lascia sul terreno lo scontro sulla prescrizione andato in scena nelle ultime settimane

ha votato con Forza Italia, Fdi e Lega a favore del “lodo Annibali” per sospendere di un anno la legge sulla prescrizione del Guardasigilli. Una votazione finita ieri 49 a 40 per la maggioranza (senza Iv), con una coda di sdegno corale di tutte le forze politiche, grillini in testa, per le oscenità piovute su Lucia Annibali da un hater che in rete la apostrofa con un «misera infame», inneggiando a colui (condannato a 20 anni) che la sfregiò con l’acido: un post così vergognoso da scatenare commenti indignati e di solidarietà bipartisan, con richieste (Anzaldi di Iv) alla mi-

Jacopo Iacoboni

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Prescrizione, il governo si arrende Stallo in Consiglio dei ministri tra Matteo Renzi e il resto del mondo, ovvero le altre forze della maggioranza. «Il muro ostruzionistico alzato da Italia Viva contro l’accordo raggiunto con il “lodo Conte bis” ha prodotto un fatto: che resta in vigore per altri sei mesi la legge Bonafede che blocca la prescrizione», allarga le braccia un dirigente Dem che segue la vicenda per conto di Zingaretti. Il quale oggi tace per non dare in escandescenze, ma certo non ne può più. Anche dello spettacolo trasmesso dalle votazioni alla Camera sul milleproroghe: dove Italia Viva per il secondo giorno consecutivo

Davide Casaleggio

re della Bce Mario Draghi. Anche nella Lega c’è chi non esclude un passaggio del genere prima dello scioglimento del Parlamento. A non crederci è lo stesso Salvini che, imbarcandosi in un’ipotesi Draghi, perderebbe tutto il consenso che sta accumulando. Il rischio oggettivo, dicono Giorgetti e i suoi amici, è l’isolamento, la guerra continua all’establishment: la spallata dall’esterno non ci sarà, arriverà solo dall’interno, da Matteo Renzi. Salvini nega accordi sotto banco con l’ex premier del Pd, oggi leader di Italia Viva: se dovesse rompere la maggioranza, non ci sarà un altro governo. Si vota. —

Italia Viva vota con la destra, solidarietà bipartisan alla Annibali attaccata in rete

IL RETROSCENA

Casaleggio rompe il tabù e stasera va da Vespa

Nel 2012, quando Beppe Grillo - oggi maître à penser dell’alleanza tra Pd e M5S - volle colpire Federica Salsi, la prima espulsa celebre dal M5S assieme a Favia, disse con battuta sessista: «Il punto G, quello che ti dà l’orgasmo nei salotti dei talk show». Gianroberto Casaleggio sosteneva che in tv si va al massimo a «denunciare i fatti in programmi seri, più che nei talk show». E così stasera Davide Casaleggio, suo figlio, va nel talk show più talk show, il simbolo stesso dei talk show: Porta a porta. La cosa farebbe sorridere, se non fosse molto seria. Casaleggio si è sentito diffamato dall’ultima puntata di Presa diretta, Riccardo Iacona però lo aveva invitato, è Casaleggio che non è andato. E ci sono decine di domande da fargli, a cui quasi sempre non ha risposto, dal controllo del M5S via Rousseau alla app facebook M5S, dai rapporti con i brexiteers di LeaveEU al Piano innovazione, per il quale la ministra Pisano incredibilmente lo ringrazia, dal conflitto d’interessi e a eventuali relazioni con i player di internet, italiani e stranieri. Bruno Vespa dà più garanzie di tantissimi altri in tv di fargliele. —

Il 17 marzo convocati a Roma i consiglieri regionali per indicazioni sul lavoro da fare

Matteo Salvini riceve l’abbraccio dei suoi al termine dell’intervento a Palazzo Madama

il dietrofront

nistra dell’Interno e alla responsabile della Polizia postale di fare luce su chi sia l’autore di questo post. Uno spettacolo, la votazione di un partito di maggioranza con le forze di opposizione, che in altri tempi avrebbe costituito il prodromo di una crisi di governo, temuta infatti da chi nel Pd e nei 5stelle, si chiede dove andrà a parare Renzi così facendo. Fatto sta che oggi il governo, causa polemiche, alzerà bandiera bianca: nella riforma del processo penale è stata stralciata la nuova norma sulla prescrizione. Sarà presentato, non si sa quando, un dise-

gno di legge con l’accordo di tre quarti della maggioranza, viste le impuntature dei ministri di Iv che non accettano il «lodo Conte». Alla Camera un ddl ad hoc potrebbe passare, ma al Senato non ci sarebbero i voti, senza l’assenso di Renzi. Il quale per ora è riuscito nel suo intento di bloccare la mediazione del «Conte bis», che elimina la prescrizione dopo due sentenze di condanna: minacciando però di tutto: «Mozione di sfiducia a Bonafede se entro due mesi non troverà una soluzione condivisa». E pure un voto a favore della legge Costa (di Fi) in votazione alla Camera il 24 febbraio per eliminare la riforma del ministro e tornare alla normativa varata da Orlando con il governo Gentiloni. Con un avvertimento al Pd: «Vittoria dei giustizialisti uno a zero, vedremo come finirà al Senato», twitta Renzi. E dal Nazareno gli rispondono. «Il due a zero per Renzi sarà quando, votando con Salvini, farà cadere il governo?». — © RIPRODUZIONE RISERVATA


GIOVEDÌ 13 FEBBRAIO 2020 LA NUOVA

CHIOGGIA - SOTTOMARINA - CAVARZERE

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chioggia

In duemila per l’addio a Pierangelo Laurenti «Grazie di tutto don» Chiesa di San Martino piena per l’ultimo saluto al parroco scomparso a 51 anni. Messa celebrata da monsignor Zenna

Daniele Zennaro CHIOGGIA. Una folla immensa,

straripante. Un’ora prima dell’inizio della funzione la chiesa di San Martino, a Sottomarina è già quasi piena, stracolma di gente che si è stretta attorno al feretro contenente il corpo di don Pierangelo Laurenti, ai piedi di quell’altare dove aveva celebrato messa mille volte, portato in chiesa la sera prima. Sopra la bara di legno di legno chiaro una stola bianca, fermata da un’unica rosa sempre di colore bianco. Un quarto d’ora prima della celebrazione in chiesa non si riesce più ad entrare. Non c’è posto nemmeno per uno spillo, molti si accontentano di rimanere fuori pur di riuscire a dare l’ultimo saluto a questo sacerdote di 51 anni, vinto da un

carcinoma particolarmente aggressivo. Sull’altare tutti i sacerdoti della diocesi, mentre la messa è stata officiata dal vescovo monsignor Adriano Tessarollo, assieme a padre Cesare Mucciardi ed al vicario generale monsignor Francesco Zenna. Ed è stato proprio monsignor Zenna ad iniziare la celebrazione tracciando un profilo di don Pierangelo, della sua pur breve ma intensa vita sacerdotale. «Don Pierangelo è stato una grande dono che Dio ha fatto alla nostra Chiesa e alla nostra società. La sua morte ha gettato nello sconforto l’intera comunità. Attestati di cordoglio sono arrivati da tutto il mondo». Presente alla messa anche il vescovo emerito monsignor Alfredo Magarotto che, nonostante i suoi 93 anni, non ha voluto mancare all’ultimo saluto a don Pieran-

gelo che aveva ordinato sacerdote nel’93, mentre l’amministrazione comunale era rappresentata dal presidente del Consiglio Comunale Endri Bullo. Don Pierangelo viene ricordato come un prete ed un uomo dotto, pio, paziente, sereno, servizievole, con un sorriso illuminante e che anche in punto di morte ha riconosciuto ed accettato la volontà di Dio. Il Vescovo lo ha voluto ricordare con una frase di Sant’Agostino: «Signore non dobbiamo chiederci perché ce lo hai tolto, ma ringraziarti perché ce lo hai donato». In chiesa il gonfalone della sezione di Chioggia della Unitalsi. «Ci hai fatto conoscere Cristo», lo ricordano i parrocchiani, «nel modo più limpido, pacifico e semplice. Grazie don Pierangelo». — © RIPRODUZIONE RISERVATA

Folla commossa tra amici e parrocchiani nella chiesa di San Martino

FOTO PÒRCILE

contingenze si mette in evidenzia ancora una volta l’isolamento cronico del nostro territorio. Con una strada fuori uso, andiamo in agonia. Le possibilità di sviluppo di vie alternative ci sono, ma il problema è che se ne parla sempre e poi non si fa niente, la colpa rimbalza tra gli addetti ai lavori e a pagare il conto sono la città e una delle economie portanti». Contrariato anche il mondo dei balneari. «Ci sono attenzioni diverse per i diversi contesti territoriali questa purtroppo è la verità», sbotta il presidente di Ascot, Giorgio Bellemo, «quando vedo le dinamiche turistiche, anche di carattere sovracomunale, che tendono a valorizzare solo ciò che succede a nord di Venezia, quando constato una sensibile disattenzione alla parte meridionale,

con ciò includendo anche la realtà magnifica del Delta del Po, questo forse, e anche soprattutto, dipende da una mancata presenza della politica locale. Se poi aggiungiamo a strade e ponti, l’impianto gpl e il progetto VGate, penso a una strategia politica... ». Contro i ritardi di Anas si scaglia anche il presidente del Consiglio. «A novembre 2018», spiega Endri Bullo, «eravamo tutti presenti a un incontro nel quale ci è stato promesso un tavolo di concertazione per valutare tutte le soluzioni possibili uscire dall'isolamento: la ferrovia e il by-pass della Romea a ovest di Sant'Anna, collegato alla provinciale Arzerone, dopo l’esecuzione di lavori propedeutici all’allargamento del sedime». — E.B.A.

chioggia. la denuncia di montanariello (Pd)

chioggia

Rifiuti e canestri rotti dentro la Pista Rosa Telecamere fuori uso

Lavori sul translagunare operatori preoccupati «Il turismo è a rischio» CHIOGGIA. Cantiere sul trans-

lagunare fino a maggio, operatori turistici preoccupati per l’avvio della stagione. Lo avevano già detto a novembre, quando il cantiere sembrava imminente, mettendo le mani avanti, ma ora, con la certezza che i lavori sul translagunare all’altezza del canale delle Trezze si apriranno a marzo e dureranno a tre mesi provocando il transito a senso unico alternato, lo dicono in modo chiaro. «I mesi primaverili per la

nostra località valgono il doppio», spiega il presidente degli albergatori, Giuliano Boscolo Cegion, «sono i mesi delle prenotazioni per le vacanze estive, intasare con lunghe code vuol dire spostare i potenziali clienti in località limitrofe, nostre competitor. Un danno che poi si riflette su tutto il sistema di servizi offerti dalla città. Ci chiediamo perché i lavori di Anas non siano partiti come era stato detto a fine novembre. Siamo alle solite, con queste

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Reti sventrate all’interno della Pista Rosa CHIOGGIA. Reti e canestri rot-

ti, rifiuti e scritte sui gradini. Il capogruppo del Pd Jonatan Montanariello torna a denunciare il degrado della pista rosa, ritrovo per bande di ragazzini che evidentemente si divertono a rovinare le cose di tutti. Lo spazio pubblico è stato risistemato di recente, ma già si possono contare i danni. «Ricevo segnalazioni sempre più frequenti di genitori preoccupati per le frequentazioni della pista rosa», spiega il consigliere dem, «questi giovani occupano gli spazi per il gioco dei bambini per bivaccare, fumare e buttare rifiuti per terra, senza contare gli atti di vandalismo sulle strutture del parco. Il problema è sempre quello, riconducibi-

le a una miope visione di questa amministrazione che dispone di telecamere sulla rivetta del Lusenzo, ma non sono collegate a nessun server delle forze dell’ordine o della polizia locale. Un’amministrazione che vuole istituire la zona traffico limitata e che si preoccupa di comprare nuove telecamere senza pensare a come rendere operative quelle già montate. Qualcuno potrà rispondere che il problema si protrae da anni, ma nel momento in cui si fa un importante intervento, collegare le telecamere deve diventare una priorità, tanto per la tutela del patrimonio pubblico tanto per la sicurezza dei fruitori della zona». — Elisabetta B.Anzoletti

chioggia. la senatrice vanin (m5s)

«Acqua alta, gravi ritardi su risarcimento danni» CHIOGGIA. Quando arriveranno i fondi per il risarcimento dei danni patiti dai negozi e dai privati dei centri storici di Chioggia e Sottomarina nell’acqua grande del 12 novembre? Lo chiede il Movimento Cinque stelle con un intervento della senatrice Orietta Vanin con l’obiettivo di fare il punto sulla procedura di risarcimento avviata a seguito della marea eccezionale . «La Protezione Civile»,

spiega la senatrice grillina, «ha riferito che l’ordinanza del 17 dicembre (la 622, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale lo scorso 21 dicembre), stabilisce che la ripartizione dei risarcimenti spetti al Commissario, in questo caso al presidente della Regione, Luca Zaia. Il provvedimento stabilisce 60 giorni per predisporre il piano degli interventi e la relativa rendicontazione che a oggi ancora non è ancora perve-

nuta al dipartimento della Protezione Civile. Il termine per la rendicontazione scade il prossimo 21 febbraio. I tempi stringono, chiediamo quindi a Zaia di provvedere con estrema urgenza affinché anche i cittadini e le aziende di Chioggia possano avere quanto loro destinato dal Governo per coprire le spese sostenute per tornare alla normalità dopo un evento così straordinario. Speriamo anche che questi indennizzi non diventino l’ennesima occasione di strumentalizzazione della politica di un evento tragico per molte persone, che ha messo in ginocchio anche l’intera città di Chioggia». — E. B. A.

IN BREVE Chioggia Spettacolo di Karima all’auditorium S. Nicolò Karima sul palco dell’auditorium San Nicolò sabato prossimo, alle 21. 15, per la XXIII rassegna concertistica di Chioggia, promossa dall’Associazione lirico musicale clodiense in collaborazione con Veneto Jazz. La cantante, resa nota dal talent televisivo “Amici”, si esibirà con la band romagnola dei Jazz Inc. con Fabio Nobile e Alessandro Fariselli. Biglietti interi 20 euro, ridotti 17, in vendita al botteghino un’ora prima.


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GIOVEDÌ 13 FEBBRAIO 2020 LA TRIBUNA

CONEGLIANO - QUARTIER DEL PIAVE

doPo la svolta di confagricoltura

susegana

Legambiente: «Stop al glifosate» appello a Consorzi e viticoltori

Trattativa Electrolux Altro incontro il 26 marzo

Gli ecologisti: «Non venga dato nessun premio alle aziende che continuano a usare l’erbicida» già pronunciato contro l’erbicida. Così pure l’assessore all’ambiente, Gianpaolo Bottacin. Fermamente contrario è Stefano Zanette, presidente del Consorzio Doc, che ribadisce anche l’impegno degli associati nella stessa direzione.

Francesco Dal Mas CONEGLIANO. Legambiente Veneto e Friuli Venezia Giulia avanza una richiesta pubblica alle due Regioni ed alla Doc del Prosecco: la sospensione immediata dell’uso dell’erbicida glifosate, come misura cautelativa per la salute pubblica. Dopo le evidenze scientifiche annunciate negli Usa che non sarebbe tossico, Confagricoltura del Veneto e quella del Fvg hanno chiesto che l’uso del pesticida sia ripristinato. Si è pronunciata allo stesso modo Coldiretti di Pordenone, mentre quella trevigiana e la Coldiretti del Friuli Venezia Giulia hanno ribadito il loro “no”. «VIA PER SEMPRE»

Alle Regioni e al Consorzio Legambiente chiede, dunque, la rimozione definitiva del glifosate da tutti i disciplinari di produzione delle Denomininazioni di Origine Controllata che ne contemplano l’im-

IL DIVIETO ATTUALE

Filari di vigneti “segnati” dall’uso dell’erbicida glifosate

piego e di trovare il modo di escludere da qualsiasi premio le aziende che ne facciano uso, evitando così di premiare e promuovere «l’uso di prodotto possibile cancerogeno». «Serve coraggio e chiarezza - prosegue Legambiente - da parte delle Istituzioni e da parte delle Denominazio-

Studentessa coneglianese su Canale 5

Clarissa sfiora il colpaccio al quiz di Paolo Bonolis

Clarissa Marin, 23 anni, alla trasmissione “Avanti un altro!”

L’EXPLOIT

È

arrivata in finale alla trasmissione “Avanti un altro”, ma non è riuscita a superare la serie di ventuno domande per vincere i 225 mila euro. Clarissa Marin, ventitreenne studentessa universitaria e modella di Conegliano, è stata a pochi passi dal conquistare l’ingente cifra. Si è fermata dopo aver risposto a oltre metà dei quesiti del quiz finale, ma per la giovane è stata comunque un’esperienza da incorniciare. «Prendersi in giro fa parte del gioco, sono io la prima a prendermi in giro nella vita di tutti i giorni. È stato davvero divertentissimo», ha spiegato Clarissa, che ha realizzato un suo

piccolo sogno nell’entrare nel mondo dello spettacolo. La studentessa frequenta Scienze della società e del servizio sociale a Ca’ Foscari ed ha la passione per gli animali. Fidanzata, ha scherzato con Paolo Bonolis perché è sempre in ansia quando ha degli appuntamenti con i ragazzi. Anche durante il quiz si è agitata, ma è stata la migliore concorrente nella puntata del 7 febbraio. «Ammetto che la mia paura più grande era uscire alla prima domanda invece ho sorpreso tutti, anche un po' me stessa – ha aggiunto - è stata davvero un'esperienza bellissima e ansiogena allo stesso tempo. Potevo farcela, lo so, se magari avessi bevuto 100 tisane alla camomilla». — Di.B.

Ma solo nei 15 Comuni dell’area Docg vige il divieto, per iniziativa dei sindaci che hanno condiviso il regolamento di polizia rurale. Legambiente ricorda, in una nota, che la scienza e la ricerca «ci stanno dicendo che proseguire con un uso invasivo ed incosciente del suolo - modello che ha purtroppo prevalso fino ad oggi - è mancare di rispetto al naturale equilibrio tra agricoltura e ambiente naturale che porta inevitabilmente a conseguenze negative per la società, per l’economia, per l’ambiente e per la salute». «Le Regioni e il Consorzio Doc - conclude Legambiente battano un colpo». —

SUSEGANA. È dal 2007 che

il contratto collettivo aziendale in Electrolux non viene rinnovato. Dopo lo storico accordo per la nuova fabbrica di Susegana, dello scorso giugno, si sviluppa ora il tavolo negoziale sulla piattaforma approvata con il 93% dei consensi dai lavoratori e dalle lavoratrici del Gruppo a fine 2019. Piattaforma che è stata presentata martedì dal Coordinamento Sindacale - che raggruppa le Sigle di Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil ai vertici aziendali all’Electrolux Innovation Factory di Porcia. Nel corso dell’incontro l’azienda ha dichiarato che l’obiettivo è la sostenibilità dei siti produttivi in Italia. Il prossimo appuntamento è previsto per fine marzo, probabilmente il 26. «Una trattativa decisamente di rilievo – aveva dichiarato Enrico Botter, segretario generale Fiom Cgil di Treviso – vista l’importanza che lo stabilimento di Susegana, e l’investimento ad esso correlato, riveste per tutto il metalmeccanico trevigiano». —

ni, che dovrebbero intervenire a tutela degli interessi collettivi, a maggior ragione quando quelli particolari minacciano gli interessi dell’agricoltura, dell’economia locale, della dell’ambiente e della salute dei cittadini». «Bisogna eliminare da subito l’utilizzo del glifosate, molecola

la cui pericolosità è ampiamente dimostrata, senza attendere la scadenza della Commissione europea del 2022. A rischio gli interessi dell’agricoltura di qualità e la salute di cittadini oltre che un crollo dell’immagine dei prodotti nostrani». Il presidente della Regione, Luca Zaia, si è

soligo

da ieri le rilevaZioni

Moschetta è il nuovo capogruppo dell’Ana

Test sull’aria nella zona Unesco La centralina a Valdobbiadene

FARRA DI SOLIGO. Passaggio

Arpav ha deciso di posizionare per 80 giorni in via Piva una stazione mobile Monitorati ozono, Pm10, monossido e altre sostanze

del testimone alla guida del Gruppo Alpini di Soligo: Antonio Moschetta è il successore di Carlo Dal Piva. Dopo tanti anni alla guida del gruppo Alpini di Soligo, nel corso della prima seduta annuale di fine gennaio presso la sede al civico 1 di Piazzetta degli Alpini, il capogruppo uscente delle penne nere di Soligo, Carlo Dal Piva, ha dunque passato le consegne al nuovo dirigente Antonio Moschetta. Il neo capogruppo sarà affiancato da un consiglio direttivo del tutto rinnovato, che vedrà Paolo Zambon e Maurizio Ceschin suoi vice, Rudi Pancot nel ruolo di segretario e Nicola Favretto come tesoriere. Gli altri membri del consiglio, di cui fa parte anche l'ex capogruppo Carlo Dal Piva, sono: Olivo Ballancin, Adriano Benincà, Lino Bernardi, Michele Bonacin, Luigi Busetti, Michele Cietto, Renzo Dalla Longa, Mario De Faveri, Massimo De Faveri, Angelo Dorigo, Gino Dorigo, Mirco Dozza, Dario Frare, Silvano Paset, Martino Quaglio, Roberto Stradiotto, Alessio Tittonel e Federico Zago. Ad oggi, il Gruppo Alpini di Soligo vanta 187 soci alpini e 98 soci aggregati. — R.M.

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VALDOBBIADENE. È iniziata ie-

ri a Valdobbiadene la campagna di rilevamento dello stato di salute dell’aria nel cuore delle colline Patrimonio Unesco da parte dell’Arpav (Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione Ambientale del Veneto). Mediante una delle due centraline mobili a disposizione dell’agenzia regionale di controllo che per 80 giorni rimarrà posizionata in via Piva, Arpav raccoglierà dati inerenti le concentrazioni dei principali inquinanti atmosferici in modo da comprendere le condizioni tipiche dell'aria sia del semestre freddo, che di quello caldo, al fine di mantenere l’archivio dati sempre aggiornato. La postazione sarà in grado di rilevare i livelli, ad esempio, di biossido di zolfo, ossidi di azoto, monossido di carbonio, ozono, Pm10 ed altre particelle presenti nell’aria sul territorio del Valdobbiadene. Dati che, una volta conclusa la campagna esplorativa, verranno elaborati e messi a confronto con quelli delle centraline fisse presenti nel territorio provinciale e raccolti in una relazione tecnica al centro di futuri

Rodolfo Bassan, dirigente provinciale dell’Arpav

studi. «Si tratta di una campagna di nostra iniziativa, voluta da Arpav - dice Rodolfo Bassan, Direttore del dipartimento provinciale di Treviso dell’agenzia di protezione ambientale - questi controlli non hanno alcun motivo di allarme, servono semplicemente a permetterci di completare il monitoraggio del nostro territorio. Grazie alle nostre due centraline mobili - conclude Bassan - spostate periodicamente su tutta la provincia riusciamo ad avere un quadro sempre aggiornato e puntuale sulle condizioni dell’aria che respiriamo in

quelle aree non completamente coperte dalle centraline fisse, e nel caso, agire di conseguenza». Un lavoro assai prezioso e fondamentale, in ambito di prevenzione e salvaguardia della salute collettiva, poiché la Pianura Padana e la provincia di Treviso, purtroppo, risultano tutt’oggi tra le aree più inquinate d’Europa per i livelli di polveri sottili presenti nell’aria legati a vari fattori, come l’inquinamento industriale o le emissioni dei motori diesel. — Riccardo Mazzero © RIPRODUZIONE RISERVATA


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