RASSEGNA STAMPA DEL 20 GENNAIO 2020

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LUNEDÌ 20 GENNAIO 2020 CORRIERE DELLE ALPI

REGIONE

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La politica e i nodi delle infrastrutture L’ex sottosegretario Bressa commenta l’accordo firmato tra la Regione e il premier Conte «La Cav holding delle autostrade non sta in piedi, Autobrennero è un modello unico»

«Strade all’Anas, il dietrofront di Zaia mette fine ai sogni dell’autonomia» L’INTERVISTA

Albino Salmaso

«L’

Anas si è demummificata, ora può gestire le strade del Veneto». Con questo incipit il presidente Luca Zaia aveva dato il benvenuto a Vittorio Armani, all’epoca plenipotenziario di Anas, in missione a Palazzo Balbi per posare la prima pietra dell’accordo firmato il 7 gennaio dal premier Conte che riconsegna all’Anas 725 chilometri di statali del Veneto. Dopo aver letto le due pagine del nostro giornale, con l’analisi del direttore Paolo Possamai che

«Si tratta di una scelta assai bizzarra che dimostra il fallimento della programmazione» documenta la ritirata dell’autonomia in materia di viabilità, Luca Zaia sceglie il “no comment” e si limita a dire: «Le opinioni dei direttori si leggono e si rispettano, anche quando non si è d’accordo. Vuole che le citi Voltaire?». Stop. Ma cosa ne pensa il senatore Gianclaudio Bressa, ex sottosegretario alle Regioni che il 28 febbraio 2018 ha firmato l’unica intesa sull’autonomia con Zaia, Maroni e Bonaccini? «Stento a credere alla notizia: il Veneto e la Lombardia nella loro bozza chiedono non solo la proprietà delle strade, ma anche quella delle ferrovie. E non si può» Senatore Bressa, lei è stato sindaco di Belluno e quindi sa quale ruolo svolge Veneto Strade. La Regione ha appena restituito 725 chilo-

dono la proprietà delle reti stradali, delle ferrovie, degli aeroporti. Le infrastrutture sono lo scheletro portante del sistema economico e sociale, senza viabilità c’è la paralisi. Certo, le ferrovie non potranno mai essere cedute alle regioni perché entrano in un contesto europeo di collegamenti, mentre le strade possono essere gestite direttamente dagli enti locali, secondo uno schema collaudato. Il patto con Anas mi pare un’assoluta bizzarria». Secondo lei perché Zaia ha alzato bandiera bianca? «Zaia è realista e si è arreso di fronte all’impossibilità di realizzare un piano pluriennale di investimenti credibile. Certo, questa è una vera ammissione di impotenza politica. Una resa assoluta». Lei è un senatore di Bolzano e sa cosa significa nel concreto gestire le strade con i soldi in cassa: secondo

metri di statali a Roma, in cambio di un piano di investimenti decennale sull’ordine di qualche centinaio di milioni: che ne pensa di tale scelta? «Mi pare una decisione quanto meno bizzarra che non mi spiego. Premetto che non conosco i dettagli finanziari, ma una delle condizioni fondamentali per realizzare l’autonomia è il controllo diretto di alcuni asset strategici e la mobilità rimane la questione chiave. Che una regione importante come il Veneto dipenda completamente dalle scelte dell’Anas è quanto meno singolare, soprattutto se dal 2001 ha creato invece una propria società controllata dalle Province per la manutenzione della viabilità: l’idea era giusta e non va assolutamente fermata, anzi si tratta

di rilanciarla con risorse adeguate». I suoi dubbi quali sono? «Mi pare che Zaia ammetta l’incapacità di avviare un proprio piano d’investimenti per la gestione diretta della rete stradale. Non so come verrà

digerita dai leghisti, che fino a qualche anno fa urlavano paroni a casa nostra per fare poi un rapido dietrofront con Salvini sovranista alla conquista del Sud. Forse anche Zaia si è dovuto arrendere ai nuovi equilibri, ma qui siamo passati da “paroni” a pagare l’affitto a casa d’altri. Non è una grande dimostrazione di responsabilità autonomistica, anzi è un netto dietrofront». Lei come sottosegretario nel governo Gentiloni ha avviato la trattativa sull’autonomia con Zaia: in tema di viabilità cosa chiedeva? «Lasciamo perdere la questione dei 9 decimi di tasse da trattenere sul modello di Trento e Bolzano che non sta in piedi sotto il profilo costituzionale ed è stata subito accantonata. Ma nelle loro leggi Veneto e Lombardia chie-

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ANTONIO GUADAGNINI *

Pedemontana troppo cara, va completato il Sfmr

C

Simonetta Rubinato

lei Anas potrà avere un occhio di riguardo per il Veneto? «Me lo auguro nell’interesse esclusivo degli automobilisti del Veneto, una terra fondamentale nei collegamenti del corrodoio 5 Lisbona Kiev e dall’asse Roma-MonacoRotterdam. Anas gestisce migliaia di chilometri in tutt’Italia con una prospettiva molto larga che spesso non è puntuale per evidenti intoppi burocratici. Anas va dal Brennero a Trapani e quindi il Veneto non potrà certamente avere le priorità». Zaia chiede di gestire le autostrade con Cav e vole replicare il modello Autobrennero: lei che dice? «Autobrennero è una società a capitale interamente pubblico, i cui azionisti sono le Province, le Camere di commercio e i comuni del territorio attraversato. Un modello unico in Italia che non si può replicare perché Bolzano e Trento godono di un’autonomia del tutto particolare. La cessione di sovranità di Zaia ad Anas è una sconfitta del federalismo». —

L’INTERVENTO

aro direttore, ho letto con grande interesse il suo pezzo di ieri sulla questione ‘infrastrutture e autonomia’ in Veneto. E mi sono sentito chiamato in causa, in quanto io non solo tra gli ‘esultanti’ per la cessione dei 700 km di strade all’Anas. Credo che lei colga perfettamente il punto: è piuttosto curioso interpretare come vittoria questa ritirata della Regione Veneto in tema di gestione delle infrastrutture venete. Non si può esultare,

«Bisogna copiare il sistema di Bolzano»

TREVISO. Simonetta Rubinato, leader di Autonomia Dem, interviene sulla vicenda Anas. «Il nostro modello di autonomia sono Trento e Bolzano:siccome sono più efficienti di Roma, hanno ottenuto sin dagli anni ’70 la competenza primaria sulla rete stradale con il trasferimento dall’Anas sia della proprietà, sia delle risorse necessarie agli interventi di ammodernamento, manutenzione e messa in sicurezza delle strade. La soluzione alla crisi di Veneto Strade sta scritta all’art. 27 della proposta di legge sull’autonomia approvata in novembre dal consiglio regionale del Veneto: chiedere allo Stato che siano trasferite al demanio regionale le strade nazionali che insistono nel territorio veneto e alla Regione le funzioni di programmazione e di gestione oggi di Anas, con le relative risorse. Il Consiglio Regionale del Veneto ha dato mandato al Presidente Zaia di perseguire l’acquisizione di ulteriori 700 km di strade statali, con l’obiettivo di realizzare un miglioramento della viabilità. Credo sarebbe difficile spiegare ai Veneti, dopo il voto del referendun del 2017, che la giunta regionale procede nella direzione opposta riportando competenze in seno all’Anas coinvolta in un complesso e delicato processo di fusione con Rfi» conclude Rubinato. —

«Si passa da paroni a casa nostra a dover pagare l’affitto in casa degli altri»

Gianclaudio Bressa e Luca Zaia a Roma con la firma della preintesa sulla autonomia differenziata Ora si attende la legge quadro del ministro Boccia che dovrà approdare al consiglio dei ministri

rubinato

qualcuno potrebbe pensare, che siamo contenti di esserci liberati di questa ‘rogna’. Ma l’esercizio dell’autonomia richiede impegno: noi dovremmo puntare a finanziare questi servizi con entrate proprie non con trasferimenti statali. L’autonomia deve essere prima di tutto finanziaria, poi gestionale. Ancora più grave se la ritirata è dovuta alla mancanza di risorse, che un tempo Veneto Strade aveva e che oggi non ha più. E cosa dovrebbe fare

Anas, una volta acquisite le strade, abbandonarle a se stesse?... In effetti, ci dobbiamo preoccupare anche di tale evenienza, visto come la stessa Anas ha onorato gli impegni precedenti (vedi comunicato Anas del 7 luglio 2009 che il suo giornale ha opportunamente pubblicato). Il rischio, che non si passi dalle promesse ai fatti è concreto: becchi e bastonati, si dice dalle nostre parti... Sono d’accordo anche sulla questione Sfmr. Di quell’ope-

ra noi abbiamo assoluto bisogno, ma non dovremmo usare l’addizionale Irpef per realizzarla. Di tasse ne paghiamo anche troppe per i project financing di ospedali e infrastrutture. Basti solo pensare alla Pedemontana Veneta. Opera assolutamente indispensabile, ma che poteva essere finanziata con un mutuo (che la Regione poteva fare, vista la sua capacità di indebitamento). Si doveva fare di tutto pur di evitare quel tunnel finanziario nel quale la Regione si è imbu-

cata con i contratti firmati nel 2009 e nel 2013 e che hanno avuto come conseguenza quello del 2017. La Sfmr ha un costo di 6 miliardi di euro, il project della Pedemontana prevede un utile netto per il concessionario di 5 miliardi e di altri 2, 5 miliardi di imposte da versare allo stato. Costi che non ci sarebbero stati se avessimo usato un mutuo con un contratto più equo. Cioè, con i soldi che ci costa la Pedemontana avremmo potuto fare sia la Pedemontana che la Sfmr.

Sull’altra questione della costituzione del polo veneto delle autostrade, concordo con lei, su chi sarebbe alla fine il padrone. Ma siamo sul terreno delle buone intenzioni, viste le difficoltà che comporta:1) la trasformazione di Cav. 2) l’ottenimento della concessione della Brescia-Padova. 3) il costo della concessione della Pedemontana. E poi c’è il rischio concreto che i pedaggi della Pedemontana non coprano i costi del canone. La conseguenza sarebbe dover usare gli utili di Cav per coprire le perdite della Pedemontana. — * Consigliere regionale Partito dei Veneti


II

Belluno

Lunedì 20 Gennaio 2020 www.gazzettino.it

«Calendario condiviso delle manifestazioni» `L’assessore d’Emilia buona riuscita dell’evento, per-

ha in agenda domani un “lavoro di gruppo” LA PROGRAMMAZIONE BELLUNO Gennaio, tempo di pro-

LA SEDE Palazzo Bembo, fresco di ristrutturazione per ospitare le aule della Luiss Business School

Palazzo Bembo e Luiss: oggi la firma sull’accordo `Taglio del nastro il 28 gennaio: ci sarà La Giunta è chiamata ad approvare lo schema di convenzione per l’università il presidente di Confindustria, Boccia `

LA FIRMA BELLUNO Arriva la convenzione,

a mettere nero su bianco il legame tra Palazzo Bembo e la Luiss. Oggi pomeriggio la giunta Massaro approverà lo schema di accordo tra il Comune e la Luiss Business School. Seguirà, il 28 gennaio, il taglio del nastro alla nuova università alla presenza del presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, del presidente della Luiss Luigi Abete, del governatore del Veneto Luca Zaia, del Ministro Federico D’Incà, naturalmente della presidente di Confindustria Belluno Dolomiti Lorraine Berton e del sindaco Jacopo Massaro. Poi, a marzo, partiranno i corsi.

Palazzo Bembo, affidati dal Comune all’Istituto per l’organizzazione dei corsi. «Le aule vengono concesse in comodato d’uso per i prossimi cinque anni – spiega il direttore di Confindustria Belluno Dolomiti, Andrea Ferrazzi -. Si tratta di quattro sale al piano terra e una più grande, l’aula magna, al primo piano. In tutto cinque aule». Stanze all’interno delle quali in queste settimane fervono gli allestimenti, tutti a carico della Luiss. Insomma, la firma di oggi sarà l’ultimo atto burocratico prima

LA CONVENZIONE Il documento inserito Massaro all’ordine del giorno della giunta di oggi a Palazzo Rosso sancirà la collaborazione con una delle più prestigiose scuole di alta formazione del mondo che, a Belluno, prenderà il nome di Hub Veneto delle Dolomiti. Oggetto dell’accordo è, in particolare, l’utilizzo degli spazi all’interno del neo ristrutturato

CONFINDUSTRIA Andrea Ferrazzi

che il progetto entri nel vivo e le aule si riempiano di studenti e di manager di ritorno sui banchi. I banchi, appunto. «Stiamo parlando di una delle scuole di formazione più importanti al mondo – ricorda Ferrazzi -, di conseguenza tutto è calibrato su standard estremamente alti, a partire dai banchi e dalle lavagne. I tavoli saranno altamente tecnologici, con le prese per la connessione e non solo».

IL TAGLIO DEL NASTRO Poi il 28 gennaio si parte. In mattinata è previsto il taglio del nastro e l’inaugurazione della targa con le autorità e nel pomeriggio il gruppo della Luiss e di Confindustria Belluno Dolomiti si ritroverà alle 15 per l’assemblea. I corsi, quelli, partiranno a marzo. Ruoteranno attorno ai

ANDREA FERRAZZI: «LE AULE VENGONO CONCESSE IN COMODATO D’USO PER CINQUE ANNI CON STANDARD ESTREMAMENTE ALTI»

settori del turismo, del business e management e sono pensati per soddisfare la domande delle imprese del territorio di professionisti altamente specializzati e per trattenere i giovani a vivere in provincia. Le iscrizioni hanno preso il via, ma prossimi appuntamenti organizzati ad hoc con le aziende, il legame con le altre realtà del NordEst e la campagna marketing daranno l’impennata finale prima della partenza. «Il 6 e 7 febbraio è previsto un evento – annuncia ancora Ferrazzi -, ci saranno i vertici della Luiss e le aziende del territorio. Le abbiamo invitate ad una due giorni di incontri per illustrare le attività previste nei corsi, perché possano valutare l’iscrizione dei loro dipendenti. Non solo. Stiamo stringendo sinergie con altre sedi di Confindustria, perché si diffonda la conoscenza di questa possibilità in Veneto. Stiamo riscontrando molto interesse». Sono solo altre due, d’altra parte, le sedi della Luiss in Italia: Roma e Milano; a queste si sta affiancando anche Amsterdam, dove l’organizzazione sta avviando un altro polo di alta formazione. Alessia Trentin

grammare. Il nuovo anno è iniziato e il Comune di Belluno non intende perdere tempo: domani alle 17 nella sala del Consiglio si inizia a programmare il calendario eventi. La formula è quella ormai consolidata del coinvolgimento e del lavoro di gruppo con tutte le associazioni e i gruppi di cittadini del territorio che intendono organizzare eventi in città nei prossimi dodici mesi. «Nel mese di dicembre abbiamo raccolto oltre un centinaio di proposte di eventi e di manifestazioni da organizzare sul territorio comunale nel 2020 - spiega l’assessore al turismo alle manifestazioni, Yuki d’Emilia – e questa sarà l’occasione per confrontarci e stilare un primo calendario condiviso. L’appuntamento è comunque pubblico e aperto anche a tutti coloro che non sono riusciti a comunicarci il loro interesse: la possibilità di segnalare la propria manifestazione è ancora aperta e quindi li invito a inviarci una semplice mail di presentazione a info@comune.belluno.it. Dopo la sperimentazione dello scorso anno, visti gli ottimi risultati ottenuti, vogliamo proseguire questa collaborazione con le associazioni e dialogare con loro. Il calendario condiviso delle manifestazioni permette a tutti, amministrazione e organizzatori, di armonizzare l’offerta di eventi sul nostro territorio, oltre a essere utile per la stessa

ché ci permette di coordinare gli aspetti organizzativi ed evitare possibili interferenze ad esempio con lavori o cantieri. Soprattutto sotto il profilo turistico, poi, poter contare su una programmazione degli eventi dei 12 mesi successivi è strategico per la promozione delle manifestazioni e la realizzazione di un’offerta turistica dedicata». Certo, non tutte le proposte di eventi potranno essere accettate dal Comune e l’aver presentato domanda non è sufficiente: l’incontro di domani servirà proprio per verificare eventuali sovrapposizioni che, se ci sono, verranno poi affrontate in separata sede tra amministratori e organizzatori. Tutti, poi, dovranno comunque rispettare e seguire l’iter amministrativo autorizzativo previsto per l’approvazione di una manifestazione. A. Tr.

IN GIUNTA Yuki d’Emilia

«L’INCONTRO È PUBBLICO E APERTO A QUANTI NON SONO RIUSCITI A COMUNICARCI IL LORO INTERESSE»

È tempo di assemblea per il “Caffè Pedagogico” ASSOCIAZIONI BELLUNO L’Associazione Caffè

Pedagogico invita a ritrovarsi davanti ad una tazzina. Il 3 febbraio, infatti, è prevista l’assemblea del gruppo, rivolta ai soci e simpatizzanti. Sarà l’occasione per esporre le attività previste nei prossimi mesi e affrontare insieme le proposte di incontri formativi e di eventi rivolti alle famiglie ma non solo, sarà anche il momento giusto per ritrovarsi tra educatori e persone appassionate di cultura dell’infanzia per approfondire insieme

studi, azioni e programmi da attuare sul territorio. L’appuntamento è dunque per lunedì 3 febbraio alle 17.30 a Sedico, nella sede dell’Associazione Blhyster in via Marconi 58. Caffè Pedagogico è nata ufficialmente nella primavera del 2017, ma già da qualche anno un gruppo multidisciplinare di professionisti aveva preso l’abitudine di ritrovarsi davanti ad una tazzina di caffè per riflettere, parlare, studiare ed elaborare strumenti e progetti di educazione legati ai bambini, sopratutto alla fascia 0 – 6 anni, e ai loro genitori. (atr)

«Io, marocchino vi dico: cacciate i migranti-pusher» LA DENUNCIA BELLUNO «In stazione i migranti

spacciano di tutto». È la protesta di un genitore di una minorenne che nei giorni scorsi ha trovato la ragazzina priva stesa a terra, in stato confusionale dopo aver assunto droghe, proprio in zona stazione. L’uomo è di origine marocchina, ma punta il dito proprio sugli africani. Il suo è uno sfogo, ma è anche un messaggio che vuoto, fare arrivare alle autorità, allo Stato affinché si corra ai ripari prima che sia troppo tardi, perché, dice «c’è gente che sta morendo». Il marocchino era pronto ad apparire con nome e cognome, ma a tutela della ragazza minorenne è necessario mantenere

il suo anonimato.

LO SFOGO «Cosa sta succedendo in Italia - si chiede il padre marocchino -? Mi ricordo 20 anni fa, quando arrivai in Alpago. La gente che voleva fumarsi le canne doveva andare fino a Mestre o a Padova per comprarsele. Adesso c’è tutto qua a Belluno in stazione, dove si vendono tutti i tipi di droga. Ma stiamo scherzando?». E racconta quello che è accaduto nei giorni scorsi: «Ho trovato la ragazzina buttata per terra (la minorenne compirà 18 anni tra qualche mese ndr). Ma qui non è un suo sbaglio, perché i giovani oggi provano di tutto. Addirittura mi ha detto che c’è la droga leggera persino alle elementari».

VENDITORI DI MORTE «Qui non è questione di essere razzisti, perché anch’io sono un nero di fatto - prosegue il marocchino, che ormai da anni è nel Bellunese - . Ma da quando sono entrati i migranti, a Belluno in stazione c’è di tutto. È colpa dello Stato, sono convinto». E spiega: «Li fai entrare e poi li molli così e gli dai 30 euro al giorno. Cosa pensi che fac-

LO SFOGO DI UN PADRE CHE HA TROVATO LA FIGLIA IN STATO CONFUSIONALE NEI GIORNI SCORSI IN STAZIONE A BELLUNO

IL CASO una ragazzina trovata in stato confusionale in stazione, lo sfogo del padre marocchino contro i migranti-pusher

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cia? Cosa pensi che faccia uno che si è fatto 3 anni per arrivare in Europa, 2mila chilometri per arrivare solo fin in Marocco. Altrettanti poi, passando anche per un gommone dove ha visto le persone morire: di 200 persone arrivano 30. Secondo voi se gli danno l’espulsione questo se ne va?». Il marocchino prosegue: «Questa persona che magari perso la moglie per strada, ha figli e si sono fatte 4mila chilometri anche se sono partite come persone buone, cosa pensate che faccia? Dobbiamo fare qualcosa, come questa ragazzina ce ne sono tante altre. Voglio fare arrivare il mio messaggio al governo o allo Stato perché c’è gente che sta morendo e una è figlia nostra». Olivia Bonetti


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Primo Piano

Lunedì 20 Gennaio 2020 www.gazzettino.it

Il nodo delle tasse IL FOCUS ROMA Il primo aprile, e non è un pesce, partiranno i controlli selettivi sui conti bancari delle persone fisiche. Manca solo un decreto del ministero dell’Economia, che sarà pronto entro la fine di marzo, per dare semaforo verde alla maxi operazione anti-evasione, ricordano gli esperti del Consiglio nazionale dei Dottori commercialisti. Il Fisco calerà la lente d’ingrandimento sui conti dei contribuenti per stanare gli evasori totali o paratotali. Un algoritmo frugherà tra giacenze, bonifici in entrata e in uscita, in cerca d’incongruenze, per scovare chi nasconde più ricchezza di quanta ne dichiara.

IL RADAR Nel suo radar finiranno però solo i conti dei soggetti ritenuti a rischio evasione, che verranno individuati passando al setaccio l’Archivio dei rapporti finanziari, ed è per questo che si parla di controlli selettivi. La lotta al sommerso però deve fare i conti con la tutela della privacy, perciò verranno messi anche dei paletti alla pseudonimizzazione, tecnica che consiste nell’utilizzare e conservare i dati di una persona in una forma che impedisce l’identificazione del soggetto esaminato, e che deve consentire all’Agenzia delle Entrate e alla Guardia di finanza di avvalersi delle tecnologie, delle elaborazioni e delle interconnessioni con le altre banche dati di cui dispone per elaborare criteri di rischio utili a far emergere le posizioni da sottoporre a controllo. Secondo il Garante dei dati personali Antonello Soro, la tecnica della pseudonimizza-

GLI PSEUDONIMI Nomi di fantasia per la privacy Per tutelare la Privacy dei contribuenti sottoposti al controllo attraverso l’Anagrafe dei conti correnti, le liste selettive riporteranno dei peseudonimi. I nomi saranno svelati solo dopo le verifiche

Conti correnti al setaccio da aprile in arrivo l’algoritmo anti-evasori Stretta sulle prime liste selettive di presunti `Per tutelare la privacy dei correntisti saranno contribuenti infedeli preparate dalle Entrate usati pseudonomi. I nuovi paletti del garante `

L’evasione fiscale Anno

Economia non osservata in % valore aggiunto

14,5 14,0 13,8

2014 2015 2016

Imposte evase (miliardi ¤)

Cifra evasa ogni 100 euro pagati all’erario

118,792 114,043 113,302

17,1 16,2 16,0

zione rappresenta un escamotage di dubbia efficacia, considerato che gli interessati risultano comunque identificabili. L’Authority ha chiesto perciò che venga messo nero su bianco l’elenco dei diritti dei contribuenti che subiranno delle limitazioni e di garantire l’esercizio di rettifica da parte degli interessati.

GLI INTRECCI

ITALIA Nord-ovest Nord-est Centro Mezzogiorno

13,8

113,302

16,0

11,4 11,9 14,2 19,0

30,715 22,415 25,124 35,048

13,3 13,8 16,5 22,0

Fonte: Elaborazione: Ufficio Studi CGIA su dati ISTAT

I CITTADINI FINITI NEL MIRINO DEL FISCO POTRANNO SEMPRE CHIEDERE DI ESSERE ASCOLTATI DALL’AMMINISTRAZIONE

Il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri

I CRITERI Cinque parametri anti furbetti Sono questi i numeri che entrano in gioco per indicare il rischio evasione: giacenze medie sul conto corrente, flussi in entrate e in uscita mensili, saldi finali e iniziali dell’anno.

L’INCROCIO DEI DATI GIÀ PARTITO CON IL NUOVO ISEE: VERIFICA IN TEMPO REALE SUI SALDI DEI DEPOSITI BANCARI

L’incrocio delle informazioni presenti nell’Archivio dei rapporti finanziari, potente banca dati dell’anagrafe tributaria contenente saldi e movimentazioni di tutti i rapporti finanziari dei contribuenti e quindi non solo quelli relativi ai conti correnti, con quelle immagazzinate nelle altre banche dati a cui hanno accesso gli 007 del Fisco, servirà a individuare specifici criteri di rischio utili a far emergere liste selettive di contribuenti da sottoporre ai controlli. Sarà però il decreto del ministero dell’Economia in arrivo nella seconda metà di marzo a stabilire quali limiti imporre al trattamento dei dati contenuti nell’Archivio

LA VERIFICA Solo gli scostamenti rilevanti nel mirino

LA DIFESA Diritto di replica per chi viene chiamato

L’algoritmo che è pronto a scattare verrà impostato per individuare soltanto gli scostamenti rilevanti e non giustificabili. Poi scatterà l’allarme rosso e la chiamata del contribuente.

La nuova arma contro l’evasione prevede anche che i contribuenti finiti nel mirino per presunte anomalie possano fornire la documentazione per spiegare le proprie ragioni.

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Alitalia, governo pronto a favorire gli esodi e a rivedere le modalità del prestito ponte

messe per avviare trattative con i vettori interessati. Vista l’incertezza il sindacato ha chiesto un confronto urgente con il governo. «Si vocifera di nuovi tagli al personale -dice Salvatore Pellecchia, segretario generale della Fit-Cisl, - ma noi ci atteniamo ai fatti: il primo è che negli ultimi anni queste riduzioni sono già state fatte e non hanno portatoalrilancio atteso».

sforbiciata su tutti i fronti di spesa, con tagli ai contratti di leasing, razionalizzazione della manutenzione, consulenze e acquisti. In ultima analisi,l’esecutivoèanche disposto a dare il via libera ad una diversa organizzazione aziendale, suddividendo in tre Alitalia (settore volo, handling e manutenzione) per individuare meglio i centri di costo e intervenire. Non si tratta di spacchettare l’azienda ma di immaginare, ha detto il ministro dello Sviluppo Stefano Patuanelli, una articolazione flessibile, salvaguardano l’integritàdellasocietà.

IL CASO ROMA Il governo non ha nessuna intenzione di abbandonare Alitalia al suo destino. Per questo, per favorireilpianoche ilcommissariounico Giuseppe Leogande sta mettendo a punto insieme al direttore generale Giancarlo Zeni proverà a rimuovere gli ostacoli che frenano il salvataggio. Da un lato correggerà nel Milleproroghe la norma che impone alla compagnia di bandiera di restituire entro 6 mesi il prestito da 400 milioni; dall’altra cercherà di trovare nuove risorse per il Fondo volo.L’obiettivoèquellodifavore le uscite anticipate, rafforzando tutti gli ammortizzatori sociali disponibili. Una strategia che il Mise, d’intesa con il ministero del Lavoro, considera necessaria per evitare un pericoloso avvitamento della compagnia. A marzo, tra l’altro scade la Cig per circa mille dipendenti, il numero minimo di esuberi considerato funzionale a raddrizzare i conti del vettore. Possibile che anche altri strumenti per evitare macelleria so-

dei rapporti finanziari e quali misure di garanzia assicurare ai contribuenti. «Le analisi di rischio ricalcheranno quelle condotte nell’ambito del piano straordinario di controlli lanciato nel 2018 nel settore dei carburanti e finalizzato all’emersione di basi imponibili sottratte a tassazione e al recupero delle imposte evase», anticipa il consigliere nazionale dei commercialisti delegato alla fiscalità Maurizio Postal. Nel frattempo, però, qualcosa si sta già muovendo. Da inizio anno i cittadini che richiedono un Isee per accedere a una prestazione sociale prestano automaticamente il fianco al grande fratello fiscale, che in automatico verifica saldo e giacenza dei rapporti finanziari da loro posseduti per accertarsi che il patrimonio indicato nell’indicatore della situazione economica equivalente corrisponda al vero. Insomma, i super poteri concessi al Fisco iniziano a mostrare il loro potenziale. Le nuove armi per selezionare i contribuenti, i controlli sui rapporti finanziari a partire dai conti correnti, l’esame delle fatture facilitato dalla loro compilazione in formato elettronico e la possibilità per la Guardia di finanza di attingere alle informazioni in possesso dell’Agenzia delle Entrate, renderanno senz’altro più facile scovare gli evasori ma rappresentano anche una minaccia per i diritti dei contribuenti, alcuni dei quali verranno inevitabilmente sacrificati sull’altare della lotta al sommerso. Il patrimonio informativo dell’Agenzia delle Entrate, è il caso di ricordarlo, già contiene miliardi di informazioni di dettaglio relative a ogni aspetto della vita privata della popolazione, minori compresi. Per non gettare i contribuenti nel panico, via XX settembre non si limiterà perciò a fissare una serie di paletti per garantire il corretto trattamento dei dati contenuti nell’Archivio dei rapporti finanziari, ma concederà anche agli interessati la possibilità di difendersi e di chiedere la rettifica dei dati inesatti, anche per non scatenare una valanga di ricorsi e liti giudiziarie potenzialmente in grado di ingolfare la lotta all’evasione. Andrea Bassi Francesco Bisozzi

ciale vengano messi in campo, come prepensionamenti e scivoli ad hoc. Possibile anche una rimodulazione degli adempimenti legati ai prestiti concessi dallo Stato con il posticipo del pagamento degli interessi al Tesoro per 145 milioni. Un modo per non appesantire la cassa di una compagnia che perde in alta stagione circa 600 mila euro al giorno e in quella bassa quasi 2 milioni. Di certo l’esecutivo, che ha messo nel conto circa mille esuberi e il taglio di 8 aeromobili, si aspetta una

LE AZIONI

I SINDACATI CHIEDONO UN INCONTRO URGENTE CON IL COMMISSARIO: SERVE UN CONFRONTO SU PIANO INDUSTRIALE E SUGLI ESUBERI

Pare certo, come anticipato dal Messaggero, che la flotta si attesterà su 86-91 aerei, come chiesto del resto sia da Lufthansa che dagli americanidiDelta (attualmenteAlitalia Cityliner ha 20 aerei, Alitalia Sai 93, quindi 113 complessivamente). Il Mise sa bene che entro la scadenza del31 maggio,dataentro laqualeva concluso il processo di risanamento affidato al commissario, sarà impossibilesiglareunnuovaalleanza. Semmai si potranno porre le pre-

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LA CISL

Stefano Patuanelli

113 Il numero complessivo di aerei di Alitalia Sai e Alitalia Cityliner

Per Pellecchia bisogna tagliare altri sprechi e, sopratutto, avviare subito una discussione seria sul piano industriale. «Più di un mese fa - prosegue il sindacalista della Cisl - Patuanelli ci ha presentato il nuovo commissario che si era impegnato a incontrare i sindacati a breve. Da allora sono stati nominati nuovi dirigenti ma nient’altro è accaduto: non siamo ancora stati convocati da Leogrande e non sappiamo quale sia il suo mandato. Intanto il tempo è passato». Sia chiaro - conclude - che «una ulteriore riduzione dei lavoratori fine a se stessa è impraticabile e dannosa così come un eventuale ridimensionamento della flotta. Meno aerei e meno personale vuol dire meno voli e meno biglietti emessi e quindi meno entrate». Umberto Mancini © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Nordest

REGIONALI, LE RICHIESTE DELLA CISL Oggi a Mogliano consiglio generale del sindacato. Gianfranco Refosco: «Giovani, anziani e comunità sono tre alleanze per il futuro del Veneto».

Lunedì 20 Gennaio 2020 www.gazzettino.it

M5s divisi, D’Incà rilancia: «Sì al Pd» Base veneta spaccata sull’idea di votare l’alleanza su Rousseau `Il ministro: «Non pretendo di convincere tutti, ma con i dem «Chi pensa di essere?». «Rappresenta il Governo, va ascoltato» si possono portare avanti i temi». Berti: «Proposta isolata sua» `

IL DIBATTITO VENEZIA Botta e risposta su Facebook, dopo l’assemblea regionale del Movimento 5 Stelle. Attacca il padovano Livio: «Ma chi è o pensa di essere D’Incà per imporre le sue decisioni senza metterle al voto? E voi attoniti e muti con una sala litigiosa, irragionevole e svuotata, senza decisioni». Replica il veronese Antonio: «Credo che il peso politico delle dichiarazioni di un rappresentante della compagine governativa (per di più ministro dei rapporti con il Parlamento) debba essere attentamente valutato, anche se non necessariamente condiviso nel merito». Il dialogo fra i due attivisti, apparso sulla pagina del consigliere regionale Manuel Brusco, dà tutto il senso del cruccio pentastellato, ora che il ministro Federico D’Incà ha lanciato l’idea di mettere al voto su Rousseau, dopo le Regionali di Emilia Romagna e Calabria, la scelta fra le due alternative elettorali in Veneto: corsa solitaria, al massimo in coppia con una lista civica, o piuttosto alleanza con il Partito Democratico?

LA MOSSA All’indomani della mossa che ha sparigliato i giochi, dividendo la platea di Selvazzano Dentro sull’eventualità di cambiare direzione rispetto alla strada imboccata nella riunione di tre mesi fa, D’Incà si è preso una domenica di riposo con la famiglia, ma resta convinto della propria posizione. «Non ho la pretesa di convincere tutti – fa sapere – ma ho ritenuto giusto aprire il dibattito. So bene cos’era stato detto a ottobre, ma da allora la situazione potrebbe essere cambiata, con il tempo ci si evolve. Comunque la mia è una proposta: dare alla base la possibilità di decidere, dopo il 26 gennaio, votando sulla nostra piattaforma digitale». Jacopo Berti, capogruppo regionale uscente e co-responsabile della fase elettorale, era stato invece perentorio nel voler mantenere la linea già indicata: «Di si-

Fratelli d’Italia

«Con il centrodestra si può migliorare»

` «Le Regionali 2020 sono un

Mose, le Grandi Navi, le Olimpiadi». A parere del ministro, lo schema “M5s più civica” sarebbe andato bene «l’anno scorso», mentre adesso è tempo di «una visione più ampia». Con quali tempi? «Secondo me – è l’opinione dell’esponente di Governo – per fare la lista del Movimento 5 Stelle si può partire anche domani mattina. Ma poi ci vuole una riflessione, dopo i risultati dell’Emilia Romagna e della Calabria, per decidere se fare questa alleanza o no, in una seconda assemblea e con un voto attraverso la nostra piattaforma digitale Rousseau in Veneto». Vale a dire con partecipazione riservata ai residenti in questa regione, come sarà oggi per gli iscritti di Liguria, Puglia e Toscana, chiamati ad esprimersi sui rispettivi candidati alla presidenza. Angela Pederiva

appuntamento importante per Fdi nel quale il partito deve consolidare e migliorare il trend positivo che sta vivendo». Lo ha affermato Elisabetta Gardini (in foto), commissario provinciale di Fratelli d’Italia a Padova, ieri nella città del Santo per la riunione dei Movimenti Federati. «Il centrodestra governa da tempo in Veneto – ha sottolineato – ma ci sono ampi spazi di miglioramento. La sanità in Veneto è eccellenza ma il sistema socio-sanitario va migliorato, è in aumento la domanda di servizi a fronte del 33% delle famiglie che sono mononucleari, dato che va incrociato con l’aumento della popolazione anziana rispetto ai giovani». Gardini ha rilevato come il Veneto, che continua ad essere traino economico del sistema Italia, sia in affanno: «Servono provvedimenti perché la crisi morde artigiani, piccole e medie imprese, commercio. Dobbiamo anche imparare a portare a casa i fondi da Bruxelles, ci vuole attenzione all’ambiente che non deve essere un freno, gli ambientalisti pongono solo una serie di veti». (l.mor.)

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IN ASSEMBLEA La platea degli attivisti del Movimento 5 Stelle, sabato a Selvazzano Dentro. Qui sopra Jacopo Berti, in alto Federico D’Incà (foto FACEBOOK)

Le tappe

26 ottobre All’assemblea veneta del Movimento 5 Stelle emerge la volontà di escludere alleanze con gli altri partiti alle Regionali di primavera

18 gennaio Alla riunione regionale degli attivisti il ministro Federico D’Incà sostiene l’asse con il Pd e propone di mettere ai voti questa possibilità su Rousseau

26 gennaio In Emilia Romagna e in Calabria si celebreranno le elezioni regionali: dopo di allora si chiarirà lo scenario anche in Veneto

curo non faremo alcuna alleanza con gli altri partiti», aveva dichiarato alla vigilia dell’incontro, tanto da ribadire adesso che la votazione elettronica «è una proposta isolata di D’Incà». Resta dunque la sfida interna tra l’ala “governista” e la frangia “purista” del M5s, spaccate anche sulla lettura della svolta di sabato. Per la componente favorevole all’asse giallorosso, numericamente minoritaria a sentire gli interventi al microfono, D’Incà ha voluto lanciare un sasso nello stagno, in coerenza con il suo ruolo di ministro, per di più delegato ai rapporti con il Parlamento e dunque portato per incarico al confronto e alla mediazione. Per la corposa fazione che vede nel Pd un nemico pari alla Lega, invece, l’esponente bellunese ha compiuto una fuga in avanti senza verificare di avere abbastanza consensi dalla sua parte.

SPALLE LARGHE Da parte sua, comunque, D’Incà rinvia a quanto detto l’altro ieri: «Dobbiamo dimostrare ai veneti che noi siamo diversi. Non siamo chiacchiere, non siamo promesse, ma siamo per esempio la realizzazione del referendum sull’autonomia del Veneto. Questi sono passaggi che si possono fare soltanto se si è insieme ad altri. Funziona così: hai le spalle più grandi, hai la rappresentanza forte di un Paese intero e puoi portare avanti i temi. Appunto l’autonomia, ma anche il

RESTA LA GARA INTERNA TRA L’ALA GOVERNISTA, MINORITARIA A SENTIRE GLI INTERVENTI SABATO, E LA FRANGIA PURISTA, APERTA SOLO A CIVICHE

Lite sui turni, i vigili urbani di Padova sfidano il prefetto LO SCONTRO PADOVA Riorganizzazione dei turni della Polizia locale padovana, ora i sindacati sfidano anche il prefetto. Renato Franceschelli, infatti, non esclude la precettazione degli agenti, il prossimo 7 febbraio, quando ad arrivare nella città del Santo sarà il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Si fa, dunque, sempre più duro lo scontro tra i vigili e l’amministrazione comunale sull’abolizione del sabato festivo.

SEI GIORNI A far salire i vigili padovani sulle barricate è la decisione del comandante Lorenzo Fontolan di riorganizzare gli orari di servizio. Storicamente i vigili hanno sem-

pre lavorato sei giorni su sette, 5 ore e 50 al giorno, con una domenica lavorativa al mese. Nel 2016, però, l’ex sindaco Massimo Bitonci e l’allora comandante Antonio Paolocci stravolsero tutto: cinque giorni lavorativi per sette ore al giorno, con due weekend a casa su quattro. La nuova proposta, che entrerà in vigore a partire dal 1° marzo, prevede invece sei giorni lavorativi per sei ore al giorno.

POSSIBILE PRECETTAZIONE IL 7 FEBBRAIO A CAUSA DELLA VISITA IN CITTÀ DI MATTARELLA, LA UIL: «ESIGIAMO RISPETTO PER I NOSTRI DIRITTI»

Una circostanza che ha fatto scattare un muro contro muro tra la Rsu del Comune e la giunta Giordani.

IL MESSAGGIO

POLIZIA LOCALE Un agente in servizio nella città del Santo

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L’annuncio di sciopero per il 7 febbraio ha indotto il prefetto Renato Franceschelli a non escludere la precettazione. Ha tuonato ieri Salvatore Livorno, della segreteria Uil Fpl: «Leggiamo, non senza stupore, che viene ventilata un’ipotesi di precettazione del personale del corpo di Polizia locale il prossimo 7 febbraio, giorno di arrivo del presidente della Repubblica. Siamo ben consapevoli delle regole dettate dalla legge sui servizi pubblici locali, ma esigiamo rispetto e tutela dei nostri diritti e faremo ciò che i lavoratori della Polizia locale ci da-

ranno mandato di fare, nel rispetto della legge, ma anche delle prerogative sindacali». Insomma, il messaggio è chiaro: il sindacato non ha alcuna intenzione di fare passi indietro rispetto agli scioperi programmati da qui alla prossima estate. «Vorrei ricordare che a Padova non manca certamente la presenza di forze dell’ordine di numerosi corpi dello Stato», ha aggiunto Francesco Scarpelli, sempre della Uil, che non ha rinunciato a punzecchiare il comandante Fontolan : «Per quanto riguarda il giudizio dell’ opinione pubblica, che il Comandante vuole rimarcare, siamo sicuri che la stessa saprà ben giudicare per quanto di eccellente fa la Polizia locale ogni giorno, da 151 anni». Alberto Rodighiero © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Attualità

Lunedì 20 Gennaio 2020 www.gazzettino.it

Emergenza smog

L’Accordo di Bacino

Dal 17 gennaio 2020 al 20 gennaio 2020

Due livelli di allerta per 4 regioni

Livello allerta 0 NESSUNA ALLERTA

AMBIENTE

Numero di giorni consecutivi di superamento del valore limite di 50 µg/m3 inferiore a 4

VENEZIA A Roma vietano le Euro 6, a Milano mettono al bando le sigarette. Ma una delle principali cause dell’inquinamento, più dei tubi di scappamento e delle “cicche”, è il riscaldamento domestico. «Come sindaci - dice Mario Conte (Lega), primo cittadino di Treviso e presidente di Anci Veneto - dovremmo mandare i nostri agenti di polizia locale a suonare i campanelli e controllare le temperature interne delle abitazioni, ma è un’attività impensabile. Non abbiamo uomini, non abbiamo mezzi, non abbiamo risorse per verificare che tutti rispettino il limite dei 19 gradi interni. Ma soprattutto se poi troviamo una caldaia inquinante e la famiglia non ha soldi per sostituirla, cosa facciamo? Il Governo deve venirci incontro, deve darci soldi se non altro per questioni geografiche vista la particolarità del Bacino padano, un vero e proprio “catino”. Annuncio che chiederò formalmente a Roma uno stanziamento di risorse economiche per far fronte all’inquinamento atmosferico e attuare interventi strutturali: la sostituzione delle caldaie, realizzare aree boschive, parcheggi scambiatori». I divieti? A Treviso, come nel resto del Veneto, le ordinanze antismog sono arrivate all’Euro 4. E vietare di fumare all’aperto, come ha annunciato il sindaco di Milano Beppe Sala? Conte scuote la testa: «Non scavalchiamo il confine del paradosso».

Livello allerta 1

LA POLEMICA Che ci sia emergenza lo dimostrano anche le carte bollate. Come già nel 2019, anche quest’anno il consigliere regionale Andrea Zanon (Pd) ha denunciato la Regione alla Commissione Europea per violazione della Direttiva sulla qualità dell’aria e la relativa emergenza sanitaria: «Treviso più inquinata di Pechino, il Veneto è una camera a gas e in tutti i capoluoghi, tranne Belluno, gli sforamenti dei livelli di Pm 10 sono praticamente quotidiani. La giunta Zaia però non fa niente». «Ennesima iniziativa inutilmente polemica e faziosa», ha replicato l’assessore regionale all’Ambiente Gianpaolo Bottacin (Lega), ricordando di aver stanziato nell’ultimo triennio quasi un miliardo di euro in interventi di varia natura per abbassare il livello di inquinamento atmosferico: 92,5 milioni per l’efficientamento energetico, 702 milioni per i mezzi di trasporto, 60 milioni per l’intermodalità, 106 milioni per le infrastrutture, 5 milioni per il settore agricolo. Ma, evidentemente, non è bastato.

I DATI La pioggia delle ultime ore ha un po’ migliorato la situazione,

PRIMO LIVELLO Attivato dopo 4 giorni consecutivi di superamento nella stazione di riferimento del valore limite di 50 µg/m3 sulla base della verifica effettuata il lunedì e giovedi (giorni di controllo) sui quattro giorni antecedenti. I livelli di allerta restano in vigore fino al giorno di controllo successivo compreso

Livello allerta 2

Treviso

SECONDO LIVELLO Attivato dopo 10 giorni consecutivi di superamento nella stazione di riferimento del valore limite di 50 µg/m3 sulla base della verifica effettuata il lunedì e giovedì (giorni di controllo) sui dieci giorni antecedenti. I livelli di allerta restano in vigore fino al giorno di controllo successivo compreso

Vicenza Verona

CONDIZIONI DI RIENTRO AL LIVELLO VERDE Il rientro da un livello di criticità rosso o arancio al verde avviene se, nelle giornate di controllo, si realizza una delle due condizioni di seguito: La concentrazione nel giorno precedente a quello di controllo è inferiore ai 50 µg/m3 e sono previste per i giorni successivi condizioni meteorologiche favorevoli alla dispersione degli inquinanti; Nei quattro giorni precedenti a quello di controllo si osservano due giorni consecutivi al di sotto dei 50 µg/m3.

Padova

Venezia

Rovigo

Smog, sos dei sindaci veneti «Il governo ci dia i soldi» Conte (Anci): «I controlli sulle caldaie? `«Viviamo nel “catino” padano, servono Poi bisogna aiutare la gente a cambiarle» interventi strutturali». Pronta la richiesta `

PRESIDENTE Mario Conte guida l’Anci del Veneto

FONDI PER SOSTITUIRE GLI IMPIANTI DI RISCALDAMENTO PER I PARCHEGGI SCAMBIATORI E NUOVE AREE BOSCHIVE

ma rimane l’allerta. A Roma, dopo giorni trascorsi con la maggior parte delle centraline “fuori legge”, gli ultimi dati hanno indicato un netto miglioramento, con “solo” due stazioni su tredici fuori soglia quanto a Pm10, mentre giovedì e venerdì erano undici su tredici. E se in Piemonte la Regione si dice pronta a «prendere in mano la situazione» a fronte della «debolezza» della città di Torino, in Veneto Arpav ha confermato fino a oggi il livello di criticità “rosso” a Treviso, Vicenza e San Bonifacio. Il punto è che le limitazioni al traffico, le Ztl, le giornate ecologiche non bastano. Servono senz’altro per sensibilizzare l’opinione pubblica, ma la prima causa dell’inquinamento resta il riscaldamento domestico. «Uno dei passaggi chiave della transizione ecologica - ha detto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Riccardo Fraccaro (M5s) - è la riqualificazione energetica delle nostre abitazioni». Il progetto che porta la sua firma prevede 2,5 miliardi per gli investimenti per lo sviluppo sostenibile di tutti Comuni, da erogare con cinquecen-

to milioni l’anno fino al 2014.

Il blocco I diesel tornano a circolare

LE RILEVAZIONI Nonostante il sabato di pioggia restano in vigore le limitazioni del traffico nei principali centri del Veneto.

PADOVA Oggi verrà confermato a Padova lo stop per gli Euro 4 diesel. Non solo. Dal momento che le previsioni meteo segnalano bel tempo, il rischio è che giovedì scatti il semaforo rosso, ovvero il blocco anche per i mezzi commerciali. La centralina dell’Arpav della Mandria anche l’altro giorno non è andata sotto i 63 microgrammi di polveri sottili

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stelle, in presenza di impianto di riscaldamento alternativo.

TREVISO

Ecodomenica, e Roma respira Arriva la domenica ecologica e, dopo giorni con le centraline “fuori legge”, Roma tira un sospiro di sollievo: gli ultimi dati sullo smog indicano un netto miglioramento. Grazie alla pioggia e al cambio generale delle condizioni atmosferiche i livelli di polveri sottili sono calati. Il Comune aveva comunque già eliminato il divieto di circolazione dei diesel.

CARTELLI Le indicazioni agli automobilisti

L’APPELLO Ma intanto? Posto che l’inquinamento da polveri sottili dipende per il 60% dagli impianti di riscaldamento e solo per il 15-18% dal traffico veicolare, i Comuni dovrebbero controllare le temperature interne alle abitazioni. Che, giova ripeterlo, non dovrebbero superare i 19 gradi. Lo faranno? «Volentieri, avendo le forze», dice Mario Conte, presidente dell’Anci, l’Associazione dei Comuni del Veneto. Da sindaco di Treviso, Conte dice di aver stanziato 200mila euro in un anno per sostituire le caldaie più inquinanti, ma il punto è che servono più fondi. «Ammesso di poterli togliere dalle strade, se mando i vigili a fare i controlli nelle case e trovano caldaie vecchie, come si fa a dire alla gente di cambiarle se non ha i soldi per comprarne una nuova?». Conte è convinto: «Servono fondi per interventi strutturali, realizzare anche aree boschive, parcheggi scambiatori. Dal Governo attendo i fondi». Alda Vanzan

Padova teme il semaforo rosso e lo stop ai mezzi commerciali per metro cubo d’aria, a fronte di un limite massimo di 50. Da domani e giovedì compreso, intanto, gli automobilisti dovranno fare i conti con “l’arancio”: dalle 8.30 alle 18.30 non potranno circolare, all’interno del territorio comunale, gli autoveicoli alimentati a benzina Euro 0 e Euro 1, i mezzi alimentati a diesel Euro 0, Euro 1, Euro 2, Euro 3 e le autovetture private alimentate a diesel Euro 4 nonché i motoveicoli e ciclomotori a 2 tempi immatricolati prima del primo gennaio 2000 o non omologati. Prevista la limitazione della temperatura degli ambienti che non deve superare i 19 gradi nelle abitazioni, negli uffici e negli

L’Accordo di Bacino Padano è stato sottoscritto a Bologna nel 2017 dall’allora ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti e dalle Regioni Veneto, Lombardia, Emilia Romagna e Piemonte. Questo Accordo prevede l’applicazione di modalità, comuni a tutto il Bacino, per l’individuazione di situazioni di perdurante accumulo del Pm10. Sono previsti due livelli di allerta. Il livello di allerta 1 (arancione) si attua con 4 giorni consecutivi di superamento del valore limite giornaliero del Pm10 (50 µg/m3 da non superare per più di 35 giorni l’anno). In tal caso viene interdetta dalle 8.30 alle 18.30 la circolazione alle vetture alimentate a benzina Euro 0 e Euro 1, i veicoli a gasolio fino a Euro 4, i veicoli commerciali a gasolio fino a Euro 3 oltre ai ciclomotori e motoveicoli Euro 0. Il livello di allerta 2 (rosso) si attua con 10 giorni consecutivi di superamento del limite di Pm10. In questo caso viene interdetta la circolazione anche veicoli commerciali diesel Euro 4 ma dalle 8.30 alle 12.30.

esercizi commerciali e i 17 gradi negli edifici adibiti ad attività industriali ed artigianali. Le disposizioni del Comune prevedono, poi, il divieto di utilizzo di generatori di calore domestici (caldaie, stufe, caminetti) alimentati a biomassa legnosa (legna, cippato, pellet) di classe 1 stella e 2

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A MESTRE LA PIOGGIA DI SABATO HA MIGLIORATO LA QUALITÀ DELL’ARIA SI ATTENDONO I NUOVI BOLLETTINI

A Treviso per la prima volta dall’inizio dell’anno l’aria è tornata respirabile: il livello di pm10 è infatti sceso sotto il limite dei 50 microgrammi per metro cubo. In attesa del nuovo bollettino Arpav, l’allerta per ora rimane al livello 2, ovvero rosso.

VENEZIA Dopo una settimana consecutiva di superamenti, al parco Bissuola la concentrazione media è andata sotto la soglia dei 50 microgrammi per metro cubo. Anche a Mestre si attende il bollettino Arpav per sapere se potrà essere revocato il divieto di circolazione per i veicoli privati a diesel euro 4 che oggi rimane in vigore. © RIPRODUZIONE RISERVATA


14 Cronaca

IL GIORNALE DI VICENZA

Lunedì 20 Gennaio 2020

POLITICA. Ilcoordinatore provincialedel partitodiMeloni, VincenzoForte,interviene sullepolemiche dopo ilrecente passaggionel gruppo didue consigliericomunali

FdI:«Tranquilla Lega,nonci saràla crisi» Malerassicurazioni nonfanno tornareilsereno EIdeaVicenza rincarala dose:«Dissidi creati perambizioni personalie orchestratida Berlato» Roberta Labruna

Fratelli d’Italia porge l’altra guancia e tenta di liquidare tutto a “normali dinamiche politiche”. Ma nella maggioranza continuano a volare i coltelli. Anche se dopo lo “schiaffone” assestato dal vicecommissario veneto della Lega Nicola Finco, che alla notizia del passaggio in FdI dell0(ex) capogruppo leghista Andrea Pellizzari ha reagito “minacciando” di mandare gambe all’aria l’alleanza, il partito di Meloni prova a gettare acqua sul fuoco di un incendio che si è riacceso dopo che venerdì scorso altri due consiglieri, lo stesso Pellizzari e Patrizia Barbieri, hanno ufficializzato l’adesione a FdI. Partito cui si rivolge a muso duro anche la lista civica del sindaco, Idea Vicenza, con la capogruppo Gioia Baggio che non ci va leggera: «Mentre la giunta lavora i professionisti della politica

mercanteggiano nell’ombra. Questi personaggi sino ad oggi hanno operato con l’unico fine di creare dissidi interni alla maggioranza, per racimolare consiglieri, pescando tra quelli che non concepiscono il loro mandato come servizio alla comunità bensì come strumento per soddisfare le proprie ambizioni personali». Ma è alla Lega che replicano i vertici di Fratelli d’Italia dopo le parole messe a verbale ieri l’altro da Finco: «La lista di FdI alle elezioni comunali ha preso solo l’1,7 per cento e solo grazie a manovre di palazzo che molto bene rappresentano la politica romana dei voltagabbana è riuscita a passare da zero a cinque consiglieri. Dopo quanto accaduto non ci sentiamo più di ritenere FdI un alleato affidabile». A fargli da contraltare ieri, smorzando i toni, il coordinatore provinciale di FdI Vincenzo Forte: «Vorremmo evitare toni aspri tra forze politi-

L’alleanza èsolida,queste sononormali dinamiche dellapolitica

VINCENZOFORTE COORDINATOREPROVINCIALE FDI

che che condividono da anni un percorso nell’alveo del centrodestra. L’alleanza con la Lega ha solide basi e per questo crediamo non debba essere messa in discussione da eventi che afferiscono alle normali dinamiche della politica». Forte prosegue: «Le continue adesioni di tanti amministratori locali al nostro progetto politico pongono in evidenza il fatto che FdI, in provincia e in città, non è più il partito dalle percentuali modeste, bensì un soggetto politico destinato a recitare un ruolo da protagonista. In quest’ottica va inquadrata anche la crescita esponenziale della compagine di Fratelli d’Italia all’interno del consiglio comunale». E sul rischio che più di qualcuno vede, quello che l’amministrazione Rucco non arrivi a fine mandato, Forte dice: «Vogliamo rassicurare Finco sul fatto che non abbiamo alcuna intenzione di mettere in crisi la maggioranza e il sindaco Rucco che, è opportuno ricordarlo, abbiamo sostenuto sin dall’inizio, contribuendo in maniera decisiva alla sua elezione. Abbiamo ribadito più volte che l’unico nostro obiettivo è stimolare il sindaco e la giunta a fare ancora meglio, onorando così gli impegni assunti nei confronti dei vicentini». Poi, Forte, ri-

SalaBernarda

Lanuova geografia delconsiglio Treconsiglieripersi dalla lista IdeaVicenza-Rucco sindaco, unodalla Lega(cioèl’ex capogruppoAndreaPellizzari), ilgruppoImpegno a 360 °di ClaudioCicero chenon esiste più,quellodiFratellid’Italia che nonesisteva echeadesso ha cinquecomponenti. Eccocom’è cambiata, in appenaun annoemezzo,la geografiadisalaBernarda. Dovelacivica delsindaco adessohasette componenti (a giugno2018neaveva dieci), la Legasei (da sette),Forza Italia due(invariato), Fratellid’Italia cinque. Iconsiglieri comunalisono in totale32(venti di maggioranza,12 diminoranza), eilnumero legale, necessario perchélasedutasia valida, scattaa diciassette. Numero cheorasarà oggettodi particolareattenzione. Sulfrontedelleopposizioni, invece,la situazionenon siè modifica.Con il Partito democraticocheraggiungeil numerodiconsiglieri dellalista Ruccosindaco,cioè sette.Da AdessoinPoine hadue, mentreunoa testasono i consiglieridiQuartierial centro,Vinova eCoalizione civica. RO.LA. © RIPRODUZIONERISERVATA

Modificatain pochimesi lacomposizione deigruppidi maggioranzache sostengonoilsindaco Rucco

corda all’esponente leghista un paio di casi “fuori confine”: «Per quanto riguarda le legittime scelte dei consiglieri comunali, non vogliamo alimentare polemiche con gli amici della Lega. In Emilia e in Sicilia hanno addirittura preso i nostri capigruppo in Regione e non abbiamo detto una sola parola pubblica contro la Lega. Degli spostamenti interni alle coalizioni possono capitare». Ma la situazione, al di là delle dichiarazioni ufficiali, non è affatto serena e a palazzo Trissino si teme per la tenuta della maggioranza. Oggi è in previsione proprio un incon-

tro di maggioranza, già convocato la settimana scorsa. Ma visti gli sviluppi va da sé che si parlerà di ciò che è successo. E un altro incontro, stavolta anche con i vertici regionali dei partiti, ci dovrebbe essere venerdì. L’obiettivo è bloccare l’incendio, sperando che non ci siano altre fiammelle pronte a prendere fuoco. Intanto Idea Vicenza, che in un anno e mezzo ha perso tre consiglieri, tutti a favore di FdI, spara ad alzo zero: «Dietro questi cambi di casacca subdolamente orchestrati da Sergio Berlato, a dispetto dell’impegno di FdI a sostegno del vincolo di man-

RASSEGNA. Tantieventivoluti da Comunee Iegnei giorni di Fiera

dato, si nascondono in realtà – attacca Baggio – solo scelte personali ipocritamente motivate dall’adesione a un progetto politico e amministrativo di cui non si vedono gli effetti, basti pensare all’imbarazzante incapacità dell’ex assessore Dotto, a suo tempo imposta da Berlato, di gestire la questione del Bocciodromo. Cambiare partito, in qualche caso anche due volte in sei mesi, solo per il risentimento di non aver ottenuto un incarico di governo mette davvero tristezza e offende la volontà espressa dai cittadini al momento del voto». • © RIPRODUZIONERISERVATA

ASAN FELICE

ViOff,l’arte “diffusa” diventauno stimolo ecoltiva nuovitalenti

Colombara «Risposte certesuilavori all’ex Pellizzari»

Artigianato& designin 20negozidelcentro storico creazionietiche almuseo,modaall’Università Marialuisa Duso

Discreta e ammiccante nello stesso tempo, l’arte sembra essersi declinata insieme a Vicenza, in questi giorni di Fiera, grazie all’immenso contenitore ViOff Golden Factor, la quarta edizione del Fuori Fiera di VicenzaOro, nato dalla collaborazione fra Comune di Vicenza e Italian Exhibition Group. È il caso di Artigianato & Desig, la mostra diffusa sul tema “Il talento incontra i materiali”, organizzata da Cna Veneto Ovest, che alla terza edizione è stata affiancata a una ventina di botteghe del centro. Altrettanti laboratori artigiani, di cui otto vicentini, espongono, fino al 2 febbraio, opere che coniugano innovazione e design. Così diventa un gioco di contrasti e armonie affiancare a pregiate bottiglie di vino, i vasi in argilla di Leonardo Collanega, ai tappeti la credenza di Marogna, agli oggetti di design con cui rendere speciale la casa, la mela del desiderio.

“L’arte non ha forma o la forma è arte?” è anche l’elaborato che ha permesso a Filippo Maria Pinto, studente di 16 anni del liceo Fogazzaro, di aggiudicarsi il contest Dalì incontra Palladio. La premiazione è avvenuta ieri, nella Sala degli stucchi di palazzo Trissino, alla presenza di Silverio Cerato ed Enrico Ballardin di Dalí Universe e dell’assessore alle attività produttive e turismo Silvio Giovine. Il giovane Pinto si è aggiudicato un viaggio per due persone a Praga, comprensivo di due biglietti per la mostra di Dalì Universe. Merita una tappa anche la mostra L’arte etica, visitabile fino all’1 marzo al Museo Naturalistico Archeologico di contra’ Santa Corona 4, curata dall'Associazione “Kultural Media Desenvolvimento” e già esposta alla Biennale di Curitiba in Brasile. Protagonisti undici artisti contemporanei, fra cui il vicentino Alberto Salvetti. E un messaggio forte e chiaro: “Il nostro pianeta è sopravvissuto ad innumerevoli cataclismi. So-

pravviverà all’uomo?”. Mentre la Fiera brilla di luce propria, anche Vicenza e i suoi negozi hanno bisogno di luce. Ecco che l’università di viale Margherita 7 diventa lo scenario della sfilata Miss ViOff, ideata da Carlotta Aldighieri: 16 modelle arrivate da tutto il Veneto, fra cui la miss in carica, Samantha De Guio, hanno sfoggiato gli abiti del Cantuccio della moda di viale Dal Verme, spaziando fra raffinate proposte casual ed emozionanti abiti da sera, le borse Del Conte: tradizione e stile vicentino, in piazza dei Signori e gli orologi Capri Watch, di cui è esclusivista per il nord Italia Re Mida, di corso palladio. La vera sfida era percorrere una scalinata che non ha nulla da invidiare al teatro Ariston di Sanremo, che terminava però su un tappeto con il logo dell’università, quasi a voler precisare che alla base di ogni successo c’è la cultura. E spazio anche a una dimostrazione della Scuola d’arte e mestieri. • © RIPRODUZIONERISERVATA

Unamodella scendelalunga scalacon unabitodasera di unoriginalecolore verde. FOTO MARCO RAPPO

Ceratoe Ballardin(Dalí Universe),l’assessore Giovineeilvincitore

Vasidi argillae vini pregiati. DUSO

Ilavori all’ex cortePelizzari

Tensione attorno al cantiere dell’ex corte Pellizzari. Dopo le preoccupazioni sollevate dal consigliere comunale di Quartieri al Centro Raffaele Colombara e la replica dell’assessore all’urbanistica Marco Lunardi («se è a conoscenza di fatti gravi lo invito a denunciarli a chi di dovere, altrimenti è procurato allarme»), il consigliere di opposizione torna ad incalzare, chiedendo dettagli sul rinvenimento di una cisterna con idrocarburi e una vasca con oli pesanti, entrambe interrate e sulle verifiche di inquinanti. Quesiti ai quali Colombara chiede venga risposto in Consiglio comunale. • © RIPRODUZIONERISERVATA


EDIZIONE DEL LUNEDÌ

ceccatoautomobili.it

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ANNO 74. NUMERO 19. www.ilgiornaledivicenza.it

LUNEDÌ 20 GENNAIO 2020 ¤ 1,40

SERIEA.ILMILANVINCEAL93’

L’InterrallentaaLecce LaJuveallungainvetta •>

SANGIOVANNIPAOLOII PAG24, 25

La pacificazione difficile della Libia

La banda del bancomat torna a “prelevare” da uno sportello Bpm. Dopo i colpi agli erogatori di denaro del Banco Bpm in piazza Pellizzari il 16 novembre e della Banca Popolare di Verona (sempre del gruppo Banco Bpm) in corso Mazzini l’11 gennaio, entrambi ad Arzignano, nelle prime ore di ieri i malvi-

venti hanno preso di mira la filiale thienese al civico 31 di via Kennedy. Un furto messo a segno ancora una volta in una zona centrale e ancora una volta di notte, avvenuto circa alle 3.30 di domenica: le modalità operative dei ladri sarebbero analoghe a quelle dei colpi precedenti, con quattro persone col passamontagna. L’entità del colpo è da valutare. > PAG18

BASILICATA

Ultrà investiti da auto di tifosi rivali: un morto e un ferito grave

> LOSCALZO PAG7

Losportello bancomatdel BancoBpmdi Thienefatto saltarel’altra nottedauna bandacomposta daquattro uomini mascherati:è il terzocolpoin duemesi

VICENZA. La tangenziale ovest è completata al 21%. Slitta l’appalto del collegamento alla Del Din

«Bretella pronta in un anno» L’Anas assicura che entro dicembre sarà consegnata la grande infrastruttura viaria SERIE C. CINELLI STENDE IL CARPI. ARZIGNANO SUPER A GUBBIO

Vicenza vola

di ALESSIA ZORZAN

Se il 2020 potrebbe essere l’anno della bretella dell’Albera, a patto che il cantiere subisca un’accelerazione, di certo non sarà quello della bretellina tra strada Pasubio e la base ameri-

Siamo in grado con la sabbiatura di recuperare materiali deteriorati o precedentemente trattati (vecchi radiatori, ringhiere, travi, auto e moto d’epoca, ecc...) Via Meucci, 3 - ARCUGNANO (VI) - Z.I. Sant’Agostino Tel. 0444 288760 - Fax 0444 287078 www.piemmesabbiatura.com produzione@piemmesabbiatura.com FA_11681

cana Del Din, che slitta per l’ennesima volta. Per quanto riguarda il primo stralcio-primo tronco della tangenziale di Vicenza, quello da viale del Sole al Moracchino, Anas rassicura parlando di «ultimazione prevista per dicembre 2020». > PAG12

VICENZA. Comune e operatori sul caso hotel e Fiera

Camerecarissime? «Prezzidimercato» di VALENTINO GONZATO

> MARZOTTO,TAMIOZZO, MANTOVANI,GUIOTTO, BENEDETTI,BUCCHI PAG26,27, 28, 29

SABBIATURA VERNICIATURA

Lavorazione

PIÙ IL PREZZO DEL QUOTIDIANO

Assaltoal3° bancomatBpm

L’inchiesta del GdV sui rincari delle tariffe degli hotel in occasione della Fiera dell’oro divide. Da una parte il Codacons, che critica la politica dei prezzi praticata dagli albergatori. Dall’altro Comune e Confcommercio, che parlano invece di scelte legate al mercato. > PAG13

Prova di talento materiali nuovi.

9,90

S

abato sera ho fatto parte d’un pregiato consesso che all’interno del bellissimo ViOff si chiedeva: «Cos’è il talento?». Se non fosse stato impegnato a subir l’ennesima disfatta, Rino Gattuso avrebbe dato un contributo importante. E cioè: se vengo chiamato a dirigere una squadra di talento, il Napoli, sostituendo un allenatore di grande talento, Ancelotti, e metto in fila solo sconfitte, quale talento possiedo? Di perdere? Ma esiste un talento a perdere? Sembra la parodia d’un paradosso zenoniano, (e anche zemaniano), ma per noi il luciferino De Laurentiis l’ha

GAMBELLARA

Impresadecotta Sediperquisite equattroindagati

> PAG18

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I

l summit Onu di Berlino sulla Libia ha trovato convergenti gli attori “esterni” del conflitto sull’idea di convincere quelli “interni”, cioè Haftar (agente di Arabia, Emirati, Egitto e Francia) e al Sarraj (sostenuto dal Qatar e dalla Turchia), a confermare una tregua duratura e ad accettare una soluzione politica della guerra civile formando un governo unitario. Inoltre, le potenze esterne si sono impegnate a non interferire con questo progetto di «autonomia libica». Tutto bene? Da un lato, l’accordo tra le potenze esterne, tra cui quelle che siedono nel Consiglio di sicurezza dell’Onu, è una pressione condizionante per i contendenti interni. E ciò potrà rassicurare temporaneamente gli attori economici al riguardo di un aumento dei prezzi energetici con conseguenze sistemiche. Dall’altro, è improbabile che la pacificazione della Libia possa avvenire secondo il modello abbozzato a Berlino perché la stabilizzazione richiede la vittoria netta di un leader forte con il potere sufficiente per controllare almeno 200 tribù, ciascuna armata, con bastone (deterrenza) e carota (soldi). Così come è improbabile che la Turchia rinunci alla sua proiezione di potenza nel Mediterraneo, che Arabia ed Emirati rinuncino al controllo del petrolio libico che stanno perseguendo da decenni per consolidare il potere dell’Opec di fissare i prezzi e che lascino uno spazio politico ai nemici «Fratelli musulmani», distrutti in Egitto con un golpe, e ancora vivi nella fazione che sostiene al Serraj, in Tunisia nonché in Turchia. Infatti molti attori di mercato e analisti avrebbero preferito la vittoria rapida di Haftar sotto il controllo di Arabia ed Egitto entro un accordo di stabilizzazione locale con l’Ue con esito regionale che avrebbe tolto spazio all’aggressività turca. Ankara, invece, se lo è preso scambiando il soccorso ad al Serraj con un trattato che definisce un’area esclusiva turco-libica di sfruttamento energetico dei fondali del Mediterraneo orientale, interferendo con quelle di Cipro, Grecia, Egitto ed Israele. Ankara vorrà certamente difendere questo trattato – che dà vantaggi indiretti a Mosca - mantenendo un’influenza sulla Libia. Ciò lascia la sensazione che alla complessità del caso libico si sia aggiunto un rischio di conflitti più gravi nel Mediterraneo a causa dell’espansionismo turco. Pertanto la stabilizzazione della regione dipende dalla capacità di Italia e Ue di far rientrare la Turchia nei suoi confini. •

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THIENE. Labandadel botto colpiscearipetizione: inazione 4 personecolpassamontagna

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ALLENARE IL CERVELLO

di GIANCARLO MARINELLI

pensata giusta: visto che la mia squadra di talento è scoppiata come tutte le eterne seconde nonostante il top Ancelotti, tanto vale perdere mettendo in panca uno che, nell’immaginario collettivo, proverà fino in fondo a spremere anche i sassi. Ringhio per l’appunto. Che dopo il ko interno contro la Viola è caduto nella tragicomica trappola: «Tutti in ritiro», ha detto. L’ultima volta che lo ordinò Re Aurelio, ci fu un ammutinamento che le scissioni nel Pd in confronto son bagatelle. Zenone De Laurentiis se la ride sotto la barbetta: l’ultima volta che ho ordinato il ritiro, la squadra mi si è

rivoltata contro e ho cacciato l’allenatore, questa volta invece è il tecnico che lo stabilisce e nessuno si lamenta: cosa vuol dire? Che prima io avevo ragione e i dipendenti torto: che adesso il nuovo allenatore fa la cosa giusta, e in ogni caso se vengono fuori beghe e altre mazzate son affaracci suoi. Non c’è chi dire: un genio. Ci vuole invece un talento alla vergogna infinita per chiedere a una bimba di 6 mesi i soldi del biglietto d’ingresso allo stadio Franchi. O forse, va bene così. Se due genitori mettono in pericolo la buona crescita d’una creatura, è giusto che paghino. •

Montecchio Maggiore altavilla vicenza bertesina


LUNEDÌ 20 GENNAIO 2020 IL MATTINO

REGIONE

7

La politica e i nodi delle infrastrutture L’ex sottosegretario Bressa commenta l’accordo firmato tra la Regione e il premier Conte «La Cav holding delle autostrade non sta in piedi, Autobrennero è un modello unico»

«Strade all’Anas, il dietrofront di Zaia mette fine ai sogni dell’autonomia» L’INTERVISTA

Albino Salmaso

«L’

Anas si è demummificata, ora può gestire le strade del Veneto». Con questo incipit il presidente Luca Zaia aveva dato il benvenuto a Vittorio Armani, all’epoca plenipotenziario di Anas, in missione a Palazzo Balbi per posare la prima pietra dell’accordo firmato il 7 gennaio dal premier Conte che riconsegna all’Anas 725 chilometri di statali del Veneto. Dopo aver letto le due pagine del nostro giornale, con l’analisi del direttore Paolo Possamai che

«Si tratta di una scelta assai bizzarra che dimostra il fallimento della programmazione» documenta la ritirata dell’autonomia in materia di viabilità, Luca Zaia sceglie il “no comment” e si limita a dire: «Le opinioni dei direttori si leggono e si rispettano, anche quando non si è d’accordo. Vuole che le citi Voltaire?». Stop. Ma cosa ne pensa il senatore Gianclaudio Bressa, ex sottosegretario alle Regioni che il 28 febbraio 2018 ha firmato l’unica intesa sull’autonomia con Zaia, Maroni e Bonaccini? «Stento a credere alla notizia: il Veneto e la Lombardia nella loro bozza chiedono non solo la proprietà delle strade, ma anche quella delle ferrovie. E non si può» Senatore Bressa, lei è stato sindaco di Belluno e quindi sa quale ruolo svolge Veneto Strade. La Regione ha appena restituito 725 chilo-

dono la proprietà delle reti stradali, delle ferrovie, degli aeroporti. Le infrastrutture sono lo scheletro portante del sistema economico e sociale, senza viabilità c’è la paralisi. Certo, le ferrovie non potranno mai essere cedute alle regioni perché entrano in un contesto europeo di collegamenti, mentre le strade possono essere gestite direttamente dagli enti locali, secondo uno schema collaudato. Il patto con Anas mi pare un’assoluta bizzarria». Secondo lei perché Zaia ha alzato bandiera bianca? «Zaia è realista e si è arreso di fronte all’impossibilità di realizzare un piano pluriennale di investimenti credibile. Certo, questa è una vera ammissione di impotenza politica. Una resa assoluta». Lei è un senatore di Bolzano e sa cosa significa nel concreto gestire le strade con i soldi in cassa: secondo

metri di statali a Roma, in cambio di un piano di investimenti decennale sull’ordine di qualche centinaio di milioni: che ne pensa di tale scelta? «Mi pare una decisione quanto meno bizzarra che non mi spiego. Premetto che non conosco i dettagli finanziari, ma una delle condizioni fondamentali per realizzare l’autonomia è il controllo diretto di alcuni asset strategici e la mobilità rimane la questione chiave. Che una regione importante come il Veneto dipenda completamente dalle scelte dell’Anas è quanto meno singolare, soprattutto se dal 2001 ha creato invece una propria società controllata dalle Province per la manutenzione della viabilità: l’idea era giusta e non va assolutamente fermata, anzi si tratta

di rilanciarla con risorse adeguate». I suoi dubbi quali sono? «Mi pare che Zaia ammetta l’incapacità di avviare un proprio piano d’investimenti per la gestione diretta della rete stradale. Non so come verrà

digerita dai leghisti, che fino a qualche anno fa urlavano paroni a casa nostra per fare poi un rapido dietrofront con Salvini sovranista alla conquista del Sud. Forse anche Zaia si è dovuto arrendere ai nuovi equilibri, ma qui siamo passati da “paroni” a pagare l’affitto a casa d’altri. Non è una grande dimostrazione di responsabilità autonomistica, anzi è un netto dietrofront». Lei come sottosegretario nel governo Gentiloni ha avviato la trattativa sull’autonomia con Zaia: in tema di viabilità cosa chiedeva? «Lasciamo perdere la questione dei 9 decimi di tasse da trattenere sul modello di Trento e Bolzano che non sta in piedi sotto il profilo costituzionale ed è stata subito accantonata. Ma nelle loro leggi Veneto e Lombardia chie-

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ANTONIO GUADAGNINI *

Pedemontana troppo cara, va completato il Sfmr

C

Simonetta Rubinato

lei Anas potrà avere un occhio di riguardo per il Veneto? «Me lo auguro nell’interesse esclusivo degli automobilisti del Veneto, una terra fondamentale nei collegamenti del corrodoio 5 Lisbona Kiev e dall’asse Roma-MonacoRotterdam. Anas gestisce migliaia di chilometri in tutt’Italia con una prospettiva molto larga che spesso non è puntuale per evidenti intoppi burocratici. Anas va dal Brennero a Trapani e quindi il Veneto non potrà certamente avere le priorità». Zaia chiede di gestire le autostrade con Cav e vole replicare il modello Autobrennero: lei che dice? «Autobrennero è una società a capitale interamente pubblico, i cui azionisti sono le Province, le Camere di commercio e i comuni del territorio attraversato. Un modello unico in Italia che non si può replicare perché Bolzano e Trento godono di un’autonomia del tutto particolare. La cessione di sovranità di Zaia ad Anas è una sconfitta del federalismo». —

L’INTERVENTO

aro direttore, ho letto con grande interesse il suo pezzo di ieri sulla questione ‘infrastrutture e autonomia’ in Veneto. E mi sono sentito chiamato in causa, in quanto io non solo tra gli ‘esultanti’ per la cessione dei 700 km di strade all’Anas. Credo che lei colga perfettamente il punto: è piuttosto curioso interpretare come vittoria questa ritirata della Regione Veneto in tema di gestione delle infrastrutture venete. Non si può esultare,

«Bisogna copiare il sistema di Bolzano»

TREVISO. Simonetta Rubinato, leader di Autonomia Dem, interviene sulla vicenda Anas. «Il nostro modello di autonomia sono Trento e Bolzano:siccome sono più efficienti di Roma, hanno ottenuto sin dagli anni ’70 la competenza primaria sulla rete stradale con il trasferimento dall’Anas sia della proprietà, sia delle risorse necessarie agli interventi di ammodernamento, manutenzione e messa in sicurezza delle strade. La soluzione alla crisi di Veneto Strade sta scritta all’art. 27 della proposta di legge sull’autonomia approvata in novembre dal consiglio regionale del Veneto: chiedere allo Stato che siano trasferite al demanio regionale le strade nazionali che insistono nel territorio veneto e alla Regione le funzioni di programmazione e di gestione oggi di Anas, con le relative risorse. Il Consiglio Regionale del Veneto ha dato mandato al Presidente Zaia di perseguire l’acquisizione di ulteriori 700 km di strade statali, con l’obiettivo di realizzare un miglioramento della viabilità. Credo sarebbe difficile spiegare ai Veneti, dopo il voto del referendun del 2017, che la giunta regionale procede nella direzione opposta riportando competenze in seno all’Anas coinvolta in un complesso e delicato processo di fusione con Rfi» conclude Rubinato. —

«Si passa da paroni a casa nostra a dover pagare l’affitto in casa degli altri»

Gianclaudio Bressa e Luca Zaia a Roma con la firma della preintesa sulla autonomia differenziata Ora si attende la legge quadro del ministro Boccia che dovrà approdare al consiglio dei ministri

Rubinato

qualcuno potrebbe pensare, che siamo contenti di esserci liberati di questa ‘rogna’. Ma l’esercizio dell’autonomia richiede impegno: noi dovremmo puntare a finanziare questi servizi con entrate proprie non con trasferimenti statali. L’autonomia deve essere prima di tutto finanziaria, poi gestionale. Ancora più grave se la ritirata è dovuta alla mancanza di risorse, che un tempo Veneto Strade aveva e che oggi non ha più. E cosa dovrebbe fare

Anas, una volta acquisite le strade, abbandonarle a se stesse?... In effetti, ci dobbiamo preoccupare anche di tale evenienza, visto come la stessa Anas ha onorato gli impegni precedenti (vedi comunicato Anas del 7 luglio 2009 che il suo giornale ha opportunamente pubblicato). Il rischio, che non si passi dalle promesse ai fatti è concreto: becchi e bastonati, si dice dalle nostre parti... Sono d’accordo anche sulla questione Sfmr. Di quell’ope-

ra noi abbiamo assoluto bisogno, ma non dovremmo usare l’addizionale Irpef per realizzarla. Di tasse ne paghiamo anche troppe per i project financing di ospedali e infrastrutture. Basti solo pensare alla Pedemontana Veneta. Opera assolutamente indispensabile, ma che poteva essere finanziata con un mutuo (che la Regione poteva fare, vista la sua capacità di indebitamento). Si doveva fare di tutto pur di evitare quel tunnel finanziario nel quale la Regione si è imbu-

cata con i contratti firmati nel 2009 e nel 2013 e che hanno avuto come conseguenza quello del 2017. La Sfmr ha un costo di 6 miliardi di euro, il project della Pedemontana prevede un utile netto per il concessionario di 5 miliardi e di altri 2, 5 miliardi di imposte da versare allo stato. Costi che non ci sarebbero stati se avessimo usato un mutuo con un contratto più equo. Cioè, con i soldi che ci costa la Pedemontana avremmo potuto fare sia la Pedemontana che la Sfmr.

Sull’altra questione della costituzione del polo veneto delle autostrade, concordo con lei, su chi sarebbe alla fine il padrone. Ma siamo sul terreno delle buone intenzioni, viste le difficoltà che comporta:1) la trasformazione di Cav. 2) l’ottenimento della concessione della Brescia-Padova. 3) il costo della concessione della Pedemontana. E poi c’è il rischio concreto che i pedaggi della Pedemontana non coprano i costi del canone. La conseguenza sarebbe dover usare gli utili di Cav per coprire le perdite della Pedemontana. — * Consigliere regionale Partito dei Veneti


14

LUNEDÌ 20 GENNAIO 2020 IL MATTINO

PADOVA

Scuola e Università

«Scuole paritarie, persi fondi per 2 milioni» La Regione rimpolpa i finanziamenti, ma in dieci anni la somma è scesa. Cecchinato, Fism: «Manutenzioni impossibili» Dopo dieci anni di caduta libera, quest’anno la Regione Veneto mette mano ai contributi per le scuole paritarie dell’infanzia, che dopo una lunga penuria tornano a ricevere una boccata d’ossigeno. Saranno circa 34, nel 2020, i milioni distribuiti tra tutti gli asili nido e materne paritarie del territorio: una cifra importante rispetto ai 31 scarsi dello scorso anno, ma inferiore rispetto ai 36 milioni che erano stati messi a budget appena nel 2016, e «ben più bassa dei 42 milioni di dieci anni fa» sottolinea la Federazione italiana scuo-

le materne (Fism) di Padova. Nel complesso, rimanendo su dati recenti, dal 2016 al 2020 il saldo risulta comunque negativo di due milioni. In tutto il Veneto rientrano nella gestione paritaria 793 nidi e 1.109 scuole materne, frequentati da oltre 100 mila bambini: 76 mila nelle scuole d’infanzia e 24 mila nei nidi. Anche a Padova queste strutture svolgono un ruolo importantissimo per le famiglie: tra città e provincia le scuole non statali che accolgono piccoli da 0 a 3 anni sono 387, con

18.211 iscritti nelle sole scuole materne (dato aggiornato al 2017/2018). Giusto per dare una misura, le statali ne hanno “appena” 5.600. In molti piccoli comuni, poi, esistono solo le paritarie. E forse anche in virtù di questi numeri quest’anno la Regione ha fatto uno sforzo in più per tendere una mano: «il Veneto» sottolinea l’assessore alla Sanità e al Sociale Manuela Lanzarin «è l’unica Regione che finanzia con risorse proprie le spese di gestione di queste scuole con più del doppio di quanto paghi lo Stato. L’intesa Sta-

to-Regioni impegna le Regioni a un cofinanziamento pari ad almeno il 30% delle risorse assicurate dallo Stato, ma Veneto il rapporto è invertito: la Regione si fa carico del 60% del contributo pubblico a nidi e materne, mentre la quota del Fondo nazionale per il sistema integrato sta al 40%». Quanto al Fondo nazionale appena citato, quest’anno al Veneto toccano 18,9 milioni, di cui 3,9 destinati a Padova. Soldi che contribuiranno a migliorare la situazione, ma non a risolvere le carenze che si sono accumulate nel tempo.

«Lo sconto negli anni è stato importante» denuncia Mirco Cecchinato, presidente Fism Padova, «e purtroppo lo paghiamo, da ogni punto di vista. Di fatto la scuola paritaria è una scuola pubblica che non gode di nessun beneficio statale, pur costando allo stato un decimo in termini economici». Anche dallo Stato infatti, denuncia Cecchinato, il sostegno è quasi inesistente. «Molte strutture» continua il «presidente della Fism avrebbero bisogno di interventi dal punto di vista dell’edilizia: non che i bimbi non siano al

sicuro, ma in alcuni casi ci sarebbe bisogno di consolidamenti statici, in altri di interventi di riqualificazione energetica. Non possiamo farlo, perché la scuola paritaria è una organizzazione no-profit e quindi non produce utili. Non può pertanto attivare finanziamenti, né accedere al sistema della detrazione d’imposta per ecobonus o sisma bonus. E qui vorrei lanciare un appello alle istituzioni: non è possibile che un'operazione che allo Stato costerebbe zero non si possa fare». — Silvia Quaranta

a una grande mongolfiera) da portare nella stratosfera, a 35mila metri d’altezza, per campionare l’aria. «Abbiamo deciso di concentrarci su un tema che ci è caro, la tutela dell’ambiente» spiega ancora Tognon «Da qui l’idea di uno strumento per studiare gli inquinanti, in particolare i prodotti di combustione e i cfc (clorofluorocarburi) principali responsabili del buco dell’ozono». Il lavoro di progettazione è durato quasi un anno, e il buon esito, tengono a precisare il team leader e il project manager (Luca Vitali) si deve alla collaborazione di molti: in particolare dei dipartimenti di Ingegneria Aerospaziale, di Ingegneria Industriale e dei profes-

sori Stefania Bruschi e Alessandro Francesconi. A dicembre i ragazzi hanno saputo di essere fra i fortunati vincitori e dalla primavera inizieranno le fasi di test, che si concluderanno con il lancio del pallone da una base Esa in Lapponia. «Una zona» dice Tognon «dove si concentrano pochissimi inquinanti ma molti cfc, e che ci consentirà di creare uno “zero” per i prodotti di combustione». La strada per veder salire il pallone aerostatico è ancora lunga perché l’Esa provvede alle spese di viaggio e alla fornitura per quanto possibile dei materiali. Ma potrebbero non bastare: O-Zone cerca sponsor. Info https://ozone-team.com. — S.Q.

Una mongolfiera in Lapponia simile a quella del progetto degli studenti del Bo. Nella foto sopra 4 dei 16 studenti del progetto: Luca Vitali, Dumitrita Sandu, Federico Toson e Giovambattista Valente

L’Agenzia spaziale europea premia il progetto di un gruppo di ingegneri dell’ateneo

Dal Bo alla Lapponia una mongolfiera per dichiarare guerra all’inquinamento AMBIENTE E TUTELA

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na mongolfiera per campionare l’aria a 35 mila metri d’altezza, studiando come si concentrano gli inquinanti, come si diffondono, si modificano e poi ricadono. Il progetto, battezzato “O-Zone”, arriva da un gruppo di ingegneri dell’università di Padova ed è stato selezionato tra i vincitori del concorso Rexus-Bexus bandito dall’Esa, l’Agenzia spaziale europea. Lo strumento potrebbe trovare applicazione in diversi ambiti, come il controllo di fabbriche e di altre emissioni antropiche, l'analisi tempestiva in caso di calamità na-

turali, la previsione e il successivo intervento di sicurezza per i cittadini. «Ogni anno» spiega Federico Tognon, team leader di O-Zone «l’Agenzia spaziale europea promuove svariati concorsi per studenti universitari, potenziali ricercatori di domani. Tra questi ci sono bandi competitivi che coinvolgono i partecipanti in veri e propri voli in assenza di gravità, cadute libere, lancio di nano-satelliti e razzi». Rexus-Bexus è uno di questi: ai giovani era stato chiesto di concentrarsi su razzi e palloni aerostatici. E il team dell’università di Padova – 16 ragazzi di Ingegneria aerospaziale e industriale – ha proposto un pallone aerostatico ( visivamente somiglia

la trattativa va avanti

Medicina a Trento, oggi la partita finale In Comitato e al Senato i nuovi corsi Scuola di Medicina, continua oggi tra Padova e Trento il grande risiko delle università. Nella città del Santo nel pomeriggio si riunirà il Comitato universitario Veneto di coordinamento: dovrà pronunciarsi sui nuovi corsi di Medicina. E sullo stesso tema domani la discussione impegnerà il Senato Accademico al Bo. intanto il progetto di una nuova scuola di Medicina inte-

La sede del Bo, a sinistra

rateneo a Trento va avanti sull’ipotesi di un’alleanza a tre (Padova, Trento e Verona), ma ora va trovata la “quadra” per tradurlo in pratica dopo l’incontro tra tra il rettore del Bo, Rosario Rizzuto, e il collega di UniTrento Paolo Collin. Oggi alle 18 a Trento è convocato il Comitato provinciale di coordinamento universitario che dovrà esprimersi (il parere è obbligatorio e vin-

colante) sul progetto della creazione di una scuola di Medicina: sarà il rettore Collini a scoprire le carte dell’Ateneo trentino di fronte ai rappresentanti della Provincia (presenti il governatore Maurizio Fugatti). Il comitato avrebbe dovuto affrontare la questione la settimana scorsa, ma la discussione specifica sulla scuola di Medicina è slittata a oggi. Altri rinvii non saranno possibili perché mercoledì scade il termine per la presentazione dei progetti formativi in sede ministeriale e questo significa che, se l’ipotesi trentina non verrà approvata oggi, se ne dovrà parlare l’anno prossimo. La prima ipotesi è che il rettore porti al tavolo del co-

mitato un progetto su cui ha già raggiunto la condivisione con i vertici della Provincia: i nodi da sciogliere riguardano gli equilibri (delicatissimi) tra gli atenei di Trento, Verona e Padova, dove a differenti ruoli all’interno del progetto corrisponderebbero anche differenti risorse economiche. La seconda ipotesi è che la proposta del rettore non sia stata condivisa e, in questo caso, si verificherebbe la necessità di mettere ai voti il documento. Il passaggio in comitato sarà fondamentale, ma non definitivo: dopo la presentazione del progetto universitario a Roma sarà ancora possibile, entro 30 giorni, integrare il documento. —


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