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VIII
Provincia
Lunedì 27 Gennaio 2020 www.gazzettino.it
Forza del vento e adrenalina snowkite mondiale sul Giau `Dal 6 all’8 marzo
sfida tra i campioni della specialità CORTINA
I TROFEI per la Coppa del Mondo sono realizzati dagli studenti dell’artistico del Valboite: degli scoiattoli stilizzati
Coppa del mondo: i trofei realizzati dagli studenti
Nel cielo del passo Giau, appesi al vento con un aquilone, a farsi trainare sulla neve, con gli sci o la tavola. Era il 2008 quando Michele Alì, pioniere dello snowkite, proponeva per la prima volta questa nuova disciplina, che permette di farsi trainare in salita dal vento, agganciati alle sottili funicelle dell’aquilone, per planare lungo i pendii con eleganza, oppure con l’impegno della gara. Nel ritorno a Cortina di quest’anno la competizione c’è davvero: nel “V Cortina snowkite contest” ci sarà in palio la World cup, e si gareggerà pure per il campionato italiano. Dal 6 all’8 marzo su quel valico dal panorama spettacolare ci sarà la tappa finale del circuito internazionale di questo sport, del tutto naturale, mosso soltanto dal vento. Per la prima volta, in palio ci sono sia l’assegnazione del titolo di campione del mondo, specialità freestyle, sia il titolo di campione italiano nel big air. A suscitare la nuova attenzione per questa località, dopo
otto anni di assenza, è un forte “effetto Cortina”, in una località che si prepara per i Mondiali di sci 2021 e le Olimpiadi invernali 2026 in tandem con Milano. Presa in una spirale virtuosa, ha acquisito la capacità di attirare, come un magnete, le migliori energie che si concentrano intorno al circo bianco. Regista dell’operazione è ancora Michel Alì, pioniere dello snowkite italiano, che ha coinvolto numerosi partner istituzionali e sponsor. Dal 2008 al 2011 fu il primo a intravedere le grandi potenzialità del passo Giau. Qui aprì una delle prime scuole italiane, la Kite4Freedom, insieme a un team di istruttori. Ora ritorna per animare gli appassionati, ma anche per affascinare il pubblico, per la spettacolarità di questa disciplina, con la vela che solleva in traiettorie tridimensionali, che sfidano la gravità e disegnano percorsi a terra e in aria. Il programma coinvolge Cortina, dove ci sarà la consegna dei pettorali, la sera di venerdì 6 marzo, mentre le giornate di sabato 7 e domenica 8 ci saranno le gare al passo Giau, con momenti di festa e incontro, con dj e cene in rifugio, test di materiali tecnici di ultima generazione. Infine la premiazione, con la corona di “Re del Giau”, scolpita nel legno di cirmolo dall’artista Icaro Lampo. M.Dib.
I ragazzi dell’artistico, istituto Valboite `Stanno creando degli scoiattoli stilizzati già al lavoro nel laboratorio falegnameria È un capitolo del progetto new experience `
CORTINA Il progetto completo si intitola “The new experience”. Coinvolge gli studenti del liceo artistico di Cortina, una delle cinque scuole superiori dell’istituto omnicomprensivo Valboite. In accordo con l’amministrazione comunale ampezzana e con Fondazione Cortina 2021, i ragazzi dovranno sviluppare tre differenti attività.
LE ATTIVITÀ Nel laboratorio di falegnameria hanno già realizzato ventotto trofei in legno di cirmolo, che raffigurano in forma stilizzata lo scoiattolo, simbolo di Cortina: i premi saranno consegnati agli atleti che si classificheranno al secondo e al terzo posto, nelle gare delle finali di Coppa del mondo di sci alpino, in calendario sulle piste della Tofana dal 18 al 22 marzo prossimo. Gli studenti dovranno inoltre ideare la grafica per una edizione limitata di sci che l’azienda Nordica, partner del comitato organizzatore, realiz-
zerà per i Mondiali Cortina 2021. Infine i giovani artisti dovranno ideare e realizzare alcuni murales, da dipingere su 12 torrette Enel della distribuzione di energia elettrica, nel territorio di Cortina. In questa attività i ragazzi saranno in contatto con Endless, il writer autore del grande murales sulle leggende dei Fanes, narrate da Karl Felix Wolff, che è stato realizzato sulla parete esterna della palestra comunale di Revis, nell’area delle scuole. In quell’occasione i giovani collaborarono con l’artista britannico. Enel ha già iniziato, lo scorso anno, a far colorare queste costruzioni, per proporre un impatto nuovo e diverso nel territorio.
IL PRECEDENTE La collaborazione degli organizzatori dei grandi eventi sportivi di Cortina con gli studenti del liceo artistico non è nuova; i ragazzi si misero al lavoro già lo scorso anno, nel loro laboratorio di falegnameria, per realizzare i trofei dei campionati italiani assoluti di sci. In passato crearono altri oggetti, come il podio di legno per le premia-
zioni. Intanto c’è un altro progetto in ballo, questa volta con le Regole d’Ampezzo: l’arredo del rinnovato Cason de Pocol, di proprietà di queste antiche istituzioni valligiane. Lo stanno ricostruendo accanto al vecchio vivaio forestale, all’incrocio della strada per il passo Giau. C’è stato un primo sopralluogo dei ragazzi, con il loro insegnante Mauro Menardi, per
verificare le necessità. In passato gli studenti costruirono e installarono i mobili in altri “casoi” delle Regole, con un vantaggio reciproco: per loro fu una esperienza formativa importante. Per la scuola d’arte fu un modo di confermare un legame con la comunità, che si perpetua sin dal 1846, quando fu fondata. Marco Dibona
Pieve di Cadore
Gran Caffè Tiziano in cerca di gestore Il Gran Caffè Tiziano, dopo anni, è ancora in cerca di gestore. La Magnifica Comunità del Cadore ha avviato un avviso esplorativo per manifestazione di interesse per la locazione dell’immobile in centro a Pieve di Cadore. «Qualora pervenga più di una manifestazione di interessa - si legge nell’avviso - potrà essere dato avvio a una procedura competitiva». Il canone d’affitto che avrà durata di 9 anni, più il rinnovo di altri sei sarà
stabilito secondo le regole di mercato. Chi è interessato potrà inviare i documenti richiesti entro il 17 febbraio alle ore 12, anche via Pec magnificacomunitadicadore.bl@pecveneto.it oppure consegnandola a mano agli uffici di Pieve in piazza Tiziano 2. Il bando è scaricabile dal sito della Magnifica. Il complesso è di circa 300 metri quadrati e il gestore dovrà destinare parte del negozio a bar.
Ieri il ricordo di Zaia: «64 anni fa le Olimpiadi» CORTINA «Il 26 gennaio 1956, 64 anni fa, si inauguravano le storiche Olimpiadi della neve di Cortina d’Ampezzo, le prime Olimpiadi invernali in Italia». Lo ha ricordato ieri, con foto storiche dal suo canale social il presidente del Veneto, Luca Zaia che ha sottolineato: «Nel 2026, 70 anni dopo, la perla delle Dolomiti avrà di nuovo l’onore di ospitare i Giochi invernali insieme a Milano. Orgoglio, ma anche un forte impegno perché vogliamo stupire il mondo». La data importante di ieri non è sfuggita neanche al sindaco di Cortina, Gianpietro Ghedina. «Nella cerimonia inaugurale - ha ricordato il primo cittadino ampezzano -, il pattinatore
Guido Caroli fu scelto come tedoforo per l’ultima frazione subito dopo l’ingresso dello sciatore Zeno Colò. La cerimonia di apertura si tenne alla presenza del Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi e della madrina Sophia Loren». E poi i dati: «Furono 821 gli atleti di 32 paesi che si sfidarono a gareggiare in 24 competizioni di 6 sport. L’edizione fu caratterizzata da alcune novità: il debutto ai Giochi invernali dell’Urss, la trasmissione televisiva delle gare e il giuramento degli atleti pronunciato per la prima volta nella storia da una donna, Giuliana Minuzzo». Sono fioccati decine di messaggi, con commenti e amarcord. In tanti hanno chiesto di sistemare con “un po’ di trucco” il simbolo di quell’evento: lo storico trampolino.
L’ANNIVERSARIO ieri ricorrevano i 64 anni all’inaugurazione delle Olimpiadi invernali a Cortina: il ricordo di Zaia e del sindaco
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LE EVOLUZIONI Così si pratica lo snowkite
Foto Tobias Eble
Il Coro Sanvito in maschera per il Carnevale, poi trasferte SAN VITO
dell’estate, fra luglio e agosto, anche con la partecipazione di un coro ospite. Sono previste alcune trasferte in zona, oltre ad una più importante a ottobre. Nel mese di luglio tornerà un concerto dedicato all’operetta, che riscosse un buon successo l’anno scorso. Tornerà anche la “Giornata del cuore”, ad associare il canto alla beneficenza, con il ricavato della lotteria da destinare a una associazione che opera sul territorio: nel 2018 fu il soccorso alpino Cnsas; nel 2019 il ricavato andò ai volontari di Anteas Pelego. Quel giorno si ripeterà l’esperienza del concerto itinerante, in giro per il paese, che tanto piacque l’anno passato. Nell’attività sociale interna ci sarà una festa nel periodo di Carnevale, come di consueto, con i coristi in maschera. M.Dib.
Il Coro Sanvito rinnova il direttivo e programma un 2020 intenso, ricco di iniziative, destinate alla comunità paesana e agli ospiti. La recente assemblea dei 33 coristi ha confermato alla presidenza Ivana Pompanin, che sarà affiancata dal vice Michele Ganz; la segretaria è Marta Menardi; Lucia Belfi continua ad occuparsi della tesoreria; in consiglio ci sono Carla Ferro e Roberto Faloppa. Nel direttivo rientra di diritto il direttore, il maestro Klaus Cordella, che è subentrato nell’autunno 2018 a Natalino Brugiolo, fondatore del Coro Sanvito nel 1977, alla guida artistica del sodalizio per oltre quarant’anni. «Abbiamo stilato un programma di massima della nostra attività – spiega la presidente Pompanin – con i concerti, le esibizioni, le trasferte, altre iniziative, nel corso dell’anno. Siamo un bel gruppo, affiatato da tanto tempo, ma aperto a ogni nuova adesione; cerchiamo voci, soprattutto maschili, di persone che vogliano cantare in allegra compagnia. Chiunque può venire ad assistere alle prove, che facciamo il martedì sera, nella nostra sede nel municipio di San Vito di Cadore, oppure alle altre prove supplementari, per settore, il venerdì». L’attività di concerti si svi- APPUNTAMENTI per il coro Sanvito lupperà soprattutto nel corso dal Carnevale all’estate
Treviso Lunedì 27, Gennaio 2020
RAPHA E SYLLA GIRANO A MILLE: L’ALTRO “SEGRETO” DI UN’IMOCO SENZA RIVALI
Sant’Angela Merici. Vergine che istituì sotto il nome di sant’Orsola un Ordine femminile, per cercare la perfezione di vita nel mondo e di educare le adolescenti nelle vie del Signore.
6°C 9°C Il Sole Sorge 7.39 Tramonta 17.07 La Luna Sorge 9.18 Cala 19.44
Calcio dilettanti
Carnevale Carbonera e Susegana: 10mila persone nelle piazze
Quattro squadre in un punto l’Eccellenza dà spettacolo Sedico capolista, Portogruaro, Portomansuè e Liventina a ruota In Promozione l’Opitergina allunga ancora: adesso è a +13
A pagina VIII
Anzanello a pagina XV
Da pagina XIX a pagina XXXI
Incubo virus cinese: il piano dell’Usl L’azienda sanitaria è pronta a riorganizzare il pronto soccorso ` Il dg Benazzi: «Non ci sono segnalazioni ma abbiamo studiato con ambulatorio dedicato e corsia differenziata per i casi sospetti le contromisure perchè non possiamo farci trovare impreparati»
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Un ambulatorio al pronto soccorso dedicato al nuovo coronavirus cinese. L’ospedale di Treviso sta mettendo a punto un piano per individuare uno spazio specifico nell’area dell’emergenza-urgenza dove accogliere e isolare i pazienti nel momento in cui emerge il sospetto che possano essere stati colpiti dal coronavirus 2019-nCoV, variante della Sars, responsabile di pesanti polmoniti. Con particolare riguardo a chi è stato in Cina nelle ultime due settimane. L’idea è di ricavare un locale dedicato nel blocco degli ambulatori per i codici bianchi. In caso di emergenza, inoltre, l’Usl prenderà in considerazione anche l’ipotesi di creare due vie di
accesso diverse al pronto soccorso di Treviso. Al momento, va sottolineato, non sono emersi casi sospetti. Le azioni rientrano nei piani di prevenzione. Il primo obiettivo quando si parla di salute è non farsi trovare impreparati in caso di necessità. «Abbiamo fatto delle valutazioni organizzative per il pronto soccorso in relazione alla diffusione del nuovo coronavirus -conferma Francesco Benazzi, direttore generale dell’azienda sanitaria- puntiamo a ricavare un ambulatorio dedicato a eventuali casi sospetti e a una via di accesso differenziata. Ma per fortuna fino a questo momento qui non è emerso nulla». Favaro a pagina III
Smog da 5 giorni è di nuovo allerta
Conegliano
Foto del duce con un cuore: «Io, fraintesa» «Ho condiviso un post nel mio profilo Facebook. Purtroppo l’attenzione si è focalizzata sulla foto dell’autore del pensiero e non sul valore della fedeltà». L’assessore Sonia Colombari risponde così dopo la bufera scatenata da un cuoricino accanto alla foto del duce. CA’ FONCELLO L’ospedale si sta attrezzando contro le emergenze
Collodet a pagina VIII
Basket Parks monumentale, vittoria scacciacrisi
Treviso
Presidenza Israa sfogo di Manildo «Siluro a Caldato»
A pagina II
Verrà formalizzata oggi, nella caserma dei carabinieri di Pieve del Grappa, la denuncia di Alfiero Lazzarini, titolare dell’agenzia immobiliare Studio Astra 1 di Onè di Fonte, contro il pensionato che avrebbe negato la casa in affitto a una disabile. Il titolare dell’agenzia ha preparato anche una lettera per il sindaco Annalisa Rampin, in cui ha riportato nel dettaglio la vicenda e la gravità dell’accaduto. Fioretti a pagina VII
Zaia alla festa: «Radicchio Igp un volano per il turismo»
Valori vicini ai 100 microgrammi l’Arpav fa scattare il livello arancione
Oggi il cambio della guardia ufficiale all’Israa: esce Luigi Caldato, entra Mauro Michielon. Non senza polemiche, sollevate soprattutto dall’ex sindaco Manildo: «Questa è una politica che non mi piace».
«Casa negata alla disabile» l’agenzia scrive al sindaco
Casier
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Oggi ci sarà l’ultimo rilievo dell’Arpav e domani, con ogni probabilità, in tema di inquinamento tornerà l’allerta Arancione con le relative restrizioni del traffico. La piccola tregua data dalle piogge dei giorni scorsi, è già finita. La qualità dell’aria ha ricominciato progressivamente a peggiorare attestandosi fra i 57 e i 78 microgrammi medi per metro cubo. Ieri le polveri sottili sono risalite di nuovo e oggi è prevista, secondo le previsioni di Arpav, una concentrazione drammatica con media superiore ai 100 mc/m3. Calia a pagina II
Pieve del Grappa
Colpo a Pistoia: Tvb compie l’impresa CORSA SALVEZZA Risultato importantissimo per la De’ Longhi
Alle pagine XII e XIII
La grande kermesse del radicchio rosso Igp a Dosson di Casier, giunta alla 34. edizione, è stata subito “condita” da importanti annunci: l’ormai prossima chiusura dei cantieri del Terraglio Est e della Pedemontana. Ma nella giornata inaugurale il governatore Luca Zaia ha soprattutto tessuto le lodi del primo prodotto Igp che ha visto la luce in Europa: «Perchè il radicchio traina anche il turismo». Vendrame a pagina V
“Fede” senza sepoltura, il Comune: «Ci pensiamo noi» Da sei giorni il corpo di Federico Gasparini, ex volto della piazza, è all’obitorio dell’ospedale Ca’ Foncello. «Nessuno si è fatto avanti: nè familiari, nè agenzie funebri per organizzare il funerale. Non possiamo fare altro che tenerlo qui» spiegano gli incaricati del servizio. “Fede” è morto in completa solitudine, afflitto da dolori fortissimi. Aveva 65 anni. Da tempo Federico viveva in una casa messa a disposizione dal Comune. «Ci stiamo muovendo per capire se abbia qualche parente -conferma il sindaco Conte- Ma se non emergerà nulla, attiveremo il cosiddetto fondo di povertà per dargli una giusta sepoltura». Filini a pagina II
Il caso
L’arbitro assegna 2 rigori inesistenti i baby calciatori li sbagliano apposta L’arbitro ha assegnato due rigori inesistenti. E i baby calciatori li hanno tirati fuori apposta. E’ successo nella partita fra Indomita e CasierDosson, del campionato Giovanissimi. I rigori sono stati equamente assegnati prima a una e poi all’altra squadra, ma per i protagonisti non c’erano. Così li hanno sbagliati. TRISTE FINE La salma di Federico è da 6 giorni in obitorio
Redazione Treviso: 31100 - Treviso, via Toniolo 17 - Tel. 0422.410270 - fax 041.665179 treviso@gazzettino.it
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Miriade a pagina XXXI
DISCHETTO Rigori in tribuna
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Nordest
MAX CALDERAN, RECORD NEL DESERTO Dopo 522 km continua la traversata del deserto Rub Al Khali dell’esploratore pordenonese Max Calderan tra record e una violenta tempesta di sabbia
Lunedì 27 Gennaio 2020 www.gazzettino.it
Sanità, il ministro Boccia apre a Zaia «L’adeguamento degli stipendi per l’Azienda ospedaliera `«Gli aumenti non saranno bloccati, serve un chiarimento di Padova è condiviso, non è un’impugnativa politica» Con l’autonomia regionale il problema sarebbe superato» `
L’APERTURA VENEZIA Politicamente sono distanti anni luce. Uno, Luca Zaia, governatore del Veneto, è esponente di spicco della Lega che non vede l’ora di scalzare il governo giallo-rosso di Giuseppe Conte; l’altro, Francesco Boccia, ministro per gli Affari regionali, uomo del Pd, oltre a trovarsi tra le mani il dossier dell’autonomia, ha anche il compito di analizzare ed eventualmente impugnare le leggi delle Regioni. Esattamente quello che ha fatto con tre norme del Veneto in materia di sanità. Eppure, tra i due non volano coltelli. Zaia è stato il primo a usare il fioretto della diplomazia («Lotteremo in ogni sede perché i veneti possano avere un servizio sanitario adeguato, ma cercherò anche un dialogo con il ministro»). E il ministro ha accettato la mano tesa: «L’intervento del Veneto sui medici è condivisibile, è il metodo a essere sbagliato. Bisogna lavorare insieme per risolvere i problemi».
LA CONDIVISIONE Le norme del Veneto contestate dal Governo quelle della legge del 25 novembre 2019 riguardanti l’assunzione dei medici specializzandi, la perequazione degli stipendi ospedalieri e l’esonero del personale che già opera nella sanità veneta dalla preselezione concorsuale. «L’obiettivo della norma della Regione Veneto, impugnata dal governo, sull’adeguamento degli stipendi per l’azienda ospedaliera universitaria di Padova è assolutamente condiviso - dice il ministro Boccia - Tuttavia, è molto radicato in diverse amministrazioni centrali il dubbio che l’articolato regionale, co-
«SONO CERTO CHE INSIEME CON IL PRESIDENTE DEL VENETO TROVEREMO UNA SOLUZIONE»
me formulato, si ponga in contrasto con i principi fondamentali per il coordinamento della finanza pubblica e invada la competenza esclusiva dello Stato in materia di ordinamento civile. Non si tratta di impugnative politiche, basti pensare che nella stessa seduta del Cdm abbiamo impugnato, sempre sulla sanità, norme sia del Veneto che della Puglia. Non si bloccano gli aumenti di stipendio ma si chiede alla Consulta di chiarire se lo strumento adottato confligge con previsioni normative di rango superiore e, addirittura, costituzionali». Il ministro ammette: «Purtroppo la legislazione è confusa e va fatta chiarezza. Con la legge quadro sull’autonomia questo problema sarebbe superato. Anche per questa ragione vanno evitate polemiche inutili».
LA PROPOSTA Boccia puntualizza: «Nessuno ha bloccato alcun aumento. È stato chiesto alla Consulta di esprimersi su una legislazione caotica e non aiuta che, in questo caos, le Regioni normino temi settoriali in leggi di bilancio che diventano degli omnibus assumendo tutti i difetti delle leggi di bilancio centrali. Lo dico battendomi da anni sulla necessità di leggi di bilancio pulite e coerenti». Collaborazione, dunque? «Il rapporto con Luca Zaia è improntato sul rispetto e fiducia reciproca e sulla leale collaborazione e sono sicuro che troveremo insieme una soluzione - dice Boccia - Intanto questa polemica non ha alcun senso perché la legge regionale resta valida nel nostro ordinamento e, qualora davvero, nel contestarla, il governo non ne avesse colto correttamente la portata, la Corte Costituzionale, con il consueto rigore che la contraddistingue, rigetterebbe il ricorso proposto. Ma, essendo davvero il governo ben predisposto al dialogo, confermo la disponibilità ad un tavolo di confronto per valutare la possibilità di individuare soluzioni condivise per risolvere il problema ben prima della decisione della Corte e, magari, scongiurandola». Alda Vanzan © RIPRODUZIONE RISERVATA
Sul Gazzettino 14
Nordest
BANCA DEGLI OCCHI: STAMINALI CONTRO LA MACULA La cura della degenerazione maculare senile attraverso le cellule staminali: è il progetto di ricerca presentato a Treviso dalla Banca degli Occhi
Domenica 26 Gennaio 2020 www.gazzettino.it
Zaia: «Sanità, una legge uguale per tutti» Dopo l’impugnazione delle norme venete, scatta la proposta `«Si potrebbe equiparare il trattamento degli specializzandi «Parlerò con il ministro per sanare una legislazione carente» in tutta Italia, così molte altre Regioni farebbero come noi»
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LO SCONTRO TREVISO La forza di codici e tribunali. Ma anche il fioretto della diplomazia per costruire soluzioni che mettano in un cassetto polemiche e bracci di ferro. Sono i due fronti che vedono impegnato il presidente del Veneto Luca Zaia, deciso a difendere “con ogni mezzo” quelle tre norme legislative della Regione che il Governo vuole cancellare, davanti alla Corte Costituzionale. Zaia ribadisce, con fermezza: «Lotteremo in ogni sede perché i veneti possano avere un servizio sanitario adeguato. Ma cercherò anche un dialogo con il ministro». L’affondo è partito dal Governo, su proposta del ministro dem agli Affari regionali Francesco Boccia, che ha deciso di sollevare alcune questioni di legittimità davanti alla Corte Costituzionale per quanto riguarda le tre norme legislative del Veneto relative agli specializzandi in medicina con borse di studio finanziate dalla Regione, obbligati a restare a lavorare in Veneto per almeno tre anni, che riguardano poi la rideterminazione del trattamento economico dei medici dell’Azienda Ospedaliera di Padova e, infine, la possibilità di assumere utilizzando graduatorie concorsuali di altre amministrazioni. «Ne parlerò con il ministro alla Sanità e spero che si riesca a trovare una soluzione», anticipa Zaia. Come? «Ad esempio, il Governo potrebbe tranquillamente emanare un decreto legge e sanare i problemi di una legislazione tuttora carente». Il problema delle borse di studio per gli specializzandi in medicina, ad esempio, sta particolarmente a cuore a Zaia. La Regione ne finanzia 90
VINCOLO DI PERMANENZA SUL TERRITORIO PER CHI HA UNA BORSA DI STUDIO: «SE INVESTO IN FORMAZIONE DEVO ESSERE CERTO DI AVERE UN RITORNO»
IL CASO PADOVA È bufera nella sanità padovana sullo stop del governo all’aumento degli stipendi. Il primo ad alzare la voce è Giampiero Avruscio, direttore di Angiologia all’Azienda ospedaliera e presidente Anpo, promotore della rivolta dei camici bianchi di via
I numeri contestati
5 gli anni successivi alla specializzazione con una borsa di studio della Regione in cui il medico deve partecipare ai concorsi banditi in Veneto
3 gli anni in cui il medico è chiamato a prestare servizio in Veneto
all’anno per una spesa di 10 milioni. Uno sforzo che si aggiunge alle borse di studio previste dalle Scuole di specialità a livello nazionale. «Devo essere certo che se investo soldi in formazione, quell’investimento tornerà indietro nel territorio veneto. Oggi è una certezza che manca. Ma quale azienda formerebbe i suoi dipendenti per sapere che se ne andranno via tutti, appena ottenuta la specialità?». Per evitare la fuga Zaia ha escogitato il “blocco” dell’emigrazione dei cervelli. Vuoi la borsa di studio veneta? Resti in Veneto a lavorare. Un discorso che - a detta del Governo - farebbe più di qualche piega. Ma Zaia rin-
Rizzotto (Lista Zaia)
cara: «Se ci fossero maggiori certezze, sarei disposto a raddoppiare, triplicare i finanziamenti. E sarei disposto, addirittura, a finanziare la specializzazione dei medici all’estero, magari al Centro tumori di Boston». Zaia apre anche un altro fronte: «Se il Governo legiferasse in materia, equiparerebbe il trattamento degli specializzando in tutta Italia. E molte altre regioni mi seguirebbero, finanziando la specializzazione dei medici del territorio».
LE CARENZE «Si è di fronte a un’assurdità. In Italia mancano 56mila medici e 1300 in Veneto per un organico
GOVERNATORE Luca Zaia
1.300
«Così si bloccano tutti gli stanziamenti» «Dopo questo nuovo segnale di guerra contro il Veneto da parte del Governo pentapiddino, mi sorge spontaneo un pensiero: dopo l’ autonomia che non arriva e che non vogliono far arrivare, ora che vogliono tenere anche le redini delle decisioni che fanno capo alle competenze regionali, a Roma stanno forse pensando, dopo le Province, di abolire anche le Regioni?». Mentre il governatore veneto pensa alla mediazione, la consigliera Silvia Rizzotto (Lista Zaia) va all’attacco, pronta a «scendere in trincea». Così si rischia il blocco dell’ adeguamento degli stipendi dei medici padovani e l’incremento delle borse di studio per i medici specializzandi: «Questi investimenti sono e sarebbero finanziati in toto dalla Regione Veneto».
i medici che mancano nella pianta organica della sanità veneta
SPECIALIZZANDI Una manifestazione a Padova nel 2013
La rivolta dei camici bianchi padovani: «Vergognoso, noi pagati meno di altri» nostante l’elevato peso assistenziale, l’elevato livello di complessità delle patologie dei nostri pazienti, nonostante l’elevato rischio clinico dei nostri interventi».
scorso ottobre, aveva avviato una raccolta firme tra i colleghi padovani per chiedere il trasferimento in massa a Verona. Un gesto di protesta che è riuscito ad accendere i riflettori della Regione sul
ideale. Diciamo che, nell’immediato, in Veneto c’è bisogno di almeno 250 medici per garantire il ricambio tra nuovi ingressi e pensionamenti o fuoriuscite» fa i conti il governatore. Per cercare di tappare le falle la Regione si è “inventata” una serie di soluzioni che non sono piaciute affatto al Governo. «Mi sono dato da fare e ho portato avanti l’assunzione di 500 medici laureati ma non specializzati. Apriti cielo! Dopodichè ho siglato un accordo con le Università di Padova e Verona perché gli specializzandi entrino in corsia già al terzo anno. E anche qui, solo critiche. Ancora. Ho portato avanti norme che sono diventate leggi a livello nazionale come i medici che a 65 anni possono decidere se andare in pensione o restare in servizio».
IL CASO PADOVA Poi, c’è l’altra nota dolente che riguarda l’equiparazione degli stipendi dei medici ospedalieri padovani con quella dei colleghi del resto della regione. «Ho previsto fondi per 2 milioni e 200mila euro all’anno all’Azienda Ospedaliera di Padova. Ma il Governo mi ha bloccato. Non si tratta di aumenti. Magari potessi aumentare gli stipendi dei medici. Non esiste una norma che consenta alle Regioni di fare salti in avanti con gli stipendi. E anche se ci fosse una norma, oggi ci mangerebbero i soldi». Così, Zaia battagliero annuncia: «Il Governo dice che queste sono norme che non ci competono. Ma il Governo non legifera. Risponderemo presentando appello. Ci difenderemo davanti alla Corte Costituzionale perché la tutela della nostra comunità è fondamentale». Poi, la mediazione: «Le soluzioni non vanno trovate in Tribunale. C’è la legge per delineare una strada maestra, uguale per tutti, che consenta alle nostre comunità di sentirsi tutelate in un settore delicato come quello della sanità. Avere ospedali che funzionano e bravi medici penso che siano obiettivi comuni. Spero che il ministro Speranza mi appoggi». Valeria Lipparini © RIPRODUZIONE RISERVATA
Da anni la distribuzione dei fondi di posizione a medici delle varie Ulss mostra sensibili variazioni, differenze che dipendono anche dalla gestione dei “tesoretti” delle singole aziende. Lo stesso vale per il personale sanitario, in particolar modo per tecnici e infermieri. «Siamo preoccupati per questa decisione che si ripercuoterà sulla trattativa in Azien-
`Ieri sul Gazzettino
l’apertura del governatore Luca Zaia: «Lotteremo in ogni sede perché i veneti possano avere un servizio sanitario adeguato, ma cercherò anche un dialogo con il ministro»
L’APPELLO VENEZIA Il Partito Socialista lancia un «appello alla ragionevolezza» agli alleati del centrosinistra del Veneto perché tutti assieme facciano uno sforzo e si presentino uniti alle elezioni regionali. A chiederlo è il segretario regionale del Psi Luca Fantò. «Edgar Allan Poe, uno dei più grandi scrittori di orrore di sempre, ci ha spiegato come non vi sia passione peggiore che quella dell’uomo che sull’orlo del precipizio, temendo di cadervi dentro, vi si precipita. L’impressione - dice Fantò - è che questa terribile passione abbia colto l’intero centrosinistra del Veneto che, di fronte alla possibilità di una disfatta elettorale clamorosa e senza precedenti, medita di presentarsi con ben tre differenti candidati alla presidenza
DISPONIBILITÀ Il ministro Francesco Boccia e il governatore del Veneto Luca Zaia
I socialisti agli alleati del centrosinistra: «Tutti uniti alle elezioni» della Regione». E cioè Arturo Lorenzoni per i civici, il Pd per conto proprio, idem la lista che riunirà Italia Viva, Azione, Psi, +Europa. «Così, come noi socialisti sosteniamo da tempo, di fronte all’opportunità di dare un segnale storico all’Italia intera dimostrando che è possibile, nonostante i pronostici, capovolgere una situazione che vede il centrodestra vincente, tutte le forze del centrosinistra piuttosto che lanciare un guanto di sfida coraggioso alla destra leghista, sembrano voler scegliere il basso profilo e battersi per ottenere un manipolo di consiglieri regionali», dice Fantò. Che lancia un «appello alla ragionevolezza
all’intero centrosinistra veneto, da Rifondazione comunista a Italia Viva, passando per la coalizione che sostiene Lorenzoni, per gli amici repubblicani, per Calenda. Si convochino tutte le forze politiche riformiste e tutte convergano insieme con la consapevolezza che il Veneto può realmente
IL SEGRETARIO LUCA FANTÒ: «PRESENTARSI ADDIRITTURA CON TRE CANDIDATI SAREBBE UN SUICIDIO»
farsi paradigma politico del riformismo italiano».
FUORI IL M5S Il segretario dei socialisti, che pure parteciperà alla formazione di una lista unica con renziani, calendiani e boniniani, dice che presentarsi con più candidati governatori sarebbe «un suicidio». E il M5s? «Se i pentastellati sono un elemento di rottura, meglio tenerli fuori». Ma tutto il centrosinistra - ribadisce - deve correre unito: «Il Veneto può essere il luogo d’inizio di una riscossa della ragionevolezza, del ritorno alla politica del buonsenso. Noi socialisti non abbiamo, per ora e purtroppo, la forza politica per farlo da soli ma abbiamo l’esperienza per suggerirlo». E il candidato governatore chi potrebbe essere? «Noi ce l’avremmo, ma gli altri non lo accetterebbero». (al.va.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
Lessinia, migliaia alla marcia L’ira di Zaia: progetto in salita
SULLA NEVE Per gli organizzatori, almeno seimila manifestanti hanno marciato ieri in Lessinia contro la proposta di ridurre la riserva naturale
ne, ora la strada del progetto di legge sarebbe più irta delle salite affrontate ieri dai manifestanti.
presenze: «Tanta gente che vuol bene al parco, alla Lessinia, a chi ci abita e ci vive». Pure il deputato dem Diego Zardini guarda al governatore: «Ora Zaia fermi lo scempio e rilanci con risorse adeguate le attività sostenibili». Concorda Manuel Brusco (M5s): «Ci rivolgiamo direttamente al governatore: il parco della Lessinia è bene collettivo». Valdegamberi parla di «linciaggio di massa contro la riserva indiana dei pochi montanari sopravvissuti», ma forse dovrà spiegare a Zaia se accusa anche lui di «arroganza sociale del peggiore ambientalismo da salotto»... (a.pe.)
LA PROTESTA VENEZIA A migliaia in marcia sulla neve contro il taglio del Parco regionale della Lessinia: stando alle stime degli organizzatori, almeno seimila i partecipanti. Più un convitato di pietra, il governatore Luca Zaia, non meno arrabbiato di loro con i promotori della contestata proposta, pur trattandosi dei leghisti Alessandro Montagnoli ed Enrico Corsi e del cimbro Stefano Valdegamberi, cioè di uomini della sua maggioranza. Secondo i beninformati di Palazzo, proprio grazie all’intervento del presidente della Regio-
NESSUNA CONCERTAZIONE A scatenare l’ira di Zaia sarebbe stato il fatto che il testo, di iniziativa dei tre consiglieri, non sarebbe stato concertato con i capigruppo del centrodestra né tanto meno con la Giunta. Al punto che lo stesso governatore ne avrebbe scoperto l’esistenza solo dopo le polemiche scatenate dall’opposizione e dalle associazioni. Proprio lui, destinatario degli appelli ambientalisti, sui social è stato però ritratto (con tanto di vignetta) come “il taglia-
parchi” che ha deciso la riduzione di 1.794 dei 10.201 ettari della riserva naturale, ritenuta in zona Balbi «una porcheria». Di qui la sua irritazione, culminata nella richiesta allo zaiano Francesco Calzavara, presidente della commissione Territorio, di cercare una soluzione al pasticcio, poi trovata nella formale richiesta alla Comunità del Parco di esprimere il suo parere. In questo modo l’approvazione già avvenuta, in attesa del vaglio di Bilancio, è stata di fatto azzerata.
ARGOMENTO SCOMPARSO Oltretutto l’argomento non compare nemmeno all’ordine
del giorno della seduta di giovedì prossimo. «Credo che Zaia sarà costretto a bloccare Montagnoli e gli altri», dice Andrea Zanoni (Pd), presente alla manifestazione insieme ai colleghi Orietta Salemi, Graziano Azzalin, Anna Maria Bigon e al capogruppo Stefano Fracasso, soddisfatto delle
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GOVERNATORE FURIOSO CON I TRE CONSIGLIERI DELLA MAGGIORANZA PROMOTORI DEI TAGLI ZANONI (PD): «CREDO CHE LI BLOCCHERÀ»
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LUNEDÌ 27 GENNAIO 2020 IL MATTINO
PRIMO PIANO
le reazioni in veneto
Il Pd: «Bonaccini è un vero leader Ha sconfitto la Lega e il clima d’odio» Marin (Forza Italia): grande trionfo della Santelli in Calabria Azzalin e Fracasso: il M5s residuale, decida il patto con noi
Albino Salmaso PADOVA. In testa agli exit poll e alle proiezioni c’è lui: Stefano Bonaccini, il governatore che ha cancellato i simboli di partito dal suo cartello elettorale. Ha scelto il verde delle campagne padane per alzare il muro contro l’avanzata delle truppe leghiste in Emilia Romagna e ha messo alle corde Lucia Borgonzoni, che resta sotto di 10 punti. Lo scrutinio reale dice che il Pd torna primo partito con il 31,2 %, un soffio sopra la Lega. Ma la poltrona-bis da governatore, Bonaccini, modenese di Campogalliano, l’ha prenotata tre anni fa quando è andato dal premier Paolo Gentiloni per aprire, primo in Italia, il tavolo sull’autonomia delle regioni. «Siamo noi i padri del federalismo con Bassanini e Amato», ha detto Bonaccini che ha bruciato sul tempo Luca Zaia e Bobo Maroni, impegnati a organizzare il referendum. La strategia l’ha spiegata a Vicenza, in un convegno organizzato dal Pd, con Alessandra Moretti e Gianclaudio Bressa a ribadire che quei 10 milioni spesi dal Veneto per ottenere quanto già previsto in Costituzione sono uno spreco intollerabile. È una sfida antica, quella
tra il Veneto e l’Emilia Romagna. Sempre lì a misurarsi sul filo di lana sulla crescita del Pil doppio rispetto a quello dell’Italia, l’export al 40% e il primato della sanità. A nord del Po, la sacrestia d’Italia vota Dc fino a Tangentopoli e poi si innamora di Forza Italia e della Lega. Un amore assoluto, con un solo tradimento: il flirt con Renzi alle europee nel 2014.
Il silenzio dei leader del Carroccio La Stefani guida lo staff elettorale a Bologna Sotto il Po, verso sud, c’è l’Emilia rossa degli asili nido, dei comunisti come Nilde Jotti, Zangheri e Bersani fino al tracollo della Bolognina di Occhetto. Poi dall’Iri e dall’Università arriva Romano Prodi per arginare sua Emittenza il Cavaliere con il vassallo Bossi. Con il Pd stile liberal, la nuova stella è il ministro Dario Franceschini, avvocato ferrarese e capo delegazione a Palazzo Chigi, il tessitore dell’alleanza organica con i grillini a tutti i costi pur di non regalare l’Italia alla Lega. Se il Veneto ha abbracciato con le partite Iva il forzaleghi-
smo, l’Emilia rossa delle cooperative si è aggrappata a Stefano Bonaccini per resistere al rush di Salvini che ha mandato in campo Lucia Borgonzoni, figlia un architetto comunista che non l’ha votata. Come si può avere fiducia in una presidente che dice: l’Emilia Romagna confina con il Trentino e l’Umbria... E il M5S? Si è presentato da solo. Ultimo regalo suicida di Luigi Di Maio, con Simone Benini mandato alla sbaraglio al punto che Toninelli l’ha confuso con Davide Zanichelli. Nel movimento il caos regna sovrano e il ministro Federico D’Incà predica prudenza, com’è nel suo stile. Equilibrio e saggezza. L’agenda di governo riparte con l’autonomia in rampa di lancio e pronta a entrare a Palazzo Chigi, ripete D’Incà. Ma cosa dicono i Dem veneti? Dopo la marcia tra la neve del parco della Lessinia, Graziano Azzalini spiega: «Il dato che emerge è la polarizzazione che ha cannibalizzato il M5S. L’affluenza alta attesta un netto ritorno alle urne: la volontà di Salvini di trasformare l’elezione regionale in un referendum su di sé, caricando il test di un significato nazionale, si è trasformata in un boomerang. Il centrosinistra recupera, questo è il pri-
In alto Stefano Bonaccini e Bobo Maroni duante gli incontri a Roma sul’autonomia differenziata Sotto da sinistra Graziano Azzalin del Pd, Marco Marin di Forza Italia e Federico D’Incà del M5S
mo aspetto significativo rispetto alle europee di maggio 2019». Il capogruppo Stefano Fracasso rincara la dose: «La vittoria di Bonaccini è un’ ottima notizia per gli emiliani e per il PD. Mettere al centro la vita concreta dei cittadini paga. Una iniezione di fiducia per chi crede nella politica della speranza anziché della paura. Una vittoria che segna la marginalità dei Cinque stelle. Non c'è una terza via, vale in Emilia come in Veneto. Sta a loro scegliere. Lo dico anche per le intenzioni di Italia viva e Calenda: la scelta di campo
La nuova mappa del potere dopo le consultazioni amministrative: il centrosinistra ripiega
Centrodestra con 13 poltrone A maggio si vota in sei regioni IL TOTOPOLTRONE
opo Emilia Romagna e Calabria, a fine maggio si voterà anche in Veneto, Campania, Toscana, Liguria, Marche e Puglia. È possibile poi che si torni alle urne anche in Valle d’Aosta dopo le dimissioni del presidente Antonio Fosson. Il totopoltrone vede la netta avanzata del centrodestra che governa 12 regioni e che ha già conquistato anche la Calabria. Un ribaltone storico, che porta la Lega a invocare le elezioni anticipate per tornare a Palazzo Chigi non sulla base dei sondaggi, ma dei risul-
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tati che escono dai nuovi consigli regionali. Con Calabria e Umbria sono salite a 13 le Regioni in mano alla coalizione di centrodestra mentre restano 7 quelle al centrosinistra. Nel computo c’è anche la Valle d'Aosta a guida autonomista con il nuovo presidente Renzo Testolin (Union Valdotaine) dopo le dimissioni del presidente Antonio Fosson, arrivate in seguito all’avviso di garanzia per un’inchiesta per scambio elettorale politico-mafioso. Il centrodestra ha trionfato anche in Basilicata con Vito Bardi e alla conferenza Stato Regioni può dettare legge nel confronto con il governo sulla
Da sinistra Fedriga, Zaia, Borgonzoni, Fugatti e Fontana
con il centrosinistra paga». E il centrodestra? Top secret della Lega. Luca Zaia e l’ex ministra Erika Stefani hanno avuto un ruolo importante nella campagna elettorale e preferiscono il no comment: dati troppi frammentati. Questione di ore. Esulta invece Forza Italia per il trionfo di Jole Santelli in Calabria. «L’Emilia Romagna? Massima prudenza» dice l’onorevole Marco Marin. «Stiamo ovviamente esultando per la clamorosa vittoria in Calabria: sono otto regioni che cambiano colore politico passando dalla sinistra al cen-
trodestra dopo il voto delle politiche 2018. È la sonora bocciatura del governo delle quattro sinistre tutto nuove tasse e assistenzialismo del reddito di cittadinanza. Ormai è chiaro a tutti che il governo Conte 2 ha la maggioranza nelle aule parlamentari ma è nettamente minoranza nel Paese reale. Se l’avviso di sfratto non è bastato le prossime elezioni regionali di primavera saranno un vero e proprio sgombero per il governo. E il centrodestra tornerà a Palazzo Chigi con il voto degli italiani», conclude Marin. —
legge di bilancio e il fondo sanitario. La poltrona di presidente, assegnata a Stefano Bonaccini fino a qualche giorno fa, torna quindi in gioco e sarà il centrodestra a occuparla, con il pieno consenso del ministro Francesco Boccia, impegnato a far approvare la legge quadro sull’autonomia. La mappa del potere vede la Lombardia governata dall’avvocato Attilio Fontana che ha preso il timone dopo l’uscita di scena di Bobo Maroni. In Friuli Venezia Giulia lo scettro è in mano a Massimiliano Fedriga, ex capogruppo della Lega alla Camera dei deputati. La Provincia di Bolzano è guidata da Arno Kompatscher (Svp-Lega) che si posiziona nell'area autonomista ma di centrodestra dopo la rottura del patto storico con il Pd. Il Piemonte ha visto Alberto Cirio di Forza Italia sconfiggere Sergio Chiamparino; la Liguria è in mano a Giovanni Toti che ha provato a fondare un suo partito dopo l’addio a Berlusconi. Il Veneto è controllato saldamente da Luca Zaia, il presidente più amato d’Italia in ter-
mini di popolarità che si ricandida per il terzo mandato. Si tratta di capire se la Lega intende correre da sola o se verrà ripresentata l’alleanza con Fi e FdI, come già stabilito tra Berlusconi, Salvini e la Meloni. La Basilicata è stata conquistata appunto da Vito Bardi il 24 marzo scorso mentre in Sicilia governa Nello Musumeci. La Sardegna ha come leader Cristian Solinas che dal Psd’A è approvato alla Lega. L’Abruzzo è guidato da Marco Marsilio; il Molise da Donato Toma e l’Umbria da Donatella Tesei. A livello territoriale va sommata la Provincia di Trento guidata da Maurizio Fugatti, ma fuori dai conteggi ufficiali per quanto riguarda le Regioni. Al centrosinistra rimangono la Toscana con il presidente Enrico Rossi al secondo amndato; la Valle d'Aosta con neopresidente Renzo Testolin, le Marche con Luca Ceriscioli, la Puglia affidata a Michele Emiliano che si ricandida; il Lazio con Nicola Zingaretti e la Campania dove il governatore è Vincenzo De Luca. —
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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le reazioni in veneto
Il Pd: «Bonaccini è un vero leader Ha sconfitto la Lega e il clima d’odio» Marin (Forza Italia): grande trionfo della Santelli in Calabria Azzalin e Fracasso: il M5s residuale, decida il patto con noi
Albino Salmaso PADOVA. In testa agli exit poll e alle proiezioni c’è lui: Stefano Bonaccini, il governatore che ha cancellato i simboli di partito dal suo cartello elettorale. Ha scelto il verde delle campagne padane per alzare il muro contro l’avanzata delle truppe leghiste in Emilia Romagna e ha messo alle corde Lucia Borgonzoni, che resta sotto di 10 punti. Lo scrutinio reale dice che il Pd torna primo partito con il 31,2 %, un soffio sopra la Lega. Ma la poltrona-bis da governatore, Bonaccini, modenese di Campogalliano, l’ha prenotata tre anni fa quando è andato dal premier Paolo Gentiloni per aprire, primo in Italia, il tavolo sull’autonomia delle regioni. «Siamo noi i padri del federalismo con Bassanini e Amato», ha detto Bonaccini che ha bruciato sul tempo Luca Zaia e Bobo Maroni, impegnati a organizzare il referendum. La strategia l’ha spiegata a Vicenza, in un convegno organizzato dal Pd, con Alessandra Moretti e Gianclaudio Bressa a ribadire che quei 10 milioni spesi dal Veneto per ottenere quanto già previsto in Costituzione sono uno spreco intollerabile. È una sfida antica, quella
tra il Veneto e l’Emilia Romagna. Sempre lì a misurarsi sul filo di lana sulla crescita del Pil doppio rispetto a quello dell’Italia, l’export al 40% e il primato della sanità. A nord del Po, la sacrestia d’Italia vota Dc fino a Tangentopoli e poi si innamora di Forza Italia e della Lega. Un amore assoluto, con un solo tradimento: il flirt con Renzi alle europee nel 2014.
Il silenzio dei leader del Carroccio La Stefani guida lo staff elettorale a Bologna Sotto il Po, verso sud, c’è l’Emilia rossa degli asili nido, dei comunisti come Nilde Jotti, Zangheri e Bersani fino al tracollo della Bolognina di Occhetto. Poi dall’Iri e dall’Università arriva Romano Prodi per arginare sua Emittenza il Cavaliere con il vassallo Bossi. Con il Pd stile liberal, la nuova stella è il ministro Dario Franceschini, avvocato ferrarese e capo delegazione a Palazzo Chigi, il tessitore dell’alleanza organica con i grillini a tutti i costi pur di non regalare l’Italia alla Lega. Se il Veneto ha abbracciato con le partite Iva il forzaleghi-
smo, l’Emilia rossa delle cooperative si è aggrappata a Stefano Bonaccini per resistere al rush di Salvini che ha mandato in campo Lucia Borgonzoni, figlia un architetto comunista che non l’ha votata. Come si può avere fiducia in una presidente che dice: l’Emilia Romagna confina con il Trentino e l’Umbria... E il M5S? Si è presentato da solo. Ultimo regalo suicida di Luigi Di Maio, con Simone Benini mandato alla sbaraglio al punto che Toninelli l’ha confuso con Davide Zanichelli. Nel movimento il caos regna sovrano e il ministro Federico D’Incà predica prudenza, com’è nel suo stile. Equilibrio e saggezza. L’agenda di governo riparte con l’autonomia in rampa di lancio e pronta a entrare a Palazzo Chigi, ripete D’Incà. Ma cosa dicono i Dem veneti? Dopo la marcia tra la neve del parco della Lessinia, Graziano Azzalini spiega: «Il dato che emerge è la polarizzazione che ha cannibalizzato il M5S. L’affluenza alta attesta un netto ritorno alle urne: la volontà di Salvini di trasformare l’elezione regionale in un referendum su di sé, caricando il test di un significato nazionale, si è trasformata in un boomerang. Il centrosinistra recupera, questo è il pri-
In alto Stefano Bonaccini e Bobo Maroni duante gli incontri a Roma sul’autonomia differenziata Sotto da sinistra Graziano Azzalin del Pd, Marco Marin di Forza Italia e Federico D’Incà del M5S
mo aspetto significativo rispetto alle europee di maggio 2019». Il capogruppo Stefano Fracasso rincara la dose: «La vittoria di Bonaccini è un’ ottima notizia per gli emiliani e per il PD. Mettere al centro la vita concreta dei cittadini paga. Una iniezione di fiducia per chi crede nella politica della speranza anziché della paura. Una vittoria che segna la marginalità dei Cinque stelle. Non c'è una terza via, vale in Emilia come in Veneto. Sta a loro scegliere. Lo dico anche per le intenzioni di Italia viva e Calenda: la scelta di campo
La nuova mappa del potere dopo le consultazioni amministrative: il centrosinistra ripiega
Centrodestra con 13 poltrone A maggio si vota in sei regioni IL TOTOPOLTRONE
opo Emilia Romagna e Calabria, a fine maggio si voterà anche in Veneto, Campania, Toscana, Liguria, Marche e Puglia. È possibile poi che si torni alle urne anche in Valle d’Aosta dopo le dimissioni del presidente Antonio Fosson. Il totopoltrone vede la netta avanzata del centrodestra che governa 12 regioni e che ha già conquistato anche la Calabria. Un ribaltone storico, che porta la Lega a invocare le elezioni anticipate per tornare a Palazzo Chigi non sulla base dei sondaggi, ma dei risul-
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tati che escono dai nuovi consigli regionali. Con Calabria e Umbria sono salite a 13 le Regioni in mano alla coalizione di centrodestra mentre restano 7 quelle al centrosinistra. Nel computo c’è anche la Valle d'Aosta a guida autonomista con il nuovo presidente Renzo Testolin (Union Valdotaine) dopo le dimissioni del presidente Antonio Fosson, arrivate in seguito all’avviso di garanzia per un’inchiesta per scambio elettorale politico-mafioso. Il centrodestra ha trionfato anche in Basilicata con Vito Bardi e alla conferenza Stato Regioni può dettare legge nel confronto con il governo sulla
Da sinistra Fedriga, Zaia, Borgonzoni, Fugatti e Fontana
con il centrosinistra paga». E il centrodestra? Top secret della Lega. Luca Zaia e l’ex ministra Erika Stefani hanno avuto un ruolo importante nella campagna elettorale e preferiscono il no comment: dati troppi frammentati. Questione di ore. Esulta invece Forza Italia per il trionfo di Jole Santelli in Calabria. «L’Emilia Romagna? Massima prudenza» dice l’onorevole Marco Marin. «Stiamo ovviamente esultando per la clamorosa vittoria in Calabria: sono otto regioni che cambiano colore politico passando dalla sinistra al cen-
trodestra dopo il voto delle politiche 2018. È la sonora bocciatura del governo delle quattro sinistre tutto nuove tasse e assistenzialismo del reddito di cittadinanza. Ormai è chiaro a tutti che il governo Conte 2 ha la maggioranza nelle aule parlamentari ma è nettamente minoranza nel Paese reale. Se l’avviso di sfratto non è bastato le prossime elezioni regionali di primavera saranno un vero e proprio sgombero per il governo. E il centrodestra tornerà a Palazzo Chigi con il voto degli italiani», conclude Marin. —
legge di bilancio e il fondo sanitario. La poltrona di presidente, assegnata a Stefano Bonaccini fino a qualche giorno fa, torna quindi in gioco e sarà il centrodestra a occuparla, con il pieno consenso del ministro Francesco Boccia, impegnato a far approvare la legge quadro sull’autonomia. La mappa del potere vede la Lombardia governata dall’avvocato Attilio Fontana che ha preso il timone dopo l’uscita di scena di Bobo Maroni. In Friuli Venezia Giulia lo scettro è in mano a Massimiliano Fedriga, ex capogruppo della Lega alla Camera dei deputati. La Provincia di Bolzano è guidata da Arno Kompatscher (Svp-Lega) che si posiziona nell'area autonomista ma di centrodestra dopo la rottura del patto storico con il Pd. Il Piemonte ha visto Alberto Cirio di Forza Italia sconfiggere Sergio Chiamparino; la Liguria è in mano a Giovanni Toti che ha provato a fondare un suo partito dopo l’addio a Berlusconi. Il Veneto è controllato saldamente da Luca Zaia, il presidente più amato d’Italia in ter-
mini di popolarità che si ricandida per il terzo mandato. Si tratta di capire se la Lega intende correre da sola o se verrà ripresentata l’alleanza con Fi e FdI, come già stabilito tra Berlusconi, Salvini e la Meloni. La Basilicata è stata conquistata appunto da Vito Bardi il 24 marzo scorso mentre in Sicilia governa Nello Musumeci. La Sardegna ha come leader Cristian Solinas che dal Psd’A è approvato alla Lega. L’Abruzzo è guidato da Marco Marsilio; il Molise da Donato Toma e l’Umbria da Donatella Tesei. A livello territoriale va sommata la Provincia di Trento guidata da Maurizio Fugatti, ma fuori dai conteggi ufficiali per quanto riguarda le Regioni. Al centrosinistra rimangono la Toscana con il presidente Enrico Rossi al secondo amndato; la Valle d'Aosta con neopresidente Renzo Testolin, le Marche con Luca Ceriscioli, la Puglia affidata a Michele Emiliano che si ricandida; il Lazio con Nicola Zingaretti e la Campania dove il governatore è Vincenzo De Luca. —
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REGIONE
LE IDEE
L’ISOLAMENTO RESTA ANCORA LA MIGLIOR DIFESA DAL VIRUS
POCA COLLABORAZIONE INTERNAZIONALE È MOLTO DIFFICILE EFFETTUARE I RIMPATRI
GIANPIERO DALLA ZUANNA PIERO INNOCENTI
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ono impressionanti i dati sulle mi- sterminando un terzo della popolazione lare le zone contagiate e bloccare gli indisure messe in atto in Cina per con- europea. vidui infetti. Così, dopo la peste del Mantrastare la diffusione del coronaviAnche nel ’700 nessuno aveva ancora zoni del 1630 – che fece stragi simili a rus: città di milioni di abitanti mes- compreso come faceva la peste a passare quelle del 1348 – il morbo abbandonò le se in quarantena, mobilità limitata per de- da a uomo, né c’erano medicine in grado città e le campagne dell’Italia del Nord. cine di milioni di persone, migliaia di me- di contrastarla. Tuttavia, quando nel Oggi la medicina moderna sa (quasi) dici spostati a sostegno delle città al cen- 1743 la peste ritornò nel porto di Messi- tutto sulla peste, e grazie ai farmaci riesce tro dell’epidemia. Fin dall’inizio, le autori- na, il governo isolò subito a contrastare (quasi) tuttà cinesi hanno collaborato strettamente la città con tre corone di te le malattie infettive. La peste del 1347 con l’Organizzazione Mondiale della Sani- fucilieri, che impedivano Tuttavia, gli strumenti attraverso Messina tà e con gli altri paesi del mondo per bloc- a tutti di entrare e di uscidi prevenzione, quarancare il contagio. re. Per Messina la peste tena e isolamento dei sterminò un terzo Queste azioni affondano le loro radici del 1743 fu un’apocalismalati non hanno affatdegli europei nella storia, quando segnarono la nascita se: in un anno la sua popoto perso la loro utilità. Al della medicina pubblica moderna. La pe- lazione passò da 40 a 12 Nel 1743 venne fermata giorno d’oggi queste miste nera del 1347-49 arrivò dall’Oriente mila persone! Tuttavia il sure – per essere efficaci nel porto di Messina, dopo 500 anni in cui suo sacrificio non fu vano, perché il resto – esigono una organizzazione e un coordila peste aveva lasciato della Sicilia e l’Italia inte- namento planetario, data la rapidità del’Europa. Trovò un contira furono risparmiate gli spostamenti degli uomini e delle merIl comportamento nente in piena espansiodall’epidemia. ci. Esigono anche una politica di assoluta ne commerciale, ma to- della Cina questa volta Anche la peste che col- trasparenza da parte dello Stato dove talmente sguarnito di appare più trasparente pì più volte i Balcani nel un’epidemia inizia a diffondersi. fronte al contagio: secoli corso del ’700 non riuscì Da questo punto di vista le autorità cineed efficace di quello di assenza del morbo avead arrivare in Italia, gra- si – che con la SARS del 2002 si erano mal nel 2002 con la Sars vano indebolito le resizie all’efficace organizza- comportate, cercando fino all’ultimo di stenze immunitarie, zione di sanità della Re- negare la gravità dell’epidemia – hanno mentre città e governi non avevano alcun pubblica di Venezia, che impose quarante- fatto un enorme passo avanti. Perché la sistema per contrastare una malattia di ne e blocchi navali e commerciali. Sono globalizzazione degli uomini e delle mercui – peraltro – si ignoravano i meccani- inoltre documentati gli intensi scambi di ci esige una medicina pubblica anch’essa smi di contagio. Nel giro di tre anni, la pe- informazione fra le autorità sanitarie del- fortemente globalizzata. — ste arrivò fino in Scandinavia e in Russia, le diverse città italiane ed europee, per iso© RIPRODUZIONE RISERVATA
PORTALE CULTURAVENETO.IT C’È TANTA STRADA DA FARE GIULIANO SEGRE
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a prima impressione è grandiosa, Accompagnati dalle parole di presentazione del Presidente della Regione Veneto si apre uno scenario teatrale che nella configurazione e nei colori e davvero impressivo: finalmente un’espressione di questo territorio diversa dalla “locomotiva” e consona ai grandi valori culturali prodotti nei secoli. Stiamo parlando del nuovo portale regionale, presentato appena pochi giorni fa dal presidente della regione e raggiungibile all’indirizzo www.culturaveneto.it
È pur vero che subito si manifesta una sottile inquietudine interpretativa; i prospetti teatrali vanno benissimo come sintesi estrema del tema cultura e società: noi in Europa lo sappiamo da Aristofane in poi; ma perché usare i tre, per dirla in breve, della “patreve” o meglio delle città dell’area metropolitane dell’Est, trascurando quelle dell’Ovest? A meno che per tale via si stia finalmente organizzando il Polo Metropolitano intorno a Venezia, come del resto sembra proporre il mondo produttivo. Superata questa – forse eccessiva – inter-
Centri di permanenza per il rimpatrio (Cpr) degli stranieri “irregolari” sul territorio nazionale sono tornati al centro dell’attenzione mediatica dopo la morte, avvenuta alcuni giorni fa, di un cittadino georgiano nel Centro di Gradisca. In attesa che la Procura della Repubblica di Gorizia chiarisca alcuni aspetti della vicenda sulla quale è stata avanzata anche l’ipotesi, tutta da verificare, di un intervento violento di operatori delle forze dell’ordine per sedare una lite del georgiano con un altro straniero, proviamo a fare qualche considerazione su queste strutture nate molti anni fa per il “trattenimento” degli stranieri da espellere. Tutto accade, peraltro, in concomitanza con la pubblicazione del rapporto del Comitato antitortura del Consiglio d’Europa, nel quale si sottolineano maltrattamenti inflitti deliberatamente ad alcuni detenuti nelle carceri di Milano-Opera, Biella e Saluzzo visitate nel marzo del 2019. Ma, tornando ai Cpr, è noto come la percentuale dei rimpatriati rispetto al totale dei provvedimenti di allontanamento sia sempre stata percentualmente bassa mentre si è ritenuto “di primaria importanza per l’efficacia dell’azione di rimpatrio “ l’ampliamento dei posti disponibili anche attraverso l’apertura di nuove strutture (Cpr, OES)” disposto con il decreto legge 113/2018 che ha aumentato a 180 giorni, anziché 90, il periodo massimo di trattenimento in un Cpr, con l’ulteriore previsione di costruirne o ristrutturarne altri attraverso procedure semplificate in un arco temporale di tre anni. Naturalmente tra “il dire e il fare c’è di mezzo il mare” e di ampliamento dei centri, con l’obiettivo di portare la capacità ricettiva totale dai circa 400 del 2018 ai 1.600 come indicato nella relazione tecnica al disegno di legge di conversione del dl 13 aprile 2017, n. 46 (lo stesso decreto con cui si è modificato il nome dei Centri di identificazione e di espulsione in Centri di permanenza per il rimpatrio), non vi è traccia. Tanto più che si voleva ampliare la rete dei Centri, di capienza limitata (100 posti) “in modo da assicurare la distribuzione sull’intero territorio nazionale”, privilegiando siti e aree esterne ai centri urbani (ben note le forti resistenze a tali strutture da parte di amministratori e comunità locali). Senza contare che la dislocazione attuale dei sette Centri (uno, quello di Macomer in Sardegna attivato alcuni giorni fa) in cinque regioni, in tutto il territorio nazionale, comporta un dispendio notevole di risorse umane della Polizia di Stato. Si è sostenuto sempre che un maggior numero di Cpr sia fondamentale per incrementare il tasso dei rimpatri mentre, in realtà, analizzando i dati degli ultimi cinque anni delle persone rimpatriate dopo essere transitate nei Cie/Cpr, si è registrata una percentuale intorno al 50%. Un risultato, come aveva già sottolineato il rapporto sui Cpr (dicembre 2017– Senato della Repubblica) redatto dalla Commissione Straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani, “che non è stato mai attribuito al sovraffollamento delle strutture o alla loro collocazione in determinate città, bensì alle difficoltà legate all’accertamento dell’identità delle persone trattenute in relazione all’intervento delle autorità consolari dei paesi di provenienza”. Su queste ultime, allora, si dovrebbe eventualmente intervenire per una più sollecita collaborazione oltre che a stipulare accordi con i Paesi di provenienza, che spesso non ne vogliono proprio sentir parlare. — © RIPRODUZIONE RISERVATA
pretazione, che però salta fuori ormai spesso, l’attenzione del lettore ritorna subito ai contenuti. Davvero caotici. Approfondendo si vedono due caratteri ben evidenti. Il tema non è la cultura nel Veneto, ma i file contenenti attività culturali presenti nei sistema informatico della Regione. E in secondo luogo per ogni passaggio viene anche indicato il luogo burocratico di responsabilità operativa. Prendiamo la voce musei: nella prima schermata, dopo due segnalazioni appunto sulla struttura informatica di riferimento, per altre otto volte vien e illustrato il complesso dei Musei civici di Padova. Poi l’invito ad approfondire nelle schermate successive non allarga la comunicazione oltre al complesso padovano Qui la felicità del cultore dell’argomento si arrende con il rimpianto che il settore sia così impervio e per di più venga presentato in un luogo che ha fatto della tecnologia informatica un vero monumento, anche se ancora povero di consensi. –– © RIPRODUZIONE RISERVATA
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LUNEDÌ 27 GENNAIO 2020 LA TRIBUNA
TREVISO
ALLA FESTA DEL RADICCHIO A DOSSON
Zaia: Terraglio Est, basteranno 20 milioni Tracciato rivisto, sottopasso e mitigazioni, addio tunnel. «I soldi? Dalla Regione. Ma Treviso e Casier dovranno contribuire» «Sul Terraglio Est c’è un’ottima interlocuzione tra i Comuni di Casier e Treviso, e si è rivisto il tracciato», dice Zaia «ridimensionato e ottimizzato, non costerà più 25 milioni, ma 18, al massimo 20». Il governatore lo ha annunciato in pompa magna ieri a Dosson, alla 34ª festa del Radicchio Rosso, il grande evento del fiore d’inverno. E i soldi? «Veneto Strade è pronto per l’affidamento, mancano ancora i soldi, mi sembra di capire che toccherà metterli alla Regione, e un po’ anche ai Comuni. È un’opera strategica, sgraverà il centro di Dosson e creerà un flusso di traffico funzionale alle nostre imprese». A proposito di impre-
se, in primis c’è la Came di Paolo Menuzzo, in platea, lodato dal governatore mentre traccia la SPBENBQ dell’arteria, ultima appendice delle opere complementari al Passante, ancora da completare, attesa da decenni. Niente più tunnel, sottopasso e mitigazione, razionalizzazione del tracciato. Zaia dispensa sorrisi, strette di mano e foto tra gli espositori, e vuole rassicurare la folta platea di interlocutori istituzionali anche sulle risorse per il secondo stralcio del Terraglio est e sui tempi della Pedemontana. E Zaia ricorda anche le magnifiche sorti e progressive della Pedemontana: «Non mi ritengo un devastatore, penso semplicemente ci siano itinera-
A destra il governatore Zaia ieri alla festa del radicchio
ri da completare, tra cui la Pedemontana che è l’infrastruttura più importante attualmente in cantiere in tutta Italia. Sapete cosa vuol dire Pedemontana? Vuol dire sicurezza e me-
no inquinamento», dice, « Faremo Treviso Nord-Montebelluna in 10 minuti, Treviso Nord-Bassano in 20, Treviso Nord-Montecchio in 40, sbucando già verso Milano. Cam-
bia il mondo , e inquineremo di meno, perché toglieremo code. Ci teniamo tutti ad ambiente e qualità dell’aria. E ci ammaleremo di meno, perché ci arrabbieremo meno». (Mangiando sempre molto radicchio?). Il taglio del nastro, ieri, è stato preceduto dalla benedizione del parroco di Dosson, don Adriano Fardin (cespo di radicchio come aspersorio), dall’esibizione del coro della medie Vivaldi di Dosson, dalla premiazione dei produttori, infine pranzo e immancabili discorsi. E certo se Sanremo si trasferisse a Dosson, il palco vedrebbe decine di ceste colme del croccante fiore d’inverno. Elogi alle sette fasi di lavorazione («Solo i trevigiani po-
tevano inventarsi una cosa del genere» dichiara Zaia), la sua promozione come primo ortaggio Igp d’Europa («Se abbiamo ottenuto questo, otterremo anche l’autonomia», auspica il governatore), del valore turistico legato alle eccellenze enogastronomiche del territorio, del lavoro dei produttori e dei volontari. Prima di Zaia hanno parlato il sindaco di Casier, Renzo Carraretto, il presidente dell’associazione produttori (e successore del sindaco) Raimondo Dotta, il presidente dell’Unpli , Federico Gasparin e il presidente della Strada del Radicchio, Natalino Salvati. — Matteo Marcon © RIPRODUZIONE RISERVATA
A PADERNO DI PONZANO 700 PERSONE
La giornata della famiglia Il vescovo: «Gioia e amore contro crisi, liti, divisioni»
Il vescovo Tomasi davanti alla sala gremita, ieri a Paderno di Ponzano
La famiglia ce la farà. Ha la forza in sè per superare liti, incomprensioni e divergenze. Anzi, sarà proprio lei con la gioia che nasce dall’amore, a traghettare la Chiesa al di fuori delle paludi dell’era moderna intrisa di dubbi e paure. Ne è convinto il vescovo Michele Tomasi che ieri ha celebrato la messa di fronte a 700 persone, all’oratorio di Paderno di Ponzano, per riflettere su famiglia e vita. Con lui il vicario generale mons. Adriano Cevolotto, sui banchi il sindaco Antonello Baseggio in fascia tricolore. Bando alla negatività e spazio alla festa con riflessioni positive di sacerdoti ma soprattutto di laici, musica, canti, cibo condiviso e spettacoli teatrali. Pazienza se durante l’Etcarestia qualche bimbo si è messo a correre e giocare di fronte all’altare o qualche neonato richiamava a gran voce l’attenzione di mamma e papà: la vita è anche questa. Di fronte al dato generale che vede dappertutto famiglie in crisi, aumento di separazioni e divorzi, calo della natalità la Diocesi di Treviso mette in campo le sue forze per riflettere su temi di fondamentale importanza nella visione cristiana. E il vescovo Tomasi si pone in prima linea. «Le difficoltà si superano se impariamo a rispettare e anzi a valorizzare le nostre differenze e se lasciamo che Dio, al di là delle incro-
stazioni, ci inondi di luce, facendoci scoprire l’essenza dell’amore». Che poi è nostalgia dell’eterno. Chiedendo di sostenere papa Francesco in un momento in cui viene attaccato da più parti, anche nella stessa Chiesa, il vescovo invita ad aprire il cuore alla fiducia «perché il Signore compia ciò che semina attraverso la Parola», trovando terreno fertile nelle persone e nelle famiglie dotate di potenza generatrice, che non si esaurisce nella procreazione di figli. Lo hanno ribadito le testimonianze di Francesco, Francesca, Jessica, Simone: si possono generare situazioni e rapporti speciali operando nella scuola, in politica, nel proprio quartiere amplificando esperienze di pace. In quest’ottica le differenze diventano opportunità per crescere, dentro e fuori la coppia. La giornata di ieri era frutto di realtà diverse: organizzata dalla Pastorale familiare della diocesi, ha coinvolto Azione cattolica, Centro della Famiglia e Centro aiuto alla vita, gruppi parrocchiali e di genitori, Carmelitani, Neocatecumeali, Focolarini. Un solo filo rosso: la gioia, con l’ironia, perché «è importante saper sorridere dei nostri guai» come ha suggerito lo spettacolo “De amor e de altri strafanti”. — Laura Simeoni