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MARTEDÌ 4 FEBBRAIO 2020 CORRIERE DELLE ALPI
BELLUNO
il futuro del colle bellunese
Nevegal, troppe difficoltà per la new.co il Comune pensa di riprendersi gli impianti Aperture da parte della maggioranza a questa ipotesi. Gidoni: «È l’unica soluzione: poi la gestione sia affidata a privati» sibilità di finanziare gli interventi di cui il Colle ha bisogno per il suo rilancio. «Adesso, però, quello che conta è smettere di parlarsi e agire», precisa il consigliere regionale. «Se continuiamo a trovarci attorno a un tavolo e a parlare, di sicuro non ci saranno più i tempi per salvare il Nevegal. Per mettere giù una programmazione seria bisogna partire subito, altrimenti rischiamo di assistere ad un film già visto».
Alessia Forzin BELLUNO. Più che una disce-
sa lungo la Coca, costituire la new.co assomiglia sempre di più a una gara di scialpinismo su un ripido pendio ghiacciato. Con il passare delle settimane, emergono difficoltà sempre più grosse per la società mista pubblico-privato che il Comune aveva proposto di costituire quale soluzione per la gestione degli impianti del Nevegal. Le aveva preannunciate il consigliere regionale Franco Gidoni qualche tempo fa: «Non solo la società dovrebbe fatturare almeno un milione di euro all’anno, e non mi sembra proprio che il Nevegal sia in questa situazione in questo momento, ma bisogna anche raggiungere il pareggio di bilancio. NOn è questa la soluzione da percorrere». A queste difficoltà si sommano tempi non proprio brevi per la costituzione della società. Il calendario ormai dice febbraio, e il tempo non è più molto per prendere una decisione.
PAOLO GAMBA: MANCA UN PIANO STRATEGICO
Sciatori sul colle del Nevegal, non ci sono ancora soluzioni per il futuro IL COMUNE LAVORA AD UNA NUOVA IPOTESI
Alla fine di gennaio il sindaco e la sua maggioranza si sono incontrati per fare il punto della situazione, ed è emersa la volontà di trovare un’alternativa alla new.co: che il Comune torni proprietario degli impianti, per poi affidare la gestione a un soggetto privato. Soluzione che non vedeva d’accordo i gruppi di maggioranza mesi fa, quando pure l’idea era stata posta dagli operatori e poi dall’assessore regionale Caner, ma nel vertice di fine gennaio c’è stata un’apertura. Del resto sembrano non esserci alternative, e di questo i consiglieri stanno assumendo consapevolezza. Nessuno vuole vedere gli im-
pianti chiusi, l’obiettivo è mantenerli operativi anche per sviluppare la stagione estiva sul Colle (obiettivo primo dell’amministrazione Massaro, che punta alla
L’Alpe è sconcertata e arriverà a marzo «Non sappiamo nulla della nuova società» destagionalizzazione). Il segretario comunale è stato investito della questione e sta verificando tutte le possibilità e l’iter da seguire. E L’ALPE?
Fra i soggetti che avrebbero dovuto costituire la new.co,
stati generali della montagna
La fiducia di Ascom: «È possibile salvare le piccole botteghe» BELLUNO. Salvare le piccole
botteghe di montagna non è più un miraggio. Parola di Sandro Lavanda, presidente provinciale degli alimentaristi di Confcommercio Belluno, soddisfatto per l’andamento della riunione degli Stati Generali della Montagna: «È stata una soddisfazione vedere che durante la riunione romana sono stati presi in considerazione i temi che il Gruppo
Alimentaristi di Confcommercio Belluno da anni pone come assolute priorità per la salvaguardia delle micro attività di montagna, del nostro territorio, delle frazioni». «Il direttore Luca Dal Poz», prosegue Lavanda, «ha potuto presentare le nostre esigenze, motivandole anche dal lato tecnico e normativo perché è ormai imprescindibile considerare le micro attività in
c’è anche Alpe del Nevegal. La società è proprietaria degli impianti, «ma non abbiamo alcuna novità da parte del Comune», allarga le braccia il presidente, Maurizio Curti. «Tutto ciò che riguarda il Nevegal ormai lo veniamo a sapere dai giornali. Siamo in attesa anche noi». Curti non nasconde il suo sconcerto: «Sono demoralizzato», ammette. «È vero, siamo uno dei soggetti che dovrebbero entrare nella nuova società, ma non ci hanno più detto nulla né siamo stati contattati. Sono senza parole». Alpe, in una riunione fiume fra i soci alla fine di ottobre, aveva deciso di continuare a gestire gli impianti
un’ottica di specialità sotto il profilo della tassazione, dei tributi e delle sovvenzioni; l’alternativa sarà l’assoluta mancanza di presidi economici nei paesi e una crescita esponenziale dei costi sociali che le comunità dovranno affrontare per sopperire alla mancanza di servizi di vicinato». Un aspetto fondamentale rimarcato da Confcommercio Belluno agli Stati generali della Montagna è riferito alla necessità di una programmazione del territorio volta alla salvaguardia dei paesi, delle frazioni e di quanti in esse vi operano. «In tale direzione», conclude Lavanda, «va la nostra costante azione di confronto con gli enti locali affinché comprendano gli effetti di
sul Colle per una stagione, al fine di traghettare il Nevegal verso la new.co. Società che, si ipotizzava allora, avrebbe dovuto vedere la luce a marzo. Dopodomani. Marzo è il limite che si è data Alpe del Nevegal per rimanere alla guida degli impianti. Superata quella data, la società dovrebbe essere chiusa, ma potrebbe anche essere messa in liquidazione. LA REGIONE: UNA LEGGE PER GLI INVESTIMENTI
In Regione, intanto, è stata depositata la proposta di legge del consigliere Franco Gidoni per l’istituzione di un fondo per la valorizzazione dei comprensori sciistici. A fare da apripista in via speri-
un’errata e miope programmazione territoriale; purtroppo, nella maggior parte dei casi nell’ultimo ventennio gli amministratori non hanno ascoltato e accolto i nostri allarmi e fatto proprie le linee di indirizzo della nostra associazione che – attenzione – non sono mai state limitate a concetti di negazione allo sviluppo di nuove forme di distribuzione commerciale, ma alla necessità di garantire un equilibrio oggi ormai minato». «C’è comunque ancora tempo per svoltare e per garantire al territorio condizioni di sostenibilità, salvaguardia dell’esistente ed incentivazione affinché, chi ancora resiste e i giovani che credono nel territorio, in esso possano investire». —
mentale, aveva annunciato Gidoni presentando il PdL, sarebbe il Nevegal. La proposta di legge deve ancora iniziare il suo percorso in commissione, ma av-
Paolo Gamba attacca «Manca un vero piano strategico per il Colle Non ci sono idee» verrà a breve. Secondo Gidoni, l’unica possibilità per dare un futuro al Nevegal è che il Comune ridiventi proprietario degli impianti, e affidi la gestione a un soggetto privato. Quest’ultimo avrebbe nel fondo istituito dalla legge proposta da Gidoni la pos-
Dell’assenza di un piano strategico, e di idee chiare per il futuro del Nevegal, si lamenta il consigliere comunale Paolo Gamba. Anche lui convinto che l’unica soluzione sia che Palazzo Rosso torni proprietario degli impianti: «Anche se non vorrei che poi il soggetto privato gestore sia composto dal giro dei castionesi e del Pd», puntualizza. «Il problema vero è che manca un progetto per lo sviluppo complessivo di tutta l’area del Nevegal», continua. «Fare una società solo per gestire gli impianti non avrebbe senso, non starebbe in piedi. Serve un piano che riguardi tutti gli aspetti del Nevegal, come quello che avevamo predisposto noi. Bisogna capire che il Nevegal è un valore aggiunto per la città, ma pare che l’amministrazione non ne sia così convinta». Il capoluogo si trova ad un bivio, conclude Gamba: «Abbiamo una piazza vecchia, frazioni abbandonate a loro stesse, strutture ricettive non sufficienti per dichiararci città turistica, non c’è alcuna prospettiva per il Nevegal e per l’area della Schiara, anch’essa un grande valore per il territorio ma non adeguatamente valorizzata. Rischiamo di diventare una casa di riposo». — © RIPRODUZIONE RISERVATA
IN BREVE Protezione civile Allerta per vento forte fino a domani sera
Danneggiamento Ultrà viene assolto per il cartello rotto
Il Centro funzionale decentrato della Protezione civile della Regione ha decretato lo stati di attenzione per vento forte su tutto il territorio, dalle 11 di oggi e fino alla mezzanotte di domani. Dalla tarda mattinata di oggi spireranno venti forti sui rilievi, anche molto forti sulle cime più alte; raffiche di Fohn a tratti anche forti nelle valli e sulle zone pedemontane; in pianura i venti saranno moderati e a tratti tesi.
Rotto un cartello allo stadio. L’ultrà della Triestina. Adamo Rocchi è stato assolto: per il tentativo di scavalcare la recinzione e per il danneggiamento. Nel primo caso, il tentativo non vale la contravvenzione e nel secondo, mancava la querela. L’uomo si è arrampicato, questo sì. Ma sarebbero stati degli amici a prendere a pugni la planimetria, nel secondo tempo di Belluno Triestina del 2014. Il pm aveva chiesto 7 mesi e l’avvocato Adami l’assoluzione.
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MARTEDÌ 4 FEBBRAIO 2020 CORRIERE DELLE ALPI
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i soldi per la ricostruzione
Post Vaia, via libera al piano per il 2020 Ci sono 42 milioni per i rimborsi ai privati Da Roma in arrivo altri 200 milioni per il Bellunese. Spazio anche ai progetti del bailey a Belluno e della variante di Alleghe Francesco Dal Mas BELLUNO. Altri 280 milioni dal-
lo Stato per nuovi cantieri post-Vaia in Veneto, per il 2020. Più di 200 quelli per la sola provincia di Belluno. Ma spazio sarà dato anche a nuovi e importanti progetti: la rifacitura del ponte Bailey sul Piave a Belluno, lo studio della variante che dovrà bypassare il paese di Alleghe, mentre Valle di Cadore e Cibiana potranno contare sul nuovo raccordo per la provinciale 347. E poi altre opere e, soprattutto, 42 milioni di euro come ristoro a privati e attività economiche per i danni subiti. «Sono circa 280 milioni di risorse che si sommano ai 468 milioni del piano 2019, che ha già reso le nostre montagne un enorme cantiere», spiega il commissario Luca Zaia. «Il piano per il 2020 è pronto, ma noi non ci siamo mai fermati. Continueremo a portare avanti, senza sosta, l’immane opera messa in campo per riportare la nostra montagna devastata da Vaia a risplendere».
maggiormente colpiti, tutti in provincia di Belluno; i rimanenti 20 milioni andranno ai 64 Comuni colpiti con minore intensità.
Alle amministrazioni comunali, per il ripristino dei danni alle infrastrutture pubbliche danneggiate da Vaia e per opere volte all’aumento della resilienza vengono assegnati 60 milioni di euro: 40 milioni verranno destinati ai 24 Comuni
Circa 100 milioni di euro (almeno metà in provincia di Belluno) sono riservati all’adeguamento delle opere idrauliche in tutto il territorio del Veneto per ridurre il rischio su tutta la rete idraulica principale e secondaria.
Dei circa 45 milioni di euro destinati a opere relative al ripristino delle strade, l’intervento più importante, sul quale Veneto Strade è già al lavoro, è lo svincolo per Cibiana. È un’opera fondamentale in vista delle Olimpiadi, chepotrà essere pronta prima dei Mondiali 2021. L’intervento proseguirà, ma probabilmente il prossi-
SERRAI DI SOTTOGUDA
Il commissario Zaia «Riporteremo la nostra montagna al suo splendore» mo anno, con la costruzione del nuovo ponte tra Venas e Cibiana, di cui si tratterà stamane in un vertice nella sede di Veneto Strade. Circa 5,5 milioni di euro nel piano 2020 sono destinati alla redazione di progetti esecutivi di opere strategiche come, ad esempio, il nuovo ponte in sostituzione del ponte Bailey sul fiume Piave a Belluno; l’aumento della resilienza dei collegamenti intervallivi, come,
opera strategica nel capoluogo
Nella programmazione il nuovo ponte sul Piave in località Lambioi BELLUNO. Stanziati i fondi
per progettare il nuovo ponte sul Piave a Lambioi. Fra i 280 milioni di euro stanziati dal governo per gli interventi 2020 per riparare i danni della tempesta Vaia, ci sono 5 milioni e mezzo destinati alla redazione di progetti esecutivi di opere strategiche. Com’è, appunto il nuovo ponte sul Piave che andrà a sostituire il bailey a Lambioi. Nei giorni immediatamente successivi alla tempesta, il bailey ha dimostrato tutta la sua importanza perché è stato chiuso. Tutto il traffico è stato deviato sulla viabilità alternativa, che però comprende una galleria (quella di Col Cavalier) e allunga i
OPERE IDRAULICHE
STRADE
PROGETTAZIONI COMUNI
casione dI Vaia».
Il ponte bailey a Lambioi
tempi di percorrenza per chi deve raggiungere il Castionese. In quei giorni la città ha capito che non può fare a meno di un attraversamento del fiume in quel punto, anche per ragioni di sicurezza e protezione civile. Per tutte queste ragioni, un ponte a Lambioi è ritenu-
Una casa danneggiata da Vaia
ad esempio, la variante al tracciato della Sr 203 per bypassare l’abitato di Alleghe; la galleria Pala Rossa e il ponte sul torrente Cismon in località Ponte Oltra nei Comuni di Lamon e Sovramonte.
sere saldati. Priorità assoluta, dunque, è stata data ai 42 milioni stanziati per il ristoro dei danni a privati e attività produttive, che si sommano ai 25 milioni di euro già previsti nel piano 2019.
RISTORO PRIVATI
SORGENTI SICURE
Ci sono privati che non hanno ricevuto ancora un euro di indennizzo, altri che devono es-
Sono stati distrutti o danneggiati interi acquedotti. Via anche le strutture di protezioni
to strategico per la viabilità non solo del capoluogo, ma di tutta la Valbelluna, e la progettazione era stata inserita nel piano 2020 del commissario per l’emergenza. Ora i soldi sono stati stanziati ed è un’ottima notizia per Belluno. Il Comune nel frattempo ha avviato un concorso di progettazione con la collaborazione della Fondazione architettura Belluno Dolomiti, perché l’obiettivo è realizzare un’infrastruttura che si inserisca nel contesto paesaggistico e ambientale e lo valorizzi. I professionisti hanno tempo fino al 18 febbraio per inviare le loro proposte. Il 2 marzo la commissione giudicatrice pubblicherà i nomi dei cinque studi che saranno ammessi alla seconda fase. Il 15 giugno si saprà chi avrà vinto e sarà incaricato della progettazione definitiva ed esecutiva e della direzione lavori. A settembre, infine, i progetti saranno esposti in mostra. — Alessia Forzin
delle sorgenti. «15 milioni del nuovo piano sono stati assegnati a quella che abbiamo denominato “Operazione Sorgenti Sicure”», spiega ancora il commissario, «si tratta di realizzare opere di ammodernamento delle opere acquedottistiche per aumentare la resilienza delle sorgenti, in caso si verifichino condizioni simili a quelle che si sono create in oc-
alleghe - parla il sindaco
«Il bypass del paese sarà un vantaggio per tutto l’Agordino» ALLEGHE. «Ben venga se la variante di Alleghe si concretizza: sarebbe un vantaggio non solo per il mio paese, ma per tutto l’alto Agordino» . Il sindaco di Alleghe, Danilo De Toni, accoglie così la notizia che nel piano 2020 per il post-Vaia il commissario ha inserito anche la redazione del progetto di circonvallazione di Alleghe. Un tema, questo, di cui si parla da anni. Come bypassare l’attraversamento del piccolo centro che si affaccia sul lago evitando in particolare (ma non solo) il restringimento della carreggiata che crea notevoli imbottigliamenti soprattutto nella stagione turistica sia estiva che invernale? «Ne avevamo parlato con il commis-
Il sindaco Danilo De Toni
sario Nicola Dell’Acqua», dice il sindaco De Toni, «erano state ipotizzate delle soluzioni. Ora mi fa molto piacere sentire che questa prospettiva potrebbe concretizzarsi. Vedremo come». Insieme a quello di Agordo e di Cencenighe, quello di Alleghe è storicamente uno dei punti neri
Per quanto riguarda i Serrai di Sottoguda, sono stati impegnati 8, 5 milioni di euro per il ripristino dell’intera valle al fine DI renderla nuovamente fruibile, nel rispetto delle peculiarità dell’area patrimonio dell’Unesco. Nel 2019 sono stati avviati i lavori per circa 2 milioni di euro relativi ai primi interventi di pulizia, quest’anno saranno rifatti i sottoservizi con l’obiettivo di rendere la zona sicura in caso di eventi della portata di Vaia. È in revisione il primo studio progettuale che prevedeva addirittura il passaggio di pulmini lungo la strada del corso d’acqua. La Regione stessa ha invitato a realizzare un recupero meno invasivo, più leggero e sostenibile. FAUNA ITTICA
Per la gioia dei pescatori, circa 3 milioni di euro riguardano interventi di ripristino del patrimonio ittico in ambiente montano fortemente depauperato dalla piena del 2018 . —
della viabilità agordina lungo la 203. Quello di Agordo è stato risolto, quello di Cencenighe no, quello ai piedi del Civetta culla ora una speranza. «Le ipotesi avanzate erano due», dice De Toni, «una prevedeva il passaggio sulla sinistra orografica del lago, un altro su quella destra: ora voglio capire quale delle due è stata presa in considerazione». «Quello che è certo», continua il sindaco alleghese, «è che la variante di Alleghe sarebbe importante anche per tutti quei paesi che stanno a monte del nostro. Penso a Rocca Pietore, a Selva di Cadore, a Livinallongo-Arabba. Chiaramente renderebbe molto più vivibile anche il centro di Alleghe». Lo stanziamento dei fondi per la progettazione è sicuramente un primo passo. La storia della variante di Agordo invita tuttavia alla prudenza: in quel caso dai primi progetti al completamento dell’opera (in realtà non realizzata in toto) ci sono voluti più di cinquant’anni. — G. San.
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MARTEDÌ 4 FEBBRAIO 2020 CORRIERE DELLE ALPI
PRIMO PIANO
La grande paura
Zaia e i leghisti «In isolamento gli alunni rientrati dalla Cina» I quattro presidenti del nord scrivono al ministro della salute Azzolina: «Allarmismi inutili». Italia Viva: «Basta speculare» Filippo Tosatto VENEZIA. La sindrome cinese
spinge in rotta di collisione Governo e presidenti leghisti del nord. Il veneto Luca Zaia, Attilio Fontana (Lombardia), Massimiliano Fedriga (Friuli Venezia Giulia) e Maurizio Fugatti (Trentino) hanno trasmesso una lettera congiunta al ministero della Salute chiedendo che il periodo di isolamento previsto per chi rientra dalle zone ad alto rischio della Cina sia esteso anche ai bambini che frequentano le scuole. «Non
Veneto, Lombardia Friuli e Trentino: «Dare risposta all’ansia diffusa tra i genitori» c’è nessuna volontà di contrapposizione con il ministro Speranza, né tantomeno intendiamo ghettizzare bimbi e ragazzi», si affretta a chiarire Zaia «vogliamo soltanto dare una risposta all’ansia espressa da tante famiglie, visto che la circolare della sanità non prevede misure in tal senso». IL MAIL BOMBING
Le parole del governatore di Palazzo Balbi alludono a due circostanze di segno opposto. Il “mail bombing” dei genitori che in questi giorni tempestano le istituzioni e
Luca Zaia governatore del Veneto
gli uffici sanitari, manifestando timori di contagio nelle classi multietniche e reclamando, spesso in toni ultimativi, efficaci provvedimenti a garanzia dei loro figli. E i contenuti della suddetta circolare ministeriale, che da una parte esonera da ogni restrizione alla frequenza gli alunni privi di sintomi allarmanti (febbre, tosse, respiro affannoso) e dall’altra prevede che il personale scolastico presti «particolare attenzione a favorire l’adozione di comportamenti atti a ridurre la possibilità di contaminazione con secrezioni delle vie aeree, anche attraverso oggetti quali giocattoli, matite». Proprio «con riferimento a tale previsione», scrivono i nordisti del Carroccio, i genitori dei bambini che frequentano i servizi educativi per l’infanzia e le
scuole primarie hanno comunque manifestato preoccupazione per le indicazioni dei comportamenti caratteristici nelle diverse fasce d’età». Corollario: chi proviene dalle zone investite dall’epidemia «si tratti di immigrati cinesi, di italiani rimpatriati o di viaggiatori di ogni altra nazionalità», dev’essere sottoposto ad un periodo di osservazione medica (i fatidici 14 giorni prescritti dai virologi) in nome di «un principio precauzionale di profilassi» che includa anche le situazioni “asintomatiche”. Tant’è. L’iniziativa, dalla
Speranza: «La soglia d’attenzione è altissima, evitiamo di dividerci» quale si è dissociato il presidente altoatesino Arno Kompatscher, ha innescato, come prevedibile, vivaci reazioni polemiche. L’ALTOLÀ DI ZINGARETTI
«Come governo, sul fronte coronavirus ci siamo mossi immediatamente, non voglio che si creino inutili allarmismi, la propaganda non fa bene. Non ci sono fondati motivi per escludere gli alunni dalla scuola. Nella circolare citata abbiamo spiegato cosa fare e in quali casi, quindi tranquillità assoluta», la replica a botta calda di Lucia
Azzolina, il ministro dell’istruzione. «Trovo ripugnante che si facciano speculazioni politiche sfruttando le legittime preoccupazioni delle persone», rincara Marco Di Maio, deputato di Italia Viva «chi ha ruoli istituzionali dovrebbe contribuire, più di tutti gli altri, ad abbassare il livello d’allarme e non ad alzarlo fino a questi livelli di discriminazione». « Così la Lega fomenta il panico», ac-
a venezia
Mascherine tra le griffe del T Fondaco Il lusso soffre il calo dei turisti asiatici La protezione per i dipendenti su base volontaria Ogni anno oltre 3 milioni di visitatori nello store affacciato sul Canal Grande VENEZIA. Il Coronavirus at-
tacca anche il mercato del lusso. Dall’inizio della diffusione del virus, i clienti cinesi (che rappresentano il 28 per cento degli acquirenti di articoli di alta gamma) sono dimezzati. A risentire del ca-
lo di una clientela che arriva in gruppo, compra in gruppo e riparte in gruppo, quindi con un benefico effetto moltiplicatore, sono le boutique grandi firme del centro storico e il T Fondaco, che raggruppa i grandi marchi prediletti soprattutto dagli orientali. Dallo store a quattro piano affacciato sul Canal Grande fanno sapere di seguire «con grande attenzione quanto
sta accadendo e l’evoluzione delle raccomandazioni a livello nazionale e internazionale delle organizzazioni sanitarie. Le loro indicazioni sono le linee guida del nostro operato. Come forma di prevenzione e precauzione abbiamo messo a disposizione mascherine protettive per i nostri colleghi, che le indossano su base volontaria». Commesse con le mascherine, qua e là, e clienti con le
medesime protezioni. Per quanto riguardai flussi di visitatori al T Fondaco, al momento non sono state registrate sensibili variazioni. È anche vero che gennaio è tradizionalmente un mese di bassa stagione e, dunque, per valutare l’eventuale effetto del Coronavirus bisognerà aspettare almeno metà mese. I numeri del T Fondaco sono quelli di un grande mu-
cusa il segretario dei dem Nicola Zingaretti. «Almeno su questa emergenza è auspicabile non dividersi e non fare speculazioni partitiche», è l’appello di Pier Ferdinando Casini su Instagram postando una foto che lo ritrae prima del vertice ad hoc con i capigruppo di maggioranza e opposizione presieduto dal premier Conte. E Speranza? «L’Italia è un grande Paese e gli allarmismi sono sbaglia-
seo. Dall’apertura i visitatori sono stati 3 milioni l’anno (3. 400 nel 2019). Per quanto riguarda le nazionalità, riflettono le percentuali di turisti che visitano Venezia. L’anno scorso, secondo l’Organizzazione Mondiale del Turismo, i turisti cinesi all’estero erano stati 150 milioni e, viste le misure restrittive adottate al livello globale, paesi come Thailandia, Giappone, Corea del Sud, Vietnam, Singapore e Malaysia saranno i più colpiti. Come si diceva i l 33% degli acquisti di lusso esentasse (con VAT refund in aeroporto) nel mondo sono fatti da cinesi. In Italia lo stesso dato è solo leggermente più basso, e arriva al 28 per cento. —
ti, evitiamo di dividere il Paese ma la soglia d’attenzione deve essere altissima», dichiara in serata, a conclusione della teleconferenza con i colleghi ministri del G7. DA FUGATTI A FONTANA
«Nessun intento polemico con il ministro della salute, anzi stiamo collaborando intensamente e lo ringrazio per quanto sta facendo in questa fase», getta acqua sul
Una cliente al T Fondaco
PRIMO PIANO
MARTEDÌ 4 FEBBRAIO 2020 CORRIERE DELLE ALPI
3
La grande paura iL nuovo esame
In funzione il test super veloce scoperto nei laboratori del Bo Da ieri attiva la procedura messa a punto da Microbiologia dell’Università In tre ore individua il contagio. Il professor Crisanti: «È tra i migliori al mondo»
Elena Livieri PADOVA. Da ieri nell’Azienda
Ospedale-Università di Padova è disponibile il test super veloce per rilevare il contagio da coronavirus. Nel giro di tre ore il tampone è in grado di restituire il responso sulla presenza o meno del virus nel soggetto analizzato. Il test è stato messo a punto dal laboratorio di Microbiologia dell’Università di Padova diretto dal professor Andrea Crisanti, che fa parte di una rete di laboratori europei per le emergenze dei cosiddetti “virus da importazione” quali ad esempio nel recente passato West Nile e Dengue.
LA PROCEDURA
Un bambino con la mascherina di protezione si scatta un selfie alle spalle di una ragazza con la maschera di Carnevale. È l’immagine di Piazza San Marco, a Venezia, a metà tra la festa e l’incubo globale del coronavirus FOTO INTERPRESS
fuoco Fugatti «stiamo parlando solo dei casi che riguardano soggetti rientrati dalle zone della Cina dove maggiore è la diffusione del contagio, non si tratta pertanto di procedure discriminanti che indistintamente colpiscono tutti, ma di proseguire quell’approccio prudenziale e non allarmistico che abbiamo adottato, con grande spirito di partecipazione anche da parte dell’As-
sociazione cinesi in Trentino». «Abbiamo agito a mente fredda, alla luce del report dell’Oms diffuso il primo febbraio dell'Oms, secondo il quale la trasmissione da Coronavirus in soggetto asintomatico è rara ma possibile, quello che auspichiamo è un gesto improntato a cautela e prudenza, né più né meno», è la conclusione di Fontana. — © RIPRODUZIONE RISERVATA
Nel caso del coronavirus il Laboratorio di Padova ha applicato la procedura raccomandata dall’Oms e si sono immediatamente messe in atto le tecniche già definite nell’ambito della rete dei laboratori europei per i virus emergenti, come si vede nel lavoro Detection of 2019 novel Coronavirus (2019-nCoV) by real-time Rt.Pcr - Rilevamento del nuovo coronavirus 2019 (2019-nCoV) Rt-Pcr in tempo reale - una tecnica messa a punto da Christian Drosten, dell’Istituto di Virologia dell’Università di Berlino e pubblicato il 23 gennaio su www.eurosurveillance.org, dove appare l’evidente parentela col virus Sars. L’equipe del professor Andrea Crisanti ha quindi applicato la metodologia descritta nell’articolo con in più tutti gli aggiornamenti che si sono sommati negli ultimi giorni di studio per ideare il test veloce che da ieri è disponibile nell’Unità di Microbiolo-
Messo a punto a Padova il test super veloce per diagnosticare il coronavirus
gia dell’Azienda ospedaliera universitaria di Padova, centro di riferimento regionale per i casi di coronavirus. MODALITÀ SEMPLICI
Il test segue una procedura piuttosto semplice: al paziente viene prelevato un campione biologico sul quale l’esame metterà in evidenza il materiale genetico del virus. Come lo stesso Crisanti ha spiegato, il campione può essere prelevato con un ispettorato bronchiale ma anche con un semplice tampone faringeo. «Questo test» assicura il professore, «è tra i migliori al mondo». Se il virus è presente, il test ne rivela il materiale genetico. Questo esame può essere effettuato a Padova nell’Unità di microbiologia e, qualora
iL RaCConTo DeLL’emeRGenza
In volo tra scanner e controlli di febbre Parlano i veneti sbarcati dall’Oriente TREVISO. Il desiderio di torna-
re presto a casa, di scappare il più lontano possibile dalla Cina asserragliata a causa del coronavirus. I biglietti aerei per rientrare a Treviso, un volo lungo più di venti ore e i cordoni sanitari per intercettare gli eventuali sintomi della polmonite virale che sta spaventando il mondo. Irene Dal Bo preferisce non rilasciare dichiarazioni ma insieme ai suoi familiari è una delle
trevigiane ritornate da qualche giorno nella Marca. Il viaggio di rientro in patria per lei, figlio e marito, è andato bene, seppur scandito da severe norme igienico sanitarie. Tutti i passeggeri del suo volo sono stati invitati a indossare le mascherine e hanno superato una serie di controlli medici a terra durante le operazioni di check in e imbarco bagagli. Gli scanner
per la misurazione della temperatura corporea sia nell’aeroporto cinese, sia a Dubai, dove la trevigiana ha fatto scalo. Le hostess avrebbero anche distribuito un depliant informativo a tutti i viaggiatori che illustra in lingua inglese, francese e cinese il protocollo da seguire: il lavaggio frequente delle mani con sapone e acqua calda per evitare di veicolare le infezioni, e l’invito delle autori-
tà italiane a un isolamento domiciliare preventivo di 15 giorni con frequente misurazione della febbre per quanti rientrano dall’Estremo Oriente. In caso di sintomi, l’appello a contattare il proprio medico di famiglia o il reparto di Malattie Infettive dell’ospedale Ca’ Foncello di Treviso. Per il resto è stato un viaggio normale e Irene, insieme ad altri connazionali, sta bene. Nessuno di loro na-
risultasse positivo accertando l’avvenuto contagio da coronavirus, il paziente- nello stretto giro di tre ore dal prelievo - potrà essere trasferito nell’Unità di Malattie infettive. Il vantaggio è quello di ridurre al massimo i tem-
Un tampone faringeo o prelievo ai bronchi rilevano il materiale genetico del virus pi della diagnosi, evitando di tenere inutilmente per un lungo periodo le persone che si sospetta possano essere state contagiate in isolamento. SITUAZIONE TRANQUILLA
Il test veloce non è ancora
sconde la contentezza di essere tornato finalmente a casa. È lo stesso sentimento che ha connotato l’attivo di altri 56 italiani, atterrati ieri alle 10 a Pratica di Mare in provincia di Roma con un volo di Stato che li ha prelevati da Wuhan, l’epicentro del focolaio di coronavirus. I nostri connazionali resteranno in quarantena per 14 giorni nella caserma delle Cecchignola nel Lazio. Tutti sono stati sottoposti a un primo screening in Cina, le loro condizioni di salute sono state monitorate durante le 13 ore di volo dall’equipaggio medico a bordo del velivolo. Una volta atterrati in Italia un nuovo test dei parametri vitali che non avrebbero rilevato anomalie dando così ini-
stato applicato su sospetti di contagio. In questi giorni il Pronto soccorso di via Giustiniani così come quello dell’ospedale Sant’Antonio registrano un’impennata di accessi con sintomi influenzali. Il timore che il virus di Wuhan contagi qualcuno serpeggia un po’ ovunque ma il rischio è in realtà contenuto. Lo stesso Ministero della Salute indica il rischio di contagio solo per chi sia stato in Cina nell’ultimo periodo: in caso di sintomi quali febbre, tosse secca, mal di gola e difficoltà respiratorie si può contattare il numero 1500 e, per i soli dipendenti e studenti dell’Università di Padova c’è anche il numero 335/1008877. Fino ad poggi molte telefonate per chiedere informazioni ma nessun allarme contagio. —
zio all’isolamento protetto per due settimane, tempo utile per individuare una eventuale infezione da coronavirus, visto che il patogeno ha un tempo di incubazione di 10 giorni e inizialmente è asintomatico. «Al momento non abbiamo ricevuto né dal Ministero della Salute né dalla Regione alcuna informazione circa la presenza di trevigiani arrivati con il volo di Stato, ma nel caso ci fossero delle comunicazioni sul futuro trattamento o accoglienza sanitaria dei pazienti siamo a disposizione» sottolinea il Dg dell’Usl 2 Francesco Benazzi. «La squadra operativa per la gestione del coronavirus nella Marca è pronta». — © RIPRODUZIONE RISERVATA
III
Primo Piano
Martedì 4 Febbraio 2020 www.gazzettino.it
La ricostruzione post Vaia
OTTOBRE-NOVEMBRE 2018 Un’immagine di Rocca Pietore dopo il passaggio di Vaia; è stata questa una delle aree più colpite dalla tempesta, causando persino la distruzione della rete idrica
FINANZIAMENTI BELLUNO Pronto il piano di interventi 2020 per accedere alla seconda tranche dei fondi governativi triennali 2019-2020-2021 stanziati per far fronte ai danni causati dalla tempesta Vaia di fine ottobre 2018. La prima da 468 milioni, di cui il 70% circa sulla provincia di Belluno, è già stata spesa con successo. Ora ce ne sono altri 280 di cui più di 200 mila sono destinati al Bellunese, area più colpita da Vaia. Stanno così per aprirsi altre centinaia di cantieri; basterà pensare che nel 2019, in provincia, ne sono stati avviati circa 1200 su un totale veneto di 1746. «Priorità è stata data ai 42 milioni stanziati per il ristoro dei danni a privati e attività produttive, che si sommano ai 25 milioni di euro già previsti nel piano 2019 - spiega il governatore Luca Zaia nella sua veste di Commissario Delegato per i primi interventi urgenti di Protezione Civile legati al maltempo dell’ottobre 2018 -. Continueremo a portare avanti l’immane opera per tornare a far risplen-
LUCA ZAIA: «ABBIAMO MESSO 15 MILIONI DI EURO PER LA SICUREZZA DELLE RETI IDRICHE DELLA PROVINCIA»
In arrivo altri 200 milioni: priorità a privati e sorgenti `In cima alla lista il ristoro ad aziende e cittadini Il Commissario annuncia il piano per il 2020: «Immane opera per far risplendere la montagna» c’è poi la messa in sicurezza delle prese d’acqua
`
dere la nostra montagna devastata da Vaia. Dei circa 45 milioni di euro destinati a opere relative al ripristino delle strade, l’intervento più importante, sul quale Veneto Strade è già al lavoro, è lo svincolo per Cibiana. È un’opera fondamentale in vista delle Olimpiadi, che puntiamo possa essere realizzata prima dei Mondiali 2021».
SORGENTI SICURE Altra priorità è quella relativa alla messa in sicurezza delle sorgenti per la quale sono stati stanziati 15 milioni. Il progetto si chiama Operazione Sorgenti Sicure e andrà ad ammodernare gli acquedotti per aumentare la resilienza delle sorgenti, in caso si verifichino condizioni simili a quelle che si sono create
in occasione della tempesta Vaia.
FONDI AI COMUNI Alle amministrazioni comunali, per il ripristino dei danni alle infrastrutture pubbliche danneggiate da Vaia e per opere volte all’aumento della resilienza vengono assegnati 60 milioni di euro: 40 milioni verranno destinati ai 24 Comuni maggiormente colpiti; i rimanenti 20 milioni sono destinati ai 64 Comuni colpiti con minore intensità.
OPERE IDRAULICHE Circa 100 milioni di euro sono riservati all’adeguamento delle opere idrauliche in tutto il territorio del Veneto per ridurre il rischio idraulico su tutta la
rete idraulica principale e secondaria. Le opere saranno eseguite dalle strutture della Regione del Veneto, Geni Civili e Unità operativa Forestale e dai Consorzi di Bonifica.
STRADE Oltre 45 milioni di euro del piano sono indirizzati al ripristino della rete stradale danneggiata e all’adeguamento delle infrastrutture.
TRA LE OPERE VIARIE CIBIANA INCASSA IL NUOVO SVINCOLO CON LA STATALE: SARÀ ULTIMATA PER I MONDIALI 2021
SERRAI DI SOTTOGUDA Per quanto riguarda i Serrai, in comune di Rocca Pietore, sono stati impegnati 8,5 milioni di euro per il ripristino dell’intera valle al fine per renderla nuovamente fruibile, nel rispetto delle peculiarità dell’area patrimonio dell’Unesco. Nel 2019 sono stati avviati i lavori per circa 2 milioni di euro relativi ai primi interventi di pulizia, quest’anno saranno rifatti i sottoservizi con l’obiettivo di rendere la zona sicura in caso di eventi della portata di Vaia.
PROGETTAZIONI Circa 5,5 milioni di euro nel piano 2020 sono destinati alla redazione di progetti esecutivi di opere strategiche come, ad esempio, il nuovo ponte in sosti-
tuzione del ponte Bailey sul fiume Piave a Belluno, l’aumento della resilienza dei collegamenti intervallivi, come, ad esempio, la variante al tracciato della Sr 203 per bypassare l’abitato di Alleghe, la galleria Pala Rossa ed il ponte sul torrente Cismon in località Ponte Oltra nei Comuni di Lamon e Sovramonte.
RIPRISTINO AMBIENTALE Circa 3 milioni di euro riguardano interventi di ripristino del patrimonio ittico in ambiente montano fortemente depauperato dalla piena del 2018 e al ripristino della fauna ittica costiera e dei molluschi danneggiati dalle mareggiate. Lauredana Marsiglia
«Con il 2021 contiamo di chiudere: avviati finora oltre 1200 cantieri» DIFESA DEL SUOLO BELLUNO «Contiamo di chiudere quasi tutto entro il 2021, chiaramente è impensabile di recuperare anche l’ultimo albero caduto in posti oggettivamente difficili da raggiungere». Gianpaolo Bottacin, assessore regionale alla Difesa del suolo e alla Protezione civile, fa un bilancio della cantieristica avviata dall’inizio della mobilitazione post emergenza Vaia quando non solo c’era la necessità assoluta di reperire risorse, ma anche di fare in fretta per ripristinare un territorio flagellato. Spiega che nel 2019 sono stati avviati oltre 1200 cantieri su un totale di 1746 a livello veneto. «Con questa seconda tranche di finanziamenti - spiega Botta-
cin - andremo anche a completare l’opera di ristoro avviata per i privati, cittadini e imprese. Un’altra grande partita che affronteremo sarà quella della messa in sicurezza del prese d’acqua di cui non si è parlato molto. Invece si tratta di interventi fondamentali, visti i danni causati dalla tempesta su prese e reti». L’esempio maggiore, sul fronte acquedottistico, era arrivato proprio da Rocca Pietore dove
«CON QUESTA SECONDA TRANCHE ANDREMO A SALDO DEI RISARCIMENTI PER I BELLUNESI DANNEGGIATI»
l’intera rete, oltre alla presa, era stata spazzata via provocando un black out idrico di enormi proporzioni.
CENTINAIA DI INTERVENTI Ci sono poi altre centinaia di interventi legati alle mitigazione del rischio, alla viabilità dentro alla quale ci stanno anche le strade silvo-pastorali necessarie per poter recuperare gli schianti nei boschi. «Il piano 2020 - prosegue Bottacin - dovrà ora essere approvato dal Dipartimento nazionale della Protezione civile e solo dopo si procederà con gli appalti. L’anno scorso eravamo molto preoccupati perché dopo l’invio del piano entro il termine del 30 settembre il via libera era arrivato solo a maggio con l’obbligo poi di spendere tutti i soldi entro il 30 settembre succes-
sivo. Il termine era stato poi prorogato a novembre, ma fortunatamente siamo riusciti a farcela comunque. Speriamo che quest’anno i tempi siano più rapidi, come ci è stato assicurato».
SPINTA ALLE IMPRESE Non c’è dubbio che Vaia abbia avuto anche riflessi positivi sull’economia provinciale, mettendo in moto ditte e professionisti. «Abbiamo faticato a trovarne professionisti e anche imprese - prosegue l’assessore tanto che per alcuni interventi, come ad esempio nel settore del recupero degli schianti, abbiamo dovuto rivolgerci ad aziende estere, come da Svizzera ed Austria. Le nostre aziende edili hanno invece lavorato egregiamente sul fronte della mitigazione del rischio, realizzato veri
86c83bd3-7c01-4bd7-a2b2-9fa70903ea38
DIFESA DEL SUOLO L’assessore veneto Gianpaolo Bottacin
«ABBIAMO FATICATO A TROVARE IMPRESE E PROFESSIONISTI PER IL LEGNAME CI SIAMO RIVOLTI ALL’ESTERO»
capolavori. Sono state realizzate delle scogliere che sembrano disegnate con la matita». Insomma, si vede finalmente la luce in fondo al tunnel. L’impresa è stata e continua ad essere titanica, ma le grandi emergenze sono state affrontate e ora si scende sempre più nel dettaglio. L.M.
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Nordest
MILLE FIRME PER LE SARDINE «Vogliamo esserci». L’appello delle Sardine per essere protagonisti nella costruzione di un Veneto «diverso da quello che è stato fino ad ora» ha raccolto da sabato 1000 firme
Martedì 4 Febbraio 2020 www.gazzettino.it
MANOVRE VENEZIA Nella Lega di Luca Zaia si sta cullando il sogno del colpaccio: fare man bassa di voti alle prossime elezioni regionali e, grazie alla legge veneta che al maggioritario abbina un pizzico di sistema proporzionale, fare incetta di seggi. Lasciandone, di conseguenza, pochissimi alle opposizioni. È per questo che la Lega sta prendendo in considerazione l’ipotesi di correre da sola e solo in un secondo momento stringere un accordo con il resto del centrodestra, cioè Forza Italia e Fratelli d’Italia. Un patto “segreto”, magari davanti a un notaio, con l’obiettivo di ottenere 33 seggi sui 51, più altri 6-7 tra forzisti e Fratelli. Al M5s e alla sinistra resterebbero a quel punto solo briciole, appena una decina di consiglieri, troppo pochi anche per garantire la partecipazione attiva a tutte le commissioni.
Veneto, la Lega tentata dalla corsa solitaria L’obiettivo è prendere 33 seggi su 51 `Al centrosinistra e M5s resterebbero senza contare azzurri e Fratelli d’Italia pochissimi scranni. Gli alleati frenano `
Le precedenti elezioni
*simulazioni
REGIONALI 2015
POLITICHE 2018 % totale seggi Veneto 23,0 13
Liste Lista Zaia Lega Nord
17,8
10
Forza Italia
6,0
3
Indipendenza Noi Veneto
2,7
1
Fratelli d'Italia
EUROPEE 2019 % totale seggi* Veneto 32,8 20
Liste Lega Forza Italia
Liste
Padova Silvia Ruzzon, già sindaco di Cartura e assessore a Este, e Ettore Tamà; a Verona Valeria Pernice e Stefano Passarini; a Vicenza Marilisa Munari e Andrea Chimetto; a Belluno Maria Croce e Gaetano Rizzo; a Rovigo Arianna Corroppoli e Leonardo Raito; a Treviso Martina Cancian e Jacopo Lodde; a Venezia Aurora Marchioro e Alessandro Maggioni. (al.va.)
Ovviamente gli alleati da questo orecchio non ci sentono. Intanto perché dovrebbero trovare un candidato governatore perdente (passa solo quello che arriva secondo, a meno che, come il pentastellato Jacopo Berti nel 2015, non si candidi anche come consigliere) e poi perché non sarebbe facile spiegare agli elettori le ragioni della separazione. È vero che in casa della Lega l’idea è di proporre un “patto” post voto, ma c’è chi ricorda che anche Salvini nel 2018 aveva chiesto a Berlusconi e alla Meloni di andare dal notaio per garantire che nessuno facesse “salti” verso gli avversari, salvo poi far nascere il governo giallo-verde. Insomma, gli alleati sarebbero anche tentati dalla corsa solitaria, se non altro per dire in campagna elettorale quel che realmente pensano del reame zaiano, ma non si fidano. Passasse l’idea del colpaccio, invece, la Lega potrebbe pescare anche tra le seconde e terze file visto che è passata la modifica della legge che prevede che gli assessori si dimettano da consiglieri regionali (ma c’è la clausola di garanzia a suo tempo chiesta da Maurizio Conte: se all’assessore viene poi ritirata la delega può rientrare in consiglio e ad andarsene a casa è chi aveva preso il suo posto). Ma c’è anche un’altra variabile: al di là degli accordi nazionali, siamo sicuri che a Matteo Salvini convenga un Luca Zaia così forte da fare a meno degli alleati? Tant’è, mentre Zaia tace, gli alleati sono già alle prese con le liste. In Forza Italia certe le candidature di Michele Celeghin e Otello Bergamo a Venezia, Maurizio Conte a Padova, Fabio Chies a Treviso, mentre a Belluno si corteggia Dario Bond. Alda Vanzan
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Lega Fratelli d'Italia
Fratelli d'Italia
4,3
2
Forza Italia
6,0
3
Noi con l'Italia - Udc
1,1
1
Totale centrodestra
62,7
32
Totale centrodestra
49,1
29
Partito Democratico
18,9
10
Partito Democratico
16,6
8
Europa Verde
2,7
1
2,7
1
+Europa - Italia in Comune
2,7
1
2,6
1
52,1
28
IL MECCANISMO
Partito Democratico
16,6
8
+ Europa
Per spiegare il disegno leghista - e una anticipazione l’ha data l’assessore Roberto Marcato con una intervista al Gazzettino bisogna capire come funziona la nuova legge elettorale, quella riformata nel 2012 (la numero 5) e successivamente modificata nel 2018 (la numero 19). Premessa numero uno: il Veneto ha scelto un sistema maggioritario, ha deciso cioè di garantire la governabilità anche se non si ottiene la maggioranza assoluta perché scatta un premio in termini di seggi. Esempio: se una coalizione vince ma prende meno del 40% dei voti, avrà comunque il 55% dei seggi. Cioè 27 su 49. E qui va detto che il consiglio regionale è composto da 49 membri più il governatore eletto più il candidato governatore arrivato secondo; la formula è 49 + 1 + 1. La volta scorsa, nel 2015, per avere il 60% dei seggi bisognava superare il 50%. Adesso, per avere il 60% dei seggi - cioè 29 scranni che fanno 30 con il governatore
Alessandra Moretti Presid.
3,8
2
Italia Europa Insieme
0,5
-
La Sinistra
Veneto Civico
1,5
1
Civica Popolare Lorenzin
0,4
-
Totale centrosinistra
Verdi-Sel-Sinistra
1,1
0
Totale centrosinistra
20,2
9
Totale centrosinistra
23,0
11
Movimento 5 Stelle
23,8
11
Movimento 5 Stelle
10,3
5
7,0
-
5,7
3
Ncd-Udc-Ap
2,1
1
Veneto del Fare
1,4
1
Totale altri
9,2
5
L’IPOTESI DI UN PATTO POST ELETTORALE NEL CENTRODESTRA MA UNO ZAIA TROPPO FORTE POTREBBE INFASTIDIRE SALVINI
3
6
Totale centrodestra
Lista Tosi
LE PERPLESSITÀ % totale seggi* Veneto 26 49,9
10,8
Altri
6,8
1,0
1
25,5
13
Movimento 5 Stelle
8,9
4
Altri
3,0
-
Ai 49 consiglieri si aggiungono il candidato governatore eletto e il candidato governatore della coalizione arrivata seconda. L'assemblea alla fine si compone di 51 membri
COLPACCIO Le tabelle mostrano i seggi ottenuti nel 2015 e quelli che ci sarebbero stati con la nuova legge elettorale nel 2018 e nel 2019 (simulazioni dell’Osservatorio elettorale). Ora la tentazione della Lega è di correre da sola, prendere più del 60%, portarsi a casa 32 consiglieri (33 con il presidente) e poi stringere un accordo con FdI e FI lasciando pochissimi seggi al centrosinistra
eletto - basterà superare il 40% dei consensi.
Sul Gazzettino
LA QUOTA PROPORZIONALE
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Nordest
«JUNIOR CALLY A SANREMO? INDIGNIAMOCI» L’assessore veneta Elena Donazzan (Fdi): «Il giovane rapper usa parole di violenza da disgusto. Da donna e rappresentante delle istituzioni non guarderò il Festival».
Domenica 2 Febbraio 2020 www.gazzettino.it
L’intervista Roberto Marcato er lui la politica è passione, non rancore. Con una stella polare, l’autonomia. Un obiettivo, cioè far sì che quelle venete siano “città di luce” e non buie perché si spengono le insegne delle botteghe costrette a chiudere. E con una certezza: Luca Zaia sarà riconfermato governatore perché su temi cruciali, quali sanità, occupazione e turismo, a suo dire ha fatto talmente bene, che neppure l’opposizione riesce ad attaccarlo. Roberto Marcato, assessore regionale con delega allo Sviluppo Economico e alle Attività Produttive, nonché membro della segreteria federale con Matteo Salvini e del direttorio che regge la Lega in Veneto, parla con toni accorati del presente e del futuro del “suo” Veneto, non disdegnando, per rafforzare i concetti, di ricorrere al dialetto. Del resto per lui, abituato a salutare con un sorriso e la battuta “Bojorno paròn”, non potrebbe che essere così.
P
Assessore, partiamo proprio dalle regionali. A sfidarvi potrebbe esserci una grande coalizione capeggiata da Arturo Lorenzoni, vicesindaco di Padova. «È un’alleanza divisa ancor prima di nascere. Con il Pd che vuole un candidato suo e i pentastellati che non intendono correre con i democratici. D’altro canto pure l’attuale governo di Padova è un insieme di contraddizioni e contrapposizioni pesantissi-
«IL PARTITO DEI VENETI SEGNA EFFERVESCENZA MA NON FA BEN SPERARE CHE SPRECHI TEMPO CONTRO LA LEGA INVECE CHE ROMA CENTRALISTA»
«Autonomia, patto di sangue con Fdi e Fi o corriamo soli» `L’assessore regionale lancia il tris di Zaia `«Se saremo ancora alleati di Brugnaro «Rivincerà, centrosinistra troppo diviso» a Venezia non faremo più le comparse» me, e l’unico collante è la paura di perdere la “carega”. Per governare il Veneto, però, serve ben altro. Certo, non sottovaluto nessuno, tanto meno Lorenzoni, ho rispetto di ogni avversario, perché lo reputo tale, non un nemico. Ma una cosa è evidente: la dote di Zaia è pesantissima, tanto che le minoranze fanno fatica a criticarlo». In che senso? «Nel Veneto abbiamo la migliore sanità d’Italia, certificata dal governo giallorosso, il più basso tasso di disoccupazione, la crescita più alta del Pil, siamo al primo posto in Italia e al secondo in Europa per presenze turistiche. Il presidente, poi, senza mai una lite, ha coronato il
percorso politico per le Olimpiadi a Cortina, le colline del prosecco patrimonio dell’umanità e sta lottando per il riconoscimento Unesco per Padova. Non a caso alle europee un veneto su due ha votato Lega». Chi sceglierà i candidati del Carroccio? «Il nostro partito è strutturato e i nomi verranno vagliati dalla segreteria provinciale di Padova con il commissario Filippo Lazzarin e poi condivisi con il direttorio veneto, cui spetteranno le designazioni definitive». Del partito dei veneti cosa pensa? «Ben venga, se dà la misura dell’effervescenza politica del territorio. Però ricordo che è costituito da forze indipendentiste-secessioniste. Non mi fa ben sperare che sprechino il loro tempo contro Zaia e Marcato, invece di contrastare il sistema centralista romano. E poi imma-
ginare che gli indipendentisti facciano un’alleanza con Pd e grillini, che stanno massacrando le regioni, fa sorridere». Il centrodestra si presenterà unito alle regionali? «Dipendesse da me, andremmo da soli e mi batterò per questo. A meno che non si verifichino due condizioni: che Berlusconi e Giorgia Meloni sottoscrivano un patto di sangue sull’autonomia presentata dalla delegazione capitanata da Zaia. E che FdI tolga questa “opa ostile” nei confronti della Lega e smetta di andare a caccia dei nostri amministratori». Come vede la situazione politica delle città venete? «Parto da Venezia e da Brugnaro, oggi nostro alleato. Su temi quali il Mose, Porto Marghera, ma anche nel rapporto con il governo, ha lavorato bene. Ma nel caso dovesse ricandidarsi e l’alleanza dovesse essere riconfer-
mata, non siamo disposti a fare le comparse come avviene adesso che non abbiamo gli spazi che meriteremmo, considerato quello che rappresentiamo. Se in futuro saremo ancora insieme, governeremo alla pari». A Padova però c’è un’“isola” di centrosinistra... «Infatto purtroppo Padova non ha il ruolo che le spetterebbe. Incontro spesso il rettore Rizzuto, il prefetto Franceschelli, il questore Fassari e i rappresentanti delle categorie, e conosco bene la situazione. La sicurezza è uno degli elementi di debolezza strutturale del centrosinistra, padovano e nazionale, All’ombra del Santo, città universitaria e capitale del volontariato, c’è invece una recrudescenza della criminalità legata all’immigrazione, sottovalutata per questioni ideologiche. La maggioranza ha contaminato Giordani, sostenendo un’accoglienza senza regole. Io immagino sì una Padova accogliente, ma dove l’osmosi tra etnie e culture diverse trova sintesi nel rispetto della legge. Pensare, come sta avvenendo, di accogliere tutti gli stranieri, sistemandoli magari in qualche caserma dismessa dove vivono come animali e ingrassando le cooperative, è un errore. Bisogna dare loro l’opportunità di una vita dignitosa, senza dover delinquere. Padova, poi, deve decollare e il sindaco fare da motore. Invece sulla Fiera siamo fermi, sul traffico la maggioranza ha visioni contrapposte e il centro si sta desertificando. Ogni qualvolta si spegne l’insegna di un negozio, muore un pezzo di città. Padova “città della luce” è possibile: basta volerlo. Stop, quindi, alle grandi strutture di vendita e aiutiamo i piccoli commercianti. Perché il futuro è loro, come dimostrano Francia e Stati Uniti dove spariscono i centri commerciali e riaprono le botteghe». Nicoletta Cozza © RIPRODUZIONE RISERVATA
`L’intervista all’assessore
regionale leghista Roberto Marcato sull’edizione di domenica 2 febbraio
Ma cosa succede se una coalizione è capace di prendere da sola la maggioranza assoluta? Dopo il 50% di consensi, scatta il sistema proporzionale. L’esempio è quello delle Europee 2019 con la simulazione effettuata dall’Osservatorio elettorale: un anno fa la coalizione di centrodestra prese in Veneto il 62,7%; fossero state elezioni regionali, avrebbe avuto 32 seggi, 33 contando anche il governatore. Ebbene, forte dei sondaggi e del gradimento di Luca Zaia, sempre al primo posto tra i governatori d’Italia più amati, la
Due per provincia
Nominati i coordinatori di Italia Viva VENEZIA Settimana (forse) decisiva per sapere se in vista delle elezioni regionali del Veneto nascerà il terzo polo oppure se Italia Viva e Azione rientreranno nella coalizione di centrosinistra con una propria lista. Nel frattempo Italia Viva, reduce dalla sua prima assemblea nazionale, ha iniziato a strutturarsi sul territorio, nominando i coordinatori provinciali. Due per provincia, in perfetta parità di genere. Eccoli: a
Lega è convinta la prossima primavera di ottenere oltre il 50% dei voti anche correndo da sola, senza gli alleati. Si ripeterebbe lo schema del 2015: primo partito la Lista Zaia, poi la Lega e, se sarà presentata, la lista degli amministratori scelti direttamente dal governatore. Ma se con queste tre liste Zaia prendesse 32 seggi (33 con lui), perché spartirli anche con gli alleati di Fratelli d’Italia e di Forza Italia? Perché non correre separati e allearsi successivamente lasciando al M5s e al Pd una manciata di scranni?
L’intervista Marco Marin l padovano Marco Marin è deputato di Forza Italia. Un partito che, secondo l’azzurro, dovrà far parte a pieno titolo della coalizione che sosterrà la candidatura di Luca Zaia al suo terzo mandato da governatore. «Alle prossime Regionali il centrodestra sarà unito anche in Veneto, come prevede l’accordo tra Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni», dice.
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Roberto Marcato ha dichiarato che, se non sarà stretto «un patto di sangue sull’autonomia» con Fi e Fdi, la Lega andrà da sola. Cosa risponde? «L’autonomia è un obiettivo che abbiamo l’obbligo di raggiungere perché i veneti si sono espressi in modo chiarissimo nel referendum del 22 ottobre 2017, istituito da una legge voluta proprio dal gruppo regionale di For-
ne. Certo, le differenze ci sono: noi siamo moderati, cattolici, liberali e popolari. Ma tutti insieme possiamo portare avanti progetti e programmi concreti, guidati da Zaia che è il presidente di Regione più amato d’Italia, così come Luigi Brugnaro è il sindaco più stimato. I nostri avversari sono altri: Pd, Leu, Iv e M5s, quelli che promuovono le misure assistenzialistiche anziché sostenere le imprese come farebbe e farà Forza Italia».
«Con il centrodestra unito sfratteremo i giallorossi e otterremo l’autonomia» za Italia e sostenuta dal resto del centrodestra. Quindi da parte nostra vale l’impegno preso dalla coalizione con il popolo veneto. Naturalmente per ottenere la riforma ci vorrà però anche un Governo di centrodestra, dato che l’attuale esecutivo assistenzialista, statalista, centralista e giustizialista è l’esatto contrario del principio di autonomia». Crede sarà possibile questa doppia condizione? «Abbiamo già dato l’avviso di
sfratto al Governo giallorosso dopo le Regionali di Basilicata, Molise, Abruzzo, Umbria, Sardegna, Piemonte, Emilia Romagna e Calabria, visto che ora siamo 7 a 1 per il centrodestra. Sono sicuro che gli daremo lo sgombero definitivo con la vittoria in Veneto». Non teme una modifica degli equilibri nell’asse del centrodestra, considerato il peso della componente sovranista? «L’alleanza non è in discussio-
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«ALLE REGIONALI VARRÀ L’ACCORDO FRA BERLUSCONI, SALVINI E MELONI. SIAMO DIVERSI MA INSIEME LAVOREREMO A PROGETTI CONCRETI»
Vuol dire che Fi prenota già l’assessorato regionale allo Sviluppo Economico? «No, queste sono considerazioni che verranno dopo il voto e spetteranno al nostro coordinatore regionale (Michele Zuin, ndr.). A me interessa fare le cose giuste per i veneti». (a.pe.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Primo Piano
Martedì 4 Febbraio 2020 www.gazzettino.it
Sicurezza a scuola
I governatori della Lega: «In quarantena gli alunni che tornano dalla Cina» È bufera sulle prescrizioni del ministro `Lettera di Veneto, Lombardia, Trentino Azzolina: nessun motivo per tenerli a casa e Friuli: isolamento di 14 giorni, come tutti `
LO SCONTRO VENEZIA È scontro tra il governo e le regioni leghiste del Nord sulla “quarantena” degli scolari. I presidenti di Veneto, Friuli Venezia Giulia, Lombardia e Trento hanno scritto una lettera comune al ministero della Sanità, Roberto Speranza, chiedendo che il periodo di isolamento previsto per chi rientra dalla Cina sia applicato anche ai bambini. In pratica gli alunni dovrebbero restare in isolamento per 14 giorni prima di rientrare in classe. «Non c’è nessuna volontà di contrapposizioni politiche, né tantomeno di ghettizzare: vogliamo solo dare una risposta all’ansia dei tanti genitori visto che la circolare non prevede misure in tal senso», ha detto il governatore del Veneto, Luca Zaia. Secco il no del ministro dell’Istruzione, Lucia Azzolina: «Non voglio che si creino inutili allarmismi, la propaganda non fa bene. Non ci sono motivi per escludere gli alunni dalla scuola. Nella circolare abbiamo spiegato cosa fare e in quali casi, quindi tranquillità assoluta».
LA CIRCOLARE La circolare in questione è quella emanata dal ministero della Salute sabato 1° febbraio, “Indicazioni per la gestione degli studenti e dei docenti di ritorno o in
IN AULA SE NON PRESENTANO SINTOMI MA GLI ALTRI GENITORI PROTESTANO I PRESIDI: ATTENERSI ALLA CIRCOLARE
IL FOCUS ROMA Il rischio che il Coronavirus aprisse un nuovo fronte Usa-Cina dopo una prima intesa sui dazi era nell’aria da giorni. Ma ora è ufficiale: Pechino accusa soprattutto gli Stati Uniti, ma anche altri Paesi, di «aver creato e diffuso incessantemente il panico» limitando i viaggi in Cina e favorendo i rimpatri dal Paese asiatico anziché offrire un aiuto significativo. «I Paesi sviluppati come gli Stati Uniti, con forti capacità e mezzi di prevenzione dell’epidemia», ha spiegato la portavoce del ministro degli Esteri cinese Hua Chunying ai giornalisti, «sono stati i primi a imporre restrizioni eccessive andando contro i suggerimenti dell’Oms», invece di «compiere scelte razionali, pacate e con un riscontro scientifico». Un affondo pesante, che unito alla probabilità sempre più alta che la Cina non riesca a rispettare gli acquisti di beni Usa promessi a Trump, fa immaginare nuove pesanti tensioni tra i due Paesi. Una minaccia in più per i mercati, già tormentati dai timori di una recessione globale, che ieri hanno fatto i
Adria
Conservatorio, in 15 con la maschera: «Per rispetto»
`In classe con la mascherina.
Per scelta, non per imposizione. È la decisione assunta in autonomia da una quindicina di studenti cinesi del conservatorio “Buzzolla” di Adria, che per fugare dubbi e psicosi hanno deciso di entrare in classe con il volto coperto: un senso tutto orientale di rispetto nei confronti degli altri alunni, dei docenti e del personale scolastico. La presidente dell’istituto polesano Mara Bellettato spiega: «La decisione è stata presa in maniera autonoma dai ragazzi. I cinesi, per cultura e tradizioni, hanno un forte senso di rispetto nei confronti degli altri. Molti dei nostri ragazzi, anche quando sono raffreddati o hanno la tosse, già prima si presentavano a lezione con la mascherina davanti alla bocca. Ora più che mai, visto quello che sta accadendo a causa di questo virus proveniente dal loro Paese. Per loro non si tratta comunque di niente di sconvolgente. Una normale prassi che adottano nella vita quotidiana».
partenza verso aree affette della Cina”. Per gli studenti tornati dalla Cina nelle ultime due settimane l’indicazione è di chiamare il 1500 solo se compaiono tosse, febbre, difficoltà respiratorie. Lo stesso vale per gli scolari e per i piccoli degli asili. Le “misure di sorveglianza” sono previste in un solo caso: “Studenti ai quali è stato comunicato dall’autorità sanitaria, o che sono venuti in altro modo a conoscenza, di aver effettuato un viaggio insieme ad un paziente nCoV - con qualsiasi tipo di trasporto - e/o di aver coabitato con un paziente nCoV, entro un periodo di 14 giorni”. Per il resto, tutti in aula se non hanno i sintomi del coronavirus. Che poi è esattamente quello che avevano detto in Regione Veneto in una conferenza stampa sabato mattina: regolarmente a scuola gli studenti di rientro dalla Cina se non hanno sintomi. Solo che non avevano fatto i conti con le minacce delle mamme degli altri bambini, pronte a disertare le
scuole. O, forse, erano convinti che la circolare avrebbe previsto dei controlli anche sui minori di ritorno dalla Cina. «Domenica mattina, a margine di una call conference con la Protezione civile, ci siamo confrontati noi governatori - ha detto Zaia - e abbiamo convenuto che non ci sono precauzioni per i bambini».
LA MISSIVA Così, ieri è partita la lettera al ministro alla Salute firmata da Luca Zaia (Veneto), Attilio Fontana (Lombardia), Massimiliano Fedriga (Friuli Venezia Giulia), Maurizio Fugatti (Provincia autonoma di Trento). La lettera chiede di integrare la circolare del dicastero sulle misure per gli studenti «prevedendo un ulteriore elemento di tutela verso i bambini che frequentano i servizi educativi per l’infanzia e gli studenti soggetti ad obbligo scolastico, prevedendo, in via del tutto precauzionale, un periodo di 14 giorni prima del rientro a scuola da
TORNANO LE TENSIONI CON WASHINGTON, PECHINO ACCUSA: «BLOCCHI INVECE DI AIUTI». LE BORSE BRUCIANO 420 MILIARDI
parte degli studenti, di qualsiasi nazionalità, italiani compresi, giunti in Italia dalle aree affette della Cina». I quattro governatori sottolineano che, anche a seguito del Report n.12 dell’Oms, il quale afferma che la trasmissione da coronavirus in soggetto asintomatico è «rara ma possibile» e considerato che le conoscenze sul virus e sulla reale situazione epidemiologica sono limitate, «è di tutta evidenza che quelle di contenimento sono le uniche misure preventive a nostra disposizione per cercare di limitare la diffusione del virus». E poi, ricordano i governatori, ci sono le mamme in ansia: «I genitori dei bambini che frequentano i servizi educativi per l’infanzia e le scuole primarie hanno manifestato preoccupazione». La reazione delle scuole? «Attenersi alla circolare del ministero», ha detto il presidente dell’Associazione Nazionale Presidi, Antonello Giannelli. Alda Vanzan © RIPRODUZIONE RISERVATA
ZAIA: «QUI NESSUNO VUOLE GHETTIZZARE MA COSÌ NON CI SONO PRECAUZIONI: FAMIGLIE IN ANSIA, BISOGNA DARE UNA RISPOSTA»
MASCHERATI Studenti in una scuola del Nepal (foto EPA)
Cina contro Usa: basta panico Petrolio giù, interviene l’Opec conti con l’ennesimo crollo del petrolio e la deblacle dei listini asiatici. Il brusco risveglio delle borse di Shanghai e Shenzhen alla riapertura dopo le festività del capodanno lunare, sono costate 420 miliardi di dollari bruciati (Shanghai ha perso il 7,72%, la flessione più ampia dal 2005 mentre Shenzhen ha
GOVERNATORI I 4 presidenti di Regione che hanno scritto una lettera comune al Ministero della Sanità: dall’alto a destra, il veneto Luca Zaia; il friulano Massimiliano Fedriga; qui sopra, il lombardo Attilio Fontana e, a destra, il trentino Maurizio Fugatti
chiuso in calo dell’8,41%). Non sono bastati i 1.200 miliardi di yuan (156 miliardi di euro) di liquidità iniettati ieri dalla Banca centrale cinese.
GLI INTERVENTI Pronta a intervenire c’è anche l’Opec: il cartello dei Paesi produttori potrebbe anticipare la sua riunione all’8 e 9 febbraio per discutere soluzioni e rimedi all’emergenza Cina (che consuma il 15% del petrolio mondiale), dove la domanda di greggio è crollata del 20% mettendo sotto forte pressione le quotazioni dell’oro nero. Il Brent è sceso fino a -4%, ai minimi degli ultimi 13 mesi, mentre il Wti è scivolato sotto i 50 dollari al barile (in calo
di oltre il 3%) per la prima volta da oltre un anno. Crolli che stanno spingendo l’Arabia Saudita a valutare misure drastiche: dalla riduzione complessiva della produzione dell’Opec di 500.000 barili al giorno fino alla fine della crisi cinese fino all’alternativa più estrema, che vede l’Arabia Saudita in prima linea con l’impegno a una riduzione temporanea da 1 milione di barili al giorno, in modo da creare uno shock sul mercato evitando una caduta libera delle quotazioni. Preoccupati del crollo del petrolio sono anche gli analisti di Fitch. In questo scenario «potrebbe diventare più difficile» per alcune aziende del settore, avvertono, «accedere ai mercati dei capitali: si ri-
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schia «un tasso di default più elevato». Da parte sua, il Dragone sembra pronto ad ammorbidire il target di crescita per il 2020 e pur di difendere una crescita del 6%, ora davvero ambiziosa, potrebbe mettere in campo una serie di misure a sostegno dell’economia, tra cui un innalzamento del tetto al rapporto tra deficit e pil. Intanto gli Stati Uniti hanno azzardato una stima preliminare indicano un impatto contenuto, dell’ordine dello 0,2% sul pil del primo trimestre. Mentre in Europa, Italia compresa inizia a pesare lo stop agli approvvigionamenti di semilavorati da Pechino e dintorni. Sono almeno 24 tra province e municipalità cinesi che hanno rinviato la ripresa delle attività ecnomiche e produttive a non prima del 10 febbraio. A fermarsi ben oltre il Capodanno cinese sono aree che pesano per oltre l’80% in termini di contributi al Pil della Cina e per il 90% all’export. E non sono esclusi ulteriori slittamenti. Ma se i cinesi non producono, non basteranno di certo le scorte di magazzino a mettere una toppa. Roberta Amoruso © RIPRODUZIONERISERVATA
Intervista Don Alberto Poles
«In classe lo tratterebbero da appestato» solare per 14 giorni uno studente di ritorno dalla Cina o trovarsi la classe vuota perché le altre mamme, in estrema ansia e temendo l’infezione, sono pronte a tenere a casa i figli? Don Alberto Poles, presidente di Forma Veneto (l’associazione di categoria dei centri di formazione professionale, oltre un centinaio di aderenti), tra le due opzioni ha deciso di scegliere la prima.
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Presidente, cos’è successo? «In uno degli istituti aderenti a Forma Veneto sta per rientrare dalla Cina uno studente. E si è aperto il dibattito: cosa fare? Non solo i genitori degli altri ragazzi sono preoccupati, ma il nostro timore è che in classe si scatenino pregiudizi, che lo studente venga trattato dai compagni come un appestato. Per questo l’orientamento è di dialogare con la famiglia del ragazzo che rientra dalla Cina e invitarla a tenere a casa il figlio per un paio di settimane». Può farlo? «Sì, ma dobbiamo discutere con la Regione, competente per la formazione professionale, perché si supererebbe la percentuale ammessa di assenze». La richiesta di Luca Zaia di estendere la “quarantena” agli studenti vi andrebbe bene? «Benissimo, ci sarebbero i controlli e non sorgerebbero problemi con le assenze». Il rischio altrimenti? «Vogliamo scongiurare che le altre mamme tengano a casa i propri figli. Avremmo la classe vuota». Al.Va. © RIPRODUZIONE RISERVATA
«VOGLIAMO SCONGIURARE CHE LE MAMME NON MANDINO I PROPRI FIGLI A LEZIONE»
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Mestre Marghera
Martedì 4 Febbraio 2020 www.gazzettino.it
‘Ndrangheta, danno d’immagine Accolte come parti civili le istituzioni al processo `Ammesse anche cinque vittime delle estorsioni in aula bunker a 53 esponenti del clan Bolognino Una ventina di imputati chiede il rito abbreviato
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CRIMINE ORGANIZZATO MESTRE Le organizzazioni sinda-
cali non saranno parte civile al processo contro i presunti affiliati alla cosca calabrese Grande Aracri, facente capo alla famiglia Bolognino che, secondo la Procura antimafia di Venezia, ha allungato i suoi tentacoli anche in Veneto, in particolare nelle province di Padova e Vicenza e nella zona della Riviera del Brenta. La giudice per l’udienza preliminare di Venezia, Francesca Zancan, ha rigettato, ieri mattina, le istanze presentate da Cgil, Cisl e Uil ritenendo che non siano legittimati in quanto i reati contestati ai 53 imputati non hanno attinenza con il mondo del lavoro. Accolte, invece, le richieste di costituzione della presidenza del Consiglio dei ministri, del ministero dell’Interno, del’Agenzia delle entrate e della Regione Veneto. L’Avvocatura dello Stato (avvocato Giulio Di Biase), per conto delle istituzioni centrali, chiede sia il risarcito sia del danno morale, conseguente alla «frustrazione della ragion d’essere dell’apparato statale», ma anche il danno all’immagine per il «senso di spaesamento e frustrazione della collettività», quantificato in due milioni di euro ciascuno per presidenza del Consiglio dei ministri e ministero dell’Interno, pari ad un euro per ciascun utente del servizio televisivo, poiché la notizia delle infiltrazioni mafiose ha avuto ampio risalto mediatico.
IMMAGINE COMPROMESSA La Regione Veneto (avvocato Renzo Fogliata) rivendica danni patrimoniali e non patrimoniali per la lesione dei «diritti di identità e di immagine della comunità locale» di fronte «al potere di influenza e di intimidazione di stampo mafioso». Nel processo Aemilia, celebrato per analoghi reati, già conclusosi con pesanti condanne agli stessi Bolognino, alla Regione Emilia Romagna è stato riconosciuto un risarcimento di 600 mila euro.
OGGI IN AULA LA PAROLA AL PM ECCEPITA LA COMPETENZA TERRITORIALE DEL TRIBUNALE
Come parte civile sono stati ammesse anche cinque vittime delle numerose estorsioni contestate al gruppo criminale dal pm antimafia di Venezia Paola Tonini: si tratta di Luca De Zanetti, della De Zanetti srl di Vigonza (che è anche imputato), Nicola Pittarello di Padova (rappresentante della società Residenze di Caorle Srl), i trevigiani Mariagiovanna Santolini e Stefano Venturin (della Signal Srl poi denominata GS Scaffalature e Automazioni Srl) e il romeno residente a Rubano, Adrian Arcana. Tutti chiedono di essere risarciti per i danni sofferti a causa di intimidazioni e violenze.
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PROCESSO L’ingresso dell’aula bunker di via delle Messi
Abusi sessuali su una ragazzina, poliziotto condannato a sei anni LA SENTENZA MARGHERA Confermata in appello
la pesante condanna inflitta in primo grado a carico di un ex poliziotto friulano, un tempo in servizio all’Ufficio immigrazione della Questura, a Marghera, riconosciuto responsabile di abusi sessuali a danno della figlia minorenne della compagna dell’epoca. La Corte lagunare ha inflitto all’uomo la pena di sei anni e otto mesi di reclusione, oltre al pagamento di una provvisionale di 80 mila euro, un anticipo sul risarcimento danni che dovrà essere quantificato con esattezza in sede civile. La madre si è costituita parte civile contro l’imputato con l’avvocato Andrea Franco. La brutta vicenda ricostruita nelle aule di giustizia fu scoperta circa due anni fa e, a conclusione delle indagini preliminari coordinate dalla pm Alessia Tavarnesi, il poliziotto fu arrestato e sospeso dal servizio. Attualmente
si trova agli arresti domiciliari. Il suo nome non viene indicato per evitare che possa essere identificata la giovane vittima. Gli abusi a sfondo sessuale, stando a quanto emerso al processo, sono iniziati quando la vittima aveva appena undici anni, e sono proseguiti per ben quattro anni, fino al compimento del quattordicesimo anno di età. La giovanissima si era inizialmente con le amiche e successivamente
IN AULA L’ingresso del tribunale
con la nonna, che non aveva esitato a raccontare tutto alla madre, facendo scattare la denuncia.
LA DIFESA Ascoltata dagli inquirenti con le modalità previste nel caso di minorenni vittime di violenze sessuali, la ragazzina raccontò che le prime molestie risalivano al 2014; poi gli abusi erano diventati più pesanti con il passare del tempo, fino ad arrivare ad un rapporto sessuale completo all’inizio del 2018, pochi mesi prima delle confidenze fatte alla nonna. La difesa, rappresentata dall’avvocato Paolo Bevilacqua di Gorizia, si è battuta invano per dimostrare l’insussistenza delle infamanti accuse. La condanna è stata inflitta con rito abbreviato, e dunque riconoscendo all’imputato lo sconto di un terzo della pena. Ora resta soltanto la possibilità di un ricorso per Cassazione. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Zanotelli: «Sobrietà per dare un futuro al pianeta» MARGHERA «Tutte le culture devono intersecarsi dando vita alla convivialità delle esperienze. O sarà così o non sarà». È un fiume in piena padre Alex Zanotelli, 81 anni, missionario comboniano e direttore di “Mosaico di pace”. Ripete più volte di non avere alcuna verità, ma domenica, nella chiesa della Resurrezione della Cita gremita, ospite del parroco don Nandino Capovilla e de “La casa di Amadou”, ha acceso un faro verso un futuro possibile. Che sostenga Francesco, il «papa profeta» e che combatta l’attuale «sistema economico criminale» che fomenta la guerra e costringe i popoli a scappare e che sta mandando il mondo al
collasso. Un faro composto di azioni che ognuno può adottare: «La parola chiave è sobrietà scandisce Zanotelli – la felicità non viene dai soldi, ma dal sentirsi accolti, amati. Diminuiamo il consumo di carne. Inviamo, in massa, una mail alle banche per accertarci che non utilizzino i risparmi per acquistare armi. Creiamo una banca pubblica in Italia. Scendiamo in piazza per evitare che le 50 bombe atomiche statunitensi vengano portate dalla Turchia ad Aviano. Il silenzio mi fa male». Parla dopo che Enrico Battistella e Betta Tusset hanno tratteggiato gli sforzi fatti, dal 2015, per permettere a migranti di inserirsi in città, dopo una fase di accoglienza in appartamenti acquistati o affittati da “La casa di
La Centrale operativa della Polizia municipale rende noto che la Raffineria Eni di Porto Marghera ha comunicato che oggi, martedì 4 febbraio, alle 18 circa, sarà effettuata una simulazione interna di emergenza su un’ipotesi di incidente in Raffineria. Nel corso della simulazione verranno attivate le sirene e gli altoparlanti che segnalano eventuali allarmi.
TANGENZIALE SVINCOLO CHIUSO PER MARGHERA
RITO ALTERNATIVO L’udienza, ospitata in aula bunker a Mestre, con i principali accusati collegati in videoconferenza, è proseguita con l’annuncio dei difensori di una ventina di imputati di voler accedere al rito abbreviato, che prevede lo sconto di un terzo della pena in caso di condanna. Tra questi alcuni componenti della famiglia Bolognino, ma anche gli imprenditori Leonardo Lovo, di Campagna Lupia e Adriano Biasion di Piove di Sacco (avvocato Fabio Crea), finiti sotto accusa per l’emissione di un gran numero di false fatture che, secondo la Procura, sarebbero servite per “ripulire” il denaro della ‘ndrangheta. Stralciata, invece, la posizione del veneziano Federico Semenzato, anche lui accusato di associazione per delinquere finalizzata alle false fatture e al riciclaggio del denaro dell’organizzazione mafiosa: la Procura non ha chiesto per lui il giudizio in attesa di verificare per quali fatture l’imprenditore è già sotto processo a Padova, e dunque non può essere giudicato una seconda volta. Semenzato ha collaborato con gli inquirenti, accettando di pagare il conto sul fronte tributario e versando circa 5 milioni di euro al Fisco. Alcune difese hanno eccepito la competenza territoriale di Venezia, sostenendo che il processo dovrebbe essere spostato o a Catanzaro, sede della cosca Grande Aracri, o in Emilia Romagna. La giudice si è riservata la decisione. Questa mattina la parola passa alla pm Tonini, quindi le difese parleranno fino al 18 febbraio. L’udienza per chi sceglierà il rito abbreviato è stata fissata al prossimo 18 maggio. Gianluca Amadori
MARGHERA SIMULAZIONE IN RAFFINERIA
Amaudu”. Padre Alex ascolta, felice di essere arrivato in una comunità “allenata” in accoglienza. Lui che si è convertito davvero quand’era missionario a Korogocho, periferia di Nairobi. «Sono quello che sono grazie poveri del mondo che ho incontrato» e che, quando ha lasciato il Kenya, gli hanno promesso che avrebbero pregato per lui. Perché «convertisse la tribù
CHIESA GREMITA DOMENICA ALLA CITA PER L’INCONTRO CON IL MISSIONARIO COMBONIANO
MESSAGGIO Padre Alex Zanotelli protagonista domenica alla parrocchia della Resurrezione alla Cita
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Prosegue la manutenzione dei giunti stradali allo svincolo Marghera della Tangenziale di Mestre: per proseguire i lavori, dalle 21 di questa sera alle 6 di domani sarà effettuata la chiusura dello svincolo di entrata in carreggiata est (direzione Trieste) dalla rotatoria Marghera, con il traffico deviato verso la stazione autostradale di Mira-Oriago. Questa settimana sono in corso i lavori di manutenzione degli impianti di condizionamento della stazione di Preganziol sul Passante di Mestre, che prevedono fino a mercoledì 5 febbraio, dalle ore 21.00 alle ore 6.00 del mattino successivo, la chiusura dello svincolo di uscita dalla carreggiata ovest (direzione Milano), con il traffico deviato verso la stazione di Martellago e tra mercoledì 5 e venerdì 7 febbraio, sempre dalle 21.00 alle 6.00 del giorno successivo, la chiusura dello svincolo di uscita dalla carreggiata est (direzione Trieste), con il traffico deviato verso la stazione di Venezia nord, sull’autostrada A27.
SEMINARIO LINEE GUIDA ANTI-AGGRESSIONE Arrivano le linee guida per riconoscere, prevenire e gestire situazioni di aggressione nei posti di lavoro. Il manuale – una sorta di decalogo, con suggerimenti concreti, predisposto per gli operatori delle cooperative con il contributo di una psicologa supporterà i lavoratori e le direzioni delle cooperative proponendo il modus operandi migliore, in base alle situazioni e ai diversi contesti. Sarà presentato nel corso di un convegno che si svolgerà oggi, martedì 4 febbraio, alle 9.30, nella sala Ravagnan presso la sede di Legacoop Veneto a Marghera di via Ulloa 5.
bianca, perché se non si converte, non c’è speranza per noi e per loro». Lo dicono i numeri che Zanotelli snocciola: il 10% della popolazione che consuma il 90% dei beni del pianeta, il miliardo e 300 milioni di tonnellate di cibo buttato, i 180 miliardi di dollari spesi in armi nel 2018, i 40 miliardi di tonnellate di anidride carbonica liberate in un anno in atmosfera, i 500 anni di soprusi coloniali che hanno innaffiato la malapianta del razzismo. Chiede a quanti abbiano meno di 30 anni di alzarsi. In chiesa sono una ventina. «Mandate a quel paese chi vi dice che siete il futuro del mondo. Voi conclude Zanotelli che ribadisce la richiesta di abrogazione dei decreti sicurezza di Salvini siete l’unico presente, mentre la mia generazione sarà la più maledetta perché ha violentato il pianeta». Giacinta Gimma
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Economia
STATALI, AL VIA LA PIATTAFORMA UNICA PER VALUTARE LE PERFORMANCE Fabiana Dadone Funzione pubblica
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Ilva, il governo: nuovo piano in 15 mesi Palazzo Chigi propone di tenere in piedi per un anno il vecchio `Per la firma del contratto sarebbero state poste alcune condizioni accordo quadro con Arcelor mentre se ne rinegozia uno nuovo tra cui la modifica delle prescrizioni Aia adeguate agli investimenti
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LA CRISI ROMA Più delle diplomazie sono i muscoli a dominare il confronto fra governo e Arcelor Mittal sul rilancio dell’Ilva. Alla memoria del gruppo franco-indiano in cui dichiara la disponibilità a un graduale dietrofront «anche sotto la supervisione del tribunale», il governo reagisce con la bozza di un term sheet (accordo quadro) da discutere all’udienza di venerdì 7 in cui si delinea un percorso tortuoso, che come nel gioco dell’oca, riparte dall’accordo iniziale del 28 giugno 2017. Eccolo, come sarebbe stato stilato dall’avvocato Giuseppe Lombardi dello studio BonelliErede, per conto della procedura straordinaria e del super consulente del Mise Francesco Caio e finito sul tavolo negoziale con i legali di Cleary Gottlieb, Gop e Freshfield. L’eventuale accordo con l’obbligazione ad acquistare i rami d’azienda è soggetto all’avveramento entro 12 mesi delle firme sull’accordo modificativo - di fatto sul nuovo contratto - oppure 15 mesi su richiesta dell’Ilva, delle seguenti condizioni. La prima. Le prescrizioni Aia, modificate in conformità agli investimenti e ai costi che sono previsti nel nuovo piano industriale. La seconda. ArcelorMittal dovrà rispettare misure previste dalle norme “interim-period” che decorre dalla firma dell’accordo modificativo
LA TRATTATIVA PROSEGUE NONOSTANTE LA MEMORIA AI GIUDICI DI MITTAL CHE HA ANNUNCIATO GRADUALE DISIMPEGNO
complessivo e il closing date (giorno in cui si realizzano le condizioni). Fino a questa data, si dovrebbe applicare accordo originario del 28 giugno 2017, modificato il 14 settembre 2018 e il 20 marzo 2019: affitto ramo d’azienda con opzione all’acquisto.
Veicoli elettrici Un report di Ark spinge il titolo Balzo di Tesla: «Può arrivare a 7 mila dollari»
OBIETTIVO PROROGA In questa cornice deve rientrare il nuovo piano industriale a sei anni, ancora oggetto di discussione fra Caio, l’ad di Am InvestCo Lucia Morselli attorniati dai rispettivi consulenti (Bcg e Pwc). E come ha detto Stefano Patuanelli, giorni fa «stiamo trattando, l’udienza è fissata il 7 febbraio, fino al 6 notte se si riesce a trovare una soluzione affinché entrambe le parti ritirino il procedimento giudiziario, siamo ovviamente più tranquilli però non lo faremo ad ogni costo». L’obiettivo è di poter arrivare a un accordo Arcelor-procedura davanti al giudice e poi aprire all’ingresso di nuovi partner come banche, soggetti pubblici, qualche imprenditore privato. Le discussioni ruotano su capacità produttiva, esuberi, prescrizioni tenendo presente la necessità di dover promuovere una riconversione green nei forni elettrici ad arco. Arcelor ne vorrebbe costruire uno a caricamento ibrido con rottame e ghisa liquida, il governo vorrebbe l’utilizzo del preridotto. Quanto agli altoforni, il governo insiste nel tenere il ciclo integrale su due, anche l’investitore estero è d’accordo ma non c’è sintonia su quali puntare. A secondo della coppia utilizzata vara la capacità produttiva che, secondo la proposta iniziale, nel 2021 dovrebbe toccare i 6,5 milioni di tonnellate con un calo di circa 1.500 esuberi attorno a 2.200. C’è da considerare che l’Altoforno 5 è
Le azioni di Tesla hanno superato ieri quota 700 dollari per la prima volta. A dare nuova forza al rally iniziato nell’ultimo trimestre del 2019, ci hanno pensato gli analisti di Ark che hanno detto di aspettarsi che l’azione tocchi niente meno che quota 7.000 dollari nel 2024. Per Ark il titolo potrebbe addirittura toccare una quotazione di 15.000 dollari nel caso più ottimista.
Fabbisogno statale
A gennaio avanzo di tre miliardi A gennaio di quest’anno il settore statale ha registrato un avanzo di tre miliardi di euro, in miglioramento di circa 1,6 miliardi rispetto a gennaio 2019. Lo ha comunicato il ministero dell’Economia e Finanze, rendendo noti i dati provvisori. A far migliorare i conti pubblici è stato un maggior gettito fiscale, mentre la spesa è rimasta sostanzialmente invariata. È la stessa nota del Ministero dell’Economia e Finanze a
spiegarlo: «Rispetto allo stesso mese dell’anno precedente - si legge - il miglioramento è legato quasi esclusivamente all’aumento degli incassi fiscali. Dal lato della spesa si è assistito a una lieve diminuzione dei pagamenti dovuta alla riduzione della quota di contribuzione al bilancio comunitario parzialmente compensata da maggiori pagamenti delle amministrazioni centrali e degli enti previdenziali».
Solidarietà Veneto, centomila iscritti ma per Zaia si poteva fare molto di più PREVIDENZA MOGLIANO Mettere via i risparmi oggi per vivere sereni un domani. È quello che cerca di fare il fondo pensioni di Solidarietà Veneto, che ha festeggiato i suoi 30 anni con 100 mila iscritti, 12 mila aziende associate e un patrimonio di un miliardo e mezzo di euro. Non c’è però nulla di più sbagliato nel pensare che un fondo pensioni riguardi solo le persone di una certa età, perché, anzi, sono i giovani il target dell’azienda: «La ragione costitutiva di un fondo pensione risiede nella volontà
di occuparsi del futuro e dei giovani – spiega il Presidente di Solidarietà Veneto Franco Lorenzon, intervenuto durante il convegno “Fare welfare nel prossimo decennio” -. Un fondo capace di coniugare risparmio previdenziale e investimenti nell’economia, e di chiamare alla responsabilità di lungo periodo. Vogliamo che in Veneto si possa affermare un habitat socio-economico attrattivo, nel quale i giovani di tutta Europa riconoscano il luogo adatto a realizzare le loro aspettative, riequilibrando la preoccupante “fuga di cervelli” sempre più consistente».
A corroborare le parole di Lorenzon è stata presentata una sintesi della ricerca del dottor Daniele Marini, che ha interpellato mille veneti maggiorenni circa la conoscenza dell’integrazione pensionistica nella regione. Il quadro che ne è uscito è cupo e appare chiaro il cambiamento demografico e il mutamento delle prospettive per i giovani. «Tre quarti dei veneti ritengono che i giovani occuperanno una posizione sociale ed economica peggiore di quella dei propri genitori e che l’incertezza impedisca loro di realizzare progetti a lungo termine – analizza Marini –. Il 56%
ritiene che per far carriera bisogna andare all’estero. Dalla ricerca emerge il profilo di un Paese in cui i giovani contano poco, ci si preoccupa molto per loro ma alla fine non gli si crede. Gli stessi giovani hanno interiorizzato questa cosa». La pensione, inoltre, non è in cima alla lista delle preoccupazioni dei giovani: «Nelle difficoltà di tramandare il valore del risparmio alle nuove generazioni appaiono chiari i principi che guidano la gestione dei propri soldi: sicurezza, fiducia e garanzie – continua Marini -. La conoscenza degli strumenti finanziari
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spento attualmente e dovrebbe essere ristrutturato con un investimento importante e c’è chi dice che questo potrebbe assicurare la permanenza a Taranto per circa 15 anni. Nonostante i muscoli, sotto sotto tutti sono convinti che è interesse comune non arrivare alla rottura per evitare contenziosi giudiziari, per la tutela del contesto socio-economico della comunità tarantina, per i riflessi negativi che la fuga di un investitore internazionale avrebbe sul mercato e sul la credibilità del sistema-Italia. Il punto di non rottura sarebbe la richiesta congiunta di una proroga per definire un percorso ordinato. r. dim.
Veneto Banca, Consoli pronto a farsi interrogare LE INDAGINI TREVISO Cinque dei sei indagati per la truffa delle azioni di Veneto Banca hanno chiesto di essere ascoltati dai magistrati Massimo De Bortoli e Gabriella Cama. Tra loro Vincenzo Consoli, l’Ad dell’istituto che per gli inquirenti fu la mente dell’associazione a delinquere di cui avrebbero fatto parte anche l’ex condirettore generale Mosé Fagian, l’ex responsabile Direzione Pianificazione - Controllo Renato Merlo, l’ex responsabile della Direzione Amministrazione e dopo il 2014, Dirigente Preposto alla redazione dei libri contabili societari Stefano Bertolo, l’ex responsabile della Direzione Compliance Massimo Lembo e Cataldo Piccarretta, ex direttore Area Mercato Italia, al momento l’unico a non aver chiesto di farsi sentire dai magistrati. Secondo quanto si legge nelle carte dell’inchiesta, tra il 2012 e il 2015 Consoli e gli altri 5 «promuovevano, costituivano e organizzavano una associazione per delinquere finalizzata alla commissione dei reati di truffa attraverso il personale dell’istituto concernenti la vendita a condizioni inique di titoli azionari e obbligazionari».
QUESTIONE MORALE
Anche il presidente della Regione Luca Zaia è voluto intervenire, seppur brevemente perché impegnato con la questione coronavirus: «I dati vanno sempre interpretati – spiega -. Siamo passati da una società di cittadini a una di consumatori. Solidarietà Veneto compie 30 anni e se non ha avuto il successo meritato è perché è stato boicottato dalle norme dell’Ufficio Complicazioni affari semplici, venendo visto erroneamente come un antagonista, in quanto privata. Invece, è l’essenza della comunità. Questo è un fondo veneto che gestisce i soldi di veneti: fiducia e buona gestione». Carlo Malvestio
«Farsi ascoltare dai pubblici ministeri e rispondere a queste contestazioni è soprattutto una questione morale», ha detto il legale di Consoli, l’avvocato Ermenegildo Costabile: «Consoli darà la propria versione non tanto per utilità processuale, ma per una questione morale contro le condizioni di pregiudizio dettate da giustizia sommaria. Non c’è stato scopo truffaldino - dice il legale di Consoli - la finalità che sottendeva la fissazione del prezzo delle azioni, secondo regole precise e con il controllo di organi interni ed esterni, era quella di avvantaggiare i soci. Si cercava nel limite del possibile di riconoscere un prezzo pari o leggermente superiore a quello della volta precedente per far realizzare un guadagno. Il discorso sull’intento truffaldino si chiude nella misura in cui il primo azionista della banca era la famiglia Consoli, che in quelle azioni ha perso diversi milioni». De.Bar.
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è modesta; i riferimenti rimangono le banche tradizionali e poi le poste. I fondi pensione sono misconosciuti».
GIOVANI DISTRATTI
III
Primo Piano
CA’ FARSETTI VENEZIA Monta la polemica per la relazione dell’assessore al personale Paolo Romor, che sabato metteva in evidenza i cambiamenti nell’organigramma dell’amministrazione, definita una macchina funzionante nonostante i circa 350 dipendenti in meno rispetto al 2015. Così come per la Cgil, anche Monica Sambo (capogruppo del Partito Democratico in consiglio comunale) descrive servizi al collasso: «Le parole di Romor fanno ridere. Il personale è diminuito, i carichi di lavoro sono aumentati in modo esponenziale e gli effetti sui servizi sono palesi».
Martedì 4 Febbraio 2020 www.gazzettino.it
Ca’ Farsetti, è scontro sui benefici ai dipendenti Monica Sambo (Pd): «Servizi al collasso» `Paolino D’Anna, delegato al Lavoro: La Rocca (M5S): «Da Romor solo parole» «Concorsi per coprire i posti vacanti»
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L’AMMINISTRAZIONE In difesa dell’operato della giunta Brugnaro interviene invece il consigliere Paolino D’Anna, che scrive una lettera ai dipendenti del Comune: «Dopo aver definito una più equa distribuzione della forza lavoro nella struttura amministrativa, si dovranno effettuare concorsi, proprio allo scopo di sopperire ai posti che risulteranno ancora non coperti. Vorrei però volgere lo sguardo su temi altrettanto cruciali: il progetto rivoluzionario, che ha determinato un profondo cambiamento ed ha avviato un processo di innovazione, promosso dal sindaco Luigi Brugnaro e da questa maggioranza, ci trova sostanzialmente concordi, anche se va ulteriormente ampliato e migliorato». Secondo D’Anna bisogna continuare nell’opera di ristrutturazione dell’apparato burocratico e la distribuzione della forza lavoro. Chi lavora meno, in pratica, deve andare a supporto di chi è sovraccarico. «Sarà poi necessario supportare un processo di rafforzamento della qualità delle prestazioni di lavoro verso la cittadinanza, non trascurando la qualità di vita dei lavoratori». Tra le proposte di D’Anna, un sistema di premialtà intelligente ed egualitaria, migliori condizioni salariali, nuova politica di redistribuzione della forza lavoro e di formazione e motivazione. «Le condizioni di bilancio sono migliorate e lo consentiranno». Melody Fusaro
L’ATTACCO DEL PD La situazione più grave secondo la consigliera riguarda scuole, anagrafe e uffici tecnici. «All’anagrafe hanno dei numeri di pratiche esagerati e gli stessi dirigenti confermano che c’è una pesante carenza di personale. Dopo aver sfruttato il personale per cinque anni - aggiunge - trovo ridicolo e inqualificabile sentir parlare di benessere psicofisico del dipendente. Non è credibile detto da chi in questi anni ha fatto correre le educatrici da una parte all’altra della città, ha depotenziato i servizi, cancellandone altri, come gli Urp periferici e non ha assunto i 16 precari che per tanti anni avevano lavorato per l’amministrazione e ora si trovano senza lavoro. Senza contare gli uffici della parte tecnica, come l’urbanistica, in cui ci sono gravi ritardi nelle pratiche, come manifestano i professionisti della città, e i servizi esternalizzati, come quelli delle biblioteche date in appalto al massimo ribasso secondo logiche di risparmio e senza investire su personale qualificato».
L’AFFONDO 5STELLE Fa fronte comune, su questo tema, con Elena La Rocca (M5s) che aggiunge: «Quelle di Romor sono belle parole, peccato che corrispondano solo a un comune virtuoso che non esiste nella realtà. Abbiamo raccolto le segnala-
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LE OPPOSIZIONI: «DOPO 5 ANNI DI SFRUTTAMENTO INQUALIFICABILE SENTIRE PARLARE DI BENESSERE»
LO SCONTRO Sopra, l’esterno di Ca’ Farsetti e Ca’ Loredan. Nei tondi a sinistra, Elena La Rocca e Paolino D’Anna
Il tema La deputata sandonatese sulle crociere IL PROBLEMA VENEZIA Ambiente ed economia, sono queste le due variabili principali che sono prese in considerazione dal Movimento Cinque Stelle sullo spostamento delle grandi navi a Marghera. A chiedere una soluzione quanto prima all’Autorità di sistema portuale del mar Adriatico Settentrionale è la deputata Arianna Spessotto, di San Donà di Piave: «Non è certo la prima volta - spiega - che si parla di Marghera per piazzare le grandi navi, quindi sappiamo anche che i problemi sono molti. L’Autorità portuale prima di soffermarsi sui tempi di realizzazione, dovrebbe spiegarci come intende affrontare le innumerevoli criticità sollevate, ad esempio, nelle vecchie relazioni della commissione Via del ministero dell’ambiente». Il problema è anche politico, dato che il 2020 è l’anno in cui si ipotizza lo spostamento di due navi da crociera a Fusina e cinque nella banchina Lombardia. La rappresentante pentastellata prosegue nella sua analisi ribadendo i dubbi relativi all’impatto economico e ambientale della scelta, con un particolare focus sulla coesistenza del traf-
zioni di persone in condizione di fragilità che hanno dovuto ricorrere al Giudice del Lavoro per ottenere ciò che gli spettava di diritto». Se Romor ha definito quello attuale un «Comune più snello e agile», i Cinquestelle ribattono con i numero del telelavoro: «Il dato è eloquente: al 30 settembre 2018, di 2817 dipendenti risultavano in telelavoro solo 48 dipendenti, ovvero l’1,7% del totale, valore nettamente inferiore all’obiettivo minimo di legge del 10% e abbiamo motivo di ritenere che anche nell’ultimo anno le cose non siano migliorate».
Spessotto: «Grandi navi, pensare anche all’opzione “zero” in laguna» fico merci con quello passeggeri: «Quale sarà l’impatto sul porto commerciale sul piano economico, occupazionale e organizzativo di questo spostamento? E a livello ambientale, invece? Come reagirà la laguna all’aumento del traffico su un canale già vicino alla saturazione?». Le domande che pone Spessotto si legano a quanto già riportato in passato sul tema ambientale: «Ricordo che la commissione Via del Ministero dell’Ambiente, solo qualche anno fa, scriveva che “il transito
LA PARLAMENTARE PENTASTELLATA: «IL PORTO SPIEGHI COME REPLICA ALLE PERPLESSITA’ AMBIENTALI»
La denuncia
Ambiente Venezia: «Fumi in uscita dalle navi» VENEZIA «Anche domenica abbiamo visto che alcune navi da crociera continuano a transitare attraversando la nostra città e la nostra Laguna, continuando a diffondere in atmosfera fumi». La denuncia arriva da Ambiente Venezia che ha diffuso una foto scattata da una associata. «Le navi da crociera - dice l’associazione - fino a fine marzo del 2020 hanno ridotto la loro presenza, ma le navi commerciali continuano ad inquinare alcuna limitazione tutto l’anno».
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L’AMMINISTRAZIONE: «IL SINDACO HA ATTUATO UNA VERA RIVOLUZIONE, ORA INCENTIVARE CHI LAVORA BENE» delle navi da crociera nel canale dei petroli non è ambientalmente sostenibile in quanto comporta una potenziale erosione di sedimenti della laguna”, e ancora che “un ulteriore incremento del traffico navale nel canale dei petroli comporterebbe notevoli problemi di sicurezza della navigazione, nonché la probabile esigenza di un allargamento del canale cosa questa da ritenere non sostenibile dal punto di vista ambientale». Una posizione espressa da coloro che vorrebbe eliminare le navi dalla laguna, a cui la deputata si ricongiunge: «Un’altra domanda che mi pongo è quali sarebbero gli impatti lungo tutto il canale dalla bocca di Malamocco a Marghera? L’autorità portuale dovrebbe rispondere a questa e tante altre domande, prima di parlare di tempi e costi sui quali non vi è certezza (per una Valutazione di Impatto ambientale si va mediamente dai 5 ai 12 mesi)». Inoltre, Spessotto prende in considerazione l’ipotesi di rivisitare il decreto Clini-Passera alla luce dei futuri cambiamenti climatici: «Come Governo dovremmo avere almeno il coraggio di dare una data certa per l’attuazione del limite delle 40mila tonnellate, ridefinendo, se serve, anche questo limite e nel frattempo avviare un’analisi approfondita sulle possibili soluzioni, considerando anche l’opzione zero».
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Nordest
Martedì 4 Febbraio 2020 www.gazzettino.it
Le previsioni da oggi a giovedì
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di criticità
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Belluno
ASSESSORE Lo zaiano Gianpaolo Bottacin
Feltre Conegliano
Torna l’allarme smog La diffida del Veneto: «Ora lo Stato paghi» Arpav dichiara da oggi livello rosso in nove città e arancione in altre dieci Bottacin: «Governo inadempiente sugli accordi, pronti a metterlo in mora»
Mansuè Bassano Schio
Vicenza Cittadella
VENEZIA Torna l’allarme smog in Veneto. Da oggi a giovedì sarà allerta rossa in nove città (dove non potranno circolare tutti i mezzi alimentati a benzina e diesel fino agli Euro 4) e arancione in altre dieci (dove saranno esclusi dal divieto i veicoli commerciali a gasolio Euro 4). Ma sulle misure di miglioramento della qualità dell’aria, si alza il livello dello scontro istituzionale tra i firmatari dell’intesa raggiunta nel 2017 all’interno del bacino padano: «Siamo pronti a mettere in mora il Governo inadempiente sugli accordi sottoscritti», annuncia l’assessore zaiano Gianpaolo Bottacin, spiegando di parlare dopo alcuni incontri «con i colleghi delle altre regioni interessate» e cioè di Emilia Romagna, Lombardia e Piemonte.
rito l’accumulo degli inquinanti al suolo. I livelli di Pm10 hanno superato nelle giornate di sabato e domenica il valore limite giornaliero in tutti i punti di misura della rete, fatta eccezione per la stazione di Belluno città e le centraline montane di Bosco Chiesanuova e Pieve d’Alpago». L’altro ieri in pianura sono stati registrati anche oltre i 100 microgrammi di polveri sottili per metro cubo d’aria (104 in via Lancieri a Treviso), anche perché la maggior parte delle centraline ha superato quota 80: nel dettaglio, 96 all’Ar-
cella e 94 alla Mandria (Padova), 95 a Sacca Fisola e 91 al rione Bissuola (Venezia), 85 nel quartiere Italia (Vicenza), 82 in Borgo Milano (Verona), mentre a Rovigo la misurazione si è fermata a 77.
LE LIMITAZIONI Il lungo accumulo ha portato all’attivazione dello stato di allerta rossa a Vicenza, Treviso, Padova, Rovigo, San Bonifacio, Castelfranco Veneto, Mirano, Cittadella ed Este. In queste città le limitazioni al traffico vanno dalle 8.30 alle 18.30 per le moto Euro 0,
San Donà di Piave Mirano
Padova
Verona S. Bonifacio
Cinto Euganeo
Il bollettino emesso ieri dall’Arpav ha preso atto del peggioramento della situazione: «Il fine settimana scorso è stato caratterizzato da una bassa dispersività dell’atmosfera che ha favo-
LE QUATTRO REGIONI DEL BACINO PADANO AVREBBERO DOVUTO RICEVERE 4 MILIONI A TESTA DAL MINISTERO DELL’AMBIENTE
Chioggia
Rovigo
Badia Polesine
Adria
Cittadella Fonte: Arpav
i mezzi a benzina Euro 0 ed Euro 1, tutti i diesel da Euro 0 ad Euro 4 (per questi ultimi, se veicoli commerciali, lo stop va dalle 8.30 alle 12.30). Inoltre continua l’allerta arancione a Venezia, Verona, Legnago, Mansuè, Adria, Badia Polesine, Piove di Sacco e San Donà di Piave, con l’aggiunta anche di Cinto Euganeo e Monselice. In queste località sono esentati dai divieti i mezzi commerciali diesel Euro 4. Il livello verde vale invece per Belluno, Bassano del Grappa, Schio, Feltre, Conegliano e Chioggia. Qui devono fer-
marsi i veicoli fino alla categoria Euro 3.
un’opera fondamentale in vista delle Olimpiadi, che puntiamo possa essere realizzata prima dei Mondiali 2021». Sarà poi finanziato anche un altro intervento di sicurezza, questa volta sul piano idraulico: in ballo sono 15 milioni, assegnati all’operazione “Sorgenti Sicure”. Conclude il commissario: «Si tratta di realizzare opere di ammodernamento delle opere acquedottistiche per aumentare la resilienza delle sorgenti, in caso si verifichino condizioni simili a quelle che si sono create in occasione della tempesta Vaia».
la sostituzione dei veicoli con mezzi a basso impatto ambientale e compensazione degli operatori agricoli per la riduzione delle emissioni prodotte dalle loro attività agricole». Ma quegli impegni «continuano ad essere disattesi», afferma Bottacin. Di qui l’annuncio della diffida: «Deve essere chiaro che non siamo disponibili a subire eventuali procedure d’infrazione per gli sforamenti di sostanze inquinanti, se non ci viene data la possibilità concreta di porre gli adeguati rimedi. In base a quell’accordo, ad esempio, per ogni euro investito in precise misure collegate alla qualità dell’aria, il Governo avrebbe dovuto assegnare altrettante risorse alle Regioni da investire in materia. Purtroppo, fino a questo momento, non abbiamo visto nulla». Da parte sua, invece, il Veneto rivendica un investimento di «oltre 900 milioni negli ultimi anni», continuato nella seduta di Giunta di ieri con la decisione di scorrere tutta la graduatoria di un bando dello scorso agosto dedicato alla rottamazione delle vecchie auto: «Su questa sola partita abbiamo finanziato tutte le richieste pervenute nel 2019 per un totale di euro 2.465.400 euro». Altro protocollo non rispettato, lamenta Bottacin, è quello «sottoscritto lo scorso giugno al “Clean Air Dialogue”, che avrebbe dovuto trasferire 400 milioni di euro l’anno, sul Fondo per l’ambiente, entro sei mesi alle quattro Regioni». Angela Pederiva
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LA POLEMICA Queste disposizioni scattano per effetto dell’intesa sottoscritta all’interno della pianura padana, che prevedeva però anche un sostegno economico da parte dello Stato. In particolare il ministero dell’Ambiente avrebbe dovuto «contribuire, con risorse fino ad un massimo di 2 milioni di euro per Regione», per ciascuna delle due azioni promosse dalle amministrazioni regionali: incentivi al-
Vaia, il piano del commissario: 280 milioni per opere e indennizzi
LA SITUAZIONE
Piove di Sacco
Monselice Este
Il programma del 2020
VENEZIA È pronto il piano del commissario Luca Zaia per il dopo-Vaia del 2020: 280 milioni per lavori e indennizzi. Ad annunciarlo è lo stesso governatore: «Altre centinaia di cantieri pronti per il ripristino delle opere viabilistiche, con particolare attenzione alla messa in sicurezza delle sorgenti d’acqua. Priorità assoluta va, soprattutto, al risarcimento danni. Sono circa 280 milioni di risorse che si sommano ai 468 milioni del piano 2019, che ha già reso le nostre montagne un enorme cantiere. Il piano del commissario per il 2020 è pronto, ma noi non ci siamo mai fermati. Continueremo a
Venezia
Legnago
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L’ALLARME
Castelfranco Treviso
portare avanti, senza sosta, l’immane opera messa in campo per riportare la nostra montagna devastata da Vaia a risplendere». Il programma sarà inviato al dipartimento nazionale di Protezione Civile, che aveva liquidato i soldi. «Priorità – specifica Zaia – è stata data ai 42 milioni stanziati per il ristoro dei danni a privati e attività produttive, che si sommano ai 25 milioni di euro già previsti nel piano 2019. Dei circa 45 milioni di euro destinati a opere relative al ripristino delle strade, l’intervento più importante, sul quale Veneto Strade è già al lavoro, è lo svincolo per Cibiana. È
Venezia, la tassa di sbarco si pagherà solo su sito e app LA TASSA VENEZIA Si pagherà sul sito del Comune di Venezia, o anche sull’app. Non invece, come sembrava a inizio 2019 - quando il contributo d’accesso a Venezia era stato approvato dal Parlamento - direttamente alle biglietterie di treni e autobus che da fuori Veneto sono diretti a Venezia. E a far sì che tutto sia rispettato da chi, non veneto, decide di entrare a Venezia per una gita, saranno dodici controllori in servizio ogni giorno su autobus e treni che lasceranno Mestre per fermarsi in piazzale Roma o nella stazione d di Santa Lucia. I paletti e gli spazi di manovra su controlli e vettori li ha messi l’altro giorno la giunta guidata
dal sindaco Luigi Brugnaro che ha dato il via libera alla convenzione tra Ca’ Farsetti e «qualsiasi vettore» di trasporto pubblico «alla città antica e alle altre isole minori della laguna».
L’ACCORDO Con questa convenzione annunciate ma pubblicata solo ieri sull’Albo pretorio, da una parte il Comune sgrava autobus e ferro-
SALTA LA RISCOSSIONE A CARICO DI FERROVIE E AUTOBUS, MA I CONTROLLORI POTRANNO SALIRE
vie (soprattutto) dal problema elefantiaco della riscossione della tassa di sbarco, ottenendo in cambio da loro il semaforo verde a poter salire a bordo dei mezzi a Mestre e controllare il pagamento del contributo d’accesso da parte dei turisti non veneti che decidono di passare una giornata nella città d’acqua. «I controllori per i quali è stato fatto un bando per società - spiega l’assessore al Bilancio, Michele Zuin - saliranno sui treni a Mestre e controlleranno il pagamento. Chi è esente perché veneziano o veneto, o perché diretto a Venezia per lavoro, mostrerà con i propri documenti il suo diritto. Chi invece viene per turismo, dovrà dimostrare di aver pagato. I vettori poi si impegneranno a pubblicizzare il contributo d’accesso sui propri di-
splay per informare i clienti della necessità di corrispondere il contributo che verrà acquistato sul sito e sulle app del Comune». Possibile che nelle prossime settimane nella stazione di Mestre compaiano dei totem per la vendita dei ticket o che sia data possibilità di acquistarli anche nelle reception degli hotel veneti convenzionati. Tutto deve essere pronto per il primo luglio, quando il contributo d’accesso entrerà in vigore: bollino verde (3 euro), rosso (6 euro), nero (8 euro). Solo Ferragosto è contato come bollino nero. Chi arriva in nave unico vettore che incasserà alla fonte - pagherà una tariffa “flat” di 5 euro.
CARNEVALE Intanto quello che si apre saba-
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SIMBOLO Una veduta di San Marco
to sarà l’ultimo Carnevale - e anche l’ultimo grande evento - senza la tassa di sbarco per i turisti non veneti. Ma sarà anche un Carnevale all’insegna dell’ambiente. Ieri il sindaco Luigi Brugnaro ha firmato un’ordinanza che vieta su tutto il territorio comunale, con un occhio di riguardo per il centro storico, l’uso di coriandoli in plastica o di altri prodotti simili (come stelle filanti di plastica o spara coriandoli di plastica). Il divieto riguarda tutte le manifestazioni e le feste che si celebreranno durante il periodo di Carnevale. Chi sgarra, si troverà a fare i conti con multe oltre al sequestro amministrativo dei coriandoli di plastica e simili. Nicola Munaro © RIPRODUZIONE RISERVATA
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MARTEDÌ 4 FEBBRAIO 2020 IL MATTINO
SPORT
L’INTERVISTA / L’assessore regionale Cristiano Corazzari traccia un bilancio sullo stato di salute dello sport nel Veneto
verso il 2026
Contributi e investimenti I conti in tasca ai Giochi invernali
«Con le Olimpiadi una bella immagine che farà bene a tutto il movimento» Diego Zilio PADOVA. Tra attività di base, im-
pianti e grandi eventi. L’assessore Cristiano Corazzari, 45 anni, avvocato rodigino di Stienta, traccia un bilancio relativo allo stato di salute dello sport veneto. La delega allo sport è infatti in primo piano tra quelle da lui gestite e fra le quali figurano Pianificazione territoriale e urbanistica, Parchi e aree protette, Sicurezza, Cultura e identità veneta. «La Regione ha tra i suoi obiettivi il sostegno dello sport di base, e quindi dilettantistico. I numeri ci dicono che sono oltre 480 mila gli atleti tesserati dalle varie federazioni, il che significa che un veneto su 10 pratica una disciplina sportiva. Un dato che ci pone tra i protagonisti assoluti a livello nazionale: dopo la Lombardia e il Lazio ci siamo noi», spiega l’assessore regionale Corazzari. «Ovviamente questo favorisce l’emergere di risultati agonistici di rilievo, quella che definirei la punta dell’iceberg, vale a dire la parte più visibile del movimento. In Veneto operano 45 federazioni sportive, con 19 le discipline sportive associate. Si tratta di tutte quelle riconosciute dal Coni. Abbiamo 5.549 società, che corrispondono all’8,7% di tutte quelle italiane, numero che ci mette, anche questo, al terzo posto fra le regioni. Ma citare queste cifre significa anche parlare di quella rete di volontariato che in Veneto coinvolge oltre 100 mila persone e che oggi è indispensabile per lo svolgere delle attività». Cosa fa la Regione per il movimento sportivo? «Da un lato sosteniamo i grandi eventi attraverso una legge specifica a supporto di eventi come i campionati italiani ed europei delle varie discipline. Dall’altro ci sono le norme apposite a sostegno dei Mondiali del 2021 di sci alpino e dei Giochi Olimpici del 2026. E poi attraverso l’assessorato sosteniamo l’attività di base attraverso una serie di bandi che si occupano di impiantistica, cioè di quelle strutture che, nel tempo, necessitano di manutenzione, in modo da evitarne l’obsolescenza e metterle in sicurezza: nel 2019 abbiamo destinato circa 2,6 milioni di euro ai piccoli interventi nelle infrastrutture locali, interessando più di 100 comuni della regione. Poi ci sono le iniziative in favore dello sport "inclusivo", rivolte ai disabili e alle categorie più deboli, con un occhio di riguardo nei confronti delle scuole: a riguardo penso alle giornate dello sport proposte
assieme all’assessore Donazzan negli istituti scolastici del territorio. A questo filone nell’ultimo anno abbiamo destinato circa un milione di euro». Soffermiamoci sugli impianti: da qualche tempo state lavorando a un censimento generale, quando sarà pronto? «Prima della fine della legislatura. Un lavoro imponente portato avanti assieme al Coni. Quanto raccolto sarà messo a disposizione degli enti locali e ci permetterà di intervenire dove c’è bisogno». Veniamo adesso al capitolo Olimpiadi. Eventi di questo tenore sono sempre accompagnati da riserve legate a potenziali sprechi, anche se il calcolo costi-benefici ha fatto ricredere pure i più scettici. «Aver ottenuto l’organizzazione dei Giochi è una delle gioie più grandi. Ci siamo riusciti grazie a uno straordinario lavoro di squadra, condotto dal presidente Zaia. E, se li abbiamo ottenuti, è perché abbiamo dimostrato di poterli gestire in modo trasparente. Eventi del genere pongono la nostra montagna al centro del mondo e consentono di poter operare investimenti sul territorio in grado di lasciare qualcosa di concreto e utile». Il beneficio? « Il beneficio è sia nell’immagine che nelle infrastrutture, e questo devono riconoscerlo tutti. Dopodiché sono il primo a dire che se ci sono pratiche da monitorare, occorre farlo nella massima efficienza. Ma eventi come questo faranno da traino anche per tutto il resto del movimento sportivo, non dimentichiamolo. E sarà l’occasione per far conoscere una parte del Veneto che ha potenzialità enormi dal punto di vista turistico». Dal suo punto di vista, cosa si può fare di più? «Lo sport è sempre più centrale nella vita di tutti i giorni, ed è sempre più un veicolo di crescita della comunità. Una delle sfide sarà quella di riuscire a investire ancora di più nell’attività di base». Le elezioni regionali sono alle porte: dove si vede nei prossimi anni? «Ricoprire questo ruolo è stato un onore e una grande opportunità: quella di conoscere in modo più approfondito un mondo fantastico e che mi ha dato tantissimo soprattutto in termini di esperienza umana. Chiaro che per quanto riguarda il futuro non dipende solo da me, e non posso aggiungere altro. Ma io mi metto a disposizione». — © RIPRODUZIONE RISERVATA
Cristiano Corazzari
480.000 Gl atleti tesserati dalle varie federazioni sportive del Veneto: questo vuol dire che un veneto su dieci pratica attività sportiva in modo continuativo..
VENEZIA. Ma quanto costerà
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5.549 E’ il numero delle società sportive federate, che corrispondono all’8,7 per cento di tutte quelle italiane.
100.000 E’ il numero stimato di volontari che si impegnano per far funzionare lo sport di base nelle nostre città.
2,6 Sono i milioni di euro destinati dalla regione Veneto ai piccoli interventi nelle infrastrutture sportive locali, interessando più di cento comuni.
845 Sono i milioni di euro che arriveranno come contributo dal comitato olimpico internazionale per i giochi olimpici invernali nel 2026
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4,2 Sono i miliardi stimati come giro d’affari complessivo per i 17 giorni di manifestazione olimpica a Cortina nel 2026
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1. Festeggiamenti per Cortina città delle olimpiadi invernali 2026. 2 Il palaindoor di Padova, una delle più belle strutture venete. 3. Alex Zanardi, campione paralimpico
organizzare i Giochi olimpici invernali del 2026? Intanto va detto che dal Comitato Olimpico Internazionale arriverà un contributo di circa 845 milioni di euro. Dopodiché va aggiunto che una delle ragioni per cui l’Italia si è aggiudicata l’organizzazione risiede nel fatto che buona parte degli impianti è già esistente: si tratta di 14 sedi di gara. Ex novo, a Milano, verrà costruito solo il PalaItalia di Rogoredo, un’arena che diventerà polifunzionale, con una capienza tra i 15 e i 18 mila posti. Quattro di quelle 14 sedi di gara già esistenti saranno da ristrutturare. Tra queste la pista di bob di Cortina, la cui stima di costo attuale è di 42 milioni di euro. Gli investimenti previsti in totale sono pari a circa 346 milioni complessivi, in cui si includono anche la realizzazione dei villaggi olimpici e dei media center. La morale è che alla fine le Olimpiadi dovrebbero portare molti più benefici che costi, visto che uno studio della Bocconi ha previsto che, a fronte di ogni singolo euro speso, ci saranno ricavi pari a 2,7 euro, stimando il giro d’affari complessivo dei 17 giorni di manifestazione in 4,2 miliardi. Oltre agli incassi derivanti dai diritti televisivi, dagli sponsor e dalla vendita dei biglietti per assistere alle varie gare, si è calcolato anche un beneficio per l’indotto pari a 1,5 miliardi derivanti dai consumi e dagli spostamenti delle varie delegazioni e dei visitatori. I Giochi dovrebbero poi portare un aumento medio di 5.500 posti di lavoro a tempo pieno, con un picco di 8.500 nell’anno del loro svolgimento. Le entrate fiscali stimate sono di 601,9 milioni di euro, in ogni caso superiori ai 415 che l'amministrazione centrale conta di spendere per la sicurezza. Un affare, dunque, anche se l’ultimo precedente, i Giochi di Torino 2006, non è molto incoraggiante a riguardo. Il dossier della candidatura, all’epoca, prevedeva costi pari a 500 milioni. Alla fine però il conto è stato molto più salato: 1,5 miliardi sono stati spesi per l’organizzazione dei Giochi e 2 miliardi per la realizzazione delle opere (quasi tutte ex novo). Gli incassi totali invece non hanno raggiunto neanche il miliardo. Per Milano-Cortina, però, sembrerebbero esserci garanzie di tutt’altro tenore. — D.Z.
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MARTEDÌ 4 FEBBRAIO 2020 IL PICCOLO
TRIESTE CRONACA
L’inchiesta
Sgominata la tratta dei migranti in porto Arrestati due iracheni, ricercato un terzo: favorivano i flussi clandestini via mare. Indagini di Polizia di frontiera e Antimafia prevalentemente iracheni, arrivati via mare. Indagini complesse, svolte dalla squadra giudiziaria della Polizia di Frontiera marittima. Gli investigatori si sono avvalsi anche del prezioso ausilio di vari interpreti-mediatori culturali per ricostruire il modus operandi degli indagati. Secondo il quadro emerso dall’inchiesta, gli immigrati venivano aiutati ad arrivare clandestinamente a Trieste, tappa intermedia per poi proseguire verso altre città italiane o il Nord Europa. Seguivano la rotta ma-
rittima dalla Turchia all’Italia, utilizzando in particolare i veicoli commerciali che transitano nel porto di Trieste. Da sottolineare che negli ultimi anni si è registrato in Procura a Trieste un incremento abnorme di fascicoli per immigrazione clandestina, il più delle volte contro ignoti. Ma una delle specificità di questa operazione è rappresentata in primis dall’utilizzo da parte degli indagati di passaporti falsi per favorire l’ingresso irregolare degli immigrati. —
Ok in Consiglio regionale al milione e mezzo per la nuova struttura individuata in via Mascagni Passa però un ordine del giorno di Fdi che esorta il questore a trovare un’altra sistemazione
no Fedriga ha aumentato lo stanziamento di un altro milione, mettendo a disposizione la Regione come stazione appaltante per velocizzare i lavori. Il provvedimento non è passato in modo indolore all’interno del centrodestra. Dopo aver appreso dalla stampa del disegno di legge, Fratelli d’Italia ha protestato in circoscrizione e in Consiglio comunale, avviando una raccolta firme a Valmaura. La tensione è salita al punto che il capogruppo dei patrioti in Consiglio regionale Claudio Giacomelli ha comunicato al presidente Fedriga di non essere disponibile a votare la legge, criticando l’assenza di comunicazione, sollevando i problemi di sicurezza che vive il quartiere e ricordando che Valmaura è un importante serbatoio di voti della destra. La mediazione è stata trovata attraverso la presentazione di un ordine del giorno che impegna la giunta a «segnalare al questore le perplessità sollevate dai residenti, esortandolo a cercare soluzioni alternative» e offrendo nel caso risorse economiche aggiuntive. Per Petronzi non sarà semplice procedere con la scelta di Valmaura, perché l’odg ha incassato il sostegno trasversale di centrodestra e centrosinistra. «Abbiamo dato risposta – ha sottolineato l’assessore Pierpaolo Roberti – a un problema
Piero Tallandini Trieste e il suo porto centro di smistamento di immigrati irregolari. La rotta privilegiata era quella che collega il capoluogo giuliano alla Turchia: utilizzati anche passaporti falsi per consentire l’ingresso irregolare di cittadini iracheni. Un’operazione della Polizia di Frontiera marittima di Trieste coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia ha consentito di scoprire quella che il Procuratore Carlo Mastelloni ha defini-
to una «microstruttura criminale» dedita al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, con l’arresto di due iracheni residenti nel capoluogo giuliano. Gli accertamenti sono ancora in corso sulla base del materiale probatorio trovato, che potrebbe consentire di allargare ulteriormente lo scenario del fenomeno criminoso. I due iracheni sono stati arrestati in flagranza di reato per il possesso di passaporti falsi e patenti di guida contraffatte, documenti che sono stati subito posti
sotto sequestro. Un altro indagato risulta attualmente ricercato. L’operazione si è conclusa l’altra mattina: le perquisizioni hanno permesso, come detto, di trovare documenti falsi e anche materiale ritenuto utile agli inquirenti per il proseguimento delle indagini (a cominciare dai cellulari che sono stati sequestrati). Si è trattato del coronamento di un’attività investigativa iniziata ben 18 mesi fa, in seguito a numerosi rintracci nell’area portuale triestina di immigrati illegali,
Sì all’Ufficio immigrazione ma la scelta del sito è aperta IL CASO
Diego D’Amelio
L
a creazione del nuovo Ufficio immigrazione di via Mascagni compie un altro passo avanti. Il Consiglio regionale ha approvato ieri lo stanziamento da 1,5 milioni a favore della Questura, con i voti di centrodestra e Movimento 5 stelle, l’astensione di Partito democratico e Cittadini, la contrarietà di Open Fvg e Patto per l’autonomia. La soluzione pare al momento l’unica percorribile, ma su pressione di Fratelli d’Italia la giunta Fedriga si è impegnata a esplorare alternative alla struttura a Valmaura. L’ultima parola spetterà al questore Giuseppe Petronzi, che vuole rinnovare i locali un
tempo appartenenti alla Polizia stradale per far fronte alle difficoltà logistiche dell’Ufficio immigrazione, dove si rivolgono i cittadini stranieri che rinnovano il permesso di soggiorno e i richiedenti protezione internazionale. Gli spazi inadeguati generano da tempo lunghe file visibili all’esterno del palazzo della Questura. Un’alternativa era stata immaginata in Porto Vecchio, ma la scelta finale è caduta sulla realizzazione di un prefabbricato nel comprensorio del Commissariato di San Sabba. Iniziative di questo tipo andrebbero sostenute finanziariamente dallo Stato, ma a Roma la coperta è corta e per sbloccare l’impasse si è mossa la Regione. Una prima parte dell’importo, pari a 500 mila euro, era stata prevista dalla giunta Serracchiani nel 2018 e ora l’esecutivo di Massimilia-
Il Polo di San Sabba. In zona è previsto il nuovo ufficio. Massimo Silvano
© RIPRODUZIONE RISERVATA
la proroga
Si rinnova il cantiere tra le vie Dante e Mazzini Avanti con il risanamento conservativo dell’immobile tra via Mazzini e via Dante, nell’angolo che guarda verso Sant’Antonio. Un incrocio di prestigio, dove si fronteggiano l’ex palazzo Ras (proprietà Allianz) oggi Hilton, l’antica sede della Comit oggi patrimonio di Banca Intesa, il monumentale liberty di palazzo Terni Smolars. In un’ideale dibattito tra Romeo Depaoli, Enrico Nor-
dio, Ruggero & Arduino Berlam, architetti di punta nel fervore della Trieste primo-novecentesca. Giulio Bernetti, “comandante” dell’urbanistica tergestina, per non sapere leggere e scrivere, ha firmato una proroga dell’ordinanza che così copre i lavori fino al 25 gennaio del prossimo anno e che combina occupazione del suolo pubblico e possibilità per i mezzi della Tecnogiemme di
accedere al cantiere provenendo da via San Spiridione. In deroga evidentemente al divieto di transito in via Mazzini. Lo stabile, dove la riqualificazione è già in atto nella parte affacciata su via Dante, ospita al pianoterra numerose attività commerciali, in gran parte legate al comparto dell’abbigliamento, come Mik Mak, Replay, Antonello Serio. Di fianco, la facciata
Lo stabile proseguirà il risanamento conservativo. Massimo Silvano
Il procuratore Carlo Mastelloni
che risale al 2017, quando l’allora questore di Trieste lanciò un grido d’allarme sull’inadeguatezza strutturale dell’Ufficio immigrazione. Lo Stato non riesce a far fronte alla richiesta e abbiamo deciso di subentrare. La collocazione degli spazi è decisa autonomamente dalla Questura, ma il dialogo è massimo e c’è disponibilità ad aumentare le risorse se si trovano soluzioni alternative». In pubblico Giacomelli stempera ma non troppo: «Apprezziamo che la giunta si faccia carico di integrare la sicurezza di cittadini e agenti, laddove lo Stato sia manchevole, ma non mi vede concorde la scelta di un rione popoloso come Valmaura. Per questo abbiamo chiesto una soluzione alternativa». Per il Pd Francesco Russo, «l’Ufficio immigrazione passa sulla testa dei cittadini di Valmaura. Fedriga, Roberti e Giacomelli hanno approvato la legge che sposta l’ufficio in via Mascagni e poi si sono approvati un ordine del giorno per dire che forse non bisogna farlo. La presa in giro di chi abita a Valmaura ha superato ogni limite. Accanto a questo “capolavoro” c’è anche stata la chiusura a un nostro emendamento con cui abbiamo proposto che fossero stanziati 1,5 milioni per offrire maggiori servizi al rione». — © RIPRODUZIONE RISERVATA
principale estesa in via Mazzini confina con il cosiddetto “palazzo del commercio”. Insomma, siamo nel cuore della “city” triestina, dove una pluridecennale sonnolenza sta lasciando il posto a una rinnovata vena riqualificativa. Infatti anche attorno al rettilineo di via Mazzini la città si scuote. Al completamento del restauro dell’ex Ras ha coinciso, a spese del nuovo albergo, la realizzazione deilavori in via Santa Caterina, nuovamente riaperta al passaggio, anche se solo ai veicoli dotati di permesso. Per favorire le attività economiche, i mezzi potranno transitare e usufruire dell’area di carico e scarico. L’accesso è consentito inoltre per i disabili, con tre parcheggi dedicati. —
TREVISO ECONOMIA
MARTEDÌ 4 FEBBRAIO 2020 LA TRIBUNA
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Multiutilities, attacco a nordest
Marchi: «Tutto previsto, Hera e A2a ora si spartiscono le spoglie di Asco» L’INTERVISTA
l 7 aprile scorso, in un’intervista al nostro giornale aveva chiesto a politica e finanza venete di fermare l’operazione Ascopiave-Hera. Ora, dopo le nozze milionarie tra Pieve di Soligo e Bologna, e il blitz di A2a, che entra nella quotata di Pieve con il 4,16%, è sconsolato. «Avevo previsto tutto, purtroppo», dice Enrico Marchi, patron di Save e banca Finint, «temeva l’“inizio della demolizione delle utilities venete”: ora due corazzate come Hera e A2a si spartiscono le spoglie di una delle prime 10 utilities italiane nel gas». Nemo profeta...in patria. «Mi ricordo quando Dino De Poli illustrò il patto con Biasi, fra Cassamarca e Verona. Era trionfante, ma il mio primo pensiero era che fino ad allora avevamo a Treviso una media banca, mentre da quel giorno avremmo avuto la filiale di una grande banca Non avevo sbagliato neanche allora». Lei chiedeva alla Regione di fare da regista di un superpolo veneto con Verona e Vicenza, da allargare al Triveneto. Piaceva anche all’ex segretario della Liga, Da Re. «Sì. Non capisco cosa sia successo. Non si è mosso nulla: forse per incapacità o mancanza di strategia». Lei è imprenditore e uomo di finanza. Non è che a monte ci sia un discorso del tipo «Siamo piccoli, inutile rincorrere le big, puntiamo a fare almeno cassa»? «Ci fossimo messi insieme con AGSM e AIM, e poi magari anche con Dolomiti Energia e Alperia avremmo creato un colosso capace di stare sul mercato.Attenzione: gli azionisti pubblici, a Pieve, si sono mossi invece come un fondo speculativo, vedi Amber. Contabilmente, bene. Ma chiedo: è questa la missione dei comuni e dei soci pubblici? E mi dico di no, devono fare politica industriale per il bene di territorio e
I
cittadini. Qui la politica si è allineata agli speculatori che smontano le società e ci ricavano il massimo possibile» Lei ha sempre detto che la questione capitale è la testa. Ascopiave ha scelto le reti. «Un territorio deve creare strutture forti, e non per campanilismo. Il fatto di governare le strutture, di avere la testa
Il patron di Save e Finint molto critico: «Un territorio deve creare strutture forti» in Veneto, fa sì che inneschi un circolo virtuoso: management e fornitori, legali e ’indotto. Hera e A2a l’han fatto in Emilia e in Lombardia, qui non lo si fa o si è deciso di non farlo più». Ci rovina il campanile? «Pesa. Ma è più grave forse l’impreparazione, non si vuol far squadra, la gestione è affidata a gente non all’altezza, senza competenza e visione adeguate. E manca strategia. Ci si rivolge ad advisor e grandi studi legali la cui preoccupazione non è certo lo sviluppo del territorio. Vedo incuria». Chi può rimediare? La classe dirigente? «Non vedo spazi per rimediare, il quadro veneto è compromesso. Pieve ha imboccato una via, Verona e Vicenza un’altra, e ora si incrociano. Vedremo chi sarà il più forte e come si spartiranno il Veneto» Viene in mente l’Arlecchino servitore di due padroni: lungimirante Goldoni. «Ancora una volta il Veneto non è soggetto forte sulla scena nazionale, ma terra di conquista per gente che la vede più lunga di noi. Di Milano e lombardi sapevamo tutti la forza, ora anche l’Emilia Romagna ci ha superato: lì vedo coesione, strategia e voglia di fare che non ci sono in Veneto. Se solo penso all’occasione persa da Regione e sistema pubblico veneto sulle autostrade, fra Pa-
Enrico Marchi, presidente di Save e Finint; a fianco, l’intervista alla Tribuna in cui lanciava l’allarme
PIEVE DI SOLIGO. Tutti a scanda-
gliare la nuova ripartizione azionaria – mentre il titolo sale ancora, a Piazza Affari si è issato a 4,52€ – e a concentrarsi sul cda, che peraltro scade a fine aprile.Ieri sono arrivate le dimissioni dal cda, per «motivi personali» di Giorgio Martorelli, componente indipendente e non esecutivo , nonché componente del comitato Controllo e Rischi. Era stato eletto per la lista di minoranza – Amber e Asm Rovigo – e ora gli subentrerà Claudio Paron, rappresentante di Asm. E riflettori sono puntati su A2a. A freddo gli osservatori so-
no sempre meno orientati a credere a una guerra diplomatica con Hera. Sul piatto i milanesi han messo 46 milioni, cifra da azione strategica a Nordest, in cui Pieve pare come un trampolino di lancio. Il 4,16% di A2a vale in nuce un posto nel futuro cda. Specie alla luce delle scelte dei comuni civici (Spresiano, Mareno di Piave, Giavera, Segusino, Trevignano, Follina, Pieve di Soligo e altri) che hanno optato per il concambio nel recesso da Ascoholding: hanno il 6%, in potenza i secondi azionisti. Venderanno? Saranno corteggiati per un’intesa? Neanche a
farlo apposta, il 6 per cento+ il quattro per cento aggregati consentirebbero ad A2a di superare il 10%, con relativi poteri interdittivi (anche se essendo A2a competitor, il cda di Pieve può tutelarsi, vedi le offerte per le gare). Certo, ora Ascopiave non è scalabile. La Holding è appena salita al 52% (dal 51%) e nella quotata ha aumentato di peso specifico per le recenti modifiche statutarie. Ma pende sempre la causa intentata da Plavigas contro le modalità di recesso e l’assetto, senza contare la possibilità di Opa se i giudici dovessero ratificare il cambio del controllo nella casa madre. E poi, così come Hera, anche A2a potrebbe mettere tanti soldi sul piatto, per allettare i comuni a caccia di risorse. Chi non ha ancora ceduto quote, potrebbe essere invogliato. — A.P.
dova-Venezia e Brescia Padova: erano galline dalle uova d’oro, sarebbe bastato mettersi insieme, e ne poteva nascere un polo nordestino come quello di Gavio a Nordovest».
Politica veneta bocciata in visione industriale? «Lungi da me entrare in polemiche politiche, sono solo un osservatore, prendo atto di situazioni concrete sotto gli oc-
chi di tutti, che stanno facendo perdere peso al Veneto. Si rischia di tornare ai vecchi cliché degli anni ’60». Lei aveva criticato la scelta di Asco di cedere i clienti.
dietro le QUinte
Esce Martorelli, lombardi verso il cda Il ruolo dei ribelli e la soglia del 10%
il dissidente
«Il commissario della Lega è in conflitto di interessi» Della Pietra, sindaco di Spresiano attacca Gianangelo Bof commissario della Lega che parla dei destini di Asco: «È dipendente Poco opportuno che intervenga» PIEVE DI SOLIGO. «Voglio sperare che il Gianangelo Bof commissario della Lega trevigiana sia solo omonimo di quel Gianangelo Bof, ex sindaco di Tarzo che è dipendente del gruppo Asco,
esattamente nella controllata Tlc. Ma, ahimè, temo sia la stessa persona». Marco Della Pietra, sindaco di Spresiano, uno dei soci ribelli che ha chiesto il recesso dalla holding chiedendo in concambio azioni della quotata Ascopiave (e oggi si frega le mani, titolo a 4,44€, il suo patrimonio azionario oscilla fra i 18 e 20 milioni) replica caustico al numero uno della Lega
trevigiana. Bof si si era detto “sorpreso” dalla volontà di Della Pietra di vendere le proprio azioni ad A2a senza passare per una gara pubblica. «No, il sorpreso sono io, perché in primo luogo trovo quantomeno poco opportuno che parli di Asco, politicamente dal punto di vista delle lega, ma anche delle sue scelte strategiche, chi ne è dipendente», replica
Gianangelo Bof, commissario Lega e il sindaco e Marco Della Pietra
«Scusate, solo Asco vendeva il suo pacchetto di clienti. Dunque, hanno sbagliato tutti tranne loro?» Hera ha pagato carissimo. «Ma se per avere clienti Hera paga molto caro, siamo sicuri che il più furbo sia chi vende? Chi dei due ha più visione strategica?» Il ticket politica-finanza in Veneto, non funziona? «Alessandra Carini denunciò in un libro il Veneto “sistema mai nato”. È così; manca una vera capitale, nel policentrismo ognuno fa da sè e nessuno fa il regista». E il futuro? «Fosco, sono mortificato. Le Olimpiadi sono una consolazione, ma abbiamo dovuto far squadra con Milano, anni e anni avanti. Qui come andiamo avanti, solo con il Prosecco?» Eppure c’è il mantra dell’autonomia. «Ma le strade tornano a Roma, banche e utilities passano altrove. Mi pare ci sia una contraddizione. Il decentramento va affrontato tutti i giorni, volendo gestire ciò che è importante». E tutti a riempirsi la bocca con il territorio. «Oggi c’è concorrenza spietata fra territori per crescere, svilupparsi, e accaparrarsi quote di Pil anche a scapito dei vicini. Mentre noi perdiamo ricchezze, punti di forza ed eccellenza del nostro territorio». — Andrea Passerini © RIPRODUZIONE RISERVATA
Della Pietra, «Non mi pare bellissimo, diciamo così, e sarebbe giusto che la gente lo sapesse, Così come potrei ricordare cosa disse proprio Bof in un consorzio Bim Piave, rispetto alla “solidità” di Veneto Banca. Ma lasciamo stare, quello che vorrei dirgli è che comunque devo rispettare solo e soltanto le regole del mercato, non ho obbligo di gara pubblica. Anzi: al limite posso fare un bando per trovare un consulente o un advisor, ma al limite potrei dare mandato al mio segretario comunale ed essere nella piena legittimità. Mi sono studiato delibere dei comuni di Bologna e Torino, non si preoccupi». — A.P. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Nordest
MILLE FIRME PER LE SARDINE «Vogliamo esserci». L’appello delle Sardine per essere protagonisti nella costruzione di un Veneto «diverso da quello che è stato fino ad ora» ha raccolto da sabato 1000 firme
Martedì 4 Febbraio 2020 www.gazzettino.it
MANOVRE VENEZIA Nella Lega di Luca Zaia si sta cullando il sogno del colpaccio: fare man bassa di voti alle prossime elezioni regionali e, grazie alla legge veneta che al maggioritario abbina un pizzico di sistema proporzionale, fare incetta di seggi. Lasciandone, di conseguenza, pochissimi alle opposizioni. È per questo che la Lega sta prendendo in considerazione l’ipotesi di correre da sola e solo in un secondo momento stringere un accordo con il resto del centrodestra, cioè Forza Italia e Fratelli d’Italia. Un patto “segreto”, magari davanti a un notaio, con l’obiettivo di ottenere 33 seggi sui 51, più altri 6-7 tra forzisti e Fratelli. Al M5s e alla sinistra resterebbero a quel punto solo briciole, appena una decina di consiglieri, troppo pochi anche per garantire la partecipazione attiva a tutte le commissioni.
Veneto, la Lega tentata dalla corsa solitaria L’obiettivo è prendere 33 seggi su 51 `Al centrosinistra e M5s resterebbero senza contare azzurri e Fratelli d’Italia pochissimi scranni. Gli alleati frenano `
Le precedenti elezioni
*simulazioni
REGIONALI 2015
POLITICHE 2018 % totale seggi Veneto 23,0 13
Liste Lista Zaia Lega Nord
17,8
10
Forza Italia
6,0
3
Indipendenza Noi Veneto
2,7
1
Fratelli d'Italia
EUROPEE 2019 % totale seggi* Veneto 32,8 20
Liste Lega Forza Italia
Liste
Padova Silvia Ruzzon, già sindaco di Cartura e assessore a Este, e Ettore Tamà; a Verona Valeria Pernice e Stefano Passarini; a Vicenza Marilisa Munari e Andrea Chimetto; a Belluno Maria Croce e Gaetano Rizzo; a Rovigo Arianna Corroppoli e Leonardo Raito; a Treviso Martina Cancian e Jacopo Lodde; a Venezia Aurora Marchioro e Alessandro Maggioni. (al.va.)
Ovviamente gli alleati da questo orecchio non ci sentono. Intanto perché dovrebbero trovare un candidato governatore perdente (passa solo quello che arriva secondo, a meno che, come il pentastellato Jacopo Berti nel 2015, non si candidi anche come consigliere) e poi perché non sarebbe facile spiegare agli elettori le ragioni della separazione. È vero che in casa della Lega l’idea è di proporre un “patto” post voto, ma c’è chi ricorda che anche Salvini nel 2018 aveva chiesto a Berlusconi e alla Meloni di andare dal notaio per garantire che nessuno facesse “salti” verso gli avversari, salvo poi far nascere il governo giallo-verde. Insomma, gli alleati sarebbero anche tentati dalla corsa solitaria, se non altro per dire in campagna elettorale quel che realmente pensano del reame zaiano, ma non si fidano. Passasse l’idea del colpaccio, invece, la Lega potrebbe pescare anche tra le seconde e terze file visto che è passata la modifica della legge che prevede che gli assessori si dimettano da consiglieri regionali (ma c’è la clausola di garanzia a suo tempo chiesta da Maurizio Conte: se all’assessore viene poi ritirata la delega può rientrare in consiglio e ad andarsene a casa è chi aveva preso il suo posto). Ma c’è anche un’altra variabile: al di là degli accordi nazionali, siamo sicuri che a Matteo Salvini convenga un Luca Zaia così forte da fare a meno degli alleati? Tant’è, mentre Zaia tace, gli alleati sono già alle prese con le liste. In Forza Italia certe le candidature di Michele Celeghin e Otello Bergamo a Venezia, Maurizio Conte a Padova, Fabio Chies a Treviso, mentre a Belluno si corteggia Dario Bond. Alda Vanzan
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Lega Fratelli d'Italia
Fratelli d'Italia
4,3
2
Forza Italia
6,0
3
Noi con l'Italia - Udc
1,1
1
Totale centrodestra
62,7
32
Totale centrodestra
49,1
29
Partito Democratico
18,9
10
Partito Democratico
16,6
8
Europa Verde
2,7
1
2,7
1
+Europa - Italia in Comune
2,7
1
2,6
1
52,1
28
IL MECCANISMO
Partito Democratico
16,6
8
+ Europa
Per spiegare il disegno leghista - e una anticipazione l’ha data l’assessore Roberto Marcato con una intervista al Gazzettino bisogna capire come funziona la nuova legge elettorale, quella riformata nel 2012 (la numero 5) e successivamente modificata nel 2018 (la numero 19). Premessa numero uno: il Veneto ha scelto un sistema maggioritario, ha deciso cioè di garantire la governabilità anche se non si ottiene la maggioranza assoluta perché scatta un premio in termini di seggi. Esempio: se una coalizione vince ma prende meno del 40% dei voti, avrà comunque il 55% dei seggi. Cioè 27 su 49. E qui va detto che il consiglio regionale è composto da 49 membri più il governatore eletto più il candidato governatore arrivato secondo; la formula è 49 + 1 + 1. La volta scorsa, nel 2015, per avere il 60% dei seggi bisognava superare il 50%. Adesso, per avere il 60% dei seggi - cioè 29 scranni che fanno 30 con il governatore
Alessandra Moretti Presid.
3,8
2
Italia Europa Insieme
0,5
-
La Sinistra
Veneto Civico
1,5
1
Civica Popolare Lorenzin
0,4
-
Totale centrosinistra
Verdi-Sel-Sinistra
1,1
0
Totale centrosinistra
20,2
9
Totale centrosinistra
23,0
11
Movimento 5 Stelle
23,8
11
Movimento 5 Stelle
10,3
5
7,0
-
5,7
3
Ncd-Udc-Ap
2,1
1
Veneto del Fare
1,4
1
Totale altri
9,2
5
L’IPOTESI DI UN PATTO POST ELETTORALE NEL CENTRODESTRA MA UNO ZAIA TROPPO FORTE POTREBBE INFASTIDIRE SALVINI
3
6
Totale centrodestra
Lista Tosi
LE PERPLESSITÀ % totale seggi* Veneto 26 49,9
10,8
Altri
6,8
1,0
1
25,5
13
Movimento 5 Stelle
8,9
4
Altri
3,0
-
Ai 49 consiglieri si aggiungono il candidato governatore eletto e il candidato governatore della coalizione arrivata seconda. L'assemblea alla fine si compone di 51 membri
COLPACCIO Le tabelle mostrano i seggi ottenuti nel 2015 e quelli che ci sarebbero stati con la nuova legge elettorale nel 2018 e nel 2019 (simulazioni dell’Osservatorio elettorale). Ora la tentazione della Lega è di correre da sola, prendere più del 60%, portarsi a casa 32 consiglieri (33 con il presidente) e poi stringere un accordo con FdI e FI lasciando pochissimi seggi al centrosinistra
eletto - basterà superare il 40% dei consensi.
Sul Gazzettino
LA QUOTA PROPORZIONALE
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Nordest
«JUNIOR CALLY A SANREMO? INDIGNIAMOCI» L’assessore veneta Elena Donazzan (Fdi): «Il giovane rapper usa parole di violenza da disgusto. Da donna e rappresentante delle istituzioni non guarderò il Festival».
Domenica 2 Febbraio 2020 www.gazzettino.it
L’intervista Roberto Marcato er lui la politica è passione, non rancore. Con una stella polare, l’autonomia. Un obiettivo, cioè far sì che quelle venete siano “città di luce” e non buie perché si spengono le insegne delle botteghe costrette a chiudere. E con una certezza: Luca Zaia sarà riconfermato governatore perché su temi cruciali, quali sanità, occupazione e turismo, a suo dire ha fatto talmente bene, che neppure l’opposizione riesce ad attaccarlo. Roberto Marcato, assessore regionale con delega allo Sviluppo Economico e alle Attività Produttive, nonché membro della segreteria federale con Matteo Salvini e del direttorio che regge la Lega in Veneto, parla con toni accorati del presente e del futuro del “suo” Veneto, non disdegnando, per rafforzare i concetti, di ricorrere al dialetto. Del resto per lui, abituato a salutare con un sorriso e la battuta “Bojorno paròn”, non potrebbe che essere così.
P
Assessore, partiamo proprio dalle regionali. A sfidarvi potrebbe esserci una grande coalizione capeggiata da Arturo Lorenzoni, vicesindaco di Padova. «È un’alleanza divisa ancor prima di nascere. Con il Pd che vuole un candidato suo e i pentastellati che non intendono correre con i democratici. D’altro canto pure l’attuale governo di Padova è un insieme di contraddizioni e contrapposizioni pesantissi-
«IL PARTITO DEI VENETI SEGNA EFFERVESCENZA MA NON FA BEN SPERARE CHE SPRECHI TEMPO CONTRO LA LEGA INVECE CHE ROMA CENTRALISTA»
«Autonomia, patto di sangue con Fdi e Fi o corriamo soli» `L’assessore regionale lancia il tris di Zaia `«Se saremo ancora alleati di Brugnaro «Rivincerà, centrosinistra troppo diviso» a Venezia non faremo più le comparse» me, e l’unico collante è la paura di perdere la “carega”. Per governare il Veneto, però, serve ben altro. Certo, non sottovaluto nessuno, tanto meno Lorenzoni, ho rispetto di ogni avversario, perché lo reputo tale, non un nemico. Ma una cosa è evidente: la dote di Zaia è pesantissima, tanto che le minoranze fanno fatica a criticarlo». In che senso? «Nel Veneto abbiamo la migliore sanità d’Italia, certificata dal governo giallorosso, il più basso tasso di disoccupazione, la crescita più alta del Pil, siamo al primo posto in Italia e al secondo in Europa per presenze turistiche. Il presidente, poi, senza mai una lite, ha coronato il
percorso politico per le Olimpiadi a Cortina, le colline del prosecco patrimonio dell’umanità e sta lottando per il riconoscimento Unesco per Padova. Non a caso alle europee un veneto su due ha votato Lega». Chi sceglierà i candidati del Carroccio? «Il nostro partito è strutturato e i nomi verranno vagliati dalla segreteria provinciale di Padova con il commissario Filippo Lazzarin e poi condivisi con il direttorio veneto, cui spetteranno le designazioni definitive». Del partito dei veneti cosa pensa? «Ben venga, se dà la misura dell’effervescenza politica del territorio. Però ricordo che è costituito da forze indipendentiste-secessioniste. Non mi fa ben sperare che sprechino il loro tempo contro Zaia e Marcato, invece di contrastare il sistema centralista romano. E poi imma-
ginare che gli indipendentisti facciano un’alleanza con Pd e grillini, che stanno massacrando le regioni, fa sorridere». Il centrodestra si presenterà unito alle regionali? «Dipendesse da me, andremmo da soli e mi batterò per questo. A meno che non si verifichino due condizioni: che Berlusconi e Giorgia Meloni sottoscrivano un patto di sangue sull’autonomia presentata dalla delegazione capitanata da Zaia. E che FdI tolga questa “opa ostile” nei confronti della Lega e smetta di andare a caccia dei nostri amministratori». Come vede la situazione politica delle città venete? «Parto da Venezia e da Brugnaro, oggi nostro alleato. Su temi quali il Mose, Porto Marghera, ma anche nel rapporto con il governo, ha lavorato bene. Ma nel caso dovesse ricandidarsi e l’alleanza dovesse essere riconfer-
mata, non siamo disposti a fare le comparse come avviene adesso che non abbiamo gli spazi che meriteremmo, considerato quello che rappresentiamo. Se in futuro saremo ancora insieme, governeremo alla pari». A Padova però c’è un’“isola” di centrosinistra... «Infatto purtroppo Padova non ha il ruolo che le spetterebbe. Incontro spesso il rettore Rizzuto, il prefetto Franceschelli, il questore Fassari e i rappresentanti delle categorie, e conosco bene la situazione. La sicurezza è uno degli elementi di debolezza strutturale del centrosinistra, padovano e nazionale, All’ombra del Santo, città universitaria e capitale del volontariato, c’è invece una recrudescenza della criminalità legata all’immigrazione, sottovalutata per questioni ideologiche. La maggioranza ha contaminato Giordani, sostenendo un’accoglienza senza regole. Io immagino sì una Padova accogliente, ma dove l’osmosi tra etnie e culture diverse trova sintesi nel rispetto della legge. Pensare, come sta avvenendo, di accogliere tutti gli stranieri, sistemandoli magari in qualche caserma dismessa dove vivono come animali e ingrassando le cooperative, è un errore. Bisogna dare loro l’opportunità di una vita dignitosa, senza dover delinquere. Padova, poi, deve decollare e il sindaco fare da motore. Invece sulla Fiera siamo fermi, sul traffico la maggioranza ha visioni contrapposte e il centro si sta desertificando. Ogni qualvolta si spegne l’insegna di un negozio, muore un pezzo di città. Padova “città della luce” è possibile: basta volerlo. Stop, quindi, alle grandi strutture di vendita e aiutiamo i piccoli commercianti. Perché il futuro è loro, come dimostrano Francia e Stati Uniti dove spariscono i centri commerciali e riaprono le botteghe». Nicoletta Cozza © RIPRODUZIONE RISERVATA
`L’intervista all’assessore
regionale leghista Roberto Marcato sull’edizione di domenica 2 febbraio
Ma cosa succede se una coalizione è capace di prendere da sola la maggioranza assoluta? Dopo il 50% di consensi, scatta il sistema proporzionale. L’esempio è quello delle Europee 2019 con la simulazione effettuata dall’Osservatorio elettorale: un anno fa la coalizione di centrodestra prese in Veneto il 62,7%; fossero state elezioni regionali, avrebbe avuto 32 seggi, 33 contando anche il governatore. Ebbene, forte dei sondaggi e del gradimento di Luca Zaia, sempre al primo posto tra i governatori d’Italia più amati, la
Due per provincia
Nominati i coordinatori di Italia Viva VENEZIA Settimana (forse) decisiva per sapere se in vista delle elezioni regionali del Veneto nascerà il terzo polo oppure se Italia Viva e Azione rientreranno nella coalizione di centrosinistra con una propria lista. Nel frattempo Italia Viva, reduce dalla sua prima assemblea nazionale, ha iniziato a strutturarsi sul territorio, nominando i coordinatori provinciali. Due per provincia, in perfetta parità di genere. Eccoli: a
Lega è convinta la prossima primavera di ottenere oltre il 50% dei voti anche correndo da sola, senza gli alleati. Si ripeterebbe lo schema del 2015: primo partito la Lista Zaia, poi la Lega e, se sarà presentata, la lista degli amministratori scelti direttamente dal governatore. Ma se con queste tre liste Zaia prendesse 32 seggi (33 con lui), perché spartirli anche con gli alleati di Fratelli d’Italia e di Forza Italia? Perché non correre separati e allearsi successivamente lasciando al M5s e al Pd una manciata di scranni?
L’intervista Marco Marin l padovano Marco Marin è deputato di Forza Italia. Un partito che, secondo l’azzurro, dovrà far parte a pieno titolo della coalizione che sosterrà la candidatura di Luca Zaia al suo terzo mandato da governatore. «Alle prossime Regionali il centrodestra sarà unito anche in Veneto, come prevede l’accordo tra Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni», dice.
I
Roberto Marcato ha dichiarato che, se non sarà stretto «un patto di sangue sull’autonomia» con Fi e Fdi, la Lega andrà da sola. Cosa risponde? «L’autonomia è un obiettivo che abbiamo l’obbligo di raggiungere perché i veneti si sono espressi in modo chiarissimo nel referendum del 22 ottobre 2017, istituito da una legge voluta proprio dal gruppo regionale di For-
ne. Certo, le differenze ci sono: noi siamo moderati, cattolici, liberali e popolari. Ma tutti insieme possiamo portare avanti progetti e programmi concreti, guidati da Zaia che è il presidente di Regione più amato d’Italia, così come Luigi Brugnaro è il sindaco più stimato. I nostri avversari sono altri: Pd, Leu, Iv e M5s, quelli che promuovono le misure assistenzialistiche anziché sostenere le imprese come farebbe e farà Forza Italia».
«Con il centrodestra unito sfratteremo i giallorossi e otterremo l’autonomia» za Italia e sostenuta dal resto del centrodestra. Quindi da parte nostra vale l’impegno preso dalla coalizione con il popolo veneto. Naturalmente per ottenere la riforma ci vorrà però anche un Governo di centrodestra, dato che l’attuale esecutivo assistenzialista, statalista, centralista e giustizialista è l’esatto contrario del principio di autonomia». Crede sarà possibile questa doppia condizione? «Abbiamo già dato l’avviso di
sfratto al Governo giallorosso dopo le Regionali di Basilicata, Molise, Abruzzo, Umbria, Sardegna, Piemonte, Emilia Romagna e Calabria, visto che ora siamo 7 a 1 per il centrodestra. Sono sicuro che gli daremo lo sgombero definitivo con la vittoria in Veneto». Non teme una modifica degli equilibri nell’asse del centrodestra, considerato il peso della componente sovranista? «L’alleanza non è in discussio-
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«ALLE REGIONALI VARRÀ L’ACCORDO FRA BERLUSCONI, SALVINI E MELONI. SIAMO DIVERSI MA INSIEME LAVOREREMO A PROGETTI CONCRETI»
Vuol dire che Fi prenota già l’assessorato regionale allo Sviluppo Economico? «No, queste sono considerazioni che verranno dopo il voto e spetteranno al nostro coordinatore regionale (Michele Zuin, ndr.). A me interessa fare le cose giuste per i veneti». (a.pe.) © RIPRODUZIONE RISERVATA