RASSEGNA STAMPA DEL 6 FEBBRAIO 2020

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GIOVEDÌ 6 FEBBRAIO 2020 CORRIERE DELLE ALPI

REGIONE

verso le elezioni regionali / 1

verso le elezioni regionali / 2

5 Stelle, l’ora di Cappelletti Sarà lui a sfidare Zaia

Pd, stretta finale per le primarie In campo Fracasso Lorenzoni e Ferrari

Padovano, 52 anni, già senatore, studi ad Oxford e l’esperienza d’impresa green Sostenuto dal “reggente” Crimi, è gradito agli attivisti veneti: farà corsa solitaria

Filippo Tosatto VENEZIA. La quinta stella dei veneti, quella tenuta gelosamente in serbo in vista del voto di maggio, ha il profilo di Enrico Cappelletti, padovano, 52 anni compiuti ieri, senatore nella legislatura precedente. Sarà lui, salvo improbabili colpi di scena, il candidato grillino alla presidenza della Regione; viceversa, il suo predecessore nella mission impossible, Jacopo Berti, non parteciperà alla sfida elettorale ma migrerà a Roma per assumere “un incarico politico fiduciario” nel M5S dove già ricopre il mandato, cruciale quanto “temuto” , di proboviro nazionale con facoltà di “inquisire”, sanzionare e infine espellere i reprobi. DAL FRENO ALLA RISCOSSA

Una rivincita sorprendente (ma solo in apparenza) per Cappelletti: che ha esordito in politica nella Lega (concorse, senza fortuna, alla Camera nel 1996) e vanta un curriculum di studi lusinghiero – laurea in Scienze politiche al Bo, specializzazione all’università di Oxford, stage nella sede dell’Onu a New Delhi – abbinato all’esperienza imprenditoriale nella società di “certificazioni green” che egli stesso ha fondato a Vicenza. Nel 2018 il limite di due mandati elettivi (poi “riaggiustato” per sopìre la protesta degli esclusi) gli impedì di ricandidarsi; non bastasse, l’anno successivo la “scomunica” di Luigi Di Maio negò ai vicentini l’uso del simbolo, sancendo-

Grillini veneti: l’ex senatore Enrico Cappelletti, il portavoce regionale Jacopo Berti, il ministro Federico D’Incà

ne il ritiro in extremis dalla corsa comunale. Game over? Al contrario: chiusa la porta di casa, al veneto – stabilitosi nel frattempo a Crespano del Grappa – si è spalancato il portone romano. Perché il varo del governo gialloverde ha

Per il portavoce del movimento Berti si profila un nuovo incarico politico a Roma

dell’esperienza maturata in commissione giustizia e nel comitato parlamentare per i procedimenti d’accusa. Il seguito, è storia nota: l’alleanza Lega-M5S cede il passo al Conte bis giallorosso, rovesci elettorali e lacerazioni interne spingono Di Maio a rassegnare le dimissioni dalla leadership del Movimento e l’onnipotente accoppiata Grillo-Casaleggio incorona “reggente” l’evergreen Crimi. LA SCELTA DEI CANDIDATI

coinciso con la nomina a sottosegretariato all’editoria di Vito Crimi, lesto ad arruolare nel suo staff l’emergente Enrico con l’incarico di coordinare l’ufficio legislativo, una promozione sul campo alla luce

Facile individuare in lui un autorevole sponsor di Cappelletti, forte, per parte sua della stima di molto attivisti e dei cordiali rapporti con il gruppo consiliare a Palazzo Ferro-Fini. Che altro? A dispetto delle pressioni dell’ala governativa

e filo-dem capitanata dal ministro Federico D’Incà, i meet up degli iscritti respingono la proposta di coalizione avanzata dal Pd e anche l’avvio della consultazione sulla piattaforma Rousseau sembra escludere ogni ipotesi di alleanza. I “facilitatori regionali” lavorano alla selezione dei candidati consiglieri e si sussurra che l’unico concorrente virtuale a Cappelletti - il veterano Simone Borile - avrebbe già accettato l’offerta di capolista a Padova. Tant’è. L’oxfordiano è atteso da una sfida solitaria al favorito della vigilia, Luca Zaia. Le aspettative? Forse i sommi sacerdoti pentastellati non si illudono che prevalga sul governatore, certo si augurano che scongiuri il temuto tracollo. — © RIPRODUZIONE RISERVATA

Geometri rodigini a scuola di dizione? «Un affronto alla Serenissima!» Balasso replica a tono

Guai a togliere la cadenza rovigòta si arrabbia il consigliere Boron LA POLEMICA

Nicola Cesaro iamo sinceri: la parola “putrella” resta piuttosto sgradevole sia che la si pronunci con l’accento grave sia che si metta quello acuto. Ecco, magari scandire la doppia “l” può aiutare, ma di certo la musicalità della frase si impenna. Però effettivamente avere una buona dizione può essere un valore aggiunto, e non solo se sei un attore o un docente. La pensano così, almeno, al Collegio dei Geometri e dei

S

Geometri Laureati di Rovigo: da venerdì scorso tutti gli iscritti dell’ente possono infatti partecipare a un corso base di «dizione della corretta pronuncia della lingua italiana e della relativa esposizione in pubbliche manifestazioni e/o eventi». A tenerlo è l’associazione Opera Entertainment, attiva da quasi dieci anni nella città di Rovigo e specializzata, tra le altre cose, nella didattica e nella formazione teatrale. Compito di Giuliano Scarabello, attore rodigino nonché presidente dell’associazione e titolare del corso, è togliere in qualche modo la tipica inflessione veneta dei geometri rodigini dalla pronuncia dell’italia-

Il consigliere regionale Farbizio Boron e l’attore Natalino Balasso

PADOVA. Le donne del Pd rilanciano le primarie di coalizione e non si rassegnano alla candidatura di Arturo Lorenzoni calata dall’alto. L’intervento di Raffaela Salmaso, venerdì sera, ha lasciato il segno: quelle tre cartelle di programma elettorale, con 140 firme, sono il segno concreto di un cambio di passo e di strategia, che il segretario Bisato fatica a interpretare. L’ordine del giorno, votato all’unanimità, rinvia a lunedì 10 febbraio la scelta del candidato che dovrà sfidare Zaia, ma a invocare le primarie è stato anche il coordinatore dei circoli di Montebelluna. «Chi guiderà la coalizione dovrà tenere unito un fronte molto largo e plurale» afferma l’eurodeputata Alessandra Moretti, «le primarie attivano la partecipazione e sono utili per rianimare il dibattito sul futuro del Veneto con le proposte concrete dei singoli candidati». Ma chi è pronto a scendere in campo? Gli scenari lasciano intendere che nel centrosinistra si potrebbero confrontare Stefano Fracasso, capogruppo Pd in consiglio regionale; Arturo Lorenzoni, vicesindaco di Padova, docente a Ingegneria e leader di Coalizione civica, sostenuto dai sindaci Giordani (Padova) Gaffeo (Rovigo) e Massaro (Belluno). Poi prende quota il nome di Franco Ferrari, anche lui consigliere regionale uscente della lista a Veneto Civico e possibile candidato di Italia Viva e Azione, con il via libera di Renzi e Calenda che ancora non c’è. Fracasso non apre bocca, perché a Treviso hanno raccolto oltre mille firme a sostegno di Andrea

no, cercando di indirizzare i professionisti polesani verso una dizione corretta della lingua italiana parlata. Apriti cielo, però, a toccare il dialetto dei geometri rodigini. «La nostra lingua dovrebbe essere valorizzata e non certo demonizzata» scrive Fabrizio Boron, consigliere regionale del gruppo Zaia Presidente «È un simbolo di appartenenza, ci identifica come popolo. Ha alle spalle una storia millenaria ed è espressione di una repubblica, la Serenissima, che con la sua gloriosa storia e la sua letteratura ha lasciato il segno in tutto il mondo. Dimenticare le glorie di un popolo che si è distinto per valori, lungimiranza e sacrifici, va davvero a contraddire quello spirito di laboriosità di cui pochi altri popoli possono vantarsi». «Parlare un italiano corretto, elegante e nobile non significa non parlare più il dialetto» risponde piccato il docente Scarabello «Non togliamo niente al veneto, diamo solo un valore aggiunto a dei professionisti». «Ci sono occasioni in cui parlare il dialetto è utile,

Zanoni, che a palazzo Ferro Fini intende ritornare assieme ai consiglieri uscenti che hanno chiesto le deroghe per superare il vincolo delle due legislature. Insomma, la sfida si gioca sulle preferenze. Riuscirà il Pd a ritrovare lo stesso entusiasmo delle primarie 2014 tra Moretti, Rubinato e Pipitone? Sei anni fa votarono oltre 40.000 veneti, pagando 2 euro a sostegno dell’organizzazione che attivó oltre 600 seggi. Come finirà? «Dobbiamo uscire dall’immobilismo, i nostri iscritti ci guardano basiti, dov’è il Pd? Basta con i tentennamenti, con i nomi bisbigliati nei corridoi, le prima-

La Moretti e la Conferenza delle donne: uscire dall’immobilismo rie vanno organizzate entro febbraio con 5 parole chiave. Ambiente per una vera svolta ecologista; welfare e aiuto alle donne con l’aiuto alla famiglia e i centri antiviolenza. Sanità, con la riforma delle Ipab e il rilancio degli ospedali che in 17 anni di governo della Lega hanno perso il 30% di posti letto mentre sono aumentati del 16% quelli degli ospedali privati. Legalità: lavoro e formazione con la parità degli stipendi tra uomo e donna», si legge nel documento delle Conferenza delle donne. Lunedì si decide: primarie di coalizione, senza il M5S che corre da solo con Cappelletti leader . — Albino Salmaso © RIPRODUZIONE RISERVATA

anche durante il lavoro, e altre in cui è più conveniente parlare correttamente l’italiano, per esempio quando si lavora fuori regione. E comunque qui si insegna in particolare a gestire e organizzare meglio un discorso, mica a dimenticare il dialetto», si accoda Claudio Barison, presidente del Collegio e uno dei 14 corsisti. E poi c’è anche chi sull’inflessione veneta ha costruito una carriera come il comico polesano Natalino Balasso: «Questi leghisti hanno davvero scassato con ’sta storia della gloriosa Serenissima» sbotta «In ogni caso Boron è fuori tema: la dizione è la pronuncia! Difendere la pronuncia errata dell’italiano non significa andare contro alle parlate delle regioni. Boron: siamo in Italia e si parla italiano e si deve parlarlo, preferibilmente, correttamente. Se insegno il congiuntivo, che i leghisti vogliono eliminare, non vado contro la storia millenaria della Serenissima. Guarda che anche la lingua dell’impero romano, oggi, è solo un dialetto parlato a Roma!». — © RIPRODUZIONE RISERVATA


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GIOVEDÌ 6 FEBBRAIO 2020 CORRIERE DELLE ALPI

PRIMO PIANO

La grande paura

Quattro giorni di cassa: il Coronavirus blocca Safilo È il primo provvedimento conseguente alla chiusura degli stabilimenti in Cina Alla Clivet due dipendenti cinesi partiti per il capodanno non sono ancora rientrati stiera della Cina sudorientale, che confina con Hong Kong, un’azienda produttiva che conta un migliaio di dipendenti», dice il titolare Callisto Fedon. «Lì tutto è chiuso fino a lunedì, mentre nell’area di Wuhan so che il governo ha deciso di prorogare lo stop fino al 19 febbraio. Stiamo cercando di capire come si evolverà la situazione

Paola Dall’Anese BELLUNO. Gli effetti dell’epide-

mia di Coronavirus si stanno facendo sentire sulle fabbriche bellunesi. Parte, infatti, oggi la cassa integrazione alla Safilo di Longarone, richiesta dopo il blocco della produzione nello stabilimento cinese di Suzhou. Per ora l’ammortizzatore sociale interesserà pochi dipendenti e vede lo stop produttivo di alcuni settori nelle giornate di oggi e domani e lunedì e martedì della prossima settimana. L’azienda, infatti, ha chiesto l’utilizzo della cassa per tutto febbraio. Certo è che se ci dovesse essere un ulteriore stop dell’impianto di Suzhou, per Safilo i problemi potrebbero aumentare. Preoccupazione per il virus anche per la storica Fedon in Alpago. «Abbiamo da tanti anni a Guangdong, provincia co-

Fedon alla finestra «Vogliamo capire come si evolverà questa situazione»

Lo stabilimento della Clivet a Villapaiera a Feltre

e cosa deciderà il governo cinese. Per ora», rassicura Fedon, «non abbiamo contraccolpi, perché comunque problemi di trasporto delle merci non ce ne sono. Il nostro personale è ritornato prima del Capodanno cinese e resterà qui finché

non avremo rassicurazioni». Situazione fluida anche per Luxottica, in costante contatto con le autorità cinesi per coordinare correttamente la ripresa delle attività prevista anche in questo caso per lunedì. Anche se questa indicazione potrebbe essere modificata dal governo in qualsiasi momento a seconda dell’evoluzione della situazione. Il personale italiano di Luxottica in Cina è quasi tutto rientrato con le precauzioni del caso, incluso un periodo di transizione in smart working per i giorni successivi al rientro. Prosegue, invece, il presidio in Cina di alcuni manager per una corretta gestione e collaborazione con le autorità locali e per garantire le condizioni di ripresa dell’attività nella modalità più sicura. Trasferte da e per il Far East bloccate alla Clivet di Feltre, azienda totalmente in mano cinese. «Anche per noi la ripresa delle attività in Cina è fissata per la settimana prossima», fa sapere la responsabile delle risorse umane e manager amministrativo Alice De Cet,«mentre i nostri colleghi sono rientrati tutti in Italia approfittando del capodanno cinese. Le partenze per la Cina sono attualmente bloccate fino a nuovo ordine». De Cet evidenzia che non ci sono criticità per la produzione della fabbrica feltrina «perché il nostro core business viene prodotto qui o in

il GoVerNatore Del VeNeto rilaNcia la proposta

Zaia: «Ora l’ufficio scolastico regionale inviti i cinesi all’isolamento volontario» «La preoccupazione dei genitori è sacrosanta, chi ci dà torto la vuole buttare in politica» Il ministro della salute Speranza «Approfondiremo la proposta» VENEZIA. «La circolare mini-

steriale in vigore ancora non prevede il tema della quarantena di 14 giorni per studenti universitari o di corsi equivalenti, né per bambini e studenti che frequentano i servizi educativi per l’infanzia e le scuole primarie e secondarie», perciò la prudenza sug-

gerisce alle autorità «quanto meno un’indicazione cautelativa, per l’isolamento volontario, anche in relazione al report dell’Organizzazione mondiale della sanità del primo febbraio scorso, che non ha escluso il rischio di contagio da parte di soggetti asintomatici». Sul versante sensibile del coronavirus, Luca Zaia non cambia idea rispetto alla richiesta di “quarantena scolastica” per chi rientri dalle zone infette della Cina, che i presidenti leghisti del nord han-

no rivolto al ministro della salute. E in effetti, dopo le polemiche iniziali, la sua proposta sembra trovare una qualche eco in ambito istituzionale: «Prendiamo atto che il ministero dell’Istruzione, seguendo evidentemente la nostra sollecitazione, sta attivando un censimento in tutte le scuole di quanti, studenti o docenti, si trovino in territorio cinese, stiano rientrando o siano già tornati in Italia», commenta il governatore del Veneto, che invita inoltre «le autorità preposte, e in parti-

colare l’Ufficio scolastico regionale, a indicare alle famiglie cinesi e di ogni altra nazionalità - vista la citata posizione dell’Oms e la dichiarazione dello stato di emergenza del Governo - l’opportunità dell’isolamento volontario o fiduciario, particolarmente per gli studenti che rientrano in un contesto ad alta promiscuità come una scuola o una classe». Sullo sfondo, le accuse di allarmismo e di volontà discriminatoria verso i bambini cinesi... «Facciamo solo il nostro dovere di amministra-

Il governatore veneto Luca Zaia

tori, la preoccupazione dei genitori è sacrosanta, chi dice che abbiamo torto la vuole buttare in politica» ribatte Zaia; «Io sono laureato in Veterinaria e all’università ho studiato anche Patologia. Non sono un virologo, ma so di cosa sto parlando», rincara sul Corriere della Sera «e mi pare

Il mondo deve fare i conti con le contraddizioni cinesi

P

© RIPRODUZIONE RISERVATA

ufficio scolastico

Monitoraggio per studenti e docenti in Cina Un prospetto con il nome di tutti gli studenti e dei docenti impegnati in Cina per motivo di studio e di quelli che sono rientrati da poco dal Paese più popoloso del Far East. Questo ha chiesto il dirigente dell’Ufficio scolastico provinciale, in ottemperanza alle indicazioni venute dall’Ufficio regionale. «Abbiamo chiesto a tutte le scuole di sbrigare nel minor tempo possibile questa pratica per poter poi avviare i provvedimenti conseguenti», sottolinea il capo dell’ex provveditorato, Massimiliano Salvador.

che molti scienziati in queste ore stiano dicendo che l’unica prevenzione efficace passa dall’isolamento». Tant’è. Uno spiraglio alla richiesta di profilassi preventiva (formulata nella fatidica letteta da Veneto, Lombardia, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige) arriva proprio da Roberto Speranza: «Dobbiamo fidarci dei nostri scienziati che hanno già dimostrato di essere all’altezza della situazione ma non sottovaluto nessuna osservazione che arriva in queste ore dal territorio, afferma il ministro della salute «sono in contatto con i presidenti e ho chiesto al nostro comitato tecnico scientifico di approfondire la questione, com’è giusto che sia. Si tratta di scelte scientifiche, non politiche». – Filippo Tosatto © RIPRODUZIONE RISERVATA

GIANCARLO CORÒ

IL COMMENTO

rima che il contagio da Coronavirus occupasse interamente la scena, la nostra apprensione verso la Cina riguardava ben altri temi. I timori erano infatti rivolti alla straordinaria crescita industriale e tecnologica dell’Asia che, oltre a spiazzare imprese e occupazione delle economie avanzate, poteva addirittura minacciare la nostra sicurezza attraverso l’impiego spregiudicato dell’intelligenza artificiale e sofisticati dispo-

Europa. L’unica cosa che ci premeva era tranquillizzare i lavoratori, perché noi abbiamo molti dipendenti cinesi, che risiedono qui. Abbiamo affisso un comunicato in cui precisiamo che i colleghi cinesi sono giunti in Italia prima del 20 dicembre e quindi non c’è nulla da temere. Le uniche due persone che sono partite per il capodanno in Cina sono ancora lì e potranno rientrare solo quando saranno garantite situazioni di sicurezza». —

sitivi nelle reti 5G. Nel breve volgere di qualche settimana l’immagine della Cina ha dunque fatto un salto fra due livelli di realtà lontanissimi fra loro – l’uno ipertecnologico, l’altro quasi primitivo – che tuttavia convivono nello stesso paese e amplificano le contraddizioni di un capitalismo senza democrazia. Una stampa libera avrebbe infatti informato l’opinione pubblica del pericolo di contagio nella città di Wuhan, mobilitando subito le istituzioni politiche e sanitarie, e

forse questa brutta storia non avrebbe assunto le proporzioni che conosciamo. D’altro canto, il potere autoritario del regime ha facilitato il controllo sugli spostamenti della popolazione e accelerato la realizzazione degli interventi per gestire l’emergenza. Con queste contraddizioni siamo costretti a fare i conti dato l’attuale peso globale della Cina, di fatto prima economia del pianeta. Staccarsi da questo paese – che crea un quinto del Pil mondiale, sviluppa un

commercio di 5,5 trilioni di dollari e ha raggiunto i vertici della produzione scientifica – non avrebbe senso. Quasi tutte le principali imprese americane ed europee hanno in Cina non solo uno dei principali mercati di destinazione, ma una base produttiva senza la quale molte catene di fornitura – dall’automobile all’elettronica, dall’abbigliamento all’alimentare – rimarrebbero a secco. Quando Apple cercò di riportare la produzione dei MacBook negli Stati Uniti si ac-

corse che i fornitori strategici erano in realtà tutti in Asia, e dovette perciò abbandonare l’impresa. L’emergenza sanitaria può interrompere i collegamenti per qualche settimana, ma riorganizzare le catene di fornitura richiede tempi lunghi e costi elevati, che ricadrebbero fatalmente sulle imprese e i consumatori occidentali. La globalizzazione non è tuttavia solo parte del problema, ma anche della soluzione. La capacità di ricerca del vaccino e dei farmaci antivirali è po-

tenziata dagli scambi di conoscenze fra istituzioni scientifiche e centri clinici di tutto il mondo. E dobbiamo essere orgogliosi che l’Italia sia un nodo centrale di queste reti. Subito dopo averne testato l’efficacia, il vaccino potrà essere rapidamente prodotto e distribuito grazie alle catene globali dell’industria farmaceutica. Com’è avvenuto con altre epidemie, alla fine anche questa esperienza ci sta insegnando che la migliore difesa dai problemi che assillano l’umanità non è chiudersi al mondo, ma attrezzarci per risolverli assieme. – © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Belluno

Giovedì 6 Febbraio 2020 www.gazzettino.it

Per gli impianti sportivi ecco 2,5 milioni di euro `Obiettivo: il recupero

e la sistemazione delle strutture esistenti GLI INVESTIMENTI BELLUNO Sport e periferie, piog-

TRE MILIONI DI VIAGGIATORI Il volume dei passeggeri di easyJet che potenzialmente saranno raggiunti dalla campagna pubblicitaria

La pubblicità prende il volo: le Dolomiti salgono in aereo Provincia e Dmo investono 50mila euro L’obiettivo è di portare in montagna in una campagna destinata ai viaggiatori i viaggiatori che scelgono Venezia

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L’INIZIATIVA BELLUNO Il turismo del Bellunese vola con easyJet. Provincia e Dmo puntano sulla società di trasporto inglese per portare sul territorio i turisti del Regno Unito: da aprile il marketing si farà sui canali della compagnia aerea. Avrà come target preferenziale il pubblico inglese e servirà per promuovere l’offerta turistica per l’estate. «Con questa collaborazione, intendiamo ampliare il raggio d’azione del nostro marketing territoriale - spiega il presidente della Provincia -. Il mercato inglese è importante per il turismo estivo delle nostre montagne e il fatto di poter contare sui canali promozionali di un marchio riconosciuto come easyJet ci consentirà di incrementare l’afflus-

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so sulle Dolomiti durante i prossimi mesi. La vicinanza con l’aeroporto di Venezia rende la nostra provincia facilmente accessibile e credo che sempre di più dovremo puntare su questa strategicità logistica».

LE MONTAGNE DI VENEZIA «Le Dolomiti, come sottolinea il marchio della Dmo, sono le montagne di Venezia, perché si trovano a poco più di un’ora di macchina dall’aeroporto. Per un londinese, o per chi è abituato al traffico delle metropoli, è una distanza minima» prosegue Vantaggi. I numeri sono di quelli a 6 zeri perché per la compagnia aerea low cost, che rappresenta il primo vettore dell’aeroporto Marco Polo, il 2020 si prospetta un anno d’oro con un traffico di circa 3 milioni e mezzo di passeggeri solo su Venezia.

LE CARTOLINE Una parte di questi, con una sapiente campagna di marketing sorretta da foto suggestive, potrebbe proprio decidere di fare tappa anche nelle Dolomiti. La Provincia aderisce al progetto di promozione attraverso i fondi dedicati al marketing territoriale. La spesa prevista è di circa 50mila euro. La campagna per l’estate 2020 inizierà in primavera, tra aprile e maggio, e durerà un periodo di 4/6 settimane, con l’obiettivo di sponso-

PADRIN: «LA CAMPAGNA FARÀ USO DI MATERIALE FOTOGRAFICO E TESTI FORNITI DIRETTAMENTE DAL TERRITORIO»

rizzare la stagione estiva nell’area dolomitica. easyJet ha già sperimentato la promozione delle Dolomiti per la stagione invernale, attraverso i suoi i canali digitali ovvero easyJet website, applicazione per telefono, social media, programmatic; tra aprile e maggio, amplierà il suo raggio d’azione utilizzando ulteriori strumenti promozionali, con particolare riferimento al pubblico inglese. «La campagna farà uso di materiale fotografico e testi forniti direttamente dalla Provincia e dalla Dmo - conclude il presidente della Provincia Roberto Padrin - sarà nostra cura far vedere le bellezze delle nostre Dolomiti e i panorami del nostro territorio. Il turismo può e deve diventare sempre più uno dei business del Bellunese. La Provincia ci crede». Alessia Trentin

Luiss, primi iscritti da fuori provincia `Ferrazzi: «Conferma

dipendenti.

che collaborare è stata una buona scelta»

SI PROSEGUE DOMANI Domani, a partire dalle 16, sarà invece una giornata dedicata a incontri in cui scoprire i Master Full-Time e i Programmi Executive offerti presso l’Hub: dal settore turistico a quello enogastronomico, dalla finanza al digital marketing, dalla gestione delle risorse umane al project management. Percorsi differenziati per garantire un’ampia copertura delle figure di management.

ISTRUZIONE BELLUNO «Stanno arrivando le

prime iscrizioni da fuori provincia, anche da realtà che non sono confinanti con Belluno. È la conferma che il brand Luiss è attrattivo e può davvero dare nuovo impulso alla città e alla nostra provincia» spiega Andrea Ferrazzi, direttore di Confindustria Belluno Dolomiti. Oggi e domani, intanto, ci sono due giornate aperte alle aziende e ai potenziali studenti per conoscere da vicino l’offerta formativa della Scuola. L’appuntamento è a Palazzo Bembo, sede dell’Hub, sarà possibile conoscere da vicino l’offerta formativa della Scuola, i cui corsi è previsto partano a marzo.

OGGI IL VIA La due-giorni partirà questo pomeriggio alle 17 con la presentazione dell’Hub alle

PROFESSIONI INNOVATIVE

L’INAUGURAZIONE L’hub di Luiss Business School a Palazzo Bembo

imprese del territorio, previsto anche un focus sulle opportunità offerte ai corporate partner, che spaziano da agevolazioni sui corsi che saranno offerti alle aziende aderen-

ti a specifici servizi di career advisory. Insomma un momento tecnico dedicato soprattutto alle aziende che intendono investire sulla formazione di alto livello per i loro

Durante l’evento i potenziali iscritti assisteranno alla presentazione dell’offerta formativa con i coordinatori dei programmi per scoprire l’impatto che i corsi della Luiss Business School possono avere sulla carriera lavorativa; si svolgeranno inoltre sessioni di orientamento one-to-one per scoprire le professioni più innovative nei vari settori interessati dai programmi e raccogliere informazioni sui percorsi formativi da seguire per lo sviluppo professionale.

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gia di finanziamenti in provincia. A Belluno arriveranno due milioni e mezzo di euro. Sono infatti 145mila quelli destinati al Comune di Belluno, a Danta di Cadore arriveranno invece 112mila euro, al Comune di Alpago 500mila, altrettanti a Longarone, a Trichiana (Borgo Valbelluna) 249mila a Pieve di Cadore 392, a Tambre ne arriveranno 150mila, a Lamon 440mila e a Zoppè di Cadore 47mila. Gli importi sono indicati nella graduatoria definitiva del bando “Sport e Periferie” che include anche l’elenco dei Comuni a cui sono assegnate risorse per gli impianti sportivi e la riqualificazione urbana. «Il fondo fu istituito nel 2015 con un provvedimento del nostro governo» ricorda il deputato bellunese del Partito Democratico, Roger De Menech.

IL VAGLIO DELLA CORTE «La graduatoria - prosegue il parlamentare - era già stata pubblicata sei mesi fa, è stata sottoposta a ulteriori verifiche da parte della Corte dei Conti. Con oggi si chiude comunque l’iter di accesso ai finanziamenti che valgono, complessivamente 77 milioni di euro in Italia a sostegno di 250 progetti. Nei prossimi mesi il ministero stanzierà ulteriori 150 milioni di euro con un nuovo bando per soddisfare i tanti progetti non ancora finanziati».

to dal governo per realizzare interventi edilizi per l’impiantistica sportiva, volti, in particolare, al recupero e alla riqualificazione degli impianti esistenti, e individua come finalità il potenziamento dell’agonismo, lo sviluppo della relativa cultura, la rimozione degli squilibri economico-sociali e l’incremento della sicurezza urbana.

CREDITO D’IMPOSTA Sempre nel campo dello sport da segnalare la pubblicazione della graduatoria dei beneficiari del credito d’imposta previsto dalla misura Sport Bonus. «Si tratta di un provvedimento con il quale il Comune di Sedico riuscirà a portare a termine la realizzazione del campo di calcio in sintetico nel proprio impianto» ricorda ancora De Menech. Insomma, sicuramente un buona notizia per i Comuni che aspettavano le risorse per poter completare le sistemazioni degli edifici ad uso sportivo.

FONDI ANCHE PER I COMUNI DI ZOPPÈ DI CADORE, TAMBRE, DANTA, ALPAGO BORGO VALBELLUNA LONGARONE E LAMON

RECUPERO DEGLI IMPIANTI Il bando “Sport e periferie” è alimentato dal fondo istitui-

IL FONDO Ministero dello Sport

Sicurezza sui luoghi di lavoro: via all’italiano per stranieri IL CORSO BELLUNO Prima lezione, al Centro Provinciale Istruzione Adulti (Cpia) di Belluno, del corso di italiano per stranieri. “L’italiano in sicurezza”, della durata di 125 ore, ha come obiettivo la formazione sulla lingua italiana e sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. I destinatari (tutti originari dell’Africa quelli iscritti a Belluno) sono infatti i lavoratori stranieri, dipendenti o titolari di impresa, che potranno ottenere il conseguimento, nel prossimo mese di giugno, della certificazione di conoscenza della lingua italiana livello A2 del Quadro Comune di Riferimento Europeo (Qcer), la quale rappresenta anche un titolo per il conseguimento del Permesso di Soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo. «Oltre alle conoscenze linguistiche spiega Appia Belluno - con i corsi verrà trasmesso un glossario tecnico, in un quadro di scenari e procedure della sicurezza, porterà gli studenti a re-

GLI STUDENTI SONO TUTTI PROVENIENTI DALL’AFRICA: GRAZIE AGLI INCONTRI AVRANNO AGEVOLAZIONI ANCHE LE LORO AZIENDE

digere individualmente un semplice testo in lingua italiana sulle tematiche della sicurezza nella propria realtà di lavoro, utilizzabile come tesina di approfondimento nell’esame di certificazione della lingua italiana». Il corso è organizzato da Appia e finanziato dallo Spisal con i fondi destinati ai progetti di sostegno alle imprese in materia di tutela della salute e sicurezza sul lavoro. «Questi percorsi formativi - spiegano gli addetti ai lavori - portano un notevole valore aggiunto, per il lavoratore e per le aziende. Un lavoratore formato in questo corso aumenterà in modo rilevante la propria capacità di comunicazione linguistica e quindi la propria integrazione sociale e professionale, con un miglioramento del proprio livello di sicurezza sul lavoro e un potenziamento delle capacità professionali, che si tradurrà direttamente in una migliore qualità lavorativa e una accresciuta integrazione nella visione aziendale e degli obiettivi d’impresa». Inoltre, la formazione sulla lingua italiana nell’ambito delle politiche aziendali sulla sicurezza è un titolo importante che permette all’azienda di ricevere 50 punti, sui 100 necessari per ottenere quella consistente riduzione del premio Inail che lo Stato riconosce alle aziende che adottano misure di prevenzione migliorative rispetto ai soli obblighi previsti per legge.


III

Primo Piano

Giovedì 6 Febbraio 2020 www.gazzettino.it

IL TAVOLO Ieri il comandante Lorenzo Fontolan e i rappresentanti sindacali si sono riuniti davanti al prefetto. Sotto il Presidente Mattarella

PALAZZO MORONI PADOVA C’è una foto, scattata alcuni mesi fa nella centrale operativa di via Gozzi, che sembra fatta apposta per questa trattativa. Il sindaco Giordani guarda negli occhi il comandante Fontolan e fa un gesto con le mani: «Sei». Si stava parlando d’altro, ma l’immagine calza a pennello. Perché il Comune su questo punto proprio non si schioda: gli agenti devono tornare a lavorare sei giorni alla settimana.

LA POSIZIONE

Le celebrazioni

Capitale Europea del Volontariato: un ricco programma, il via in Fiera Domani è il grande giorno, quello di cui si parla da mesi. Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella sarà in città per rendere omaggio a Padova, nominata per questo 2020 Capitale Europea del Volontariato. È atteso per le 10.30 e darà il via ufficialmente all’anno che vedrà Padova protagonista di una lunghissima serie di iniziative a carattere sociale. Lo slogan della giornata sarà “Ricucire insieme l’Italia”. L’organizzazione è curata dal Centro servizi volontariato di Padova e prevede una tre-giorni di incontri e workshop che aprirà un intero anno di approfondimenti su terzo settore e non profit. La cerimonia di inaugurazione, intitolata appunto, “Ricuciamo insieme l’Italia” si terrà nel padiglione 8 della Fiera di Padova. Sono attese centinaia di persone tra volontari, studenti, rappresentanti di onlus e istituzioni. Dalle 9 alle 13 i partecipanti assisteranno a storie, immagini e musiche scelte per sottolineare «il lungo

cammino dell’impegno civile, punto di partenza per le sfide dei prossimi anni». A condurre l’evento saranno l’attrice Lella Costa e Riccardo Bonacina, fondatore di Vita non profit. Sul palco si alterneranno Andrea Pennacchi, Tiziana di Masi, Luca Bassanese, Lorenzo Baglioni, Ottavo Giorno, Coro Tre Pini, Orchestra “I Polli(ci)ni”. Gli interventi saranno di Gherardo Colombo, Linda Laura Sabbadini, Claudia Fiaschi, Stefano Tabò, Manuela Lanzarin, Cristina Piva, Domenico De Maio, Paolo Gubitta, Paola Severini Melograni, Anna Fasano, don Dante Carraro, insieme alla testimonianza di volontarie e volontari da tutta Italia. Nel pomeriggio prenderà il via una carrellata di appuntamenti itineranti. A partire da quello ospitato a Palazzo De Claricini (alle 14) su “Rigenerare la solidarietà nei territori”. Chiuderà la giornata il concerto dell’Orchestra di Padova e del Veneto nella Sala dei Giganti.

Lo ha ribadito ieri il comandante Lorenzo Fontolan, di fronte al prefetto Franceschelli e ai rappresentanti sindacali della Polizia locale. La nota diffusa ieri pomeriggio è firmata genericamente dall’amministrazione comunale, ma è stata condivisa dal sindaco Giordani, dall’assessore al Personale Benciolini e dal comandante Fontolan. «Abbiamo preso atto e ascoltato con rispetto le ragioni delle parti sindacali esposte al tavolo odierno. Con pari attenzione - si legge - sono state raccolte le considerazioni del Prefetto che ringraziamo per la disponibilità e la consueta saggezza. In vista del nuovo incontro, fissato per il 12 febbraio, l’amministrazione si riserva una valutazione complessiva su tutti i temi trattati. Tale valutazione - ecco però l’ammonimento di Palazzo Moroni - non prescinderà da alcuni elementi».

L’ORGANIZZAZIONE «Ribadiamo che, dopo oltre un anno di discussione con le parti sindacali, l’esigenza espressa con forza dall’amministrazione di tornare al modello orario 6 giorni su 7 non nasce da impuntature ideologiche, ma da palesi esigenze proprie del territorio, legate anzitutto ad un servizio ancora più capillare ed accurato che riteniamo necessario offrire alla cittadinanza. Riteniamo che un modello orario che sottrae al servizio circa 12 agenti per ogni giorno lavorativo e circa 50 nei sabati, presenti

Il Comune non arretra ma gioca un’altra carta: «Più soldi per gli agenti» L’amministrazione: «Possiamo attendere la fine delle scuole e migliorare il trattamento previdenziale riservato al personale»

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IN CENTRALE OPERATIVA Il sindaco Giordani col comandante Fontolan

evidenti lacune che necessitano di essere sanate. Da questo punto di vista non appare come una casualità, ma piuttosto come una questione di buon senso, il fatto che tutti i capoluoghi del Veneto utilizzino il modello orario dei 6 giorni su 7»

LE PROPOSTE «Comprendendo tuttavia il disagio che i lavoratori possono vivere nel cambio di modello prosegue la nota - , legato a responsabilità di parte tecnica e politica di chi ci ha preceduto nel momento in cui hanno bru-

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scamente introdotto il modello 5 su 7 (qui è chiaro il riferimento alla scelta dell’amministrazione Bitonci, ndr), vogliamo comunque specificare che non sono mancati, nemmeno al tavolo di

«IL CAMBIAMENTO È NECESSARIO PER AVERE PIÙ UOMINI IN SERVIZIO AL SABATO COME NEGLI ALTRI CAPOLUOGHI»

oggi, gli sforzi dell’amministrazione per trovare un punto di incontro che tenga conto delle esigenze espresse dalle parti sindacali. È stato proposto di differire l’avvio del nuovo modello orario dopo la fine dell’anno scolastico, tra giugno e luglio. L’amministrazione ha posto al tavolo la disponibilità di aumentare di 100.000 euro annui il versamento sul fondo previdenziale integrativo proprio degli operatori di polizia locale che aumenterebbe così in maniera radicale e stabile da 250.000 mila euro anno attuali a 350.000 mila euro anno incrementando di oltre 400 euro anno il contributo ai fini previdenziali per ogni agente. Il che significa che nell’arco di un’intera carriera lavorativa si giungerebbe a maturare un contributo ulteriore al momento della pensione che va dai 15 ai 20 mila euro pro capite». «Col nuovo modello orario - si conclude la nota - risulta assolutamente confermato il rilascio del buono pasto, oltre che per il servizio serale, anche per chi presta il turno antimeridiano e anzi sarà eliminato il limite massimo di tre buoni pasto maturabili settimanalmente. Padova risulterebbe l’unico capoluogo del veneto dove è garantito almeno un fine settimana lungo al mese di riposo dalle 14 del venerdì alle 7.30 del lunedì con di norma tre domeniche di riposo al mese». L’appuntamento è tra una settimana esatta. G.Pip.


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Attualità

Giovedì 6 Febbraio 2020 www.gazzettino.it

Camorra in Veneto, un maxiprocesso `Altre 25 persone, come l’ex sindaco Graziano Teso, hanno Rinviati a giudizio 45 dei 76 imputati iniziali nell’inchiesta sulle infiltrazioni, tra questi il boss di Eraclea Luciano Donadio chiesto il giudizio abbreviato. A giugno la Regione parte civile

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MESTRE Sarà un maxi dibattimento quello che si aprirà il prossimo 11 giugno di fronte al Tribunale di Venezia, chiamato a giudicare i numerosi episodi relativi alle presunte infiltrazioni della camorra nel Veneto orientale. Il gup Andrea Battistuzzi ha rinviato a giudizio 45 dei 76 imputati iniziali, tra cui il boss di Eraclea, Luciano Donadio, molti dei quali sono chiamati a rispondere di associazione per delinquere di stampo mafioso, oltre che di singoli episodi di estorsione, spaccio di droga, bancarotta e reati fiscali. A presiedere il processo, chiamato a ricostruire almeno un decennio di criminalità organizzata, sarà Stefano Manduzio. Altri 25 imputati hanno chiesto di essere giudicati con rito abbreviato: per loro l’appuntamento è fissato al 26 febbraio: non si sa ancora chi sarà il giudice. A scegliere il rito alternativo sono stati alcuni degli ex uomini di fiducia del boss, che nel corso delle indagini hanno accettato di parlare con i pm Roberto Terzo e Federica Baccaglini, contribuendo a fornire importanti informazioni in merito al funzionamento dell’organizzazione criminale. Tra loro l’imprenditore sandonatese Christian Sgnaolin. Oltre a Girolamo Arena, Antonio Basile, Antonio Puoti.

L’EX PRIMO CITTADINO Abbreviato anche per l’ex sindaco di Eraclea, Graziano Teso, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa per il contributo che, secondo la Procura, avrebbe offerto al boss Donadio. E ancora per il poliziotto Moreno Pasqual, accusato di aver fornito informazioni riservate al clan, e per l’avvocatessa Annamaria Marin, alla quale i pm contestano un’ipotesi di favoreggiamento del boss, di cui all’epoca era difensore. Accusa che l’ex presidente della Camera penale respinge con decisione, sicura di riuscire a farla cadere. Ieri mattina, nell’aula bunker di Mestre sono stati definiti anche due patteggiamenti: due anni di reclusione per il padovano di

LA SENTENZA VENEZIA Dodici anni fa l’assassinio di Nicola Tommasoli aveva scosso le coscienze ben oltre i confini di Verona: un ragazzo pestato in pieno centro, e morto dopo cinque giorni di coma, per una sigaretta negata. La violenza gratuita del branco, legato all’estrema destra, aveva indignato l’Italia. Ora che è stata depositata l’ultima sentenza della lunga e tortuosa vicenda giudiziaria, per cui sono stati condannati in via definitiva tutti e cinque i responsabili del delitto, da questa tragica storia emerge però anche un principio di diritto che farà giurisprudenza: del reato di concorso in omicidio preterintenzionale risponde anche chi non ha personalmente picchiato la vittima poi deceduta.

DIVENTANO DEFINITIVE LE CONDANNE PER L’ASSASSINIO DI TOMMASOLI, UCCISO A VERONA PER UNA SIGARETTA NEGATA

clan Donadio gli avrebbe garantito in cambio del supporto ad un progetto per un impianto di biogas, in realtà mai realizzato. Mestre, che respinge ogni accusa (così come fa il suo predecessore Teso) ha chiesto il rito immediato: con molte probabilità, però, la sua posizione sarà riunita assieme a quella degli altri 45 imputati rinviati a giudizio ieri.

ACCUSATI A sinistra il boss Luciano Donadio durante il blitz di un anno fa, a destra l’ex sindaco di Eraclea Mirco Mestre. Sotto, l’aula bunker durante un’udienza preliminare

CRIMINALITÀ

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IMPRENDITORI COMPLICI

dibattimento: Francesco Agostino, Andrea Biasion, Sergio Bolognino, Antonio Carvelli, Luca De Zanetti, Antonio Gnesotto, Emanuel Levorato, Antonio genesio Mangone, Stefano Marzano, Renata Muzzati, Patrizia Orlando e Valter Zangari. Stralciata la posizione dell’imprenditore veneziano Federico Semenzato che, dopo aver collaborato, potrebbe decidere di patteggiare.

L’inchiesta sulle presunte infiltrazioni della camorra ad Eraclea sono proseguite per molti anni, con intercettazioni, pedinamenti e accertamenti bancari, e si sono concluse lo scorso anno con numerosi arresti. Al boss Donadio, che finora non ha mai voluto parlare, viene contestato di essere stato al vertice di un’organizzazione criminale con legami diretti con il clan dei casalesi che ha imposto la sua legge, basata su violenza e prevaricazione, con la collaborazione e complicità di alcuni imprenditori locali, i quali si sono messi a disposizione del clan per salvare la propria azienda o per fare soldi facili. Parte civile contro gli imputati si sono costituiti la presidenza del Consiglio, il ministero dell’Interno e la Cigl. La Regione Veneto, arrivata fuori tempo massimo all’udienza preliminare, ha annunciato che si costituirà nel corso del dibattimento di giugno. Tra gli imputati rinviati a giudizio con rito ordinario, figurano alcuni fedeli di Donadio, come Raffele Buonanno, Antonio Pacifico e Raffaele Celardo; il consulente del lavoro Angelo Di Corrado assieme al padre Bruno; alcuni dei componenti della famiglia Donadio, Claudio e Adriano; l’imprenditore trevigiano Samuele Faè, i direttori di banca Denis Poles e Marco Donati (concorso esterno), l’avvocato sandonatese Alberto Emiliano Pavan (chiamato a rispondere di un’estorsione) e l’ex carabiniere, poi diventato imprenditore, Claudio Casella (estorsione). Unico proscioglimento nell’udienza di ieri per Luciano Donadio e Antonio Pacifico in relazione ad un solo capo d’imputazione per la detenzione di una pistola. Gianluca Amadori

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Gli imputati nel maxiprocesso Gli indagati che hanno scelto che si celebrerà a giugno per di essere giudicati con il rito associazione per delinquere abbreviato il 26 febbraio

Galzignano, Giorgio Minelle, 61 anni (bancarotta ed estorsione) e un anno e quattro mesi per la sandonatese Tatiana Battaiotto, 33 anni, moglie di Tommaso Napoletano, uno degli uomini di Donadio, imputata di favoreggiamento. Ad entrambi è stata concessa la sospensione condizionale della pena. Per finire è stata stralciata la posizione di due imputati irreperibili e dichiarato il non doversi procedere nei confronti dell’imprenditore edile di Eraclea, Graziano Poles, le cui condizioni di salute non sono compatibili con un processo. Per il 21 maggio è fissato, invece, il processo a carico dell’ultimo ex sindaco di Eraclea, Mirco Mestre, accusato di voto di scambio in relazione alle preferenze che il

La cosca Grande Aracri

Riti alternativi per l’inchiesta sulla ‘ndrangheta Gran parte degli imputati - 37 su 53 - hanno chiesto di essere giudicati con rito abbreviato al processo ai presunti affiliati alla cosca calabrese Grande Aracri, facente capo alla famiglia Bolognino che, secondo la Procura antimafia di Venezia, ha allungato i suoi tentacoli anche in Veneto, nelle province di Padova e Vicenza e in Riviera del Brenta. All’udienza di ieri, nell’aula bunker di Mestre, di fronte al

gup Francesca Zancan, in quattro hanno chiesto di patteggiare: Eros Carraro di Spinea, Massimo Nalesso di Pianiga, Roberto Rizzo di Abano Terme e il pentito Giuseppe Giglio. L’udienza è stata rinviata per la decisione al prossimo 18 febbraio anche per decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio formulata a carico di ulteriori 12 imputati che non hanno chiesto riti alternativi e, dunque, con molte probabilità andranno a

Morì pestato dal branco «Colpevole di omicidio pure chi non lo picchiò» Biella

Colpisce la moglie con il ferro da stiro e tenta di uccidersi BIELLA Ha colpito la moglie alla testa con un ferro da stiro e ha tentato di uccidersi con un coltello da cucina. Sono gravi le condizioni di un uomo di 67 anni e della moglie di 58. A dare l’allarme ieri mattina a Biella è stato un vicino di casa, cui la donna ha chiesto aiuto per sfuggire alla violenza del marito. I due sono stati trasportati all’ospedale di Biella, poi la 58enne è stata trasferita d’urgenza al Cto di Torino. La polizia indaga sul tentativo di omicidio-suicidio al culmine di un litigio.

I PROCESSI Lo afferma la Cassazione, nelle motivazioni del verdetto con cui viene respinta l’impugnazione, proposta da Guglielmo Corsi e Andrea Vesentini, della condanna a 6 anni e 8 mesi di reclusione che era stata pronunciata nel 2017 dalla Corte d’Appello di Venezia. Ai complici Federico Perini e Nicolò Veneri erano stati invece comminati 11 anni e 1 mese, mentre all’altro correo Raffaele Dalle Donne erano stati inflitti 7 anni e 5 mesi. Secondo quanto accertato dai vari processi, la notte del 1° maggio 2008 i cinque ventenni erano «intenzionati a recarsi in discoteca, ma privi di denaro», quando incrociarono per strada Andrea Csontala. Corsi gli chiese una sigaretta e, al suo rifiuto, lo colpì con un pugno al volto, mentre Vesentini lo tratteneva per il codino. In quel momento stavano transitando altri due gio-

IN PIENO CENTRO Candele, fiori e biglietti a Porta Leoni: qui Nicola Tommasoli fu pestato a morte

vani: Edoardo Cazzarolli venne buttato a terra da Dalle Donne e appunto Tommasoli fu aggredito a morte da Perini e Veneri.

Tommasoli. Quanto a Vesentini, «era intervenuto per tentare di separare i contendenti», stando alle testimonianze citate dalla difesa.

IL RICORSO

IL PRINCIPIO

Ecco perché, mentre questi ultimi tre erano già finiti in carcere, i primi due avevano presentato un nuovo ricorso in Cassazione. Corsi e Vesentini sostenevano di non aver avuto responsabilità dirette nel decesso del 28enne di Negrar. In particolare Corsi, impegnato a malmenare Csontala, «non si sarebbe neppure accorto di quanto stava accadendo» a

Secondo la Suprema Corte, invece, tutti e cinque sono colpevoli: «L’azione violenta è stata unitaria, collettiva, di gruppo, non soltanto perché contemporanea e concomitante, ma anche perché i singoli autori non si sono limitati ad aggredire un’unica persona, ma hanno indirizzato la propria violenza anche nei confronti degli altri giovani del gruppo casual-

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mente incontrato, e divenuti oggetto di una inattesa ed incontrollabile manifestazione di brutalità e sopraffazione». Per questo i giudici della quinta sezione penale sono arrivati ad affermare, «in tema di concorso di persone nel reato di omicidio preterintenzionale», un principio di diritto che vale «nel caso in cui le aggressioni siano multiple e contestuali, nel tempo e nello spazio, ai danni di più vittime (una soltanto delle quali deceda per effetto delle percosse e/o lesioni subìte)». Il contributo al delitto «può consistere nell’agevolazione dell’aggressione contro la vittima, in ragione della superiorità numerica e della concomitante condotta dei concorrenti di neutralizzazione delle difese altrui (concorso materiale), e nel rafforzamento del proposito criminoso dell’esecutore, che si senta spalleggiato ed incoraggiato dalla concomitante azione degli altri (concorso morale)». Passano così in giudicato le condanne a carico di Corsi e Vesentini, che oggi hanno rispettivamente 31 e 32 anni. Nicola Tommasoli ne avrebbe 40: a lui sono intitolati un centro civico e una borsa di studio. A.Pe. © RIPRODUZIONE RISERVATA


VII

Venezia Estuario

Giovedì 6 Febbraio 2020 www.gazzettino.it

Coronavirus, i due volti dell’allarme Ca’ Foscari, con lo Iuav, sceglie la linea prudente: `L’Accademia di Belle Arti invece “raccomanda” «Controlli solo a chi dovesse manifestare sintomi» l’isolamento di 15 giorni a chi arriva dalla Cina

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L’EMERGENZA VENEZIA Niente allarmismi e

niente panico, ma le misure di prevenzione comunque è megloio adottarle. Riguardo al coronavirus, il messaggio dell’Università di Ca’ Foscari a studenti e docenti è forte e chiaro. La prima circolare è stata mandata il 31 gennaio, quando ancora il traffico areo Italia-Cina non era stato chiuso. Nella comunicazione in questione, l’ateneo, in linea con le indicazioni del Ministero della Salute, sconsigliava vivamente ai suoi studenti di partire per la Cina, anche in caso di soggiorni studio programmato, suggerendo anzi di annullare del tutto i viaggi nel Paese epicentro del virus.

IL POST DEL DIRETTORE DELL’ISTITUTO STATALE: «RISPETTATE QUESTO COMUNICATO URGENTE PER IL BENE DI NOI TUTTI»

ACCADEMIA BELLE ARTI

“Chi opterà per la scelta di annullare il viaggio, non incorrerà in alcuna penalizzazione rispetto ai prossimi bandi – si legge nella circolare - Al fine di contribuire alle spese sostenute, Ca’ Foscari erogherà comunque un rimborso”.

Sulla stessa linea di Ca’ Foscari, anche lo Iuav che nei giorni scorsi ha pubblicato un documento analogo. A discostarsi da questa politica di non allarmismo è invece l’Accademia di Belle Arti di Venezia: sul profilo facebook ufficiale dell’Istituto è stato infatti pubblicato il 31 gennaio un post firmato dal direttore in cui si anticipa quella che è stata la raccomandazione del Governatore Zaia sulla frequenza scolastica. “Si raccomanda a tutti gli allievi cinesi e non solo, che sono recentemente tornati dalla Cina in Italia, di auto isolarsi per almeno 15 giorni al fine di prevenire eventuali contagi. Solo una diagnosi precoce può infatti bloccare la malattia ed evitare gravi conseguenze ed il diffondersi del virus. Agli stessi studenti verrà garantita la possibilità di poter effettuare sia gli esami che le discussioni di Tesi in date da ridefinire. Pertanto si invitano tutti a rispettare questo comunicato urgente per il bene di tutti voi, noi, e dell’Accademia tutta”. Alice Carlon

SECONDA CIRCOLARE Pochi giorni dopo, più precisamente dalla mezzanotte del 2 febbraio, il Governo italiano decide di chiudere il traffico aereo per e dalla Cina e Ca’ Foscari ha pubblicato sul sito le indicazioni per tutti gli studenti di Ca’ Foscari, italiani e non che sono rientrati a Venezia prima del due febbraio. Indicazioni che ricalcano in tutto e per tutto il protocollo internazionale. “Gli studenti e il personale docente provenienti dalle aree colpite sono pregati di seguire le indicazioni del Ministero della Salute: qualora il soggetto sviluppi problemi respiratori o altri sintomi (febbre, tosse, mal di gola, difficoltà respiratoria) entro due settimane dal suo arrivo in Italia, a titolo precauzionale, dovrà contattare il Servizio sanitario locale”.

MASCHERINE E TURISTI Orientali in piazza San Marco con le mascherine

Niente trasferta per il ciclista tesserato SPORT VENEZIA Il coronavirus impatta

anche sul ciclismo. E’ la storia del velocista veneziano di Martellago, Paolo Simion, ora in forze al team cinese Tian Younde. Nato a Castelfranco Veneto ma veneziano da sempre, proprio per colpa del coronavirus si trova bloccato in Italia, non perché l’abbia contratto ma perché il suo team si trova in un limbo. Dopo cinque anni in Bardiani la virata verso l’Oriente di Paolo Simion, luoghi che il velocosta ha sempre amato. «La proposta è arrivata tramite il general manager cinese Zang – racconta Paolo Simion alla festa da lui organizzata dai

fratelli Foligno a Martellago, insieme a Pippo Pozzato -. Il contratto in una continental in Cina, perchè li le professional non esistono e non c’è nemmeno un calendario per questa categoria. Eccetto una corsa a tappe per le Wolrd Tour. Al momento è partito solo il Tour de Lankway in Malesia. Insomma la proposta mi è arrivata ad ottobre, e dopo due mesi di mediazione ecco la firma sul contratto. E la stagione agonistica sarebbe dovuta iniziare anche con due mesi di anticipo rispetto al solito, ovvero il 23 febbraio. Avrei dovuto correre le gare in Cina e Asia, come il Giro del Giappone, Indonesia, Taiwan e tutte le diverse prove dell’Asia Tour. E sono zone che mi piacciono tantissimo,

PAOLO SIMION DI MARTELLAGO DOVEVA INIZIARE IL 23 FEBBRAIO LA NUOVA ESPERIENZA IN UN TEAM CINESE

anche per i tour avventurosi che ho fatto durante le mie vacanze a fine stagione ciclistica. Una sfida anche per me stesso» continua Paolo Simion. «Ho corso 5 anni in un team tutto italiano, di madre lingua – sottolinea il velocista ex Zalf – e cominciava a starmi stretto, cercavo stimoli nuovi e personali per allargare i miei orizzonti, conoscere il mondo, spinto soprattutto dal mio spirito avventuroso. Ho viaggiato davvero all’avventura in Indonesia, Vietnam, Cambogia, Thailandia, Nepal, Malesia e Sudafrica. Adesso ho in testa un progetto che mettero in pratica tra un paio d’anni ma non voglio svelare, sempre con miei ex compagni di squadra. Pensa che guardando qualche

Manduzio presidente del Tribunale penale GIUSTIZIA VENEZIA È Stefano Manduzio (nella foto) il nuovo presidente della sezione penale del Tribunale di Venezia. Dopo la nomina all’unanimità da parte del Consiglio Superiore della Magistratura, il giudice ha preso formalmente possesso dell’incarico qualche giorno fa e ieri ha incontrato colleghi e cancellieri per ufficializzare la nuova fase dell’ufficio, in precedenza retto da Irene Casol, andata in pensione lo scorso anno. Da allora Manduzio ha avuto l’incarico di presidente facente funzioni della sezione penale.

giorno fa un’app, risulta che ho visitato 56 paesi nel mondo e in totale ce ne sono 200 contando le città stato come si Singapore e Macao. Insomma ho accettato questa proposta , una sfida contro me stesso». Ma alla fine ci si è messo di mezzo il coronavirus. «Eh già – sorride Simion – ci hanno già allertato dalla Cina che stanno valutando di spostare la prima gara in programma dal 23 febbraio a data da destinarsi a causa della pandemia. Ma da quanto percepiamo per contatti diretti con la Cina, la situazione sembra molto più grave delle notizie che ci arrivano in Europa. Li hanno sigillato e blindato intere città e non si muove nulla. Dicono che al momento tutti gli eventi sportivi siano al momento bloccati ma con l’isolamento del virus si riaprono le speranze.» Tina Ruggeri

Il neo presidente è tra i più stimati e apprezzati magistrati del Tribunale di Venezia, sia per l’esperienza e per la preparazione giuridica, sia per l’equilibrio dimostrato nei tanti anni di attività, nel corso della quale ha saputo conquistarsi la stima di colleghi e avvocati. L’ultimo importante processo che ha diretto è quello relativo allo scandalo Mose. Ma, nel corso della lunga carriera, si è occupato di gran parte dei casi di maggior rilievo, sia come giudice per le indagini preliminari, sia come giudice del dibattimento, tra i quali figurano il processo alla mala del Brenta e quello per le morti e l’inquinamento al Petrolchimico di Porto Marghera. E ancora la Tangentopoli del Veneto, negli anni Novanta. Prima di arrivare a Venezia, aveva prestato servizio come pubblico ministero ad Agrigento, occupandosi di inchieste di mafia, nello stesso ufficio di Rosario Livatino, il magistrato assassinato da Cosa Nostra nel 1990.

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Scomparso a 87 anni Vito Lazzarini Brugnaro: «Operazione monoblocco primo comandante dei vigili urbani nonostante le bocciature del Pd» `Viene ricordato come bilità spesso collaborava con le del Carnevale. Autentica colon-

`Il sindaco delinea

“il maresciallo buono”

i contorni del caso

CAVALLINO-TREPORTI Con lui se ne va un pezzo di storia. Lutto in tutta Cavallino-Treporti per la scomparsa di Vito Lazzarini, 87 anni, il primo Comandante dei vigili urbani di Cavallino-Treporti. Persona molto stimata e generosa, fino agli ultimi giorni della sua vita è stato anche un simbolo del volontariato locale. Si è spento lunedì scorso. Vigile urbano a Venezia, nella zona di Castello, era stato poi trasferito a Burano. E ancora a Cavallino-Treporti, ottenendo il grado di maresciallo e soprattutto dirigendo il comando locale dove ha concluso la sua carriera alla fine degli anni ’80. Da tutti chiamato il “Maresciallo buono”, nel lavoro, e nella vita, era un grande mediatore, cercando in ogni occasione di favorire il dialogo. Proprio per questa sua grande disponi-

altre forze di polizia, fornendo informazioni e supporto. Tra i vari incarichi ricoperti anche quello di vigile informatore e di responsabile del mercato settimanale, attività che seguiva personalmente ad ogni giornata di mercato. Ottenuta la pensione, si è dedicato al volontariato. Per molti anni è stato iscritto all’Avis, diventando poi uno degli storici presentatori delle principali feste di Cavallino, come la festa del Primo Maggio e

CAVALLINO-TREPORTI Vito Lazzarini aveva 87 anni

na della parrocchia di Santa Maria Elisabetta, fino a pochi giorni ha seguito in prima persona le attività parrocchiali, compresa la preparazione delle letture per le messe. Sempre pronto ad aiutare famiglie in difficoltà, la sua tenacia è diventata un simbolo per alcune delle associazioni di volontariato locale che si sono ispirate alla sua voglia di dare sostegno. E sempre grazie alla sua forza è stata poi intitolata una via a Ca’ Ballarin, ad un carabiniere locale prematuramente scomparso. «E’ stato generoso e altruista – dicono i famigliari – nel lavoro e nella vita. E’ stato un simbolo per il volontariato, fino a quando le forze glielo hanno consentito ha seguito le varie attività parrocchiali». Lascia la moglie Paola, i figli Andrea e Debora, la nuora Carla e la nipote Giulia. I funerali si svolgeranno sabato, alle 10, nella chiesa di Santa Maria Elisabetta. Sarà presente una delegazione della Polizia locale e dell’Avis. Giuseppe Babbo © RIPRODUZIONE RISERVATA

LIDO «Abbiamo dato, come Comune, la disponibilità a prendere in carico il monoblocco per poi girarlo gratuitamente a Cassa Depositi e Prestiti in modo che il progetto di riconversione dell’ex ospedale al mare potesse andare avanti. Una mossa che ho fatto su precisa richiesta di Cassa Depositi, che ci aveva chiesto una mano per superare intoppi e difficoltà burocratiche. Ma il Partito Democratico ha superato se stesso bocciando, e per due volte, un emendamento proposto dai suoi parlamentari». E’ stato il sindaco Luigi Brugnaro, all’apertura del suo Punto Comune fucsia al Lido per la prossima campagna elettorale, a chiarire perchè il Comune sia sceso in campo in questa questione. «Cassa Depositi è dello Stato - spiega

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Brugnaro - e già questo dovrebbe spiegare la massima trasparenza dell’operazione “super partes” e non legata a ideologie partitiche o a ragionamenti di parte. Vengono da noi per investire perchè, come amministrazione, abbiamo dimostrato che questa è una città in cui si può fare. Il progetto è meraviglioso, oltre 130 milioni di investimento con operatori che conosciamo benissimo, come Th Resort e Club Med, che rappresentano una garanzia a livello mondiale. Andranno a

LIDO Nella foto una veduta del monoblocco

riqualificare un’area oggi degradata e costruiranno, a proprie spese, un Pronto soccorso, tutto nuovo, migliore di quello attuale che poi sarà gestito dal pubblico, Regione e Ulss. Il Demanio preferisce non cedere, a titolo gratuito, un bene a una società, anche se a capitale pubblico, perchè potrebbero esserci dei problemi a livello erariale. Mentre, tra enti pubblici, il trasferimento dei beni è possibile. Lo daremo gratis a Cassa Depositi e Prestiti. Ma per far questo occorreva un emendamento in Finanziaria che dovevano, prima predisporre e poi approvare le stesse forze di maggioranza». Ci hanno provato due senatori del Partito Democratico, Daniele Manca della circoscrizione Emilia Romagna e Alan Ferrari della Lombardia. «Niente da fare - conclude il sindaco si sono bocciati un emendamento fatto da loro stessi. Allora ho proposto una seconda via d’uscita con un emendamento agganciato al decreto Milleproroghe, ma anche stavolta hanno fallito». Lorenzo Mayer © RIPRODUZIONE RISERVATA


XII

Chioggia

DA GIORNI SI SUSSEGUONO I COLPI NEGLI APPARTAMENTI E NEI NEGOZI. UTILIZZATE VETTURE CON LE TARGHE FALSE

LA POLEMICA I banditi hanno “seminato” la Fiat Bravo delle forze dell’ordine. Armelao (Fsp): «Servono nuovi mezzi»

Giovedì 6 Febbraio 2020 www.gazzettino.it

mestrecronaca@gazzettino.it

Fuga in Romea a duecento all’ora `Alle 18.30 gli agenti hanno visto l’auto sospetta e i malviventi La Polizia ha inseguito invano un’Audi di ultimo modello da via Vespucci alla statale: forse era la banda dei furti in casa sono partiti a tutto gas. Nelle ultime settimane venti denunce

`

Gpl, Baldin incalza Zaia: «Ritiri l’assenso»

CHIOGGIA Hanno sfiorato centinaia di automobili, hanno rischiato decine di incidenti, hanno messo in pericolo se stessi e chissà quante altre persone inconsapevoli, che se li sono visti sfrecciare accanto a 150-200 chilometri orari. Ma, alla fine, sono riusciti a sfuggire all’inseguimento della polizia. Due malviventi, a bordo di un’Audi scura metallizzata di nuovissimo modello, non hanno esitato a rischiare il tutto per tutto, pur di non farsi prendere dalle forze dell’ordine: il sospetto è che si tratti di componenti di una banda che, da quasi tre settimane, sta imperversando a Chioggia, Sottomarina e dintorni, con una ventina di colpi messi a segno in abitazioni e non solo.

CHIOGGIA

BOOM DI DENUNCE La recrudescenza di reati predatori, in questo periodo, era stata segnalata dall’aumento del numero delle denunce: una decina quelle presentate in commissariato, all’incirca altrettante quelle ai carabinieri, senza contare i furti sventati all’ultimo momento dal rientro improvviso dei padroni di casa o dal passaggio della pattuglia in servizio di controllo del territorio. Le forze dell’ordine, quindi, sono in allerta da giorni e le testimonianze dei cittadini avevano permesso di capire che le auto dei banditi erano più d’una, tutte potenti e con targa falsa. In particolare quella che la Volante aveva scorto, verso le 18.30 di martedì, in via Vespucci, ferma con il motore acceso, portava una targa rubata fuori dal Veneto. Nulla di più facile, quindi, che si trattasse di qualcuno che faceva da “palo” ad altri complici intenti a cercare possibili prede.

CORSA FOLLE I poliziotti si sono avvicinati con circospezione ma i malviventi li hanno visti e, in men che non si dica, sono partiti a velocità folle, prima verso viale Mediterraneo, poi verso la rotonda dell’ospedale, infine sul ponte

CONTROLLI Agenti della Polizia impegnati in controlli a Chioggia (foto d’archivio)

translagunare, verso Valli. Finché sono rimasti in ambito urbano, la Volante è riuscita a tallonarli ma quando sono arrivati sulla Romea, hanno dato fondo alla potenza del motore e sono scomparsi. Professionisti del crimine, vista l’abilità manifestata alla guida, la noncuranza dei rischi legati a quelle manovre, l’uso disinvolto di targhe e, quasi sicuramente, di auto rubate. Oltretutto baciati dalla fortuna, dato che non hanno trovato, come succede spesso ai comuni mortali, blocchi o rallentamenti del traffico sui ponti, dove pure ci sono lavori in corso, che avrebbero potuto precludergli la via di fuga. E neppure erano disponibili, a quanto pare, macchine delle forze dell’ordine sull’altro lato del ponte, da far convergere per sbarrare la strada. Un problema, questo, che rientra nell’ambito

delle dotazioni che, in casi come questo, rivelano la loro insufficienza. «Con una Fiat Bravo con 217mila chilometri, non si poteva raggiungere un’Audi di ultimo modello», commenta Mauro Armelao, segretario regionale del sindacato di polizia Fsp-Polizia di Stato. «Qui la colpa è della politica nazionale – aggiunge Armelao – che non destina risorse adeguate per acquistare mezzi migliori». Tanto più che la Volante, un incidente, contro auto o persone in strada, non poteva proprio permetterselo, al contrario dei malviventi che non avevano alcuna remora. A questo punto resta solo da capire se i banditi hanno “preso paura” e si allontaneranno da Chioggia e dintorni o se, sentendosi forti, vorranno continuare a colpire. Diego Degan © RIPRODUZIONE RISERVATA

Cavarzere

Shoah, incontro con gli studenti e film Due gli eventi organizzati dal Comune e dalle scuole cittadine per commemorare la Giornata della memoria che si svolgeranno domani, 7 febbraio, nella sala convegni di Palazzo Danielato. Alle 10.30 la dottoressa Lisa Bregantin, storica e ricercatrice, presidente dell’Associazione nazionale combattenti e reduci di Padova e collaboratrice dell’Iveser (Istituto veneziano per la storia della Resistenza) incontrerà gli studenti della scuola media Cappon e dell’Istituto Marconi per approfondire gli aspetti

storico-sociali della Shoah. Alle 20.45 sarà possibile assistere alla proiezione del film “Monsieur Batignole” di Gerard Jugnot: una storia vera, ambientata nella Francia occupata dai nazisti, durante la Seconda guerra mondiale, in cui il protagonista è costretto, da una serie di circostanze, a ricredersi circa i luoghi comuni sugli ebrei, fino a giungere ad una conclusione sorprendente. «Il titolo “Il passato e la memoria”, scelto per queste iniziative – commenta il vicesindaco Paolo Fontolan – rende al meglio lo spirito che le anima». (d.deg)

Pinacoteca al “Granaio”, appello alla Biennale CHIOGGIA Il restauro dell’antico Palazzo Granaio procederà spedito, mantenendo la destinazione a pinacoteca civica. E si cercano già “partner” importanti, leggi Accademia di belle arti e Biennale, per offrire a cittadini e turisti opere di rilievo. Isabella Penzo e Alessandra Penzo, rispettivamente assessore alla Cultura e ai lavori pubblici, lo hanno annunciato nel corso di una seduta delle commissioni competenti. I lavori, assicura l’Amministrazione, a causa di alcuni contrattempi, si concluderanno con qualche mese di ritardo rispetto alle previsioni. Comunque, prima della prossima Sagra del pesce. Il Comune

ha dunque rinunciato ufficialmente a un eventuale cambio della destinazione d’uso che, secondo il sindaco Alessandro Ferro, avrebbe comportato il blocco del cantiere e l’avvio di complicate e lunghe pratiche. Confortata dalla decisione, Alessandra Penzo ha già disposto che tutta l’impiantistica e le installazioni siano posate in funzione dell’esposizione di opere d’arte. In pratica, i punti luce ed i climatizzatori dovranno essere disposti a garanzia della miglior illuminazione e affinché i quadri non siano mai esposti a correnti d’aria fredde o calde che potrebbero rovinarli. Sono, inoltre, previsti telecamere e dispositivi antifurto. Il restauro dell’edificio eretto nel 1328, utilizzato per lunghi secoli come

ammasso delle granaglie, alla resa dei conti verrà a costare circa un milione e mezzo. Premesso che il Comune non potrebbe farsi carico della costosa gestione di una pinacoteca priva di particolari richiami per il grande pubblico, la responsabile della Cultura ha annunciato che le difficoltà potrebbero essere forse superate qualora il palazzo fosse adibito anche ad altre atti-

IN COMMISSIONE CONFERMATA LA SCELTA DELLA DESTINAZIONE MA NON CI SONO OPERE E SI PUNTA A COLLABORARE CON LE GRANDI ISTITUZIONI

ASSESSORA Alessandra Penzo a Palazzo Granaio (archivio)

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vità compatibili. Il Comune, nel frattempo, segnalerà l’ormai imminente disponibilità delle sale a tutte le maggiori istituzioni culturali. Guarda con particolare interesse al museo dell’Accademia di belle arti di Venezia, nei cui magazzini sono conservati innumerevoli opere attribuite a pittori celebri nel mondo. Anche la Biennale, è stato detto, potrebbe servirsi del Granaio per installazioni di un certo richiamo. I saloni potrebbero essere pure utilizzati dagli organizzatori di mostre itineranti. Presto il Comune disporrà di un contenitore pregevolissimo, nel bel mezzo del centro cittadino, ma non sa proprio come poterlo gestire senza troppe spese e nel breve termine. Roberto Perini

«La Regione revochi l’assenso dato nel 2015 al deposito gpl e faccia un passo indietro su uno scempio ambientale che è una pessima figura di fronte al mondo intero». La consigliera regionale Erika Baldin prende spunto dalla visita a Chioggia degli ispettori Unesco per unire la sua voce, tramite un’interrogazione alla Giunta regionale, a quella del Comitato No-gpl che ha chiesto a Zaia una visita a Chioggia, in cui ritirare quell’assenso a suo tempo deliberato dall’assessore regionale Isi Coppola e firmato dallo stesso Zaia. «I rappresentanti dell’Unesco – spiega la Baldin – sono rimasti allibiti all’idea che un simile impianto entri in funzione in una laguna che è patrimonio dell’umanità. Rischiamo che la tutela dell’Unesco alla Laguna e a Venezia venga revocata!». Anche per questo, aggiunge la consigliera pentastellata «dopo aver già fatto notare, insieme al Comitato No-gpl, che il progetto, rappresentando una pesante variazione per l’assetto ambientale, avrebbe dovuto essere comunicato all’Unesco già prima di qualsiasi autorizzazione, ora ho chiesto formalmente al Governo regionale di porre rimedio a quella decisione dello Stato». Intanto emerge un sottile filo rosso che lega la questione delle case sul Lusenzo a quella del deposito gpl in Val da Rio. Un collegamento “politico”, come hanno fatto notare, in questi giorni, gli attivisti del Comitato No-gpl, ed è il tema dello “Stato che sbaglia”. Nel caso del Lusenzo, il patto “dimenticato” tra i cittadini e lo Stato, nel caso del gpl, il presunto pregiudizio di costituzionalità della legge alla base del decreto autorizzativo del 2015, ovvero la 241/1990. Essa stabilisce che la mancata partecipazione di un ente alla conferenza di servizio, e il mancato ricorso, entro i termini, dello stesso ente, per quanto attiene le autorizzazioni di sua competenza, equivalgano ad un parere favorevole sull’oggetto in discussione (il cosiddetto silenzio-assenso). Questo è accaduto per il Comune di Chioggia e per l’autorizzazione paesaggistica, rilasciata, appunto, in silenzio-assenso, come descritto da uno studio del giudice Marco Morgantini, consigliere del Tar Emilia Romagna. Morgantini osserva che due successive sentenze della Corte Costituzionale (26/1996 e 404/1997) stabiliscono che l’autorizzazione paesaggistica non possa essere rilasciata per silenzio assenso. (d.deg)


IL GIORNALE DI VICENZA

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Giovedì 6 Febbraio 2020

VENETO

VENEZIA.Igondolieri-subripulisconoicanali

Gondolieri-subin azioneinRio di SanLuca,ieri pomeriggio,perripulireil fondale sotto ilPontedelaCortesia:hannoraccolto4,5tonnellatedirifiuti.Spettatorid’eccezione della9a uscitadeisubacqueiigiornalistidellastampaestera,invisitaper4giorni.

Telefono 0444.396.311 | E-mail: veneto@ilgiornaledivicenza.it

VERSOILVOTO .Tra i fondatori delpartitoil consigliere Guadagniniel’avvocato Morosin

Venetistiuniti incampo ÈpressingsuBrazzale L’imprenditore berico corteggiato dagli indipendentisti è alla finestra «Zaianon potràmaifarel’autonomia perchéasservitoa Salvini» Cristina Giacomuzzo

«Saremo la sorpresa di queste elezioni». La promessa è dell’avvocato di Noale, Alessio Morosin. Lui, alle regionali del 2015, era candidato presidente come indipendentista. Non è riuscito ad entrare in consiglio. Un’altra lista di indipendentisti, invece, ha ottenuto un seggio: Antonio Guadagnini oggi siede a palazzo Ferro Fini a Venezia. Il suo simbolo rientrava nella coalizione che sosteneva Luca Zaia, allora candidato presidente per la seconda volta. E ancora. A quella tornata elettorale si era presentata un’altra lista di venetisti che si era posizionata nella coalizione opposta, del centro sinistra, con candidata Alessandra Moretti del Pd. E non è andata bene. Insomma, tre simboli diversi con lo stesso obiettivo: indipendenza. Per la titolarità di quella parola nel logo è stata fatta anche battaglia legale e non solo. In-

AlessioMorosin

RobertoBrazzale

AntonioGuadagnini

somma, i venetisti, autonomisti o indipendentisti che dir si voglia, se le sono suonate di santa ragione, in senso figurato, prima e dopo il voto. A cinque anni di distanza la lezione è stata assimilata.

anni per questo obiettivo», ricorda il consigliere regionale. Nel frattempo, nel 2017, si è tenuto il referendum sull’autonomia. Una svolta fondamentale per i venetisti. Ed è stata la voglia di difendere questo processo che ha fatto da collante. Hanno definito un programma condiviso. «La parola d’ordine è autogoverno - dice Morosin - che è più dell’autonomia, richiama lo statuto della Regione. Insomma, è una espressione giuridicamente rilevante sia per il percorso dell’autonomia che per quello dell’autodeterminazione che rimane

sullo sfondo al momento».

UNITI E UN OBIETTIVO. Ed ecco la novità: «Stavolta correremo uniti. Dieci i simboli che hanno aderito al Pdv, il partito dei veneti», annuncia solenne Morosin. Ed è grazie a Guadagnini che la lista potrà presentarsi al voto senza l’onere delle migliaia di firme da raccogliere: «Stiamo lavorando insieme da oltre due

IL CANDIDATO. L’uomo capa-

ce di dare unità e concretezza al progetto c’è ed è super corteggiato. Ancora non ha sciolto le riserve, ma è solo questioni di giorni. Si tratta dell’imprenditore vicentino Roberto Brazzale. Sì, quel Brazzale di Zanè, vicino a Thiene che, insieme ai due fratelli gestisce l’impero di famiglia: l’azienda che produce burro e formaggi, il Gran Moravia per citare il prodotto di punta, con stabilimenti in Cina, Brasile e Repubblica Ceca.

DALLA REGIONE. L’assessore Lanzarin apre il tavolo chiesto al territorio

Parkinson,allertasociale Convocateleassociazioni Franco Pepe

Parkinson: giovedì prossimo, 13 febbraio, l’assessore alla sanità Manuela Lanzarin riceverà a palazzo Balbi le sette sigle sorelle che nel Veneto rappresentano malati e famiglie. L’hanno definita la “malattia delle malattie” ma non esiste ancora un modello di intervento socio-sanitario. La diagnosi, in più di qualche caso può arrivare anche dopo oltre 3 anni. È ancora poco conosciuta fuori da chi la soffre, anzi è addirittura ignorata nei suoi risvolti umani e sociali, anche se si tratta della patologia neuro-degenerativa progressiva più diffusa al mondo dopo l’Alzheimer. E i malati aumentano. Ogni anno 6 mila nuovi casi. Si calcola che in Italia ne soffrano 300 mila persone, ed è proprio il Veneto ai primi posti come alto numero di pazienti, 20 mila: il maggior tasso è a Padova, 26,28 malati ogni 10 mila abitanti. Insomma, il Parkinson continua a restare ancora per molti aspetti una nebulosa. Malati, famiglie, caregiver chiedono da tempo l’istituzione di un tavolo regionale al quale partecipino

Apparecchiaturaaultrasuoni perla curaanche delParkinson

le associazioni del Parkinson, e il varo di un Pdta specifico, un percorso diagnostico-terapeutico assistenziale da applicare alla malattia (fra l’altro la Regione ha l’obbligo di redigerlo in ottemperanza al “Piano nazionale delle cronicità” del 2016). ANCHE I VICENTINI. Ora, dun-

que, il primo passo. Le sette associazioni sono state invitate a Venezia dall’assessore Manuela Lanzarin per dare il via a una sinergia istituzionale. E a palazzo Balbi andrà una delegazione del comitato Parkinson guidata dal coordinatore regionale Carlo Pipinato, con rappresentanti delle varie province fra cui, per Vicenza, il direttore del Csv Rita Dal Molin e Leonilde Grigoletti del cda dell’associazione berica. Un’“alleanza” Regione-associazioni era

stata chiesta all’assessore in un convegno tenuto a metà dicembre a Vicenza in seminario per presentare una ricerca unica in Italia, orientata ad analizzare l’impatto della malattia di Parkinson sul piano sociale e familiare. E cioè un’indagine, frutto di un lavoro svolto per 3 anni grazie alle associazioni Parkinson del Veneto sotto la supervisione delle università di Padova e di Bologna e all’interno del progetto “Donare per il tuo domani” finanziato dal Co.Ge. Veneto con capofila il Csv di Vicenza. Era il settembre del 2015 quando a Mestre si costituiva il “Tavolo Parkinson” delle 7 associazioni provinciali che intendeva già allora proporsi come interlocutore della Regione, visto che il numero dei malati nei prossimi 20 anni è destinato a raddoppiare, che un

ni, da consigliere regionale, non dà una buona valutazione al lavoro fin qui fatto da Zaia sull’autonomia: «È stato un disastro - dice -. Del resto, non poteva essere diversamente. Zaia deve far riferimento alla Lega che è un partito a livello nazionale». Morosin frena: «Sia chiaro, non siamo contro Zaia. Lui si è trovato limitato: ha dovuto accondiscendere alla strategia di Salvini che nel 2018 ha scelto, legittimamente, di danneggiare il Veneto bloccando l’autonomia, per ottenere i voti del Sud. Risultato? Noi vogliamo aiutare Zaia a tirarsi fuori dall’impasse realizzata dai giochi dei partiti italiani». Insomma, per usare le parole di Guadagnini, «serve una forza territoriale per difendere gli interessi dei veneti». E il Pdv si rivolgere proprio a chi ha votato il referendum: «Oltre 2,3 milioni di veneti - ricorda Morosin-. Un milione saranno pure leghisti. E gli altri? Ecco, noi vogliamo rappresentarli. Vogliamo prenderci il testimone dell’autonomia e portare avanti la battaglia. Stando ai nostri sondaggi siamo destinati a diventare il secondo partito dopo la Lega. Vogliamo salvare il Veneto guidato da Zaia che in coalizione potrebbe essere condizionato da FdI, notoriamente disinteressati se non ostili all'autonomia. Vogliamo essere l’ago della bilancia, la sorpresa di queste elezioni». • © RIPRODUZIONERISERVATA

Incommissione

FdI,coordinatore

Bandiera daesporre Nuovalegge

DopoBerlato c’èl’ipotesi diDeCarlo

«Labandieraveneta va espostanelleprefetture enegli ufficiperiferici delloStato». Cosìil testodelprogettodi leggeapprovato ieriin Commissionepresieduta da AlessandroMontagnoli(Lega). «Èunobbligo? No. Èun auspiciodileale collaborazione traenti - spiega-.Non ci vediamonulladimale chela prefetturadiVerona, per esempio,con la qualela Regionecollabora positivamente,espongala bandieradelVeneto».Econ questainterpretazionela maggioranzaciriprova. Nel 2017ilConsiglio aveva approvatounalegge che prevedevamulte finoa mille euroalle prefetture chenon espongonoil Leone.Nel 2018 laCorte Costituzionale boccia: «UnaRegionenonpuòimporsi sugliorganidelloStato».E ieri lanuova puntata.DallaGiunta il progettodileggediun solo articolo:sono sparitele multe. Alpostodellaformula: “La bandieradeveessereesposta dalleprefetture“,quella più neutra:“La bandierava esposta”.Le opposizioni bocciano.Orasiva inaula.Sarà impugnataancora? CRI.GIA. © RIPRODUZIONERISERVATA

L’on.Luca DeCarlo,FdI Comeannunciatoieria Venezia èstatoeletto presidentedella commissioneagricoltura del Consiglioregionale Stefano Casali,sempre inquota FdI. Hapreso il postodiSergio Berlatochesièdimesso da consigliereregionale pervolare aBruxellescome eurodeputato.Berlatoin contemporaneasièdimesso anchedal ruolodicoordinatore regionaledipartito rimettendo l’incariconellemani dellaleader GiorgiaMelonieauspicandoa l’avviodellafasecongressuale. Primaperò c’è daorganizzareil partitoinvista delleregionali di primavera.Tra le ipotesiin campodasettimane, si falargo quelladell’onorevole LucaDe Carlo,sindaco diCalalzodi Cadore,nel Bellunese. © RIPRODUZIONERISERVATA

E C’È UN APPELLO. Associazioni: «Più screening» paziente su quattro ha meno di 60 anni, che il 10% ha meno di 50 anni, e che perciò il problema non è solo medico, ma sociale, ha impatto sulla vita di migliaia di persone. IMPATTO SOCIALE. Si stima

Sicalcola cheil numero dimalati siadestinatoa raddoppiare,e vain crisi anchechi sioccupadi loro

LACOLLOCAZIONE. Guadagni-

che nel Veneto siano oltre 120 mila le persone coinvolte a vario titolo nelle problematiche di una malattia che condiziona la vita dell’intera famiglia e crea uno stato di forte disagio esistenziale. A rivelarlo è questa ricerca alla quale hanno contribuito il prof. Luciano Arcuri e la prof Patrizia Bisiacchi (università di Padova), e il prof. Costantino Cipolla (Bologna). Se, infatti, i pazienti, fra le criticità della gestione socio-sanitaria, lamentano difficoltà di prenotare una visita, barriere architettoniche e logistiche, discontinuità terapeutica negli accessi a neurologia e fisiatria, incomunicabilità fra specialisti e medici di base, assenza di assistenza domiciliare, invece fra i caregiver predomina il pessimismo. Ben il 98% di familiari e di chi assiste i malati di Parkinson dichiara di non essere assolutamente soddisfatto della sua vita. Il primo elemento di riflessione, che arriva dalle risposte ai questionari sottoposti a 212 malati e 193 caregiver riguarda la difficile inclusione delle persone con disabilità. E l’anello debole è appunto il caregiver, colei (80% dei casi) che presta cura in prima persona al malato di Parkinson, senza orari, spesso senza indennità accompagnatoria e in gran parte senza alcun sostegno. • © RIPRODUZIONERISERVATA

Pfas,okdegliStatiUe alla“direttiva acque” I rappresentanti degli Stati dell’Ue (formano il Consiglio europeo) hanno dato il via libera all’accordo politico sulla nuova “Direttiva acque potabili” che introduce per la prima volta valori un limite a livello Ue per le sostanze perfluoro-alchiliche Pfas, a cominciare dalle 20 più comuni (su 4700 censite). Come noto, il compromesso tra le istituzioni europee era stato raggiunto in dicembre, dopo un lungo negoziato, he ha preso le mosse dall’iniziativa dei cittadini Ue «Right2Wa-

ter». L’ok del Consiglio Ue è quindi sull’accordo che fissa un limite di 0,1 microgrammi al litro (100 nanogrammi) per i Pfas: questo spiana la strada all’approvazione definitiva della direttiva per il 2020 da parte del Parlamento europea, con i singoli Paesi che dovranno recepirla entro due anni (e in teoria potrebbero però anche decidere di fissare limiti più duri). Le norme prevedono sia nuovi parametri per aumentare sicurezza e qualità dell’acqua del rubinetto, sia misure per

rendere più trasparenti le bollette e migliorare l’accesso dei cittadini all’acqua. Intanto un gruppo di una quindicina di associazioni tra cui Greenpeace, Legambiente, Pfas.Land, Medicina democratica, mamme NoPfas, Italia Nostra e altre chiede con un alettera-appello a Ministero della salute, Regione e Province di effettuare un dosaggio dei Pfas nel sangue per i cittadini di altri territori oltre ai 30 Comuni dell’ “area rossa” interessati dallo screening della Regione. Per i firmatari emergono «nuovi episodi di contaminazione da Pfas anche al di fuori delle zone direttamente interessate dall’inquinamento». • © RIPRODUZIONERISERVATA

RAFFICHE. I dati di “Meteotriveneto” e di Arpav

Monti spazzati dal vento «Anche190kmall’ora» VENEZIA

Il vento di foehn ha spazzato i monti del Triveneto. Secondo l’associazione meteorologica “Meteotriveneto” ieri si è giunti a raffiche anche di quasi 200 km l’ora e il record va ai 189 chilometri orari ieri mattina a Punta Ces, 2230 metri di quota, nel territorio comunale di Primiero Castrozza, appena al di là del confine veneto. In territorio veneto spiccano anche, sottolinea l’associazione, i 162 km orari di picco toccati nella sta-

Lecimebattutedal vento

zione di Ra Valles, a 2475 metri, sopra Cortina d’Ampezzo, dove già ieri mattina anche Arpav aveva segnalato una punta di 137 chilometri l’ora. Invece punta Ces, come

spiegano i tecnici di Meteotriveneto, è un luogo conosciuto come molto ventoso, e dal punto di vista orografico, adatto a valori di questo genere con venti di foehn: lì per diverse ore durante la scorsa notte la media del vento ha sfiorato i 110 km/h. «Da martedì mattina le Alpi orientali - sottolinea Arpav - sono interessate da forti correnti da nord» che hanno spazzato i monti veneti anche ieri: «I venti sono perlopiù a raffiche, con improvvisi rinforzi». E «nelle valli - conclude Arpav - i valori massimi delle raffiche rilevati dalle stazioni Arpav nella giornata di martedì hanno registrato un massimo di 103 km orari a Cortina. • © RIPRODUZIONERISERVATA


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GIOVEDÌ 6 FEBBRAIO 2020 IL MATTINO

PADOVA

la mobilitazione

Il gruppo che guida le Sardine di Padova al Portello dove lunedì prossimo si terrà la nuova manifestazione . In alto a destra Matteo Salvini in occasione di una precedente visita a Padova insieme agli esponenti veneti della Lega e sotto piazza delle Erbe piena di Sardine in occasione della manifestazione tenutasi lo scorso dicembre (FOTO BIANCHI)

Le Sardine sfidano Zaia «Ma centrosinistra unito» I ragazzi scendono in piazza lunedì, con l’arrivo di Salvini al teatro Geox «Faremo il nostro, vogliamo costruire un Veneto diverso: non deludeteci» «Noi cercheremo di fare il nostro. L’obiettivo è partecipare con la piazza alla prossima campagna elettorale, ma con un centrosinistra unito e non diviso. Magari con l’aiuto delle Sardine emiliane riusciremo a sconfiggere Zaia in una regione storicamente leghista». Il piano è chiaro e il primo atto sarà quello di lunedì 10 febbraio, quando il capo del Carroccio Matteo Salvini sarà al teatro Geox per la prima tappa veneta in vista delle elezioni regionali. Al suo fianco ci sarà proprio Luca Zaia insieme all’ex ministro Lorenzo Fontana. Alla stessa ora (18.30), le Sardine padovane, che già

due mesi fa erano riuscite a riempire piazza delle Erbe, hanno dato appuntamento al Portello per sfidare il leader leghista e lanciare un primo messaggio: se Zaia vuole vincere ancora, stavolta dovrà fare i conti anche con loro. CHI SONO

I “capi” padovani sono una ventina, ma le Sardine più esposte sono quattro, esattamente come in Emilia Romagna. Sono Antonio Alaia, Eleonora Canavacciuolo, Beatrice Sofia e Enrico Mascioli gli organizzatori della piazza anti Salvini del 10 febbraio. Sono tutti studenti universitari poco più

incontro con i sindacati

Ospedale, nuovi park e Mobike scontate Si è aperto nei giorni scorsi il tavolo di lavoro tra Comune, Azienda Ospedale-Università di Padova con Cgil, Cisl e Uil per trovare una soluzione alla carenza di parcheggi a servizio dell’ospedale di via Giustiniani. Con i rappresentanti sindacali Alessandra Stivali, Achille Pagliaro e Luigi Spada si sono confrontati il vicesindaco Arturo Lorenzoni, il direttore generale dell’Azienda Luciano Flor e il direttore amministrativo

Roberto Toniolo. Cinque i punti concordati per trovare nuove soluzioni al nodo parcheggi. Sarà avviata la manifestazione di interesse per il futuro parcheggio di via Corrado che garantirà 200 posti riservati ad utilizzo convenzionato con l’Azienda ospedaliera. Il Comune si è impegnato a verificare la possibilità di convenzionare anche il parcheggio sotto l’Hotel Mantegna con l’Azienda ospedalie-

che ventenni, già molto attivi politicamente nella facoltà di Scienze Politiche, Medicina e Legge che frequentano, e impegnati in lavoretti saltuari per pagarsi gli studi. «Cercheremo di replicare la manifestazione del primo dicembre. La falsa riga è quella, ma è ovvio che stavolta ci sono fini e obiettivi più specifici» spiega a questo proposito Alaia. Si partirà infatti dall’appello che è già lanciato dalle Sardine in tutto il territorio del Veneto, che lunedì verrà letto proprio da uno dei 4 ragazzi padovani. Un invito ad esserci, ma soprattutto a diventare attori durante i prossimi 4 mesi di campagna

ra per 273 posti. L’Azienda, da parte sua, avvierà entro questo mese la graduatoria per i 50 posti auto messi a disposizione dall’Esu nel parcheggio interrato di via Orus. Inoltre, l’amministrazione ospedaliera sta completamento l’iter per la realizzazione di un “fast park” nell’area di via Orus con la sopraelevazione del parcheggio esistente. Infine l’ospedale intende istituire dei totem all’interno dell’area di via Giustiniani con sconti riservati ai dipendenti per il noleggio delle Mobike, da utilizzare come collegamento con i parcheggi. Le parti si incontreranno nuovamente il 21 marzo per un aggiornamento. — Elena Livieri

elettorale. L’APPELLO

«Non ci importa la politica che guarda a sé stessa e non sa sperimentare forme nuove di ascolto, condivisione e partecipazione. Ci importa la politica che sa includere, allargare, che non guarda al proprio ombelico, replicando schemi vecchi che non hanno saputo essere all’altezza delle sfide» si legge nell’appello, che in due giorni ha già raccolto più di un migliaio di firme. «Ci importa essere protagonisti nella costruzione di un Veneto diverso da quello che è stato fino ad ora. Siamo tante e tanti, vogliamo

polizia

Un torneo in ricordo dell’ispettore Raciti Ieri, per celebrare la ricorrenza del 13° anniversario della morte dell’ispettore Filippo Raciti, avvenuta il 2 febbraio 2007, si è svolto all’interno del II Reparto Mobile un torneo di “Palla Mobile”. All’iniziativa hanno aderito dipendenti dei reparti mobili di Bologna, Firenze, Genova e Milano. Presente il questore Fassari.

esserci, vogliamo guardare al futuro, con responsabilità. Non deludeteci: ne va della vita della nostra regione e di chi la vive ogni giorno. Serve agire in fretta, non c’è più tempo da perdere» chiude il “manifesto. «UNITI CONTRO ZAIA »

Non amano definirsi leader, ma sono loro i primi a metterci la faccia. L’idea è quella di non assistere alla campagna elettorale, ma di clonare il più possibile il modello emiliano e intromettersi nella sfida quasi impossibile al governatore Luca Zaia. L’Emilia non è Il Veneto però. Per sostenere un candidato le Sardine padovane hanno in mente delle regole ben precise: «Siamo inclusivi, ma alle elezioni regionali bisogna andare assolutamente uniti come centrosinistra contro chi amplifica le diseguaglianze tra le persone. Siamo costantemente in una fase di confronto con i ragazzi delle altre province venete e con quelle emiliane, che speriamo di poter ospitare presto, ma su una cosa andiamo dritti: serve un centrosinistra unito e la costruzione di un progetto collettivo» — Luca Preziusi

la protesta

«Anpi in Senato Boicotterò il Giorno del Ricordo» Alberto Stevanin, ex reggimento fanteria Arresto “Alpi”dei Cacciatori delle Alpi, figlio di esuli fiumani, non interverrà alla cerimonia nel Giorno del Ricordo. La sua è una posizione contraria ad alcuni relatori legati all’Anpi (nazionale che sono stati invitati in Senato per l’8 febbraio. «La mia non è una polemica contro l’Anpi padovana e provinciale – precisa Stevanin – ma contro questa presenza accolta in Senato che non posso accettare per rispetto alla storia della mia famiglia. Parte infatti di questi conferenzieri legati all’Anpi notoriamente negano o comunque sistematicamente sminuiscono quella che fu la tragedia Dalmata e Istriana, arrivando perfino a giustificarla come eziologicamente ritorsiva di addotti crimini fascisti in quelle terre». e. sci


ATTUALITÀ

GIOVEDÌ 6 FEBBRAIO 2020 IL PICCOLO

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Lo scontro politico Il Guardasigilli: una prova di forza in Parlamento, ma la legge non vincola il governo Senza accordo, è sfida in Aula. Per il ministro la sospensione suonerebbe come una sconfitta

L’avviso di Bonafede a Conte «Se mi chiede il rinvio, lascio» IL RETROSCENA

Ilario Lombardo e mi chiedono di accettare il rinvio della riforma della prescrizione mi dimetto. L’ho detto anche al presidente Conte: non esiste». Lo sfogo del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede è stato raccolto dalla Stampa da ambienti vicini all’avvocato Guido Alpa, ambienti che il suo pupillo, il premier Giuseppe Conte conosce molto bene e frequenta. Poi lo sfogo è rimbalzato anche alla Camera tra i partiti di maggioranza e di opposizione, ed è stato oggetto di dibattito dentro la pattuglia sempre più disorientata dei grillini. E in fondo non c’è da sorprendersi. Anche nella cerchia più stretta del Guardasigilli fanno questo ragionamento: se è la riforma che caratterizza di più Bonafede, a cui ha legato strettamente il suo nome, tanto più dopo essersi imputato in un duro braccio di ferro con Matteo Renzi, non suonerebbe come una sconfitta accettare la sospensione? A maggior ragione ora che è capodelegazione M5S e proprio perché a chiedere il rinvio di un anno è proprio Renzi, attraverso un emendamento al decreto Milleproroghe della deputata Lucia Annibali che si voterà domani. C’è un limite, per il mini-

«S

trarsi su grandi riforme ben fatte, le Camere si mettono a legiferare su materie dove non ce ne sarebbe bisogno». Per esempio? «Il Parlamento interviene sulle concessioni autostradali con legge mentre basterebbero atti amministrativi. Oppure capovolge il buonsenso e la logica, come sta avvenendo sulla prescrizione. Ragionevolezza avrebbe voluto che venisse approvata insieme con la riforma del processo penale. Invece la prescrizione è legge e il processo penale verrà aggiornato chissà quando». Col referendum, tutto questo che c’entra? «C’entra moltissimo, purtroppo. Sempre alla ricerca del consenso, il Parlamento sta disimparando a legiferare. Si fanno le leggi, e delle conseguenze ci si lava le mani. Per inseguire i voti, siamo caduti prigionieri dell’analfabetismo giuridico-parlamentare». — © RIPRODUZIONE RISERVATA

Bonafede alla cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario al Palazzo di Giustizia di Milano

stro, che non può essere superato in alcun modo. Per il resto è pronto a sedersi e discutere, protetto dalle garanzie di mediazione offerte da Conte. Bonafede assicura che, come ulteriore prova di disponibilità da parte sua, entro dieci giorni porterà in Consiglio dei ministri la riforma del processo penale, per non lasciare in un limbo eterno gli imputati. Dentro potrebbe essere contenuto il lodo Conte bis, anche detto «la scaletta», partorito dall’omonimo del

presidente del Consiglio e deputato di Leu Federico Conte. In pratica prevede il blocco della prescrizione solo in casso di doppia condanna, in primo e secondo grado. In caso di assoluzione in appello, invece, la prescrizione invece tornerebbe a correre. È un compromesso che anche gli uffici di Via Arenula avevano suggerito al ministro e sul quale si sarebbero ormai orientati tre partiti su quattro della maggioranza. Manca ancora il via libera di Renzi, che ci sta ragio-

nando. Se non dovesse arrivare, per Bonafede non resterebbe che il Parlamento. La sfida si sposterebbe dunque in Aula. Il ministro lo dice da giorni e ieri è tornato a ribadirlo: ognuno si assumerà le proprie responsabilità. Il messaggio è stato trasferito ai capigruppo di Camera e Senato. La tesi da sostenere è che la prescrizione non era un argomento presente nel programma di governo. Per i vertici del Movimento Cinque Stelle questo vuole dire che non c’è un vincolo

Verso le regionali: tensione sulla scelta degli aspiranti governatori

Salvini senza candidati al Sud Resa dei conti nel centrodestra IL CASO

e elezioni in Emilia-Romagna erano la sfida (persa), soprattutto di Salvini, per abbattere il governo. Ora la battaglia delle regionali in primavera servirà a ridisegnare il centrodestra e la sua leadership, a conquistare terreno tra i moderati. Per Berlusconi è il tentativo di riconquistare questa area politica e in Campania punta tutto sull’ex governatore Caldoro. Così ieri ha deciso il Consiglio di presidenza forzista, sostenendo che c’è un accordo con gli alleati, nonostante i dubbi di Salvini e di Mara Carfagna.

L

Giorgia Meloni vuole sfondare nel centro moderato, allargando la base elettorale in costante crescita (gli ultimi sondaggi la danno al 12%), con la candidatura di Fitto. Un altro ex governatore di famiglia democristiana, lunga militanza in Fi, che alle ultime Europee ha ottenuto nella circoscrizione Sud 90 mila voti, 55 mila solo in Puglia. Fitto è diventato co-presidente dell’eurogruppo dei Conservatori, accanto ai polacchi di Kaczyński, che aspettano a braccia aperte Orbán nel caso in cui venisse cacciato dal Ppe. Per Salvini, che vorrebbe Viktor nel suo gruppo di Strasburgo (Identità e Democrazia) sarebbe un

affronto. In tutto questo gioco politico, Salvini sarebbe tagliato fuori dalle Regioni del sud. L’unica candidatura regionale che gli resta è la Toscana. Rimarrebbe confinato al nord, nonostante abbia trasformato il suo partito in una Lega nazionale. In più, se i moderati Caldoro e Fitto dovessero vincere, saldandosi alla neo-governatrice calabrese Santelli, emergerebbe che i candidati leghisti non ce la fanno sotto il Po. La ferita in Emilia-Romagna sanguina. Allora per questo vuole la Puglia, ma Meloni, come Berlusconi, sostiene che gli accordi sono chiusi. E quell’accordo (Puglia e Marche a Fdi, Campania a Fi) prevedeva che

di governo e che, proprio come avvenne per la Tav la scorsa estate ai tempi della maggioranza gialloverde, i grillini potranno difendere la bandiera in Aula, anche se lasciati soli, senza che per questo motivo venga messo a rischio il Conte II. Perché lunedì 24 si voterà il ddl presentato dal deputato di Forza Italia Enrico Costa che abroga la prescrizione e la maggioranza potrebbe uscirne platealmente spaccata. Ma la domanda è: in quel caso Bonafede si dimetterà? Sempre che il ministro non sospetti del bluff di Renzi. La partita vera però potrebbe essere negli stessi giorni al Senato, dove Italia Viva è pronta a riproporre l’emendamento Annibali al Milleproroghe e dove i numeri sono molto più a rischio per il governo, perché Renzi può contare su una pattuglia di diciassette senatori. Ma per i grillini altri cedimenti non sono possibili. Anzi, il dibattito politico offre occasioni per sognare una rivalsa, brandendo i temi più identitari che tornano in discussione, come la prescrizione, il taglio dei vitalizi, il dimezzamento dei parlamentari. Tutti successi precari del M5S. Non è un caso che, dopo un lungo silenzio seguito alle dimissioni da capo politico del Movimento, Luigi Di Maio sia tornato a parlare e non di esteri, per invitare «il popolo in piazza» il 15 febbraio: «Il sistema vuole cancellare le nostre leggi. Dobbiamo opporci alla restaurazione». Toni “dibattistiani” per difendere anche la prescrizione e darsi una rinfrescata di lotta mentre al governo si litiga. Ma se la maggioranza è spaccata, non lo è di meno il M5S. Solo subodorare la crisi fa entrare in fibrillazione alcuni grillini grillini. Innervositi tanto dal muro di Renzi quanto da quello opposto di Bonafede. —

missione usa

Meloni punta a vedere Trump «Ma non sarò un burattino» dall’inviato Paolo Mastrolilli WASHINGTON. «Spero di incon-

il Copasir andasse al leghista Volpi, sacrificando Urso, vicepresidente della commissione per i servizi in quota Fdi. Ora si aspetta che Meloni torni dagli Usa. Ma prima di partire ha messo in chiaro che i patti non si rimettono in discussione. La vera competizione è tra Matteo e Giorgia. Carfagna sostiene che è «paradossale il tentativo di Meloni di occupare lo spazio dei moderati, definendosi lei stessa la Destra, e di differenziarsi rispetto a Salvini». Ma Meloni, aggiunge Mara, «dimostra come si possa crescere senza andare a rimorchio della Lega». Fi è l’unico partito del centrodestra che cala, quasi scompare al nord. Ma il Cavaliere non vuole farsi stringere in un angolo dai due giovani leoni nazional-sovranisti e arriva a dire che i suoi azzurri sono «ben distinti, per valori, per linguaggio e per contenuti dalla sinistra ma anche dagli alleati». Che ci fa allora nel centrodestra? — AME.LAM.

trare Trump e stabilire un buon rapporto con la sua amministrazione, anche perché ci sono alcune convergenze politiche evidenti. Però tengo a sottolineare una cosa: io sono una patriota e sono venuta qui come italiana. Questo modo di concepire le relazioni internazionali con l’idea di diventare il burattino di qualcuno non l’ho mai condivisa». Questo commento, che la presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni fa entrando al National Prayer Breakfast di Washington, può avere diverse chiavi di lettura. Di sicuro è rivolto al governo, che secondo i sovranisti italiani sta deludendo Washington. È possibile però che sia indirizzato anche al capo della Lega Matteo Salvini, che era venuto nella capitale americana a giugno da vicepremier e ministro dell’Interno. Quella visita, che aveva incluso incontri con il vicepresidente Pence e il segretario di Stato Pompeo, quindi oltre quanto avrebbe previsto il protocollo diplomatico, non era andata nel migliore dei modi. Se non altro perché a fine agosto, quando era in corso la crisi di governo a Roma, dopo aver incontrato Conte al G7 di Biarritz Trump aveva pubblicato un tweet con cui appoggiava la sua conferma a Palazzo Chigi, pur sapendo che avrebbe comportato l’esclusione proprio di Salvini dal governo. Magari Giorgia non intende rafforzare il dualismo con Matteo, ma evidentemente vuole costruire il suo rapporto con gli Usa con una modalità diversa e quindi chiarisce subito di non essere venuta per «diventare il burattino di qualcuno». Atterrando negli Usa, ha spiegato che «dopo l’apertura a Roma della conferenza internazionale sul conservatorismo, ora siamo a Washington per incontrare personalità di tutto il mondo. È possibile anche per l’Italia avere un governo che difenda l’interesse nazionale, ma non rinunci ad avere relazioni con il resto del mondo». L’amministrazione Usa per ora ci tiene a sottolineare che non ha pianificato la visita di Meloni e quindi non ha un carattere ufficiale. È stata invitata dagli organizzatori del “National Prayer Breakfast”, un appuntamento annuale a cui partecipano i presidenti di entrambi i partiti. Tra i suoi membri però ci sono diversi parlamentari repubblicani importanti come Steve Scalise, che hanno manifestato l’interesse di conoscere la presidente di Fratelli d’Italia. Lei li incontra per «spiegare la nostra politica», ma anche per creare contatti che possano aprire la porta dell’amministrazione, magari già oggi con il presidente Trump. —

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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