Beesness - Cover: Santo Versace

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Santo Versace – credits: Federico Sala

Periodico di informazione bimestrale – gennaio/febbraio 2018

Anno VIII - N° 1 2018 € 3,90

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Non solo moda

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Periodico di informazione bimestrale – gennaio/febbraio 2018

Grafica Canali&C. Stampa Euroteam S.r.l. - Via Verdi 10, Nuvolera (BS)

Santo Versace – credits: Federico Sala

Servizio abbonamenti abbonamenti@beesness.it | Tel. 02.6691693 | Fax. 02.87390944 Direttore Responsabile Giovanni Bonani

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ASPESI Rilancia sul piano internazionale

TSUM Come modernizzare il Luxury Business Model

Direttore Editoriale Silvio Zannoni

NIKO ROMITO L’assoluto in cucina

Redazione Patrizia Saolini Marcella Ciappi Laura Lamarra Alessia Portelli Cinzia Meoni Patrick Abbattista

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Contributors: Isabella Biava Fabrizio Valente Giancarlo Donadio Elena Pravato

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Laura Lamarra

Patrick Abbattista

Marcella Ciappi

Ugo Perugini

Informativa ai sensi dell’Art. 13 D.lgs. 196/2003 L’editore non si assume alcuna responsabilità per le opinioni espresse dagli autori degli articoli, dei testi redazionali e pubblicitari pubblicati. L’editore inoltre non è nelle condizioni di verificare preventivamente alla pubblicazione i dati forniti dalle imprese e dai soggetti intervistati e non è quindi responsabile dei dati pubblicati relativi a prospettive di guadagni ed in particolare ai volumi di ricavi, di costi e conseguentemente di redditività delle iniziative imprenditoriali presentate la cui responsabilità resta a carico esclusivamente delle imprese dichiaranti o degli intervistati. A garanzia di riservatezza, l’editore BeTheBoss Italia, nel rispetto del Codice Privacy Dlgs 196/03, garantisce la massima cura dei dati forniti o in suo possesso, che non verranno comunicati a terzi, né verranno utilizzati per comunicazioni commerciali e fatto diritto, in ogni caso, per l’interessato, di richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazione ai sensi dell’art. 7.  Beesness è un marchio registrato.


MODA, MODA... SEMPRE MODA In questo numero di Beesness trattiamo ampiamente il tema della moda e di tutti i settori complementari alla sua crescita e al suo sviluppo in Italia e nel mondo. Sulla base della previsione realizzata da The Business of Fashion, in collaborazione con McKinsey & Company, nel 2018 l’indotto del comparto mondiale crescerà del 2,5-3,5% rispetto al 2017, e salirà del triplo del valore registrato nel 2016. Questa è la premessa all’intervista a Santo Versace, fratello di Donatella e del compianto Gianni, assassinato il 15 luglio 1997 sulla porta di casa a Miami. Ci parlerà, in particolare, della Fondazione Operation Smile Italia Onlus, che si impegna a erogare cure gratuite ai bambini, e di cui è il Presidente. Da un rinomato stilista a livello mondiale, passiamo a una persona che indossa le creazioni degli atelier. Si tratta di Denisa Kucik, una ragazza diventata modella professionista. Ci racconta le difficoltà, ma anche le aspettative che una giovane vive nell’affrontare il duro mondo del fashion system. La moda è anche digitale: se ne sono accorte anche le maison. Ormai, il consumatore è sempre più connesso tramite lo smartphone e non è più ammissibile non avere un proprio sito di E-commerce. Molti si affidano a piattaforme già esistenti per vendere il proprio prodotto come, ad esempio, Zalando e Privalia, oppure gestiscono un proprio sito. Il caso del brand Hugo Boss è emblematico, come quello dei magazzini russi Tsum, che abbinano all’acquisto fisico nel punto vendita, la proposta virtuale. Tratteremo, inoltre, anche di altri argomenti: della Pinacoteca di Brera, con il punto di vista del Direttore James Bradburne, dell’autodromo di Monza per il famoso rally che si svolge ogni anno e che, con le sue sei vittorie, è diventata la seconda casa di Valentino Rossi. Concluderemo con le nuove start-up di moda e non solo. Vi auguriamo una buona lettura e vi aspettiamo numerosi sul nostro sito, beesness.it, e nel prossimo numero in cui affronteremo temi di grande attualità. Giovanni Bonani Direttore Responsabile


Indice

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FASHION RESEARCH ITALY

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8

DENISA KUCIK

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Fashion Research Italy Accoglie “Icone di Donna”

Top model italiana

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ASPESI

Aspesi Rilancia sul piano internazionale

18 Denisa Kucik

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FASHION

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Non solo moda TSUM Come modernizzare il Luxury Business Model Le startup della moda Accendono il futuro del settore

FOOD

Niko Romito L’assoluto in cucina Esmach Farina e acqua per produrre eccellenza

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SPORT

Monza Rally Show Lo spettacolo di fine anno all’autodromo di Monza

ARTE

Un museo vivente Nel cuore di Brera - Intervista a James Bradburne

LA NOTA LEGALE

Risparmiare tasse Con le campagne pubblicitarie

gennaio/febbraio 2018

VERSACE

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DIGITAL ECONOMY

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IMPRESE

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Digital e Fashion Tra sfide ed opportunitÃ

Navatta Group Happy Machines for Happy Customers

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Il Vin de la Neu Qualcosa di nuovo nel panorama enologico italiano

DIGITAL E FASHION

CENTRI COMMERCIALI

Shop Expo Anche nel 2018 focus sulla customer experience

60 Forum Retail 2017

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Un grande successo Zgoda Fc Smart shopping

62

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ZGODA FC

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TSUM

LA MODA ENTRA AL MUSEO

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TURISMO

La montagna incantata Quattro proposte peculiari per quattro regioni da scoprire La moda Entra al museo

SAVE THE DATE

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NIKO ROMITO

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MONZA RALLY SHOW

Save The Date Moda, musica, risate e suggestioni sul ghiacciaio per un inverno da ricordare

76 Coming soon

Gennaio - febbraio

gennaio/febbraio 2018

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Fashion

Aspesi

Rilancia sul piano internazionale di Laura Lamarra


ho interrotto il periodo di vacanza per ributtarmi in un progetto di lavoro cosi importante”.

Nel meraviglioso contesto del Four Seasons, uno dei più rinomati Hotel del quadrilatero milanese, parliamo con il nuovo CEO di Aspesi, il Dott. Fabio Gnocchi, grande esperto di fashion e tra i protagonisti dell’edizione “CEO Roundtable on fashion innovation”.

Qual è il Suo contributo al progetto? “Provengo da una famiglia di pellettieri e sono una di quelle specie in via di estinzione che hanno avuto la fortuna di viver il tessile sino ad approdare al prodotto finito, avendo così una visione di insieme

e un ampio background professionale. La filosofia di un marchio come Aspesi, che fa della ricerca della qualità del tessuto il suo core business, la sposo profondamente e sono fermamente convinto che potrò portare le mie conoscenze, tecniche e produttive, e quelle del mio team in modo da far crescere l’azienda e far apprezzare il marchio a livello globale. Sino ad ora il Signor Aspesi si è sempre

La guida di Aspesi è stata una sorpresa per Lei? “Aspesi è un marchio che ho sempre amato. Da giovane, durante gli anni ‘70/’80, era un marchio che vestivo; è una conoscenza che porto avanti da tanto tempo ed è l’unica azienda per cui gennaio/febbraio 2018

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sizionarci sui mercati internazionali importanti. Non dimentichiamo infatti che negli anni ‘80, Aspesi era nelle più belle vetrine d’Europa. Dobbiamo ritornare a questo standing”. Quali sono i principali appuntamenti al pubblico? “In primis presso il nostro meraviglioso store in Via Monte Napoleone: uno spazio magnifico, una meraviglia, un caleidoscopio che si affaccia anche su Via Bigli. Abbiamo fatto un evento recentemente, con l’Associazione Monte Napoleone, “La vendemmia”, e a breve ne faremo uno con Vogue. Dobbiamo riportare i clienti in negozio, non perché manchino, lo store di fatto vende 30mila capi all’anno, ma occorre uscire dalla clientela classica e spaziare su nuovi orizzonti. Stando in negozio ho osservato compiaciuto l’ingresso di clienti curiosi provenienti da tutto il mondo. È interessante notare come il cliente resti comunque sempre sofisticato. Il nostro prodotto gode di un percepito alto, non in termini di prezzo o di brand, ma di qualità. Il rapporto qualità/prezzo è molto a favore della ricerca qualitativa dei tessuti, che resta il punto di forza di Aspesi ed il principale motivo per cui ho accettato questa avvincente sfida”. concentrato sulla ricerca di prodotto e ai suoi tempi è stato anche molto innovativo; per tale motivo dobbiamo dare seguito ad alcuni ambiti dell’azienda che sono fondamentali per affrontare le sfide della globalizzazione”. Qual è la strategia vincente? “Ogni azienda è un caso a sé, non si possono applicare le stesse formule strategiche. Nel caso di Aspesi partiamo da un

“Aspesi è un marchio che ho sempre amato. Da giovane, durante gli anni ‘70/’80, era un marchio che vestivo” 12

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life style e da un prodotto completi, sia uomo che donna, che vanno solo affinati in alcuni segmenti e settori merceologici. Bisogna lavorare soprattutto sull’azienda, sull’ottimizzazione dei processi aziendali. Per internazionalizzare occorre ad esempio avere la garanzia di poter offrire consegne on time, un’ottima comunicazione ed una forte innovazione digitale; aspetti su cui stiamo lavorando molto. Ho portato a tal fine eccellenze e competenze specifiche che mancavano all’interno dell’azienda; persone giovani che possono parlare questi linguaggi, proprio per dare una completezza da cui partire per costruire un posizionamento strategico a livello globale. È solo l’inizio; prevediamo quest’anno di realizzare l’obiettivo di 43 milioni di fatturato, raddoppiandolo nei prossimi 3/5 anni e soprattutto di ripo-



Fashion

Fashion Research Italy Accoglie “Icona di Donna” di Marcella Ciappi

Questo il nome della luminosa scultura che celebra le donne e il loro legame con la moda. La suggestiva opera d’arte è ora simbolo e cuore pulsante della Fondazione Fashion Research Italy e accompagna il nuovo corso di Immersive Storytelling for Fashion. Foto ©Senso-Immersive


La scultura di luce che raffigura una silhouette femminile, è stata realizzata da Senso™ Immersive Experience e fortemente voluta da Alberto Masotti, ex patron del gruppo fashion La Perla e ha lo scopo di veicolare valori e mission della Fondazione FRI, il polo didattico, archivistico e di ricerca sulla moda. Tributo alla femminilità e al forte legame che unisce le donne e la moda, l’installazione luminosa dà corpo a un pensiero, trasformandosi in un affascinante mani-

FRI nasce con l’obbiettivo di valorizzare le eccellenze manifatturiere protagoniste della storia del fashion Made in Italy festo visivo. Tra le più grandi sculture LED a figura umana al mondo, Icona di Donna supera i dieci metri di altezza ed è un tessuto di luce che evoca lo scintillio dei diamanti, grazie all’utilizzo di 21.120 LED, in cui si fondono tecnologie avanzate, design e innovazione. Un primato importante che accentua il valore di un’opera in cui il medium anticipa il messaggio e lo completa trasformando l’icona in un’esperienza multisensoriale, ambasciatrice di un progetto ambizioso volto alla valorizzazione dell’Innovazione Made in Italy e alla preservazione del Fashion Heritage. Un’icona di luce ma anche una vera e propria esperienza sensoriale ed emozionale che ha preso vita grazie alla mente visionaria di Alberto Masotti, al team di Videoworks (che ha curato gli allestimenti) e al poliedrico team di artisti digitali, ingeneri e architetti di Senso™, lo studio creativo specializzato in Immersive Storytelling e nella creazione di esperienze immersive e interattive ad

alto contenuto emozionale. Ed è proprio l’ambassador e academy trainer di Senso™, Andrea Gion, esperto in architettura immersiva, docente allo IUAV di Venezia e presso le Università di Padova e Ferrara, a tenere il nuovo Modulo in Immersive Storytelling for Fashion di FRI. “Siamo entusiasti di poter prendere parte alla mission di Fashion Research Italy, con il nostro contributo” - afferma il fondatore di Senso™, Mick Odelli, e continua - “Immersive Storytelling for Fashion esprime la nostra idea di una

formazione che sia prima di tutto esperienziale. In cui l’azione integra la teoria, il lavoro si fa di squadra e la comunicazione diventa interazione. Esperienza ma anche e soprattutto creatività. Quella creatività su cui si basano progetti visionari come Icona di Donna e che speriamo stimolerà gli studenti a vedere il mondo e ad immaginare la propria professione, con occhi diversi.” T r a i pr i m i i n It a l i a , I m me r s i ve Storytelling for Fashion si inserisce all’interno del piano di studi del corso di alta formazione “Architettura per la moda: gennaio/febbraio 2018

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come gli spazi si trasformano in valore”, partito a novembre 2017 negli spazi completamente rinnovati della Fondazione di Bologna. Un percorso didattico che nasce con l’obiettivo di formare progettisti in grado di interpretare un brand e mediarlo nello spazio architettonico deputato a rappresentarlo. “Il retail di moda è un campo d’azione in continuo divenire, alla ricerca di espressione e soluzioni, una sfida per architetti e designer per il coinvolgimento del

cliente” – spiega Alessandro Cecchini, Direttore generale della Fondazione e curatore del corso. E continua – “Siamo tra i primi in Italia a cercare di raccogliere l’esperienza del mondo della moda e dell’architettura in un percorso formativo innovativo che trasmetta una serie di conoscenze e competenze specifiche, immediatamente spendibili nel mercato del lusso”. Senso™ Immersive Experience Senso™ Immersive Experience è un’azienda innovativa fondata nel 2015 da Mick Odelli, dalla sinergia tra know-how differenti nell’ambito dei media immersivi, delle nuove tecnologie, del design e della progettazione architettonica. Un laboratorio di idee nato come progetto spin-off di DrawLight che mira a creare un trait d’union tra il mondo digitale e quello reale attraverso la mixed reality. Senso™ idea e realizza esperienze immersive e interattive customizzabili, prodotti di visualizzazione brevettati e sistemi integrati e fornisce soluzioni di Immersive Storytelling. Fashion Research Italy (FRI) Fashion Research Italy è una Fondazione no-profit, centro didattico e di innova-

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zione, polo espositivo e archivistico, dedicato alla valorizzazione di un settore chiave del sistema economico-produttivo: la moda. FRI nasce con l’obbiettivo di valorizzare le eccellenze manifatturiere protagoniste della storia del fashion Made in Italy attraverso un polo didatticoespositivo in cui promuovere: tutela degli archivi fotografici aziendali, formazione e ricerca tecnologica nei vari settori del comparto manifatturiero, dando visibilità a nuovi talenti e tendenze creative. La sua ambizione è costituire un terreno d’incontro e scambio per i vari attori del settore moda, orientato all’innesco di un processo virtuoso a servizio delle aziende e della collettività.





Fashion

Denisa Kucik Top model italiana di Patrizia Saolini

Intervista a Denisa Kucik, top model italiana scoperta dalla Zoe Model Agency di Roma e lanciata a livello internazionale dal colosso americano IMG Models.


Denisa Kucik, 19 anni, nata a Vienna da mamma italiana e papà di Bratislava, è la nuova star delle passerelle, contesa dai più famosi designer del mondo. Ha iniziato la sua carriera negli atelier capitolini e grazie al suo spirito di competizione ha già raggiunto importanti traguardi a livello globale. L’abbiamo incontrata a Roma dove studia Storia della moda e del costume all’università e dove vive insieme alla famiglia e al suo adorato cavallo. Cosa ti ha spinto a intraprendere la professione di modella? “Ho iniziato il lavoro di modella a 14 anni ma sin da piccola i fotografi chiedevano a mia madre di fotografarmi e lei declinava regolarmente. Poi un sabato, all’uscita dal Conservatorio di Roma dove studiavo pianoforte, sono stata fermata dagli organizzatori di una sfilata a Piazza del Popolo e, per scherzo, ho voluto provare. Non avevo mai portato i tacchi, mia madre per l’occasione è andata a comprarne un paio a via del Corso e quando sono uscita sulla passerella mi sono sentita subito a mio agio: mi è sembrato tutto naturale. Il fotografo della manifestazione voleva

“Non avevo mai portato i tacchi, mia madre per l’occasione è andata a comprarne un paio a via del Corso e quando sono uscita sulla passerella mi sono sentita subito a mio agio: mi è sembrato tutto naturale” che andassi a Milano, ma non era un buon timing per lasciare la scuola, il Conservatorio e l’equitazione, mia grande passione. Così insieme a mia madre ho deciso di riprendere la mia vita e dimenticare quell’episodio mondano.” Quando hai capito che sarebbe stata la volta buona per diventare modella professionista? “In realtà dopo pochi mesi un conoscente ha insistito per farmi partecipare a un

casting per una sfilata di hairdressing. Non sapevo esattamente quale parrucchiere avrei dovuto incontrare, mi ricordo che sono arrivata tardi, perché il maestro di pianoforte mi faceva sempre rimare oltre l’orario e quando sono entrata nel lussuoso hotel di via Veneto, mi sono trovata in fila con ragazze curatissime con in mano dei book professionali. Io non avevo nulla se non la mia faccia da mostrare e i capelli lunghi un po’ arruffati. Finché un signore che parlava un inglese dall’accento straniero, scavalca la fila di modelle e arriva da me, era Angelo Seminara, il più famoso stilista dei capelli al mondo. In un attimo mi sono trovata a Londra, sotto i riflettori del fotografo più pagato per i ser vizi fotografici sui capelli, Andrew O’Toole, negli studios dove anche Kate Moss lavorava, ma per la seconda volta ho detto no alla carriera professionale, perché avrebbe significato trasferirsi a Londra. Tornata a casa ho ripreso la routine di sempre: scuola, gare di equitazione e Conservatorio, fino a che non mi hanno presentato Francesca Ambrosetti della Zoe Models e con lei ho capito che avrei potuto iniziare una carriera seria senza

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barrage e stai per terminare un percorso netto, devi correre il più veloce possibile verso l’ultimo ostacolo e senti che anche il tuo cavallo lo capisce, sembra quasi che non voglia deluderti. Quali sono i tuoi prossimi obiettivi personali e professionali? Il mio obiettivo è continuare a viaggiare e crescere fino ad arrivare a traguardi più alti e sfidanti, questo me lo ha insegnato la competizione sportiva. Il resto, come la notorietà e il guadagno, sono secondari. In futuro mi piacerebbe essere immortalata come icona pop di David Lachapelle. Chi è la tua migliore alleata?

dover rinunciare alla mia vita da adolescente. Abbiamo fatto tutto gradualmente, se non fosse stato per lei non credo che sarei arrivata a questo livello di carriera.”

“Il mio obiettivo è continuare a viaggiare e crescere fino ad arrivare a traguardi più alti e sfidanti” Qual è stato il servizio fotografico o la sfilata dove ti sei riconosciuta di più? L’esperienza con i couturier romani mi è servita tantissimo. Indossare abiti come quelli di Renato Balestra t’insegna a camminare con eleganza. Bulgari è un altro brand che adoro, ho sfilato per loro a Venezia a fine giugno e per quanto non porti gioielli, avere un collier Bulgari al collo è davvero rassicurante. Tra gli emergenti mi piace lo stile di Arnoldo & Battois, le loro borse sono top. 22

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Sul set invece mi piace essere camaleontica e quindi non riconoscermi, però vorrei citare la campagna di Laura Biagiotti Tights, in quanto in quelle foto ho un aria più raffinata grazie a quel tocco di femminilità che mi rende più adulta. Che tipo di attività fisica prediligi per mantenerti in forma? Non rinuncio mai a cavalcare, anche se viaggio in continuazione. Se sono a Roma, dove tengo la mia cavalla Olanda P, appena posso scappo da lei; una bella galoppata mi rilassa ed è l’esercizio migliore per gambe e glutei tonici. Poi per tenermi in forma faccio due volte a settimana mezz’ora di acquagym, che serve a riattivare la circolazione, tapis roulant per il cardiofitness e qualche esercizio di funtional training. Qual è l’emozione più forte quando affronti una competizione a cavallo? Quando sei in campo il cuore va oltre l’ostacolo, devi trovare la sintonia completa con il tuo cavallo, fargli affrontare l’ostacolo senza incertezze e con la giusta cadenza. L’emozione più forte è quando hai superato la prima manche e sei al

Di alleate ne ho ben quattro, tutte donne: mia madre Leila mi fa da personal trainer, mental coach, nutrizionista, consigliera; Francesca Ambrosetti dell’agenzia Zoe Models è il mio mentore, mi ha insegnato tutti i trucchi del mestiere, la guardi e dici «Questa si che è una Modella!»; mia nonna è fantastica, tiene l’archivio di tutti i miei lavori, mi tiene i conti, un manager insomma, oltre a fare da ufficio stampa per i parenti, sempre tutti aggiornati sui nuovi servizi fotografici; infine mia zia Laura, che mi dà i consigli legali ed è mia supporter, orgogliosissima di me. Un clan femminile di cui avrò sempre bisogno, perché di strada da percorrere, a ben vedere, ne ho ancora tanta!


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Oltre.

Oltre è accedere agli insights. Oltre è intercettare i trend. Oltre è esplorare e innovare. Noi di KB KNOWLEDGE siamo abituati a guardare oltre e lo facciamo con competenza e passione. Perché oggi il problema non è raccogliere informazioni ma renderle fruibili al momento giusto, interpretare i dati raccolti per facilitare la loro lettura, velocizzare le decisioni e ottenere valore in grado di fare la differenza. In altre parole siamo il tuo partner specializzato in business intelligence in grado di osservare il mercato e analizzare i consumatori, conoscerne i trend, esplorarne le evoluzioni a supporto di chi vuole innovarsi ed emergere nel proprio settore. Spesso un’idea può ispirare una soluzione o sviluppare il tuo pensiero da un’altra angolazione e un occhio super-partes può facilitare la visione di un’ opportunità.


Fashion

Versace

Non solo moda di Laura Lamarra

Santo Versace, nome tra i piÚ noti al mondo nell’alta moda e Presidente, da gennaio 2007, di Fondazione Operation Smile Italia Onlus, si racconta svelando un’attenzione particolare al prossimo che ha origini lontane.


straordinari che nella loro vita hanno sempre pensato ad aiutare il prossimo, come parte integrante della loro cultura e del loro DNA, e sono stati l’esempio di cosa significa aiutare quotidianamente chi ha bisogno. L’attenzione alle persone e il dovere morale verso chi è meno fortunato sono sempre stati a me congeniali”.

“La sensibilità delle persone che lavorano nel mondo della moda li conduce inevitabilmente ad impegnarsi nel sociale”

Quali sono gli obiettivi della Fondazione? “La Fondazione nasce in Italia nel 2000 come satellite della Fondazione statunitense Operation Smile costituita nel 1982 per garantire ad ogni bambino l’accesso gratuito a cure chirurgiche, sicure e di qualità, volto a correggere gravi malformazioni cranio-maxillo-facciali come il labbro leporino, la palatoschisi e gli esiti di ustioni e traumi; promuovere lo sviluppo dell’autosufficienza medica a livello locale nei Paesi in cui opera, attraverso la formazione del personale sanitario locale; assicurare cure continuative tutto l’anno, grazie ai centri di cura presenti nel mondo; donare attrezzature medico chirurgiche ai Paesi in via di sviluppo dove è presente; condurre ricerche per identificare le cause che determinano la labiopalatoschisi e consentirne la prevenzione”.

moda li conduce inevitabilmente ad impegnarsi nel sociale. Ho vissuto la moda prima ancora di nascere. Da papà Antonino ho assimilato la passione per il marketing e l’organizzazione, divenute poi la mia professione, mentre Gianni gattonava tra pizzi e merletti nella sartoria di mamma Franca. Ho avuto due genitori

Come avviene il Suo coinvolgimento in un’iniziativa di tale genere e portata? “Ho conosciuto la Fondazione nel 2007, grazie a mia moglie Francesca De Stefano e fin dall’inizio ho sposato la causa con il desiderio di contribuire concretamente a migliorare la vita dei bambini affetti da labiopalatoschisi. Con un intervento di circa 45 minuti i bambini che nascono con

Moda e Onlus si fondano in Santo Versace in un binomio in apparenza inconciliabile. Come nasce l’interesse per questi due settori? “Si conciliano perché la sensibilità delle persone che lavorano nel mondo della

Santo Versace con Agata Patrizia Saccone, Presidente di Taomoda, e con la stilista Margherita De Cles

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malformazioni al volto possono vivere una vita normale e non essere socialmente emarginati”. Quali sono le più grandi soddisfazioni nei due ambiti? “Nella moda abbiamo creato un marchio storico mondiale che insieme ad altri marchi ha lasciato e lascerà un segno indelebile. Da ragazzi abbiamo non solo sognato, ma anche realizzato più di quanto non avessimo osato immaginare. Nel sociale ho sentito la stessa spinta propulsiva, il medesimo dovere di impegnarmi. Assistere a come cambia la vita di questi bimbi è qualcosa di unico che lascia un segno incancellabile. La maggioranza dei bambini malformati, in assenza d’intervento, difficilmente riesce a superare i 18 anni di vita. Dal 1982 sono migliaia i volontari provenienti da oltre 80 Paesi del mondo, anche italiani, che hanno effettuato gratuitamente più di 240.000 interventi chirurgici, cambiando la vita di tantissimi bambini. Nel 2016 Operation Smile Italia ha contribuito alle missioni mediche internazionali, inviando sul campo 71 volontari italiani in 34 missioni in 19 diversi Paesi del mondo”. Quali sono i punti di forza della strategia della Fondazione nel perseguire i propri obiettivi e quali le principali difficoltà?

“I punti di forza sono rappresentati dalle numerose iniziative territoriali, dall’elevato contenuto qualitativo del nostro operato e dal comunicare con efficacia i risultati raggiunti. La Fondazione è stata scelta dall’Organizzazione mondiale della sanità come parametro di riferimento per la qualità nel settore in cui opera. Una delle principali difficoltà che riscontriamo è reperire un maggior numero di volontari medici e di operatori sanitari che partecipino alle missioni umanitarie. La necessità di soccorso è elevata e crescente e una delle nostre più grandi battaglie a livello mondiale è rappresentata dal garantire a tutti i bambini il diritto a ricevere cure sin dalla nascita”. Quali sono le principali iniziative sul territorio italiano? “Abbiamo concluso il 6 dicembre scorso l’asta dei vini per la raccolta fondi; abbiamo creato nel 2011 la Smile House a Milano, primo centro di cura multispecialistico nel settore in Europa, all’interno dell’Ospedale San Paolo, oggi ASST Santi Paolo e Carlo, Polo Universitario di Milano. Abbiamo avviato, il 15 dicembre scorso, le attività della Smile House a Roma presso l’Ospedale San Filippo Neri, in seguito alla firma del Protocollo d’Intesa tra Fondazione, Regione Lazio e ASL Roma 1. Quest’ultima sarà un centro di riferimento per tutti i pazienti nati con malformazioni al volto che risiedono nel Centro-Sud Italia e per le loro famiglie”.

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Fashion

Tsum

Come modernizzare il Luxury Business Model di Laura Lamarra


Come si può ulteriormente modernizzare l’universo dei grandi magazzini di lusso, specie in Russia, attraverso il driver tecnologico?

È tempo di innovazione digitale pervasiva e dilagante e i settori del fashion e del luxury non restano indifferenti e modificano il proprio modello di business. Ne parliamo con Andreas Schmeidler, manager milanese, cui si devono lo sviluppo e il successo di Vente-Privée.com sul mercato italiano e nuovo Chairman di TSUM, storico department store russo, leader del mercato, presente a Mosca e a San Pietroburgo come DLT, nominato tale da Mercury Group.

“Il digitale in una nazione come la Russia è un fattore estremamente importante specialmente se cerchiamo di condividerlo con un’esperienza di luxury department store. Oggi, a parte alcuni casi singoli americani, i department stores hanno difficoltà a combinare il digitale con il retail fisico. Noi in Russia invece stiamo riuscendo ad avere una penetrazione sul digitale che si avvicina al 10% su un fatturato molto importante e questo è dovuto principalmente al fatto di riuscire a ben combinare il DNA dell’off-line con quello dell’on-line”.

quella dell’off-line; un servizio dove il cliente finale rimane impressionato sia nei tempi che nella qualità di consegna, partendo tuttavia dal pre-sale sino ad arrivare al post-sale. Seguiamo a tal fine molto attentamente ogni singolo cliente che compra on-line. L’ambizione è di arrivare a un 20% di fatturato già nel 2017, mantenendo la crescita globale del Gruppo e di diventare in poco tempo

“Il digitale in una nazione come la Russia è un fattore estremamente importante”

Che cosa significa questa combinazione di DNA? “Personalmente la mia ambizione è riuscire ad offrire ai clienti on-line una shopping experience almeno simile a

uno dei primi player online del segmento in Russia, seguendo quelle che sono le possibilità di mercato. Quest’ultime sono gennaio/febbraio 2018

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“Un servizio dove il cliente finale rimane impressionato sia nei tempi che nella qualità di consegna, partendo tuttavia dal pre-sale sino ad arrivare al post-sale” enormi considerato il fatto che Tzum è presente solo a Mosca e non ha ancora la notorietà necessaria in tutto il territorio russo. Il digitale ci consentirà una maggiore diffusione, portando il brand oltre i nostri attuali confini”. Potenziare le vendite on-line è l’obiettivo prioritario, ma quali sono le principali difficoltà in questo progetto di espansione? “Partendo dall’unicità dell’offerta che oggi il nostro sito digitale propone, equivalente a quella del luxury department

store ove sono presenti numerosi marchi di prestigio italiani, tra cui Dolce e Gabbana, Emilio Pucci, Giorgio Armani, Valentino, Loro Piana, Bottega Veneta, Tom Ford e Sergio Rossi, la difficoltà principale, a mio avviso, consiste nel creare l’infrastruttura tecnologica idonea e capace sia di sopportare taluni imprevisti di aumenti di traffico, specie quando realizziamo delle capsule collections o lanciamo nuovi prodotti, sia di offrire un servizio che rispetti la tendenza del mercato russo fortemente orientata ad un aumento esponenziale in tutto quello che è il mobile application”. Una forte attenzione quindi ai trends dell’economia russa e ai desiderata della clientela? “Sì, stiamo facendo molti investimenti ed approfondimenti in tal senso al fine di allinearci a quelli che possono essere i piani per la crescita del Paese. È sufficiente, per avere un assaggio di ciò, entrare oggi sul nostro rinnovato sito web, tsum.ru, che vede il lancio di una collaborazione della Nike e di Riccardo

Tisci, in relazione alla quale abbiamo assistito ad un vero e proprio boom di richieste, assolutamente impressionante rispetto al quantitativo di prodotti a disposizione. Infine cerchiamo di creare quotidianamente nuovi e stimolanti eventi e iniziative volte a user experiences accattivanti, in modo da alimentare un costante rapporto virale con il con-

“Cerchiamo di creare quotidianamente nuovi e stimolanti eventi e iniziative volte a user experiences accattivanti”

sumatore finale, suscitare la curiosità della clientela, acquisita e potenziale, per invogliarla a visitare le nostre proposte on-line e/o recarsi fisicamente nei nostri stores e scoprire le numerose novità del giorno”. 30

gennaio/febbraio 2018


Dolce&Gabbana Montenapoleone | Design Gwenael Nicolas | Photo Alessandra Chemollo

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TECHNOLOGY


Fashion

Le start up della moda Accendono il futuro del settore di Cinzia Meoni

Il fashion tech esplora le esigenze dei Millennial che richiedono capi personalizzati, possibilmente sostenibili e da acquistare attraverso una modalità “smart”, tecnologicamente avanzata. Le realtà da mettere nel mirino e il caso Else.

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gennaio/febbraio 2018

È il fashion tech il motore della moda del futuro. Si tratta di nuove realtà imprenditoriali che, grazie all’analisi dei dati in rete e all’utilizzo dell’intelligenza artificiale, promettono di far decollare il settore. Un comparto d’oro visto che già oggi il solo abbigliamento vale 1,4 trilioni di dollari al mondo (il 2% del Pil globale) , più nello specifico, per l’Italia, tra i primi cinque esportatori al mondo, pesa 61 miliardi di euro (il 4% del Pil). Anche per questo motivo è necessario adeguare il passo ai ritmi del nuovo Millennio che nel fashion, sono sempre più dipendenti dalla tecnologia a 360 gradi, dall’evoluzione dei sistemi di pagamento fino alle possibilità offerte dall’intelligenza artificiale applicata ai sistemi di personalizzazione dei prodotti, al mondo dei social e al cosiddetto “omnimarketing”. A vendere domani saranno capi belli e

personalizzati, possibilmente sostenibili, e da acquistare attraverso una modalità “smart”, tecnologicamente avanzata. Le fashion tech da seguire con attenzione Tra le realtà più recenti presentate nell’ambito del circuito Start Up Initiative a una platea di potenziali investitori ci sono tre start up italiane da mettere nel mirino. Dis (Design Italian Shoes) piattaforma di e-commerce marchigiana fondata dai fratelli Andrea e Francesco Carpineti e da Michele Luconi per la vendita di calzature maschili su misura e prodotte in Italia: il software aiuta il cliente a creare il proprio paio di scarpe incrociando diversi modelli con varianti di colori, lacci e trattamenti di pellame per un totale di 50 milioni di combinazioni; dal sito la richiesta è inoltrata alle botteghe artigianali dove le scarpe sono realizzate e


A vendere domani saranno capi belli e personalizzati, possibilmente sostenibili, e da acquistare attraverso una modalità “smart”, tecnologicamente avanzata consegnate entro dieci giorni. Si tratta di un modello di business peculiare perché unisce l’universo hi tech che può, in teoria, raggiungere potenziali clienti nei cinque continenti, con l’eccellenze dei distretti italiani facendo rete. Vi è poi iCoolHunt/Nextatlas, start up nata dall’idea di Luca e Alessio Morena di individuare i trend emergenti attraverso l’esame di milioni di dati provenienti dai social e, in particolare, di immagini visto che la fotografia digitale sta diventando il linguaggio globale condiviso. Un tesoro nascosto di dati che grazie alla piattaforma Nextatlas sono aggregati in modo scientifico e studiati, in ultimo, da esperti

che confermano e affinano le tendenze identificate. NearIT, inifne, è una start up italiana che ha sviluppato una piattaforma per creare e gestire campagne di proximity marketing, ovvero far avere alla persona giusta il messaggio giusto nel momento giusto. Si tratta di una tecnologia che permette di scegliere il target a cui inviare il messaggio, il tipo di contenuto condividere e soprattutto il momento in cui far ricevere il messaggio (ad esempio quando l’utente arriva nei pressi di un determinato negozio). Il caso E.L.S.E. Else, ovvero “Exclusive Luxury Shopping Experience” è una piattaforma tecnologica nata nel 2014 a Milano e certificata da Early Metrics UK, agenzia di rating per le startup e le pmi innovative, destinata all’industria calzaturiera (per cui è stata svilupppata e presentata la piattaforma dedicata else.shoes) e, in generale, all’universo della moda. La piattaforma realizza uno scenario di “virtual retail” partendo dal design del prodotto in 3D e dalla sua prototipazione industriale per arrivare fino alla produzione dei prodotti personalizzati e su misura, ricostruendo così un processo produttivo virtuoso. In

prospettiva Else scommette su un futuro in cui i negozi avranno spazi limitati per magazzini e back office e, a fronte di un assortimento di articoli da vedere e toccare dal vivo, la scelta di acquisto sarà effettuata da postazioni hi tech attraverso sistemi di scanning 3D e software per la personalizzazione del prodotto. Else ha già stretto tre accordi di partnership: con FaceShoes, creato dall’imprenditore bolognese Andrea Padovan; con Leonardi-Milano, brand emergente che offre moda su misura per uomo in Via della Spiga e, infine, con la stessa Design Italian Shoes. In particolare, per quanto riguarda l’accordo con Dis, le due start up si sono unite per offrire, inizialmente attraverso una Collezione Capsule dedicata, l’esperienza di acquisto di tipo “DIY&AI” (“Do It Yourself & Artificial Intelligence” / “Fai Da Te & Intelligenza Artificiale”). “Questa nuova collezione – spiega la società – propone al cliente la possibilità di creare le proprie scarpe personalizzate, scegliendo tra i modelli presenti, ottimizzata da un motore che si basa sul Virtual Fitting e sull’AI che prevede le preferenze di stile e la calzata ideale individuale degli utenti e, di conseguenza, raccomanda specifici prodotti che meglio si adattano alle loro richieste”. gennaio/febbraio 2018

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Food

Niko Romito L’assoluto in cucina di La Madia Travelfood

foto di Francesco Scipioni e Alberto Zanetti foto dei piatti: Brambilla Serrani Photographers


Il portone in ferro del Casadonna è alle nostre spalle: siamo appena usciti da uno dei templi mondiali della ristorazione e dell’accoglienza. La sensazione è quella di essere in quella sorta di limbo che precede il risveglio, quando è ancora labile il confine fra sogno e realtà. La suggestiva struttura bianca e austera del Casadonna si allontana, mentre si allarga l’orizzonte prospettico sui vigneti che la circondano. Qualche minuto dopo siamo nel cuore dell’Abruzzo con le sue imponenti montagne arrotondate; solo ora cominciamo a metabolizzare mentalmente l’esperienza vissuta da Niko Romito. Omen nomen-Romito: l’eremita. L’isolamento anche geografico è una caratteristica evidente di questa zona dell’Abruzzo, è il suo limite e la sua forza. Ma Niko qui è nato, qui è restato, qui ha costruito il suo paradiso di (tre) stelle. Dunque il piccolo sacrificio necessario per arrivare a Castel Di Sangro rientra nella poetica di Romito che in qualche modo impone un viaggio nelle radici più profonde della sua terra.

L’intento apologetico è evidente: “noi siamo il nostro territorio, noi siamo la nostra storia e le nostre tradizioni”. Un messaggio che passa attraverso la materia, la tecnica, la perfezione esecutiva dei piatti, la visione di una straordinaria cucina contemporanea, ma anche attraverso un’accoglienza straordinaria: un

L’isolamento anche geografico è una caratteristica evidente di questa zona dell’Abruzzo, è il suo limite e la sua forza. Ma Niko qui è nato, qui è restato, qui ha costruito il suo paradiso di (tre) stelle capolavoro assoluto. E qui volevamo arrivare, a quel capolavoro che è l’assoluto di cipolle con parmigiano e zafferano tostato, un piatto che racchiude tutta la sua visione, fatta di (pochi) sapori netti che si insinuano come lame, dove il concetto non prevarica mai la fruibilità, dove le idee non richiedono interpretazioni, dove la perfezione è declinata in modo comprensibile. Sì, per gennaio/febbraio 2018

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portata a cui lui tiene molto”. Pensiamo che non ci sia analisi o dissertazione che possa far capire l’approccio di Niko Romito come l’affaire del pane: la straordinaria pagnotta di pane (con un impasto che riesce a combinare la crosta croccantissima con la fastosità della mollica) assurge a totem simbolico per la celebrazione del grano. Siamo di fronte ad un colpo ad effetto senza nessun fuoco d’artificio: solo materia.

Da Romito chiunque, anche chi non frequenta abitualmente cucine stellate, trova facilmente il proprio comfortfood tra le portate ché da Romito chiunque, anche chi non frequenta abitualmente cucine stellate, trova facilmente il proprio comfortfood tra le portate. Pensiamo alla spigola con capperi ed estratto di prezzemolo: una disarmante semplicità con tre sapori che guidano una piccola sinfonia espressiva che resterà impressa nei ricordi. La sinfonia lascia poi spazio all’acuto del tenore, e così arriva la misticanza alcolica (con gin) con una crema di mandorle alla base. Portate di incredibile immediatezza che azzerano la distanza fra cibo e pensiero. Romito ci conduce nel cuore della materia prima come una schioppettata, ma la tensione per ottenere tali risultati è estrema. La verza arrosto, ad esempio, ne è l’emblema, con i suoi 40 giorni di preparazione per un lungo processo di fermentazione che in bocca esplode in un’incontenibile concentrazione di sapore. Dopo gli straordinari pani serviti all’inizio (focaccia di saragolla, sfoglia croccante con farina di ceci e rosmarino, grissini con farina di solina e miele di castagno), a circa 38

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metà della degustazione del lungo menù, arriverà sul tavolo una pagnotta accompagnata da una perentoria raccomandazione: “questo è il pane dello chef, una

Niko Romito si pone davanti al proprio ospite scevro da sovrastrutture, e tutto scorre con sapori scolpiti nella pietra: pancetta e sedano rapa; calamaro pepe


e lattuga; tortelli di pollo; fettuccine di semola con gamberi rossi e pepe rosa. Lenticchie, nocciole e aglio (piatto del 2017) rappresenta, a seguire, l’ennesima prodezza, per aver elevato l’aglio e le nocciole a protagonisti da red carpet. Pulizia totale ed equilibri impressionanti, fra dolcezza ed acidità, nella granita di liquirizia, aceto di vino, cioccolato bianco e aceto balsamico. Il servizio in sala – guidato da Cristiana Romito – è la sintesi fra precisione e discrezione: lo stesso leit motive della cucina. Nel bilancio, con tutte le voci stabilmente collocate nella colonna dei plus, balzano alla mente i benvenuti dalla cucina con i quali Romito ha voluto tracciare senza

Romito ci conduce nel cuore della materia prima come una schioppettata, ma la tensione per ottenere tali risultati è estrema ambiguità le sua linea: soffice di pistacchio salato; ravanello marinato; pomodoro arrosto glassato al miele; fagottino di pane e ragù; patata sotto la cenere; crostatina con olive nere e olio extravergine d’oliva. Esperienza totalizzante, che include anche il soggiorno al Casadonna con le sue nove stanze di un lusso morigerato, senza eccessi, minimale e solare, in linea di continuità con la sala ristorante, e il giardino per l’aperitivo. E la colazione che, da sola, vale il viaggio! CASADONNA - RISTORANTE REALE Piana Santa Liberata 67031 Castel di Sangro (AQ) Tel +39 0864 69382 Fax +39 0864 840610 www.nikoromito.com info@ristorantereale.it gennaio/febbraio 2018

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Food

Esmach

Farina e acqua per produrre eccellenza di Laura Lamarra

Nell’area arrivi dell’Aeroporto di Linate, intercetto Paolo Zunino, Direttore Generale di Esmach che, da Grisignano di Zocco, in provincia di Vicenza, fa scalo veloce a Milano, tra un viaggio di lavoro e l’altro.

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Dott. Zunino gli spostamenti frequenti sono parte integrante del suo vissuto? “Ebbene sì, da Silvano d’Orba, paesino del Monferrato, con la famiglia d’origine, in giovane età mi sono trasferito a Milano, dove ho vissuto sino all’età di 40 anni, spostandomi spesso per lavoro all’estero. La mia è una significativa esperienza di vendita internazionale, maturata dopo gli studi in scienze politiche all’Università di Pavia, con specializzazione, pioneristica ai tempi, in PNL finalizzata al business e al commercio. Amo girare il mondo, conoscere persone e soprattutto cercare di capirle. Quest’attitudine e background scolastico mi sono serviti molto nello sviluppo del mio percorso di vita privata e professionale. Ho iniziato a lavorare all’estero come Export Manager per un’importante azienda di cosmetica di Milano e, successivamente per il settore

del food service. Solo negli ultimi anni ho lavorato in Italia; un Paese che considero molto particolare, con grande capacità e alto potenziale, ma dove la variabile “pagamento” è di difficile controllo, quasi un optional (sorride)”. Com’è avvenuto il passaggio in questa azienda? “La Direzione di Esmach è per me il coronamento di un percorso di studio e di lavoro al contempo. Ho sempre nutrito l’ambizione di arrivare a dirigere un’azienda di macchine, con l’obiettivo di renderla unica a livello globale. Esmach è un’azienda con circa 20 milioni di euro di fatturato annuo che appartiene al Gruppo Ali, privato, italiano, milanese, leader mondiale nel settore Foodservice. Coordino circa un centinaio di persone, tra addetti interni e venditori. Produciamo da oltre 50 anni attrezzature


Com’è la rete distributiva e a quali mercati vi rivolgete?

professionali per la panificazione, impastatrici che mirano a conservare le caratteristiche naturali delle materie prime, macchine per panificare e generatori per la produzione del lievito naturale. Con la tecnologia Esmach, sono sufficienti farina e acqua per produrre pani, pizze e focacce di eccellenza, dal gusto e aroma che richiamano le lavorazioni artigianali di una volta. Per me si tratta di un ritorno alle origini, a quando il nonno mi portava dal fornaio del Paese a cuocere al pane”. Quali sono i punti di forza di Esmach che la rendono leader nel suo settore? “La peculiarità del prodotto offerto, di alta qualità, fresco e genuino, senza additivi, conservanti e componenti artificiali, altamente digeribile; tra i processi di lavorazione, abbiamo un sistema denominato Esmachlab che unisce radici e futuro e rivoluziona l’antico lavoro del panettiere semplificando il processo di produzione,

mantenendo la naturalità e la qualità del pane di una volta fatto con lievito madre. EsmachLab è un nuovo modello di panettiere che mette le mani in pasta di giorno, a vantaggio di uno stile di vita più “normale” e solare e che produce solo ciò che serve, quando necessario ed evitando gli sprechi. Al Sigep di gennaio, fiera specialistica di settore, dove do appuntamento ai lettori, ne presenteremo l’evoluzione. Oltre a ciò, stiamo costruendo un’architettura aziendale moderna e orientata allo sviluppo continuo, caratterizzata da persone competenti, con una visione ampia e concreta del business e di come si evolverà nei prossimi anni, grazie alle quali siamo in grado di offrire un servizio primario ai nostri clienti (come Esselunga ecc.), e nel contempo di creare panifici moderni con ritmi lavorativi più attenti alla persona. Nel nostro Gruppo il fattore umano è al centro delle politiche aziendali. Ritengo che le persone adeguatamente responsabilizzate facciano la differenza. Ho introdotto una riorganizzazione interna per squadre di lavoro e responsabilità su obiettivi: nella mia esperienza ho visto spesso mancare il giusto accento sul teamworking, sulla responsabilità collettiva, e non solo individuale, del risultato. Ciò è possibile e dà ottimi frutti grazie a strumenti a supporto che permettono di sviluppare altresì la parte emotiva e intellettuale del lavoro. Calibrando il sistema premiante in relazione agli obiettivi, le persone collaborano in modo naturale e automatico”.

“Abbiamo una capofila nel settore panetteria che opera da mega distributore su alcuni Paesi esteri e una serie di distributori e di master distributors, ad esempio in USA e Canada, dove è necessario un coordinamento stabile. Non abbiamo al momento necessità di filiali strutturate all’estero; tuttavia potranno essere utili in futuro, qualora il piano di sviluppo business richiedesse di presidiare i mercati in modo diretto. Tra i principali, operiamo in Italia, Francia, Spagna, Germania, Regno Unito, Russia e molto USA e Canada che sono il motore dell’economia mondiale. La Cina è un mercato con regole particolari che richiede investimenti significativi”. In termini d’innovazione tecnologica, quanto il digitale influisce sui processi produttivi e metodi di lavoro? “Lavoriamo seguendo i principi Lean, un vero e proprio indirizzo Kaizen interno, volto al miglioramento continuo. La digitalizzazione è a supporto; la nostra è un’azienda meccanica dove la parte di valore è realizzata all’interno da operai specializzati con manualità e capacità di utilizzo dell’elettronica molto forti. L’interconnessione, oggi fenomeno dilagante, è sviluppata ove necessaria, spesso a supporto di azioni ripetitive o di progettazione e “immaginazione” del futuro”. Come prestate attenzione alla sostenibilità ambientale? “L’azienda è 100% sostenibile, sia in termini di processo che di prodotto. Costruiamo macchine e fortunatamente non abbiamo lo scarto aggressivo. Siamo in una filiera dove gli scarti sono gestiti in modo separato e automatico e il riciclo è ritenuto fondamentale. Siamo portatori coerenti di un messaggio di naturalità e sostenibilità dei prodotti; facciamo il possibile affinché il nostro cliente possa lavorare solo con acqua e grano, abbandonando tutto ciò che in senso lato può essere sofisticazione e additivo. Infine ricerchiamo fornitori impegnati nel biologico e a Km zero”. gennaio/febbraio 2018

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Sport

Monza Rally Show Lo spettacolo di fine anno all’autodromo di Monza Di Marcella Ciappi

Al Monza Rally, l’evento che da più di trent’anni chiude la stagione sportiva dell’Autodromo di Monza, si respira la stessa atmosfera di festa che attira ogni anno gli appassionati di motori. E non solo dei rally e delle quattro ruote… Foto ©Monster Energy


Sono molti infatti i piloti del motociclismo mondiale che partecipano alla manifestazione, uno tra tutti è Valentino Rossi, che ha contribuito negli anni a rendere il Monza Rally un appuntamento speciale. La prima edizione del Rally di Monza risale al 7 dicembre 1978, data in cui gli organizzatori delle manifestazioni sportive dell’Autodromo decisero di aprire le porte del leggendario circuito anche alle vetture da rally. Le gare del Gran Premio si concludevano tradizionalmente a fine settembre e questa novità ha permesso di prolungare la stagione delle gare con un altro evento. Le prime edizioni del Rally si avvicinavano a un format classico in quanto alcune Prove Speciali si disputavano su percorsi sterrati preparati nelle aree interne dell’Autodromo. In un secondo momento, per tutelare il parco e per una maggiore sicurezza nei confronti del pubblico, si stabilì di gareggiare esclusivamente sul percorso asfaltato del circuito stradale. Così, da gara ibrida, il Rally di Monza assunse una nuova e originale configurazione che gli procurò il soprannome di primo “rally indoor” e che gli permise di annoverare tra i suoi protagonisti non solo i più importanti campioni di rally a livello mondiale ma anche piloti di Formula 1 e di motociclismo. Tra i piloti del panorama motorsport internazionale che in passato

hanno partecipato al Rally se ne possono citare alcuni tra i più rappresentativi: Alessandro Zanardi, Colin Mcrae, Dani Sordo, Dindo Capello, Giancarlo Fisichella, Ivan Capelli, Jean Alesì, Loris Capirossi, Marku Alen, Markus Gronholm, Michele Alboreto, Miki Biasion, Valentino Rossi, Sebastien Loeb e Tony Cairoli, oltre ad altri piloti di primaria importanza nel panorama nazionale. Negli ultimi anni la manifestazione si è trasformata in un grande evento mediatico, nel quale i piloti sono stati spesso affiancati da importanti personaggi

dello spettacolo, tra cui calciatori, giornalisti e cantanti, e ha assunto così la denominazione di “Monza Rally Show”. Grazie alla visibilità televisiva ottenuta, il Masters’ Show finale, ora trasmesso in diretta su Sky Sport, è diventato un appuntamento molto atteso e seguito da migliaia di persone. Il Monza Rally si svolge nell’arco di un weekend. Inizia con una sfilata di vetture che partono dal centro città per poi arrivare all’Autodromo e proseguire con le gare. Prevede 3 tappe e 9 Prove Speciali e culmina nel Masters’ Show, la sfida uno contro uno. Le Prove Speciali (o “PS”) sono, nell’ordine: PS 1 Autodromo, PS 2 Parabolica 1 (dal nome dalla curva su cui si disputa la gara), PS 3 Autodromo 2, PS 4 Maxi Grand Prix 1 (il percorso più lungo), PS 5 Parabolica 2, PS 6 Grand Prix, PS 7 Maxi Grand Prix 2, PS 8 Marshals (nome che rende omaggio ai commissari) e PS 9 Monster Energy Stage (dal nome del main sponsor della manifestazione). I numeri del 2017 Più di 100 i piloti iscritti (105 concorrenti oltre ai 23 iscritti con vetture storiche). Più di 180 mila i chilometri percorsi dalle vetture in gara nelle Prove Speciali e quasi 90 mila quelli percorsi dalle auto storiche. gennaio/febbraio 2018

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negli anni a renderla una delle più rinomate. Tanti altri piloti sono infatti contenti di partecipare perché c’è Valentino e s’innesca così il meccanismo che porta al successo attuale: il Monza Rally Show è ormai il secondo evento più importante che si svolge al Monza Eni Circuit. Il fatto che si stia cercando di copiare questa gara anche in tanti altri circuiti, dimostra che si tratta di una formula vincente, che funziona. Il vantaggio di Monza è di avere la storicità, la continuità nel tempo e dal fatto che fin dagli anni ’80-’90 hanno partecipato tanti personaggi anche non legati al mondo dell’automobile, che utilizzano l’evento come vetrina”. Com’è arrivato il WRC - World Rally Championship a Monza? Ho avuto modo di incontrare alcuni personaggi di riferimento del Monza Rally Show e di ascoltare il loro punto di vista su questo evento così particolare. Ivan Capelli - Ex pilota di Formula 1, Presidente dell’ACI Milano dal 2014 e organizzatore del Monza Rally tramite SIAS Come è cambiato il Monza Rally nel tempo? “La mia prima partecipazione al Monza Rally risale al 1984, quando era ancora una gara allo stato embrionale che si svolgeva sia su asfalto che su terra ma che vedeva già la partecipazione di nomi altisonanti, come ad esempio Andrea Zanussi, che si presentò al rally con una Ferrari preparata da Michelotto. La trasformazione nel tempo c’è stata quando per accordi con il Comune e con la stessa gestione del parco, si è convenuto che si sarebbe passati soltanto all’asfalto. Da quel momento in poi l’evento ha preso una piega diversa: è diventato un rally atipico, in virtù del fatto che si svolgeva in pista, ed è venuta meno l’adrenalina che si provava durante l’attraversamento del parco, come anche il dover cambiare la macchina, gli assetti e quant’altro. L’evoluzione successiva è nata dall’intuizione di SIAS di poter fare anche il Monza 44

gennaio/febbraio 2018

Rally Show, appendice al Rally che poi di fatto è diventata una gara nella gara. Non si sa se è più importante vincere il Rally o il Monza Rally Show. Vero è che è diventato talmente iconico all’interno del panorama del calendario rallystico e, mi permetto di dire, anche motoristico che ormai è stata sancita la grandezza di questa gara. Complice anche la partecipazione di Valentino, che ha contribuito

“Le vetture targate WRC (ovvero quelle conformi al regolamento tecnico previsto per le vetture partecipati ai campionati mondiali di rally) partecipano ormai da anni al Monza Rally. Il link con il Campionato del Mondo è nato perché la stessa organizzazione del mondiale si è resa conto dell’importanza di questa gara e ha quindi contribuito a sensibi-

“Il Monza Rally Show è ormai il secondo evento più importante che si svolge al Monza Eni Circuit” lizzare alcune squadre del mondiale a parteciparvi. La cosa da sottolineare è che riuscire a preparare un calendario che possa far coincidere le disponibilità di tutti è molto difficile. Ad esempio, nonostante il campionato del mondo di rally sia finito, le squadre oggi stanno già lavorando per provare le vetture per la prima gara del mondiale WRC di Montecarlo… Senza dimenticare che dobbiamo poi adeguarci anche alle necessità di Valentino, l’uomo trainante di questo evento ormai da qualche anno e che ringraziamo per


la quantità di appassionati che riesce a coinvolgere in occasione del Rally”.

atmosfera. Per divertirti devi comunque dare il massimo, la sfida è molto difficile e il livello è molto alto. Specialmente negli ultimi anni il livello è cresciuto molto e ci sono veri piloti di rally da sfidare”

Qual è stata l’affluenza degli ultimi anni? “L’anno scorso abbiamo avuto 55mila presenze nel weekend. Nonostante la pioggia incessante e il freddo di alcune edizioni il pubblico è sempre numeroso, oltre che particolarmente preparato e attrezzato, a differenza delle gare che gestiamo solitamente (di Formula o GT). Si sente anche un calore diverso perché questo tipo di pubblico è abituato a vivere i motori più da vicino e si posiziona anche in punti tecnici” – e conclude – “Ci tengo ad aggiungere che da quando ricopro il mio ruolo attuale, ho assunto una posizione più integra ma l’anno prossimo non so se resisterò a non partecipare di nuovo!” Valentino Rossi - Campione iridato del Moto GP con 9 titoli mondiali all’attivo, vincitore delle edizioni 2006, 2007, 2012, 2015, 2016 e 2017 del Monza Rally Come ti trovi a gareggiare sulle 4 ruote? “Mi piace molto correre in macchina. Mi è sempre piaciuto fin da piccolino perché correvo già con il Kart quindi sono sempre stato un grande appassionato. Monza per me è la situazione perfetta perché è alla fine del campionato e purtroppo durante l’anno ho veramente poco tempo.

Il lavoro di squadra gioca sempre un ruolo molto importante per Valentino, che continua…

Si guidano le WRC, che sono le macchine più belle e soprattutto puoi misurarti con dei piloti veri anche se non è proprio un rally, è un po’ diverso ma è sempre molto divertente”. Cosa rappresenta per te il Monza Rally Show? “Il Monza Rally Show è sempre divertentissimo, perché è una vera e propria gara nella quale puoi guidare questo tipo di macchine ma alla fine puoi anche divertirti con meno pressione a fine stagione. Tutto il Team è molto felice perché dopo questa settimana iniziamo le nostre vacanze invernali e c’è sempre una bella

“Il nostro Team a Monza è qualcosa di speciale e non sarebbe la stessa cosa se partecipassi al Rally da solo. Ovviamente correre con i fratelli Brivio e Uccio è molto divertente, perché puoi discutere di molte questioni tecniche ma allo stesso tempo puoi scherzare su chi è il più veloce! Quest’anno c’è anche mio fratello Luca, è veloce, si diverte e penso che continuerà a farlo in futuro. Parliamo molto con Davide e Uccio ma soprattutto con Luca per cercare di condividere i segreti. Questa è la sua prima esperienza con una macchina da rally ed è già molto veloce… Ma l’accordo è che lui può essere veloce ma non veloce quanto me!”

“Nonostante la pioggia incessante e il freddo di alcune edizioni il pubblico è sempre numeroso, oltre che particolarmente preparato e attrezzato”

Un commento sulla vittoria del Monza Rally 2017? “Quella di quest’anno è stata una gara combattutissima, piena di colpi di scena, con un finale rocambolesco. C’erano quattro vetture in grado di vincere e ci sono andate tutte molto vicine fino alla fine. Alla fine ce l’abbiamo fatta e sono molto contento. Tra tutte quelle del Rally è stata la vittoria più bella”. gennaio/febbraio 2018

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Arte

Un museo vivente Nel cuore di Brera - Intervista a James Bradburne di Laura Lamarra

Nella Pinacoteca di Brera, cuore pulsante di grande contenuto artistico e richiamo internazionale, il Direttore, James Bradburne, ci svela il suo modo di concepire l’esperienza museale, frutto del suo vissuto e del suo DNA.

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gennaio/febbraio 2018

“Non ho mai nutrito grandi ambizioni, sono sempre stato spinto da una fervida curiosità e passione per l’apprendimento. Ho sempre voluto scoprire, esplorare, sperimentare ma senza uno scopo preciso, se non quello di imparare. Questo è il motivo per cui mi trovo qui. Per non essere un ostacolo alla crescita delle idee: io sono il “giardiniere” che favorisce e cura la creazione di meravigliosi giardini in cui le idee germogliano”. Cosa rappresenta per Lei il Museo? “Il Museo è l’istituto privilegiato ove alimentare il puro piacere di imparare. Lo sguardo del visitatore non è mai passivo, non deve esserlo. Non siamo una fabbrica in cui le persone transitano inconsapevoli

tra i capolavori dell’arte, ma un punto di riferimento, di apprendimento, che deve agevolare l’immersione mentale e fisica dell’osservatore nell’anima delle opere d’arte. Ogni mostra è un momento di crescita ed assorbimento di alto contenuto ed emozione, frutto di una scelta personale dettata dal piacere”. Lei è Direttore dall’ottobre 2015, quali difficoltà ha incontrato? “Quando ho assunto la direzione sono stato felice di non aver compreso la grandezza della sfida che mi attendeva, ossia trasformare un istituto pubblico, sino a quel momento gestito in modo completamente diverso dall’attuale. Siamo i primi frutti della riforma avvenuta in campo


museale; il passaggio ad una forma di autonomia gestionale, seppur mitigata. I primi mesi li ho trascorsi ascoltando i custodi, che sono le prime linee di un museo, le persone, i loro sogni, i loro progetti ed individuando quelli realizzabili. Poi li ho definiti insieme agli altri Direttori di Brera. La realtà di Brera è variegata: due Ministeri, sette Istituti, tra fondazioni private e metà pubbliche, l’Accademia delle Belle arti, sotto la direzione del MIUR, quasi autonoma. Vi è stato un grande lavoro diplomatico volto alla valorizzazione di Brera (non solo della Pinacoteca e della Biblioteca che sono sotto la mia direzione). L’obiettivo è riportare Brera nel cuore della sua Città e il visitatore nel cuore dell’esperienza museale. Ciò è fattibile, ma non facilmente sostenibile alla luce dell’attuale sistema ove all’autonomia gestionale, limitata alle risorse economiche, non si accompagna quella in termini di processi di motivazione e di crescita del potenziale umano. Questi ambiti continuano purtroppo ad essere di competenza diretta di Roma. L’Italia e gli italiani meritano di più, la mania di controllo e i meccanismi che lo Stato adotta per risparmiare costano mille volte di più del risparmio stesso. Per fortuna la parziale autonomia ci permette di dimostrare che qualcosa in ogni caso si può fare; ma se vogliamo offrire al pubblico l’esperienza museale che merita occorre eliminare i limiti strutturali”.

Come si riporta il visitatore nel cuore dell’esperienza museale? “In primis occorre por tare il Museo all’altezza delle sue collezioni. In Italia il patrimonio artistico e culturale è di alta qualità, ma nei musei occorre migliorare l’approccio al visitatore in termini di accoglienza, di user experience, di servizi rispondenti all’esigenze del pubblico. Un pubblico che è vivo, desideroso di apprendere e di interagire. Abbiamo così avviato diversi progetti volti al miglioramento del percorso del visitatore, con strumenti a sostegno dell’apprendimento tra cui: il nuovo shop, luogo non solo d’acquisto ma di conoscenza e valorizzazione delle opere; l’inserimento delle didascalie; la produzione di fumetti e libri, che sono di

fatto brochures di percorsi esplorativi e d’apprendimento, come “Tutta colpa della giraffa”, un racconto per bimbi basato su un quadro esposto nel Museo, che narra di una ragazza che si addormenta annoiata e si sveglia nella notte in un Museo scoprendolo ed assaporandolo; l’introduzione di strumenti di autogestione, come kit di valige, a supporto di bimbi e famiglie, e torce per le visite notturne, perché non si debba attendere la guida esperta né lo sguardo debba essere altrui gestito; sino al prototipo di panchina da disegno, dotata di carte, matite, e breve istruzione su come creare una prospettiva, da posizionare nelle stanze dove c’è un grande quadro che lo consente. Tutto ciò per invertire la passività, tipica del Museo, in interattività. Siamo nel laboratorio delle idee che devono trovare libertà di espressione a beneficio di tutti. L’opera dell’artista non va osservata passivamente; ciascuno di noi potrebbe essere un artista. Un Museo all’altezza delle attese del pubblico deve rappresentarlo e restituirgli il suo potenziale. Il controllo pubblico frena queste attese, impedendo di servire il pubblico stesso. Un paradosso è la più grande sfida per me”. Un Museo vivente, laboratorio d’identità civile, come risponde all’innovazione digitale? “Sono stato precursore del digitale: dalla direzione del Museo di Francoforte, primo museo europeo con wi-fi, ho seguito, dal 2002, prima ancora dell’esistenza di facebook, la prima collezione digitale e la prima mostra su virus digitale e social networks. Il sito della Pinacoteca di Brera è considerato come il migliore in ambito museale italiano. Siamo su tutti i socials e l’interconnessione è parte del nostro DNA. Ho favorito le interazioni tra diverse forme d’arte, dall’apertura serale, all’appuntamento musicale di ogni giovedì, alle sfilate di moda ecc. Come hanno pensato Franco Russoli e Fernanda Wittgens prima da me, il Museo non è un oggetto commerciale, uno strumento di turismo, un luogo di divertimento, ma d’impegno civile e riferimento per i giovani e per ogni artista celato in ognuno di noi”. gennaio/febbraio 2018

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2018

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La Nota Legale

Risparmiare tasse Con le campagne pubblicitarie di Alessia Portelli

Stefano Brunello e Matteo Baldascino dello Studio BonelliErede spiegano il nuovo credito d’imposta per gli investimenti in pubblicità

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gennaio/febbraio 2018

Potete spiegarci, in poche parole, in che cosa consiste l’incentivo fiscale per gli investimenti in campagne pubblicitarie? In termini generali, il legislatore ha riconosciuto un credito d’imposta in favore di quelle imprese che effettuano investimenti in campagne pubblicitarie, con particolare riferimento alla stampa (anche online), nonché alle emittenti radio-televisive a diffusione locale. La finalità dell’intervento legislativo è di utilizzare la leva fiscale per incentivare

le imprese ad effettuare investimenti sul canale pubblicitario, al fine di rilanciare e potenziare – in particolare – il comparto dell’editoria. Quale è la misura del credito d’imposta? Il credito d’imposta viene fruito in misura differenziata in relazione alla tipologia del soggetto beneficiario. Infatti, per la generalità delle imprese l’agevolazione spetta nella misura ordinaria del 75% degli investimenti pubblicitari “incrementali” (rispetto all’anno precedente),


dico online per finalità pubblicitarie, fino al 75% della spesa sostenuta potrà essere “rimborsato” dallo Stato. Che tempi ci sono? Riteniamo che le imprese debbano sin da subito tener conto del nuovo incentivo fiscale per pianificare i propri investimenti in campagne pubblicitarie. Il beneficio è infatti applicabile alle spese pubblicitarie sulla stampa quotidiana e periodica (comprese le riviste online) riferibili al secondo semestre del 2017. A partire dal 2018, in aggiunta, saranno inoltre agevolabili anche gli investimenti pubblicitari incrementali sulle emittenti radio-televisive a diffusione locale.

ma è elevata al 90% per particolari tipologie di imprese (start-up innovative, PMI e microimprese). Cosa si intende per investimenti pubblicitari “incrementali”? Per poter accedere all’agevolazione, gli investimenti pubblicitari devono avere un valore superiore di almeno l ’1% rispetto agli investimenti analoghi effettuati sugli stessi mezzi di comunicazione nell’anno precedente. Ciò vuol dire che, assumendo un investimento pubblicitario nel 2017 pari a 1.000, per poter accedere al credito d’imposta nel 2018 sarà necessario un investimento minimo di 1.010. In questo caso, il credito d’imposta sarà calcolato sull’incremento, pari a 10. Potete farci qualche esempio? Facciamo un esempio semplice e concreto: assumiamo che l’investimento di un’impresa sul canale pubblicitario sia di 110, con un incremento di 100 sugli investimenti analoghi riferibili all’annualità precedente. In questo caso, a fronte di una spesa di 110 – deducibile ai fini delle imposte sui redditi – l’impresa potrà beneficiare di un’ulteriore agevolazione, sotto forma di credito d’imposta, nella misura di 75 (ossia il 75% del valore incrementale di 100). Questo significa che se – ad esempio – un’impresa intendesse acquistare un’intera pagina su un perio-

In che modo è possibile fruire dell’agevolazione? Il credito d’imposta è utilizzabile in compensazione per il pagamento di altre imposte. Al fine di ottenere il credito, il contribuente dovrà presentare un’apposita domanda – su piattaforma telematica dell’Agenzia delle Entrate – in una determinata finestra temporale (non ancora ufficialmente individuata, ma che dovrebbe essere nel mese di marzo di ciascun anno). Segnaliamo comunque che per comprendere in dettaglio le specifiche modalità applicative del nuovo credito d’imposta si dovrà attendere un apposito Regolamento Ministeriale. Esistono limiti alla fruibilità del beneficio? Al momento, le risorse finanziarie stanziate dal Governo per il nuovo credito

d’imposta sulla pubblicità incrementale sono pari a 62.5 milioni di Euro. Pertanto, nell’ipotesi in cui l’ammontare complessivo dei crediti d’imposta richiesti dai contribuenti fosse effettivamente superiore alle risorse finanziarie disponibili, gli aventi diritto potranno accedere all’agevolazione secondo un meccanismo di ripartizione proporzionale tra tutti gli aventi diritto. Ritenete che il credito d’imposta possa rappresentare un’opportunità per le imprese? Sicuramente, è una lodevole iniziativa da parte del legislatore. Riteniamo che

“Riteniamo che le imprese debbano sin da subito tener conto del nuovo incentivo fiscale per pianificare i propri investimenti in campagne pubblicitarie”

le imprese debbano saper cogliere l’opportunità offerta da questo incentivo fiscale, pianificando una ben strutturata politica di investimenti in campagne pubblicitarie, sfruttando quindi la nuova agevolazione fiscale per promuovere la propria immagine sul mercato. È in questa fase che risulta fondamentale il supporto che possono dare esperti fiscali come noi di BonelliErede. Il nostro approccio è molto concreto: da un lato, esaminiamo in dettaglio la tipologia di investimento per verificare la sussistenza di tutti i requisiti per ottenere il credito d’imposta. Dall’altro, elaboriamo uno studio finalizzato ad evidenziare in modo chiaro l’effettivo risparmio fiscale che potrà essere ottenuto dall’impresa. È in questo modo che il cliente percepisce il valore aggiunto del nostro supporto. gennaio/febbraio 2018

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Digital Economy

Digital e Fashion Tra sfide ed opportunità di Rubrica Boraso

“Il digital non può più essere un lusso per i brand che vogliono essere presenti nel mondo del retail omnicanale”: Mark Langer, CEO di Hugo Boss, fotografa chiaramente la realtà del settore fashion nell’epoca in cui viviamo.


I numeri raggiunti da aziende come Zalando parlano chiaro: la ritrosia del consumatore ad acquistare abbigliamento online non è più una scusa per le aziende che ancora non si sono aperte al digitale. Perfino brand di lusso come Vacheron Constantin si sono inseriti in questa tendenza, dimostrando che, con i dovuti accorgimenti, a nessun livello il digital rappresenta una strada impercorribile. Non si può più rinunciare ad essere presenti sul web: ancora prima di parlare di eCommerce, ci sono altri fattori da considerare. Sempre di più infatti, il processo che porta il consumatore all’acquisto di un nuovo capo di abbigliamento comincia online, cercando un modello o consultando un catalogo. I social media hanno una grande influenza: le persone sono condizionate da ciò che vedono sui profili di conoscenti o influencer. Dunque, la presenza online di un brand non può prescindere da tutte quelle attività di media advertising utili ad intercettare clienti e potenziali clienti nei luoghi dove trascorrono il tempo. La scelta di creare un sito eCommerce per un brand fashion è necessaria, ma non banale: in questo articolo prendiamo come esempio il caso di TheDoubleF, alterego digitale di Folli Follie, retailer di abbigliamento e accessori di lusso già presente sul territorio nazionale con 8 store fisici.

Quando una realtà di questo tipo si approccia alla vendita online, sorgono una serie di interrogativi: come garantire anche online la customer experience che

Perfino brand di lusso come Vacheron Constantin si sono inseriti in questa tendenza caratterizza il punto vendita? Come si può ovviare all’assenza di addetti vendite in grado di consigliare il cliente sulla base delle sue esigenze? E come gestire i resi? Innanzitutto occorre avere una panoramica ben definita di tutte le interazioni del cliente con il brand. Per farlo si procede con una mappatura del Customer Journey: per TheDoubleF abbiamo individuato tutti gli step compiuti dall’utente, dal momento del primo contatto con l’azienda, fino a quello dell’acquisto e oltre, considerando quello che succede dopo la conversione: dalla ricezione del prodotto al momento in cui, se soddisfatto dell’esperienza, il cliente diventa promotore del brand. Questo permette di avere più controllo e consapevolezza delle problematiche che caratterizzano ogni fase, e di lavorare poi per eliminarle,

se possibile, o limitarle. Per riuscire a strutturare un processo di acquisto che vada incontro quanto più possibile alle necessità e alle aspettative dei diversi utenti, abbiamo inoltre individuato le Buyer Personas di riferimento per TheDoubleF: attraverso workshop e interviste sono stati tracciati i profili utenti tipo del brand, con le relative caratteristiche. Queste informazioni sono determinanti per poter progettare un’esperienza utente personalizzata per ciascun tipo di cliente. Ma un sito eCommerce ben strutturato significa soprattutto nuove possibilità per un business. La mappatura del Customer Journey, oltre agli elementi di difficoltà, permette di individuare anche le possibilità da cogliere, individuando ad esempio le occasioni in cui il sito web può fungere da drive verso il negozio fisico o, viceversa, secondo un’ottica multicanale. Inoltre dal momento del lancio del sito TheDoubleF, avvenuto ad aprile 2017, le performance e le interazioni avvenute al suo interno sono state costantemente monitorate attraverso piattaforme di web analytics e altri strumenti come le heatmap sulle varie pagine web. I dati ottenuti vengono analizzati e monitorati con un processo di miglioramento continuo orientato ad un chiaro obiettivo finale: offrire al cliente di TheDoubleF un’esperienza positiva che lo porti a concludere l’acquisto, e in seguito, anche a ripeterlo. gennaio/febbraio 2018

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Imprese

Navatta Group Happy Machines for Happy Customers di Laura Lamarra

Come nasce il gruppo Navatta, quali sono il core business, i mercati e i target di clientela ? “Nasce nel 1983, come azienda che presta manodopera alle altre aziende parmigiane costruttrici di impianti alimentari. Nei primi anni ’90 l’azienda apre la propria sede produttiva, progettando e costruendo impianti per le maggiori aziende di Parma, commercializzandole a proprio marchio. L’attività tipica è la produzione di impianti completi per la trasformazione di pomodoro, frutta e vegetali, dal ricevimento della materia prima, alla produzione di semilavorati conservati in asettico e destinati poi alla rilavorazione (es: purea di frutta o 54

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concentrato di pomodoro ecc.) o alla produzione diretta di prodotti finiti pronti alla commercializzazione come succhi di frutta, marmellate, pomodori pelati o specialità alimentari e altro ancora.” Com’è riuscita ad affermarsi sul mercato mondiale? “Dal 2000 si è posizionata, con un proprio marchio, nei vari mercati mondiali, come azienda leader negli impianti di ricezione, pelatura e cubettatura del pomodoro. Lo sviluppo e la crescita sul mercato della Navatta Group è avvenuta grazie alla lungimiranza della proprietà che ha voluto l’acquisizione di marchi storici dell’industria parmigiana, ognuno leader nel proprio settore


specifico: nel 2001, Dall’Argine e Ghiretti, azienda leader sul mercato per il trattamento termico di contenitori a banda stagnata (scatole di metallo); nel 2010, Mova, azienda leader nella movimentazione, svuotamento fusti, palettizzatori e depalettizzatori, sistemi di lavaggio; nel 2012, Metro International, società leader nella lavorazione frutta, vegetali con diversi brevetti internazionali rivolti all’estrazione succhi e puree, impianti di concentrazione nel settore alimentare e chimico; trattamento termico; sterilizzatori; nel 2012, Ghizzoni Ettore, azienda leader nella produzione di impianti per prodotti formulati quali ketchup, sughi, salse, marmellate”. Un mix di eccellenze sapientemente gestite in un modello produttivo e distributivo caratterizzato da quali fattori? “La grande varietà di gamma produttiva è possibile in quanto in Navatta continuano a collaborare le persone chiave provenienti dalle varie aziende acquisite. Questo ci ha permesso di conservare l’identità dei prodotti e della tecnologia che ha reso famosi e leader nei vari settori questi marchi storici dell’industria parmigiana. Il sistema di vendita si compone di area manager che collaborano con i nostri agenti o distributori dislocati nelle varie aree geografiche. La filosofia aziendale si pone come obiettivo l’incremento di indici di soddisfazione, (Happy Machines for Happy Customers), e di fedeltà del Cliente (MISSION) attraverso la motivazione: la passione per il lavoro che spinge alla ricerca di tecnologie, prodotti e servizi sempre migliori (VISION). In sintesi il nostro principale driver è “l’amore per il proprio lavoro”. Quali sono i principali indicatori quali-quantitativi di eccellenza e quali i valori di governance? “Il risultato è stato eccelso, facendoci acquisire commesse in tutti i continenti. I numeri parlano per noi: con un incremento del 400% del fatturato negli ultimi 5 anni ed una percentuale di export superiore al 70%. Ne è conseguito un aumento delle assunzioni a tempo indeterminato.

I valori sono: etica, onestà, condivisione e tanto amore per ciò che si fa. Il marchio “Happy Machine” nasce, due anni fa, dall’estro e dalla grande sensibilità del CEO Massimo Navatta. Un’idea innovativa di felicità a 360°, di azienda in cui le persone condividono il progetto aziendale e sono felici di farne parte. Ciò si riflette nella qualità dei prodotti e degli impianti che sono costruiti con un valore etico ed emozionale superiore alla media e con il fine ultimo di offrire la massima performance e soddisfazione ai clienti che hanno riposto la loro fiducia in noi”. In che modo l’innovazione e la sostenibilità ambientale sono considerate nelle politiche espansive del Gruppo? “Lo stud io e la r icerca costa nte d i impianti a minor impatto ambientale, capaci di perseguire la riduzione delle manutenzioni, il risparmio energetico e l’uso di materiali riciclabili sono al centro della nostra politica di sviluppo.

Quest’attenzione ci ha permesso, in varie occasioni, di acquisire commesse in Paesi nei quali questi temi sono all’ordine del giorno”. Quali sono le innovazioni di prodotto/ processo in corso o prossime? “Attualmente stiamo proponendo un’importante innovazione a livello mondiale nel nostro campo: una nuova riempitrice asettica, brevettata per sacchi senza bocchello, che lavora formati da 3 a 20 litri; un sistema di caricamento automatico, senza operatore, dei sacchi asettici per fusti da 3-5-10-20-220 kg. Abbiamo introdotto nella gamma di produzione il sistema di pastorizzazione e raffreddamento a spirale che consente grandi economie di scala negli spazi aziendali del cliente finale. Abbiamo infine incrementato la vendita di evaporatori a circolazione forzata, film cadente, mista e a compressione meccanica con riduzione drastica dei consumi energetici”. Un orgoglio dell’economia italiana nel panorama mondiale, quali sono le prossime tappe? “Il nostro punto di forza è uno Staff Tecnico che oltre a lavorare in ufficio, opera spesso sul campo durante le fasi di installazione e messa in servizio degli impianti. Ciò permette di avere conferme sulle conoscenze teoriche e nel contempo di incrementare le competenze pratiche affiancando il cliente. I prossimi appuntamenti sono le fiere Expo Food Processing in California a Sacramento a febbraio 2018 e Anuga Food Tec a marzo 2018 a Colonia in Germania”. gennaio/febbraio 2018

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Imprese

Il Vin de la Neu Qualcosa di nuovo nel panorama enologico italiano di Elena Pravato

In questo articolo vi racconteremo la storia di un giovane enologo che, con caparbietà e ostinazione, ha raggiunto in poco tempo risultati eccellenti, creando un vino nuovo ma con la complessità e l’eleganza di un grande classico. La storia di Nicola Biasi e del suo Vin de la Neu ovvero il Vino della Neve. 56

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Nicola Biasi è un enologo friulano che vanta, già alla sua giovane età, collaborazioni eccellenti come quella con Jermann, Patrizia Felluga, esperienze in Australia e Sud Africa e infine con Allegrini per cui ha curato e gestito i possedimenti toscani di Montalcino e Bolgheri. Ad oggi si dedica completamente al suo progetto trentino e alle consulenze in Italia e all’estero. Sebbene friulano di nascita e con residenza in Toscana, Biasi è fortemente legato al Trentino: i nonni e il padre anch’egli enologo, sono nativi di Coredo, un paesino della Val di Non. Proprio a Coredo i Biasi possiedono terreni coltivati a mele. Dott. Biasi: “l’idea di impiegare quei terreni trentini per qualcosa di diverso,

ovvero per piantarvi delle viti ha preso corpo con gli anni, rendendomi pian piano sempre più determinato in questo progetto tanto da vincere non poche resistenze”. Può spiegarci meglio? “La più grande obiezione che incontravo, anche da parte di mio padre stesso, era legata proprio all’altitudine di Coredo, dove sono situati i nostri terreni e dove avrei piantato i vigneti. 900 m sul livello del mare non sono sicuramente un’altitudine usuale per la vite ad eccezione delle varietà resistenti. Il mio interesse era proprio per i nuovi ibridi anche se, nessuno aveva ancora ottenuto da essi vini veramente interessanti dal punto


di vista qualitativo. Inoltre, in un territorio esclusivamente dedicato alla melicoltura, tutti mi continuavano a dire che se avesse funzionato qualche altro tipo di coltivazione sicuramente qualcun altro ci avrebbe già pensato. Io però avevo in testa una frase che mi disse Franco Biondi Santi e che non dimenticherò mai: ricordati Nicola, le grandi tradizioni sono tutte nate da un azzardo, da un’intuizione particolarmente felice”.

vista della maturazione sia perché cadeva di sabato ed ero libero dai miei impegni lavorativi in Toscana. La sera di venerdì quindi partii alla volta di Trento, pronto l’indomani per il grande evento. Di buon mattino io e mio padre ci svegliammo e aprendo le finestre trovammo uno scenario incantato ma anche sconvolgente. Quella notte aveva nevicato! E molto! Un evento assolutamente straordinario per Coredo e soprattutto per il mese di ottobre!”

Come è nata questa idea, pionieristica direi, di piantare un vigneto ad alta quota?

Si direbbe, rieditando don Abbondio, questo vino non s’ha da fare! Ed invece...

“Per due motivazioni: la prima prettamente personale. Lavorando in Toscana, cercavo un pretesto, una motivazione che mi costringesse a tornare in Trentino e nello specifico a Coredo, a cui sono fortemente legato fin dall’infanzia. La seconda ragione è di carattere “imprenditoriale”: volevo creare un unicum, un gusto nuovo che in Italia, e forse nel mondo, non c’era. Vin de la Neu non è solo un vino particolare perchè coltivato in alta quota ma si tratta di un bianco che ancora non c’era. Solo producendo qualcosa di innovativo, di unico e di completamente diverso, naturalmente con un livello qualitativo molto alto, il mio progetto poteva avere successo: questa era la mia convinzione.”

E quindi ha inizio la sua grande avventura... “Esatto, nel 2011 vengono piantate le prime viti su una superficie di 1000 mq. Nel frattempo noto un interesse e una passione crescente di mio papà nei confronti del mio progetto. E ad oggi il suo apporto è fondamentale nella gestione della mia piccola azienda. Nel 2013 c’è stata la prima vendemmia che era stata programmata per il 12 ottobre. Avevo stabilito questa data sia perché rappresentava l’optimum dal punto di

“I nvec e, dec idem mo d i pro c edere con la vendemmia sotto la neve, fra i filari imbiancati e con molto freddo. Naturalmente dopo questo episodio decidere il nome del vino non fu più un problema: poteva essere solo: Vin de la Neu (vino della neve in dialetto noneso). Raccogliemmo 300 kg di uva circa da cui ottenemmo un totale di 225 litri da affinare in barrique, per la produzione complessiva 300 bottiglie che non sono state commercializzate. Di queste 300 bottiglie alcune sono state utilizzate per analisi, degustazioni e in cantina ne conservo preziosamente ancora 100 per un progetto che vorrei realizzare fra qualche anno ovvero le degustazioni verticali,

“Volevo creare un unicum, un gusto nuovo che in Italia, e forse nel mondo, non c’era”

soprattutto per carpire l’evoluzione del vino. Nel 2014 anticipammo la vendemmia ai primi di ottobre e da questa annata ottenni 440 bottiglie, totalmente vendute in pochissimi messi dalla messa in commercio. Nel 2015 abbiamo prodotto 508 bottiglie e 30 magnum raggiungendo così il massimo potenziale produttivo dal gennaio/febbraio 2018

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primo vigneto. Nel 2017 abbiamo piantato un secondo vigneto sempre nei terreni di proprietà.” Il Vin de la Neu è ottenuto da un vitigno ibrido, Johanniter, un’uva a bacca bianca, frutto di incrocio fra tra Riesling e Seyve Villard 12481 lato padre, e da madre con un incrocio tra Pinot Grigio e Chasselas. Questi vitigni sono noti per la resistenza a condizioni climatiche non favorevoli (freddo) e alle malattie più comuni. Perché la sua scelta è caduta proprio su questa tipologia di uve? “Qualche anno fa ho avuto occasione di assaggiare vini di ibridi e ho creduto nel loro potenziale per tre motivi sostanzialmente: per prima cosa per la loro resistenza – anche se è importante sapere che non sono immuni – alle malattie funginee. Le varietà ibride, in altre zone, avrebbero comunque richiesto qualche trattamento. Da noi invece, non si è reso necessario alcun trattamento antifungineo, grazie all’altitudine di Coredo, con le Dolomiti circostanti, e a un bassissimo tasso di umidità durante la stagione vegetativa. Questa combinazione di fattori mi ha permesso di produrre vino nel totale rispetto e salvaguardia dell’ambiente incontaminato dove si trovano i miei vigneti. Senza utilizzo di chimica possiamo parlare di una produzione totalmente ecosostenibile. Il secondo motivo per cui ho scelto lo Johanniter è proprio l’assoluta novità sia per il mercato italiano che per il palato degli italiani. Sono convito che oltre un certo livello qualitativo, particolarmente elevato, la valutazione del vino diventi soggettiva e sulla base del gusto personale. La diversità, invece, è un criterio oggettivo e insindacabile. Il terzo motivo, infine, è proprio la qualità che mi ha permesso di raggiungere quest’ibrido. Ero sicuro del suo potenziale. In Italia alcune cantine hanno scelto di sperimentare con varietà ibride ma sono produzioni di media qualità, che non vogliono eccellere e questo ha agevolato la falsa credenza che i vini ottenuti da uve ibride abbia scarso valore. Non è assolutamente così, e posso dire 58

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di averlo dimostrato con il Vin de la Neu. Un vino assolutamente complesso, non monocorde, articolato e con sentori tutti da scoprire. E questa complessità è data naturalmente dall’unione di tre fattori: il vitigno, il terroir e l’uomo. E per uomo intendo il lavoro dell’enologo che con le sue conoscenze accompagna l’uva, il mosto e il vino durante il suo percorso di crescita ed affinamento fino alla messa in bottiglia”. Ci ha incuriosito. Quali sono le fasi di lavorazione dopo la vendemmia? “Il Vin de la Neu naturalmente nasce da un progetto viticolo. Il sistema di allevamento è decisamente innovativo per il Trentino e riesce a garantirmi un

complessità organolettica e difende il vino dalle ossidazioni. L’affinamento in legno si protrae per un totale di 11 mesi. L’obbiettivo è raggiungere la maggior complessità possibile e non ottenere sentori di rovere che omologherebbero il vino. Poi segue l’imbottigliamento, ed un’evoluzione in bottiglia della durata di sei mesi che dall’annata 2016 porterò a 12 prima della messa in commercio. Fase assai più lunga rispetto a qualsiasi altro bianco in commercio. Il Vin de la Neu ha delle caratteristiche che lo rendono ideale per l’evoluzione nel tempo e migliora notevolmente con il passare degli anni. Oggi il 2013 è, secondo me, fantastico!” Infine Le chiederemmo qualche indicazione per degustarlo al meglio. “Il vino è secco ed è caratterizzato da un’elevata acidità. La gradazione alcolica non è altissima, siamo a circa 12,5° e queste due caratteristiche lo rendono fresco, vibrante e con una gran beva. È quindi perfetto per accompagnare crostacei e molluschi, ottimo con i formaggi a pasta molle e con le carni bianche. Il bicchiere ideale è un calice piuttosto aperto e la temperatura ottimale è abbastanza elevata per un vino bianco ovvero intorno ai 9/10° in modo da far emergere la complessità del vino della neve.” Per concludere l’intervista Le chiederei quale risposta che ha avuto il Vin de a Neu dal mercato.

ottimo equilibro tra la parete fogliare e il quantitativo di grappoli che non necessitano di diradamenti. Questo è fondamentale perché avere un bilanciamento del carico fin dall’inizio garantisce caratteristiche qualitative e aromatiche superiori all’interno dell’acino. In cantina lavoriamo in maniera molto semplice e poco invasiva. Dopo la chiarifica il vino svolge completamente la fermentazione alcolica in barrique al cui termine, inizia un importante lavoro con le fecce. Viene svolto un intenso lavoro di batonnage – operazione di leggera agitazione delle fecce del vino che conferisce intensità,

“Direi assolutamente positiva, dato che tutte le bottiglie messe in commercio sono state vendute. Abbiamo, inoltre, esportato da subito, abbiamo avuto richieste che provenivano dal Belgio. Ovviamente date le sue caratteristiche uniche e la tiratura limitata, il Vin de la Neu è destinato alle enoteche, alla ristorazione di alto livello anche se stiamo ricevendo sempre più richieste direttamente dal sito da clienti privati. Gli appassionati stanno iniziando a conoscerci, probabilmente la mia folle idea non era così sbagliata…” Un ringraziamento per la disponibilità all’enologo dott. Nicola Biasi. https://vindelaneu.it/



Centri Commerciali

ShopExpo

Anche nel 2018 focus sulla customer experience di Pubbliredazionale ShopExpo


Per accedere all’evento e assistere ai convegni sarà necessario preregistrarsi sul sito www.shopexpomilano.it a partire dalla metà di gennaio ShopExpo, la mostra-convegno dedicata ai materiali di comunicazione POP, al digital signage e alle nuove tecnologie, agli arredi e alla progettazione di punti vendita, corner e shop in shop, rinnova l’appuntamento per la sua IV edizione al The Mall di Milano, dal 21 al 23 marzo 2018. Prevista anche per la prossima edizione la concomitanza strategica con Promotion Expo, manifestazione ormai consolidata nel tempo (per maggiori informazioni: www.promotionexpo.it). I due eventi, uniti da una naturale sinergia fra i settori del promozionale e del retail, hanno l’obiettivo di ripercorrere il fil rouge che lega la fidelizzazione del cliente nell’espe-

rienza d’acquisto e di post vendita alle campagne di loyalty, alla comunicazione sul punto vendita, al merchandising, tutto riassumibile in un unico concetto: customer experience. Ricco come sempre il programma dei convegni, che si aprirà con Retail Visions and Other Stories, l’annuale conferenza organizzata da Retail Insitute Italy (ex Popai), giunta ormai alla sua IV edizione e dedicata alle strategie e all’innovazione nella progettazione di punti vendita, visti sempre più come luoghi di relazione, emozione e intrattenimento. Si proseguirà con il convegno dedicato al mondo delle loyalty a cura di Promotion Magazine, storico partner dell’evento per quanto riguarda il mondo del promozionale. Appuntamento conclusivo affidato al convegno Marketing, in tutti i sensi - Il negozio fisico e la seduzione del consumatore nell’epoca del marketing sensoriale organizzato da OPS, l’ente ideatore e organizzatore della fiera, che quest’anno ha scelto di concentrarsi sulla tematica del marketing sensoriale nel punto vendita, con interventi legati alla sfera olfattiva, sonora e visual.

Per accedere all’evento e assistere ai convegni sarà necessario pre-registrarsi sul sito www.shopexpomilano.it a partire dalla metà di gennaio. L’ingresso è gratuito e riservato ad aziende e professionisti del settore.

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Centri Commerciali

Forum Retail 2017 Un grande successo

di Pubbliredazionale Forum Retail

IKN Italy ha premiato i vincitori del Retail Awards durante la serata di gala

L’edizione di quest’anno ha proposto una serie di novità, tra cui i Retail Awards, la prima edizione dell’appuntamento dedicato alla premiazione dei migliori progetti del settore Retail che si è svolto durante la Notte del Retail. Durante la serata – che ha visto la partecipazione del comico di Zelig Fausto Solidoro in qualità di presentatore e che ha coinvolto 120 ospiti, tra cui 100 Retailer – sono stati premiati i vincitori delle 10 categorie, scelti dalla Giuria composta da Top Manager del settore. Ecco i nomi dei vincitori: Categoria “Best Customer Experience Initiative” - Awaytomars ltd, fashion community di talenti creativi, premiata da Roberto Valvo, AD Tiger; Categoria “Best Chief Digital Officer in Retail” sponsorizzata da Splio - Monica

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Gagliardi, Global Ecommerce, CRM, Digital, Social Director di OVS e premiata da Gian Maria Gentile, Digital Director Unes; Categor ia “Best Retai ltainment Concept” - Carrefour Express, il primo Express “Urban Life”, un nuovo modo di vivere il punto vendita, premiata da Stefano Navarra, Retail Director Under Armour; Categoria “Best o2o Strategy” - OVS, Digital shopping experience all’insegna dell’omnicanalità, premiata da Marco Dellapiana, Country General Manager Tally Weijl; Categoria “Best e-commerce storyteller” - Velasca, come raccontare l’arte artigianale italiana fuori da ogni formalismo, premiata da Karim El Saket, Founder, CoCeo Dalani Home & Living; Categoria “Best Social Engagement &


Digital Loyalty Program” - Sisal Pay, il giro del mondo in una bolletta, premiata da Paolo Denti, AD Thun; Categor i a “ B e s t I n no vat ion i n Payment ” sponsorizzata da Cofidis Retail - CIGIERRE Compagnia Generale Ristorazione Spa premiata da Debora Guma, CIO Carrefour; Categoria “Best in Store Technology” - L’O r é a l – D i v i s i o n e P r o d o t t i Professionali, con il progetto Salon Emotion: ridare incanto a l v iaggio emozionale della cliente, premiata da A lessandro Lazzaroni, AD Domino’s Pizza Italia; Categoria “Best Logistics Project” sponsorizzata da Tesi Square - EasyCoop, la risposta di Coop Alleanza 3.0 ai bisogni dei consumatori digitali, premiata da Alberto Spinelli, Direttore Logistica Latteria Soresina; Categoria “Best Collaborative Project in Retail” - Laboratorio della Sicurezza, progetto che nasce da una richiesta di aggregazione e condivisione da parte del security manager del mondo del retail, premiata da Mario Gasbarrino, AD Unes. Si tratta di un premio speciale ad Honorem, che avvalora la forza della condivisione tra colleghi di aziende diverse che si ritrovano per diventare mentore delle nuove leve, favorire una nuova percezione della propria funzione nel Retail e sensibilizzare le istituzioni sulle necessità del settore. È stato inoltre nominata “Retailer of

Information Technology Forum 2018

La 6a edizione di Information Technology Forum, che si terrà il 21 febbraio a Milano all’AtaHotel Expo Fiera è l’ormai consolidato appuntamento annuale con i BIG Informa on dell’Information Technology che ha coinvolto sinora Technology oltre 300 speaker e più di 2000 partecipanti. Forum L’edizione 2018 proporrà due Sessioni Plenarie, in apertura e chiusura della giornata, per approfondire i seguenti argomenti: · “Il futuro del Dato tra tecnologia e Innovazione”: prenderà il via con un Inspirational Speech dal titolo “Le tecnologie saranno realmente trasformate in macchine predittive dai dati? Le imprese tradizionali saranno battute dai nuovi modelli di business a piattaforma?” · “What’s Next? Il dato oltre il Vortex”: una Tavola Rotonda in cui si presenteranno e discuteranno i feedback dagli incontri che si sono svolti nell’arco dell’evento rielaborati e condivisi dai chairman delle diverse sessioni. Stay tuned: www.informationtechnologyforum.it 2018

the Year” – un premio all’eccellenza del settore per chi ha saputo differenziarsi nell’esperienza di acquisto, per chi ha saputo avere una vision ed essere disruptor rispetto alla concorrenza – l’azienda Lego, che è stata premiata da Giuseppe Miroglio, Presidente Miroglio Group. Hanno ritirato il premio Davide Gionfriddo, General Manager Europe Gruppo Percassi, e Camillo Mazzola, Marketing & PR Director Lego Italia. Durante la serata si è svolta una rac-

colta fondi a sostegno della Fondazione Lene Thun, impegnata nell’offrire gratuitamente a 19 strutture sul territorio nazionale un servizio di terapia complementare attraverso la modellazione dell’argilla a bambini e ragazzi ricoverati in oncoematologia pediatrica e in altri reparti di lunga degenza. In rappresentanza della Fondazione ospiti della serata Paolo Denti Amministratore Delegato di Thun e Lucia Adamo Referente della Fondazione.

InnovAuto 2018

La terza edizione di InnovAuto, che si terrà il prossimo 14 febbraio a Milano, è l’unico evento in Italia focalizzato sulle Innovazioni, sui nuovi Modelli di Business e sui bisogni dei consumatori del mondo Automotive & Fleet e dell’Industria 4.0. La giornata, che coinvolgerà oltre 40 Relatori, prenderà il via con la Sessione Plenaria, che vedrà coinvolti gli Amministratori Delegati e gli Speaker più disruptive, in cui sarà in programma l’Inspirational Speech sulla Guida Autonoma e, a seguire, la Tavola Rotonda dal titolo “What’s Next - Auto elettriche connesse e condivise per una mobilità sostenibile e customer friendly”. Nella seconda parte della mattinata e nel pomeriggio si svolgeranno Sessioni Tematiche che toccheranno i principali temi dell’industria e la sua filiera: Digital Marketing, CRM e Social Media, i nuovi format di Experience Store, Connected Car, Connected Factory, Auto Elettriche, Flotte Aziendali. Stay tuned: http://www.ikn.it/eventi-italia/innovauto/

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Centri Commerciali

Zgoda Fc Smart shopping

di Fabrizio Valente, founder e AD di Kiki Lab

Un leader dell’ecommerce polacco di sport apre un flagship esperienziale, tecnologico e cross-canale, che include anche un’area chiusa per testare le scarpe da calcio


Come varie aziende di ecommerce anche Zgoda FC ha deciso di aprire a Varsavia un flagship interamente dedicato al calcio, realizzato con il supporto di Nike, anche se si tratta di un negozio multi-brand. Gli appassionati possono scegliere tra una selezione di prodotti il classico assortimento di maglie, abbigliamento sportivo, scarpette e palloni. Naturalmente l’assortimento completo è acquistabile dal negozio sui canali digitali e il negozio dedica all’esperienzialità una parte degli spazi. Un negozio cross-canale Zgoda FC offre un’esperienza estesa di integrazione con il digitale. Sono presenti

modo da poter ricevere informazioni specifiche quando lo si porta vicino ad alcuni schermi predisposti. Si possono approfondire varie informazioni, sia tecniche, sia legate alla disponibilità di taglie e colori in negozio. I touch screen aiutano i clienti a orientarsi nella scelta del prodotto e a esplorare tutto l’assortimento completo on-line. Coinvolgimento attivo

vari schermi digitali in tutto il negozio: alcuni dedicati a informazioni dettagliate sui prodotti e sulle promozioni, altri proiettano filmati legati al calcio, alle squadre e ai prodotti in uso. Ogni prodotto include un piccolo tag RFID in

Il flagship punta sulla experience per attirare i clienti e offrire un valore aggiunto rispetto all’on-line. C’è un mini-campo da calcetto, dotato di erba sintetica, in cui provare le scarpe e i palloni. Al primo piano i clienti possono cimentarsi con videogame di calcio in una zona apposita con alcuni posti a sedere, schermo TV e console Xbox. Personalizzazione e sala per i Club Una sala al piano superiore è dedicata ad accogliere i responsabili dei fanclub e gli

Prossimo evento Kiki Lab Retail Innovations 13, Quando l’innovazione batte la “crisi” - tendenze e casi internazionali Milano, 13 marzo 2018 Convegno a pagamento, inviti disponibili per manager Retail e IdM (disponibilità limitata). Per informazioni e iscrizioni: kiki@kikilab.it – 030 22 16 81

appassionati interessati a ordini speciali. Allenatori e responsabili delle società sportive possono scegliere le divise per le proprie squadre e farle personalizzare con nomi, scritte, e loghi del club. Le personalizzazioni vengono realizzate in negozio con gli ormai diffusi – e sempre meno ingombranti – macchinari specifici. Commento finale di Kiki Lab ed Ebeltoft Group Lo sport è un ambito in cui l’esperienza fisica dei prodotti è ancora molto importante, per questo non stupisce che Zgoda FC abbia aperto questo flagship. Il progetto è interessante perché coinvolge i clienti in una retail experience articolata, che integra i vari aspetti del digitale, dall’RFID ai videogame, con la fisicità del mini-campo e l’accoglienza dedicata per la personalizzazione delle maglie e gli ordini speciali. gennaio/febbraio 2018

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Turismo

La montagna incantata Quattro proposte peculiari per quattro regioni da scoprire di Cinzia Meoni

Con il Carnevale che si av vicina, la settimana banca diventa protagonista dell’organizzazione delle vacanze invernali, mentre le giornate piano piano si allungano e il sole promette pomeriggi rilassati sulle terrazze delle baite. Le proposte sul territorio non mancano sia per chi predilige lo sport sulla neve a 360°, chi la buona cucina, persino vegana. E, con un pizzico di attenzione, non man66

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cano proposte convenienti anche in alta stagione. Corvara, il paradiso del benessere anche vegano - Alto Adige Per un vegano amante della montagna l’Hotel Posta Zirm di Corvara è un vero e proprio paradiso. Il Posta infatti è tra le poche strutture in Italia (e la sola in Val Badia) a offrire un menù a cinque


portate che variano quotidianamente per due settimane. Gli altri clienti possono scegliere le portate preferite tra menù di cinque portate di specialità di tradizione ladina o internazionali. Prodotti a km zero, provenienti da un commercio sostenibile e metodi di cottura sani che esaltano i sapori senza eccedere in grassi e zuccheri sono i mantra della cucina. La struttura poi è la sola in Italia a proporre settimane e long week end basenfasten, metodo salutistico ideato da Sabine Wracker che porta in tavola solo alimenti basici. All’etica vegana è ispirata anche la spa, improntata al Feng Shui, che offre rituali Mei basati su aromaterapia, prodotti erboristici e movimenti studiati per alleviare lo stress e recuperare l’energia, oltre a trattamenti Metodo Lnd per debellare i dolori col movimento e senza fare ricorso ai farmaci. Al centro del Dolomiti Superski, Corvara poi è la porta di accesso privilegiata al comprensorio da 1200 km di piste che permettono di esplorare gli angoli più scenografici delle Dolomiti, lasciandosi scivolare su piste per ogni livello e godendo dei paesaggi mozzafiato. Se poi allo sport si preferisce la buona forchetta, l’Alta Badia è l’Eldorado dei “foodies” con tre ristoranti stellati e baite glamour all’insegna delle bollicine e del pesce fresco. Da non perdere la Roda dles Saus, una settimana all’insegna dei sapori ladini nei rifugi dello Skitour La Crusc a partire dall’11 marzo e, per tutti gli amanti dello sci, del vino e delle Dolomiti gli appuntamenti con i Sommelier in pista (18 e 25 gennaio, 22 febbraio, 1, 15 e 22 marzo a 28 euro): si scia sulle leggendarie piste dell’Alta Badia, accompagnati da un maestro e poi tappa in tre diverse ütie, baite, per scoprire i segreti dei vini più pregiati dell’Alto Adige. Da non dimenticare che a fine gennaio (21-28 gennaio) l’Hotel Posta Zirm di Corvara offre sette notti al prezzo di sei, mentre dall’11 al 18 marzo un bonus da 120 euro per camera. Pila, una vacanza nella natura a pochi minuti da Aosta - Val d’Aosta A Pila si scia tra i giganti, con la vista che si perde sulle leggendarie cime di

oltre 3mila metri che si vendono all’orizzonte: dal Cervino al Monte Bianco fino al Monte Rosa. Al centro della Val D’Aosta, l’area offre un panorama da brivido, una posizione riparata dal vento e la comodità di avere Aosta, una piccola Roma in formato alpino, a meno di venti minuti di impianti. Chiusi gli impianti però Pila si trasforma in un paesaggio

pagnato da un bicchiere valdostano doc: la struttura infatti ripone una particolare attenzione nella valorizzazione dei vitigni autoctoni. Se poi si sceglie di andare a Pila dal 22 al 28 gennaio, in occasione della sesta edizione di I Light Pila, alle donne che soggiornano per almeno 4 notti verrà regalata l’intera giornata del 27 gennaio (hotel, skipass e iscrizione all’evento). La fiaccolata di solidarietà a luci led, giunta ormai alla sua sesta edizione, raccoglie fondi a favore della fondazione Susan G. Komen Italia per la lotta al tumore al seno con un evento unico: una notte di festa e una manifestazione suggestiva che illumina l’intera valle di rosa. Santa Caterina Valfurva, dove si allenano i campioni - Lombardia I Compag non i , i Con for tol a , T i no Pietrogiovanna, Silvano Barco, Pietro Vitalini e Deborah Compagnoni, sono solo alcuni dei campioni cresciuti sui 50 km di piste di Santa Caterina, minuscolo borgo circondato dai boschi nel cuore del Parco Nazionale dello Stelvio. Lontano dalle mete alpine che sembrano una riproduzione delle città lasciate in pianura e dai pullman degli sci club, a Santa Caterina si possono praticare tutti gli sport della neve pochi minuti dagli hotel grazie ai 40 km di piste da discesa

incantato, solo boschi, neve e silenzio, poche strutture illuminate dalle stelle e, a valle, dalle luci del capoluogo. Per chi ama immergersi nella natura la località valdostana è una meta ideale per una settimana bianca senza stress oltre ad offrire un’ampia rete di piste per ogni livello di sci (4 piste nere, 21 rosse, 4), due scuole per imparare o migliorare la tecnica (170 maestri!) e sentieri da percorrere con le ciaspole ai piedi, magari accompagnati da una guida naturalistica (il giovedì l’escursione è gratuita per gli ospiti delle strutture turistiche) per scoprire le peculiarità del territorio. E per ritrovare le forze? Un piatto di selvaggina o di pasta fatta in casa allo Yeti, all’arrivo della telecabina, è l’ideale, magari accom-

Le proposte sul territorio non mancano sia per chi predilige lo sport sulla neve a 360°, chi la buona cucina, persino vegana

che con un dislivello di mille metri partono in quota e arrivano al borgo sci ai piedi, 15 km di piste da fondo, sentieri per escursioni in ciaspole e persino la fat bike, speciali bicilette dalle ruote enormi che garantiscono la presa su neve e ghiac gennaio/febbraio 2018

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cio per andare in bici anche d’inverno (e anche, volendo, con “l’aiutino” con la fat bike elettrica). Da non perdere la cabinovia a otto posti che dal paese arriva dritta a 2700 metri, su una terrazza assolata affacciata sulla valle circostante, la Sunny Valley appunto. Qui il paesaggio è mozzafiato e lo sguardo vaga tra le cime dell’Ortles-Cevedale e dell’Adamello fino ad arrivare alle creste del Pizzo Tresero e del Corno dei Tre Signori. Da qui si dipanano piste per sciatori di livello almeno medio che possono salire fino a sfiorare il cielo, a 2900 metri di altezza, e poi scendere in piste a perdifiato nella neve accompagnati solo dal rumore del vento. Dal 20 al 27 gennaio la settimana bianca all’Hotel Sport, all’insegna del gusto per la tradizione e della scoperta della gastronomia valtellinese, skipass compreso costa 560 euro. Le offerte non mancano anche in altro periodi: la prima settimana di febbraio la mezza pensione costa 525 euro e dall’8 al 15 aprile si scende a 420 euro con skipass gratuito. Carnevale asburgico a Madonna di Campiglio - Trentino Una settimana bianca nel comprensorio Adamello-Brenta scorre veloce e a gennaio parte, skipass compreso, da 481 euro in mezza pensione all’Hotel Garni Cristiana. E per chi vuole imparare a

sciare o migliorare la tecnica il Dolomeet Pinzolo offre, dal 27 gennaio al 4 febbraio, una settimana bianca e dieci ore di scuola a partire da 630 euro. Si scia sui 150 chilometri di piste che collegano la Perla delle Alpi con Pinzolo e Folgarida-Marileva: un vero e proprio paradiso della neve. Per i più esperti il canalone Miramonti, sede della storica dello slalom di Coppa del Mondo di sci alpino (qui la “Start Haus” è aperta a tutti coloro che vogliono provare l’ebrezza di iniziare la discesa dal cancelletto di gara) e la leggendaria Spinale Diretta sono tappe obbligatorie, ma non

mancano opportunità per divertirsi anche per i principianti grazie a ben 45 piste blu adatte a tutti tra cui la magnifica Cinque Laghi o la Pradalago o per chi gli sci ai piedi proprio non se li vuole mettere e preferisce lo slittino con la pista che scende dal Monte Spinale per i prati di Malga Fevri fino ad arrivare, dopo 3 km di puro divertimento alla partenza della seggiovia Spinale 2. Da non perdere infine il ricco calendario di eventi che anima l’area per il Carnevale Asburgico dal 12 al 16 febbraio musica, balli in costume, sciata e fiaccolata imperiale e fuochi d’artificio,

Per chi ama immergersi nella natura la località valdostana è una meta ideale per una settimana bianca senza stress alla presenza della coppia imperiale formata Sissi (Elisabetta von Wittelsbach) e Franz Joseph e, il 16 marzo, il Dolomite’s Fire quando spettacolare fiaccolata illumina la skiarea di Madonna di Campiglio a partire dal tramonto. 68

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Turismo

La moda Entra al museo di Cinzia Meoni

Il giro del mondo tra le maggiori collezioni dedicate al fashion, temporanee, permanenti, dedicate ai singoli artisti. Il “caso” Milano, la capitale del prêt-à-porter, dove sorgono musei sponsorizzati dai brand del fashion ma non un polo culturale in grado di racchiudere l’universo variegato della moda.


La moda va al museo in una danza infinita di creatività tra abiti e accessori, profumi e foto di passerella. Sono sempre più numerosi i musei del fashion e le mostre monotematiche dedicate a singoli stilisti o maison che hanno fatto la storia del settore e attraggono ormai più visitatori dei poli culturali più tradizionali. A dare il via al trend è stata “Savage B eau t y ” e s p o s i z ione de d ic at a a d Alexander Mc Queen organizzata dal Metropolitan di New York nel 2011 (dove è presto diventata una delle mostre più viste di tutti i tempi con 650mila visitatori) e poi ospitata nel 2015 dal Victoria and Albert di Londra è stata vista da più di un milione di persone, eguagliando le mostre dei record generalmente dedicate agli impressionisti. In questi ultimi mesi a Parigi è esploso l’entusiasmo per “Christian Dior, Couturier du Rêve” presso il Musée des Arts Décoratifs. Sono oltre 500mila i visitatori che hanno sognato di fronte ai sontuosi abiti indossati da icone come la Principessa Grace di Monaco, la Principessa Diana, Charlize Theron, Jennifer Lawrence. E il record potrebbe essere battuto entro la chiusura prevista il 7 gennaio. L’esposizione, dedicata ai 70 dalle maison, ospita oltre 300 creazioni di alta moda (la maggioranza inediti e provenienti Dior Héritage Collection) e oggetti d’arte legati dal filo di emozioni. E non poteva che essere la Francia, la

patria dell ’ haute couture, ad annoverare i maggiori musei che qui gode della stessa attenzione dedicata alle altre arti figurative. A Parigi il Musée

Galliera (Musée de la Mode de la Ville de Paris) vanta oltre 70mila pezzi dal 1780 ad oggi, tra cui abiti appartenuti a Maria Antonietta e outfit indossati da

Yves Saint Laurent: due musei aperti nel 2017 Un must per chi ama la moda Negli ultimi mesi del 2017 sono stati appena inaugurati due musei dedicati a Yves Saint Laurent grazie alla Fondazione Pierre Bergé (co-fondatore della maison e compagno dello stilista): uno a Parigi, nello storico atelier in Avenue Marceau dove trovano spazio le diverse creazioni dello stilista dallo smoking all’haute couture oltre a coloro a cui Saint Laurent si è ispirato (Henry Matisse e Pablo Picasso compresi), e un altro nella città di elezione del couturier francese, Marrakesh, dove oltre a 5mila abiti, 15mila accessori, un auditorium, una biblioteca e trova posto una libreria che riproduce la prima boutique aperta a Parigi dall’artista.

Audrey Hepburn in “Colazione da Tiffany. Ad Albi, in Occitania, dopo un doveroso omaggio al cittadino forse più illustre, Henri de Toulouse-Lautrec, vale la pena cercare nelle vie del centro un museo che è un piccolo scrigno della moda dove ogni anno vengono allestite esposizione a tema grazie alla ricca collezione dai proprietari. Di particolare fascino anche il Museo delle arti decorative della moda e della ceramica di Marsiglia ospitato nel castello Borély, dove trovano posto 5600 capi, 1600 accessori e 100 profumi. Nel Vecchio Continente sono da visitare anche le collezioni del Victor and Albert Museum di Londra e il MoMu di Anversa che, inaugurato nel 2002, ospita principalmente i lavori degli stilisti belgi (fino al 18 marzo è in scena Olivier Theyskens gennaio/febbraio 2018

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– She walks in Beauty). Particolarmente attento al fashion è anche il Giappone che vanta il Kyoto Costume Institute con oltre 12mila capi di abbigliamento (sorprendentemente) occidentali risalenti addirittura al 17° secolo e 16mila documenti (è aperta al pubblico solo una selezione); il Bunka Gakuen Costume Museum di Tokyo che punta a scoprire la cultura giapponese e internazionale attraverso l’abbigliamento; il Sugino Gakuen Costume Museum di Tokyo e il Kobe Fashion Museum. A New York infine sono le gallerie del Metropolitan a giocare da protagoniste e, in particolare, quelle dedicate alla sezione Constume Institute,

Le 6 mostre di moda del 2018 “Capriccio e ragione. Eleganza del ‘700 europeo” Museo del Tessuto, Prato - Fino al 29 aprile 2018 Centinaia di reperti rari tra tessuti, abiti femminili e maschili, calzari, accessori, porcellane e incisioni. “Jil Sander” Museum Angewandte Kunst di Francoforte fino al 6 maggio 2018. Comprende installazioni multimediali allo scopo di svelare il potere creativo della designer “Tracce: Dialoghi ad arte nel Museo della Moda e del Costume” Museo della Moda e del Costume di Firenze dal 18 dicembre fino a giugno 2018. La mostra propone una selezione di opere che metteron in luce le corrispondenze formali e culturali tra le creazioni di stilisti e di artisti dagli anni ‘30 fino a oggi, sottolineando i diversi linguaggi del XX secolo “Salvatore Dalì e la moda” Attesa da febbraio a giugno a Palazzo Reale di Milano. Il percorso espositivo si propone di sottolineare la collaborazione tra l’arte surrealista Salvador Dalì e grandi case di moda – come Coco Chanel, Christian Dior, Paco Rabanne. “Margiela-Galliera 1989-2009” dal 3 marzo al 15 luglio al Palais Galliera a Parigi. Retrospettiva dedicata ai 30 anni dalla nascita della Maison fondata dal designer belga Martin Margiela “Frida Kahlo’s Wardrobe” 16 giugno -4 novembre al V&A Museum di Londra. L’esposizione racconta l’iconica artista messicana attraverso una collezione di manufatti e abiti appartenuti all’iconica artista, scoperti dopo 50 anni negli armadi della sua Casa Azul.

tra le più frequentate del museo, grazie agli oltre 35mila capi di abbigliamento e accessori provenienti dai cinque continenti a partire dal 15° secolo. In Italia non esistono musei statali centrati solo sulla moda anche se, grazie spesso a fondazioni private, lasciti o realtà locali ci sono almeno cinque musei che vale la pena visitare e che offrono uno spaccato sul made in Italy. A Roma è di particolare interesse il Museo Boncompagni Ludovisi per le arti decorative istituito nel 1995 grazie al lascito della principessa Blancer de Bidt Boncompagni che vanta 800 pezzi tra abiti e accessori di alcuni dei brand 72

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storici più importanti come Fausto Sarli, Gattinoni, Angelo Litrico, Roberto Capucci e Valentino. A Firenze le realtà da visitare sono addirittura tre: il Museo Salvatore Ferragamo, ospitato all’interno di Palazzo Spini Feroni e inaugurato nel 1995, documenta l’intera storia della maison e delle

Sono sempre più numerosi i musei del fashion e le mostre monotematiche dedicate a singoli stilisti o maison

creazioni del suo fondatore, “il calzolaio delle stelle”; il Museo della Fondazione Roberto Capucci ospitato a Firenze a Villa Bardini espone i dodici abiti-scultura confezionati in occasione della Biennale di Venezia del 1995 e altre creazioni. La Galleria del Costume (dal 2016 Museo della Moda e del Costume), parte del complesso museale di Palazzo Pitti conta ben 6000 pezzi fra abiti antichi e moderni, accessori, costumi teatrali e cinematografici tra cui alcuni abiti di Eleonora Duse e di Donna Franca Florio e i vestiti funebri del granduca Cosimo i de’ Medici e della sua famiglia. A Vigevano infine Museo Internazionale della Calzatura Pietro Bertolini all’interno del Castello


Fioriscono iniziative dedicate al fashion, settore trainante per l’economia e la cultura italiana Sforzesco di Vigevano vanta un patrimonio complessivo di oltre 3000 pezzi. Palazzo Morando a Milano è poi sede delle collezioni di Costume Moda e Immagine, la Fondazione Ratti a Como ospita un museo del tessuto, mentre Palazzo Mocenigo a Venezia, ospita abiti del XVII e XVIII oltre al Museo del Profumo. In controtendenza Gucci che, in occasione del Pitti, inaugura nuovi spazi nell’ex museo.

dedicate al fashion, settore trainante per l’economia e la cultura italiana: le sfilate vengono portate in città; a settembre è organizzata la Vogue Night coinvolgendo le vie e le boutique del centro; il design ad aprile si sposa con il fashion per una settimana magica di esposizioni e party e, quest’anno, è stata persino creata un’iniziativa davvero innovativa per avvicinare la moda al grande pubblico “apritimoda” che per un lungo week end di ottobre ha visto le case di moda aprire le porte dei propri atelier e labo-

ratori ai visitatori. Sono state numerose le maison coinvolte a partire da Agnona, Alberta Ferretti, Antonio Marras, Curiel, Ermenegildo Zegna, Etro, Fondazione Ferré, Gianni Versace, Giorgio Armani, Laboratori della Scala, Missoni, Moncler, Prada, Trussardi. Non solo. Proprio due dei maggiori stilisti che hanno reso grande la moda italiana riconosciuta a livello internazionale hanno deciso, in questi ultimi anni, di regalare due differenti musei alla città e al mondo. Due anni fa Giorgio Armani ha festeggiato i quarant’anni del brand inaugurando Armani/Silos, in Via Borgognone, uno spazio di 4.500 metri quadrati che si sviluppa su quattro piani proponendo una selezione ragionata di abiti dal 1980 a oggi. La selezione racconta la storia e l’estetica dello stilista ed è suddivisa per temi: al pian terra la sezione Stars e la sezione dedicata al Daywear, al primo piano la sezione Esotismi, al secondo piano, Cromatismi, al terzo e ultimo piano la sezione Luce. La Fondazione Prada con le sue tre sedi (due milanesi e una veneziana), trascende la moda stessa e propone dibatti e percorsosi culturali per “arricchire la vita quotidiana, aiutarci a capire i cambiamenti che avvengono in noi e nel mondo”. La Fondazione “ha scelto l’arte come principale strumento di lavoro e di apprendimento”.

Il caso Milano Milano, capitale riconosciuta del prêt-àporter, non ha neppure un museo esclusivamente centrato sulla moda, dalle origini alle creazioni contemporanee. Certo Palazzo Morando ospita collezioni anche interessanti, ma sempre all’interno di percorsi più generici. In compenso, da qualche anno, per iniziativa dei singoli stilisti che hanno reso grande la città della Madonnina fioriscono iniziative gennaio/febbraio 2018

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Save The Date

Save the date

Moda, musica, risate e suggestioni sul ghiacciaio per un inverno da ricordare di Cinzia Meoni

EVENTI DI MODA Fino al 7 gennaio “Christian Dior, Couturier du Rêve” Musée des Arts Décoratifs, Parigi La più grande retrospettiva mai dedicata alla Maison Dior in occasione del suo 70°compleanno: 3mila metri quadri e oltre 300 capolavori d’alta moda di cui la maggior parte inediti, ripercorrono un viaggio incantato che dal 1947 arriva fino a oggi. 74

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Fino al 7 gennaio “Il tessuto come arte: Antonio Ratti imprenditore e mecenate” Palazzo Te, Mantova 9-12 gennaio Pitti Immagine Uomo, Firenze È questa la manifestazione che apre l’anno del fashion. Grande l’attesa per il Gucci Garden di Piazza della Signoria che sarà svelato il 9 gennaio, nell’antico Palazzo della Mercanzia. Lo spazio, ideato dal direttore creativo della maison


Balenciaga: Shaping Fashion propone una retrospettiva sul lavoro del maestro attraverso oltre 100 capi e 20 cappelli (insieme ai disegni preparatori) realizzati a mano da Cristòbal Balenciaga e dai successori che ne ne hanno raccolto l’eredità, compreso Demna Gvasalia, dal 2015 art director della Maison. Fino al 19 febbraio “Gianfranco Ferré. Sotto un’altra luce: Gioielli e Ornamenti” Sala del Senato di Palazzo Madama, Torino Qui vengono presentati 200 oggetti-gioiello realizzati da Gianfranco Ferré per sfilate dal 1980 al 2007 a testimonianza della creatività della stilista e del suo amore per la materia.

…E GLI SHOW 1 gennaio Neujahrskozert a Erl, Tirolo

Alessandro Michele, prevede un negozio di pezzi unici, un ristorante a cura dello chef 3 stelle Michelin Massimo Bottura e spazi espositivi curati dal critico e curatore Maria Luisa Frisa. Brook Brothers, il più antico brand di abbigliamento americano, celebra infine proprio a Firenze, nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio i suoi 200 anni con una sfilata Special Event, il 10 gennaio nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio.

L’evento, in partnership con Swaroski i cui cristalli sono protagonisti delle stampe fine-art di Peter Lindbergh e dei tanti abiti immortalati dal suo obiettivo, ripercorre 40 anni di carriera di uno dei maestri dell’arte fotografica nell’universo della modo e non solo. Fino al 18 febbraio “Balenciaga: Shaping Fashion” Victoria & Albert Museum, Londra

Iniziare l’anno con i walzer e le polke della famiglia Strauss nel paesaggio incontaminato di Erl è un’esperienza impareggiabile. Ci si lascia travolgere dalla musica di buon augurio che, da sempre, accompagna i primi giorni dell’anno, in un paesaggio incontaminato circondati da cime innevate. Volendo poi si può assistere alle ultime rappresentazioni del Festival Invernale diretto da Gustav Kuhn. Lo stesso teatro, a pochi chilometri dalla romantica Kufstein, vale il viaggio: è un’opera che lascia senza fiato

13-16 gennaio 2018 Milano Moda Uomo Tutte le novità del prêt-à-porter per uomo presentate dalle maison più importanti della moda italiana. La manifestazione ospita a ogni edizione più di 100 sfilate e e circa 10.000 buyers. 21-28 gennaio 2018 Milano Moda Donna Le sfilate della collezione donna sono il momento più atteso dal fashion system internazionale con oltre 170 sfilate e presentazioni. Fino al 4 febbraio “Peter Lindbergh: A Different Vision on Fashion Photography” La Venaria, Torino gennaio/febbraio 2018

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anche grazie al contrasto della struttura architettonica con il bianco panorama innevato. Fino al 7 gennaio “Cirque Reckless by Triberti” Firenze, Ippodromo del Visarno. Biglietti da 30 euro Acrobati, giocolieri, motociclisti, ventriloqui e ballerini acrobati sono i protagonisti di questo sogno ad occhi aperti, con giochi di luci e un susseguirsi di coreografie, continui cambi di costume e di scena e tanta, tanta musica che traduce in emozioni il messaggio di pace di Immagine. Lo spettacolo è diretto da Arturo Brachetti. 7 gennaio “Made in Sud”, Teatro Verdi di Montecatini. Biglietti da 30 euro Il 2018 inizia con l’allegria e la verve comica degli artisti di Made in Sud che danno il via a una nuova tournée teatrale. Nato al Teatro Tam, come un “laboratorio artistico” aperto al pubblico, “Made in Sud” ha creato una nuova generazione di comici e uno stile originale, ormai riconoscibile in tutta Italia. Il segreto: il ritmo serrato delle esibizioni e il ricco cast di comici, oltre alla musica del Dj Frank Carpentieri e quella dei Sud58, pronti 76

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a proporre nuovi remix del canzoniere partenopeo. 1 febbraio “Gaia-Stubai Madre Terra” Biglietti da 45 euro Show multimediale a cielo aperto sui pendii innevati vicino a Neustift, diretto dal famoso coreografo Enrique Gasa Valga. Valga si avvale della bravura di ballerini, sciatori, attori, piloti di moto-

cross e motoslitta, saltatori, arcieri e cavalieri. Il set si divide in quattro scene: il palco montato per ospitare la compagnia di danza, Ia pista da sci ridisegnata dagli effetti 3D e dalle scie degli sciatori professionisti, i cavalli posizionati davanti al palco e l’orchestra. Tutti gli elementi sono perfettamente inseriti come in una grande tela e ogni spettatore avrà una visione perfetta dello show da qualsiasi angolatura. 13 febbraio “Mary Poppins-Il Musical” Teatro Nazionale, Milano. Biglietti da 38 euro Debutta a Milano la prima produzione italiana di Mary Poppins con la regia di Federico Bellone. La versione teatrale di Mary Poppins è un riadattamento dei racconti di P.L. Travers e del film di Walt Disney con Julie Andrews del 1964. Il musical è stato co-creato da Cameron Mackintosh con un libretto firmato da Julian Fellowes. Mary Poppins ha un’indimenticabile colonna sonora di Richard M. Sherman e Robert B. Sherman a cui sono stati aggiunti, nella trasposizione teatrale, nuovi brani composti da George Stiles e Anthony Drewe.


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Save The Date

Coming soon Gennaio - febbraio di Cinzia Meoni

I principali appuntamenti fieristici del Paese. Date da mettere in agenda per intessere relazioni d’affari

16 gen na io Ex po R iva Schu h Riva del Garda, Fiere e Congressi Per info: exporivaschuh.it ExpoRivaSchuh è una delle più importanti manifestazioni nelle calzature e riservata agli operatori del settore. Il salone è ormai giunto alla 89a edizione e conta su oltre 11mila visitatori professionali provenienti sia dall’Italia che dall’estero. 19-24 gennaio VincenzaOro - Fiera di Vicenza, per info: vincenzaoro.com Vicenzaoro è la maggior vetrina al mondo delle eccellenze italiane e internazionali nel comparto oreficeria, gioielleria, argenteria, orologeria e gemmologia.

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25-28 gennaio - Homi Milano - Fiera Milano, Rho, per info: homimilano.com Homi, il Salone Internazionale della Casa, è una nuova idea di fiera che ruota intorno alla persona e ai suoi stili e ai suoi spazi. In arrivo, quest’anno, anche buyer da Argentina, Giappone, Canada, Colombia e Vietnam. Grande attesa, nel settore “Fashion&Jewels”, per “Naturalia”: una mostra dedicata ai gioielli plasmati a imitazione della natura che coinvolge i maggiori designer italiani. 6 - 8 f e b b r a i o M i l a n o Un i c a Fieramilano, Rho-Pero, per info: milanounica.it Salone Italiano del Tessile. Il salone si


propone di offrire la migliore visibilità internazionale al mondo del tessile in un contesto altamente qualificato. 3-5 febbraio Immagine Italia & Co Firenze Fiera - Fortezza da Basso, per info: immagineitalia.org Il salone è l’anteprima delle collezioni di biancheria per la casa e lingerie. La Camera di Commercio di Pistoia sceglie la Fortezza da Basso per portare i prodotti d’eccellenza sul mercato. 11-13 febbraio Bit - Borsa Internazionale del Turismo - Fieramilanocity Milano, per info: bit.fieramilano.it I Paesi del mondo e la loro proposta turistica vanno in scena a Milano. 11-14 febbraio Micam - Fieramilano, Rho-Pero, per Info: themicam.com Salone Internazionale della calzatura. L’evento, giunto ormai alla 85° edizione, porta nei saloni della fiera quasi 50mila presenze.

il Cubismo e l’Astrattismo. Peculiare lo spazio dedicato all’arte contemporanea accessibile (entro i 5mila euro) e il nuovo spazio Short Film Vetrina.

11-14 febbraio Mipel - Fieramilano, Rho-Pero, per info: mipel.com

20-22 febbraio LineaPelle - Fiera Milano Rho, per info: lineapelle-fair.it

Salone Internazionale della pelletteria edizione primaverile.

Lineapelle è la Mostra Internazionale di pelli, accessori e componenti riservata agli operatori. Nel corso dell’evento è organizzato il concorso “Giovani Designer”.

16-19 febbraio Arte Genova - Fiera di Genova, per info: artegenova.com o fiera.ge.it Mostra Mercato d’Arte Contemporanea, giunto ormai alla sua 14a edizione, espone opere di arte italiana e straniera dall’Espressionismo, alla Pop-Art passando per

22-25 febbraio Danza in Fiera - Firenze Fiera-Fortezza da basso, per info: danzainfiera.it Danza in Fiera propone un panorama

completo sul mondo della danza dalla classica al burlesque con stand di abbigliamento, calzature e accessori per la danza, editoria, scuole e sartorie specializzate. L’evento è arricchito da concorsi, casting, spettacoli e lezioni. 23-26 febbraio TheOne Milano Fieramilanocity Milano, per info: theonemilano.com Il salone riunisce in un’unica manifestazione l’esperienza del Mipap dedicato alla moda prêt-à-porter e del Mifur, dedicato alla pellicceria. 24-26 febbraio Mido - Fiera Milano Rho, per info: mido.com Mostra Internazionale di ottica, optometria e oftalmologia conta sulla presenza di oltre 55mila operatori e propone tecnologia d’avanguardia oltre alle nuove linee e tendenze del settore. 25-28 febbraio Balnearia - Complesso Fieristico Carrara Fiere Marina di Carrara, per info: balnearia.it Balnearia, il Salone professionale delle attrezzature balneari: un appuntamento irrinunciabile per tutti gli operatori del settore. Sono oltre 284 i marchi rappresentati, 150 gli espositori e più di 60mila i visitatori. gennaio/febbraio 2018

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23-24 Maggio 2018, MiCo – Milano Congressi, Milano

L’EVENTO DEDICATO AL MERCATO COMMERCIALE IMMOBILIARE ITALIANO

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5a EDIZIONE

IPERN LAS BARACCA EMA INIZIATIVA BENEFICA IL CUI RICAVATO SERVIRÀ A FINANZIARE ATTIVITÀ DI CARATTERE EDUCATIVO PEDAGOGICO A FAVORE DEI RAGAZZI DELLE ZONE TERREMOTATE.

Visita ludico didattica a Milano

Ricucire le emozioni

Nei giorni 3-4-5 maggio di 3 classi delle scuole medie di Norcia. gli studenti saranno ospiti della fondazione Francesca Rava, che provvederà a organizzare il loro trasporto da Norcia a Milano, li ospiterà in strutture alberghiere centrali e organizzerà per loro visite guidate in giro per la città.

Laboratorio di assistenza pedagogica con incontri a cadenza settimanale volti a stimolare le riflessioni personali e le aspettative dei ragazzi in seguito ad un evento traumatico quale è rappresentato dal terremoto. Le attività di laboratorio sono realizzate insieme all’equipe de Il Geco Onlus.

Contribuiamo tutti insieme a regalare un sorriso a questi bambini, perchè tutti loro hanno bisogno di dolci sonni e grandi sogni.

www.insemaperlabaracca.it



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Titanium meets GPS HYBRID

LA RAFFINATA RESISTENZA DEL TITANIO, LA PRECISIONE DEL SISTEMA IBRIDO GPS + RADIO CONTROLLO Il massimo della precisione, il fascino e la resistenza del titanio si fondono in un segnatempo dal cuore tecnologico. GPS, Radio Controllo Multiband6, Smart Access, Ricarica Solare, Tough Movement, Triple G Resist.


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