Periodico di informazione trimestrale - Anno VI - n. 1 Gennaio/Marzo 2016 - E 5,00 (presso l’editore)
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F R A N C H I S I N G R E TA I L I M P R E N D I T O R I A - A N N O 2 0 1 6 - N . 1 - E 5 , 0 0
PRIMO PIANO
INTERVISTA AD ANNA VILLARINI TRA SCIENZA E BUON SENSO ■■■■■■■■■■■■■■■■
ESCLUSIVA
INTERVISTA A FEDERICA PELLEGRINI IDEE CHIARE E ZERO SCORCIATOIE
RETAIL TOUR NEGOZI DI SUCCESSO IN ITALIA
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FOCUS FOOD CHE COSA BOLLE IN PENTOLA
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...news, personaggi, interviste, eventi, saloni, premi, libri e tanto altro ancora...
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EDITORIALE
Beesness cibo per la mente â– â– â– â– â– â– â– â– â– â– â– â– â– â– â– â– â– â– â– â– â– â– â– â– â–
Intervista: FEDERICA PELLEGRINI Expo Milano 2015 ha chiuso i battenti e lĘźultimo consiglio di amministrazione della societĂ Expo S.p.A. ha dichiarato un incasso totale di Euro 736,1 milioni e si è parlato di 21,5 milioni di visitatori in 184 giorni dei quali 6,5 milioni stranieri ed il resto italiani. Sull'argomento, in questo numero, i lettori potranno leggere altre informazioni in unĘźintervista a Laura Lamarra e un articolo riassuntivo di Expo 2015. UnĘźaltra buona notizia viene dallĘźannuale ricerca della Banca Mondiale “Doing Businessâ€?, con i risultati della graduatoria internazionale relativa al 2015: lĘźItalia mostra un miglioramento lento, ma costante: nel ranking mondiale, il nostro Paese guadagna 11 posizioni rispetto al 2014 raggiungendo il 45° posto. La Banca Mondiale, per stilare la classifica, utilizza alcuni indici che configurano i vari aspetti di fare business. Dal come far partire unĘźazienda allĘźottenimento dei permessi di costruzione; dallĘźallacciamento alla rete elettrica alla registrazione di un atto di proprietĂ ; dallĘźaccesso al credito alla tutela degli azionisti di minoranza; dalle tasse allĘźesecuzione dei contratti; dalle agevolazioni per il commercio estero alla risoluzione delle controversie. La cover di questo numero di Beesness è dedicata a Federica Pellegrini. LĘźintervista di Elena Delfino mette molto bene in evidenza il carattere di questa atleta italiana dalla lunga carriera sportiva, iniziata da giovanissima. Il carattere, la determinazione ed il sicuro talento sono sicuramente le doti piĂš importanti della nuotatrice italiana. In vista delle Olimpiadi di Rio auguriamo a Federica affermazioni importanti per il nuoto e per lo sport italiano. Un altro personaggio che desideriamo segnalare ai lettori è Anna Villarini, biologa, nutrizionista e ricercatrice presso l’Istituto dei Tumori di Milano. UnĘźalimentazione corretta è alla base non solo dello “star beneâ€?, ma anche come mezzo per evitare o allontanare il piĂš possibile malattie che dovessero presentarsi.
0ERIODICO DI INFORMAZIONE TRIMESTRALE !NNO 6) N 'ENNAIO -ARZO PRESSO L EDITORE
di Giuseppe Bonani
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NEWS PERSONAGGI
INTERVISTE EVENTI SALONI PREMI LIBRI E TANTO ALTRO ANCORA
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3EGUICI ANCHE SUI NOSTRI 3OCIAL
In questo numero oltre alle numerose news e notizie brevi su format di successo ed eventi, è stato affrontato il tema della multicanalitĂ nel retail. Davvero molto interessante il contributo di Monica Gagliardi, direttore E-commerce, CRM, Web & Digital OVS, a riguardo. Sempre in tema di cibo, il Focus di questo numero di Beesness è dedicato al Food e al mondo della ristorazione italiana: oltre ai dati del settore, Spontini, Kentucky Fried Chicken, El Caminante Milano sono i brand che si raccontano, ma non mancano il contributo di giornalisti e imprenditori di successo. Ampio spazio in questo numero anche al retail con notizie, informazioni sui trends e lo sviluppo digitale del settore. Molto interessante è lĘźarticolo di Fabrizio Valente di Kiki Lab sul World Retail Congress - Beesness è stato media partner dellĘźevento - che ha riunito 1200 manager seguito dal retail tour di Roma. UnĘźaltro argomento affrontato è quello della meritocrazia che pone il nostro paese agli ultimi posti tra quelli piĂš avanzati nel mondo. Per avere un panorama completo sullĘźargomento suggeriamo di leggere lĘźintervista a Claudio Ceper, Presidente del Forum della Meritocrazia. Sicuramente interessanti le brevi note sugli eventi e manifestazioni che si sono svolti nellĘźultima parte del 2015 e poi anche tanti dati, statistiche, ricerche, recensioni... un numero davvero ricco!  Allora... buona lettura a tutti! â–˛ â–˛ â–˛ â–˛ â–˛ â–˛ â–˛ â–˛ ▲▲ â–˛ â–˛ â–˛ â–˛ â–˛ â–˛ â–˛ â–˛ â–˛ ▲▲ â–˛
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SOMMARIO
[ 3 EDITORIALE Beesness cibo per la mente
Beesness 1_Anno2016
Intervista a Federica Pellegrini [ 6 ESCLUSIVA Idee chiare e zero scorciatoie
06
[ 12
PRIMO PIANO
Intervista a Anna Villarini. Tra scienza e buon senso
[ 16 BREVI New entry: Dominoʼs Pizza alla conquista dellʼItalia
17 > Esclusiva - Intervista Federica Pellegrini
19 > 20 >
12
21 >
New entry: DELTAPO OUTLET “The New Retailtainment Experience” “Main Streets Across the World” Le vie del lusso nel mondo Nuovo showroom per Jacob Cohën a Milano Pinko debutta nellʼeyewear con Italia Independent
[ 22 NEWS Kipling lʼItalia guida lʼespansione europea P3 Logistic Parks punta sullʼItalia
24 > 25 >
Primo Piano - Intervista Anna Villarini
26 >
32
27 > 29 > 31 >
Intervista - Laura Lamarra - Expo 2015
36
Ue, è legge la riforma sui marchi di impresa Italo Bussoli nuovo Presidente Assofranchising Il mix tra arte e innovazione targato Furla approda a Madrid Kartell, Made in Italy alla conquista dellʼOriente Steak ʻn Shake apre nel Bicocca Village di Milano
2015 [ 36 EXPO Esposizione universale, i numeri confermano il successo
[ 38 EVENTI Insegna dellʼAnno, prestigio e novità 43>
4 Beesness
Dalla guida al vero e proprio viaggio: nasce Mondadori Travel Harmont & Blaine alla conquista dei mercati esteri
[ 32 INTERVISTA Laura Lamarra EXPO 2015: cronaca di un sucesso...
40 > 41 >
Expo 2015 - I numeri del successo
Mango crescita retail tra vecchi e nuovi mercati Nuove nomine in Moschino: Corrado Masini è il nuovo DG
44 >
Carré dʼArtistes: lʼarte al quadrato Modelli imprenditoriali emergenti: #tiriamolesomme a GammaDonna Oliver Stone chiude unʼedizione record di IAB Forum 2015 Saloni e Forum hanno celebrato il mondo del Franchising e del Retail
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[ 46 [48
Retail e infografiche: un “rapporto di amore e odio”
[ 50
CHE COSA BOLLE IN PENTOLA
52> 54> 56> 57> 58> 59>
[ 61 [64 68> 72>
[ 74
INNOVATION
FOCUS FOOD
KFC, il pollo made in USA è servito EL CAMINANTE Milano, gourmet sulle ruote ANNA PRANDONI Più cibo, meno food Tre domande a ... LORENZO TONETTI I TOP TREND 2016 secondo Mintel
MARKETING
DIGITAL - Il retailer digitale TRENDS - Lusso e ristorazione
DESIGN
Bellezza non convenzionale e design straordinario WORLDHOTEL RIPA ROMA
SMART WORKING
MANAGEMENT
Focus Food - Cosa bolle in pentola
64
MERITOCRAZIA
Parliamo di meritocrazia con Claudio Ceper
QUESTION TIME
I Temporary Shop: quale contratto?
BRANDING
Personal Branding Crea la tua occasione!
Retail Tour di Fabrizio Valente
RICERCHE
76
Al via la nuova guerra per i talenti!
87>
Pambianco presenta “le QUOTABILI 2015”
[ 88
Strategia Digitale di G. Laurita e R. Venturini
[ 95
50
RETAIL
TOUR - Negozi di successo in Italia
Intervista a Graziano Cimadom I pionieri del facility management...
91>
Intervista - Monica Gagliardi - OVS
Lʼeffetto catalizzante del marketing multicanale
[78
90>
46
SPONTINI, la pizza di Milano nel mondo
Conciliare, Innovare e competere, lo “smart working” diventa legge
[84 [86
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Monica Gagliardi OVS, digital innovation
[76 [80 [82
SOMMARIO
INTERVISTA
RECENSIONE
Le sette regole per avere successo di Stephen R. Covey La repubblica degli innovatori di A. Rimassa
OPPORTUNITà
Smart Working - La nuova normativa
BeTheBoss: 18 brand in vetrina
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Idee chiare e zero scorciatoie
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ESCLUSIVA di Elena Delfino
Così si vince per Federica Pellegrini, nuotatrice, campionessa olimpica, personaggio, orgoglio italiano. E forse, futura imprenditrice.
osì lontana eppure così vicina. Siderale, come solo una campionessa olimpica può essere mentre canta lʼInno nazionale dal gradino più alto del podio facendoti sentire sotto pelle lʼorgoglio di essere italiana. Di famiglia, come può essere solo unʼatleta che diverse generazioni hanno conosciuto bambina e hanno visto diventare donna, vasca dopo vasca, medaglia dopo medaglia. Vittorie anche sofferte, come è giusto che sia perché “sport” e “vita” non siano solo parole. Negli anni Federica Pellegrini ha saputo conquistare, oltre al podio, anche la scena mediatica. Perché dietro ai risultati si intuisce una personalità che non può lasciare indifferenti. E da lì a diventare personaggio il passo è breve. Oggi “Fede” è testimonial di diverse iniziative e aziende. Jaked, azienda di articoli per il nuoto e sportswear che insieme ai marchi Yamamay e Carpisa è parte del gruppo Pianoforte Holding, è il suo sponsor tecnico. Ci ha concesso questa intervista mentre si allena a partecipare alle prossime Olimpiadi di Rio de Janeiro.
C
Federica Pellegrini, classe 1988, è una nuotatrice italiana, specializzata nello stile libero. È la primatista mondiale in carica dei 200 metri stile libero ed europea dei 400 metri. Ha fatto parte della nazionale italiana ai Giochi della XXVIII Olimpiade di Atene nel 2004, dove ha conquistato la medaglia d'argento nei 200 metri stile libero diventando a soli 16 anni e dodici giorni la più giovane atleta italiana di sempre a salire su un podio olimpico individuale, riportando i colori azzurri al successo 32 anni dopo l'exploit di Novella Calligaris. Nel 2008 ha vinto la medaglia d'oro nei 200 metri stile libero alle Olimpiadi di Pechino, stabilendo il quarto record del mondo della propria carriera.
Jaked,sponsor tecnico di Federica Pellegrini
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ESCLUSIVA
Che cosa significava sport per lei quando ha iniziato a nuotare e che cosa significa oggi? Quando ho iniziato a nuotare ero piccolissima e lo “sport” non poteva avere un senso ben definito per me, anche se crescendo ho imparato cosa significa fare sacrifici. Oggi il nuoto per me è quasi unʼ osmosi, una fusione con lʼacqua. E interpreto la vita secondo i valori sportivi: la disciplina, il rispetto del prossimo e la forza di resistere. Quando diventa testimonial di unʼiniziativa o di una azienda, che valori deve incontrare? Sicuramente serietà, precisione e professionalità. Poi mi affascina la visione, che deve emozionarmi o avere punti in comune con la mia persona. Lei si è resa disponibile per diventare portabandiera per l'Italia alle Olimpiadi di Rio del 2016. Che cosa significa per lei essere italiana? È un onore essere candidata e sarebbe unʼemozione grandissima portare il tricolore in quello che in assoluto è lʼevento sportivo per me più ricco di significati: i Giochi Olimpici. Per me essere italiana significa far parte fino allʼessenza di una comunità e di un territorio, non solo perché mi ha dato i natali. Mi sento molto patriottica e condivido il senso di appartenenza al mio paese, difendendone la storia e contribuendo a diffonderne la cultura, anche grazie alle mie vittorie sportive. Ho avuto il privilegio di veder innalzare la bandiera italiana di cantare lʼinno dal podio: in quel preciso momento mi sento più che mai felice di essere italiana. La grinta di “Fede” in vasca
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Idee chiare e zero scorciatoie. Il talento, allenato con una grande preparazione e con una determinazione straordinaria, offre la capacità di rialzarsi sempre, anche dopo le sconfitte, che fanno parte della vita come dello sport.
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Preparazione atletica, determinazione, fortuna. Qual è l'elemento decisivo in una vittoria? Idee chiare e zero scorciatoie. Il talento, allenato con una grande preparazione e con una determinazione straordinaria, offre la capacità di rialzarsi sempre, anche dopo le sconfitte, che fanno parte della vita come dello sport. L'abbigliamento tecnico può fare la differenza in una competizione? Certo. Il costume per il nuotatore è uno strumento di lavoro e, come tale, va curato nei minimi dettagli. I miei costumi, per esempio, sono sviluppati dai laboratori Ricerca e Sviluppo di Jaked in base alle più avanzate tecnologie. E nonostante siano già realizzati su misura, ricevono piccolissime e altrettanto importanti modifiche prima di ogni competizione. Qual è la vittoria personale di cui si sente più orgogliosa? La medaglia dʼoro olimpica di Pechino 2008. Un gradino sotto, solo uno, lʼatmosfera magica dei due ori ai Mondiali di Roma nel 2009. E in entrambi i momenti, avevo il supporto e la fiducia di Jaked. Quanto conta la notorietà di uno dei suoi protagonisti per rendere popolare uno sport? Sicuramente la popolarità dellʼatleta può essere di grande aiuto e di traino per il suo sport, soprattutto per allargare il target di riferimento e far conoscere la sua disciplina. La serenità di “Fede” dopo la gara
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ESCLUSIVA
I 4 titolari di Tacco11, Federica Pellegrini, il padre Roberto, la mamma Cinzia e il fratello Alessandro
Quando si passa da essere campione a essere brand? Credo che sia un percorso di crescita individuale, che non si costruisce dallʼoggi al domani. Allʼinizio devi avere la fortuna che chi ne sa più di te orienti bene la strategia, poi impari alcuni concetti e li applichi difendendo la tua personalità. Il salto arriva, nel momento in cui vinci e ti fai notare, quando la competenza bilancia lʼattitudine. Nel 2011 ha inaugurato il suo wine bar, Tacco 11. Perché ha intrapreso questa iniziativa? In realtà è unʼiniziativa di famiglia, che io ho appoggiato con entusiasmo. Mio padre Roberto Pellegrini è sempre stato un professionista in questo settore e la cosa più naturale per lui è stata quella di far nascere una sua creatura. Così è nato il nostro Tacco 11 American Bar a Spinea, dove tuttora vive la mia famiglia. Ha mai pensato di avviare unʼimpresa? Non mi sento ancora unʼimprenditrice ma conto di valutare questo aspetto una volta terminata lʼattività agonistica che, ad oggi, assorbe tutto il mio tempo e le mie energie. A che cosa pensa quando nuota? A tutto e niente in particolare. Faccio progetti grandi, mi pongo obiettivi e alimento le mie motivazioni. In alcuni momenti mi capita anche di pensare al menù da preparare per la cena o al colore delle unghie!
Interno Tacco11, l’American Bar di Spinea, Venezia
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PRIMO PIANO di Ugo Perugini
Tra scienza e buon senso Anche cominciare una dieta è una questione di consapevolezza, di buona volontà e persino di un pizzico di spirito d’avventura. La professoressa Anna Villarini, biologa, nutrizionista e ricercatrice presso il Dipartimento di Medicina Predittiva e per la Prevenzione dell’IRCCS all’Istituto dei Tumori di Milano, spesso, nei suoi interventi pubblici, ricorda una frase di San Francesco – che tradisce le sue radici umbre – e che non possiamo non riportare in esergo a questa breve intervista. Cominciate con il fare ciò che è necessario poi ciò che è possibile. All’improvviso vi sorprenderete a fare l’impossibile.
E
se lo ha detto un Santo, bisogna crederci. Questi principi, infatti, sono alla base di qualsiasi impegno che mettiamo per cambiare la nostra vita quando ci accorgiamo che non è proprio quella che vogliamo o, semplicemente, per modificare le nostre abitudini sbagliate, anche e soprattutto quelle legate allʼalimentazione. Ciò che ci colpisce positivamente nellʼapproccio a questo tema da parte della professoressa Villarini è quel senso di leggerezza che le viene dal riconoscere che spesso noi, uomini e donne alle prese con qualche chilo di troppo, siamo portati, anche su argomenti importanti come quelli di unʼalimentazione corretta, ad essere incostanti e velleitari. Bisogna imparare, dice Anna Villarini, a riconoscere i nostri limiti, a non pretendere eccessivamente dalla nostra volontà, cercando di creare lentamente delle abitudini migliori che scalzino quelle vecchie, mantenendole progressivamente, senza forzature esagerate, con una predisposizione ottimista e gioiosa che non deve per forza arrivare al sacrificio estremo. Cercando, piuttosto, di perdonarci se ogni tanto commettiamo qualche trasgressione culinaria; anzi, invitandoci a concedercela di proposito, saltuariamente beninteso, come fosse un bel regalo, senza esagerare ma nemmeno provando eccessivi sensi di colpa, che sono brutti compagni di strada, capaci solo di far naufragare ogni progetto di dieta. Chi non vorrebbe essere seguito da un nutrizionista che la pensa così? I titoli dei suoi libri, dʼaltra parte, sono significativi a tal proposito: “Prevenire i tumori man-
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giando con gusto”, “Scegli ciò che mangi” e per ultimo, almeno per ora, un bel libro di sole ricette “Prevenire in cucina mangiando con gusto”. Con un approccio positivo anche nei confronti delle patologie più gravi come il tumore. Affrontare e orientarsi in una materia tanto ampia e complessa come quella della corretta alimentazione dove, accanto a professionisti ed esperti qualificati, vivacchiano (per modo di dire, visto che il settore resta uno dei più floridi) anche ciarlatani e imbonitori dʼogni risma non è semplice. Eʼ dietro lʼangolo il rischio di banalizzare, di semplificare, mentre se cʼè una cosa sicura è che, a parte alcune regole generali valide per tutti, ogni persona è diversa dallʼaltra e, prima di proporre a qualcuno diete “miracolose”, è necessario sempre considerare le sue caratteristiche fisiche e psicologiche, il suo stile di vita, la sua storia clinica, ecc., seguendone poi con attenzione gli effetti e i risultati, soprattutto se lo scopo non è solo la perdita di peso ma il supporto nei confronti di qualche patologia importante. Insomma, tutto questo discorso per ribadire che con lʼalimentazione, controllata o meno, è meglio non scherzare troppo. Senza, però, cadere nellʼeccesso opposto e farne un dramma. Perché mangiare resta anche uno dei più grandi piaceri della vita: mangiare, infatti, significa anche cultura dei sapori, condivisione di esperienze, socialità, allegria e sarebbe sbagliato rinunciare a tutto questo senza motivi validi.
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PRIMO PIANO Chi è la professoressa Anna Villarini Anna Villarini nasce nel 1965. È biologa e specialista in Scienza dell’Alimentazione, ricercatrice del dipartimento di Medicina predittiva e per la prevenzione all’Istituto dei tumori di Milano; collabora anche con il centro Ipertensione del Policlinico “Cà Granda” di Milano e compare spesso in televisione specialmente nella trasmissione Elisir, trasmessa da Rai 3. Si occupa da anni di studiare lo stretto legame tra alimentazione e tumori e di divulgare le conoscenze scientifiche attraverso convegni e conferenze in tutto il territorio italiano. Insieme a Franco Berrino, che è stato per dieci anni il suo direttore, ha osservato e coinvolto migliaia di donne in Italia nel progetto Diana5 rivolto alle pazienti operate di tumore della mammella. Oggi coordina il progetto dianaweb, un progetto rivolto alle donne con carcinoma mammario per migliorare la prognosi attraverso gli stili di vita. Chiunque voglia partecipare può registrarsi attraverso il sito www.dianaweb.org. Il progetto è online e non occorre essere residenti a Milano per partecipare.
Anna Villarini Noi italiani siamo grandi mangiatori di pasta. Perché il glutine che contiene è così dannoso? È vero che sarebbe meglio scegliere prodotti integrali? Le raccomandazioni internazionali ed europee per la prevenzione delle malattie oncologiche e cardiovascolari ci dicono in maniera molto chiara che dovremmo consumare cereali integrali tutti i giorni. Ma non devono essere necessariamente cereali senza glutine. Anche se il riso integrale è un cereale molto importante per le sue proprietà antinfiammatorie, mangiare farro, orzo decorticati, pasta integrale, pane di segale e altri prodotti che contengono glutine è ugualmente importante ai fini della prevenzione. Certo oggi sappiamo che il glutine se consumato in eccesso può essere infiammatorio e quindi il buon senso ci invita a dire che non dovremmo mangiare tutti i giorni cibi che contengono glutine. Quindi, via libera a riso integrale, miglio, quinoa e amaranto. Recentemente, lʼOMS ha confermato che lʼeccessivo consumo di carni rosse o lavorate può aumentare il rischio di contrarre il cancro. Che differenze ci sono tra carni rosse e carni bianche? Cosa significa carni lavorate? È vero lʼOrganizzazione Mondiale della Sanità ha detto qualcosa che già sapevamo da molti anni e che già era presente nelle raccomandazioni del fondo mondiale per la ricerca sul cancro. Le carni rosse, per la presenza elevata di ferro, ma anche per i metodi di cottura (grigliatura e stufatura), favoriscono la formazione di sostanze cancerogene e il loro consumo, specie se più di una volta a settimana, aumenta il rischio di tumore del colon, del retto, dello stomaco e di altri organi. Questo rischio si riduce un pochino se si mangiano anche molte verdure, tra cui però non sono comprese le patate che non danno alcuna protezione e favoriscono lʼaumento di peso. Le carni conservate sono invece i salumi, le carni in scatola e le carni affumicate. Queste sono state
classificate come cancerogeni di gruppo 1, cioè tra quelle sostanze certamente cancerogene per lʼuomo. Infatti, lʼeccesso di sale, la presenza di conservanti, come i sali di nitrito e le sostanze utilizzate per affumicare, formano o sono già allʼorigine sostanze fortemente cancerogene e favoriscono lo sviluppo dei tumori dellʼesofago, dello stomaco, del colon, del retto e forse anche di altri tumori; per questo le raccomandazioni internazionali ed europee dicono di evitarne il consumo. È vero che un uso eccessivo di latte e di latticini può essere nocivo alla salute? È vero che il latte è un alimento per il cucciolo dellʼuomo e non per lʼadulto, ce lo dice la natura. Ed è anche vero che noi siamo lʼunica specie che beve il latte di una specie diversa. Quello che sappiamo dal punto di vista scientifico è che il latte consumato quotidianamente favorisce lʼaumento di fattori di crescita cellulare di cui si “nutrono” in abbondanza le cellule tumorali. Quindi il latte non è un alimento cancerogeno, ma è un alimento che favorisce la crescita delle cellule neoplastiche qualora si formino o siano presenti. Non lo consiglierei come colazione ideale a alcun adulto specialmente a una persona già malata. Il buon senso deve essere sempre alla base della nostra alimentazione. Si deve variare la dieta e non esagerare nella quantità di cibo assunto. Ci sono però personaggi, come il famoso oncologo Umberto Veronesi, che sostengono addirittura che sia giusto digiunare una volta a settimana. Anche teorie che vanno per la maggiore come quella chiamata Mimadigiuno, si basano sulle proprietà terapeutiche del digiuno. Cosa cʼè di vero? Ve lo dirò con maggior precisione tra qualche anno. Sono, infatti, in corso studi sugli effetti del digiuno (o del mini digiuno) di 3-4 giorni vicino ai trattamenti chemio-
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1_Beesness 2016_JG_Layout 1 22/01/16 15.46 Pagina 14
PRIMO PIANO terapici per potenziarne lʼefficacia o di 4-5 giorni al mese per ridurre il rischio di insorgenza del tumore. Di certo oggi sappiamo che mangiare di meno ci protegge e ci allunga la vita.
a 50 mg/dL nella donna, pressione arteriosa maggiore di 130/85 mmHg e glicemia superiore a 100 mg/dL. La presenza di sindrome metabolica aumenta il rischio di sviluppare un tumore.
Ci sono alcuni fattori di rischio per quanto riguarda le patologie tumorali che non sono modificabili, come sesso, età, familiarità alla malattia, e, in parte, i problemi legati allʼinquinamento ambientale. Altri, invece, possono essere controllati e modificati a nostro favore, migliorando il nostro stile di vita. Quali sono questi fattori e come possono incidere sulla riduzione dellʼinsorgenza di malattie di questo tipo? Sappiamo che fattori di rischio come fumo, dieta, attività fisica, sovrappeso, obesità, eccesso di grasso addominale e consumo di alcolici, sono corresponsabili dellʼinsorgenza di molte patologie oncologiche.
Per concludere, alcuni dilemmi sullʼalimentazione. Il caffè fa bene o male? Due o tre caffè al giorno non fanno male, specialmente se non vengono zuccherati.
Che cosʼè la sindrome metabolica? È possibile correggerla? La sindrome metabolica è una costellazione di fattori di rischio presenti in un unico individuo. Avere tre di questi fattori vuol dire essere in Sindrome Metabolica: una circonferenza vita superiore a 94 cm nellʼuomo e a 80 cm nella donna, i trigliceridi superiori 150 mg/dL, il colesterolo buono (HDL) inferiore a 40 mg/dL nellʼuomo e
Meglio lʼacqua liscia o quella frizzante? Assecondiamo il nostro gusto, vanno bene entrambe, meglio però minerali che oligominerali. I sali contenuti nellʼacqua non vanno evitati, fanno invece bene al cuore. Il vino rosso è meglio di quello bianco? No, fanno male entrambi. Le bevande alcoliche non sono raccomandate anche se è accettato il consumo di un bicchiere di vino al giorno per le donne e di due per gli uomini Sono utili gli integratori vitaminici? Sono utili solo se prescritti per un motivo ben preciso da un medico o da un nutrizionista. Se assunti per lunghi periodi, in dosi alte, e in maniera individuale, solo perché si ritiene di averne bisogno senza una precisa diagnosi, possono invece favorire lʼinsorgenza di tumori.
Alla Cascina Rosa i corsi di cucina naturale del professor Franco Berrino Presso la sede di Cascina Rosa, dell’Istituto Tumori di Milano, vengono organizzati periodicamente dall'Associazione Salute Donna Onlus (corsicucina@salutedonnaonlus.it) i corsi di cucina naturale per la prevenzione aperti a tutti presentati dal Professor Franco Berrino e dalle sue assistenti. Qui è di casa, o meglio in cucina, da oltre venti anni lo chef Giovanni Allegro che con grande competenza ha dimostrato come applicare con gusto i dettami della cucina preventiva. Tra un piatto e l'altro ricordano che per nutrirci in modo sano non devono mancare nel nostro carrello: cereali integrali, legumi, semi oleosi, spezie frutta e tanta verdura (l'esempio di un pasto è il riso integrale con lenticchie e verdure. “Bisogna mangiare almeno il 20% in meno rispetto alle nostre consuetudini rieducando il gusto” ha affermato. Info: www.istitutotumori.mi.it La Cascina Rosa dell’Istituto Tumori di Milano
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BREVI la Redazione
Vendite on-line in ascesa nel Belpaese Sulla base dellʼanalisi promossa dalla School of Management del Politecnico di Milano e Netcomm e presentata dallʼOsservatorio sullʼE-commerce B2C allʼinterno del convegno “Social? Mobile? Multicanalità? Si, ma sono servizio e convenienza la linfa dell’E-Commerce in Italia”, si evidenzia nel 2015 una crescita delle vendite on-line pari al 16% rispetto allʼanno precedente, ovvero più di 2,2 miliardi di euro su un totale di 16,6 miliardi di euro. Il merito di questa ascesa è da attribuirsi ai settori trainanti dellʼeditoria (+31%), dellʼinformatica e dellʼelettronica (+21%), dellʼabbigliamento (+19%) e del turismo (+14%), senza tralasciare lʼapporto dei nuovi settori emergenti come il food & grocery, lʼarredamento, lʼhome living e il beauty che pesano, rispettivamente, i primi due per il 2% del mercato e lʼultimo per lʼ1%. Lo studio mostra che le vendite on-line raggiungono il 4% di quelle retail, ma per ottenere risultati quattro volte superiori come quelli dei mercati francese, tedesco e anglosassone, dove la tecnica è più diffusa, sarà necessario migliorare le prestazioni in termini di gamma, di prezzo e di servizio. Fonte: Osservatorio eCommerce B2C Netcomm e School of Management Politecnico di Milano
Mondadori Store conquista il premio Retailer of the Year italiano Il premio nasce nel 2003 nei Paesi Bassi e, oltre che in Italia, si diffonde in Belgio, in Germania, in Francia, in Spagna, in Svizzera, in Austria e in Lussemburgo, con lo scopo di dare voce al desiderio dei consumatori di voler esprimere il proprio giudizio in merito alle perfomance delle loro insegne preferite. Infatti, il premio “Insegna dellʼAnno Italia 2015-2016”, vinto da Mondadori Store nellʼambito della categoria “Libreria”, si basa sulla valutazione, da parte dei clienti, degli aspetti ritenuti più importanti nel processo di acquisto e tali da garantire una shopping experience migliore in termini di: rapporto qualità/prezzo, livello dei prezzi, offerte e promozioni; servizio, preparazione e cortesia del personale; assortimento, atmosfera e innovazione. A oggi, Mondadori Retail conta oltre 600 punti vendita presenti nel mercato italiano. Fonte: www.mondadoristore.it
Nuove affiliazioni per Driver Driver, rete in franchising con oltre novanta punti vendita e quasi quattrocento gommisti specializzati Pirelli sotto la stessa insegna, ha recentemente aperto quattro nuovi centri in provincia di Asti e di Frosinone, a Siena e a Massa. Si tratta di centri auto completi che, oltre a fornire assistenza per gli pneumatici, propongono servizi di meccanica leggera e di revisione del veicolo. Dotati di apparecchiature allʼavanguardia e gestiti da personale certificato da enti dedicati o dalle stesse case automobilistiche, grazie al franchising, sono destinati a incrementare il loro giro dʼaffari. Fonte: www.driver.it
New entry: Domino’s Pizza alla conquista dell’Italia La Redazione Finalmente anche a Milano, in zona Bisceglie, è stato recentemente inaugurato il primo punto vendita Domino’s Pizza, leader mondiale della pizza a domicilio e con un interessante giro dʼaffari nellʼasporto, fondato nel lontano 1960. La formula adottata per lʼItalia è quella del master franchising e lʼapertura di Milano è la prima di un piano di sviluppo che prevede molti altri punti vendita nei prossimi anni in tutta la Penisola, sia diretti sia in franchising. Dominoʼs Pizza si presenta come un brand globale, declinando il proprio business anche nel canale on-line. A oggi conta una rete di oltre 11.900 punti vendita in più di 80 paesi differenti, compresi la Cambogia e il Paraguay. Le vendite a livello mondiale nel 2014 sono state pari a 8,9 miliardi di dollari, di cui ben 4,1 miliardi negli Usa. Inoltre, sempre nel 2014, la continua ricerca tecnologica ha consentito al brand di generare circa il 50% delle vendite tramite i canali digitali negli Usa e di ottenere un valore pari ai 4 miliardi di dollari di vendite on-line annuali a livello mondiale: ha anche lanciato nel mercato statunitense un nuovo sistema di “voice ordering” abbinato alla propria application, sia per iPhone sia per Android. Nel secondo trimestre 2015 le vendite sono state di 2,2 miliardi di dollari di cui la metà negli Usa, e risulta che quasi il 97% dei punti vendita è gestito in franchising. I plus sono riconducibili alla qualità del prodotto, allʼeccellenza del servizio e al prezzo democratico.
www.dominositalia.it Photo: Domino's Pizza Apre a Milano il 5 ottobre 2015
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BREVI la Redazione
Locman sbarca a Milano
New entry:
DELTAPO OUTLET
“The New Retailtainment Experience”
74 negozi e un progetto di rilancio del territorio del Polesine ad altissima valenza turistica, storica e naturalistica DeltaPo Outlet è inserito in uno dei maggiori poli commerciali del nord est, che si estende sulle rive del Po su un lotto di oltre 120 mila mq, destinati ad espandersi nel prossimo futuro di ulteriori 300 mila mq con piattaforma alimentare e retail park con brand di rilievo nazionali e internazionali. La struttura, costituita da una superficie di vendita di circa 20 mila mq per 74 negozi già autorizzati, sarà inaugurata a settembre 2016. Questa nuova realtà servirà due province, Rovigo e Ferrara, con 3 milioni di potenziali clienti e un volume di consumi annui di circa 16 miliardi di Euro. Ma il bacino dʼutenza è molto più ampio in quanto comprende oltre a Padova, Bologna e Venezia, anche il grande potenziale rappresentato dai turisti nazionali e internazionali che transitano lungo la direttrice verso le città dʼarte Roma, Firenze e Venezia. Infatti la società ha già attivato unʼimportante attività di promozione per lʼincoming turistico, con lʼobiettivo di rappresentare il Brand del territorio, recentemente diventato Patrimonio UNESCO. Il nuovo hub dello shopping beneficia di una posizione strategica: è situato al confine tra le province di Rovigo e Ferrara, in uno snodo nevralgico di scambio tra la Regione Veneto e la Regione Emilia-Romagna, a ridosso del casello di Occhiobello dellʼAutostrada A13 Padova-Bologna e in prossimità della SR6 “Eridania” e SS16 “Adriatica”. DeltaPo Outlet è un esempio concreto di come si possano sfruttare molteplici risorse che dialoghino tra loro e che rappresentino realmente gli interessi e gli sforzi congiunti di due Regioni (Emilia Romagna e Veneto), espressione della collaborazione locale per il benessere delle aree coinvolte.
www.deltapo-outlet.com
Locman, brand italiano di orologi dal contenuto tecnologico elevato, ha recentemente aperto una boutique monomarca a Milano, in via Manzoni 29. Oltre ai noti orologi, è possibile acquistare le nuove linee di gioielli, di occhiali, di borse e di accessori in pelle. Il nuovo punto vendita meneghino coniuga i valori fondanti del brand, ovvero prodotti innovativi e italian style. Infatti, i materiali utilizzati per lʼarredamento rimandano sia ai colori dellʼisola dellʼElba, culla dellʼazienda, sia a un contesto dal gusto internazionale. Attualmente, i negozi Locman sono oltre 1.500 nel mondo, di cui 11 monomarca presenti in Italia, in Giappone e in Cina. Il piano di espansione prevede unʼimminente apertura di un flagship store a Macao e, nel prossimo biennio, di altri dieci punti vendita monomarca. Fonte: www.locman.it
LaCLINIQUE lancia My.GENETIQUE A Expo 2015, LaCLINIQUE, centro di medicina e di chirurgia estetica al top in Italia, ha presentato My.GENETIQUE, il primo e innovativo programma nutrizionale che legge, oltre al codice genetico, le infiammazioni e lo stress. Gli esami proposti sono volti a un approccio sistemico e globale del paziente, con lo scopo di individuare le cause nascoste di alcuni sintomi. Da non sottovalutare sono anche le condizioni ambientali, con tutto il loro potenziale carico di inquinamento e i ritmi di vita che impone, e gli eventi traumatici, che a volte possono riflettersi negativamente sul benessere psico-fisico. Il programma, sostenuto da studi scientifici e applicato da biologi e da specialisti della materia, si rivolge oltre che ad adulti con varie problematiche di salute e di tipo estetico, anche ai bambini e agli sportivi che vogliano migliorare le proprie performance. Fonte: www.mygenetique.it
Best Drive, opportunità in franchising per i gommisti italiani Il marchio e il concept in franchising Best Drive nascono dallʼintuizione del gruppo tedesco Continental di offrire nuove opportunità di lavoro e di crescita professionale ai gommisti e un servizio allʼavanguardia per i clienti, tramite un nuovo portale, adatto a smartphone e tablet. I plus di Best Drive, sia per i potenziali imprenditori sia per i clienti, sono riassumibili nellʼacquisizione di una maggiore capacità di interazione tra le parti, nellʼapprendimento della gestione del centro e nellʼofferta di unʼesperienza dʼacquisto qualificante. Inoltre, questo nuovo concept offre una serie di opzioni da declinare sulle caratteristiche dellʼofficina e del contesto territoriale in cui opera. Il piano di sviluppo prevede, entro il 2019, lʼapertura di almeno cento centri affiliati. Fonte: www.bestdrive.it
Photo: La tipica confezione di pollo croccante di KFC
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BREVI la Redazione
Alibaba punta all’Europa
Avenue des Champs Élysées a Parigi è la via commerciale più costosa in Europa, al 3° e 4° posto Via Montenapoleone e Via Condotti a Milano e Roma “Main Streets Across the World”, la ricerca a livello globale recentemente pubblicata da Cushman & Wakefield, traccia oltre 500 tra le principali vie commerciali nel mondo, stilando una classifica sulla base dei loro canoni di locazione primari. La 27° edizione del rapporto mostra che i canoni di locazione sono aumentati nel 35% delle vie – nonostante sia aumentato il clima di incertezza a livello globale negli ultimi 12 mesi. Nella classifica stilata da Cushman & Wakefield delle 10 vie commerciali più costose in Europa (considerando la top location per ogni città) Avenue des Champs Élysées a Parigi con un canone primario pari a €13.255 mq/anno, rimane la via commerciale più costosa in Europa, superando di poco New Bond Street a Londra. New Bond Street a Londra si colloca al secondo posto nella classifica a €12.762 mq/anno. Sempre in Europa al terzo e quarto posto si collocano rispettivamente Via Montenapoleone a Milano con un canone primario pari a € 10.000 mq/anno e Via Condotti a Roma a € 9.500 mq/anno. Per quanto riguarda lʼItalia, Thomas Casolo, Head of Retail di Cushman & Wakefield, afferma: “In generale, il mercato Retail nelle principali vie commerciali delle città italiane è attivo ed effervescente, stimolato da una domanda molto varia per quanto riguarda sia la tipologia delle aziende, sia le caratteristiche degli spazi richiesti. La naturale conseguenza di questa domanda sostenuta, a fronte di una limitata disponibilità di spazi, è la continua crescita dei canoni di locazione, soprattutto nelle posizioni più ambite, non solo a Milano e Roma, ma anche a Venezia e Firenze. Queste sono infatti le città considerate come prioritarie dai retailer internazionali per lo sviluppo del loro brand nel mercato italiano: la significativa affluenza turistica che le caratterizza rappresenta infatti un elemento determinante per il ritorno in termini sia di immagine che di potenzialità di fatturato”.
Alibaba, il gigante dellʼe-commerce cinese, è pronto a muovere i suoi primi passi in Europa. Iniziando proprio dallʼItalia, che insieme a Francia e Germania, fa parte di un primo gruppo di Paesi dove lʼazienda cinese ha espresso la volontà di aprire alcuni uffici nei prossimi mesi. Ciò che Alibaba cerca è un nuovo bacino di clienti, dopo aver raggiunto in Cina la predominanza del mercato degli ordini online: 8 pacchi recapitati su 10 passano attraverso i suoi servizi. Il sito funziona come unʼinfinita vetrina online, che mette direttamente in contatto il compratore con il venditore. E il primo step anche in Italia sarebbe proprio questo: trovare e selezionare PMI legate a settori di eccelleza, come cibo e moda, per allargare la scelta di prodotti offerti in Cina, ma anche per iniziare a sondare il mercato in vista di una futura espansione. Fonte:www.alibaba.com
Dal 2016 il finanziamento per giovani e donne Un bando destinato ai giovani e alle donne per finanziare le proprie idee e creare unʼimpresa: è questo il risultato del decreto legislativo n. 185-2000 per lʼautoimprenditorialità giovanile e femminile nei settori della produzione dei beni e dei servizi. Il Ministero dello Sviluppo economico ha stanziato 50 milioni di euro con lo scopo di favorire lo sviluppo di micro e piccole imprese condotte da giovani tra i 18 e i 35 anni o da donne. I settori di interesse per i progetti di finanziamento, che dovranno essere di importo non superiore a 1,5 milioni di euro, sono lʼindustria, lʼartigianato, la trasformazione dei prodotti agricoli, i servizi, il commercio, il turismo, la valorizzazione del patrimonio culturale, ambientale e paesaggistico e lʼinnovazione sociale. Le proposte in questione potranno essere sottoposte al gestore del bando, Invitalia, a partire dal 13 gennaio 2016. Fonte: www.sviluppoeconomico.gov.it
Intimissimi punta sul nuovo format dedicato all’Uomo Una nuova scommessa per il gruppo Intimissimi, il marchio di intimo a cui fa capo il Gruppo Calzedonia, diffusissimo in Italia e a livello internazionale. Nellʼultimo anno, infatti, ha scelto di puntare su un nuovo format “Intimissimi Uomo”, che è stato valutato come un settore in espansione e in linea con il concept del gruppo, che fino a questo momento, pur prevedendo una linea uomo nelle proprie collezioni, aveva sempre dato maggiore rilevanza alla parte donna. Il patron del marchio, Sandro Veronesi, ha infatti sottolineato come i test abbiano avuto un feedback positivo e di conseguenza ha spiegato la volontà del gruppo di aprire almeno 30 negozi con lʼinsegna “Intimissimi Uomo” entro il 2015, per poi considerare unʼulteriore espansione in caso di riscontro positivo da parte dei clienti. Fonte: it.intimissimi.com/section/uomo/4804.uts
Photo: L’ingresso di Via Montenapoleone a Milano
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BREVI la Redazione
Boom l’Oréal nel 2015 LʼOréal, il gruppo francese che si occupa di prodotti di bellezza e moda, ha registrato nel 2015 una delle performances migliori della sua storia, portando a casa a fine giugno la maggior crescita degli ultimi 20 anni. In attesa dei dati sul secondo semestre del 2015, quelli dei primi sei mesi dellʼanno hanno confermato una crescita a doppia cifra, con un incremento delle vendite semestrali del gruppo del + 14,7%, raggiungendo così quota 12,8 miliardi di euro. Tutte le divisioni hanno avuto un andamento positivo, ma a trainare il gruppo è stata in particolare la LʼOréal Luxe, grazie a grandi marchi del lusso come Giorgio Armani, Yves Saint Laurent e Kiehlʼs, che hanno portato a una crescita del 20,1%. Le migliori performances sono state registrate nel mercato nordamericano (+26,8%) e in Asia (25,5%). Fonte: www.loreal-paris.it
Tutti pazzi per i dolci I dolci come antidoto alla crisi e non solo per la loro funzione antidepressiva. Da quanto emerge da unʼanalisi FIPE (Federazione Italiana Pubblici Esercizi), i bar che comprendono anche lʼarea pasticceria registrano un margine operativo lordo del 24% in più rispetto alle altre tipologie di esercizi commerciali simili. In particolare, le pasticcerie in franchising hanno vissuto un momento positivo negli ultimi anni, confermandosi come un ambito di sbocco di primo piano nellʼambito del food. Non sorprende quindi che il settore della pasticceria valga 4,1 miliardi di euro allʼanno e che le professioni legate a questo ambiente, come il pasticcere puro (ma anche la nuova figura del cake designer, che unisce lo spirito artistico alla preparazione dolciaria), siano tra le più richieste, con un indice di disoccupazione quasi nullo. Fonte: FIPE
Grande slam: Lavazza sbarca in Australia Dopo il successo agli Us Open, lo storico brand italiano leader nella produzione di caffè, approderà nel 2016 anche agli Australian Open di Melbourne, completando così lo slam. Il connubio col mondo del tennis nasce nel 2011 quando Lavazza diventa partner ufficiale di Wimbledon e si consolida nel 2015 diventando caffè ufficiale anche agli Internazionali di Francia e più recentemente agli US Open. Lʼazienda italiana diventa così lʼunico brand di food & beverage al mondo ad essere partner di tutti e quattro i tornei del grande slam. “Questi eventi di grande prestigio si svolgono in mercati chiave per lʼazienda e, grazie alla loro risonanza globale, si inseriscono perfettamente nella strategia di internazionalizzazione della marca”, ha dichiarato Giuseppe Lavazza, Vice Presidente del gruppo. Fonte: www.lavazza.it
Nuovo showroom per Jacob Cohën a Milano di Francesca Mulas Jacob Cohën, marchio specializzato nel denim luxury, riconosciuto ed apprezzato per la raffinatezza e unicità dei sui capi, ha recentemente inaugurato il nuovo showroom milanese di via Morimondo 27, allʼinterno degli spazi industriali dellʼex Richard Ginori. Artefice del progetto lo studio internazionale Area 17 Architecture&Interiors, già autore di alcuni store monomarca del brand veneto. La struttura occupa uno spazio completamente ristrutturato di 1500 metri quadri su due livelli, arredati secondo lo stile del brand. “La scelta di una nuova sede di rappresentanza commerciale si era resa indispensabile a fronte di una crescita continua negli anni e dei progetti di espansione futuri. Questo showroom, una vera e propria ʻCasa Jacob Cohënʼ destinata ad accogliere al meglio i nostri amici ed estimatori, rappresenta alla perfezione lo spirito e lʼattitudine cosmopolita del brand, la sua vocazione internazionale” ha dichiarato Marco Tiburzi, Direttore commerciale e Marketing di Jacob Cohën. Il marchio, prodotto da Giada S.p.A., è distribuito in 400 boutique italiane e in 1200 punti vendita selezionati all’estero. Per quanto riguarda la distribuzione retail, sono nove i negozi monomarca nel mondo (uno a Taormina, sei in Europa, uno in Giappone e uno in Qatar), mentre a Londra, ad Harrods e Harvey Nichols, sono presenti due corner dedicati al brand. Lʼazienda ha fatto registrare un trend di crescita considerevole negli ultimi anni con un fatturato globale che è passato dal milione di euro del 2004 ai 62 milioni del 2014, con 600 mila capi venduti nel 2014 e un export pari al 70% del fatturato globale.
jacobcohen.it Fonte: styleandfashion.blogosfere.it
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BREVI la Redazione
Pinko debutta nell’eyewear con Italia Independent di Francesca Mulas Pinko si butta nellʼeyewear con “The Pinko Invasion”. In vendita dallo scorso mese di dicembre, gli occhiali firmati Pinko nati dalla collaborazione con Italian Independent di Lapo Elkann, sono distribuiti a un prezzo di 150 euro in boutique e negozi di ottica selezionati, oltre che nelle piattaforme e-commerce dei due marchi. “The Pinko Invasion” è una collezione completamente made in Italy composta da 4 modelli declinati in 12 colorazioni. «Lʼeyewear è una categoria merceologica con un potenziale a lungo termine. Collaborare con Italia Independent è garanzia di know-how esclusivo e qualitativo», ha dichiarato Pietro Negra, presidente e AD di Pinko. Si tratta dellʼultimo passo di una strategia di espansione e diversificazione che lʼazienda persegue da decenni. Dopo un 2014 chiuso con un incremento dei ricavi pari 7%, anche il 2015 dovrebbe attestarsi sui livelli di crescita dellʼanno precedente con un fatturato che dovrebbe toccare quota 180 milioni per Cris Conf, gruppo cui fa capo Pinko. La griffe nata nei primi anni 80 a Fidenza, è presente oggi nel mondo in 180 punti vendita tra monomarca e franchising e in quasi 1000 punti vendita wholesale con ricavi che al 50% provengono dall’export. I mercati che hanno trainato la crescita sono Europa, Russia, Cina e Medio Oriente e ora lʼobiettivo è estendere la distribuzione in Giappone e negli Stati Uniti partendo dai department store fino ad arrivare alle vetrine strategiche nel cuore delle vie dello shopping. Non solo città ma anche aeroporti: il marchio di abbigliamento sta infatti puntando sul travel retail, e oggi può vantare la presenza in 12 store in alcuni dei principali scali mondiali.
www.pinko.com
Stefanel: 3 anni insieme a Pink is Good Stefanel, per il terzo anno consecutivo ha sostenuto il progetto della fondazione Umberto Veronesi “Pink is Good”. Nato nel 2013 con la finalità di combattere il tumore al seno, il progetto si pone lʼobiettivo di promuovere la prevenzione e sostenere la ricerca scientifica con il finanziamento di borse di ricerca a medici e scienziati che dedichino la vita allo studio e alla cura della patologia. Stefanel, da sempre attenta allʼuniverso femminile, ha voluto confermare il suo impegno nella prevenzione e nel supporto concreto alla salute delle donne partecipando attivamente per il terzo anno consecutivo al progetto. Dal 15 al 31 ottobre, mese mondiale della prevenzione del tumore al seno, Stefanel ha infatti devoluto alla Fondazione 1 euro per scontrino emesso nei negozi di proprietà. Fonte:www.stefanel.com
Al fondo BC Partners la maggioranza di Old Wild West Old Wild West, tra le principali catene di ristorazione in Italia, passa nelle mani del fondo di private equity BC Partners che ha recentemente acquisito la maggioranza del capitale di Cigierre, gruppo cui fa capo Old Wild West. Lʼazienda friulana conta oggi 180 ristoranti di cui 70 aperti negli ultimi 4 anni, periodo che ha visto registrare una crescita dei ricavi esponenziale (40% allʼanno). Cigierre, oltre a Old Wild West, detiene anche le insegne Wiener Haus, Arabian Kebab, Cantina Mariachi e Kukkuma Café. “Cigierre è una delle catene della ristorazione più innovative nel panorama europeo. Siamo lieti di supportare il suo management nellʼulteriore espansione dei formati esistenti, così come nello sviluppo e acquisizione di altri formati in Italia e allʼestero”, ha detto Nikos Stathopoulos, managing partner di BC Partners. Fonte: www.corriere.it - www.oldwildwest.it
Nuove aperture Woolrich a Boston, Amsterdam e Berlino Lʼespansione di Woolrich non conosce freni. Tris di aperture dʼeccezione per il noto brand americano distribuito da Wp-Lavori in corso, che ha inaugurato a ottobre un secondo store a Boston e in Olanda, ad Amsterdam, e un terzo punto vendita a Berlino (il quarto in Germania). Le aperture del 2015 seguono la scia di quelle del 2014 di Praga, Amburgo, Sylt, Tokyo, New York e Brescia. Lʼobiettivo dellʼazienda, la cui strategia è ancora principalmente focalizzata sul wholesale, è quello di rafforzare anche la distribuzione retail, raggiungendo quota 80 negozi di proprietà entro il 2020, con un fatturato pari al 20-30% dei ricavi totali, e continuando così nel piano di espansione anche nel medio periodo. Le prossime aperture dovrebbero riguardare Stati Uniti, Canada, Giappone e Europa, Italia compresa. Fonte: www.adnkronos.com - www.woolrich.eu
Fonte: www.mffashion.com e altri
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NEWS
di Francesca Mulas
Showroom Kipling a Milano
l’italia guida l’espansione europea uattro nuovi punti vendita hanno contraddistinto il 2015 di Kipling in Italia. Ed è una novità assoluta per il marchio belga del gruppo americano VF Corporation guidato nel belpaese da Marco Lensi, Country Manager Italia. Le aperture hanno riguardato 4 città strategiche: Milano a Luglio, Palermo ad agosto, Roma e Torino a settembre. Make Happy è la mission del brand che punta ad offrire ai consumatori borse e accessori di qualità adatti per la vita di tutti i giorni. Kipling nasce nel 1987 dallʼidea di tre giovani designer di Anversa che quasi per caso scoprono il potenziale delle increspature del nylon dando vita in pochissimo tempo a borse e accessori sportivi che da quasi trentʼanni accompagnano la vita delle donne di tutto il mondo.
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Oggi Kipling è presente infatti in 70 paesi con più di 250 punti vendita. Kipling ha fatto registrare interessanti trend di crescita negli ultimi anni, beneficiando anche delle sinergie derivanti dallʼappartenenza a un gruppo solido come VF. Lʼazienda americana, che tra gli altri possiede i marchi del calibro di Timberland, Eastpak, The North Face, Vans, Wrangler, ha messo sul piatto ben 1,2 miliardi di dollari per altre acquisizioni. Ad affermarlo Karl Heinz Salzburger, Vice President di VF, che ha confermato “la volontà di continuare a crescere per acquisizioni nel piano 2012-2017. Il gruppo è cresciuto finora del 8% annuo in modo organico e ha 1,2 miliardi di dollari da dedicare a eventuali operazioni straordinarie”.
www.kipling.com
P3 Logistic Parks punta sull’Italia , società specializzata in acquisizione, gestione e sviluppo di proprietà logistiche in Europa, si estende su tutto il territorio europeo, con 145 immobili logistici per un totale di oltre 3 milioni di m² in 9 diversi Paesi, oltre a terreni che permettono lo sviluppo potenziale di ulteriori 1,3 milioni di m² di spazio industriale. I magazzini P3 sono adattabili a qualsiasi tipologia di settore merceologico e anche al mondo fashion. Infatti tra i clienti in Italia troviamo il noto brand Moncler a “P3 Castel San Giovanni” - in provincia di Piacenza – Emilia Romagna, presente con Industries SpA società di logistica del gruppo. Tra gli altri clienti italiani citiamo Deufol, Difarco, Agorà Network, Geodis, Rajapack, You Log e SDA. Negli ultimi quattro mesi, P3 Logistic Parks in Italia ha ceduto in locazione oltre 80.000 m² di magazzini, incluso uno spazio di 68.000 m² ad Agorà Network. Inoltre ha notevolmente ampliato la propria presenza sul mercato logistico italiano a partire da luglio 2014.
P3
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La crescita di P3 sul mercato italiano fa parte del più ampio piano di sviluppo perseguito dalla società nel corso degli ultimi 18 mesi, che lʼha vista diventare una delle maggiori società immobiliari logistiche in Europa.
www.p3parks.com
La location P3 di Castel San Giovanni
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NEWS
di Francesca Mulas ango chiude 450 negozi negli Stati Uniti. Lʼazienda spagnola ha infatti recentemente annunciato che non rinnoverà lʼaccordo con Jc Penny, retailer statunitense, per il mercato americano. Lʼaccordo di durata quinquennale siglato nel 2009 aveva lʼobiettivo di aprire 600 punti vendita Mango in America. Non sono ancora chiari i motivi della rottura che dovrebbe incidere per circa 2 miliardi di euro (0,5% sul giro dʼaffari) sul bilancio dellʼazienda. Il mercato Statunitense non è lʼunico ha subire un ridimensionamento. Nel 2014 il retailer catalano ha abbandonato anche Brasile, Bulgaria, Slovenia, Montenegro mentre nel 2015 è stata la volta dellʼAustralia, dove Mango era presente dal 2002. Discorso opposto in Italia dove è previsto un intenso piano di opening a cominciare dai punti vendita di recente apertura come Torino, Orio al Serio e Padova fino a Napoli e Roma dove lʼobiettivo è avere un negozio come quello di Corso Vittorio Emanuele a Milano, che rappresenta il nuovo format di Mango nel mondo. Se da una parte cʼè un ridimensionamento dei punti vendita fisici in alcuni mercati, dallʼaltro cʼè un rafforzamento crescente dellʼe-commerce, dove Mango è presente in 76 paesi con il suo store digitale. Le vendite online hanno quasi raggiunto il 10% del fatturato totale nel 2014 con una crescita pari al 48% rispetto allʼanno precedente. Oggi Mango è presente in 109 paesi con 2700 punti vendita e un giro dʼaffari che ha toccato nel 2014 quota 2 miliardi di euro. Lʼespansione retail resta il fulcro della strategia dellʼazienda che nel 2015 ha investito circa 300 milioni sia in nuove aperture, soprattutto in Sud America, Asia e Africa, che nel restyling dei vecchi negozi.
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Il negozio Mango a Milano
crescita retail tra vecchi e nuovi mercati
www.mango.com
Fonti: www.pambianconews.com - fashionmagazine.it
Nuove nomine in Moschino: Corrado Masini è il nuovo DG orrado Masini subentra ad Alessandro Varisco nel ruolo di Direttore Generale di Moschino. È questa la novità più importante che ha caratterizzato il 2015 della griffe italiana appartenente al gruppo AEFFE. A Masini il compito di rafforzare il posizionamento delle diverse linee di Moschino oltre a coordinare le strategie di marketing, operative e distributive volte a supportare lo sviluppo internazionale del brand. Non sono ancora stati ufficializzati i dati di chiusura del 2015 ma dovrebbero essere confermate le previsioni di crescita rispetto al 2014. I dati di novembre hanno infatti fatto registrare un incremento dei ricavi consolidati (pari a 206,5 milioni di euro) del 7% rispetto allo stesso periodo dellʼanno precedente per la capogruppo AEFFE. In crescita il mercato domestico (+6%) che incide per quasi il 45% sul fatturato totale, ma anche quello estero. Il mercato americano è cresciuto del 21%, quello nipponico del 13% ma a trainare lʼexport è sicuramente la Cina con una crescita del 65%, dovuta in gran parte al brand Moschino la cui estetica rispecchia particolarmente i canoni asiatici. In crollo invece il mercato russo che ha visto una diminuzione del fatturato pari al 48%. Diversi i fattori che hanno inciso su questi risultati, a
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partire dalla scelta di nuovi stilisti come Jeremy Scott per Moschino e di Lorenzo Serafini per Philosophy. Non meno importanti sono state le nuove aperture negli Stati Uniti, con Moschino che ha aperto a Los Angeles ed è tornata a New York con una boutique caratterizzata dallo stile pop-chic nel cuore di Soho lo scorso agosto.
www.moschino.com
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NEWS
di Ilaria Ricotti
Dalla guida al vero e proprio viaggio: nasce
Mondadori Travel rmai non più solo libri: anche le grandi case editrici italiane stanno investendo sempre di più sui cosiddetti “collaterali”, da affiancare alla carta stampata nelle loro offerte al pubblico. A dare inizio a questa tendenza erano stati i reparti per lʼacquisto di CD musicali, DVD e infine anche gli articoli più disparati di oggettistica e cartoleria. La nuova frontiera sono invece le forniture di veri e propri servizi ai clienti, che oltre a comprare un libro possono godersi un caffè o…prenotare un viaggio, come permette ora Mondadori Travel, la nuova sezione, inaugurata nel novembre 2015, del Mondadori Megastore di via Marghera a Milano. Oltre a poter acquistare guide, cartine, libri specializzati e altro ancora su moltissime mete in tutto il mondo, ora il cliente che si reca al Mondadori Megastore potrà usufruire
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anche dellʼaiuto di personale specializzato per decidere il posto migliore da visitare, pianificare il viaggio nei minimi dettagli e prenotare pacchetti vacanze. Proprio come una vera e propria agenzia viaggio, lo Store Mondadori, infatti, fornisce anche soluzioni di viaggio con i più importanti brand del settore, come Alpitour, Francorosso, Viaggidea, Villaggi Bravo e Karambola. Una scommessa innovativa: “Questa iniziativa rientra nel disegno di poter proporre ai nostri clienti una sempre più ampia offerta nel mondo della cultura e divertimento, che faccia di Mondadori Store il riferimento nel mercato italiano per questi settori”, ha dichiarato Mario Maiocchi, amministratore delegato di Mondadori Retail.
www.mondadoristore.it
Harmont & Blaine alla conquista dei mercati esteri uando il luogo dove si è cresciuti inizia a stare troppo stretto: è la sensazione che sta provando Harmont & Blaine, la celebre marca di abbigliamento di eccellenza Made in Italy. E il “bassotto” non è certo stato con le mani in mano: a ottobre è stato inaugurato il primo negozio monomarca al 35 di Boulevard des Capucines, tra Place de la Madeleine e lʼOpera, a Parigi: un negozio di oltre 400 mq su due piani e con quattro vetrine che danno su alcune delle vie più caratteristiche e frequentate dai turisti della capitale francese. Un caso non isolato, ma che fa parte della strategia del gruppo in Francia, la quale si baserà soprattutto sul retail, con lʼapertura in futuro di un altro store a Parigi, oltre che di diversi punti vendita in Costa Azzurra. Anche il wholesale avrà il suo spazio, grazie alla vendita di capi di abbigliamento Harmont & Blaine nei più prestigiosi grandi magazzini e rivenditori selezionati francesi. Una scelta, quella di puntare sui mercati esteri, che aveva portato nel 2014 allʼentrata del fondo di private equity Clessidra SRG nel capitale sociale del gruppo con una quota del 35%. Gli obiettivi sono un potenziamento del brand sul mercato asiatico, sul mercato dellʼEuropa Continentale e su quello americano (Nord e
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Centro-Sud America). In particolare, lo scopo di queste operazioni è potenziare la rete retail, verso cui sono stati destinati 60 milioni di euro, per consolidare la brand awareness e conquistare una posizione internazionale di leadership, già consolidata in Italia, nellʼambito dellʼupper casual sportswear.
www.harmontblaine.it
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NEWS la Redazione
Come riportato dalla stampa la norma ridisegna e ristruttura la legislazione per la protezione dei marchi europei, sia promuovendone la lotta contro la contraffazione, sia facilitando la registrazione, in Europa, di nuovi marchi. Ma soprattutto riduce fino al 37% gli oneri di registrazione. Da un lato, infatti, la direttiva 2015/2436/Ue (entrata in vigore il 12 gennaio) punta a rendere più accessibile, efficiente e meno oneroso per le imprese il deposito di marchi industriali. Che possono essere tutelati sia a livello nazionale che a livello europeo tramite lʼufficio comunitario, lʼUami, con sede in Spagna, ad Alicante. Due sistemi che coesistono. Però ogni Stato europeo ha le sue procedure e i suoi oneri, spesso diversi gradi di protezione (più o meno soddisfacenti per le imprese), così come tempi e costi di registrazione diversi.
Ue, è legge la riforma sui marchi di impresa opo un lungo negoziato politico, avviato dal 2013, la riforma dellʼUnione europea sui marchi di impresa (il cosiddetto “Pacchetto Marchi”) è diventata legge con la sua doppia pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale Ue del 23 e 24 dicembre (L 336 e L 341).
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La nuova normativa, invece, mira proprio a semplificare, accelerare e armonizzare le procedure per assoggettare le domande di marchio presentate a livello nazionale alle stesse formalità (ad esempio la data di inoltro) in tutta la Ue. Sono previste norme per facilitare la registrazione di nuove tipologie di marchi a seguito dellʼevoluzione dellʼera digitale e delle nuove necessità delle aziende. Ma si rafforza anche la certezza giuridica in caso di contenziosi e si mira a garantire un migliore coordinamento tra lʼagenzia per i marchi della Ue e gli uffici nazionali, allineando pratiche, strumenti comuni di ricerca e facendo dialogare, ad esempio, le banche dati. Fonte: Distribuzione Moderna
Italo Bussoli nuovo Presidente Assofranchising Italo Bussoli dal 1° gennaio è il nuovo Presidente di Assofranchising, il marchio storico nellʼorganizzazione della rappresentanza del franchising italiano, e ricopre la massima carica dellʼAssociazione dopo i 14 anni di presidenza di Graziano Fiorelli, Presidente di Mail Boxes Etc., che ha lasciato lʼincarico alla scadenza naturale del suo mandato conclusosi a fine anno 2015. Bussoli mantiene anche il ruolo di Segretario Generale.
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e lʼaccordo con lʼUnione Nazionale Consumatori per un sistema di asseverazione del Franchising come modalità gradita al consumatore, queste le prime grandi sfide da affrontare con vigore e successo.
Italo Bussoli, già Vice Presidente e Segretario Generale, guiderà la storica Associazione Italiana del Franchising nel segno della continuità di una Presidenza che lascia una cospicua eredità di buon governo. Il nuovo presidente si ripromette di portare Assofranchising verso traguardi sempre più ambiziosi come il varo della 1° edizione di F&re, Franchising&Retail Expo, la Fiera del settore e del retail organizzata da AIF con BolognaFiere, dal 28 al 30 aprile 2016; il lancio operativo dei 50 Sportelli Franchising presso altrettante Confcommercio locali; la gestione del rapporto con Confcommercio nazionale che riconosce ad AIF il ruolo di apripista per la modernizzazione del sistema distributivo
Assofranchising è lʼAssociazione delle reti in Franchising i cui Soci rappresentano larga parte del sistema franchising nazionale in termini di punti vendita, addetti occupati e fatturato. Il Franchising in Italia conta su 941 brand, un fatturato complessivo di 23,5 miliardi di euro, pari a oltre lʼ1% del PIL italiano, ca. 50.000 punti vendita in franchising attivi e quasi 200.000 addetti occupati.
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www.assofranchising.it
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NEWS
di Ilaria Ricotti
Il mix tra arte e innovazione targato Furla approda a Madrid Fondata nel 1927 da Aldo e Margherita Furlanetto a Bologna, Furla, grazie allo stile unico delle sue borse e accessori, è riuscita a conquistare lʼItalia e non solo, sempre unendo salde radici nel passato con uno sguardo però rivolto al futuro. Ne è testimone anche la recente apertura in primavera di un nuovo flagship store Furla a Madrid, in Calle Serrano 46, lʼesclusiva via dello shopping della capitale spagnola. Un Paese molto caro a Furla, come ha spiegato il CEO Eraldo Poletto, intervenuto allʼinaugurazione ospitata dallʼAmbasciata Italiana a Madrid: “Il nuovo flagship store di Madrid rappresenta una location strategica per il brand. Accompagnerà il consumatore alla scoperta del mondo Furla attraverso le sue collezioni, offrendo lʼesperienza di apprezzare creatività e artigianalità italiane”. Un amore ricambiato in pieno dal mondo della moda spagnolo, che ha accolto con entusiasmo lʼapertura del secondo flagship store Furla in pochi mesi, dopo quello inaugurato a Barcellona nel novembre del 2014. AllʼAmbasciata Italiana a Madrid sono infatti intervenuti più di 300 ospiti, compresi i top clients del marchio, le celebrities spagnole e i fashion influencers più noti, che hanno potuto ammirare in anteprima la nuova campagna pubblicitaria Furla Autunno-Inverno 2015, realizzata dal fotografo Mario Testino. Un evento che è stato il coronamento di un 2015 volto allʼinternazionalizzazione del marchio Furla. Da gennaio 2015, Furla ha aperto 44 nuovi punti vendita nel mondo, dallʼEuropa allʼAsia, passando per il mercato statunitense. Uno slancio verso lʼestero che però non dimentica le radici italiane di artigianalità, qualità e connubio con lʼarte, che contraddistinguono i prodotti Furla. Il marchio offre oggi ai propri clienti un lusso innovativo grazie allʼuso di pelli di valore, metodi specifici di conciatura ed estrema attenzione al dettaglio, il tutto supportato da tecnologie avanzate. E il concept dei negozi Furla segue questi stessi principi. Per creare un ambiente unico e inconfondibile, vengono ripresi gli elementi storici della Villa a Bologna, dove lʼazienda è stata creata e fondata, rivisitandoli in una chiave moderna per creare un effetto unico di “eleganza contemporanea”. Una stretta relazione con lʼarte che Furla ha coronato con la creazione della Fondazione Furla a Bologna nel 2008, la quale sostiene i giovani artisti italiani per lo sviluppo e la sperimentazione di nuove frontiere dellʼarte contemporanea.
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Il recente flagship store Furla di Madrid
Il primo flagship store Furla di Barcellona
www.furla.com
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NEWS
di Ilaria Ricotti
Kartell, Dubai, Galeries LaFayette
Kartell,
Made in Italy alla conquista dell’Oriente Design unico e qualità di alto livello, uniti alla funzionalità dei propri prodotti: sono questi i valori che Kartell, azienda italiana leader nell’arredamento e negli accessori per la casa, sta diffondendo in tutto il mondo. La compagnia, fondata nel 1949 da Giulio Castelli e oggi presieduta da Claudio Luti, ha dato inizio 15 anni fa a un ambizioso progetto di retail, legato al concetto di monomarca, che lʼha portata alla realizzazione di 130 flagship store monomarca in affiancamento a 250 shop in shop e 2500 rivenditori, che hanno diffuso ai quattro angoli del globo il concept e i valori di questa realtà Made in Italy. Grazie alla versatilità e alla spiccata internazionalizzazione delle proprie collezioni, Kartell è in grado di avvalersi di molteplici soluzioni distributive: negozi monomarca, shop in shop, department store di lusso, boutique di moda, vendita online, in grado di adattarsi ai diversi mercati. Il successo, infatti, non è arrivato solo nelle grandi capitali europee, ma anche e soprattutto in Vicino ed Estremo Oriente. Proprio in Cina, nel 2013 Kartell ha firmato un accordo di joint venture con la Gold Bond Enterprises, che ha portato alla creazione
della società GB Kart Ltd, la quale ha lʼobiettivo di diffondere e distribuire i prodotti Kartell in tutto il Paese. Obiettivo che passa dallʼapertura di 50 flagship store nellʼintero territorio cinese nei prossimi anni. Un programma che è stato varato anche verso un altro Paese emergente dalle grandi potenzialità di mercato come il Brasile. Oltre ai negozi già inaugurati in alcune delle principali città, tra cui San Paolo e Rio de Janeiro, in previsione cʼè lʼapertura di 50 negozi di alta gamma, che siano in grado di garantire la presenta di Kartell nei principali centri del Paese. E la conquista del mercato internazionale non è che appena iniziata. Sempre nel 2013, Kartell ha firmato un accordo quinquennale con Chaloub Group, specializzata nei prodotti di alta gamma, per la distribuzione in Qatar, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, Oman e Iran, confermando così la propria lungimiranza negli investimenti e nella scelta dei mercati verso cui puntare la propria attenzione. Il debutto in Medio Oriente è avvenuto proprio a Dubai, nel cuore degli Emirati Arabi Uniti, allʼinterno di una delle destinazioni più rinomate per lo shopping di lusso, il department store Galeries Lafayette Dubai Mall. Dopo gli Emirati Arabi Uniti, Kartell ha poi conquistato anche il Qatar, lasciando molti a chiedersi: quale sarà la prossima tappa per quella che sembra unʼinarrestabile espansione?
www.kartell.com
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EUROPEAN
CONFERENCE AUTHENTICITY:
DIFFERENTIATING RETAIL
18-19 April 2016 Milan, Italy
ICSC Global Partner
In association with:
ICSC European Partners
Premium Sponsor
Gold Sponsors
FOR MORE INFORMATION: WWW.ICSC.ORG/2016EU CALL +44 20 7976 3100
EMAIL info.europe@icsc.org #EuroConf
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NEWS
la Redazione
Steak 'n Shake a Bicocca Village
Steak ‘n Shake apre nel Bicocca Village di Milano il primo ristorante della catena inserito in un centro commerciale in Europa teak ʻn Shake, lʼiconica insegna di fast food fondata negli USA nel 1934 e sbarcata questʼanno in Italia, ha aperto nel Bicocca Village di Milano il primo ristorante in un centro commerciale europeo. Il brand, sviluppato dal master franchisee per la Lombardia, ha scelto la location di Bicocca per una serie di fattori, tra i quali il target giovane della galleria - che sorge in prossimità di uno dei più importanti poli universitari a livello regionale - e la complementarietà dellʼofferta, ben equilibrata tra shopping, entertainment e leisure, anche grazie alla presenza di un multisala e una palestra tra i più frequentati dʼItalia. Il ristorante è stato posizionato nel corpo antistante il centro, su una superficie di circa 500 mq. A breve nella stessa struttura, che si affaccia direttamente sulla piazza esterna, apriranno altre importanti insegne di ristorazione. “Grazie a unʼofferta ricca e diversificata, il centro si è già affermato come destinazione preferita per i consumi fuori casa di un bacino che somma alla popolazione residente e universitaria anche una forte componente di uffici e terziario,” spiega Roberto Marchetti, direttore commerciale e sviluppo di Cogest Retail, società di gestione di Bicocca Village. “Il successo riscosso dal format nei primi due giorni di apertura conferma lʼinte-
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resse del pubblico nei confronti di progetti che sappiano conciliare qualità, servizio ed experience, come nel caso di Steak ʻn Shake.” Lucia Viti e Diana Rusconi, amministratrici di Meneghina Ristorazione S.r.l., master franchisee di Steak ʻn Shake per la Lombardia, illustrano così le ragioni che le hanno portate a investire sul brand: “Il pubblico italiano, e in particolare quello milanese, è estremamente ricettivo rispetto ai format internazionali, è curioso e ama sperimentare, ma se da un lato è molto attento allʼaspetto estetico di un concept, dallʼaltro è abituato alla qualità, soprattutto quando si parla di alimentazione. Ecco perché riesce ad apprezzare una formula che, da oltre 80 anni, lega la propria notorietà alla genuinità e alla freschezza dei prodotti, preparati al momento dellʼordine. Siamo sicure che Milano saprà riconoscere lʼeccellenza del nostro brand.”
Fonte: www.cogestretail.com
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INTERVISTA di Giovanni Bonani
EXPO 2015: cronaca di un successo di ieri, oggi e domani per l’Italia INTERVISTA A LAURA LAMARRA Laura Lamarra
Le strutture di Expo 2015 sono state costruite sulla base di parametri ecosostenibili. Ci può dire qualcosa in merito?
Laura Lamarra Nata a Milano, laureata in Economia e Commercio presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, ha esperienza pluridecennale nel disegno e nel reeingeenering di processo, nell’audit e risk management, nel project management, nell’implementazione di sistemi di controllo interno, di corporate governance e di compliance monitoring, nella gestione di start- up e nell’organizzazione di eventi (in realtà quali Banco Desio, Unicredit, Gruppo Banca Italease). Team leader di diversi incarichi consulenziali di natura organizzativa , strategica e di business development presso le società di consulenza PriceWaterhouseCoopers e Arthur D. Little. Redattrice di articoli per riviste specialistiche e relatrice ai Convegni, cultrice della materia nel diritto ambientale presso l’Università di Pavia, ha collaborato con l’ABI nell’ambito del progetto CBI – per la realizzazione del corporate banking italiano, con Assilea in tema di identificazione e informatizzazione dei rischi operativi, nonché con l’Associazione delle Banche popolari sui temi di monitoraggio dei rischi di compliance. E’ stata membro del Consiglio Direttivo di AIEA (Associazione Information System Audit) e del Comitato di formazione di AIIA (Associazione Internal Audit). In EXPO dal 2009, si occupa di analisi di processo e di controlli in qualità di Direttore Audit e membro dell’ODV ai sensi del D.lgs 231/01.
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Certamente! rispecchiando appieno il tema dellʼExpo “Feeding the planet & Energy for Life”. In particolare Cascina Triulza (Leed NC), Padiglione Italia, Piastra (Leed ND) sono stati gli appalti di Expo2015 realizzati con criteri di sostenibilità ambientale per la progettazione e precise indicazioni sono state fornite ai Paesi nelle Guide e Linee Guida di Expo, tra cui Sustainable Solutions Guidelines per il design, la costruzione ed il riuso del Padiglione. Lʼadozione di queste linee guida da parte dei partecipanti in sede di Preliminary Design e Detailed Design è stata verificata dal Politecnico di Milano. Il riscontro è stato molto positivo e incoraggiante.
Si parla tanto di eco sostenibilità, ma molti opinionisti sostengono che ad Expo si sia sprecato del cibo. Sono state solo voci, o c’era qualcosa di vero? In coerenza con il tema dellʼEsposizione, grande attenzione è stata data alla prevenzione dello spreco alimentare. La raccolta effettuata da Banco Alimentare, con il supporto di Fondazione Triulza, dopo un mese di sperimentazione con un tradizionale furgone ad ingresso notturno, è entrata a regime con lʼinstallazione di un container refrigerato e lʼuso di una cargo bike che ha facilitato la raccolta capillare anche dei prodotti deperibili da riutilizzare in tempi molto brevi. Sono stati contattati oltre 130 punti di ristorazione ed oltre 15 sono diventati donatori stabili, mentre 87 si sono resi disponibili in caso di eccedenze. Al 15 settembre, con 27 recuperi, erano state raccolte 18,9 tonnellate di cibo che, con un valore medio di 2,3 euro al kg attribuito secondo la tipologia di prodotto recuperato, corrispondono ad un valore economico complessivo di oltre 51 mila euro. Le strutture caritative raggiunte dal progetto sono state ben 14. I quantitativi potrebbero non sembrare elevati per i bisogni delle fasce più deboli ma è stato un buon risultato in termini di lotta allo spreco tenuto conto altresì che gli stessi ristoratori si sono organizzati al meglio, cercando di ottimizzare acquisti e logistica di approvvigionamento.
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INTERVISTA Quale secondo lei è stato il padiglione con Adesso finito l’Expo, dove finiranno le l’anima più green? strutture che lo hanno ospitato. Ci sono Ben 39 partecipanti, tra Paesi, Aziende e Organizzazioni dei progetti futuri per riconvertire l’area presenti allʼExpo di Milano, hanno aderito al nostro pro- espositiva ?
gramma “Towards a Sustainable Expo”, lanciato quale sfida per dare valore e visibilità allʼadozione di iniziative volte a ridurre il proprio impatto sullʼambiente. Il contest, infatti, ha messo in luce interessanti ed innovative iniziative adottate, dallʼefficientamento dei consumi energetici e idrici, allʼutilizzo di fonti rinnovabili, dallʼimpiego di materiali riciclabili ai progetti di riuso dei padiglioni, che diffuse al pubblico e ai visitatori, hanno contribuito alla legacy positiva di Expo Milano 2015. I soggetti dallʼ”anima più green” sono stati annunciati il 1 ottobre in un evento presieduto dal nostro Amministratore Delegato Dott. Giuseppe Sala insieme al Ministro dellʼAmbiente e allʼUnep. Tra i leaders merita certamente una menzione particolare, per numero e rilevanza di iniziative green adottate nelle differenti categorie valutative, tra cui il food&beverage e il green procurement, il Padiglione del Cile che, con il suo enorme parallelepipedo orizzontale in legno, ha rappresentato la casa della Terra del Fuoco. Il Padiglione del Cile in Expo2015 ha ricreato al proprio interno la varietà climatica e territoriale presente sul suo territorio: oceano, fiumi, montagne, deserti, ghiacci e, di conseguenza, una vasta moltitudine di cibi, sapori e tecniche agroalimentari. Un viaggio esperienziale tra i diversi ecosistemi, mostrando come la vita cresce in ognuno e con quali strumenti la si preserva, a testimonianza della continua ricerca di equilibrio nella molteplicità e diversità .
Una parte degli spazi dedicati allʼExpo verrà adibita a cittadella della scienza, con lʼobiettivo, per ricercatori e tecnici, di rendere Milano uno dei poli mondiali della ricerca e della tecnologia volta al miglioramento della qualità della vita, tra medicina, alimentazione, arte e life style e allo sviluppo di metodi e tecnologie a supporto del welfare e non solo, grazie anche al massiccio impiego dei Big data. Molteplici le Università e le aziende interessate al progetto e alla realizzazione di sinergie tra pubblico e privato a favore di unʼimprenditoria innovativa e con interessanti ricadute occupazionali. Parliamo dunque di un polo fortemente attrattivo ove riunire lʼeccellenza italiana in termini di patrimonio artistico e culturale, con impatto anche sul turismo e sulle capacità attrattiva delle città, capace di fornire, attraverso la ricerca scientifica e tecnologica, risposte adeguate a temi importanti e universali quali lʼinvecchiamento della popolazione, la cura delle malattie ad alta incidenza, lʼalimentazione sana e sostenibile, valorizzando in tal modo lʼimmagine del nostro Paese nel Mondo.
Molte voci si sono levate per mettere in dubbio che gli italiani non sarebbero stati capaci di creare un evento “universale” come Expo. Il giorno dell’apertura che sensazioni ha provato? Il giorno dellʼinaugurazione di Expo è un ricordo che rimarrà indelebile per sempre nella mia mente. Un evento davvero emozionante, il risultato di 6 anni di sforzi, impegno, tenacia e determinazione nel processo di realizzazione di unʼopera incredibilmente complessa ed avvincente. Lo scetticismo italiano ci ha in effetti accompagnato per molti anni durante il percorso realizzativo di questa opera complessa tuttavia lʼinaugurazione di successo e lʼintensa partecipazione di pubblico dei mesi seguenti hanno davvero dimostrato la grande capacità italiana di dare il meglio di sé in termini di creatività, lavoro di squadra e tecnicismo. Ho provato tutto questo, unʼesplosione di orgoglio italiano! La sensazione di aver contribuito al successo dellʼimmagine del nostro Paese nel mondo. IL Padiglione Zero di Expo 2015
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INTERVISTA Photo Expo 2015: Palazzo Italia e Albero della Vita - Padiglione del Giappone - Padiglione della Cina
Un suo bilancio personale che Expo 2015 le ha lasciato? Questo evento è stato unʼesperienza davvero preziosa, un immenso patrimonio conoscitivo sia sul piano del know – how professionale sia sul piano delle relazioni umane; un lavoro complesso e sfidante che non può non costituire unʼoccasione unica di crescita professionale. Nella mia esperienza lavorativa ho gestito molte startup di successo e progetti a valenza internazionale, sia in ambito consulenziale sia rivestendo ruoli di responsabilità in realtà complesse, con le difficoltà tipiche di questi contesti, tuttavia posso dichiarare che Expo2015 ha rappresentato senza ombra di dubbio unʼesperienza di grandissimo valore aggiunto che conserverò come tesoro prezioso per il futuro. Unʼesperienza unica dopo la quale nessuna ulteriore sfida può costituire per me unʼimpresa impossibile!
Calato il sipario di Expo, che progetti professionali le piacerebbe intraprendere in futuro? Circa il futuro, sono molto soddisfatta di aver contribuito alla realizzazione di un grande evento che ha portato il Mondo in Italia e lʼItalia nel Mondo; non le nascondo che organizzazioni complesse, con obiettivi di sviluppo innovativo, in campo nazionale e/o internazionale, nonché iniziative a valenza sociale, con impatto sulla valorizzazione territoriale e sulle dinamiche socio – politiche, sarebbero per me terreno fertile ove mettere a disposizione il prezioso tesoro rappresentato dal bagaglio di esperienza umana e di gestione, organizzazione, controllo incrementatosi sempre più in questi 6 anni in Expo2015, indubbiamente ardui ma nel contempo estremamente emozionanti e coinvolgenti.
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EXPO 2015 di Stefania Priolo
Esposizione universale,
i numeri confermano il successo Mentre un po’ di Expo 2015 verrà smontato e rimontato in varie parti del mondo sull’area sorgerà la nuova Silicon Valley italiana della ricerca
Photos: Michelle Obama e Sharon Stone durante la loro visita ai Padiglioni di Expo 2015 Il 31 ottobre i cancelli di Rho Fiera di sono chiusi alle spalle degli ultimi entusiasti visitatori, ed è arrivato il tempo dei commenti e dei bilanci per capire se questa grande sfida è stata superata e con quali risultati. Domande che trovano le prime risposte nei dati ufficiali dellʼevento. Si parla di 21,5 milioni di visitatori in 184 giorni dei quali 6,5 milioni stranieri ed il resto italiani. 54 i Paesi che hanno allestito un padiglione, più altri 70 inseriti allʼinterno dei cluster tematici degli alimenti simbolo (riso, cacao, caffè, frutta, spezie e grano), oltre alle Organizzazioni della Società Civile ed alle Aziende private, in quanto interlocutori chiave nel dibattito mondiale sulle sfide legate allʼalimentazione e al cibo. Oltre 300 le visite istituzionali che hanno potuto contare sulla presenza di 60 Capi di Stato o di Governo tra cui Angela Merkel, François Hollande, Mariano Rajoy, Vladimir Putin, fino alla first lady americana Michelle Obama. Allʼesposizione universale non sono mancati neanche vip internazionali come Bono e Sharon Stone e grandi atleti di tutti i tempi come Antonio Rossi, Fiona May, Dejan Stankovic e il quattro volte campione del titolo Nba Horace Grant. E per chi aveva titubato sul fronte sicurezza la risposta è arrivata dalle 2500 telecamere installate e dalla presenza di 2300 militari. 20mila sono stati i lavoratori assunti per i sei mesi di esposizione, affiancati da 8mila volontari che hanno operato per la manifestazione. Oltre due milioni di studenti hanno girato per il Cardo ed il Decumano per un “viaggio” nella cultura, nei profumi,
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nei colori e nelle tradizioni di tutto il mondo con un unico denominatore comune: riflettere sul tema “Nutrire il Pianeta Energie della Vita”. E lʼobiettivo dellʼesposizione universale era proprio coinvolgere parte della popolazione mondiale su un tema di fondamentale importanza per il futuro. Dopo il 31 ottobre si è percepita la reale certezza di aver conquistato lʼobiettivo, come anticipato da Giuseppe Sala, commissario unico delegato del governo per Expo 2015: “I grandi problemi e le grandi questioni che riguardano noi tutti cittadini del mondo hanno bisogno di piazze internazionali uniche perché vengano amplificate le interazioni e gli scambi di idee e soluzioni”. E infatti milioni di adulti, anziani, studenti bambini e famiglie hanno riflettuto sul problema della scarsità delle risorse alimentari e naturali del Pianeta e sul paradosso dellʼabbondanza e degli sprechi. Ad Expo va altresì riconosciuto il merito di aver messo, proprio su quel palco internazionale, le eccellenze del made in Italy in più di un settore, dallʼimprenditoria allʼarte, alla cultura, di aver coinvolto centinaia di start up, puntando su talento e creatività dei giovani. Tra le note di colore anche i diversi record stabiliti durante lʼesposizione universale, la baguette più lunga del mondo (122metri), la pizza da un chilometro e mezzo, il risotto da 2mila porzioni e la colazione più internazionale che si sia mai vista con le specialità di 55 Paesi diversi. I visitatori si sono trovati catapultati nelle architetture e negli scenari diversi dei 140 Paesi, conquistati dal
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EXPO 2015 folklore dei National Days, e ancora da concerti, dibattiti, parate, spettacoli, giochi di luce e musiche da tutto il mondo. Il 74% degli italiani ha giudicato Expo 2015 un successo, ma soprattutto la stragrande maggioranze dei visitatori passati tra il Cardo ed il Decumano ha avuto lʼimpressione di aver partecipato ad un evento unico. Secondo il calcolo di Exè/Coldiretti i visitatori tra viaggio, alloggio, ingresso e spese varie dentro e fuori dallʼarea espositiva hanno speso circa 2,3 miliardi di euro. Positivo anche il dato relativo al turismo anche se il rapporto con lʼesposizione universale non può essere supportato da dati scientifici. Procedendo per indizi secondo il Comune di Milano nei primi quattro mesi di Expo (da maggio a fine agosto) i turisti sotto la Madonnina sono aumentati del 20%, partendo da un +9% nel mese di maggio per arrivare ad un +49% nel mese di agosto. Qualche dato più certo arriva dallʼanalisi dei movimenti delle carte di credito. Secondo Visa nel mese di maggio e giugno le spese degli stranieri a Milano sono cresciute del 28,6% rispetto allʼanno precedente, in luglio e agosto del 29,3%, con un incremento sul territorio nazionale del 13,7%. Ed ora che anche la fase di “commenti e bilanci” sembra volgere al termine che fine farà Expo 2015? Ovviamente rimarrà lʼimpronta di unʼeccezionale esperienza che ha saputo conquistare, coinvolgere e convincere. Un poco di Expo tornerà a vivere in varie parti del mondo dove verranno trasportati e ricostruiti alcuni dei padiglioni. Altre strutture rimarranno nel sito. A svelare alcuni dei progetti è stato Stefano Gatti, direttore generale del Padiglione Italia, durante la commissione consiliare Expo. Alcune strutture verranno riutilizzate per progetti umanitari. Il padiglione di Monaco ad esempio diventerà un centro di formazione medica in Burkina Faso, quello di Save the Children andrà al Libano per progetti di cooperazione, quello del Don Bosco è stato selezionato per un progetto in Ucraina. Altri padiglioni invece riporteranno “a casa” un poʼ dellʼesperienza milanese. Gli Emirati riporteranno in patria il loro edificio che sarà collocato nella futuristica città di Masdar City, che sarà completata nel 2016 da un progetto partito 10 anni fa. Il padiglione andrà ad inserirsi nellʼarchitettura della città che conta di avere unʼeconomia ad emissioni zero, utilizzando esclusivamente energia solare. Il padiglione Svizzero, con le sue due torri che si proponevano di riflette su quanto le risorse alimentari globali siano limitate, verrà riconvertito in orti verticali che saranno collocati in città elvetiche. Il padiglione dellʼAzerbaijan verrà riportato a Baku e la sfera che lo formava sarà trasformata in un centro culinario. Anche il padiglione ed il giardino botanico del Bahrein verranno ricostruiti in patria. Il padiglione Ceco sarà donato alla città che lʼha realizzato dove si trasformerà in un polo multifunzionale. Più breve sarà il viaggio della struttura di legno di Federalimentare (quella accanto all'Albero della Vita) che si
Photo: L’albero della Vita, simbolo di Expo 2015 trasferirà in pianta stabile alla Fiera di Parma mentre il padiglione della Coca Cola diventerà un campo da basket coperto nella periferia milanese. Anche il verde di molti padiglioni sta trovando casa in molti comuni dellʼhinterland. A Milano resteranno invece, in accordo con Arexpo (la società proprietaria dei terreni), Palazzo Italia e quello che è diventato il simbolo di Milano per un italiano su quattro e per uno straniero su dieci: lʼAlbero della Vita. Entrambe le strutture verranno “congelate” per riprendere vita in primavera. Per il “congelamento tecnico invernale” dellʼAlbero della Vita la stima si aggira attorno ai 360mila euro, cifra di molto inferiore ai 500 che sarebbero stati necessari per smontarlo. E sullʼarea? Molte le ipotesi ed i progetti. Su tutti sembra aver vinto l'ambiziosa sfida, per la quale il governo è pronto a mettere un miliardo e mezzo di euro allʼanno per i prossimi dieci anni, da realizzare là dove ancora sorgono gli ultimi padiglioni di Expo. “Human Technopole. Italy 2040”, presentata a Milano dal presidente del Consiglio Matteo Renzi “sarà un grande centro a livello mondiale che affronti insieme il tema della genomica, dei big data, della nutrizione, del cibo e della sostenibilità". Nessuna smentita sulla possibile presenza di un campus universitario, “Italy 2040” sarà un progetto che potrà fare sinergia con molte altre proposte interessanti, per rendere lʼarea dellʼEsposizione universale la futura Silicon Valley italiana, con carattere scientifico-culturale, che nasce dallʼesperienza di Expo e sarà in grado di catturare lʼinteresse di molti investitori. Il testimone passa ora al Kazakistan, che ospiterà ad Astana Expo 2017 sulle nuove energie.
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EVENTI di Stefania Priolo
Insegna dell’Anno, prestigio e novità Oltre 100mila votanti hanno decretato i vincitori dell’Anno 2015-2016
Foto di gruppo dei premiati allʼ”insegna dellʼAnno”2015-2016 ltre 100mila votanti hanno espresso la propria preferenza in merito al punto vendita preferito, 357 le candidature per le 27 diverse categorie. Lidl riconferma il suo indiscusso primato e, come nelle due precedenti edizioni, ritira il trofeo del Premio Assoluto Insegna dell’Anno 2015- 2016. Prestigio e lʼintroduzione di due nuovi riconoscimenti assoluti, per stare al passo con i tempi e con il mercato non potevano mancare il “Premio Negozio Web” conquistato dal colosso Amazon e il “Premio Cross Canalità” ritirato da Kiabì Italia. Nel settore abbigliamento è sempre Kiabì Italia a fare incetta di premi ritirando i trofei per i punti vendita dedicati a donna e bambino, eletti insegna dellʼanno per categoria, e un riconoscimento come Negozio Web. Nellʼabbigliamento uomo lʼinsegna più votata è quella di Conbipel mentre per il web ha avuto la meglio OVS. Bigiotteria ed accessori donna premiano Brigitte, per Borse e Pelletteria lʼindiscusso primato va ai punti vendita di Carpisa. Doppietta di Scarpe & Scarpe che, nella categoria Calzature, ritira sia il premio di Insegna dellʼAnno che quello per il Negozio Web. Gioielleria ed Orologeria premiano Stroili Oro, nellʼIntimo e Lingerie trionfa Tezenis. Yves Rocher, specializzata in trattamenti per viso, corpo, capelli e prodotti per il make-up sbaraglia la concorrenza nella categoria Profumerie, mentre lʼOttica più votata rimane quella dei negozi Salmoiraghi & Viganò. Per le Librerie il premio Insegna va ai Mondadori Store, mentre Amazon si aggiudica nuovamente il primo posto per il Negozio Web. Old Wild West ha guadagnato il primato nella ristorazione servita, mentre Burger King ha prevalso su Autogrill, Eataly, McDonaldʼs e Spizzico in quella veloce.
O Novembre si apre con il Premio Insegna dell’Anno 2015- 2016, l’edizione italiana del prestigioso riconoscimento internazionale noto con il nome di Retailer of the Year, dal 2008 dedicato alle insegne votate dai consumatori.
Scarpe & Scarpe, insegna dellʼanno per le Calzature
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Salmoiraghi&Vigano, insegna dellʼanno per lʼOttica
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BolognaFiere, 28 - 29 - 30 aprile 2016 F&re è la nuova fiera internazionale B2B che mette in contatto F&re i brand del Franchising e del Retail e i potenziali affiliati e investitori italiani e internazionali. Chi espone a F&re?
FeRE@bolognafiere.it - Tel. +39 051 282111
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EVENTI di Ugo Perugini
Carré d’Artistes: l’arte al quadrato Le quattro socie di Carré d’Artistes
La “cornice”
“Carré d’Artistes” è un’iniziativa partita nel 2001 ad Aix-en-Provence, con l’obiettivo semplice ma ambizioso d rivoluzionare il mercato dell’arte, democratizzarlo, renderlo accessibile a tutti, offrendo al pubblico opere di artisti quotati a livello internazionale, con quadri in quattro formati standard e a prezzi contenuti. La scommessa si può dire sia stata vinta alla grande: circa 30 gallerie con questo marchio sono attive in undici Paesi di tutto il mondo con un giro d’affari di notevole rilevanza. Dopo l’apertura della prima galleria di “Carré d’Artistes”, nel 2014, a Milano, in via Cuneo 5, le quattro socie fondatrici - Cristina Caniato, Laura e Francesca Belli, Monica Resta -, che hanno l’esclusiva per l’Italia, il 6 novembre scorso hanno aperto la seconda Galleria a Roma.
Un avvenimento importante perché la location è prestigiosa: via dei Coronari si trova, nel cuore della Città Eterna, a due passi da Piazza Navona. Il successo di “Carré d’Artistes” è dovuto alla capacità di attrarre un pubblico diversificato, curioso, sia per la facilità di approccio nell’accostarsi e nello scegliere le opere, tutte di formato “quadrato”, disposte in espositori come quelli dei vecchi dischi in vinile, sia per l’accessibilità di acquisto, visti i prezzi davvero alla portata di tutte le tasche: da 85 euro, il formato 13x13 cm, a 380 euro, quello 36x36 cm. Come dire una specie di “prêt à porter” artistico, ma non per questo meno qualificato. I pittori che aderiscono all’iniziativa (attualmente 11, di cui 10 italiani per un totale di circa 400 opere), infatti, sono selezionati con attenzione, valutando le loro esperienze e i loro pedigree professionali. Non c’è nulla di improvvisato, aleatorio o seriale nelle loro opere – ognuna di esse è originale e certificata - e questo è un principio che costituisce una garanzia assoluta per i clienti. Ogni mese viene presentato un nuovo artista, che i potenziali clienti potranno conoscere direttamente, vedendolo all’opera mentre dipinge. La galleria offrirà anche work shop e laboratori educativi per i più piccoli. Ma “Carré d’Artistes” è anche un trampolino di lancio internazionale per gli stessi artisti che vi aderiscono, viste le grandi opportunità loro offerte di farsi conoscere nelle piazze più quotate a livello mondiale con uno scambio fruttuoso di esperienze e contatti. E come tutti i rapporti commerciali che si rispettino e che si fondano sul “win to win”, il fatto che cresca la quotazione e l’apprezzamento degli artisti alimenta automaticamente il meccanismo moltiplicatore del valore dell’opera che è stata acquistata dal cliente.
“Carré d’Artistes”, via dei Coronari, 17/18, Roma. Da martedì a domenica h.11-20. Tel. 06 68806389
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EVENTI la Redazione
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Modelli imprenditoriali emergenti:
#tiriamolesomme a GammaDonna
L'edizione 2015 del Salone Nazionale dell'imprenditoria si è tenuta il 12 novembre, a Torino, e ha tirato le somme di due anni di lavoro sull'"Italia che cambia" Salone Nazionale dell'Imprenditoria Femminile e Giovanile GammaDonna, #tiriamolesomme: fare rete, sharing economy, contaminazione tradizione-innovazione, comunicazione online, eventi reali, startup. E ancora, valorizzare la diversity in tutte le sue forme (di genere, di etnia, di competenze...), la necessaria vocazione internazionale per ogni impresa che nasce, la concezione dell'errore come parte del processo imprenditoriale, la resilienza. Il tutto, condito da una buona dose di visione, testardaggine, passione e coraggio, immancabili per superare le prime fasi di avvio di un'impresa. Il segreto della startup di successo? Unione di genio e regolatezza, parafrasando Twitter, social network sul quale si è virtualmente svolto il Salone GammaDonna attraverso i commenti dei partecipanti molto coinvolti dalle storie di successo che hanno ricevuto il Giuliana Bertin Creativity Award [Flazio, Business Source Italy, Alva, Ebios Futura, Casa Netural]. I 4 focus tematici hanno toccato alcuni degli aspetti fondamentali per qualsiasi impresa, nascente o consolidata che sia: dal focus formazione è emersa la necessità di una formazione continua, con un approccio internazionale, e la proposta alla scuola di far entrare nuovi attori per fornire agli studenti una formazione al lavoro anticipata. "Istruzione e formazione, armi di costruzione di massa" la bella chiosa di Simone Ravaioli di Cineca/ Bestr. Il focus contaminazione ha approfondito un tema molto attuale, ovvero la necessità di introdurre nuovi elementi nei modelli di business tradizionali. Ecco che il dialogo fra imprese di lunga data e startup innovative oggi si configura non solo come best practice, ma come necessario alla reciproca crescita. Interessante il programma AdottUp avviato da Confindustria attraverso il quale un'azienda tradizionale può "adottare" una startup: innovazione in cambio di esperienza e struttura. Comunicare l'innovazione è stato il tema centrale del focus contaminazione, in cui si è insistito sull'importanza del web e del coinvolgimento strategico di blogger e influencer sui social media, con l'invito per le aziende a nonessere mai troppo auto-referenziali. Valentina Parenti di Valentina Communication ha poi raccontato la trasformazione del Salone GammaDonna dal 2004 ad oggi: un cambiamento radicale nel format e nella promozione che rispecchia emblematicamente l'evoluzione della comunicazione negli ultimi 10 anni. L'ultimo focus, la sostenibilità, finanziaria ha riguardato un tema cruciale per tutte le startup, ovvero.
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Numerosi investitori e rappresentanti di associazioni di venture capital, a confronto con altrettanti imprenditori innovativi, hanno spiegato su quali elementi basano le loro valutazioni, posto che trovare una buona idea è solo il primo step: il team – prima di tutto –, una visione chiara, concrete opportunità di mercato, un business plan esportabile in tutto il mondo. Particolarmente apprezzato poi il nuovo format introdotto quest'anno dal Salone, ovvero il faccia a faccia fra imprese innovative ed istituzioni. In Italia le "imprese innovative" certificate sono quasi 5.000, e il tema burocratico e fiscale è scottante e gravoso per tutte. Vero è che diversi programmi di finanziamento e bandi regionali ed europei possono rivelarsi molto utili per aggirare i primi ostacoli di funding. Il 7° Salone GammaDonna ha voluto mettere ripetutamente allo stesso tavolo startup, imprese tradizionali ed istituzioni e porta a casa un elemento che fa ben sperare per il futuro: un confronto costruttivo fra tutte le parti, con la possibilità di sinergie concrete. Ne sono emblematici i casi di acquisizioni di startup da parte di grandi imprese, ad esempio la Macnil dello "squalo"1 Mariarita Costanza, "scoperta" proprio dal Salone GammaDonna nel 2013, poi acquisita - ma con piena autonomia – dal Gruppo Zucchetti. Con questi si conclude il progetto biennale su "I modelli imprenditoriali emergenti", portato avanti dall'Associazione GammaDonna e sostenuto dalla Camera di commercio di Torino e dal suo Comitato per l'Imprenditoria Femminile, sotto il patrocinio del Ministero dello Sviluppo Economicoe e le associazioni di categoria e genere.
Costanza ha partecipato come investitore (“squalo”) alla prima edizione del programma televisivo “SharkTank”
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Big g Think king Re etail /
3-5 nov 2016 Fiera Milano City
311 Salone Franchising Milano
International Retail Expo
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EVENTI la Redazione
Oliver Stone chiude un’edizione record di IAB Forum 2015 dizione record di IAB Forum 2015 - “LEARN, DO, BECOME”, lʼevento di riferimento della comunicazione digitale che si è tenuto al MiCo - Milano Congressi - Ala Sud e che ha registrato un altro record con 14.000 presenze, 2.000 in più dello scorso, grazie anche ai tanti ospiti del calibro di Oliver Stone, 3 volte premio Oscar. La prima giornata è stata dedicata allʼapprofondimento del mercato e dei trend della Industry, per il 7° anno consecutivo in crescita a doppia cifra, con interventi di aziende e dei protagonisti del settore che hanno offerto il loro punto di vista per fornire una formazione continua e ispirare tutti i protagonisti dellʼAdv online. La giornata odierna è stata focalizzata sul legame tra digitale e tecnologia, per approfondirne la costante e virtuosa interazione. “Il successo di questa edizione del Forum non è solo numerico – anche se registriamo una crescita quasi del 20%. È soprattutto unʼevoluzione in termini di atteggiamento, prospettive, consapevolezza da parte dei protagonisti della Industry, che devono essere pronti a osare, fare sistema, per crescere e conquistare nuove aree business”. Ha dichiarato Carlo Noseda, Presidente di IAB Italia. “È iniziata lʼera dellʼAdvertising of Things, dove utenti e devices sono sempre più interconnessi. Nascono così milioni di touch point su cui potremo costruire valore per le persone e per tutti gli operatori della nostra Industry”. Ospiti dʼeccezione della seconda giornata Martin Eberhard, Co-fondatore Tesla Motors, che racconta i suoi ultimi successi nellʼintervento Building a culture of innovation: present and future of technology e Oliver Stone, il famoso regista che ha spiegato lʼevoluzione del linguaggio anche nellʼambito del Digitale. I due ospiti internazionali hanno rispettivamente aperto e chiuso una giornata densa e ricca di spunti. La mattinata ha visto quindi lʼintervento di Melissa Satta, che ha raccontato la sua esperienza con i touch point Digitali e la sua evoluzione negli anni, che lʼha portata a diventare imprenditrice e a utilizzare tutti gli strumenti offerti dalla tecnologia a 360°. A seguire, lʼintervento di Francesco Nazari Fusetti, Co-Founder & CEO Charity Stars, che insieme a Francesco Facchinetti ha condiviso la sua esperienza in tema Charity e evoluzione digitale.
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Ospite di IAB Forum è stato nuovamente Paolo Barberis, Consigliere per l'innovazione del Presidente del Consiglio, che, insieme a Riccardo Donadon, Founder & CEO H-FARM Spa, è entrato nel merito del percorso e dellʼaccelerazione che il nostro Paese, in una stretta collaborazione pubblico privato, sta facendo sul tema dellʼagenda digitale e sullʼinnovazione come chiave per la crescita delle aziende e per la creazione di posti di lavoro. Alex Mackenzie Torres, VP Global Product Marketing Moovit, e Jeffrey Schnapp, CEO Piaggio Fast, hanno approfondito il tema della new mobility e sono entrati nel merito dei principali trend del mercato. Dellʼappassionante tema della Robotica e dei Droni ha parlato invece Limor Schweitzer, Founder & CEO RoboSavvy, che ha arricchito la presentazione con il robot Fonzie che balla il Twerking sul palco. Il Presidente Carlo Noseda ha quindi tracciato un bilancio del nuovo Forum, che ha inaugurato lʼera dellʼAdvertising of Things. Sponsor dellʼevento sono Kijiji - Gruppo Ebay, RadiumOne, SKY e TIM, come Diamond Sponsor, mentre AOL, Ligatus, Next Fourteen, OVH.it, Rocket Fuel, Zodiak e ItaliaOnline sono Platinum Sponsor. Radio ufficiale del Forum 2015 è 105 Network.
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EVENTI di Stefania Priolo
Saloni e Forum hanno celebrato il mondo del Franchising e del Retail Saloni e forum hanno celebrato il mondo del franchising e del retail focalizzandosi sulle nuove opportunità, favorendo incontri e sinergie, discutendo di formazione, di quelli che sono oggi gli aspetti più interessanti sui quali investire, e sull’evoluzione che punta imprescindibilmente su multicanalità e digitalizzazione
Photo: Vittorio Sgarbi al SFM
Photo: Host
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Photo: Brandy
Il 7 e lʼ8 ottobre Brandy, primo evento dedicato alle strategie omnichannel per i brand lifestyle, ha registrato oltre 500 partecipanti accreditati che si sono alternati durante le sessioni convegnistiche della due giorni dedicata a capire come ripensare i modelli di business per mantenere competitivo il proprio brand nellʼera del digitale. Numerose anche le aziende provider di strumenti e soluzioni per i brand (dallʼanalisi di mercato, al branding e alla comunicazione, dalle strategie di retail allʼe-commerce e allʼInformation Technology), che hanno popolato lʼarea business dedicata al networking e allʼinterazione tra i partecipanti. Un evento in grado di posizionarsi come nuovo hub per i brand che cercano connessioni emotive con i clienti attraverso esperienze autentiche. 30° edizione del Salone Franchising Milano - SFM che ha chiuso in crescita, in linea con lʼaumento del comparto registrato nel primo semestre 2015, registrando 210 franchisor espositori e 13.500 visitatori. “Il franchising sta vivendo una seconda giovinezza sospinto dai rapidi cambiamenti del retail e dalla globalizzazione – ha commentato Antonio Fossati, presidente di RDS & Company, che organizza il Salone con Fiera Milano – È una formula in pole position nella nascente economia del dopo-crisi, che porta innovazione e sperimenta nuove strade”. Ed il dato più interessante è lʼimportante considerazione dei paesi stranieri. La Cina ha dimostrato grande interesse verso il nostro modello di franchising, mentre la delegazione turca ha trasferito lʼinteresse dei propri gruppi finanziari ad investire nei franchisor italiani, e gli Emirati Arabi hanno aperto allo sviluppo di sinergie in vista di Expo 2020. In contemporanea al Salone Franchising Milanosi è svolto Host, il Salone del Food e dellʼOspitalità, che il 27 ottobre ha calato il sipario con numeri davvero da record. Con oltre 150mila visitatori, il 40% internazionali, lʼedizione 2015 ha consacrato Milano capitale dellʼospitalità. Unʼedizione in grado di segnare un passaggio chiave nellʼevoluzione, con una revisione al rialzo di tutte le previsioni della vigilia, con un incremento del 13,5% nelle presenze di visitatori professionali, a quota150.968, e soprattutto con un aumento esponenziale dei professionisti esteri: 60.383 presenze da 172 Paesi, il 40% del totale e in crescita del 17%.
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EVENTI Un salone vivacizzato da oltre 400 eventi fra seminari e workshop, gare, campionati, show-cooking e degustazioni. “Più che un processo, lʼinternazionalizzazione di Host è ormai un fatto acquisito, che sta nelle dimensioni, nei numeri e nella qualità – ha commentato lʼAmministratore Delegato di Fiera Milano, Corrado Peraboni – E non solo, Host riflette il nuovo scenario geopolitico e apre a mercati come Iran, Africa e Cuba”. Doppio appuntamento per Kiki Lab che, nella proposta di Ki Best 2015 ha proposto un retail tour virtuale nelle numerose aree innovative e di successo visitate nellʼultimo anno. “Lʼinnovazione batte la crisi” è stata la formula magica spiegata da Fabrizio Valente, fondatore e partner di KiKi Lab ed Ebeltoft Italy. E allora spazio alle esperienze di New York, Cannes, Stoccolma, New Delhi, Parigi e Barcellona, con lʼanalisi di proposte nuove ed interessanti come Clas Ohlson, la catena di bricolage che ha ampliato lʼofferta con prodotti utili o “diversi”, o Nao, il negozio franco-brasiliano in cui le sneakers sono realizzate artigianalmente da persone socialmente svantaggiate, o Fabindia la catena indiana che dà uno sbocco commerciale allʼartigianato locale. Il 7° Salone Nazionale dellʼImprenditoria Femminile e Giovanile, promosso da Gamma Donna, ha affrontato alcuni degli aspetti fondamentali per qualsiasi impresa, nascente o consolidata che sia. Nei quattro focus proposti si è parlato di formazione, contaminazione, comunicazione e sostenibilità finanziaria, per poi mettere allo stesso tavolo startup, imprese tradizionali ed istituzioni in un confronto costruttivo con la possibilità di sinergie concrete per il futuro. Quali sono le grandi trasformazioni del settore dovute allʼinnovazione tecnologica? È stato questo il tema del Forum Retail 2015, un evento che di anno in anno ha dimostrato di saper rinnovare il proprio formato e far crescere il numero di presenze, per esplorare tutte le aree di sviluppo con i maggiori player del settore. Nelle due Premium Conference con i CEO e AD di prestigiose aziende operanti nel mercato nazionale e internazionale, si è discusso di “Digital”, di “In store experience” e di quali tecnologie è utile inserire nel punto vendita. Ulteriori approfondimenti tecnici sono arrivati dalle Free Entry Session dedicate a Multicanalità, Contact Center, Digitalizzazione, Mobile Payment, Smart Engagement, Risk Management, Business Intelligence, Sicurezza Fisica e Soluzioni di Logistica.
Photo: Ki Best 2015
Photo: 7° Salone Nazionale - GammaDonna
Photo: Forum Retail 2015
Successo oltre le aspettative anche per Mapic, il salone internazionale leader nell'immobiliare retail. Oltre 8mila partecipanti, 2mila retailer, 470 marchi, 700 aziende espositrici e 74 paesi, per i 3 giorni di presentazioni, conferenze ed eventi di networking dedicati a tutte le tipologie dell'immobiliare retail: centri commerciali extra-urbani e location commerciali nei centri cittadini, factory outlet, aree per il tempo libero e aree di transito. Photo: Mapic
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INTERVISTA di Stefania Priolo
OVS, digital innovation Intervista a Monica Gagliardi, direttore E-commerce, CRM, Web & Digital
Esterno flagship store OVS Milano Corso Buenos Aires
Analizzare le evoluzioni del cliente e spesso anticiparle. Una strategia che fa scuola quella di OVS, leader nel value fashion retail, che ha sviluppato progetti di innovazione digitale definiti tra i più importanti a livello internazionale. A parlarcene è Monica Gagliardi direttore E-commerce, CRM, Web & Digital OVS Monica Gagliardi, direttore E-commerce, CRM, Web & Digital OVS OVS ha introdotto il concetto di omnicustomer OVS leader nel mercato dellʼabbigliamento, con milioni di clienti, da sempre segue le evoluzioni del consumatore. Oggi lʼimperativo assoluto è ʻomnicanalitàʼ. Il cliente non è più solo ʻmulticanaleʼ cioè identificabile e raggiungibile attraverso canali specifici e distinti, ma è omnicanale. Qual è il profilo dellʼomnicustomer? È il cliente che accede al brand attraverso vari device, naviga, si informa, partecipa. Questo grazie alla grande diffusione degli smartphone e dei social network. La visita allo store è quasi sempre preceduta da un touch virtuale. Eʼ per questo che per le aziende è importante essere presenti in ogni dove. La centralità della strategia sta proprio in questo.
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Interactive Kiosk, Magic Room e Nao, il robottino protagonista degli OVS Digital Camp
Cʼè quindi una forte interazione tra il mondo on-line e quello off-line? Le statistiche ci dicono che oltre il 60% dei clienti che entrano in negozio hanno prima visitato il sito o interagito attraverso una App. Lʼesperienza digitale è fondamentale. Quanto è importante il digitale in OVS? È unʼesperienza fondamentale. LʼApp di OVS è il passaporto dellʼesperienza digitale. Il cliente riceve delle push notification con lo storytelling , lʼassortimento, le informazioni, le novità, e tutto quello che può trovare in negozio. Attraverso una sistema di proximity marketing i clienti che passano nei pressi degli store vengono avvisati che a pochi passi cʼè un punto vendita OVS, con la proposta di entrare, approfittare delle offerte, ricevere punti fedeltà e conoscere le novità proposte. Una volta allʼinterno dello store il cliente trova innovazione, digitalizzazione e compie una vera e propria (e nuova) experience… Sono molti i touchpoint per comunicare con il cliente, dai chioschi interattivi che rendono più semplice la consultazione dei prodotti, allʼinformazione su colori, taglie e disponibilità semplicemente appoggiando lo smartphone al bar code, fino ad arrivare a vere e proprie esperienze digitali come le magic fitting room. Di che cosa si tratta e come nasce questa idea? Sono camerini interattivi in cui il cliente non solo si specchia, ma con un tasto back può guardarsi dalle diverse angolazioni. Può inoltre scattare un selfie ed inviare lʼimmagine ad una comunità virtuale di amici per chiedere consiglio, e se si accorge di aver preso una taglia sbagliata, anziché rivestirsi ed uscire a cercare quella corretta, basterà un click perché la richiesta venga inviata al personale del negozio che si presenterà in camerino con il capo indicato. E ancora le magic fitting room offrono uno shopping assistant virtuale con una proposta di suggerimenti di stile, sarà sufficiente un solo click per aprire una galleria di prodotti coordinati con il capo portato in camerino. Capita quindi spesso che un cliente entri nelle magic fitting room con un capo e ne esca con diversi. Lʼidea nasce per rendere lʼespe-
rienza dellʼacquisto funzionale e semplice, lʼobiettivo è la soddisfazione del cliente. OVS ha studiato una digital esperience su misura anche per i bambini… Anche per il settore kids la proposta è quella di una magic room che permette di cambiare gli sfondi, trasformando la prova dei capi in una coinvolgente esperienza tridimensionale da viversi negli abissi marini o nello spazio. Nel concept ʻAll for kidsʼ anche la piattaforma ʻPlay your lookʼ una consolle che permette di fare suonare gli abiti trasformando la scelta in unʼesperienza emozionale. Lʼobiettivo è scegliere, provare, e contemporaneamente divertirsi. Sempre ai bambini OVS ha dedicato un nuovissimo progetto di educational digitale, ci può dire di che cosa si tratta? OVS Digital Camp è un progetto che può contare su un insegnante davvero dʼeccezione, Nao, il robottino umanoide che ha introdotto per i bambini i primi concetti sulla robotica. Le prime esperienze hanno visto grande entusiasmo e lʼavvincente spiegazione delle differenze tra lʼaspetto umano e quello dei robot, per poi introdurre alcune nozioni su come fare compiere ad un robot gesti elementari attraverso i comandi base. Tra le novità assolute cʼè anche il primo Social Film prodotto da OVS È stata la digital experience dedicata agli OVS People. Social perché nasce dal contest on line. I clienti allʼinterno dello store hanno indossato i google glass e, nella veste di cameramen-attori, hanno girato un cortometraggio con la regia di Silvio Soldini. Quanto è importante il fattore delle emozioni nello shopping? È fondamentale. Puntare sulle emozioni significa ascoltare il cliente ed essergli accanto. Le emozioni sono un elemento importante di comunicazione. Il gruppo è stato il primo ad introdurre una carta fedeltà per i propri clienti, come si crea una reale fidelizzazione? La fidelizzazione si crea attraverso reiterate esperienze positive che consolidano la relazione con il cliente.
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INNOVATION
di Nicola Mastrorilli - Information Designer Ceo di Realthink e Founder di Cartesiani.it
Infografica del Negozio Coop ad Expo 2015
Retail e infografiche:
un “rapporto di amore e odio”
Viviamo in un mondo che genera e “divora” dati. Un recente studio ha calcolato che il totale delle informazioni “digitali” ammonta a svariati zettabyte. Uno zettabyte equivale a 1.000.000.000.000.000.000.000 byte, ovvero 10 alla 21esima byte. Qualche anno fa Eric Schimdt (Ceo di Google) aveva annunciato gli stupefacenti risultati di uno studio realizzato dal proprio team di ricerca: le informazioni prodotte dall’umanità dall’inizio dei tempi al 2003 ammontavano a 5 exabyte (10 alla 18esima byte); ebbene tale mole di dati viene oggi prodotta nell’arco di due giorni. Pensate un po’ ai tagli di memoria dei vostri hard disk e vi farete un’idea del fenomeno. Uno dei settori che più contribuisce a questa rivoluzione è il retail: i negozi (fisici e virtuali) tracciano il comportamento e le esperienze di acquisto dei consumatori. I retailer utilizzano tali informazioni per migliorare la loro capacità di vendere e più in generale per fidelizzare i clienti.
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Certo per i negozi on line “tracciare” i comportamenti dei clienti è semplice, vista la natura digitale dellʼesperienza. I negozi brick&mortar invece si devono ingegnare di più. Quello che gli esperti hanno chiamato Negozio 2.0 o Negozio 3.0 (la numerazione continua a salire, ma il concetto è sempre quello di un negozio che si evolve digitalmente) non è altro che il tentativo di costruire negozi che interagiscano con i clienti, intercettandone i bisogni, registrandone le esperienze e fornendo ai consumatori le informazioni o le offerte più indicate. Sempre di più vengono utilizzati software per verificare il comportamento dei clienti che visitano il negozio. Un recente articolo di Harward Business Review ha illustrato lʼutilizzo da parte dei Department Store Belk di un software che sfrutta le riprese delle telecamere di sicurezza per monitorare i flussi e i comportamenti di acquisto dei Clienti. Delle heatmap (o mappe di calore) consentono così di verificare che il layout merceologico del negozio sia il più efficace possibile; dashboard che con data visualization dalla semplice ed intuitiva lettura consentono di programmare i turni del personale per rispondere al meglio ai picchi di visite. Questa soluzione analizza dati e comportamenti in modalità completamente anonima (non si conoscono le generalità delle persone tracciate nei video) ma è certo che il futuro di questa frontiera sia la “fusione” tra le informazioni personali tipicamente registrate dai siti e-commerce (tramite i famosi cookies)
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INNOVATION
Heatmap di uno store di ALEX AND ANI e i dati relativi alle esperienze di acquisto nei negozi fisici. Ciò darà ai retailer una fotografia completa e permetterà veramente di creare esperienze di acquisto su misura del Cliente: nel momento infatti in cui un Cliente si avvicinerà ad uno scaffale il Retailer potrà sapere in anticipo quali altri articoli in passato ha comprato, potrà sapere se sta cercando un regalo per il suo anniversario di matrimonio, oppure se ha delle figlie cui potrebbe voler regalare un gioiello. Già oggi alcune applicazioni mobile sfruttano la nuova tecnologia iBeacon (che consente di localizzare con precisione un utente allʼinterno di uno spazio chiuso) per inviare agli utenti messaggi e notifiche inerenti al contesto in cui si trovano. Essendo i dati così preziosi per i Retailer, risulta strano che la loro comunicazione (anche quella che passa dai social o dal web) difficilmente utilizzi le infografiche per
raccontare iniziative o per per attirare lʼattenzione dei clienti su un determinato prodotto e/o servizio), diversamente da altri settori. Ciò avviene per ragioni pratiche e per certi versi “culturali”: nei segmenti medio/bassi il fattore prezzo è determinante, e la pressione sulla promozionalità polarizza la comunicazione sul tema commerciale; nei segmenti fashion o luxury invece prevale la considerazione del linguaggio infografico come inadatto a comunicare il brand ed i valori “emozionali” ad esso connessi. Unica eccezione è lʼambito del negozio, dove sempre più spesso fanno breccia nuovi linguaggi: un esempio eclatante è il Negozio Coop ad Expo 2015 in cui tutta la comunicazione in store era improntata al linguaggio “infografico”, come ad esempio nella descrizione delle proprietà nutrizionali degli alimenti.
Infografica con i valori nutrizionali dei prodotti Coop in esposizione
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FOCUS di Elena Delfino
CHE COSA BOLLE IN PENTOLA Tendenze, protagonisti e numeri della ristorazione, un settore dinamico e sempre più a suo agio (forse) sotto i riflettori. C’era una volta un mondo in cui, sfidando il Galateo, si diceva buon appetito e si mangiava. Oggi, prima di mettere mano alla forchetta, si fotografa il piatto per immediata condivisione social a caccia di like. Che vada slow o fast, il food oggi si muove sotto i riflettori. E non è una metafora, perché, tanto per cominciare la spettacolarizzazione del cibo ha dato vita a una serie di programmi televisivi di grande successo, dalla ormai mitologica “Prova del cuoco” al più contemporaneo “Masterchef”, solo per fare un esempio. Ha rivoluzionato pratiche e vocabolario: parliamo di food invece che di cibo, gli appassionati di cucina sono tutti foodies e il sabato sera si va a uno showcooking. Ha creato nuove figure professionali, food designer e food blogger su tutti. Ultimo ma non ultimo, ha ispirato il tema di Expo 2015. Il fenomeno food in Italia si innesta poi su una tradizione enogastronomica nota, apprezzata (e copiata) in tutto il mondo, su una già alta attitudine a leggere il cibo come fenomeno culturale e su una crescente propensione a consumare i pasti fuori casa, elevando una tendenza di costume a una dimensione economica di altissimo valore e regalando agli operatori del settore una boccata di ossigeno importante in questi tempi di rivoluzioni strutturali.
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FOOD I NUMERI SUL PIATTO La spesa per consumi alimentari, sia in casa che fuori casa, vale in Europa circa 1.450 miliardi di euro e assorbe il 19,2% della spesa complessiva per consumi delle famiglie europee. La sola ristorazione pesa per il 6,7% sul budget destinato ai consumi per un valore di 504 miliardi di euro mentre lʼincidenza sul complesso dei consumi alimentari è del 35%. Se guardiamo ai dati della ristorazione in Italia, solo nel 2014 la spesa delle famiglie italiane si è attestata a 74.664 milioni di euro, con un incremento dello 0,7% rispetto allo scorso anno (fonte: Fipe, Federazione Italiana Pubblici Esercizi) e con una previsione per il 2015 di un ulteriore incremento di almeno otto decimi di punto. E infatti, sempre secondo Fipe, il clima di fiducia delle imprese della ristorazione continua a migliorare e nel terzo trimestre del 2015 è tornato ai livelli del 2007. La ristorazione italiana conta 320.391 imprese suddivise in 149.085 bar e 168.289 ristoranti di varia tipologia. Con le sue 440 imprese per 100mila residenti, il mercato italiano è a forte densità imprenditoriale, come si comprende bene anche dal confronto con altri Paesi: in Francia ci sono 329 imprese per 100mila residenti, in Germania 198 e nel Regno Unito, la patria delle food tv, addirittura 181. Il tasso di competizione del mercato è elevato e gli effetti sul turnover imprenditoriale sono evidenti a conferma della sostanziale fragilità del tessuto produttivo del settore, ulteriormente accentuata dalla crisi.
MA LA PRODUTTIVITÀ È TROPPO MAGRA I pubblici esercizi impiegano, in media dʼanno, 680.693 lavoratori dipendenti, pari al 71% del totale nazionale del comparto del turismo. Al tema del lavoro è direttamente collegato quello della produttività in considerazione del fatto che siamo in presenza di un settore labour intensive. La produttività del settore non soltanto è bassa ma anziché crescere si riduce. Attualmente è al di sotto di due punti percentuali rispetto al livello raggiunto nel 2009 pur in presenza del recupero registrato nel corso del 2014. “Sotto questo profilo la ristorazione dovrà imboccare con decisione la strada di un forte recupero di produttività”, conclude il Rapporto Annuale Fipe Ristorazione 2015. “Si tratta, allora, di individuare processi interni che conducano ad una maggiore efficienza del sistema e che riguardano gli approvvigionamenti delle materie prime, lʼutilizzo delle risorse umane, il marketing, le tecniche di vendita e, da non sottovalutare, lʼuso della tecnologia. Sullo sfondo rimane, tuttavia, la necessità di una maggiore razionalizzazione dellʼofferta”.
FUORI CASA È BUONO Il 77% degli italiani maggiorenni consuma, più o meno abitualmente, cibo al di fuori delle mura domestiche sia che si tratti di colazioni, pranzi, cene o più semplicemente di spuntini e aperitivi. Sono 39 milioni di persone così segmentate:
> heavy consumer: 13 milioni di persone che consumano almeno 4-5 pasti fuori casa in una settimana
> average consumer: 9 milioni che consumano almeno 2-3 pasti fuori casa in una settimana
> low consumer: 17 milioni che consumano almeno 2-3 pasti al mese. Fonte Fipe - Rapporto Annuale 2015
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FOCUS
SPONTINI, LA PIZZA DI MILANO NEL MONDO Perché le catene di pizzerie italiane nel mondo sono poche? Banche italiane e finanza non hanno mai creduto nel food. a pizza Spontini è quella inconfondibile perché alta, croccante, grondante di mozzarella. È così da oltre sessantʼanni, quindi la notizia non è la pizza. Le pizzerie Spontini sono tredici, di cui undici in Italia e due a Tokyo, dove in programma a breve ci sono altre tre aperture. A queste si aggiungeranno altre inaugurazioni internazionali tra Medio Oriente, Corea, Turchia, in diverse capitali europee e nei principali capoluoghi italiani. La notizia è quindi che la Bottega Storica di via Spontini a Milano nata nel 1953, che utilizza per il suo prodotto ingredienti rigorosamente italiani, punta a crescere in Italia e nel mondo con una strategia di catena, diretta e in franchising, quindi utilizzando una leva rara nel panorama della miriade di imprese che costellano il settore della ristorazione nel nostro paese. “Mio papà ha acquistato la Spontini nel 1977 – racconta Massimo Innocenti, 56 anni, amministratore della Spontini Holding –. A 18 anni ho iniziato a lavorare, lui mi ha passato il testimone nel 1987”. Nel 2007, Massimo decide di avviare una catena diretta e nellʼottobre del 2008 inaugura il locale di via Papiniano, dove lavora per un anno e mezzo. “Potrei definirmi un presidenteoperaio”, scherza. Nel maggio 2010 apre la Spontini di via Marghera.
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Oggi le pizzerie Spontini sono 13, di cui otto a Milano, tre a Monza, Sesto San Giovanni e Montebello della Battaglia, e due a Tokyo. I due locali in centri commerciali sono sviluppati in franchising dalla società Oven, quelli di Tokio, dove è in programma a brevissimo la terza di cinque aperture, sono sempre in franchising, in società con la giapponese J- World Diner Inc. Come si passa da bottega storica a brand globale? “Alla base cʼè stato un mix di fattori. Verso i 45 anni ho sentito la necessità di rimettermi in gioco, di crescere, per avere nuovi stimoli. Lʼalternativa era o vendere o sviluppare, e io ho scelto di portare avanti il marchio di famiglia. Lʼapertura in Giappone invece è seguita allʼinteressamento da parte di imprenditori locali. Ho scoperto che a Tokyo eravamo famosissimi senza ancora esserci, eravamo inseriti nelle loro guide turistiche, le nostre pizzerie erano state riprese da troupe televisive del paese. Poi cʼè un risultato economico. La squadra giusta aiuta a trasformare una visione in realtà. Oggi selezioniamo solo proposte che arrivano dallʼestero, come quelle che ci sono giunte da Medio Oriente, Corea, Turchia. Anche in questi casi utilizziamo la formula del franchising”. Che cosa è rimasto invariato in questa evoluzione e che cosa è cambiato radicalmente? “Il prodotto è rimasto uguale: ogni negozio ha una cucina
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FOOD Massimo Innocenti, amministratore Spontini Holding passato non hanno mai creduto nel food. Noi di Spontini siamo corteggiatissimi dai fondi di investimento, ma cerchiamo di rimanere indipendenti, anche se non escludiamo che magari tra qualche anno sarà indispensabile fare questo passo. Con il franchising abbiamo i fondi per crescere in maniera diretta e per affrontare nuovi mercati, infatti abbiamo aperto gli ultimi due negozi senza banche. Oggi i nostri interlocutori sono solo persone con comprovata capacità e dimestichezza nel retail. Se hanno divisioni che si occupano di food è lʼideale.” Quanto bisogna investire per aprire una pizzeria Spontini? “Mediamente dai 400mila ai 600mila euro, dipende molto dalle dimensioni del locale, si arriva a breakeven in un periodo di tempo che va dai 3 ai 5 anni.” Come vede il futuro? “Continueremo a generare lavoro (oggi Spontini conta quasi 200 dipendenti, ndr), locali, idee, in Italia e nel mondo, con un made in Milano autentico e sincero.”
dove si impasta ogni giorno, realizziamo la pizza davanti agli occhi del cliente. I fornitori sono tutti italiani e nella factory di viale Monza a Milano facciamo ricerca e addestriamo anche il personale. Il nostro obiettivo è crescere nel mondo rimanendo legati a un prodotto artigianale. È cambiato il modo di progettare i locali, è cambiato il modo di comunicare, siamo più attenti alle campagne pubblicitarie, cerchiamo un altro modo di farci notare”. Prodotto, format, location: quali sono gli ingredienti per avere successo nel food? “Credo che a fare la differenza sia il prodotto, poi prezzo e location”. Perché la pizza nel mondo è più nota per una catena come Pizza Hut che per una italiana? “Perché gli americani hanno inventato il sistema, cioè la catena, sono stati i primi e sanno come fare. Noi italiani abbiamo iniziato da poco e abbiamo in aggiunta un problema strutturale: le banche italiane e la finanza in La storica Bottega di via Spontini a Milano
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FOCUS
KFC, il pollo made in USA è servito Il pubblico è sempre più attento alla tracciabilità del cibo e il controllo della filiera è uno dei vantaggi della rete. Nata negli Stati Uniti nel 1930, Kentucky Fried Chicken è oggi la più famosa catena di ristoranti che servono pollo. È leader del mercato di riferimento, con oltre 19.000 locali in 116 paesi, e dà lavoro a 750.000 persone nel mondo. KFC è una società del gruppo Yum! Brands che comprende anche i marchi Pizza Hut e Taco Bell. Con più di 41mila ristoranti in 125 paesi, Yum! Brands è la più grande azienda al mondo nella ristorazione veloce. Nel 2014 lʼimponente macchina di Kentucky Fried Chicken ha fatto il suo ingresso in Italia e oggi conta quattro ristoranti a Roma, Torino, Chieti e Genova. “Il nostro obiettivo – spiega Corrado Cagnola, amministratore delegato di KFC Italia – è arrivare a 100 locali nei prossimi 5 anni. Siamo forti di un primo bilancio molto positivo, la marca è stata ben accolta, piace la combinazione di design e prodotto di alta qualità”. LʼItalia è simbolo dellʼeccellenza enogastronomica nel mondo con prodotti e attività legati ad artigianalità e unicità e in questo particolare momento storico sembra che gli italiani stessi stiano riscoprendo il piacere di mangiare made in Italy. Che cosa ha spinto a entrare “nella tana del lupo” unʼazienda americana che ha nella standardizzazione e nel sistema a rete uno dei suoi punti di forza? Corrado Cagnola, amministratore delegato di KFC Italia, nella nuova location KFC di Chieti
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FOOD “Il mercato italiano è appetibile per ragioni macroeconomiche, amore per le marche, livello di reddito medio, grande amore per lʼalimentazione, cultura diffusa. In più, in questo momento in cui i consumi di pasti fuori casa registrano unʼimpennata, i consumatori chiedono sempre più possibilità di scelta. Kentucky Fried Chicken garantisce un livello altissimo di controllo sulla filiera, a partire naturalmente dalla materia prima, cioè il pollo. La tracciabilità è oggi un tema nodale: il pubblico è sempre più attento non solo allʼaspetto salutare del prodotto-cibo, ma a quanto sia tracciabile, a quanto sia ricostruibile la filiera dalla produzione alla lavorazione. Quanto alla catena, credo che in Italia manchi la cultura dei suoi vantaggi. Eppure, per fare impresa nella ristorazione servirà sempre di più la capacità di uscire da un territorio regionale, di tenere sotto controllo procedure operative e conti economici, di contemplare anche lʼapertura a fondi esteri, perché in questo paese è difficile trovare qualcuno che investa capitali nella ristorazione. E senza capitali non si cresce”. Il format KFC in Italia è lo stesso di quello presente sul mercato americano? “Le ricette sono quelle originali, quelle che il Colonnello Harland Sanders ha messo a punto 60 anni fa. Per iniziare abbiamo scelto di semplificare i menu, introducendo i prodotti core, cioè pollo con lʼosso dal bucket, senza osso, hot wings, filetti di pollo. Per il layout del
ristorante abbiamo rispettato le linee guida generali, luci, design, materiali per persone che amano il bello. Il nostro è un cibo che nasce per la condivisione, siamo fast nel servizio, non nel consumo. Siamo fast, ma non troppo, nella preparazione, che richiede molti passaggi manuali”. Chi è lʼaffiliato ideale di KFC? “Cerchiamo imprenditori che non necessariamente provengano dalla ristorazione ma che si impegnino al cento per cento nel locale, dovranno arrivare ad aprire almeno venti ristoranti. Chi diventa franchisee di Kentucky Fried Chicken deve avere soprattutto la capacità di sviluppare e di trovare le location”. Che tipo di location cercate? “Locali di almeno 400 metri quadri per raccontare lʼintensità dellʼesperienza, in strade di grande comunicazione. Poi cʼè il drive through per i centri commerciali molto collaudati e lʼanno prossimo avremo le prime aperture inline, cioè tra due edifici in città”. Qual è il vostro scontrino medio? “Dieci euro, la redditività è funzione in buona parte delle capacità dellʼimprenditore”. Il futuro? “Siamo qui per rimanere. Sappiamo creare posti di lavoro stabili e regolari, soprattutto per i giovani, full time e part time. Anche questo è un tema importante, per il presente e soprattutto per un bel futuro.
Menù per 4 KFC con in primo piano il bucket di pollo, divenuto ormai un’icona della ristorazione nel mondo
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FOCUS
El Caminante
Milano, gourmet sulle ruote Arepas glamour proposte su un truck con stile sono gli ingredienti del nostro successo. Metti insieme una fashion designer italiana e cosmopolita e un ex modello venezuelano con master in business administration e il successo fusion è servito. Mettici anche lʼabitudine a muoversi, traslocare, vivere altrove, e il food mette le ruote, diventando truck food. Monica Cabras e Pedro Hernandez hanno avuto lʼidea un anno fa, e sono subito partiti. La loro creatura si chiama El Caminante, un truck food che si muove per Milano dove propongono cucina gourmet a base di arepas, piccole focaccine di farina di mais bianco che possono essere gustate da sole o farcite con ripieni. “Siamo trai pochi a lavorare nella bassa temperatura sottovuoto, per questo servono una cucina e un laboratorio”, racconta Monica Cabras. Il vostro modello di street food è più di tendenza o più innovativo? “Direi entrambe le cose. Lo street food sta indubbiamente diventando una tendenza anche qui in Italia, ma le arepas come le prepariamo noi non esistono al mondo”. Quali sono gli ingredienti che determinano il successo in un format di ristorazione? “La qualità innanzitutto. Oggi cʼè troppa improvvisazione perché il food sta diventando una moda. E poi la determinazione, noi abbiamo avuto le idee molto chiare fin dallʼinizio, sappiamo che dobbiamo rimanere concentrati sugli obiettivi. Infine, lʼinternazionalità. Noi possiamo contare sulla nostra visione globale del mondo, frutto delle esperienze professionali di una vita, e Milano è sicuramente la città più ricettiva dʼItalia da questo punto di vista”. Potete intercettare gli spostamenti quotidiani di El Caminante al loro indirizzo facebook:
www.facebook.com/caminantemilano/ Monica Cabras e Pedro Hernandez al lavoro sul loro truck El Caminante con le loro arepas uniche al mondo
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FOOD
IL PIZZICO DI SALE
ANNA PRANDONI Più cibo, meno food
Anna Prandoni, giornalista e scrittrice, si occupa da oltre quindici anni di enogastronomia, con particolare attenzione alla storia dell’alimentazione e alla sua influenza sulla cultura e sulla società italiane. Dal 2015 dirige Accademia Gualtiero Marchesi. Dal 2014 è Ambassador del progetto WE – women for Expo. Molto attiva nell’ambito digitale, è direttore creativo di unaricettalgiorno, di milanosecrets.it e del progetto di community gathering mypotluck.it e insegna come utilizzare i social media nel settore food. Ha partecipato come relatore alla Social Media Week Milano 2015.
Con il suo “più cibo, meno food”, Anna Prandoni si è ritagliata uno spazio di controcanto nel panorama della cultura enogastronomica in Italia. Ma che cosa intendi esattamente con questa distinzione tra cibo e food? “Da troppo tempo parliamo di cibo come intrattenimento e sempre meno come nutrimento, che poi è la sua vera funzione. Con il cibo non si gioca, il cibo è quello che noi diventiamo, merita rispetto. Per questo, anche quando mangio fuori, non mi dimentico che in un certo senso metto la mia vita nelle mani di chi mi prepara il pasto, e quindi cerco di scegliere bene”.
Hai mai mangiato in locali che appartengono a catene? “Ovviamente sì. Non ho pregiudizi, esistono realtà, penso al Panino Giusto, per esempio, che sanno coniugare ricerca, formazione, controllo della filiera, qualità del rapporto umano che si instaura con i collaboratori. È chiaro che questo valore aggiunto si ritrova anche nei prezzi, leggermente più elevati della media, ma sono disposta a pagare il giusto prezzo per un cibo di qualità”. LʼItalia è davvero il paese dove si mangia meglio? “LʼItalia ha una proposta enogastronomica molto diversificata, ne sappiamo ancora molto poco. Dal punto di vista della capacità di comunicazione dei suoi prodotti la Francia non ha pari”. Quanto conta la comunicazione nel successo di una proposta enogastronomica? “La capacità di raccontare e raccontarsi conta molto. E oggi se non sei anche sul digitale non esisti, anche se le resistenze a utilizzare questo strumento da parte degli imprenditori sono ancora alte. Quando te ne impadronisci, e lo gestisci bene, puoi avere risultati sorprendenti, anche in termini economici”. Puoi farci un esempio? “Mi viene in mente una nota pasticceria di Milano, Pavè. Molto prima di inaugurare il locale, i soci fondatori hanno iniziato a raccontare e condividere sui social la loro storia, le vicissitudini burocratiche che stavano affrontando, la ristrutturazione del locale... Il giorno dellʼapertura avevano già la fila davanti alla porta”. Tre tendenze in corso? “Cucina regionale, take away, monografico, cioè i locali dove servono un solo cibo in tutte le sue varianti”.
www.annaprandoni.it
Photo Anna Prandoni by Christine Davis
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FOCUS 40 anni, socio fondatore di locali come Byblos, il Twiga di Forte dei Marmi, Shatush di Courmayeur. E poi dei Fresco&Cimmino a Milano, Giannino, Camillo Benso… insomma, uno che di locali se ne intende.
Tre domande a ...
Lorenzo Tonetti Il ristoratore deve diventare un imprenditore
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Quali sono gli ingredienti di un ristorante di successo? “Costanza e professionalità. E poi qualità, giusto prezzo, elevata quantità dei coperti”. Photo Giannino
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Come vivi i social? “Personalmente farei molta attenzione ad applicazioni come TripAdvisor, spesso luoghi che raccolgono sfoghi e non notizie verificabili”
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Photo Camillo Benso Come è cambiata la ristorazione in questi anni? “Il ristoratore deve diventare imprenditore e il ristorante una azienda. È finito il tempo dei ristoranti con lo scontrino medio da 60/70 euro. Oggi anche chi ha una elevata disponibilità di spesa preferisce contenersi nel quotidiano e piuttosto spendere da uno chef stellato. Il nostro target è la famiglia media italiana, che è sempre più attenta al giusto prezzo e deve trovarsi in un locale dove può scegliere di tutto. Anche da Giannino, per dire, ho inserito in menu la pizza”.
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Photo Fresco&Cimmino
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FOOD I TOP TREND 2016 SECONDO MINTEL Sono dodici i top trend che, secondo Mintel, società internazionale specializzata in ricerche di mercato, caratterizzeranno a livello globale il 2016 nel mondo del food & beverage. 1 - Boom delle alternative. Dagli hamburger vegetariani al latte non caseario, i sostitutivi di nuova generazione si affermeranno, ben oltre il target dei consumatori con problemi alimentari. 2 - Stop agli ingredienti artificiali. La maggiore domanda di genuinità spingerà tante aziende a concentrarsi su prodotti con formulazioni naturali e ingredienti tracciabili. 3 - Più attenzione per l’ecologia. Nel prossimo anno la sostenibilità ambientale diventerà ancora più necessaria per lo sviluppo del business. 4 - Obiettivo bellezza. Il mercato dei prodotti dedicati al benessere personale e alla cura dell’aspetto fisico, come collagene e probiotici sarà sostenuto da una forte crescita della domanda. 5 - Più sport. I prodotti generalmente dedicati alla nutrizione sportiva entreranno anche nella dieta di altri target. 6- Storie vere. I consumatori continueranno a mostrare particolare interesse per i prodotti con una storia convincente alle spalle. 7 - E-revolution. Internet durante il 2016 spingerà di più i consumatori a pensare oltre i retailer fisici tradizionali. 8 - Ritorno alle origini. L’interesse per i cosiddetti ingredienti antichi, suggerisce una possibile diffusione anche di diete personalizzate rispetto alle proprie origini, o addirittura al proprio specifico DNA. 9 - Tweet e performance culinarie. La moda di condividere le proprie esperienze in cucina sui social è destinata a diffondersi ulteriormente. 10 - Tavolo per uno. La crescita del numero dei single spingerà le aziende ad adattare l’offerta, ricorrendo a formati monodose e promozioni tailor made per questa fascia. 11 - Più chiarezza sui grassi. La maggiore consapevolezza dei consumatori sull’esistenza di grassi buoni, porterà a un graduale cambiamento di approccio verso alcuni prodotti penalizzati da stereotipi negativi. 12- Mangiare con gli occhi. I marchi sperimenteranno proposte caratterizzate da colori vivaci e forme innovative per i loro prodotti confezionati. Una scelta che coincide anche con l’intenzione di raccogliere consensi, post e like sui social network. See more at: http://www.foodweb.it/2015/10/food-beverage-12-top-trend-del-anno/#sthash.qCpg1p1Q.dpuf
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MARKETING di Patrizia Saolini
L’effetto catalizzante del marketing multicanale Patrizia Saolini - The Vogue Years Diana Vreeland di Alexander Vreeland (Rizzoli 2013) “L'occhio deve viaggiare”. Così la mitica direttrice di Vogue America Diana Vreeland dichiarava ai suoi lettori a metá degli anni ʼ60, sicura del fatto che lo styling e il visual merchandising fossero le leve principali per vendere sia il patinato giornale che le creazioni degli stilisti che investivano in pagine di pubblicità. Lʼeclettica editor in chief, famosa per i set fotografici stravaganti con tanto di animali da circo, elicotteri e jet privati, da lì a breve grazie al suo incontenibile estro, sarebbe diventata una vera icona di stile a livello planetario. Nonostante non fossero ancora gli anni della globalizzazione, la Vreeland aveva captato un messaggio
ben chiaro che andava oltre i confini americani: per far sognare alle lettrici una vita più glamour, bisognava accompagnarle ad immaginare di vivere in un contesto speciale, lontano dagli schemi e fuori dallʼordinario. Le immagini che proponeva nei redazionali erano infatti ricche di elementi disruptivi tanto iraggiungibili dalle jetsetter milionarie quanto impossibili per le casalinghe americane, ma proprio per il fatto che risultavano così inarrivabili ed accattivanti potevano finalmente rispecchiare un tipo di femminilitá audace e finalmente degna di una vera donna competitiva ed emancipata. Viaggiando attraverso quegli accostamenti fuori dal comune,
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MARKETING le donne riuscivano a concepire un modo alternativo per sopravvivere alla routine quotidiana. Correvano subito a comprarsi i tessuti per confezionare gli abiti a casa o prenotavano gli appuntamenti negli atelier per riprodurre i modelli più preziosi. Le più fortunate facevano shopping nei grandi magazzini dove venivano venduti gli esemplari originali del prêt-à-porter, comprensivi di servizio di personal shopper per adattare alla propria figura quellʼinnovativo stile estemporaneo. Lo scopo del marketing era altrettanto chiaro, ovvero quello di incentivare il desiderio di acquistare capi e accessori che potevano sviluppare la prospettiva di una vita esclusiva e piena di eccitazione che, guarda caso, rispecchiava proprio il claim del giornale. Per la prima volta nella storia dellʼeditoria femminile le donne iniziavano ad avere consapevolezza del loro futuro in quanto autonome e degne di valore. Partendo da quelle pagine più rilevanti del settore fashion, potevano infatti aspirare a migliorare il loro modo di essere e di apparire nella vita reale, riscattandosi a livello sociale. Si sarebbero infatti ribellate al sistema che le voleva relegate al ruolo di casalinghe e si sarebbero distinte da chi non aveva buon gusto o da chi sottovalutava l'avanguardia dei nuovi canoni estetici che, da lì a breve, avrebbero trasformato inesorabilente unʼintera epoca. Che poi la Vreeland sia perita sotto le sue stesse gesta per il troppo zelo nello spendere i capitali della casa editrice é un dettaglio che ha fatto senzʼaltro discutere, ma almeno una lezione di marketing da lei lʼabbiamo imparata ed é ancora valida quarantʼanni dopo la sua dipartita dal giornale: la visione di ció che rompe gli schemi scatena il senso dell'attrazione e stimola il processo creativo per incentivare lʼacquisto ideale. La disruptività, la legge dellʼattrazione e la creatività sono tuttʼora argomenti rilevanti sia a livello di visual merchandising che di marketing digitale.
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Cosʼè cambiato dunque nel panorama commerciale? A cambiare non è stato solo il mercato che si è definitivamente allargato e appunto, digitalizzato, il vero protagonista di questa trasformazione culturale è il ruolo ricoperto dalla clientela che si è evoluta più dei meccanismi stessi di induzione allʼacquisto e di spudorata persuasione. I consumatori di oggi sono dunque più esperti e più informati di prima, addirittura più competenti di alcuni venditori, sia nellʼacquisizione di informazioni sulla provenienza del prodotto e del prezzo che sulla conoscenza dei canali in cui conviene investire il capitale. Grazie alle community online, oggi il cliente può addirittura sostituirsi allʼazienda e fungere da customer service in caso servisse una sua opinione in merito alla qualità dellʼesperienza, senza esitare ad essere infedele alla marca qualora trovasse unʼofferta migliore sulla piazza. Lʼacquirente moderna non si lascia più colpire dal messaggio pubblicitario come se fosse un target specifico anzi, soprattutto nei beni di lusso, pretende di essere coinvolta in prima persona sul processo di presentazione delle collezioni, in alcuni casi proponendosi persino come influencer sin dalle prime fasi della produzione. Risulta quindi chiaro che, oltre ai clienti e ai loro comportamenti, al centro di questo nuovo approccio commerciale ci sono anche le aziende e la forza vendita, tutti destinati a transita-re nella complessità della multicanalità.
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Quali sono dunque le mosse principali che unʼorganizzazione deve valutare per facilitare lʼesperienza multicanale? La prima è senzʼaltro quella di essere in contatto con i consumatori in real time. Se approcciati nel modo corretto è unʼattività che può portare importanti
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MARKETING Xx
risultati di vendita. Il rischio insito nellʼapproccio multi canale è infatti quello di puntare a un mero presidio dei canali, adeguandosi tecnologicamente, ma utilizzando ancora le vecchie logiche di mercato. La questione fondamentale diventa invece capire come cambia il processo di acquisto grazie per esempio ai personal device e come inserirsi con un approccio omnicanale nella vera arena competitiva: la mente dei consumatori che cambia opinione in continuazione. Allargando la prospettiva che lʼutilizzo del mobile comporta, un buon modo per rispondere alle esigenze dei clienti è fornire unʼesperienza totale, che sottolinei la relazione multicanale. Ciò significa allineare le offerte sia online che offline ed informare la forza vendita del canale tradizionale sulle iniziative digitali e viceversa, affinché la comunicazione con il cliente risulti trasparente e sia sempre in tempo reale. seconda è quella di conoscere i propri [2 Laclienti e premiare le interazioni con il brand.
Ultimamente uno degli ambiti più sviluppati è quello dei programmi di fedeltà e loyalty. Non solo si stanno “digitalizzando” (come ad esempio il telefonino che sostituisce la carta fedeltà), ma premiano ogni tipo di comportamento virtuoso dellʼutente, soprattutto con offerte personalizzate, nel luogo e nel momento esatto in cui si verifica.
terza è quella di snellire le procedure di [3 Lapagamento sia online che offline. Sfruttando
le nuove tecnologie come per esempio quella dei beacon, ossia piccoli apparecchi delle dimensioni di una nocciola che, una volta installati in un qualsiasi ambiente, possono scambiare dati a distanza con tutti gli smart phone. Paypal, lʼazienda leader dei pagamenti online con oltre 250 milioni di conti aperti in 190 paesi nel mondo, ha messo a punto i suoi beacon in grado di abilitare pagamenti addirittura senza neanche prendere in mano il cellulare.
quarta é quella di integrare i valori della [4 Lamarca nelle attività di marketing multicanale.
Per trarre i benefici dalle sinergie tecnologiche occorre infatti avere una strategia valoriale ben precisa, con grande consapevolezza dello scopo aziendale da parte degli staff di vendita, oltre che il continuo monitoraggio delle azioni intraprese e delle performance conseguite. Occorre aver ben presenti anche i valori dei clienti, tanto da rispecchiarli nella comunicazione e negli eventi a loro dedicati. Le vetrine virtuali o fisiche che siano, devono evidenziare che oltre ai punti di forza dei vestiti e degli accessori esiste un brand di riferimento di cui gli acquirenti si possono fidare.
è quella di imparare a fare solo ciò [5 Lachequinta si dichiara, ovvero il “walk the talk” per dirla allʼamericana. Una delle priorità che lʼazienda multicanale deve coltivare è quella di costruirsi una buona reputazione, non solo per rimanere leader indiscusso ma anche per e guadagnarsi nuovi clienti in altri mercati.
ne viene in mente una sesta, ovvero quella di [6Me continuare a stupire il consumatore anticipando i suoi desideri. E qui mi ricollego alla mitica Diana Vreeland che, se avesse vissuto la rivoluzione digitale, avrebbe sicuramente esclamato la sua frase prediletta “Semplicemente divini!” di fronte alla mirabilia dei potenti algoritmi attualmente sul mercato. La lungimiranza nellʼanticipare le scelte dei clienti è unʼattitudine che va continuamente allenata, soprattutto nei negozi su strada, altrimenti la tecnologia soppianterà presto la professionalità dei venditori in carne ed ossa e il rapporto con il cliente nei vari canali risulterà freddo e antiquato. Dʼaltra parte, la massima che negli anni ʻ70 ha provocato la rivoluzione scatenando nelle donne una sana competizione a livello di immagine e di potere personale è nata proprio da una frase tanto cara alla Vreeland: “Dai ai clienti quello che non avrebbero mai pensato di volere.” Da tenere presente tuttʼoggi prima di distribuire il budget della comunicazione multicanale.
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RETAIL TOUR
Photo: Coin Excelsior
Photo Retail Tour Roma by Fabrizio Valente
Negozi di successo in Italia (e nel mondo a breve)
di Fabrizio Valente, Kiki Lab – Ebeltoft Italy
Il World Retail Congress del 2015 si è svolto per la prima volta in Italia, richiamando oltre 1.200 manager del retail mondiale. Kiki Lab - Ebeltoft Italy, oltre che come unico Official Italian Partner della manifestazione, ha anche collaborato al Retail Tour di Roma conclusivo della tre giorni. Ecco una sintesi degli stimoli raccolti nei principali negozi visitati con l’osservazione e l’ascolto dei manager incontrati. COIN EXCELSIOR. Ristrutturato circa 2 anni fa, 4.100 mq su 3 piani, con un posizionamento di lusso accessibile attento alle tendenze. Novità. La collaborazione di Cargo Milano per il reparto cucina e il recente lancio delle vendite on line, con un servizio di clicca e ritira e in previsione lʼimplementazione nel negozio di tablet e schermi per offrire il 100% delle referenze, anche quelle non fisicamente presenti nei punti vendita. Risultati. Tutti i KPI sono cresciuti, lo scontrino medio adesso supera 70 euro (contro i 42 euro del pre-rinnovamento) e il negozio dovrebbe chiudere il 2015 con 43 milioni di euro di fatturato (compreso Tiffany). Photo: Coin Excelsior
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FORNERIA CAMPO DE’ FIORI. Forno storico, esiste da 200 anni, la gestione attuale è entrata nel 1970. Grande capacità dei titolari di adattarsi alla veloce evoluzione della zona, che nel giro di pochi anni da quartiere popolare si è trasformato in area per turisti e stranieri, con conseguente crollo del consumo di pane. Il riposizionamento si focalizza sul food to go, pronto al consumo immediato. In primis le pizze bianche con farciture varie. Risultati 1. 1.200 scontrini al giorno. Diversificazione. Hanno aperto un altro piccolo spazio adiacente per ampliare lʼofferta (dʼestate anche macedonie pronte), ma invece di sviluppare una catena i proprietari hanno deciso di mettere al servizio la propria esperienza offrendo consulenza a imprenditori che vogliono aprire attività simili allʼestero, guidandoli, formando i team di lavoro e affiancandoli nelle aperture. Risultati 2. Collaborazioni a Boston, New York, Marbella, Londra, Pechino. AW LAB. Il flagship romano della catena del gruppo Bata, aperto in via del Corso a maggio, si sviluppa in 500 mq coerentemente con il posizionamento di AW LAB: focus sulle scarpe per il tempo libero, mood legato al concept “giocare con lo stile”, ambiente attrattivo per le donne e le ragazze, a differenza dei principali competitor. Il 90% delle referenze sono dei main brand a partire da Nike e Adidas, ma AW Lab riesce ad assicurarsi dei prodotti con dettagli in esclusiva come un colore o un tessuto, e anche lanci in anteprima rispetto al mercato. Novità. Il museo delle sneaker e un cortile alberato per gli eventi. Risultati. Previsto un fatturato di 4 milioni di euro nel primo anno. Prospettive. Dopo il successo in Spagna, sviluppo previsto in Francia e Turchia. KIKO. Il category killer del gruppo Percassi nei suoi 150 mq di via del Corso, aperti da un anno, esprime al meglio il posizionamento cheap and chic. Ogni 2 volte al mese il negozio cambia pelle: vetrine, musica, video, animazioni digitali. Delle 1.400 referenze 450 cambiano ogni anno. Novità. Rispetto agli inizi è evoluto il modello di servizio e ora lʼapproccio alle clienti è pro-attivo, cercando di coinvolgerle per elevare la loro soddisfazione con consigli mirati, oltre che per aumentare il conversion rate e lo scontrino medio. ZARA VIA DEL CORSO. Aperto nel 2010, è stato il secondo negozio del gruppo Inditex nel mondo a ottenere la certificazione ecologica, che riduce notevolmente lʼimpatto sullʼambiente dei suoi 3.500 mq (disposti su 5 piani). Una superficie importante che è apprezzata in particolare dagli stranieri, che rappresentano dal 60 al 70% dei visitatori. Novità1. Le figure dei personal shopper sono state introdotte da 1 anno e mezzo, con formazione ad hoc e divise specifiche. Il servizio è attivo per ora solo nei flagship e per 3 giorni alla settimana (weekend esclusi) e non è neanche comunicato in modo aggressivo nel negozio, dando lʼimpressione che lʼazienda sia ancora in una fase di sperimentazione e valutazione del ROI del servizio. Novità 2. Ogni venditore possiede un iPod su cui ha visibilità di tutto lʼassortimento disponibile in negozio. Questo sistema velocizza il processo di acquisto dei clienti, razionalizzando il tempo degli addetti ed evitando viaggi a vuoto nel magazzino per verificare taglie e modelli.
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Photo: Forneria Campo De’ Fiori
Photo: AW LAB
Photo: Kiko
Photo: Zara
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RETAIL TOUR
Photo: Eataly Roma
EATALY ROMA. Il più grande dei negozi del ʻcampione mondiale del retail ʻ (unico ad avere vinto per due volte al World Retail Congress il premio come negozio innovativo, per i punti vendita di Milano e New York) ha bilanciato la sua poeticità con una buona dose promozionale per rafforzare lʼattrazione commerciale. Ma nel marketing Eataly si distingue sempre: al momento della visita (settembre) per ottenere uno sconto sulle birre i clienti erano invitati a portare una mappa di un proprio viaggio, mappe che poi sono state usate per eventi e comunicazione. Il gruppo internazionale dei partecipanti ha seguito con interesse le visite, dimostrando che ormai anche lʼItalia ha generato eccellenze nel retail che possono stimolare gli operatori internazionali.
Prossimo appuntamento con il World Retail Congress, di cui Kiki Lab e Beesness continuano a essere partner, è a Dubai dal 12 al 14 aprile 2016. Photo: Eataly Roma
Il meglio del retail mondiale a Milano il 10 marzo 2016 Convegno con la presentazione della 11ma edizione della ricerca annuale con Kiki Lab ed Ebeltoft Group. Testimonianze aziendali: Zodio, Gourmeet – Conad, Bricocenter, Makerland – Auchan e Undiz (catena francese che ha lanciato 6 mesi fa un nuovo format di intimo innovativo e di successo, basato sulla cross-canalità). In attesa di conferma: Eataly, Nespresso, Decathlon, Piquadro. Beesness è media partner e ha a disposizione alcuni ingressi ospite per manager Retail e IdM.
Info: kiki@kikilab.it
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PER ESPORRE: TTel. eel. 0239206.217 ccommerciale@ops.it ommerciale@ops.it PERR VISIT VISITARE: TAARE: TTel. eel. 0239206.218 visita visitatori@shopexpomilano.it tori@shopexpomilano.it
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DIGITAL
di Massimo Boraso *
Econsultancy ha recentemente pubblicato un report che “mette i piedi nel piatto” delle tendenze, sfide e opportunità in capo a chi si occupa di retail marketing nell’era digitale. Ne presentiamo i principali risultati a partire dalle valutazioni dei retailer.
LO SCENARIO:
Strategie, azioni e previsioni
i consumatori richiedono maggiore flessibilità, un’esperienza migliore, un servizio migliore e più canali con i quali interagire più spesso. Questo mentre al tempo stesso chiedono che ogni cosa sia più veloce e più economica;
Nellʼinsieme, i retail marketer vedono la customer experience che attraversa tutti i punti di contatto come la opportunità più eccitante del 2015, mentre la grande maggioranza la sta ancora usando come elemento di differenziazione. I retailer stanno anche usando la tecnologia per innalzare il livello di servizio e proporre unʼofferta più personalizzata e una maggiore convenienza. A partire da relativamente consolidati meccanismi di gestione degli ordini online, i retailer stanno esplorando quali modalità sono più adeguate per rispondere ai bisogni di clienti sempre più esigenti e nel contempo migliorare la loro esperienza del brand.
l’ambiente economico è altamente competitivo e imprevedibile. I retail marketer hanno un compito a dir poco sfidante cui far fronte. Vediamo come si muovono in questo ambiente.
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Ci si attende che la personalizzazione mediante lʼuso di beacon sia lʼarea di maggior attenzione nel 2015. Offrono significative opportunità le offerte “targhettizzate” e personalizzate che hanno il potenziale di far salire il valore delle vendite, così come la retention e la fedeltà. Un uso povero della tecnologia, e lʼincapacità di fornire unʼadeguata customer experience ovunque un cliente si imbatta in un brand, significa che vi sono ampi margini perché le cose vadano davvero male. Non importa quanto si spenda in marketing e nel comunicare il proprio scopo e il proprio servizio: se la customer experience non combacia, o è inadeguata in qualunque punto di contatto, la reputazione ne soffrirà. Molti retailer se ne sono resi conto e stanno agendo di conseguenza: - vi è stata una crescita di ruoli quali quello di “head of customer” o “chief customer office”, che hanno la responsabilità definitiva sul cliente e sul marketing. Vi sono anche linee dirette tra marketing e tecnologia per assicurare consistenza allʼesperienza; - inoltre, sempre più enfasi è data alla personalizzazione. I retailer stanno cercando di ricreare nel diverso contesto lʼesperienza personale di recarsi dal fruttivendolo o dalla banca locale dove sei conosciuto per nome e dove viene anticipato ciò che stai per ordinare. Questo non è per nulla semplice da conseguire e molte organizzazioni stanno cercando di comprendere come personalizzare in un modo che sia appropriato e utile, anziché invasivo e fastidioso. Le iniziative connesse ad aree quali la personalizzazione e il mobile sono tutte parte di una più vasta esigenza dei brand di migliorare la customer experience in unʼepoca in cui la centralità del cliente è più importante che mai. In questa prima parte ci concentriamo su ciò che secondo i retailer è stata lʼopportunità più interessante per il 2015 e lo sarà per i prossimi anni. I grafici che seguono sono tratti da una ricerca di Econsultancy in collaborazione con Adobe (“Quarterly Digital Intelligence Briefing: 2015 Digital Trends).
RETAIL Figura 1. Quale area rappresenta in assoluto l’opportunità più eccitante per la tua organizzazione?
Una ulteriore prova dell’attenzione diffusa alla customer experience può essere trovata nella Figura 2., che mostra come la stragrande maggioranza (l’85%) dei retailer concordi sul tentare di differenziarsi mediante la customer experience, con un 34% che si dice fortemente d’accordo con questa affermazione. In confronto, solo il 2% delle società non sta cercando di usare la customer experience come un elemento di differenziazione. Figura 2. “Cerchiamo di differenziarci mediante la customer experience”
Cosa è importante per i retailer Rispetto allo scorso anno, il mobile è visto come unʼopportunità interessante per il 23% dei retailer e vi è una forte enfasi sulla customer experience, che coincide con le crescenti attese dei consumatori. Questo ha portato i brand a focalizzarsi sulla soddisfazione del cliente e a darsi lʼobiettivo di essere graditi in ogni punto di contatto, nel tentativo di rafforzare la fedeltà. Le imprese stanno integrando insiemi di dati, infrastrutture tecnologiche e operazioni, spesso per la prima volta, allo scopo di fornire lʼesperienza perfetta per i consumatori.
Più della metà dei retailer identifica customer experience e servizio clienti come il modo principale per tentare di differenziarsi dai concorrenti nei prossimi 5 anni (Figura 3.). Sorprendentemente, solo il 14% dice che la qualità del prodotto sarà il principale elemento di differenziazione, mentre solo il 6% farà affidamento sul prezzo.
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DIGITAL Figura 3. Nei prossimi 5 anni, qual è il modo principale con cui la tua organizzazione cercherà di differenziarsi dai concorrenti?
Customer experience e personalizzazione rimarranno le aree chiave su cui focalizzarsi nei prossimi 5 anni, ma vedremo anche retailer accrescere il loro focus su big data e marketing automation (Figura 4.).
Figura 5. Dove la tua organizzazione pone la maggiore enfasi nei termini di un miglioramento della customer experience?
Figura 4. L’opportunità più eccitante: 2015 vs. “tra 5 anni”
Rendere l’esperienza la più personalizzata e rilevante possibile è dove i retailer stanno ponendo la maggiore enfasi allo scopo di migliorare la customer experience, come si vede dal grafico che segue.
La customer experience è ritenuta pervasiva e impegnarsi su qualcosa di così onnicomprensivo richiede di partire con una strategia e una cultura. Mentre la Figura 6. mostra le priorità organizzative riguardanti la customer experience, non viene tracciata una linea di demarcazione tra cosa è importante e cosa non lo è. Tutto è considerato importante, ma alcuni sono elementi di differenziazione, mentre altri sono semplicemente parte del nuovo costo del fare impresa. Il servizio clienti è uno strumento sempre più importante per i brand che cercano di guadagnare un margine sui loro concorrenti. Globalmente, nel 2013, il 66% dei consumatori ha cambiato brand o business a causa di uno scarso servizio clienti, una crescita del 4% rispetto allʼanno precedente. Circa lʼ82% di quelli che hanno cambiato dice che il brand avrebbe potuto fare qualcosa per fermarli (sic).
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RETAIL
Figura 6. Ordina per importanza i blocchi di attività necessari a costruire una valida customer experience
In un prossimo numero di Beesness vedremo le strategie di ottimizzazione dell’esperienza digitale, anche con qualche case study di grandi aziende.
*Masimo Boraso è Founder e CEO di
Nota: Questo articolo è stato originariamente scritto per la Playlist di Boraso del 27/08/2015
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RETAIL di Ilaria Ricotti
Lusso e ristorazione sono i “Retail Trends” del 2015
Dopo diversi anni di stagnazione e recessione, il 2015 si è configurato come il primo momento di ripresa dell’economia italiana. franchising può rappresentare un ottimo barometro per documentare il primo momento di ripresa dellʼeconomia italiana, come viene sottolineato nel rapporto “Retail trends 2015”, realizzato dallo Studio Legale “Cocuzza & Associati”. A guidare un andamento tutto sommato positivo cʼè Milano: la città di Expo, ma anche del Quadrilatero della Moda, dove via Montenapoleone è diventata una garanzia per le firme del lusso, attirate anche dal flusso di “turisti dello shopping”, i quali soggiornano nel capoluogo lombardo con il preciso intento di recarsi nelle boutique dellʼalta moda. Una “High Street”, che ha però necessità di espandersi, permettendo di sviluppare anche lʼofferta rivolta al “mass market”, settore forte di sviluppo del franchising. Una volta individuate zone in crescita come via Dante, via Torino, Brera e la nuovissima area di Porta Nuova, lʼaiuto delle istituzioni diventa fondamentale, soprattutto se si considera che gli spazi commerciali in zone di pregio come la Galleria Vittorio Emanuele, vengono assegnati con un meccanismo di asta, che in molti casi penalizza e scoraggia i retailers.
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TRENDS
Una soluzione proposta potrebbe essere quella di affidarsi a un fondo, proprietario di immobili, che gestisca gli spazi, rendendo il tutto più flessibile, anche in vista di importanti investimenti in Italia che noti marchi internazionali come Superdry, American Eagle e Urban Outfitters si sono detti disposti ad effettuare. Subito dopo Milano, Roma è lʼovvia destinazione dei retailers. Nonostante si registrino trend simili, come lʼafflusso dei marchi del lusso nella zona di via Condotti, il mercato romano ha caratteristiche strutturali differenti, che si concentrano su una tipologia di turismo orientata in primis al soggiorno culturale. Da qui il fiorire di bistrot e format che puntano sullʼofferta di unʼesperienza particolare a completamento dellʼesperienza di acquisto. Il turismo fa sì che in Italia sia ancora di fondamentale importanza lo sviluppo del centro storico (esempi eccellenti sono Firenze e Verona, ma anche Como e Napoli), dove hanno trovato casa sia brand riconducibili allʼHigh Street, sia marche che puntano più sul mass market. Londra e Parigi rimangono invece le mete predilette delle firme italiane, che conquistano lʼestero con un richiamo al Made in Italy e campagne pubblicitarie azzeccate. Ma quali sono i settori di punta del franchising che hanno caratterizzato il 2015? Secondo “Retail Trends 2015” conviene puntare sulla ristorazione. Il successo di Eataly e Princi dimostra come lʼesperienza culinaria italiana sia ricercata e apprezzata anche oltre oceano. Allʼinterno dei confini nazionali, può invece rappresentare una carta vincente per rivitalizzare e arricchire i centri commerciali, avvicinandoli sempre di più al modello statunitense. Una scommessa che potrebbe risultare vincente soprattutto per i centri di fascia mediobassa, che in Italia ancora faticano a trovare il proprio spazio. Contatti: http://www.cocuzzaeassociati.it/
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DESIGN la Redazione
SM© SIMONE MICHELI ARCHITETTO Simone Micheli ha fondato l’omonimo Studio d’Architettura nel 1990 e nel 2003 la società di progettazione “Simone Micheli Architectural Hero” con sede a Firenze, Milano, Dubai e Rabat. Foto Simone Micheli di Rossano B, Maniscalchi
Suite WorldHotel Ripa Roma
Bellezza non convenzionale e design straordinario WORLDHOTEL RIPA ROMA: il progetto architettonico e di interior design
dell’Architetto Simone Micheli ʼarchitetto Simone Micheli, indiscusso riferimento internazionale nella progettazione di spazi dedicati allʼospitalità ed al benessere, ha curato il progetto di interior e lighting design per le nuove camere e la sala riunioni Sironi del WorldHotel Ripa Roma, straordinario e non convenzionale luogo ospitale situato nel centro storico della Capitale in zona Trastevere. Forme essenziali e raffinate colpiscono lʼocchio del visitatore non appena egli varca la soglia della camera ed unʼaurea di assoluta purezza ed estrema eleganza trasmette lʼimmediata sensazione che è lʼuomo ad essere lʼinoppugnabile protagonista di una scena creata affichè il suo interiore benessere psicofisico trovi completo compimento. Arredi nudi, francescani si relazionano con lʼambiente circostante permettendo alle emozioni di liberarsi nellʼaria e lasciando libertà di azione allʼinnata ed originaria abilità percettiva umana. Il grigio ed il bianco degli arredi, delle pareti e della pavimentazione contribuiscono a dare vita ad un atmosfera depurata, delicata, in cui poter
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far riaffiorare, al centro del fitto reticolo energetico che compone la realtà, lʼuomo con la sua sensorialità, unione ritrovata ed armonica di corpo e mente. Il letto ampio e soffice contraddistingue il fulcro spaziale della camera, la testata estesa e dagli angoli stondati funge inoltre da armadio, e dello spazio costituisce il centro vitale. La fluidità pervade ogni forma, stemperando il rigore puro in favore di morbidi frammenti di contemporaneità che definiscono una dimensione onirica posta ai margini del tempo. Sono voluti gli sbalzi umorali che contrappongono le fattezze attuali della camera alla romanità antica, grandiosa, di Trastevere, cuore storico della città in cui lʼhotel è situato. Tuttʼintorno schegge di lontana memoria distinguono lo spazio, mostrando come il dissonante connubio di avvenire e passato modelli nuove possibilità espressive. Il visitatore così, con un repentino balzo, acquista la capacità di volgere lo sguardo verso il futuro, di intravedere le nuove possibili vie del pensiero e di rovesciare
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DESIGN
Bagno Suite WorldHotel Ripa Roma - particolare
Partners: Arca, Cipriani Serramenti, Disegno Ceramica, Elite, Frascio, Gedy, Glip – The lighting partner, Gruppo Confalonieri, Grohe, Liuni, OIKOS - colore e materia per l’architettura, Porcelanosa Grupo, Sacea, Sign System, SnoWhite, Spazio 08 Glass & Design, WMP World Market Place.
la vigenti prospettive, contrapponendo al caos metropolitano quotidiano pillole di benessere. Un luogo fatto per emozionare quindi, in cui continui nuovi scenari sono resi possibili dai giochi di luce che avvolgono gli arredi, definisconole forme, riempiono lo spazio. Fluidità, giochi di luce e di riflessiche si sovrappongono e lʼincontro-scontro tra passato, presente e futuro sono i tratti che contraddistinguono anche la Sala Sironi, area meeting dellʼhotel. Sfuggendo agli ordinari canoni estetici, lo spazio si determina con lʼobiettivo di essere risposta alle molteplici esigenze funzionali dellʼuomo contemporaneo, coordinando la soddifazione dei suoi bisogni effettivi con lʼinnato ed eterno tendere verso la bellezza; la curata regia illuminotecnica e lʼalto gradiente tecnologico guidano la riuscita riunione degli intenti. Un immagine del Foro di Traiano, ultimo monumentale foro imperiale romano, copre due delle pareti della sala, sublimando il contrasto temporale fino allʼestemo compimento.
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Foto di Juergen Eheim Sala Sironi WorldHotel Ripa Roma - particolare
Per maggiori informazioni consulta il sito www.simonemicheli.com
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SMART di Stefania Priolo
Conciliare, Innovare e competere, lo “smart working” diventa legge Nell’era del lavoro 2.0 la parola d’ordine è “flessibilità” Spazi di lavoro attrezzati per il coworking
Incrementare la produttività favorendo la conciliazione dei tempi vita - lavoro, è questa la sfida dello “smart working” diretta all’imprenditoria del futuro. Parola dʼordine “flessibilità”, la nuova normativa collegata alla legge di Stabilità 2016 è un DDL di nove articoli redatti dal professor Maurizio Del Conte (docente di diritto del lavoro alla Bocconi) consigliere giuridico di palazzo Chigi. Un testo snello che fissa i principi base e lascia poi spazio alla contrattazione decentrata per ulteriori accordi. E se il pensiero richiama inevitabilmente il “vecchio telelavoro” la normativa sembra arrivare a colmare proprio quel vuoto di regole con lʼintroduzione di precise indicazioni a riguardo, per creare le premesse di una dimensione lavorativa più dinamica e moderna che offre inoltre maggiore libertà nella gestione dei tempi di vita e di lavoro. Lo smart working è una prestazione effettuata da lavoratori dipendenti (non da partite Iva). Requisito essenziale è lʼesecuzione della prestazione lavorativa fuori dai luoghi aziendali, anche per un solo giorno a settimana.
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È prevista la definizione di un accordo scritto tra le parti in cui vengano stabilite le modalità con le quali il lavoro va eseguito, con lʼutilizzo ad esempio di devices esterni ed apparecchi tecnologici, gli orari di lavoro e quelli di pausa. Per quanto riguarda la retribuzione, il trattamento economico e normativo non deve essere inferiore a quello dei colleghi che operano in azienda. Sono riconosciuti inoltre incentivi fiscali e le contribuzioni che la legge di Stabilità prevede per la contrattazione di secondo livello. Per quanto riguarda la sicurezza il ddl prevede che gli infortuni siano coperti sia che avvengano fuori dallʼazienda, sia durante il normale tragitto di andata e ritorno dal luogo dellʼabitazione o da un coworking. Lo smart working può essere a tempo determinato o indeterminato, si può recedere dal contratto solo per giusta causa o con un preavviso non inferiore ai 30 giorni. Conciliare, innovare e competere, lo smart working sarà il nuovo approccio allʼorganizzazione aziendale dellʼera 2.0. Una sfida che secondo le esperienze internazionali aumenterebbero la produttività del 35-40%. LʼOsservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, ha calcolato che, con lʼincentivazione di forme di lavoro flessibile, lʼItalia potrebbe guadagnare 27 miliardi in più
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WORKING
Photos: tipiche prestazioni in smart working in termini di produttività e risparmiare 10 miliardi di costi fissi. Sempre dalla medesima ricerca emerge come ci siano delle grosse differenze tra le aperture a questo nuovo approccio da parte delle piccole e medie imprese rispetto alle grandi imprese. Nel 2015 il 17% delle grandi imprese italiane ha già avviato dei progetti organici di Smart Working, introducendo in modo strutturato nuovi strumenti digitali, policy organizzative, comportamenti manageriali e nuovi layout fisici degli spazi (lo scorso anno erano l'8%). A queste si aggiunge il 14% di grandi imprese che sono in fase “esplorativa”, che si apprestano cioè ad avviare progetti in futuro, e un altro 17% che ha avviato iniziative puntuali di flessibilità ma rivolte solo a particolari profili, ruoli o esigenze delle persone. Quasi una grande impresa su due, quindi, sta andando in modo strutturato o informale questo nuovo approccio allʼorganizzazione del lavoro. Tra le Pmi invece la diffusione risulta ancora molto limitata: solo il 5% ha già avviato un progetto strutturato di smart working, il 9% ha introdotto informalmente logiche di flessibilità e autonomia, oltre una su due non conosce ancora questo approccio o non si dichiara interessata. Parallelamente, si diffondono fenomeni che riprendono ed estendono i principi dello Smart Working anche fuori dall'impresa. Su tutti, il Coworking, di cui si contano 349 spazi in Italia, 88 nella sola Milano: strutture che offrono luoghi flessibili on demand e unʼesperienza di lavoro “Smart”, rivolgendosi ormai non solo a liberi professionisti, startup e microimprese, ma anche alle aziende più grandi, con il 71% dei manager che li ritiene unʼopportunità anche per organizzazioni strutturate. “La ricerca dimostra come lo Smart Working si stia diffondendo in Italia con un effetto positivo su persone, aziende e società̀, soprattutto grazie all'opportunità di ripensare stili manageriali e modalità̀ di gestione ormai superati – dice Mariano Corso, Responsabile scientifico dell'Osservatorio Smart Working -. Le organizzazioni devono però evitare lʼerrore di farsi trascinare dallʼeffetto moda, introducendo un cambiamento solo superficiale, senza cogliere l'opportunità̀ di ripensare profondamente cultura e modelli organizzativi per liberare nuove energie dalle persone”.
Smart working: cos’è? È una prestazione effettuata da lavoratori dipendenti (non da partite iva). Requisito essenziale è l’esecuzione della prestazione lavorativa fuori dai luoghi aziendali, anche per un solo giorno a settimana. È prevista la definizione di un accordo scritto tra le parti in cui vengano stabilite le modalità con le quali il lavoro va eseguito, con l’utilizzo ad esempio di devices esterni ed apparecchi tecnologici, gli orari di lavoro e quelli di pausa.
Smart working: quanto dura? Può essere a tempo determinato o indeterminato, si può recedere dal contratto solo per giusta causa o con un preavviso non inferiore ai 30 giorni.
Smart working: quanto vale? L’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, ha calcolato che, con l’incentivazione di forme di lavoro flessibile, l’Italia potrebbe guadagnare 27 miliardi in più in termini di produttività e risparmiare 10 miliardi di costi fissi.
Smart working: con chi? Nel 2015 il 17% delle grandi imprese italiane ha già avviato dei progetti organici di Smart Working, introducendo in modo strutturato nuovi strumenti digitali, policy organizzative, comportamenti manageriali e nuovi layout fisici degli spazi (lo scorso anno erano l'8%).
Smart working: dove? Anche presso strutture che offrono luoghi flessibili on demand in Coworking, rivolte a liberi professionisti, startup, microimprese e oggi anche a Pmi.
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MANAGEMENT di Cinzia Meoni
I pionieri del facility management guardano a un futuro declinato sul project financing Intervista a
Graziano Cimadom, presidente di Manital Manital nasce nel 1993 a Ivrea da una intuizione dell’imprenditore Graziano Cimadom di voler dare un nome e un’organizzazione centralizzata a un business all’epoca emergente, il facility management (manutenzione e gestione di servizi integrati), e ne diventa ben presto leader con quasi 5mila dipendenti, 1354 clienti, 1700 commesse, un giro d’affari di 269 milioni di euro e un utile di 2 milioni. Innovazione e qualità caratterizzano da sempre il Dna del gruppo che, da oltre 22 anni, non ha mai smesso di guardare al futuro, acquisendo le nuove competenze specialistiche richieste dall’evoluzione delle esigenze dei clienti e sempre più vicine al mondo del project financing rispetto al ruolo di mero fornitore di servizi.
Qual è stata lʼintuizione che ha portato alla costituzione del gruppo? La mia passione politica mi ha portato, negli Anni ʼ80, a gestire per tredici anni lʼamministrativa di Ivrea e a studiare a fondo i meccanismi di erogazione dei servizi pubblici. In questo arco di tempo ho compreso che la situazione avrebbe potuto essere enormemente migliorata grazie allʼintroduzione di sistemi più evoluti, controlli più efficaci e da una pianificazione più attenta. Lʼacquisizione di un software apposito dedicato alla gestione delle manutenzioni, Manital per lʼappunto, è stata il punto di svolta. Siamo arrivati nel momento giusto, proprio quando prima i privati e poi la Pubblica Amministrazione iniziavano a comprendere i vantaggi dellʼesternalizzazione delle attività accessorie. Siete quindi stati pionieri nel settore del facility management? In effetti siamo stati i primi a proporci come interlocutore unico per unʼampia gamma di servizi ausiliari rispetto alle attività strategiche dei nostri clienti, una capillare organizzazione sul territorio, dei software innovativi e personale qualificato. Abbiamo addirittura introdotto un lessico adeguato per definire un business allʼepoca sconosciuto e che, tuttʼoggi, in molti ritengono sia limitato ai servizi di pulizia e ai piccoli interventi di manutenzione. In realtà, invece, la gamma di attività e competenze offerte è molto più ampia, come dimostrato dalla recente costituzione allʼinterno del gruppo di un ramo specializzato nellʼingegneria e nel settore energetico: la Manital Engineering. Dove sta andando il facility manangement? Lʼorizzonte è ampio e le opportunità di crescita sono numerose. Manital ha recentemente lanciato il progetto
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MANAGEMENT
Graziano Cimadom,
Photo Manital
“Vistaterra” che rappresenta lʼevoluzione del facility management applicato a beni storici e ambientali. Lʼiniziativa, in cui stiamo investendo 40 mln di euro, si concentra sulla creazione di un nuovo polo economico basato sulla rivalutazione delle tradizioni enogastronomiche ed artigianali locali, a partire dal restauro del Castello di San Martino di Parella e dalla riqualificazione dellʼarea circostante, compresi i vivai fondati da Adriano Olivetti, con lʼobiettivo di dare vita a una rete di attività sostenibili e redditizie. Vistaterra avvierà le sue prime attività già nel corso del 2016 e andrà a regime in tre anni con un fatturato previsto nel 2019 di 17 milioni di euro. Solo cinque anni fa Manital registrava un giro dʼaffari di 114 milioni e un utile netto di 373mila euro. Riuscirete a mantenere anche in futuro un simile trend di crescita? Sono fiducioso che il percorso di crescita intrapreso dalla società sin dalla sua costituzione possa proseguire sui binari previsti, grazie al costante incremento dellʼattività, alle sinergie ed efficienze generate dallʼaccresciuto portafoglio ordini e, infine, al migliore mix di portafoglio di commesse.
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Oggi come ieri, Manital è pronta a cogliere tutte le opportunità di impresa offerte da un universo, quello del facility management, in profonda trasformazione
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MERITOCRAZIA di Tiziana Sinibaldi
Claudio Ceper Nato nel 1946 a Trieste, Claudio Ceper trascorre i suoi primi anni in Svizzera, per poi tornare in Italia, dove nel 1971 si laurea n Economia e Commercio all’Università Bocconi di Milano. Sviluppa la propria carriera professionale in aziende nazionali e multinazionali (IFI, ANVEC e Europ Assistance), con ruoli di responsabilità gestionale e commerciale, sino a diventare DG ed AD prima della Edge Consulting e poi della Mineraria Italiana. Dal 1986 opera nel campo dell’Executive Search con Egon Zehnder International, società leader in Europa e nel mondo, di cui è Partner dal 1991 al 2009. Oggi è responsabile Career Advise per l'Università Bocconi, membro del board italiano di Dekra e del comitato scientifico di Cfmt, ente di formazione di Manager Italia. Dal 2013 è Presidente del Forum della Meritocrazia.
Claudio Ceper
Parliamo di meritocrazia con Claudio Ceper, presidente del Forum della Meritocrazia In Italia si parla molto di meritocrazia e tante sono le interpretazioni. Può darci una sua definizione di “merito”? Sarei contento se in Italia si parlasse molto di più di meritocrazia. Sono ancora molte le persone che ignorano il significato di questa parola e altri, non capendone i benefici, le attribuiscono una connotazione negativa. Il Forum della Meritocrazia nasce anche per questo: stimolare una visione corretta di “meritocrazia” nel cittadino e nelle Istituzioni. Lʼidea di meritocrazia che vogliamo diffondere con la nostra Associazione si basa principalmente su tre pilastri: libertà, equità e merito individuale. Mi piace definire il “merito” come lʼottenimento di ricompense sia morali che materiali, in funzione del proprio impegno e dei propri valori.
Ad oggi, la meritocrazia nel nostro Paese è ancora appannaggio di pochi. A cosa si deve? Quali sono le maggiori resistenze che incontra? Ciò che crea resistenza, in Italia, è soprattutto una diffusa cultura antimeritocratica. Sembra una tautologia ma, purtroppo, è la realtà del nostro Paese. Questo problema si riscontra in svariati aspetti della nostra Società: nel lavoro sono ancora molto diffuse le raccomandazioni, il sistema scuola rifiuta qualsiasi tipo di valutazione oggettiva, chiara e trasparente. Corruzione e mancanza di fiducia fanno tutto il resto. La meritocrazia è unʼesigenza oggettiva delle aziende per un confronto competitivo con il mercato. A suo avviso, quali sono i metodi e gli strumenti che rendono una valutazione oggettivamente meritocratica?
I risultati meritometro
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MERITOCRAZIA
Esatto! La valutazione delle performance migliora i risultati delle imprese stesse, grazie alla responsabilizzazione degli individui ed al riconoscimento e promozione dei talenti. Se si vuole percorrere la strada della meritocrazia è fondamentale sottoporre a valutazione oggettiva ed onesta tutte le persone dellʼazienda, dallʼAD in giù. A questo proposito, dalla fine del 2014, abbiamo avviato la campagna “Meritocrazia nei CdA”, che ha lo scopo di diffondere una cultura meritocratica nelle Aziende, proprio a partire dal Consiglio di Amministrazione. Nel nostro Paese ci sono alcune aziende che costituiscono delle eccellenze. Parliamo di Luxottica, Prada, Ferrari, alle quali possiamo affiancare FedEx e Bricoman, nelle quali la meritocrazia è presente. Quali sono gli elementi comuni a tutte che le rendono aziende meritocratiche? Attenzione allʼindividuo come persona, trasparenza, meccanismi di premialità basati sui risultati realmente ottenuti, fiducia nei colleghi e nei propri superiori, alto livello di responsabilizzazione degli individui e cultura dellʼascolto. Sono questi gli elementi che permettono ad unʼazienda di essere meritocratica e, di conseguenza, essere competitiva sul mercato. Tra leadership e meritocrazia cʼè una forte correlazione. Può spiegarne i motivi ed indicare quale sia il ruolo degli HR Manager nella creazione di ambienti organizzativi che promuovano il merito? LʼHR Manager è il primo custode e tutore della meritocrazia; deve essere lui per primo una persona meritocratica e non un burocrate o un uomo di potere. I risultati pubblicati nellʼHR Barometer 2015 della Michael Page indicano che in Italia, tra i fattori di misurazione di successo del business aziendale, al primo posto si colloca la performance del dipendente (65%), seguita dalle sue competenze e dalla performance manageriale. Ben al di sotto del 50% troviamo il coinvolgimento del dipendente (31%) e lʼefficienza del recruitment (13%). Come valuta questo scostamento? Questi risultati non mi sorprendono. In Italia il Mercato del Lavoro è molto rigido, le assunzioni sono bloccate e si fa fatica a dedicare tempo e risorse nella gestione delle persone. Questo porta ad avere percentuali così
basse sullʼefficienza del recruitment e sul coinvolgimento del dipendente. Spero che le organizzazioni in futuro siano più attente a questi aspetti. Recentemente il Forum della meritocrazia, di cui è presidente, insieme con lʼUniversità Cattolica di Milano, ha pubblicato il “meritometro”, il primo indicatore quantitativo di sintesi e misurazione del merito. Comʼè nata questa indagine? Galileo Galilei diceva “misura ciò che è misurabile, e rendi misurabile ciò che non lo è”. Questo è ciò che abbiamo voluto fare con il meritometro: rendere misurabile ciò che fino a quel momento non lo era mai stato, il merito. Lʼidea del meritometro nasce da questa esigenza e ci permette, inoltre, di avere dati empirici per aumentare la scientificità dei nostri contenuti. Grazie ad unʼintuizione di Giorgio Neglia, Consigliere del Forum della Meritocrazia, e ad un team di ricerca dellʼUniversità Cattolica abbiamo creato questo strumento, che ci ha permesso di valutare lo stato del merito in vari Paesi europei. Per il futuro vorremmo estendere questa ricerca anche a Paesi extraeuropei. Il meritometro identifica 7 pilastri: libertà, pari opportunità, qualità del sistema educativo, attrattività per i talenti, regole, trasparenza e mobilità. Da quali inizierebbe ad agire per diffondere una cultura meritocratica nel nostro Paese? Sicuramente dal sistema educativo. In questo senso siamo già operativi. Dalla fine del 2014 infatti, abbiamo avviato un programma di mentoring che ha coinvolto, nella sua prima edizione, 60 studenti di materie umanistiche di tre Atenei ( Bicocca, Insubria e Parma) e 60 Mentor tra Head hunter, HR Director e manager. Ci siamo resi conto che il sistema educativo italiano è ancora troppo nozionistico e non insegna soft skills, che invece vengono fortemente richieste dalle aziende. Attraverso questo percorso abbiamo, quindi, voluto aiutare i ragazzi ad entrare con successo nel mondo del lavoro, fornendo loro elementi pratici. Nel mese di dicembre è iniziata la seconda edizione del progetto. Siamo molto fiduciosi e speriamo di replicare il successo avuto nella prima! Per saperne di più: www.forumdellameritocrazia.it
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SPECIALE TIME QUESTION Avv. Giulia Comparini, Cocuzza & Associati Studio Legale
Il fenomeno dei temporary shop si sta espandendo a macchia d’olio: i negozi temporanei sono sempre più frequenti nelle maggiori piazze commerciali, sia nelle principali città che in periferia e all’interno dei Centri Commerciali.
I Temporary Shop: quale contratto? S i tratta di negozi operanti in aree ad alta o altissima densità commerciale per un periodo di tempo di breve durata (in media dalle 3 settimane ai 18 mesi) che si basano su una formula di vendita focalizzata sulle “risposte emotive” dei consumatori, che, attratti dai display posti sulle vetrine oppure da cartelloni pubblicitari molto evidenti, sono portati all’acquisto di impulso dei prodotti messi in vendita sulla base del breve tempo a disposizione (derivante dalla limitata durata dell’iniziativa) oppure dalla peculiarità del prodotto.
Queste tipologie di retail stores che si manifestano allʼapparenza in maniera sostanzialmente uniforme nei vari paesi, in Italia presentano alcuni interessanti profili legati soprattutto alla loro compatibilità con la durata minima dei contratti di locazione ad uso commerciale fissata in 6 anni dalla legge sullʼequo canone (L.392/78). Tale “criticità” è stata risolta dalle parti private facendo uso della c.d. “locazione transitoria” la quale, secondo la stessa legge sullʼequo canone, può avere una durata inferiore ai 6 anni qualora lʼattività esercitata abbia per sua natura carattere obiettivamente transitorio. Infatti la “transitorietà” va individuata non tanto in relazione al tipo di attività in sé, quanto piuttosto tenendo conto del particolare modo in cui lʼattività stessa si attua in concreto, come desumibile dalla volontà delle parti espressa nel contratto. In altre parole, la natura transi-
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toria dellʼattività esercitata nellʼimmobile va intesa in senso “oggettivo” e va quindi valutata in relazione al tipo di merce o a circostanze esterne che ne determinano tale carattere. Il contratto dovrà inoltre contenere una chiara menzione dei motivi che, in concreto, giustificano la transitorietà. Un esempio può chiarire meglio quanto espresso sopra: è stata giudicata legittima una locazione temporanea avente ad oggetto un immobile da adibire a deposito e vendita di stock occasionali di mobili ed arredamenti derivanti da fallimenti o compendi ereditari, trattandosi di attività destinata per sua natura a completarsi in un breve lasso di tempo. Allo stesso modo, sono certamente legittime locazioni temporanee stipulate in occasione di fiere o altri eventi, per la durata dei medesimi: un esempio calzante al riguardo può certamente essere la stipula di un contratto di locazione temporanea per la durata di Expo. Al di fuori delle ipotesi sopra esposte, lʼutilizzo del contratto di locazione temporanea per regolamentare il rapporto relativo ad un temporary store non è allo stato possibile ricadendo il contratto nellʼambito della normativa vincolistica della legge equo canone, con le relative conseguenze in termini di durata minima del contratto. Ciò nonostante, come già detto sopra, nella realtà è assai frequente che le parti ricorrano al contratto di locazione temporanea, per disciplinare rapporti in cui la temporaneità non è determinata dalla natura dellʼattività del conduttore o da circostanze oggettive esterne (fiere/eventi etc..), bensì risponde unicamente ad un interesse soggettivo delle medesime.
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TEMPORARY SHOP
Alcuni esempi di Temporary Shop
Le tipologie contrattuali oggi a disposizione per la regolamentazione dei temporary shop sono ancora ben lontane dal soddisfare le esigenze attuali del mercato e dei retailers. Gli altri modelli contrattuali che possono essere utilizzati per le attività di temporary shop sono lʼaffitto di ramo di azienda ovvero il contratto di appalto. In entrambi i casi è necessario tuttavia che chi concede la location ad uso temporaneo sia anche dotato di una determinata organizzazione di mezzi, che assai spesso è difficile rinvenire in concreto. Ed infatti lʼaffitto di ramo di azienda presuppone che il contratto abbia ad oggetto non tanto e non soltanto la locazione di uno spazio fisico al retailer ove questʼultimo eserciterà la propria attività, quanto e soprattutto la locazione di una serie di beni organizzati, di mezzi, per lʼesercizio dellʼattività costituenti nel loro insieme, per lʼappunto, lʼazienda e/o un suo ramo. Non è un caso che lʼaffitto di ramo di azienda sia il contratto generalmente utilizzato dai Centri Commerciali anche con riferimento alle location offerte come temporary shop allʼinterno delle loro strutture. Nei Centri Commerciali, infatti, a ciascuno spazio è legata una licenza di cui solitamente è titolare la società proprietaria della struttura ovvero altra società di servizi ad essa legata, cui viene delegata la gestione degli esercizi commerciali del Centro. Ma non è questa la sola ragione. Nei Centri Commerciali, alla concessione in affitto di uno spazio si associano sempre tutta una serie di servizi per il retailer, derivanti, appunto, dallʼentrare a far parte della struttura del Centro Commerciale, che meglio possono giustificare lʼinquadramento del rapporto relativo come affitto di ramo di azienda. Quanto allʼappalto di servizi, tale contratto si caratterizza per il fatto che una parte - detta appaltatore assume, con organizzazione dei mezzi necessari e con gestione a proprio rischio, la realizzazione di un opera o di un servizio verso un corrispettivo in denaro fornito
dal committente o appaltante. Nel caso che ci occupa, lʼappaltante è il soggetto che offre al retailer (lʼappaltatore) la location ove gestire a titolo temporaneo la propria attività. Tuttavia la concessione in godimento a titolo temporaneo della location non basta a integrare la fattispecie dellʼappalto di servizi, la quale presuppone che lʼappaltante offra al retailer, in aggiunta, anche tutta una serie di servizi che giustificano lʼappalto. Tale formula viene generalmente utilizzata mediante lʼintermediazione di società che ottengono il godimento dei locali dal proprietario e offrono gli spazi ai temporary retailer congiuntamente ad altri servizi, quali la promozione dellʼattività, il personale da utilizzare nel negozio nonché la progettazione e gli allestimenti degli spazi. In altre parole, nel contratto di appalto lʼofferta della location temporanea rappresenta uno dei servizi offerti dallʼappaltante. La soluzione dellʼappalto di servizi è già nella pratica molto utilizzata con riferimento agli uffici, in quanto richiede una minore specializzazione da parte dellʼappaltante, mentre è ancora molto meno praticata con riferimento ai negozi, sebbene si stia sviluppando nelle più grandi città del Nord Italia. In conclusione, le tipologie contrattuali attualmente a disposizione per la regolamentazione dei temporary shop sono ancora ben lontane dal soddisfare le esigenze attuali del mercato e dei retailers. Ed il nostro legislatore ha certamente perso una buona occasione di riformare adeguatamente la materia delle locazioni commerciali quando ha introdotto le recenti modifiche del Decreto Sblocca Italia, convertito in legge (n. 262 dellʼ11 novembre 2014), in quanto si è limitato a “liberalizzare” le sole locazioni commerciali il cui canone superi i 250.000,00 euro annui, mentre ha lasciato del tutto irrisolto il fenomeno dei temporary shop.
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BRANDING di Tiziana Sinibaldi
Crea la tua occasione! N egli ultimi anni si sente spesso parlare di “personal branding”, il termine di per sè non è quindi una novità. Già nel 1997 il noto economista Tom Peters scriveva, nel suo articolo “The brand called you”, che indipendentemente dallʼetà, dal ruolo e dal settore in cui si opera, tutti hanno necessità di comprendere lʼimportanza del branding. Ognuno è il Presidente della propria società, la “IO S.p.A.”, e ha un ruolo strategico: essere il direttore del marketing di se stesso! Cosa significa? Con la consapevolezza che la costruzione del proprio futuro professionale dipende da se stessi, occorre imparare ad utilizzare le occasioni offerte nella vita reale e in quella digitale, per promuoversi e far sì che gli altri (i “Clienti”) pensino che nessuno sia in grado di offrire loro un servizio altrettanto speciale! Come fare? Bisogna prima di tutto capire che tipo di immagine di se stessi si vuole trasmettere. È forse la fase più difficile, perché richiede unʼautoanalisi per scoprire le proprie abilità e competenze ed individuare la propria caratteristica speciale! Presentarsi raccontando i propri valori professionali, mission e vision è il primo passo. È fondamentale essere autentici perché lʼimmagine risultI credibile! Definita la propria immagine ideale, si passa alla sua concretizzazione. Come? Comunicando! Qui, grazie al Web, ci si può sbizzarrire tra i diversi social network (LinkedIn, Facebook, Twitter, Google, Pinterest, Instagram) che devono essere usati con intelligenza: costruire un profilo su LinkedIn estremamente profes-
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sionale ed averne uno su Facebook che rivela unʼimmagine di sé completamente diversa è controproducente. In fase di selezione, infatti, è unʼabitudine molto diffusa dei recruiters ricercare informazioni sul candidato in rete ed eventuali incongruità rilevate possono impattare sullʼesito della valutazione. Se si vogliono utilizzare i social con finalità diverse, bisogna saper gestire correttamente le impostazioni sulla privacy! Attenzione alla scelta dei contenuti: occorre che siano originali e abbiano uno stile personale, semplice ma stimolante. Un elemento fondamentale è lʼidentificazione del target di mercato: comprendere la domanda in modo da rispondere con unʼofferta coerente o, ancor meglio, riuscire ad anticipare la richiesta con unʼidea innovativa! Lʼobiettivo è di creare dei network affinché lʼimmagine e i contenuti si diffondano quanto più possibile, sia nella vita digitale sia in quella reale, poiché queste non sono separate ma strettamente correlate. Occorre perciò avere il coraggio di conoscere realmente il contatto per comunicare i propri progetti e creare partnership. Infine espandere la propria rete, selezionando le cerchie dei contatti, e perseverare nella cura dellʼimmagine attraverso la condivisione dei contenuti! Fare personal branding vuol dire imparare a raccontarsi in modo chiaro e trasparente, in altre parole: essere se stessi! Costruirsi una buona reputazione richiede impegno, per demolirla bastano pochi clic!
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RETAIL REAL ESTATE MARKET IN CHINA
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RICERCHE di Tiziana Sinibaldi
AL VIA LA NUOVA GUERRA PER I TALENTI! Così afferma l’HR Barometer 2015, l’indagine svolta dalla Michael Page, una tra le maggiori società mondiali in ricerca e selezione del personale specializzato. asata su interviste ad oltre 2.500 HR Leader, rappresentativi di aziende di dimensioni e settori diversi in 65 paesi, lʼanalisi evidenzia forti aspettative di assunzioni. Il 35% dei 133 HR manager italiani intervistati prevede un aumento della forza lavoro nei prossimi 12 mesi, contro il 48% degli esteri. In crescita anche gli investimenti sulle risorse umane. Il 24% delle organizzazioni italiane ha incrementato il budget assegnato a questa funzione (in linea con il 27% degli altri paesi), il 61% lo ha mantenuto stabile (contro il 52% delle aziende estere) e solo il 15% lo ha diminuito (in misura inferiore al 21% del quadro globale). Quali sono le priorità degli HR Leader italiani e come si confrontano con quelle dei colleghi esteri? I nostri manager privilegiano la gestione del cambiamento ed i progetti di trasformazione, insieme alla formazione e sviluppo, entrambe al 38% (posizionate allʼestero, rispettivamente, al 27% ed al 33%), seguite dalla gestione delle performance (37%), le relazioni con il dipendente e la gestione del talento, ambedue al 32%. A livello globale, le priorità degli HR Leader sono la gestione dei talenti e la formazione e sviluppo (entrambe al 33%), seguite dallʼacquisizione e reclutamento dei talenti al 32%. Una differenza sostanziale tra lʼItalia e lʼestero riguarda lʼemployer branding, prioritario solo per il 4% dei nostri manager contro il 13% dei colleghi stranieri. Globalmente, solo il 4% delle aziende intervistate ha tra le priorità diversità e integrazione. Considerevoli le differenze sulle modalità per misurare il successo. A livello globale, i principali di indicatori chiave di
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prestazione (KPI) sono le performance dei dipendenti (72%) ed il turnover del personale (67%). Nel nostro Paese, al primo posto si collocano le performance dei dipendenti ( 65%), seguite dalle competenze (58%) e dalle performance manageriali (39%). Rispetto al turnover, solo il 16,5% degli HR manager italiani lo ritiene decisivo. Ulteriori scostamenti riguardano il coinvolgimento del dipendente, al terzo posto per il 46% dei colleghi esteri e prioritario solo per il 31% degli HR Leader italiani, e lʼefficienza del recruitment, con un peso del 43% a livello globale contro il 13% nel nostro Paese. In tutti i Paesi lʼinfluenza degli HR Leader è in crescita e risulta strategica la capacità di attrarre, assumere e trattenere i talenti, rilevante per il 62% dei manager italiani (contro lʼ86% a livello globale). In ambito nazionale, il 73% degli HR Leader nel senior management riporta direttamente ai vertici aziendali. La funzione Risorse Umane ha unʼimportante influenza sulle relazioni con i dipendenti (87%), la formazione e lo sviluppo (85%) la HR Policy (83%), la gestione delle performance (77%), la retribuzione ed i benefits (75%) e lʼacquisizione del talento ed il recruitment (62%).
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RICERCHE la Redazione
PRESENTA “LE QUOTABILI 2015” 10° edizione della ricerca di Pambianco sulle Aziende quotabili dei settori Moda & Lusso e Arredo & Design
Pambianco Strategie di Impresa – società di consulenza strategica che opera nei settori Moda, Lusso, Arredamento e Design – ha presentato lo scorso dicembre, nella cornice di Palazzo Mezzanotte a Milano, la decima edizione della “Ricerca sulle Top Aziende Quotabili”. La ricerca, condotta in partnership con EY (Earnst & Young), si pone lʼobiettivo di individuare le società italiane che hanno i requisiti tecnici e oggettivi per essere quotate in Borsa in un orizzonte temporale di 3/5 anni, indipendentemente dallʼeffettiva quotazione. La ricerca ha selezionato le top 50 aziende della Moda e del Lusso e le top 15 dellʼArredo e del Design. Il podio 2015 vede ancora una volta sul “gradino più alto” Giorgio Armani, seguito dal Gruppo Ermenegildo Zegna. In terza posizione Stefano Ricci che subentra a Dolce&Gabbana. Tra le aziende dellʼArredo e del Design i primi 3 posti sono stati conquistati anche questʼanno da Flos, Kartell e B&B Italia. Per quanto concerne la crescita dei fatturati, va rilevato che il settore Moda & Lusso, con una crescita del fatturato 2014 dellʼ 8.8% ha un tasso quasi doppio rispetto al settore Arredo & Design che cresce del 4.6%. Per quanto riguarda invece la performance economica delle top 50 aziende della Moda e del Lusso e delle top 15 della Casa e del Design, emerge che la redditività dei due settori è oggi molto simile. Un'altra informazione che scaturisce dalla ricerca è che il numero delle new entry nel 2015 è stato di 8 per il settore Moda & Lusso e di 3 per il settore Arredo & Design. Al numero delle new entry ha ovviamente corrisposto un numero equivalente di aziende uscite dalla classifica. Va fatto notare però che lʼuscita dal ranking non significa necessariamente che la loro performance sia stata negativa (anche se questo può essere il caso), ma che nella graduatoria sono entrate aziende con una performance migliore.
Per quanto riguarda la metodologia utilizzata da Pambianco per definire il ranking delle aziende quotabili nei due settori considerati, va segnalato che la ricerca è partita dallʼanalisi dei dati relativi ad un campione composto da 850 aziende della Moda e del Lusso e 180 aziende dellʼArredo e del Design. Tali realtà sono state poi ordinate con il modello di valutazione della quotabilità sviluppato da Pambianco, al fine di individuare le prime 50 aziende del settore Moda e Lusso e le prime 15 del settore Arredo e Design. Per le valutazioni sono stati presi in considerazione i seguenti 8 fattori: 1. Crescita (2013 su 2010) 2. Ebitda % medio degli ultimi 3 anni 3. Notorietà del marchio 4. Dimensione 5. Export 6. Forza distributiva (negozi diretti) 7. Indebitamento 8. Fascia di mercato.
Aziende New Entry 2015 MODA & LUSSO Rank 9
Azienda
Score
Brandy Melville
66,1
19
Herno
60,8
31
DMT (Diamant)
50,3
34
Alfaparf
49,1
38
Marcolin
46,9
39
La sportiva
45,6
45
Stroili Oro
43,8
48
Colmar
41,9
ARREDO & DESIGN Rank 7
Azienda
Score
Sambonet
54,8
11
Flexform
47,0
12
Pedrali
46,7
Fonte: PAMBIANCO Communication - communication@pambianco.com
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RECENSIONE la Redazione
STRATEGIA DIGITALE Il manuale per comunicare in modo efficace su internet e i social media Autori: Giuliana Laurita e Roberto Venturini I canali digitali rappresentano, per chi si occupa di marketing e di comunicazione, una sfida affascinante, fatta di velocità, di una moltitudine di strumenti, di opportunità che si susseguono. Affrontare questo territorio così vario e vasto richiede di dotarsi di una solida visione strategica che guidi sempre l’ideazione delle proprie attività. Per chi non è esperto questo libro è un manuale che spiega, attraverso una metodologia facile da comprendere e da seguire, come progettare e realizzare un’efficace attività di comunicazione digitale pianificandola strategicamente. Il tutto arricchito di tanti casi pratici a cui ispirarsi. Per chi già conosce il campo è una guida che fornisce spunti su come applicare una logica di pensiero strategico per rendere più efficiente e produttivo il processo di sviluppo di un progetto digitale. Per tutti, un manuale pratico, ricco di spunti e case history, per capire meglio la Rete e sviluppare progetti migliori.
Giuliana Laurita
Roberto Venturini
lavora su Internet dal 1997, prima come ricercatrice semiotica e poi come strategist. Con Inferentia (oggi Fullsix) ha portato in rete alcune tra le più importanti aziende italiane, tra cui Barilla, Alfa Romeo e il Corriere della Sera. Ha creato nel 2007 il primo osservatorio italiano sui Social Media. Nel 2010 è tra i fondatori di The Talking Village, che mette in contatto aziende e utenti attivi della rete attraverso progetti di ricerca e innovazione. Oggi collabora con Duepuntozero Research (Gruppo Doxa) e svolge attività di formazione con diversi enti di formazione.
è laureato in Marketing alla SAA di Torino, lavora per anni come pubblicitario in Saatchi & Satchi e poi in BBDO, gestendo clienti internazionali come Apple, Microsoft, Pepsi Cola. Nel 1996, tra i primi in Italia, incontra Internet e ne fa la sua professione. Ha lavorato in grandi agenzie digitali (McCann Interactive, Leo Burnett) e come consulente in Italia e in Spagna, gestendo progetti per le Olimpiadi di Torino e il Teatro alla Scala. Formatore e giornalista per Web Marketing Tools, Panorama, la Repubblica. Attualmente Digital Planner in Digital PR.
Editore: HOEPLI - Pubblicazione: 2014 - Pagine: 208 - Prezzo: e 19,90
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RECENSIONE la Redazione
Le sette regole per avere successo The 7 Habits of Highly Effective people di Stephen Covey è sicuramente uno dei testi più innovativi nel panorama della letteratura manageriale, un vero caso editoriale. Si tratta, infatti, non di un manuale, ma di un percorso, di un approccio integrato il cui proposito essenziale è imparare a gestire la propria vita in modo veramente efficace: ovvero come ottenere risultati in linea con i propri obiettivi. Il volume costituisce un "metodo" che, se correttamente applicato, permette di aumentare la capacità di raggiungere obiettivi personali e professionali, ma anche di sviluppare migliori relazioni private e di lavoro. Si tratta di un percorso che richiede grande apertura mentale e totale coinvolgimento, affinché ognuno possa trovare la propria modalità di applicazione. Per ottenere successo, occorre innanzitutto riflettere sulle proprie abitudini, sui propri comportamenti quotidiani, affinché il cambiamento avvenga dall'interno e diventi pratica di vita e di lavoro. The 7 Habits of Highly Effective people, che riproponiamo nella traduzione curata direttamente da FranklinCovey Italia, si arricchisce oggi di una nuova Prefazione, firmata da Jim Collins, di un tributo della famiglia Covey e di una preziosa intervista all'autore. Sempre più un testo di riferimento per affrontare con coerenza gli scenari di cambiamento che stiamo vivendo.
Stephen R. Covey (1932-2012) è stato uno dei più importanti autori a livello internazionale sulle tematiche manageriali e di crescita personale. Indicato da Time come uno dei 25 americani più influenti al mondo, con i suoi testi e le sue conferenze ha coinvolto milioni di persone. The 7 Habits of Highly Effective People ha venduto oltre 25 milioni di copie ed è stato tradotto in 28 differenti lingue. Co-fondatore, insieme ad Hyrum Smith, della FranklinCovey, una delle maggiore società di consulenza per lo sviluppo della leadership al mondo, è stato autore anche di altri testi di successo, usciti in Italia per la Franco Angeli Edizioni, quali The 8th Habit (L'ottava regola) e Principle-Centered Leadership (La leadership centrata sui principi).
Autori e curatori: Stephen R. Covey Contributi: Cegos Italia, Jim Collins pp. 336, figg. 34, 1a ristampa 2015, 3a edizione, nuova edizione 2014 Prezzo: e 21,00 - Disponibile anche in: E-book (PDF) per PC, Mac, Tablet Franco Angeli Edizioni
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RECENSIONE di Laura Bonani
LA REPUBBLICA DEGLI INNOVATORI di Alessandro Rimassa Dopo il successo ottenuto nel 2006 con il libro “Generazione mille euro”, in cui racconta l’Italia dei precari, oggi, quasi come a contrappeso, Alessandro Rimassa, direttore della scuola di management dello IED e co-fondatore di Tag Innovation School, dà alle stampe “La Repubblica degli innovatori”. Il volume, uscito ad agosto 2015 per Antonio Vallardi Editore, presenta 85 storie di start-up innovative, distribuite in 16 settori differenti che spaziano tra l’agricoltura, la tecnologia, la moda, il design, la comunicazione, lo sport, il turismo, la scuola e altro ancora, a cui si aggiungono ben 105 consigli per ogni ambito in cui si sono affermate queste esperienze vincenti. Secondo l’Autore, la realizzazione di un’impresa di successo nasce da un insieme di “ingredienti” ben amalgamati tra loro: il poter contare su team affiatato e con cui potersi confrontare; il portare avanti le proprie idee, ma essendo anche sempre pronti a modificarle o a svilupparle; il partire da intuizioni che affrontino problemi concreti e tentino di risolverli. L’analisi di queste micro e piccole aziende, fondate sui concetti di innovazione, di condivisione e di sostenibilità, rivela un nuovo modello economico e professionale, volto a giovani dotati di talento e di volontà e pronti ad agire alle attuali condizioni avverse del mercato.
La Repubblica degli innovatori Autore: Rimassa Alessandro pp. 251, edizione 2015 Prezzo: e 13,50 Antonio Vallardi Editore
Photo: Alessandro Rimassa
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Beesness n.1_2016 www.beesness.it Periodico di informazione trimestrale - Anno VI n.1 Gennaio/Marzo 2016 Registrazione Tribunale di Milano n. 551 del 18.11.2011 in attesa di variazione Editore e Proprietà: BeTheBoss Italia S.r.l. (Silvio Zannoni, Giovanni Bonani) www.betheboss.it italia@betheboss.it Prezzo copia € 5,00 (presso lʼeditore) Abbonamento € 25,00 (4 numeri trimestrali)*
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Diventa imprenditore di te stesso!
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OPPORTUNITA’ BeTheBoss
Equivalenza Franchising Profumeria e Cosmetica Equivalenza, il marchio spagnolo leader specializzato in profumi, cosmetica e aromi di alta qualità a prezzi intelligenti, rappresenta un'esperienza di successo in soli quattro anni. Con una rete di 900 punti vendita presenti in 34 paesi, un ampio riconoscimento internazionale e un'espansione inarrestabile, Equivalenza è leader nella profumeria monomarca, con un innovativo modello di business volto alla democratizzazione del settore... Per maggiori info: www.betheboss.it
Batela Franchising abbigliamento e arredamento Mission Una proposta innovativa in un negozio monomarca che veste chi ama l'avventura con un casual adatto al tempo libero e che potrà portare l'atmosfera del mare anche a casa. Batela è l'unico marchio che presenta linee di abbigliamento tempo libero per donna, uomo, ragazzo e neonato e che veste ed arreda la casa con un look che riporta in riva al mare, su di una vecchia nave, in un faro o su di una barca da pesca. Per maggiori info: www.betheboss.it
BRUMS Franchising abbigliamento bimbo La formula franchising Brums Tra i marchi di abbigliamento per bambini Brums è stato un pioniere nello sviluppo di negozi in franchising con la prima apertura nel 1989 in corso Buenos Aires a Milano. Con una formula consolidata e vincente, oggi Brums dispone di un'ampia e capillare diffusione sul territorio nazionale composta da 23 monomarca diretti e 180 gestiti in tandem con franchisee... Per maggiori info: www.betheboss.it
Cache Cache Franchising abbigliamento donna Nel 2007 apre il primo negozio Cache Cache in Italia. Ad oggi il marchio Cache Cache conta 1.534 negozi in tutto il mondo. Cache Cache, marchio di abbigliamento femminile francese, propone una moda accessibile, spontanea e frizzante, con collezioni dinamiche, di tendenza e ricche di novità. La nostra missione Una collezione giovane, di tendenza e con prezzi accessibili per tutte le donne curiose, che amano... Per maggiori info: www.betheboss.it
Arturo Pasquinucci Franchising arredamento, cucina, tavola Il franchising ARTURO PASQUINUCCI si rivolge ad imprenditori o potenziali imprenditori per l'elevato valore aggiunto ed una formula commerciale vincente da oltre 15 anni. 145 anni di attività ed esperienza nel settore della tavola, del regalo e della cucina con una passione per il lavoro che si tramanda da 5 generazioni. Nel 1999 apre il primo store pilota ARTURO PASQUINUCCI in franchising e 9 mesi dopo apre il primo punto vendita in franchising... Per maggiori info: www.betheboss.it
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OPPORTUNITA’ BeTheBoss
Crunch Toast to Toast Franchising toasteria Crunch Toast to Toast nasce nel cuore di Napoli, in una delle vie del centro storico patrimonio dell'UNESCO, dalla fantasia e la passione di tre giovani imprenditori napoletani. Tre ragazzi che, uniti dalla stessa passione della ristorazione veloce, hanno realizzato uno street food che fosse di ottima qualità, con prezzi accessibili a tutti... Per maggiori info: www.betheboss.it
Doch Franchising Case dell'Acqua Le Case dell'Acqua guadagnano terreno, tanto che al 31 dicembre 2011 erano 411 in tutta Italia, oggi se ne contano più di 1.500. "Ad un costo irrisorio che può essere di circa 5 centesimi a litro queste strutture offrono un nuovo modo di approvvigionamento dell'acqua potabile con importanti vantaggi ambientali.Ogni Casa dell'Acqua eroga in media: 2500 litri al giorno che corrispondono a circa 1700... Per maggiori info: www.betheboss.it
Progetto Famiglia Franchising assistenza domiciliare
Safety Shop Franchising abbigliamento e articoli per la sicurezza
La prima Rete nazionale di Servizi alla Famiglia Unisciti a noi, apri il tuo centro in un settore in forte crescita! Ci occupiamo della promozione del benessere della persona rispondendo ai bisogni di natura Sociale, Assistenziale, Sanitaria ed Educativa che emergono con crescente intensità nella nostra società attuale. Aprire una nostra filiale significa acquisire professionalità ed esperienza in un settore utile e che non conosce crisi. Per maggiori info: www.betheboss.it
SAFETYSHOP WORKWEAR, FREETIME AND SAFETY EQUIPMENT Safetyshop è l'unico negozio in franchising dedicato totalmente al commercio di abbigliamento e articoli per la sicurezza sul lavoro. Safetyshop è il rivoluzionario business commerciale dedicato a chi vuole uscire dalle dinamiche concorrenziali del commercio al dettaglio più comune... Per maggiori info: www.betheboss.it
La Maison du Savon de Marseille Franchising saponerie "La bellezza è l'espressione esteriore di un equilibrio e di un'armonia interiore…" Benessere, salute, voglia di vivere in sintonia con la natura: direttamente dalla Provenza il Franchising " La Maison du Savon de Marseille" Nel cuore della Provenza, la Maison du Savon de Marseille propone, da oltre 15 anni, un'infinita gamma di prodotti autentici ed artigianali prodotti essenzialmente con i profumi di Grasse e le ricchezze del territorio... Per maggiori info: www.betheboss.it
ItalyBureau alliance Ufficio Estero Condiviso Online 30 anni nel portare all'estero le piccole imprese italiane. Nel 2016 il marchio ItalyBureau compie 30 anni. Era nato quando ancora non esisteva internet, per contraddistinguere un prodotto legato alla ricerca di mercato degli Infobroker su banche dati. Da allora si è evoluto fino a caratterizzare quello che è oggi il primo network di uffici estero low cost per le piccole aziende italiane. Per maggiori info: www.betheboss.it
In Estasy Franchising profumerie alla spina
Appia Cellulari Franchising telefonia
Franchising (in)estasy La formula di vendita è quella dei profumi alla spina di alta qualità che, allo stesso tempo, possono essere venduti alla clientela a prezzi assolutamente concorrenziali. Un marchio in espansione che per l'affiliazione non prevede né royalty né fee d'ingresso. Media annuale di fatturazione prevista 100mila – 200mila euro a seconda della posizione... Per maggiori info: www.betheboss.it
Appia Cellulari è una società specializzata nella commercializzazione di Smartphone e Tablet nuovi ed usati con la garanzia del miglior prezzo all'utente finale. Il settore della telefonia registra negli ultimi dieci anni un trend di crescita che non conosce precedenti. Mentre infatti fino a 10 anni fa il cellulare veniva sostituito solo quando per usura diventava inutilizzabile, oggi le grandi case produttrici realizzano... Per maggiori info: www.betheboss.it
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OPPORTUNITA’ BeTheBoss
BIGTOWN Chupiteria® Franchising Chupiteria
4Yourope Franchising marketing e comunicazione
BIGTOWN Chupiteria® è la chupiteria italiana che nasce dallʼintuizione di una coppia di ragazzi che ha ideato un concept originale, risultato dellʼattenta selezione e mix tra cultura italiana ed esotica.Lʼimmagine raffinata e accattivante del locale, il menù con oltre 200 chupitos, una vasta scelta tra cocktails, distillati e prodotti di qualità, prezzi alla portata di tutti... Per maggiori info: www.betheboss.it
Lo facciamo con: le guide multimediali, la grafica 3D, i render e le animazioni tridimensionali e fotorealistiche, il web mobile marketing, il social marketing, il marketing visivo, “hot spot wi-fi” sicurezza ed altro ancora. I Franchisee saranno nostri partner ed insieme lavoreremo per diventare, a vantaggio di tutti, la prima e più completa banca dati italiana di settore. Per maggiori info: www.betheboss.it
MRS.SPORTY Franchising fitness e benessere Il settore del fitness e del benessere è in costante crescita e lʼapertura di 550 sport club femminili Mrs.Sporty in soli 10 anni dimostra come puntare su questo settore sia vincente. Mrs.Sporty, valutata in Germania il Migliore Sistema di Franchising nel 2012, 2013, e 2014, è rappresentata in Italia dalla GOSPORTY S.R.L di Milano ed ha in progetto 400 aperture in franchising nei prossimi 10 anni. Sono già tre i centri inaugurati in Italia nel 2° semestre del 2015 Per maggiori info: www.betheboss.it
Dog Bauer Franchising animali Dogbauer azienda che vende crocchette ed alimenti per cani e gatti ricerca concessionari esclusivisti per iniziare una dinamica attività imprenditoriale di vendita a domicilio. Dogbauer, da anni nel mercato con un prodotto di alta qualità in collaborazione con i migliori allevatori italiani, non si trova nei negozi ma solo tramite vendita online, nei migliori allevamenti, o tramite la vendita a domicilio
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Vroom Franchising intermediazione automobilistica Vroom, agenzia di intermediazione automobilistica, si sta imponendo sul mercato attraverso la costruzione di una rete franchising solida e ramificata su tutto il territorio nazionale, intenta a dare unʼimportante servizio al privato per aiutarlo nella vendita della propria auto. La missione di Mr. Vroom è incentrata nella cura e nellʼattenzione ai bisogni di chi vuole vendere la propria auto presentandosi come un consulente affidabile ed imparziale capace di individuare caso per caso, la migliore soluzione...
Per maggiori info: www.betheboss.it
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RETAIL IN ITALY: * LET’S DO BUSINESS.
REGISTRATI ENTRO IL 25 MARZO: + Bronx agence (Paris) MAPIC is a registered trademark of Reed MIDEM- All rights reserved. *Retail in Italia: Nuove occasioni per fare business
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24-25 Maggio 2016 Superstudio Più Milano
L’ appuntamento dei professionisti del Retail & Real Estate dedicato alle opportunità di business offerte dal mercato italiano. mapic-italy.it
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