Beesness Settembre-Ottobre

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Periodico di informazione bimestrale –settembre-ottobre 2019

Anno IX - N° 5  2019 € 3,90

Matteo Bocelli

“ESSERE IL PREDESTINATO”

Laura Viganò

“100 ANNI E NON SENTIRLI”

Isabel Benenato “ DESIGN CHE PASSIONE”

Ugo Nespolo

“FUORI DAL CORO”


ONE STEP FORWARD Il futuro è qui. Scopri il progetto su www.caselleopenmall.com Mapic, 13-15 novembre 2019, stand R7 C3 The future is here. Discover the project on www.caselleopenmall.com Mapic, november 13th-15th 2019, stand R7 C3



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Anno IX - N° 5 2019 € 3,90

Registrazione Tribunale di Milano n°551 del 18.11.2011 Periodico di informazione bimestrale – settembre-ottobre 2019

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“ESSERE IL PREDESTINATO”

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Laura Viganò

“100 ANNI E NON SENTIRLI”

Isabel Benenato “ DESIGN CHE PASSIONE”

Direttore Responsabile

Ugo Nespolo

“FUORI DAL CORO”

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MATTEO BOCELLI, L’EREDE PREDESTINATO DEL PADRE

Apriamo questo numero di Beesnees con l’intervista a Matteo Bocelli, figlio del celebre cantante lirico Andrea. Espone i progetti musicali intrapresi insieme al padre, come il duetto dal titolo “Fall On Me”, che è uno dei brani principali delle tournée internazionali. Ottobre è il mese in cui si svolge il Salone del Franchising a Milano. Qui i visitatori possono incontrare le aziende franchisor più interessanti ed eventualmente stringere accordi di affiliazione. Quest’anno esporrà anche Ottolina, marchio storico della caffetteria italiana. L’interessante intervista a Fabio Massimo Ottolina, titolare dell’insegna, si sofferma sui plus dell’azienda e sui tre format proposti. Restando sempre nel settore del food, Alberto Bertone, AD del gruppo acqua Sant’Anna Fonti di Vinadio, propone uno spaccato del comparto delle acque minerali e spiega come l’azienda sia riuscita a trasformarsi da produttore di acque in un gruppo del beverage, diversificandosi con l’inserimento di nuovi prodotti come il the freddo, i succhi di frutta, etc. Alfredo Moratti, Presidente di Amica Chips, oltre a illustrare le peculiarità dell’azienda, spiega anche le caratteristiche essenziali che deve possedere un imprenditore di successo, ovvero godere di buona salute, essere intraprendente e, non

/ Editoriale

settembre\ottobre 2019

da ultimo, essere assistito da un po’ di fortuna. Queste qualità risultano essere utili in tutti i campi imprenditoriali in cui ci si accinge a lavorare. Inoltre, segnaliamo la manifestazione FORME, che si terrà Bergamo, dedicata alla valorizzazione e alla promozione dell’intero comparto lattiero-caseario italiano. Potrete leggere, nella sezione fashion, una bella intervista a Laura Viganò, rappresentante della quarta generazione di Viganò 1919, azienda di gioielleria che quest’anno compie 100 anni di attività, oppure di Isabel Benenato, designer di moda che trae ispirazione dalla musica, dalla fotografia e dall’arte per creare le sue collezioni. A proposito di arte e di cultura, non perdete il resoconto sulla sfavillante mostra dedicata a Ugo Nespolo da Palazzo Reale di Milano. Il genio e l’estro creativo dell’eclettico artista danno vita a opere che interessano vari ambiti artistici (ad esempio i bozzetti di celebri opere teatrali o le campagne pubblicitarie). Concludiamo con le rubriche curate da Quadrante, IKN, Superbrands, Kiki Lab , Brand Jam e News in Town. Buona lettura!

Giovanni Bonani Direttore Responsabile

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/ INDICE

112 News News Le Terrazze, MJW, Juventus Store, Ist. Piepoli, Assofranchising.........8

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Cultura

Food

Il corano senza veli

Cucina allegra

Conosciamo Magdi Cristiano Allam................................................. 14

Face to face con Elisa Isoardi............................................................... 34

Nespolo fuori dal coro

Trattoria dall’Oste

Il celebre e poliedrico artista si è messo in mostra a Milano .............. 16

Intervista ad Antonio Belperio........................................................... 36

Ciak, si gira!

Amica Chips

76a edizione del Festival del Cinema di Venezia.............................. 20

Intervista al Presidente Alfredo Moratti............................................ 38

L'arte casearia d'eccellenza Intervista a Francesco Maroni............................................................ 40

Il re dell’aceto balsamico Intervista ad Andriano Grosoli.......................................................... 44

Il sughero fa bene agli affari e all’ambiente

16

20 Impresa

Flixbus La fulminea ascesa e il successo inarrestabile ..................................... 24

Musica

Intervista a Carlos Veloso dos Santos, AD di Amorim Italia............ 46

Una Doc giovane in forte ascesa Tutti i trend del Trentodoc................................................................. 50

Gruppo Sant’Anna Fonti di Vinadio Intervista all'AD Alberto Bertone ..................................................... 56

Artmenu Factory Unicità Artigianale Made in Italy .................................................... 60

Il suono del talento Intervista a Matteo Bocelli................................................................. 28

ASMR Il punto di Mokamusic sull’orgasmo cerebrale................................... 30

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settembre\ottobre 2019

Franchising

Licensing

Il franchising è una #bufala

XIII edizione del Milano Licensing Day

Una storia vera, una storia falsa........................................................ 62

L’evento di riferimento per il mercato del licensing italiano............. 90

Formazione

Caffè Ottolina Intervista a Fabio Massimo Ottolina ................................................ 64

Retail

Perdere in borsa senza perdere la testa La psicologia della perdita in 7 mosse................................................ 94

Tecnologia

Le drogherie: tornano di moda i Little store Viaggio fra i negozi di una volta........................................................ 68

ImaginCafé Barcellona Un concept per attrarre e fidelizzare Millennial .............................. 70

Impresa Fintech e real estate La finanza digitale applicata al real estate........................................ 72

Sport

9 strategie per il tuo eCommerce Il caso di studio Boohoo.com............................................................... 96

Fashion Moda, positività ed ottimismo Intervista a Isabel Benenato............................................................. 100

Viganò alta moda Intervista a Laura Viganò................................................................ 102

‘A zorro, siediti che è arrivato Montano! Intervista ad Aldo Montano ............................................................. 76

Candy Arena Smart everyday................................................................................... 78

Il Rosso Ferrari torna a trionfare

100

102 Premio

La vittoria del giovane pilota monegasco Charles Leclerc................. 80

Un calcio al mondo

Superbrands

Intervista a Roberto Baggio ............................................................... 82

L’orgoglio di fare la differenza......................................................... 106

Centri Commerciali

Turismo

È arrivato Wappy!

Il futuro del turismo

Un nuovo, rivoluzionario, format di entertainment ........................ 84

Intervista a Gabriele Burgio, Presidente e AD di Alpitour ............ 108

Le mille luci di Torino Gli eventi sotto la Mole .................................................................... 112

News in town Locali, bar, ristoranti e vini da enoteca ...................................... 116

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/News

LO SPIRITO ECOLOGICO DEL CENTRO COMMERCIALE LE TERRAZZE DI PORTO VENERE Le Terrazze è il primo centro commerciale in Italia ad “adottare” un Seabin, aderendo al progetto LifeGate PlasticLess®. L’iniziativa ha l’obiettivo di raccogliere i rifiuti, soprattutto di natura plastica, nei mari e nei porti italiani ed europei e di promuovere un modello di economia e di consumo circolare che riduca, riutilizzi e ricicli il materiale di scarto. Il Seabin è un cestino di raccolta dei rifiuti che galleggiano sulla superficie dell’acqua ed è in grado di catturare circa 1,5 kg di detriti al giorno, ovvero oltre 500 Kg di rifiuti all’anno (a seconda del meteo e dei volumi dei detriti), comprese le microplastiche da 5 a 2 mm di diametro e le microfibre da 0,3 mm. Il Seabin, inoltre, può catturare molti rifiuti comuni che finiscono nei mari, come ad esempio i mozziconi di sigaretta. Il “cestino del mare” è stato ideato da due australiani e può funzionare 24 ore al giorno. Sulla base delle statistiche, nel Mediterraneo vengono riversati ogni giorno 731 tonnellate di rifiuti plastici e quelli più pericolosi sono le microplastiche, che i pesci scambiano per cibo e finiscono perciò nella catena alimentare. In partnership con Seabin Project e Poralu Marine e in collaborazione con l’associativismo italiano, sono stati posizionati nei mari e nei laghi italiani ed esteri 40 Seabin di LifeGate, che hanno dimostrato che la maggior parte dei rifiuti raccolti sono simili ovunque. I primi Seabin di LifeGate PlasticLess®, installati a settembre 2018, hanno raccolto più di due tonnellate di rifiuti galleggianti, pari al peso di quasi 140 mila bottigliette di plastica. Lo scopo di LifeGate PlasticLess® è quello di arrivare ad istallare almeno un Seabin in ogni porto italiano ed europeo e per farlo è stata lanciata la sfida alle persone e alle aziende.

MILANO OSPITA LA PRIMA SETTIMANA DEDICATA AL GIOIELLO Nel mese di ottobre, dal 24 al 27, si svolgerà a Milano la prima edizione di Milano Jewelry Week-MJW, una settimana interamente dedicata al mondo del gioiello, sia contemporaneo sia antico. L’obiettivo è quello di attrarre, oltre agli esperti del settore, un pubblico più ampio, composto da tutti gli amanti del bello e del fatto a mano. L’ideatore è Prodes Italia Srl, che gestirà l’organizzazione, la comunicazione e il coordinamento del ricco calendario di eventi previsti, stimati in una cinquantina. Ci saranno mostre collettive e personali; esposizioni di gallerie, scuole e accademie lombarde (come la Scuola Orafa Ambrosiana e l’Accademia Galdus) e internazionali (come l’Accademia del Messico); workshop su tematiche quali le commistioni di settori (gioielleria, moda e design) e l’etica della filiera; performance; temporary shop e, infine, serate di premiazione. Non potrà mancare anche quest’anno l’ormai collaudata mostra collettiva internazionale di riferimento dedicata al body ornament, Artistar Jewels, giunta alla sua settima edizione e che avrà come cornice Palazzo Bovara, in Corso Venezia 51. Gli artisti e i designer che esporranno le proprie creazioni saranno oltre 160. Palazzo Bovara a Milano quest’anno ospiterà altre due importanti manifestazioni: Schmuckgalerie Silbermann, che, attraverso le opere esposte, incoraggerà il dialogo sull’evoluzione dell’artigianato orafo e indagherà le opportunità attuali; Assemblage-National Contemporary Jewelry Association (Romania), che presenterà un progetto originale volto a fare interagire i gioielli con la fotografia. Uno degli ospiti speciali sarà Gianni De Benetittis, che presenterà Carnivorous, la nuova collezione per la primavera e estate 2020, ispirata all’affascinante mondo delle piante carnivore. In questo contesto, si inserisce il marchio Valdo, cantina storica di Valdobbiadene, che per l’occasione vestirà il suo prosecco superiore con una nuova etichetta, che trae ispirazione dall’antica tradizione artigiana veneziana di orafi e di ricamatori. 8


settembre\ottobre 2019

IL BRAND JUVENTUS APRE UN NUOVO FLAGSHIP STORE A MILANO Dopo Roma, a meno di un anno di distanza, è la volta di Milano. In Corso Matteotti 10, una delle vie principali dello shopping cittadino, ha recentemente aperto un nuovo punto di riferimento per tutti i tifosi bianconeri. Questo negozio, rispetto a quello già presente nel capoluogo lombardo, è a gestione diretta del club juventino. Format innovativo, il punto vendita si sviluppa su due piani, con una superficie espositiva pari a 320mq. È caratterizzato da un design di tipo industriale e minimal, con superfici volutamente mantenute grezze. L’ambiente è molto luminoso e dotato di device tecnologici e accoglie una vasta gamma di prodotti Juventus. Al primo piano, il ferro e il legno sono i materiali protagonisti della struttura, insieme a un murales dipinto a mano direttamente sulla parete di mattoni a vista. Anche per la facciata, il design e l’illuminazione ne rappresentano la cifra stilistica. Nel mese di settembre, lo spazio dedicato alla vendita sarà affiancato da “Juventus Undici Shot”, un innovativo punto di ristorazione. Fino a settembre, inoltre, sarà possibile ammirare i quattro trofei conquistati nella stagione appena conclusa dalla Prima Squadra (Coppa Scudetto e Supercoppa) e dalle Juventus Women (Coppa Scudetto e Coppa Italia). Con quest’ultima inaugurazione, sono cinque i mono brand store a gestione diretta, presenti sul territorio nazionale: tre a Torino e uno a Roma. Non dimentichiamo lo Juventus Official Online Store, pronto ad accontentare tutti i tifosi italiani ed internazionali.

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/News

FRANCHISING: SEMPRE PIÙ ITALIANI LO CONOSCONO E LO SCELGONO Oltre il 50% degli italiani conosce e apprezza il franchising. Il 74% di questo universo pensa che rappresenterà la formula di sviluppo commerciale del futuro. Sono i dati molto positivi che emergono dallo studio condotto dall’Istituto Piepoli e commissionato da Assofranchising nel maggio 2019, che ha analizzato le risposte di un campione rappresentativo della popolazione italiana maggiorenne, segmentato per sesso, età, livello di istruzione, e ripartizione geografica. Di particolare interesse è il dato della conoscenza del franchising tra i giovani. “Gli incentivi all’autoimpiego e alla costituzione di attività in proprio rappresentano un’ottima leva per l’avvio di nuove imprese in franchising e la creazione di nuovi posti di lavoro” dichiara Augusto Bandera, Segretario Generale Assofranchising, l’associazione di categoria che promuove e tutela il settore in Italia. “Dal nostro studio – sottolinea – emerge come chi conosce in modo approfondito il sistema dell’affiliazione abbia un’età compresa tra i 18 e i 45 anni, segno di come il franchising sia sempre più un mondo giovane e per i giovani. L’89% di chi apre un’attività in franchising in Italia, infatti, rientra in questa fascia di età. Numerose anche le donne che decidono di avviare nuove imprese”. Allo stesso tempo il franchising rappresenta anche un valido strumento per le aziende che vogliono espandere il proprio marchio e aumentare il giro d’affari. La formazione e le tutele fornite dal contratto di franchising, incluso l’obbligo per il franchisor di aver sperimentato la propria attività direttamente per almeno un anno prima di poter proporre l’affiliazione a soggetti terzi, fa sì che il rischio imprenditoriale di un affiliato si riduca sensibilmente. La ricerca condotta dall’Istituto Piepoli mette inoltre in risalto – sulla base delle risposte degli intervistati – che i principali motivi per cui si preferisce acquistare presso un punto vendita in franchising sono la notorietà e l’affidabilità del marchio, gli sconti dedicati, la vasta gamma di prodotti disponibili e la loro qualità. Chi ha dichiarato di conoscere le insegne che operano in questo settore pensa, inoltre, che in futuro le reti in franchising sul nostro territorio avranno una crescita ulteriore. Previsioni, queste ultime, basate sul percepito e che sono confermate dai dati ufficiali del Rapporto Assofranchising Italia 2018, che ha sancito come il settore, all’ultima rilevazione, sia cresciuto di 2,6 punti percentuali, registrando un giro di affari di oltre 24 miliardi di euro. Una crescita che sembra essere confermata anche dai nuovi ed ultimi dati ufficiali 2019.

CHI È ASSOFRANCHISING L’Associazione Italiana del Franchising rappresenta, difende e promuove gli interessi economici, sociali e professionali delle reti in franchising associate. Dal 1971, anno della sua nascita, Assofranchising si è contraddistinta per la fitta rete di relazioni con le istituzioni e gli altri enti o associazioni che hanno interessi coincidenti o vicini ai propri. Promuove servizi e consulenza mirata, organizza eventi promozionali per i soci, di networking e di studio su temi d’interesse, offre accordi quadro e convenzioni sui molteplici aspetti e prodotti che interessano le aziende che fanno franchising e le relative reti di punti vendita.

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ASSOFRANCHISING: AL VIA LA SECONDA EDIZIONE DEGLI ITALIAN FRANCHISING AWARD IL PREMIO AL MIGLIOR FRANCHISING SARÀ ASSEGNATO IL 24 OTTOBRE 2019 DURANTE IL SALONE FRANCHISING MILANO Al via la seconda edizione degli Italian Franchising Award, il riconoscimento ideato e promosso da Assofranchising che premia i migliori franchisor in Italia. Le aziende hanno tempo fino al 30 settembre per inviare la propria candidatura e concorrere per il premio che si compone di 7 categorie a cui è possibile iscriversi e di 3 award speciali che saranno assegnati direttamente dalla giuria: • • • • •

Sviluppo Franchising Startup Franchising Recruiting Franchisee Formazione e assistenza al Franchisee Customer Care

• • • • •

Innovazione tecnologica Marketing e comunicazione Best in show: il più bello del Salone Premio della Giuria Best of All

La cerimonia di premiazione degli Italian Franchising Award si terrà il 24 ottobre al Salone Franchising Milano – in programma a Fieramilanocity dal 24 al 26 ottobre – del quale Assofranchising è Main Partner. Una giuria di esperti valuterà le candidature e i progetti ed eleggerà i finalisti per ciascuna categoria, svelando i vincitori al termine della prima giornata di fiera. “L’Italian Franchising Award ha riscosso un grande successo sin dalla prima edizione. Le aziende hanno apprezzato da subito alcune caratteristiche che lo differenziano dagli altri premi di categoria, come la fruibilità gratuita, l’apertura a tutte le aziende anche se non associate, ma soprattutto il valore di una giuria composta da autorevoli esperti di settore – dichiara Augusto Bandera, Segretario Generale di Assofranchising – Con questo premio Assofranchising celebra l’importanza di un settore chiave per l’economia italiana, come ci confermano i dati dell’ultimo Rapporto Assofranchising Italia recentemente presentato. Una realtà in costante crescita, che genera occupazione (70mila nuovi posti di lavoro creati dal franchising dal 2002 ad oggi) un giro d’affari che anche nel 2018 ha registrato una crescita del 2% con un incremento, sempre nello stesso periodo, del 3,4% di insegne operative in Italia e uno sviluppo all’estero dei punti vendita italiani del 7,6%”. “Il fiorire di nuove realtà, che si affermano con successo, è alla base dei dati di settore che continuano ad essere estremamente positivi – commenta Italo Bussoli, Presidente di Assofranchising – Da questo risulta evidente come il franchising sia un sistema in grado di favorire l’incontro tra grandi brand affermati e imprenditori emergenti, generando valore e occupazione. Ed è proprio per questo motivo che Assofranchising, in qualità di associazione guida del settore, ha deciso di premiare l’impegno delle aziende che, con il loro lavoro, contribuiscono alla crescita di questo sistema”. Tutte le informazioni sul regolamento degli Italian Franchising Awards e i form per candidarsi e inviare i materiali sono disponibili sul sito www.assofranchising.it.

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/News

IL RAPPORTO ASSOFRANCHISING ITALIA 2019 FOTOGRAFA IL SETTORE FRANCHISING: LA CRESCITA CONTINUA Il Rapporto Assofranchising Italia 2019, recentemente presentato a Roma presso la Confcommercio Imprese per l’Italia, mette in evidenza che il settore franchising cresce ancora e si afferma come la migliore formula per il commercio e i servizi in Italia, registrando tutti dati positivi.

Principali indicatori del franchising in Italia nel 2018: • Fatturato (€) • Insegne operative in Italia (n.) • Punti vendita affiliati in Italia (n.) • Addetti occupati nelle reti di franchising (n.) • Punti vendita italiani all’estero (n.)

25 miliardi (+ 2,0 % rispetto al 2017) 961 (+ 3,4 %) 53.886 (+ 4,5 %) 206.791 (+ 3,8 %) 10.845 (+ 7,6 %)

Insegne suddivise per aree merceologiche (%): • Servizi 25% • Abbigliamento 19% • Ristorazione 18% • Commercio specializzato 13% • Beauty, cura e benessere 11% • Casa 5% • GDO 4% • Altro 5% Insegne che distribuiscono prodotti vs. Insegne che offrono servizi in Italia: • Servizi – Ristorazione – Altri servizi 54 % • Prodotti 46 % Categorie merceologiche Settori in crescita A gonfie vele il settore della ristorazione, in particolar modo dei bar, delle gelaterie, dei pub e delle pasticcerie che segna un +20% sull’anno precedente. Il giro di affari per il 2018 è stato di oltre 447 milioni di euro e gli occupati più di 5.500 unità. In forte crescita anche l’alimentare specializzato, che con la nascita sempre più frequente di negozi dedicati a diete ed esigenze alimentari particolari, ha visto incrementare il proprio fatturato del 23,3%, superando i 227 milioni di euro. Stabile e sempre ben posizionato il comparto delle palestre e dei centri estetici. Settori in perdita In calo le librerie e le profumerie in franchising, che perdono rispettivamente il 19,2 e il 15,5%. Ma il dato più significativo è registrato dal settore energia, che comprende i negozi specializzati nella vendita di offerte per l’energia domestica e nell’assistenza, ormai sempre più affidata in outsourcing a contact center dedicati. Una lieve flessione viene registrata anche dal settore della GDO Food, con -2,0%, che mantiene in ogni caso un fatturato superiore ai 7 miliardi di euro e che incide per il 30,9% sul totale del giro di affari del franchising.

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settembre\ottobre 2019

Occupazione Crescono i numeri anche per quanto riguarda l’occupazione, in aumento del 3,8% rispetto al 2017, segno di come il settore sia in grado di generare lavoro, sia a livello imprenditoriale che impiegatizio. Sempre più italiani, infatti, in particolar modo i giovani attirati dalle tutele e dagli investimenti vantaggiosi, scelgono l’affiliazione come strumento per diventare imprenditori di se stessi: quasi il 90% dei franchisee presenti in Italia ha un’età compresa tra i 25 e i 45 anni. Un altro incentivo importante è dato dalla formazione e dall’aggiornamento, due dei punti cardine dei contratti di franchising, poiché nell’80% dei casi per aprire un’attività non è richiesta alcuna esperienza. Tra gli aspetti più stimolanti della formula del franchising spicca anche l’accessibilità al sistema. Il 34,3% degli investimenti non supera i 20mila euro, mentre il 50% si attesta nella fascia fra 20 e 100mila euro. Punti vendita italiani all’estero in franchising Nel 2018 sono aumentati i punti vendita delle catene che da tempo si sono consolidate al di fuori del territorio nazionale e che oggi superano i 10.800 negozi, registrando un +7,6% rispetto al 2017. Un risultato che dimostra il lavoro dell’Associazione nella promozione dei collegamenti internazionali nei confronti dei propri associati e dei consolidati rapporti che detiene con enti di rilievo quali il World Franchise Council, l’European Franchise Federation e l’ICE (Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane). Proprio per questo motivo, a dicembre dello scorso anno, Assofranchising è stata premiata con il Premio della Qualità come Associazione Guida in occasione del MIFE (Middle East and North Africa International Franchising Exhibition) diventando simbolo del buon franchising.

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/Cultura

In foto: Magdi Allam © Di Andy Mabbett - Opera propria - wikimedia.org

IL CORANO SENZA VELI Conosciamo Magdi Cristiano Allam A cura di Carla Cavicchini

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Magdi Cristiano Allam è una persona estremamente gentile, pacata e sorridente, ma forte e ben fiero del suo carattere di ferro durante la presentazione del suo ultimo libro Il Corano senza veli al Rotary club Firenze Nord di Firenze. Afferma di essere socio onorario di vari club Rotary, nonché insignito della "Poleris", racconta che nel mondo odierno i fatti sono scomodi e che regnano troppi luoghi comuni. "Le persone vanno rispettate, tutte, a prescindere dalla loro fede. Quanto alle religioni possono essere variare ma lette sempre tramite lo strumento della ragione. il Corano è diffuso ma poco conosciuto, e buona parte dei musulmani sa poco di


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In foto: Magdi Allam © www.iurisprudentes.it

questo testo e di Allah. Regna la paura in merito ed è basilare invece conoscere i fatti. Maometto? Beh... non era un santo, non aveva niente di un Gesù Cristo e su di lui ricadono razzie, guerre e sgozzamenti, sopratutto contro gli ebrei il cui messaggio era ricevuto da Allah.” Prosegue poi menzionando Oriana Fallaci: “la radice del male è l'Islam. Assistiamo al tracollo demografico dell'Europa con il presagio di finire come l'Impero Romano d'Occidente a causa della poca natalità. In Europa, Londra, Bruxelles, Mohamed è un nome molto in voga. Tornando a Maometto, per lui la donna è inferiore in tutti i sensi tanto che è pratica comune nei confronti delle adultere essere uccise, schiavizzate, ripudiate. Anche in Italia le musulmane che si innamorano di un loro coetaneo non musulmano passano seri guai da parte delle famiglie. L'Imam? La sua funzione è dentro la moschea, siamo noi a dare una connotazione superlativa. Personalmente – termina – ho avuto condanne a morte per non essermi allineato all'Islamismo: dopo approfonditi studi mi sono convertito e, a mio avviso, è basilare spiegare ma sopratutto interpretare. Concludo di conseguenza dicendo d'amare il prossimo salvaguardando la nostra civiltà senza pregiudizi; questo libro l'ho dedicato a mia madre capace d'affidarmi all'educazione cristiana. Una donna molto presa dai suoi impegni eppur capace di insegnarmi che l'essenza della vita è la vita stessa.” Varie poi le mie domande: se prevale l'Islam radicale o moderato,la cittadinanza onoraria a Cascina, la visione dei paesi arabi

all'avvicinamento della chiesa cattolica al mondo musulmano. “L'Islam è l'Islam, si fonde su due pilastri, ciò che Allah prescrive nel Corano e ciò che ha detto e fatto Maometto. Il rispetto è fondamentale a prescindere dalla propria fede. Dobbiamo far leva affinché in Italia esista una spiritualità compatibile con le leggi laiche dello stato, con regole su cui si forma la civile convivenza nonché coi valori che sostanziano la nostra civiltà. La cittadinanza ricevuta, beh... qualche protesta legittima dal punto di vista democratico eppur estremamente minoritaria per quello che riguardava la partecipazione. Contento, pertanto, di averla ricevuta anche in altri luoghi e quindi di stimolo a coniugare la verità con la libertà". L'ultima domanda? Osserverei come vedono i cristiani che vivono in paesi a maggioranza islamica questa sostanziale legittimazione dell'Islam. Lo vedono con sofferenza! Chi ha subito offese sulla propria pelle, chi vive in seno all'Islam ed ha subito da estremisti terroristi islamici discriminazioni, persecuzioni e persino massacri, non riesce a capacitarsi che dal capo della chiesa cattolica si giunga a legittimare l'Islam come religione. Diverso per i musulmani da rispettare valutandoli individualmente con il dialogo e convivenza, poiché esiste una piattaforma comune che ci unisce sul piano dei valori e delle regole.” Infine il viaggio del Papa negli Emirati Arabi: inizio o prosecuzione del dialogo? “Il dialogo si è rivelato fallimentare nel momento in cui si è approdati ad una legittimazione sostanziale dell'Islam come religione a prescindere dal contenuto che scrive Allah e poi fatto Maometto. Il dialogo, altresì, per essere fondante richiede che i dialoganti convergano su una piattaforma di valori e di regole coltivando come unica prospettiva il bene comune. Ma l'Islam si proclama l'unica religione condannando ebraismo e cristianesimo con la prospettiva di imporsi ovunque all'insieme dell'umanità”.

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/Cultura

NESPOLO FUORI DAL CORO Il celebre e poliedrico artista si è messo in mostra a Milano A cura della Redazione

Molotov

Fino a metà settembre di quest’anno, gli appassionati del settore hanno potuto per visitare la grande mostra dedicata all’artista e ospitata per l’occasione a Palazzo Reale di Milano, più precisamente nell’Appartamento dei Principi e con questo abbiamo detto tutto. Principe tra i principi, Ugo Nespolo mette in scena tutta la sua creatività, che spazia dalle arti decorative, ai bozzetti di celebri opere, all’arredamento, ai manifesti di film, ai fotogrammi, passando per il marketing, dove ogni oggetto/prodotto, da quello di uso più comune a quello più ricercato, si trasforma in un’icona senza tempo.

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Le circa duecento opere presenti sono disposte come in un itinerario di viaggio, che segnano e segnalano tappe rivelanti nella carriera artistica di Ugo Nespolo e, in ultima analisi, dell’evoluzione dell’arte italiana. La mostra, promossa e prodotta dal Comune di Milano, in collaborazione con Palazzo Reale e Studio Nespolo, è stata realizzata grazie a Fondazione Bracco, sponsor principale del progetto e con il supporto organizzativo di Skira, editore del catalogo. Insofferente e critico nei confronti del conformismo creativo e rivendicante una posizione autonoma nel panorama artistico – da qui il titolo della


settembre\ottobre 2019 mostra “fuori dal coro”. Nespolo, mai uguale a se stesso, ha generato una figura d’artista unica, allo stesso tempo originale ed eclettica, dotata di dimensione culturale ed ironia, promuovendo una costante e seria riflessione sull’arte. La multiforme ricerca creativa di Nespolo risulta evidente anche dall’attenzione particolare posta nella scelta dei materiali da “lavoro”: da quelli più umili, – legno, metalli, ceramica, vetro, cartapesta colorata, vimini, formica, colle, cuoio, acrilico, fotografie – a quelli più preziosi, – alabastro, madreperla, argento, smalto – che caratterizzano le varie fasi del suo percorso artistico. Modello di contemporaneità, di interdisciplinarietà e di apertura alle contaminazioni, i primi lavori di Nespolo risalgono agli anni Sessanta e sono presentati da Pierre Restany alla Galleria Schwarz di Milano. Anticipano il movimento dell’Arte Povera fondato da Germano Celant (le prime mostre vedono la sua partecipazione). Inoltre, in questo periodo, l’artista fonda, insieme a Enrico Baj, l’Istituto Patafisico Ticinese. Sempre in questi anni, sviluppa la "tecnica dei puzzle", vera cifra stilistica dell’artista. Si tratta di tessere perlopiù monocromatiche, che creano una combinazione di immagini policrome inedite. Fin dai suoi esordi, Nespolo manifesta anche la passione per il cinema: dà vita, con Mario Schifano, al Cinema degli Artisti, ispirato al New American Cinema. Tra il 1967 e il 1968 realizza una serie di film che annovera, tra i protagonisti, gli amici Enrico Baj, Lucio Fontana, Mario Merz, Michelangelo Pistoletto e Alighiero Boetti. Per le sue opere cinematografiche trae ispirazione dagli esponenti più influenti della beat generation statunitense, come Jack Kerouac e Allen Ginsberg e dal francese Man Ray. Quella del cinema è un’esperienza che dura negli anni, dando luogo a importanti retrospettive a lui dedicate in tutto il mondo. Gli anni Settanta e Ottanta sono contrassegnati da un ampliamento della gamma dei materiali utilizzati e dalla conseguente realizzazione di forme artistiche innovative.

Legno, nitro e metallo

Letteratura

Ipotesi dialettica

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Tra il 1973 e il 1985 Ugo Nespolo è a New York dove ha la possibilità di apprezzare la nascente corrente della Pop art, seppure senza dimenticare la tradizione delle avanguardie europee, in primis il movimento del Futurismo e la corrente del Dadaismo. Depero, in particolare, gli offre il modello di un’arte ludica, inserita pienamente nel contesto della vita quotidiana. In questo contesto e in qualità di artista e di critico d’arte, Ugo Nespolo rivendica la necessità dell’adattamento del lavoro dell’artista alle esigenze della vita quotidiana delle persone. A partire da questo momento mostra una spiccata attenzione per il design e la pratica assidua di un’arte applicata in vari settori: dall’abbigliamento all’arredamento, dalle copertine di libri e di dischi alla grafica pubblicitaria (per Campari e Richard Ginori è stato Direttore Creativo), alla creazione di manifesti dedicati a importanti eventi culturali e sportivi (ad esempio i Mondiali di calcio e il Giro d’Italia), alla personalizzazione degli orologi a marchio Swatch, degli accendini Zippo e dei modelli di moto per BMW e Piaggio. Ma non è finita qui. Ugo Nespolo è stato anche autore di celebri scenografie e costumi per il teatro, oltre a occuparsi della tournée di Ivano Fossati nel Duemila: in mostra è possibile ammirare vari bozzetti in modelli acrilici su legno e disegni a tecnica mista su carta. Affrettatevi, Ugo Nespolo merita proprio di essere preso in visione!

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CIAK, SI GIRA! 76A EDIZIONE DEL FESTIVAL DEL CINEMA DI VENEZIA A cura di Laura Lamarra

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Il tradizionale e famoso red carpet, s r o t o l a t o d a v a n t i a l P a l a z zo d e l Festival del Cinema a Venezia, non poteva mancare. Il 28 agosto, davanti a una folla di fans a caccia di autografi, appassionati di film, operatori del settore e giornalisti accorsi da tutto il mondo, si è aperta la spettacolare kermesse d’arte cinematografica che ogni anno vede il Lido divenire palcoscenico di registi, attori e attrici di fama internazionale. Alessandra Mastronardi è la madrina di questa edizione, conclusasi il 7 settembre, con 21 film in concorso e 11 registi che per la prima volta hanno lottato per il Leone d’Oro. Tre i film italiani in concorso firmati: Il Sindaco del rione Sanità (Mario Martone), Martin Eden (Pietro Marcello) e La mafia non è più quella di una volta (Franco Maresco). Al film di apertura, La vérité di Kore-Eda Hirokazu, con


settembre\ottobre 2019 l’affascinante icona Catherine Deneuve, hanno fatto seguito: The perfect candidate di Haifaa Al-Mansour con Mila Alzahrani; Om Det Oändliga (about endlessness) di Roy Andersson con Jan-eje Ferling; Wasp network di Olivier Assayas con Penélope Cruz, Marriage Story di Noah Baumbach con Scarlett Johansson; Guest of Honour di Atom Egoyan con David Thewlis; Ad Astra di James Gray con Brad Pitt; A Herdade di Tiago Guedes con Albano Jerónimo; Gloria Mundi di Robert Guédiguian con Ariane Ascaride; Waiting For The Barbarians di Ciro Guerra; Ema di Pablo Larraín con Mariana di Girolamo; Lan Xin Da Ju Yuan (saturday fiction) di Lou Ye con Gong Li; The Painted Bird di Václav Marhoul con Petro Kotlár, Babyteeth di Shannon Murphy con Eliza Scanlen; Joker di Todd Phillips con Joaquin Phoenix; J'accuse (an officer and a spy) di Roman Polanski con Jean Dujardin; The Laundromat di Steven Soderbergh con Meryl Streep; Ji Yuan Tai Qi Hao (no. 7 cherry lane) di Yonfan, voci di Sylvia Chang. Il programma offerto è eclettico e articolato; non trascura alcun continente cinematografico e il numero degli esordienti e dei registi in attesa di affermazione supera ampiamente quello degli autori più noti e consacrati. “Segno della volontà di riaffermare una vocazione al sostegno delle opere meno note, e di offrire visibilità a quel cinema che, dai margini in cui è confinato, si sforza di emergere e farsi conoscere”, dichiara Alberto Barbera, Direttore artistico della 76a edizione. Tre gli elementi ricorrenti nella selezione dei film di quest’edizione: 1) film che si dedicano alla ricostruzione minuziosa e documentata di accadimenti della storia recente o passata, con una chiara e precisa volontà di attualizzare eventi altrimenti destinati a essere dimenticati o, peggio, deformati da cattivi esercizi di memoria orale. “Ce ne ha fornito uno straordinario esempio il film di Marco Bellocchio, “Il traditore”, e altri numerosi emergersi dal programma della Mostra di quest’anno. Che in tutti questi casi l’interesse non sia solo ed esclusivamente storico, ma riveli una volontà di riflettere e far riflettere sul presente, pare del tutto

evidente” prosegue Barbera; 2) il ritorno di un cinema della realtà che anziché essere tentato da fughe in universi paralleli o puramente immaginari, sceglie di confrontarsi con i problemi dell’oggi, senza necessariamente cadere nelle trappole della pura e semplice evocazione cronachistica. “Non mancano tut tavia , anche ques t ’anno, i film riconducibili ai generi classici (thriller, guerra, animazione), segno che ancora oggi il cinema non può fare a meno delle stampelle che codici e convenzioni offrono a chi si propone di raggiungere un pubblico più vasto di quello che il cinema d’autore – presenza maggioritaria alla Mostra: potrebbe essere altrimenti? continua Barbera – riesce a raggiungere”; 3) l’ingente numero di film che affrontano,

in maniera diversa, il problema della condizione femminile nelle società co nte m p o ra n e e; ritrat ti di d o n n e che anche quando sono realizzati da uomini, rivelano una sensibilità nuova e un’attenzione particolare all’universo muliebre, come raramente era successo in passato. “Segno forse che le polemiche recenti, innescate dai movimenti di reazione alle prevaricazioni maschili in ogni ambito della società, hanno iniziato a lasciare un segno nella coscienza collettiva” conclude Barbera. Tra i film diretti da donne – che sono ancora, purtroppo, una percentuale esigua – vi è Babenco, Alguém tem que ouvir o coração e dizer: Parou di Barbara Paz. La incontriamo in una delle sontuose sale dell’Hotel Excelsior, meta di VIP, splendida cornice glamour

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e punto di riferimento indiscusso di eventi e conferenze stampa. La regista e attrice brasiliana, che con il suo primo lungometraggio su Hector Babenco, uno dei più grandi registi del Sudamerica, narra, esaudendo l’ultimo desiderio del suo defunto compagno, ossia essere il protagonista della sua stessa morte, come quest’ultima possa essere ben vissuta facendo ciò che si ama fare fino alla fine. “Il film è una poesia visiva, la mia ode a Hector e anche il mio addio. Attraverso i miei occhi si rivelano la dimensione interiore dell’uomo e il suo amore per il cinema che lo ha aiutato a rimanere in vita per così tanti anni. È morto come è vissuto, filmando fino alla fine”. “Partecipare al festival del cinema di Venezia, prosegue Paz, è per me una grande emozione; è il mio primo film da regista ed è molto importante essere presente a questa kermesse internazionale; distinguersi nel mondo della regia cinematografica non è affatto facile, specie per una donna, e io sono orgogliosa di essere una delle due sole registe della sezione documentari di questa edizione”. Il Leone d’Oro alla carriera va al regista spagnolo di fama internazionale Pedro Almodóvar e alla grande attrice inglese Julie Andrews. A trionfare, conquistando il Leone d’Oro al miglior film, è “Joker” di Todd Phillips, il cinecomic dedicato alla storia delle origini dell’iconico antagonista di Batman. Il Leone d’Argento Gran Premio della Giuria va a Roman Polanski per il suo “J’accuse” sulla storia del caso Dreyfus; il Leone d’Argento Premio per la miglior Regia va allo svedese Roy Andersson, autore con “About Endlessness” di un nuovo viaggio surreale nelle contraddizioni della vita; la Coppa Volpi per le migliori interpretazioni maschile e femminile, vanno rispettivamente a Luca Marinelli, protagonista del film “Martin Eden” diretto da Pietro Marcello; e ad Ariane Ascaride, interprete del film "Gloria mundi" di Robert Guédiguian. Il r i c o n o s c im e n to p e r la m i g li o re sceneggiatura va al film di animazione "N.7 Cherry Lane" del regista cinese Yonfan. Il Premio Speciale della Giuria è assegnato

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a “La mafia non è più quella di una volta" di Franco Maresco, documentario con cui il regista siciliano si interroga sugli ideali anti mafiosi a 25 anni dalle stragi che hanno ucciso Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Il 22enne britannico, Toby Wallace, protagonista di “Babyteeth, ha incassato il premio “Marcello Mastroianni” per il miglior attore emergente. A “You will die at 20” del regista sudanese Amid Abu Alala è andato il premio "Luigi De Laurentiis” per la miglior opera prima. Per la categoria orizzonti: miglior film a “Atlantis” del regista ucraino Valentyn Vasyanov ych; miglior regia a Théo Court con “Blanco en Blanco”; miglior interpretazione maschile e femminile rispettivamente a Sami Bouajila per “Bik Eneich – Un Fils”, di Mehdi M. Barsaoui e a Marta Nieto per “Madre” di Rodrigo Sorogoyen. “Revenir” ha conquistato il premio per la miglior sceneggiatura, firmata da Jessica Palud, Philippe Lioret, Diastème. Premiate anche le nuove tendenze: il premio per il miglior VR (film con realtà virtuale) è stato conquistato da “The key” di Celine Tricart. Il film “Extase” di Gustav Machatý si è aggiudicato il Premio Venezia Classici per il Miglior film restaurato; mentre il premio per il

miglior documentario sul cinema è stato assegnato proprio a Barbara Paz. Felici di averle portato, in qualche modo, fortuna, salutiamo e ci congratuliamo con Barbara, e dopo il “ciak si gira” in Laguna, pronti a correre nelle sale cinematografiche di tutto il mondo.

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FLIXBUS: LA FULMINEA ASCESA E IL SUCCESSO INARRESTABILE FRA I VIAGGIATORI ITALIANI A cura di Elena Pravato

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settembre\ottobre 2019 record in termini di numeri di passeggeri e di utenti soddisfatti dal servizio, rendono in poco tempo l'autobus e in particolare il FlixBus, il mezzo più amato da donne e Millenials. Grazie al Managing Director Italia, il dottor Andrea Incondi capiremo meglio la struttura dell'azienda tedesca e i motivi di questo successo. Dottor Incondi, qual è la struttura organizzativa di FlixBus (ricordiamo che la società non possiede direttamente i mezzi ma si avvale di PMI locali del settore trasporto su gomma)? Come avviene la scelta dei mezzi e degli autisti? Il modello organizzativo di FlixBus è un modello collaborativo: FlixBus si occupa del marketing, della vendita e del customer care e delle tratte, mentre il servizio operativo è affidato ad aziende locali, pertanto gli autisti sono assunti e sono dipendenti di queste ultime e i mezzi sono di proprietà dei partner locali. Naturalmente le aziende che collaborano con noi devono rispettare precisi standard qualitativi stabiliti per contratto. Per quanto riguarda la flotta mezzi, gli autobus FlixBus hanno un equipaggiamento che supera lo standard previsto per legge: il controllo elettronico

della stabilità, l’assistente di corsia, il sistema di controllo della velocità adattiva, i sistemi di rilevamento della sonnolenza e gli ultimi sistemi avanzati di frenata di emergenza automatica. FlixBus, inoltre, si adopera per fornire una formazione continua agli autisti: vengono organizzati appositi corsi per verificare la conoscenza delle procedure sulla sicurezza in strada, con simulazioni delle situazioni reali nelle quali testare la capacità di guida e frenata in diverse condizioni dell’asfalto, dalle strade ghiacciate allo stop-and-go nel traffico. Oltre alla formazione in presenza i più di 7.000 autisti di FlixBus hanno accesso alla piattaforma FlixUni (disponibile sia su web sia su app) per un aggiornamento professionale continuativo. Abbiamo, poi, inaugurato la FlixAcademy, una vera e propria scuola per la formazione di giovani autisti qualificati. Possono iscriversi ragazzi fra i 24 e i 29 anni in possesso della patente B e durante il percorso formativo all'Academy potranno conseguire la patente D e l’abilitazione al trasporto pubblico dei passeggeri ed inoltre acquisiranno competenze di inglese turistico, primo soccorso, problema solving etc. I corsi sono gratuiti e apriranno le porte a questi giovani professionisti per l'inserimento nelle aziende partner Flixbus.

Chi non ha mai sentito parlare di FlixBus e soprattutto chi non ha mai incrociato sulle strade, almeno una volta, l'autobus dalla verde livrea? In Italia FlixBus è sbarcata solamente quattro anni fa, ma i pullman verdi hanno ormai raggiunto la copertura di diciannove regioni (è recente l'approdo in Calabria e Sicilia) con oltre 450 città servite fra metropoli e piccoli centri. In un Paese come il nostro che si divide in annose discussioni fra sostenitori dell'alta velocità e no Tav, dove milioni di pendolari giornalmente si accalcano su treni fatiscenti o si rassegnano a file interminabili davanti ai caselli autostradali e soprattutto dove si registra il più alto numero di auto pro capite in Europa (625 auto ogni 1000 abitanti), una compagnia tedesca fondata da tre giovani under 40 nel 2011, sta registrando cifre da

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Le parole d'ordine per il 2019, come da lei più volte affermato , saranno INTERMODALITÀ e CAPILLARITÀ. Potrebbe spiegarci nel dettaglio? Per quanto riguarda l'intermodalità, intendiamo seguire un trend già tracciato dai nostri utenti, potenziando le rotte che collegano le città con porti ed aeroporti, facendo sì che il viaggiatore possa raggiungere in autobus un altro mezzo di lunga percorrenza come l'aereo, il traghetto o il treno, non utilizzando la propria auto e ovviando a problemi di parcheggio per la durata del viaggio etc. La presenza capillare delle tratte FlixBus, invece, è l'altro obiettivo che stiamo perseguendo con l'incremento dei piccoli centri raggiunti dal nostro servizio: il 40 per cento delle città raggiunte sono centri sotto i 20000 abitanti. Inoltre abbiamo potenziato la tratta MilanoVenezia che è fra le più gettonate. Il target di Flixbus è prettamente giovane, potrebbe spiegarci le ragioni di questo successo fra i Millenials? Inizialmente il target naturale di FlixBus era proprio quello dei giovani e giovanissimi per l'economicità del biglietto, per le campagne social che hanno accompagnato l'ingresso della nostra azienda sul mercato italiano e naturalmente per il sistema di booking on line. Studenti fuori sede e lavoratori transfrontalieri erano i nostri viaggiatori d'elezione. La composizione della nostra utenza, però, si è allargata molto rapidamente, conquistando un apprezzamento davvero trasversale: ad esempio il target femminile sta crescendo soprattutto per motivi di sicurezza in quanto nelle nostre rotte notturne sono presenti sul mezzo ben due autisti. La percezione della sicurezza sui nostri autobus è davvero elevata rispetto ad altri mezzi dove i controlli sono a volte carenti. Sui mezzi FlixBus davvero non ci si annoia: wi-fi libero e gratuito, presa di corrente in ogni postazione etc. State sperimentando nuove soluzioni per intrattenere i passeggeri? A livello di progetto pilota, FlixBus USA sta testando dei giochi in realtà virtuale con appositi dispositivi, quale sistema

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In foto: Andrea Incondi, Manager Director di FlixBus Italia

di intrattenimento per i passeggeri. Al momento però è solo una sperimentazione. Un autobus ipertecnologico quello di FlixBus? Il sistema di booking on line è il fiore all'occhiello di FlixBus: grazie a questo metodo siamo riusciti ( con prenotazioni anticipate ad ottimi prezzi) a rendere "sostenibili" alcune tratte verso piccoli centri, viaggiando con autobus al completo. Inoltre molto importante è la tracciabilità in tempo reale dei nostri mezzi: un sistema di Gps ci permette di monitorare il rispetto da parte degli autisti della velocità di percorrenza, dei tempi di guida e dei ritmi di riposo, di verificare l'andamento del traffico e comunicare eventuali ritardi all'utente. Ricordiamo inoltre, che tramite l'App dedicata, la corsa FlixBus può essere

prenotata anche tramite Google Assistant. Temete l'avvento di concorrenti sul territorio nazionale? No, l'affacciarsi di nuovi player sul mercato non può che apportare benefici, andando ad incrementare l'offerta e quindi ingrandendo il mercato stesso. FlixBus è un'azienda Green non solo per il colore dei suoi mezzi, ma soprattutto per l'impegno etico che ha assunto. Potrebbe spiegarci nel dettaglio in cosa consista tale impegno? Sono molte le iniziative FlixBus a favore dell'ambiente, partendo proprio dal concetto che sta alla base della mobilità tramite bus: tutti i nostri passeggeri hanno scelto di lasciare la propria auto in garage e di utilizzare un mezzo di trasporto collettivo


settembre\ottobre 2019 riducendo le emissioni di CO2. Inoltre, per compensare le emissioni di CO2 per il viaggio effettuato, diamo la possibilità al viaggiatore, al momento della prenotazione, di scegliere di aggiungere al prezzo del biglietto una piccola quota (calcolata automaticamente in base alla distanza percorsa per un valore dell’1-3% circa del costo di viaggio, solitamente fra 0,50 e 1,50€) che FlixBus investirà in progetti certificati per fare fronte al cambiamento climatico (attualmente, tutte le donazioni vengono versate in favore del progetto delle Nazioni Unite "Gold Standard Climate Project Cleaner Stoves" in Rwanda). In occasione, poi, della Giornata Mondiale della Terra, da marzo per circa un mese è stata attivata la collaborazione con Treedom (l'unica Onlus che permette di acquistare un albero che poi verrà piantato in diversi luoghi del pianeta): il nostro utente poteva acquistare un albero a un costo agevolato sul sito di Treedom, contribuendo ai suoi progetti di riforestazione, ottenendo, in cambio, uno sconto per viaggiare sull’intera rete FlixBus. Ad oggi abbiamo realizzato una piccola foresta Flixbus! Il nostro impegno riguarda, però, perfino la nostra flotta: autobus ad alimentazione elettrica sono già attivi sulle tratte anche a lunga percorrenza e, inoltre, abbiamo formato i nostri conducenti per tenere uno stile di guida a basso impatto ambientale. Ma c'è di più: in Italia abbiamo introdotto circa 50 autobus equipaggiati con portabici che consentiranno ai viaggiatori di raggiungere la fermata e di proseguire il tragitto con la propria bicicletta. Questi bus con portabici copriranno oltre 25 linee con destinazioni nazionali e internazionali, tra cui Ancona, Bolzano, Firenze, Lecce, Parma, Pescara, Ravenna, Rimini, Riccione, Salerno, Sorrento e Torino ma anche Bled, Cannes, Dusseldorf, Francoforte, Lione, Nizza, Zurigo e molte altre.

Permetteteci, infine una riflessione personale: in un momento di calo del sentimento e del senso di appartenenza europeo, un semplice mezzo di collegamento come delle autolinee possono accorciare le distanze con i Paesi vicini, abbattendo quei confini che si sono voluti eliminare politicamente ma che a livello sociologico forse non sono mai realmente venuti meno. Quello che intendiamo dire è che probabilmente ha contribuito a creare un “popolo" europeo più il programma Erasmus che molti trattati politici. Così, un agevole mezzo di collegamento può contribuire a varcare i confini nazionali. Inoltre, scavando un po' nel nostro passato, occorre ricordare gli innumerevoli lavoratori, soprattutto provenienti dal Sud Italia, che nel secondo dopoguerra partivano, proprio su autobus e corriere, alla volta della Germania, del Belgio o di altre mete del Nord Europa per prestare la propria manodopera alle aziende locali. Certo, di tempo ne è passato e le condizioni del viaggio non sono neppure paragonabili a quelle attuali, ma l'apprezzamento degli italiani verso questo mezzo di trasporto collettivo è rimasto invariato. Ringraziamo per la disponibilità e cortesia il dottor. Andrea Incondi e la dottoressa Sara Venditti dell'Ufficio Stampa FlixBus per aver reso possibile questa intervista.

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/Musica

IL SUONO DEL TALENTO A cura di Carla Cavicchini

Un famoso detto recita: "C'è toscano e toscano!" E mai come in questo caso la faccenda è più che azzeccata visto che Matteo Bocelli, uno dei figli del celebre Andrea Bocelli, si presenta gentilissimo, solare, statuario, coi folti capelli corvini,bello come un Adone, forte del particolare accento pisano. A proposito... è il momento del "Forte", Forte dei Marmi per l'esattezza, evocato nella piacevole conferenza voluta per raccontare il 'brand' della nota località, consolidando così la posizione di Forte dei Marmi nel panorama turistico. Prende la parola il giovane Matteo raccontando che suo padre, per varie ragioni, vive a Forte dei Marmi e che, anche se lui ha visto la luce a Pontedera, si sente fortemarmino per i mille interessi che lo coinvolgono, cominciando dal “mare d'inverno” dove è bello soggiornare, ascoltando principalmente Luigi Tenco e Massimo Ranieri. “È una zona bellissima in cui la spiaggia e le montagne fanno da corollario; in quest'angolo della Versilia amo trascorrere buona parte del mio tempo, compatibilmente con il lavoro.” Ci racconti della tua esperienza americana? “Bellissima. Il progetto col mio babbo, quello appunto del duetto Fall On Me, ci ha portato a viaggiare insieme nel mondo. Un'esperienza importante e profonda che mi ha permesso di recuperare una buona fetta di vita con lui. Già nell'infanzia e poi da piccolo, ognuno aveva i propri impegni, saperlo in giro per la sua professione e non averlo accanto... capivo, ma mi mancava.” Il bellissimo sorriso per un attimo si offusca preso dalla nostalgia del passato, ma solo un attimo, mentre nella bella giacca azzurra racconta di quella

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In foto: Matteo Bocelli

bellissima giornata di sole in Sardegna, quando per un progetto musicale sull'isola, assieme al padre, incontrò Marciano di "Guess". “Da tempo lo conoscevo, però quando mi propose di fare la campagna pubblicitaria accanto a Jennifer Lopez, artista conosciuta a livello mondiale per la sua carriera... beh, pensai ad uno scherzo! Con tutti i bellissimi modelli che circolano ed io che facevo tutt'altro... fatto sta che mi ritrovai a

girare il video insieme a questa grande icona del mondo dello spettacolo. Una donna semplicemente fantastica, la rivedo ancora tutta presa dallo shooting del momento. Cosa dire... parlano i fatti.” Ti ricordiamo a Sanremo mentre tuo papà ti consegnava il "chiodo" (eccolo illuminarsi di luce profonda facendo trasparire il fortissimo legame che li tiene uniti). “Sì, una situazione "traumatica", chiaramente


settembre\ottobre 2019

nel senso buono della parola, ma sopratutto positiva visto che su quel palcoscenico le emozioni volavano a mille. Lo ricordo nel '94 quando con Il mare calmo della sera la nostra bella Italia rispose più che caldamente alla sua esibizione. Lo stimo molto dal momento che si occupa anche di beneficenza per aiutare i più deboli, i più sfortunati, quanto ai valori ricevuti penso proprio di averli colti o perlomeno lo spero! "Ricordo sempre il suo prezioso consiglio che insegna ad amare non solo quello che ci piace ma anche quello che si fa."

Della tua “ terra madre”, del vino in particolare, cosa ci racconti? “La nostra è una generazione di appassionati del settore, già mio nonno lo produceva e nella nostra zona a Lajatico coltiviamo circa 12 ettari. Un luogo che vede una forte presenza americana, inglese ed anche italiana; se ne occupa principalmente mio zio Alberto, meno mio padre visto i suoi numerosissimi impegni. C'è poi il ristorante Cucina Bocelli e anch'io ho un ottimo rapporto col vino, come del resto la mia famiglia. Preferisco degustarlo la sera nei momenti di relax visto che il giorno è bene essere lucidi. Coltiviamo vari tipi di uva e tra i primi vitigni ci sono il Sangiovese e Cabernet, che poi diventano Incanto e Alcide. L'economia è cambiata, tutti ne siamo a conoscenza, basilare pertanto curare la qualità e non la quantità, trasformando un vino da contadini in un buon vino.” Progetti in corso? “Il lavoro non manca proprio . All'estero ed anche qui da noi, compreso il Teatro del Silenzio ove è un rito esserci salutando calorosamente amici e conoscenti che vengono ad ascoltarci.” Sst... Silenzio! È il momento di Bocelli senior in groppa ad un cavallo scalpitante nella lussureggiante campagna toscana. Anzi Pisana per l'esattezza visto che c'è Toscana e Toscana.

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/Musica

ASMR, DA OSSESSIONE DEL WEB A STRUMENTO UTILE PER I BRAND Il punto di Mokamusic sull’orgasmo cerebrale

A cura di Anita Falcetta

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In diverse occasioni nel corso di questa rubrica abbiamo parlato del potere della musica sull’inconscio umano e della grande opportunità per i brand di utilizzare l’universo sonoro a proprio vantaggio per generare brand awareness e posizionarsi nella mente del proprio target in modo indelebile e memorabile. Ed ecco che improvvisamente impazza in tutto il mondo, attraverso la rete, il così detto ASMR. Vediamo insieme di cosa si tratta. ASMR è una sigla probabilmente misteriosa ad una prima lettura, eppure dietro di essa si cela un fenomeno virale nato diversi anni fa e che attualmente sta spopolando sul web, diventando – per alcuni – una vera e propria ossessione. Basta infatti cercare ASMR su YouTube per rendersi conto della portata di questo nuovo trend che ha catturato l’attenzione del pubblico generalista e di grandi star del calibro di Cara Delevingne, Gigi Hadid e Kate Hudson. Oggi si sta diffondendo rapidamente anche in Italia. È l’ acronimo di Autonomous Sensory Meridian Response, in italiano "Risposta autonoma del

meridiano sensoriale", ed è stato coniato nel 2010 dalla dottoressa Jennifer Allen. Tecnicamente, in base alla definizione che troviamo su Wikipedia nella pagina curata dalla stessa Allen, si tratta di un neologismo che indica una piacevole sensazione di formicolio al cuoio capelluto, lungo la schiena o sulle spalle, di solito accompagnato da uno stato di torpore e completo rilassamento mentale di chi la sperimenta. In realtà non si tratta semplicemente di una sigla. ASMR è una nuova moda internazionale che partendo dalla rete sta ridefinendo il concetto di relax. Uno stato d’animo legato a doppia mandata al mondo sonoro, esso infatti scaturisce principalmente da stimoli visivi, uditivi o tattili, percepiti in maniera passiva. La sensazione di relax viene indotta attraverso stimoli di varia natura, per tutti i gusti: dai più diffusi whispering (sussurrare all’orecchio), al tapping (toccare oggetti producendo suoni delicati). Un’altra tendenza è il roleplay, dal parrucchiere al medico, dal make-up artist al cuoco, con i giochi di ruolo, gli Asmrtist si danno da fare per intrattenere il pubblico

di ogni genere. "MOST POPULAR FOOD FOR ASMR PART3 *HONEYCOMB, ALOE VERA, POPPING BOBA, TANGHULU*NO TALKING" con 25.775.231 di visualizzazioni, "Suono asciugacapelli rilassante ASMR" con 19.694.502 di visualizzazioni, "ASMR Addictive Tapping 1 Hr (No Talking)" con 2.317.977 di visualizzazioni, "ASMR 20 Triggers To Help You Sleep" con 32.586.780 di visualizzazioni, sono soltanto alcuni dei video che popolano YouTube. Sorge spontaneo interrogarsi sul perché di tale fenomeno. Utenti annoiati ed in cerca di qualcosa di nuovo? Potrebbe essere. L’obiettivo dichiarato tuttavia sembra essere quello di indurre, attraverso la stimolazione sonora, in chi guarda, il così detto orgasmo cerebrale, così definito vista la sensazione di benessere creata dai suoni, che partendo dal cervello si diffonde in tutto il resto del corpo. Il suo punto di forza è infatti rappresentato dalla capacità di generare benessere, agevolare il rilassamento dell’ascoltatore, tranquillità, positività. Viene considerato un’ottimo rimedio per l’insonnia. Per Philip Abussi, Co-fondatore e Head of Music di Mokamusic: “l’iperstimolazione sonora è un reale problema per la maggior parte degli individui. La ragione è che, al di là del rumore creato dall’intensità di un suono, dobbiamo considerare che il cervello umano capta i suoni ad un livello cognitivo. Ciò vuol dire che è più facile per lui decifrare ed accogliere positivamente, uno o pochi suoni all’interno di uno stesso contesto piuttosto che un’insieme numeroso di stimolazioni sonore di elevata intensità. Coerentemente, l’ascolto di suoni intimi, sussurrati, tipici dell’ASMR, che possiamo definire micro-suoni, i quali vengono proposti singolarmente e non in modo sovrapposto, induce uno stato di rilassamento, ci distrae e ci guarisce dall’inquinamento acustico” La posizione della comunità scientifica è di apertura verso il fenomeno, molti scienziati stanno cercando di spiegarlo. Il professor Tom Stafford, esperto di psicologia e delle scienze cognitive dell’Università di Sheffield fu citato nel TheIndependent dove affermava: “È molto probabile che sia reale, ma attualmente è molto difficile la ricerca. L’esperienza interiore è al centro di una moltitudine di ricerche psicologiche,

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TINGLES sono misteriosi ma piacevolissimi brividi avvertiti sotto il cuoio capelluto che percorrono la schiena e sprigionano un forte senso di relax in tutto il corpo. Tuttavia, per diversi individui i trigger più comuni sembrano non funzionare e per questi soggetti si consigliano le registrazioni binaurali. Per i curiosi: da definizione, il binaurale è un metodo di registrazione tridimensionale che ha il fine di ottimizzare l’ascolto riproducendo il suono esattamente come viene percepito da un ascoltatore. La tecnica di registrazione binaurale più semplice prevede l'utilizzo di due microfoni posti su un sostegno in direzione reciprocamente divergente, a circa 18 cm di distanza l' uno dall' altro. Questo metodo, pur simulando la posizione nello spazio delle orecchie umane, non consente una registrazione binaurale vera e propria, in quanto non tiene conto dell'effetto fisico che la testa dell'ascoltatore ha sulla propagazione del suono. Per tale ragione, in pochi, tra cui noi di Mokamusic, si stanno concentrando su una nuova frontiera del suono, una dimensione ancora più grande, la virtual reality sonora, che supera anche il binaurale e di cui presto vi sveleremo i segreti… rimanete sintonizzati!

ma quando ti trovi di fronte a qualcosa del genere che non puoi né vedere né sentire e che non capita a tutti, si finisce in una zona d’ombra. È come la sinestesia: per anni fu solo un mito, ma poi negli anni novanta si trovò un metodo adeguato per misurarla”. L’attenzione è talmente alta che Craig Richard, professore in Scienze biofarmaceutiche alla Shenandoah University in Virginia, ha creato uno spazio di approfondimento online chiamato ASMR University, dove intervista i protagonisti del settore, gli appassionati e pubblica i dati di studi e sondaggi che sta conducendo da alcuni anni. E mentre la scienza indaga cercando le risposte, i grandi brand cavalcano l’onda per farsi pubblicità, dalla cosmesi al food, passando per innumerevoli altri settori. La Pepsi cattura i like dei suoi consumatori con il rumore della bevanda che frizza e usa strumentalmente l’hashtag ASMR; il brand dei crackers Ritz ha impiegato l’ASMR per la pubblicità in Corea, il brand Coccodì ha presentato la sua ASMR sound experience, senza dimenticare il meno recente caso di successo di Massimo Bottura, ripreso persino dal The New York Times con il titolo: “Massimo Bottura cooks Lasagna”. Alcune definizioni: TRIGGER ASMR è un determinato suono o stimolo, uditivo o visivo che innesca in una persona una sensazione piacevole di relax come formicolii o tingles. I principali Trigger sono: lo scratching, il Tapping, il Water Sound, il Paper Sound, l’ Eating Sound, il Mouth Sound.

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settembre\ottobre 2019

LA NOTTE

2019

DEL RETAIL

GALA DINNER // 29 Ottobre 2019 // Milano Superstudio Più

Successful Celebration Gala! Creiamo connessioni, premiamo eccellenze, deniamo la crescita dei più inuenti brand del mercato retail. Alla terza edizione, Retail Awards – la Notte del Retail di Forum Retail, rappresenta un’opportunità unica di branding in un contesto selezionato che coinvolge i principali attori del Retail italiano. Partecipare a Retail Awards è un’occasione per migliorare la tua attività e la tua carriera personale. Candida il tuo progetto entro il 26 luglio! Diventa protagonista della Notte del Retail di Forum Retail Maggiori informazioni www.retailawards.it Un evento di

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CUCINA ALLEGRA Face to face con Elisa Isoardi A cura di Carla Cavicchini

In foto: Elisa Isoardi

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settembre\ottobre 2019 L'acciuga è l'ingrediente che ama di più nei piatti, quanto al dolce... ne fa volentieri a meno, decisamente meglio il salato! Elisa Isoardi, straripante bellezza piemontese, gode d'un bel sorriso luminoso capace di catturare tutte le persone che la guardano, mentre lei, altissima, con tanto di tacchi a spillo, nel suo bel completo pantalone fucsia si sottopone a selfie e foto di rito. Un bimbo sereno e giocherellone scappa dalla mamma per correre dalla presentatrice e lei interrompendo tutto: “Amore... vieni qua, cucciolotto, che ti do un bel bacione!” E dice questo invitando tutti a non filmare e fotografare in quanto trattasi di un minore. Siamo a Firenze, a Palazzo Vecchio, in occasione del premio “Le Muse” mentre lei, tutta pimpante, riceve per la “XI Musa La televisione” l'ambita targa dalle mani della signora Plastino. Impazziscono i flash, mentre incalzata dalle domande della simpatica presentatrice... “Nei vari concorsi di bellezza a cui ho partecipato era tutto molto veloce, immediato, poi col tempo subentra anche la bravura. A La Prova del cuoco – che riprenderà a settembre – la comunicazione è svelta e scorrevole, proprio per questo mi ha appassionata. Del resto Linea Verde e La Prova sono collegati, ecco perché amo citare spesso Caterina De Medici che portò il nostro cibo in Francia. Il mio futuro? Non so, siamo nelle mani dell'Altissimo, osservo solamente che la TV migliore è proprio quella che crea ponti: dal canto nostro ce la mettiamo tutta.” Un sorriso e via al parterre con tutti i premiati. Accavalla le lunghe gambe. Non è facile poi intervistarla per tutte le ovazioni che riceve, riesco solamente facendomi un bel po' di spazio. Questo interesse nei confronti della cucina è sempre notevole, qual è il motivo secondo lei? Senza dubbio rappresenta un fattore ancestrale molto antico: mettersi ai fornelli con buoni prodotti costituisce i nostri motori. Tutti possiamo cimentarci in creazioni culinarie che appagano noi ed i nostri commensali.

Che rapporto ha con la medicina olistica? Noi siamo quello che mangiamo, gli antichi ne parlavano ed Ippocrate insegna. Mangiare bene è fondamentale per sentirsi bene! Del suo territorio, il Piemonte, le Langhe, cosa ci dice? Che è buonissimo! È una terra ricca di frutta e di altre meraviglie, tanto che è diventata Patrimonio dell'Unesco. Tutta l'Italia è da conoscere e valorizzare, da Nord a Sud, ci sono vere e proprie eccellenze; ricordiamoci inoltre che il cibo è conoscenza e cultura. Lei ha sempre a che fare con maestranze, chef, ed ancora pluristellati. Qualcuno che stima particolarmente? Tantissimi, anche se mi rivolgo maggiormente alle donne cuoche visto che riescono ad andare avanti in un mondo così maschile. Un personaggio che più l'ha colpita, che le è rimasto particolarmente impresso. (orbene, siamo al siparietto poiché intendevo dire legato al mondo dell'enogastronomia, sta di fatto che la Isoardi...)? Giovanna D'Arco, ed ancora... Alice nel paese delle meraviglie. Insomma, va bene così, i casi sono due: o non mi sono spiegata bene io, oppure la splendida Elisa dal top nero malizioso trinato, galoppa non poco di fantasia. Non a caso di artisti parliamo! Ultima domanda e dopo la lascio visto che molti in questo splendido salone l'attendono. Ospite a Ballando con le Stelle: che esperienza è stata? Una sorpresa! sopratutto per me stessa... non pensavo di saper ballare, oddio, devo imparare, i ballerini ascoltandomi potrebbero dirne di tutti i colori... questo è un vero e proprio mestiere, sta di fatto che basta impegnarsi e divertirsi. Più ti diverti, più riesci. "Allegria!" avrebbe detto il grande Mike Bongiorno, ma lei ne ha talmente tanta, da venderla!

Prima ha osservato che con lei “alle fiamme” non è mai morto nessuno... Chiaramente la mia era una battuta ironica, amo sbizzarrirmi tra fornelli anche documentandomi ben bene se voglio mettere in tavola per i miei invitati qualcosa di speciale. Lei come si nutre? Della Prova del Cuoco – e dice questo ridendo e scrollando la testa all'indietro – Perché deve sapere, cara mia, che quando si entra in un tal programma ci si butta a capofitto, anima e cuore, degustando con gioia. Dopo, per rientrare nelle mie forme naturali, mi muovo molto correndo e camminando. Entrando nel vivo della sua domanda, rispondo che ho sposato l'integrale totalmente, credendo ciecamente alle buone farine con recupero dei grani. Bene il "cultivar" per quanto riguarda l'olio, prediligo inoltre allevamenti controllati italiani.

In foto: Elisa Isoardi © www.rsi.ch

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TRATTORIA DALL’OSTE Cinque locali, mille presenze giornaliere, 100mila bistecche vendute e 120 collaboratori. Lo racconta a Beesness Antonio Belperio A cura di Cinzia Meoni

Dopo aver conquistato Firenze, Antonio e Massimo Belperio puntano a espandersi in Italia e all’estero. Oltre al concept principale, i due fratelli ne hanno già registrati altri facilmente esportabili. Un’idea, un brand (o meglio uno utilizzato e altri messi in sicurezza per sviluppi futuri) e un format facilmente esportabile in Italia ma anche all’estero. Tutto questo è la Trattoria dall’Oste (tratoriadalloste.it), un locale storico, un tempo una trattoria di cucina toscana, che nel 2012 rinasce con una nuova gestione e un concept rinnovato a cura di Antonio e Massimo Belperio. Una vera e propria rivoluzione nell’idea di impresa, negli orari di apertura della cucina (dalle 11.00 alle 22.30), nel marketing che i due imprenditori vogliono interno all’impresa e nell’accoglienza che si fa ancora più famigliare tanto da pensare, strategicamente, di lasciare un piccolo ricordo ad ogni ospite, che sia vino o olio, brandizzato ovviamente e pronto per In foto: Trattoria dall'Oste © braciamiancora.com

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settembre\ottobre 2019 essere postato sui social. L’idea alla base dell’impresa è quella di specializzarsi sulla preparazione di piatti di carne, la chianina certo, ma non solo. Qui si punta sulle razze certificate più prestigiose e gli si dedica un intero locale. La trattoria dall’Oste oggi conta, infatti, su una proposta di 12 razze bovine provenienti da quattro continenti ed è il solo ristornate ad avere in carta la pregiata Kobe giapponese certificata. “Vogliamo diffondere la cultura della carne che non si può né si deve ridurre ad ordinare una mera bistecca senza avere la carta di identità del prodotto e senza poter conoscere e capire la differenza che passa tra una razza e un’altra. Vogliamo creare una cultura del prodotto e, per questo, seguiamo ogni singolo passaggio della filiera così da ottenere una comprensione dei dati di qualità e di sicurezza alimentare” sostiene Antonio Belperio per poi aggiungere: “Per questo abbiamo puntato sulla professionalità, sulla competenza e sulla specializzazione, vincendo prima di tutto una certa ritrosia da parte dei fiorentini per due “forestieri” come noi e poi conquistando i toscani, i viaggiatori e i turisti che ogni giorno affollano le vie di Firenze cercando esperienze enogastronomiche e percorsi di degustazione di alta gamma”. Oggi i due fratelli sono diventati leader del settore a Firenze e la startup ha aperto ben cinque strutture (di cui due in zona stazione e due in pieno centro del capoluogo fiorentino) a gestione diretta. Ma, come ribadisce l’imprenditore, “è solo l’inizio. Ci vogliamo espandere in Italia e all’estero, nelle capitali europee e nelle città asiatiche visto che proprio i popoli asiatici sono tra i nostri più grandi estimatori”.

Su quali località state puntando? Avete già contatti avviati? Per scaramanzia è meglio non scendere in dettagli finché i contratti non sono chiusi. Diciamo che stiamo guardandoci intorno su più location e non solo in Italia. Abbiamo registrato anche altri format, oltre a quello della Ttrattoria dall’Oste, che possono essere facilmente esportati. Quali altri marchi avete pronti? Abbiamo “Chianineria” che rimanda subito alla qualità certificata delle nostre carni e vuole sviluppare una linea di prodotto di alto livello (il Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale); “Tartuferia” che si occupa della certificazione della qualità del tartufo e ogni anno si impegna a selezionare i migliori prodotti in Italia, alternando sei diverse linee di tartufi durante l’anno e “Filetteria”, dedicata al taglio più tenero e pregiato. Cinque ristoranti e un’infinità di coperti. Come siete organizzati? Siamo in 120 con un’età media di 27 anni con tanto di reparto contabilità, ricerca e marketing, un ambito su cui puntiamo molto come dimostrano alcune nostre campagne virali che hanno aiutato a farci conoscere. Una delle più riuscite è stato, ad esempio, il progetto legato al “Lancio della bistecca nello spazio” che ha acceso i riflettori su una delle eccellenze della cucina fiorentina. Ci può dare qualche altro numero per capire le dimensioni di una realtà come la vostra letteralmente esplosa in pochi anni? In un anno abbiamo venduto 100mila bistecche e abbiamo registrato una media giornaliera di mille presenze. E, ovviamente, questo è solo un dato di partenza visto che il menù si compone anche di altri piatti che esaltano i sapori della cucina della tradizione toscana.

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“LE CARATTERISTICHE DI UN IMPRENDITORE DI SUCCESSO? SALUTE, VOGLIA DI FARE, FORTUNA” Intervista al Presidente di Amica Chips, Alfredo Moratti A cura di Giorgio Nadali

Ricordate lo spot “La patatina tira”? Ecco, la patatina tira sempre moltissimo e fa tirare (il mercato). Le patatine sono diventate popolari snack salati da 150 anni e le vendite al dettaglio negli Stati Uniti valgono circa 6 miliardi di dollari l'anno, pari al 33% delle vendite totali di questo mercato. Nel 2001 circa il 50% della produzione di patate negli Stati Uniti è stata trasformata per produrre 11.300 milioni di kg di patate trasformate, di cui il 21,6% sono state trasformate in trucioli. Il commercio mondiale negli ultimi anni indica che sono state esportate circa 74.000 tonnellate di patatine fritte, con un valore di 165 milioni di dollari l'anno. La frittura in olio caldo a temperature comprese tra 160° e 180° C è caratterizzata da una velocità di asciugatura molto elevata, e sono fondamentali per migliorare non solo le proprietà meccaniche ma anche le proprietà strutturali delle patatine. Le patatine fritte sono fette sottili il cui contenuto di umidità diminuisce da circa l'80% a quasi il 2% quando sono fritte. Tuttavia, l'essiccamento nell'olio porta inevitabilmente a un notevole assorbimento di circa il 35%, la maggior parte del quale si trova sulla superficie (non c'è quasi nessuna penetrazione durante la frittura) e aderisce alla superficie alla fine della frittura. Negli stabilimenti europei, alcuni sistemi di visione computerizzata vengono utilizzati per la valutazione on-line delle patatine fritte, consentendo di classificarle in base a difetti quali punti neri o vesciche. Alcuni ricercatori hanno anche lavorato su un dispositivo in grado di classificare le patatine in base al colore e di prevedere i livelli di acrilammide usando reti neurali. Alcuni stanno attualmente valutando i dispositivi basati su questo sistema operativo. Oltre alla rete neurale, c'è un altro dispositivo basato sul riconoscimento di pattern statistici per la classificazione dei colori delle patatine.

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In foto: Alfredo Moratti

I ricercatori forniscono regolarmente una valutazione visiva classica rispetto a un grafico standard sui criteri (aspetto generale, eterogeneità, estremità contrastate, ecc.). Le patatine costituiscono lo snack più venduto. Le patatine tradizionali iniziano con patate crude intere affettate tra 0,88 e 1,77 millimetri di spessore. I tagli possono essere diritto, scanalato, pieghettato o piatto. Il punto più importante è che la superficie della fetta dovrebbe essere uniforme per tutti questi tagli. Queste fette vengono lavate con acqua per rimuovere l'amido ed eliminare l'adesione o possono essere scottate per ridurre il livello di zuccheri riduttori


settembre\ottobre 2019 per evitare di dorare prima di friggere. I parametri critici per le patate sono l'umidità, l'amido e il livello di zucchero. Per una buona patatina, la materia secca dovrebbe essere circa 20-23%, dando un peso specifico di 1.080-1.095. Le patate con un peso specifico inferiore richiedono tempi di frittura più lunghi e assorbono più olio. Una delle aziende leader italiane è Amica Chips. Nel 1990 Alfredo Moratti e Andrea Romanò danno vita a una piccola azienda a Castiglione delle Stiviere. I due amici fanno assaggiare le loro patatine ai più noti supermercati. Il successo è immediato e Amica Chips entra dopo solo un anno nella grande distribuzione. Nel 1994 i due danno vita a nuove ricette e a nuovi snack che vanno ad ampliare la gamma Amica Chips. Due anni dopo cominciano le acquisizioni. Amica Chips rileva Dorita, un marchio di snack del mantovano e in un crunch la accoglie nella cerchia delle sue migliori Amiche. Nel 1998 l’azienda continua il processo di crescita acquisendo anche Pandal, brand milanese specializzato in snack, crostini e corn-flakes. Tutta la produzione viene trasferita a Castiglione delle Stiviere. Un anno dopo Alfredo e Andrea scoprono presso una fiera alimentare a Chicago di una nuova patatina più artigianale. E così, ispirati dal viaggio, decidono di dar vita a Eldorada, la prima Amica più spessa dal “gusto di una volta”. Per ottenerla, i soci attuano un processo di produzione specifico e il risultato è una patatina dal sapore molto home-made e rustico, ma stavolta tutta italiana. Nel 2004 Amica Chips acquisisce anche Mia, nota azienda di snack del Triveneto. Nel 2006 il brand raggiunge il grande pubblico anche in TV con uno spot che fa molto discutere. Rocco Siffredi diventa testimonial e protagonista dell’ironica campagna “La patatina tira” e tutto il Paese ne parla. Dieci anni dopo Amica Chips raggiunge la vetta: Gigi Buffon diventa il testimonial del marchio, perfetto ambasciatore di valori del brand come la qualità, la costanza e soprattutto la trasparenza. La campagna riscuote un enorme successo: tra numeri uno ci si intende. Oggi Amica Chips è ormai un leader del mercato delle patatine: un’azienda di 40.000 mq, con oltre 250 dipendenti e un fatturato di oltre 89 milioni di euro. Le patatine Amica Chips sono esportate in oltre 20 Paesi nel mondo. Ne parliamo con Alfredo Moratti.

In quali Paesi esteri esportate di più? Attualmente i paesi di maggior successo sono: Germania, Giappone, Corea, Dubai. E stiamo aprendo mercati come Thailandia, Singapore, Vietnam. Come fate fronte alla concorrenza nazionale? La concorrenza Nazionale viene affrontata con l’innovazione, con prodotti nuovi come la linea Alfredo’s “Dritte in tavola” con un packaging innovativo e cercando di essere tempestivi nel lancio di un nuovo prodotto! Accompagniamo il lancio con una campagna pubblicitaria ad hoc. Secondo lei quali sono le tre caratteristiche essenziali di un imprenditore di successo? Salute, voglia di fare, fortuna. Secondo uno studio pubblicato sull’American Journal of Clinical Nutrition il consumo abituale di patatine fritte raddoppia il rischio di mortalità prematura a causa dell'acrilammide. Qual è il giusto consumo? Raddoppia il rischio di mortalità prematura? È un’affermazione importante e a mio avviso stanno facendo del terrorismo mediatico come è successo per l’olio di palma. Con queste notizie si comandano i mercati! Comunque come per tutte le cose basta non eccedere. Personalmente consumo patatine giornalmente e sono ancora vivo insieme a tutti i miei collaboratori e dipendenti. Quanto dedicate alla ricerca e sviluppo? L' 1% del fatturato Quali gusti avete rilevato di maggior gradimento al pubblico per fasce di età e provenienza geografica? In Italia i gusti rimangono sempre quelli tradizionali: classiche, olio di oliva, grigliata. Abbiamo solo una percentuale più alta in sud Italia per il consumo di gusti più vivaci come paprika, barbecue, ketchup. Per il mercato estero dove il Made in Italy è un cult, prediligono sapori come Tartufo, Mix Pepper, Aceto, Cipolla caramellata e Bacon.

Amica Chips nel 2017 ha registrato un fatturato di 98 milioni di euro, con un incremento di circa 10 milioni rispetto al 2016 (88,7 milioni). L'utile è salito a 2,1 milioni da 1,4 del 2016. Quali sono i numeri attuali e qual è la vostra strategia per fare tirare così tanto la (vostra) patatina? La nostra strategia è stata quella di aumentare il numero delle referenze nei nostri punti vendita consolidati e di creare nuovi formati come Amica Snack. Abbiamo incentivato l’esposizione preferenziale a scaffale, sono state ingaggiate agenzie di merchandiser per il controllo scaffale e il riempimento. Investiamo il 5% in pubblicità. La politica di acquisizione di imprese minori si dimostra spesso vincente. Qual è l'esperienza di Amica Chips? Negli anni 90 abbiamo acquisito il marchio Dorita e il marchio Pandal, nel 2005 il marchio Mia. Questo ci ha consentito di avere meno concorrenza.

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L'ARTE CASEARIA D'ECCELLENZA Intervista a Francesco Maroni A cura di Giovanni Bonani

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settembre\ottobre 2019 Francesco Maroni, Direttore della Latteria di Branzi, artefice della Fiera di San Matteo, ideatore dell’aggregazione Formaggi Principi delle Orobie (Agrì di Valtorta, Storico Ribelle, Branzi FTB, Formai de Mut dell'Alta Valle Brembana Dop, Stracchino all’antica delle Valli Orobiche, Formaggi di Capra Orobica e Strachitunt Valtaleggio Dop). Insieme ad Alberto Gottardi, CEO dell’agenzia PG&W, oggi è fautore del Progetto Forme, dedicato alla valorizzazione e alla promozione nazionale ed internazionale dell’intero comparto lattiero-caseario italiano, per fare in modo che Bergamo, la sua provincia, e la Lombardia diventino la Capitale Europea del Formaggio. In qualità di Direttore della Latteria di Branzi, che cosa vi chiedono oggigiorno i vostri clienti? "Alla nostra azienda – una realtà imprenditoriale particolare, che raccoglie il latte di 70 aziende agricole di montagna – richiedono autenticità. Questo perché la nostra produzione rispecchia e mantiene un profilo di tradizionalità, fedele alla storia del prodotto. Cerchiamo di lavorare per mantenere la produzione identica a quello che la storia ci ha consegnato." Nel 1953 Giacomo Midali produsse il primo Branzi. Nonostante la modernizzazione degli attrezzi nel trattare il prodotto, la qualità è rimasta quella di una volta? "Assolutamente sì, nel rispetto delle normative attuali abbiamo adattato le quantità di latte e il nostro sistema tecnico produttivo per mantenere la conoscenza tradizionale nel produrre il Branzi. " All’attività attuale, ha intenzione di affiancare locali con il vostro marchio dove poter gustare le specialità lattiero-casearie? "Abbiamo già aperto tre store con due marchi diversi: Latteria Branzi 1953 (una a Branzi e una a Zogno), Boutique del formaggio con 30 posti a sedere di ristorazione e il concept bar BÙ Cheese Bar a Bergamo, un locale di somministrazione affiancata da un’originale carta dei cocktail e una lavorazione a vista del latte crudo di montagna."

Ci potrebbe spiegare la funzione della Latteria di Branzi 1953? "La funzione della nostra “boutique del formaggio” va oltre la semplice vendita puntando a proporre un legame con il territorio in un viaggio dei saperi e dei sapori locali tramite una gamma allargata di prodotti che include carni, salumi dei nostri allevatori e altri produzioni di piccole realtà locali, proposti in una cucina che alla tradizione affianca l’innovazione delle tecniche di realizzazione." Lei è anche il Presidente della manifestazione Forme, che si terrà il prossimo ottobre a Bergamo. Di che cosa si tratta? “FORME-Bergamo, Capitale Europea dei Formaggi è la manifestazione dedicata all’arte casearia italiana d’eccellenza, che torna nel capoluogo orobico dal 17 al 20 ottobre 2019. Quattro giorni di iniziative, mostre-mercato, laboratori e incontri con appuntamenti dedicati esclusivamente agli addetti ai lavori, ma anche tante attività aperte al pubblico nella spettacolare cornice della Città Alta e nel polo fieristico. Il progetto è patrocinato dal Ministero e organizzato dall’Associazione Promozione del Territorio in collaborazione con la Regione Lombardia, il Comune di Bergamo, la Camera di Commercio di Bergamo e le più importanti associazioni di categoria." Che cosa si prefigge e quali obiettivi le piacerebbe raggiungere in questa quarta edizione? "Il grande obiettivo è creare il primo progetto di sistema a 360° del settore lattiero-caseario. Con questa quarta edizione FORME mira a diventare un appuntamento dove l’intero comparto si presenta unito sia agli addetti ai lavori che al grande pubblico, a livello nazionale e internazionale."

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Ci può preannunciare qualche novità della prossima edizione? "Quest’anno la manifestazione torna a Bergamo con due novità di portata internazionale che andranno in scena in Fiera a Bergamo: il 18 ottobre i World Cheese Awards, il più prestigioso concorso mondiale dedicato all’arte casearia per la prima volta in Italia dopo 31 edizioni con la partecipazione record di oltre 3.804 formaggi in gara provenienti da 42 paesi e 260 giudici internazionali e il 17 e 18 ottobre B2Cheese, la prima fiera interamente dedicata ai professionisti del settore lattiero-caseario con un inedito format no frills che unisce business, esposizione e cultura. Protagonisti della fiera saranno non solo produttori, stagionatori, distributori e buyer ma anche aziende specializzate in tecnologia, logistica, consulenza, horeca, impiantistica, comunicazione. Aziende di tutto il territorio nazionale, sia artigianali sia industriali, saranno unite da un progetto che vuole prima di tutto fare sistema e aggregare l’intero comparto per affrontare la sfida dei mercati con la forza di un Paese che ha il maggior numero di DOP casearie al mondo, ben 50, oltre a decine di altre produzioni di nicchia di grande qualità. La manifestazione sarà l’occasione per costruire sinergie tra gli stessi espositori e creare nuove opportunità sui mercati nazionali e internazionali."

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settembre\ottobre 2019 Quali gli appuntamenti di FORME 2019 per il pubblico? "Il calendario è ghiotto tra Fiera e centro storico! In Fiera il grande pubblico è atteso per il Cheese Festival con i cheese lab organizzati dai maestri assaggiatori ONAF, degustazioni dei formaggi partecipanti agli World Cheese Awards, show cooking e laboratori con l’Accademia del Panino Italiano e una mostra-mercato. In Città la mostra And the winner is… esporrà per la prima volta insieme i vincitori delle 31 edizioni dei World Cheese Awards nella splendida cornice del Palazzo della Ragione, mentre nella loggia porticata sarà ospitata la mostra-mercato The Cheese Valleys dedicata alla candidatura di Bergamo come Città Creativa UNESCO per la Gastronomia." Quali eccellenze casearie Made in Italy potremo trovare? "A FORME saranno presenti aziende provenienti da tutta Italia, per una panoramica allargata e competa di tutto il comparto latterio-caseario nazionale, senza contare le eccellenze provenienti da tutto il mondo che parteciperanno ai World Cheese Awards." Perché a suo parere vale la pena venire a fare una visita? "FORME rappresenta un’occasione unica sia per il consumatore che per il pubblico professionale di conoscere le migliori realtà latterio-casarie nazionali e internazionali nella spendida cornice di Bergamo, con le mura venete patrimonio Unesco, la Città Alta con la suggestiva Piazza Vecchia, i colli, le pinacoteche e i musei, che richiamano ogni anno milioni di turisti."

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IL RE DELL’ACETO BALSAMICO Intervista ad Andriano Grosoli, uno dei quattro “moschettieri” che ha dato vita al Consorzio di tutela dell’oro nero di Modena e ha, di fatto, creato un mercato A cura di Cinzia Meoni

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settembre\ottobre 2019 Classe 1929, Adriano Grosoli è stato l’artefice, insieme a altri tre imprenditori modenesi (Giorgio Fini, Giuseppe Giusti ed Elio Federzoni), del Consorzio Tutela Aceto Balsamico per la difesa di quello che è considerato, a tutti gli effetti, l’oro nero di Modena. Nella seconda metà del Novecento hanno creato il mito del balsamico. La sua azienda, l’Aceto del Duca, fondata nel 1891 a Spilamberto, era una delle sole quattro imprese che producevano Aceto Balsamico tradizionale fino al 1980. Ci spiega le fasi produttive di questa eccellenza del territorio e le caratteristiche che distinguono l'Aceto Balsamico di Modena da altri prodotti similari? L’Aceto Balsamico di Modena nasce dall’unione di mosto cotto e aceto di vino, lasciati maturare in contenitori di legno fino a tre anni per il prodotto classico e oltre tre anni per l’invecchiato. In questo modo si ottiene un prodotto estremamente versatile utilizzabile, nelle sue diverse varianti, sia in cucina che a crudo. Il Balsamico è diverso dagli altri condimenti proprio per questa ragione: presentarsi al consumatore con caratteristiche molto diverse derivanti dal maggiore invecchiamento e dalla diversa qualità delle materie prime. Qual è stata la maggiore difficoltà legata alla gestione della produzione dell'oro nero di Modena? Come e perché è nato il Consorzio e come si è svolto nel corso del tempo? Il momento di maggiore difficoltà fu alla fine degli anni Ottanta quando una azienda di Napoli si oppose in giudizio al Decreto che specificava che l’ Aceto Balsamico di Modena si produceva a Modena, avendo purtroppo ottenuto la temporanea autorizzazione a produrre questa eccellenza del territorio a Napoli. Fu un momento di profondo scoramento e incredulità: il Balsamico che fino a pochi anni addietro era utilizzato e conosciuto solo nell’area Modenese rischiava di banalizzarsi. Da qui, tuttavia, è scaturita la reazione dei pochi produttori di allora: Fini, Federzoni, Giusti e il sottoscritto. Per difendere la territorialità del Balsamico ci siamo dapprima uniti nella battaglia giudiziaria

e poi abbiamo dato vita nel 1993 al primo Consorzio di Tutela dell’Aceto Balsamico di Modena, che si è dato fin da subito l’obiettivo di proteggere la denominazione. Quali sono state le tappe fondamentali dell’attività del consorzio? È del 1994 la prima richiesta di registrazione come IGP alla Comunità Europea: un percorso molto lungo e contrastato che si è concluso nel 2009 con la definitiva registrazione. Oggi, la mia maggiore soddisfazione, è quella di vedere che noi primi produttori abbiamo saputo trasformare un piccolo settore artigianale in un comparto capace di attrarre investimenti dapprima di imprenditori non emiliani e ultimamente anche di gruppi stranieri. Quali sono le maggiori sfide del nuovo Millennio nell'ambito della produzione dell'Oro nero di Modena? La produzione del Balsamico ha avuto una crescita veloce e importante in pochi anni: la sfida per il futuro è di consolidare questa crescita investendo in promozione e cultura del prodotto. La sua azienda è nata e si evoluta finora come impresa famigliare. Pensa mai di allargare il capitale a terzi? I sui discendenti sono già in azienda? Io credo che in una impresa la presenza della famiglia possa costituire un valore aggiunto per i clienti e i consumatori. Ciò non significa che non vi debba essere l’apporto di nuova energia da parte anche di capitali esterni. Nella nostra azienda è appena entrata una rappresentante della quinta generazione. Quali sono i principali dati di bilancio della sua azienda e gli obiettivi a medio termine? La nostra azienda oggi conta 20 dipendenti, si aggira intorno ai 4 milioni di fatturato che si sviluppano per oltre il 70% all’estero in oltre 40 Paesi. Gli obiettivi per i prossimi cinque anni sono certamente orientati ad inserirsi in nuovi mercati, ma anche a crescere qualitativamente in quelli storici: negli ultimi anni abbiamo, infatti, assistito all’evolversi delle preferenze dei consumatori più informati verso prodotti di qualità e invecchiamento sempre maggiori.

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In foto: Carlos Veloso dos Santos

IL SUGHERO FA BENE AGLI AFFARI E ALL’AMBIENTE Intervista a Carlos Veloso dos Santos, AD di Amorim Italia A cura di Cinzia Meoni

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settembre\ottobre 2019 “Il mercato è disposto a pagare di più per avere un tappo in sughero, anche al di fuori del settore specifico del vino” sostiene il manager. Le origini di Amorim, società portoghese leader mondiale nell’industria del sughero, risalgono addirittura al 1870 e oggi, generazione dopo generazione continua ad essere controllata da due rami della famiglia omonima pur con il 25% del capitale azionario quotato sul listino di Lisbona. Approdata nel 1999 anche in Italia, la filiale tricolore è presto diventata una delle maggiori realtà d’impresa in veneto. Beesness ha incontrato Carlos Veloso dos Santos, AD di Amorim Cork Italia, per farsi raccontare i progetti di sviluppo per il futuro di un’azienda così imprescindibilmente legata al mondo del vino. Solo quello di qualità però. Come si inquadra la filiale italiana di Amorim all'interno del contesto di gruppo e delle sue filiali? E quali i suoi punti di forza? "Amorim Cork Italia è la filiale italiana del gruppo Amorim, leader mondiale dell’industria del sughero, con sede in Portogallo. Complessivamente, al mondo, sussistono 52 filiali che fanno riferimento al gruppo Amorim di cui venti dedicate al mondo dei tappi in sughero. Più in dettaglio poi, Amorim Cork Italia, con i suoi 62 milioni di vendite nel 2018 (su un giro d’affari complessivo di 763 milioni), è da tre anni la filiale con il maggior fatturato al mondo all’interno del gruppo. Non solo. Siamo partiti da zero nel 1999 e oggi siamo la principale azienda nel mercato italiano." Quali sono gli obiettivi di bilancio e quali quelli strategici nel medio termine (5 anni) di Amorim Italia? E rispetto al gruppo? "Nei prossimi 5 anni prevediamo di superare 80 milioni di euro a livello di volumi di affari e 700 milioni di tappi prodotti. A livello di gruppo invece ci siamo proposti, già entro il 2020, di sconfiggere la possibilità di trovare odore di tappo (il famigerato TCA) in tutti i nostri prodotti." Dove reperite il sughero? "Compriamo il sughero in tutte le zone produttrici: Marocco, Algeria, Tunisia, Italia e Francia, ma soprattutto in Portogallo e Spagna, che insieme rappresentano più dell’80% della produzione mondiale. Il gruppo adesso inizierà un progetto pilota di piantagione di sughereti

intensivi in Portogallo. Per questo ha comprato una proprietà di 3.000 ettari vicini al fiume Tago, dove coltiverà la quercia di sughero con irrigazione goccia a goccia per i primi 12 anni di vita. L’investimento complessivo sarà di 55 milioni." I tappi di sughero per il vino, per quanto forse siano i più visibili, rappresentano solo una parte del vostro business. Quali sono le vostre altre linee produttive? "La produzione e la vendita di tappi in sughero rappresenta il 67% del nostro business di cui fa, peraltro, parte anche la produzione di materiali destinati a pavimenti e rivestimenti (per il 16%), per il 14% prodotti compositi per varie industrie (aeronautica, aerospaziale, automotive, costruzioni, ferrovie, design, calzature), materiali isolanti (per l'1,5%) e altro ancora in parte marginale." Sugli scaffali, soprattutto all'estero, si vedono sempre più spesso chiusure diverse da quella tradizionale in sughero. Ritenete che il tappo in sughero possa rischiare, se non l'estinzione, la limitazione a un mercato solo d'élite? Quali sono a suo giudizio i punti di forza di un tappo in sughero rispetto alle alternative? "Il tappo a vite trova terreno solo nei mercati emergenti, non abituati a usare il cavatappi. È una questione di educazione dell’approccio al vino. Fin da piccoli in queste popolazioni sono abituati a svitare e non a usare il cavatappi. Invece, il consumo di sughero continua ad aumentare perché il mercato va sempre più nella direzione del packaging premium e si è disposti a pagare per avere un tappo in sughero, anche al di fuori del settore specifico del vino. Oggi abbiamo il sughero che guadagna quota, il tappo a vite che va bene, ma meno di quello che si potrebbe aspettare, e la plastica in chiaro declino." Ho letto del vostro progetto "Etico" di riciclo del sughero. Quali sono gli obiettivi? "L’obiettivo è quello di sensibilizzare le persone al recupero e al riutilizzo di una materia nobile come il sughero. Solo in Italia ogni anno vengono buttati nella spazzatura più di 800 milioni di tappi.

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Noi vogliamo dimostrare che non solo è possibile recuperarli, ma anche creare modelli di economia circolare virtuosi e remunerativi. A breve usciremo con la prima linea di oggetti di design targata Progetto Etico. Oggi raccogliamo da soli, con l’aiuto di 40 onlus e alcune municipalizzate, più di 100 tonnellate di tappi in sughero usati ogni anno." Si parla sempre più spesso di finanza "green". il business di Amorim si può dire sostenibile sia a livello ambientale che sociale? Per quali motivi? "Noi possiamo dire che siamo sostenibili per natura, in primis perché lavoriamo una materia unica con tante credenziali dal punto di vista ambientale e sociale. Basti pensare che la foresta di sughero impedisce l’avanzata del deserto del Sahara, trattiene oltre 32 milioni di tonnellate di CO2 ed è parte integrante di uno dei 32 santuari di biodiversità nel mondo. In secondo luogo, Amorim Cork Italia è un esempio di sostenibilità sociale, sia al suo interno con una politica di valorizzazione continua dei collaboratori, di benessere aziendale (siamo una delle prime aziende in Veneto ad acquisire la certificazione Family Audit) e di miglioramento continuo, sia all’esterno con una politica di welfare territoriale. Possiamo dire che dal punto di vista del modello di sviluppo sostenibile copriamo in modo efficace i tre pilastri, ovvero qualità ambientale, giustizia sociale e prosperità economica."

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UNA DOC GIOVANE IN FORTE ASCESA Tutti i trend del Trentodoc, lo spumante metodo classico “figlio” delle Dolomiti A cura di Cinzia Meoni

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CON POCO PIÙ DI UN SECOLO DI STORIA E A 26 ANNI DAL RICONOSCIMENTO DELLA DENOMINAZIONE DI ORIGINE CONTROLLATA, IL TRENTODOC È UNA DELLE PIÙ APPREZZATE ALTERNATIVE ITALIANE ALLO CHAMPAGNE. PRODUZIONE DI NICCHIA, VITICOLTURA EROICA E UNA FORTE IDENTITÀ SONO LE CARTE VINCENTI DELLE BOLLICINE DI MONTAGNA


settembre\ottobre 2019 Il Trentodoc con le sue 9.300.000 bottiglie vendute nel 2018 (in crescita del 3% rispetto all’esercizio precedente) per un giro d’affari di 107 milioni di euro (+7%) attrae sempre di più i wine lovers di tutto il mondo dove è riconosciuto tra le migliori alternative allo champagne. Eppure si tratta di un prodotto giovane nato nel 1902 in un territorio in cui fino ad allora la produzione vinicola era legata ai vini rossi quando le origini delle bollicine francesi, al di là del mito, nascono con Dom Pérignon a metà del ‘600, mentre in Italia gli spumanti a metodo classico vengono introdotti già a metà ‘800 nell’Alta Langa e nell’Oltrepò Pavese. Non solo. Il Trentodoc presenta una produzione di nicchia nell’ambito delle bollicine a metodo classico: nel 2018 sono state vendute 301,9 milioni di bottiglie di Champagne, di cui 7,36 milioni in Italia, per un giro d’affari di 4,9 miliardi, di cui 158,6 milioni in Italia), seppure rilevante per il territorio (oggi lo spumante metodo classico trentino vale circa un terzo della produzione vinicola della provincia). La denominazione Trentodoc è stata riconosciuta come Doc (di origine controllata) “solo” nel 1993. UN MARCHIO CHE SI DISTINGUE Rispetto ad altre realtà, tuttavia, il Trentodoc ha saputo esaltare la forte identità territoriale che contraddistingue

queste bollicine di montagna, unendo in un percorso di grande qualità e innovazione, le 53 cantine (e 189 etichette) alleate nel Consorzio Trentodoc e legandole poi a uno stile e a una personalità specifiche. Il risultato è un prodotto riconoscibile dove a lasciare nel calice caratteristiche distintive sono le diverse altitudini (l’altitudine media dei vigneti si trova intorno ai 450 metri), il microclima fresco e temperato che influisce sull’acidità dell’uva e l’effetto termoregolatore dell' Ora del Garda (il vento con effetto termoregolatore, fondamentale per la viticoltura, che soffia dall’omonimo lago), le forti escursioni termiche tra giorno e notte e il terreno caratterizzato da una forte componente calcarea e pietrosa. UN SECOLO DI STORIA La produzione di Trentodoc inizia infatti nel 1902 con la capacità visionaria di Giulio Ferrari, studente all’Imperial Regia Scuola Agraria di San Michele, di identificare le analogie rispetto al territorio dello champagne e replicare in quota il metodo di produzione delle già all’epoca blasonate bollicine francesi. Due terzi circa del giro d’affari delle bollicine di montagna è generato proprio dalle Cantine Ferrari, passate negli Anni ’50 alla famiglia Lunelli che ne ha sviluppato il potenziale divenendo icona tra le bollicine tricolori.

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Le orme di Ferrari sono poi state seguite da numerosi altri viticoltori tanto che, nel 1984, è stato fondato l’Istituto Trentodoc per la promozione delle bollicine di montagna, nel 1993, si è arrivati al riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata “Trento”, la prima Doc riconosciuta in Italia riservata a un metodo classico e la seconda al mondo dopo lo Champagne. Per il marchio collettivo Trentodoc occorrerà aspettare altri 14 anni quando nel giugno del 2007, al termine di un percorso che ha coinvolto rappresentati del mondo produttivo, delle istituzioni (in primis la Provincia Autonoma di Trento e Trentino Marketing) e la Camera di Commercio di Trento, è stato disegnato il brand dalle “O” che simboleggiano il gesto del “remuage”, tipico del metodo classico. BOLLICINE FIGLIE DELLE DOLOMITI: UVE, TERRITORI E DISCIPLINARE Oggi la produzione di Trentodoc è affidata al disciplinare che fissa canoni e controlli lungo la filiera, a cominciare dai territori dedicati che comprendono la Valle dell’Adige, la Valle di Cembra, la Vallagarina, la Valle del Sarca, la Valsugana e le Valli Giudicarie, incidendo praticamente sul territorio della provincia. Le uve dalle quali si ottiene sono Chardonnay, il cui vitigno è uno dei più coltivati in provincia (circa 26% della superficie vitata) e regala longevità, eleganza e carica aromatica; Pinot nero a cui si deve un bouquet particolarmente fruttato; Pinot bianco e il più raro Pinot meunier, in grado di adattarsi a qualsiasi terreno. La vendemmia è svolta manualmente ed è in genere anticipata rispetto a quella di uve legate alla produzione di vini fermi per assicurare il giusto equilibrio tra acidità e zuccheri. Il “vino base”, dopo l’introduzione di lieviti e zuccheri selezionati, è affidato a una lenta maturazione in bottiglia, che varia da un minimo di 15 mesi a un massimo di 36 per la riserva, ma arriva fino a 10 anni sui lieviti per i Trentodoc più raffinati ed evoluti. UN AFFINAMENTO CHE SI ALLUNGA SEMPRE DI PIÙ E SCOPRE NUOVE VIE Rispetto al "sentire" le bollicine che fanno un prodotto da godere giovane, sono numerose le cantine che stanno sperimentando affinamenti sui lieviti

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settembre\ottobre 2019 sempre più prolungati per esaltare la ricchezza e la lunga vita del prodotto. I nuovi trend intrapresi negli ultimi anni dal Trentodoc sono, infatti, legati a diversi tempi e forme di affinamento. La cantina Cesarini Sforza, ad esempio, fondata nel 1974 da Lamberto Cesarini Sforza, conserva per ogni annata mille bottiglie magnum per verificare l’evoluzione del prodotto nel tempo. In un caso, quello dello spumante Lagorai prodotto dalla cantina Romanese (Trento), l’affinamento avviene in acqua, nel Lago di Levico (bandiera Blu d’Europa) dove, a partire dal 2013, 2.000 bottiglie (Dosaggio Zero Lagorai, 100% Chardonnay) riposano per 500 giorni chiuse in quattro gabbie d'acciaio a venti metri di profondità dove il vino acquista un perlage con bollicine più cremose e più fini. La temperatura costante del fondale del Lago di Levico, una sorta di cantina naturale, intorno ai sette gradi permette infatti al vino di maturare sui lieviti nelle migliori condizioni anche grazie alla pressione esercitata dall’acqua sul tappo. Un metodo di eccellenza che deve le sue origini al ritrovamento, 10 anni fa, nel Mar Baltico di un antico galeone carico di bottiglie di champagne invecchiate sul fondale marino per oltre 300 anni. È stato proprio questo ritrovamento storico che ha spinto i fratelli Romanese a provare una nuova strada che unisce enologia, territorio e natura. DOSAGGIO ZERO, ROSÈ E MILLESIMATI Tra i trend in crescita nel mercato delle bollicine di montagna, aumentano poi le richieste di dosaggio zero (pas dosé o, per chi preferisce, nature), ovvero lo spumante a cui alla fine dell’affinamento in bottiglia, dopo la fase della sboccatura, non viene aggiunto nient’altro (in caso contrario la bottiglia viene rabboccata con il “liquer d’expedition” che costituisce una ricetta segreta per ogni cantina e può evidentemente intervenire sul vino). Le Cantine Revì, fondate nel 1982 da Paolo Malfer ad Aldeno, sono tra i pionieri di questo ambito per cui utilizzano uve Chardonnay e Pinot nero. In ascesa anche le vendite di Millesimati (prodotto con uve di una singola annata) e Rosé, cresciuti (in volume di vendita) del 7% circa. Non è un caso che proprio in questi ultimi mesi sia stato lanciato sul mercato, come prodotto di punta, il Giulio Ferrari Rosè.

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BOLLICINE E BICI Vicepresidente dell’Istituto Trentodoc è Carlo Moser, figlio di quel Francesco Moser che ha fatto sognare l’Italia intera a cavallo di una bici, campione del mondo, recordman dell’ora (e non è un caso che una delle etichette dell’azienda sia il metodo classico Brut 51,151 dal numero di chilometri percorsi in un’ora il 23 gennaio 1984) e vincitore di 273 corse su strada per professionisti. Viticoltori da generazioni, Francesco e il fratello Diego hanno acquistato Maso Villa Warth nel 1979 e da lì hanno avviato la produzione di bollicine di montagna (e non solo) e allestito una sala con bici e trofei dello “Sceriffo”. DEGUSTAZIONI DI MONTAGNA Chi vuole saperne di più su questa realtà cosi unica (il Trentodoc è la sola area di produzione di bollicine di montagna) e distintiva può programmare un week end lungo o, meglio ancora, una vacanza a Trento e dintorni, magari iniziando da Palazzo Roccabruna, nel centro del capoluogo di provincia, sede dell’enoteca del Trentino. Quasi tutte le 53 cantine prevedono visite guidate e percorsi di degustazione che permettono di comprendere meglio il territorio e le sue realtà. Meglio, tuttavia, informarsi in anticipo sugli orari e prenotare per non rischiare di rimanere a bocca asciutta. Le Cantine Ferrari prevedono addirittura sei proposte di tour per un minimo di due persone e con prezzi compresi, a seconda dei prodotti degustati, tra i 15 e i 48 euro. Per una giornata indimenticabile si può poi abbinare (a iniziare da 70 euro a persona), la visita alla cinquecentesca Villa Margon, sede di rappresentanza dell’azienda, e una sosta alla Locanda Margon dove si possono gustare i piatti stellati di Alfio Ghezzi. Pedrotti organizza invece visita in cantina e degustazioni a partire da 12 euro fino a 44 euro; Endizzi propone pacchetti a partire da 10 fino a 26 euro; Cantine Monfort da 5 a 20 euro a testa; Maso Martis da 7 a 20 euro. Le 53 cantine meritano tutte di essere scoperte, infatti ha una sua stoia, i suoi valori e i suoi prodotti da raccontare. E sono storie speciali, come il territorio da cui nascono.

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settembre\ottobre 2019

TRENTODOC E PREMI INTERNAZIONALI Sono 27 le etichette Trentodoc ad aver ricevuto l’oro nella nuova edizione dello Champagne & Sparkling Wine World Championships (CSWWC), il concorso internazionale ideato da Tom Stevenson e dedicato al mondo delle bollicine e degli champagne. Più in dettaglio la classifica 2019 premia il Trentodoc con 27 medaglie d'oro (dalle 22 del 2018) e 19 argenti (dagli 11 del 2018) per un totale di 46 etichette. Un risultato che, a giudizio dello stesso Stevenson “dimostra l'enorme potenzialità nel mondo del metodo classico italiano.” Per quanto poi riguarda il Trentodoc, a giudizio dell'esperto, “la sua forza sta nella montagna: location e clima conferiscono un carattere agile al vino rendendolo perfetto per ottenere un metodo classico”, tesi confermata anche dallo studio condotto dall’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, in collaborazione con la Fondazione Edmund Mach e il Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, che sancisce il legame indissolubile tra Trentodoc e territorio di origine.

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/ Food In foto: Alberto Bertone

GRUPPO SANT’ANNA FONTI DI VINADIO Intervista all'Amministratore Delegato Alberto Bertone A cura di Giorgio Nadali

Il Gruppo Sant’Anna è sempre più un caso di successo: in meno di 20 anni ha scalato un mercato con oltre 300 marchi e una grande presenza di multinazionali, raggiungendo la leadership assoluta con un tasso di crescita costante. Oggi Fonti di Vinadio è riconosciuta come azienda modello, un fiore all’occhiello dell’imprenditoria italiana, un modello positivo da imitare per il livello tecnologico raggiunto, la gestione sempre attenta anche all’ambiente e la strategia di crescita, con un fatturato che negli ultimi 10 anni è più che triplicato. • Diversificazione: nata come produttore di acqua minerale, l'Azienda negli ultimi anni ha fatto grandi investimenti per

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diversificare e si sta configurando sempre più come un Gruppo del beverage (nuovi prodotti inseriti: the freddo, nettari di frutta e mix di frutta/verdura). Un importante investimento è stato destinato per un rilancio in grande stile della gamma Sant’Anna SanThè: non si tratta di un semplice rilancio o restyling, ma di un investimento che ha assorbito importanti risorse a più livelli, dalla produzione alla R&D e continuerà con importanti piani di marketing e comunicazione con il lancio di nuove referenze e ampliamento di gamma. Oltre alla linea SanThè, il Gruppo ha nel portfolio la linea Karma (bevande a base di frutta e ingredienti vegetali) e sono ormai pronte nuove linee di prodotto per il comparto bevande (marchio Fruity Touch) e il debutto nel canale


settembre\ottobre 2019 beauty&wellness con il nuovo brand Sant’Anna Beauty: si tratta di una linea di acqua con collagene presto a scaffale. • Investimenti: per supportare al meglio la crescita l'azienda ha investito 50 milioni di euro al fine di potenziare al massimo la produzione nello stabilimento di Vinadio. L'investimento stanziato dal leader del settore acque minerali è servito per l'acquisto di 5 nuove linee di imbottigliamento tra le più grandi, tecnologiche ed innovative al mondo che insieme a quelle attualmente in forza a Vinadio porteranno ad una capacità produttiva globale dello stabilimento di circa 3 miliardi di bottiglie all'anno. • Export: consolidata la leadership italiana del settore, il Gruppo Sant'Anna sta mettendo a punto una strategia di conquista dei principali mercati stranieri. Tra gli obiettivi strategici più importanti Cina e Stati Uniti, dove si sta assistendo ad una generale diffusione di una cultura alimentare più attenta a salute e benessere, che sta cambiando radicalmente le abitudini dei consumatori, favorendo l'abbandono di bevande gassate ad alto tenore di zuccheri, sostituite da bevande più leggere che rappresentano un ideale di benessere, come è l'acqua minerale. È in atto, inoltre, un processo strategico di internazionalizzazione partito con la valutazione di acquisizione di fonti in loco. • Sostenibilità: un aspetto che ha sempre caratterizzato il Gruppo Sant'Anna è l'attenzione per l'ambiente circostante e l'investimento concreto in soluzioni ecosostenibili. Basti pensare che dieci anni fa (quando non era ancora "scoppiato" il fenomeno del green) sono stati i primi al mondo a realizzare una bottiglia di acqua minerale rivolta al mass market senza neanche una goccia di petrolio, ma realizzata con un biopolimero di origine vegetale, che conserva le stesse caratteristiche tecniche delle comuni plastiche, ma si dissolve dopo l'uso in meno di 80 giorni nel compost, Sant’Anna Bio Bottle. L'approccio sostenibile dell'azienda è globale (preferenza per la logistica su rotaia, impiego di robot a guida laser elettrici anziché a gasolio per la gestione del magazzino, stabilimento costruito secondo i principi della bioarchitettura e bioedilizia) La sostenibilità di Sant’Anna è "contagiosa" perché, esattamente come nello sviluppo di nuove tecnologie, l'azienda coinvolge i propri partner nelle rivoluzioni che migliorano l'impatto ambientale in ottica globale. Così, grazie alla stretta collaborazione con i fornitori della logistica, nuovi "camion ecologici" a metano liquido sono entrati a far parte della flotta che trasporta l'acqua Sant'Anna. Proprio in questi giorni sono entrati nella flotta altri 8 camion ecologici. Ne parliamo con l'AD, Alberto Bertone. Tra circa 500 acque minerali in Italia, in cosa fa la differenza l'acqua Sant'Anna? La scalata del Gruppo Acqua Sant'Anna Fonti di Vinadio è avvenuta non solo sul mercato delle acque minerali ma anche nella classifica dei principali produttori del settore alimenti e bevande entrando

nella top 25 e registrando dati di crescita a doppia cifra anche grazie al recente ingresso sul mercato di thè freddo, succhi di frutta e bevande. La forza di questa azienda è stata la ricerca continua, il costante investimento in tecnologia, innovazione, e sviluppo di nuovi prodotti valorizzando la crescita interna. Il 2018 si è chiuso con un fatturato di circa 310 milioni di euro – erano 300 nel 2017 – e sono un miliardo e 102 milioni i pezzi venduti. Perché secondo lei l'Italia detiene il consumo maggiore di acqua minerale nel mondo? Perché lo deteniamo anche nel cibo, abbiamo l'attenzione nel cibo e in tutto quello che la differenza nei gusti. Abbiamo anche la sensibilità nell'acqua, come nel vino, di apprezzare gusti diversi, per cui non ci basta bere un liquido, ma lo vogliamo gustare come ci piace. Per questo in Italia ci sono delle acque completamente diverse, partendo da Nord Ovest con acque granitiche molto leggere ad acque più pesanti di rocce calcaree come quelle delle Dolomiti. Il centro dell'Italia ha acque vulcaniche. Abbiniamo il nostro palato ad acque diverse. Anche la Francia, famosa per il

cibo, il numero e soprattutto la varietà di acque ha una vastità di assortimento. Come operate per l'abbattimento del PET (Polietilene tereftalato) delle bottiglie? Per darle un dato concreto di questo impegno volto alla sostenibilità, le segnalo i numeri registrati dal Gruppo Sant’Anna in termini di risparmio plastica, tema molto attuale: l’abbattimento del PET per l’azienda di Vinadio viaggia su due binari complementari, da un lato la produzione di Bio Bottle, dall’altro la riduzione della percentuale di plastica contenuta nelle bottiglie di PET (riduzione media del 20%). Nel 2018 sono state prodotte circa

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340 tonnellate di Bio Bottle e l’alleggerimento del PET ha generato un risparmio di oltre 1.250 tonnellate di plastica, reso possibile proprio grazie alle nuove linee di imbottigliamento altamente tecnologiche. Gli obiettivi verosimili per il 2019 sono di risparmiare complessivamente oltre 2.500 tonnellate di PET. Cosa può dirci della Sostenibilità del Gruppo Sant'Anna Fonti di Vinadio? Tra le tante iniziative già illustrate, siamo gli unici al mondo al mondo ormai da 15 anni ad avere una soluzione alternativa al PET senza una goccia di petrolio, fatta solo di vegetali, totalmente compostabile, per cui dopo l’uso la si butta nell’umido e i microrganismi la mangiano come fanno per una buccia di banana. Siamo partiti prima di tutti gli altri. Però io proprio che sono l'unico, le dico che per me il miglior materiale al mondo è il PET, perché bisogna guardarlo con tante angolature. Ha un buon rapporto prezzo qualità, può essere a contatto con gli alimenti, non disperde nulla, ha un costo giusto e ce n’è in quantità per cui è riciclabile all’infinito. Ha solo il lato negativo della maleducazione delle persone che la disperdono nell’ambiente. La soluzione è quella di mettere una cauzione sulle bottiglie. Quale differenza c'è tra acqua purificata, acqua minerale e acqua municipale? C'è una differenza che non è neanche confrontabile, perché il problema è l'origine dell'acqua, che è la cosa fondamentale. E se non fosse così per me che vado a cercarla a 2500 m, se non credessi nell'origine nell'acqua…! L'acqua che nasce dalle montagne viene purificata naturalmente, nasce senza batteri e inquinamento, così viene immessa sul mercato. Quella purificata è trattata con cloro o altri sistemi chimici, ma l’origine proviene dai fiumi più inquinati con tutti gli scarichi industriali e organici. A Torino il 90% della stabilizzazione arriva da Po e c'è dentro di tutto. Alle persone fa schifo anche solo toccarla, ma poi con la chimica forte viene rimessa in rete con aggiunta di cloro e altre cose. Poi intubazioni pesanti con piombo eternit, ferro… Per me è fondamentale come l'acqua nasce e viene immessa in bottiglia. È la differenza tra un’acqua minerale e un liquido trasparente. Se non diamo questa importanza allora perché fare il vino dalle vigne? Facciamo il vino chimicamente con gli aromi! Assolutamente Possiamo riproporre qualsiasi tipo di gusto e forse migliore di quello della natura. Facciamo il più bel Barolo senza aver mai visto la vigna. Se noi lo accettiamo allora accettiamo anche di bere acqua costruita. Quali sono gli investimenti del Gruppo? Abbiamo uno stabilimento robotizzato tutto nuovo. Ogni 5 anni cambiamo gli impianti. Fatturiamo oltre 300 milioni di euro. Per supportare al meglio la crescita, l'azienda ha investito 50 milioni di euro al fine di potenziare al massimo la produzione nello stabilimento di Vinadio. L'investimento stanziato dal leader del settore acque minerali è servito per l'acquisto di 5 nuove linee di imbottigliamento tra le più grandi, tecnologiche ed innovative

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al mondo che insieme a quelle attualmente in forza a Vinadio porteranno ad una capacità produttiva globale dello stabilimento di circa 3 miliardi di bottiglie all'anno. Nel 2011 gli italiani chiedevano una legge che stabilisse il fatto che l’acqua non è un bene mercificabile ma una risorsa preziosa e comune. Cosa pensa del dibattito sull'acqua pubblica? Tutto quello che è pubblico ha dimostrato nel tempo di essere un disastro, anche per quanto riguarda l'acqua pubblica degli acquedotti. Tutti gli acquedotti pubblici sono dei colabrodo, posti senza investimenti, senza efficienza. Dove serve una persona ne mettono dieci. Penso che sia importante che il pubblico dia le condizioni cioè il prezzo e il target di qualità e poi si facciano delle aste che possono essere vinte sia dal pubblico che dal privato nella gestione. Sicuramente vincerà un privato, perché fa degli investimenti ed è più attento alla qualità. Una domanda mal posta dal referendum. È logico che vogliamo l’acqua pubblica, ma vogliamo le condizioni di un prezzo equo, perché non possiamo avere un prezzo che dipenda dal volere dei privati. Il prezzo deve essere regolato pubblico. Ci devono essere parametri precisi con un prezzo regolato pubblico e un certo termine di qualità. Poi bisogna controllarlo. Il pubblico deve investire nel controllo con parametri precisi e può anche revocare il mandato. Se ce la fa il pubblico a vincere, bene. Ma tutto quello che è pubblico è un disastro perché assumiamo amici degli amici degli amici degli amici, è casa di nessuno, non c'è il controllo. Questa la cosa fondamentale. Altrimenti andiamo in Venezuela o a Cuba. A Genova è caduto un nostro camion [dal ponte crollato]. Lì era una concessione che lo Stato non ha regolamentato. Noi abbiamo l'Anas dove è un disastro dappertutto e i ponti cadono lo stesso. Anche dell'Anas


qui in Piemonte di ponti ne sono caduti due o tre, e sono tutti nello stesso livello per cui è la stessa identica cosa. Se non abbiamo qualcuno che controlla i parametri di un certo tipo il problema è lì. Prevedete opportunità di franchising? No, non abbiamo mai pensato a questo. Stiamo pensando di fare noi qualche altro investimento. Siamo andati vicino ad acquisire sorgenti in giro per il mondo. Il problema è di trovare sia il Paese giusto e soprattutto la sorgente giusta. Non siamo una multinazionale e l'azienda deve marciare senza l'aiuto degli altri. Esportate all’estero? Il 3-4% viene venduto all’estero. Stiamo andando a Dubai. Da due-tre anni stiamo andando all'estero. Non è così facile, ma abbiamo visto che poco alla volta l’export sta crescendo.


/Food

ARTMENU FACTORY Unicità Artigianale Made in Italy A cura della Redazione

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settembre\ottobre 2019 Partner nel lavoro, marito e moglie nella vita Enrica Tirabassi e Mauro Fantini fondano Artmenu nel 1983, investendo tutto sulle loro idee e credendo fermamente nel loro progetto. Artmenu da oltre 30 anni pensa, progetta e realizza menu, carte dei vini e articoli per l’ospitalità alberghiera con passione e professionalità, attenzione ai dettagli e inserendo costantemente innovazione in ogni nuova ed unica creazione per i suoi clienti. Ne abbiamo parlato con Enrica Tirabassi Quali sono gli aspetti che identificano a prima vista un prodotto Artmenu? "Partiamo dall’assioma che menu, carte dei vini e articoli per l'ospitalità alberghiera sono i biglietti da visita di una attività. Devono riflettere la sua identità! Noi aiutiamo alberghi e ristoranti a parlare con una voce riconoscibile. Studiamo e progettiamo il prodotto perché viva di un'identità unica ed esprima al meglio l’anima dell’Attività."

stampe fornite proprio dal cliente per illustrare le singole categorie, mentre per un altro abbiamo virato sulla nostra nuova linea Flexy. Pensata proprio per chi vuole uno strumento che sia soprattutto robusto e igienico, ad un prezzo accessibile ideale per locali di grandi dimensioni con molte famiglie, dove l'usura del menu è particolarmente rapida." Parole chiave versatilità e instancabilità a quanto pare. "Artmenu Factory nel corso degli anni è cresciuta diventando un punto di riferimento in Italia e all’estero, ma non ha perso l’approccio artigianale delle origini. Ogni progetto è originale e i singoli elementi – formati, rilegature, chiusure, materiali – sono studiati e realizzati appositamente

con e per il cliente. Spesso da una richiesta particolare o da una soluzione cercata ad hoc per un cliente nascono delle innovazioni tecniche o stilistiche che vengono inserite in portfolio." Quali novità dobbiamo aspettarci per il 2020? "Siamo sempre alla ricerca di nuovi materiali e soluzioni innovative, sia per quanto riguarda l’aspetto estetico che quello funzionale dei nostri prodotti, due aspetti imprescindibili per Artmenu Factory, quindi posso garantire che ci saranno nuove e bellissime proposte per il 2020. Preferisco lasciarvi la sorpresa, mentre vi invitiamo a seguirci sul nostro sito www. artmenu.it e sul nostro canale Facebook "artmenufactory".

Come nasce un menu? "Ogni menu è un progetto, una sfida. Una sfida a creare strumenti di comunicazione per ristoranti e alberghi capaci di esaltare il valore della proposta e di rappresentare al meglio la personalità del locale." Avete clienti molto esigenti, con nomi altisonanti, sto pensando ad un Bottura, per esempio, per cui avete realizzato menu e coordinati per la sua ultima scommessa “Casa Maria Luigia” di grande impatto visivo. "Il tema è l’unicità. L’ispirazione arriva da tutto: dal locale, dal direttore di sala, dallo chef… In fase di brainstorming raccogliamo quante più suggestioni possibili e poi partiamo con uno scouting dei materiali, disegni, grafiche, cuciture e addirittura fili e tutte le finiture. Ma l’atteggiamento è uguale per ogni nostro cliente, ogni esigenza è importante. L'eleganza come la praticità per esempio: per un nostro cliente di Bologna abbiamo riprodotto sulle retrocoper tine dei loro strumenti di comunicazione, delle

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/ Franchising

IL FRANCHISING È UNA #BUFALA Rubrica Quadrante a cura di Mara Licia Frigo

VERO

FALSO

«No vabbeh! questo business spacca!1!!1!!» esclamò Gabbo dopo due mesi che aveva aperto la partita iva (in regime dei minimi) e fatturato circa €10.000. Ne aveva già parlato con i suoi amici (su Facebook) e la mamma e lo zio lo avevano confermato. Su Instagram aveva già 500 followers.

«Il tempo è galantuomo, me lo diceva sempre mio padre» pensò Cico, spegnendo il computer. Oggi i conti sono in ordine, l’azienda funziona e prospera. Sistemando la scrivania gli tornarono in mente i momenti bui, i fallimenti degli inizi, le scelte a volte sofferte di rinnovarsi per non fallire.

«Adesso devo sfruttare questa cosa e farmi i soldi!».

Adesso si sentiva pronto per “moltiplicare” il suo business. Il problema era il come.

Le prime ricerche sono online, come sempre. Gabbo trova un paio di siti fighi che già raccontano un sacco di cose: 30 idee brillanti per fare impresa, 10 tipi di business che puoi creare dopo le 5 del pomeriggio, come diventare ricco in 21 giorni. Poi abbiamo i vari

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Negli anni aveva sperimentato una serie di consulenti e professionisti, ormai sapeva come scegliere i suoi compagni di viaggio. Scartati rapidamente i “venditori di fuffa” e quelli


settembre\ottobre 2019 Guru del business startupparo, video tutorial, consigli gratuiti (???) su come far volare il tuo business, da Montemagno fino a Pistono. Ma nulla batte la fatidica telefonata a mio cugino, che ha studiato. «Beh, fai franchising, semplice. Chiedi le royalty e tu guadagni non lavorando. Non è difficile, poi online trovi tutto. Ci sono aziende che lo fanno di mestiere, ma costano. Guarda, ti do una mano io e pure a costo zero».

dalle “soluzioni a costo zero”, gli rimasero una rosa di potenziali professionisti. Di questi solo uno gli fece una domanda diversa. «Mi perdoni se le do del tu, Cico, ma per moltiplicare il tuo modello di business, sai che esiste una formula commerciale che si chiama franchising? E che se dovessi scegliere questa formula, dovrai imparare un nuovo mestiere?» Ecco, a questo non aveva pensato.

Gabbo non poteva credere alla sua fortuna. Tutto, qui e subito. Cosa si può volere di più? Da buon figlio di Google e Wikipedia, con una ricerca veloce trova vari modelli e bozze da scaricare. Si imbatte persino in un sito che ti permette di compilare i vari campi del contratto online e “al resto pensiamo noi”. Riempite le caselle e scaricato in versione word, insieme ai vari guru del marketing a disposizione online, il gioco è fatto. In breve tempo la sua partita iva, grazie alle fee d’ingresso, esce dal regime dei minimi. Si compra la macchina nuova e con le prime royalty si convince che, se dovesse rifatturare lui ciò che gli affiliati acquistano, guadagnerebbe ancora di più. Grande Gabbo! Vai Gabbo! Sei un mito! intonano i cori dei sui amici su Facebook ogni volta che posta l’ennesima apertura “in franchising”. Qualcuno non paga, ma una letterina dell’avvocato amico del cugino risolve tutto. «Anche perché i soldi me li devono, c’è scritto nel contratto». Dopo circa 1 anno e mezzo, tra le lettere dell’avvocato copiaincollate dalla prima, e i soldi che cominciano a non entrare più con costanza, riceve una PEC. Dallo Studio Legale Stampachiacchiere, Giuratrabocchetti & Associati. Dalla PEC al tribunale il passo è breve: contratti nulli, millantati guadagni, multe dell’AGCOM, spese legali e soldi da rifondere a tutti coloro che avevano firmato il “modello di contratto”.

Non conosceva bene questa formula e quello che aveva sentito dire, a parte le grandi catene come IKEA, non erano belle parole. «Allora, facciamo così: prima di tutto cerchiamo di capire se il tuo business, per quanto sia di successo, sia replicabile con il modello del franchising e, soprattutto, a quali condizioni, sia per te che per i tuoi futuri partner». Bene, questo era un approccio che sapeva riconoscere. La prima fase fu più complessa di quanto si aspettasse. E non era un imprenditore di primo pelo. Cominciava a capire perché si era insistito tanto sul concetto di “imparare un nuovo mestiere”: ingegnerizzazione dei processi, suddivisione equa delle revenue, ricerca e sviluppo come obiettivo primario, una struttura aziendale che con il tempo avrebbe dovuto supportare questo nuovo percorso... l’elenco delle cose da fare sembrava non finire più. Erano passati già sei mesi dall’inizio dei lavori, compresi anche quei mesi in cui dovette mettere mano al suo modello e perfezionarlo per affrontare i futuri doveri che una casa madre si deve accollare. Gli sembrava di non venirne più a capo, ma la sua famiglia lo sosteneva. «Non ragionare da qui a due anni. È un investimento di medio-lungo termine, non una partita a rubamazzetto!» gli ricordava la sua compagna. E i dieci anni sono passati. Con i suoi allenatori (così aveva ribattezzato i suoi consulenti) gestisce le piccole e grandi problematiche che si presentano, pranza con i suoi affiliati, impara cose nuove e continua a meravigliarsi del come sia arrivato fin lì.

«Ma, Sig. Giudice, a me avevano detto che si faceva così…» «Mi dispiace Sig. Gabbo. Dura lex sed lex.»

«Il tempo è galantuomo» pensò Cico, e adesso sapeva cosa volesse dire davvero.

Stretta la soglia, larga la via, dite la vostra che io ho detto la mia.

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/ Franchising

CAFFÈ OTTOLINA Intervista a Fabio Massimo Ottolina A cura di Giuseppe Bonani

Il sociologo Giampaolo Fabris (1938-201), in un lucidissimo articolo apparso su Il Sole 24 Ore del 18 dicembre 2001, sintetizzava così il successo di Starbucks nel mondo: "Colpisce, entrando nel locale, il diffuso aroma di caffè: la personalizzazione del rapporto con il consumatore (ad esempio il nome del cliente scritto a mano sulla tazza); la possibilità di acquisto di caffè, in grani e macinato, di diverse miscele; la disponibilità di tanti prodotti succedanei del caffè. Dalle mug e dalle tazzine (tutte rigorosamente marchiate) alle caramelle/cioccolatini/dolci al caffè sino ai CD con le compilation Starbucks. Un caffè, inoltre, che si può portare al tavolo per consumarlo con tutta tranquillità,

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seduti, senza pagare iniqui pedaggi. Si percepisce un’atmosfera calda, da club, da luogo d’incontro di persone che hanno in comune la passione per il caffè. Forse il successo di Starbucks sta proprio qui. Nell’aver capito che, oltre a un buon caffè, si deve vendere un’atmosfera: culturalmente e percettivamente piacevole". Non ero d'accordo quando Giampaolo Fabris affermava: "è già successo con la pizza, la pasta ed altri prodotti alimentari (che s'innestano nella cultura e nella tradizione del nostro Paese) che sia andato a disperdersi lo straordinario credito di cui si disponeva, fino a dimenticare l'autorevolezza della matrice


settembre\ottobre 2019 originaria. Temo finirà così anche per il caffè. Lasciando alle grandi marche italiane del settore un ruolo marginale e, in crescendo, di nicchia nei grandi mercati globalizzati". Non ero d’accordo allora e non lo sono vieppiù ora e le ragioni di questo dissenso si basano su alcune considerazioni. Gli operatori italiani del caffè si sono già resi conto che per combattere lo strapotere dei colossi stranieri, bisogna combatterli sullo stesso piano, cioè attraverso le reti commerciali. Non necessariamente in franchising, ma anche in gestione diretta, purché con una visione di network. Quello che conta è che siano locali monomarca, con l'insegna ed i colori corporate, con una offerta sempre standardizzata ma completa e che siano facilmente riconoscibili tra mille locali diversi. E gli operatori del settore del caffè, negli ultimi anni, hanno già cominciato a reagire nel modo corretto: quello della sana concorrenza. Le strategie d'attacco sono diverse a seconda della storia aziendale e del proprio background. Lo vediamo con Fabio Massimo Ottolina, AD di Caffè Ottolina. Sulla vostra pubblicità appare la foto del negozio aperto nel 1948 a Milano. Quando avete iniziato a vendere caffè ai bar italiani, in qualità di torrefattori? "Caffè Ottolina nasce nel 1948 grazie a Giulio Ottolina, mio nonno, appassionato conoscitore del mondo del caffè. La sua avventura di torrefattore comincia in una piccola bottega di Milano da cui rifornisce con le sue miscele i ristoranti e i bar del quartiere. La nostra azienda vanta ora più di 70 anni di esperienza nel campo del caffè che ci hanno portato a scoprire nel corso degli anni alcuni tipi di caffè pregiati e quasi sconosciuti che, in alcuni casi, rappresentano il vero e proprio segreto alla base delle nostre miscele."

Il progetto franchising, insieme ad un continuo investimento nell’ampliamento del mercato estero, sono i focus principali per i futuri piani di sviluppo dell’azienda, senza mai dimenticare di consolidare la propria posizione di leadership locale." Nel 2014 avete iniziato a lanciare un programma di franchising con l’insegna Ottolina Café. È stata una decisione difficile oppure è stato il mercato – e la concorrenza italiana ed estera – a convincervi che era opportuno trovare nuove vie per sviluppare il vostro business? "Gli Ottolina Café, nascono dalla profonda conoscenza del prodotto, ma anche dalla lunga competenza che deriva all’azienda dal contatto con i clienti: parliamo di una formula imprenditoriale che guarda al futuro. Un progetto sul quale la mia famiglia ha investito tempo e risorse, realizzando una mappatura per l’apertura di questi innovativi locali in molti grossi centri urbani (non solo a Milano) a cominciare dalla Germania, dove un attento studio delle migliori località ci ha portato ad avviare un primo caffè a Wurzburg. Globalità, internazionalità, condivisione di sapori e multiculturalità sono i concetti che, nel nuovo millennio, prendono il sopravvento e fanno eco alle trasformazioni sociali, fermo restando che ciò che arriva dal

In Italia voi vendete il caffè tostato a 800 pubblici esercizi concentrati in Lombardia. Quali sono le previsioni di sviluppo? "Quando sono arrivato, all’inizio degli anni 90, è stato il momento di svolta per l’azienda, fino a quel momento impegnata su unno sviluppo locale del business. Il mio impegno si è da subito concentrato per darle un volto più internazionale, proiettandola verso un mercato moderno e competitivo, aperto anche alle novità che giungevano da lontano. Da allora i mercati esteri in cui Ottolina è presente si sono moltiplicati fino ad arrivare agli attuali 15, tra cui Germania, Olanda, Grecia, Lituania fino a sconfinare in Oriente (Cina) e oltre Oceano (Canada). In particolare, dal 2014 le prospettive di sviluppo di Ottolina si sono concentrate anche nella progettazione e ingegnerizzazione dei propri concept store, gli Ottolina Café, che vantano 5 aperture in Cina, 1 in Germania e due flagship store a Milano.

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passato va custodito o semplicemente declinato attraverso altre espressioni. La garanzia è di gustare un ottimo espresso, ma anche l’occasione di assaporare tutto ciò che veste il tricolore della ristorazione, ovviamente con un occhio rivolto sempre al futuro, dove la contemporaneità e la modernità sono la chiave di lettura degli Ottolina Café." Con le “caffetterie in rete”, quali sono i vantaggi per voi e per i vostri affiliati? "Come ci ricorda una frase del poeta giapponese Ryunosuke Satoro: Da soli siamo una goccia, insieme siamo un oceano. L’affiliazione ad un sistema in franchising garantisce una serie innumerevoli di vantaggi che altrimenti, difficilmente, si potrebbe ottenere sviluppando un’attività in proprio, che comprendono sia politiche di prezzo molto vantaggiose con i fornitori delle materie prime, ottenute e garantite dal franchisor, sia il supporto di un team specializzato che può affiancare l’affiliato in tutte le fasi di inizio attività, dalla ricerca della location all’apertura e formazione del personale.

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Una rete di locali diventa qualcosa di più quando ogni componente è considerato parte della famiglia, esattamente come accade negli Ottolina Café." Nella vostra pubblicità presentate 3 format di locali. Il più semplice, mq 16, è quello che più si avvicina ai caffè tradizionali italiani dei centri urbani delle nostre città, mentre il secondo, mq 150, si avvicina alle caffetterie che si incontrano sempre più spesso nei centri commerciali e nel travel retail. Qual è stata la reazione del mercato, in Italia e all’estero? "La disponibilità di un format scalabile ci ha permesso di accontentare le esigenze sia del piccolo imprenditore che delle catene di ristorazione alla ricerca di un concept da inserire nelle proprie location. Il Kiosk, il formato più piccolo, flessibile e trasportabile, è stato ideato per gli eventi temporanei o punti ad alto traffico ed è stato studiato per essere efficiente e d’impatto in ogni situazione di vendita. L’Express, come il nostro flagship di Piazza Regione Lombardia, è da considerarsi la versione standard perfetta per aeroporti,


settembre\ottobre 2019 centri commerciali o boulevard, essendo il formato più diffuso e completo per vivere appieno l’esperienza dell’Ottolina Café. Concepito per un’offerta a 360°, il Premium invece è il punto vendita di più ampie dimensioni e che offre maggiori servizi: perfetto per gli edifici indipendenti e per l’apertura H24, adatto per momenti conviviali in tranquillità, con possibilità di lounge, cocktail corner e molto altro." Come procede la vostra partnership con la rete di ristorazione italiana e francese a insegna Stratto? "Con Stratto abbiamo siglato sia accordi per la fornitura delle nostre miscele ai loro attuali punti vendita che di sviluppo in franchising degli Ottolina Café per delle aree di servizio della rete autostradale francese le cui aperture sono previste nei prossimi tre anni. Una partnership nuova, che stiamo portando avanti con grande soddisfazione e le cui prospettive di consolidamento e ampliamento ci rendono molto ottimisti. Oltre a Stratto in Francia, abbiamo attive ormai da diversi anni diverse collaborazioni con degli imprenditori locali per lo sviluppo dei nostri franchising in Cina e in Germania, con la nostra consociata Ottolina Deutschland con cui gestiamo il punto vendita di Wurzburg, fiore all’occhiello in Europa."

SCHEDA INFORMATIVA CAFFÈ OTTOLINA FRANCHISOR Caffè Ottolina S.p.A., Via Decemviri 20/24, 20137 Milano Insegna: Ottolina Café Settore: caffetteria/ristorazione veloce e salutare Anno di fondazione: 1948 Anno lancio franchising: 2014 Punti vendita diretti in Italia: 2 Punti vendita all’estero in franchising: 6 Contatti: Tel: +39 02 730032 sito: www.ottolina.it E-mail: franchising@ottolina.it Socio Associazione Italiana del Franchising

ALTOGA, L’ASSOCIAZIONE LOMBARDA TORREFATTORI DIVENTA ORA UNA ASSOCIAZIONE NAZIONALE

Altoga, l’Associazione lombarda torrefattori, diventa nazionale. Lo ha deciso l’assemblea straordinaria svoltasi in Confcommercio Milano. “Abbiamo fondato Altoga nazionale – ha dichiarato il presidente Remo Ottolina – per soddisfare le numerose richieste di adesione da parte di operatori del comparto alimentare e di aziende sponsor che si trovano al di fuori della Lombardia”. La nuova denominazione completa è Associazione Nazionale Torrefattori, Importatori di Caffè e Grossisti Alimentari. Altoga è stata fondata nel 1945 e rappresenta importanti aziende di torrefazione italiane e qualificate aziende del comparto alimentare all’ingrosso; aderisce a Confcommercio Imprese per l’Italia e ha sede a Milano in Corso Venezia, 51. info: www.altoga.it info@altoga.it In foto: Il cavaliere Remo Ottolina, presidente di Altoga

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/Retail

LE DROGHERIE: TORNANO DI MODA I LITTLE STORE Viaggio fra i negozi di una volta: come erano e perché il loro fascino retrò conquista sempre più estimatori e clienti. A cura di Elena Pravato

Forse un nativo Millenial non sarà mai entrato in una drogheria e non può neppure immaginare cosa possa trovarvici! Nel dopoguerra e fino agli anni ottanta, i supermercati erano rari, figuriamoci gli ipermercati o big store di oggi con centinaia di metri quadrati da girare in lungo e in largo, camminando per chilometri come in un'escursione di nordic walking. Per la spesa di tutti i giorni, per ridipingere una stanza con tanto di servizio tintometrico o per trovare il detersivo specifico per capi in lana sempre candidi e morbidi ci si recava alla drogheria del centro! Le drogherie erano negozi, colmi di ogni genere di merci e coloratissime confezioni in latta, con scaffali in legno alti fino al soffitto e cassettiere con maniglie a conchiglia di lucido bronzo: ci si poteva trovare ogni genere alimentare non fresco, dalla pasta alla mostarda venduta a peso e conservata in grandi mastelli, dai detergenti e detersivi specifici agli ingredienti per dolci e spezie da tutto il mondo, ma anche pitture murali di ogni colore. Di recente abbiamo visto la crescita di negozi di prodotti sfusi o alla spina (vino,

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Foto: ©www.facebook.com/DrogheriaVercellini/


settembre\ottobre 2019

Foto: ©www.facebook.com/DrogheriaVercellini/

cereali, detersivi etc.) ma anche in questo caso non è stato inventato nulla: in drogheria si trovavano barattoli enormi di caramelle, aromi, varietà di tè e bastava chiedere al negoziante perché vi fosse servito in un sacchetto di carta il quantitativo desiderato. La carta da zucchero, con l'inconfondibile colore azzurrastro, serviva proprio a confezionare lo zucchero di cui il cliente avesse necessità. Di certo i prezzi non sono quelli della GDO, ma di sicuro nel computo della convenienza va calcolato anche il tempo che perdiamo nel reperire ciò di cui abbiamo bisogno e soprattutto lo spazio a nostra disposizione. Le maxi confezioni in offerta presso supermercati e iperstore richiedono grandi dispense (spesso introvabili nelle abitazioni attuali di piccole dimensioni) e soprattutto ci costringono a non cambiare menù per giorni e giorni per smaltire quanto acquistato prima della scadenza. Da non trascurare poi la competenza del droghiere che vi accoglieva, rigorosamente nel suo camice lindo, e con cortesia e un sorriso sapeva consigliarvi su ogni prodotto in vendita. Questo non è solo un articolo nostalgico per rievocare tempi perduti, le drogherie non si sono estinte completamente ma al contrario stanno tornando di estrema attualità. Lo slogan "grande è bello" non è più così condiviso se un grande player come Carrefour da qualche anno ha lanciato i Carrefour express, minimarket di città. Altro esempio di questa inversione di tendenza è il bilancio Sait-Coop trentina che per l'anno 2017 ha segnato un calo netto dei superstore e un

marcato segno più per i profitti delle Famiglie Cooperative, punti vendita di paese. Di seguito vi racconteremo la storia di Ilaria e Filippo, cugini trentenni, che hanno deciso di rilevare la gestione della storica attività di famiglia: la Drogheria Vercellini. Nel centro storico di Varese, la Drogheria di Piazza Giovane Italia esiste ancor prima del 1890 ( secondo scritti dell'epoca) e dal 1955 è saldamente gestita dalla famiglia Vercellini. Da allora è diventata punto di riferimento per tutti i varesotti e non solo, conquistati dalla gentilezza del signor Mario e della consorte Anita. Dal 2018 due giovani coraggiosi, i nipoti di Mario Vercellini, sono subentrati nella conduzione della bottega storica. "È stata una scelta ben ponderata e difficile da prendere" spiega Ilaria Bruno, nuova titolare con il cugino Filippo Cabrini, "ma a distanza di un anno siamo contenti di questa decisione, entusiasti, pieni di idee e progetti per la drogheria." Continua la giovane droghiera: "Dopo la scomparsa di nonno Mario, nonna Anita ha continuato con tenacia l'impresa di famiglia e con impegno e dedizione è riuscita a farla sopravvivere all'avvento della GDO. Sentiamo, quindi, la responsabilità di proseguire quanto fatto dai nonni con successo, ma soprattutto ne siamo orgogliosi. La nostra missione, adesso, è far scoprire ai giovani cos'è e cosa si trova in drogheria. Una frase ricorrente fra i nostri nuovi clienti è: venivo in drogheria da piccolo quando la nonna mi comprava le caramelle." Chiediamo alla nuova titolare quali sono gli articoli più richiesti. "Fra i prodotti più venduti, oltre ai beni di prima necessità come pasta, riso, biscotti, sale e olio, troviamo articoli come semi, spezie e cereali usati per prepazioni gastronomiche ma anche per accompagnare aperitivi. Anche i sottoli e le conserve, però, riscuotono molto successo perché sono prodotti artigianali e rigorosamente di provenienza italiana come ad esempio il pesto ligure.Per quanto riguarda i detersivi, quelli che vanno per la maggiore sono i prodotti tecnici, come i detergenti per l'argento o le cere per i parquet." Dalle parole di Ilaria capiamo come il target della drogheria e soprattutto i motivi che spingono i clienti a recarvisi siano decisamente cambiati con il tempo: "Chiaramente i clienti oggi vengono da noi non per fare tutta la spesa come una volta, ma per acquistare prodotti che al supermercato non trovano come spezie particolari, ingredienti per cucinare dolci d'eccezione, oppure per scovare la conserva gourmet o il vino da intenditori da regalare." I cugini Ilaria e Federico hanno molti progetti in cantiere come la ristrutturazione del locale e l'introduzione di nuovi prodotti, ma soprattutto vogliono far conoscere ancor di più la propria attività attraverso il web e i social. È arrivato il momento della drogheria 2.0!

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/Retail

IMAGINCAFÉ BARCELLONA Un concept per attrarre e fidelizzare Millennial A cura di Fabrizio Valente, fondatore e amministratore Kiki Lab - Ebeloft Italy

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settembre\ottobre 2019 La Caixabank lancia uno spazio multifunzionale che unisce co-working a eventi e benefici esclusivi per i clienti. Info chiave Concept store e co-working 2017 apertura 2.500 mq su tre piani 23 anni: età media dei clienti Gruppo bancario Caixabank 1904 anno di fondazione 2016 lancio di ImaginBank (banca online)

Caixabank è una banca spagnola che ha deciso negli ultimi anni di ampliare il proprio target di clientela con i Millennial. Nel 2016 ha lanciato ImaginBank, un conto semplice e veloce, che include una carta di debito, gestibile solo con smartphone e nel 2017 ha aperto a Barcellona ImaginCafé, un concept multifunzionale sempre rivolto ai Millennial. I 2.500 mq disposti su tre piani sono suddivisi in diverse aree destinate ad attività legate all’innovazione, alla creatività alle relazioni e al networking. Engagement Sono presenti una caffetteria e diverse sale di co-working che possono essere prenotate gratuitamente sia dai clienti, sia dai non clienti, a cui è però richiesto di registrarsi e di diventare così un "imaginer", denominazione che caratterizza gli aderenti alla community. L’Agorà è un grande spazio centrale per attività come concerti di musica ed eventi vari, mentre il Vacio è una sala espositiva dedicata alle mostre e alle esposizioni. Un tema molto sentito dalla banca è quello di valorizzare le qualità locali: lo Shop Up è lo spazio a disposizione del programma Rising, dedicato ai talenti emergenti di ogni campo, sia digitale che fisico (le creazioni dei giovani stilisti). Laboratori multimediali, in cui i clienti possono sperimentare le ultime tecnologie digitali. Nel seminterrato è stata allestita una Gaming Arena, dedicata ai videogiochi, a disposizione dei membri della community. I vari eventi possono essere vissuti dal vivo o in streaming, ed esiste un programma premium accessibile solo ai clienti della banca.

PROSSIMO EVENTO KIKI LAB Ki-Best 2019. Casi e chiavi di successo nel Retail in Italia e nel mondo Milano, 15 ottobre, ore 9.00 - 17.30 Convegno a pagamento. Per informazioni e iscrizioni: kiki@kikilab.it – 030 22 16 81 Partner: Promotica, AllWays, FullOver, Checkpoint Systems, Yoobic Armando Garosci, Giornalista Largo Consumo Introduzione e moderazione Fabrizio Valente, Founder e Amministratore Kiki Lab - Ebeltoft Italy Retail Tour Virtuale Retail Observa® Flash News Testimonianze aziendali Heike Linnemann, Brand General Manager KIKO Isabella Gaia, Retail Director Woolrich Europe Massimo Lucentini, Direttore Generale Todis Sebastiano Amato, Manager of Channel Sales Fastweb Marcello Pace, CEO PittaRosso Giuseppe Pozzo, Omnichannel Director AW LAB Giuseppe Cunetta, Managing Director MediaWorld Luca Ghidini, CEO ALDO Italy Francesco Zhou, General Manager e Paolo Mastrojanni, Retail e Sales Director Xiaomi MI Store Italia Testimonianze Partner Sophie Aupart, Italy General Manager Yoobic Main Media Partner: Largo Consumo - Media Partner: AZFranchising, BeTheBoss, Beesness, B2eyes, Distribuzione Moderna, DIY Garden, Infofranchising, InstoreMag, Promotion Magazine, Retail Project - Association Partner: AICEX, Assofranchising, Assogiocattoli, Confimprese, Federmobili, Federazione Moda Italia, Plef - Award Partner: Innova Retail Award, Insegna dell’Anno, Superbrands Academy Partner: ALMA - Event Partner: Salone del Franchising - International Partner: Mapic, World Retail Congress

Commento finale Kiki Lab Ebeltoft Group Caixabank ha capito che per attirare e fidelizzare clienti Millennial bisogna cambiare radicalmente l’approccio tradizionale di una banca. Sta sperimentando varie innovazioni, al momento c’è anche il progetto di aprire a Malaga un concept ibrido che integra un negozio di elettronica. Diventando alleato e complice, il brand conquista la simpatia e la fiducia del target, inducendolo a usare meglio e di più i suoi servizi. La sfida è mantenere la coerenza fra le diverse attività e trovare il giusto equilibrio fra servizi offerti a tutti e benefici premium destinati solo ai clienti.

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/ Impresa

FINTECH E REAL ESTATE Il più importante workshop sulla finanza digitale applicata al real estate A cura di Laura Lamarra

7 ottobre ore 9.00-18.00, presso il MIP Politecnico di Milano Graduate School of Business: appuntamento imperdibile organizzato da Trusters. Prima piattaforma di lending crowdfunding immobiliare 100% Made in Italy, nata lo scorso dicembre, ha chiuso i suoi primi 8 mesi di operatività alla grande! Quasi 1000 utenti in piattaforma, una raccolta di oltre 600.000 euro, a un tasso medio di interesse annuo pari a 8,3%, e proposte immobiliari tutte completamente finanziate con successo. Ma i primati non finiscono qui: con la trattativa personalizzata del prestito, grazie alla quale gli utenti

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possono trattare le modalità del prestito (interesse e importo) direttamente con le SPV, ha introdotto una novità rivoluzionaria nel settore. “Al centro del nostro operare c’è l’utente; puntiamo su semplicità, velocità e soprattutto affidabilità non solo del servizio offerto ma anche del nostro “entourage”, afferma Laura Maffi, AD di Trusters. “Abbiamo costruito una comunità vivace e attiva di utenti e operatori che dialogano e si confrontano tra loro, non solo tramite i canali social ma anche in occasione dei numerosi eventi organizzati sul territorio; proseguiamo le collaborazioni con players di spessore


settembre\ottobre 2019

Foto: ©versiliayachtingrendezvous.it

tra cui il MIP Politecnico di Milano Graduate School of Business, Remax Insieme e Prime e Sognando Casa e a settembre lanciamo l’Academy Immobiliare, una piattaforma formativa e divulgativa che pone al centro la persona, il know-how, la conoscenza, la competenza e il miglioramento personale continuo, per un modo di vivere e operare consapevole, al passo con tempi, proficuo, gratificante e sostenibile, capace di affrontare e gestire le nuove sfide della vita e della professione”. È tempo di profondi e radicali cambiamenti e chi non sta al passo è perduto. “La forte innovazione tecnologica e digitale dell’industria 4.0 ha prodotto un ripensamento dei modelli di raccolta dati, analisi, studio e apprendimento nonché una rivisitazione e un acceleramento dei processi strategici, decisionali e operativi in tutti i comparti dell’economia; anche il real estate e la finanza ne sono profondamenti interessati. Per questo motivo – prosegue Laura Maffi – abbiamo pensato a un workshop specifico che fornisca agli addetti al settore e a tutti gli interessati informazioni esaustive e attendibili per padroneggiare il tema e non farsi cogliere impreparati dalle nuove sfide, cogliendo tutte le interessanti opportunità offerte dal fintech applicato al real estate.” “Si assiste a una domanda crescente ed emergente di nuovi prodotti e servizi nel settore tradizionale del real estate, specie nella città di Milano e nell’hinterland in cui, in particolare il residenziale, sta vivendo un momento molto positivo. Affrontare le trasformazioni che caratterizzano l’ambiente costruito e il mercato immobiliare, con uno specifico approfondimento dedicato al mondo digitale e alle sue diverse applicazioni nello sviluppo del business e al servizio della società e delle persone è un tema centrale”, dichiara Gianandrea Ciaramella, Professore del Dipartimento di Architettura, Ingegneria delle Costruzioni e Ambiente Costruito del Politecnico di Milano.

“Comprendere lo scenario immobiliare, le tendenze in atto, le nuove opportunità tra tecnologie e servizi e i futuri sviluppi è condizione sine qua non per operare proficuamente nel mercato”, prosegue Ciaramella. “Disporre di un patrimonio informativo, attendibile, accurato e facilmente fruibile nel momento opportuno, è da sempre un asset strategico importante e i Big Data Analytics & Machine Learning offrono opportunità significative in tal senso, anche nell’ambito del comparto del real estate” afferma il Prof. Carlo Vercellis; founder e director dell’Osservatorio su Big Data Analytics & Business Intelligence del Politecnico di Milano, di Aiblooms, spinoff focalizzato sulle applicazioni di Artificial Intelligence e Machine Learning, Director del Gruppo di ricerca su Machine Learning and Big Data Analytics e dell’International Master in Business Analytics and Big Data presso il MIP Politecnico di Milano Graduate School of Business. Autore di oltre 80 pubblicazioni scientifiche e coordinatore di numerosi programmi di ricerca con EEC, CNR, MIUR e società private, il Prof. Vercellis ci condurrà nei meandri dell’innovazione tecnologica applicata alla formazione, alla scoperta dei segreti della machine learning, con particolare focus su: deep learning, support vector machines, nonlinear dimensionality reduction, sentiment analysis; utilizzo di metodi predittivi al marketing, social networks, internet of things, finance, biolife science; modelli di ottimizzazione, applicati alla supply chain e al revenue management, nuove tecnologie fintech e proptech e su come le stesse possano aiutare lo sviluppo del mercato, attraverso casistiche e applicazioni in uso in Italia e all'estero. “Il Real Estate Crowdfunding, prosegue Giancarlo Giudici, Professore associato di finanza aziendale e Direttore scientifico dell’Osservatorio Crowdinvesting, permette a potenziali investitori di contribuire, con

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modalità differenti, equity, lending o miste, al finanziamento di un progetto immobiliare attraverso Internet. Da una parte esso rende più accessibile ai piccoli risparmiatori il mercato immobiliare; dall’altra consente a sviluppatori e operatori di arricchire le fonti di finanziamento e ridurre la dipendenza dalle banche. In Italia il mercato del crowdfunding immobiliare ha mostrato una crescita molto forte negli ultimi 12 mesi. Come documenta il 4° Report italiano sul Crowdinvesting, le piattaforme specializzate operative nel territorio italiano a metà 2019 erano 6 e avevano raccolto più di € 15 milioni e diverse nuove piattaforme sono pronte a diventare operative”. “La nostra piattaforma, afferma Andrea Maffi, COO di Trusters, offre una valida alternativa al finanziamento bancario, è l’unica 100% Made in Italy e si differenzia nel panorama del lending crowdfunding per molteplici punti di forza ed elementi di unicità che esploreremo insieme”. “Le trasformazioni nei modelli di business comportano inevitabilmente mutamenti anche nei comportamenti degli addetti ai lavori. Osservare come stiano cambiando gli operatori del mercato immobiliare, quali siano le nuove figure e le nuove competenze richieste per lo scouting dei prodotti adatti e la vendita di small units, in risposta a un mercato in continua evoluzione, è senza dubbio un prerequisito imprescindibile per uno sviluppo sostenibile del settore”, affermano Alessandro Mallamo e Tommaso Giocoladelli di M9 SPA Management & Investimenti, business ed equity partner del progetto Elite di Borsa Italiana, che, insieme ad Andrea Maffi e a Rosario Delle Stelle, broker titolare di Remax Prime, ci condurranno alla scoperta delle nuove sfide della professione. Iscrizioni su: academyimmobiliare.it; (posti in esaurimento)

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Andrea Maffi - Trusters


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/Sport

‘A ZORRO, SIEDITI CHE È ARRIVATO MONTANO! Grinta e simpatici tocchi camerateschi non mancano a questo fustone dal volto aperto e un sorriso solare che ben volentieri si concede all'intervista: Aldo Montano. A cura di Carla Cavicchini

Ha conservato un bell'accento toscano, conservato nonostante viva a Roma. Livorno è Livorno ed io sono puro livornese, purissimo al 100%. Gente aspra? Macché, siamo dolci come lo zucchero, gente di mare. Veraci, un po' duri, però fondamentalmente di gran cuore e affetto. Inevitabile non ricordarla ad Atene, nel 2004, ai Giochi Olimpici, quando vinse la Medaglia d'oro individuale incoronato d'alloro. Spontaneo e telegenico, si nota il suo fisico palestrato in antitesi con quella faccia d'angelo limpida e trasparente. Il risultato? Un tenebroso, oseremmo dire sciupafemmine! E invece sono padre di una bellissima bimba e, con mia moglie russa, va proprio bene, non potrebbe andar meglio. Come si vive con due culture così diverse? Stupendamente, di comune accordo. Nelle distinte mansioni familiari esiste molto rispetto, in un clima di buona intesa e armonia. Gelosa? Nooo, lei viene da un altro ambiente, da un'altra nazione, e capisce intelligentemente che ognuno di noi ha il proprio vissuto. E così l’olimpico di sciabola tutto innamorato ha messo la testa a posto anche se, visto che “l'è un bel fiol”, lo ricordiamo in quei look bizzarri – ma non troppo – di lucidi capelli con scriminatura centrale, barba incolta compresa, sapientemente scarruffati, ritti

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In foto: Aldo Montano


settembre\ottobre 2019 ritti, con “buccolina” all'orecchio, sino ai giorni odierni con la faccia da bravo ragazzo. È talmente bravo da essersi prestato per lo spot “Sulla buona strada” prodotto dal Ministero dei Trasporti. Ci parli dei valori dello sport. Ehhh, sono tanti! Cominciamo col rispetto delle regole e dell’avversario, dell’allenatore, di chiunque lavori insieme a te. C’è uno staff intorno e proprio con questo staff, l’atleta deve costruire le vittorie ricordando che la forza dell'unione è basilare. Come a tutti capita di vincere, ma anche di perdere, nutrire orgogli, trovare sfide... Vittorie e sconfitte sono da considerare

degli stimoli. Quando si perde, si pensa intensamente a come costruire vittorie future; la voglia, la determinazione e ancora la grinta, la dedizione. Valori importantissimi anche se quello che gioca su tutto è la passione che muove lo spirito. Le vittorie ci devono essere ovviamente e, se per qualche annetto non arrivano forse è il caso di cambiare ambiente. Saggio e profondo il caro Aldo, come del resto lo era nel programma della Ventura “Quelli che il calcio” divenendone presenza fissa, sino alla “Fattoria” dove aguzzar l'ingegno era d'obbligo. Qual è il piatto preferito legato alla tua città? Ovviamente il cacciucco, il nostro emblema,

il nostro marchio di fabbrica! Pesantuccio, ma ci sta sempre! Anche se uno spaghettino alle vongole, non disgarba proprio! Una curiosità: si dice schermidore o schermitore? Ma lei può dire quello che vuole... (Embè, ho il sorriso Durban's?) va bene con la d o con la t, ma io opterei per schermidore! I tuoi peccati: veniali o capitali? All'orizzonte: Paradiso o Inferno? Ma quando mai ne ho fatti in vita mia... io sono tipo da “fioretti”, non l'hai ancora capito? E allora benvenuto Paradiso!

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/Sport

CANDY ARENA Smart everyday A cura della Redazione

Il “domani” sarà il tempo delle Smart Arena, impianti versatili, tecnologici e moderni, capaci di offrire servizi, non solo spettacoli ed eventi. In Italia c’è già una rappresentante di questa categoria che, negli ultimi anni, nel panorama nazionale ha tracciato la strada verso il futuro: è la Candy Arena, struttura che dal 2012 è gestita dal Consorzio Vero Volley. La realtà presieduta da Alessandra Marzari ha rinnovato il Palazzetto dello Sport della città di Monza fino a farlo diventare un fiore all’occhiello per il territorio e un esempio di eccellenza tra i Palasport e le location per eventi. La struttura, prima già PalaCandy e, poi, PalaIper, rappresenta uno dei migliori esempi possibili di investimento privato su un impianto pubblico, che nel corso di pochi anni è cambiato tanto da veder letteralmente trasformato il suo volto: “Oggi, il Palazzetto dello Sport di Monza – spiega Gianpaolo Martire, responsabile Marketing della Candy Arena – rappresenta un’eccellenza riconosciuta come tale in tutta Italia, ed è indicato in maniera unanime come uno degli impianti più belli del mondo della pallavolo, l’attività che viene svolta all’interno della Candy Arena per la maggior parte del suo impiego, grazie all’impegno del Consorzio Vero Volley”. L’impianto da 4000 posti, infatti, è il teatro di tutta l’attività, comprese le gare interne, del Vero Volley Team Monza e del Saugella Team Monza, formazioni protagoniste dei massimi campionati nazionali di pallavolo (la SuperLega maschile e la serie A1 femminile), oltre che delle coppe europee. Inoltre, sempre per quanto riguarda la pallavolo, gravitano sui tre campi dell’area di gioco anche le formazioni giovanili del Consorzio, che può vantare circa 60 squadre con un totale di oltre 1500 atleti, per un progetto non solo di sport ma di autentica “Cultura Sportiva” che arriva a coinvolgere più di 10000 famiglie tra le città di Monza e Milano e le loro province. “L’Arena – prosegue Martire – ospita circa 40 partite di serie A all’anno, oltre a una cinquantina di eventi di altra tipologia, dalle performance teatrali alle cene di gala, dalle fiere ad altre manifestazioni sportive. Ma la Candy Arena non è solo una location versatile, è una struttura all’avanguardia: rinnovata, pulita, accogliente e sicura, grazie agli interventi che sono stati portati avanti sull’impianto di illuminazione (implementato con la tecnologia

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In foto: Candy Arena


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a led e con un software di gestione che permette giochi di luce e accensioni istantanee) a quelli effettuati sul sistema audio e per la rete di connessione, che può vantare un sistema di “cloud” interno riservata al pubblico per offrire contenuti esclusivi durante gli eventi agli spettatori presenti. Inoltre, abbiamo introdotto un servizio di consegna direttamente al posto sugli spalti dell'ordinazione al bar durante le gare e predisposto delle sale riunioni con una capienza fino a 70 persone, utilizzabili anche per off-site meeting aziendali, dotandole delle più moderne tecnologie come, per esempio, delle lavagne touch per meeting interattivi. Il nostro obiettivo è continuare ad innovare per confermare nel tempo un’offerta pressoché unica”. La Candy Arena è in gestione al Consorzio Vero Volley fino al 2037 grazie a una

convenzione rinnovata nel 2016 con l’Amministrazione Comunale della città di Monza: un attestato evidente e concreto della bontà del lavoro di riqualificazione, di gestione e di utilizzo virtuoso dell’impianto portato avanti dal Consorzio, un esempio dav vero esclusivo p er il panorama dell’impiantistica italiana. Come conferma ancora Martire, "l’Arena si offre come location ideale per tutte le tipologie di eventi grazie alla possibilità di modificare i suoi spazi e ai servizi, sia logistici che di supporto, che possono essere inseriti nell’offerta e proposti dalla struttura. Dagli eventi sportivi, show, banqueting, business meeting, performance artistiche, esposizioni, convention, concorsi, manifestazioni giovanili, scolastiche fino ai raduni religiosi, siamo in grado di prendere in considerazione e affrontare davvero qualunque tipo di

richiesta. Abbiamo imparato a parlare il linguaggio e a comprendere le necessità dei professionisti degli eventi, delle agenzie e delle aziende. Oggi la Candy Arena si presta ad adattarsi a tutte le esigenze in maniera funzionale, anche grazie a uno staff di fornitori e di collaboratori che può rendere possibile e realizzabile ogni desiderio". Per chiudere, la curiosità di qualche numero: sono oltre 40mila i passaggi di auto al giorno davanti all’impianto, situato in viale Stucchi, facilmente raggiungibile anche dall’autostrada e vicino al centro di Monza, che si propone con quasi 600 parcheggi gratuiti. La superficie complessiva dell’impianto è di circa 5160 metri quadrati, e ospita oltre 200mila spettatori all’anno, oltre agli uffici del Consorzio Vero Volley. Tutto questo, e molto altro ancora, è la Candy Arena: Smart Everyday!

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IL ROSSO FERRARI TORNA A TRIONFARE La vittoria del giovane pilota monegasco Charles Leclerc A cura di Laura Lamarra

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settembre\ottobre 2019 Grazie al talentuoso 21enne monegasca Leclerc, che supera di gran lunga le attese, la Ferrari torna a vincere a Monza dopo nove anni. Il Gran Premio d’Italia è considerato uno dei più belli e rilevanti dell’intero Mondiale di Formula 1. L’autodromo di Monza, inoltre, è la pista più veloce del campionato, con le monoposto che arrivano a tenere una velocità media sul giro superiore ai 260 chilometri orari. I festeggiamenti della Ferrari erano iniziati in piazza del Duomo davanti a una folla esultante di tifosi e appassionati accorsi da tutto il mondo per celebrare i 90 anni della Scuderia di Maranello e del Gran Premio d'Italia. La marea rossa, più di 10mila presenze, che ha invaso la piazza della capitale meneghina si è riversata, amplificandosi, nel circuito di Monza domenica scorsa. Oltre 200mila biglietti venduti e una partecipazione mediatica di grande rilievo. Dalle parole pronunciate in piazza Duomo dall’AD Ferrari, Camilleri: “È una bellissima serata, grazie a tutti di essere qui. Siete l'anima della Ferrari'', all’inno di Mameli sul circuito di Monza davanti alla bolgia rossa che non lo ascoltava da Alonso nel 2010. Pit stop molto lenti e fiducia alle gomme più dure, contro la scelta più ovvia della casa di Stoccarda che va sulle medie, tra i fattori vincenti della strategia di gara del più giovane a vincere nella storia di Maranello, alla sua prima stagione al volante del Cavallino. Dopo aver vinto in Belgio, Leclerc ripete il successo suo circuito brianzolo sbaragliando le due Mercedes che non lo mollano per quasi tutti i 53 giri della corsa. Il finlandese Bottas arriva secondo, mentre il penta campione del mondo inglese Hamilton è terzo, a cui seguono le due Renault di Ricciardo davanti al compagno Hulkenberg. La Red Bull di Albon è sesta, settima la Racing Point di Perez. Grande rimonta dell'altra Red Bull di Verstappen, (partito in fondo per la sostituzione della power unit), che centra l'ottavo posto, nona la Alfa Romeo di Giovinazzi, mentre la McLaren di Norris chiude la top ten. Finisce in tredicesima posizione la Ferrari di Sebastian Vettel che si mette fuori gioco al settimo giro. L’emozione è incontenibile, al coro della marea rossa dei tifosi si unisce quella dei meccanici di Maranello visibilmente soddisfatti. Il direttore sportivo della Ferrari, Laurent Mekies, si gode il trionfo grazie a una super prestazione del giovane pilota: “Charles ha fatto parte della Ferrari Academy, è cresciuto con noi e all’interno della squadra – spiega il direttore sportivo della Ferrari Laurent Mekies – ha una velocità incredibile, in più sta dimostrando un grande livello di maturità ed emotività in gara. Sta facendo cose che non vedevamo da tanto tempo”. Un’edizione, la 90a del Gran Premio d’Italia, assolutamente da ricordare non solo per il trionfo, dopo molto tempo, della Ferrari ma anche per i numeri registrati davvero impressionanti: oltre 200mila tifosi a Monza, 40mila passeggeri sulle navette predisposte per l’evento, quasi 10mila auto nei parcheggi allestiti per la gara e 257 agenti di polizia locale. “È inutile: uno spettacolo così ce l’abbiamo solo noi qui a Monza, anche grazie al tempio della velocità che ci rende famosi in tutto il mondo!” commenta il Sindaco Dario Allevi. A cui aggiunge l’Avv. Geronimo la Russa, Presidente dell’Automobile Club Milano:

“Settimana record per la manifestazione motoristica più importante d’Italia, settimana speciale per l’Automobile Club Milano che questa manifestazione l’ha creata e poi sviluppata, costruendo nel 1922 a tempo di record in 90 giorni il Tempio della Velocità, accompagnandola fino alla sua 90a edizione”

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In foto: Roberto Baggio © blog.sportit.com

UN CALCIO AL MONDO ...e tutto passa. Ostreghéta! A cura di Carla Cavicchini

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settembre\ottobre 2019 Roberto Baggio, chiamato affettuosamente “Robertino” e “Divin codino” per la lunga coda e il suo esser buddista. Lo osservo mentre si esprime con un forte accento veneto. Orecchino al lobo destro, capelli corti color dell'argento, barbetta curatissima stondata sul mento. Ma la cosa strana di questo personaggio è data dal fatto che... vestito tutto d'azzurrino sembra un angiolino! E, un attimo dopo, eccolo spuntare forte con quello sguardo birichino, che tanto tanto ha di monellino monellino! Pensi anche tu che i calciatori odierni siano diversi da quelli di prima? Adesso sono modelli, icone di stile maschile, prima invece dei veri sportivoni. Effettivamente eravamo meno sulle pagine dei giornali, però è vero che ogni periodo ha le sue tendenze anche nello sport, quindi non so... personalmente il calcio è sempre la mia grande passione e proseguo sempre con Diadora ai piedi. Che rapporto hai con l'eleganza? Ah, guarda non esiste proprio, io sono uno sportivo, la cravatta non la metto, non fa parte della mia personalità. L'eleganza è il contrario di ciò che sono io! Filosofia buddista? Ti ricordavamo con il codino. No, assolutamente non dipende da quello, è trascorso molto tempo ed ho dato un taglio a tante cose. Lo sai che l'abito non fa il monaco? L'importante è quello che si ha dentro, la nostra sensibilità. E come ti approcci nei confronti dei problemi personali e mondiali? Eh... cara mia, il problema nasce da dentro ognuno di noi, se non ti curi internamente si riflette, tutto affiora. Come sei profondo... “Com'è profondo il mar...” te la ricordi? In foto: Roberto Baggio

La scia azzurra Roberto Baggio se la porta sempre ben appresso mentre ironico, con quegli occhietti cristallini, risponde giocherellando alle nostre domande. Testimonial Diadora a Pitti, nel coro di domande incappa in quella inevitabile sui Mondiali '94. Notti magiche? Beh... si, son trascorsi un bel po' d'anni, parecchi. Ricordo quei giorni difficili, intensi, però sempre con grande gioia. Feci qualche goal e chiaramente sono molto legato a quei momenti. Ecco perché quando vedo quelle scarpette – le indica – capisci che tutto nella vita ritorna. È una cosa molto profonda, decisamente. L'allenatore di quel periodo? Arrigo, già, Arrigo Sacchi. Così si esprime uno dei campioni più amati del panorama italiano. Vincitore di premi prestigiosissimi, entrò nell'olimpo dei Goleador assieme ad altri capaci anche loro di far la storia del calcio. Li ricordiamo? Altafini, Nordhal, Meazza ed anche

Sei un uomo felice? Te che dici? – risponde col suo bello sguardo beffardello. Baggio è Baggio, sappiamo tutti che a molti allenatori non le mandava certamente a dir dietro! Com'è la tua alimentazione, da buon vicentino? Ah... che domanda scontata, secondo te manca il baccalà? E la carne? Va bene anche la fiorentina, può essere anche compatibile, l'importante è essere sereni ed equilibrati dentro. Come si affronta la vita? Con la passione. Ce ne vuole tanta, però ti dà una forza indescrivibile. In vita tua, nonostante tu sia ancora giovane, hai più peccato o... Ma che ne so – ridacchia – peccatucci direi... la serie è lunga, il resto… mah! Devo pensarci! Macchè “Il diavolo veste Prada”... The Devil veste Baggio!

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/Centri Commerciali

È ARRIVATO WAPPY! Il nuovo format di entertainment che rivoluzionerà l’industria dei Centri Commerciali A cura della Redazione

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settembre\ottobre 2019 Wappy è il parco divertimenti di nuova generazione progettato per i Centri Commerciali. Uno spazio stimolante, modulare, pronto a diventare il nuovo format di riferimento per l’entertaiment del Retail Real Estate in Italia. Ma cosa è Wappy nello specifico? Pensate a un mega contenitore di divertimento. Una entertainment box house di dimensioni che variano dai 1500 ai 3000 mq, animata da un format modulare creato ad hoc sulle esigenze del singolo Centro Commerciale. Oggi, in tutte le ricerche, l’unico dato certo è che entrando in un Centro Commerciale i visitatori si aspettano di trovare un’offerta di qualità anche per il relax e il divertimento. Spazi sicuri in cui socializzare e divertirsi o, ancora meglio, divertirsi socializzando. Wappy è la risposta a queste aspettative! Wappy non è un’appendice, non è una costola o un branch del Centro Commerciale, Wappy è parte integrante della sua anima. È il divertimento! Uno spazio in cui tutti, senza limiti di età, possono passare il proprio tempo libero, all’insegna del sano svago e del relax.

Wappy oggi è realtà! Il numero zero del primissimo nuovo parco divertimenti indoor ha inaugurato il 12 settembre al Centro Commerciale Archimede a Siracusa. Noi c’eravamo! Ecco cosa abbiamo visto. Ingresso da un portale iper scenografico costituito principalmente da elementi 3D in cui fa da padrona la mascotte di Wappy, UAP. All’interno gli spazi appaiono da subito ben concepiti, scenografici e in armonia, seppur ben distinti tra loro. La suddivisione ideale dei settori di gioco aiuta i target nell’individuazione immediata del proprio gaming di riferimento. Fulcro inconfondibile, che domina la parte centrale del format di Siracusa, una maxi istallazione terra-tetto che riproduce un albero stilizzato. Dalle sembianze magiche e interamente illuminato, “L’albero delle stelle” è destinato al pubblico più giovane che, da lì, può scegliere due strade. La prima, proseguire tra i rami che nascondono il “Ponte nel Cielo”, una sorta di ponte tibetano per i piccoli più impavidi; la seconda, tuffarsi nei maxi gonfiabili del “Big Space” realizzati su disegno originale Wappy e ambientati nello spazio, posizionati

PENSATE A UN MEGA CONTENITORE DI DIVERTIMENTO. UNA ENTERTAINMENT BOX HOUSE DI DIMENSIONI CHE VARIANO DAI 1500 AI 3000 MQ, ANIMATA DA UN FORMAT MODULARE CREATO AD HOC SULLE ESIGENZE DEL SINGOLO CENTRO COMMERCIALE.

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ai piedi delle scale che portano all’albero. Sotto le fronde de “L’albero delle stelle” è posizionata la pista di Hovercraft dedicata a grandi e bambini, una vera sfida in famiglia. Tutto il settore di sinistra invece, vede protagonisti teenager e adulti. Vastissima la scelta di attrazioni, dalle più tecnologiche a quelle tradizionali. Sala giochi con videogames, simulatori di ultimissima generazione e, per i più grandi e amanti dei giochi tradizionali, ci sono bowling e biliardo, per godersi una partita con gli amici, magari accompagnata da un drink. All’estrema destra, un'area destinata a feste, food & beverage e hospitality di firmacopie, celebrities, sponsor, youtuber ed eventi vari. Oltre al concept completamente nuovo di parco divertimenti indoor, Wappy è rivoluzionario anche e soprattutto nel funzionamento. Audio, luci, giochi, attrazioni, tutto è organizzabile tramite un sistema di domotica che si riassume in un semplice mobile dal quale il direttore può governare e tenere sotto controllo la location. Attivare o disattivare un settore, accendere o spegnere le luci di una zona, alzare o abbassare l’audio e operazioni più complesse.

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Come si gioca a Wappy? La prima cosa da fare è acquistare e attivare la propria tessera ricaricabile. Tutti i giochi e attrazioni sono dotati di lettore, con un semplice swipe della card si attiva il gioco preferito e i crediti verranno scalati in automatico. Allo stesso modo saranno caricati eventuali premi e promozioni. Con la medesima card e modalità sarà possibile anche ordinare cibi e bevande direttamente ai tavoli. Niente più circolazione di contati o gettoni, Wappy è totalmente cashless. Nell’area feste food & beverage sono stati predisposti dei totem digitali attivabili anche’essi con un semplice swipe della card. Appoggiando la card, il totem si attiverà e si potrà scegliere in totale autonomia il proprio menù preferito che verrà consegnato direttamente al tavolo, eliminando fastidiose file e attese.

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Il primo varo di questa grande operazione firmata Plaìdia Holding, ha ottenuto un successo senza precedenti, che oggi a distanza di tempo dall’inaugurazione si riconferma tale. Abbiamo intervistato Ermanno Canali, Presidente di Plaìdia Holding e Presidente e Founder di Canali&C: “Plaìdia è una neonata. Io e i miei soci l’abbiamo fortemente voluta e fondata in questo 2019 e non è un caso che prenda il proprio nome dalla dea greca del divertimento. L’idea alla base del progetto è quella di colmare un vuoto di mercato. Le nuove tendenze del consumo evidenziano come i visitatori vedano il Centro Commerciale non solo come un luogo di shopping, ma sempre più come uno spazio che offre socialità, cibo e divertimento. Wappy vuole dare una risposta a queste esigenze con un approccio innovativo. Tradizionalmente, l’offerta leisure dei Centri Commerciali italiani comprende aree bimbi di metratura ridotta, sale giochi oppure parchi esterni.

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WAPPY NON È UN’APPENDICE, NON È UNA COSTOLA O UN BRANCH DEL CENTRO COMMERCIALE, WAPPY È PARTE INTEGRANTE DELLA SUA ANIMA. È IL DIVERTIMENTO!


settembre\ottobre 2019 Con Wappy si cambia paradigma, offrendo un parco divertimenti indoor che accontenta tutti i target, con un focus sulla fascia dai 3 a oltre 20 anni. Le dimensioni che prendiamo in considerazione e sulle quali possiamo intervenire vanno dai 1500 ai 3000 mq, utilizzando un format modulare che viene adattato alle esigenze del singolo Centro Commerciale.” Abbiamo incontrato alcuni dei soci fondatori di Plaìdia, professionisti provenienti da altri settori, che si sono uniti proprio per colmare questo deficit che il mercato del Retail Real Estate più volte ha sottolineato. La parola a Enrico Biffi, Vice Presidente di Plaìdia e COO di CDS Holding, leader in Italia nello sviluppo del Retail Real Estate. “Plaìdia punta a diventare un player leader nazionale nella realizzazione di aree leisure per centri e parchi commerciali. Nel tempo, e dopo il successo di Wappy Siracusa, vogliamo creare diversi formati che possano soddisfare

le esigenze dei clienti finali e delle proprietà immobiliari.” Gianfranco Ronchi socio e CEO di Ri.Pa. S.p.A., commenta così: “Credo che Wappy sia l’idea giusta soprattutto per i Centri che vengono sottoposti ad ampliamento o refurbishment, perché permette di ovviare alla mancanza di un’offerta leisure. Dopo Siracusa, contiamo di raggiungere altre città italiane grazie a questa formula assolutamente innovativa.”

Panel System, “Wappy offre una qualità a 360°: nell’estetica, nella scelta dei giochi, nell’esperienza complessiva. È un format attraente con un mix unico che va ben oltre il classico concetto di area bimbi.”

Gian Carlo Ciacci, imprenditore del settore entertainment, sottolinea l’aspetto innovativo del progetto. “Wappy è l’idea che non c’era. In Italia pochi Centri Commerciali hanno una proposta di intrattenimento così varia e qualificata. Vogliamo occupare questo spazio di mercato con una struttura adatta a tutta la famiglia”. Conclude Paolo Enrico Chiari, socio di Plaìdia e Rappresentate legale di

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/Licensing

XIII EDIZIONE DEL MILANO LICENSING DAY L’evento di riferimento per il mercato del licensing italiano è un successo Rubrica a cura di Brand Jam

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settembre\ottobre 2019 Aumentano le presenze che quest’anno superano la soglia dei 670 partecipanti registrando una crescita del +3% rispetto alle presenze del 2018. Molto interessante il numero di buyer e retailer con un avanzamento del 31% in più rispetto al 2018. L’incremento è registrato anche nel numero degli operatori/espositori che sale da 34 aziende nel 2018 a 43 nel 2019. Milano Licensing Day, andato in scena il 10 settembre 2019 nella prestigiosa cornice del NHow Hotel a Milano, e si conferma essere l’appuntamento di riferimento per il mercato del licensing locale ed internazionale.

alle 18:00, dedicato alla stampa consumer e trade, ai blogger e opinion leader del mondo del bambino per presentare le principali novità dei settori gioco-giocattolo, addobbi-decorazioni natalizie, party, feste e prima infanzia in vista del Natale. Appuntamento al 15 Settembre 2020! Partner dell’iniziativa: Assogiocattoli, Brand Jam, Brand Licensing Europe, Beesness, DXL-Design for Licensing, GEC-Tecniche Nuove, Hong Kong Licensing Show, La Cartoleria, Promotion Magazine, TG Tutto Giocattoli.

Rimangono saldi i punti di forza dell’evento: la location di design, il business matching con i professionisti della distribuzione, il programma di Pitch ed Eventi Speciali, oltre al sempre più ricco calendario di eventi satellitari che hanno intensificato l’intero programma della giornata. Vista la crescita importante del numero di Espositori, l’evento si è sviluppato su tre livelli: • il piano terra, dove, oltre allo speciale Loft tutto dedicato a Sanrio con numerose aziende del mondo del Licensing, e la Sala Pitch ed Eventi che ha ospitato un programma fittissimo di presentazioni ed happening; • il primo piano, che ha visto la presenza dei principali player del settore; • la ex discoteca T35 dove la prima crew italiana di web talent ha emozionato la platea annunciando in anteprima il progetto House of Talent, con una presentazione a cui è seguito un closing party. Il programma degli Eventi Speciali si è aperto con il Breakfast di eOne. A seguire Warner Bros. C.P. ha presentato le novità 2020 accompagnando il tutto con un aperitivo. Planeta Junior ha poi invitato i propri partner al Roadshow & Cocktail. Nel pomeriggio è stato invece programmato l’ormai consolidato Cake Party, che quest’anno ha avuto l’onore di festeggiare un compleanno molto speciale: il 45° compleanno di Hello Kitty! Il Loft è diventato quindi una magica cornice dove le stiliste Feleppa Twins hanno tagliato la torta con la gattina più celebre e festeggiata dell’anno. Tra le grandi novità della tredicesima edizione c’è l’organizzazione dei Meet The Unexpected, ovvero un esclusivo servizio di Business Matching pensato sia per i Licensor che per le Agenzie che vogliono presentare progetti speciali nonché opportunità insolite alle Aziende che visitano l’evento e sono alla ricerca di “Unexpected Projects”. Molto ricco è stato anche il programma dei Pitch: sono andati in scena 6 interventi di approfondimento a porte chiuse, in cui ogni licensor ha avuto la possibilità di illustrare i piani di sviluppo dei propri brand, previsti per i prossimi anni. Quest’anno, inoltre, Milano Licensing Day ha avuto il piacere di accogliere anche il Press Day di Assogiocattoli, che si è svolto in contemporanea creando le sinergie utili tra il mondo del giocattolo e il mondo del Licensing. Un appuntamento no stop dalle 10:00

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7 MOSSE PER SAPER PERDERE IN BORSA SENZA PERDERE LA TESTA A cura di Giorgio Nadali*

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Secondo Peter Lynch “Tutti possiedono le capacità mentali necessarie per far soldi in Borsa. Ma non tutti hanno voglia e fegato a sufficienza”. Soprattutto per saper perdere. È la psicologia della perdita. 1) Nervi saldi Gli investitori che vendono durante una recessione di solito perdono. Se vendi mentre il mercato scende, il tuo tempismo deve essere giusto due volte, quando esci e quando ricompri. Secondo Russell A. Poldrack le eccessive reazioni al mercato possono potenzialmente creare un ostacolo insormontabile ai rendimenti degli investitori. I nostri cervelli reagiscono più efficacemente a possibili perdite che a potenziali guadagni. Conosciuta come l'avversione alla perdita, questa distorsione


settembre\ottobre 2019 comportamentale può indurti a vendere nel momento sbagliato, durante e dopo una caduta di mercato. “La Borsa richiede convinzione, questo è certo. Com'è certo che travolge gli indecisi” Peter Lynch 2) No alla vendita per panico Se vendi al primo segno di un calo del mercato, potresti farti male. Più ti avvicini al pensionamento, peggio è vendere durante una crisi di mercato, perché potresti non avere abbastanza lavoro e anni di investimenti per compensare la perdita. “Solo l’8% delle nostre paure si realizza. Il 92% delle nostre paure sono sprecate. Niente panico”. Mark Gorman 3) Riconoscere quando si sbaglia Riconoscere quando si sbaglia non significa che il titolo si sia discostato dal modo in cui le analisi hanno dichiarato come le cose dovrebbero andare. Il mercato è completamente casuale. Accettare di sbagliare ti farà risparmiare tempo e denaro. Ancora più importante, inizierai a pensare al mercato in termini di medie. Avrai x percentuale di vincitori e x percentuale di perdenti. Non c'è modo di sfuggire a questo fatto. Mostrami un trader che deve sempre avere ragione e ti mostrerò una curva azionaria negativa. “Se non siete disposti a commettere errori, non farete mai nulla di originale.” Sir Ken Robinson 4) La massa di solito sbaglia Come le mucche in una mandria, gli investitori tendono a seguire la folla. Gli esseri umani sono abilissimi a copiare le azioni del gruppo più grande. Ciò accade perché gli investitori pensano che se così tante persone stanno acquistando nei mercati, devono avere ragione. Anche gli investitori precedentemente prudenti tornano indietro, di solito vicino al picco del mercato, solo per farsi prendere dal panico e vendere al primo segno di una recessione. Seguire la mandria in un periodo così può portare il tuo portafoglio proprio alla catastrofe. “L a massa ha scarsissima capacità

di giudizio e assai poca memoria”. Arthur Schopenhauer 5) È un ottimo momento per comprare Cosa pensi quando entri in un negozio e vedi il vestito perfetto in vendita al 50% di sconto? Te ne vai? Certo che no. Lo stesso ragionamento vale quando si investe. L'inevitabile crollo del mercato è una buona ragione per tenere un po’ di soldi investiti i mercati si calmano. Dopo un crollo del mercato, migliaia di azioni e fondi sono in vendita. Tutti quei titoli che desideri aver acquistato cinque o dieci anni fa sono di nuovo disponibili a quei prezzi. “L’uomo che nuota contro la corrente ne conosce la forza.” Thomas Woodrow Wilson 6) La volatilità non è una novità La redditività coerente scende a scegliere tra i disagi ch e senti quando segui il tuo piano e l'impulso di lasciarsi catturare (e governato) dall e tu e e m ozio ni . R a g giun ge re qualsiasi obiettivo nel trading richiede conoscenze specifiche del dominio e abilità tecniche. Ma poi, dopo tutto, è la gestione della mentalità. Eppure la maggior par te delle persone lo ignora pensa automaticamente di avere capito quell'ultima parte, ed è un errore. L'accettazione genuina che ci saranno perdite sulla strada per il successo sul mercato ridurrà di molto il danno quando alla fine arriveranno. “Il fattore chiave che determinerà il tuo futuro finanziario non è l'economia; il fattore chiave è la tua filosofia.” Jim Rohn

7) Rilassati Non commettere mai l'errore di credere che il successo del mercato debba venire da te velocemente. Scambia piccole cose, rimani nel gioco, persisti e, alla fine, raggiungi un livello soddisfacente di competenza. Il denaro è solo qualcosa di cui hai bisogno nel caso in cui non morirai domani. Lascia che ti ricordi di non ossessionarti per profitti e perdite. In qualunque cosa tu faccia, cerca divertimento, concentrazione, soddisfazione, umiltà, apertura. Paradossalmente (e come conseguenza non intenzionale) le tue performance commerciali miglioreranno significativamente. La fiducia non è "trarrò profitto da questo investimento". La fiducia è "Starò bene se non traggo profitto da questo investimento”. "Focus, pazienza, saggio discernimento, non attaccamento: le abilità che acquisisci in meditazione e le abilità necessarie per prosperare nel trading sono la stessa cosa". Yvan Byeajee * Giornalista e docente di "Comunicazione e Successo" c/o Università UniTre, Milano. Autore di 13 libri pubblicati con 7 Editori. 2 libri presenti c/o Università di Harvard, USA. Performance Executive Coach per aziende. Ha pubblicato recentemente “Buoni & Vincenti. Etica e spiritualità del successo e del denaro, Edizioni Segno, Udine, 2017 e “Chi non si accontenta gode. Accontentarsi della mediocrità è un “crimine”. Scopri le tue capacità per avere ed essere di più”, Lampi di Stampa, Milano, 2018. www.giorgionadali.com

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/Tecnologia

9 STRATEGIE PER GUIDARE LE VENDITE DEL TUO ECOMMERCE Quali strategie possono aiutare gli eCommerce a tenere vivo l’interesse dei propri Clienti? Ve ne presentiamo 9, prendendo come caso di studio l’eCommerce di moda Boohoo.com Rubrica a cura di Boraso

Nel corso del 2018, Boohoo Group, il gruppo di eCommerce di moda con sede nel Regno Unito che racchiude i brand Boohoo, PrettyLittleThing e NastyGal, ha raggiunto un fatturato totale di 579,8 milioni di sterline grazie ai circa 9,8 milioni di ordini ricevuti tra tutti i suoi brand. Sempre secondo i dati rilasciati dal gruppo, il fatturato dell’anno precedente era di soli 294 milioni di sterline: il 2018 ha significato quindi per l’azienda un incredibile aumento del 97%. Solo per il brand Boohoo.com, il fatturato del 2018, pari a 374,1 milioni di sterline, è aumentato del 32% rispetto l’anno precedente. I Clienti attivi sono aumentati del 22% così come è cresciuto il tasso di conversione dal 4% al 4,3% in un solo anno. Q ual è il s e g reto d el su cce ss o di Boohoo.com? Le strategie utilizzate per mantenere i Clienti interessati sul Web e sui Social Media sono sicuramente un fattore determinante. Scopriamo insieme le principali tattiche del brand. 1. Student ambassador Con un target molto giovane (principalmente studenti tra i 16 e i 30 anni), Boohoo si concentra sui media digitali e sui Social Media piuttosto che su altre forme più tradizionali di marketing. Non solo big influencer, il brand si avvale anche

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A cura di Carla Cavicchini


settembre\ottobre 2019 dell’influenza su scala ridotta derivata dai cosiddetti student ambassador. Il programma studiato da Boohoo offre agli studenti vestiti gratuiti, inviti a eventi e altri vantaggi esclusivi in cambio della promozione del brand all’interno dei college e dei campus universitari. Gli studenti scelti per aderire al programma di student ambassador devono avere una buona presenza online al fine di poter promuovere al meglio il brand sia online che offline. Questa strategia attinge al potere dei micro-influencer caratterizzati da un pubblico più piccolo, ma molto coinvolto. 2. Nuovi arrivi ogni giorno L’introduzione del concetto di fast fashion ha prodotto nei consumatori una richiesta di novità sempre maggiore. In risposta a questo, Boohoo offre stock di prodotti costantemente aggiornati abbinati a prezzi vantaggiosi: i clienti hanno così sempre un buon motivo per tornare sul sito. L’eCommerce dispone di un’intera categoria “New In” in home page: insieme alla sottosezione “New In Today” comunica agli utenti che le novità tanto attese sono a portata di click ogni giorno. (boohoo-menu-nuovi-arrivi) 3. Collezioni iper-contestualizzate Con una vastissima quantità di articoli presenti sull’eCommerce, per di più aggiornati quotidianamente, è facile che il cliente resti sopraffatto. Siamo portati a credere che una maggiore scelta di prodotti sia un plus, ma di fronte a troppe possibilità di scelta si rischia di sfociare nell’indecisione e, nel caso peggiore, nella “paralisi decisionale”. Questo fenomeno può essere espresso con il termine “paradosso della scelta”. Come offrire al cliente ciò che ormai si aspetta (tante novità da acquistare) evitando al tempo stesso la paralisi decisionale? Una buona tattica che Boohoo sfrutta è di raggruppare i prodotti in collezioni specifiche come “Going Out” e “Festival Shop” che

rispondono alle esigenze di un pubblico molto giovane. (boohoo-menu-collezioni) 4. Friend referral Se da una parte il programma di student ambassador, presentato nei paragrafi precedenti, aiuta nel mantenere alta la consapevolezza del brand, il friend referral consente di stimolare le vendite. Il programma offre 5£ di sconto per il referrer e una buona percentuale di sconto per il nuovo contatto acquisito. Boohoo incentiva il referrer e il referral con ulteriori vantaggi, come per esempio delle card 2x1 da utilizzare in oltre 6000 ristoranti del Regno Unito. (boohoo-friend-referral) 5. Riprova sociale Boohoo sa bene che la riprova sociale può essere molto efficace per sollecitare le vendite. Lo psicologo Robert Cialdini parla di questo principio come uno strumento molto potente di persuasione. Secondo Cialdini (nel suo libro Le Armi della Persuasione): “uno dei mezzi che usiamo per decidere che cos’è giusto è cercar di scoprire cosa gli altri considerano giusto”. Sfruttando il principio di riprova sociale, Boohoo ha incluso un vero e proprio “Instashop” che permette all’utente di acquistare velocemente gli articoli fotografati da altri clienti su Instagram con il tag dedicato #BOOHOObabes. Rispetto alle foto standard dell’eCommerce, le immagini tratte da Instagram permettono inoltre di capire meglio la vestibilità dei capi e di trarre ispirazioni sulle occasioni d’uso. 6. Post “shoppable” Oltre all’iniziativa Instashop per ispirare gli utenti e incentivare le vendite, Boohoo ottimizza i post su Instagram permettendo ai potenziali clienti di acquistare i capi preferiti con un solo click.

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Le foto pubblicate sul profilo ufficiale dell’eCommerce contengono infatti un particolare link che consente di collegare la scheda prodotto all’immagine postata su Instagram e di procedere facilmente all’acquisto. (boohoo-instagram-post-shoppable) Come rafforzativo, il brand aggiunge nella didascalia il numero SKU (Stock Keeping Unit) di ciascun capo presente in foto. Grazie a questa tecnica, gli utenti che preferiscono accedere all’eCommerce dal browser, e non attraverso Instagram, possono ritrovare velocemente lo stesso capo inserendo il numero SKU nella barra di ricerca. 7. Acquisto rapido Un’altra tecnica utilizzata dall’eCommerce per rendere lo shopping più semplice e immediato è l’aggiunta del pulsante di acquisto rapido. Grazie a questa funzionalità l’utente visualizza un pop-up che permette di inserire il prodotto nel carrello (scegliendo taglia e colore) senza abbandonare l’attuale pagina di navigazione. 8. Filtri Se gli utenti si trovano all’interno di pagine di categoria, Boohoo assicura un modo semplice e immediato per raffinare la navigazione attraverso appositi bottoni di filtro. (boohoo-filtri-pagina-categoria-prodotto) Si tratta di un elemento permanente per tutte le categorie di prodotto posizionato in alto a sinistra dello schermo: in questo modo l’elemento risulta molto visibile consentendo all’utente di accedere rapidamente allo stile preferito. 9. Opzioni multiple di spedizione La fase di pagamento e spedizione è cruciale per i consumatori che effettuano i propri acquisti tramite eCommerce. Secondo una ricerca condotta da AlixPartners, il 60% degli eShopper sceglie dedicarsi allo shopping sulla base delle opzioni di spedizione e si stima che il massimo tempo di attesa per ricevere i prodotti acquistati si aggiri sui 4 giorni (in calo rispetto ai 5 giorni nel 2012). Su questo aspetto, Boohoo è molto attento: propone infatti numerose opzioni di pagamento e una vasta scelta tra formule

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Click&Collect e di spedizioni avvalendosi di partner dedicati che, in alcuni casi, consentono di scegliere il giorno preciso in cui ricevere i propri acquisti.



/Fashion

QUANDO LA MODA ESPRIME POSITIVITÀ ED OTTIMISMO Intervista a Isabel Benenato A cura di Patrizia Saolini

In occasione di Milano Moda Uomo Primavera/Estate 2020 abbiamo incontrato la stilista italiana Isabel Benenato che ci ha parlato del significato del suo lavoro continuamente nutrito dall'attenzione per il valore umano e il rispetto per l’ambiente. Profondamente legata alle sue origini italiane e al tempo stesso aperta a esplorazioni cosmopolite, Isabel Benenato esordisce nel 2008 con la sua prima collezione donna dopo aver conseguito gli studi in Lingue e letteratura all'Università di Pisa. Oggi la stilista, che continua a trarre dalla letteratura, dall'arte, dalla musica e dalla fotografia la sua primaria ispirazione, lavora a Lucca con il marito e le figlie. L'abbiamo incontrata nel suo showroom milanese dove abbiamo potuto osservare da vicino il suo lavoro di designer, intimamente permeato da una grande attenzione ai materiali e alle lavorazioni artigianali ecosostenibili. Da dove hai tratto ispirazione per la tua prossima collezione Uomo? Si percepisce un'atmosfera sperimentale. "L'ispirazione della collezione Blind of Love nasce dall'artista statunitense Cy Twombly (1928-2011), famoso soprattutto negli anni Cinquanta perché interessato ai graffiti che venivano ritrovati nei bagni pubblici, per cui ha un effetto di non-senso dato da linee e scritte, a volte anche toccanti perché arrivano direttamente al cuore come frasi d'istinto oppure tratte da poesie o canzoni (intanto nello showroom milanese suona di sottofondo l'album Closer della band inglese Joy Division - ndr). Abbiamo cercato di riprodurre a mano questi pannelli, è tutto fatto a mano da me, anche l'installazione riprende il concetto dei bagni con quasi 300 metri di carta che girano su tutto lo showroom e creano una sensazione di purezza, leggerezza."

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Collezione donna Fall/Winter 19/20 - © Ufficio Stampa Isabel Benenato


settembre\ottobre 2019 In effetti sembra un panneggio di stoffa ma in realtà è carta. "Esatto. Da questa ispirazione abbiamo creato la nostra versione di Twombly, come qualcosa di istintivo che è un po' nascosto dentro di noi, proprio per questo il titolo della collezione è Ciechi d'amore. È quello che ho cercato di riprodurre con questo tipo di stampa, come l'action painting che ripropone un gesto istintivo e significativo insieme. Inoltre il cotone è spesso lavorato jaquard e c'è anche una lavorazione doppiata per creare giochi di colore." Qual è il pezzo forte di questa collezione? "Non c’è un solo pezzo importante, piuttosto c’è un mix inconsueto dato dal fatto di mettere all'esterno del capo quello che solitamente è all'interno: ci sono trame interrotte, accostamenti insoliti e molti dettagli artigianali. Oltre ai capi che riproducono in serigrafia le stampe, ci sono abiti realizzati con tre tipi di tessuto diverso, un po' come a voler mettere insieme cose che non potrebbero stare le une con le altre. Alcuni capi sono espressione di stratificazione attraverso il patchwork."

A me piace tantissimo leggere e raccogliere in un quaderno le frasi che mi colpiscono, e questo mi fa venire in mente Michelangelo, il suo modo di procedere a partire da un blocco di pietra per poi arrivare all'essenza: è come se sulle persone si stratificasse tutto quello che le inibisce, che può essere dato dall'educazione, dall'esperienza, sono tutti strati secondo me da togliere per arrivare poi a quello che siamo noi veramente. Intendo il mio lavoro come un possibile veicolo di un messaggio positivo che cerco di trasmettere a tutti, soprattutto durante le mie sfilate, anche attraverso la scelta della musica, affinché possa lasciare sia al pubblico che a tutti noi una sensazione di grande felicità."

Quali sono i tuoi irrinunciabili alleati per stimolare la creatività? "Non posso vivere senza musica, senza lettura, senza arte, senza fotografia, tutto nasce da quello: infatti le mie collezioni sono riconoscibili perché sono come percorse da un filo comune nel tempo che le rende indifferenti ai trend vigenti e attuali. Non saprei cosa rispondere a cosa va di moda quest'anno, perché per me, in un certo senso, va di moda sempre la stessa cosa che si evolve, ma rimane qualcosa di molto intimo e personale che esprimo attraverso il senso del bello e della positività." Che valori condividi con i tuoi clienti? "Se una persona sceglie di indossare un mio capo, deve poter stare bene e sentirsi se stessa. Condivido il valore di un lavoro eticamente corretto, cosa per me molto importante a livello di materiali e di produzione in linea con una filiera green e sostenibile. È da più di dieci anni che sto attenta a questi aspetti ed è un impegno non semplice da portare avanti, ma una volta che entri all'interno del processo ecosostenibile non torni più indietro. Per fortuna adesso c'è anche una sensibilizzazione molto più diffusa su questi temi. E poi i nostri uffici sono nel verde della campagna lucchese e questo ci consente di avere un certo isolamento che favorisce la ricerca e la sperimentazione nel nostro lavoro. Tutto è molto sentito, in azienda siamo in pochi, questo ci aiuta a conservare sempre una grande personalizzazione in tutti i processi e il cliente lo sente." E che valori condividi invece con il tuo team? "Con i miei collaboratori abbiamo alcune regole fondamentali che sono il rispetto massimo del contesto che ci circonda, la musica – che ci deve essere sempre – e la lettura di un libro a settimana, perché dobbiamo alimentare la nostra creatività.

In foto: Isabel Benenato - © Isabelbenenato.com

Collezione uomo Spring/Summer 2020 - © Ufficio Stampa Isabel Benenato

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/ Fashion

VIGANÒ ALTA MODA Intervista a Laura Viganò A cura di Giovanni Bonani

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settembre\ottobre 2019

L’azienda quest’anno ha raggiunto il traguardo dei 100 anni di attività. Come si riesce a restare attuali, nonostante si possieda un passato così importante? "Sicuramente è importante essere sempre aggiornati sulle nuove tendenze e perché questo accada siamo in costante ricerca di cose particolari, ma sempre in linea con la nostra idea di gusto e stile. Bisogna anche stare attenti a non chiudersi nelle proprie certezze ed è un rischio che le aziende con un passato così ricco corrono più delle altre. Avere un nome e una storia importanti sono elementi di prestigio ma che possono essere armi a doppio taglio se ci si adagia troppo." Quanto c’è del suo gusto e carattere nei gioielli che crea e propone per le sue future clienti? "C’è sicuramente una parte consistente ma bisogna stare sempre attenti a non fossilizzarci su cosa piace a noi ma pensare cosa desiderano le nostre clienti. Anticipare le loro necessità. Certamente non riuscirei a proporre oggetti di un gusto che non condivido." L’essere donna ha costituito un plus o un intralcio per poter emergere nell’azienda di famiglia? "L’essere donna è stato un plus. Credo sia importante, dopo tutta una vita aziendale di impronta maschile, dare una visione diversa. Soprattutto essendo un’azienda rivolta perlopiù a un pubblico femminile."

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Che cosa rappresenta per lei il Made in Italy? "Il Made in Italy è una delle più alte rappresentazioni del “saper fare” ed è per questo che è ancora così ricercato. Nel mondo attuale, è merce rara." Potrebbe darci qualche anticipazione sui suoi ultimi progetti? "Festeggiare al meglio questo nostro grande traguardo è l’obiettivo attuale. Stiamo, inoltre, pensando di sviluppare e radicare la nostra presenza online. Non nascondo che continuo a credere molto nell’esperienza fisica in negozio, ma ormai il mondo del commercio segue due direzioni ed è giusto essere presenti al meglio." Ha in programma di aprire altri punti vendita nei prossimi anni? "Per il momento l’idea è continuare a fare sempre meglio con quelli che abbiamo attualmente. Avere due negozi al giorno d’oggi per una piccola azienda famigliare è già una sfida." Pensa di affiancare al retail fisico un canale di E-commerce? "È un progetto sul quale sto lavorando. Se dovessi farlo, vorrei che fosse realizzato al meglio, in modo da offire una valida alternativa all’esperienza fisica in negozio." Che cosa ricerca una vostra cliente tipo, quando entra in un vostro negozio? "Avendo due negozi molto diversi tra loro, le nostre clienti tipo sono diverse. C’è chi cerca l’accessorio perfetto per una cerimonia (una collana, un cappello o una borsa, ad esempio) e c’è chi ha trovato su internet dei bijoux o dei ricami che desidera creare lei stessa. E lì ci sbizzarriamo nel proporre tutte le possibilità. Spesso andando a scovare pezzi vintage che ancora abbiamo in negozio." Ci può dire la richiesta più strana che ha ricevuto da una cliente? "Nel negozio in cui vendiamo minuterie, arrivano richieste di ogni tipo. Mi viene in mente quando un gruppo di clienti mi ha chiesto se avevamo del caffè. Chissà, magari, prima o poi."

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Per ultimo, come si immagina la sua azienda per i prossimi 100 anni? "La immagino attenta al gusto e sempre più radicata sul territorio milanese, ma allo stesso tempo all’avanguardia. Perché questo accada bisogna lavorare duramente, fare ricerca costante e non arrendersi di fronte alla crisi che i negozi stanno affrontando da troppi anni. Ma noi teniamo duro con entusiasmo e perseveranza."



/Premio

SUPERBRANDS L’orgoglio di fare la differenza

Rubrica a cura di Superbrands

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settembre\ottobre 2019 Il programma Superbrands, aggregatore delle eccellenze di marca e organizzatore di numerosi eventi di networking, ha visto quest’anno anche lo svolgimento di numerosi appuntamenti nelle principali Università italiane per promuovere e testimoniare l’eccellenza.

italiani”, è andato a DISNEY che continua la sua missione di divertire educando, creando emozioni e magie attraverso decine di characters indimenticabili (da Topolino, che ha compiuto 91 anni, a Frozen, dai supereroi Marvel a quelli della saga di Star Wars). Il premio “Superbrands Social POP Award 2019 ” è stato assegnato a FLORMIDABIL (di successo nel mondo farmaceutico) per la sua capacità di ingaggiare attivamente la community online a sostegno della propria candidatura.

In collaborazione con l’Università Cattolica, con la LIUC di Castellanza, lo IED di Torino e con ROMA Tre, i testimonial dei brand più rappresentativi sul mercato hanno portato il racconto di successo di come affrontano le nuove sfide della marca di fronte ad un contesto sempre più connesso e complesso.

Ma Superbrands è anche l’organizzatore dei Superbrands Awards, ormai unanimamente considerati gli Oscar per i brand che si distinguono sul mercato grazie all’innovazione, l’autenticità e la responsabilità. Il primo evento del 2019, il Superbrands Summer Party, si è tenuto a Radio Italia il 9 luglio e ha visto l’assegnazione di alcuni importanti riconoscimenti:

• "Superbrands ONLUS of the year 2019 ”, andato a FONDA ZIONE L’A L B E R O D E L L A V I TA c h e opera per assicurare il benessere, proteggere e promuovere i diritti, favorire lo sviluppo dei bambini, delle loro famiglie e delle comunità di appartenenza, occupandosi di accoglienza dei minori allontanati dalle famiglie di origine, gestendo comunità di accoglienza e favorendo l’affido familiare.

• Il “Superbrands POP Award 2019”, promosso in collaborazione con la radio attraverso il coinvolgimento diretto degli ascoltatori e dei fan per eleggere la “Marca più amata dagli

• “Superbrands Passion For Branding 2019”, istituito per celebrare chi ha messo tutta la sua passione

al servizio del brand e ha ottenuto risultati d’eccellenza, assegnato a RENZO RASTELLI, CEO e Founder di ARAN WORLD. • “Passion For Communication”, dedicato specificatamente alla capacità di creare una comunicazione sempre attuale ed autentica, assegnato a FRANCESCO SPANEDDA, Chief Brand Officer di THUN. Su www.superbrandsaward.it è disponibile un’ampia gallery fotografica della serata di celebrazione tenutasi a Radio Italia e allietata dalla splendida voce di Martina Roasio. Il secondo “super” evento, si svolgerà invece alla "Fabbrica del Vapore" di Milano il 3 dicembre e vedrà premiato il Superbrands of the year 2019, il brand votato dal Superbrands Council dopo un attento esame delle performance di marca sulla base degli S-Factors che sono alla base del modello di valutazione Superbrands. In questa occasione saranno anche assegnati i premi dedicati specificatamente ai tre drivers dell’essere Superbrands: il Superbrands of the year for INNOVATION, il Superbrands of the year for AUTHENTICITY e il Superbrands of the year for RESPONSIBILITY.

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/ Turismo

SE MO-VE-MO!

“IL FUTURO DEL TURISMO? ESPERIENZE PERSONALIZZATE, DI QUALITÀ E RICONOSCIBILI” Intervista a Gabriele Burgio, Presidente e AD di Alpitour A cura di Giorgio Nadali

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settembre\ottobre 2019 Alpitour nasce a Cuneo nel 1947 con un piccolo ufficio dedicato all'organizzazione di servizi turistici su iniziativa di Lorenzo Isoardi. Il primo nome dell'azienda è Alpi: la sua attività è dedicata principalmente a organizzare i trasporti, in treno o in pullman, di grandi comitive in occasione di importanti eventi, come l'Anno Santo a Roma o il carnevale di Nizza. Quattro anni dopo, nel 1951, l'azienda ottiene la rappresentanza della LAI (Linee Aeree Italiane, l'attuale Alitalia). Nel 1960 nasce la formula del viaggio "tutto compreso", che consente ai turisti di visitare le più suggestive località europee. Nel logo di Alpi per la prima volta compare il gabbiano e nel 1967 il nome dell'azienda diventa ufficialmente Alpitour. Nel 1968 Alpitour raggiunge le principali località del Mediterraneo e dell'Atlantico Orientale, consentendo ai clienti di scegliere voli speciali senza scali intermedi e con un sensibile contenimento dei costi. Negli anni ottanta Alpitour amplia progressivamente la propria offerta, inserendo nel proprio carnet destinazioni di lungo raggio. Nel marzo 2017 Asset Italia, controllata dalla società d'investimento di Giovanni Tamburi, TIP (Tamburi Investment Partners) rileva il 32,67% di Alpitour sottoscrivendo un aumento di capitale di 120 milioni. Valutando quindi l'intera società 370 milioni. Alla fine del 2017 il bilancio Alpitour chiude con ricavi a quota 1,22 miliardi di euro (con un aumento dell'11%), ebitda di 46 milioni (aumento del 25%) e utile di 10,5 milioni. Nel marzo 2018 rileva la gestione del Tanka Village in Sardegna dopo aver già acquisito due alberghi a Zanzibar, in Madagascar, in modo da rafforzare la catena alberghiera VOlhotels (17 strutture). Nell'aprile 2018 Alpitour firma un accordo strategico con Eden Viaggi che entra a far parte del gruppo torinese. Nel maggio 2018 Asset Italia, il veicolo con cui nel 2017 la merchant bank di Giovanni Tamburi (TIP) era entrata in Alpitour insieme ad alcune note famiglie industriali italiane come i Lavazza, i Lunelli, i Branca e i Seragnoli, rileva anche il 38,8% nelle mani dei due fondi di private equity, Wise e Ilp, entrati nel 2012 nel tour operator acquisendone il controllo dalla

famiglia Agnelli, raggiungendo così oltre il 70% di Alpitour valutato 470 milioni di euro. L'acquisto delle quote dei due fondi avviene con la nascita di una nuova società, Alpiholding, controllata per il 49,9% da Asset Italia, per lo 0,2% dal Presidente e Amministratore Delegato di Alpitour, Gabriele Burgio, e per il residuo 49,9% da altri azionisti. Wise non se ne andrà del tutto: acquisirà una quota del 3,5% di Alpitour. Nel luglio 2018 Alpitour, dopo aver perfezionato in marzo l'acquisizione al 100% di Swan Tour avviata ancora nel 2016, costituisce la terza divisione tour operating del Gruppo (dopo Alpitour e Francorosso) dando vita a Press&Swan. Quali sono le destinazioni preferite all'estero? Il nostro Gruppo propone vacanze e viaggi in ogni angolo del mondo, per ogni target ed esigenza. È difficile dare una risposta a questa domanda, perché ognuno ha mete preferite a seconda del viaggio che intende fare. Ovviamente ci sono degli evergreen, come l’Italia, la Spagna, la Grecia, le Maldive, il Madagascar, i Caraibi, solo per citarne alcuni. Poi, come precursori cerchiamo sempre di aprire nuove strade, negli ultimi

due anni abbiamo inaugurato ad esempio la Birmania e Phu Quoc, in Vietnam. Cosa risponde a chi è abituato a organizzare autonomamente la propria vacanza grazie al web? Oggi internet rappresenta uno strumento di grande importanza in innumerevoli occasioni di informazione, ricerca, inspirazione e acquisto. Nell’era digitale, questi sono indubbiamente aspetti da tenere in considerazione e come grande realtà turistica non possiamo trascendere da questi cambiamenti, anzi, è importante integrarli alla cultura aziendale, per essere più completi e competitivi sul mercato. Del resto, chi decide di affidarsi a un Gruppo solido come il nostro fa una scelta netta verso qualità, assistenza, sicurezza e professionalità. Caratteristiche riconosciute in oltre 70 anni di storia: siamo stati più volte premiati dall’Istituto Tedesco di Qualità e Finanza come massima eccellenza, garantiamo ai nostri clienti standard altissimi, un’assistenza continuativa ogni giorno. Anche dall’altra parte del mondo ci prendiamo cura di chi sceglie la nostra esperienza e il nostro stile. Questi sono plus fondamentali, che chi prenota da solo non ha.

In foto: la sede Alpitour di Torino

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Quali sono i numeri consolidati di Alpitour? Il nostro Gruppo, formato da cinque divisioni (Tour Operating, Aviation, Hotel Management, Incoming e Travel Agencies) nel 2018 ha chiuso il bilancio con un fatturato di 1,68 miliardi e un ebitda di 59,9 milioni. Per quest’anno l’obiettivo è arrivare ai 2 miliardi e continuare a migliorare la reddittività, attraverso soprattutto il consolidamento del settore alberghiero e aviation. Quali sono le opportunità in franchising che offrite con VOIhotels? Nessuna, sono tutte strutture gestite direttamente o di proprietà. Al momento abbiamo 17 hotel nella collezione, a cui si aggiungeranno altre due strutture prossimamente: investimenti ingenti che stiamo portando avanti per offrire resort di alto livello in location suggestive e strategiche. Vogliamo che i nostri ospiti provino esperienze autentiche e sentano il luogo in cui sono con lo stile italiano: del resto l’acronimo “VOI” riassume la nostra filosofia, Vera Ospitalità Italiana ovunque ci si trovi. Quali sono, secondo lei, le 3 caratteristiche di un viaggio di successo? Un viaggio deve far scoprire nuovi paesi e nuove culture. Deve offrire nuove prospettive, per ampliare gli orizzonti e deve permettere di incontrare nuove persone, per arricchirsi. Tutto questo condividendo il tempo con le persone più care, che vivono con noi esperienze importanti. Infine, ovviamente, la location e i servizi devono essere equiparati o superiori alle aspettative. Riassumendo, direi quindi le tre caratteristiche essenziali sono: scoperta, condivisione e qualità. Quali sono i tre punti di forza di Alpitour? La nostra azienda è unica sul panorama nazionale: siamo un Gruppo integrato che per sua stessa natura è in grado di controllare l’intera filiera, garantendo una customer experience personalizzata. Accogliamo i nostri clienti a bordo della nostra compagnia aerea Neos che, con i suoi 787 Dreamliner, è tra le più giovani e tecnologiche in Europa, li ospitiamo nei resort della nostra catena alberghiera VOIhotels e li coccoliamo con i nostri format di vacanza, animazione e assistenza, proponendo attività, servizi e attenzioni speciali. In secondo luogo, direi sicuramente il nostro piglio pionieristico: in oltre 70 anni abbiamo portato innovazioni tecnologiche, aperto nuove mete e destinazioni, immaginato nuovi modi di viaggiare, accolto i cambiamenti, dettandone a nostra volta. Questo ci ha permesso di essere sempre al passo con i tempi, se non in anticipo. Infine, siamo un’azienda aperta e flessibile, attenta alle persone e al mondo in cui operiamo: per noi è diventato essenziale avere una politica ambientale e sociale corretta e lungimirante, oltre ad offrire luoghi di lavoro sereni e vivaci, che aiutino il clima aziendale e una buona work life balance grazie anche alla recente introduzione dello smart working. Quindi in sintesi, i nostri punti di forza sono indubbiamente: integrazione, innovazione e flessibilità.

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L'Istat stima che i residenti prenotino direttamente l’alloggio in circa il 71% dei viaggi negli esercizi ricettivi italiani, in aumento rispetto al 2016 per le vacanze (+6%), in calo per i viaggi di lavoro (5,2%). I viaggi senza prenotazione diminuiscono dell’8,6% e rappresentano circa il 14% delle partenze. Nel 65% dei viaggi l’alloggio viene prenotato tramite internet (+8% rispetto al 2016). Cosa ne pensa? Il trend va nella direzione delle prenotazioni anticipate, per noi si prenota sempre prima: grazie alle consolidate politiche di Advance Booking stiamo infatti assistendo ad un’accelerazione delle prenotazioni fatta con sempre maggiore anticipo. I clienti possono prenotare la loro vacanza online, oppure in agenzia di viaggi: soprattutto per viaggi complessi e lontani, magari itineranti, oppure dall’altra parte del mondo, le persone continuano a scegliere di affidarsi a qualcuno che reputano affidabile e professionale e scelgono dove andare anche molto tempo prima. Qual è il futuro del turismo secondo lei? Il futuro del turismo passa da un’integrazione sempre più strutturata fra le diverse aree e da un controllo della filiera sempre maggiore: in questo modo si accompagna il cliente in ogni momento, offrendo esperienze personalizzate, di qualità e riconoscibili.

Veduta notturna dalla terrazza del VOI Donna Camilla Savelli Hotel


PERCHÈ ESSERE NORMALE QUANDO

PUOI ESSERE SUPER?

Questi sono i Superbrands 2019. Condividono l’impegno per l’innovazione, l’autenticità e la responsabilità e sono riconosciuti SUPER da clienti e consumatori. superbrandsaward.it


/Turismo

In foto: DoubleTree by Hilton Turin Lingotto

LE MILLE LUCI DI TORINO Fioriscono gli eventi sotto la Mole che, oltre agli spazi del Lingotto, offre per eventi, presentazioni e incontri d’affari, musei all’avanguardia e dimore storiche

Torino è sempre più in ascesa tre le destinazioni di turismo d’affari. E non poteva esser diversamente per la città che ha inventato il Vermouth, il rito del caffè e del “bicerìn” seduti nei locali belle époque ed Eataly (con Eataly Lingotto, il primo centro enogastronomico di prodotti alimentari italiani di alta qualità ideato da Oscar Farinetti ed esportato in tutto il mondo. Ma la prima capitale dello stato italiano è stata anche la città che ha visto nascere la settima arte, il cinema, sul territorio italiano e che per anni è stata icona dell’auto tricolore (Fiat certo, ma a inizio ‘900 erano centinaia le fabbriche di quattro ruote all’ombra della Mole Antonelliana).

A cura di Cinzia Meoni

Complice la sua posizione strategica con la Francia, i collegamenti garantiti da alta velocità e aeroporto, oltre alle quasi duecento sedi congressuali (da meeting di una decina di persone alle migliaia che possono essere ospitate all’Oval Lingotto), il capoluogo piemontese sta diventando

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settembre\ottobre 2019 sempre più apprezzato per appuntamenti d’affari che sfociano in week end lunghi o vacanze alla scoperta di un territorio ancora in grado di sorprendere. Tanto più che tra gli spazi destinati a incontri d’affari ed eventi vi sono dimore storiche (a iniziare da Palazzo Madama e dalla Reggia di Venaria), musei (il Museo Egizio e il Museo dell’Auto, sono tra le mete predilette per eventi, presentaziono e serate di gala) e persino uno zoo (Zoom Torino, il primo bioparco “immersivo” in Italia a pochi chilometri dalla città). La città attraversata dal Po e circondata dalle Alpi, in poco meno di cinquecento anni si è trasformata da pigro villaggio pedemontano a capitale di un regno prima e di una nazione poi, attraendo artisti, architetti come Juvarra e Guarini, aristocratici e intellettuali e dettando modi e stili di vita che si sono presto diffusi nel mondo. Per anni nascosta dalla sua fama industriale, Torino è stata scoperta dal turismo internazionale da poco più di un decennio anche grazie alle Olimpiadi Invernali del 2006, ma conserva ancora

l’eleganza sobria, il sapore del lusso e il fascino ottocentesco di una città dove la vita si assapora come una tazza di caffè, lontana anni luce dagli assedi dal turismo mordi e fuggi che affligge numerose città d’arte. Qui non esiste alcun problema di overtourism che affligge destinazioni come Venezia e Firenze, ma in attesa di un appuntamento d’affari o subito dopo, si passeggia sotto i portici attraversando piazze barocche e ammirando dimore nobiliari di altri tempi o si sale sulla Mole Antonelliana, quasi aspirati verso l’alto da un ascensore velocissimo che in pochi secondi percorre 85 dei 167,5 metri di altezza della struttura fino alla terrazza panoramica da cui si gode una magnifica vista a 360° su Torino e sulle Alpi circostanti. Una visita al Museo del Cinema (w w w. m use o n azio n ale delcin e m a . it), ospitato all’interno della Mole, o al Museo dell’Auto, entrambi allestiti dallo scenografo francese François Confino, è il modo migliore di chiudere una giornata d’affari concedendosi qualche ora di svago all’insegna delle due eccellenze torinesi.

In foto: DoubleTree by Hilton Turin Lingotto

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In foto: DoubleTree by Hilton Turin Lingotto

La città che ha dato vita, per l’Italia, alle immagini in movimento, prima tra tutti nel 1914, la “Cabiria” di Giovanni Pastrone con testi di Gabriele D’Annunzio (a cui è dedicato non a caso uno spazio nell'Aula del Tempio, fulcro del Museo del Cinema) girata negli stabilimenti sulla Dora Riparia, è ancora uno dei luoghi con il maggior numero di sale cinematografiche rispetto agli abitanti nel Paese e con una intensa vita culturale. Quanto al Museo dell’Auto (www.museoauto.it/website/it), in queste sale trovano posto 200 vetture originali di oltre 80 marche diverse, comprese le macchine da corsa esposte in una sala in cui, volendo, si può allestire anche una cena di gala. Non si può infine passare a Torino e non visitare il Museo Egizio (www.museoegizio.it), recentemente riallestito, e la sua collezione di antichità seconda solo al museo de Il Cairo. Con i suoi 4mila anni di storia racchiusi nelle sue sale, attualmente il Museo può essere prenotato anche per eventi privati e visite guidate, trasformandosi in una suggestiva location per cocktail, aperitivi e conferenze. Il bello di una città come Torino sono poi le numerose iniziative che esaltano la storia e le tradizioni del capoluogo piemontese e allo stesso tempo danno modo di coinvolgere soci, partner d’affari e clienti in attività divertenti che rafforzano il legame. Non solo visite dedicate (come quelle riguardanti la Torino esoterica che coinvolgono guide e attori proposti da somewhere. it/ ), ma anche laboratori destinati a scoprire alcune delle

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In foto: DoubleTree by Hilton Turin Lingotto

In foto: DoubleTree by Hilton Turin Lingotto


eccellenze piemontesi come il vermouth. Fulvio Piccinino di “Esperienza Vermouth” guida gli ospiti nella storia di questo prodotto così legato al territorio piemontese, in un percorso di scoperta, degustazione e creazione di un proprio unico vermouth (per info: +39 011 192 14 791; info@esperienza.com). Pe runa partenza sprint invece si può anche organizzare una sessione di risveglio muscolare, ma anche qualcosa di più efficace o divertente. Per info Lorenzo Maresca: Maresca.lorenzo@gmail.com) sull’ex pista di collaudo del Lingotto (www.lingottofiere.it/it/3/gl-events) che oggi, così come l’intera struttura della storica fabbrica di macchine Fiat è parte del gruppo GL Events. Senza dimenticare l’offerta gourmet che spazia dalla ricchissima tradizione piemontese, alle enoteche di nuova generazione, dai caffè ottocenteschi fino ai nomi più blasonati dell’enogastronomia internazionale: sotto la Mole trovano spazio Antonino Canavacciuolo (con Bistrot), Ferran Adrià e Federico Zanasi che hanno aperto lo scorso anno un proprio locale (Condividere) nella Nuvola Lavazza (la nuova sede dell’azienda di caffè che oggi si propone anche come spazio per eventi fino a 1.200 partecipanti. Del complesso fa parte anche il Museo, per un viaggio nella cultura globale del caffè e della Lavazza). Una buona base di partenza per chi si trova a Torino p er af fari è il D oubleTree by Hilton Turin Lingot to (hiltonhotels.it/italia/doubletree-by-hilton-turin-lingotto/), a tre passi dagli spazi del Lingotto, da Eataly Lingotto e dalla stazione della metropolitana con cui, al termine di una intensa giornata di lavoro si raggiunge facilmente il centro città. La sola struttura merita una visita (magari per un cocktail) visto che è stata ricavata all’interno della storica fabbrica di Fiat (di cui conserva ancora delle foto d’epoca) ed è poi stata ripensata e ristrutturata da Renzo Piano. Da qui si può poi accedere gratuitamente alla pista di atletica leggera situata all’ultimo piano del Lingotto proprio dove avvenivano i collaudi delle auto. Per info: turismotorino.org

In foto: DoubleTree by Hilton Turin Lingotto

Veduta esterna del DoubleTree by Hilton Turin Lingotto


NEWS IN TOWN

A cura di Cinzia Meoni

Autunno bollente sotto la Madonnina tra nuove aperture, nuovi concept, chef e bartender pronti a sperimentare inediti percorsi del gusto. Milano si è ormai affermata come capitale dell’enogastronomia italiana e punto di riferimento della sperimentazione di nuove idee di ristorazione a livello internazionale. Ecco le più interessanti per la bella stagione! FILETTERIA ITALIANA Ripa di Porta Ticinese 107, Milano Espansione in corso per Filetteria Italiana, un concept meneghino dove carni e filetti sono i protagonisti. Da poche settimane ha infatti aperto la sede di Corso Garibaldi 17 che si aggiunge a quella Ripa di Porta Ticinese si propone come un locale dominato dalla creatività. Qui si può scegliere tra piatti di carne non solo di manzo, ma anche di cammello, canguro, bufalo, bisonte, renna, struzzo, cinghiale e zebra. Per Edoardo Maggiori, titolare della Filetteria Italiana, la scelta migliore rimane quella di aprire un ristorante mono prodotto cercando di esaltare il filetto anche attraverso una proposta di 15 salse diverse di base oltre ad altre create a rotazione durante l’anno. E infatti, oltre a Filetteria Italiana, all'imprenditore fanno capo il concept “L’Officina del Riso” (in via Marghera e in via della Moscova 50) e "Nuda e Cruda" il nuovo concept, tartare bar, che inizia il suo cammino in via Legnano 18, ex sede di Filetteria Italiana. © lafiletteriaitaliana.com

PECK PORTA VENEZIA Via Salvini 3, Milano

Il brand milanese si rafforza e dopo l’apertura di Peck CityLife ha inaugurato Peck Porta Venezia, un nuovo puto di riferimento nell’alta gastronomia meneghina. Una boutique alimentare dove domina la stagionalità. Sui banconi oltre a una selezione di eccellenze territoriali, si trovano i prodotti che arrivano dai laboratori di Via Spadari, insegna storica sotto la Madonnina e luogo di incontro di intellettuali, attori e musicisti. Dall’aprile 2013 lo storico brand milanese è nelle man della famiglia Marzotto.

SPICA Via Melzo 9, Milano Spica è il nuovo locale ideato da Ritu Dalmia e Analjit Singh dopo “Cittamani” insieme a Viviana Varese. Il ristorante nasce dalla passione dello chef Damia per le cucine del mondo e si propone come un atlante di nuovi sapori. Non strettamente un concept ma una “questione di cuore” che racconta in ogni piatto una passione gastronomica, un viaggio, una scoperta e, in definitiva, una condivisione di sapere e gusto. Il progetto di interior, un inedito mix di suggestioni e di culture con l’omaggio ai maestri del design meneghino del XX secolo, è stato realizzato dallo studio Vudafieri-Saverino Partners.

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settembre\ottobre 2019

PARTICOLARE Via Tiraboschi 5, Milano Un giardino in Porta Romana accoglie sia chi vuole sperimentare gli innovativi cocktail ideati “a scopo terapeutico” dalla barlady, Anna Ardò, sia chi vuole intraprendere il percorso del gusto ideato dallo chef Andrea Cutillo che propone una cucina mediterranea con una forte attenzione ai prodotti locali, ai piccoli produttori e a una filiera “etica” (il pesce, ad esempio è certificato Friend of the Sea). Il ristorante è totalmente “plastic free” ed è in prima fila sia nella lotta allo spreco dei rifiuti in cucina sia sul fronte del risparmio energetico. Particolare nasce da un’idea di Cutillo, Luca Beretta, maitre e sommelier e Mino Traversi, F&B manager, di creare un’oasi di pace e gusto in pieno centro. Il locale, realizzato dagli architetti Rodolfo Sormani, Alessandro Tonassi e Matteo Ranghetti, si ispira all’eleganza degli Anni ’50 e ’60. All’interno trovano posto 26 coperti, nel giardino esterno invece si possono accomodare fino a 40 persone. Il menù degustazione di sei portate con abbinamento vini è proposto a 60 euro. Da non perdere il “raviolo croccante ripieno di ossobuco” dove la tradizione milanese si unisce a quella asiatica considerando che il raviolo è realizzato con farina di riso.

IL MANNARINO Piazza De Angeli 1, Milano I fornetti di Cisternino prendono casa a Milano nel cuore del quartiere di Marghera-De Angeli. Il Mannarino si popone infatti come una macelleria dove l’ospite sceglie dal banco i tagli di carne disponibili pronti ad essere cucinati. Per i tagli di carne infatti non c’è alcun menù, si sceglie direttamente al banco per poi decidere come cuocerli e dove mangiarli (a casa propria o nella sala accanto alla macelleria). Protagonisti, oltre alle tradizionali bombette, anche involtini, tartare e spiedini oltre ad alcune specialità casalinghe “made in Puglia” anche monoporzione come le friselle o la purea di fave e cicoria. Il progetto prevede già entro il 2020 due nuove aperture su Milano oltre alla possibilità di oltrepassare il confine in direzione di Londra prima e degli Usa poi.

PIZZOTTELLA TONDA Via Lodovico Muratori 6, Milano Nuovo concept per David Ranucci, l’Oste Imprenditore che, dalla locanda di famiglia a Montefiascone, è approdato sotto la Madonnina proponendo tutte le declinazioni della cucina romana verace: dapprima, con l’apertura di Giulio Pane e Ojo, poi con Casa Tua, Abbottega, in seguito con la pizza romana in teglia e oggi con Pizzottella Tonda. Tutti i locali si trovano, a distanza di pochi metri, in via Muratori, tanto che quel crocicchio di strade è ormai conosciuto come la “piazzetta dell’oste”. Pizzotella Tonda è un locale giovane e informale, oltre ad essere interamente dedicato al grande classico capitolino: una sfoglia bassa e leggera farcita con i migliori prodotti laziali. I concept di Ranucci, sperimentati a Milano, hanno già in diversi casi varcato il confine fino a Montecarlo, New York e Miami.

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