REGALATI O REGALA UN ABBONAMENTO A BEESNESS AD UN PREZZO IRRIPETIBILE Editore Beesness di Giovanni Bonani – Via San Gregorio 53 - 20124 Milano P. IVA 10312920969 – C.F. BNNGNN73H19F205Y Registrazione Tribunale di Milano n°551 del 18.11.2011 Grafica Canali&C. Stampa AG Printing S.R.L - Via Milano 3/5 - 20068 - Peschiera Borromeo (MI) Servizio abbonamenti abbonamenti@beesness.it | Tel./Fax: 02/36539037 Direttore Responsabile Giovanni Bonani Direttore Editoriale
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/ Editoriale
novembre\dicembre 2019
PHILIP ABUSSI E ANITA FALCETTA, LA STRANA COPPIA DEL BUSINESS
Questo numero di Beesness si apre con l’intervista doppia a Philip Abussi e Anita Falcetta, coppia fissa nella vita e nel lavoro. La loro agenzia, la Mokamusic, grazie alla figura del consulente musicale, si occupa di associare le melodie ai prodotti e, più nello specifico, studia le strategie tra musica e brand. L’inizio dell’anno nuovo coincide sempre con i vari saloni della moda, uno in particolare per importanza è Pitti, che si svolgerà a gennaio a Firenze. Alberto Scaccioni, Segretario Generale del Centro di Firenze per la Moda Italiana, ci guiderà in questa affascinante vetrina del Made in Italy, tra sfilate e presentazioni di nuove tendenze. Altro attore importante di questa fiera è Ferragamo, che ha sposato la causa della sostenibilità dei propri prodotti. Attraverso la mostra dal titolo “Sustainable Thinking”, Ferragamo presenta i nuovi materiali ecologici, che si accompagnano al perfezionamento dei processi efficienti e vantaggiosi per il nostro pianeta. Inoltre, potrete leggere i ricordi di Wanda Ferragamo, Regina Schrecker e Franco Zeffirelli su come vivono e hanno vissuto il periodo dedicato al Natale.
In merito al settore food, Dario Cecchini, dell’Antica Macelleria Cecchini, è una vera e propria istituzione in questo campo. Alterna la passione per il suo lavoro con quella dell’arte e recentemente ha ospitato a Panzano in Chianti l’artista Nathalie Decoster. In tema di franchising, Löwengrube e Restalia ci illustrano il loro concetto di ristorazione. Con la stagione dello sci alle porte, si rincorrono le iniziative, dagli impianti di sci della Dolomite Superski alla Technoalpin, azienda leader nel settore dell’innevamento artificiale, che ha predisposto una stanza con neve artificiale per far rivivere le sensazioni e le emozioni che si provano in una tipica atmosfera invernale. Concludiamo con le rubriche curate da Quadrante, IKN, Brand Jam, Kiki Lab, News in Town e, da questo numero, quella di I Loby, che intervisterà importanti personalità legate al mondo degli affari. La Redazione vi augura Buone Feste e vi dà appuntamento al prossimo numero.
Giovanni Bonani Direttore Responsabile
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/ INDICE
114 News
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News Kalamaro Piadinaro, Bottega del caffè, My cooking box, Filo, Ristorante Joia, Accademia del lusso, Brunello di Montalcino, RTL 102.5, Sheraton, Trek, Zafferano 3 cuochi..................................8
Fashion Pensiero stupendo
Musica Compagni di vita e business Intervista a Philip Abussi e Anita Falcetta........................................ 34
Cultura
La sostenibilità by Ferragamo ........................................................... 14
È sempre Natale
Un sacco bravo!
Wanda Ferragamo, Regina Schrecker e Franco Zeffirelli.................. 18
Intervista a Luca Verdone.................................................................. 40
Sociale
Colmar, 4 generazioni di sport Intervista a Stefano Colombo............................................................. 20
Pitti a 360° Intervista ad Alberto Scaccioni .......................................................... 24
Made in Italy Sempre in pole position....................................................................... 28
Il Calzolaio 2.0
Beauty Gives Back Quando la solidarietà è donna........................................................... 42
Beauty Tom Ford Beauty Gran Bretagna, Londra..................................................................... 46
Nautica
Un mestiere antico, possibilità di lavoro per molti giovani................ 32
MYS 2019 Record di espositori e super flotta di super yachts................................ 48
24 6
32
48
novembre\dicembre 2019
Food
Impresa
Il turismo di-Vino
Social art
L’enoturismo, hotel di charme, eventi e accademie............................ 50
Intervista a Federico Clapis ............................................................... 92
La vendemmia 2019
6 A per il centro Italia
Accento su internazionalizzazione e sostenibilità ............................. 54
La terza edizione della pedalata solidale di Bosch............................ 94
Anarchico di gusto, liberale per giustizia
La potenza dell’hi-tech bancario
Intervista a Dario Cecchini ............................................................... 56
Intervista a Franco Cicogna, fondatore e AD di Pegaso 2000........... 96
Franchising/Retail 7° Retail real estate Italia Overview del mercato e opportunità per i retailer in Italia .............. 60
Franchising
92
94 Turismo
Sapete a che gioco state giocando? .....................64
82
Löwengrube
Emozioni a cinque stelle
Il franchising che dà la birra............................................................... 66
Intervista a Gianvito Mangano......................................................... 98
Restalia
Al via la stagione della neve
Il franchising di ristorazione organizzata spagnola........................... 72
Tutte le novità per un turismo “in bianco” ...................................... 102
Formazione Le persone non pensano abbastanza in grande Intervista a Robert Dilts, coach di Steve Jobs .................................... 76
Avere fortuna nel business
Dolomiti SuperSki Il Paradiso dello sci........................................................................... 110
Technoalpin Il lavoro dei gattisti........................................................................... 114
10 fattori chiave ................................................................................. 80
Centri Commerciali Mapic Cannes 2019 Ripensare a luoghi e spazi e a un nuovo mix commerciale................ 84
Licensing Chupa Chups Forever fun, forever fashion................................................................ 86
Tecnologia
86 News in town Locali, bar, ristoranti e vini da enoteca ..................................... 120
Intelligenza Artificiale e eCommerce
Franchisor
Come scegliere il tool più adatto?........................................................ 88
101Caffe' e Remax........................................................................... 122
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/News
KALAMARO PIADINARO Kalamaro Piadinaro, format recentemente presentato da CIRFOOD RETAIL, affonda le proprie radici nel cuore della Romagna, nel celebre Viale Ceccarini a Riccione. L’offerta coniuga il simbolo della convivialità romagnola – la piadina – con primi e secondi piatti a base di pesce e di crostacei. Il ristorante di Milano vuole reinterpretare lo storico locale romagnolo, inserendolo in un contesto urbano innovativo e in continua evoluzione. Affacciato sullo specchio d’acqua adiacente all’elegante Piazza Olivetti, al centro del quartiere Symbiosis, Kalamaro Piadinaro è parte integrante di questa nuova area, oggetto di un’importante operazione di riqualificazione, che riguarda gli ex scali ferroviari della città di Milano. La convivialità, il divertimento, lo stile e il gusto, valori inconfondibili del litorale italiano, sono qui tradotti in un’esperienza di sapore e di socialità tipicamente romagnoli, dove la ricetta classica della piada si arricchisce di abbinamenti gourmet, grazie alla creatività degli chef, mentre il menu del ristorante offre, oltre ai piatti di pesce, crostacei e frutti di mare, anche interessanti alternative a base di carne o vegetariane. I diversi impasti sono preparati in esclusiva per Kalamaro Piadinaro da un laboratorio artigianale, così come gli ingredienti sono selezionati con cura tra DOP, IGP e prodotti tipici del territorio emiliano-romagnolo. Completa l’offerta il gelato artigianale di Kitchen Ice, dai gusti originali e sfiziosi, per terminare il pasto con una nota dolcemente gourmet. Un’attenta pianificazione delle produzioni mira a eliminare gli sprechi, in coerenza con i valori di sostenibilità e di salvaguardia dell’ambiente, a cui CIRFOOD è da sempre particolarmente attenta e sensibile. Kalamaro Piadinaro si estende su una superficie di 330 mq, a cui si aggiungono due dehor, rispettivamente di 180 e 150 mq. Attualmente, il ristorante offre 120 posti a sedere, tra interno ed esterno, in un ambiente sobrio e raffinato, dai colori e materiali caldi e accoglienti.
LA BOTTEGA DEL CAFFÈ, NUOVO PUNTO VENDITA A SALERNO Cibiamogroup raddoppia in Campania, consolidando la propria presenza con l'apertura del secondo punto vendita oltre a quello già presente all'interno della stazione centrale di Napoli e inaugurando La bottega del Caffè presso il Centro Commerciale Maximall di Pontecagnano. Il Gruppo ligure entra, così, in una delle realtà commerciali più importanti e vivaci dell'area salernitana che conta oltre cento punti vendita tra insegne nazionali e internazionali e vanta una superficie di circa 60.000 mq. La bottega del Caffè (55 mq) si presenta con la nuova immagine e l'atmosfera tipica di un cafè storico rivisitato in chiave moderna, grazie alla scelta dei materiali utilizzati (marmo, ottoni e specchi). L'offerta si distingue per la qualità e la varietà dei prodotti, sia per quanto riguarda la caffetteria con una ricca selezione di caffè speciali e regionali (Caffè Padovano, Salentino, Bicerin ecc) sia per i prodotti salati e di pasticceria. Alle brioches farcite al momento e alle focacce si aggiungono infatti, irrinunciabili prodotti tipici locali. Importante apertura per Cibiamogroup, in un territorio dove la cultura e la tradizione del caffè sono così radicate. 8
novembre\dicembre 2019
MY COOKING BOX: IL PRIMO FLAGSHIP STORE MONOMARCA APRE A MILANO È stato recentemente inaugurato il primo flagship store monomarca di My Cooking Box, la start-up bergamasca, leader in Italia nel mercato del meal kit delivery e che promette un viaggio nel gusto e nella conoscenza delle tante ricchezze culinarie dell’Italia. In Piazzale Francesco Baracca 10, gli amanti e cultori del buon cibo hanno l’opportunità di sperimentare una realtà innovativa e in continua crescita. L’intuizione di creare box gastronomiche, dove trovare i migliori ingredienti italiani, selezionati nelle giuste dosi e accompagnati dalla ricetta, è stata vincente. Lo dimostrano le richieste continue del mercato, il successo dell’ultima campagna di crowdfunding e le partnership con diverse prestigiose aziende alimentari italiane. L’ultimo importante sodalizio è con il brand Cameo, insieme al quale sono state realizzate quattro “sweet box”, frutto dei migliori ingredienti Made in Italy selezionati da My Cooking Box e dell’esperienza dei maestri pasticcieri di Cameo. Il successo di My Cooking Box si deve ad una strategia ben calibrata e di respiro internazionale, che prevedeva l’apertura di un punto vendita pilota a Milano, città cosmopolita per eccellenza e vetrina ideale per farsi conoscere anche dai clienti stranieri. Nel punto vendita si viaggia con il gusto, scoprendo ingredienti regionali, ricette e curiosità gastronomiche della penisola. Lo store, rivestito di legno e di colori neutri, mostra tutta la collezione di box: dalla Fileja calabrese alle Busiate alla siciliana; dai Pici toscani ai Mezzi Paccheri campani. Gli scaffali ospitano anche le box per le cene a tema: da quella siciliana a quella pugliese, fino alle pizze gourmet con alici, tartufo, caponata e mandorle. Le sweet box permettono di cimentarsi nella preparazione della Torta Mousse al Pistacchio o del Dessert ai Tre Cioccolati. Si possono anche acquistare box per un amico lontano, con consegna a domicilio a cura di My Cooking Box. Il negozio funziona anche come punto di ritiro per gli acquisti effettuati online. Durante l’anno saranno organizzati eventi live e cooking show. È prevista l’inaugurazione di altri quattro monomarca in Germania e nel Regno Unito e di trenta in franchising in Europa.
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/News
BILANCIO POSITIVO PER FILO 2019 Nel mese di settembre di quest’anno si è svolta la 52ª edizione di Filo, salone internazionale dedicato ai filati e alle fibre. Questa edizione ha registrato la presenza di 101 espositori e un numero di visitatori in linea con l’edizione di settembre 2018, molti provenienti da paesi stranieri, in primo luogo Regno Unito e Stati Uniti. La 52a edizione è stata l’occasione per presentare i primi risultati di FiloFlow, il progetto di sostenibilità realizzato e promosso da Filo, a cui ha aderito il 35 per cento degli espositori. Il progetto è stato lanciato per dare visibilità e per valorizzare i processi di produzione e i prodotti sostenibili e per soddisfare l’esigenza del mercato di una filiera tessile-abbigliamento sostenibile e tracciabile. Inoltre, la sostenibilità per Filo deve, oltre all’ambito ambientale, coinvolgere quello etico-sociale. Durante il salone si è tenuto il workshop dal titolo “Sostenibilità: un processo virtuoso”, a cui hanno aderito numerosi espositori. Trasparenza, tracciabilità, sostenibilità sono state le parole chiave che hanno contraddistinto i lavori e il dibattito. L’impegno dei produttori di filati in questo ambito rappresenta un valore aggiunto del Made in Italy dei manufatti finali, a opera di rinomati stilisti nel mondo. Soddisfazione generale degli espositori della due giornate di Filo, che hanno proposto filati innovativi di alta qualità: filati riciclati di poliestere e di cotone, lane di scarto non tinte, filati di poliammide e di poliestere biodegradabile, lana e seta, lana-seta-lino, lino e cashmere.
IL RISTORANTE JOIA DI MILANO FESTEGGIA TRENT’ANNI DI ALTA CUCINA VEGETARIANA Tra arte, musica, poesie e un piccolo mercato di produttori, il ristorante Joia dello chef Pietro Leemann ha recentemente festeggiato trent’anni di attività. Nel 1989, Pietro Leemann, ispirato da un lungo viaggio in Oriente, con alcuni amici creativi decide di aprire Joia. Nei primi anni Novanta il pubblico e le guide gastronomiche iniziano ad apprezzarlo e nel 1996 Joia diviene il primo ristorante vegetariano europeo a ricevere la stella Michelin. Ancora oggi è l’unico ristorante stellato vegetariano in Italia. Tutti gli ingredienti sono biologici e la maggior parte sono coltivati da contadini amici. La ricerca scrupolosa degli ingredienti realizza una cucina alleggerita da eccessi di grassi, di glutine e di zuccheri, ricca però di gusto. Il volume “Il codice della cucina vegeteriana”, appena pubblicato dall’editore Giunti, racconta, attraverso settecento pagine, segreti e filosofia della cucina verde in modo inedito. Joia è stato il primo ristorante vegetariano gourmet in occidente e in questi anni ha gettato nuove basi di cucina, attente alla salute delle persone e dell’ambiente e al contempo ha creato piatti unici, golosi ed evocativi nella forma. La storia di Joia conta altre due tappe importanti: nel 2009 apre il bistrot Joia Kitchen e il 2015 vede la fondazione di Joia Academy, istituto indipendente che divulga i valori della cultura vegetariana.
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novembre\dicembre 2019
ACCADEMIA DEL LUSSO: AL VIA IL NUOVO ANNO ACCADEMICO Accademia del Lusso, scuola di moda di alta formazione nel settore del lusso, in occasione dell’inaugurazione del nuovo anno accademico, ha presentato numerose novità inerenti alla didattica, che concentrano l’attenzione su tre macro-aree, ovvero la Comunicazione, il Management e il Design. Per la Comunicazione, si va dal mondo del web e del digital all’editoria online e offline, per la formazione di figure professionali quali l’influncer e l’editore. In tal senso, la Scuola di Alta Formazione ha introdotto per il 2019-2020 i corsi brevi di Influencer Marketing, Fashion Writing & Story Telling, Fashion & Luxury Communication e Video Making & Photography. Novità importante è il percorso di Fashion & Luxury Graphic Design, rivolto a chi ha particolari attitudini verso i digital media e desidera acquisire conoscenze specifiche di comunicazione e di marketing. Chi invece fosse interessato alla gestione del prodotto può scegliere il corso sul Fashion & Luxury Business Management oppure il Fashion Product Management, con moduli nuovi come Fashion Start Up Management, Collection Planning & Processing e Fashion Product & Materials. Anche l’offerta di Master, in collaborazione con l’università telematica eCampus, si è ampliata con l’introduzione del corso in Sustainable Fashion Design. Il nuovo anno accademico vede, inoltre, la nascita di un percorso più avanzato nell’Interior Design, quello di Luxury Interior Design, con focus su progetti corporate di lusso. Accademia del Lusso si caratterizza, sin dalla sua fondazione nel 2005, per un approccio innovativo e creativo, volto a fornire un servizio tailor-made ai suoi studenti. In quest’ottica, anche i nuovi corsi hanno una durata variabile dai tre ai dodici mesi, per potersi adattare alle necessità dei partecipanti che già lavorano. Per celebrare il nuovo anno accademico, l’Accademia del Lusso ha chiamato il 16 ottobre un ospite speciale, Mario Dice, fashion designer di lunga esperienza.
BRUNELLO TRA LE STELLE: L’ECCELLENZA DEL MADE IN ITALY ALLA MILANO WINE WEEK Il rosso più famoso d’Italia ha debuttato nel corso della settimana milanese dedicata al vino nel mese di ottobre di quest’anno con un evento speciale dal titolo “Brunello tra le Stelle”, insieme a due grandi chef di fama internazionale. Il Consorzio del Brunello di Montalcino presenterà nel 2020 nel mercato mondiale il Brunello 2015, un’annata la cui vendemmia ha già avuto quattro anni fa una valutazione a 5 stelle da parte degli esperti. Location dell’evento è stato il Park Hyatt di Milano e a fare gli onori di casa è stato lo chef due stelle Michelin Andrea Aprea, anima del ristorante VUN all’interno del rinomato hotel; insieme a lui un altro straordinario nome della cucina gourmet italiana, Alfonso Iaccarino, anche lui due stelle Michelin per le sue creazioni da gustare al Don Alfonso 1890 di Sant’Agata sui Due Golfi. A breve, il consorzio organizzerà per Brunello 2015 due eventi negli Usa e in Canada, insieme ai due chef sopra citati, in attesa del grande appuntamento con “Benvenuto Brunello 2020”. Il consorzio, nella persona del presidente, è fermamente convinto che l’eccellenza enogastronomica italiana sia il miglior biglietto da visita del paese nel mondo e che il format della Wine Week milanese si sposi perfettamente con la filosofia di tutela e di promozione del Made in Italy.
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/News
RTL 102.5 È MEDIA PARTNER DELLA FISI, PER L’OCCASIONE LA CAMPIONESSA SOFIA GOGGIA SARÀ TESTIMONIAL DI RTL 102.5 RTL 102.5 sarà protagonista degli sport invernali con due grandi partnership: quella con la FISI, la Federazione Italiana Sport Invernali e la campionessa di sci alpino Sofia Goggia, a testimoniare la grande passione di RTL 102.5 per gli sport invernali che dura da oltre trent’anni. Nel corso della stagione i più affermati esperti di ciascuna disciplina sportiva saranno ai microfoni di RTL 102.5 per raccontarne tutti i segreti e le peculiarità: ci sarà una rubrica fissa ogni domenica in Non Stop News in cui gli ascoltatori di RTL 102.5 potranno conoscere lo svolgimento, il calendario e tutte le curiosità di ciascuna disciplina. Il palinsesto di RTL 102.5 sarà inoltre arricchito dalle pillole FISI NEWS: un appuntamento settimanale, a cura della Federazione Italiana Sport Invernali, per essere sempre aggiornati sulle gare già disputate, sui risultati e sulle competizioni del weekend successivo. Infine, durante le giornate di gara di sci alpino, ci saranno collegamenti con i nostri inviati direttamente dalle piste per vivere insieme tutte le emozioni delle competizioni. Per tutta la stagione Sofia Goggia sarà la testimonial di RTL 102.5: grazie alla tecnologia digitale la campionessa potrà collegarsi con RTL 102.5 in qualsiasi momento per raccontare, oltre ai dettagli tecnici, tutte le emozioni e le speranze che la accompagneranno nella prossima stagione. L’appuntamento in onda su RTL 102.5 con Sofia Goggia sarà tutti i sabati, in vista delle gare future e delle competizioni che coinvolgeranno anche i suoi compagni di squadra. La presenza della campionessa non si limiterà solo ai commenti sullo sci alpino ma sono previsti collegamenti in diretta durante i quali Sofia Goggia parlerà di musica, viaggi, gusti e preferenze per far conoscere a tutti gli ascoltatoti un’inedita campionessa olimpica. RTL 102.5 avrà anche l’onore di avere il proprio marchio sulle divise degli atleti di tutte le 14 discipline invernali, accompagnandoli così in tute le loro competizioni e vivendo con loro la gara da protagonisti.
SHERATON MILAN SAN SIRO, NUOVA REALTÀ NEL PANORAMA DEGLI HOTEL Il mese di agosto 2019 ha visto l’inaugurazione, da parte di Marriott International Inc., dello Sheraton Milan San Siro, il principale hotel di categoria business e congressuale del gruppo, a seguito di un restauro da oltre 60 milioni di euro del precedente Grand Hotel Brun. Questa realizzazione rientra nella strategia di espansione continua e di consolidamento del brand a Milano. Di proprietà di European Hotel Investments (International Hotel Investors è la filiale italiana) e situato nel quartiere di San Siro, Sheraton Milan San Siro spicca all’interno di un’oasi verde che si integra in modo armonico con l’interior design dell’albergo, così da promuovere un senso di esperienze condivise. Al momento Sheraton conta a Milano altri due hotel, lo Sheraton Milan Malpensa e lo Sheraton Diana Majestic. Il nuovo hotel, definito un’oasi urbana, si propone di diventare un punto di riferimento a Milano per incontrarsi e per socializzare, grazie agli ampi spazi esterni e alla peculiare offerta Food & Beverage. La posizione privilegiata rappresenta un valore aggiunto, sia per i turisti sia per gli uomini d’affari, così come per la comunità locale. L'edificio nel suo complesso si ispira ai resort urbani e si colloca armoniosamente nel contesto architettonico della città. Lo stile degli interni dell'hotel richiama gli anni '60, ma adotta finiture e colori naturali. Il design degli spazi a motivi geometrici dialoga con quello a griglia che caratterizza la zona lavoro, dove zone condivise e private sono integrate. L'hotel dispone di 310 camere dislocate sui sei piani dell'edificio, tra cui 24 suite e una suite presidenziale. Le 80 camere Club e le 25 suite posizionate ai due piani superiori hanno un accesso esclusivo all’ampio Club Lounge. L'hotel dispone anche di 118 camere comunicanti, una soluzione pratica per le famiglie. L'hotel offre inoltre la zona della Pool Oasis, che include una piscina all'aperto con una vasca dedicata ai bambini, il solarium, un bar e un’area-gioco. L’hotel comprende anche opzioni indipendenti di ristorazione come il ristorante El Patio del Gaucho dell’ex calciatore Javier Zanetti. Con un ingresso indipendente, 21 sale riunioni e 2 saloni, l'hotel offre ampie strutture per riunioni ed eventi. L'hotel dispone anche di un parcheggio privato in grado di accogliere fino a 144 autovetture. Situato all'ultimo piano, l’albergo vanta anche un centro fitness all'avanguardia.
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novembre\dicembre 2019
NUOVA SEDE ITALIANA PER TREK BICYCLE È stata inaugurata a Bergamo, il 10 ottobre di quest’anno, il nuovo centro operativo della filiale italiana di Trek Bicycle, la più grande azienda americana di biciclette, che produce e distribuisce nel mondo oltre 1.500.000 biciclette all’anno. Il brand conta un fatturato globale annuale superiore a un miliardo di Euro e 17 sedi con 2.600 addetti impiegati nel mondo. Trek Bicycle, per festeggiare questo importante avvenimento, ha portato a Bergamo il neo campione del mondo Mads Pedersen, atleta danese del team Trek Segafredo, al fianco degli ex professionisti Alberto Contador, l’indimenticabile campione spagnolo e uno degli unici sette ciclisti nella storia a trionfare in tutti e tre i grandi giri, Ivan Basso e Paola Pezzo. Sul palco anche i giovani Giulio Ciccone e Letizia Paternoster, oltre a tanti altri protagonisti del mondo del ciclismo. La scelta è ricaduta su Bergamo, in quanto rappresenta un punto strategico per tradizione e passione verso il ciclismo in Italia. Oltre agli atleti, protagoniste della serata sono state le biciclette: la Trek Madone SLR 9 Disc e Tap che ha trionfato ai campionati del mondo nello Yorkshire 2019, la nuova Trek Madone customizzata con l’iride mondiale dedicata all’impresa del corridore danese, le mountain bike, le biciclette da città, le bici per bambino e infine le bici a pedalata assistita. In Italia sono vendute oltre 30mila nuove biciclette Trek all’anno, con un trend in costante crescita. Il nuovo headquarter italiano si arricchisce di un impianto di trattamento delle acque utilizzate durante il lavaggio delle biciclette, per evitare eccessivi sprechi. Inoltre, Trek si impegna a riciclare il carbonio utilizzato per la struttura dei propri prodotti. Storia, passione, tecnologia e politiche aziendali sempre più attente all’ambiente caratterizzano il marchio, fondato nel 1976 nel Wisconsin, con l’obiettivo di produrre biciclette di alta gamma. Trek crede fermamente che la bicicletta sia una soluzione semplice a problemi complessi e questo è parte integrante della propria mission, ovvero rendere migliore il pianeta grazie alla pratica della bicicletta. È anche sponsor di numerosi team professionistici in varie discipline sportive.
ZAFFERANO 3 CUOCHI DAL 1935 NELLA CUCINA DEGLI ITALIANI Zafferano 3 Cuochi è il marchio leader in Italia, il più venduto in assoluto con milioni di affezionati consumatori. Secondo una recente ricerca, il brand 3 Cuochi è identificato con il prodotto, ha una diffusione capillare, ma al contempo mantiene un posizionamento di eccellenza, che lo rende apprezzato anche dagli chef. Nel 1935 Gianni Mangini fonda l’azienda che, allora unica nel suo genere, vende lo zafferano confezionato in singole bustine, per preservarne sapore e qualità organolettiche e garantire praticità d’uso. La passione, l’utilizzo di tecnologie esclusive nella lavorazione del prodotto, il rispetto della tradizione e l’avanguardia nell’innovazione fanno dello Zafferano 3 Cuochi uno dei marchi più longevi nel settore food. L’elevata qualità del prodotto nasce dall’accurata selezione delle migliori partite di zafferano provenienti da diversi paesi e dall’impiego di un laboratorio interno specializzato nel controllo qualità lungo l’intero processo di trasformazione del prodotto. Lo zafferano è geneticamente identico in tutto il mondo e si coltiva prevalentemente nell’Asia Minore, in Persia, in Spagna e in Grecia. In Italia lo si trova in piccole quantità in Abruzzo e in Sardegna, ma anche in Toscana, in Lombardia, in Piemonte e in Friuli. Per un Kg di zafferano essiccato servono circa 150mila fiori e cinquecento ore di lavoro. Lo zafferano è una delle spezie più versatili in cucina e lo si può utilizzare nella quotidianità per esaltare il gusto di ogni portata, dall’antipasto fino al dolce. Aggiunto ai piatti di tutti i giorni, lo zafferano regala salute, sapore, profumo e il colore giallo della felicità, del benessere e del buonumore. Lo zafferano è una vera miniera di sostanze benefiche per l'organismo, tanto da essere stato riconosciuto come uno degli antiossidanti per eccellenza. Oltre al carotene, contiene anche le vitamine B1 e B2 e molti aromi naturali. Oggetti storici cult di Zafferano 3 Cuochi sono stati eccezionalmente esposti solo per un giorno nel prestigioso hub di Identità Golose Milano, in via Romagnosi, durante l’evento “3 Cuochi History”, del mese di ottobre 2019. Attraverso un percorso per conoscere il brand e assaggi golosi preparati con la preziosa spezia, i visitatori hanno raccontato le loro storie legate a Zafferano 3 Cuochi e hanno potuto approfondire la sua storia e le numerose proprietà dello zafferano.
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/Fashion
In foto: Bureau Baubotanik, The Platform - Olfen (RFT), 2010
PENSIERO STUPENDO La sostenibilità by Ferragamo A cura di Carla Cavicchini
Katie Jones, Somewhere over the Rainbow - 2018
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In foto: Re.VerSo™
Salvatore Ferragamo, Rainbow Future - 2018
novembre\dicembre 2019 Natura morta. Non è solamente l'espressione che i pittori danno alle loro opere, bensì un modo di constatare il livello di vita del nostro pianeta in serio pericolo causa incendi, deforestazioni, razzie, animali spiaggiati, colture che scompaiono, ghiacciai che, poco a poco, si sciolgono come neve al sole. Da qui l'obbligo, in un percorso fatto di luci ed ombre, d'agire immediatamente attuando una serie di difese volta al “bene comune”, alla buona sostenibilità. Un lavoro d'equipe che non solo valorizza il potenziale attuale, ma anche quello futuro regolando bisogni ed aspettative facendo fronte alle esigenze. Una sfida attuata anche tramite il consumo critico, coinvolge l'urbanistica, la viabilità in generale tramite costruzioni "green", con il pensiero volto a città ecologiche ed eco-villaggi progettati su accurate opere di bioarchitettatura, sfruttando energie rinnovabili con occhio attento anche verso l'agricoltura sostenibile. L'effetto serra, il buco nell'ozono, lo sciame petrolifero sversato nelle acque, hanno impattato negativamente il nostro ambiente, la sfida adesso è quella di realizzare un buon sviluppo economico, vivibile, con le dovute attenzioni alle esigenze sociali in vista di cambiamenti adeguati per la sopravvivenza umana. Anche l'arte sensibilizza le nostre coscienze in un felice dialogo che si snoda tra etica ed estetica, per un pensiero di cura e d'amore per il nostro mondo. Basilare l'uso, nonché riuso, sul recupero del rapporto con madre natura tramite brand innovativi ampiamente conosciuti, come fa l'azienda Salvatore Ferragamo nel tema della sostenibilità. Come? Presentando la mostra SUSTAINABLE THINKING, a Palazzo Eileen Fisher, Felted Kimono Coats - 2018
Rä Di Martino, Poor Jerry Poor - 2018
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Spini Feroni in Piazza Santa Trinita, dove i nuovi materiali ecologici si accompagnano al perfezionamento dei processi efficienti e vantaggiosi per il nostro pianeta. Vero e proprio antesignano di questo si può considerare Salvatore Ferragamo, visto che negli anni '30-'40 dello scorso secolo di salvaguardia ambientale non si parlava. Sembra proprio, invece, che in questo signore di Bonito il DNA della sostenibilità avesse già preso campo poiché Salvatore Ferragamo sperimentò l'uso di materiali alternativi già negli anni trenta. In quel periodo l'Italia venne colpita dalle sanzioni economiche promosse dalla Società delle Nazioni (oggi ONU) in concomitanza con l'invasione italiana della Abissinia. Venendo a mancare i pellami tradizionali di importazione, ecco che Ferragamo si spinge a utilizzare, sperimentandoli, materiali sino ad allora mai usati per la calzatura quali sughero, feltro, pelle di pesce, rafia, etc. Oggi si direbbe materiali sostenibili, sta di fatto che la voglia di sperimentare continuò poi negli anni '50 con i filati al nylon. L'archivio storico dell'azienda ci offre una interessante carrellata di tutto ciò, ne è icona il celebre sandalo Rainbow Future, sostenibile al 100%. Il dato innovativo della mostra “Sustenable Thinking” del museo Ferragamo, sta nell'aver ottenuto la certificazione ISO 20121 e quindi nel rispetto dei rigorosi requisiti richiesti nella organizzazione sostenibile degli eventi. Cioè far si che anche nell'organizzare avvenimenti e gestirli nella progettazione e quant'altro connesso, ciascuna azienda dovrà porre estrema attenzione alla salvaguardia della sostenibilità in termini socio-economici ed ambientali, nelle scelte dei prodotti, servizi, trasporti e così via. Tutto nell'ottica di rispettare l'ambiente e la comunità che vi abita, limitare il più possibile il consumo di energia e l'impatto con il contesto sociale urbano che vi gravita. Ne sono esempio i manichini utilizzati nell'esposizione, forniti dalla azienda emiliana Bonaveri: veri e propri gioielli di alta gamma, biodegradabili, secondo un berretto del 2016 (Bplast e Paintplast), che sfrutta la bioplastica composta al 72% da un derivato della canna da zucchero. Il minore impatto sull'ambiente
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Lucy + Jorge Orta, Life Guard (Water) - 2019
rispetto al tradizionale manichino in plastica è di chiara evidenza. Decisamente ampia l'ottica che si snoda sinuosamente negli spazi espositivi, in un corollario di confronto tra aziende produttrici di tessuti e di filati, e fashion designer, impegnando la sostenibilità locale con sfida globale verso la consapevolezza del giusto equilibrio. Lo sguardo attento al lavoro sartoriale, capace di coniugare creatività d'innovazione in un tandem di responsabilità consona ai ritmi della natura, porta a fibre nascenti dalla frantumazione di gusci di crostacei, residuo di lavorazione di arance o vinacce, lavorazione delle foglie d'ananas ottenute dalla fermentazione zuccherina. Interessante l'uso di capi con giochi armonici che prevedono l'assenza, o quasi, d'altro, e tintorie "senza acqua" risalenti alla Magna Grecia, come da tradizione calabrese, quando i tessuti venivano tinti con la polvere di grafite, oggi riscattata dagli scarti di produzione. Interessante, a questo punto, quel tessuto Newlife che trasforma il 100% delle bottiglie di plastica usata. O ancora quell'azienda dall'idea fortuita d'impiegare le linguette d'alluminio delle lattine. E poi il recupero di materiali militari per capi sportivi e quella stilista che, dando mano all'economia, ricompra abiti precedentemente venduti,
Laura Strambi, Mother Earth - 2018
Paola Anziché, Pensiero naturale - 2018
novembre\dicembre 2019
Lucy + Jorge Orta, Life Guard with OrtaWater Purification Unit - 2019
Progetto Quid, Mosaico - 2018
Paola Anziché, Pensiero naturale - 2018
ai bravissimi ragazzi di San Patrignano per la cura messa nelle 11 vetrine della boutique Ferragamo, per questa mostra – progetto che resterà aperta sino all'8 marzo 2020 –, voluta espressamente in un percorso narrativo all'insegna del green adatto alla riflessione ambientale. Ferruccio Ferragamo, Presidente della Salvatore Ferragamo Spa, tiene molto a questo progetto ambientale, tanto da osservare che in azienda viene coltivato da anni tramite la qualità circolare, nonchè la tutela sociale nei confronti di chi opera in laboratori ad hoc, scegliendo la naturalità delle tinture e delle materie prime. Oggi la sfida globale è quella della consapevolezza atta a restituire il giusto equilibrio, garantendo un modus-vivendi tra uomo ed ecosistema, salvaguardando i valori emozionali, intellettuali, spirituali e morali, in un delicato equilibrio raggiunto dalla scienza della moda.
provocando un voluto infeltrimento alla ricerca di capi nuovi ed originali. Piaciuti anche quei maestosi arazzi che volgono ai profumi e colori d'Africa, sfruttando tappi *di bottiglia, frantumi vari tra cui lattine, assemblando sapientemente tutto con fili di rame per effetti spettacolari. Naturale è bello: le lane autoctone, l'ortica che si presta non certamente solo a pungere, la piacevolezza tattile della canapa, fibre naturali accolte generosamente da fashion-designer. Pellami di riciclo che rispettano la "natura, origine di ogni bellezza" è il motto di Maria Sole Ferragamo. Lo dimostra l'abito splendente di sole esposto alla mostra. Mentre con le cannucce di plastica coloratissime comunica Pascale Marthine Tayou, sensibilizzando a non inquinare. E, mentre Pistoletto manifesta anche lui il pensiero sostenibile, osserviamo quel Bisso – seta marina – di lavorazione sarda per Chiara Vigo, tramite molluschi Pinna Nobilis, senza deturpare tale purezza tramite segreti di generazione. Tomas Saraceno presenta la propria originalità attraverso spruzzate che incuriosiscono non poco, per fendere l'aria volando senza l'uso dei carburi. Quanto alla seta, eccola “regina di non violenza” mentre fa uscire il bacherozzolo volando come farfalla e completando il ciclo di vita. Omaggio, infine,
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È SEMPRE NATALE I ricordi di Wanda Ferragamo, Regina Schrecker e Franco Zeffirelli A cura di Carla Cavicchini
Le festività natalizie sono sempre attese con gioia e calore da parte di ognuno di noi e stavolta, con grande curiosità, abbiamo domandato a tre personaggi celebri di "illuminarci" in proposito facendo scovar loro ricordi di gioventù ed altro ancora. Da qualche mese è scomparsa Wanda Fe r r a g a m o , f a m o s a im p re n dit ri c e dell'omonima azienda, nata a Bonito e trasferitasi poi a Firenze con il marito Salvatore. Donna di buone consuetudini, un po' di tempo fa raccontò: “Amo trascorrere questi bei momenti in compagnia dei miei nipoti che, creda, sono veramente molti, e naturalmente dei miei figli. Un periodo sereno che amo ripetere ogni anno, visto che le tradizioni sono la base del nostro comportamento. Ricordi di quand'ero piccola? Sì, quelli del meridione visto che provengo dal sud. L'albero non c'era proprio, non sapevamo nemmeno cosa fosse e quindi ci mettevamo tutti all'opera, uomini, donne e bambini alla costruzione di un bel presepe, aggiungendo i i ceppi ed il muschio, felicissimi di tale opera. Ci aiutava anche l'autista di mio padre, accoglievamo più tardi zampognari e musicanti – preciso che sono due figure diverse – che suonavano la novena davanti a tutti noi. Tutti incuriositi e felici, mentre veniva celebrata l'arte presepiale in maniera molto, ma veramente molto sentita, sino all'usanza d'offrir vin santo e frutta secca, unitamente ad una somma di denaro in contante. Una volta sposata e tornata a Firenze con mio marito Salvatore, beh...le cose
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novembre\dicembre 2019 cambiarono decisamente, riuscendo tuttavia entrambi a ricreare la tipica atmosfera di quei tempi tramite l'ascolto di canti natalizi in vinile. Musiche bellissime che adoravamo ascoltare insieme.”
a differenza delle usanze italiane, dove già un mese abbondante prima fervono i preparativi, mentre io donna del Nord Europa continuo ad amare le tradizioni della mia terra.”
Altri anni, altri modi di vivere come quelli che rievoca la stilista tedesca Regina Schrecker. “L'usanza ad Hannover era quella di festeggiare il 24 dicembre accendendo l'albero natalizio ed aprendo i regali la notte. Ricordo che, con una scusa, accompagnavo mio fratello più giovane di me di otto anni nella taverna sottostante e, dopo il suono del campanello da parte di mio padre, capivamo che era arrivato Babbo Natale. Prima ancora, il pomeriggio, andavamo a trovare la nonna che abitava in un altro paese, ammirando le foreste di Hannover, semplicemente spettacolari, con gli alberi che incendiavano il cielo. Questo
Incisivi i ricordi di Franco Zeffirelli mentre rievoca quel lontano clima natalizio trascorso a Catania andando a trovare i bambini orfani e altre associazioni caritatevoli. “Senz'altro un Natale più civile che mistico! Che dire ancora... i 'natali' hanno tutti lo stesso colore, lo stesso sapore, caldi commoventi ed affettuosi in momenti dolci dove ci ritroviamo con tutti i nostri parenti. Drammatici non ne ricordo proprio! Se non... quella volta che stavo per morire per una broncopolmonite presa a Creta, lavorando per l'Otello. Evidentemente, Dio non volle!" Lo dice for tissimam ente il rug gito zeffirelliano!
Proseguo domandando se in queste celebrazioni trova una valenza prettamente consumistica. “Ma è sempre stato così, questo succede nelle feste, nei momenti di buona gioiosità, e meno male che si festeggia il Natale piuttosto che il 1° maggio! Il consumo esiste, chiaro, è palese, come Ferragosto che è consumistico e tutte le feste annesse. Ma questo non è solo da noi, è così anche per i musulmani, gli ebrei... spendiamo tutti. Osserviamo l'alto momento della nascita di Cristo, nonostante esista più esternazione che concentrazione e momenti di raccoglimento. È bene che ognuno si raccolga in se stesso, penso, spero! Quanto ai riti dei regali... li detesto! Odio quelli forzati e non meditati scelti in maniera altamente frenetica." Ebbene sì, il Maestro non si è smentito nemmeno stavolta!
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COLMAR 4 GENERAZIONI DI SPORT Intervista a Stefano Colombo A cura di Giorgio Nadali
In foto: squadra italiana sci femminile
La Colmar viene fondata a Monza nel 1923 da Mario Colombo. Pare che il nome (composto dalle prime tre lettere del cognome, seguite dalle prime tre lettere del nome del suo fondatore) sia stato scelto tramite una votazione fatta tra gli amici in una pasticceria di Monza. Nei primi decenni l'azienda produce cappelli e ghette in feltro di lana, per poi dedicarsi alla produzione di abiti da lavoro. Nell'immediato dopoguerra, con la ripresa e lo sviluppo dello sport, inizia la specializzazione nell'abbigliamento sportivo, con particolare attenzione a quello da sci. I fratelli Giancarlo e Angelo, figli del
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novembre\dicembre 2019 fondatore, intuiscono l'opportunità di sviluppo di questo nuovo settore. Lavorando in stretta collaborazione con la Federazione Italiana Sport Invernali, Colmar acquista presto notorietà come produttrice di indumenti altamente tecnici e qualificati. In occasione delle Olimpiadi del 1952, la società ha per la prima volta l'incarico di vestire la squadra italiana di sci e, insieme a Zeno Colò, realizza la prima giacca a vento aerodinamica (chiamata guaina Colò). Nei successivi quattro decenni Colmar ha vestito le squadre nazionali di sci alpino, sci nordico e di altre discipline come il bob e lo slittino. Negli anni settanta, quelli della valanga azzurra, Colmar realizza diverse tenute da gara che hanno fatto la storia dello sci e che hanno vestito i fuoriclasse italiani alle Olimpiadi di Sapporo, di Innsbruck e ai Mondiali di St. Moritz. Oggi Colmar ha diversificato la sua produzione e, oltre all'abbigliamento tecnico, realizza anche capi alla moda. Nel 2009 nasce la linea Colmar Originals, destinata ad un pubblico giovane. Il 9 gennaio 2010 Giancarlo Colombo muore all'età di 83 anni, seguito a due mesi e mezzo di distanza dal fratello Angelo. Quello stesso anno l'amministrazione comunale di Monza assegnò il Giovannino d'oro a Giancarlo Colombo. Nel 2011 Colmar sigla un accordo con la F.I.S.W (Federazione Italia Sci nautico e Wakeboard), diventandone per tre anni fornitore ufficiale. Stefano Colombo è Sales & Marketing Director. Rappresentate della 4a generazione dell’azienda di famiglia.
Quale strategia avete adottato per il vostro obiettivo di una crescita sostenibile? "La forte crescita avuta nelle precedenti stagioni, conseguente al crescere della domanda del nostro Brand e prodotto, ci ha portato ad un rapido sviluppo della rete commerciale. Nelle ultime stagioni abbiamo cercato di razionalizzare il più possibile creando partnership solide con il network wholesale puntando sia alla sostenibilità economica che alla qualità della piattaforma. Allo stesso tempo abbiamo investito sul canale direct to market sviluppando sempre più l’e-flagship, che oggi è un vero e proprio hub commerciale per il Brand. Parallelamente abbiamo sviluppato anche il canale Retail che chiuderà il 2019 con 16 Flagship Store distribuiti sul territorio europeo." Quali sono le novità per la stagione invernale 2019/2020? "In autunno apriremo un flagship nel cuore di Parigi. Un investimento per il Brand che ci garantisce grande visibilità in una piazza importante a livello internazionale. Per la stagione FW’20 porteremo avanti il progetto stilistico COLMAR A.G.E. (Advanced Garment Exploration). Uno spazio, nato nel 2018, all’interno del quale ospitiamo personalità creative che interpretano, secondo la loro cifra stilistica, i codici del Brand avvalendosi e prendendo ispirazione dal knowhow e dal ricco archivio storico Colmar."
In foto: Deborah Compagnoni
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Come avviare un'attività di affiliato franchising Colmar? "Ad oggi abbiamo un network composto da 6 negozi in franchising (5 in Francia e 1 in Italia). Abbiamo partner solidi che lavorano bene rispettando le guidelines del Brand e dando un valore aggiunto. Il modello che abbiamo creato, permette all’affiliato di avere vantaggi significativi e all’azienda di garantire al consumatore finale il medesimo look and feel del network Retail diretto Colmar. Non abbiamo intenzione d’avere al momento uno sviluppo capillare dato che il nostro ecosistema distributivo si fonda sul network wholesale e stiamo parallelamente sviluppando il network diretto. Per noi è quindi fondamentale trovare investitori credibili che possano portare un valore aggiunto di business e immagine alla piazza di riferimento." 3 consigli a un giovane come Lei che desidera avviare un'attività imprenditoriale? "Ho avuto la fortuna d’entrare in un’azienda solida e di dare da subito il mio contributo. Ho cercato di sfruttare al massimo l’opportunità guadagnando credibilità attraverso impegno, dedizione e rispetto." In cosa fa la differenza il marchio Colmar? "Colmar è un marchio storico che nel suo percorso è riuscito ad abbinare con successo la matrice sportiva all’innovazione tecnica e stilistica. Nei diversi decenni siamo sempre riusciti a far emergere le nostre proposte mantenendo inalterato il nostro DNA, anche grazie all’egida di una proprietà famigliare che ha sempre finanziato l’azienda preservandone i valori fondanti."
In foto: squadra slovena
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Quali sono i tessuti high tech del futuro? "Ci sono diverse e continue evoluzioni. Noi abbiamo concentrato diversi sforzi nello sviluppo dell’applicazione tessile di una tecnologia innovativa come il Grafene. Si tratta, infatti, di un materiale con le migliori proprietà di conducibilità termica che, se applicata al capo tessile, permette una perfetta dispersione del calore termoregolando di conseguenza la temperatura interna." Viaggio nel tempo. Come vede la Sua attività e il Suo mercato di riferimento nel 2040? "20 anni è un lasso temporale ampio e, considerando le evoluzioni del mercato negli ultimi anni, diventa difficile fare una previsione. La sensazione è quella che si vada verso un consumismo responsabile. Siamo sempre più consci del fatto che le risorse a disposizione hanno un limite e che sia necessario dare circolarità alla catena economica e trovare soluzioni tecniche a basso o nullo impatto. La digitalizzazione avrà sempre più spazio e il nostro legame con la tecnologia sarà sempre più viscerale e invasivo." Quali sono i numeri di Colmar? "Colmar è un’azienda al 100% famigliare nata nel 1923 da un’idea imprenditoriale del bisnonno Mario Colombo. Oggi l’azienda conta più di 300 dipendenti e un fatturato vicino ai 110 milioni di € in crescita costante negli ultimi 10 anni."
novembre\dicembre 2019 Dai cappelli dell'anno di fondazione alle creazioni sportive di oggi. Quanto è importante rinnovarsi e crederci? "Rinnovamento e convinzione sono due parole chiave del nostro percorso imprenditoriale. Senza questi due capisaldi non saremmo stati in grado d’avere una così longeva e proficua storia aziendale. Nella nostra storia abbiamo cambiato pelle interpretando le evoluzioni del mercato senza mai tradire la nostra identità stilistica e i valori alla base della nostra proposta." Cosa manca alla moda oggi? "Regole commerciali. Il mercato sempre più globale, la relatività delle stagioni e il dualismo off-line e on-line stanno mettendo in discussione la tenuta del mercato stesso. Abbiamo tutti bisogno di maggiori tutele e certezze per impostare business sostenibili con visione di medio-lungo periodo." In foto: Alice Robinson
In foto: Merlin, Gianera, Magoni e Compagnoni
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/Fashion
PITTI A 360° Intervista ad Alberto Scaccioni, Segretario generale del Centro di Firenze per la Moda Italiana A cura di Carla Cavicchini
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In foto: Alberto Scaccioni © Enrico Labriola
novembre\dicembre 2019 Che la moda sia una parte fondamentale e trainante dell'economia del nostro paese, legata anche al mondo del sociale, è palese. Tuttavia è utile segnalare che essa si distingue anche per la sua mutevolezza, segnando, di conseguenza, un fatto di costume capace di rimanere innegabilmente al passo con i tempi. Uno sguardo al presente, uno al passato e qualcosa di attuale visto che a breve inizierà la consueta kermesse pittiana, nel gennaio del 2020: eccoci a colloquio con Alberto Scaccioni, Segretario generale del Centro di Firenze per la Moda Italiana. Pitti vetrina internazionale. Lo sanno tutti, non è certamente una novità! Ci può spiegare i punti di forza? “Direi proprio la capacità di attrarre nella città gigliata il meglio dell'offerta mondiale di abbigliamento e accessorio maschile. Il meglio di quello che c'è nel mondo in quanto buyer, cioè la capacità di domanda di acquisto dei prodotti di moda maschile. Esattamente la parte alta della piramide internazionale per tutto quello che riguarda l'uomo, nonché la funzione e distribuzione che si trova qui a Firenze. Amiamo, inoltre, interagire con l'Arte Contemporanea, la cultura in generale, il food, l'architettura, e la città che si presta egregiamente, nonché l'affetto che ci circonda da ogni parte del globo quale testimonianza importante ed oggettiva. Non a caso parliamo di una clientela vastissima. “Indubbiamente, vengono da ogni parte, chiaramente alcuni possono risentire degli eventi congiunturali legati alla forza della loro valuta, imposte e dazi, rimane tuttavia la presenza di clientela internazionale.”
dimensioni, inevitabilmente crea problemi. Siamo decisamente contrari ai dazi capaci di creare contrazioni, visto che il nostro è un paese fortemente esportatore nella moda e qualsiasi contrazione all'importazione ci penalizza. Osserviamo una congiuntura di cui faremmo volentieri a meno.” Food and food. Imperversa ovunque, addirittura molti stilisti presentano vassoi carichi d'ogni ben di Dio, accanto agli abiti. Sembra che colore, gusto e tessuto si fondano bene. “Francamente analizzerei il cibo come come un'ulteriore articolazione della nostra creatività e, di conseguenza, buona fonte energetica che non deve essere vincolata a settori e merceologie. Penso proprio che possa portare ad una maggiore consapevolezza estetica e maggior qualità nella ristorazione. Ben venga la competenza squisitamente italiana seguendo la filiera a monte nell'agricoltura ed enologia. Vitale ,pertanto, tener stretti i vari prodotti identitari tipici, che rappresentano al contempo ricchezza e complessità. Cosa fondamentale, per concludere, tenere ben alto il livello giocando bene le nostre carte.” Un bilancio dello scorso Pitti giugno-luglio? “È andata decisamente bene! Come ogni anno mettiamo meno merce in vetrina privilegiando gli spazi aperti per tutti i nostri eventi che sono stati veramente molti. Con piacere menziono sfilate, mostre, convegni con l'ausilio dei nostri espositori, coinvolgendoli con la città visto che abbiamo un'ottima interazione con l'amministrazione comunale e associazioni di categoria che
Con tanto di una buona fetta asiatica. “Assolutamente, la Cina è stata Guest-nation con attenzione decisamente molto alta, la Corea del Sud da anni è protagonista a Pitti quale paese fortemente attratto dall'Italia e molto, molto attento alle ultime tendenze. Quanto al Giappone, continua ad essere uno dei partner privilegiati ormai da molto tempo per costanza e resilienza, si confermano sempre molto affidabili.” La politica dei dazi americani può avere ricaduta sul mercato della moda? “Indubbiamente, un paese come il nostro che è un paese di piccole e medie imprese con alcuni grandi brand, chiaramente gode del libero mercato. Maggior libertà di scambio esiste, più siamo in grado di stare in contatto con tutto il mondo! Questo lo dico anche come Amministratore Delegato di Ente Moda Italia, la società del gruppo con la quale facciamo fiere all'estero. Ciò che lei mi ha chiesto penalizza in particolare le piccole e medie aziende italiane che conservano una modalità comportamentale tipica delle carovane mercantili del medioevo, con valigiette con dentro il campionario che incontra clienti d'ogni parte del mondo. Un mondo libero, invece, dove esiste la circolazione delle merci con libertà, rappresenta il presupposto necessario per ogni attività. Pertanto ogni paletto in più per questo tipo di aziende di piccole
In foto: Alberto Scaccioni
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anche stavolta l'hanno resa estremamente scintillante grazie ai festeggiamenti dei 30 anni del marchio Pittimmagine con arredamenti urbani particolari. Lo scorso trentennale da Marco Rivetti fu avviata una riorganizzazione aziendale (come del resto il restyling del marchio da cui le fiere come le conosciamo oggi) con questo format, ben calcato anche sugli eventi ed operazioni speciali. Lieti pertanto di aver festeggiato il compleanno! Nell'occasione il centro di Firenze della Moda Italiana – che è la holding proprietaria di Pitti – ha supportato egregiamente tutto questo riprendendo la tradizione rinascimentale e medicea quando le potenze fiorentine facevano a gara ad abbellire la città. Stavolta, anche se parlo al passato, con festoni ed abbellimenti vari, Ponte Vecchio è stato ricoperto di un tappeto d'oro quale identità e preziosità tipica della zona.”
mentre noi spostandoci tra Milano, Roma e Firenze , siamo ben consci che la nostra spina dorsale è rappresentata appunto dall'abilità del manufatto. Non temiamo nessuno, nemmeno la concorrenza che ci spinge ad essere sempre più forti, smart ed agguerriti! Benvenuta, pertanto, concorrenza che ci sprona a far maggiormente leva sui nostri punti di forza, mescolando sapientemente passato e contemporaneo, allontanando il rischio di diventar museo!” La sensazione al varco della porta è quella d'essere uscita da una lezione universitaria dove il docente – altamente competente – deciso e signorile mi ha arricchita spiegandomi attentamente i modi e le mode del costume. Questione di stile? Certo, altrimenti che moda sarebbe?
Non è mancata nemmeno la presenza dell'azienda Ferragamo. “Esatto, presentando una collezione molto importante vista in chiave di rafforzamento del sistema-paese. È stata una scelta di campo pro-Italia poiché un brand internazionale come loro sarebbe potuto andare ovunque, da Los Angeles a Londra e Miami. Invece è rimasta qua, in questa città gigliata.” Quindi per un buon lavoro di gruppo, fare sistema è pertanto basilare. “Assolutamente. Una fiera leader ed internazionale vive e prospera proprio da uno scambio ed un'interazione continua con la città stessa. Lavoriamo, al fine di dare una identità specifica, con qualcosa o forse molto di concreto e di reale. La moda e questa città dantesca hanno un legame storico che risale anche prima degli anni '50 . Non a caso parliamo di una vera e propria rivoluzione quando a fronte dell'autarchia, con la chiusura delle frontiere ed il blocco delle importazioni dei cartamodelli dalla Francia, le sartorie italiane di primo livello svilupparono a pieno la loro buona creatività. Giorgini, nel '51, grazie a tale consapevolezza attinse a quel grande serbatoio di fantasia e genialità.” E oggi? “Oggi i nostri soci sono locali ed internazionali. Dentro il Sistema Moda abbiamo Biella, Vicenza... Ripeto, fare rete con tutti i distretti del tessile, dell'abbigliamento ed altre associazioni sartoriali è vitale per un territorio come il nostro, di vocazione anche manifatturiera per avvalersi di un buon scambio di idee.” Ultima domanda: inevitabilmente la presenza di Givenchy ha contribuito a dar maggior lustro alla passata stagione. Questa Francia è sempre in pole-position? “Parigi rimane nella cultura occidentale un centro di tendenza, un riferimento, anche se da un punto di vista fieristico la nostra vocazione manifatturiera, e qui mi ripeto, è decisamente buona in tutti i segmenti: dal tessile, alla confezione, calzatura, accessorio in pelle, che i cugini d'Oltralpe non hanno! Sono molto bravi nella rappresentazione, godono d'una città baricentrica quale appunto la capitale francese, come del resto gli inglesi che hanno Londra,
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In foto: Alberto Scaccioni
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/Fashion In foto: Centrestage Hong Kong
Per la seconda volta Ente Moda Italia è presente al salone Project Tokyo, la piattaforma fieristica tenutasi il 25-26 settembre scorso nella capitale nipponica, più esattamente All'Hikarie Hall di Shibuya, cuore Fashion della città. Buona opportunità di business con i 263 Brand protagonisti di questa edizione, che hanno presentato le nuove collezioni di abbigliamento e accessori uomo e donna per la primavera - estate 2020. La piattaforma combina non solo la scoperta delle nuove collezioni ma soprattutto una accurata e strutturata attività di Matchmaking. Coloro che ne hanno interesse possono presentarsi in pre-salone, attraverso una piattaforma online, e richiedere meeting one-to-one con selezionati retailer della distribuzione giapponese e non solo; molti i nomi coinvolti nel progetto quali Ginza Six, Ships, Estantion, Browns, Andreas Murkudis, Joyce e molti ancora. I marchi italiani presenti in quanto selezionati da EMI sono stati ben sei: A. S. 98, Cantarelli, Gaspino, Marco Masi, Martina Medail, OA Non-Fashion. Le nostre aziende hanno riferito di aver incontrato Buyer di grande qualità, dice Alberto Scaccioni, Amministratore Delegato di Ente Moda Italia, ciò ci fa tornare soddisfatti da questa seconda
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MADE IN ITALY Sempre in pole position A cura di Carla Cavicchini
novembre\dicembre 2019 partecipazione al Project Tokyo. Essa ha permesso agli imprenditori italiani di venire a contatto con i più importanti Department Store e Shop Multimarca. Fulcro di tutto ciò è l’alto livello di selezione e una attività mirata di matchmaking. Il Giappone conferma il suo tradizionale interesse e l'apprezzamento verso lo stile italiano, riconosciuto per la sua qualità e cura del prodotto. La prossima edizione di Project Tokyo si terrà il 24 e 25 marzo 2020 sempre nel quartiere di Shibuya. Nonostante la difficile situazione politica che sta vivendo in questo momento Hong Kong, vi si è tenuta – dal 4 al 7 settembre scorso – l’edizione 2019 di Centerstage, il più importante e innovativo Format espositivo dedicato alla moda in Asia. L’evento è organizzato dal Hong Kong Trade Development Council e ha portato nella Metropoli cinese ben 240 Marchi provenienti da 23 paesi. Ente Moda Italia era presente per la terza volta, mettendo in scena una selezione di 13 Brand italiani con le loro nuove collezioni per la primavera estate 2020. Fatto nuovo è risultata la collaborazione con Assocalzaturifici, partner strategico di EMI. Si è registrata la presenza di circa 7000 operatori del settore, con consistenti quote da Australia, Vietnam, Malesia e tutta l'area ASEAN , ma addirittura anche dagli Emirati e paesi del Sud America. Questi i 13 Marchi italiani : Alessandro Gherardi, Allez Les Moeufs, Brador, Complit, Falcotto, Francesco Benigno, Italianuance, Majo, Naturino, Stella Sofia, Susimoda, Thierry Rabotin e Voile Blanche. Centerstage ha riconfermato ancora una volta il ruolo di Hong Kong come capitale riconosciuta della regione per la scena Fashion and Lifestyle – dice Stefano Festa Marzotto, Presidente di Ente Moda Italia – e costituisce senz'altro una porta di accesso privilegiata verso il mercato cinese e del sud-est asiatico. La Nuova collaborazione avviata con successo con Assocalzaturifici, per favorire la partecipazione di aziende di qualità nel settore calzature, ha rappresentato un'ulteriore sviluppo dell'offerta espositiva
della Moda Italiana e un ampliamento strategico del network più in generale. Di grande interesse è tutto il mercato asiatico, il FarEast e il Sud-Est Asiatico, osserva Siro Badon – presidente di Assocalzaturifici – il settore vede l’export in crescita: nei primi cinque mesi dell'anno esso ha superato del 13,5% il valore raggiunto nel 2018 . E siamo a 33 ! Dal 3 al 6 settembre è andata in scena a Mosca la 33esima edizione di CPM Collection Première Moscow, organizzata da Messe Dusseldorf Moscow di Krasnaja Presnja ExpoCentr, che ha visto la partecipazione complessiva di circa 1300 brand provenienti da 35 diversi paesi. Ente Moda Italia ha partecipato con addirittura 103 marchi all'interno di un’area speciale denominata Italian Fashion, tra quelle presenti nel salone . Importanti risultati sono arrivati dalle attività di incoming in collaborazione con ICE, Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane. Una folta delegazione di buyer provenienti dalle varie regioni della Russia, e stati della ex C.S.I., si sono confrontati con le aziende italiane presenti. Il 4 settembre è stato organizzato un cocktail dedicato alle collezioni italiane di beachwear, con una presentazione delle tendenze
per la stagione 2020, con performance, protagonisti i capi delle aziende espositrici . Vi è gran voglia di consolidare relazioni commerciali e crearne di nuove – afferma Alberto Scaccioni Amministratore Delegato di Ente Moda Italia – la Russia è uno dei mercati di riferimento per il nostro paese e EMI, in sinergia con agenzia ICE svolge un grande lavoro di networking che ci consente di organizzare ad ogni edizione una presenza molto qualificata di gruppi di compratori russi, con l’aggiunta di servizi di accoglienza ed eventi promozionali; si sono notati anche buyer provenienti dalle regioni dell' Armenia, segno della vitalità del business e della necessità di essere indirizzati all'acquisto di prodotti italiani a garanzia della qualità e dell'eccellenza. Un occhio al mercato americano e... Ente Moda Italia si allea con Liberty Fashion Group per la promozione delle aziende italiane ai saloni moda di New York a partire dal 2020 . Infatti EMI organizzerà la partecipazione di collezioni italiane di moda uomo, donna e swimwear, nelle aree speciali italian fashion all'interno dei saloni Liberty, Capsule e Cabana, rispettivamente dedicati alla moda uomo, alla moda femminile e al swimwear & resortwear. La sinergia tra Ente Moda Italia e Liberty Fashion Fair Group
In foto: Centrestage Hong Kong
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offrirà un utile confronto con il mercato americano, quest’ultimo sempre attento alle novità di un prodotto made in Italy. Ben vengano, quindi, appuntamenti con una forte identità ed un buon posizionamento alto, verso il retail statunitense, afferma Stefano Festa Marzotto presidente di Ente Moda Italia. Assieme ai nostri partner investiremo sempre di più sui progetti Italian Fashion in grado di rafforzare ulteriormente la presenza delle aziende italiane negli USA conclude Alberto Scaccioni amministratore delegato di E.M.I.
Project Tokyo
EMI Italian Fashion - CPM settembre 2019
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TM
The global event for multi-site restaurant operators looking to grow their business Join 2,200 restaurant chains, franchise partners, travel operators, private equity investors, property players, and food tech & restaurant industry suppliers.
2020
28-29 APRIL
Brought to you by the
organisers
MiCo Milano Congressi Milan, Italie
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MAPIC FOOD BECOMES
/Fashion
IL CALZOLAIO 2.0 Un mestiere antico che grazie all'intraprendenza di un agguerrito gruppo di artigiani sta diventando anche una possibilità di lavoro per molti giovani A cura di Elena Pravato
Prima del boom delle scarpe da tennis con suola in gomma o delle calzature low cost di breve durata, un paio di scarpe, una volta acquistato, doveva durare almeno alcuni anni e in un passato non molto lontano veniva persino tramandato dal fratello maggiore a quello minore. Certo, la scarpa era un bene di consumo che costituiva una voce importante nel bilancio familiare e immaginare le moderne scarpiere con tante paia divise per stagione, colore, tacchi... è davvero impensabile! Quando le scarpe però si consumavano e avevano bisogno di essere risuolate, si ricorreva al Calzolaio o Ciabattino. Ce ne parla Paride Geroli, Presidente dell'Associazione Calzolai 2.0. Nell'era dell'usa e getta cosa si sono inventati i calzolai per sconfiggere la crisi e creare, persino, nuovi posti di lavoro? “Il mestiere del calzolaio è cambiato notevolmente, perché negli ultimi vent'anni è cambiato il mondo della calzatura. Se prima venivano utilizzate suole in cuoio o gomma, ora questi materiali sono scarsamente impiegati a favore dell'ormai consueto PVC o Poliuretano di cui sono fatte le suole delle sneakers. Di conseguenza sono cambiati i materiali che utilizziamo per la riparazione (non più il mastice di una volta) e le attrezzature per la riparazione. Il negozio ora non dev'essere più inteso come una bottega con l'artigiano che lavora a lume di candela (come impresso nell'immaginario collettivo), ma deve ospitare nuove presse a bacinelle, a pressione o sottovuoto; nel caso si offra anche il servizio di tintura occorre una buona cappa di aspirazione ad esempio. Inoltre il calzolaio 2.0 deve avere software, conoscenze informatiche oltre che per utilizzare i macchinari anche per un'efficace comunicazione e marketing”
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novembre\dicembre 2019 Sono aumentati i servizi che offrite al cliente? "Certamente l'offerta si è ampliata notevolmente in risposta a nuove esigenze del mercato: dalla riparazione e manutenzione delle borse, con interventi come la sostituzioni di manici e cerniere o l'applicazione di borchie, fino al servizio di tintura, con cui rispondiamo alle richieste più svariate per tingere le punte o i tacchi di qualsiasi tipo di scarpa. Effettuiamo lavaggi e puliture con speciali macchine anche a vapore oppure ripariamo valige. Infine ci occupiamo di personalizzazioni che sono sempre più in voga e garantiscono ottime entrate economiche ai nostri artigiani. A Milano e a Roma ci sono dei colleghi che effettuano esclusivamente questo servizio e stanno riscuotendo davvero molto successo. Molti di noi realizzano anche calzature su misura non solo per coloro che hanno particolari esigenze ortopediche ma anche per quelli che desiderano un prodotto di valore e con un comfort impareggiabile!” Per il settore della valigeria che servizi offrite? "Ripariamo ogni componente! Le faccio un esempio: si è rotta la rotellina di trolley, noi la possiamo sostituire! Molti dei nostri associati sono Centri Autorizzati per l'assistenza di brand famosi di valigeria.” Esistono delle esclusive simili anche per le marche di calzature? "Attualmente no, ed è un vero peccato perchè in Usa e in Inghilterra, per esempio, colui che acquista una scarpa di marca può contare anche su centri di riparazione specializzati così come chi compra un'auto può rivolgersi all'officina autorizzata per la marca del veicolo. Come Associazione ci stiamo battendo perché questo avvenga anche in Italia, patria delle calzature di qualità!”
Ci sono buone prospettive per la realizzazione di corsi per calzolai? "Sia io, come presidente dell'Associazione , sia Andrea Saviane ci stiamo impegnando affinché al Politecnico Calzaturiero del Brenta vengano istituiti dei corsi specifici per la riparazione della calzatura o comunque la realizzazione pratica di una scarpa e nutriamo buone speranze che ciò avvenga. Inoltre una mano potrebbe darcela anche il legislatore: la Regione Veneto, ad esempio, ha approvato la legge n. 34 del 2018 che vede il riconoscimento della figura del Maestro Artigiano. La legge prevede che le imprese ove operi un maestro artigiano possano essere riconosciute come bottega scuola, anche ai fini delle normative sull'alternanza scuola-lavoro. In tal modo tutto il patrimonio artigianale non andrà perduto.” Quali sono i prossimi obiettivi dell'Associazione? "Il nostro progetto più ambizioso sarebbe quello di entrare a far parte della Confartigiano nazionale perché ad oggi, ad eccezione della nostra Associazione, i calzolai non hanno un'associazione di categoria o una rappresentanza istituzionale. Attualmente il percorso è ancora lungo perché per essere rappresentati alla Confartigianato nazionale occorre avere una delegazione di settore almeno in 5 Confartigianato regionali. Ad oggi, grazie anche al lavoro che abbiamo iniziato circa un anno fa, partendo dal solo Veneto siamo presenti anche in Piemonte, Friuli e Lombardia. Ma non demordiamo e contiamo di arrivare a 5/6 regioni entro il prossimo anno continuando nell'intento di essere garanti di una figura professionale che non deve andare estinta!” Per info: www.calzolaiduepuntozero.it
La vostra Associazione che sta crescendo esponenzialmente (nel 2013 aveva 45 soci, oggi 430 ), è molto attiva anche nella formazione dei vostri artigiani, vero? "La formazione continua è fondamentale! Occorre saper usare nuove macchine, software, materiali e l'artigiano calzolaio deve essere sempre aggiornato!” La preparazione delle nuove leve come avviene? "Purtroppo in Italia non esiste né una scuola per calzolai né un percorso formativo ad hoc come, invece, nella maggior parte dei Paesi Euopei, in Marocco o Tunisia. Personalmente, grazie anche ad Andrea Saviane di Confartigianato Veneto che si è prodigato a questo scopo, ho tenuto un corso finanziato dal Fondo Sociale Europeo per realizzare una scarpa da zero e vi hanno partecipato ben 18 colleghi. In Italia esistono molti percorsi formativi anche di livello universitario che preparano figure come stilisti o modellisti, ma non professionisti con la manualità per realizzare o riparare una calzatura. Non le nascondo che molti giovani laureati al Politecnico del Brenta si sono rivolti a me o a colleghi per capire come si produce una scarpa.”
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/Musica
COMPAGNI DI VITA E BUSINESS Intervista a Philip Abussi e Anita Falcetta A cura di Giovanni Bonani
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novembre\dicembre 2019 Dedichiamo questa rubrica a Philip Abussi ed Anita Falcetta, imprenditori creativi, fondatori di Mokamusic, agenzia musicale di base a Milano che opera a livello internazionale al fianco di importanti agenzie pubblicitarie e brand di diversi settori. Abbiamo chiesto loro di raccontarsi e darci la loro opinione sul rapporto musica-pubblicità-vendite. Philip, come Compositore & Head of Music di Mokamusic, ha capito sin da quando era giovane che la sua strada sarebbe stata nel mondo della musica oppure ha seguito un percorso determinato? Quali sono stati i suoi modelli? "Ho iniziato a manifestare grande interesse per la musica sin da molto piccolo, inizialmente come ascoltatore ed in seguito come musicista. Ho sempre trovato affascinante la possibilità di attingere dall’astratto per dare vita a qualcosa di nuovo, qualcosa che un istante prima non esisteva. Come ascoltatore sono sempre stato molto curioso, non ho mai prediletto un genere musicale rispetto ad un altro. Semplicemente, concepisco la musica come colonna sonora della vita e, in quanto tale, come antenna parabolica emotiva: quindi molto varia. Di conseguenza, i modelli di ispirazione sono molto diversi tra di loro: da John Williams ad Aphex Twin, dai Radiohead ad Apparat, dai Tool a Mozart, soltanto per citarne qualcuno. Ho avuto un percorso personale, fino all’incontro con il Maestro Riz Ortolani che ha per me rappresentato un punto di svolta estremamente significativo e che ricordo con grande affetto."
Philip, vista la sua esperienza come consulente e produttore musicale in varie industries, pubblicità principalmente ma anche cinema, moda, eventi, etc com’è cambiata questa professione rispetto al passato? Quali sono i nuovi trend? "La professione è sicuramente cambiata in termini tecnici, soprattutto per quanto riguarda l’aspetto produttivo. Se tempo fa si usavano banchi analogici durante il recording, adesso i processi sono quasi interamente digitali. Oggi il mondo della produzione musicale è fatto di softwares, plugins, ma anche di strumenti virtuali sui quali poter contare durante la produzione di versioni “demo” da far ascoltare al cliente senza dovere obbligatoriamente coinvolgere i musicisti per realizzare un primo ascolto. Una volta approvata la demo è poi possibile andare in studio e registrare gli strumenti veri dal vivo. Senza considerare la musica elettronica, in costante aumento, la quale accomuna diversi generi attualmente in voga come la EDM, la Trap ed il il Reggaeton. Ho sempre trovato interessante il fatto che il mondo sia in continuo cambiamento, sin dai tempi dei tempi, e che l’unica costante invariata siano i sentimenti umani che sono sempre esistiti così come li conosciamo. Sentimenti, e quindi emozioni, che scuotono le nostre vite ed influenzano le nostre azioni. Credo, quindi, che al di là dei nuovi trend, il linguaggio musicale svolga sempre un ruolo importante all’interno di un progetto: non è soltanto capace di creare engagement, ma anche di lasciare un forte segno emozionale."
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Philip, all’estero è riconosciuta e nota la figura del music supervisor. Possiamo definirla tale? "La consulenza musicale in Italia non è sempre considerata come un valore aggiunto. Tutti hanno diritto di parola e ciò che nasce con volontà strategica diventa quasi sempre una scelta di gusto. Se nel mondo visual sappiamo che l’uso dei colori è importante per veicolare informazioni precise e suscitare emozioni, e che nel mondo del copywriting le parole hanno importanza per gli stessi motivi, la musica, e più in generale il mondo sonoro, sono in grado di veicolare un numero di informazioni potenzialmente maggiore, le quali arriveranno con molti meno filtri alla corteccia cerebrale, restandovi come se fosse il deposito del subconscio. Il mio vuole essere un approccio strategico ma pur sempre creativo: la musica ed il suono sono un linguaggio attraverso il quale veicolare le giuste informazioni. E se queste stesse informazioni passeranno attraverso il filtro della strategia, avranno la possibilità di arrivare al fruitore senza che egli ne sia pienamente consapevole." Philip, i vostri ultimi progetti: qualche anticipazione per i prossimi mesi? "Il settore musicale è sempre stato aperto a molte vie e la caratteristica principale di Mokamusic è proprio la sua versatilità. Quando la mia socia Anita Falcetta ed io abbiamo deciso di intraprendere questa avventura insieme, il proposito di non restare ancorati all’Industry pubblicitaria è stato il nostro punto
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di partenza. Amo le sfide e la sperimentazione, credo che siano fondamentali nella realizzazione di un percorso di lavoro sano e ambizioso. In quest’ottica è nostra premura diversificare il più possibile. Attualmente siamo diventati un’etichetta discografica a tutti gli effetti con una pianificazione di produzione e di lancio su due artisti, sfida molto impegnativa sia in termini di strategia sia dal punto di vista economico. Un’altro progetto al quale ci stiamo avvicinando con grande interesse è la collaborazione sullo sviluppo di una nuova tecnologia di registrazione che cambierà completamente la dimensione di ascolto. Per quanto riguarda, invece, l’advertising continuiamo a muoverci sia con le nostre produzioni ad hoc, sia con il catalogo Apollo Music Store che rappresentiamo in esclusiva per l’Italia e abbiamo diverse lavorazioni in corso che presto vedranno la luce." Philip, cosa significa per lei fare ricerca musicale? Quando ha iniziato? A che punto è arrivato? "È ormai da diversi anni che mi ritengo sensibile e attivo sul tema della ricerca non soltanto musicale, ma anche sonora. Nel 2016 ne ho esposto i primi frutti attraverso uno speech ad IF! (Italians Festival), il festival dei creativi più importante d’Italia, parlando della rilevanza della musica e del suono nell’ambito della comunicazione così come nella vita di ogni giorno. Nel 2017 ho partecipato a Brandy (Quintegia), l’open office per le strategie dei brand, introducendo l’importanza e l’efficacia del sound branding
novembre\dicembre 2019 in comunicazione. Nel 2018 abbiamo ampliato la ricerca fino ad arrivare sul palco del Forum Retail introducendo, attraverso la visione di Anita Falcetta, un focus dettagliato sugli aspetti di marketing strategico. Attualmente sto conducendo uno studio approfondito sugli effetti benefici delle frequenze audio e sulla cimatica (la nuova scienza che ci dimostra che il suono influenza la materia), mentre sono in programma diversi esperimenti che vorrei condurre con l’ausilio della nuova tecnologia di cui ho già accennato." Philip, come è condividere con sua moglie sia la vita privata sia quella professionale? "Per citare una famosa canzone di Domenico Modugno, è Meraviglioso. Andiamo molto d’accordo ed è raro che ci capiti di non condividere la stessa visione. Le due vite spesso si fondono insieme, ma riusciamo sempre a trovare il modo di staccare dal lavoro quando ne abbiamo bisogno. Inoltre ci integriamo alla perfezione, essendo lei esperta di marketing e comunicazione ed io esperto di musica e compositore, oltre al fatto che rappresentare insieme il target femminile e maschile ci torna utile nel nostro lavoro in quanto duplice visione del mercato. Mokamusic è una realtà famigliare a tutti gli effetti e credo che questo contribuisca non soltanto a renderla diversa dalle altre ma anche a darle una nota di accoglienza spesso gradita dai nostri clienti. Abbiamo anche dei vantaggi come ad esempio il fatto di spostarsi per un viaggio di lavoro senza dovere per forza restare divisi per diverso tempo. In poche parole, non potrei aver scelto miglior socia di mia moglie."
considerazione già a partire dalla fase iniziale della progettazione strategica di marketing, fornire al sistema identitario del brand una tridimensionalità che altrimenti non avrebbe, attraverso strumenti come i sound logos, le brand song o i sistemi di sonorizzazione degli spazi del brand, progettati ad hoc per la marca in linea con la loro brand value proposition generale. Nella trasmissione di questo messaggio un ruolo fondamentale svolgono le agenzie pubblicitarie, pertanto, far comprendere agli operatori pubblicitari l’importanza dell’identità sonora del brand ed il suo impatto in termini di engagement e conversioni, anche a prescindere dagli spot pubblicitari, significa compiere un grande passo avanti nel processo di evangelizzazione dei clienti stessi, significa dare loro la possibilità di sperimentare un innovativo approccio comunicativo, efficace in termini di ritorno di investimento."
Anita, in quanto esperta di marketing e comunicazione aziendale, Head of External Relations di Mokamusic, secondo lei i brand comprendono la necessità e l’importanza di associare ai loro prodotti la musica ed il suono? "Mi sento di premettere che non è possibile fornire una risposta generalizzata. In base alla mia, alla nostra esperienza, ci sono brand che comprendono l’importanza dell’elemento sonoro, sia esso musica che suono, ce ne sono altri che la comprendono meno o che non la comprendono affatto. Certo è che i brand più illuminati, quelli che si sono dimostrati vincenti sul mercato negli ultimi anni, sono quelli che hanno avuto il coraggio di sperimentare nuovi linguaggi, di utilizzare nuovi strumenti o applicare linguaggi e strumenti tradizionali con una logica differente. Prendiamo ad esempio la musica, due sono le possibili strade: considerare, come di consueto si fa, l’elemento sonoro nella fase finale del processo di marketing, quale strumento di accompagnamento di campagne di comunicazione per la tv, per la radio e per il web; oppure, ed in tal caso mi riferisco all’utilizzo innovativo di questo linguaggio, i brand possono tenere in considerazione l’elemento musicale già a partire dalle prime fasi della progettazione strategica di marketing. Il punto è che la prospettiva è cambiata. Non si tratta soltanto di comprendere l’importanza di “associare” la musica al brand, la questione fondamentale è far capire che la musica può diventare parte del DNA stesso della marca; può, se tenuta in
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Anita, quindi secondo lei perché un brand dovrebbe scegliere di investire sulla musica in modo non convenzionale, considerandola già a partire dalle prime fasi del processo di marketing strategico? "Perché il linguaggio sonoro è una leva di marketing, perché utilizzandolo il brand potrebbe guadagnare di più, perché potrebbe non solo trasmette i suoi valori ma fare in modo che il suo pubblico possa viverli. La musica è un linguaggio universale in grado di parlare direttamente all’inconscio umano e, sovente, di condizionarlo. Mi spiego meglio, come è noto, i consumatori, il loro modo di approcciarsi ai brand è cambiato, la cosiddetta customer experience, il viaggio del consumatore/utente nel mondo della marca, è oggi più che mai governata dalle emozioni. Una delle maggiori esigenze dei brand nell’attuale scenario di mercato è quella di catturare l’attenzione del proprio pubblico, un pubblico sempre più informato e talvolta annoiato. L’utilizzo, ribadisco, strategico dell’elemento sonoro consente alle aziende di stimolare ed intrattenere la propria audience, di cementare la relazione di reciprocità con la propria utenza. Costruire un universo sonoro del brand, che viva attraverso tutti i touchpoint della customer journey, siano essi online che offline, siano essi eventi reali o incontri virtuali, significa offrire ai propri clienti emozioni, far fare loro esperienza totale del brand. La musica è un linguaggio che, se ben integrato ed armonizzato con le strategie di marketing generali, consente di ingaggiare, intrattenere, emozionare e condizionare positivamente le esperienze di acquisto. In buona sostanza la musica può indurre a comprare di più o a scegliere un prodotto piuttosto che un altro." Anita, può fornirci qualche dato? "Certamente. Interessante, a riguardo, uno degli ultimi studi condotti dalla Heartbeats International (società con sede a Stoccolma, leader nella consulenza strategica musicale su scala globale). La Survey dal titolo Uncovering a musical myth, un’indagine sull’impatto della musica sugli spazi pubblici, si focalizza sul quesito: <<come può un imprenditore utilizzare la musica per soddisfare i consumatori e fidelizzarli?>>. Lo scopo dell’indagine è stato quello di scoprire come le persone classificano la musica nelle loro vite e l'importanza di essa per le aziende che operano attraverso luoghi pubblici, dove per luoghi pubblici si intendono negozi, centri commerciali, supermercati, ristoranti, hotel, servizi di trasporto, stadi, palestre e luoghi di lavoro. I risultati del sondaggio si possono riassumere in 4 verità o insight, che ciascun imprenditore dovrebbe ricordare: 1. Le persone pensano che sia più difficile vivere senza musica che senza sport, film e giornali 2. Scegliere la musica giusta per il brand consente di trattenere più a lungo i propri clienti 3. La musica trasmessa all’interno dei touchpoint fisici del brand influenza l’opinione che il pubblico ha della marca stessa 4. La musica produce benessere nei dipendenti sui luoghi di lavoro. Inoltre, secondo Gerald Zaltman, Professore della Harvard Business School, il 95% delle decisioni di acquisto viene influenzato da processi che coinvolgono l’inconscio e
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sono quindi di tipo irrazionale. La musica stimola esattamente ed in modo diretto tale sistema percettivo e, se scelta in modo mirato per raccontare il brand ed i suoi valori, può essere in grado di abbassare le barriere di acquisto e indurre il consumatore a comprare di più." Anita, ci potrebbe spiegare che cosa la vostra agenzia offre ai clienti? "Mokamusic è una One-Stop Music Company, prendendo in prestito dai mercati esteri tale definizione, essa vuole semplicemente significare che la nostra società offre tutti i tipi di servizi in ambito audio e musicale. I principali: • La produzione di musica ad hoc • La fornitura di licenze musicali a livello internazionale attraverso trattative con autori, editori, case discografiche di qualsiasi dimensione e il relativo supporto legale • La progettazione di identità sonore: sound logos, brand song, etc... • Servizi audio quali editing, mixing e post audio • Casting voci musicali e casting voci per speakeraggio I nostri punti di forza: • Un business model flessibile • Un network e delle connessioni italiane ed internazionali forti, sia sul fronte tecnico che relazionale in senso lato • La qualità dei servizi e dei prodotti offerti • L’esperienza e i casi di successo accumulati in pochi anni
novembre\dicembre 2019 Mokamusic è anche una boutique agency nel senso che, su ogni progetto, richiestoci dalle agenzie pubblicitarie o dai clienti stessi, cerchiamo di conservare, sia nella gestione dei rapporti che nella qualità dei servizi offerti, la sartorialità tipica del Made in Italy. Per tale ragione l’idea della Moka, della familiarità e la scelta di presentarci sul mercato con lo slogan è: Let’s have a coffee together!" Anita, cosa vuol dire per lei essere un imprenditore creativo? " Vuol dire operare all’interno della industry creativa fornendo supporto a livello musicale e vuol dire anche andare oltre la musica. Mokamusic è un brand di Mokastudio International S.r.l., company creata appositamente per sviluppare nuove linee di business a supporto delle imprese, in linea con le sempre nuove esigenze di mercato. In buona sostanza, già pensando solo alla musica, amiamo diversificare molto. Operiamo infatti in diversi settori: pubblicità, cinema, arte, moda, eventi, grandi eventi, design… ovunque ci sia bisogno di musica! In aggiunta, offriamo consulenza strategica di marketing e comunicazione tradizionale e digitale, prestazioni autoriali per campagne pubblicitarie e progetti cinematografici, lo sviluppo di format creativi multisensoriali in grado di combinare diversi linguaggi, il visivo, l’uditivo, l’olfattivo, il tattile. Essere imprenditore creativo significa mettere a disposizione dei clienti le nostre competenze creative e strategiche, forti di un’esperienza professionale pluriennale sia all’interno di aziende di medie e grandi dimensioni che all’esterno."
Photo credits: Matteo Capuzzi e Alessandro Ferrari
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/Cultura
LUCA VERDONE A TUTTOCAMPO Un sacco bravo A cura di Carla Cavicchini
È sempre un piacere incontrare Luca Verdone alla Biennale d'Antiquariato di Firenze in compagnia del regista siciliano Giuseppe Tornatore, e poi ancora Angela junior, grande divulgatore scientifico. L'occasione stavolta è ghiotta, accanto ad Antonio Paolucci mentre quest'ultimo ritira il “Premio Lorenzo d'oro 2019”. Impossibile farcelo scappare, si notano modi estremamente diretti, poco "romaneschi", uniti all'eleganza di portamento. Perché lo stile non si insegna quando è innato. Siamo di fronte ad un valente regista, specializzato in documentari d'arte. Ci vuol parlare della sua professione? “Il do cum entario d'ar te iniziò n el dopoguerra, con le opere di Luciano Emmer, grandissimo documentarista che nobilitò e dette dignità a tutto ciò. Negli ultimi anni questo lavoro è riuscito ad avere una certa risonanza anche attraverso il pubblico televisivo, tramite le opere più che conosciute di Piero ed Alberto Angela. Resta, tuttavia, il fatto che parliamo di un
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In foto: Luca Verdone
novembre\dicembre 2019 linguaggio specifico al quale mi sono dedicato sino dagli anni '70 , cercando di portare contenuti e valori ad un livello superiore a ciò che era stato fatto. Personalmente volevo dare una valenza culturale, storico-critica, come avevano fatto Emmer e Folco Quilici. Quindi esaltare, rendere maggiormente di qualità il percorso. Questa città, Firenze, per me è stata vitale in quanto iniziai un lavoro su Paolo Uccello, capace di riscuotere veramente un buon successo nei festival internazionali e, proprio nel 1989, vinsi il gran premio del Festival Internazionale dei film di tale attività, proprio su un'opera sulla galleria degli Uffizi. Ecco il motivo che mi lega non poco a questa città dantesca che mi ha dato veramente grandi soddisfazioni.” La vediamo e sentiamo molto entusiasta di ciò che ci racconta, come iniziò tutto? “Sempre nell'89, l'enciclopedia Treccani aveva una sezione dedicata ai documentari d'arte che mi permise di lavorare per gli Uffizi, pertanto una casualità da prendere al volo.” L'arte interessa più in Italia o all'estero? “Innegabilmente progressi notevoli sono arrivati con la divulgazione televisiva, anche se a mio avviso necessiterebbe un linguaggio maggiormente culturale, più elevato e consapevole. Angela, padre e figlio, sono gli unici che fanno un lavoro sistematico, culturalmente controllato e sorvegliato, veramente ad altissimo livello, mentre altri presentano una proposizione patinata dell'oggetto artistico assumendosi gli stilemi del linguaggio promozionale pubblicitario. Questo disturba un po', bisognerebbe tenere l'attenzione sui contenuti culturali spiegando in maniera non troppo didattica, coinvolgendo l'attenzione.”
l'uomo più interdisciplinare in questo settore. Noi figli gli siamo grati poiché questo ci ha aperto le menti, allargando lo sguardo sulla conoscenza, che non è mai troppa, per il pieno sviluppo del cittadino.” Inevitabile a questo punto menzionare suo fratello, il mitico Carlo Verdone. “Viviamo in sintonia totale, pur coltivando ognuno i propri campi in maniera penso proprio eccellente” Mi viene spontaneo “Un sacco bravi”... "Carlo è straordinario sia come attore che come regista di cinema, vero e proprio formidabile osservatore del costume italiano e, sopratutto, bravo ed intelligente a riportare tutto nella sua professione. No, non ce ne sono molti.” Ad un romano è obbligatorio chiedere di Roma e della sua storia che respira all'infinito. “Purtroppo paga uno scotto terribile, quello d'essere un centro urbano non ben controllabile e non ben gestibile. Essendo la capitale è soggetta ad immigrazioni, mutamenti sociali profondi continui, a sollecitazioni di diversa natura, anche se tuttavia regge il colpo con le sue vicende, grandezza, bellezza. Pertanto a mio avviso non ci saranno cattive gestioni a limitarne valore ed importanza.” Come non essere d'accordo? Roma caput mundi!
In che modo? “Fare meno riprese spettacolari con droni e montaggi dinamici, dando più sostanza ai movimenti artistici succeduti nel nostro paese. Un buon documentarista evita la confezione stucchevole di stampo propagandistica atta a promuovere.” L'arte salverà il mondo diceva Mario Luzi e non solo. Perché è così importante? “Perché è la storia dell'uomo, ci permette di riconoscere le nostre origini, percorsi ed obbiettivi.”
In foto: Luca Verdone e Giuseppe Tornatore
È enorme la passione che mette nella sua professione, una buona poliedricità. “Effettivamente sto poco fermo, faccio anche lirica ed ho avuto importanti produzioni con teatri di alto livello, con opere di Mozart, Rossini ed altri ancora. Amo operare nel mondo delle arti a tutto campo privilegiando la qualità.” Entriamo nel lato affettivo ricordando i valori insegnati dal celebre professore Mario Verdone, nonché suo padre. “Tantissimi: papà aveva una sguardo che si intrecciava con tutte le correnti culturali letterarie ed artistiche del suo tempo. Forse
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/Sociale In foto: Anna Segatti - Presidente La forza e il sorriso Onlus © Ilario Botti
La terza edizione di Beauty gives Back ha visto la partecipazione di più di 1300 persone. L’evento di beneficenza organizzato a sostegno de La Forza e il Sorriso, Onlus che da oltre 10 anni aiuta le donne che affrontano il cancro a rivedersi belle e a ritrovare autostima e fiducia in se stesse attraverso un programma di laboratori di bellezza gratuiti in tutta Italia, ha permesso di raccogliere circa 78.500 euro in libere donazioni attraverso i prodotti offerti dalle aziende sostenitrici e i contributi dei partecipanti. «Ancora una volta – ha commentato Anna Segatti, Presidente de La forza e il sorriso Onlus – chiudiamo questo appuntamento soddisfatti per il grande successo ottenuto. Un successo che possiamo definire a tutto tondo. Oltre alla raccolta fondi, infatti, con questo evento ci siamo dati l’obiettivo di far conoscere sempre di più la nostra associazione e il nostro lavoro al grande
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BEAUTY GIVES BACK Quando la solidarietà è donna A cura di Marcella Ciappi
novembre\dicembre 2019 pubblico. Un aumento della partecipazione del 25%, rispetto allo scorso anno, penso sia un chiaro segnale del fatto che ci stiamo riuscendo. Un sentito ringraziamento a tutti coloro che ci hanno aiutato, dando il proprio contributo alla realizzazione dell’evento, oppure offrendo una donazione. Ogni singolo gesto, anche il più piccolo, può fare la differenza». Beauty Gives Back 2019 ha riproposto il format di successo dell’edizione precedente in una nuova location, la showroom di via Marco Polo 4, animata per l’occasione da numerose postazioni di prestigiosi brand cosmetici, che hanno messo a disposizione i propri prodotti per raccogliere fondi a sostegno della Onlus. Hanno rappresentato una novità assoluta di questa edizione la mostra fotografica e i quadri proposti al pubblico. La mostra fotografica “Donne allo specchio: la bellezza viene da dentro” firmata dalla fotografa e designer Claudia Farnedi rappresentava quattro partecipanti a uno dei laboratori di bellezza de La forza e il sorriso. Il corner dedicato all’arte ospitava invece tre opere di Myra Palange, pittrice e
art director di una delle aziende sostenitrici della Onlus, e un quadro di Francesco Bernacchi, artista toscano le cui creazioni sono state pubblicate anche sul Catalogo di Arte Moderna Mondadori, donato dalla famiglia dell’autore. Anche queste opere sono state offerte al pubblico, a fronte di una donazione. Tra le varie attività delle due giornate di evento, è stato possibile provare gratuitamente alcune esperienze beauty presso le postazioni interattive dedicate a make-up, hair-styling e consulenza nutrizionale. Professionisti del settore come Gennaro Sorrentino (Make-up Artist Clarins), Alex Migliorini (Hair Stylist Framesi) e Paola Di Giambattista (Healthy Food Specialist Cosmoprof) sono rimasti a disposizione delle partecipanti per soddisfare le loro richieste. I PARTNER DEL 2019 Alés Groupe; Alfaparf; Avon; Beiersdorf; Bioline Jatò; Bottega Verde; Clarins Italia; Coca-Cola HBC Italia; Collistar; Cosmoprof; Coty; Difarco; Dolomia; Elgon; Farmen;
Ferragamo Parfums; Framesi; Herbatint; Istituto Ganassini; Kiko; L’Erbolario; L’Oréal Group; Mediaset; Montalto; N&B Natural is Better; Sarno Display; Shiseido; Tek; The Estée Lauder Companies Italia; Vagheggi. LA FORZA E IL SORRISO ONLUS LFIS Onlus organizza laboratori di bellezza per donne in trattamento oncologico presso ospedali e associazioni di volontariato di tutto il territorio italiano. Si tratta dell’unico progetto collettivo di responsabilità sociale del settore cosmetico nazionale e gode del patrocinio di Cosmetica Italia – associazione nazionale imprese cosmetiche – che supporta La forza e il sorriso fin dalla sua fondazione. L’iniziativa, che non interferisce con le cure mediche né intende in alcun modo sostituirsi a esse, ha l’obiettivo di offrire informazioni, idee e consigli pratici per fronteggiare gli effetti secondari delle terapie. I laboratori sono rivolti a tutte le donne che, sottoposte a trattamenti oncologici, non vogliono rinunciare alla propria bellezza, riconquistando il proprio
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senso di benessere e autostima. Il laboratorio si svolge in un’unica seduta, della durata di circa 2 ore e mezza, ed è guidato da una consulente di bellezza volontaria, competente e sensibile, che svela utili segreti di make-up e insegna a ogni partecipante come valorizzare, in pochi mirati gesti, il proprio aspetto. I laboratori di bellezza sono accompagnati dalla presenza di una psicoterapeuta per offrire supporto psicologico e sostegno alle donne in cura. L’iniziativa è totalmente gratuita, sia per le partecipanti, che per le strutture ospitanti, e a ogni donna viene donata una beauty bag ricca di prodotti cosmetici, per mettere in pratica i consigli dei consulenti di bellezza anche a casa, continuando a prendersi cura di sé in modo autonomo. Tutte le donne che desiderano partecipare a uno dei laboratori de La forza e il sorriso Onlus, possono informarsi tramite diversi canali: il sito internet e i canali digitali dell’associazione, il materiale distribuito presso le strutture, il personale ospedaliero o altre donne che hanno già preso parte all’iniziativa. È possibile partecipare ai laboratori nella struttura che si preferisce, non necessariamente nell’ospedale presso il quale si affrontano le cure. I NUMERI 12 anni di attività (dal 2007), 57 strutture ospitanti sul territorio nazionale, 30 imprese cosmetiche sostenitrici, 3.500 laboratori di bellezza svolti 16.000 donne coinvolte, 500 volontari (consulenti di bellezza e personale ospedaliero). «Sono numeri di cui andiamo orgogliosi – ha commentato la Presidente Anna Segatti – che attestano il valore di questo progetto e ripagano tutti gli sforzi che facciamo per portarlo avanti. La più grande soddisfazione ci arriva dai risultati dei questionari di gradimento che facciamo compilare alle partecipanti alla fine del laboratorio: il 99,2% di loro afferma di sentirsi più bella, serena e rinnovata e il restante 0,8% dice di sentirsi “come prima” e anche questo per noi è un segnale positivo, poiché ci sono donne che hanno già una grande forza dentro di sé. Partecipare a Beauty Gives Back significa sostenere tutto questo e aiutarci a stare al fianco di sempre più donne». LOOK GOOD FEEL BETTER La forza e il sorriso è la versione italiana del programma internazionale Look Good Feel Better, attivo dal 1989. L’idea dei laboratori di bellezza per donne in trattamento oncologico è nata negli Stati Uniti nel 1987, quando un medico statunitense ha deciso di dare ascolto alla reazione di abbandono e sfiducia che una sua paziente aveva manifestato rispetto agli effetti collaterali dei trat-tamenti oncologici. Appellandosi al presidente della CTFA, oggi Personal Care Products Council Foundation – associazione statunitense analoga a Cosmetica Italia – ha ottenuto il supporto di un make-up artist che, spronando la donna alla cura e valorizzazione della sua persona, ha stimolato in lei una nuova forza per affrontare la malattia. L’evidente successo dell’esperimento ne ha decretato la diffusione negli Stati Uniti e nel mondo.
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/Beauty Tom Ford apre il suo primo concept dedicato al beauty in una location millennial inusuale per il lusso, con una experience che unisce multi-sensorialità e digital. Ha deciso, così, di sviluppare il business dell’area beauty, cedendo l’attività in gestione a un’azienda importante e specializzata come Estée Lauder e lanciando il primo negozio stand-alone. Location innovativa Innovativa la location, che invece di puntare alle classiche aree urbane dedicate in esclusiva al lusso, ha scelto Covent Garden, per entrare in contatto con un pubblico più ampio. Una scelta che è stata ripresa da altri big come Tiffany, che ha aperto poi a pochi metri il suo nuovo concept Style.
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TOM FORD BEAUTY Gran Bretagna, Londra A cura di Fabrizio Valente, fondatore e amministratore Kiki Lab - Ebeloft Italy
novembre\dicembre 2019
INFO CHIAVE Beauty concept 2017: apertura 130 mq 2 piani 6 sale
TOM FORD 2005: lancio brand 2007: prima apertura boutique 49 negozi in gestione diretta e 77 shop-in-shop 44 Paesi
Micro-specializzazioni La boutique è divisa in sei piccoli spazi, ognuno dedicato a un’esperienza specifica. Il piano terra, quello dell’ingresso, è dedicato alla vendita dei prodotti (profumo, colore e cura corpo) in un ambiente raffinato, caratterizzato da un retail design che punta su vetri grigi, ripiani in marmo e specchi.
Omni-experience Su entrambi i piani le nuove tecnologie giocano un ruolo importante: gli specchi registrano le sessioni di make-up e i test digitali di rossetto, inviandoli poi alle clienti come guide e tutorial. Gli schermi Savvy sono display digitali che mostrano immagini, video e anche musiche in base al tipo di prodotto a cui il cliente si avvicina, ad esempio uno dei 30 profumi in assortimento. Commento finale di Kiki Lab ed Ebeltoft Group Il concept di Tom Ford Beauty innova il mondo del lusso, dalla scelta della location a un uso delle nuove tecnologie che coinvolge i clienti e facilita esperienze, servizi e prodotti personalizzati. Sfida: il costante aggiornamento dell’esperienza digital per attrarre i clienti e confermarsi "pioniere" nella retail experience.
PROSSIMO EVENTO KIKI LAB Altri casi di innovazione saranno approfonditi da Fabrizio Valente nel corso del convegno Retail Innovations 15, in programma a Milano il 17 marzo 2020. Convegno a pagamento, inviti disponibili per Manager retail e Industria di Marca. Per informazioni: kiki@kikilab.it – www.kikilab.it
Servizio a 360° Nel piano interrato le tre salette sono dedicate ai servizi su prenotazione, come il laboratorio di profumo, dove testare la Private Blend Collection e creare fragranze personalizzate. La sala make-up è a disposizione per master class e servizi per spose, mentre lo spazio eventi VIP è dedicato a sessioni private su make-up e profumi. È presente anche una sala dedicata agli uomini.
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/Nautica © luxuryyachtparties.gr
MYS 2019 Record di espositori e super flotta di super yachts A cura di Laura Lamarra
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novembre\dicembre 2019 L’edizione 2019 del MYS tenutasi dal 25 al 28 settembre si è conclusa con la presenza di un numero record di espositori: ben 600, oltre 120 superyachts, 44 dei quali consegnati nel 2019 dai cantieri europei, tra cui SanLorenzo, Benetti, Palumbo Suyperyachts, Tankoa e Gruppo Ferretti. L’appuntamento immancabile per i tanti players del settore, ma anche per i giornalisti e la stampa specializzata e gli appassionati provenienti da tutto il mondo, anche quest’anno ha visto esposte, nella rada del Principato di Monaco e nelle banchine di Porte Hercules, le più grandi navi da diporto. La più impressionante flotta di ogni edizione, sia per numerosità sia per qualità: 125 superyacht con un valore totale stimato di circa 4 miliardi di euro; 44 nuovi modelli e 14 megayacht di lunghezza superiore a 70 metri, di cui 2 di oltre 100 metri. Ancorché la lunghezza media sia rimasta stabile a 49,5 milioni, il prezzo medio per uno yacht a motore esposto in fiera ha raggiunto quest'anno 37,8 milioni di euro. 600 le aziende partecipanti organizzate in diverse aree tematiche. Costruttori di yacht, broker e designer hanno allestito i loro stand sulle banchine, vicino ai loro yacht. I produttori di tender e di giochi d'acqua hanno presentato non meno di 55 pezzi di equipaggiamento, oltre la metà dei quali esposti per la prima volta. MYS è anche, da sempre, catalizzatore e anticipatore di tendenze nel mondo dello yachting del futuro e tra queste, quest’anno, spicca l’attenzione ai temi ambientali: yacht "più ecologici" e prestazioni migliorate in termini di tecnologia, consumi, velocità e design possibili anche per i maxi scafi del lusso. Così si è potuto sapere qualcosa di più sull’attuale stato dell’arte delle nuove costruzioni di yacht in Italia, tra questi RSY 38m EXP, prima imbarcazione targata Rosetti Superyachts in consegna dal cantiere romagnolo nella primavera del 2021 e sulle interessanti innovazioni tecnologiche come la proposta del sistema Hull Vane che, sviluppato dallo Studio tecnico olandese Van Oosanen, dopo l’esordio nel mercato nord americano, negli scorsi mesi è approdato in Europa con grande attenzione da
parte di costruttori e proprietari di grandi yacht. Questo studio consente di calcolare il livello di resistenza che la carena incontra nell’impatto con l’acqua durante la navigazione. Applicabile anche a yachts già in esercizio, consente la riduzione dell’onda di poppa con una significativa diminuzione dei consumi di carburante e il contemporaneo contenimento di emissioni di Co2 nell’ambiente. A seconda delle potenze installate a bordo e alla linea dello scafo tale riduzione di Co2 varia tra il 10% e 20%. Non poteva mancare la cerimonia del Monaco Yacht Show Superyacht Awards, alla vigilia del MYS, che nella sua sesta edizione ha assegnato 4 premi a 3 navi: Attila (64m, Sanlorenzo), vincitrice del premio MYS / RINA per il suo design, conforme agli standard ambientali stabiliti da RINA, la società italiana responsabile della classificazione dei superyacht; TIS, un nuovissimo yacht di 111 metri del cantiere tedesco Lürssen, che ha ricevuto il MYS Interior Design Award. Infine l'eccellenza (80m, Abeking & Rasmussen) ha vinto due premi: il MYS Exterior Design Award e il MYS Finest New Superyacht Award, il premio più prestigioso della cerimonia. Immediatamente prima della cerimonia di premiazione, si è tenuta la quarta edizione del Monaco Yacht Summit, appuntamento di confronto, discussione e approfondimento di tematiche inerenti allo yachting, che quest’anno ha visto circa 40 partecipanti interessati all'acquisto o al noleggio di uno yacht nel prossimo futuro. Segnali dunque positivi e incoraggianti dalla splendida e da sempre suggestiva cornice monegasca, confermati anche dal maggior numero di visitatori privati (31.565 visitatori contro 30.400 in 2018). Oltre 200 visitatori VIP (211 per la precisione, rispetto ai 150 del 2018) sono stati invitati allo show, creando relazioni dirette con gli espositori e innescando oltre 50 visite in yacht. Stati Uniti, Russia, Inghilterra, Cina e India, tra i principali Paesi di provenienza della maggior parte di questi potenziali clienti. I numeri di questa 29a edizione confermano, pertanto, l’importante status di MYC, quale evento annuale must del mondo della nautica di lusso, che dà appuntamento il 23 settembre dell’anno prossimo per festeggiare un trentennio di grande successo.
© charterworld.com
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/Food
IL TURISMO DI-VINO L’enoturismo è pronto al decollo tra strade del vino, hotel di charme, eventi e accademie A cura di Cinzia Meoni
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novembre\dicembre 2019 Il vino non è più solo un’eccellenza da degustare a tavola, ma costituisce una vera attrazione turistica, un motivo per cui si muovono flussi sempre più numerosi di viaggiatori interessati a scoprire un patrimonio vasto e articolato come quello che è custodito all’interno del Bel Paese. Ciò che rende la nostra Penisola un Paese unico al mondo nell’abito dell’enoturismo è la varietà dei paesaggi, dei terroir e delle tecniche di vinificazione in grado di offrire ai wine lover la possibilità di vivere esperienze profondamente diverse a distanza di pochi chilometri. L’enoturismo vale 3,5 miliardi di dollari solo sul territorio italiano (dati World Tourism Organization), coinvolge oltre 14 milioni di viaggiatori ed è un mercato in forte espansione con un enorme potenziale di crescita ancora da esplorare (a livello globale i wine lover spendono, tra visite in cantina, degustazioni e hotel tra i filari oltre 77 miliardi). Sono in aumento, infatti, i turisti soprattutto stranieri che, nel nostro Paese, cercano di coniugare arte, scenari naturali, piaceri della tavola e percorsi guidati cantina per cantina e si calcola che spendano in media 85 euro al giorno, il doppio in caso di pernottamento. Spesso, tuttavia, non trovano soluzioni adeguate e proposte in grado di soddisfare l’interesse di chi vorrebbe conoscere, tramite le eccellenze ad alta gradazione, l’intero Paese o comunque più territori e non solo una singola cantina seppure di livello. Finora, infatti, in Italia è mancato un unico filo conduttore in grado di unire le bollicine di alta quota del Trentodoc al Passito di Pantelleria, proponendo ai wine lover stranieri percorsi che esaltino l’ospitalità e le eccellenze enogastronomiche italiane. Ma occorre lavorare sulle potenzialità del Paese e non solo del singolo territorio oltre che delle strutture ricettive. Si calcola infatti che, nonostante un giro d’affari più che consistente (in grado, secondo le stime, di generare quasi un terzo delle vendite per quelle strutture capaci di stare sul mercato), solo una minima parte delle cantine presenti sul territorio, il 5% circa, sia attrezzata per trasformare la visita di un enoturista in una esperienza
unica ed emozionante in cui l’accoglienza, l’ospitalità, il marketing, l’abbinamento enogastronomico adeguato si uniscano alla storia del vino e del territorio. Non basta essere ottimi produttori di vino: per puntare sul florido mercato dell’enoturismo occorre saper raccontare prodotti e territorio creando un legame con il visitatore. Occorre quindi lavorare in squadra, pur senza rinunciare all’identità territoriale; puntare sulla formazione potenziando le figure dedicate come i “wine hospitality manager” e lavorare sui nuovi trend che vedono i vigneti trasformarsi in luoghi in cui si pratica sport all’aria aperta, wine trekking, yoga e meditazione e in cui si celebrano perfino matrimoni, È questo il contesto in cui stanno nascendo le prime iniziative volte a proporre anche nel nostro Paese i modelli vincenti adottati, ad esempio, in Francia o in California. Come DiVino Wine Hospitality & Travel, un evento professionale dedicato proprio all’enoturismo e creato da Nebe PromotioB2B, che si propone di far scoprire i mille segreti del vino attraverso un’offerta di strutture come Villa Quaranta Wine hotel & spa. La storica dimora della famiglia Tommasi, alle porte della Valpolicella Classica ha meritato il Best Wine of Tourism 2020 per la migliore ricettività del territorio. «L’accoglienza di una famiglia, i servizi di un grande albergo, l’ecletticità di una struttura che è cresciuta e si è evoluta negli anni ed il lavoro di squadra di tutto il personale, diretto dal nostro Luca Carrara, premiano un percorso di cui siamo molto fieri» affermano le responsabili Michela e Barbara Tommasi. Villa Quaranta è un complesso che fonde storia e modernità: una villa padronale seicentesca, un parco secolare, una chiesetta romanica per le celebrazioni e una carta vini con più di 1300 etichette. Non solo. La Vinoterapia con trattamenti rivitalizzanti e antietà a base di vino Valpolicella e Amarone è il fiore all’occhiello del centro estetico di Terme della Valpolicella: 2500mq divisi in area Spa, fitness, acqua con cinque piscine di acqua termale interne e una esterna, oltre a un centro medico con collaborazioni di specialisti, per sfruttare al meglio le proprietà antinfiammatorie e
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per la cura della pelle dell’acqua salso-bromo-iodica. In luce anche alberghi come l’Hotel Borgo San Felice e il Falconiere, aziende come Marchesi Frescobaldi ma soprattutto alcuni tra i più importanti distretti territoriali e Enti di promozione turistica dalla Sicilia al Friuli-Venezia Giulia come Le Strade del Vino dell’Etna o la Strada dei Sapori. Sempre più spazio è poi attribuito agli operatori in grado di proporre veri e propri circuiti di eccellenza. Come The Grand Wine Tour in cui trovano posto 22 aziende vitivinicole sostenute da un manifesto e da una carta della qualità con l’obiettivo di fornire ai turisti elevati standard di accoglienza in cantina. La carta della qualità determina infatti una serie di parametri (50 criteri divisi in tre sezioni di valutazione: tour e tasting, ristorante e ospitalità, vino) che le aziende vinicole si impegnano a rispettare per poter utilizzare il marchio di qualità TGWT. In particolare, il brand garantisce dieci requisiti fondamentali: una cantina aperta ai visitatori; visite guidate da personale dedicato; attività di coordinate da un responsabile aziendale; visite a pagamento, per garantire un livello di servizio professionale; almeno due lingue parlate; diverse proposte di degustazione; vini in condizioni ottimali di conservazione e in bicchieri idonei; presenza di un punto vendita; vini distribuiti sui mercati internazionali e vigneti di proprietà. In questo scenario nascono anche realtà dedicate ad insegnare a intercettare proprio il turista “diVino” e a portare le cantine a livello di “destinazione turistica”. Come WineHo, una accademia voluta da Cristina Mascanzoni Kaiser per offrire formazione di alto livello proprio nell’ambito dell’ospitalità e dell’enoturismo.
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PERCHÈ ESSERE NORMALE QUANDO
PUOI ESSERE SUPER?
Questi sono i Superbrands 2019. Condividono l’impegno per l’innovazione, l’autenticità e la responsabilità e sono riconosciuti SUPER da clienti e consumatori. superbrandsaward.it
/Food Ottobre-novembre è periodo di vendemmia che, grazie al MonteNapoleone District, entra in città e nel cuore del quadrilatero milanese. Un programma, “La Vendemmia”, variegato, glamour ed estremamente coinvolgente, che giunge quest’anno alla sua decima edizione, confermando il grande consenso. L’evento è fortemente ispirato e orientato al vino e alla degustazione di bottiglie di prestigio, presso i più esclusivi ristoranti e hotel 5 stelle lusso aderenti al programma, le centosei boutique delle vie Montenapoleone, Sant’Andrea, Verri, Santo Spirito, Gesù, Borgospesso, Bagutta e di via della Spiga, che partecipa per il secondo anno consecutivo, e per la prima volta anche di via San Pietro all’Orto, e le location artistiche e storiche del distretto. Moda, Vino e Arte si fondano in un tutt’uno, trovando nel forum “Moda, vino e arte. Italia e Francia a confronto”, tenutosi lo scorso 9 ottobre presso Casa Vendemmia a Palazzo Clerici, la massima esaltazione e declinazione. Realizzato in collaborazione con il Comitato Grandi Cru d’Italia e con Class Editori, il forum ha visto relatori d’eccezione dibattere su temi di cui entrambi i Paesi sono protagonisti a livello internazionale ed in particolare su turismo, cultura, esportazioni, internazionalizzazione e sostenibilità ambientale; temi trasversali ai tre settori analizzati. “Grazie al patrimonio italiano senza pari di biodiversità agroalimentare e enogastronomica, possiamo offrire quello che altri non sanno offrire. L’esperienza sensoriale sta diventando sempre più importante nella scelta della destinazione turistica. Con il Made in Italy della moda e del design ci sono grandi potenzialità per l’economia italiana che vanno organizzate a sistema. L’enoturismo e il fenomeno dei wine lovers unito alle bellezze artistiche e architettoniche del nostro Paese può valorizzare le cantine”, ha affermato l’Assessore regionale Fabio Rolfi. Guglielmo Miani, Presidente di MonteNapoleone District Presidente di MonteNapoleone District, presente anche in qualità di imprenditore come CEO e Presidente di
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LA VENDEMMIA 2019 Accento su internazionalizzazione e sostenibilità A cura di Laura Lamarra
Larusmiani ha aggiunto: “Siamo arrivati al decimo anniversario con risultati importanti. Con La Vendemmia abbiamo voluto offrire una esperienza a 360 gradi. Abbiamo creato un concept per far vivere a clienti e associati una esperienza unica, con contenuti come il Menù Vendemmia ad un prezzo fisso accessibile in ristoranti esclusivi anche a chi non li ha mai presi in considerazione. Da una serata con 18 brand, siamo oggi ad oltre 100. Celebriamo i vini italiani con l’asta, il Wine Tasting ed abbiamo coinvolto anche gli hotel che si movimentano così anche in
un mese tra i più tranquilli dell’anno. La Vendemmia rappresenta oggi una ragione in più per venire a Milano. Esportando l’evento prima a Roma e poi a Shanghai vogliamo far conoscere il vino italiano all’estero e il pregio dei nostri prodotti. Per quanto riguarda la mia esperienza come imprenditore nella moda, Italia e Francia hanno sempre collaborato, l’Italia è fondamentale per i marchi francesi. Se nella moda sfruttano molto il nostro know-how, nel vino abbiamo molto imparare da loro soprattutto nel marketing, nelle strategie
novembre\dicembre 2019 di distribuzione e internazionalizzazione. E poi c’è il tema della sostenibilità, in Larusmiani produciamo abiti fatti a mano in Italia. Sartoriale è una parola abusata. La nostra manualità e l’artigianalità sono i valori che il mondo ci chiede, in Italia è sempre più difficile però siamo in grado di dare vita a prodotti meravigliosi che i clienti più sofisticati al mondo ricercano. Inoltre, il mondo sta cambiando in maniera veloce, anche noi da 20 anni produciamo tessuti ecosostenibili e gruppi come Kering hanno incominciato ad acquistare questi prodotti. Così si assiste ad una accelerazione nelle richieste da parte dei clienti, segno che si sta sviluppando una cultura più attenta all’ambiente. Questo deve essere il challenge nel nostro futuro”. Italo Rota, celebre architetto, reduce dall’esperienza del Padiglione Italia a Expo 2015 e coinvolto in quello a Dubai 2020, sottolinea il ruolo della comunicazione del vino: “La rappresentazione della qualità di vita attira un pubblico non solo turistico, a Milano la gente viene a vedere come si produce il futuro, com’è la qualità della vita dove c’è industria e tecnologia. Regioni come la Lombardia potrebbero mettere insieme turismo e agricoltura e creare una storia più originale sul vino, come bevono le persone che stanno progettando il futuro. Il vino è una risorsa non ancora valorizzata,
bisognerebbe creare esperienze più articolate sul ruolo che ha nella nostra vita. A Expo 2015, abbiamo offerto la possibilità di assaggiare vini che venivano da tutti gli angoli d’Italia puntando sull’originalità del gusto e la ricchezza della biodiversità. Il vino non va banalizzato, non dovrebbe essere un pretesto per vendere ma collaborare nel creare una esperienza. La concorrenza sempre più agguerrita deve indurre a raccontare le storie che ci sono dietro ad una bottiglia e valorizzare chi produce. Il Padiglione Italia a Dubai sarà una grande vetrina del sapere italiano: l’impiego di materiali naturali come alghe, caffè e polvere di arancio, le facciate in materiali riciclati stampati in 3D, coinvolgeranno i visitatori partendo dall’idea di toccare per capire come è fatta una cosa”. Francesco Zaganelli, della cantina umbra Lungarotti, ha spiegato come questo serva da volano per attrarre l’enoturismo: “Il Muvit, Museo del Vino di Torgiano, inaugurato nel 1974, si pone l’obbiettivo di raccontare il vino nella storia della civilizzazione dell’uomo lungo un percorso di 5.000 anni di storia. A dif ferenza di quello di Bordeaux, improntato maggiormente all’aspetto sensoriale e degustativo, il nostro si pone come un vero museo d’arte interdisciplinare. Sin dalla fondazione della Cantina nel 1962 lavoriamo costantemente per la
valorizzazione del territorio, con l’obiettivo di produrre vini di qualità, con una forte attenzione alla sostenibilità ambientale. Anche a Milano per “La Vendemmia” portiamo questa nostra unicità, che sottolinea un savoir faire tutto italiano, esponendo all’Hotel Baglioni una coppa rinascimentale, dono nuziale ai due innamorati che potevano bere contemporaneamente dalla stessa coppa e una maschera dionisiaca dell’artista giapponese Kano Tatsunori che richiama il mito di Dionisio, Dio del vino e del teatro ed emblema dell’essenza primordiale dell’uomo”. Infine Paolo Panerai, Vice Presidente Esecutivo del Comitato Grandi Cru d’Italia, editor-in-chief e CEO del gruppo Class e proprietario di importanti aziende vinicole, ha così concluso: “Moda, vino e arte sono una cosa sola che sintetizza le caratteristiche dell’Italia. Nell’asta straordinaria di martedì a favore di Dynamo Camp, dove sono stati raccolti oltre 45 mila euro, c’è stata una sintesi tra vino e arte” ed ha aggiunto: “La competizione con la Francia c’è. Là esiste una gran tradizione, ma ricordiamo che furono gli etruschi i primi a vendere il vino ai francesi, che fino ad allora bevevano la birra perché erano barbari. Il Comitato Grandi Cru d’Italia è stato fondato per rappresentare la diversità offerta dall’Italia e il nome stesso Gran Cru ha un senso anche in Cina dove i vini italiani sono assolutamente competitivi”.
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/Food
DARIO CECCHINI Anarchico di gusto, liberale per giustizia A cura di Carla Cavicchini
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novembre\dicembre 2019 Sarà anche un peccato capitale la gola, però quando arriviamo dal “Sor Cecchini” e come antipasto, nello spazio adiacente al ristorante, assaggiamo di gusto e a suon di musica crostoni colmi di lardo, di buona carne e fett'unta, beh... peccare è umano! E, ancora col languorino in bocca, è quasi d'obbligo a questo punto degustare il brodino – buonino buonino e bollentino – sino ad aprire lo stomachino. Insomma, una volta tutti a cecce, l'olfatto e la vista vengono colpiti da quella verdura colorata e rampicante che ben si presta all'olio buono per il pinzimonio, accontentando pure vegani e vegetariani per il loro nutrimento. Perché da Dario Cecchini, considerandosi un anarchico liberale... "si può mangiare altro, certamente, anche se oggi è un lusso essere vegeteriani; adesso è una scelta, prima un bisogno. La storia della Toscana si lega anche a quando appunto i soldi per la carne non c'erano, c'erano i legumi. Giusto, per bisogno! E senza dubbio ieri come oggi cucinati bene! Personalmente credo nel libero pensiero pensando proprio che il Rinascimento sia stato il figlio del De rerum natura, l'uomo al centro del mondo, il cui significato è il rispetto della libertà." Come si prende il cliente per la gola? “Mai fatto una cosa simile, cerco di dargli il mio meglio con tutte le le forze ed evidentemente questo arriva!" Cecchini è proprio un bel personaggio, dal sorriso solare e
grembiule immacolato mentre racconta d'essere nato a dieci metri dall'omonima macelleria di Panzano in Chianti, luogo di 966 anime. “Anno '55, il primogenito come d'uso nasceva in casa. Qui vivo e lavoro in questo posto che considero il centro del mondo, unendo gioia e passione come richiede la mia anima. I ristoranti: Solo ciccia e Officina della bistecca ben si legano a Dario doc, quale servizio a basso costo per pranzi di lavoro sui 10-15 Euro. L'offerta è quella di cibo buono e sostenibile bilanciando carne, verdure e legumi, senza formaggi visto che non legano con gli altri alimenti, unendo la generosità dell' olio e dei vini squisiti. E sa perché? Perché la mia famiglia mi ha insegnato il valore dell'ospitalità ancor prima d'essere clienti, se poi sono ospiti e non clienti, va bene uguale, la felicità è la stessa.” La felicità la leggiamo nelle cucine aperte e nel personale che serve ai tavoli. L'ospitalità è sacra e sono fiero di queste 35 persone che operano con me, con ricaduta e buona spinta locale nella zona.” E del binomio cibo-cultura cosa risponde? “Che è il giusto modo di nutrire la vita e che il lavoro del macellaio è importante in quanto con la celebrazione del sacrificio, si onora la morte dell'animale che nutre la nostra vita. Da qui il culto del convivio.”
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Quanto c'è di etica in questo? E degli allevamenti intensivi cosa ne pensa? “Rispondo semplicemente che parlo da carnivoro naturale con gran rispetto per chi non lo è. E questo in maniera reciproca. Gli animali vanno ben allevati dando loro una morte onesta, celebrando il loro nutrimento. Alla seconda domanda rispondo che è basilare garantire spazi aperti ed erba buona, trattandoli con cura. Sono di natura un positivo che crede nella positività. Lo sa cosa dicevano i nostri contadini? Di lasciare la terra meglio di come l'abbiamo trovata! E senza far rivoluzione in merito, mi applico come dicevano questi saggi visto che coscienza e responsabilità sono dei capisaldi. Come soleva dire Lorenzo dei Medici: Del futur non v'è certezza." Secondo lei le norme per la etichettatura e tracciabilità a livello europeo sono sufficienti? “Date a Cesare quel che è di Cesare, ecco la mia risposta, non sono un predicatore, semplicemente a mio avviso il bravo artigiano deve dare buona testimonianza di se stesso. Dal canto mio mi applico giornalmente con buona disciplina alla mia professione.” Volto ad una clientela decisamente vasta. “Vengono da ogni parte d'Europa, anche internazionali! Ed il bicchier di vino è sempre il ben servito.” Abbiamo sentito del rapporto di Leonardo con Panzano. Ce ne parla? “Il padre aveva una tenuta proprio qui che oggi si chiama Ca di Pesa e probabilmente il figlio andava da lui, come del resto Dante che percorreva il passaggio tra Firenze e Siena per godersi il Chianti osservando le diatribe raccontate più tardi nella Divina Commedia. Chissà se la mia generazione era qui di casa...” B u o n a p p a s s i o n a to d 'a r te , d e l Romanticismo, Rinascimento, del Sommo Poeta. Che c'entra con la ciccia? "Si riassume in una parola sola: Toscana. Una regione paradisiaca, bellissima,
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novembre\dicembre 2019 che c'entra con la passione della carne: carne-diem godere del proprio lavoro cogliendo l'attimo, la fortuna, la gioia di vivere in questa meraviglia. Da piccolo mio padre mi portava agli Uffizi, a visitare le Pievi romaniche, i quadri di Annigoni ed altro ancora, crescendo appunto a pane, ciccia ed arte. Godiamo di panorami unici, spettacolari e un affresco, nella chiesa più piccina della Toscana, si trova sempre. E come non menzionare poi La corporazione delle Arti e dei Mestieri! Pertanto, evviva l'artigianato che ci s'à dentro nel sangue!" Abbiamo visto molte, veramente molte belle opere dell'artista Nathalie Decoster qui a Panzano in Chianti. Come mai? "Conosco lei e la sua bravura, di conseguenza mi sono prestato volentieri ad accoglierla sentendo sulla mia pelle correre emozioni primitive, antiche ed arcaiche. A lei mi lega molto affetto, amicizia ed empatia trovando nei suoi lavori l'origine, il viaggio indietro nel tempo e il ritorno al passato. Conosco poco i contemporanei, ma Nathalie ha sangue antico. La mostra è andata benissimo, grazie anche all'amica Mila Sturm, la curatrice, ed abbiamo goduto di tutto questo. Mila tra l'altro è talmente innamorata di questi territori che ci ha preso pure casa dividendosi tra l'estero e la Toscana.” Il calice viene prontamente riempito mentre arrivano pure i dolcetti. Siamo alla fine, tutti in fermento per la cena. Tuttavia, l'ultima domanda sul grande interesse dei media per il mitico Cecchini la faccio. “Innegabilmente la cosa mi fa piacere anche se la soddisfazione maggiore è di vivere in quest'angolo del cielo operando bene dalla mattina alla sera. La fama è bella, ma anche effimera e su questo è opportuno meditare.” Praticamente la risposta di come un macellaio sia anche poeta!
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/Franchising/Retail
7° RETAIL REAL ESTATE ITALIA, OVERVIEW DEL MERCATO E OPPORTUNITÀ PER I RETAILER IN ITALIA Resca, Confimprese: «Crescono i centri commerciali: ne arrivano 16 entro il 2023. Bene gli outlet con una pipeline di altri 3 entro il 2021. Via Toledo a Napoli e via Indipendenza a Bologna al top delle main street» Rubrica a cura di Confimprese
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novembre\dicembre 2019 nel centro e nel sud Italia, sono relative a strutture con un rating medio-basso. Gli outlet sono 33, ma ne arrivano altri 3 entro il 2021 con 5 nuovi ampliamenti. Queste le evidenze del 7° convegno Retail Real Estate promosso da Confimprese in collaborazione con Reno, Monitora by UrbiStat e TCGroup. «Nonostante la crescita a doppia cifra delle vendite online – osserva Mario Resca, presidente Confimprese – i negozi dei retailer reggono ma è una sfida lunga e difficile che sarà combattuta anche nell’omnicanalità. C’è eccesso di spazio e bisogna trovare nuovi format per attrarre i clienti, fare azioni di cobranding per offrire al consumatore una shopping experience diversificata dal food al fashion, dall’entertainment alle tecnologie, con l’obiettivo che l’acquisto sia finalizzato nel punto vendita fisico».
L’annuale ricerca promossa dall’Osservatorio Retail Real Estate realizzata da Reno Your Retail Partners per Confimprese sull’andamento dei centri commerciali in Italia evidenzia un settore giunto a maturazione, in cui le nuove aperture si stabiliscono su valori più bassi di rating rispetto agli anni precedenti. Nel prossimo biennio in arrivo 3 nuovi outlet e 5 ampliamenti (studio Monitora by UrbiStat). Napoli e Bologna città regine dello shopping, corso Buenos Aires a Milano scivola in 4° posizione (studio TCGroup). L’analisi dello scenario retail real estate italiano registra un incremento delle strutture commerciali che passano da 1.158 a 1.185, con un incremento maggiore per i retail park che raggiungono quota 197. I centri commerciali sono passati da 948 a 955 e le nuove aperture, concentrate soprattutto
Lo studio Reno sull’andamento dei centri commerciali evidenzia due macro trend: il primo relativo ai centri commerciali "ricondizionati", cioè piccoli centri in cui l’ancora alimentare nazionale cede il posto a operatori locali e/o le medie superficie ampliano e aprono su strada. Il secondo legato al concetto di experience, che per molte strutture commerciali significa realizzare e promuovere eventi capaci di attirare pubblico in target e mantenere alti i livelli di traffico. Nel 2019, con la promozione all’eccellenza di CityLife Shopping District e Porte di Catania, i rating AAA passano a 14, mentre le strutture che vedono una maggiore revisione sono quelle con rating BB: chi si reinventa viene promosso, mentre chi non può cambiare viene declassato. Il livello degli affitti sale soprattutto nelle strutture con un rating alto con un aumento medio del 3.6% sia perché il numero di vacancy diminuisce, sia perché l’interesse da parte dei brand si mantiene elevato per questa tipologia di centri commerciali. Nelle strutture commerciali con rating basso, il vacancy rate rimane elevato, mentre i lievi aumenti dei canoni di affitto sono fisiologici. In pipeline entro il 2023 sono previsti 52 nuovi progetti, di cui 28 interesseranno i centri commerciali: 16 nuove strutture e 12 ampliamenti. Il secondo canale in sviluppo è quello dei retail park con 22 nuove strutture e 2 ampliamenti. «Negli ultimi anni si è sentito parlare molto
di entertainment e leisure, racconta Gian Enrico Buso, partner e managing director Reno. Abbiamo analizzato un campione di 39 strutture commerciali, che negli ultimi tre anni hanno aperto o sono state oggetto di riapertura o ampliamento, per capire quali sono state le azioni messe in campo nel retail real estate italiano e per verificare quanto le tendenze internazionali abbiano trovato una reale applicazione o siano ancora solo una forte aspirazione. Possiamo affermare che il processo di sviluppo del leisure è stato avviato, l’entertainment nelle sue varie forme copre l’80% dei centri commerciali più recenti, ma è più corretto parlare di food leisure, in quanto il comparto food & beverage si conferma il driver principale per la maggior parte dei centri commerciali e il primo portatore di esperienza nel settore retail real estate. Risulta ancora difficile trarre conclusioni sui casi più innovativi, perché gli esempi non sono molti, ma è inevitabile che il leisure sia un trend inarrestabile "aspirazionale" e, se ben pianificato, potrà diventare il protagonista nei processi di evoluzione delle strutture commerciali». Una nota di merito va sicuramente ai factory outlet: nel 2000 non esistevano in Italia. Oggi sono 33 di cui 12 nel nord-ovest, 8 a nord-est, 7 in centro Italia, 4 al Sud e 2 nelle isole. Buone le previsioni per il prossimo biennio 2020-2021 con una pipeline di 3 nuove aperture a San Marino (The Market Outlet Experience), a Sant’Oreste (Roma Outlet Village) e a San Pellegrino Terme a Bergamo (San Pellegrino Outlet Village). A tracciare l’identikit degli outlet in Italia è lo studio di Monitora by UrbiStat, che evidenzia anche 5 nuovi ampliamenti per lo stesso periodo, Palmanova, La Reggia, Valmontone, Serravalle, Roma Outlet. L’Italia si pone ai vertici in Europa per mq di Gla grazie a 26 outlet che hanno una Gla di oltre 6.000 mq. Sempre più utenti utilizzano Google my business per esprimere il proprio gradimento sulla shopping experience negli outlet: da gennaio 2012 a settembre 2019 sono stati registrati 187mila commenti, quasi 8mila al mese, di cui il 44% postato il sabato dal 60% di uomini e dal 40% di donne. L’80% dei visitatori è soddisfatto e premia, nell’ordine,
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Serravalle Scrivia, Sicilia Outlet, Noventa di Piave, La Reggia di Marcianise, Castel Romano a Roma, Barberino del Mugello. Quanto alle main high street, lo studio condotto da TCGroup evidenzia innanzitutto una flessione del traffico pedonale giornaliero riferito al 1° semestre 2019 nelle due principali città italiane, Roma e Milano, in calo del -14% nella capitale e del -5% a Milano. Ma questo è l’unico dato negativo cui fanno da contraltare sia il numero di visitatori giornalieri cresciuti rispettivamente del 15 e 18%, sia il tasso di conversione (il delta tra chi entra in negozio e chi effettivamente acquista) pari al 15%, una percentuale che, sia pure ritenuta bassa dai retailer, guadagna qualche punto sullo stesso periodo del 2018. Il giorno con il maggiore tasso di affluenza si conferma il sabato con una media di 9.186 persone nella romana via del Babuino e 8.642 in corso Buenos Aires a Milano che, tra l’altro con 350 punti vendita e 1,6 km metri di lunghezza, è una delle passeggiate commerciali più lunghe d’Europa. Giorno peggiore per numero di pedoni è il lunedì. Nel ranking delle strade italiane più transitate curiosamente corso Buenos Aires si piazza solo in 4a posizione con poco più di 10mila di visitatori giornalieri dietro all’altra milanese via Torino con quasi 11mila (3a posizione). In prima posizione troviamo la centralissima via Toledo di Napoli (11.6), seguita da via Indipendenza a Bologna (11.311). Via del Babuino è in 7a posizione (7.779). Nella top 10, infine, delle strade più care al mondo compaiono tre italiane, tutte milanesi: prima e seconda sono via Montenapoleone (13.500€/mq/annui) e via Sant’Andrea (5.700€/mq/annui), seguite da Corso Venezia (5.528€/mq/annui) in quarta posizione.
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/Franchising
SAPETE A CHE GIOCO STATE GIOCANDO? Rubrica Quadrante a cura di Mara Licia Frigo
In 10 anni di guerra nel Vietnam, gli Stati Uniti persero all’incirca 58.000 uomini mentre i Nord Vietnamiti persero circa 3 milioni di persone. Gli Stati Uniti vinsero la maggior parte delle battaglie, compreso il famoso attacco di sorpresa durante il Têt, respinto completamente in circa 1 settimana. Ora c’è da chiedersi: come è possibile che gli Stati Uniti, dopo aver quasi decimato i nemici, vinto la maggior parte delle battaglie e quasi tutte quelle importanti, alla fine, abbiano perso la guerra? Ci sono diversi punti di vista e definizioni sul significato di vincere o perdere. Nel 1996, James P. Carse, professore emerito di storia e letteratura delle
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Religioni presso l’Università di New York, ipotizzò una visione della vita attraverso la lente dei giochi e delle possibilità. Il libro, naturalmente, finì nella sezione “non-best seller”.
Nei Giochi Infiniti ci sono giocatori conosciuti e sconosciuti che interagiscono, le regole sono mutevoli e di conseguenza cambiano col tempo e l’obiettivo è quello di far sì che il gioco continui... o almeno di poterci giocare il più a lungo possibile.
Possiamo riassumere così la sua visione. Esistono almeno due tipi di giochi: i Giochi Finiti e i Giochi Infiniti. La prima nota è relativa al concetto di gioco: si deve avere almeno un avversario per definirlo tale (altrimenti si chiama “solitario”). Un gioco viene classificato come finito quando: i giocatori sono identificati, le regole sono concordate e l’obiettivo è stato fissato. I giochi finiti sono quelle attività strumentali – dallo sport, alla politica fino alla guerra– che vengono giocati con l’obiettivo di VINCERE.
Nel suo libro, Carson estende questo concetto attraverso tutte le vicende umane, anche se intellettualmente distanti tra loro, raggiungendo un cambio di prospettiva tale da poter avvicinare il sesso e il giardinaggio. Cosa succede quando un giocatore finito incontra un giocatore finito? Semplice, il sistema è stabile, come il calcio. Lo stesso vale tra due giocatori infiniti. La guerra fredda ha solo cambiato “terreno” ma
novembre\dicembre 2019 è tutt’ora stabile perché, come allora, non può esistere un VINCITORE o un PERDENTE. Ciò che succede in un gioco infinito è che il giocatore continua fintanto che non ha esaurito il desiderio o le risorse per giocare (e solitamente le seconde finiscono prima). In quel caso è il giocatore che ABBANDONA il gioco, ma il gioco di per sé continua. Quando mettiamo un Giocatore Finito con un Giocatore Infinito l’unica certezza è che il primo gioca per VINCERE, il secondo per CONTINUARE A GIOCARE. Le loro scelte strategiche sono così profondamente diverse da portare con sé un unico risultato: il Giocatore Finito si trova nel più totale pantano e nel suo insistere nel voler “vincere” consumerà risorse e volontà… mentre l’altro continuerà a giocare perché “il gioco non finisce mai”. Ecco cosa è successo nei 20 anni di guerra in Vietnam. Non è che gli americani abbiano “perso” la guerra, ma stavano giocando il gioco sbagliato: gli americani cercavano di sconfiggere i nord vietnamiti mentre i nord vietnamiti stavano combattendo per ciò in cui credevano. Tutte le scelte strategiche fatte, portarono gli Stati Uniti in quel pantano, ne consumarono la volontà
e le risorse per continuare e, infine, furono costretti ad abbandonare il gioco. Nel ventaglio delle vicende umane, il mondo degli affari (intesi come attività economica in generale), che noi oggi chiamiamo per amor di inglesismi business, occupa abbondantemente più della metà della vita di chiunque e la vera domanda a questo punto non dovrebbe più essere «Fra quanto vado in pensione?» ma, piuttosto «Cosa lascio quando vado in pensione?». Perché non esiste il concetto di vincere il business come non esiste il concetto di vincere la politica globale e certamente non esiste la possibilità di vincere l’educazione. Ho detto educazione, non formazione. Perché i giochi finiti si svolgono in un lasso di tempo (diploma, laurea=formazione) mentre i giochi infiniti sono giocati nel tempo (come lo sviluppo di facoltà e attitudini=educazione). I primi sono definiti dai loro confini, i secondi dai loro orizzonti. Ogni mossa di un Giocatore Infinito è verso l’orizzonte e ogni mossa di un Giocatore Finito è dentro i suoi confini. Il business esiste da molto prima di qualsiasi azienda apparsa sul nostro pianeta e sopravvivrà a qualsiasi azienda che oggi conosciamo. Per questo non esiste il
concetto di vincere il business. E la ragione in realtà è semplice: non abbiamo concordato le regole del gioco. Ascoltate il linguaggio di molte aziende o anche di molte organizzazioni: “Siamo i migliori o I numeri 1”, “Vogliamo battere la concorrenza”, “Siamo i primi in classifica”, etc. Ma, scusate, basato su quali criteri? Revenues, profitti, quote di mercato, superficie media degli uffici, numero di dipendenti calvi? Basato su quale lasso di tempo? Trimestri, quadrimestri, un anno, 5, 10, 20, 50? Non abbiamo concordato questi standard, come potete dichiararvi vincitori quando non ci si è accordati sulle regole? I riconoscimenti puntano al passato e soprattutto si basano su di un passato i-r-ri-p-e-t-i-b-i-l-e (ho reso l’idea?). Perché ogni metrica che scegliamo crea un confine di classificazione arbitraria, che ci dice dove siamo stati ma non dove andremo. Il che significa che, se giochi secondo quelle regole diventa sempre più difficile mantenere le risorse per rimanere in gioco. I soldi diventano l’obiettivo primario e si consuma la volontà delle persone di impegnarsi per far sì che la tua organizzazione vada avanti.
Ora ti chiedo: tu, a quale Gioco stai giocando?
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/Franchising
LÖWENGRUBE Il franchising che dà la birra "Varchi la soglia di un locale Löwengrube e vieni catapultato immediatamente tra suoni, colori, profumi, tradizioni autentiche bavaresi. Prima di arrivare al tavolo vivi l’esperienza di un viaggio che ti immerge nella tradizione della birra e del cibo che si respira all’Oktoberfest. Con la differenza che nei locali Löwengrube è disponibile tutto l’anno. È il modello di ristorazione ideato da Pietro Nicastro, fondatore di Löwengrube con Monica Fantoni nel 2005, quando aprì il primo locale a Limite sull’Arno, dove ha sede tuttora l’azienda, con gli uffici sopra la bierstube. Oggi ci sono altri 25 punti vendita in franchising e il progetto è di raddoppiarli in pochi anni. Con un sogno nel cassetto: andare anche all’estero."
A cura di Giorgio Nadali
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Dal 2005, Löwengrube Original Münchner Bierstube rappresenta in Italia l’autentica esperienza di ristorazione tipica delle tradizionali bierstube bavaresi. Proprio nel 2005 aprì, infatti, i battenti il primo ristorante a Limite sull’Arno, tra le dolci colline del Montalbano, lungo il corso dell’Arno a pochi chilometri da Firenze. In questo territorio noto in tutto il mondo per la grande tradizione enogastronomica, l’imprenditore italiano Pietro Nicastro, all’epoca attivo nella ristorazione da un decennio, decide di cimentarsi in una grande sfida e con Monica Fantoni, co-fondatrice dell’azienda, apre la sua prima birreria in stile autentico bavarese, dove offrire birra e carne a chi per tradizione beve vino e mangia chianina. Galeotto fu un viaggio a Monaco di Baviera. Nicastro, che aveva già aperto la sua prima birreria all’età di 19 anni, viene conquistato dalla beer experience tipica dei locali bavaresi: cibo, tradizioni, balli, costumi… e decide di importarla in Italia. Riproporre al pubblico italiano l’emozione bavarese in tutto il suo realismo diventa l’obiettivo. Quando un cliente entra in un locale Löwengrube, viene catapultato a centinaia di chilometri di distanza: dalla calda accoglienza all’atmosfera curata nei minimi dettagli, dai costumi bavaresi del personale alle musiche… entra in una autentica bierstube di Monaco. È un’esperienza che colpisce tutti i sensi e
novembre\dicembre 2019 lo accompagna alla tavola, per viverne il culmine con il cibo e la birra. Ampi spazi, arredamenti in legno, decori, costumi, musiche: tutto richiama la convivialità tipica e l’atmosfera unica e suggestiva dei locali d’oltralpe. La cucina propone le specialità della tradizione culinaria della Baviera. L’imprinting della proprietà italiana, con il culto tricolore del cibo, garantisce un approccio rigoroso alla ricerca di materie prime di qualità, come lo speck Igp, wurstel e stinco Made in Alto Adige e prodotti da un salumificio di tradizione famigliare. I piatti sono accompagnati dalle migliori birre bavaresi, come i grandi marchi degli storici birrifici Löwenbräu, Spaten e Franziskaner. L’obiettivo, fin dall’apertura di questo primo locale in Toscana, è di garantire agli Italiani un luogo in cui è possibile vivere sempre, tutto l’anno, senza spostarsi, l’atmosfera di uno dei festival più amati: l’Oktoberfest. A meno di dieci anni dalla prima apertura, il successo di pubblico è tale da persuadere l’imprenditore Pietro Nicastro a trasformare quel primo ristorante in un vero e proprio modello replicabile. Nasce così nel 2014 Lowen-Com, azienda che gestisce la rete del franchising di ristorazione Löwengrube, il format che coniuga una birreria tipica con un casual dining restaurant, esaltando la tradizione bavarese a 360°. Tutto ruota attorno alla birra, spillata rigorosamente con la tecnica tedesca, secondo la tradizione, in tre colpi, con un procedimento che dura circa 7 minuti e che permette di eliminare l’eccesso di anidride carbonica, ottenendo il caratteristico cappello di schiuma, fondamentale per conservare aroma, fragranza e leggerezza della bevanda. La birra arriva così alla temperatura perfetta e nel bicchiere giusto in base alla tipologia, dal tulipano per la Weiss al
Masskrug per il litro. La spillatura della birra è un’arte, ed è oggetto di una speciale formazione del personale Löwengrube. Un’offerta gastronomica ricca e trasversale Il menu Löwengrube offre i prodotti iconici delle tavole bavaresi e alto-atesine, cucinati seguendo le ricette tradizionali. Si apre con una selezione di antipasti, perfetti per accompagnare una birra all’aperitivo, o con ricchi taglieri di salumi e formaggi tipici. Il cuore dell’offerta sono le specialità bavaresi, gustosi primi piatti e secondi di carne, sempre accompagnati da ricchi contorni, e le golose degustazioni per permettere di assaggiare e condividere il meglio dei piatti Löwengrube. Il menù in più offre una selezione di piatti per tutti i gusti e di alta qualità, come pizza lievitata 72 ore, insalate da comporre e uno speciale menù pranzo con primi piatti da personalizzare ad un prezzo conveniente. L’offerta Löwengrube, particolarmente attenta alle famiglie, come nella migliore tradizione d’oltralpe, si amplia con il “Menü Kinder” per i più piccoli, pietanze vegetariane e uno speciale menù senza glutine per soddisfare le esigenze di tutti. Il locale per tutti e per le famiglie Löwengrube rappresenta un franchising di successo nel settore della ristorazione, perché apre le porte dei suoi locali ad un target trasversale, dalle famiglie ai giovani. Gli spazi ampi e separati permettono la convivenza confortevole di un pubblico eterogeneo. All’interno dei locali Löwengrube è presente un’Area Kinder dove i più piccoli possono giocare in completa sicurezza. La sala è attrezzata con giochi che rispettano i princìpi del metodo educativo
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Montessori, adottato da oltre 20.000 scuole nel mondo, in grado di stimolare la mente e la fantasia dei bambini. Come nella migliore tradizione bavarese, non può mancare il Biergarten, o “Giardino della Birra”, uno spazio attrezzato all’aperto, che nel periodo estivo permette di sorseggiare birra di alta qualità e gustare i piatti della tradizione all’aperto. Löwengrube presta grande attenzione anche al merchandising: un corner con prodotti a marchio cura la customer experience, permettendo ai consumatori di portare a casa l’atmosfera che si respira in birreria, e consolidando il senso di appartenenza del cliente alla famiglia Löwengrube. Tre format per ogni esigenza e spazio Stube (Destination): immobili di ampie metrature ubicati nelle vicinanze delle città o su strade ad alta densità di scorrimento. Le Stube sono il format principale di Löwengrube, un vero esempio di ristorante-birreria della tradizione bavarese. Locali che replicano l’atmosfera delle Bierstube di Monaco, contraddistinte da esterni molto caratteristici e riconoscibili, interni con arredi in legno naturale o colorati con il blu e bianco tipici della bandiera bavarese, dettagli in ottone e oggetti caratteristici, luci calde e soffuse. Ogni elemento è studiato per vivere al meglio le atmosfere tipiche della Baviera. Klein (travel): La Bierstube di piccola taglia si adatta a centri urbani, centri commerciali, outlet, gallerie commerciali delle stazioni ferroviarie e aeroporti con ampia food court, mantenendo la stessa insegna. Il format è studiato per portare un’offerta di qualità superiore all’interno di luoghi contraddistinti da un grande passaggio, garantendo un’offerta gastronomica di livello superiore e dalla forte identità. Löwengrube Klein è l’ideale per consumare una birra o un pasto veloce, ma pur sempre di qualità e ricco di gusto, nei momenti di attesa. Wagen (Food Truck): una carrozza dal forte impatto estetico, un format che si distingue nel mercato dello street food grazie alla sua originalità. Perfetta per diversi contesti: centri commerciali, outlet e piazze. La rete Löwengrube conta oggi circa 320 addetti impiegati negli uffici di Limite sull’Arno e all'interno dei 26 ristoranti, di cui uno di proprietà diretta e 25 in affiliazione, distribuiti in Toscana, Emilia-Romagna, Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli, Marche, Lazio, Puglia, Calabria, Sicilia e Sardegna. Con oltre 205mila litri di birra serviti e oltre 550mila coperti nel 2018, la catena di ristorazione registra ormai tassi di crescita a tre cifre. Competendo con player italiani molto più grandi o addirittura multinazionali, il format di ristorazione ideato da Pietro Nicastro ha già raggiunto importanti traguardi: oltre a collaborare con prestigiosi partner, ha ottenuto il Food Service Award 2019 per la categoria “Ristorazione a Tema”. I progetti di sviluppo prevedono l’apertura di 10 nuovi punti vendita in Italia entro il 2020 e di esportare il brand in Spagna, Francia ed Europa dell’Est. L’headquarter della rete in franchising ha sede a Limite sull’Arno, proprio sopra i locali che ospitano la prima birreria.
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Pietro Nicastro, come nasce la Sua idea imprenditoriale? "Nasce da una passione per la birra e per la ristorazione che mi porto dentro dalla gioventù. Ho aperto la mia prima birreria a 19 anni e già allora mi chiedevo come coniugare al meglio la passione per la birra con una ristorazione di qualità. Poi un viaggio a Monaco e l’incontro con il modello della bierstube bavarese ha dato risposta a quel quesito. Da lì l’idea di proporre in Italia tutto l’anno l’atmosfera dell’Oktoberfest." Aprire una birreria a 19 anni come ha fatto Lei è un talento speciale? Qual è il Suo segreto? "Sono nato in una famiglia molto semplice, di sacrifici. Prima di aprire la birreria sono stato pugile agonista. Poi un incidente stradale mi ha costretto all’immobilità per un anno. Dopo un anno fermo in ospedale avevo voglia di tornare ad avere una vita piena, di vincere la sfida di un’attività tutta mia. La voglia di riscatto e la tenacia insegnatami dal pugilato sono stati fondamentali per riuscirci." Quali sono i vantaggi di un franchising con Löwengrube e in cosa fa la differenza Löwengrube? "Il nostro brand racchiude un’esperienza unica. È un brand che esprime una passione reale. Chi entra nei nostri locali entra davvero
novembre\dicembre 2019 e supporto costante agli affiliati, prima, durante e dopo l’apertura, con la Löwengrube Academy. Il successo di ogni singolo affiliato è il nostro successo." Ci parli del premio Foodservice Award Italy 2019 a Löwengrube e del Retail Award. "Sono riconoscimenti importanti, a pochi mesi di distanza uno dall’altro, che ci danno energia, forza, ci confermano che siamo sulla buona strada. Ne siamo orgogliosi e ci ricompensano dei sacrifici che abbiamo fatto in questi anni, tutti insieme, con la squadra di tutte le persone che lavorano in Löwengrube. Il premio è al contributo che ciascuno di loro ha dato." Nel 2019 avete aperto 10 nuovi punti vendita che danno lavoro ad oltre 250 persone. Qual è il target di clientela e dove sono questi nuovi punti vendita? "Il nostro target è trasversale perché così è il target delle bierstube originali bavaresi. Non sono birrerie come nella nostra concezione. Sono luoghi di ritrovo per la famiglia, gli amici. Questo si riflette nell’ampia varietà della nostra offerta gastronomica, nelle accurate aree dedicate ai bambini, nella suddivisione degli spazi che facilita la convivenza confortevole di diversi pubblici. Nel 2019 abbiamo aperto ad esempio a Taranto, Cosenza, Catania, nel Centro Commerciale Belpo’... In arrivo anche Modena e Civitanova Marche."
in una bierstube dall’utentico mood bavarese. Nessun altro player in Italia offre un’esperienza autentica come la nostra, trasversale, adatta a un pubblico di tutte le età e alle famiglie, come dimostra l’attenzione con cui abbiamo sviluppato l’area kinder di ispirazione montessoriana." Quale investimento richiede il Suo franchising e qual è il ROI previsto annualmente? "L’investimento dipende dalla formula. Abbiamo tre diverse declinazioni. La Stube, la più grande adatta a città e strade ad alto scorrimento, richiede un investimento iniziale da 600mila Euro con un fatturato medio che arriva a 1,5 milioni. La Klein, per centri urbani, gallerie commerciali, stazioni e aeroporti, richiede un investimento di 200mila Euro per un fatturato che arriva a 600mila Euro e infine il Wagon, carrozza street food adatta ad outlet e stazioni, che comporta un investimento di 80mila Euro per un fatturato fino a 400mila Euro." 3 buoni motivi per scegliere questo tipo di franchising. Autenticità della formula: oggi si parla tanto di esperienza, e da noi l’esperienza è autentica. Cura e attenzione alla qualità del prodotto: applichiamo la cura italiana del cibo alla tradizione bavarese. Servizio
Pietro, Lei dice "Se sei motivato arrivi ovunque". Basta la motivazione per trovare i finanziamenti? "Magari! Sicuramente aiuta, ma da sola non basta. Alla base deve esserci una formula vincente. I finanziamenti arrivano se sei convinto di quello che proponi e se hai chiaro l’obiettivo. Motivazione significa insistere e non mollare mai, convinzione. L’azienda non è solo numeri ma è fatta di persone. Gli investitori credono nelle persone, nel loro entusiasmo. È con l’entusiasmo che abbiamo ottenuto l’attenzione e la collaborazione di partner importanti come AB Inbev." Secondo Robert De Niro "Basta una birra a colazione e le ragnatele se ne vanno, la voce ti si alza di due ottave e ti sorge un bel sole dentro". Cosa pensa del consumo responsabile di alcol, soprattutto per i giovani? "Bere in modo responsabile è una modalità di consumo che accentua il piacere dell’esperienza che proponiamo nei nostri locali. Qui si entra per bere una buona birra, spillata rigorosamente con la tecnica tedesca, secondo la tradizione, in tre colpi, con un procedimento che dura circa 7 minuti. È un rito che invita ad assaporare e bere consapevolmente, assaporando piatti originali. Ricordo inoltre che i nostri locali sono frequentati anche da numerose famiglie con bambini, non solo giovani, che vengono da noi non per bere ma per vivere l’esperienza." La continua performance positiva evidenzia che la birra è sempre più una bevanda amata dagli italiani non solo d’estate ma in ogni momento dell’anno come dimostrano anche i numeri in crescita nei
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mesi di gennaio (+4,63%), marzo (+5,18%) ed aprile (+5,82%). "Siamo soddisfatti" ha affermato Michele Cason, Presidente di AssoBirra. Ci commenti questi dati. "Anche i nostri dati sono in continua crescita, rispetto ai consumi di Löwenbräu, che proponiamo insieme a Spaten e Franziskaner nei nostri locali, siamo tra i primi in Italia. Nel solo 2018 abbiamo servito oltre 205mila litri di birra. La birra piace a un italiano su due e dei 30 milioni di consumatori di birra la metà sono donne. Considerato che nei nostri locali vengono molte famiglie e quindi anche mamme e donne non possiamo che confermare questi trend." La birra fa bene alla salute? "La spillatura alla tedesca, che per noi è un’arte ed è oggetto di una speciale formazione del personale Löwengrube, permette di eliminare l’eccesso di anidride carbonica, ottenendo il caratteristico cappello di schiuma, fondamentale per conservare aroma, fragranza e leggerezza della bevanda. La birra così è più leggera e digeribile, diuretica." Qual è la migliore birra che Lei conosce? La servite nei locali Löwengrube? "Nei nostri locali serviamo tre delle sei birre storiche dell’Oktoberfest, sono birre in purezza. Il nostro menu propone a rotazione birre stagionali, che cambiano nel corso dell’anno e vengono abbinate a un’offerta gastronomica anch’essa stagionale. Le scegliamo degustandole direttamente con i nostri fornitori e spesso siamo i primi a distribuirle in Italia, come la Franziskaner Keller non filtrata, una birra destinata in origine esclusivamente al mercato tedesco, che abbiamo assaggiato, ci è piaciuta e l’abbiamo portata nei nostri locali."
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In foto: Pietro Nicastro, fondatore di Löwengrube
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/Franchising
RESTALIA Il franchising di ristorazione organizzata spagnola A cura di Giorgio Nadali
Restalia è il gruppo leader della ristorazione organizzata in Spagna, presente in 11 paesi: Spagna, Italia, Portogallo, Stati Uniti, Messico, Guatemala, Paraguay, Panamá, Cile, Colombia e Repubblica Dominicana. Ne parliamo con Andrea Custispoto, Country Manager.
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novembre\dicembre 2019 Perché Restalia è diversa nel settore della ristorazione? Il principale vantaggio di Restalia è quello di essere “creatore di marchi”. Siamo sul mercato con tre concept rivoluzionari e innovativi di ristorazione organizzata come 100Montaditos, The Good Burger e Cervecería La Sureña cui si aggiungeranno presto anche altri tre format (De Pizza Madre, Panther e Pepe Taco). Tutto questo è frutto del nostro reparto di Ricerca & Sviluppo che si occupa di creare da zero format di ristorazione unici. Le proposte Restalia sono complementari tra loro, ma caratterizzate da unico comune denominatore: semplicità operativa e flessibilità di location e processi, caratteristiche che permettono anche operatori non di settore di avere una gestione efficiente. Quali sono i vostri prodotti spagnoli più graditi in Italia? Sicuramente Montaditos Jamón Gran Reserva e olio EVO e Tortilla de patatas. Abbiamo recentemente cambiato il menu nei nostri ristoranti dove abbiamo mixato in modo armonico gusti spagnoli e italiani. Partiamo sempre dai prodotti tipici della tradizione gastronomica spagnola, quelli più conosciuti a livello internazionale, e li abbiamo reinventati per adeguarli al gusto italiano in fatto di cibo. Non solo Jamón, tortilla de patatas, chorizo dulce e queso iberico,
dunque, ma anche speck dell’Alto Adige, pesto genovese, porchetta, mortadella e formaggi nostrani. A prova di questa continua ricerca del brand verso prodotti di alta qualità, l’introduzione da fine giugno nel menù di Gorgonzola DOP, Mortadella Bologna IGP, Crema all’Aceto Balsamico di Modena IGP e vini spagnoli come Rioja DOC rosso e Navarra DOC rosè. Inoltre è stata siglata la partnership con Grana Padano DOP, per la quale sono stati creati dei nuovi panini dal gusto certificato italiano. Perché investire in franchising con Restalia? Perché il nostro è un modello collaudato, testimoniato dagli oltre 700 locali aperti in tutto il mondo. Tutti i nostri marchi hanno, come ho detto prima, grande facilità operativa che permette anche a chi non è esperto di ristorazione di intraprendere l’attività con successo. Il franchising di Restalia offre una maggiore flessibilità in aree come la gestione degli ordini di acquisto, i prezzi e la gestione di magazzino. Il volume delle attività dell’affiliato risulta così minore e limita rischi ed errori. Qual è il processo per diventare affiliato in franchising di Restalia? Tutto parte da una semplice richiesta, via internet o via telefono, e da un primo colloquio, un primo contatto cui fanno seguito diversi incontri per una reciproca conoscenza. Questo dura circa tre mesi, dopo i quali, se l’interesse si concretizza, si comincia con la ricerca della location. I nostri affiliati hanno un grande sostegno da parte nostra che va dalla formazione alla trasmissione iniziale di tutto il know-how, ai consigli del Gruppo in modo che l’affiliato possa iniziare l’attività e la gestione del locale, nel modo migliore possibile. Inoltre non dobbiamo dimenticare il sostegno e la formazione continua anche dopo l’apertura del locale cui si aggiunge anche il supporto per gli acquisti, nonché il marketing e la comunicazione.
In foto: Andrea Custispoto, Country Manager
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Quale ROI prevedete a fronte di un investimento per franchising con Restalia? È difficile generalizzare: i nostri format sono molto flessibili e per 100Montaditos, ad esempio, passiamo da locali di 30 a quelli di 300 mq. Posso però dire che un investimento soddisfacente ha un pay back al di sotto dei quattro anni. Utilizzate carni italiane per i Montaditos? Dipende molto da prodotto. I prodotti tipici della tradizione gastronomica iberica come Jamón Gran Reserva, Chorizo dulce oppure vini spagnoli come Rioja DOC rosso e Navarra DOC rosè, li acquistiamo direttamente dalla Spagna, altri ingredienti sono invece italianissimi come ad esempio il Gorgonzola DOP, la Mortadella Bologna IGP, la Crema all’Aceto Balsamico di Modena IGP o la porchetta. A giugno è stata inoltre siglata una partnership con Grana Padano DOP che ci ha permesso di puntare su un prodotto di qualità e dall’origine certificata, caratteristica che per gli italiani riveste una grande importanza e che il nostro Gruppo persegue come obiettivo cardine della propria strategia. Le carni invece di The Good Burger provengono dalla Spagna. Come affrontate la concorrenza delle grandi catene di fast food in Italia? Il Gruppo Restalia ha un proprio settore di mercato, ma a livello internazionale siamo tra i big della ristorazione con quasi 700 locali tra Europa, Stati Uniti e in America Latina. In Spagna, per esempio, siamo il terzo player per gli hamburger. È chiaro che con le più importanti realtà multinazionali ci confrontiamo alla pari. Quali sono i numeri in Italia di Restalia? Il nostro ingresso in Italia è datato 2013, ed i primi 2 anni e mezzo sono serviti a creare una rete capillare di punti vendita. Da allora la crescita è stata costante, sperimentando un incremento del volume d’affari complessivo degli ultimi due anni (dal 2016 al 2018) di un 12%. Quali sono i tre pilastri di un’impresa di successo secondo Lei? Per la ristorazione e il franchising, rispondo con una battuta: location, location, location!
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novembre\dicembre 2019 Oltre però ad una posizione adatta al target, è fondamentale un format di successo con un determinato appeal sul mercato e una gestione impeccabile ed efficiente per ottimizzare le risorse. Per un’azienda come Restalia invece chiarezza e controllo dei processi. Ci fa due esempi di storie di franchising di successo con Voi? Partiamo da noi. Anche Montaditos è una storia di successo nel mondo del franchising! Nel 2000 José María Fernández Capitán ha aperto un primo punto vendita in un piccolo centro commerciale della spiaggia di Islantilla, a Huelva. In questo negozio, il primo 100Montaditos, confluivano però le chiavi delle principali tendenze del momento: un prodotto tipico del Sud, il Montadito, con un unico prezzo e una modalità di servizio innovativa, senza servizio al tavolo e con la chiamata tramite altoparlante per ritirare l’ordine. Un’idea semplice e accattivante tanto da aprire il primo ristorante in franchising nel 2001. Se vogliamo parlare di storie di successo in Italia ce ne sono moltissime, penso ad esempio ai nostri affiliati di Torino, un gruppo di imprenditori guidati da un’incredibile passione; il punto vendita di Ferrara in questo caso gestito da tre soci molto giovani in grado di trasmettere tutta la loro energia e voglia di fare impresa; oppure a Verona dove 100Montaditos è guidato da un imprenditore di spessore, proveniente da altri settori ma con la determinazione di mettersi in gioco nel mondo del F&B.
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/Formazione In foto: Rober Dilts © youtube.com/channel/UCp_w0nbne72bmjjrFgpthnw
LE PERSONE NON PENSANO ABBASTANZA IN GRANDE Intervista a Robert Dilts, coach di Steve Jobs A cura di Giorgio Nadali
Robert Dilts è uno dei massimi ricercatori, autori e trainer nel campo della PNL (Programmazione Neuro-Linguistica) e il principale sviluppatore della PNL Sistemica. Ha collaborato con le massime aziende mondiali, è stato coach della Apple ai tempi di Steve Jobs e ha condotto ricerche sulle skills della leadership, sui valori aziendali e sulla creatività per il Gruppo FIAT. È autore di libri di grande successo in tutto il mondo. È sviluppatore, scrittore, formatore e allenatore in Neurolinguistic Programming (NLP) e lo ha fatto sin dal suo inizio e primo sviluppo nel 1975 , quando John Grinder e Richard Bandler trascorsero diversi anni lavorando alla PNL.
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Dilts ha contribuito alla PNL , inclusa la registrazione dell'Enciclopedia di PNL sistemica. È responsabile dell'input di varie idee spirituali nella PNL ed è autore di numerosi libri tra cui "Sleight of mouth", su una serie di modelli linguistici per cambiare le credenze "Cambia le tue convinzioni", "Credenze: Percorsi per la salute e Benessere" con Tim Halibom e Suzi Smith e molti altri. È anche il principale autore di "PNL, Volume 1" con Richard Bandler, John Grinder e Judith DeLozier. Nella Teoria dei campi unificati, Dilts ha portato i "livelli logici di apprendimento" di Gregory Bateson più lontano dalla cibernetica, nota anche come teoria dei sistemi. Secondo questa teoria, ci sono sei livelli
novembre\dicembre 2019 logici di credenza in cui le persone imparano e accettano le cose. Se esiste una convinzione limitante a un certo livello, può influire su tutti i livelli sottostanti. Per rimediare adeguatamente a una convinzione limitante, qualcuno deve lavorare sulla credenza al livello pertinente o sopra. Queste sono, disposti in base all'importanza: significato (o spiritualità), identità, convinzione, potere, comportamento, ambiente. Dilts ha fondato Behavioral Engineering, una società di software, con William Hanley, nel 1981, dove ha sviluppato software educativi, come Math and Spelling Strategy. Nel 2018 è uscito il libro “Imprenditori Next Generation” (Titolo orginale: "Next Generation Entrepreneurs: Live Your Dreams and Create a Better World Through Your Business”). Nel 2016 “Leadership e visione creativa”. Questa intervista è stata realizzata il 15 giugno 2019 a Milano, in occasione dell’evento “Master Mind” organizzato da Life Strategies.
Cos’è la fortuna e quanto influenza il successo e secondo Lei? "Ogni persona di successo riconosce di essere fortunata, ma la fortuna non è un caso, quindi c'è una differenza tra l’essere fortunato e il caso. La mia definizione di fortuna è "un incontro fra preparazione e opportunità. Se ho un'opportunità e non sono preparato, che sfortuna! Se sono preparato e non ho opportunità, che sfortuna! Ma ogni persona di successo sa che più io mi preparo e più lavoro duramente, più realizzo la fortuna che ottengo, perché più sono preparato e meno ho bisogno di una grande opportunità. Quando sei veramente preparato, quando hai davvero fatto il tuo lavoro, allora anche una piccola opportunità è abbastanza. Ecco perché hai bisogno di fortuna. Perché non puoi controllare l'opportunità, ma se sei preparato, non hai bisogno di tante opportunità."
Il successo è più una questione di QI di intelligenza attuale o emotiva? "Entrambe. Penso che il successo richieda un qualche tipo di capacità intellettuale, ma anche di intelligenza emotiva. C’è bisogno di capacità intellettuale e per motivarti hai bisogno di intelligenza emotiva. Il successo è sia intellettuale che motivazionale, quindi direi entrambe."
Le persone di successo cercano le opportunità… "Questo è un altro aspetto delle persone di successo e fortunate. Cercano opportunità e si assumono dei rischi. Richard Wiseman ha scritto un libro chiamato The Luck Factor (Il Fattore Fortuna) e ha intervistato le persone che venivano nel suo ufficio. Alcune dichiaravano di essere fortunate, altre si dicevano sfortunate. Ha fatto un esperimento. Un uomo britannico ha messo 20 sterline sul lato del marciapiede verso il suo ufficio. Tutte le persone fortunate hanno trovato i soldi. Quasi nessuna delle persone sfortunate ha trovato i soldi, anche se i soldi erano lì in entrambe i casi, perché le persone fortunate sono alla ricerca di opportunità. Loro si aspettano di essere fortunate."
Una mente imprenditoriale è un talento o un’abilità? "Direi ancora entrambe. Un buon leader è come un atleta. Se hai il talento giusto ma non fai coaching, non raggiungerai mai un alto livello di prestazioni. Allo stesso tempo qualcuno che ha meno talento, ma è in grado di ottenere un buon coaching sarà sempre in grado di migliorare. Penso che le migliori menti aziendali siano come i migliori atleti che hanno talento e che lo sviluppano attraverso la pratica e le competenze."
Quindi essere fortunati è una mentalità? "Sì, è una mentalità."
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Quali sono i primi tre errori che di solito si fanno nel perseguire il successo negli affari e nella vita? "Il primo è che la gente si concentra troppo su un solo aspetto del successo. Il successo è fare molti soldi? Questa è solo una parte. Ci sono molte persone con molto denaro che hanno vita e relazioni terribili. Quindi direi che il successo ha a che fare soprattutto con il successo sostenibile. Devi effettivamente bilanciare più dimensioni. Se metto la mia enfasi sul denaro e mi dimentico della mia salute e delle mie relazioni, sono sbilanciato. Un secondo errore che la gente fa riguardo al successo è un po’ come la nostra discussione sulla fortuna. Pensano che la fortuna sia solo per poche persone. Pensano di dovere essere davvero speciali o davvero fortunati per avere successo. Sì, occorre essere fortunati, ma come dicevo si può aumentare il fattore fortuna. Le persone non pensano abbastanza in grande. Si mantengono piccole perché non vogliono avere un’aspettativa troppo grande. Michelangelo, il grande artista rinascimentale, diceva che è meglio avere un'ambizione molto alta e non raggiungerla che averne una bassa e farcela, perché nel secondo caso ti mantieni piccolo. Il terzo errore è che le persone interpretano il non riuscire come fallimento e non come feedback. Per me è una delle chiavi di ogni persona di successo: per essere fortunato devi
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essere resiliente. Steve Jobs non aveva un successo lineare. Fu cacciato dalla propria azienda!" È un tratto della personalità con cui si nasce o che si apprende? "Alcune persone ci sono nate ed è più naturale per loro, ma è qualcosa che si può imparare. Non pensare che lo imparerai seduto in classe a scuola. Devi impararlo attraverso il coaching. Devi impararlo attraverso il mentoring. Altrimenti non farei quello che faccio. Ci sono persone che hanno caratteristiche naturali che consentono loro di farlo. Io ho un figlio che è così. Può riuscire in qualsiasi cosa fa e ha quella mentalità." I milionari nel mondo sono aumentati di 2 ,3 milioni, raggiungendo 33,7 milioni. Quasi la metà dei nuovi ricchi risiede negli Stati Uniti, che ha il più alto numero di milionari nel mondo: 15.356.000. 2.473 sono i miliardari nel mondo (7.700 miliardi di dollari in totale), 575 negli Stati Uniti (69% di partiti da zero), 37 in Italia (il 46% partiti da zero). Perché questa crescita? "Prima di tutto è così perché la popolazione è cresciuta e anche l'inflazione è cresciuta, quindi un milione di dollari di adesso non è quello che era dieci anni fa, ma penso che ci sia anche molto di più. Ci sono più opportunità, ci sono più infrastrutture
novembre\dicembre 2019 per supportarle. Il nostro mondo sta cambiando. Io vengo dalla Silicon Valley e qualcosa come l'80% delle cosiddette compagnie unicorno, cioè le aziende valutate a 1 miliardo di dollari, sono nella Silicon Valley perché è un'infrastruttura con una mentalità che le sostiene."
grado di motivare e ispirare, perché senza energia e motivazione, non importa quanto sia chiaro l'obiettivo, non succede nulla. La terza cosa è incoraggiare la cooperazione di gruppo per ottenere e incoraggiare una squadra efficace, perché non puoi farcela da solo."
Vede una connessione relativa al quoziente di intelligenza e all’intelligenza emotiva e la ricchezza economica personale? "Non necessariamente. Penso che devi avere sicuramente un minimo di intelligenza. Devi avere un certo livello di QI (intelligenza classica) e un certo livello di EQ (intelligenza emotiva). Devi avere altre caratteristiche come l'ambizione e la resilienza. Essere nel posto giusto al momento giusto ed ecco quello che chiamiamo fortuna. Non direi che c'è una correlazione diretta, altrimenti cosa dire di tutte quelle persone intelligenti che non hanno successo e non sono ricche?"
Anche per un professionista? "Non tutti i professionisti lavorano in gruppo. Penso che bisogna avere chiari gli obiettivi professionali, perché se non hai obiettivi non arrivi da nessuna parte. La seconda cosa è avere un buon indicatore di prestazione. Se so quale sia il mio obiettivo, devo sapere se sto avanzando verso di esso. C'è un vecchio detto che dice: quello che puoi misurare puoi gestire. Se non puoi misurarlo non sai cosa stai facendo. La terza cosa per un professionista è essere in grado di cercare e rispondere al feedback per apportare correzioni."
Forse non sono ambiziose e non hanno resilienza? "Esattamente. Devi avere un livello minimo di QI. Da una scala da 0 a 10 probabilmente 7 o superiore, ma non devi essere geniale."
Lei scrive: “Fare qualcosa di eccezionale per il mondo ed esserne orgogliosi è la migliore mentalità” ed è alla portata di tutti. Come si fa il grande salto che ha compiuto Richard Branson? La prima cosa è avere una grande quantità di fiducia in te stesso e la convinzione che quello che stai facendo è una cosa interessante. Se qualcuno non crede che qualcosa sia possibile non ci prova nemmeno e se qualcuno non crede di esserne capace non lo farà. Quindi tutto inizia col credere che sia possibile vivere il proprio sogno, di viverlo e averne un profitto. Sai quanti mi dicono: appena guadagnerò abbastanza, allora vivrò la mia vita, e io dico: Attento, perché non ne avrai mai abbastanza per correre questo rischio. Devi correre il rischio e il primo rischio che devi correre è su te stesso."
Quali sono le abilità e caratteristiche della personalità che possiamo imitare per raggiungere per raggiungere alti risultati? "Queste sono le cose che io ho scritto nei miei libri. Si tratta del modelling del successo. La prima è la passione, perché avere successo richiede molta energia e ogni persona – come diceva Steve Jobs – ha bisogno di passione per avere successo e il motivo è perché è difficile. È così difficile che qualsiasi persona razionale si arrenderà e questo è il problema con il QI razionale. Se sei intelligente ti arrenderai, ma la passione non si arrende." Devi essere un po’ folle… "Sì, esattamente! Talvolta è per questo che riesci e penso che sia una seconda qualità, una sorta di livello di visione per essere in grado di vedere altre possibilità che le persone non vedono e ciò si riferisce anche alla pazzia." Quali tipo di problemi trova frequentemente nella Sua attività di coaching? "Di solito la gente viene a fare coaching perché ha un problema e vuole risolvere una difficoltà nei propri affari. Molto spesso una delle cose più comuni è una sorta di credenza auto-limitante. Una delle qualità che si trovano nelle persone di successo è il credere in se stesse. Credono in quello che stanno facendo. Se non credi in cosa stai facendo dovresti fare qualcos'altro. Fondamentalmente il problema più grande per le persone è avere la convinzione per andare avanti." Tre cose che un imprenditore deve fare per una buona leadership… "Prima di tutto devi essere in grado di comunicare una visione e una direzione perché è quella che ti sta conducendo da qualche parte. In secondo luogo ciò che è necessario fare è essere in
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10 FATTORI CHIAVE PER AVERE FORTUNA NEL BUSINESS Quello che spesso chiamiamo “caso fortuito” è una scusa. In realtà le persone “fortunate” hanno attratto le occasioni favorevoli in modi decisamente non casuali. Quali? A cura di Giorgio Nadali*
Il “fondoschiena” si può allenare. Essere nel posto giusto al momento giusto. Aspettarsi che le cose vadano nel verso giusto. Cercare opportunità rischiando, invece di aspettarle. Insomma, la fortuna ha molto a che fare con un atteggiamento mentale, più che con la sorte casuale. Se parliamo di business (e di altri importanti aspetti della vita reale), la fortuna non è legata al puro azzardo di sei numeri vincenti alla lotteria e dà l'impagabile soddisfazione di averla creata col proprio merito. Le persone fortunate provano a raggiungere un obiettivo anche se le loro
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possibilità di riuscire sembrano scarse e poi perseverano davanti a un feedback negativo. In sostanza, chi si scoraggia facilmente non può essere “fortunato”. La resilienza aiuta molto la dea bendata, per non parlare dell’intraprendenza. Seneca diceva che la fortuna non esiste: esiste il momento in cui il talento incontra l’opportunità. Quali sono i fattori chiave per la fortuna nel business? Dopotutto basta imitarli per riuscire. È il cuore della Programmazione Neuro Linguistica. Replicare atteggiamenti di successo per applicarli alla propria vita e alla propria attività.
novembre\dicembre 2019 Facciamo una check list. 1) Massimizza le tue opportunità di riuscita La vita delle persone fortunate è piena di opportunità che loro creano, notano e di conseguenza agiscono in base a queste. Appare essere la versione moderna dell’antico detto “chi non risica non rosica”. La storia del business è piena di occasioni cercate, di delusioni superate, di determinazione granitica che ha condotto a trovare un prodotto o un servizio di successo che ha fatto la fortuna di chi ha voluto rischiare oltre ogni evidenza. In sostanza, la fortuna va corteggiata con decisione, coraggio e sicurezza in se stessi. Esattamente come per una bella donna. Non aiutano la fortuna i “se”, “forse”, “mi piacerebbe”, “vorrei”, “quando”. I condizionali non vanno d’accordo con l’azione. Non a caso la fortuna aiuta gli audaci. Studia le storie di successo fortunato. Un fattore comune è l’azione, il coraggio, il rischio. Insomma, non è stato “fortunato”. Ha saputo tirare fuori gli attributi. Essere nel posto giusto al momento giusto ha molto a che fare con l’essere nel giusto stato mentale. Avere un obiettivo concreto con una scadenza precisa e lavorarci notte e giorno con una determinazione incrollabile. La fortuna nel business, come nella vita, richiede grinta. Non a caso c’è chi si affida a coach e allenatori mentali. O hai già questa personalità oppure puoi essere guidato verso la realizzazione di progetti e obiettivi che devi credere possibili, anche se tutto intorno a te ti dice il contrario. La fortuna è credere che sei fortunato, diceva Tennessee Williams. 2) Crea un network di persone stimolanti e positive Le persone “fortunate” sono estroverse. Applicato al business questo fattore significa crearsi un network di contatti e conoscenze che porta sempre i suoi frutti. Frequentare persone positive, creative e stimolanti piuttosto che denigratori e scettici nati è essenziale. Le persone “fortunate” si comportano in modo da massimizzare le probabilità di riuscita. Ogni loro contatto ne conosce altri 300, che a sua volta ne conosce altre 300. Sono già 90.000 opportunità di conoscere chi ti può aprire possibilità che nemmeno immaginavi possibili. In sostanza, i “fortunati” sono delle calamite sociali grazie al loro linguaggio del corpo, alle espressioni facciali, al contatto visivo. Questo permette di attrarre molte persone e quindi molte opportunità “fortunate”. Non ha quindi a che fare con il puro caso fortuito. Non limitarti a eliminare i titoli tossici in finanza, ma anche le persone tossiche della tua vita. Lo raccomanda addirittura il Vangelo: "Chi non è contro di voi è per voi" (Luca 9,50). Crea network con persone che possono aiutarti e valorizzarti. All’interno di questa cerchia ci sarà chi favorirà la tua fortuna e la sosterrà. 3) Apriti a nuove esperienze Chi vuol essere “fortunato” negli affari deve essere aperto a nuove esperienze. Difficile avere “fortuna” con la mentalità dell’“abbiamo fatto sempre così”. L’occasione fortunata è dietro l’angolo di granitiche abitudini stantie. La flessibilità verso nuove
strade rende possibile l’incontro fortunato. “Solo chi rischia di andare troppo lontano avrà la possibilità di scoprire quanto lontano si può andare" (Thomas Stearns Eliot). 4) Sii resiliente Un imprenditore mi dice nell'intervista per Fortune: “Quando un inventore crea qualcosa, ha sempre un grande ottimismo e sicurezza di quello che ha fatto. Ho cercato un partner e visitato le più grandi aziende del mondo, soprattutto dello sport, i grandi marchi che tutti oggi noi conosciamo. Però sostanzialmente non mi hanno capito. Mi sono trovato in imbarazzo davanti a questo diniego. E mi sono convinto a sfidare me stesso. La mia storia si è formata come quella di Steve Jobs. A Montebelluna, nella provincia di Treviso, siamo partiti in un garage con cinque persone, cinque ragazzi studenti. Le cinque persone sono diventate 50, poi 500 e 5.000. Oggi nel gruppo nel gruppo Geox operano 30mila persone” e il suo patrimonio ammonta a 1,5 miliardi di euro. Uno dei 37 miliardari italiani. Cosa sarebbe successo se Mario Moretti Polegato si fosse arreso al primo, al secondo o al terzo rifiuto? Non basta una buona idea, occorre difenderla e crederci anche quando nessuno ci crede! Quanti miliardari avremmo di più in Italia se solo avessero avuto più coraggio e resilienza? Una ragazzina undicenne della provincia americana della Pennsylvania ama cantare. Riceve svariati rifiuti, non solo dalle case discografiche ma anche dai suoi pari. Sogna come tante una carriera di successo. Lei non si arrende e la famiglia si trasferisce per sostenerla. Oggi, a 19 anni di distanza conta 74 milioni di followers e il suo patrimonio è stimato in 360 milioni di dollari. È la cantante Taylor Swift. Certo, ha incontrato il manager Dan Dymtrow, semplicemente perché le persone “fortunate” cercano di frequentare luoghi dove possono farsi notare da possibili mentori. Di storie “fortunate” come queste ce ne sono centinaia. Studiale. Minimo comun denominatore: la
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resilienza. La fortuna va presa per i capelli e trascinata a forza. “Il successo inizia dalla volontà dell’individuo, è nella sua mente.” (Napoleon Hill) 5) Decidi in modo tempestivo senza procrastinazione La fortuna richiede decisioni veloci. Buttati, anche se la mamma ti diceva di pensarci bene prima. Rischia! “Gli uomini che hanno successo prendono delle decisioni tempestivamente, e le modificano, se mai lo fanno, con molta lentezza. Gli uomini che falliscono prendono delle decisioni, se mai le prendono, molto lentamente, e le cambiano di frequente e con rapidità. Indecisione e procrastinazione sono fratelli gemelli. Dove trovi l'una, di solito puoi trovare anche l'altra. Uccidi questa coppia prima che ti incaprettino completamente alla ruota del fallimento.” (Napoleon Hill). Chiaro, no? 6) Ascolta la tua intuizione Le persone fortunate prendono decisioni di successo usando il loro intuito e sentimenti viscerali. Secondo una ricerca di Wiseman il 90% delle persone fortunate ha preso decisioni basandosi sull’intuito e l’80% hanno dichiarato che l’intuito ha giocato un ruolo vitale nelle scelte riguardanti la carriera.
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7) Sii positivo e senti il tuo valore Dire a te stesso che sei "il favorito" è la priorità numero uno quando si tratta di attrarre fortuna. La percezione della realtà di ogni persona è soggettiva. Si potrebbe osser vare che ci sono persone che sembrano divertirsi sempre. Trasmettono un'aura di splendore, di felicità, di vita spensierata e di successo. E poi ci sono altri che non sembrano così fortunati. È tutto nella tua mente. Si chiama legge di attrazione. La regola empirica è: ciò che pensi sia è ciò che ottieni. Quando tu, consciamente o inconsciamente, ti concentri su cose negative le otterrai . Lo stesso vale per la positività, tranne che i vantaggi qui sono migliori. Attenzione a cosa pensi e a cosa ti dici. 8) Esci dalla zona di comfort Esci dalla tua zona di comfort! Le persone fortunate vanno oltre i confini. Per loro vale pienamente la frase, "La varietà è il sale della vita". È un modo di vivere. Generalmente fanno di tutto per provare cose nuove e incontrare nuove occasioni. Immagina di vivere nel mezzo di un enorme frutteto. Ovunque guardi, vedi frutti in abbondanza. Ogni giorno, parti per prenderne una cesta. E poiché è comodo e meno esaustivo, scegli di raccogliere dagli alberi più vicini a casa tua. Più torni in quei
luoghi ogni giorno, meno frutti vedi. E poi alla fine, non ne trovi più. Ma se decidi di avventurarti nelle altre parti del frutteto che non hai mai visitato prima o di raccogliere in luoghi casuali, noterai che le tue possibilità di trovare frutti aumenteranno notevolmente. Stare nei limiti della tua zona di comfort è molto limitante. Sicuro che fornisce sicurezza, ma non per molto. Prendere la solita strada per andare al lavoro, scegliere posti già troppo familiari in cui rilassarsi, socializzare con le stesse persone, alla fine, ti soffocherà sempre. La diversità e la casualità ti daranno il potenziale per nuove opportunità. Ti dà molto da scegliere. Ci vuole molto coraggio per liberarsi dalla normalità. Il più delle volte, è la paura dell'ignoto che ci riporta indietro ogni volta che proviamo a mettere un piede oltre la linea. Ci vuole coraggio formidabile per farlo, ma tutti possono farlo. Dopotutto, la paura è un'inclinazione naturale del nostro cervello. La maggioranza non osa per paura di risultati deludenti e usa parole che demotivano: “problema”, “fallimento”, “sfortuna”. Prova nuove strade e contatti, senza paura. Ne deriva un nuovo senso di fiducia che non avresti mai pensato esistesse in te.
novembre\dicembre 2019 9) Aspettati di essere fortunato Le aspettative non sono illusioni. Le persone “fortunate” si aspettano di realizzare i loro obiettivi anche quando sembrano esserci poche possibilità e non si arrendono davanti ai feedback negativi (mai chiamarli “fallimenti”). La stessa psicologia ufficiale riconosce le “profezie che si autoadempiono”. Non è scaramanzia. È psicologia. In psicologia, una profezia che si autoadempie si ha quando un individuo, convinto o timoroso del verificarsi di eventi futuri, altera il suo comportamento in un modo tale da finire per causare tali eventi. La PNL conosce invece le convinzioni limitanti. Anche la biologia se ne è occupata. Il biologo Dott. Bruce Lipton, ha scritto “La biologia delle Credenze”. Lipton dimostra, in modo semplice che ciò in cui crediamo determina chi siamo e che non è il nostro DNA a determinare la nostra vita e la nostra salute: “L’ambiente, i nostri pensieri e le nostre esperienze determinano ciò che siamo, il nostro corpo e ogni aspetto della nostra vita!” Quindi
non la “fortuna” o il caso. Henry Ford lo esprime molto chiaramente nel celebre aforisma: “Che tu creda di farcela o di non farcela, avrai comunque ragione”. Non è stato fortunato a fondare la Ford Motor Company. Ci ha creduto fermamente. 10) Trasforma la tua “sfor tuna” in “fortuna” Nella religione taoista con il “Tempo Nascosto” i fedeli usano degli speciali elementi temporali per trasformare la loro sfortuna in buona sorte. Nel business meglio usare un sistema più laico. Per prima cosa va guardato il lato positivo degli eventi negativi. Le persone “fortunate” sono convinte che nel lungo periodo anche una “sfortuna” capitata si trasformerà in un vantaggio. La storia del business di successo è piena di questi esempi. Rimando ad altri miei articoli come “Poveri miliardari” scritto per Forbes. Inoltre le persone “fortunate” non si crogiolano e si soffermano sui loro momenti sfortunati e creano le condizioni perché tali eventi negativi non si ripetano.
E vale la pena ricordare che non esistono vite senza periodi e fatti negativi. Molto dipende da come reagiamo e sappiamo trasformarli. Per questa trasformazione nella vita come nel business il vittimismo non serve. Servono solidi attributi da tirar fuori.
* Giornalista e docente di "Comunicazione e Successo" c/o Università UniTre, Milano. Autore di 13 libri pubblicati con 7 Editori. 2 libri presenti c/o Università di Harvard, USA . Performance Executive Coach per aziende. Ha pubblicato recentemente “Buoni & Vincenti. Etica e spiritualità del successo e del denaro, Edizioni Segno, Udine, 2017 e “Chi non si accontenta gode. Accontentarsi della mediocrità è un “crimine”. Scopri le tue capacità per avere ed essere di più”, Lampi di Stampa, Milano, 2018. www.giorgionadali.com
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/Centri Commerciali
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MAPIC CANNES 2019 Ripensare a luoghi e spazi e a un nuovo mix commerciale A cura di Laura Lamarra
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novembre\dicembre 2019 Il primo evento internazionale interamente dedicato al settore dell’immobiliare retail è alle porte. Nella suggestiva cornice di Palais de Festival a Cannes, dal 13 al 15 novembre, torna Mapic, l’appuntamento imperdibile dei players del settore, che da tutto il mondo si riuniscono per scoprire i nuovi trends di mercato e le migliori opportunità di sviluppo e per ampliare nel contempo il proprio network. Da un lato gli sviluppatori incontrano investitori, nuove insegne, ma anche soluzioni tecnologiche innovative e concepts di leisure e di entertainment per incrementare la frequentazione e la profittabilità dei loro centri commerciali; dall’altro i brands entrano in contatto con sviluppatori e investitori di tutto il mondo per sviluppare i loro concept. Mapic è un’esposizione internazionale che copre tutti gli spazi dell’immobiliare commerciale. 2500 conferenze, 80 paesi presenti, 750 espositori, 300 investitori, 8500 partecipanti, 2000 brand: sono i numeri di questa edizione 2019. Il tema sui cui la stessa è incentrata è fortemente aderente al vissuto attuale. Assistiamo a una profonda trasformazione del commercio e dei modelli di consumo in cui spazi commerciali, lavoro e svago si intersecano, imponendo un ripensamento dei tradizionali modelli di sviluppo. La dimensione del tempo libero diviene driver importante di questi modelli. Così emergono nuovi concept, complementari all’of ferta esistente, che mescolano benessere, tempo libero, servizi personali, intrattenimento dal vivo, negozi popup, villaggi di marca ecc. Il mix di spazi diviene il nuovo standard per lo sviluppo progettuale ex novo e per la rivisitazione dell’esistente. Novità assoluta di quest’edizione il giorno precedente l’apertura di Mapic, interamente dedicato al tempo libero. 500 partecipanti, 1 keynote di Andreas Veilstrup Andersen, Vice Presidente Esecutivo di Tivoli Gardens, il parco divertimenti di fama mondiale situato nel centro Copenaghen, 6 learning sessions, 200 operatori del leisure, 4 panels e approfondimenti di esperti.
Con il lancio di un evento specificamente incentrato sul leisure, Mapic vuole dimostrare che la capacità di incorporare esperienze è fondamentale non solo per spazi di vendita al dettaglio, ma anche per i luoghi urbani. Un'intera giornata, quella del 12 novembre, che vede coinvolti gli operatori del tempo libero: dall'e-gaming e parchi a tema, alla musica dal vivo, musei, gallerie d'arte, benessere e alimentare, così come i rivenditori, i proprietari di marchi, i fornitori, gli urbanisti, i media, gli architetti e gli sviluppatori immobiliari. Un programma dettagliato che conduce a un viaggio esperienziale a 360 gradi: dal concetto emergente di sviluppo di spazi per il tempo libero; alle attrazioni basate su schermo; dalle sessioni di apprendimento sullo sviluppo del concetto di tempo libero, alla gestione di modelli di business incentrati su questo concetto; al riposizionamento del centro commerciale con esperienze di entertainment, come luoghi di riflessione e mix di arte e cultura, al reinventare spazi urbani per le persone e per il tempo libero; alla combinazione vincente cibo e tempo libero, interrogandosi su come F&B può essere un revenue booster, sino alle attrazioni basate su IP con gli approfondimenti di esperti del settore. E per finire, l’immancabile “Mapic Awards”, premio all’eccellenza, in “Innovazione e Creatività” , assegnato ogni anno da ormai 16 anni, da una giuria di professionisti del settore che sceglie tra 11 categorie, il miglior nuovo concetto, il miglior sviluppo, il miglior nuovo retail, il miglior retailer del centro città e il miglior retail in espansione etc., un vincitore che il 14 novembre, durante la cerimonia di Gala, viene insignito della prestigiosa onorificenza dalla Presidente Mayte Legeay.
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/Licensing
CHUPA CHUPS Forever fun, forever fashion Rubrica a cura di Brand Jam
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novembre\dicembre 2019 Cosa spinge player come Zara, Pull & Bear, Cache Cache, Urban Outfitters, Tezenis, H&M a proporre linee fashion per donna, uomo e bambino caratterizzate dal logo e dai colori di Chupa Chups? E perché, nello stesso tempo, il lollipop più famoso del mondo incanta anche fashion designer più creativi come Fyodor Golan, The Rodnik Band, Maya Hansen? Chupa Chups ha festeggiato quest’anno il suo sessantesimo compleanno più in forma che mai, diffondendo il suo messaggio “Forever Fun” grazie a collaborazioni con i più noti marchi lifestyle internazionali. In Francia, Pimkie ha giocato sul vintage con The Original Lollipop, una reinterpretazione di una manifesto pubblicitario Chupa Chups degli anni sessanta. Dal Regno Unito, Primark fa eco con una collezione più contemporanea, rendendo omaggio al logo evergreen Chupa Chups disegnato nel 1962 nientemeno che da Salvador Dalí. E in Italia? Anche da noi sono numerose le incursioni di Chupa Chups dall’inizio dell’anno, con collaborazioni in catene come OVS in primavera con una linea per bambine, e Terranova e Zuiki rispettivamente in estate e autunno, per terminare con una collaborazione di frontiera con il brand White* del creativo italiano Gianmario Stuppello, presentata a Londra in occasione del Brand Licensing Europe.
del marchio, lavora da più di quindici anni a fianco delle aziende licenziatarie con lo stesso entusiasmo e la creatività che hanno reso famoso il brand. E i loro sforzi non si limitano allo sviluppo del brand Chupa Chups: nuove proposte “fun” sono state lanciate da qualche anno con gli altri brand del gruppo, come la collaborazione Mentos / Pantone, o Mentos x CitroenC2 in Francia, mentre sul suolo italiano Big Babol – l’iconico bubblegum lanciato in Italia negli anni ’80 e Mentos hanno accompagnato Chupa Chups nella stagione primaverile, non solo da Terranova e da Zuiki, ma anche da AW LAB, arrivando allo streetwear. Buon compleanno, Chupa Chups!
Quali sono le ragioni di questo successo? Chupa Chups è dal 1959 un marchio iconico, ambasciatore del concetto “la vita meno seria”, del divertimento e del colore comunicati con passione e simpatia; valori percepiti allo stesso modo a tutte le latitudini del mondo, da 4 a 99 anni, da profili femminili come maschili. Ma sono forse creatività e pensiero laterale le qualità del suo fondatore Enric Bernat che hanno impresso al brand la sua connotazione. Se è vero che le SEAT 600 degli agenti Chupa Chups giravano la Spagna in tentata vendita sin dal 1961, la capacità dell’imprenditore di “pensare fuori dagli schemi” portò l’azienda su un’arena competitiva allargata, non limitata al solo mercato dei dolciumi. L’estensione della distribuzione – unita ai modelli innovativi della tentata vendita e del visual merchandising – ha portato da subito il prodotto nei chioschi, nei bar e persino nelle farmacie, per poi approdare in tempi più recenti alla grande distribuzione. “Chupa Chups crede seriamente nel divertimento” è il credo aziendale e su questo DNA la comunicazione diventa una palestra per estremizzarne i valori, tramite messaggi ironici e di rottura, tra i quali va citata ad esempio la campagna “Stop smoking, start sucking” lanciata dal brand ai tempi delle campagne sociali antifumo. Non stupisce quindi che con tali radici Chupa Chups sia stato tra i primi brand ad abbracciare pionieristicamente il licensing, inteso come modello per incrementare la visibilità, la popolarità e il reach emotivo sui consumatori, tramite prodotti diversi dal lecca lecca. Dal Giappone agli Stati Uniti, dalla Corea all’Europa mediterranea, oggi sono più di 3.000 le referenze Chupa Chups non dolciarie lanciate ogni anno da licenziatari nella cosmetica, abbigliamento, cartoleria, arredamento e tessile casa. È su questa brand extension che il team di licensing di Perfetti Van Melle, l’azienda titolare
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/Tecnologia
INTELLIGENZA ARTIFICIALE E ECOMMERCE Come scegliere il tool più adatto?
Rubrica a cura di Boraso
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novembre\dicembre 2019 L’Intelligenza Artificiale può supportare numerose attività di Marketing legate al mondo eCommerce. Ma è davvero fondamentale per il tuo business? L’Intelligenza Artificiale è solo per le grandi aziende? In occasione del quinto rapporto “State of Marketing”, Salesforce ha intervistato oltre 4100 leader del Marketing in tutto il mondo, provenienti da aziende di tutte le dimensioni e industrie, in merito all’allocazione del budget e alle prospettive di investimento nei prossimi anni. La ricerca ha evidenziato come l’AI risulta il più alto investimento tecnologico pianificato. L’applicazione dell’Intelligenza Artificiale al mondo eCommerce non si limita quindi alle aziende di grandi dimensioni o con un alti budget destinati all’innovazione. Cosa può fare l’Intelligenza Artificiale per il tuo eCommerce? La ricerca di Salesforce ha evidenziato come la personalizzazione dei contenuti e della user experience sia la chiave per raggiungere tutti gli obiettivi di Marketing tra cui le attività di brand building, lead generation e acquisizione di nuovi clienti. Grazie all’elaborazione dei Big Data, l’Intelligenza Artificiale consente ai Marketer di identificare al meglio i clienti e coinvolgerli con iniziative davvero pertinenti. La maggior parte dei Marketer sfrutta oggi l’AI per potenziare le offerte in tempo reale e per elaborare opportune strategie di marketing predittivo. Si prevede che, entro il 2020, questa tecnologia
sarà essenziale anche per la personalizzazione del customer journey e la creazione di contenuti dinamici sui propri siti Web e eCommerce. Perché vale la pena investire nell’Intelligenza Artificiale? Come evidenziato nei paragrafi precedenti, i tool di Intelligenza Artificiale permettono di personalizzare l’esperienza utente sull’eCommerce e consentono ai Marketer l’elaborazione di strategie di marketing predittivo migliori. Ulteriori plus da considerare sono i costi e i tempi relativamente bassi per l’implementazione: gli specialisti di Intelligenza Artificiale, sviluppano infatti i vari tool e li commercializzano sotto forma di App o SaaS (Software as a Service) pronti per l’uso. TOOL DI INTELLIGENZA ARTIFICIALE PER L’ECOMMERCE: 3 DOMANDE FONDAMENTALI Se stai prendendo in considerazione l’idea di investire nell’Intelligenza Artificiale, prima di metterti alla ricerca dei tool a disposizione è bene partire dall’analisi dello stato dell’arte dell’eCommerce e valutare solo in seguito l’implementazione di soluzioni che permettono di raggiungere gli obiettivi di business in modo più efficace ed efficiente. 1) Ci sono delle tecnologie obsolete che vuoi sostituire o aggiornare? Se il tuo eCommerce è cresciuto nel corso degli ultimi anni,
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potrebbe essere necessario un aggiornamento delle tecnologie implementate. L’email marketing è un perfetto esempio: se procedi con invii di massa sui tuoi clienti o se segmenti la tua customer base manualmente, potresti valutare l’implementazione di un tool di segmentazione basato su Intelligenza Artificiale. Questa tecnologia permette l’invio automatico di email sulla base del comportamento utente o dello storico acquisti. 2) Desideri migliorare le tue strategie di upsell e cross-sell? Se sei soddisfatto dell’infrastruttura del tuo eCommerce, ma desideri potenziare le strategie di upsell e cross-sell, l’Intelligenza Artificiale potrebbe essere la soluzione da tenere in considerazione. Grazie all’approccio basato sui dati, l’AI permette infatti di
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ottenere insight puntuali derivati dalla cronologia ordini e dagli intenti di ricerca, fattori che possono essere sfruttati per anticipare le scelte d’acquisto future. 3) Come misurerai il successo del tuo investimento nell’Intelligenza Artificiale? Per capire se l’investimento nell’Intelligenza Artificiale è stata un’idea saggia, è fondamentale stabilire un ROI e fissare delle scadenze in cui ci si aspetta di vedere dei miglioramenti. Consideriamo di nuovo l’esempio delle attività di email marketing: in questo caso è importante tenere traccia dell’incremento di visite e vendite in seguito a specifiche campagne ottimizzate grazie al tool di AI. Conclusioni Sul mercato esistono numerose soluzioni basate sull’Intelligenza Artificiale per l’eCommerce. Comprendere le reali necessità
per il tuo business e quali sono le metriche chiave da controllare sono fondamentali per selezionare il tool più adatto alle tue esigenze e compiere un investimento in grado di generare profitti.
/Impresa
SOCIAL ART Intervista a Federico Clapis Rubrica iLoby a cura di Christian Gaston Illan
Per chi ancora non lo conoscesse, Federico Clapis è uno degli artisti più singolari del nostro tempo, che è arrivato al successo in modo tutt’altro che scontato. La sua carriera (ma forse dovremmo dire la sua “prima vita”) inizia sui social network, dove in poco tempo riesce a raggiungere milioni di follower e fan. Per cinque anni Federico spopola su YouTube fino a quando nel 2015, dopo aver raggiunto un numero di seguaci consistente, decide di dedicarsi interamente alla sua passione: l'arte. Un artista innovativo che attraverso i suoi lavori mette in discussione preconcetti e realtà, un poeta dell’era digitale che libera e condivide la bellezza del mondo. I suoi lavori sono immediati e spesso provocatori, ma rendono anche tangibili sentimenti ed emozioni universali. Considerato uno dei duecento giovani artisti su cui investire, Federico ha esposto in Italia a Palazzo Montanari di Bologna con la mostra "The Crucifixion of the Artist" insieme alle potenti crocifissioni su carta di Francis Bacon e a livello internazionale a Rio De Janeiro, Monaco e New York.
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novembre\dicembre 2019 Dopo alcuni anni da Youtuber hai deciso di mostrare il tuo vero volto, quello di un artista. Come è avvenuto questo passaggio? "Già 10 anni fa facevo arte, non sapevo come venire fuori ma avevo un occhio attento al digitale. Così decisi di cercare di diventare famoso per poi convertire la fan base verso quello che mi interessa va di più. Per 5 anni ho fatto contenuti virali, ho fatto un film, mi sono conquistato un mondo un buon numero di follower. Quando ho capito che il numero era sufficiente ho dato il via alla mia attuale professione." Puoi parlarci del tuo ultimo lavoro? "Il mio ultimo lavoro è Taboo: apre degli scenari di inibizione verso il diverso, specialmente verso il disabile e ciò che fin da piccoli recepiamo come qualcosa di quasi al confine con la paura. Secondo me, la possibilità di avvicinarsi così tanto, di poterlo toccare e di rompere una barriera, è concettualmente molto forte. Poi ho avuto la fortuna di lavorare con Marina Cuollo, con la quale c’è un bel rapporto. Lei è in perfetta sintonia con il progetto perché è una scrittrice, è autoironica e preparata. È stato un progetto lungo, che è partito in un modo e si è concluso in un altro, ma che comunque apre tutta una serie di interrogativi sui nostri limiti percettivi ed estetici che ci portano ad avere dei limiti anche di percezione tattile. Insomma, una roba molto interessante, che mi ha sempre affascinato e che sono felice di aver fatto uscire."
© federicoclapis.com
Quali sono le tue fonti d’ispirazione? "La fonte d’ispirazione non è esterna ma è sempre una risorsa interna, un vissuto che si esprime con l’arte. È tutto quello che vivo direttamente o che assorbo dagli altri: condizioni umane, esistenziali e problemi. Quindi, è sempre qualcosa di percettivo più che di emulativo." Qual è il progetto di cui vai più fiero? E il prossimo che hai in cantiere? "Aver portato un bronzo di 4 metri a Londra da solo mi rende abbastanza orgoglioso! Però sono abbastanza severo con me stesso, tendo a non autocompiacermi: appena finisce una cosa ne voglio fare un’altra." Abbiamo avuto modo di seguire anche il tuo progetto Pesce Tanica vorresti parlarcene? "Il Pesce Tanica è un progetto basato sul plastic free. Si tratta di un pesce a forma di tanica, un ibrido che ho liberato nel mar tirreno a fine luglio. Grazie a un GPS integrato tutti hanno potuto seguire il suo percorso di navigazione libera. Con una call to action si è alla fine andati alla ricerca del pesce tanica. È un progetto per il quale sono stato molto orgoglioso poiché veicola un messaggio davvero importante." L’artista di oggi deve essere social oppure può ancora scegliere una strada più “tradizionale” fatta per esempio di salotti e gallerie? "Ci sono persone che possono permettersi di non essere sui social. Io non vedo una vita al di fuori dai social. A mio parere un giovane artista deve imparare a comunicare attraverso questi nuovi canali."
© federicoclapis.com
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/Impresa
6 A PER IL CENTRO ITALIA La terza edizione della pedalata solidale di Bosch A cura di Giovanni Bonani
In foto: il pilota Gian Maria Gabbiani
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In foto: il ciclista Luca Paolini
In foto: l'alpinista Marco Confortola
novembre\dicembre 2019 A distanza di tre anni dal terremoto che ha colpito il centro Italia e a dieci anni dal sisma che distrusse L’Aquila, Bosch ha scelto il capoluogo abruzzese come punto di partenza per la terza edizione della pedalata solidale in eBike nelle zone terremotate del centro Italia. Il 21 settembre, istituzioni, atleti e collaboratori hanno partecipato all’evento “6 A per il centro Italia”: 6 come le tappe del tour che attraverserà le regioni Abruzzo, Lazio e Marche; A come le iniziali della città maggiormente colpite dal terremoto. Partendo da Piazza del Duomo a L’Aquila, la carovana è arrivata ad Ascoli Piceno passando per Amatrice, Accumoli, Arquata del Tronto e Acquasanta Terme. Per il terzo anno consecutivo Bosch, in collaborazione con Randstad, Wind Tre e AON, ha scelto di mantenere vivo il ricordo e contribuire alla ricostruzione delle città colpite dal sisma, puntando i riflettori sui luoghi simbolo della tragedia. Per percorrere l’intero tragitto, sono state utilizzate le eBike di Bosch, leader europeo del settore. Le bici a pedala assistita sono un mezzo efficace ed efficiente che rende la mobilità comoda e veloce con una spinta elettrica fino a 25 km/h. Muoversi in eBike apporta benefici non solo alla nostra salute ma anche all’ambiente, riducendo le emissioni e permettendo di risparmiare risorse. All’evento, patrocinato dal CONI, hanno partecipato undici atleti testimonial di “Allenarsi per il Futuro”, il progetto di Bosch e Randstad contro la disoccupazione giovanile: l’alpinista Marco Confortola, il pilota Gian Maria Gabbiani, la judoka Giulia Quintavalle, il ciclista Luca Paolini, la mezzofondista Gaia Sabbatini, la tennista Mara Santangelo, il pallavolista Giacomo Sintini, l’allenatore ed ex calciatore Moreno Torricelli, il campione di pallavolo Alessandro Trimarchi e il canottiere Simone Venier. Il giorno prima, l’allenatore ed ex rugbista Mauro Bergamasco e Moreno Torricelli hanno preso parte alle Mini Olimpiadi di “Allenarsi per il Futuro”, Futuro@Aquila. Attraverso la metafora dello sport e la propria esperienza personale, gli atleti hanno spiegato a circa 500 studenti di 16 istituti superiori della provincia de
L’Aquila, come avvicinarsi concretamente al mondo del lavoro. Hanno donato anche ai ragazzi materiale sportivo autografato: un gesto simbolico ma solidale in nome della condivisione, dell’unione e della crescita, sottolineando il valore educativo dello sport. Infine, ai giovani studenti sono stati offerti 20 tirocini formativi da svolgere in azienda durante l’anno scolastico 2019/2020.
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/Impresa
LA POTENZA DELL’HI-TECH BANCARIO Intervista a Franco Cicogna, fondatore e AD di Pegaso 2000 A cura di Cinzia Meoni
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novembre\dicembre 2019 Pegaso 2000 è una delle eccellenze hi-tech del territorio italiano, umbro in particolare. Forse poco conosciuta dal vasto pubblico, l’azienda è ben nota nei templi del denaro dove rappresenta una garanzia di qualità nel software alla base dei processi bancari. L’impresa, che ha appena festeggiato i primi venti anni di attività, è ormai un punto di riferimento nelle soluzioni informatiche per la gestione del credito, del funding e del money market delle principali banche italiane. Anni in cui ha costantemente erogato fondi alle iniziative culturali del territorio (tra cui la sponsorizzazione del Cambio Festival) in un’ottica di “fare bene” e di promozione del bello che circonda la stessa sede storica del gruppo. E non è finita qui. Dopo aver chiuso l’ultimo esercizio con una crescita delle vendite del 20% e con una redditività (ebitda) superiore al 20% del fatturato, il futuro all’orizzonte è più che positivo come conferma a Beesness Franco Cicogna, fondatore e AD dell’azienda. L’obiettivo per fine anno rimane quello di una crescita superiore al dieci per cento, mentre nel medio termine si parla di raddoppiare il giro d’affari senza escludere possibili acquisizioni.
Il cosiddetto wellness organizzativo è dal primo giorno di vita il vostro valore principale. Come si ripercuote sui clienti? Pegaso 2000 si è da sempre caratterizzata per essere un’azienda attenta alla qualità della vita lavorativa. Prestiamo molta attenzione alla ricerca e alla formazione, per questo abbiamo dato vita a un Comitato Tecnico che ha il compito di individuare e seguire i nuovi trend tecnologici al fine di rendere i nostri prodotti, ancora più appetibili ed efficienti. Quali temi state portando avanti? Di attuale interesse, oltre alla tematica delle cartolarizzazioni sintetiche dove con prodotti e competenze stiamo avendo un importante sviluppo territoriale, sono le evoluzioni legate all’Open banking, al Digital SME, al Wellness Organizzativo, solo per citarne alcune. Il tutto si origina da una costante attenzione alle tematiche evolutive applicate al mondo banking. Altre iniziative riguardano il campo dell'analisi predittiva in area crediti (Machine Learning). Stiamo proponendo un portale per l'on-boarding di operazioni di credito (delegando alla tecnologia la possibilità di acquisire clientela) e stiamo investendo sul mondo del Corporate and Investment Banking (Cib).
Avete chiuso l’ultimo esercizio con un giro d’affari di 5,75 milioni in crescita del 20% rispetto ai dodici mesi precedenti. Qual è stato il propulsore di una simile performance? "A vincere, oltre ovviamente ai nostri prodotti e alla nostra professionalità, è il nostro modello commerciale “non invasivo” con il quale approcciamo i clienti e il mercato. Ciò ci ha consentito di festeggiare i nostri primi 20 anni di attività con una crescita superiore al 20% nel 2018, a conferma di una solidità finanziaria e di una significativa marginalità, fondamentali per guardare al futuro con serenità e capacità di investimento. Non solo. Stiamo puntando sulle persone, sulla crescita dei talenti e sui professionisti. Oggi a fronte di oltre cinquanta clienti, Pegaso può contare su un team di circa 70 collaboratori che negli ultimi anni si è arricchito delle competenze specialistiche di Monica Ambrosi, delivery manager, e di Luciano Gallucci, business developer manager." Negli ultimi due anni avete allargato la gestione manageriale a due importanti profili, Monica Ambrosi e Luciano Gallucci. Quali sono le ragioni che vi hanno spinto a una simile decisione? "Gallucci viene da aziende multinazionali, molto grandi, e porterà certamente un contributo significativo in termini di nuove opportunità e nuovi ambiti funzionali e tecnologici. Ciò sarà certamente uno stimolo all’ampliamento dell’offering e un impegno a lavorare sempre di più diffondendo la cultura del fare bene, da sempre percepita dai nostri clienti come un tratto distintivo della nostra azienda. Lo scorso anno si è unito al team di Pegaso 2000 un’altra importante professionista: Monica Ambrosi. Da sempre dedita alla progettazione e realizzazione di soluzioni applicative per il mercato bancario e assicurativo, in questo anno in azienda è stato significativo il suo contributo nella concretizzazione di progetti relativi al credito, alle cartolarizzazioni e alla compliance."
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/Turismo
EMOZIONI A CINQUE STELLE Gianvito Mangano: “A soli 24 anni dirigo un boutique hotel e ho chiuso la prima stagione sold out. Vi spiego come!” A cura di Cinzia Meoni
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novembre\dicembre 2019 Essere figli di un imprenditore visionario come Antonio Mangano che ha venduto una rete di negozi di ottica per puntare vent’anni fa le sue fiche sull’hotelleria di lusso, con la costruzione di Canne Bianche a Torre di Fasano, superando ostacoli burocratici di ogni genere, aiuta. Ma non basta. Occorre gavetta, formazione e visione per trovarsi a soli 24 anni a dirigere un piccolo universo che dà lavoro da aprile a novembre a numerosi giovani universitari locali. Ma Gianvito Mangano non si è spaventato e, calibrando il calore italiano alla puntualità e al rigore svizzero nella gestione di una struttura complessa come solo un hotel cinque stelle può essere, è riuscito a chiudere la sua prima stagione al vertice con un sold out. Quanto al futuro le idee sono chiare: “Puntiamo tutto sulle emozioni, sulle esperienze tailor made costruite sulle esigenze dei clienti e sulla capacità dei nostri collaboratori locali di trasmettere tradizioni e conoscenze. Puntiamo sul learning per creare ricordi ed emozioni unici nei nostri
ospiti. Dalla battuta di pesca alla visita in masseria, dallo shopping guidato alle lezioni di cucina tradizionale, (panzerotti e taralli compresi) a industriali, avvocati e manager stranieri” spiega il manager che sogna di allargare i servizi sul mare, ma intanto progetta sempre nuove attività con cui attrarre una clientela di alto profilo internazionale disposta a spendere una media di 200 euro a notte a testa per godere dalla serenità di Canne Bianche, un boutique hotel a metà strada tra Bari e Brindisi circondato dalla grande bellezza pugliese. “Mio padre ha concepito questa struttura come un luogo che rievocasse in chiave moderna il fascino degli antichi borghi pugliesi. Qui il buono si fonde con il bello in un clima di serenità e crea ricordi unici” racconta il manager che ha, però, una visione chiara per il futuro Canne Bianche: portare la struttura verso un mondo 4.0 senza dimenticare la tradizione. Cosa può dare la tua generazione all’ospitalità italiana in un momento
di grandi cambiamenti nell’of ferta internazionale? "La mia generazione è quella dell’informazione, dei viaggi alla scoperta del mondo, digitali e reali, della semplificazione della vita in sé per sé. L’impulso principale che possiamo dare al turismo è la voglia di dare un colpo di vita a tutto ciò che si è sempre fatto così. Voglio poter sbalordire gli ospiti internazionali con il potere dell’innovazione importata da tutto il mondo e della conoscenza di un territorio locale tutto da scoprire e da vivere. Per assurdo, mentre prima il lusso era associato alla ricchezza materiale, adesso sta diventando esattamente il contrario: si sta ritornando alle tradizioni, all’antichità e all’autenticità, sempre mantenendo un’identità che abbia un respiro il più internazionale possibile." Come combina il suo ruolo professionale all’interno della proprietà di famiglia? "Quest’anno è stato il primo anno alla direzione di Canne Bianche e, proprio per non essere visto come il figlio di, sono rimasto spesso alla reception nonostante
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novembre\dicembre 2019 l’impegno manageriale, dimostrando allo staff di avere competenze utili per Canne Bianche." Quanto la dedizione di suo padre al progetto Canne Bianche ha condizionato la sua scelta professionale? "La dedizione di mio padre ha influenzato positivamente la mia scelta professionale, dandomi la possibilità di affacciarmi al mondo del turismo che, a su volta, rispondeva appieno alla mia vocazione e ai miei interessi." Per chi volesse replicare il suo percorso, come si arriva a dirigere un hotel a cinque stelle? "Le mie primissime esperienze lavorative le ho fatte a Canne Bianche tra un anno scolastico e l’altro. Rappresentavo letteralmente il jolly dell’hotel, con molta voglia di imparare e capire i funzionamenti di tutti i reparti. Finito il liceo, dopo stage a Londra per perfezionare l’inglese, ho scelto l’Ecole Hoteliere de Lausanne in Svizzera per specializzarmi sull’ospitalità." In questo percorso sono state maggiori le difficoltà o le soddisfazioni? "Le difficoltà incontrate nel mio breve periodo lavorativo sono state tante, ma non sono nulla a confronto delle soddisfazioni che questo lavoro porta con sé, tra cui quella di aver potuto sollevare mio padre da una parte di incombenze. Ho sempre guardato mio padre con un grandissimo rispetto per quello che ha fatto e come esempio per tutto, quasi impossibile da emulare." Quali sono i suoi progetti futuri? "Canne Bianche è un albergo relativamente nuovo, siamo ancora alla ricerca della nostra stabilità che pian piano stiamo ottenendo con ottimi risultati."
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In foto: Alagna - Casa Valser
AL VIA LA STAGIONE DELLA NEVE Tutte le novità per un turismo “in bianco” che oltrepassa la tradizione. Trend, offerte e camere con vista A cura di Cinzia Meoni
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novembre\dicembre 2019 Con il ponte dell’Immacolata prende il via la stagione della neve, una stagione sempre più rivolta a un pubblico trasversale. Non solo amanti di sci e snowboard in tutte le loro declinazioni, ma anche sportivi da divano che apprezzano stelle Michelin e feste in pista e fan dell’adrenalina a caccia di novità sempre più emozionanti. SWOFER, SLEGDOG, SKISAFARI E GATTI DELLA NEVE Ecco quindi che accanto alle classiche discipline della neve si affiancano corse nei boschi su una slitta trainata da una muta di cani come la Grande Odyssée Savoie Mont Blanc che a gennaio, per sette giorni, attraversa 750 chilometri e 22 località tra Savoia e Alta Savoia o fughe nella neve a bordo di una fat bike, magari elettrica per fare meno fatica. Per chi ama l’adrenalina poi le novità in quota sono sempre più elettrizzanti come le “Alpine Coaster”, sorta di montagne russe direttamente sui versanti come le Alpine Coaster Klausberg-Flitzer o quelle presenti sul Latemar o a Bardonecchia; le zipline da vertigine dove provare a “volare” sull’intero territorio imbragati a cavi d’acciaio (come la Skyfly di Ischgl che permette di tornare a valle volando a 50 metri di altezza e con una velocità che
arriva fino agli 84 chilometri o la zipline di a Limone in Piemonte dove si corre su un percorso di 2410 metri con un dislivello di 560); le proposte di snowkite (farsi guidare, sci ai piedi, da un aquilone in genere su un altipiano come quello di Campo Imperatore) o di snowfer (farsi guidare da una vela su un lago ghiacciato); fughe a cavallo nelle foreste del Parco naturale Adamello Brenta o in heliski al Colle del Lys per poi provare l’ebrezza di circumnavigar eil Monte Rosa. Aumentano poi le offerte di skisafari alla scoperta di un territorio, ovviamente sci ai piedi, come i dieci giorni a caccia del tramonto più suggestivo delle Dolomiti (dolomitemountains.com) con bagagli a seguito o le proposte guidate tra i 22 comprensori austriaci (dal Tirolo alla Stiria) e i 2750 chilometri delle Kitzbüheler Alpen accessibili con la Super Ski Card (superskicard.tirol). A iniziare da KitzSki Kitzbühel dove cresce l’attesa per la nuova Fleckalmbahn, l’impianto più veloce del mondo (7,5 metri al secondo) con gli interni firmati da Pininfarina. A Courchevel, nel comprensorio delle 3 Vallées, si può poi persino imparare a guidare un gatto delle nevi (courchevel.com), mentre in Svizzera, oltre a dormire in igloo dotati di ogni comfort a Zermatt, Davos e Gstaad (iglu-dorf.com), si può imparare a costruirli.
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In foto: Bormio, Bagni Vecchi
Non solo con l’avvio della stagione nelle località più glamour delle Alpi sono proposti tornei di polo, golf o pallavolo sulla neve. Come a St Moritz dove sono in programma la 36 a Snow Polo World Cup (dal 24 al 26 gennaio) e, a febbraio, le corse dei cavalli. Per chi cerca ritmi più lenti ad Andalo, sulle Dolomiti del Brenta, ci si dedica a corsi di yoga e sci mentre nel comprensorio di Corviglia, in Engadina, è stata inaugurata la prima pista al mondo dove si pratica yoga (pista Paradiso), un percorso lungo il quale sono stati sistemati dei pannelli che dividono la discesa in tappe con la proposta di esercizi da far ovviamente sci ai piedi. Secondo gli esperti fare yoga sulla neve aiuta a respirare in modo corretto facilitando anche il lavoro sugli sci! LA DOLCE VITA IN QUOTA Non mancano gli appuntamenti all’insegna della Dolce Vita, dall’alta cucina alle degustazioni guidate, fino alla musica passando da centri termali sempre più emozionanti come i Qc Terme della Val di Fassa, di Près Saint Didier/Courmayeur e Bormio o l’AquaDome un universo con 11 piscine termali comprese tre esterne simili
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a coppe di champagne a pochi di chilometri di distanza da Soelden, le piste di 007. A Ischgl, il tempio dell’après ski, dei concerti e dei party a un’ora da Innsbruck, la stagione della neve prende il via con il concerto della band Seed e si chiude il 2 maggio con la celebrazione dei 25 anni dell’evento “Top of the Mountains” a 2320 metri nell’arena naturale dell’Idalp. Anche in Francia la musica è protagonista dell’avvio della stagione: il 7 dicembre si parte da Courchevel con dj set e concerti per tutta la giornata e il 15 dicembre è la volta di Vars, nella La Forêt Blanche. A St. Moritz si fa festa dal 13 al 15 dicembre con musica, eventi che affiancano la gara di Coppa del Mondo di sci alpino femminile. Da non perdere, il 14 dicembre, il concerto gratuito di Alvaro Soler atteso, dalle 19.00, in piazza Rosatsch. Courmayeur invece celebra il “Welcome Winter 2019” la sera dell’8 dicembre: luci, musica e fuochi di artificio sullo sfondo del Monte Bianco (courmayeurmontblanc.it). La Val di Fassa triplica gli appuntamenti di dicembre con l’iniziativa “RDS - Play the Winter - Val di Fassa”: il 7 e 8 dicembre nella skiarea Ciampac di Alba di Canazei, 14 e 15 dicembre nella skiarea Catinaccio
di Vigo e 21 e 22 dicembre nella skiarea San Pellegrino di Moena. La musica torna protagonista anche a fine stagione quando dal 21 marzo all’11 aprile, prende vita sulle terrazze di alcuni dei rifugi più panoramici, il ritmo del “Val di Fassa Panorama Music”: dieci concerti (concentrati nei week end) per dieci rifugi che fanno rimbalzare, da una skiarea all’altra, l’eco del country che caratterizza la quinta edizione. L’alta cucina in quota ha un indirizzo ben preciso anche se in quasi tutte le località più glamour delle Alpi orami vanno di moda festival dedicati a un pubblico gourmet. L’Alta Badia è meta d’elezione: qui infatti vi è il più alto numero di cucine stellate in quota. E, proprio in questi luoghi, l’inizio della stagione è celebrato con la gara di Coppa del Mondo sulla pista della Gran Risa a La Villa. Qui, sulla finish line dell’evento, Leitner Ropeways apre le porte (dal 21 al 23 dicembre) a una lounge dove chef stellati e promesse emergenti si alternano ai fornelli per i tre giorni. Da non perdere anche l’edizione invernale del Trentodoc sulle Dolomiti che, a febbraio (13-16 a Madonna di Campiglio e 20-23 Val di Fassa), coinvolge le 54 cantine di bollicine di montagna associate all’Istituto. LE VACANZE IN BIANCO FUORI DAI CLASSICI SCHEMI Ma se è vero che località come Cortina, St .Anton, Corvara, Courmayeur, St.Moritz, Meribel o Courchevel si identificano facilmente con le vacanze in bianco, l’orizzonte per chi ama lo sci e la montagna è molto più ampio rispetto al solo arco alpino italiano o confinante. Per chi cerca suggestioni oltre confine, l’orizzonte per una vacanza sulla neve si può spingere, ad esempio, sulla Sierra Nevada, a meno di 30 km da Granada; ad Andorra, nel paradiso dello shopping duty free; a Bansko, in Bulgaria, dove sei giorni di skipass costano 80 euro circa e, per chi può sognare in grande, nei leggendari ski resort del Nord America come Aspen in Colorado. Una meta emergente che abbina cultura e neve è poi l’Iran, grazie ai comprensori come Darbandsar sulle montagne Alborz a 60 km da Teheran.
novembre\dicembre 2019 ROTTA VERSO SUD Si scia, bene, anche a Sud e spesso con molta più neve naturale rispetto alle forse più tradizionali regioni del Nord Italia. E le vacanze invernali possono rappresentare un ottimo punto di partenza per scoprire territori, tradizioni e culture da una prospettiva diversa, magari mangiando arrosticini a bordo pista o il mare all’orizzonte. A cominciare dal Gran Sasso, un gigante di pietra che sfiora i 3mila metri e domina la costa Abruzzese punteggiato da minuscoli borghi medievali spesso palcoscenico di molti file. Come Rocca Calascio, un minuscolo borgo medioevale sovrastato da una rocca millenaria dove sono state girate scene di cult come “LadyHawke” e “Il nome della Rosa”. Qui sul “piccolo Tibet”, come è conosciuto Campo Imperatore, il vasto altipiano che sovrasta i borghi di tra Castel del Monte, Santo Stefano di Sessanio e Calascio e immortalato tra l’altro in “…Continuavano a chiamarlo Trinità”, si scia su 13 chilometri di tracciati sotto il Corno Grande e il Calderone, il ghiacciaio più meridionale d’Europa e su sessanta chilometri di tracciati agli amanti del fondo tra cui si distinguono i percorsi nei pressi di Castel del Monte, pittoresco borgo dagli stretti passaggi lastricati sospeso tra le
vette del Gran Sasso e la Valle del Tirino. È la meta per gli appassionati di snowkite, di sci d’alpinismo che da qui possono intraprendere la traversata del Gran Sasso e per i patiti dello sci fuori pista che trovano nei caratteristici canaloni numerose opportunità per divertirsi avvolti da una neve “powder” che vanta una consistenza ancora più leggera rispetto ai fiocchi del Nord Italia grazie alla vicinanza al mare. Si scia poi anche a metà strada tra Firenze e Bologna su quella Montagna Pistoiese che, per secoli, ha rappresentato l’unico valico di passag gio dell’Appennino tosco -emiliano. Lo stesso generale cartaginese Annibale, nel 217 a.C., durante la seconda guerra punica, avrebbe attraversato per muovere da Piacenza verso Sud e che oggi è celebrato da un impianto di risalita e da una pista rossa nel comprensorio dell’Abetone dedicata al comandate cartaginese. Proprio all’Abetone hanno mosso i primi passi sulla neve icone sportive come Zeno Colò, oro olimpico a cui sono dedicate ben tre piste, Vittorio Chierroni, Celina Seghi e, più recentemente, Giuliano Razzoli. Il comprensorio offre una cinquantina di chilometri di tracciati tra i 1.385 metri di altezza del fondovalle e i 1.940 dell’Alpe Tre potenze da cui lasciare correre lo sguardo fino a Firenze. Ma
l’Abetone non è solo natura, sci, cultura, buona tavola e party (il Full Moon Party, con discesa in notturna, previsto nelle notti di luna piena). D’inverno si può esplorare il parco con ciaspolate guidate (il sabato e la domenica), camminare su itinerari di nordic walking nei boschi innevati e praticare sci di fondo su 18 chilometri di tracciati. Emozioni forti si provano poi sull’Etna, un luogo dove finisce la natura, modificata negli anni dalle colate di lava del vulcano, e inizia il mito. Con 3.343 metri di altitudine e i 50 chilometri di diametro, l’Etna domina sull’intera Sicilia e la sua inconfondibile forma a cono si staglia nitida già dal Continente, dallo Scilla e Cariddi, o, e si preferisce, dallo stretto di Messina. Sul vulcano attivo più alto d’Europa, a 150 chilometri dalla costa dell’Africa, si scia guardando il mare in ben due aree che offrono anche anelli da fondo e itinerari per sci d’alpinismo, un’esperienza quasi unica. CAMERE CON VISTA: UNA MOTAGNA DI OFFERTE Per chi sceglie la prima neve (fino alle festività natalizie e, in genere a gennaio dopo l’Epifania), non mancano offerte particolarmente interessanti per provare tutte le novità della stagione.
In foto: Madonna delle Dolomiti - Trentodoc sulle Dolomiti
In foto: Igloo a Gstaad
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A cavallo tra Piemonte e Val D’Aosta, nel comprensorio che unisce Alagna, Gressoney, Champoluc e l’Alpe di Mera (che in futuro fungerà da ponte per il comprensorio di Cervinia, Zermatt e Valtournanche) si parte con un’iniziativa da non perdere: “Sciare Gratis” valida dal 6 al 24 dicembre; dal 4 gennaio al 2 febbraio e dal 21 marzo al 14 aprile. Trascorrendo una vacanza di almeno tre notti in una delle strutture aderenti alla promozione, sarà possibile scoprire le piste del Monterosa Ski non a caso definite “freeride paradise”, con uno skipass gratuito o scontato al 50 per cento. Anche in Valtellina tra Santa Caterina e Bormio, fino al 20 dicembre, per chi prenota un soggiorno di almeno quattro notti, lo skipass per scoprire le prossime piste olimpiche è gratuito. All’Hotel Sport di Santa Caterina (hotelsport.info), a pochi passi dai 40 chilometri di piste del comprensorio, fino al 21 dicembre, quattro notti in mezza pensione in camera doppia costano 260 euro a testa. Qui il “gusto per la tradizione” regna sovrano:
In foto: Plose, My Arbor
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dalla reception alle camere, i legni e la pietra richiamano la tradizione alpina, alle pareti le riproduzioni di antiche cartoline testimoniano il fervore che da oltre un secolo anima la Valfurva e in cantina una preziosa collezione di vini d’epoca. In Valle Aurina, i 74 chilometri di piste delle skiaree di Klausberg e Speikboden (Skiworld Ahrntal) sono facilmente raggiungibili dal Wellness Refugium & Resort Hotel Alpin Royal di San Giovanni (alpinroyal.com). Con l’offerta “Giorni skipass gratis”, dal 1° al 20 dicembre 2019 e dal 6 gennaio al 2 febbraio 2020, 4 notti con trattamento Royal inclusive e uso dell’area Wellness & Spa, lo sci safari nell’area Klausberg, lo skipass per 3 giorni per il comprensorio sciistico Skiworld Ahrntal (Klausberg & Speikboden), una corsa sull’Alpine Coaster Klausberg Flitzer, le montagne russe più lunghe delle Alpi Italiane, partono da 452 euro a persona. È compresa l’HolidayPass Premium per usare in modo illimitato tutti i mezzi pubblici in Alto Adige e partecipare ad un ricco programma di attività.
In Trentino, sulle Dolomiti del Brenta il Solea Boutique & Spa Hotel di Fai della Paganella (hotelsolea.com), propone la “Settimana bianca al Solea 4=3 e 7=5” dal 6 al 19 gennaio 2020, con un soggiorno di almeno 4 pernottamenti, una notte è in regalo, restando una settimana le notti in omaggio sono 2. È inclusa pensione ¾ e l’accesso al centro benessere. Prezzi a partire da 625 euro a persona per una settimana e da 375 euro per 4 giorni. Sulle Dolomiti, tradizionalmente, la stagione parte con una formula davvero ghiotta valida fino al 21 dicembre: una giornata di soggiorno, sci sui 120 0 chilometri del Dolomiti Superski e noleggio attrezzatura in omaggio oggi quattro, oppure otto giorni al prezzo di sei. In Val d’Isarco, al My Arbor–Plose Wellness Hotel, l’albergo sugli alberi che domina Bressanone a pochi minuti dai 40 chilometri di piste di Plose, dal 3 novembre al 21 dicembre 2019, il pacchetto “4=3 periodo prenatalizio” costa 522 euro a testa ed è comprensivo di: quattro pernottamenti al costo di tre, buffet di
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In foto: Corvara Posta Zirm Hotel
colazione fino a mezzogiorno, cena My way to eat con due menù tra cui scegliere le portate, il numero e l’ordine delle stesse, Cena My way to eat a Bressanone a scelta dal menù nel ristorante gourmet Grissino in centro città, aperitivo di benvenuto, accesso al centro benessere Spa Arboris di 2.500 mq, programma sportivo, BrixenCard. Si tratta di una nuova struttura costruita su palafitte tra le cime degli alberi che regala la sensazione di essere accolti proprio in un nido sospeso tra i rami e con vista sulle montagne. Il My Arbor-Plose Wellness Hotel è inoltre parte dei circuito dei Vinum Hotel e mette a disposizione degli ospiti 3 degustazioni di vini a settimana con 3 sommelier, una carta dei vini con 300 etichette conservate nella cantina di proprietà. In Alta Badia, all’Hotel Posta Zirm di Corvara (postazirm.com), proprio dietro agli impianti del Col Alt da cui intraprendere il SellaRonda, quattro notti al prezzo di tre partono da 576 euro a testa in doppia in mezza pensione. Qui le tradizioni ladine alle spalle oggi si declinano all’insegna del benessere con un’attenzione particolare riservata alla cucina vegana e del feng shui grazie a una zona benessere dedicata di oltre mille metri quadrati. In Alta Val Pusteria, il Romantik Hotel Santer di Dobbiaco (romantikhotels.com) unisce la comodità a un paesaggio senza rivali. La struttura infatti si trova a pochi metri dalla stazione ferroviaria dalla fermata dello Sci Pustertal Express che, in pochi minuti ai vicini impianti delle Dolomiti Tre Cime (Monte Elmo che festeggia quest’anno un nuovo impianto e Croda Rossa) e a Perca
al Plan del Corones. Gli ospiti dell’hotel hanno a disposizione l’Holidaypass con cui spostarsi gratuitamente sui mezzi pubblici (treni e pullman) dell’Alto Adige per tutta la durata del soggiorno. Con la proposta “Dolomiti Super Premiere 3 Zinnen” dal 7 al 22 dicembre 2019, 4 notti sono al prezzo di 3 e 8 al prezzo di 6. I prezzi a partire da 118 euro per persona al giorno con trattamento di mezza pensione in camera matrimoniale che scendono a 98 euro per soggiorni settimanali. A San Vigilio, vera e propria mecca dello sci, l’Excelsior Dolomites Life Resort (myexcelsior.com) dal 5 al 20 dicembre 2019, con l’offerta Dolomiti Super Première 4=3, propone pacchetti a partire da 492 euro in camera doppia comprensivi di quattro pernottamenti al prezzo di tre (o otto al prezzo di sei), con trattamento “Pensione Gourmet Plus” (ricca prima colazione, buffet wellness a pranzo, merenda con dolci e selezione di tisane e cena con 4 menu a scelta), 4 giorni di skipass al prezzo di 3, accesso diretto alle piste da sci del Plan de Corones e Sellaronda, deposito sci interno con scaldascarponi e armadietto personale. Settimanalmente l’hotel, dotato di una skiroom con diretto accesso ai tracciati di Plan de Corones, organizza ciaspolate guidate, gita guidata con lo slittino, skisafari, gara di sci per grandi e piccini, festa con vin brulè e fiaccolata sugli sci. Il resort ha inaugurato lo scorso anno stanze d’autore, ideali per rilassarsi dopo le giornate sulla neve delle Dolomiti. Si tratta delle 16 camere deluxe e suite dell’Excelsior Dolomites Lodge, con la Dolomites Sky Spa per adulti di 500 mq e infinity pool con
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acqua a 32° sul rooftop. Le grandi pareti di vetro annullano la distanza tra interno ed esterno, con la sensazione di essere avvolti dalle cime dolomitiche innevate. C’è inoltre l’Outdoor Relax Lounge con caminetto e TV sport, un’ampia sauna panoramica, Forest la sauna a raggi infrarossi, terrazza Fanes, Dolomites Indoor Relax Room e spa Lounge. In Val Fiscalina al Bad Moos-Dolomites Spa Resort di Sesto (badmoos.it), in Val Fiscalina, la stagione 2019/20 inizia con lo sconto grazie al pacchetto “Settimane speciali in inverno”. L’offerta, valida dal 5 al 22 dicembre 2019 e poi dal 5 gennaio al 16 febbraio 2020, e dal 1 marzo al 14 aprile prevede uno sconto del 4% sul prezzo della camera che raddoppia qualora si arrivi di domenica o lunedì. La Dolomiti Super Première, valida dall’8 al 22 dicembre parte da 494 euro a persona in trattamento di mezza pensione in camera doppia (quattro giorni al posto di tre). Dalla struttura si può uscire già con gli sci ai piedi: gli impianti di risalita della Croda Rossa, appena fuori dall’hotel, permettono di godersi le piste, sempre ben preparate, del comprensorio sciistico Tre Cime Dolomiti. Complessivamente: cinque montagne collegate, 110 km di piste a innevamento garantito e di tutti i livelli di difficoltà, 31 moderni impianti di risalita. La stagione invernale 2019/20 presenta la nuova seggiovia a 8 posti Premium “Hasenköpfl” sul Monte Elmo, che sostituisce quella a tre posti e rende più confortevole la risalita oltrea ad aprirsi su uno dei panorami più spettacolari del comprensorio, con vista sulla Meridiana di Sesto.
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UNA STAGIONE DELLA NEVE LUNGHISSIMA • Arabba-Marmolada 30/11/2019 - 14/04/2020 • Alta Badia 4/12/2019 – 14/04/2020 • Brunico 30/11/2019 - 19/04/2020 • Cervinia 26/10/2019 - 3/5/2020 • Cortina d’Ampezzo 30/11/2019 - 14/04/2020 • Corvatsch 24/11/2019 - 28/04/2020 • Croda Rossa- Sesto- Moso 23/11/2019 - 14/04/2020 • Diavolezza-Bernina 27/10/2019 - 05/05/2020 • La Thuile 30/11/2019 - 19/04/2020 • Madesimo 30/11/2019 - 20/04/2020 • Plose 30/11/2019 - 30/03/2020 • San Vigilio 30/11/2019 - 19/04/2020 • Ski Zillertal 3000 7/12/2019 - 19/04/2020 • Val di Fassa 5/12/2019 - 14/04/2020 • Val di Fiemme-Obereggen 30/11/2019 - 19/04/2020
FESTE ED EVENTI SULL’ARCO ALPINO Alpe di Siusi: 9 febbraio 2020 Torneo di golf invernale Alta Badia: 12/13 aprile 2020 The Skicarousel Vintage Party Carezza: 5, 12 e 19 marzo 2020 Aperitivo Sunset Cortina: 5/7 dicembre 2019 Cortina Fashion Weekend 2019 Courmayeur: 8 dicembre “Welcome Winter 2019” Dobbiaco: 4-12 dicembre 2020 Dolomiti Balloon Festival Obereggen: 13/29 marzo Beef&Snow San Candido: 13-15 gennaio 2020 30° Snowfestival delle sculutre della neve (2° parte) San Vigilio di Marebbe: 8-10 gennaio 2020 30° Snowfestival delle sculture della neve (1° parte).
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/Turismo
DOLOMITI SUPERSKI Il Paradiso dello sci A cura di Giorgio Nadali
Ne parliamo con Sandro Lazzari, Presidente di Dolomiti SuperSki.
Dolomiti Superski è un comprensorio sciistico con gran parte delle piste da sci invernali delle Dolomiti, per un totale di 1.200 km di piste divise in 12 zone sciistiche. È nato nel 1974 ed è situato nelle province di Trento, Bolzano e Belluno. È il maggiore comprensorio sciistico d'Italia. Si estende nelle Dolomiti su un'area di circa 3.000 km² tra l'Alto Adige, il Trentino e il Bellunese. Offre 450 impianti di risalita e 1200 chilometri di piste, di cui circa la metà direttamente collegati tra di loro, e tutti usufruibili con un unico skipass. A questo si aggiungono 1160 chilometri di piste (il 97%) predisposte per l'innevamento programmato, dove la sciabilità è garantita da dicembre fino ad aprile. Il comprensorio è composto da 12 aree sciistiche.
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450 impianti di risalita e 1200 chilometri di piste in 3000 km quadrati. Quali sono le novità per stagione invernale 2019/2020? Ogni anno nel Dolomiti Superski si provvede al rinnovo di svariati impianti con sostituzioni integrali o revisioni generali, al fine di mantenere una dotazione impiantistica sempre aggiornata in termini di sicurezza di capacità di trasporto e di confort. In tali occasioni si razionalizzano alcuni tracciati e si fanno anche migliorie alle piste e alle connessioni. Da un po’ di anni non si verificano estensioni e occupazione di nuove zone. Contemporaneamente si provvede al potenziamento degli impianti di innevamento per produrre la neve necessaria in poco tempo, utilizzando i primi freddi per essere pronti fin dall’inizio della stagione. Le costruzioni attualmente in corso, che saranno funzionanti nella prossima stagione, sono riportate in allegato. Come novità che risale all’anno scorso, ma
novembre\dicembre 2019 che era stata presentata forse troppo a ridosso della stagione, quindi con scarsa informazione, e che quest’anno intendiamo presentare con maggiore rilievo, va segnalata l’istituzione della Superski Family, una tessera destinata al nucleo famigliare, che con la sua flessibilità permette ai componenti della famiglia di usufruire di un numero di giornate sci complessivo, anche differente tra i componenti purché nel totale, permettendo quindi di scegliere il numero dei famigliari iscritti, il numero di giornate che si desidera acquistare e di conseguenza il budget che si intende mettere a disposizione."
complementari e di servizio, molto valida e completa, con grande beneficio per la popolazione locale per l’indotto generale procurato e con effetti di reciproco traino. • Vedere come si sia sempre ricercata la qualità dei prodotti e dei servizi e come questo abbia creato una forte affidabilità del complesso, sempre premiata dalla fiducia dei frequentatori. • Aver superato stagioni molto difficili per la situazione economica generale e, soprattutto, per la carenza di neve, senza cali di affluenza, proprio per la potenzialità dell’attrezzatura che ha sempre fornito ottimo servizio."
Quali sono le maggiori soddisfazioni che Le ha riservato ad oggi la Presidenza di Dolomiti Superski? "Prima di rispondere, desidero sottolineare che tutta la storia del Dolomiti Superski si è sviluppata nelle Dolomiti, ambiente e paesaggio unici al mondo, determinanti per ogni attività anche in virtù dei sentimenti che suscitano. Dovere e proposito di chi vi opera è sempre stato di utilizzare questo bene di Madre Natura seguendone le indicazioni per trarne beneficio duraturo non solo materiale. Avendo collaborato a tutta la storia del Superski dalla fondazione e costruzione a questi giorni, sono tante le soddisfazioni che ne ho ricavato e riesco solo a citarne alcune. • La prima e più grande è quella di aver potuto operare, con colleghi, che hanno sempre condiviso il rispetto per le Dolomiti, per farne una ragione di vita e di permanenza. • Constatare che i principi ispiratori della sua formazione sono ancora assolutamente validi, attuali e rispettati • Vedere che lo sviluppo generale, avvenuto senza una regia unitaria, ma come somma delle indipendenti iniziative dei singoli partecipanti, ha sempre mirato, con successo, al potenziamento e miglioramento del sistema, riconosciuto come base per l’utile personale. • Constatare la lungimiranza e l’equilibrio dello spirito imprenditoriale, sempre vivo e diffuso. • L’aver contribuito alla formazione di una filiera turistica, composta dalle attività
Quali sono le esigenze dei vostri utenti e come le soddisfate? "Il Dolomiti Superski è impostato al servizio dello sport dello sci per la vacanza invernale. L’esigenza è quindi quella di poterla godere pienamente in qualunque situazione. Gli impianti sono sempre aggiornati per offrire il massimo in termini di sicurezza e confort, sono posizionati per servire piste interessanti, per tutti i gusti e tutte le capacità, concatenate per usufruire degli ampi spazi, sempre curate e dotate dei necessari dispositivi di sicurezza. Le portate sono elevate per ridurre i tempi di attesa agli impianti a tempi assolutamente accettabili. Gli impianti di innevamento programmato sono finora sempre riusciti ad assicurare la sciabilità. Soprattutto gli sciatori desiderano la tranquillità di poter godere la loro vacanza e di trovare i servizi desiderati. Il nostro sforzo è sempre stato quello di crearci questa affidabilità. Va aggiunto che anche tutti i sevizi complementari di ospitalità, ristorazione in quota ecc. sono di corrispondente qualità."
Come affrontate l'aspetto della sicurezza delle piste a fronte dell'incremento dell'utenza? " L’a f f l u e n z a i n zo n a s i m a n t i e n e costantemente su ottimi livelli, ma il trend di crescita non è molto elevato, anche in conseguenza degli alti livelli già raggiunti. Questo ci consente di valutare l’intensità del traffico per eventualmente trovare soluzioni migliorative. Basilare è naturalmente l’impostazione delle piste, la loro manutenzione e l’attenzione alla sicurezza. Attualmente cerchiamo di favorire il raggiungimento di zone del comprensorio meno frequentate, per equilibrare i flussi, mediante collegamenti e informazioni, dal momento che si tratta comunque di aree sciistiche di alto valore.
Tre parole per definire Dolomiti SuperSki? "Un’area sciistica completa, vasta e varia, adatta a sciatori di ogni capacità, che riesce a far apprezzare agli sciatori, oltre al puro divertimento sportivo, luoghi e panorami meravigliosi che, senza sci, sarebbero dif ficilmente raggiungibili."
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INVESTIMENTI IN IMPIANTI IN CANTIERE PER LA STAGIONE INVERNALE 2019/2020 CORTINA Tofana: nuova cabinovia ad ammorsamento automatico LEITNER con 50 veicoli a 10 posti “Freccia nel cielo” e stazione intermedia a Colfiere, sostituisce il primo tronco della funivia omonima fino a Col Druscié. Portata di 1800p/h. Lunghezza 2168 m - dislivello 556m. Rinnovo stazione a valle “Freccia nel cielo” con zona bar e nuovo ufficio skipass. PLAN DE CORONES San Vigilio di Marebbe: nuova cabinovia ad ammorsamento automatico DOPPELMAYR con veicoli a 10 posti “Rara” sostituisce l’omonima seggiovia quadriposto ad agganciamento fisso. Lunghezza 551 m, dislivello 143 m, portata p/h 2700. Allargamento e miglioramento delle piste Rara 31 e Rara 33 e degli impianti di innevamento Brunico: creazione di una torre-ascensore per il collegamento tra la stazione a monte della cabinovia Kronplatz II e K2000, il LUMEN Museum e l’AlpiNN. Costruzione di un garage con officina per due gatti delle nevi sulla pista Ried. Acquisto di mezzo battipista e di un generatore di neve. ALTA BADIA Colfosco: nuova seggiovia ad ammorsamento automatico LEITNER con veicoli a 6 posti “Stella Alpina” sostituisce l’omonimo skilift. Lunghezza 616 m, dislivello 128 m. Impianto innevamento Stella Alpina con serbatoio interrato da 5.000 m3. Ampliamento pista Stella Alpina. Gardenaccia: ampliamento dello skiweg collegandolo direttamente con la pista blu n. 25. (in fase di autorizzazione). Realizzazione della stazione di pompaggio a Plan Sponata per l’impianto d’innevamento. Sostituzione di tratti di innevamento vecchi. Allargamento della pista n. 26. Santa Croce: nuova cabinovia ad ammorsamento automatico LEITNER con veicoli a 10 posti “La Crusc 2” sostituisce l’omonima seggiovia biposto ad ammorsamento fisso. Lunghezza 961 m, dislivello 185 m. Allargamento della pista La Crusc e miglioramento dei rispettivi impianti di innevamento. VAL GARDENA/ALPE DI SIUSI Alpe di Siusi: nuova seggiovia ad ammorsamento automatico DOPPELMAYR con veicoli a 6 posti “Bamby” sostituisce l’omonima seggiovia quadriposto ad ammorsamento fisso. Lunghezza 350 m, dislivello 67 m. Plan de Gralba: revisione generale e restyling estetico della seggiovia quadriposto “Comici 1” con nuove seggiole a carenatura, rinnovo stazioni a valle e monte. Col Raiser: impianto di innevamento con l’ acquisto di 8 generatori di neve. Ciampinoi: nuovo impianto di innevamento sulle piste 3, 4 e parte della pista 5. VAL DI FASSA/CAREZZA Buffaure: progetti di sistemazione piste. Belvedere/Col Rodella: migliorie e allargamento piste, innevamento e ammodernamento impianti e revisione. Carezza APERTURA 2020? Termine dei lavori del bacino per l’innevamento Paolina. Sostituzione degli impianti Laurin 2 e 3 con una cabinovia Doppelmayr 10 posti con stazione intermedia (L 1800 m - D 570 m). Vari miglioramenti sull’impianto d’innevamento. Ciampac: miglioramenti ed adeguamento piste e impianto di innevamento programmato. Ampliamento garage per mezzi battipista. Interventi di manutenzione ordinaria su vari impianti di risalita. Johannes Prinoth sas: potenziamento idrico dell'annesso impianto di innevamento con 800 m di cavo per corrente e una pompa a immersione "siluro". Prolungamento dell'impianto di innevamento di ca. 100 m. Acquisto di un nuovo generatore neve. Vigo di Fassa: allargamento e miglioria della pista Vajolet 2 e del relativo impianto di innevamento. ARABBA/MARMOLADA Arabba: ammodernamento e potenziamento generale dell’impianto di innevamento programmato della zona Portavescovo. Ampliamento dell’impianto di innevamento programmato in zona Belvedere. Realizzazione di un magazzino polifunzionale a
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novembre\dicembre 2019 servizio della seggiovia “Maria” in località Passo Pordoi. Potenziamento impianto di innevamento pista “Avoie”. Implementazione parco macchine del sistema di innevamento programmato della Soc. Col di Lana Spa. Marmolada: realizzazione di cannoni Gaz-ex nella zona del Padon a protezione della Pista Padon 1 da parte della Società Padon Marmolada Spa. TRE CIME DOLOMITI Tre Cime spa: nuova seggiovia ad ammorsamento automatico LEITNER con veicoli a 8 posti “Helm” sostituisce l’omonima seggiovia ad ammorsamento fisso. Lunghezza 1.443 m, dislivello 302 m, portata p/h 3600. Miglioramento piste e impianti di innevamento Dobbiaco Rienza: completamento dell’impianto di innevamento (già in parte realizzato nel 2018/19). Nuovo bacino di raccolta da 5.000m3 con nuova pompa. Waldheim: impianto di innevamento con due generatori di neve. VAL DI FIEMME /OBEREGGEN Obereggen: nuova seggiovia ad ammorsamento automatico LEITNER con veicoli a 8 posti “Reiter Joch” sostituisce l’omonima seggiovia quadriposto. Lunghezza 603 m, dislivello 179 m. Predazzo : completamento bacino di raccolta idrica per l’innevamento di 60.000 m3. Pampeago: nuovo bacino di raccolta idrica per l’innevamento di 60.000m3 (per il 2019/2020 oppure 2020/2021). S. MARTINO DI CASTROZZA /PASSO ROLLE San Martino di Castrozza: nuova seggiovia ad ammorsamento automatico LEITNER con veicoli a 6 posti “Cigolera”, sostituisce l’omonima sciovia. Lunghezza 1.050 m, dislivello 283 m, portata p/h 2.000. RIO PUSTERIA /BRESSANONE Rio Pusteria: ampliamento dell’impianto di innevamento con costruzione bacino di raccolta idrica per e ampliamento della pista verso Maranza. Plose: nuovo bacino di raccolta idrica da 68.000m3 e rispettivo impianto di innevamento. ALPE LUSIA/SAN PELLEGRINO Alpe Lusia: sistemazione e miglioramento del collegamento con Moena e dell’impianto di innevamento pista Zirmes. Falcade/Col Margherita: migliorie e potenziamento impianti di innevamento. CIVETTA Selva di Cadore: migliorie degli impianti di innevamento in località Fertazza e revisione della seggiovia “Pescul-Fertazza”.
Quali di questi 3 aforismi Lei preferisce e perché? a) "Nello sci dovete usare il cervello, che è la parte più importante della vostra attrezzatura" (Kevin Andrews e Warren Miller) b) "Non c’è niente al mondo come uscire su un incontaminato, aperto, vergine pendio di montagna sopra una spessa coltre di neve fresca in polvere. Dà una sensazione suprema di libertà, di mobilità. Una grande sensazione di volare, come muoversi ovunque in un grande paradiso bianco" (Hans Gmoser) c) "La continuità dei grandi spettacoli ci rende sublimi o stupidi. Sulle alpi, o sei un’aquila o uno stupido" (Victor Hugo) "L’aforisma di Kevin Andrews e Warren Miller mi sembra un saggio consiglio applicabile in tutte le circostanze. Mi piace molto quello
di Hans Gmoser, perché richiama i grandi spazi bianchi dove si vede natura e basta e ci si sente partecipi, forse perché sono sensazioni che ho provato in diversi dei nostri posti. Meno apprezzo quello di Victor Hugo, perché la montagna può esaltare, ma non trasforma le persone, che restano sostanzialmente quello che sono. Il loro atteggiamento verso la montagna può però essere un indice." Lei consiglia o sconsiglia il fuoripista? Perché? "Sconsiglio assolutamente il fuori pista in zone pericolose e valangose e in condizioni meteorologiche avverse. Mentre il fuori pista esercitato in zone sicure è certamente una pratica molto piacevole e interessante."
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/Turismo
In foto: Hotel Gartner © Andrea Zanchi
TECHNOALPIN Il lavoro dei gattisti
A cura di Elena Pravato
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Nelle vacanze invernali le mete più gettonate sono le località montane, non solo per i suggestivi panorami che offrono le vette nostrane ricoperte di neve, ma anche per le piste da sci imbiancate alla perfezione, a prescindere dall'incognita delle precipitazioni nevose. In questo articolo vogliamo svelarvi qualche retroscena sul lavoro che c'è dietro una pista perfetta! Patrizia Pircher, responsabile marketing della TechnoAlpin, azienda leader nel settore dell'innevamento artificiale, ci spiega come questo tipo di innevamento avvenga tramite l'utilizzo di tre tipi di generatori di neve: generatori a ventola, lance o generatore di neve per temperature miti, Snowfactory. Le “materie prime” utilizzate dai generatori sono acqua e aria, proprio come in natura. L'acqua viene solitamente prelevata da un bacino artificiale o naturale limitrofo alla pista e tramite pompe viene convogliata fino al c.d.
novembre\dicembre 2019 cannone, in particolare nella corona ugelli. La corona ugelli consiste di c.d. nucleatori e ugelli. Nei nucleatori l'acqua incontra l'aria compressa (portata dall'esterno, attraverso degli appositi compressori). Il particolare “impasto” o “miscela” di acqua e aria compressa sminuzzate, crea i c.d. nuclei di neve (attenzione non sono ancora i cristalli multiformi che tutti conosciamo, ma nuclei congelati). Indipendentemente dal tipo di generatore di neve, a ventola o lancia, a mezzo di ugelli, l‘acqua viene atomizzata in finissime goccioline. La nebbia d‘acqua così creata colpisce la miscela di acqua e aria compressa che esce dagli ugelli dei nucleatori, i c.d. nuclei di neve. La turbina del generatore a ventola trasporta i nuclei di neve e la nebbia di acqua nebulizzata nell‘aria circostante. Durante questo periodo di volo la miscela acqua-aria si congela trasformandosi in fiocchi di neve. La differenza tecnica più importante fra cannoni a ventola e a lancia consiste da come si ottiene la caduta a terra dei fiocchi (che necessariamente richiede un lasso di tempo preciso per la reazione chimica), le macchine
a ventola si servono di un convogliatore; le lance, invece, sfruttano l'altezza di caduta naturale fino a dieci metri. Occorrono però altre due “ingredienti” per un manto perfetto: la temperatura dell'aria e dell'acqua e l'umidità dell'aria. La dott.ssa Pircher ci indica come i classici cannoni da neve a ventola siano preferibili per piste larghe, esposte ai venti e con forti pendenze. Le lance, meno costose dei primi, sono, invece, ottimali per piste più strette per la gittata più ridotta. Inoltre, nel 2014, TechnoAlpin ha introdotto un altro generatore, lo Snowfactory che va in ausilio degli altri due, laddove il clima è più clemente e necessita, pertanto, un ulteriore raffreddamento dell'aria, senza l'impiego di additivi chimici. Ma l'azienda bolzanina che produce più di 6000 cannoni da neve all'anno, si è spinta a ideare persino delle Snowroom. Cos'è la Snowroom? Ne parliamo con Katrin Überbacher, responsabile Marketing per la divisione Indoor: "Si tratta di una vera e propria stanza
In foto: Hotel Gartner © Andrea Zanchi
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In foto: Hotel Gartner - Snowroom
all'interno della quale, varcando l'uscio, ci si immerge in una tipica atmosfera invernale con tanto di neve e scenografia imbiancata” . La neve della stanza viene prodotta da un impianto multifunzionale con un sistema di refrigerazione integrato, il quale produce il freddo all’interno della stanza. L’ugello integrato nella stanza, nebulizza acqua in piccole particelle una volta raggiunta una temperatura ambiente di -5°; da quel momento in poi la temperatura viene mantenuta fra i -5° e i -11°. L'esperienza di toccare o giocare con la neve vera (anche se artificialmente prodotta) diventa una possibilità per tutti anche per chi vive nel deserto, come dimostrato dalle installazioni TechnoAlpin in Qatar o a Bali in Indonesia! Naturalmente ci sarà chi sta pensando: "sì, molto bello... ma chissà quanta energia occorre per ottenere un risultato simile!" Invece stupirà sapere che la Snowroom ha consumi ridottissimi: con 1 litro di acqua si ottengono ben 5 litri di neve. Il consumo settimanale è di ca. 200 litri (contro i 875 litri di cui un adulto medio fa uso) con un impiego di energia paragonabile a quello di una sauna finlandese.
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In foto: Hotel Gartner - Snowroom
Le Snowrooms sono molto richieste per centri benessere, lounge bar o per shop experience. Ultima nata in casa TecnhoAlpin è, infatti, la Snowroom mobile, presentata a Pitti Immagine Uomo a gennaio 2019 per testare i capispalla Woolrich. Ma torniamo all'esterno, sulle piste da sci, scenario ideale per i fiocchi di neve. In particolare vi parleremo di un'altra tecnologia che viene utilizzata negli impianti di ultima generazione per la soddisfazione degli sciatori anche più esperti ed esigenti: la tecnologia dei veicoli battipista PistenBully e il sistema satellitare SNOWsat. I conducenti dei gatti delle nevi hanno il compito di spianare la pista e di controllare lo spessore del manto perchè per effetto della gravità la neve tende a scivolare verso il basso e ad accumularsi sul fondo. In questo faticoso compito il gattista trova un valido alleato nella tecnologia ideata dall'azienda tedesca Kässbohrer Geländefahrzeug AG che ha brevettato dei sistemi satellitari per la misurazione della neve ma non solo. SNOWsat è un sistema che può essere installato su qualsiasi mezzo battipista ed è impiegato nei più grandi e avanzati comprensori sciistici d'Europa e Oltreoceano: fra tutti citiamo le piste dello Jungfrau delle Alpi bernesi. Ma come funziona? In estate si effettuano rilievi su tutta l'area del comprensorio sciistico per creare un modello topografico digitale che sarà la base di riferimento per l'inverno. Tutti i gatti delle nevi, non solo i
In foto: Hotel Gartner - Snowroom splash and SPA
famosi PistenBully della stessa casamadre teutonica, possono essere dotati di sensori in tre punti diversi della lama da neve anteriore del mezzo per rilevare l'altezza e la posizione a cui si trova, mentre il sistema satellitare SNOWsat ne rileva la geolocalizzazione esatta. A questo punto ci sono tutti i dati necessari per effettuare il calcolo della profondità della neve: la posizione del mezzo esatta meno l'altezza del terreno in estate è uguale alle profondità/spessore della neve. La misurazione è quasi perfetta con uno scarto massimo di 3 cm. SNOWsat agevola molto il lavoro dei gattisti per prima cosa perché gli permette di conoscere esattamente non solo la loro posizione ma anche quella di pendii, dei bordi della pista, degli ostacoli come i punti di ancoraggio per i verricelli (si tratta di funi rostissime che vengono ancorate saldalmente per sostenere i mezzi in punti scoscesi per impedirne il ribaltamento), le posizioni degli skilift e degli impianti di innevamento e questo, in condizioni di scarsa visibilità sia per l'ora notturna sia per le condizioni atmosferiche, diventa di vitale importanza per l'operatore. In secondo luogo conoscere esattamente quanta neve c'è sotto il veicolo permette al gattista di portare o asportare la quantità di neve necessaria per quel determinato punto al fine di ottenere un manto perfetto. In questo modo si va ad ottimizzare anche l'innevamento artificiale: il brevetto tedesco è compatibile con la maggior parte dei sistemi di
In foto: Hotel Weinegg - Snowroom
gestione della neve tecnica e può esser integrato con questi ultimi, fornendo, per esempio, informazioni dettagliate su quando i cannoni debbano essere azionati. In questo modo è possibile ottimizzare i tempi di intervento dei battipista e produrre neve secondo il fabbisogno di ogni zona con una precisione quasi millimetrica. Secondo i dati della Kässbohrer, si può raggiungere un risparmio di risorse pari al 15% solo con l'intervento mirato dei cannoni. La tecnologia però nulla può senza la mano e l'intelligenza dell'uomo e quindi l'ingrediente principale ed essenziale per una pista perfetta e sicura è il lavoro degli "uomini della neve", ovvero tutto il personale impegnato a controllare, manutenere e rendere sicure le piste. Ne parliamo con Silverio Pezzei, responsabile delle piste della Società di Incremento Turistico di Canazei. Per farvi un'idea del gravoso impegno cui adempie Pezzei, pensate che la S.I.T.C. gestisce il comprensorio sciistico “Belvedere - Col Rodella - Sass Pordoi” che ha un’estensione di 120 ettari con 15 impianti di risalita. Chiediamo, quindi: quali sono le figure impiegate nella gestione della pista? "Partiamo dalla sala comando dove ci sono gli addetti che presiedono all'impianto d'innevamento che grazie alle ultime tecnologie può esser gestito anche tramite tablet o smartphone. Si coordina la
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flotta dei veicoli battipista ed è il centro nevralgico per la gestione degli interventi su pista. Assai complicato è il lavoro su pista che vede impegnati numerosi addetti per controllare la qualità della neve ed evitare che si accumulino troppi dossi nel manto (gli sciatori nelle discese creano subito cunette di neve). Inoltre occorre che lo staff sia costantemente in pista quando si attivano i generatori di neve artificiale. A stagione inoltrata gli addetti raggiungono i punti in quota della pista con i mezzi ma durante il primo periodo gli spostamenti avvengono totalmente a piedi. C'è poi il personale addetto alla sicurezza della pista che si occupa di mettere i cartelli di segnalazione, controllare le reti, che sono di diversi tipi: di tipo A per la protezione da scarpate, di tipo B per la consueta protezione, di tipo C per la delimitazione ed infine quelle palinate per il fine pista. Questi funzionari devono girare sulle piste tutto il giorno perché la sicurezza è sempre al primo posto sia per garantire l'incolumità dello sciatore sia per tutelare la società che gestisce le piste per escludere responsabilità anche penali in caso di infortuni o incidenti. La sera, poi, alla chiusura delle piste, tutti i cartelli vanno rimossi per il passaggio dei mezzi battipista. Infine ci sono i gattisti che trascorrono circa cinque ore al giorno per la sistemazione delle piste, in assenza di nevicate. Se, invece nevica o viene sparata neve tecnica, occorre notevolmente più
novembre\dicembre 2019 tempo. Il gattista prende servizio per le 4.00/ 4.30 di notte e termina verso le 8.30." Quanti addetti coordina? "Io mi occupo di sovraintendere alla zona Belvedere e Col-Rodella e coordino 15 addetti ai controlli, 4 addetti all'innevamento artificiale e 15 gattisti, inoltre gestisco un parco mezzi di 12 gatti da neve." È vero che la neve artificiale è sempre da preferire a quella naturale? "Per l'apertura delle piste occorrono almeno 25 cm di neve artificiale, mentre se parliamo di neve naturale, occorrerebbero almeno 1/1,5m di neve bagnata per fare un buon fondo! Consideriamo comunque che servono almeno 80 cm di neve artificale per creare un manto che arrivi a fine stagione. Di sicuro la neve tecnica incontra maggiormente i gusti del turista e dello sciatore perché abituato ad un manto liscio e regolare." Augurando al direttore Pezzei e al personale impegnato sulle piste buon lavoro, invitiamo tutti gli sciatori a provare le modifiche alla pista n. 1 dell'impianto Belvedere!
In foto: Hotel Weinegg
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NEWS IN TOWN
A cura di Cinzia Meoni
Autunno bollente sotto la Madonnina tra nuovi concept e chef e bartender pronti a sperimentare inediti percorsi del gusto e fughe appena fuori la City per trovare nuove fonti di ispirazione. Milano si è ormai affermata come capitale dell’enogastronomia italiana e punto di riferimento della sperimentazione di nuove idee di ristorazione a livello internazionale. Ecco le più interessanti! OTIVM Via Gaetano Negri, angolo Via Santa Margherita Segreta Otivm è un locale giovane e di nuova concezione che, seppure realizzato a pochi metri da Piazza Affari, già nel nome porta una intenzione ben precisa: proporsi come un luogo staccare la spina, lasciando da parte i “negotivm”, gli affari. Aperto dal lunedì al sabato con show tutti i giorni, nasce dall’idea di Valerio Tremiterra e dei suoi soci di proporre un'ampia struttura in peno centro di Milano dove bere un cocktail, cenare e assistere a show con artisti internazionali. A pranzo Otivm propone un menu tradizionale, a cena invece lo chef Gianluca Rosano Wayne ha in carta anche contaminazioni di eccellenze etniche e piatti fusion. A livello strutturale, le ispirazioni dell’architetto Nick Maltese sono da De Chirico al tema surreale.
ARNOLFO RISTORANTE Via XX Settembre 50 - Colle Val d’Elsa Storia e innovazione, tradizione e modernità: tutto questo è il ristorante Arnolfo, dello Chef 2 stelle Michelin Gaetano Trovato. La cucina gourmet dello chef è un’esperienza unica, la continua ricerca della materia prima del territorio rende ogni piatto autentico, con sapori netti e avvolgenti. Nello stesso palazzo del XVI secolo, Arnolfo propone quattro suite con vista panoramica sul territorio. Per vivere pienamente l’esperienza, si può inoltre partecipare alle lezioni di cucina tenute dallo stesso chef.
MARC LANIERI AL CASTELLO Via Castello 5 - Grinzane Il primo mercoledì di ogni mese, a partire da novembre, lo chef una stella Michelin Marc Lanteri ha deciso di mettere a disposizione una saletta con un solo tavolo e una vista poetica sul territorio per coloro che vogliano tornare a comunicare senza cellulari, in un contesto suggestivo, accompagnati da prodotti di eccellenza. Gli ospiti della saletta riceveranno, a fine cena, un libro sull’amicizia scelto personalmente dallo chef e dal suo staff.
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ADA E AUGUSTO Cascina Guzzafame Su i cappelli per il Ristorante Ada e Augusto che sotto la guida dello chef Iwai Takeshi, con l’apporto di Maria Giulia Magario, maitre de sala e Francesca Monti, sommelier e fondatrice del ristorante, porta avanti un percorso di eccellenza e riconoscimenti conquistando 2 cappelli. Il ristorante, all’interno della Cascina Guzzafame, propone una cucina “contaminata” tra la cultura giapponese e la tradizione culinaria italiana.
LA PESA PUBBLICA Via Melzo 19 Il locale negli Anni ’30 era una pesa pubblica, ovvero un posto dove si pesavano le merci. I nuovi proprietari si sono proposti come punto d’onore quello di far emergere i tratti originali del luogo con arredi d’epoca scovati grazie a Luca Baratti, antiquario da generazioni e bilance legate appunto al tema della pesa. I titolari inoltre hanno dato avvio a un percorso dedicato all’arte in tutte le sue forme e agli artisti di talento di ogni forma d’arte.
CHINESE TOWNSHIP 168 Viale Jenner, 29 Il Chinese Township 168 ha portato per la prima volta a Milano classico e conviviale hot-pot cantonese. Si sceglie una o più tipologie di brodo che viene messo a bollire in centro al tavolo. Qui poi si fanno cuocere pesce, carne o verdure. Una specie di fonduta cinese che vede proprio la convivialità come protagonista della serata.
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/Franchising
SCHEDE INFORMATIVE
Il mercato del caffè porzionato è tra i più promettenti a livello internazionale, con tassi di sviluppo molto elevati; un mercato protagonista di una rivoluzione che riflette i nuovi trend di consumo e le rinnovate richieste della clientela, come quella di preparare un buon caffè e qualsiasi altra bevanda in modo rapido, pulito ed efficace con pochissimi e semplici gesti. 101CAFFE’ è la più grande e fornita catena di negozi in franchising specializzata in caffè in tutte le sue forme, con un particolare focus su cialde e capsule. Offre miscele provenienti dalle migliori torrefazioni artigianali regionali ed una vastissima gamma di bevande per tutte le macchine da caffè. La casa madre persegue un duplice obiettivo: crescere come gruppo e incrementare il fatturato dei singoli n e g oz i . P e r ra g g i u n g e r e t a l e o b i e t t i v o l ’a z i e n d a of fre dei “plus” unici nel set tore , che p e rm et ton o all’affiliato di avere un’attività “chiavi in mano”, con rischio minimo e risultati eccellenti sin dall’inizio. PROFILO FRANCHISOR 101CAFFE’ Ragione Sociale: 101Caffè S.r.l. Settore: alimentare specializzato Anno di lancio del Franchising: 2012 Punti vendita diretti Italia: 10 Punti vendita franchising Italia: 101 Punti vendita franchising estero:5 Addetti per punto vendita: 1-2 Superficie media punto vendita: 30 mq Ubicazione ottimale: vie commerciali PROFILO AFFILIATO Investimento medio iniziale: da € 8.000,00 + € 500 al mq Fee d'ingresso: sì Royalties: sì Fatturato medio annuo (stima): € 300.000 Esperienza richiesta: no Durata contratto: 5 anni CONTATTI 101CAFFE’ Sede legale: Via dei Lavoratori, 8/10, Buccinasco, Milano Referente franchising: Umberto Gonnella Mail: franchising@101caffe.it Telefono: 02/87240690
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Premiata da Assofranchising per il secondo anno consecutivo con l’Italian Franchising Award 2019 per essere stata la Rete in franchising con la maggior crescita in Italia e riconosciuta da Federfranchising come il miglior “MASTER FRANCHISEE” in Italia, RE/MAX si conferma, sia per gli operatori del settore sia per il cliente, il miglior brand in franchising del settore immobiliare in cui lavorare e a cui affidarsi per comprare o vendere un immobile. Fondata nel 1973 da Dave e Gail Liniger, RE/MAX approda in Italia nel 1996 grazie alla lungimirante vision di Dario Castiglia, tutt’oggi alla guida del network immobiliare. RE/MAX, rafforza sempre di più la sua presenza a livello mondiale. Presente in oltre 100 Paesi, conta più di 8.400 agenzie e 126.000 consulenti immobiliari affiliati. Sono i numeri a parlare per il network immobiliare. RE/MAX Italia ha chiuso il primo semestre 2019 registrando un incremento del 25.3% del fatturato aggregato rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, superando i 37 milioni di euro, e ha segnato un aumento del 21% del numero di transazioni gestite direttamente dalla rete di oltre 3.700 professionisti affiliati, per un valore di circa 1.28 miliardi di euro. PROFILO FRANCHISOR RE/MAX Ragione Sociale: Proximm S.p.A. (MASTER FRANCHISOR RE/MAX IN ITALIA) Insegna: RE/MAX | Settore: Servizi Attività: Agenzie e servizi immobiliari Anno di lancio del Franchising: USA 1973 - Italia 1996 Punti vendita diretti Italia: 1 Punti vendita Affiliati: Italia 450 - Estero 8.400 PROFILO AFFILIATO Superficie media punto vendita: 100 mq Addetti per punto vendita: 10 Ubicazione ottimale: Vie commerciali, alto traffico veicolare e zona periferica Bacino di utenza: Nessun Minimo Investimento medio iniziale: € 20.000 Fee d'ingresso: a partire da € 7.500 Canoni periodici: Sì Fatturato medio annuo (stima): € 300.000 Esperienza richiesta: No Formazione iniziale: Erogata dal Dipartimento RE/MAX University + corsi specialistici, durata contratto: 5 anni CONTATTI RE/MAX Sede legale: via Vittorio Locchi, 3 – 20156 Milano Sito www.remax.it Referente franchising: Dario Castiglia Telefono: 800395020 Indirizzo e-mail: franchising@remax.it