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LEONARDO FERRAGAMO
Il manager dal cuore e dalla saggezza del sud
A cura di Carla Cavicchini
Leonardo Ferragamo quinto figlio di Salvatore e Wanda Ferragamo, colpisce per la grande, grandissima somiglianza che accomuna tutti i fratelli e sorelle. Notiamo lo sguardo forte e fiero, assieme a quel particolare taglio d’occhi - a fessura - che contraddistingue la famiglia intera. Presidente di un vero e proprio colosso della moda, con oltre 4.000 dipendenti, studia “Business Administration and Finance” all’Imede di Losanna ed alla “Columbia University” di New York. Da aprile 2021 è Presidente di “Salvatore Ferragamo”, consigliere di “Ferragamo Finanziaria” e Vice Presidente Esecutivo della “Fondazione Ferragamo”. Nell’intervista concessa gli domandiamo di questa azienda, riuscita ad arrivare a livelli mondiali in virtù di grande estro, inventiva e, senz’altro, di collaboratori di grande eccellenza.
“Oggi siamo qui a presentare il libro di Santo Versace, ‘Fratelli una famiglia italiana’, che è una storia famigliare in cui proprio la famiglia ha fatto l’azienda. Quindi ci sono delle analogie importanti nonostante quella con mio padre sia iniziata molto prima, quasi un secolo fa, capace di racchiudere tutti i valori familiari orientati agli stessi scopi ed obbiettivi all’azienda atta ad interpretare il meglio che l’Italia sa offrire in fatto di creatività, imprenditorialità, innovazione, che sono determinanti nel percorso dell’impresa. Quindi anche noi abbiamo questo importante passato, una realtà che stiamo proiettando nel futuro, che è alla base dell’imprenditorialità. Anche se le aziende hanno le loro fasi, i loro percorsi, managerialità nella propria organizzazione, i valori sottostanti sono dati dalla famiglia e ciò che la famiglia continua a proiettare nel futuro! sono determinanti per l’evoluzione delle stesse.”
Il sud è la vostra terra d’origine, siete andati poi nel settentrione, in Toscana, trovando di conseguenza usi, costumi e tradizioni diverse.
“Guardi, rispondo subito affermando che la mia famiglia è qui, a Firenze, da quasi 100 anni. Città scelta da mio padre in maniera estremamente mirata, tuttavia noi, fratelli e sorelle, abbiamo il sangue meridionale al 100%, e per me questo è un privilegio, una fortuna. Personalmente sento di poter prendere il meglio di due mondi non distanti ma differenti.”
Esiste a suo avviso nella nostra nazione nonché estero la bella e ‘buona’ moda importante, quella che prima veniva indossata ai galà, cene di prestigio, teatri, concerti ed altro ancora?
“Direi che la vera moda è sempre più personale, quella che mette ancor più che mai l’individuo al centro. Creando di conseguenza il proprio stile personale con offerte che sono più che mai variegate ed articolate. Quindi ogni brand fa il proprio percorso ma, alla fine, chi decide è sempre più il consumatore, che non interpreta un’etichetta, ma dall’etichetta prende quello che può comporre per sé stesso.”
Un tempo però era piacevole osservare delle belle scarpe col buon tacco, decolletè, ed abiti lussuosi che tanto imperavano visto che oggi negli ambienti sopracitati si indossano troppi jeans e maglioni.
“Beh... ho già risposto, a teatro si va per vedere lo spettacolo, quello che viene rappresentato sul palco e non gli spettatori!”
Cosa risponde a proposito di questo mercato cinese, del loro operato, presente nella moda da tanti, tanti anni e che continua ad avanzare?
“L’Italia sa esprimere nel mondo tantissimo, senza dubbio valori e caratteristiche impareggiabili, insostituibili, fatti prima di tutto di qualità, valore del prodotto, consistenza, efficienza, ed ancora un prodotto che si rinnova, cambia, caratterizzato da una incessante dose di creatività e di stile. Pertanto questi sono valori che vengono apprezzati in moltissime parti del mondo. La Cina, dal momento che è un grandissimo mercato che si è aperto in maniera straordinaria oramai da decenni, è desideroso ed estremamente incline a recepire il bello, quello che può essere presentato nel mondo, soprattutto l’attrazione per la bellezza, che spero possa essere sempre più una caratteristica italiana.”