numero
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Anno 7 Luglio | Agosto 2017
www.bgsalute.it Poste Italiane spa Sped. in Abb. Postale DL 353/2003 (Conv. in legge 27/02/2004 N.46) Art. 1 comma 1 LO/BG
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Pelle al sole COME PRENDERE SOLO IL MEGLIO
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SOS INTESTINO IRRITABILE
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Tradimenti on line SONO DAVVERO TRADIMENTI?
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Mal di testa PROVA CON L’AGOPUNTURA
Bergamo Salute è sempre con te: leggila integralmente dal tuo computer, tablet o smartphone www.bgsalute.it
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Andrea Bozzetto
Vi racconto il mio Topo Tip, paladino contro il bullismo e a difesa dell’ambiente
numero
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Anno 7 Luglio | Agosto 2017
www.bgsalute.it
) EDITORIALE 7 Evviva! Le mura di Bergamo patrimonio dell’Unesco ) SPECIALITÀ A-Z 8 Dermatologia Pelle al sole. Come ottenere il meglio dalle radiazioni luminose 11 Gastroenterologia Intestino irritabile. Un tormento per un italiano su dieci 13 Oculistica Distacco di retina. I sintomi, la diagnosi e la cura ) PERSONAGGIO 16 Andrea Bozzetto Vi racconto il mio Topo Tip, paladino contro il bullismo e a difesa dell’ambiente ) IN SALUTE 18 Stili di vita Non lavarsi? La nuova moda “unwashed” per risparmiare acqua e salvaguardare l’ambiente 20 Alimentazione Dieta del gelato: funziona davvero? 22 Le mille virtù della pesca
) IN ARMONIA 24 Psicologia Finalmente le vacanze 26 Coppia Tradimenti online: sono davvero tradimenti? ) IN FAMIGLIA 28 Dolce attesa Allattamento al seno. I benefici e i consigli per favorirlo 30 Bambini Sonno nei piccoli: istruzioni per l’uso ) IN FORMA 32 Fitness Mindful Running. Meditazione in movimento per allenare corpo e mente 34 Bellezza Unghie a prova d’estate ) RICETTA 36 Polpo con avocado e coriandolo ) RUBRICHE 46 Altre terapie Mal di testa? Prova con l’agopuntura 48 Guida esami Frequenza cardiaca sotto controllo con il cardiofrequenzimetro 50 Animali AIDS felino Come prendersi cura di un gatto sieropositivo
) DAL TERRITORIO 52 News 54 Onlus La Passione di Yara 56 Farmacie Menopausa e osteoporosi: una relazione che tutte le donne dovrebbero conoscere 58 Il lato umano della medicina Miniatura. Un’arte minore piena di sorprese 61 Malattie rare Associazione A.R.M.R. 62 Testimonianza Dopo un ictus sono tornata a vivere ) STRUTTURE 64 Smart Clinic Oriocenter 66 Istituto Clinico Quarenghi 68 Clinica Castelli ) PROFESSIONI SANITARIE 71 Logopedista ) REALTÀ SALUTE 75 Privatassistenza 77 Medic Service 79 Eustasys 81 Clinica Comunian Allegato centrale: Amici di Bergamo Salute PARTECIPANTI ALLA FONDAZIONE ITALIANA PER L’EDUCAZIONE ALIMENTARE
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Evviva! Le Mura di Bergamo patrimonio dell’Unesco 1
Le Mura furono costruite dalla Repubblica di Venezia a partire dal 1561 e ultimate nel 1588, epoca in cui la città orobica rappresentava l’estremità occidentale dei domini veneti sulla terraferma.
2 Si sviluppano lungo sei chilometri e 200 metri, mentre l’altezza in alcuni punti arrivava a 50 metri, sotto di cui si trovavano fossati, non riempiti d’acqua, posti a protezione.
3 La cinta muraria è costituita da 14 baluardi, 2 piattaforme, 32 garitte (di cui solo una è giunta sino a noi), 100 aperture per bocche da fuoco, due polveriere, 4 porte (Sant’Agostino, San Giacomo, Sant’Alessandro e San Lorenzo, ora intitolata a Giuseppe Garibaldi).
È arrivato il verdetto tanto atteso. Il 9 luglio, a Cracovia, il progetto “Opere di difesa veneziane tra XVI e XVII secolo Stato de Terra - Stato de mar”, che vede capofila Bergamo, è stato approvato. E ora le Mura venete che circondano Città Alta sono ufficialmente patrimonio Unesco, ovvero patrimonio universale dell’umanità (il progetto comprende anche altre quattro città: Peschiera e Palmanova per l’Italia, Zara e Sebenico per la Croazia e Cattaro per il Montenegro). Un bel successo per la nostra città e per uno dei suoi
simboli architettonici, meta tra le più amate dai turisti che non si lasciano scappare l’occasione di godersi una vista mozzafiato, in cui lo sguardo si perde fino ad arrivare (nelle giornate limpide) a Milano, ma anche dai bergamaschi. Alzi la mano chi non ha almeno un ricordo legato alle Mura venete! C’è chi le “frequenta” la domenica per la tradizionale passeggiata, chi le percorre di corsa tutti i giorni per mantenersi in forma in una cornice unica, chi se le gode sedendosi su una delle panchine a leggere un buon libro. E ancora, i fidanzati che
lì aspettano il tramonto davanti a un panorama che più romantico non potrebbe essere. Insomma sempre per i Bergamaschi le Mura rappresentano un “pezzo di storia”, non solo della città ma di ciascuno. E questo riconoscimento non può che riempirci di orgoglio. Complimenti a Bergamo e a chi ha reso possibile tutto questo!
Elena Buonanno Daniele Gerardi Luglio / Agosto 2017 | Bergamo Salute | 7
SPECIALITÀ A-Z
DERMATOLOGIA
Pelle al sole Come ottenere il meglio dalle radiazioni luminose ∞ A CURA DI LUIGI NALDI
Cosa c’è di più piacevole di una bella giornata di sole? Il sole è un buon compagno del tempo libero e delle vacanze. Tuttavia, il nostro astro ha una doppia faccia: da un lato ci attrae con la luce e il calore, dall’altro può aggredire, per così dire, la pelle con effetti negativi. Come sempre, ci vuole equili-
DOTT. LUIGI NALDI Specialista in Dermatologia Direttore Unità Operativa complessa di Dermatologia, Ospedale san Bortolo, Vicenza Direttore Centro Studi GISED, Bergamo
brio e giusta misura: si tratta di apprendere alcune semplici regole.
YIN YANG DEL SOLE Il sole può avere effetti contrastanti: da un lato dà conforto con i suoi raggi, concorrendo peraltro alla formazione della vitamina D, dall’altro, attraverso le radiazioni ultraviolette (UV), la parte invisibile delle radiazioni luminose,può produrre, per esposizioni eccessive o protratte nel tempo, effetti nocivi sulla pelle. La pelle non si fa trovare impreparata e si difende producendo melanina, un filtro che la protegge, per quanto possibile, dagli effetti negativi degli ultravioletti ed è la responsabile dell’abbronzatura. L’abitudine di esporsi al sole a scopo “ricreativo” per abbronzarsi fa parte di un comportamento acquisito recentemente e contemporaneo a un cambiamento dei canoni estetici. Fino agli inizi del 1900, la bellezza e l’eleganza coincidevano con l’avere un incarnato chiaro,
CHI È PIÙ A RISCHIO? Non tutti rispondono in modo analogo alle radiazioni ultraviolette. Particolarmente suscettibili agli effetti negativi del sole sono: > I soggetti in terapia immunosoppressiva protratta nel tempo, come i trapiantati di organo solido o i pazienti con malattie auto-immuni.
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non toccato dalle radiazioni solari. Solo in decenni recenti la pelle ab-
CALCOLA IL TUO RISCHIO Il rischio di melanoma nel corso dell’intera vita può essere calcolato ricorrendo a un calcolatore del rischio come quello messo a disposizione, sul proprio sito, dal Centro Studi GISED (http:// www.centrostudigised.it/ calcola_il_tuo_rischio_di_ melanoma.html). Un primo parere su lesioni considerate sospette si può ottenere, in Italia, scaricando la app Clicca il Neo, inviando un’immagine di una lesione sospetta e attendendo la risposta di un esperto.
> Le persone con pelle chiara che non si abbronzano facilmente e con caratteri fisici che si accompagnano alla pelle chiara, come capelli di colore biondo o rossiccio, occhi azzurri, verdi o grigi (l’insieme di queste caratteristiche pigmentarie prende il nome tecnico di fototipo cutaneo).
bronzata è venuta in auge come indicatore di bellezza e benessere fisico. Sono quindi aumentati i problemi connessi all’eccessiva esposizione alle radiazioni ultraviolette (comprese quelle dei lettini UVA). Quali sono dunque gli effetti negativi dell’eccessiva esposizione solare? Possiamo distinguere reazioni acute che insorgono, dopo un breve intervallo di tempo, da una singola esposizione ed effetti a lungo termine, che si manifestano per esposizioni protratte per anni o intermittenti, ripetute e intense.
EFFETTI ACUTI: LE USTIONI SOLARI Le ustioni (o scottature) solari rappresentano la principale conseguenza, a breve termine, di un’esposizione eccessiva al sole. Come per le ustioni da altre cause, si distinguono diversi livelli di gravità: le ustioni di primo grado sono caratterizzate da arrossamento, prurito e bruciore e insorgono dopo alcune ore di esposizione solare eccessiva. I sintomi perdurano per qualche giorno e regrediscono più rapidamente se si evita l’esposizione solare nei giorni immediatamente successivi. Le ustioni di secondo grado sono caratterizzate oltre che dall’eritema dalla comparsa di bolle e vescicole sulla pelle. In questo caso il tempo di guarigione è più lungo e la perdita di liquidi può
> I neonati e i bambini, particolarmente vulnerabili poiché i loro sistemi di difesa sono meno efficienti rispetto all’adulto (nel primo anno di vita i bambini dovrebbero evitare l’esposizione diretta al sole).
essere importante per ustioni più o meno estese in bambini piccoli. Alcune malattie e l’impiego di alcuni farmaci possono aumentare le reazioni acute alla luce solare (reazioni da fotosensibilità). Tra le malattie ricordiamo il lupus eritematoso sistemico, mentre tra i medicinali alcuni diuretici, l’amiodarone, le tetracicline, alcuni farmaci anti-infiammatori non steroidei (Fans) come il chetoprofene (anche per uso topico).
EFFETTI CRONICI: FOTO-INVECCHIAMENTO MA NON SOLO Per esposizioni intense protratte nel corso degli anni o per esposizioni acute ripetute in modo intermittente nel tempo, possono comparire gli effetti cronici: invecchiamento precoce della pelle (il cosiddetto foto-invecchiamento), con accentuazione delle rughe e comparsa di pigmentazioni irregolari, e sviluppo di pre-cancerosi, come le cheratosi attiniche, e di alcuni tumori della pelle: il carcinoma basocellulare o basalioma, il carcinoma spinocellulare e il temibile melanoma. La frequenza di quest’ultimo è andata aumentando nell’ultimo mezzo secolo, colpendo, attualmente, nel nostro Paese, circa 15 persone adulte ogni 100.000. Il carcinoma spinocellulare è influenzato dalla dose cumulativa di radiazioni ul-
In caso di tatuaggio Chi ha un tatuaggio deve prestare particolare attenzione all’esposizione solare. Dopo l’esecuzione è buona norma evitare per alcuni mesi l’esposizione al sole che può favorire la produzione di cicatrici ipertrofiche. Inoltre alcuni colori come il nero, il rosso scuro e il blu, possono assorbire con particolare intensità le radiazioni infrarosse presenti nella luce solare; queste, non venendo dissipate, possono surriscaldare la pelle contribuendo al danno ossidativo associato all’esposizione solare intensa.
traviolette, mentre il basalioma e il melanoma sono influenzati, soprattutto, dall’esposizione intermittente intensa specie in età infantile.
LE BUONE ABITUDINI DA ADOTTARE Come ridurre i rischi connessi con l’esposizione a radiazioni ultraviolette? È importante, in primo luogo essere consapevoli dell’esistenza di un rischio e dei fattori che lo influenzano. In secondo luogo,
> Per quanto riguarda il melanoma sono a maggior rischio i soggetti con molti nei e con nei “atipici”, cioè nei con diametro superiore a 5 mm. e bordi irregolari, i soggetti con storia familiare di melanoma e con storia di numerose ustioni solari in età infantile.
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SPECIALITÀ A-Z
DERMATOLOGIA
è opportuno adottare norme per un’adeguata protezione solare. Eccole in breve: > evitare l’esposizione solare durante le ore centrali della giornata (dalle 11 alle 15) quando le radiazioni sono più intense; > cercare l’ombra se possibile; > utilizzare indumenti adeguati: cappello, maglietta, occhiali da sole; > utilizzare schermi o filtri solari ad alta protezione (sono un’aggiunta e non sostituiscono altre modalità di
protezione!). La protezione è tanto maggiore quanto più l’Indice di Protezione (IP) o Fattore di Protezione Solare (SPF = Sun Protection Factor) è elevato (vedi inserto). Lo schermo solare va applicato 1530 minuti prima di esporsi al sole, ripetendo l’applicazione frequentemente (di regola ogni 2-3 ore). Le norme si applicano in tutte le situazioni e non dimenticando che, accanto all’irraggiamento diretto, una quota importante dei raggi
ultravioletti può essere riflessa da pareti bianche, dalla sabbia, dalla neve e dal cemento. In conclusione, in vista delle vacanze estive ricordiamoci di adottare una “giusta misura” nell’esposizione solare: esponiamoci con raziocinio e proteggiamo i più piccoli. La pelle che si arrossa lancia un campanello di allarme: non sottovalutiamolo e riduciamo l’esposizione. Buone e sane vacanze a tutti!
Come leggere le etichette delle creme solari > Indice di Protezione (IP) o Fattore di Protezione Solare (Sun Protection Factor, SPF): indica il tempo richiesto per indurre eritema, cioè l’arrossamento della pelle, dopo l’esposizione a una sorgente artificiale di luce ultravioletta, quando si utilizza lo schermo solare, rispetto a quando non lo si utilizza. L’IP fa riferimento alla protezione dagli UVB (lunghezza d’onda 290-320 nm) principali induttori di eritema. > “Persistent Pigment Darkening” (PPD): valuta l’induzione di una minima abbronzatura della pelle sull’area esposta a UVA (lunghezza d’onda 320-400 nm.), la componente dei raggi ultravioletti principale responsabile dell’abbronzatura. > Filtri fisici: oppongono un vero e proprio schermo alle radiazioni solari, attraverso processi fisici di assorbimento, riflessione e diffusione delle radiazioni. Sono in genere rappresentati da polveri minerali come ossido di zinco o titanio, carbonato di magnesio, talco, caolino. > Filtri chimici: sono molecole organiche che, per le loro caratteristiche strutturali, possono assorbire le radiazioni luminose. Una volta assorbita, l’energia della radiazione solare viene poi riemessa sotto forma di energia di differente lunghezza d’onda. Tra queste molecole troviamo l’acido para-aminobenzoinco (PABA), l’octocrilene e l’avobenzone.
Adriano Merigo 10 | Bergamo Salute | Luglio / Agosto 2017
GASTROENTEROLOGIA
SPECIALITÀ A-Z
Intestino irritabile Un “tormento” per un italiano su dieci ∞ A CURA DI NICOLA GAFFURI
Riguarda circa il 10% delle persone, in particolare donne, con un picco tra i 20 e i 50 anni. Si manifesta con fastidio e dolore addominale, gonfiore e distensione dell’addome, accompagnati da stipsi e/o diarrea, sintomi che in alcuni casi possono diventare anche molto debilitanti. È la colite, o più correttamente la Sindrome dell’Intestino Irritabile - (IBS – Irritable Bowle Syndrom), sindrome cosiddetta “funzionale”, spesso sottovalutata e di non facile diagnosi.
INFEZIONI INTESTINALI, USO PROLUNGATO DI FARMACI, REFLUSSO GASTROESOFAGEO, STRESS, UN MIX DI CAUSE BIOLOGICHE E PSICOLOGICHE Le cause sono diverse e, nella
stessa persona, non c’è un unico fattore scatenante. Ci sono infatti fattori psicologici e biologici come la predisposizione e la suscettibilità individuale, le alterazioni della motilità del tratto digestivo, la sensibilità dei visceri, la percezione soggettiva del dolore, la flora batterica e le infezioni intestinali. A questo si possono aggiungere anche intolleranze e allergie alimentari, l’utilizzo cronico di farmaci (ad esempio anti-infiammatori e antibiotici) e lo stress. Non è certo una novità affermare che, a livello intestinale, abbiamo un “secondo cervello” in continua comunicazione con il nostro “primo cervello”. Questo legame fa sì che diversi eventi stressanti a livello psichico si riflettano sull’intestino e viceversa (problemi addominali che causano stress psicologico). La
Sindrome dell’intestino irritabile è spesso associata ad altri disordini motori del tratto digestivo come la
DOTT. NICOLA GAFFURI Specialista in Gastroenterologia Responsabile Unità di Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva Humanitas Gavazzeni Bergamo
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SPECIALITÀ A-Z
GASTROENTEROLOGIA
dispepsia funzionale e la malattia da reflusso gastroesofageo ma, anche, ad altre patologie come la celiachia.
DOLORE O FASTIDIO ADDOMINALE PER ALMENO UN GIORNO A SETTIMANA I sintomi sono definiti da criteri diagnostici internazionali, i “Criteri di Roma”, che affermano: il dolore o fastidio addominale deve essere ricorrente per almeno un giorno la settimana, in associazione ad almeno due dei seguenti aspetti: correlato all’evacuazione; correlato a modificazioni nella frequenza delle evacuazioni; correlato a modificazioni dell’aspetto delle feci. Altri sintomi possono essere: un’evacuazione difficoltosa (spinta eccessiva, sensazione di urgenza e di evacuazione incompleta), passaggio di muco, gonfiore o distensione addominale talvolta alternati.
LA DIAGNOSI? PER “ESCLUSIONE” La diagnosi non è semplice e si basa sulla classificazione dei sintomi per “esclusione”, dal momento che gli stessi sono presenti, ma non esisto-
Diverse terapie non convenzionali si sono dimostrate efficaci, tra queste l’agopuntura, la terapia cognitivo comportamentale e le tecniche di rilassamento” no malattie organiche specifiche che li giustifichino. Ci sono poi anche i sintomi definiti “di allarme” (insorgenza dopo i 50 anni di età dei sintomi sopraddetti, dimagrimento inspiegabile, anemia, sangue nelle feci, dolore che non migliora dopo l’evacuazione); in questo caso è necessario procedere con indagini più approfondite (ad esempio la colonscopia) sotto indicazione specialistica. Se i sintomi peggiorano in seguito all’assunzione di certi alimenti ci sono test diagnostici per escludere allergie oppure un malassorbimento.
PRIMA CURA: CAMBIARE LO STILE DI VITA La strategia terapeutica per la sindrome dell’intestino irritabile si ba-
sa principalmente sul trattamento dei sintomi che riferisce il paziente, poiché spesso la causa scatenante è sconosciuta. L’approccio iniziale prevede su un’adeguata educazione alimentare e dello stile di vita, una corretta idratazione e attività fisica. Chi soffre principalmente di stipsi potrà utilizzare integratori, lassativi o procinetici a seconda del tipo di disturbo. In caso di diarrea sono utili probiotici (fermenti lattici), antibiotici non assorbibili (ad esempio rifaximina), anti-infiammatori intestinali (ad esempio mesalazina). Nei casi di meteorismo ed eccesso di gas intestinali sono utili enzimi digestivi, integratori a base di probiotici, piante carminative (camomilla, melissa, cumino), integratori a base di fibre e lassativi osmotici, farmaci antidiarroici, dieta di eliminazione di cibi “formanti gas” (ovvero che fermentano). In particolare è bene ridurre l’assunzione di bevande gassate, insalata a foglia larga (ad esempio lattuga), ortaggi (cavolfiore, piselli, broccoli), legumi (fagioli, ceci, lenticchie), evitare di masticare chewing-gum e mangiare la frutta dopo i pasti (è preferibile consumarla lontano).
Stomaco e intestino sempre più “sotto attacco” L’intestino irritabile, così come le altre malattie gastrointestinali, sono sempre più diffuse nella società moderna. Perché? Le motivazioni sono diverse. Innanzitutto l’intestino è strettamente collegato alle strutture nervose che regolano la risposta allo stress e risente di un’alimentazione scorretta. Ci sono poi cause di natura costituzionale e di familiarità (in particolare gastrite e malattie da reflusso). Sono malattie purtroppo legate allo stile di vita del mondo occidentale. Basti ricordare che oggi il 44% degli italiani soffre di “bruciore di stomaco”; un dato incredibile che troppo spesso si sottovaluta dal punto di vista medico. Poiché tutti hanno mal di stomaco e di mal di stomaco, di solito, non si muore, si finisce per andare dal medico quando la situazione è già preoccupante.
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OCULISTICA
SPECIALITÀ A-Z
Distacco di retina I sintomi, la diagnosi e la cura L’importanza di riconoscerlo precocemente e prevenirlo
∞ A CURA PIERO ATTILIO BERGAMO
Il distacco della retina è una delle più serie emergenze che possono colpire l’occhio e la vista. Dopo sole 48 ore dal distacco infatti inizia la morte delle cellule. Ecco perché bisogna imparare a riconoscerlo, per poter intervenire tempestivamente.
SE NON ARRIVA PIÙ NUTRIMENTO ALLA RETINA La retina è una sottile membrana (0,3 mm) formata da cellule nervose, adagiata sul fondo dell’occhio, che trasforma gli impulsi luminosi ricevuti in impulsi elettrici, poi trasmessi alla corteccia cerebrale tramite il nervo ottico. La parte centrale, la macula, ricca di fotorecettori (i coni e i bastoncelli) permette la visione distinta e la percezione definita dei colori. La parte periferica invece consente di orientarsi nello spazio con la visione periferica del campo visivo e la visione con ridotta luminosità. Di norma la retina aderisce alla parete interna dell’occhio. Per distacco di
retina si intende, quindi, la separazione della retina dal tessuto sottostante (epitelio pigmentato) che permette il passaggio di sostanze nutritive indispensabili per la salute dell’occhio e della vista dalla coroide (membrana che si trova tra la sclera e lo strato più superficiale della retina, la cui principale funzione è fornire le sostanze nutritive e l’ossigeno alla retina).
TIPOLOGIE DI DISTACCO DIVERSE A SECONDA DELL’ORIGINE A seconda dell’origine esistono varie tipologie di distacco di retina. La più frequente è quella detta regmatogena, che deriva da una degenerazione della retina associata a colliquazione (cioè fluidificazione) del gel vitreale. In seguito ad esempio a un distacco posteriore del vitreo la retina, meno protetta, per trazioni vitreo-retiniche può rompersi in aree più fragili, facilitando l’infiltrazione di liquido nello spazio sottoretinico con conseguente distacco. Interessa ogni
DOTT. PIERO ATTILIO BERGAMO Specialista in oculistica Consigliere dell’Ordine dei Medici e Chirurghi di Bergamo
anno circa 1 persona su 10.000 ed è bilaterale nel 10% dei casi. Meno frequente è il distacco non regmatogeno, trazionale o essudativo. Il distacco trazionale si verifica quando membrane vitreo-retiniche formatesi all’interno dell’occhio, contraendosi, esercitano sulla retina una forza centrifuga. Tra le cause ci sono la retinopatia diabetica proliferante e i traumi oculari Luglio / Agosto 2017 | Bergamo Salute | 13
SPECIALITÀ A-Z
OCULISTICA
I SINTOMI: DALLE “MOSCHE VOLANTI” ALLA PERCEZIONE DI UN’OMBRA
I FATTORI DI RISCHIO Le condizioni che possono predisporre a un distacco di retina: > Miopia medio-grave
(superiore alle 4-5 diottrie) > Pregressi interventi di cataratta > Degenerazioni della periferia retinica > Traumi > Familiarità > Invecchiamento
> Diabete > Retinopatia diabetica
proliferante > Distacco posteriore di
vitreo > Tumori > Processi infiammatori
di coroide e retina
SCLERA
RETINA
IRIDE CAMERA ANTERIORE
ARTERIA
LENTE
NERVO OTTICO CORPO CILIARE
VENA CORPO VITREO
perforanti. Nel distacco essudativo infine, il liquido di origine coroidale (cioè proveniente dalla membrana ricca di vasi sanguigni che si trova nella parte posteriore del globo oculare) accede allo spazio sottoretinico attraverso una lesione
DISCO OTTICO
NERVO OTTICO
dello strato di cellule esterne ella retina (epitelio pigmentato). L’origine è nella maggior parte dei casi associata a tumori coroideali (melanomi emangiomi, metastasi), a eventi traumatici, uveiti e malattie infiammatorie di coroide e retina.
Vediamo ora quali sono i sintomi che possono presentarsi. Ricordando che il dolore non è presente nel distacco di retina. > Miodesopsie: sensazione visiva di mosche volanti, avvertita in ambienti luminosi o su sfondo chiaro, che in caso di distacco posteriore di vitreo possono assumere forma ad anello, a ragnatela, a piccole macchie. > Fotopsie: comparsa di flash luminosi avvertiti in ambienti con ridotta illuminazione, anche indotti dai movimenti oculari. > Scotoma (difetto lacunare del campo visivo) corrispondente all’area del distacco, > Calo visus: sintomo principale del distacco è la percezione di un’ombra (tenda) nel campo visivo. Alla comparsa di questi sintomi è indispensabile rivolgersi urgentemente al medico oculista poiché una diagnosi precoce e corretta e un trattamento tempestivo e adeguato sono fondamentali per evitare gravi conseguenze sulla funzionalità visiva. Infatti, già 48 ore dopo l’evento, le cellule retiniche prive di nutrimento iniziano a morire causando l’irreversibilità della lesione. L‘intervento chirurgico va sollecitamente eseguito prima che venga coinvolta la macula (in caso sia già coinvolta l’intervento dà i migliori risultati funzionali se eseguito non oltre i sette giorni).
Occhio all’estate! La stagione più a rischio per l’insorgenza del distacco di retina è l’estate. Questo a causa della disidratazione per il caldo dell’umor vitreo, che può condurre a una maggiore trazione sulla retina e a un distacco in presenza di degenerazioni retiniche. Importante quindi è mantenere l’idratazione vitreale bevendo almeno un litro e mezzo di acqua al giorno, limitare l’esposizione ai raggi solari e alle calde temperature, evitando inoltre attività sportive rischiose per possibili traumi.
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LE TECNICHE DI INTERVENTO CHIRURGICO PER IL TRATTAMENTO PRECOCE DELLA MALATTIA I trattamenti dipendono dal tipo di patologia che ha portato al distacco. Le degenerazioni retiniche periferiche e le rotture potranno essere trattate con la fotocoagulazione laser ambulatoriale, per rinforzare la retina limitrofa all’area danneggiata. In caso di distacco di retina invece è necessario intervenire chirurgicamente: dall’interno con la vitrectomia o dall’esterno con la cosiddetta chirurgia episclerale. La chirurgia episclerale, con il cerchiaggio e/o piombaggio sclerale, è la chirurgia più utilizzata nel distacco di retina regmatogeno e prevede il posizionamento di una banda di silicone che dall’esterno riduce la lesione della retina. La vitrectomia, ovvero
Già 48 ore dopo il distacco della retina le cellule retiniche prive di nutrimento iniziano a morire causando l’irreversibilità della lesione”
l’asportazione del corpo vitreo e sostituzione con un mezzo analogo, è d’elezione, soprattutto se sono presenti trazioni vitreali o emorragie vitreali e in caso di precedente intervento di cataratta.
LA PREVENZIONE? CONTROLLI REGOLARI DELLA RETINA PER LE PERSONE A RISCHIO Esistono delle regole di prevenzione che è indispensabile seguano in particolare pazienti miopi, anziani e operati di cataratta. Innan-
zitutto effettuare regolari controlli, programmati dal medico oculista, con esame della retina. Come già detto è fondamentale non sottovalutare i sintomi: in caso di comparsa di miodesopsie, fotopsie e scotomi bisogna sottoporsi urgentemente a un controllo della retina e in caso di riscontro di aree retiniche patologiche, effettuare i trattamenti profilattici consigliati mediante fotocoagulazione laser al fine di prevenire l’insorgenza del distacco della retina.
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PERSONAGGIO
ANDREA BOZZETTO
Co-produced by m4eAg, Studio Bozzetto, Giunti Editore, Studio Campedelli, Rai Fiction
Vi racconto il mio Topo Tip, paladino contro il bullismo e a difesa dell’ambiente ∞ A CURA DI ADRIANO MERIGO
Il “suo” Topo Tip è da anni al primo posto nell’indice di gradimento nella fascia oraria mattutina di RAI YoYo ed è ormai consacrata come una delle serie tv più amate dei più piccoli, persino prima di altre produzioni internazionali di straordinario successo come “Peppa Pig” e “Masha e Orso”. Ora il simpatico topino si è aggiudicato anche un importante riconoscimento: il Premio Moige (dall’omonima associazione che promuove iniziative dalla parte di genitori e bambini per contrastare le emergenze sociali come bullismo e discriminazione) per il suo impegno nel trasmettere valori positivi e vicini alla sensibilità dei più piccoli. Dietro di lui, la sapiente regia di Andrea Bozzetto, bergamasco, figlio e degno erede dell’animatore, disegnatore e regista Bruno Bozzetto, nonché fondatore insieme al padre di BergamoToons, 16 | Bergamo Salute | Luglio / Agosto 2017
festival internazionale del cinema di animazione umoristico che ha debuttato con la sua prima edizione a fine giugno nella nostra città. È qui che l’ha incontrato per noi Adriano Merigo, suo collega disegnatore e nostro collaboratore, che ogni numero arricchisce Bergamo Salute con le sue vignette e il suo delicato humour. Ho letto che avevi iniziato a studiare psicologia. Come è stato che hai cambiato rotta? Psicologia mi sembrava una facoltà interessante e mi piaceva l’idea di lavorare in pubblicità nel campo creativo. Non avevo mai pensato di fare produzione di cartoni animati, anche se mi piaceva molto il settore video e l’utilizzo del digitale nel montaggio. Con la comparsa del 3D accessibile a tutti (cioè non più legato a costosissimi computer) mi si è aperto un mondo nuovo, in
cui potevo unire la produzione di video all’animazione 3D e da lì in poi ho proseguito in questo campo abbandonando definitivamente l’università. Diciamo che è stata colpa della tecnologia. Come è nata la serie del Topo Tip? Vi aspettavate tanto successo? La serie Topo Tip nasce dall’idea di portare in televisione un personaggio che aveva avuto un enorme successo nel mondo dei libri per bambini. Lo stile dei libri era molto particolare e per adattarlo ad una serie televisiva c’è voluto un grosso lavoro di restyling che ci permettesse di avere un prodotto moderno e competitivo sul mercato, ma che fosse allo stesso tempo riconoscibile dai piccoli lettori dei libri. Nonostante il successo internazionale del libro, la partenza della serie televisiva, soprattutto in Italia,
non è stata delle migliori, tanto che temevamo che il prodotto non avrebbe avuto il successo sperato. Dopo un anno dalla prima messa in onda però le cose sono cambiate, il pubblico ha iniziato a seguirlo, il canale televisivo (RAI Yo Yo) gli ha dato più spazio. Oggi la serie ha toccato punte di share davvero alte, raggiungendo picchi di oltre 400.000 spettatori ed è stata venduta in più di 60 Paesi nel mondo. La produzione, durata due anni, ha visto coinvolte circa 60 persone in Studio Bozzetto, per quanto riguarda la parte italiana (hanno partecipato anche la Germania e l’Olanda, essendo la serie una co-produzione internazionale). I racconti del Topo Tip sono imperniati ognuno su un capriccio, ad esempio non vuole dormire o non vuole mangiare. Che impatto hanno sui bambini? Siete soddisfatti di come siete riusciti a divertire e catturare i piccoli mantenendo contenuti educativi? L’idea alla base dei libri di Topo Tip era quella di “aiutare” i genitori a risolvere delle problematiche tipiche dei bimbi piccoli, attraverso l’utilizzo di una storia a lieto fine. Anche nella serie televisiva, Valentina Mazzola che ha coordinato la scrittura delle sceneggiature, ha mantenuto la stessa idea aggiungendo però più avventura: il bambino che vede Tip fare un capriccio si identifica con lui ma, allo stesso modo, quando Tip capisce che il suo capriccio era inutile e sbagliato, anche il bambino lo capisce. Ovviamente abbiamo cercato di tenere questo messaggio non troppo esplicito all’interno delle storie, per non sembrare pedanti, ma molto spesso ci scrivono genitori che raccontano di come hanno risolto, con una puntata di Topo Tip, dei problemi con i loro bimbi (non voler andare a letto, non voler mangiare le verdure, la paura del buio etc).
Topo Tip ha toccato punte di share di oltre 400.000 spettatori. La serie è stata venduta in più di 60 Paesi” La serie ha anche un contenuto ecologico… Assolutamente sì! Il messaggio ecologico viene soprattutto dal mondo in cui vive Topo Tip: un mondo dove gli oggetti che gli umani hanno buttato via prendono nuova vita con altre funzioni. Per esempio i tappi delle bottiglie sono le sedie in casa di Tip, il divano dei nonni è una spazzola unita a una cornetta del telefono, la bicicletta di Tip ha due bottoni al posto delle ruote, mentre l’automobile del papà di Tip è una scarpa! Corrado Colleoni, il direttore artistico della serie, anche lui di Bergamo, ha ideato degli oggetti davvero incredibili! Oltre al divertimento per i bambini di scovare questi oggetti di uso comune ma utilizzati in maniera insolita, li si spinge a porsi la domanda: prima di buttare via qualcosa... non potrei riutilizzarla in qualche altro modo? Cosa dici della definizione di Tip come l’anti-Peppa? Non la trovo molto azzeccata, anche perché a me Peppa piace molto. Il problema di Peppa è che ha
un po’ saturato il mercato, andando in onda tantissimo e molti genitori si sono semplicemente stancati di vederla. Topo Tip si pone come una valida alternativa, made in Italy, per la stessa fascia pubblico. C’è chi vi definisce la Disney bergamasca e ora è nata anche BergamoToons, di cui tuo padre è presidente onorario e tu vice presidente. A Bergamo è possibile per i giovani formarsi in questo campo? BergamoToons nasce con un duplice spirito: quello di divertire e avvicinare la gente all’animazione e quello di dare la possibilità ai giovani di scoprire le figure professionali che lavorano nel mondo dell’animazione. In questo momento a Bergamo non esistono scuole specifiche per formarsi in questo campo anche se, con una buona dose di passione, la rete offre davvero migliaia di tutorial davvero utili per iniziare a capire come si crea un cartone animato. Chissà, in futuro sarebbe bello pensare di aprire una scuola per aspiranti cartoonist, magari proprio a Bergamo!
IN SALUTE
STILI DI VITA
Troppi detergenti Uno dei cavalli di battaglia del movimento unwashed è la considerazione che a ogni lavaggio la pelle e i capelli vengono privati dello strato protettivo naturale che li ricopre, soprattutto se si fa largo impiego di detergenti e di conseguenza l’igiene personale non sarebbe più salutare, ma addirittura dannosa. Saremmo indotti dalla pubblicità a consumare in eccesso shampoo, balsamo, sapone, bagno schiuma etc. «L’igiene è una fissazione, nessun bambino prende infezioni in casa, mentre oltre centomila in Europa ogni anno si avvelenano con disinfettanti o brillantanti» asserisce Fulco Pratesi.
Non lavarsi? La nuova moda “unwashed” per risparmiare acqua e salvaguardare l’ambiente ∞ A CURA DI LELLA FONSECA
Brad Pitt, Russell Crowe, Colin Farrell, Johnny Depp, sono solo alcuni dei nomi famosi che hanno abbracciato la filosofia unwashed, letteralmente “non lavato”. Non si tratta solo di un fenomeno di Oltreoceano; anche a casa nostra seguirebbero la stessa tendenza lo scrittore Mauro Corona, il giornalista Giuseppe Cruciani e, 18 | Bergamo Salute | Luglio / Agosto 2017
antesignano, Fulco Pratesi, fondatore del WWF, che ha iniziato la sua battaglia contro lo spreco dell’acqua già nel 2007. Il movimento unwashed sostiene che la frequenza e durata di bagni, docce e lavaggi dei capelli mediamente osservati ai giorni nostri nei Paesi sviluppati non è sostenibile, perché implica un consumo di acqua po-
tabile eccessivo. Il risparmio che perseguono non vorrebbe coinvolgere solo l’acqua, ma anche i prodotti utilizzati per l’igiene personale, che secondo la filosofia unwashed vengono usati troppo, sono troppo aggressivi, non sempre biodegradabili e a volte testati sugli animali. «Laviamoci di meno, lo predico da una vita. C’è gente
CONSUMO PER USO DOMESTICO
5%
30%
30%
35%
IGIENE PERSONALE
BAGNO DOCCIA
WC E PULIZIE DOMESTICHE
ALTRI USI
AL LAVANDINO > Chiudere il rubinetto mentre si lavano i denti (1 litro d’acqua invece di 30-60). > Usare una bacinella per fare la barba col rasoio a mano (4 litri invece di 30-55). > Inumidire le mani e chiudere il rubinetto prima di insaponarle.
NELLA DOCCIA > Chiudere il rubinetto mentre ci si insapona. > Orientare bene il getto per evitare che finisca in parte sul muro. > Usare un riduttore di flusso. In questo modo si consumano 20 litri d’acqua, mentre per un bagno ne servono 100-250.
AL WC > Utilizzare una cassetta con due bottoni, per avere due flussi a seconda del bisogno. > Installare il recupero delle acque chiare per alimentare la cassetta del WC.
Estrapolazione dati opuscolo sul risparmio idrico in ambiente domestico “Provincia di Bergamo”. Regole suggerite per risparmiare acqua.
che si fa il bagno ogni giorno sprecando 100 litri di acqua saponata che inquinano i fiumi. Io me lo faccio una volta alla settimana, il sabato, nella vasca piccola e con poca acqua, senza schiuma» ha dichiarato Fulco Pratesi. All’obiezione che ad esempio d’estate con il sudore una doccia alla settimana non è “olfattivamente” accettabile risponde: «una al giorno è esagerata, basta ogni tre. Poi certo bisogna lavarsi a pezzi: piedi, parti delicate e ascelle, strofinando dove serve. Sono pulitissimo, nessuno mi ha mai detto che puzzo, spero non l’abbiano fatto per educazione». Probabilmente non molti lettori si lasceranno convincere da queste argomentazioni a fare tre docce alla settimana in piena estate, ma per rispettare di più il nostro patrimonio idrico non è necessario arrivare a tanto, possiamo anche mantenere la nostra frequenza di lavaggio abituale, ma cambiare il modo di usare l’acqua. In Italia si usano mediamente 250 litri di acqua al giorno pro capite, mentre negli Stai Uniti 600 e in India 25: differenze abissali. Dei nostri 250 litri giornalieri usiamo mediamente il 30%
PELLE SECCA: NON SOLO PER ECCESSO D’IGIENE Le cause della pelle secca sono diverse, di origine interna ed esterna: ci sono persone geneticamente predisposte oppure con patologie cutanee (eczema, allergie, psoriasi, ittiosi etc.) e non ( ipotiroidismo, insufficienza renale, epatopati etc.), carenze dietetiche, vitaminiche, utilizzo di alcuni farmaci e l’eccessivo utilizzo di cosmetici. Inoltre anche l’età incide decisamente sull’integrità cutanea e non dimentichiamo anche la scorretta o la prolungata esposizione ai raggi UV. Alcuni consigli per non peggiorare la pelle secca: > Evitare di “sgrassarla” facendo uso continuo di saponi, bagnoschiuma, gel o altre sostanze aggressive. > Non utilizzare acqua troppo calda per fare il bagno o la doccia ed evitare bagni “prolungati”. > Non esagerare con applicazione frequente di creme molto grasse; a tal proposito va ricordato che l’utilizzo di olio di oliva non ha riscontri scientifici che ne dimostrino l’utilità. > Non eccedere con l’esposizione all’aria condizionata. Dottor Antonio Barcella, dematologo
per bagno e doccia, il 30% per WC e pulizia domestica, il 5% per l’igiene personale. Vedi come si possono ridurre nell’infografica.Un ulteriore risparmio idrico si otterrebbe raccogliendo l’acqua piovana per alcuni
usi domestici in cui non è necessaria acqua potabile. Questa soluzione coinvolge modifiche rilevanti in un edificio esistente, mentre non è complesso prevederla in edifici di nuova costruzione. Luglio / Agosto 2017 | Bergamo Salute | 19
IN SALUTE
ALIMENTAZIONE
Dieta del gelato: funziona davvero? ∞ A CURA DI ELENA BUONANNO
Ogni estate, puntuale, ritorna. e promette di far perdere almeno 2 chili alla settimana, senza rinunciare agli “sfizi”. Come? Sostituendo per sette giorni uno dei pasti con un bel gelato. Ma funziona davvero? E soprattutto non è un po’ troppo sbilanciata? Lo abbiamo chiesto alla dottoressa Stefania Setti, medico nutrizionista. Dottoressa Setti, cosa ne pensa della cosiddetta “dieta del gelato”? Non mi sentirei di consigliarla. Sicuramente è qualcosa di allettante, ma non di adeguato dal punto di vista dell’educazione alimentare; oltre al fatto che ha lo svantaggio di avere un potere saziante di breve durata e quindi, dopo poco che lo si è mangiato, si rischia di avere di nuovo fame. Il gelato qualche volta, però, può rappresentare un’alternativa a un pasto? Il gelato è un alimento completo dal punto di vista nutrizionale, che gratifica perché molto gustoso, ma ha indubbiamente una densità calorica piuttosto elevata. 100 grammi di gelato forniscono dalle 120 alle 300 calorie a seconda del gusto prescelto. Un gelato alla fra20 | Bergamo Salute | Luglio / Agosto 2017
gola, per esempio, si aggira sulle 120 calorie, mentre un fior di latte sulle 220. Utilizzarlo quindi come sostituto del pasto dovrebbe essere una rara eccezione. Nel caso si potrebbe optare per una coppa ai gusti di frutta oppure al gusto fior di latte o yogurt con aggiunta di frutta fresca di stagione. Se abbiamo pranzato con un gelato, come deve essere poi la cena? Un esempio di cena potrebbe essere: un secondo piatto a scelta tra carni bianche come petto di pollo o tacchino ai ferri, oppure pesce al forno o alla piastra accompagnati da verdure fresche di stagione e pane integrale. Un’altra ottima alternativa possono essere piatti unici preparati associando dei cereali quali ad esempio orzo, riso, farro, grano saraceno, verdure miste di stagione e legumi a scelta tra fagioli, ceci, lenticchie, piselli. Se invece si opta per mangiarlo come merenda, quali caratteristiche dovrebbe avere? Trattandosi di una merenda, a maggior ragione bisogna stare attenti alla quantità che se ne mangia e, ovviamente, anche al gusto che si sceglie, perché un gelato fatto con
il latte contiene più grassi (circa il 16%) rispetto al gelato vegetale o alla frutta, ma ha anche un buon 30% in più di proteine ed è fonte di calcio e fosforo. Fornisce 180-200 o più calorie per 100 grammi di prodotto, a seconda del gusto scelto. Generalmente, il meno calorico è il gelato alla frutta poiché di solito è realizzato con polpa di frutta, zucchero, acqua e solo a volte contiene latte. Ha una percentuale inferiore di grassi (circa il 2%) e calorie (meno di 150 per 100 grammi), ma quando non contiene latte è privo di proteine, calcio e fosforo. E le creme? I gusti alle creme hanno ovviamente un apporto calorico maggiore perché possono contenere, oltre al latte anche uova, cioccolato o frutta secca. Chi è a dieta deve rinunciare completamente al gelato o si può inserire anche in un regime ipocalorico? Uno sfizio ogni tanto è concesso anche a chi deve seguire un regime dietetico ipocalorico e il gelato, soprattutto nella stagione estiva, può essere un esempio. Magari, meglio scegliere quello alla frutta oppure un sorbetto e in piccole quantità.
Quali sono le caratteristiche del gelato industriale? È di serie B rispetto quello artigianale? Il gelato industriale viene prodotto con latte in polvere, oli vegetali, additivi come emulsionanti, stabilizzanti e conservanti o coloranti. I grassi vegetali, ad esempio, sono in grado di esaltare la cremosità e la resistenza alle alte temperature. Spesso però vengono utilizzati margarina o grassi idrogenati (se il gelato non si scioglie rapidamente al calore, significa che contiene grassi idrogenati), che possono implicare effetti dannosi sul profilo lipidico, in quanto abbassano il colesterolo HDL e innalzano quello LDL. In questo tipo di gelato abbiamo 150-250 calorie per 100 g di prodotto. Il gelato artigianale viene prodotto incorporando lentamente una quantità di aria tra il 30 e il 50%, che per il gelato industriale arriva fino al 100130%. Nella “gara” tra artigianale e
industriale, non dobbiamo pensare che il gelato artigianale sia sempre meglio di quello confezionato. Le differenze riguardano i metodi di produzione e la qualità degli ingredienti usati. In teoria, un gelataio artigianale dovrebbe utilizzare solo prodotti freschi di alta qualità, anche se esistono prodotti artigianali che utilizzano basi liofilizzate alle quali aggiungere poi acqua o latte. Una valutazione per essere completa dovrebbe prendere in considerazione i metodi di produzione, la qualità degli ingredienti usati e la sicurezza igienica. Il gelato industriale ha sempre l’etichetta nutrizionale e il peso sulla confezione, ed è quindi facile controllare gli ingredienti presenti, le calorie e sapere esattamente quello che si sta mangiando. Se invece scegliamo un gelato artigianale, è bene rivolgersi a un gelataio di fiducia che riporta l’elenco degli ingredienti che
utilizza e che rispetta le corrette norme igieniche. E dal punto di vista dell’igiene? Per l’igiene le garanzie maggiori, grazie ai sistemi produttivi e di controllo standardizzati, le offrono i prodotti industriali confezionati.
DOTT. STEFANIA SETTI Medico Nutrizionista Responsabile del Servizio di Nutrizione Clinica e Dietetica di Humanitas Gavazzeni
Luglio / Agosto 2017 | Bergamo Salute | 21
IN SALUTE
ALIMENTAZIONE
Le mille virtù della pesca
Una pesca al giorno apporta un quantitativo rilevante di acido folico: è consigliata alle donne incinte e a chi vuole programmare una gravidanza”
∞ A CURA DI ELENA BUONANNO
Antiossidante, drenante, ricostituente, alleata della pelle e dei capelli. È la pesca, uno dei frutti estivi per eccellenza e considerato in Oriente, per la ricchezza di vitamine e minerali e per le sue tante virtù, il simbolo dell’immortalità. Conosciamole meglio con l’aiuto della dottoressa Daria Fiorini, dietista.
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IDRATANTE, DEPURATIVA, DRENANTE E DIURETICA
Grazie all’altissima quantità di acqua (90%), è un frutto estremamente idratante e dissetante. «Facilita l’eliminazione delle tossine e dei liquidi in eccesso svolgendo un’azione depurativa, drenante e diuretica. Questo la rende utile anche in caso di insufficienza renale o calcoli urinari» osserva la dottoressa Fiorini. «La pesca, inoltre, apporta poche calorie e ha un indice glicemico molto basso, per cui gli zuccheri contenuti vengono rilasciati e poi assorbiti dal nostro organismo molto lentamente». 22 | Bergamo Salute | Luglio / Agosto 2017
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ANTIOSSIDANTE «La polpa e la buccia contengono dosi consistenti di antiossidanti e di β-carotene, criptoxantina, luteina e zeaxantina: sostanze che fungono da spazzini nei confronti dei radicali liberi (ndr. i principali responsabili dell’invecchiamento del nostro organismo). Proprio grazie a questa caratteristica, le pesche sono utili a prevenire e contrastare le malattie cardiovascolari» spiega la dietista.
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ANTITUMORALE Come i frutti del genere Prunus (prugna, albicocca, ciliegia e mandorla) e altri frutti come mela e pera, la pesca appartiene alla famiglia botanica delle Rosacee. «I frutti di questa famiglia contengono rilevanti quantitativi di acidi idrossicinnamici, in particolare gli acidi clorogenici e neoclorogenici, polifenoli dalle proprietà antitumorali, oltre ad antiossidanti e alle vitamine C ed E» sottolinea l’esperta. L’analisi delle abitudini alimentari di quasi 500.000 americani ha evidenziato
che l’elevato consumo di pesche è associato a una diminuzione del 40% del rischio di tumore alla testa e al collo. Uno studio condotto dai ricercatori dell’AgriLife Research – Texas (USA) e pubblicato sul Journal of Agriculture and Food Chemistry ha evidenziato che l’acido clorogenico presente nella pesca inibisce la crescita delle cellule cancerose mammarie, mantenendo intatto il tessuto sano. «Il β-carotene, invece, sembra implicato come fattore protettivo nei confronti del tumore ai polmoni. Questa azione inibitrice si traduce in una rilevante riduzione della crescita del tumore e della formazione di metastasi (tutto ciò si ottiene con quantitativi di polifenoli raggiungibili solo con l’alimentazione: bastano, infatti, solamente due pesche al giorno (ma anche altri alimenti li possono fornire)».
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STIMOLA LE DIFESE IMMUNITARIE La vitamina C, abbondante nella pesca, facilita l’assorbimento del ferro e rafforza il sistema immunitario, svolgendo un ruolo molto importante nel difenderci dalle infezioni. «Mangiare una pesca al giorno equivale ad apportare all’organismo circa il 15% del fabbisogno giornaliero di vitamina C» sottolinea la dietista.
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IPOTENSIVA E RICOSTITUENTE È un’ottima fonte di potassio: fornisce il 14% della dose giornaliera consigliata. «Questo minerale ha proprietà vasodilatatrici, per cui è in grado di rilassare le pareti dei vasi sanguigni permettendo un maggior afflusso di sangue con conseguente riduzione della pressione sanguigna e regolarizzazione della frequenza cardiaca. Il basso contenuto di sodio inoltre rende questo frutto ulteriormente idoneo a chi soffre di ipertensione. Essendo il potassio un minerale utile all’equilibrio dei fluidi corporei, la pesca aiuta a reintegrare l’eventuale perdita di sali minerali dovuta all’aumentata sudorazione tipica del periodo estivo».
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PREZIOSA PER LA SALUTE DEGLI OCCHI Contiene luteina e zeaxantina che proteggono dalla cataratta e dalla degenerazione maculare. «Un’altra vitamina ben rappresentata nella pesca (soprattutto le varietà a polpa
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RICCA DI FIBRE È una buona fonte di fibra alimentare in grado di assorbire l’acqua e prevenire stipsi, emorroidi e gastrite. La fibra contenuta aiuta a pulire l’intestino e aumenta la mobilità intestinale con benefici per la digestione.
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IPOCOLESTEROLEMICA Studi recenti hanno dimostrato che i composti fenolici, presenti nella buccia, insieme all’attività della fibra, riducono i livelli di colesterolo cattivo LDL e aumentano la quantità di colesterolo buono HDL.
ALLEATA DELLA PELLE E DEI CAPELLI La pesca è un vero rimedio naturale ad azione ristrutturante e rivitalizzante per i capelli e per la pelle. «Grazie all’elevata quantità di vitamina E, aiuta nella rigenerazione dei tessuti e a limitare la traspirazione, rendendo la pelle più radiosa (da qui il detto “pelle di pesca”)» spiega la dottoressa Fiorini. «Per questo
Pesca Tabella nutrizionale
Consigli per l’acquisto? La pesca deve essere scelta in base al profumo, alla mancanza di ammaccature, grinze o parti molli al tatto. Diverse vitamine contenute nella pesca sono presenti nella buccia, per cui è meglio sceglierle biologiche e lavarle accuratamente prima di mangiarle. In caso si acquistassero ancora acerbe, bisogna farle maturare a temperatura ambiente in un sacchetto di carta per 2-3 giorni. Quelle mature, invece, vanno conservate in frigorifero e devono essere consumate entro pochi giorni.
negativo dei raggi solari sulla pelle. Inoltre, grazie all’elevata quantità di acqua presente, contribuisce a evitare la disidratazione del fusto del capello e, grazie a minerali e vitamina C, assicura alle radici la giusta dose di ossigeno e nutrienti, migliorandone la lucentezza».
per 100 g di alimento: . Energia 25 kcal . Proteine 0,7 g . Carboidrati 5,8 g . Acqua 90,7 g . Fibra 1,9 g
gialla) è la vitamina A. Come i frutti e le verdure di questo colore, è ricca di β-carotene (che il nostro corpo converte in vitamina A), una sostanza utile a prevenire patologie legate agli occhi come la xeroftalmia e la cecità al crepuscolo».
viene utilizzata come ingrediente nelle maschere di bellezza e nelle lozioni per la cura della pelle (è consigliata in caso di acne o pelle secca). La polpa della pesca è ricca di β-carotene, sostanza che facilita l’abbronzatura riducendo l’impatto
DOTT. SSA DARIA FIORINI Dietista A Bergamo - Villaggio degli Sposi
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IN ARMONIA
PSICOLOGIA
Finalmente
le vacanze ∞ A CURA DI ELENA BUONANNO
Il momento delle vacanze estive è uno dei periodi più attesi e sognati. Per tutto l’anno siamo stati sottoposti a ritmi frenetici, tanto da risicare spesso al minimo le attività piacevoli e il tempo per se stessi. Per questo si inizia un vero e proprio conto alla rovescia nelle settimane precedenti a una partenza, che sia di pochi giorni o di alcune settimane, che si tratti di un viaggio all’altro capo del mondo 24 | Bergamo Salute | Luglio / Agosto 2017
o di un po’ di relax a casa, nella speranza di recuperare il tempo perduto. Il fatto che siamo così ansiosi di andare in vacanza vuol dire che lavoriamo troppo? Oppure che non prendiamo spazi sufficienti per noi stessi? O forse ancora che la nostra vita quotidiana non ci soddisfa? E come potersi ritagliare anche durante l’anno un po’ di “spirito da vacanza”? La parola alla dottoressa Tania Fedrici, psicologa.
Dottoressa Fedrici, è esperienza comune arrivare stremati alle vacanze e aspettarle come se fosse un miraggio... È ormai noto che nella vita quotidiana siamo sottoposti a livelli di stress elevati. Lo stress può essere definito come una risposta fisica e/o psicologica a un evento. Può essere considerato “buono” quando ci consente di superare alcuni ostacoli, come ad esempio un esame o un colloquio di lavoro. Ciò
che provoca danni invece è lo stress cosiddetto “cattivo”, che costituisce un grosso pericolo soprattutto se subito per un tempo prolungato. Lo stress lavorativo nello specifico può portare ad alcuni sintomi fisici abbastanza impattanti sulla qualità della vita quali insonnia, emicrania cronica, disturbi gastrointestinali e infine un aumento della pressione arteriosa e delle problematiche cardiache. Anche gli stati emotivi cambiano considerevolmente in situazioni di stress cattivo prolungato. Nello specifico recenti studi sembrano confermare che aumentano ansia percepita, irritabilità e stati depressivi, emerge una significativa difficoltà di concentrazione e anche una discreta perdita della memoria a breve termine. Questi effetti hanno conseguenze impattanti dal punto di vista personale e lavorativo ed è importante sottolineare che una volta innescato un meccanismo fisico o psicologico, come reazione a uno stato di tensione prolungato, possa poi rivelarsi complicato spezzare questo circuito autodistruttivo.
compagnato da una maggiore disponibilità di cura verso noi stessi e delle relazioni interpersonali. È infatti dimostrato da alcune ricerche recenti che anche una breve diminuzione di stress produce un riequilibrio psico-fisico positivo. Si innescano cioè antichi meccanismi infantili nei quali riusciamo a ritrovare un equilibrio tra dovere e piacere, meno invasivo e più benefico, attraverso l’esposizione a dei ritmi di vita più blandi. Se il periodo di vacanza è accompagnato da un viaggio gli effetti benefici sembrano aumentare considerevolmente. Quando ad esempio partiamo per un viaggio alla scoperta di un luogo sconosciuto si attivano tutta una serie di stimolazioni cognitive ed emotive che producono un vero e proprio senso di benessere naturale; per alcune persone può essere la visione del mare, per altre la possibilità di svolgere un’attività che fa stare bene, per altre ancora l’incontro con una nuova cultura diversa dalla nostra. Tutto ciò produce benessere e un abbassamento del livello di stress cronico.
Ma che cosa ci succede quando partiamo per le vacanze estive o più in generale per un viaggio? Il primo e forse il più importante effetto è una riduzione immediata del livello di stress percepito,ac-
E cosa proviamo invece quando sopraggiunge il momento di ritornare alle normali attività quotidiane? Il momento del viaggio corrisponde a una vera e propria interruzione della vita quotidiana e tutto ciò avviene in modo piuttosto brusco. Altrettanto velocemente veniamo catapultati nuovamente nella vita di tutti i giorni e non è raro che alcune persone presentino veri e proprio sintomi psicopatologici quali sbalzi di umore, insonnia, irrequietezza e nervosismo. Il rientro al lavoro produce un aumento della percezione di fatica nello svolgimento delle consuete mansioni lavorative, con una conseguente minore produttività, tanto da rendersi necessari alcuni giorni per la ripresa completa degli stessi ritmi lavorativi antecedenti la sospensione. Nella
DOTT. TANIA FEDRICI Psicologa e Psicoterapeuta Presso Studio di Psicologia Rebus Casirate d’Adda (Bg)
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REGOLE PER MANTENERE I BENEFICI DELLE FERIE
> Fate attività fisica,
quaranta minuti 2/3 volte a settimana. Fa bene al corpo e alla mente, aiutando a scaricare la tensione. > Secondo gli esperti della gestione del tempo, l’uomo dedica l’80% della propria esistenza a cose e urgenze non importanti e solo il 20% a ciò che conta davvero. Fermatevi un momento e riflettere ogni giorno sulla gerarchia di priorità delle cose da fare cercando di migliorare questa proporzione. > Concedetevi un po’ di vacanza tutti i giorni. > Lavorate con produttività, proattività e coinvolgimento, ma solo per l’orario di lavoro previsto (8 ore), in modo da avere tempo per voi stessi, per i vostri hobby e per attività piacevoli.
maggioranza dei casi l’effetto benefico della vacanza resta in circolo mediamente per alcuni mesi prima che i livelli di stress ritornino come in precedenza. Quali strategie possiamo adottare quindi per uno stile di vita più salutare? Il consiglio è quello di pensare di potersi ritagliare un maggior numero di piccole vacanze durante l’anno solare; in questo modo la percezione di interrompere il ciclo negativo dello stress risulta più efficace. Luglio / Agosto 2017 | Bergamo Salute | 25
IN ARMONIA
COPPIA
Tradimenti on line: sono davvero tradimenti?
∞ A CURA DI MARIA CASTELLANO
Nell’era di internet le occasioni per trasgredire si sono moltiplicate. Non esiste quasi più uno scambio verbale, anche quando si tratta di cuore o dintorni, che non sia meditato da smartphone, chat o social network. Ma gli amori che nascono via web sono veri amori? E i tradimenti on line si possono considerare veri e propri tradimenti? «Chat, mail, selfie, whatsapp sembrano un gioco divertente per chi cerca di colmare le proprie insoddisfazioni all’interno della coppia» osserva la dottoressa Enrica des Dorides, psicologa e psicoterapeuta. «Le donne cercano più degli uomini relazioni romantiche, mentre gli uomini puntano più sull’interesse sessuale. Alcune relazioni virtuali romantiche anche se restano tali possono essere comunque appaganti per il gentil sesso anche se con il rischio di confondere fantasia e realtà. Attenzione però: quello che è filtrato dai mezzi tecnologici non può sostituirsi a una relazione in carne e ossa in cui il rapporto vis a vis porta a mettersi in gioco con tutti se stessi senza la maschera
DOTT. SSA ENRICA DES DORIDES Psicologa e Psicoterapeuta A Trescore Balneario e Bergamo
dell’anonimato. Inoltre, la conoscenza è più veloce. Si è assetati di conoscenze ed esperienze, senza fermarsi a riflettere sul valore dell’attesa, del desiderio, del reciproco scambio su un piano più profondo e intimo. Anche il sesso va consumato subito, magari tramite un selfie, che mostra e ostenta la fisicità». In cosa sono diversi il tradimento on line e il tradimento “classico”? L’infedeltà virtuale può essere costituita da una relazione romantica e/o sessuale che, dopo un primo contatto on line, prosegue nel tempo attraverso comunicazioni via chat, giochi e gruppi online. Può rimanere tale oppure trasformarsi in un tradimento classico in cui avviene anche l’incontro fisico. Si instaura quindi una vera e propria relazione con un’altra persona diversa dal proprio partner. È difficile stabilire
una linea di demarcazione tra ciò che può essere definito tradimento e ciò che non lo è, in quanto entra in gioco una componente soggettiva e di genere. Sicuramente c’è una differenza tra uomini e donne: i primi, appaiono più risentiti nei casi di infedeltà sessuale, mentre le donne soffrono maggiormente l’infedeltà emotiva del proprio partner. Ci sono però tre elementi che motivano il fatto che le relazioni nate on line possano essere considerate come un atto di infedeltà reale. > Il codice morale/culturale nella società occidentale prevede esclusività sessuale e emozionale fra i partner. Parlare con uno sconosciuto di cose personali e sessuali può andare oltre questi confini e limiti. > La segretezza. L’infedeltà viene tenuta nascosta al proprio partner, mantenendo un segreto. Il coniuge non è a conoscenza di ciò che fa on line l’altro; il traditore virtuale ricorre a bugie o è costretto a omettere la verità mantenendo una parte di sé celata al proprio partner. > La scoperta del tradimento virtuale produce gli stessi sentimenti della scoperta di un’infedeltà tradizionale. Scoprire un legame nato in rete può portare alla “rottura della fiducia” e quindi essere considerato come atto di infedeltà. Perché si tradisce on line? Ci sono alcune componenti che portano la persona a tradire: un punto a favore è sicuramente la consapevolezza dell’anonimato, così come la convenienza del rapporto e la possibilità di fuga dalla routine che il rapporto virtuale permette. La reciprocità che porta entrambe le persone che si collegano on line a trovarsi nella
medesima situazione; inoltre facilita il rispecchiamento nell’altro. L’amore virtuale infine facilita i timidi e gli insicuri permettendo loro l’esternazione di emozioni che di persona non avrebbero il coraggio di esprimere. Spesso il segreto che si instaura all’interno dei traditori virtuali è il motore della relazione online. Capita infatti che quando si viene scoperti la relazione finisca.
GIOVANI A RISCHIO SEXTING Il sexting consiste principalmente nello scambio di messaggi sessualmente espliciti e di foto e video a sfondo sessuale, spesso realizzati con il cellulare o nella pubblicazione di tale materiale tramite via telematica (chat, social network, internet). Questo fenomeno è diventato rapidamente una vera e propria moda fra i giovani. Il pericolo è che le immagini inviate come gioco a una cerchia ristretta di persone possano poi diffondersi in modo incontrollato e creare serie conseguenze emotive e relazionali al soggetto ritratto o a se stessi. I ragazzi non sembrano esserne consapevoli; per questo è importante che vengano adeguatamente informati, in famiglia e a scuola sulle conseguenze dell’uso improprio del web e degli smartphone.
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IN FAMIGLIA
DOLCE ATTESA
Allattamento al seno I benefici e i consigli per favorirlo
∞ A CURA DI VIOLA COMPOSTELLA
In tutte le società l’allattamento al seno è una delle principali misure per garantire il mantenimento della salute dei bambini. La “Strategia Globale per l’Alimentazione del Neonato e del Bambino” dell’Organizzazione Mondiale della Sanità - OMS (Ginevra 2002), che costituisce la base per iniziative di salute pubblica volte a proteggere, promuovere e sostenere l’allattamento al seno, afferma che “l’allattamento al seno è un metodo senza pari per fornire ai bambini un nutrimento ideale per crescere e svilupparsi in salute; è inoltre parte integrante del processo riproduttivo, con notevoli implicazioni per la salute della madre. Come raccomandazione sanitaria generale, per avere le migliori possibilità di crescere e svilupparsi in maniera regolare, nei primi sei mesi di vita 28 | Bergamo Salute | Luglio / Agosto 2017
i neonati dovrebbero essere nutriti esclusivamente con latte materno. In seguito, per soddisfare il crescente fabbisogno nutrizionale, la dieta va integrata con cibi complementari idonei e sicuri, proseguendo l’allattamento fino all’età di due anni o oltre…” .Su questa strategia si basa l’Iniziativa OMS/UNICEF “Comunità Amica dei Bambini per l’Allattamento Materno”, che applica standard supportati da evidenze scientifiche, riadattati alla situazione italiana da UNICEF Italia per consentire una migliore pratica nei servizi territoriali, al fine di promuovere, proteggere e sostenere l’allattamento. Ne
parliamo con la dottoressa Fiorenza Cartellà, Referente ATS Bergamo Comunità Amica dei Bambini per l’Allattamento Materno (BFCI). Dottoressa Cartellà, quali sono in particolare i benefici dell’allattamento materno? La letteratura scientifica internazionale riporta numerosi benefici a breve, medio e lungo termine, derivanti dall’allattamento al seno, sia per il bambino sia per la mamma. Per il bambino: > nella prima infanzia concorre a ridurre la mortalità post-natale e il rischio di morte in culla, abbassa il
ATS Bergamo è stata riconosciuta Comunità Amica dei Bambini per l’Allattamento Materno il 16 maggio 2017”
DOTT.SSA FIORENZA CARTELLÀ Specialista in Ostetricia e Ginecologia Referente ATS Bergamo Comunità Amica dei Bambini per l’Allattamento Materno
rischio di enterite necrotizzante nei prematuri, di infezioni (gastrointestinali, respiratorie, vie urinarie), di ricoveri e favorisce una migliore risposta alle vaccinazioni; > nell’età infantile previene patologie acute e croniche come otite media, allergie, asma, diabete infantile, morbo di Hodgkin, leucemia linfoblastica acuta, malocclusione dentaria; > in età adulta previene patologie come obesità, diabete, sclerosi multipla, retto colite ulcerosa, morbo di Crohn, malattie cardiovascolari; > rafforza la relazione tra madre e bambino, migliora lo sviluppo psicomotorio e le performance nello sviluppo cognitivo, aiuta lo sviluppo del linguaggio e quello fisico ed emozionale. Per la madre: > aiuta a prevenire patologie materne sia a breve termine (minor rischio di emorragia post-partum, minor incidenza di anemia e recupero più rapido del peso pregravidico) sia a lungo termine (riduzione del rischio delle neoplasie della mammella e dell’ovaio, riduzione del rischio di osteoporosi). Inoltre aumenta l’autostima della donna dopo il parto e favorisce il benessere emozionale e psicologico.
Come si può favorire un corretto avvio dell’allattamento? Al momento della nascita in ospedale, gli operatori sono vicino alla madre per sostenerla e aiutarla con la prima poppata, senza nessuna fretta. È importante quindi: > tenere il bambino da subito vicino al corpo della madre; nudo a contatto “pelle a pelle” immediatamente o il prima possibile, entro pochi minuti dalla nascita, senza interruzioni per almeno un’ora, se è sano (questa possibilità viene offerta anche in caso di taglio cesareo con anestesia epidurale); > incoraggiare la madre a rispondere ai segnali del neonato quando mostra di essere pronto ad attaccarsi al seno, tenendolo sempre vicino e facendolo dormire nella stessa stanza affinché possa rispondere prontamente ai suoi segnali di fame; > allattare frequentemente e in modo esclusivo, a richiesta del bambino. In alcuni casi può essere utile spremere il latte dal seno (ad esempio se il seno è troppo pieno e dolente). Cosa si può fare se non si riesce ad allattare? Nei consultori familiari ASST del territorio bergamasco sono presenti operatori “dedicati” a cui rivolgersi in caso di necessità. Dopo aver parlato con le ostetriche del consultorio, numerose madri che stavano per interrompere l’allattamento al seno sono riuscite ad avere un’esperienza di allattamento gratificante. Allo stesso tempo, le donne che non allattano al seno, per propria scelta o per ragioni mediche, ricevono sostegno e informazioni, basate sulle più recenti evidenze scientifiche, per una corretta alimentazione del loro bambino. Nella “Comunità Amica dei Bambini per
l’Allattamento Materno” sono presenti le “Mamme Peer”, che offrono sostegno e consulenza gratuita alle mamme in allattamento e alle donne in gravidanza e che attivamente sostengono le madri nel loro percorso di allattamento, in sinergia con una “rete amica”.
A Bergamo tassi in ascesa Dal monitoraggio dei tassi di allattamento, effettuato da ATS Bergamo dal 2014 al 2016 presso i Punti Nascita e i Punti Vaccinali alla I, II e III vaccinazione della provincia, si è riscontrato un marcato incremento della percentuale di donne che allattano in modo esclusivo alla I e II vaccinazione. In particolare, alla I vaccinazione si è passati dal 36,6% nel 2012, al 44,4% (2014), fino a raggiungere il 46,82% nel 2015 e il 50,56% nel 2016. Per quanto riguarda la II vaccinazione, nel 2012 allattava in modo esclusivo il 24,8% delle donne, percentuale che, nonostante una lieve diminuzione nel 2014 (24,4%), è poi cresciuta costantemente, toccando il 30,57% nel 2015 e il 38,20% nel 2016. Se volete saperne di più suIl’importanza dell’allattamento materno, sulla “Comunità Amica dei Bambini per l’Allattamento Materno” e sui servizi socio-sanitari del territorio bergamasco dedicati al sostegno dell’allattamento materno visitate www.ats-bg. it, sezione “Come allattare il tuo bambino”.
IN FAMIGLIA
BAMBINI
Sonno nei piccoli istruzioni per l’uso ∞ A CURA DI VIOLA COMPOSTELLA
È un’esperienza molto diffusa che accomuna la vita di tanti neogenitori: non sempre quando si tratta di andare a nanna tutto fila liscio, soprattutto con i bambini sopra l’anno d’età. Capita che non ne vogliano sapere di andare a dormire. E così scattano le resistenze. Quali consigli dare ai genitori per farli addormentare senza lacrime? Come favorire un buon rapporto con il sonno? Lo abbiamo chiesto alla dottoressa Teresa Pandolfo, consulente pedagogica.
DOTTORESSA PANDOLFO, PERCHÉ È COSÌ IMPORTANTE IL SONNO PER I PIÙ PICCOLI? Il sonno fa parte dell’esperienza dell’essere umano. Spesso sottovalutato è in realtà indispensabile per l’equilibrio bio-psichico della persona. È riposo per la mente e rinvigorisce il fisico. In particolare il bambino, durante il sonno, rielabora le esperienze vissute di giorno ed è quindi per lui un momento importante che va accompagnato. La durata del sonno varia molto con l’età: i neonati dormono più di un 30 | Bergamo Salute | Luglio / Agosto 2017
bambino di un anno, l’adulto più dell’anziano. È da tenere in considerazione però anche la grande variabilità individuale, poiché ogni bambino, così come ogni adulto, è unico, con le proprie caratteristiche e con una propria storia di vita. Il sonno è “abbandono” per definizione. È abbandono di sé stessi, di ogni difesa per entrare in una situazione incontrollabile soprattutto per i bambini che, quando sono molto piccoli, non riescono a prevedere ciò che accadrà durante e dopo il riposo. Riflettere su ciò che significa per un bambino “andare a fare la nanna” vuol dire mettersi in una condizione empatica nei suoi confronti. Significa osservarlo, parlare con lui, capire il suo stato d’animo, le paure nell’abbandonarsi al sonno e comprendere magari il motivo dei risvegli notturni; insomma conoscere il suo “stile di nanna”, cosa lo fa stare bene, cosa lo tranquillizza.
QUAL È L’ETÀ PIÙ “CRITICA”? Alla conclusione del primo anno di vita, il sonno del bambino ha
diversi tratti in comune con quello dell’adulto ed è a partire da questo momento che addormentamento e separazione dai genitori acquisiscono significati nuovi, che spesso richiedono una revisione nell’organizzazione della vita familiare, soprattutto di quella serale. Quando il bimbo cresce, a partire circa dai 18 mesi, il passaggio dalla veglia al sonno non è così dolce come nei suoi primi mesi di vita. Può succedere che per esempio si rifiuti di andare a letto all’orario stabilito o che manifesti il desiderio di voler giocare più a lungo con i propri genitori, mentre questi ultimi desidererebbero poter avere un momento per sé, di riposo, dopo un’impegnativa giornata di lavoro. Può capitare allora di innervosirsi o spazientirsi proprio nel momento in cui si portano a letto i figli, quando invece, al contrario, si dovrebbe essere maggiormente tranquilli affinché questo momento risulti il più disteso possibile.
COME SI PUÒ AIUTARLI AD ADDORMENTARSI SERENAMENTE?
Riflettere su ciò che significa per un bambino andare a fare la nanna vuol dire mettersi in una condizione empatica nei suoi confronti”
Non esistono ricette preconfezionate o metodi infallibili per addormentare i bambini, perché nessuna strategia può funzionare per tutti. Ogni genitore, se guidato opportunamente, può trovare rispetto alla nanna le sue personali strategie e le modalità più efficaci. L’addormentamento è un processo che si impara piano piano e il modello che offrono i genitori nella nanna, come in altre situazioni che riguardano l’educazione dei figli, gioca un ruolo fondamentale. Creare dunque dei rituali della buona notte (magari fin dal primo anno di vita) che si ripetano sempre uguali, come leggere una storia o ascoltare una musica, rassicurano il piccolo e sono efficaci poiché sono replicabili anche durante i risvegli notturni, aspettando un momento prima di prenderlo in braccio. Prima della nanna è importante creare una situazione di relax, facendo per esempio un bagno caldo. In seguito il bambino deve capire quando sta arrivando il momento del sonno, magari anche dicendogli: “tra cinque minuti andiamo a letto!”. Lasciategli il tempo di con-
cludere il gioco che sta facendo, proponetegli di scegliere insieme i libri da leggere e incamminatevi nella sua camera. Insieme create l’atmosfera nella stanza, oscurate l’ambiente con le tende o le tapparelle e accendete, se necessario, una piccola luce (conforto qualora si destasse nella notte), ascoltate una musica rilassante e invitatelo a sdraiarsi nel suo letto. Sedetevi vicino a lui, non precludete al bambino la vostra vicinanza e il contatto fisico. Leggete le storie scelte, fategli qualche carezza, sussurrate qualche parola dolce al suo orecchio e cercate di cogliere i segnali che vi invia per indicarvi che si sta rilassando ( piccoli sbadigli, toccarsi le orecchie, stropicciarsi gli occhi). Lasciate che usi il ciuccio o accarezzi un peluche o un gioco che lo rassicuri. Ripetete queste azioni tutte le sere. Inizialmente l’addormentamento potrebbe non essere un momento semplice né particolarmente veloce, ma il ripetersi di questi gesti daranno al bambino un senso di sicurezza, revedibilità, possibilità di controllare gli eventi e lo aiuteranno a instaurare un buon
rapporto con la nanna. Ovviamente quando i piccoli sono malati, oppure nei giorni di inserimento al nido o alla scuola dell’infanzia, o quando trascorrono una giornata particolarmente impegnativa, come noi adulti possono impiegare più tempo per addormentarsi o avere un sonno agitato, svegliarsi di notte, chiedere maggiori coccole e rassicurazioni. In questi casi è bene consolarli, prendersi cura di loro e accogliere con tranquillità le loro emozioni.
DOTT.SSA TERESA PANDOLFO Consulente Pedagogica Presso Ananda Bergamo
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IN FORMA
FITNESS
Mindful Running Meditazione in movimento, per allenare corpo e mente
∞ A CURA GIULIA SAMMARCO
«Il Mindful Running è una disciplina relativamente recente che unisce il verbo “correre” (running) con l’aggettivo “consapevole” (mindful). Significa correre prestando attenzione alle sensazioni del corpo e ai contenuti della mente, momento dopo momento, accettandoli così come sono, senza respingerli né afferrarli. A prima vista potrebbe sembrare un modo di correre del tutto scontato e naturale. Ma a ben guardare non è affatto così». Chi parla è Alessandro Gilibini, Mindfulness counselor e formatore. Lo abbiamo incontrato per conoscere meglio questa “nuova” disciplina che sta sempre più 32 | Bergamo Salute | Luglio / Agosto 2017
prendendo piede tra gli appassionati di running (ma non solo) e che promette sì di agire contro lo stress, ma anche migliorare le performance fisiche. «Molte delle cose che facciamo ogni giorno, proprio perché abituali e ripetitive, le facciamo senza prestare alcuna attenzione. E il correre non è da meno. Spesso corriamo con la mente altrove, occupata a pensare al passato oppure al futuro. La Mindfulness, arte dell’attenzione consapevole, è una pratica meditativa con oltre 2500 anni di storia, che ha origine nella filosofia orientale. Negli ultimi quarant’anni ha conosciuto una crescente diffusione in Occidente
grazie a Jon Kabat-Zinn, professore emerito di Medicina negli USA, e al suo protocollo MBSR (Mindfulness-Based Stress Reduction) per la riduzione dello stress. Il mindful running è il tentativo di incrociare l’arte della Mindfulness con la corsa, ottenendo una miscela che migliori non solo la nostra performance atletica, ma più in generale la nostra vita». Quali sono i benefici di questo “correre consapevole”? Per quanto riguarda la performance atletica, i benefici sono un maggiore rilassamento muscolare, una corsa più fluida e quindi più efficiente
ALESSANDRO GILIBINI Mindfulness Counselor e Formatore Presidente Associazione Movimente Curno (Bg)
sotto il profilo del dispendio energetico, una mente più concentrata sul movimento e sul respiro, una maggiore attenzione ai messaggi del corpo (particolarmente utile nelle fasi iniziali e in quelle finali della corsa, in cui per il runner è importante essere consapevole delle reazioni del suo corpo, ad esempio una respirazione affannosa o una frequenza cardiaca troppo elevata), un minore rischio di infortuni e una maggiore velocità di recupero dopo lo sforzo. Su un piano più generale, i benefici sono quelli ormai conclamati e scientificamente validati della Mindfulness, ovvero una mente più spaziosa, resiliente (capace di adattarsi più facilmente ai cambiamenti negativi) e meno sovraccarica; una migliore gestio-
ne delle emozioni e un corpo più sano. A dimostrazione dell’efficacia del Mindful Running, nel 2014 è stato selezionato un campione di atleti di sport di endurance (corsa, ciclismo, nuoto, triathlon) a cui è stato sottoposto un metodo di allenamento comprendente sessioni di Mindfulness, testando i soggetti prima e dopo lo svolgimento del protocollo. Dopo le otto settimane previste, il gruppo di soggetti sperimentali aveva riscontrato, rispetto ai soggetti del gruppo di controllo (atleti con caratteristiche simili a quelle dei soggetti sperimentali ai quali sono stati sottoposti solo i test pre e post), miglioramenti misurabili in: > aumento della soglia aerobica > diminuzione del tempo di recupero sotto sforzo > diminuzione della frequenza cardiaca a riposo > assenza totale di infortuni > normalizzazione dei livelli di ansia, depressione e stress > incremento dei livelli di energia, di vitalità e benessere percepito > miglioramenti nelle performance sportive. Ma come praticarla? Si tratta di imparare a prestare attenzione, momento dopo momento, a come il corpo, la mente e le emozioni sono interdipendenti
e rispondono allo sforzo fisico. Ad esempio, mentre corro presto attenzione al mio respiro, alle sensazioni dell’addome o del petto che si espande e si contrae, alla tensione in determinati gruppi muscolari, alla postura globale del mio corpo e alle sensazioni fisiche che i movimenti della corsa producono. A livello mentale posso osservare pensieri, immagini e dialoghi interiori che sorgono nelle diverse fasi della corsa e notare come si riflettono nel corpo.
In gara o in allenamento La pratica del Mindful Running permette di raggiungere la cosiddetta “condizione di flusso”, espressione che descrive uno stato di coscienza in cui le nostre risorse e capacità di runner corrispondono perfettamente a ciò che la nostra prestazione atletica richiede in quel momento. Caratteristica dello stato di flusso è un’accresciuta capacità di attenzione e concentrazione.
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BELLEZZA
Unghie a prova d’estate ∞ A CURA DI GIULIA SAMMARCO
Semipermanente o normale. L’importante è che ci sia. In estate, ancora di più, avere unghie curate e laccate con lo smalto è un must a cui moltissime donne non sono disposte a rinunciare, nemmeno al mare o in vacanza. Attenzione però. «In questa stagione manicure e pedicure devono essere ancor più accurate senza però dimenticare la salute. Infatti, anche causa del caldo, sole, umidità e sabbia, il rischio di infezioni, fragilità e rotture aumenta» avverte il professor Antonino Di Pietro, dermatologo. Professor Di Pietro, quali sono gli accorgimenti per una manicure non solo a regola d’arte ma rispettosa di unghie e dintorni? Negli ultimi anni c’è stato un aumento del 75% della richiesta di 34 | Bergamo Salute | Luglio / Agosto 2017
visite dermatologiche per problemi alle unghie. Le patologie dell’unghia sono in gran parte dovute a manicure casalinghe aggressive e all’utilizzo di prodotti poco affini con la superficie ungueale (oltre che a malattie ereditarie, all’anemia e all’utilizzo di farmaci che possono interferire con la loro salute). Per questo la prima regola è evitare manicure troppo “forti”. Come? Innanzitutto è importante non rimuovere il perionichio, ossia quella pellicina che è alla base dell’unghia e ha la funzione di proteggerla come una barriera. Togliendola, infatti, si favorisce l’ingresso di batteri, virus e funghi, con la conseguente comparsa di infezioni. È sufficiente spingere le pellicine solamente indietro, dopo averle ammorbidite, con un bastoncino di legno. Importante è poi che le unghie vengano tagliate nel modo corretto per evitare
che possano rovinarsi o infettarsi. Per farlo, bisogna usare forbicine molto affilate. L’unghia inoltre deve essere tagliata seguendo orizzontalmente il termine del polpastrello e arrotondando lievemente i bordi. Per quanto riguarda la limatura, invece, è preferibile scegliere la lima di cartone al posto di quella in metallo che risulta più aggressiva. Infine, quando si pulisce la zona sotto le unghie, fate attenzione a non usare le forbicine o la punta della limetta. Così facendo, si evita che la sporcizia sia spinta in fondo e si evitano anche microferite, che possono evolvere in dolorose e fastidiose infezioni. Passiamo allo smalto. Fa male tenerlo troppo a lungo? E che “trucchi” si possono adottare per limitare i danni? Gli smalti andrebbero tenuti al mas-
Funghi in agguato In estate le unghie sono ancora più esposte al rischio di funghi. Un segnale premonitore è l’alterazione dell’unghia nel colore e nella forma: se sono gialle, frastagliate o biancastre vuol dire che qualcosa non va. La cura per debellare un fungo può essere anche molto lunga perché la micosi crea una barriera contro pomate e lozioni. L’ammollo quotidiano in acqua e bicarbonato è utile per contrastare la crescita del fungo, ma spesso non è sufficiente e perciò bisogna prescrivere farmaci a base di terbifanina o itraconazolo. In ogni caso occorre rivolgersi allo specialista dermatologo prima di intraprendere qualsiasi tipo di cura farmacologica.
simo per 3-4 giorni consecutivi, soprattutto quelli semipermanenti anche se sembra un controsenso, perché contengono colle e altre sostanze, come resine e ftalati elasticizzanti, che hanno un effetto occlusivo (di “chiudere” cioè l’unghia impedendole di respirare) più importante rispetto agli smalti tradizionali. Importante poi, sia che si tratti si smalto normale sia semipermanente, è lasciar le unghie libere almeno 2-3 giorni consecutivi, per permettere una corretta ossigenazione e un migliore nutrimento sia della matrice sia della lamina, in modo da renderle più forti. Se però l’unghia fosse particolarmente sottile o avesse un colore anormale, ovvero non rosato come dovrebbe essere, allora è bene fare una pausa di un paio di mesi prima di ricominciare, perché potrebbe essere un segno di sofferenza o
della presenza di funghi o micosi. Buona norma è poi, quando si rimuove, usare sempre prodotti dedicati avendo cura di evitare quelli troppo aggressivi, per esempio gli “impacchi” di acetone, perché mettono a repentaglio l’integrità della lamina, esponendo a un maggior rischio di fragilità e onicomicosi. In alternativa, soprattutto per il semipermanente, meglio forse la rimozione meccanica con una lima di cartone, anche se inevitabilmente per essere efficace indebolisce comunque l’unghia. Per gli smalti “normali” invece si può optare per solventi delicati, a base oleosa, per esempio di melaleuca e arancio, o le apposite salviettine leva smalto. In entrambi i casi comunque, è consigliabile, subito dopo, massaggiare qualche goccia di olio di rosa mandorla o altra sostanza idratante.
DOTT. ANTONINO DI PIETRO Specialista in Dermatologia Direttore dell’Istituto Dermoclinico Vita Cutis presso Corpore Sano Smart Clinic Stezzano
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RICETTA
NDO SECO
Polpo con avocado e coriandolo Un secondo leggero, goloso e... dal sapore estivo ∞ BY MIRKO RONZONI
INGREDIENTI per 4 persone 1............ Polpo fresco 2............ Avocado maturo 1............ Rametto di coriandolo fresco 1............ Cucchiaio di miele ½.......... Bicchiere d’aceto rosso 1............ Foglia d’alloro 2........... Pomodori 2........... Lime q.b........ Olio evo q.b........ Bouquet garni .............. (sedano, carota, cipolla) q.b........ Sale e pepe
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PREPARAZIONE Cuocete il polpo immergendolo in acqua fredda con il bouquet garni, l’alloro, l’aceto (senza sale), per 40 minuti da quando l’acqua bolle. Lasciate riposare e raffreddare nella sua acqua di cottura, quindi quando è freddo tagliatelo a pezzetti di circa un centimetro, lasciando la pelle. Nel frattempo fate una concasse con il pomodoro, conditela con il coriandolo tritato, un goccio d’olio evo, sale e pepe. Pelate l’avocado e tagliatelo in cubi di circa un centimetro. Scaldate una padella di ferro o antiaderente; quando rovente, mettete un goccio d’olio e rosolate a fiamma viva il polpo e l’avocado. Quando è ben croccante e colorato, togliete dal fuoco, aggiungete il succo del lime e la buccia grattata e componete il piatto con alla base il pomodoro condito e il pesce rosolato a chiudere.
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ALTRE TERAPIE
Mal di testa? Prova con l’agopuntura ∞ A CURA DI MARIA CASTELLANO
Si stima che il 51% della popolazione europea soffra di cefalea, di cui circa il 14% di emicrania e il 4% in forma cronica. Un problema in costante aumento, complice uno stile di vita con ritmi frenetici e stressanti e anche alcune condizioni ambientali (inquinamento, bruschi cambiamenti di temperature etc.). Da solo o in associazione alle terapie tradizionali, l’agopuntura (tecnica usata da millenni in Oriente) è stata ormai riconosciuta come una cura efficace anche contro il mal di testa. Ma in cosa consiste? Come agisce? Ne parliamo con la dottoressa Sheila Varesano, anestesista esperta in questa tecnica. . Dottoressa Varesano, innanzitutto, quanti tipi di mal di testa esistono? Le cefalee si distinguono in primarie (emicrania, cefalea muscolo-tensiva, a grappolo, cefalea da affezioni del nervo trigemino) e secondarie, ossia legate a un’altra patologia o condizione (per esempio a seguito di un trauma cranico o in corso di meningite/encefalite). Tra le cefalee primarie, l’emicrania è la forma più frequente e l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) l’ha inclusa tra le 20 patologie disabilitanti. Colpisce prevalentemente le donne tra i 20 e i 50 anni (spesso prima del ciclo). La frequenza degli attacchi può variare da una volta al mese 46 | Bergamo Salute | Luglio / Agosto 2017
fino a otto volte durante una giornata. La localizzazione è oculare e perioculare, il dolore di tipo trafittivo (come una lama che penetra nella testa), ottenebrante, che si irradia alla fronte e alle tempie e può essere bilaterale. Si può associare a nausea e vomito, l’occhio o gli occhi sono arrossati e si nota un aumento della lacrimazione e dello scolo nasale. C’è poi la cefalea a grappolo, simile all’emicrania, dalla quale si differenzia per il fatto che compare solo su un lato e colpisce il sesso maschile con un rapporto di 3:1. Infine, la cefalea muscolo-tensiva: in genere è associata a una contrattura della muscolatura, compare in relazione a eventi stressanti, non ha alterazioni oculari, ha un carattere più gravativo (come un peso sulla testa). Come si possono curare queste diverse forme di cafalea? Per le cefalee secondarie si deve necessariamente curare la causa iniziale, in quanto la cefalea è un sintomo e non la malattia. Per le cefalee primarie invece esistono linee guida che comprendono sia terapie farmacologiche tradizionali sia non convenzionali. La terapia tradizionale prevede l’utilizzo di diverse classi di farmaci, tra cui farmaci
antinfiammatori non steroidei (Fans), triptani, benzodiazepine, derivati dell’Ergot, antidepressivi, miorilassanti (tra loro variamente associati a seconda dal tipo di cefalea). All’interno delle linee guida è citata, con prova di efficacia, l’agopuntura per tutti i tipi di cefalea. Quali sono i vantaggi dell’agopuntura rispetto ad altri tipi di terapie? Il merito dell’agopuntura consiste nel ridurre l’intensità degli attacchi di cefalea e sembra avere un ruolo benefico protettivo a lungo termine nella prevenzione degli attacchi. Punti di forza, in particolare, sono l’assenza o quasi di effetti collaterali; inoltre la possibilità di utilizzarla anche nei pazienti allergici e in chi, per la presenza di altre patologie, non può assumere la terapia farmacologica. Può essere usata sia da sola sia in associazione a una terapia farmacologica con lo scopo di ridurre il dosaggio dei farmaci stessi. Ma come agisce? L’agopuntura è una tecnica tera-
Secondo la normativa italiana l’esercizio dell’agopuntur è riservato esclusivamente a medici” peutica millenaria, che fa parte della Medicina Tradizionale Cinese (MTC). Consiste nel trattare, tramite la stimolazione con aghi, particolari punti del corpo situati lungo linee precise (i meridiani), allo scopo di riequilibrare le capacità di difesa e reazione dell’organismo. Nei meridiani fluisce l’energia (il QI) sotto forma di onde di movimento. La visione globale della MTC considera il corpo come un insieme di funzioni tra loro collegate e interdipendenti. Lo scopo è dunque ristabilire il corretto funzionamento dell’organismo, ripristinando l’equilibrio compromesso dalla malattia. Gli effetti comprovati sono: antidolorifico, antispastico
e decontratturante, antiinfiammatorio, trofico e vaso modulatore, immunomodulatore, regolatore della funzione endocrina, sedativo, antidepressivo e ansiolitico. Per la cefalea, i punti trattati comprendono sia punti locali sulla testa sia punti distanti dalla testa, con funzione di “sblocco” o “tonificazione” di un certo meridiano o una funzione dell’organo correlato. È dolorosa? No, anche se talvolta risulta fastidiosa. Normalmente però la sensazione scompare in pochi minuti. Quanto dura una seduta? In media 30 minuti, durante i quali
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gli aghi restano infissi. La frequenza è settimanale; il numero di sedute nella “terapia d’attacco” è quattro o cinque, e in seguito si programmano eventualmente trattamenti a cadenza più prolungata.
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GUIDA ESAMI
Frequenza cardiaca sotto controllo con il cardiofrequenzimetro
∞ A CURA DI ELENA BUONANNO
A fascia o da polso. In allenamento o durante le gare. Per tenersi sotto controllo o “tarare” meglio esercizi, sforzo e tempi di recupero. Negli ultimi anni c’è stato un vero e proprio boom nell’utilizzo di cardiofrequenzimetri, dispositivi elettronici che rilevano il battito cardiaco e, da questo, determinano la frequenza cardiaca
DOTT. FABRIZIO CENTONZE Specialista in Cardiologia e Medicina dello Sport A Mozzo
48 | Bergamo Salute | Luglio / Agosto 2017
in tempo reale. «La frequenza cardiaca (FC) è un parametro molto importante su cui si sono basate da sempre le valutazioni dello stato fisico. Esprime dal punto di vista fisiologico uno dei componenti del lavoro cardiaco cioè del lavoro che il cuore fa per perfondere i tessuti, ovvero per far arrivare sangue ossigenato» osserva il dottor Fabrizio Centonze, cardiologo e medico dello sport. «L’indice che esprime questa capacità viene chiamato doppio prodotto (DP) e si ottiene moltiplicando la frequenza cardiaca per la pressione sistolica in millimetri di mercurio». È pericoloso avvicinarsi al valore di frequenza cardiaca massima o superarlo? Se la frequenza cardiaca aumenta oltre un certo livello il cuore non ce la fa perché a sua volta ha bisogno di “essere nutrito” dalle sue coronarie. Se la frequenza è troppo elevata (oltre la frequenza
cardiaca massima) le coronarie non riescono a portare sangue sufficiente al cuore stesso. Il vero fattore limitante (in ambito fisiologico) del lavoro cardiaco è proprio la frequenza cardiaca. Per questo è opportuno (soprattutto dopo i 50 anni), prima di svolgere in modo autonomo delle attività fisiche in cui si raggiungano elevate frequenze cardiache, eseguire un test da sforzo massimale (corrispondente all’85% della FC massima). In caso contrario se si porta il cuore a frequenze stabilmente “quasi” massimali si possono correre dei rischi e avere anche conseguenze che, per alcuni, possono anche essere letali. Che cosa indica esattamente la frequenza cardiaca in una persona che sta facendo un allenamento? Indica, come già detto, che tipo di lavoro cardiaco si sta facendo (sforzo massimale o submassimale) e quale tipo di metabolismo è attivato per fornire l’energia per il lavoro stesso (aerobico/anaerobico). Quali sono i pregi del cardiofrequenzimetro rispetto anche ad altri mezzi di misurazione, come il conteggio delle pulsazioni o l’elettrocardiogramma? I cardiofrequenzimetri sono strumenti leggeri e di piccole dimensioni; hanno un prezzo contenuto (tranne strumenti di “alta fascia”); molti hanno varie funzioni aggiuntive come contapassi, conteggio calorie consumate etc.; possono essere impostati con diversi allarmi di frequenza cardiaca; alcuni modelli possono memorizzare le misurazioni che, una volta trasferite con appositi software al PC, permettono di valutare le prestazioni. Infine il dato del cardiofrequenzimetro può servire per capire se ci si sta allenando troppo o troppo poco intensamente.
E i difetti? Di solito hanno una frequenza di campionamento (in genere ogni 5 secondi). Quindi ogni 5 secondi rilevano il battito e lo estrapolano moltiplicando il dato per portarlo ai 60 secondi. Questo vuol dire che a frequenze molto elevate piccoli errori di campionamento possono dare false frequenze cardiache apparentemente molto elevate. Se si rilevano delle frequenze elevate è utile eseguire un test massimale con elettrocardiografo per verificare le misurazioni fatte con il cardiofrequenzimetro. Il test è utile anche per valutare se si verificano sotto sforzo delle aritmie per cui il soggetto va effettivamente incontro a frequenze troppo elevate. Ma come deve essere impostato? Bisogna scegliere la propria Target Zone (vedi glossario) a seconda di
Glossario > Frequenza Cardiaca (FC o Heart Rate, HR): numero di battiti del cuore al minuto. Valore normale 60 - 100 battiti/min (bpm). > FC basale / FC a riposo: di solito si rileva prima di alzarsi. > FC sotto sforzo: FC che si raggiunge durante uno sforzo fisico. > FC massima: la FC al massimo sforzo che il soggetto è in grado di compiere. > FC “bersaglio” (Target Zone), frequenza che si vuole mantenere durante l’attività, espressa come percentuale della FC massima.
quello che si vuole ottenere. > FC tra 55-65 %. È la frequenza che permette di bruciare grassi, di tenerci in forma senza creare pericoli al nostro sistema cardiovascolare > FC tra 65-75%. Tipico allenamento “cardio”. Valido anche per allenamento di resistenza. Utilizzabile anche dai cardiopatici sotto controllo dello specialista. > FC tra 75-85%. Allenamento in
soglia anaerobica. Migliora la potenza aerobica. Sconsigliabile per i cardiopatici tranne che per brevi periodi. Valutare di caso in caso la durata dell’allenamento. > FC tra 85-95%. Solo per atleti agonisti per migliorare la resistenza anaerobica lattacida. Zona molto pericolosa che deve essere gestita in modo “consapevole” soprattutto dopo i 40-50 anni.
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ANIMALI
AIDS felino Come prendersi cura di un gatto sieropositivo ∞ A CURA DI MARIA CASTELLANO
Anche nota come AIDS felino, la FIV, acronimo che nei proprietari di gatti incute timore, colpisce circa il 12% dei gatti nel nord Italia. Ad oggi non esiste una cura. Controlli periodici, una buona igiene, qualche precauzione e una corretta alimentazione però possono garantire al gatto sieropositi-
Vaccino anti-FIV? In Europa non è efficace L’unico modo efficace per prevenire la FIV è ridurre il rischio che il gatto venga morso da altri gatti. Non esistono in Europa vaccini. Esistono negli Stati Uniti, Australia e Nuova Zelanda, ma non c’è nessuno studio sull’efficacia con i ceppi presenti in Europa. Inoltre questi vaccini danno una protezione solo del 56%. Le linee guida dell’ABCD non raccomandano di usare vaccini venduti fuori dell’Europa.
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vo una buona qualità di vita. Come ci spiega il dottor Stefano Cattaneo, medico veterinario. Dottor Cattaneo, da cosa è causata la FIV? Dall’inglese “Feline Immunodeficiency Virus” (virus dell’immudeficienza felina), la FIV è una malattia infettiva causata da un retrovirus con un comportamento analogo al virus dell’AIDS umano che può portare a un indebolimento del sistema immunitario e quindi a una maggiore esposizione alle infezioni. Non è trasmissibile all’uomo. Quali sono i sintomi della FIV? Per un lungo periodo il gatto sieropositivo è asintomatico. Quando il virus aggredisce il sistema immunitario, il gatto andrà incontro più facilmente a infezioni che diventeranno sempre più ricorrenti. La sintomatologia sarà quindi molto varia, a seconda delle infezioni: stomatite, gengivite e problemi dentari (25-50% dei casi); forme respiratorie (30% dei casi); diarrea persistente (10-20% dei casi); problemi renali (glomerulonefriti immunomediate); congiuntiviti, iriditi; alterazioni neurologiche; febbre e cachessia, ovvero deperimento
(soprattutto negli stadi terminali). Nei gatti FIV positivi si riscontrano più frequentemente tumori, in particolare linfomi. Come viene trasmessa? La via più frequente di trasmissione sono le ferite da morso da parte di altri gatti. l virus nell’ambiente è poco resistente e viene facilmente inattivato da raggi ultravioletti, calore e detergenti. Quali sono i gatti più a rischio? I maschi non castrati che vivono all’aperto, per via delle lotte con altri gatti per il predominio territoriale e gli accoppiamenti (il 75% dei gatti sieropositivi sono maschi). Un gatto invece che vive in casa non rischia l’infezione (ma può sviluppare la malattia se era già positivo al momento dell’adozione). I gatti che convivono con altri gatti sieropositivi hanno un rischio basso di infettarsi, se la loro struttura sociale è stabile e sono sterilizzati (quindi con un basso rischio di lotte e di morsi). Non si consiglia di introdurre un nuovo gatto in una casa dove è già presente un gatto sieropositivo, per il rischio di eventuali lotte con il nuovo arrivato.
Come si diagnostica? Con un esame del sangue che ricerca la presenza di anticorpi rilevabili da 9 a 28 giorni dal contagio. Per questo è bene effettuarlo dopo 60 giorni dal presunto contagio o dall’adozione del gatto, altrimenti potrebbe risultare falsamente negativo. Come si può trattare? Purtroppo un gatto sieropositivo in genere non guarisce. È importante però rendersi conto che, se ben seguito, la sua aspettativa di vita non si discosta molto da un gatto sano. Dovrebbe essere sterilizzato, sarebbe meglio limitare il suo ambiente alla casa e/o al giardino, per ridurre il rischio di lotte con altri gatti e limitare anche l’ulteriore diffusione del virus. Fondamentale è l’alimentazione con una dieta bilanciata e nutrizionalmente completa per sostenere il sistema immunitario, evitando carni e uova crude, latticini non pastorizzati, per limitare
possibili infezioni e parassiti. Si raccomanda una visita semestrale dal medico veterinario e gli esami del sangue e delle urine (per diagnosi precoce delle glomerulonefriti). Molto utile è il controllo regolare del peso: un calo, soprattutto se accompagnato da febbre persistente, è un fattore prognostico negativo. Nelle linee guida dell’ABCD (European Advisory Board on Cat Diseases) non si raccomanda l’uso di terapie antivirali per l’AIDS, che si sono rivelate inefficaci o addirittura tossiche; così come attualmente non esistono evidenze scientifiche a supporto degli immunomodulatori e dell’interferone. È utile vaccinare il gatto contro le altre malattie infettive? Non esiste una risposta univoca. È dimostrato che nel periodo asintomatico il sistema immunitario è in grado di sviluppare un’ottima risposta anticorpale e quindi la vac-
cinazione svolge un ruolo protettivo verso le malattie infettive. Nelle fasi terminali però la vaccinazione può portare a uno squilibrio del sistema immunitario e favorire la progressione della malattia. È quindi il veterinario a stabilire, a seconda delle condizione del gatto, i rischi e i benefici della vaccinazione.
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DAL TERRITORIO
S.O.S. caldo i consigli di ATS Bergamo Le ondate di calore che ormai ciclicamente si ripetono anche nel corso di questa estate 2017 possono rivelarsi pericolose per l’equilibrio dell’organismo. Nonostante i soggetti più a rischio siano solitamente anziani e bambini, è importante che tutta la popolazione adotti stili di vita adeguati, come quelli suggeriti da Ats Bergamo per proteggersi dal caldo torrido. Innanzitutto è importante poter conoscere anticipatamente quando sono previste ondate di calore consultando il bollettino Humidex www2.arpalombardia.it/ siti/arpalombardia/meteo/previsionimeteo/humidex. Inoltre, Ats Bergamo ha attivato un sistema di allerta al fine di gestire il recepimento e la trasmissione delle informazioni sulle previsioni meteorologiche e i messaggi di allarme ed emergenza “ondate di calore”. Attività a cui si aggiunge il servizio di informazioni telefoniche fornite a tutta la cittadinanza con il numero verde 800.844.999 (attivo fino al 31 agosto dal lunedì al venerdì dalle ore 10,00 alle 12,30 e dalle 13,30 alle 16,00). Sul portale di Ats Bergamo inoltre è consultabile un’apposita sezione con collegamenti, informazioni e approfondimenti utili da cui scaricare l’opuscolo “Solo il bello del caldo”.
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NEWS LE DIECI REGOLE D’ORO 1. Non uscire nelle ore più calde, non dimenticare di proteggere il capo con un cappello di colore chiaro, gli occhi con occhiali da sole, la pelle con creme solari ad alto fattore protettivo. 2. Indossare un abbigliamento adeguato, preferibilmente di fibre naturali e leggere che permettano la traspirazione della cute. 3. Rinfrescare l’ambiente domestico e di lavoro. 4. Fare bagni, docce, bagnarsi viso e braccia con acqua fresca per ridurre la temperatura corporea. 5. Ridurre il livello di attività fisica all’aperto nelle ore più calde della giornata (soprattutto se le concentrazioni di ozono sono elevate). 6. Bere almeno due litri di acqua al giorno con regolarità e alimentarsi in maniera corretta, prediligendo cibi leggeri e con alto contenuto di acqua quali frutta e verdura (salvo diversa indicazione del medico curante). 7. Adottare alcune precauzioni se si esce in macchina: abbassare i finestrini o utilizzare il sistema di climatizzazione prima di iniziare un viaggio, arieggiando l’abitacolo prima di entrarvi se l’auto è rimasta esposta al sole. 8. Quando si parcheggia l’auto non lasciare mai, nemmeno per pochi minuti, persone (soprattutto neonati e bambini) o animali nell’abitacolo. 9. Conservare correttamente i farmaci, leggendo le indicazioni riportate sulle confezioni. 10. Consultare il proprio medico per adottare le adeguate precauzioni se si è persone anziane o con patologie croniche.
XXIII
giornata del ciclamino
per sostenere la ricerca e conoscere meglio la sclerodermia
Domenica 24 settembre il GILS (Gruppo Italiano per la Lotta alla Sclerodermia) scende in campo, per il ventitreesimo anno consecutivo, con la Giornata del Ciclamino: 100 piazze italiane che, per un giorno, si coloreranno con i ciclamini e faranno fiorire l’informazione sulla Sclerosi Sistemica. Il ricavato di questa giornata permetterà di avviare due progetti da 25.000 euro l’uno, che saranno assegnati - al termine del bando pubblicato il 1 maggio 2017 - a giovani ricer-
catori sotto i 40 anni. «Dal 2008 a oggi sono stati investiti 1.444.285 euro nella ricerca scientifica e, per quest’anno, abbiamo deciso di finanziare due progetti diversi: il primo clinico epidemiologico, mentre il secondo di ricerca base con finalità traslazionali. Lo scopo della Giornata del Ciclamino però non è solo quello di raccogliere fondi per la ricerca, ma anche di diffondere conoscenza sulla malattia, in modo da favorire una diagnosi precoce che, in molti casi,
può davvero salvare la vita» dichiara Carla Garbagnati Crosti, presidente del GILS. Per questo, da venerdì 22 a domenica 24 settembre, le Aziende Ospedaliere che hanno aderito al progetto “Ospedali Aperti” del GILS, effettueranno controlli gratuiti in tutta Italia dalle 9.00 alle 12.00, a seconda della loro programmazione. Per conoscere tutte le piazze che offriranno i ciclamini e gli ospedali che aderiscono al progetto www. sclerodermia.net o telefonare al numero verde 800.080.266.
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DAL TERRITORIO
ONLUS
Accanto alle passioni degli adolescenti nel ricordo di Yara ∞ A CURA DI LAURA ARRIGHETTI
La consegna del contributo all’associazione da parte della Foppapedretti
Far risplendere il sorriso di Yara sul volto e nel cuore di numerosi adolescenti di tutta Italia. Con questo obiettivo è nata due anni fa “La Passione di Yara Onlus”, associazione fortemente voluta dai coniugi Gambirasio (ndr. genitori di Yara, la tredicenne di Brembate scomparsa e poi ritrovata morta tre mesi dopo) e da un gruppo di genitori a loro vicini, che si è unito per sostenere le passioni di ragazzi e ragazze dai 6 ai 18 anni. La realtà, che persegue finalità di solidarietà sociale, non ha fini di lucro e opera 54 | Bergamo Salute | Luglio / Agosto 2017
nell’ambito della formazione e della promozione culturale, artistica e sportiva aiutando, tramite un contributo economico concreto, la crescita personale dei giovani. «Crediamo che i nostri ragazzi rappresentino la chiave per un futuro migliore» commenta a nome di tutto il Consiglio Direttivo il presidente dell’associazione Ivo Mazzoleni. «Per questo noi incoraggiamo il loro percorso di sviluppo tramite un aiuto economico e un sostegno educativo e sociale. Per fare ciò, nel corso dell’anno, orga-
nizziamo raccolte fondi ed eventi solidali che abbracciano numerose realtà di importanza locale e nazionale, come il terzo tempo solidale dello scorso aprile allo stadio di Bergamo, creato in collaborazione con l’Associazione Tifosi Atalantini, l’Atalanta Bergamasca calcio e tutti i tifosi nerazzurri delle Curve». Tra le iniziative di spicco de “La Passione di Yara” anche la partnership con il Club Amici Atalanta per la Camminata Nerazzurra, la promozione di borse di studio per gli studenti della scuola secondaria di primo
grado di tutta la provincia di Bergamo e per gli allievi del Conservatorio Gaetano Donizetti, ente con il quale è stato organizzato, nel dicembre scorso alla Basilica di Santa Maria Maggiore in Città Alta, il concerto “Note… di passione”. «Quest’anno abbiamo avuto un forte sostegno anche dalla Foppapedretti Bergamo che ha organizzato un’asta benefica nei confronti della nostra realtà, oltre che l’onore di ricevere il premio nazionale “Papa Giovanni Paolo II” dall’omonima associazione con sede a Bisceglie per il nostro impegno in ambito sociale» prosegue il presidente. «Per il futuro auspichiamo di stringere sempre più legami con le realtà di tutto il territorio nazionale e, al momento, stiamo lavorando per organizzare un ulteriore concerto con il Conservatorio cittadino e alcuni appuntamenti con personaggi di spicco del panorama
nazionale sportivo e letterario». Tutte le informazioni su attività, progetti, donazioni e richieste di aiuto sono disponibili in internet sul
sito www.lapassionediyara.org, sulla pagina Facebook dedicata all’associazione o via email all’indirizzo info@lapassionediyara.org.
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DAL TERRITORIO
FARMACIE
Menopausa e osteoporosi: una relazione che tutte le donne dovrebbero ben conoscere Con l’aiuto del medico di medicina generale e del farmacista ∞ A CURA DI GIULIA SAMMARCO
L’osteoporosi è una malattia di grande rilevanza sociale la cui diffusione, strettamente legata al progredire dell’età, è in costante e rapido aumento, di pari passo con l’aumento dell’età media della popolazione. Per affrontarla al meglio il medico di base è il naturale referente. È con lui che bisogna instaurare tempestivamente un dialogo, prima dell’insorgere dei sintomi che possono farne sospettare la presenza: sintomi che spesso sono assenti anche con una osteoporosi già in atto. Con il proprio medico si potrà impostare correttamente sia un programma di prevenzione sia di cura. Accanto a lui però il farmacista può rappresentare un punto di riferimento per avere informazioni che possano aiutare a intraprendere un corretto stile di vita, chiarimenti di natura farmacologica sulle terapie e anche indicazioni per la prenotazione e l’esecuzione di esami utili per 56 | Bergamo Salute | Luglio / Agosto 2017
diagnosticare precocemente la malattia e tenerne sotto controllo l’eventuale evoluzione. Ne parliamo con il dottor Maurizio Pagnoncelli Folcieri, presidente dell’Ordine dei Farmacisti di Bergamo. Dottor Pagnoncelli, che cosa è l’osteoporosi? Si tratta di una malattia sistemica dello scheletro, caratterizzata dalla riduzione della massa minerale e dal deterioramento microstrutturale del tessuto osseo, che riguarda circa 1 milione di uomini e 3,5 milioni di donne. La sua conseguenza immediata è la maggior fragilità delle ossa e l’aumento del rischio di fratture. Si stima che in Italia si verifichino ogni anno 100-110.000 fratture del polso e 60-70.000 del femore dovute a osteoporosi. In età avanzata la frattura del femore determina spesso una netta riduzione dell’indipendenza nella persona e un’elevata mortalità (fino al 30%) entro i 12
mesi successivi alla frattura. Siamo abituati a considerare l’osso come la struttura statica per eccellenza del nostro corpo. In realtà l’osso è un tessuto dinamico in costante rimaneggiamento: nutrito dal sangue, riceve di continuo materiale con cui forma nuovo tessuto osseo, in sostituzione di quello “invecchiato” che viene distrutto. Due tipi di cellule, gli osteoblasti e gli osteoclasti, regolano rispettivamente il depositarsi del Calcio nelle ossa e il suo prelievo. Sia nell’uomo sia nella donna, all’incirca dopo i 50 anni, cominciano a prevalere fenomeni di riduzione della massa ossea rispetto a quelli di neoformazione, con il conseguente indebolimento della struttura. Questa situazione è la premessa di un inevitabile incremento del rischio di fratture. Così l’incidenza dell’osteoporosi (e delle conseguenti fratture osteoporotiche) aumenta con l’età, arrivando a interessare più del 50% degli ultraottantenni.
Quali sono i fattori di rischio che possono favorire questo processo? Per la donna entrano in gioco cause aggiuntive (rispetto a quelle anagrafiche). Si definisce così il quadro della osteoporosi post-menopausale, nella quale interviene come ulteriore fattore determinante la diminuzione degli ormoni estrogeni che si verifica con la menopausa. Gli estrogeni infatti, fra le altre funzioni, esercitano anche quella di controllo sull’attività degli osteoclasti. Il loro venir meno determina, già nei primi tre anni dall’instaurarsi della menopausa, la perdita di circa il 10% della massa ossea, principalmente a carico di vertebre e polso, in minor misura a carico delle ossa lunghe. Esistono anche sia una predisposizione genetica sia fattori di rischio aggiuntivi, che incrementano il rischio di osteoporosi e di fratture osteoporotiche: per esempio
prolungati trattamenti cortisonici, insufficiente apporto di Calcio o di Vitamina D, fumo, eccessivo consumo di alcoolici. Come si può prevenire? Innanzitutto bisogna eliminare i fattori di rischio (fumo, sedentarietà, abuso di alcool etc.). Importante sono poi l’apporto dietetico di Calcio e di Vitamina D, un’attività fisica adeguata alle proprie condizioni fisiche e di età (il movimento favorisce la neoformazione di tessuto osseo) ed eventuali terapie, in particolare con una supplementazione farmacologica di Calcio e Vitamina D e l’uso di farmaci capaci di limitare la perdita di massa ossea (solitamente molecole della classe dei Bifosfonati). Infine un programma di valutazione e di monitoraggio della propria massa ossea (MOC). Grazie al basso costo e alla relativa accessibilità di questa tecnica dia-
gnostica, si tende oggi a utilizzarla come screening di primo livello, eseguendo la prima determinazione intorno ai 65 anni (purché non vi siano fattori di rischio che ne consigliano l’uso più precoce) ed effettuando analisi di controllo ogni 18/24 mesi.
DOTT. MAURIZIO PAGNONCELLI FOLCIERI Farmacista Presidente dell’Ordine dei Farmacisti di Bergamo
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IL LATO UMANO DELLA MEDICINA
©Francesco Giarrusso
DAL TERRITORIO
Miniatura Un’arte minore piena di sorprese Lo psicologo Simone Algisi racconta la sua insolita passione ∞ A CURA DI LELLA FONSECA
Disegnare miniature medioevali nel 2017 è un’attività da “topo di biblioteca”, un esercizio minuzioso e poco creativo? In realtà dietro questa “arte minore” esiste un mondo difficile da immaginare. Ce ne apre le porte Simone Algisi, psicologo specializzato in disturbi dell’apprendimento, che nel tempo libero coltiva questa passione. «Pochi sanno che per disegnare le miniature si usano materiali che non si trovano in un colorificio. A parte la pergamena, che è il supporto dell’illustrazione e pochi altri articoli, quasi tutto deve essere reperito in natura o preparato. Si devono 58 | Bergamo Salute | Luglio / Agosto 2017
ricostruire gli stessi colori, leganti, lacche, inchiostri usati anticamente, quindi bisogna andare nei boschi a cercare le “bacche tintorie”, i fiori di Iris, procurarsi certe terre, prendere la segatura di legni pregiati nel laboratorio di un liutaio... Poi serve essiccare, macinare, combinare i materiali raccolti. Si deve essere un po’ botanici, un po’ mineralogisti, un po’ alchimisti. Un originale mix di competenze che s’impara poco a poco, scoprendone i segreti nella letteratura e con l’indispensabile aiuto di un maestro. Reperito tutto il materiale viene il lavoro di illustrazione vero e proprio, ma l’opera
finita è la somma di tutto il processo, non esiste un disegnatore di miniature che si limita alla parte grafica». Simone si è avvicinato all’arte della miniatura anni fa un po’ per caso. Già dipingeva quadri, una passione coltivata fin da giovane al di fuori degli studi al liceo scientifico e poi alla laurea in psicologia. Per caso s’imbatte nel volantino di un corso a Borca di Cadore, un paesino vicino a Cortina d’Ampezzo dimenticato dai turisti. In Cadore ha la fortuna di conoscere uno straordinario maestro, uno dei più grandi esperti
©Francesco Giarrusso
europei, Klaus Peter Schaeffel, calligrafo e miniatore tedesco residente a Basilea. «Se dovessi definirlo lo chiamerei un Leonardo da Vinci dei nostri tempi» racconta lo psicologo. «Una personalità affascinante che mi ha introdotto al mondo della miniatura. Il viaggio di ritorno da Borca a Bergamo è stato un’odissea: la centralina elettronica della mia Panda dava i numeri, se mi fermavo avevo bisogno di aiuto per ripartire, non sto a raccontare tutte le peripezie, ma se ci ripenso questo viaggio è stato un po’ una premonizione. Nella miniatura il percorso per arrivare all’opera compiuta è lungo, tortuoso e a volte inaspettato, non si può avere fretta e bisogna essere pronti a rinunciare alla perfezione». Una domanda che nasce spontanea nel profano è “disegnare miniature oggi perché e per chi?”. La prima banale risposta è “per se stessi”, risposta che a ben vedere vale per molte delle passioni sia
artistiche sia sportive che un po’ tutti coltiviamo. Ma nel caso della miniatura ci sono alcuni aspetti che vanno oltre questo piacere e rendono la passione quasi una “auto-terapia”. La lunga preparazione educa all’accettazione dell’attesa, dell’incertezza, dell’imprecisione. La miniatura, a differenza del quadro, non è mai firmata, è una forma d’arte meno egocentrica e narcisista. Spesso, soprattutto nell’aspetto calligrafico, si deve sottostare a regole, canoni, con umiltà. Ma l’apice dell’aspetto terapeutico è la doratura: si devono fare aderire dei piccoli foglietti d’oro a una base che li ancora solo se appena inumidita dall’alito del miniatore. Il lavoro si traduce quindi in una sequenza ritmica di soffio e di gesti che l’avvicina alla meditazione. «Le miniature possono essere esposte in mostre, commissionate come doni esclusivi e ricercati, come avveniva per i libri d’ore (n.d.r. preziose raccolte di preghiere per i
diversi periodi dell’anno, destinati a committenti di alto rango)» spiega lo psicologo. «Mi è capitato però anche di miniare la prima pagina di una tesi in teologia, di realizzare le miniature del Battesimo per l’Ufficio Catechistico della Diocesi di Bergamo, pubblicate nel volume Itinerario Battesimale (Ed. San Paolo) ed esposte per un certo periodo anche nella Basilica di S.M.Maggiore in Città Alta. Poi c’è tutta un’attività che potrei definire didattica. Per due anni sono stato relatore al festival “Bergamo Scienza” dove sono stati organizzati dei laboratori pratici in cui si entrava in contatto con i materiali e si potevano sperimentare alcune fasi del processo di miniatura. Periodicamente propongo attività simili in collaborazione con biblioteche o librerie e le porto anche nelle scuole, di solito elementari». Il laboratorio nelle scuole per Simone è un momento particolare, in cui in un certo senso la sua professione si fonde con la passione di miniatore. «Mi piace vedere lo stupore e l’entusiasmo dei bambini quando presento la penna d’oca che usiamo per disegnare. Nonostante siano “digitali nativi” amano lavorare con le mani, rimestare una terra nel pestello. Il grande valore di questi laboratori è mostrare un’opera che sembra molto complessa e provare loro che sono in grado di raggiungere quel risultato con le loro forze. L’educazione nella nostra società è spesso marcata dall’ipercognitivismo, cioè da un metodo che privilegia il lavoro di apprendimento razionale rispetto a quello procedurale (ad esempio l’allenamento che è indispensabile perché la scrittura diventi un atto non più faticoso). A volte mi trovo a valutare bambini con difficoltà di lettura o scrittura che non hanno effettivi disturbi di apprendimento, ma semplicemente non hanno avuto modo, per più motivi, di “allenarsi” quanto servirebbe».
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A.R.M.R
SINDROME DEL NEVO EPIDERMALE
Associazione Ricerca Malattie Rare
INSIEME CONTRO LE MALATTIE RARE
Codice esenzione. RN1660
Le Malattie Rare sono un ampio gruppo di patologie (circa 6.000 secondo l’OMS), accomunate dalla bassa prevalenza nella popolazione (inferiore a cinque persone per 1.000 abitanti secondo i criteri adottati dall’Unione Europea). Di natura genetica per l’80-90% dei casi, possono interessare tutti gli organi e apparati dell’organismo umano.
Definizione. Il termine indica l’associazione tra un nevo epidermico e una significativa anomalia scheletrica, neurologica o oculare.
Incontri con i soci e gli amici di A.R.M.R /
SABATO 16 SETTEMBRE alle ore 20:00 Red Party - Terza edizione nella magica atmosfera dei giardini di Palazzo Colleoni a Cortenuova
Per informazioni: TEL. 035 79.85.18 - 338/44.58.526 segreteria@armr.it
Categoria. Malformazioni congenite
Epidemiologia. Colpisce maschi e femmine in eguale misura; ne sono stati descritti circa 450 casi. Segni e Sintomi.. Le manifestazioni cutanee vengono ricondotte fondamentalmente a cinque tipi di amartomi (formazione tumorale benigna), visibili o meno alla nascita: il nevo verrucoso, il nevo sebaceo, il nevo comedonico, il siringocistiadenoma capillifero, il wolly hair naevus. Si può verificare la trasformazione maligna di tali lesioni. Sono descritte anche alterazioni cutanee minori quali chiazze caffelatte, nevi ipocromici, emangiomi infantili, nevi melanocitari congeniti, nevi di Spitz. È possibile l’interessamento mucoso. Si possono poi associare anomalie extracutanee (tranne nel caso del nevo verrucoso): anomalie scheletriche (cifosi, scoliosi, cisti, sindattilia e altre malformazioni), neurologiche (convulsioni, ritardo mentale, emiparesi e tetra paresi spastica, anomalie strutturali del sistema nervoso centrale) od oculari; è stata descritta anche l’associazione con disturbi endocrini, sordità neurosensoriale, anomalie cardiache e genitourinarie. Eziologia. È sconosciuta; si è ipotizzato un meccanismo di cosiddetto mosaicismo genetico. Diagnosi. È solo clinica.
Tel. +39 035 671906 fax +39 035 672699 presidenza@armr.it WWW.ARMR.IT
Terapia. Non esistono terapie, ma solo interventi palliativi. Le piccole lesioni cutanee possono essere rimosse chirurgicamente; per le altre possono essere utilizzati retinoidi sistemici o per via generale. Per le anomalie associate scheletriche, neurologiche e oculari vanno presi in considerazione interventi specifici. Dottor Angelo Serraglio Vice Presidente ARMR
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DAL TERRITORIO
TESTIMONIANZA
Dopo un ictus sono tornata a vivere ∞ A CURA DI LELLA FONSECA
Grazia è venuta in redazione per dare la sua testimonianza, ha fatto un perfetto posteggio a esse con la sua auto a guida speciale, è scesa e ci ha raggiunto con il solo ausilio di una stampella. Tutto questo sembrava impossibile cinque anni fa, quando improvvisamente si è ritrovata con il lato destro del corpo paralizzato e non era più un grado di parlare, in seguito a un ictus. Ma oggi è una realtà, raggiunta con grande coraggio e determinazione. Grazia, che preferisce usare solo il nome, ha deciso di raccontare la sua storia a “Bergamo Salute” proprio per aiu62 | Bergamo Salute | Luglio / Agosto 2017
tare chi è in difficoltà a trovare la stessa forza e lo stesso coraggio che ha avuto lei, perché credano nella riabilitazione e non si abbandonino alla disperazione. Nel 2011 Grazia, trentasettenne, si è da poco trasferita da Brescia a Bergamo dove ha trovato lavoro come commessa. La mattina del 27 dicembre si trova in negozio da sola e improvvisamente, senza alcun segno premonitore, cade a terra, non capisce cosa sta succedendo, è lucida ma non riesce più a muoversi né a parlare e non sa come chiamare aiuto. Dopo una
decina di minuti, che sembrano eterni, entra un cliente e, trovandola a terra, chiama l’ambulanza che la trasporta al pronto soccorso. All’ospedale le pare di sentirsi di nuovo bene, a parte il gonfiore sul viso causato dalla caduta. Vorrebbe tornare a casa, ma la trattengono in osservazione e viene trasferita in reparto dove, dopo un certo tempo, i sintomi si ripetono e questa volta la paralisi e l’incapacità di parlare sono definitive. In seguito viene spostata alla Casa degli Angeli dove inizia il percorso di riabilitazione e rimane in degenza tre mesi. Continuerà poi da casa per circa tre anni recandosi
di percorrere questo cammino che è veramente lungo. Per tutto il primo anno non potevo spostarmi, durante il secondo ho cominciato a camminare, nel terzo camminavo per strada per brevi tratti e finalmente nel quarto ho potuto fare degli spostamenti maggiori, sempre con la stampella».
a Mozzo per le sedute di fisioterapia e logopedia. «Confesso che all’inizio avrei voluto morire piuttosto che vivere in quello stato e questo pensiero è stato presente per molto tempo, fino a quando i miglioramenti hanno cominciato a essere evidenti. Però lottavo, mi facevo forza, soprattutto pensando a mia figlia» confessa Grazia. «Alla fine il recupero nel mio caso è stato superiore a quello che i medici avevano preventivato, sono sicura che la mia determinazione sia stata fondamentale, non ho mai mollato. Purtroppo ho visto Osvaldo, un compagno di riabilitazione, interrompere le sedute prima di riuscire di nuovo a parlare e scrivere come ho fatto io, mi è dispiaciuto moltissimo, ma non tutti riescono a trovare la forza
Oltre alla riabilitazione Grazia ha dovuto affrontare diversi interventi chirurgici presso una struttura specializzata di Castellanza perché i tendini della gamba e del braccio destro, non utilizzati, si sono accorciati causando il rattrappimento delle estremità. Nella gamba hanno dovuto praticarle ben 50 tagli per distendere l’arto. Il recupero della parola e della scrittura sono stati importanti quanto quello della deambulazione. «È stato come tornare bambina, ho dovuto ricominciare dall’ABC. Devo ringraziare Carla, la logopedista che mi ha seguito ed è stata forse la persona che mi ha aiutato di più. Mi sarebbe piaciuto poter continuare le sedute alla Casa degli Angeli, ma non è possibile, ci sono molte persone in attesa. Visto che ormai faccio tutto in casa e fuori, con una mano e l’aiuto della stampella, penso che farò ulteriori progressi anche da sola. Vado anche in piscina e non mi serve più l’istruttore».
L’ICTUS Termine proveniente dal latino “colpo”, in inglese “stroke” si verifica quando l’afflusso di sangue al cervello diminuisce e provoca la morte delle cellule. Ci sono due tipi principali di ictus: ischemico (dovuto alla mancanza del flusso di sangue) ed emorragico (causato da un sanguinamento). In entrambi i casi una porzione del cervello viene danneggiata. I possibili sintomi sono: incapacità di muoversi o di percepire un lato del corpo, problemi alla comprensione o all’esprimere parole, la perdita di visione di una parte del campo visivo, forte mal di testa (solo nell’ictus emorragico). Se i sintomi durano meno due ore l’episodio viene chiamato attacco ischemico transitorio (TIA). L’ictus giovanile, che riguarda soggetti con meno di 50 anni ha una incidenza di 10 casi su 100.000 abitanti. In Italia si verificano 200.000 nuovi ictus ogni anno: di questi 10.000 riguardano persone con meno di 54 anni.
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STRUTTURE
SMART CLINIC ORIOCENTER
Il Gruppo ospedaliero San Donato presenta “Smart Clinic” Oriocenter Visite ed esami senza attesa e a prezzi smart, una sala chirurgica per chirurgia ambulatoriale e un Centro di chirurgia refrattiva nel più grande centro commerciale d’Italia
∞ A CURA DI FRANCESCA DOGI
Dopo il successo di Corpore Sano Smart Clinic - innovativa struttura sanitaria nata tre anni fa dall’intuizione del Gruppo ospedaliero San Donato (18 ospedali, 17 in Lombardia, tra i quali l’IRCCS Ospedale San Raffaele) all’interno del Centro Commerciale “Le Due Torri” di Stezzano - il Gruppo ospedaliero San Donato raddoppia con l’apertura della seconda Smart Clinic in un centro commerciale. Questa volta a Oriocenter, il centro commerciale più grande d’Italia, di fronte all’aeroporto internazionale “Il Caravaggio” di Orio al Serio (Bg). Invariato il concept, che si è rivelato vincente, ovvero mettere il know how del primo gruppo ospedaliero italiano alla portata di tutti, offrendo un servizio di qualità ospedaliera 64 | Bergamo Salute | Luglio / Agosto 2017
che sappia adattarsi alle esigenze di salute, benessere e cura dei cittadini in modo flessibile, facilmente accessibile, pratico, in una parola “smart”. «Il Gruppo ospedaliero San Donato è stato il primo a proporre una sanità “smart”, sia nell’accesso, sia nel costo delle prestazioni che offriamo. La sanità del futuro si deve basare su un grande cambiamento culturale: mettere il paziente al centro, che per noi significa cure e tecnologie all’avanguardia, specialisti di livello, anche fuori dalle mura dell’ospedale, per venire incontro alle esigenze della vita quotidiana sempre più affannata» afferma il dottor Paolo Rotelli, Presidente del Gruppo ospedaliero San Donato. Quasi tre milioni di euro l’investimento complessivo, considerando sia la realizzazione delle strutture
sia il valore delle apparecchiature elettromedicali installate. Circa 1000 metri di superficie, 19 ambulatori con alte tecnologie, un’area dedicata alla diagnostica per immagini - con la possibilità di scaricare referti di laboratorio e radiologici direttamente on line -, una palestra per la fisioterapia e box per le terapie fisiche. Assoluta novità per una struttura medica all’interno di un centro commerciale, in Smart Clinic Oriocenter c’è anche un blocco chirurgico per attività operatoria ambulatoriale e un Centro laser per la chirurgia refrattiva, legato al programma www.buttagliocchiali.it. «In questa nuova Smart Clinic, abbiamo voluto innovare ulteriormente la nostra offerta di diagnosi e cura, inserendo per la prima volta in
un centro commerciale prestazioni come la chirurgia ambulatoriale e la chirurgia refrattiva, tradizionalmente disponibili solo negli ospedali» sottolinea il dottor Francesco Galli, amministratore delegato degli Istituti Ospedalieri Bergamaschi. «Questo sforzo, sia economico sia organizzativo, nasce dalla volontà, in linea con il concept da cui sono nate le Smart Clinic, di rendere sempre più accessibile la sanità al cittadino. Non solo visite, ma anche esami diagnostici e prestazioni di alta specialità. L’offerta infatti si articola in quattro aree:
nel settore delle apparecchiature oftalmologiche. Grazie a questa piattaforma sarà possibile correggere difetti di visione con la nuovissima tecnica mini-invasiva “SMILE” che garantisce risultati ottimali con tempi di recupero immediati per il paziente. Altra partnership importante è quella con Samsung, che ha reso possibile un percorso di videowall e video che accoglie e accompagna il paziente durante tutta la sua permanenza nella clinica. Sono disponibili anche tre piattaforme ecografiche di ultimissima generazione, caratterizzate da un’estrema qualità delle immagini e innovativi tools per l’utilizzo in ambito ostetrico-ginecologico e radiologico, nonché una apparecchiatura RX totalmente digitale a basso dosaggio. “Smart Clinic” è “clinic” nella qualità ma “smart” nelle tariffe contenute, nei servizi e nelle modalità di fruizione delle prestazioni, in accesso
diretto e/o attraverso prenotazione. “Smart” sono anche gli orari: tutti i giorni, sabato e domenica compresi. In Smart Clinic grandi e piccoli potranno trovare risposte alle loro esigenze di salute e benessere con la garanzia della professionalità dei medici del Gruppo ospedaliero San Donato e le migliori tecnologie oggi disponibili: specialità mediche “tradizionali” (endocrinologia, dermatologia, allergologia, oculistica, ortopedia, neurologia, cardiologia, fisiatria e fisioterapia, ginecologia, pediatria, dietologia, flebologia, gastroenterologia, otorinolaringoiatria e roncopatia, pneumologia e medicina, radiologia, Moc ed ecografia - anche senologica e ginecologica - e centro prelievi), prestazioni di medical wellness e il medical beauty (dalla medicina estetica all’epilazione, con laser di ultima generazione a esclusivo uso medico), psicologia, fino a corsi di rieducazione motoria individuale o di gruppo.
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Salute e Benessere, Movimento ed Equilibrio, Bellezza e Benessere e per finire Bambini e Adolescenti. In altre parole una sanità accessibile, con standard di qualità ospedaliera, a 360 gradi, aperta a tutti i cittadini, anche ai viaggiatori dall’estero, in virtù della collocazione strategica rispetto all’aeroporto». La sala chirurgica è realizzata con i più alti standard di sicurezza e sterilità richiesti da Regione Lombardia, mentre il Centro di chirurgia refrattiva è dotato della piattaforma più completa e innovativa oggi disponibile per questo tipo di interventi, composta da ben due nuovi laser, un eccimeri e un femtolaser con tecnica “SMILE”, una dotazione tecnologica di primissimo livello frutto della partnership con Zeiss, azienda leader a livello mondiale Luglio / Agosto 2017 | Bergamo Salute | 65
STRUTTURE
ISTITUTO CLINICO QUARENGHI
L’intervento in ambito neuropsicologico indispensabile completamento per un progetto di riabilitazione integrato
∞ A CURA DI FRANCESCA DOGI
Da più di un decennio, presso l’Istituto Clinico Quarenghi, è attivo il Laboratorio di Neuropsicologia, che arricchisce e completa le attività di riabilitazione a disposizione dei pazienti ricoverati. «Negli ultimi anni sempre più numerose ricerche condotte dagli psicologi hanno messo in luce quali effetti produce una lesione cerebrale sulle funzioni cognitive» 66 | Bergamo Salute | Luglio / Agosto 2017
spiega la dottoressa Maria Grazia Inzaghi, neuropsicologa, responsabile del Laboratorio di Neuropsicologia. «In molte patologie vi è un rapporto diretto tra la presenza o la gravità del deficit e le conseguenze che ne derivano: maggior tempo di permanenza nelle strutture sanitarie per il percorso di riabilitazione, minor recupero funzionale, maggiori necessità di supporti as-
sistenziali. Se le conoscenze di base dei riabilitatori in ambito neuropsicologico, negli anni passati, si limitavano a constatare la presenza dei disturbi del linguaggio che si rilevavano in caso di cerebrolesione sinistra, ora è sempre più evidente la necessità di acquisire conoscenze relative ad altri elementi: attenzione, funzioni esecutive, memoria, cognizione
spaziale etc., che possono influire negativamente sul processo di recupero motorio e richiedono di modificare le condotte da attuare, le modalità di interazione con il paziente e la pianificazione di tutto il percorso riabilitativo». «Per organizzare ed eseguire un’attività motoria è necessario che la mente sappia come procedere , un deficit delle abilità cognitive può causare un imponente ostacolo al recupero motorio» le fa eco la dottoressa Annamaria Quarenghi, medico fisiatra, responsabile dell’Unità Operativa di Alta Complessità Riabilitativa dell’Istituto Clinico Quarenghi, che aggiunge. «Solo agendo sulle varie abilità con una riabilitazione integrata è possibile ottenere il massimo del recupero possibile».
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Molteplici sono gli interventi del neuropsicologo a supporto del progetto riabilitativo globale: esegue le valutazioni di competenza, definisce il progetto per la riabilitazione neuropsicologica e la gestione dei disturbi del comportamento, fornisce consigli per la gestione dei problemi di vita quotidiana, supporta i familiari che si prendono cura del congiunto,
specifica le indicazioni per il reinserimento sociale, lavorativo e scolastico e ne segue gli sviluppi. La valutazione neuropsicologica, in particolare, consiste nell’analisi dei danni provocati da patologie che interessano il sistema nervoso centrale e serve per stabilire se vi sono deficit a livello cognitivo o comportamentale quali difficoltà di attenzione, di ragionamento, di memoria, di linguaggio etc.. «La valutazione neuropsicologica comprende molteplici attività» spiega la dottoressa Inzaghi. «Dall’esame della documentazione relativa alla storia clinica del paziente, alla conduzione di colloqui con il paziente stesso e con il nucleo familiare, alla raccolta di informazioni relative alle modificazioni di personalità, alla valutazione della presenza e dell’entità dei disturbi del comportamento e alla misurazione dei deficit cognitivi ottenuta mediante la somministrazione di specifiche prove psicometriche». Presso l’Istituto sono sottoposti a valutazione neuropsicologica e successiva riabilitazione tutti i pazienti che hanno subito un evento traumatico o sono stati colpiti da
una malattia del sistema nervoso centrale: gravi cerebrolesioni acquisite di natura traumatica, anossica e vascolare (trauma cranico, esiti di arresto cardio-circolatorio, esiti di intervento neurochirurgico per emorragie cerebrali etc.); ictus, emorragie cerebrali, malattie neurologiche degenerative (sclerosi multipla, malattia di Parkinson etc.); demenze senili, presenili (morbo di Alzheimer etc.). Qui il paziente affronta un percorso terapeutico graduale e progressivo, nel corso del quale viene sfruttata l’elevata capacità plastica del cervello di adattarsi a “situazioni nuove”. I risultati migliori si ottengono mediante progetti riabilitativi a forte personalizzazione, con una strutturazione cioè che si adatta specificamente alle caratteristiche di ciascun paziente. L’intervento di riabilitazione neuropsicologica, laddove previsto, può poi continuare in regime ambulatoriale anche dopo la dimissione. In caso di necessità anche i familiari possono avvalersi di percorsi di sostegno psicologico, per affrontare con maggior consapevolezza e minor preoccupazione le conseguenze della malattia.
Riabilitazione “su misura” e multidisciplinare Il trattamento riabilitativo del paziente che accede all’Istituto Clinico Quarenghi è integrato e multidisciplinare, caratterizzato dall’alternanza di molteplici figure che assistono a 360 gradi il paziente: infermieri, fisioterapisti, logopedisti, medici, psicologi. Nel percorso di cura frequentemente è previsto anche il coinvolgimento dei familiari, che partecipano a incontri e colloqui periodici, nel corso dei quali vengono descritte le caratteristiche e le conseguenze delle patologie sofferte dai propri congiunti e nel contempo vengono fornite utili indicazioni per creare le condizioni più adeguate per il rientro al domicilio, al reinserimento sociale, lavorativo e scolastico.
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STRUTTURE
CLINICA CASTELLI
Un mondo di salute e bellezza ti aspetta in Clinica Castelli ∞ A CURA DI FRANCESCA DOGI
La pelle riveste un ruolo importante per la salute e il benessere dell’intero organismo: protegge gli organi dagli agenti esterni e dai raggi solari, produce vitamina D, funge da regolatore della temperatura corporea e dell’equilibrio idrico. Oltre alla sua funzione fisiologica, la pelle assume anche un ruolo fortemente simbolico perché restituisce all’esterno, e agli altri, l’immagine stessa di noi, del nostro vissuto, delle nostre buone e cattive abitudini. La cute, purtroppo, è anche sede di malattie spesso molto invalidanti o addirittura mortali co68 | Bergamo Salute | Luglio / Agosto 2017
me il melanoma: un tumore la cui incidenza è raddoppiata negli ultimi trent’anni. È importante quindi “salvare la pelle” - nel vero senso della parola - per la nostra vita e per migliorare quella sensazione di benessere che ci deve accompagnare quotidianamente. Per questa ragione, Clinica Castelli ha ampliato il suo Ambulatorio di Dermatologia offrendo due percorsi, quello della Dermatologia Clinica e quello della Medicina Estetica, diversi, ma complementari tra loro. L’attività clinica, coordinata dal dottor Emilio Dognini, specialista in
dermatologia, si occupa della diagnosi e della cura delle malattie che colpiscono l’intera cute attraverso un check-up completo comprendente sia l’esame obiettivo, cioè la visita vera e propria con la raccolta dei dati anamnestici del paziente, la valutazione dei sintomi e l’ispezione della cute, sia attraverso approfondimenti diagnostici strumentali, eseguiti con tecniche sempre più precise e tecnologia di ultima generazione, rivolta in particolare alla diagnosi precoce dei tumori cutanei, in primis il melanoma. In ambulatorio vengono eseguite:
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mappatura nevi con dermatoscopio digitale; biopsia cutanea per esame istologico; asportazione di lesioni benigne con currettaggio (asportazione superficiale per raschiamento con bisturi circolare) e crioterapia (trattamento con azoto liquido) per verruche e condilomi. L’attività di Medicina Estetica, che si affianca a quella già esistente di Chirurgia Plastica, rappresenta l’assoluta novità della Clinica. Si occupa del trattamento della pelle nei suoi aspetti funzionali e soprattutto estetici ed è affidata alla dottoressa
Monica Osti e alla dottoressa Manuela Forti, entrambe specialiste in Chirurgia Plastica, Ricostruttiva ed Estetica. Gli inestetismi della cute sono un problema che riguarda donne e uomini, varie parti del corpo e diversi periodi della vita. Inquinamento, agenti atmosferici, esposizione eccessiva a raggi UV, mutamenti della forma fisica, problemi circolatori ed eccessiva ritenzione idrica sono alcuni dei fattori più comuni che ne sono all’origine. L’ambulatorio dispone oggi di macchinari di ultima generazione, a esclusivo uso medico, con alta tecnologia laser e radiofrequenza per applicazioni mediche ed estetiche di grande affidabilità come: epilazione, rimodellamento viso corpo, iperidrosi, trattamento macchie angiomi cicatrici e smagliature, rimozione tatuaggi. «Con Soprano ICE siamo in grado di eseguire trattamenti per epilazione sicuri, rapidi ed efficaci» racconta la dottoressa Osti. «Incorporando tutte le lunghezze d’onda, questa macchina ci consente di trattare tutti i fototipi di pelle, quindi anche le persone di colore, in massima sicurezza, in modo veloce e in ogni periodo dell’anno, estate compresa. La tecnologia ICE raffredda infatti la pelle durante l’intera sessione, riducendo al minimo il rischio di ustioni e mantenendo il calore nel derma dove i follicoli piliferi vengono trattati. È efficace in tutto il corpo, comprese le zone del viso, le piccole aree difficili da raggiungere e quelle più sensibili». «Il sistema Accent, piattaforma laser potente con ultrasuoni e radiofrequenza, permette invece di affrontare il rimodellamento del
Macchinari di ultima generazione, a esclusivo uso medico, con alta tecnologia laser e radiofrequenza per applicazioni mediche ed estetiche di grande affidabilità” corpo e del viso con risultati ottimali e sicuri in breve tempo» aggiunge la dottoressa Forti. «La stessa macchina è anche indicata per il trattamento non invasivo dell’iperidrosi (sudorazione eccessiva e di odore sgradevole) di mani e corpo, un disturbo fastidioso che incide sulla dimensione anche sociale di coloro che ne soffrono. Con il trattamento laser, i pazienti, costretti fino a oggi a dolorose iniezioni di botulino, hanno finalmente a disposizione una soluzione efficace e indolore al loro problema». Infine, grazie alla sofisticata tecnologia di Harmony, lo specialista può trattare lesioni vascolari, cicatrici, smagliature con ottimi risultati. Il laser ad alta potenza di cui è dotata Clinica Castelli è in grado fornire energia sufficiente all’interno dello spettro di assorbimento di una vasta gamma di colori e quindi di garantire la rimozione sicura e completa di tatuaggi multicolore. I trattamenti con Harmony richiedono la visita dermatologica preliminare, quelli con Soprano e Accent invece possono essere eseguiti con un accesso diretto del paziente. Per informazioni e prenotazioni sull’attività di Medicina Estetica, Clinica Castelli ha disposto un numero dedicato, lo 035 283230 attivo da lunedì a venerdì, dalle 13.00 alle 15.00. Luglio / Agosto 2017 | Bergamo Salute | 69
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GUIDA ALLE PROFESSIONI SANITARIE
Logopedista Il riabilitatore del linguaggio e della deglutizione
∞ A CURA DI ELENA BUONANNO
Il logopedista è il professionista sanitario che si occupa della riabilitazione, della comunicazione e della deglutizione in pazienti di tutte le età, dai neonati agli ultracentenari. Ma in quali casi in particolare ci si rivolge a questa figura? Quali sono gli ambiti in cui può lavorare? E come si diventa logopedista? Lo abbiamo chiesto ai professori Gian
Vincenzo Zuccotti e Antonio Schindler, rispettivamente presidente e vice-presidente del Corso di Laurea Logopedia dell’Università degli Studi di Milano. Quali sono le aree di intervento del logopedista? Le principali sono i disturbi di comunicazione e i disturbi della deglutizione. L’area storicamente
più importante è rappresentata dai disturbi della comunicazione che comprendono i disturbi della voce, parola e linguaggio, sia orale sia scritto. I potenziali pazienti sono quindi, per quanto riguarda la voce, i bambini urlatori, gli insegnanti e gli altri professionisti che usano molto la voce (operatori di call center, attori, cantanti) e coloro che hanno subito un intervento chirurgico alle Luglio / Agosto 2017 | Bergamo Salute | 71
GUIDA ALLE PROFESSIONI SANITARIE
corde vocali. Più ampio e vario è il campo dei disturbi della parola, cioè della capacità di pronunciare con precisione e velocità le parole del linguaggio; in questo ambito troviamo i bambini che balbettano, che hanno difficoltà di pronuncia per difetti uditivi, malformativi (come le labio-palatoschisi) e tutti i bambini che pur senza una causa evidente non sono ben intellegibili. Sempre nei disturbi della parola sono compresi gli adulti e gli anziani che per differenti malattie neurologiche (dal Parkinson alla SLA) fanno fatica a pronunciare in maniera precisa e il gruppo di pazienti che ha dovuto subire interventi chirurgici per tumori del labbro, della lingua o del palato. Un aspetto particolare dei disturbi della parola è rappresentato dalla gestione delle persone per le quali è necessario utilizzare ausili, come le tavole comunicative o i comunicatori. A questo gruppo appartengono molti bambini con paralisi e spasticità, ma anche adulti con malattie degenerative come la SLA o con esiti di trauma cranico. Il gruppo di pazienti che più frequentemente necessita di un logopedista è tuttavia rappresentato da coloro che hanno un disturbo del linguaggio, cioè un disturbo della capacità di produrre e comprendere frasi grammaticalmente corrette. Presentano questa difficoltà molti bambini con quadri patologici complessi (come ritardo mentale, autismo o sordità) così come un numero consistente di bambini senza causa identificabile. Più recentemente molti bambini immigrati possono presentare difficoltà di linguaggio nella nostra lingua. I bambini con difficoltà di appren72 | Bergamo Salute | Luglio / Agosto 2017
dimento della letto-scrittura sono un altro molto ampio gruppo di pazienti che necessita dell’intervento logopedico. Anche in età adulta e geriatrica si possono avere difficoltà di linguaggio, solitamente come conseguenza di lesioni cerebrali come l’ictus. Negli ultimi 25 anni il logopedista ha allargato il suo campo di intervento dedicandosi anche a coloro che, per malattie neurologiche, oncologiche o malformative, hanno difficoltà a deglutire. Infine molti bambini con malocclusione dentale, con apparecchio ortodontico, necessitano di un trattamento logopedico per posizionare la lingua nella sede corretta durante la deglutizione.
Scuole dirette a fini speciali prima e il Diploma Universitario dagli anni Novanta agli anni 2000. Come per le altre professioni sanitarie oggi non è ancora presente un albo professionale e i logopedisti aderiscono all’associazione di categoria nazionale Federazione Logopedisti Italiani (FLI), organizzata in forma regionalistica come FLI Lombardia. A termine del percorso di laurea triennale il Logopedista può proseguire la propria formazione con Master Universitari, a indirizzo clinico con la Laurea Magistrale in Scienze Riabilitative, che fornisce una preparazione nell’ambito del management e ricerca, aprendo la strada per il dottorato di ricerca e quindi per la carriera universitaria.
Ma quindi può lavorare in ambiti e realtà diverse… Sì, tenuto conto dell’enorme varietà di quadri patologici in cui è coinvolto, i contesti lavorativi sono ugualmente vari: dal domicilio del paziente all’ospedale, dall’ambulatorio allo studio privato, dalla casa di riposo al centro di riabilitazione.
In “team” con diversi specialisti medici
Qual è il percorso di studi per diventare logopedista? Per poter svolgere la professione è necessaria la Laurea in Logopedia, che viene acquisita a termine di un percorso universitario triennale. Il Corso di Laurea più vicino a Bergamo è all’Università Statale di Milano, con sede centrale all’Ospedale Sacco e con sedi distaccate presso l’IRCCS S. Maria Nascente - Fondazione Don Gnocchi di Milano, l’IRCCS Medea di Bosisio Parini e l’ASST Mantova. Fin dagli anni Settanta la formazione logopedica avveniva in ambito universitario con le
Il logopedista presta la sua opera su prescrizione medica. Gli specialisti di riferimento principali appartengono a tre ambiti: neuropsichiatrico infantile e pediatrico per le patologie di linguaggio infantili, fisiatrico e neuroriabilitativo per le patologie articolatorie, linguistiche e deglutitorie dovute a malattie neurologiche; otorinolaringoiatrico e foniatrico per tutte le patologie, ma soprattutto per quelle legate ai disturbi di voce, deglutizione e articolazione.
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REALTÀ SALUTE
Nella Bergamasca l’assistenza domiciliare che fa la differenza Cinque i centri Privatassistenza presenti in provincia per assistere anziani, malati e disabili 24 ore su 24
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∞ A CURA DI FRANCESCA DOGI
In una società in cui la vita media continua ad allungarsi, aumenta anche la fetta di popolazione più anziana, composta da persone particolarmente fragili e bisognose di cure e attenzioni continue. Spesso però la frenetica routine quotidiana non consente ai familiari di prendersi cura in prima persona del parente in difficoltà. Ecco allora che avvalersi di un sostegno esterno diventa a dir poco fondamentale. I centri Privatassistenza presenti nella Bergamasca, grazie al personale altamente specializzato e professionale, offrono un valido supporto a favore di anziani, malati e disabili per un’assistenza occasionale o continuativa. Oltre ai servizi di assistenza domiciliare e ospedaliera, diurna e notturna, i centri mettono in campo le loro competenze per servizi di accompagnamento per malati e disabili, interventi domiciliari per l’igiene personale, assistenza al pasto, prestazioni infermieristiche
di varia natura (medicazioni, cateterismi, flebo, prelievi, iniezioni, etc.), servizi infermieristici, di podologo e di psicologo. Una gamma completa di servizi socio assistenziali e sanitari personalizzabili. Con la consueta professionalità, ogni centro si metterà a disposizione di chi ha bisogno, fornendo un’assistenza personalizzata sulle singole esigenze. Migliaia di famiglie ogni anno si affidano a Privatassistenza, marchio leader nel settore dell’home care, affidandogli un compito di primaria importanza: prendersi cura con amore e competenza dei propri cari, anziani, malati o disabili. Un aiuto non da poco, quello offerto dagli oltre 190 centri Privatassistenza presenti in tutt’Italia, che in questo modo permettono alle famiglie di vivere con maggiore serenità questi momenti delicati. Veri e propri punti di riferimento nel campo dei servizi socio assistenziali, i punti operativi Privatassistenza della provincia di Bergamo riesco-
no a coprire in maniera efficiente tutto il territorio. I centri si trovano a Bonate Sotto, Bergamo, Seriate, Treviglio e Romano di Lombardia e sono operativi su tutti i comuni della provincia 24 ore su 24 e 7 giorni su 7. per un’assistenza qualificata sulla quale poter sempre contare, soprattutto nei momenti di emergenza o durante il periodo estivo. Per scoprire tutti i servizi disponibili e richiedere una visita domiciliare gratuita, al fine di personalizzare al meglio il servizio, si può contattare telefonicamente (24 ore su 24) il centro più vicino.
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REALTÀ SALUTE
L’importanza dello screening vascolare nel paziente diabetico ∞ A CURA DI FRANCESCA DOGI
«La storia naturale della malattia diabetica è strettamente associata allo sviluppo di complicanze croniche micro e macro vascolari. L’incidenza di eventi coronarici fatali e non fatali nei soggetti diabetici è riportata dai diversi studi epidemiologici da 1,5 a 3-4 volte superiore rispetto ai soggetti non diabetici di pari età. Esistono però altre temibili complicanze vascolari che fanno sembrare il diabete mellito e le malattie cardiovascolari come due facce di una stessa medaglia: gli eventi ischemici cerebrali, che possono essere transitori o stabili (TIA, Ictus) quan-
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Il piede diabetico Ancora oggi un soggetto diabetico ha un rischio relativo di amputazione d’arto 40 volte superiore a un soggetto non diabetico. Il cosiddetto “piede diabetico”, la temibile condizione responsabile della perdita d’arto, altro non è che la risultante di più malattie che tipicamente complicano il diabete mellito: neuropatia motoria e sensitiva, disfunzioni microcircolatorie, estrema vulnerabilità alle infezioni e la macroangiopatia.
do sono coinvolte le arterie carotidee e l’arteriopatia obliterante degli arti inferiori il cui quadro clinico può variare da sintomi più o meno invalidanti, dalla claudicatio (il dolore durante la deambulazione) sino alle vera e propria ischemia critica dell’arto». Chi parla è il dottor Roberto Mezzetti, chirurgo vascolare, responsabile dell’unità di Chirurgia Vascolare del Policlinico San Marco di Zingonia, da febbraio 2017 parte dell’equipe di Medic Service, poliambulatorio medico che riunisce specialisti altamente qualificati e di lunga esperienza sotto la direzione del dottor Haim Reitan. Lo abbiamo incontrato per parlare delle complicanze vascolari nel paziente diabetico, ambito in cui lo specialista vanta una lunga e solida esperienza. Dottor Mezzetti, che legame c’è tra diabete e problemi vascolari? L’eccesso di zuccheri nel sangue può facilitare la comparsa dell’aterosclerosi, cioè dell’accumulo di grassi nelle pareti delle arterie, responsabile del restringimento dei grossi e medi vasi sanguigni. I disturbi che ne derivano sono di tipo ischemico, cioè mancata o ridotta ossigenazione dei tessuti. Come si possono prevenire queste complicanze? Un attento studio della vascolarizzazione degli arti inferiori e dei vasi cerebroafferenti è indispensabile
nel soggetto poco o asintomatico potendo stabilire con esattezza quali devono essere i corretti termini per i controlli in grado di prevenire le temibili complicanze vascolari del diabete mellito. E come si possono trattare? Nel caso di complicanze a carico degli arti inferiori si può valutare la cosiddetta rivascolarizzazione chirurgica che può essere effettuata con chirurgia tradizionale o miniinvasiva endovascolare (l’indicazione a una o all’atra tecnica deriva da un attento esame obiettivo del paziente unitamente alla diagnostica vascolare non invasiva). Il concetto di ischemia critica è del tutto particolare in questi pazienti e di conseguenza anche l’approccio terapeutico. Oggi la migliore conoscenza della patologia aterosclerotica degli arti inferiori, in questi pazienti, ha aperto nuove frontiere nell’ambito delle rivascolarizzazioni periferiche. Infatti, nel paziente diabetico, le lesioni aterosclerotiche hanno una distribuzione del tutto particolare, ma soprattutto favorevole alle tecniche mininvasive.
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Eustasys Benessere in movimento Dalla palestra alla vita di tutti i giorni
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∞ A CURA DI FRANCESCA DOGI
Per mantenersi in forma. Dimagrire. Oppure recuperare dopo un trauma. I motivi per cui rivolgersi a una palestra possono essere molti e diversi. Ma da Eustasys, piccola realtà all’interno del Centro medico Valseriana, l’obiettivo principale è sempre uno: fare bene l’esercizio in palestra, certo, ma soprattutto imparare a muoversi bene per portare nella propria vita questa modalità. «Il mantra della nostra palestra è la parola benessere, nella sua accezione più estesa. La maggior parte delle persone non ha consapevolezza del proprio corpo e dei suoi movimenti» osserva Stefano Genuizzi, fondatore di Eustasys, dottore in scienze motorie, formato presso la scuola Spacial Dynamics®. Nella propria palestra utilizza il metodo creato da Jaimen McMillan negli Stati Uniti, basato sul principio che il corpo umano in movimento sia come un fluido costituito da corpo, spazio e consapevolezza, applicato in tutto il mondo per terapia, pedagogia, aumento della performance, business leadership. «Lo scopo principale è creare questa
consapevolezza in modo che possa ricadere sulla postura e sul movimento e una volta usciti dalla palestra faccia parte integrante della vita. Una persona può andare in palestra per recuperare da un trauma o un problema di postura, ma non si lavorerà solo su questi punti critici: si tenderà a un riequilibrio totale del corpo e al raggiungimento della consapevolezza, che potrà aiutare a prevenire ulteriori traumi o vizi di postura. Tutto questo anche grazie all’ausilio di un dispositivo innovativo e unico per il benessere chiamato Keope (vedi box)». Eustasys propone corsi a 360 gradi: dalle normali attività di palestra finalizzate a potenziamento, tonificazione, dimagrimento etc., alla rieducazione, fino a lezioni mirate a specifiche attività lavorative per compensare i danni di movimenti ripetitivi ed educare a svolgerli correttamente; infine corsi interni alle aziende studiati per il tipo di attività lavorativa dei dipendenti (è partner della rete WHP, il network dei luoghi di lavoro che promuovono la salute). «L’accesso alla palestra può avvenire con prescrizione esterna, ma il Centro medico in cui siamo inseriti
Keope: la chaise longue anti-stress Keope GPR (Global Proprioceptive Resonance) è una struttura ergonomica a risonanza propriocettiva. Si tratta di una particolare chaise longue su cui ci si sdraia abbandonando corpo e mente. In questo stato di relax, si attivano delle modulazioni meccaniche su 10 punti strategici disposti tra nuca, dorso, bacino, ginocchia e caviglie. Keope stimola i meccanorecettori e agisce sul sistema neuro muscolare e propriocettivo, permettendo di ottenere una risposta fisiologica a largo spettro terapeutico. Conduce in pochi minuti alla corretta postura, migliora il sistema respiratorio, cardiaco e vascolare riduce i disagi fisici legati all’apparato muscolo-scheletrico.
è in grado di inquadrare il paziente, effettuare i necessari check-up e seguire la rieducazione funzionale» continua il dottor Genuizzi. «Inoltre, ad esempio nel caso di terapia di dimagrimento, la palestra e il Centro medico lavorano in modo integrato dal punto di vista nutrizionale e dell’attività fisica per ottenere risultati migliori e più duraturi».
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∞ A CURA DI FRANCESCA DOGI
Il dolore condiziona negativamente la nostra vita. Provoca varie tipologie di infiammazione fino al tumore. Molte patologie possono generare dolore: ernie e/o protusioni discali, piede diabetico, infezioni post operatorie, Herpes Zoster e Simplex, artriti, artrosi, disturbi cardiovascolari, arteriopatie malattie neurodegenerative. Queste patologie rappresentano i principali campi di applicazione dell’ossigeno ozono nella terapia del dolore. «L’applicazione dell’ozono, grazie alla sua attività antinfiammatoria, antibatterica, antivirale e trofica sui tessuti, permette il miglioramento della microcircolazione, dell’ossigenazione dei tessuti con la successiva scomparsa del dolore» osserva il professor Marianno Franzini, direttore sanitario della Clinica Comunian e Presidente della Società Scientifica di Ossigeno Ozono Terapia (SIOOT). «L’ernia o protrusione discale trattate con Ossigeno Ozono Terapia diminuiscono di volume con una riduzione dell’infiammazione locale accompagnata, in breve tempo, prima dalla riduzione e successivamente dalla scomparsa del dolore. Un ulteriore importante effetto dell’ossigeno ozono terapia SIOOT è la maggiore ossigenazione dei tessuti con un miglioramento del sistema immunitario, che nella patologia oncologica ad esempio consente una maggiore efficacia della chemio e radio tera-
L’Ossigeno Ozono Terapia è un “farmaco” naturale, bio ed efficace. Queste caratteristiche lo renderanno sempre più popolare in futuro
pia. Aiuta inoltre il recupero dei globuli bianchi e rossi che ogni chemio riduce senza praticare fattori di crescita che possono provocare effetti collaterali importanti, migliorando così la qualità di vita». L’Ossigeno Ozono Terapia è una metodica non invasiva, senza effetti collaterali che può essere condotta contemporaneamente all’assunzione di altri farmaci. «Il paziente otterrà la risoluzione della sua patologia nel 98% dei casi. Per essere sicuri di ottenere l’efficacia ampiamente riconosciuta a livello internazionale, associata a sicurezza del
trattamento, è necessario affidarsi ad un medico iscritto al Registro degli Ozonoterapeuti, formato secondo i dettami di SIOOT e recepiti dalla Consensus Conference edita dall’Istituto Superiore di Sanità» conclude il professor Franzini.
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Bergamo Salute anno 7 | n°39 Luglio | Agosto 2017 Direttore Editoriale Elena Buonanno Direttore Responsabile Daniele Gerardi Redazione Rosa Lancia redazione@bgsalute.it Grafica e impaginazione Nello Ruggiero nello.ruggiero@marketingkmzero.it Fotografie e illustrazioni Shutterstock, Adriano Merigo, Francesco Giarrusso, m4eAg, Studio Bozzetto, Giunti Editore, Studio Campedelli, Rai Fiction Stampa Elcograf S.p.A Via Mondadori, 15 - 37131 Verona (VR) Casa Editrice Marketing km Zero Srls Via Broseta, 121 – 24128 Bergamo Tel. 035.258559 – Fax 035.209040 info@bgsalute.it - www.bgsalute.it Hanno collaborato Laura Arrighetti, Maria Castellano, Viola Compostella, Lella Fonseca, Adriano Merigo, Giulia Sammarco Iscr. Tribunale Bergamo N°26/2010 del 22/10/2010 Iscr. ROC N°21019 © 2017. Tutti i diritti sono riservati. È vietata la riproduzione, anche se parziale, di qualsiasi testo o immagine. L’editore si dichiara disponibile per chi dovesse rivendicare eventuali diritti fotografici non dichiarati. I contenuti presenti su Bergamo Salute hanno scopo divulgativo e non possono in alcun modo sostituirsi a diagnosi mediche.
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Dott. Diego Bonfanti - Oculista Dott.ssa Maria Viviana Bonfanti Medico Veterinario Dott. Rolando Brembilla - Ginecologo Dott.ssa Alba Maria Isabella Campione Medicina Legale e delle Assicurazioni Dott. Andrea Cazzaniga Idrologo Medico e Termale Dott. Marcello Cottini - Allergologo Pneumologo Dott. Giovanni Danesi - Otorinolaringoiatra Dott. Adolfo Di Nardo - Chirurgo generale Dott. Nicola Gaffuri - Gastroenterologo Dott.ssa Daniela Gianola - Endocrinologa Dott. Antoine Kheir - Cardiologo Dott.ssa Grazia Manfredi - Dermatologa Dott. Roberto Orlandi Ortopedico Medico dello sport Dott. Paolo Paganelli - Biologo nutrizionista Dott. Antonello Quadri - Oncologo Dott.ssa Veronica Salvi - Ostetrica Dott. Orazio Santonocito - Neurochirurgo Dott.ssa Mara Seiti - Psicologa - Psicoterapeuta Dott. Sergio Stabilini - Odontoiatra Dott. Giovanni Taveggia Medicina Fisica e Riabilitazione Dott. Massimo Tura - Urologo Dott. Paolo Valli - Fisioterapista
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