numero
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Anno 12 Maggio | Giugno 2022
www.bgsalute.it Poste Italiane spa Sped. in Abb. Postale DL 353/2003 (Conv. in legge 27/02/2004 N.46) Art. 1 comma 1 LO/BG
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Dermatite atopica STOP A LESIONI E PRURITO CON LE NUOVE TERAPIE
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Digiuno intermittente ISTRUZIONI PER L’USO
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Bonus psicologo COME FUNZIONA E CHI NE HA DIRITTO
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Adiposità localizzate e cellulite? METTILE KO CON IL CALDO-FREDDO
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Viveka Assembergs Quando l’arte cura l’anima Maggio/Giugno 2022 | Bergamo Salute | 1
COSA FARE QUANDO SI ROMPE UNA PROTESI DENTALE? Quando si verifica la rottura parziale o totale di una protesi dentale per porre rimedio è consigliato rivolgersi al proprio dentista di fiducia. Quest’ultimo, grazie ad un’analisi approfondita, valuterà l’integrità complessiva della protesi e la possibilità di poterla riparare in base al problema. In presenza di danni strutturali, potrebbe essere necessario rifare la protesi. In ogni caso, l’esperto agirà tempestivamente per risolvere il problema e il conseguente disagio arrecato. Sottoporsi a visite di controllo periodiche dal dentista e il mantenimento di una corretta routine di igiene orale favorisce la prevenzione di eventuali problematiche a carico del cavo orale e permette di monitorare lo stato della protesi. Il network Centri Dentistici Primo e Caredent desidera mettere a disposizione di tutti gli strumenti necessari possibili per risolvere situazioni di fastidio al cavo orale. SERVIZIO IN STRUTTURA In caso di problematiche dentali con carattere di urgenza e che richiedono un intervento rapido e immediato, il nostro staff è a disposizione con visite prioritarie in struttura negli orari di apertura.
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) EDITORIALE 7 La famiglia di Bergamo Salute cresce ancora... ) SPECIALITÀ A-Z 8 Chirurgia vascolare Piaghe da decubito. L’importanza di una gestione multidisciplinare. 10 Dermatologia Dermatite atopica. Stop a lesioni e prurito con le nuove terapie 12 Ortopedia Lesioni del menisco. Terapia conservativa o intervento? ) PERSONAGGIO 14 Viveka Assembergs Quando l’arte cura l’anima ) IN SALUTE 18 Stili di vita 10.000 passi al giorno per stare bene: mito o verità? 20 Alimentazione Digiuno intermittente. Istruzioni per l’uso 22 Pasta di legumi ) IN ARMONIA 24 Psicologia Bonus psicologo. Come funziona e chi ne ha diritto 27 Coppia Doppio cognome. Facciamo chiarezza
Anno 12 Maggio | Giugno 2022
) IN FAMIGLIA 30 Dolce attesa Bruciore di stomaco in gravidanza. Perché viene e cosa fare 32 Bambini SOS asma nei bambini. Cause e rimedi ) IN FORMA 34 Fitness Tuffi: coraggio, concentrazione ed equilibrio 36 Bellezza Adiposità localizzate e cellulite? Mettile KO con il caldo-freddo ) ATS INFORMA 38 Verso un welfare di comunità. Il potenziamento dell’assistenza del territorio: la casa di comunità ) RICETTA 42 Vellutata di fave, cicoria e crostini di segale ) RUBRICHE 49 Animali Toxoplasmosi nel gatto. Come limitare i rischi 52 Altre terapie Biotina. Alleata di pelle e muscoli 54 Guida esami Risonanza Magnetica Mammaria: quando serve
) DAL TERRITORIO 56 News 60 Terzo Settore Accademia dello Sport 63 Malattie rare Displasia fronto-facio-nasale 64 Farmacie Ipotiroidismo. Conosciamo meglio i “nuovi” farmaci 66 Testimonianza Una valvola “speciale” per il mio cuore 68 Il lato umano della medicina Dietro il banco della farmacia con la testa e il cuore ) STRUTTURE 70 Centro Italiano Pavimento Pelvico® 72 Casa Mia Verdello ) 75 77 79 81
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Maggio/Giugno 2022 | Bergamo Salute | 3
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EDITORIALE
La famiglia di Bergamo Salute cresce ancora La famiglia di Bergamo Salute si amplia e cresce ancora. Siamo lieti infatti di annunciarvi che, da questo numero, fa il suo ingresso nel nostro comitato etico l’Ordine dei Tecnici sanitari di radiologia medica e delle professioni sanitarie tecniche della riabilitazione e della prevenzione della provincia di Bergamo. Grazie a loro, gli articoli della nostra rivista avranno un vaglio in più, autorevole e competente, sempre con l’obiettivo di offrirvi un’informazione di qualità, attendibile e scientificamente rigorosa. Quest’Ordine, infatti, rappresenta ben 19 professioni sanitarie sempre più centrali nei percorsi di prevenzione, nella tecnica diagno-
stica e assistenziale, nella riabilitazione e terapia in diversi ambiti della salute. In sinergia con le altre professioni sanitarie, ma allo stesso tempo lavorando in autonomia grazie alla loro professionalità, queste figure ci affiancano per recuperare o mantenere il nostro benessere fisico e mentale e migliorare la nostra qualità di vita, anche in caso di patologie croniche. Vediamo allora insieme nel dettaglio chi sono: tecnico sanitario di radiologia medica, assistente sanitario, tecnico sanitario di laboratorio biomedico, tecnico audiometrista, tecnico audioprotesista, tecnico ortopedico, dietista, tecnico di neurofisiopatologia, tecnico della
fisiopatologia cardiocircolatoria e perfusione cardiovascolare, igienista dentale, fisioterapista, logopedista, podologo, ortottista - assistente di oftalmologia, terapista della neuro e psicomotricità dell’età evolutiva, tecnico della riabilitazione psichiatrica, terapista occupazionale, educatore professionale e tecnico della prevenzione nell’ambiente e nei luoghi di lavoro. A tutti loro il nostro più sentito benvenuto!
Adriano Merigo Maggio/Giugno 2022 | Bergamo Salute | 7
SPECIALITÀ A-Z
CHIRURGIA VASCOLARE
Piaghe da decubito L’importanza di una gestione multidisciplinare ∞ A CURA DI LEONINO LEONE
Quando si parla di piaghe da decubito o lesioni da pressione si sottintende quel quadro clinico in cui si verificano alterazioni e danneggiamento dei tessuti a seguito della posizione “obbligata” di un paziente per allettamento o immobilità. L’impatto sociale di questa condizione - molto frequente anche considerato l’innalzamento dell’aspettativa di vita e l’impatto delle patologie croniche ad esso associate - è per il paziente e la famiglia piuttosto evidente: spesso i pazienti allettati vivono presso la propria dimora e raramente dispongono di un supporto sanitario sufficiente per l’assistenza a domicilio. Se non assistiti, molto frequentemente patiscono le complicanze peggiori di questa condizione clinica, quali le ulcere e le infezioni in primis, e spesso giungono a decesso prematuro. Per questo è fondamentale creare intorno a questi pazienti e alle loro famiglie una rete, composta da diverse figure sanitarie tra loro integrate e complementari, in grado di prendersene cura riducendo così le complicanze e l’eventuale ospedalizzazione. 8 | Bergamo Salute | Maggio/Giugno 2022
POCHE ORE PER DANNI PERMANENTI Bastano poche ore di pressione in corrispondenza delle prominenze ossee per determinare un danno anche irreversibile dei tessuti. Le regioni anatomiche principalmente coinvolte dalle piaghe da decubito sono quelle più esposte alla pressione in corso di allettamento forzato: talloni, glutei, anche, sacro, gomiti, a volte anche nuca e cranio.
I DIVERSI STADI DI GRAVITÀ Le piaghe da decubito si suddividono in diversi stadi di gravità crescente in base al livello di compromissione dei tessuti: > stadio 1 con eritema cutaneo ma cute ancora integra; > stadio 2 con lesioni superficiali e soluzione di continuità che coinvolge solo lo strato epidermico o al limite il derma; > stadio 3 con lesioni più
Medicazioni diverse a seconda dello stadio A seconda della gravità delle lesioni da decubito possono essere necessarie medicazioni diverse: > medicazioni base, ovvero disinfezione, detersione e pulizia, copertura semplice a piatto o con zaffo nella cavità; > medicazioni avanzate, all’argento, a captazione batterica, idrocolloidi, alginati etc.; > medicazioni a pressione topica negativa (particolare tipo di presidio volto ad “aspirare in continuo” dal letto dell’ulcera l’essudato in eccesso); > toilette chirurgiche per asportare il tessuto necrotico; presidi protettivi come spugne e talloniere, cuscini e materassi anti-decubito.
DOTT. LEONINO LEONE Specialista in Chirurgia Vascolare Studio Medico di Chirurgia Vascolare Dott. Leone
profonde che raggiungono la fascia muscolare senza attraversarla (vere e proprie ulcerazioni dei tessuti, conosciute anche come “piaghe da decubito”); > stadio 4 con lesioni cavitarie per distruzione di muscoli, tendini, ossa.
UN APPROCCIO SANITARIO SINERGICO PER UN MAGGIOR BENESSERE FISICO E PSICOLOGICO Per la gestione dei pazienti con piaghe da decubito è fondamentale la sinergia di diverse figure sanitarie: il medico di Medicina Generale, lo specialista vulnologo e, soprattutto, l’Infermiere devono integrarsi perfettamente per sostenere questi pazienti e le famiglie con il fine ultimo di far guarire le lesioni ulcerative o, quando questo non è possibile, far sì che queste non siano causa di morte. A questo proposito, sempre maggiormente si è sviluppata sul territorio la cosiddetta Assistenza Domiciliare Integrata (ADI). Il medico di Medicina Generale è oramai in grado di trasmettere con semplicità e immediatezza per via telematica
alla ATS di competenza la richiesta di attivazione dell’Infermiere direttamente al domicilio del paziente. Il medico di Medicina Generale si occupa della cosiddetta assistenza primaria, cioè mette in atto quei presidi sanitari d’attacco quali l’antibioticoterapia empirica ad ampio spettro, la terapia farmacologica di sostegno al paziente debilitato, l’attivazione appunto dell’ADI. L’Infermiere valuta il paziente e individua le necessità basilari che l’assistenza integrata richiede; si occupa di disinfettare e medicare le lesioni ulcerative e contatta gli specialisti di riferimento, sempre riferendosi al medico di Medicina Generale. Coadiuvato dalle varie figure specialistiche (chirurgo, geriatra, neurologo, palliatore, etc.), fornisce al paziente e alla famiglia il supporto necessario per le esigenze del singolo. Il vulnologo è la figura di riferimento per la gestione delle ulcere. Una volta valutato il paziente, imposta un’eventuale antibioticoterapia mirata su tampone colturale eseguito per isolare il germe patogeno e dà indicazioni all’Infermiere sulla tipologia di medicazioni da attuare. Gli altri specialisti si integrano in questo percorso terapeutico in base alle specifiche necessità del paziente. Potrà essere necessario interpellare il neurologo o il geriatra in caso di paziente con decadimento cognitivo o il chirurgo qualora dovesse richiedersi una pulizia profonda (curettage o toilette) della lesione ulcerativa. Tra le figure specialistiche risulta di fondamentale importanza quella del medico palliatore poiché molto spesso il paziente lamenta una sintomatologia dolorosa meritevole di terapia specifica. La sinergica interazione di tali figure specialistiche e la dinamica integra-
zione delle metodiche permette di ridurre notevolmente la frequenza e la durata dell’eventuale ospedalizzazione del paziente, limitando di fatto le complicanze correlate e abbattendo significativamente i costi della spesa sanitaria. Ma soprattutto il paziente e la famiglia, non sentendosi abbandonati e soli, vivranno con maggiore dignità una condizione quasi sempre debilitante anche dal punto di vista psicologico.
LE INFEZIONI, IL RISCHIO PIÙ TEMIBILE Le infezioni sono un momento critico nel percorso clinico del paziente affetto da piaghe da decubito: quando viene meno l’azione di barriera della pelle i germi patogeni provenienti dall’esterno possono colonizzare i tessuti sottostanti creando un ambiente ideale per la loro proliferazione. Spesso l’utilizzo indiscriminato dell’antibioticoterapia senza precisi criteri seleziona i germi conferendo loro alta resistenza ai comuni antibiotici. Risulta quindi di fondamentale importanza riconoscere le infezioni più resistenti e isolare il germe patogeno responsabile con un tampone colturale al fine di impostare un’antibioticoterapia specifica e mirata.
Maggio/Giugno 2022 | Bergamo Salute | 9
SPECIALITÀ A-Z
DERMATOLOGIA
Dermatite atopica Stop a lesioni e prurito con le nuove terapie ∞ A CURA DI KETTY PERIS E GABRIELLA FABBROCINI
Prurito, bruciore della pelle, insonnia, nervosismo e difficoltà nei rapporti sociali: sono solo alcuni dei problemi che tormentano la quotidianità di chi è affetto da psoriasi e dermatite atopica, due patologie che oltre all’aspetto clinico hanno ripercussioni serie anche sulla psiche e sulla qualità di vita di chi ne soffre. Ma sono in arrivo nuove terapie in grado di eliminare non solo le lesioni, ma anche di alleviare il prurito invalidante e la fastidiosa sensazione di bruciore nei casi di dermatite atopica.
DERMATITE ATOPICA: LA PIÙ COMUNE MALATTIA INFIAMMATORIA DELLA PELLE La dermatite atopica è la più comune malattia infiammatoria cutanea, che in Italia colpisce il 7,7% degli adolescenti tra i 13 e i 14 anni e il 6,6% degli adulti. Nella maggioranza dei casi l’esordio dei sintomi avviene durante l’infanzia e in circa il 60% dei casi si osserva un sensibile miglioramento durante l’adolescenza, anche se in una certa percentuale di casi la malattia può ricomparire in età adulta. Fortunatamente nel 90% circa dei casi la dermatite atopica 10 | Bergamo Salute | Maggio/Giugno 2022
si presenta in forma lieve-moderata. Il sintomo principale è il prurito e le lesioni sono eczemi localizzati più frequentemente a livello delle pieghe di arti, collo e viso e, negli adulti, anche su mani e areole mammarie. Nei casi più comuni la malattia è caratterizzata da fasi di remissioni e recidive causate da eventi scatenanti.
CURE PIÙ EFFICACI E DURATURE CON I NUOVI FARMACI BIOLOGICI Accanto alle classiche terapie topiche a base di corticosteroidi e inibitori topici della calcineurina e terapie sistemiche con farmaci tradizionali come la ciclosporina, oggi abbiamo a disposizione nuove terapie biologiche come il dupilumab o il tralokinumab, o small molecules come i Jak inibitori. Di recente, inoltre, la Commissione Europea ha approvato upadacitinib, un inibitore selettivo e reversibile di Jak che si assume per via orale e si è rivelato molto efficace nel trattamento della dermatite atopica moderata-severa negli adulti e adolescenti dai 12 anni in su. Negli studi clinici internazionali, che hanno incluso anche l’Italia, l’upadacitinib è stato usato in monoterapia o in asso-
PROF.SSA KETTY PERIS Specialista in Dermatologia Presidente SIDeMaST Società Italiana di Dermatologia
PROF.SSA GABRIELLA FABBROCINI Specialista in Dermatologia Consigliere SIDeMaST Società Italiana di Dermatologia
ciazione con cortisonici topici e ha agito rapidamente non solo sul prurito ma anche sulle lesioni cutanee. Inoltre, è stato osservato che il beneficio clinico si mantiene costante nel tempo. Con queste terapie innovative sarà possibile trattare meglio una malattia complessa e invalidante come la dermatite atopica. Per questo motivo ci auguriamo siano disponibili presto anche in Italia.
IL RUOLO DEL PAZIENTE NELLA GESTIONE DELLA MALATTIA Anche il paziente deve fare la sua parte, adottando semplici accorgimenti in cinque mosse: > rispettare le buone abitudini quotidiane di cura e di igiene della pelle; > mantenere uno stile di vita sano curando l’alimentazione e facendo regolare attività fisica; > usare di frequente gli emollienti; > evitare di entrare in contatto con sostanze irritanti o allergizzanti come saponi, lana, temperature eccessive ed allergeni presenti nell’ambiente come piante e graminacee; > evitare il fai-da-te e affidarsi alle cure degli esperti.
NOVITÀ ANCHE PER LA CURA DELLA PSORIASI Anche nella terapia della psoriasi ci sono importanti novità, con cure innovative che consentono un controllo sempre maggiore della patologia. La psoriasi è la più comune malattia infiammatoria cronica della pelle che interessa circa il 3% della popolazione italiana. Oltre alla pelle può colpire anche altri organi e apparati come quello articolare, cardiovascolare e intestinale; per questo motivo occorre spesso un approccio multidisciplinare. Fortunatamente oggi abbiamo a disposizione farmaci biotecnologici innovativi che agiscono in maniera mirata sui processi infiammatori che sostengono la patologia psoriasica, consentendo una gestione ottimale della patologia. In particolare, i farmaci biotecnologici più recenti quali gli inibitori dell’interleuchina 17 e 23, sono in grado di far sparire completamente le lesioni cutanee in poche settimane, consentendo un controllo tanto veloce quanto a lungo termine della malattia psoriasica. Il nostro scopo è quello di individuare la terapia giusta per il giusto paziente, ovvero di effettuare una terapia personalizzata a misura del paziente e delle sue peculiarità, potendo avvalerci di 11 differenti farmaci biotecnologici ognuno con le sue caratteristiche distintive.
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SPECIALITÀ A-Z
ORTOPEDIA
Lesioni del menisco Terapia conservativa o intervento? ∞ A CURA DI MARCO WALTER CASSAGO
La lesione del menisco è la più comune patologia del ginocchio, in particolare ma non solo tra chi fa sport. Di origine traumatica, in genere in seguito a una distorsione, o degenerativa da usura può manifestarsi a qualsiasi età. Il primo approccio è sempre conservativo, ma in alcuni casi, soprattutto in pazienti giovani, può rendersi necessario l’intervento chirurgico.
DUE “CUSCINETTI” CHE CONTRIBUISCONO ALLA STABILITÀ DELL’ARTICOLAZIONE I menischi sono due strutture fibrocartilaginee, posizionate sul lato interno e laterale del ginocchio che, interponendosi tra i condili femorali (che sono convessi) e la tibia (che ha una superficie praticamente piana), fungono da ammortizzatori, distribuendo il carico in modo uniforme su tutta la superficie articolare. Inoltre hanno una funzione stabilizzatrice per il ginocchio e una funzione protettiva per le cartilagini. 12 | Bergamo Salute | Maggio/Giugno 2022
TRAUMA O USURA ALL’ORIGINE DELLA ROTTURA Le lesioni meniscali sono sostanzialmente di due tipi: traumatiche e degenerative. Le lesioni traumatiche sono frequenti nelle persone giovani e in circa metà dei casi avvengono durante l’attività sportiva. Il trauma è di tipo distorsivo e, oltre a danneggiare il menisco, provoca spesso la rottura di altre strutture articolari (legamenti collaterali, legamento crociato anteriore, cartilagine articolare e l’altro menisco). Le lesioni degenerative, invece, sono
Data l’elevata frequenza di queste lesioni, la meniscectomia selettiva artroscopica, ovvero l’asportazione della parte di menisco lesionato, è tra le dieci operazioni più eseguite in chirurgia”
tipiche dell’anziano e sono associate di solito all’artrosi di ginocchio. L’evento traumatico è minimo, talvolta quasi impercettibile, e va ad agire su un tessuto meniscale già degenerato e usurato o indebolito da traumi precedenti.
I SINTOMI: DOLORE E GONFIORE ARTICOLARE Il sintomo più caratteristico, in particolare in caso di lesione traumatica, è un dolore acuto, che si manifesta con un rumore di “schiocco” nell’articolazione, nella parte interna o esterna. Il quadro clinico successivamente è caratterizzato da dolore, soprattutto durante la flessione del ginocchio, e gonfiore dovuto a versamento intra-articolare. In alcuni casi, oltre a questi sintomi, si può manifestare anche rigidità dell’articolazione fino al blocco articolare, ovvero l’impossibilità di estendere il ginocchio.
ESAME CLINICO E RISONANZA MAGNETICA PER LA DIAGNOSI La diagnosi di lesione meniscale è
DOTT. MARCO WALTER CASSAGO Specialista in Ortopedia e Traumatologia e Medicina dello Sport Libero Professionista
innanzitutto clinica. Lo specialista ortopedico inizia valutando l’asse della gamba al fine di verificare l’eventuale presenza di problemi come il ginocchio varo (gambe a O) e il ginocchio valgo (gambe a X), che possono rappresentare fattori predisponenti alle lesioni meniscali. Poi verifica, palpando, se si percepisce dolore lungo la linea del ginocchio in cui si trova il menisco. Questo spesso è infatti il segno principale di una lesione meniscale. A conferma di un preciso sospetto clinico, la risonanza magnetica costituisce l’esame più accurato per lo studio dei menischi.
LA TERAPIA: CONSERVATIVA O CHIRURGICA La terapia conservativa è basata su riposo, uso di ghiaccio e di farmaci anti-infiammatori, infiltrazioni in-
trarticolari con acido ialuronico e sospensione dell’attività sportiva. È utileanche,qualoranecessario,perdere peso così da limitare il carico sull’articolazione del ginocchio. Se questo approccio non dà i benefici sperati, è consigliabile la chirurgia: eseguita con tecnica artroscopica, permette un trattamento preciso e accurato della lesione meniscale, con un recupero funzionale molto breve. Attraverso due piccoli fori nel ginocchio viene inserito uno strumento ottico, a cui è collegata una video-camera in miniatura che permette di visualizzare le strutture articolari del ginocchio, e gli strumenti necessari per suturare o asportare il menisco. Il trattamento chirurgico, in particolare, offre la possibilità di: > suturare la lesione meniscale, con sorta di “cucitura” eseguita con un apposito strumento, favorendo la cicatrizzazione; > asportare esclusivamente la parte di menisco lesionato (meniscectomia selettiva); > asportare completamente il menisco lesionato (meniscectomia completa). Essendo il menisco un elemento importante per la stabilità del ginocchio, è fondamentale, salvaguardarlo il più possibile privilegiando, laddove possibile, interventi di sutura o di asportazione parziale, soprattutto se si tratta di pazienti giovani.
I DIVERSI TIPI DI LESIONE l menisco può rompersi in diversi modi. Le lesioni sono conosciute e classificate in base al loro aspetto e alla zona in cui si verifica la lesione stessa. Le lesioni più comuni includono: > lesioni longitudinali > lesioni orizzontali > lesioni a “manico di
secchio” > lesione radiale > lesione a “becco di pappagallo” > lesioni tipo flap > lesioni complesse.
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PERSONAGGIO
VIVEKA ASSEMBERGS
Quando l’arte cura l’anima Intervista con la scultrice Viveka Assembergs che ha realizzato una toccante Via Crucis sul sentiero di Papa Giovanni a Sotto il Monte ∞ A CURA DI LUCIO BUONANNO
Era il Sentiero di Papa Giovanni. Lo aveva percorso tante volte in raccoglimento partendo da Ca’ Maitino inerpicandosi fino alla Torre di San Giovanni sulle colline di Sotto il Monte. A questo colle Angelo Roncalli era molto affezionato tanto che appena diventato Papa disse all’allora sindaco e capogruppo degli alpini del suo paese natio, Pier Carlo Carissimi, ricevendolo in udienza a Castel Gandolfo: «Carleto, mi raccomando, non fate crollare San Giovanni». A distanza di anni la raccomandazione di Giovanni XXIII si è addirittura trasformata in un’opera d’arte, prima con gli alpini che hanno rifatto e messo in sicurezza il sentiero con 12 mila ore di lavoro, e da pochi mesi con l’istallazione di una toccante Via Crucis realizzata dalla scultrice Viveka Assembergs, svedese di origine ma trasferitasi da bambina a Bergamo, dove ha studiato al Liceo Artistico. Incontriamo Viveka nel suo studio a Torre Boldone, che si affaccia su un giardino dove sono esposte alcune sue bellissime opere. È appena tornata da Sotto il Monte dove ha fatto da guida a 36 alunni della terza media spiegando la sua “Via Crucis”. «è stata un’esperienza bellissima» ci dice «anche se i ragazzi erano un po’ su di giri, ma bisogna capire la loro vivacità 14 | Bergamo Salute | Maggio/Giugno 2022
dopo due anni e mezzo di covid». D’altronde lei i ragazzi cerca di capirli anche psicologicamente visto che insegna scultura e metodi e tecniche di scultura di arte sacra contemporanea all’Accademia di Belle Arti Santa Giulia Brescia. Viveka, occhi azzurrii e capelli biondi, ha respirato arte fin da piccola, la sua è infatti una famiglia di artisti: padre, nonni, zii e cugini disegnatori, pittori o scultori. Ha una sorella maggiore, Monika, che è tornata in Svezia dove alleva cavalli, e un fratello, Peter, direttore dell’ASST di Treviglio. «Siamo arrivati a Bergamo alla fine degli anni 60 con la famiglia, seguendo mia mamma, svedese, e mio padre ingegnere, olandese, che collaborava con un’azienda bergamasca» ci racconta Viveka, nome che in Scandinavia significa “fortezza di guerra”. «L’inizio è stato duro, mi sembrava tutto diverso. La gente mi guardava con curiosità. La lingua difficile. Anche all’asilo, dalle suore, ero in difficoltà, non ne avevo mai vista una in Svezia. Ma in poco tempo mi sono integrata e ho imparato l’italiano». E a Bergamo è rimasta, si è sposata e tra un po’ festeggerà i 40 anni di matrimonio. Inizia la sua attività come grafica pubblicitaria, poi si dedica alla decorazione e al restauro. La svolta con la scultura avviene
nel 2007 quando sollecitata da Domenico Montalto, critico d’arte recentemente scomparso, espone le sue opere dal titolo “Occorrono le ali” al Centro San Bartolomeo di Bergamo. Poi altre mostre, nella Bergamasca, a Milano, a Berlino, in Svezia, a Barcellona. Fino a vincere il concorso indetto dalla parrocchia di Sotto il Monte per la realizzazione della Via Crucis. «Non è stato facile» ci spiega la scultrice. «C’è stata una lunga preparazione, un lavoro sulla mia persona, uno studio delle Sacre Scritture e dei luoghi di Gesù. Ho provato a immaginare gli odori, i colori di una terra tanto lontana e arida con atmosfere molto diverse dalle nostre. Un lavoro che ha comportato anche una specie di isolamento. La difficoltà è stata anche nella misura di queste installazioni: 30 centimetri al massimo di altezza. Ho rispettato le 14 stazioni canoniche mantenendo un linguaggio figurativo. In alcune però c’è uno spazio di tempo più dilatato. Poi quando tutto era pronto per essere istallato da Ca’ Maitino a Torre di San Giovanni sono arrivati il covid e il lockdown. Nei mesi di fermo ho passato tanto tempo in studio tra i miei gruppi della Via Crucis ma non ho voluto apportare alcuna modifica a ciò che avevo fatto. Nel lockdown però d’accordo con gli organizzatori abbiamo deciso di aggiungere una quindicesima
stazione con due momenti importanti: la Resurrezione di Cristo raffigurata dal Sepolcro vuoto con la pietra spostata e le Pie Donne e con la Maddalena protesa nella ricerca del Signore. Ho voluto dare così un segno di speranza con la Resurrezione di Gesù e la vittoria sulla morte». Prima della pandemia questi gruppi scultorei bronzei a cera persa sono stati esposti a Palazzo della Ragione ammirati da novemila visitatori in quattro settimane. I commenti sono stati entusiastici.
In quella occasione monsignor Dolcini parroco di Sotto il Monte ha così commentato l’opera: «Siamo molto soddisfatti. Viveka Assembergs ha saputo tradurre i temi della Passione in un’opera concreta che è capace di trasmettere il movimento e il pathos della Via Crucis. Ha prestato grande attenzione e si è saputa immedesimare nella sofferenza e nel clima dei tragici momenti precedenti la morte di Cristo». E la mostra a Palazzo della Ragione Viveka la ricorda ancora con entusiasmo. «È stato emozionante»
dice «un’interessante esposizione accolta con grande entusiasmo, che ha valorizzato ancora di più queste mie opere senza volto». Le sculture infatti non hanno una fisionomia. Ora sono sulla salita tra Ca’ Maitino e la Torre di San Giovanni montate su piedistalli di ferro arrugginito di un metro e ottanta con dietro una quinta che nelle intenzioni della scultrice doveva rappresentare la Sacra Sindone. Davanti a loro si prova un senso di pace e il desiderio di recitare una preghiera. Così l’arte può curare anche l’anima. Maggio/Giugno 2022 | Bergamo Salute | 15
PERSONAGGIO
VIVEKA ASSEMBERGS
dere l’elemento e con un archetto di violino ho ottenuto una vibrazione simile al suono di una campana tibetana. Ora ho dovuto sostituire le corde con tiranti d’acciaio. Ma con questo lavoro ho dato sfogo alla mia esigenza di esprimermi liberamente, senza vincoli di stile, di linguaggio. E così tutte le mie opere nascono dal mio interiore. Le mie ispirazioni nascono dentro di me e dai materiali che mi capitano sot-
tomano. Vi sono materiali che per le loro caratteristiche mi ispirano. Il ferro più di tutti. Amo tagliarlo, piegarlo, comporlo, saldarlo. Ma anche il bronzo che cerco di assottigliare il più possibile, la vetroresina, unico materiale a rappresentare le mie storie e la terra». E nello studio ci sono in mostra le sue opere fatte con ogni materiale, spesso innestandoli l’uno sull’altro. Un vero museo.
Ph: Paolo Biava
Con Viveka ci trsaferiamo nel suo giardino davanti alle sue opere come l’Alba e il Tramonto e il grande cerchio attraversato da una figura che ha presentato in una mostra nella sede del Credito Bergamasco. E ci racconta a proposito del grande cerchio: «Durante la lavorazione ho apportato alcune modifiche perché potesse emettere un suono. Le ho dato voce. Ho realizzato delle corde armoniche per sospen-
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Impegnati a crescere con il territorio In ascolto dei Vostri bisogni
Albero della Cura
Cooperativa Sociale In Cammino - via De’ Medici, 13 - 24016 San Pellegrino Terme Tel. 0345 22636 - segreteria@coopincammino.it - www.coopincammino.it
IN SALUTE
STILI DI VITA
10.000 passi al giorno per stare bene: mito o verità? ∞ A CURA DI ELENA BUONANNO
10.000 passi. È questo il traguardo giornaliero suggerito qualche anno fa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per invitare i cittadini a condurre una vita attiva e sana al fine di prevenire problemi cardiovascolari, sovrappeso e obesità. Che camminare un po’ tutti i giorni faccia bene ormai è certo. Ma è davvero questa la soglia necessaria per avere una vita sana? Se lo sono chiesto anche diversi studi scientifici negli ultimi anni, arrivando alla conclusione che forse ne bastano 7.000. Come ci spiega Massimo de Nardi, dottore in Scienze Motorie.
Come mai è stato scelto come “gold standard” proprio il numero 10.000? Facciamo una premessa: è assodato che camminare può ridurre il rischio di incorrere in una serie di malattie cardiovascolari (come ipertensione, colesterolo alto e diabete), aiuta a perdere peso e 18 | Bergamo Salute | Maggio/Giugno 2022
aumenta il livello di benessere psicofisico. Ben venga quindi l’utilizzo del contapassi o dello smartwatch soprattutto in persone che, pur non praticando sport, tengono alla propria forma fisica e salute. Tuttavia il numero dei 10.000 passi al giorno, che corrispondono a circa 7-8 chilometri, nasce nel 1965 da un’azione di marketing, non poggiata su basi scientifiche. In quell’anno, infatti, un’azienda giapponese cominciò a vendere un contapassi il cui messaggio era “Manpo-kei” che in Giapponese
La diffusione dei contapassi e degli smartwatch, dispositivi da polso con diverse funzioni tra cui la registrazione dell’attività fisica, ha rilanciato la moda dei 10.000 passi al giorno”
significa “10.000 passi”. Lo slogan suonava bene e la gente lo mise in pratica da subito. Il successo fu tale che l’azienda registrò un record di vendite e il concetto divenne popolare in tutto il mondo come indicatore di attività fisica ottimale per mantenersi in salute. A tutti gli effetti è un numero facile da ricordare, che motiva a muoversi e a fare sana attività fisica alla portata della stragrande maggioranza delle persone. Nel corso degli anni, poi, la ricerca scientifica ha studiato i benefici dell’attività fisica, e in particolare del walking: il risultato è che non serve arrivare alla soglia dei 10.000 passi al giorno. Quanti passi servono allora? Diciamo che le evidenze scientifiche che abbiamo oggi ci dimostrano come muoverci fa assolutamente bene al nostro stato di salute, anche senza raggiungere il fatidico numero magico dei 10.000 passi. In uno studio del 2019 condotto su donne ultrasettantenni al
Brigham and Women’s Hospital di Boston, uno degli istituti di ricerca e cura al femminile più importante al mondo, ad esempio, gli autori hanno riscontrato che coloro che camminavano almeno 4.000 passi al giorno avevano un tasso di mortalità inferiore rispetto a coloro che camminavano meno (sotto la soglia dei 2.700 passi al giorno). Lo studio ha evidenziato, inoltre, che 7.500 al giorno massimizzano la riduzione del rischio di sviluppare malattie cardiovascolari, mentre 10.000 o più passi al giorno non portano ulteriori miglioramenti. Anche un’altra ricerca, condotta dai ricercatori dell’Harvard Medical School dal 2011 al 2015 sempre su persone anziane, aveva evidenzia-
to che in media erano sufficienti 4.400 passi al giorno per ridurre il tasso di mortalità. Infine, un recente studio del 2021, effettuato all’Università del Massachussett e durato 11 anni, ha riscontrato che fare tra i 6.000 e gli 8.000 passi al giorno sarebbe sufficiente per vivere più a lungo. Nel dettaglio, i ricercatori, dopo aver diviso i partecipanti allo studio in quattro gruppi in base ai loro passi giornalieri e all’età, sono arrivati alla conclusione che il rischio di morte prematura per il gruppo di età superiore ai 60 anni si era stabilizzato tra 6.000 e 8.000 passi. Mentre, per le persone di età inferiore ai 60 anni il rischio diminuiva tra gli 8.000 a 10.000 passi al giorno. I ricercatori hanno quindi
concluso che i sostanziali benefici per la salute si ottengono tra i 7.000 e i 10.000 passi, ma non ci sono ulteriori benefici oltre i 10.000 passi.
DOTT. MASSIMO DE NARDI Dottore in Scienze motorie Krioplanet Treviglio
IN SALUTE
ALIMENTAZIONE
DOTT.SSA MARIAGIOVANNA FILIPPELLA Specialista in Endocrinologa e referente dell’Ambulatorio di Nutrizione e Metabolismo Humanitas Gavazzeni Humanitas Medical Care Bergamo
Digiuno intermittente Istruzioni per l’uso ∞ A CURA DI GIULIA SAMMARCO
Fare attenzione a quando mangiare, piuttosto che a cosa mangiare. Il digiuno intermittente, basato sul nutrirsi solo durante determinati periodi di tempo (e digiunare nel resto del tempo), è un regime alimentare molto in voga negli ultimi anni che promette di aiutare a perdere peso, ma anche offrire benefici all’organismo. Ma è davvero così? Come funziona? E non è rischioso? Ne parliamo con la dottoressa Mariagiovanna Filippella, endocrinologa. Dottoressa Filippella, cosa si intende per digiuno intermittente e in cosa consiste? Il digiuno intermittente (IMF che sta per Intermittent Fasting) è un regime alimentare caratterizzato 20 | Bergamo Salute | Maggio/Giugno 2022
da periodi ricorrenti (ad esempio 16-48 ore) con apporto energetico minimo o nullo. In particolare esistono quattro approcci: > Alternate Day Fasting (ADF), in cui 3-4 giorni alla settimana richiedono il digiuno completo; > Alternate day modified fasting (ADMF) ossia il digiuno intermittente modificato che consente l’assunzione del 25% delle calorie giornaliere in una finestra oraria ristretta, solitamente coincidente con un unico pasto, da ripetersi ogni 3-4 volte alla settimana; > Fasting two days per week (2DW) ossia digiuno o digiuno modificato due giorni alla settimana; > Periodic Fasting (PF) con digiuno da due fino a 21 o più
giorni (di cui ci sono pochi studi in letteratura). Una sottocategoria del digiuno intermittente è il Time Restricted Feeding (TRF) o prolungamento del digiuno che comprende protocolli innovativi in quanto non prevedono la restrizione calorica né l’astinenza da cibo; si basa appunto sul prolungamento del digiuno giornaliero attraverso la restrizione della finestra oraria per l’accesso al cibo, senza modificare l’apporto energetico, limitando il periodo giornaliero di assunzione di cibo a 8-10 ore o meno nella maggior parte dei giorni della settimana. I più studiati sono l’early (e-TRF) e il mid day (mTRF), nei quali gli interventi nutrizionali sono limitati rispettivamente alle prime o alle ore centrali della giornata.
Quali sono i benefici per l’organismo in generale? In generale il digiuno intermittente promuove il calo di peso e migliora lo stato di salute metabolica. Il protocollo più utilizzato e con migliori risultati è l’early (e-TRF) che è anche in grado, per quanto riguarda la regolazione dell’appetito, di ridurre i livelli di grelina (ormone gastrico) che stimola la fame soprattutto al mattino, e di favorire l’aumento dell’ormone della sazietà GLP-1 (ormone prodotto dal tratto intestinale). Con questo protocollo scegliendo una finestra nutrizionale di circa 8 ore per una durata di 6 settimane, non si rischia neanche di avere conseguenze deleterie sulla massa magra scheletrica e sulla densità minerale ossea che potrebbero verificarsi in caso di digiuno troppo prolungato. Ma i vantaggi in termini di perdita di peso sono duraturi? I vantaggi in termini di perdita di peso sono incoraggianti, soprattutto alla luce della potenzialità di migliorare lo stato di nutrizione e di salute metabolica in assenza di riduzione dell’apporto energetico. I risultati sono maggiori per i protocolli che seguono la cronobiologia, ossia la ritmicità circadiana ormonale come per l’early (e-TFR), e possono essere duraturi nel tempo nel momento in cui, al termine di tali regimi dietetici, si acquisiscono
Il protocollo 16/8, ovvero l’early (e-TRF), che significa digiunare per 16 ore e concentrare pasti e spuntini nelle restanti 8, è il più utilizzato e quello che offre migliori risultati”
corrette abitudini alimentari. Sincronizzare la finestra nutrizionale con il ritmo circadiano endogeno può essere efficace nel ridurre l’apporto energetico quotidiano e ottimizzare il bilancio energetico, inducendo una maggiore flessibilità metabolica e migliorando la tolleranza glucidica e la composizione corporea. Quindi guardare l’orologio può essere più utile che guardare la bilancia. Quali sono i rischi a cui si può andare incontro? Il digiuno, se prolungato e ripetuto, può comportare seri danni al nostro organismo. Gli effetti sulla salute possono essere imprevedibili e in alcuni casi pericolosi. Per questo motivo, è importante evitare di cambiare radicalmente le proprie abitudini alimentari senza
il parere di un medico esperto del settore. Si tratta di protocolli che vanno affrontati con l’assistenza di un professionista che verifichi che, nonostante la restrizione calorica, non si creino carenze o non si verifichino pericolosi squilibri elettrolitici. In più, periodi prolungati di digiuno possono danneggiare nel tempo la massa muscolare scheletrica e la densità minerale ossea. Vanno sicuramente evitati i digiuni “fai da te”. Alcune situazioni, poi, sono più a rischio di altre, come nel caso in cui si stiano assumendo farmaci o in presenza di patologie. Lo possono fare tutti? È importante sottolineare che non tutti possono praticare questo tipo di regime alimentare. Qualsiasi forma di digiuno intermittente è assolutamente da evitare nei bambini, negli adolescenti, nelle donne in gravidanza o in allattamento, nei diabetici di tipo 1 e in tutti i casi di disturbo del comportamento alimentare. Per questo motivo, prima di scegliere dei protocolli alimentari che prevedono il digiuno o una rilevante riduzione calorica, è indispensabile imparare ad avere un buon rapporto con il cibo e l’alimentazione, perché avere un comportamento alimentare equilibrato e consapevole rimane il modo migliore per raggiungere e mantenere nel tempo uno stato di salute ottimale.
IN SALUTE
ALIMENTAZIONE
Pasta di legumi Un’alternativa al piatto di pasta “tradizionale” o un nuovo modo di consumare i legumi?
∞ A CURA DI ELENA BUONANNO
Negli ultimi anni sugli scaffali dei supermercati è sempre più facile imbattersi in tipi di pasta preparate non con farina di frumento, ma con farine di legumi. Ce n’è per tutti i gusti: verde e dolciastra quella di piselli, dal gusto intenso e farinoso quella di lenticchie rosse, più simile per il colore a quella di frumento quella di ceci. Ma possono essere un sostituto della pasta “tradizionale”? Lo abbiamo chiesto alla dottoressa Emanuela Mosca, dietista. Dottoressa Mosca, innanzitutto, quali sono le caratteristiche nutrizionali della pasta di legumi? La pasta di legumi è certamente un prodotto ricco di proteine e di fibre. Dal punto di vista vitaminico, la pasta di legumi è una buona fonte di vitamine idrosolubili del gruppo B. Nella farina di lenticchie rosse, ceci e piselli, abbondano soprattutto: Vitamina B1, Vitamina B5, Vitamina B6 e acido folico. Per quanto riguarda i minerali invece, queste leguminose si possono conside22 | Bergamo Salute | Maggio/Giugno 2022
rare buone fonti di ferro, fosforo, potassio, calcio, magnesio e zinco. Ogni farina apporta dei minerali e delle vitamine in concentrazione diversa, per questo, è consigliato variarne il consumo per apportare in modo equilibrato tutti i micronutrienti.
Circa un 20% di fibre, rispetto al 3% della pasta di semola. Per questo, dona un maggiore senso di sazietà e favorisce un migliore funzionamento intestinale.
Quali sono le differenze rispetto alla pasta “tradizionale” di semola? Minor quantitativo di carboidrati rispetto alla pasta di cereali. Elevato contenuto di proteine: rispetto alla pasta convenzionale ha quasi il doppio delle proteine; ne apporta un 20% contro il 1013 % della pasta di frumento. Per questo si rivela utile per supportare l’alimentazione di giovani, sportivi e vegani. > Alto apporto di fibre: assicura un ottimo apporto di fibre che, unitamente all’alto apporto di proteine, la rende estremamente saziante; molto utile per chi desidera quindi sentirsi “a pancia piena” a lungo.
COME CONDIRLA Per scegliere il condimento bisogna ricordare che il sapore non è neutro, ma è quello dei legumi di partenza. In generale, per tutti i tipi di pasta di legumi è importante scegliere condimenti semplici, come pesti o pomodoro. Apportando già un buon quantitativo di proteine meglio non aggiungerne altre, privilegiando sughi a base di verdure e spezie o pesti di verdura e frutta secca ed evitando l’aggiunta di pesce, carne, formaggi o uova.
DOTT.SSA EMANUELA MOSCA Biologo Nutrizionista con Laurea in Alimentazione e Nutrizione Umana Brignano Gera d’Adda (BG)
> Basso indice glicemico: ciò si traduce in una minore oscillazione della glicemia dopo il pasto, che la rende un alimento molto utile per tutti coloro che devono tenere sotto controllo la glicemia, per chi è affetto da diabete e/o obesità. > Non contiene glutine: se composta da 100 % farina di legumi può essere adatta per un’alimentazione priva di glutine. Non tutta la pasta di legumi è però adatta ai celiaci poiché, se non certificata senza glutine, potrebbe essere stata miscelata con altre farine non prive di glutine oppure potrebbe essere stata contaminata con farine utilizzate per produrre altri articoli nello stesso stabilimento. Per questo è necessario prestare attenzione agli ingredienti e alla garanzia della certificazione glutenfree.
Mangiare un piatto di pasta di legumi è come mangiare i legumi secchi? Confrontando le tabelle di composizione delle paste di legumi monoseme e i corrispondenti legumi secchi si nota che le farine mantengono ognuna le proprie peculiarità. Rispetto ai legumi secchi la pasta di legumi è già decorticata quindi non provoca quella sensazione di gonfiore tipica causata dal consumo di legumi secchi. L’apporto proteico non cambia durante la lavorazione mentre si riduce in minima parte il contenuto di fibra. Ma come si può inserire correttamente nella propria alimentazione? La pasta di legumi può rappresentare una buona soluzione per portare in tavola una pasta più ricca di proteine e di fibre e a minor indice glicemico, ma il suo utilizzo quotidiano ed esclusivo come sostituto della pasta di semola o di altri cereali è sconsigliato perché potrebbe causare una riduzione dell’introito di carboidrati nella
dieta. Inoltre trattandosi di 100% legume, potrebbe rappresentare un modo alternativo per inserire questi alimenti, più facile e veloce. Senza contare che potrebbe essere un valido alleato per far apprezzare i legumi ai più piccoli o a coloro che non amano mangiarli di solito. Quanta mangiarne? Seppur con le differenze individuali legate al proprio personale fabbisogno, trattandosi di legumi possiamo attestarci su una porzione media da 50-60 g, come quella dei legumi secchi. Per il bilanciamento ottimale dei nutrienti sarà poi importane completare il pasto con una porzione aggiuntiva di carboidrati, come un pezzetto di pane o una patata (si può anche mescolare una piccola porzione di pasta di cereali con una di legumi), e una porzione di verdure a parte o come condimento.
La pasta di semola e la pasta di legumi sono paragonabili a livello calorico: 320kcal/100 g la pasta integrale, 350 kcal/100g la pasta di semola bianca mentre le paste di legumi indicano in etichetta un apporto tra le 330 e le 380 kcal/100g. La pasta di legumi non contiene glutine.
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IN ARMONIA
PSICOLOGIA
Bonus psicologo Come funziona e chi ne ha diritto DOTT.SSA DIANA MARGHERITA PRADA Psicologa e Psicoterapeuta
∞ A CURA DI MARIA CASTELLANO
Al via le richieste per il cosiddetto “bonus psicologo” 2022. Una misura prevista nel piano del Pnrr (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) approvato il 17 febbraio con uno stanziamento complessivo di 20 milioni di euro. Obiettivo: rispondere all’aumento
di disturbi psicologici provocati o acuiti dalla pandemia e dall’isolamento forzato vissuti in questi ultimi anni. Ma chi ne ha diritto? Come richiederlo? Ce lo spiegano i Referenti Territoriali per Bergamo e provincia dell’Ordine degli Psicologi della Lombardia.
DOTT. ANDREA LUCA POERIO Psicologo Cinico Referenti Territoriali per Bergamo e Provincia dell’Ordine degli Psicologi della Lombardia
Che cosa è il bonus psicologo e come funziona? Il documento approvato dalla Commissione riporta un provvedimento utile “a potenziare l’assistenza per il benessere psicologico individuale e collettivo, anche mediante l’accesso ai servizi di psicologia e psicoterapia in assenza di una diagnosi di disturbi mentali, e per fronteggiare situazioni di disagio psicologico, depressione, ansia, trauma da stress”. Si tratta di uno stanziamento complessivo di 20 milioni: 10 di questi saranno destinati al potenziamento delle strutture già esistenti per il reclutamento di professionisti sanitari e 24 | Bergamo Salute | Maggio/Giugno 2022
di assistenti sociali e altri 10 per i cittadini che potranno chiedere un contributo per le spese relative alle sedute di psicoterapia fruibili presso specialisti privati regolarmente iscritti all’Ordine. Chi potrà beneficiare di questo contributo? Potranno richiedere questo contributo le persone fisiche con un ISEE inferiore a 50 mila euro. Il contributo avrà un importo massimo di 600 euro a persona e sarà parametrato alle diverse fasce ISEE. In particolare, al fine di sostenere le persone con ISEE più basso, il beneficio sarà così stabilito: se l’ISEE è inferiore a 15.000 il beneficio, fino a 50 euro per ogni seduta, è erogato fino al raggiungimento dell’importo massimo di 600 euro; se l’ISEE è compreso tra 15.000 e
30.000 euro il beneficio, fino a 50 euro per ogni seduta, è erogato fino al raggiungimento dell’importo massimo di 400 euro; se l’ISEE è superiore a 30.000 e non supera i 50.000 euro il beneficio, fino a 50 euro per ogni seduta, è erogato fino al raggiungimento dell’importo massimo di 200 euro. Come fare la richiesta? La richiesta del “bonus” dovrà essere presentata in modalità telematica all’INPS. Per fare la richiesta bisognerà necessariamente autenticarsi tramite SPID, CIE o CNS e ogni beneficiario potrà effettuare una sola richiesta. A conclusione del periodo di presentazione delle domande, INPS redigerà le graduatorie attraverso cui verranno individuati i beneficiari del contributo, sulla base dell’ammontare delle risorse
disponibili. L’INPS comunicherà direttamente ai beneficiari, insieme all’accoglimento della domanda e l’importo totale del beneficio erogato, un codice univoco che dovrà essere riferito al professionista che erogherà le prestazioni oggetto del contributo economico. Il beneficio dovrà essere utilizzato entro 6 mesi (180 giorni) dalla data di accoglimento della domanda. Perchè questa necessità? I dati epidemiologici diramati dal Consiglio Nazionale Ordine Psicologi segnalano nella popolazione un incremento del 31% dei sintomi depressivi, del 32% per i sintomi ansiosi e addirittura del 41% per quanto riguarda quelli legati allo stress. Drammatico il quadro degli under 18, dove circa il 48% presenta sintomi post traumatici. Al
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IN ARMONIA
PSICOLOGIA
netto del 4,5% di popolazione che ha disturbi mentali, nel complesso un 30% degli adulti in Italia presenta una situazione di malessere, disagio, fatica o dolore psicologico riconducibile a “distress”, cioè a una condizione di stress abbastanza accentuata. Una ricerca condotta dallo Studio Piepoli ha evidenziato inoltre come nel 2021 il 27,5% dei pazienti che avevano intenzione di iniziare un percorso di salute mentale non ha potuto farlo per ragioni economiche. Mentre il 21% è stato costretto a interromperlo. Risulta evidente quindi come lo psicologo non può più essere considerato come un lusso per pochi. Che soluzione rappresenta il bonus? Il via libera al bonus di assistenza
psicologica costituisce certamente un primo ausilio concreto per chi necessita di un supporto immediato in seguito alle difficoltà che la pandemia ha acuito negli ultimi due anni. Oltre a questo, rappresenta un’importante risposta simbolica che segnala il riconoscimento da parte delle Istituzioni dell’importanza della salute mentale e del benessere psicologico. Ad oggi infatti è sempre più importante parlare di psicologia per superare i tabù e lo stigma legati al disagio psicologico e alla richiesta di un sostegno professionale. A tal proposito tuttavia il lavoro da fare è ben più complesso. Il Bonus psicologo è sicuramente un ottimo risultato, tuttavia ci auspichiamo sia solo un primo passo verso un processo di cambiamento prospettico e strut-
turale che preveda un quadro complessivo volto alla promozione del benessere, prevenzione del disagio e ascolto dei bisogni del singolo e del territorio. In quest’ottica sarà importante lavorare sull’aumento degli psicologi nei servizi sanitari e territoriali. A oggi infatti sono meno di cinque mila gli psicologi presenti nel Sistema Sanitario Nazionale, un numero esiguo se paragonato alle altre professioni di cura, anche a fronte della crescente complessità del disagio e di una richiesta sempre in aumento da parte dei cittadini. Il cambio di passo dovrà tenere in considerazione anche un ruolo differente dello psicologo, inteso non solo come chi interviene a seguito di una problematica, ma interlocutore riconosciuto per le politiche di welfare.
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IN ARMONIA
Doppio cognome Facciamo chiarezza ∞ A CURA DI ELENA BUONANNO
Per la prima volta lo scorso aprile un Tribunale, quello di Pesaro, applicando la sentenza della Corte Costituzionale che sancisce la possibilità del doppio cognome, ha accolto il ricorso della mamma di una minorenne che chiedeva il riconoscimento per la figlia anche del
cognome materno, nonostante l’opposizione del padre. Una decisione, quella della Consulta, storica per il nostro Paese: applaudita da molti ma che ha sollevato anche numerosi dibattiti. «La sentenza della Corte Costituzionale del 27 aprile 2022 - che certamente ha delle ricadute giuridi-
che non indifferenti che si inseriscono in un percorso iniziato dalla stessa Corte Costituzionale nel 2006 - ha un significato ancora più ampio, perché ci consente di riflettere sul cognome, anche il nostro, senza darlo per scontato, senza considerarlo un semplice identificativo alla stre-
IN ARMONIA
COPPIA
gua del nostro numero di cellulare o del codice fiscale» osserva Paolo Lorenzo Gamba, avvocato. «Ci sono persone che “amano” il proprio cognome, che ne percepiscono un profondo senso di identità delle proprie radici, che ne vanno fiere. C’è chi, invece, per le più svariate ragioni “non ama” il proprio cognome, lo percepisce come un fardello del quale non ci si può liberare. E ancora persone che sono costrette, per la propria incolumità a rinunciare al cognome». Ma perché, Avvocato, può essere considerata una sentenza storica? La sentenza emessa dalla Corte Costituzionale il 27 aprile 2022, come si legge nel comunicato stampa della stessa Corte, ha ritenuto “discriminatoria e lesiva dell’identità del figlio la regola che attribuisce automaticamente il cognome del padre”, e richiamando il principio di eguaglianza e l’interesse del figlio ha ritenuto che “entrambi i genitori devono
AVV. PAOLO LORENZO GAMBA Avvocato matrimonialista Presso Studio Legale Gamba, Cimini e associati di Bergamo
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poter condividere la scelta sul suo cognome, che costituisce elemento fondamentale dell’identità personale”. La Corte ha proseguito indicando che la nuova regola deve prevedere che “il figlio assume il cognome di entrambi i genitori nell’ordine dai medesimi concordato, salvo che essi decidano, di comune accordo, di attribuire soltanto il cognome di uno dei due”. Qualora invece mancasse un accordo tra i genitori “sull’ordine di attribuzione del cognome di entrambi i genitori, resta salvo l’intervento del giudice in conformità con quanto dispone l’ordinamento giuridico”. In conseguenza di questo è stata dichiarata dalla Corte l’illegittimità costituzionale di tutte quelle norme che “prevedono l’automatica attribuzione del cognome del padre, con riferimento ai figli nati nel matrimonio, fuori dal matrimonio e ai figli adottivi”. Cosa diceva la legge prima di questa decisione? In Italia, in realtà, non vi è una norma specifica sul cognome, ma la Corte costituzionale già con sentenza 61/2006, stabiliva che, pur non essendoci una norma specifica sull’attribuzione del cognome paterno al figlio legittimo, la si poteva presupporre da una serie di norme che regolavano fattispecie diverse. Questo ha comportato il perdurare della logica secondo cui il cognome (assegnato al momento della dichiarazione della nascita quando il nuovo nato viene iscritto nel registro dello stato civile) sarebbe stato quello del padre con, even-
tualmente, l’aggiunta di quello materno solo se il padre fosse stato d’accordo. Anche nel caso di riconoscimento successivo da parte del padre, il figlio avrebbe potuto aggiungere o sostituire il cognome della madre. Nel 2016, la Corte Costituzionale è ritornata sul punto con sentenza n. 286, dichiarando l’illegittimità costituzionale delle norme, laddove prevedevano l’automatica attribuzione del cognome del padre anche se in presenza della diversa volontà di entrambi i genitori. In seguito il Ministero dell’Interno intervenne con una Circolare, precisando che il cognome materno poteva essere inserito solo a condizione di posporlo a quello paterno. In sostanza, la Corte nel 2016 ha fatto entrare nell’ordinamento giuridico italiano il “doppio cognome”. Cosa cambierà ora? Si potrebbe facilmente pensare che questa sentenza abbia risolto la questione “del cognome” che
bisognerà considerare il fatto che due fratelli possano avere cognomi diversi. Ancora, bisognerà capire se vi sarà retroattività per quanto concerne i cognomi assegnati nel passato secondo una regola dichiarata oggi incostituzionale, si potranno cambiare? Infine, dove rivolgersi per cambiare cognome? Resteranno il Tribunale o il Prefetto, oppure la sentenza darà altre indicazioni? A oggi la certezza è che ci sono almeno cinque proposte di legge in Commissione Giustizia del Senato che dovran-
da decenni è oggetto di ricorsi ai Tribunali, tuttavia non è così. Oggi, fino a quando non saranno pubblicate le motivazioni della sentenza, non sarà possibile comprendere tutti quei meccanismi che hanno portato alla decisione, certo è che la Corte ha rinviato al Parlamento il compito di legiferare in materia, per scongiurare una serie di potenziali problemi. Dovrà, per esempio, essere regolamentata la moltiplicazione dei cognomi: potremmo infatti trovarci dei nipoti con otto cognomi; così come
no essere unificate e discusse in Parlamento. In conclusione, un assunto della sentenza merita certamente di avere un ruolo chiave, ossia che il cognome costituisce un elemento fondante dell’identità personale del figlio: partiamo da qui con l’auspicio che l’importante riconoscimento raggiunto venga approcciato dai genitori con tutta la virtuosità che merita e non diventi invece un elemento di conflitto giudiziario antitetico alla bellezza della relazione che ha generato una nuova vita.
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Bruciore di stomaco in gravidanza Perché viene e cosa fare
∞ A CURA DI ELENA BUONANNO
Un’antica e simpatica credenza popolare, ancora oggi spesso citata, lo attribuisce alla crescita dei capelli del feto. In realtà il “bruciore di stomaco”, disturbo di cui soffre circa la metà delle donne in attesa, è legato ai cambiamenti ormonali e “meccanici” tipici della gravidanza. «I cambiamenti che avvengono normalmente nel corpo della donna durante i nove mesi sono tantissimi e molti di questi possono causare disturbi fastidiosi e, a volte, suscitare preoccupazioni inutili. Molti di questi interessano il sistema digestivo: stitichezza, eccessiva salivazione, repulsione per alcuni cibi e forte desiderio per un alimento particolare (le “voglie“), flatulenza, gonfiore addominale, nausea e 30 | Bergamo Salute | Maggio/Giugno 2022
vomito, e bruciore di stomaco» conferma il dottor Claudio Crescini, ginecologo. Dottor Crescini, perché in gravidanza è così frequente soffrire di bruciore di stomaco? Innanzitutto vediamo cosa si intende per “bruciore di stomaco”, o più precisamente pirosi gastrica. Questa sensazione di bruciore retrosternale, spesso mai avvertita prima della gravidanza, è causata dal ritorno o risalita (reflusso) del contenuto acido dello stomaco verso l’esofago. L’esofago è una specie di tubo che porta il cibo masticato dalla bocca allo stomaco dove l’acido cloridrico inizia il processo di digestione degli alimenti che poi verranno assorbiti dall’in-
testino. In condizioni normali è protetto dal contenuto acido dello stomaco da una valvola, chiamata cardias, che ne blocca il ritorno impedendo il cosiddetto reflusso gastroesofageo. Durante la gravidanza si verificano delle condizioni particolari che facilitano questo reflusso e causano un bruciore (pirosi) talvolta fastidiosissimo. Quali sono queste particolari condizioni? Innanzitutto gli ormoni prodotti durante la gravidanza rallentano il transito intestinale e rendono la digestione più lenta. Di conseguenza lo stomaco richiede più tempo per svuotarsi e questo facilita la risalita del suo contenuto nell’esofago. Inoltre il progeste-
rone prodotto in grande quantità rilassa la valvola cardias che perde tono, diventa incontinente e non riesce più a bloccare con efficacia la risalita nell’esofago di quanto contenuto dello stomaco. A tutto questo si aggiunge, negli ultimi mesi di gravidanza, l’aumento di volume dell’utero che sale verso il diaframma e schiaccia verso l’alto lo stomaco causando il reflusso del contenuto verso l’esofago. Che cosa si può fare per attenuare o rimediare a questo fastidioso bruciore? La prima cosa consiste nel suddividere i pasti in piccole quantità consumandoli più volte al giorno. Ovviamente, poi, esistono alimenti e sostanze che più facilmente causano pirosi e che di conseguenza
devono essere evitati, come il caffè, il the, l’alcool, le bevande gassate, i cibi piccanti, i grassi e il cioccolato. Al contrario è consigliabile bere molta acqua. Utile è anche non sdraiarsi subito dopo aver mangiato e aggiungere, a letto, un secondo cuscino sotto le spalle per mantenerle più elevate rispetto all’addome ostacolando così il reflusso verso l’esofago dei succhi gastrici. Se tutte queste misure comportamentali non sono sufficienti è bene rivolgersi al proprio medico curante per una terapia medica appropriata. La terapia si basa sostanzialmente sui farmaci antiacidi la cui prescrizione in gravidanza – è bene ricordarlo - è opportuno venga fatta dallo specialista. Non tutti i farmaci di questa categoria infatti sono innocui. Ad
DOTT. CLAUDIO CRESCINI Specialista in Ostetricia e Ginecologia Professore a c. Università Cattolica Sacro Cuore Roma. Consulente Scientifico ASST BG Est . Vicepresidente Nazionale AOGOI
esempio un classico antiacido (il misoprostolo) può stimolare le contrazioni uterine e per questo non deve assolutamente essere assunto.
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IN FAMIGLIA
BAMBINI
SOS asma nei bambini Cause e rimedi ∞ A CURA DI VIOLA COMPOSTELLA
Mancanza di respiro, tosse, sibili e senso di oppressione al torace, soprattutto nel sonno e dopo l’attività fisica. Così si manifesta l’asma bronchiale, malattia che colpisce circa il 40-50% dei bambini al di sotto dei sei anni e circa il 9% dei bambini sopra quell’età. La buona notizia è che, se diagnosticata precocemente e adeguatamente trattata, si può vivere una vita normale senza particolari limitazioni. Ma come si fa a sapere se si soffre d’asma? E perché la primavera è una stagione a rischio? Ne parliamo con il dottor Ahmad Kantar, pediatra. Dottor Kantar, che cos’è esattamente l’asma? L’asma è una malattia infiammatoria cronica dei bronchi, dovuta alla costrizione delle vie aeree e caratterizzata da sintomi respiratori come mancanza di respiro, sibili, op-
Via aerea normale
pressione toracica e tosse. Il respiro sibilante (fischio) è molto frequente in età prescolare, in occasione di un comune raffreddore. È causata dal restringimento dei bronchi che hanno un piccolo diametro nella prima infanzia. Generalmente il problema tende a risolversi con l’età, con la progressiva crescita dei bronchi. Se invece gli episodi di ostruzione bronchiale e di sibili continuano o iniziano dopo i cinque anni e si manifestano anche al di fuori dei raffreddori (ad esempio durante lo sforzo o in ambienti polverosi), allora si può parlare di una vera e propria asma bronchiale che, nella grande maggioranza dei casi, è di origine allergica. Quali sono le cause?
Via aerea asmatica
La maggior parte dei bambini soffre d’asma a causa di infezioni virali delle vie respiratorie, ma è anche provocata da allergie a polvere, muffe, peli di animali, ma anche pollini come graminacee. Per questo motivo i sintomi tendono a peggiorare in primavera. Anche condizioni ambientali avverse possono condizionare la malattia: chi abita, ad esempio, in luoghi particolarmente inquinati ha maggiori probabilità di esserne affetto, così come i bambini che hanno uno o entrambi i genitori fumatori. Come si diagnostica? La diagnosi è basata sui sintomi quali tosse secca, fischio, affanno dopo sforzo o pressione toracica, ma anche attraverso l’esame obiet-
Sì allo sport, con le giuste precauzioni Spesso i genitori con figli asmatici pensano che sia meglio evitare (o limitare) lo sport. In realtà le cose non stanno proprio così: a condizione che la malattia sia ben controllata e si prendano alcune semplici precauzioni, svolgere attività fisica è sicuro e consigliato. La maggior parte degli sport non è controindicata alle persone con asma. Da evitare è l’attività fisica in mezzo al traffico e in ambiente con alta concentrazione di allergeni. Non sono indicati solo gli sport che si svolgono in condizioni estreme o in ambienti poco adatti al soccorso (deltaplano, paracadutismo e sport subacquei). In generale, però, praticare sport regolarmente ha un effetto benefico: aiuta a rafforzare l’apparato respiratorio e ridurre i sintomi dell’asma nel tempo; inoltre, potenzia le difese immunitarie, innesca un maggiore rilascio di endorfine, i cosiddetti “ormoni del benessere”; contrasta il sovrappeso molte volte associato a un peggiore controllo dei sintomi asmatici; contrasta l’isolamento in cui spesso il piccolo si trova, aumentando l’autostima.
32 | Bergamo Salute | Maggio/Giugno 2022
presenza di eventuali sensibilità del bambino asmatico verso sostanze contenute nell’ambiente.
Via aerea durante un attacco d’asma
tivo del medico, con accertamenti strumentali come la spirometria (letteralmente “misura del respiro”) e la misurazione dell’infiammazione polmonare (ossido nitrico esalato). L’esecuzione delle prove allergiche consente di verificare la
Che tipo di terapia è consigliabile? Le linee guida per trattare l’asma dei bambini distinguono tra il trattamento per controllare la malattia e quello per migliorarne i sintomi. I corticosteroidi per via inalatoria sono i farmaci più importanti del gruppo che viene impiegato per controllare la malattia e mettono la maggior parte dei bambini e degli adolescenti asmatici nelle condizioni di condurre una vita normale. Negli ultimi anni sono stati introdotti nuovi farmaci anticorpi monoclonali che agiscono in modo mirato contro le molecole responsabili dell’infiammazione al fine di controllare la malattia.
DOTTOR AHMAD KANTAR Responsabile Unità di Pediatria Policlinico San Pietro di Ponte San Pietro
L’impostazione della terapia deve considerare l’approccio stepwise, cioè graduale, aggiustando la terapia (in particolare il dosaggio e le associazioni tra farmaci) sulla base del controllo dei sintomi, funzionalità respiratoria e qualità di vita.
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IN FORMA
FITNESS
Tuffi: coraggio, concentrazione ed equilibrio ∞ A CURA DI LELLA FONSECA
Negli ultimi anni i tuffi sono diventati una delle discipline sportive più seguite anche in Italia, grazie in particolare alle imprese dell’atleta altoatesina Tania Cagnotto, più volte campionessa olimpica. E così, in vista delle prossime Olimpiadi in Francia nel 2024, il nostro Paese può puntare su un vivaio molto promettente. Uno sport straordinario che permette di fare esperienza, in pochi secondi, di tre elementi: terra, aria, acqua. Anzi quattro. «Noi tuffatori diciamo che sono quattro perché aggiungiamo il fuoco che è simbolo del coraggio che serve a lanciarsi nel vuoto» conferma Davide Pasinetti, istruttore di tuffi. L’abbiamo incontrato per conoscere meglio questa disciplina, a cui ci si può accostare in tenera età, ma non solo, e che appassiona per la sua capacità di regalare emozioni, sia a chi lo pratica sia a chi lo guarda. A che età si può iniziare la scuola di tuffi? A partire dai cinque anni circa, anche se non è raro che i giovani si orientino verso i tuffi anche in età adolescenziale, magari dopo avere provato altri sport, esperienza che può essere utile per la preparazione atletica generale, ma difficilmente sostituisce il bagaglio di particolari abilità motorie che caratterizzano questa disciplina. In termini di pre34 | Bergamo Salute | Maggio/Giugno 2022
I tuffi debuttarono alle Olimpiadi nel 1904 a St. Louis. Alla gara, da una piattaforma rigida alta 33 piedi, parteciparono cinque concorrenti, tre tedeschi e due americani” parazione fisica fa eccezione la ginnastica ritmica che condivide con il tuffo le capacità acrobatiche e costituisce un’ottima base. In realtà, senza mire agonistiche, si può iniziare a tuffarsi a tutte le età, per esempio a Bergamo c’è da anni un corso “Master” a partire dai 16 anni. Per iniziare a tuffarsi si deve essere nuotatori provetti? Non è necessario nuotare con stile o velocità, ma serve una buona acquaticità. I bambini che iniziano la scuola di tuffi devono essere a loro agio in acqua e soprattutto sottacqua, con gli occhi aperti senza avere bisogno di occhialini che spesso sono un’abitudine per chi fa corsi di nuoto. Nei tuffi non si possono usare gli occhialini sia perché sarebbero pericolosi nell’impatto con l’acqua sia perché una visione nitida è determinante per il rapido orientamento dell’atleta mentre compie le sue evoluzioni
ACROBAZIE AEREE I tuffi sono uno sport che consiste nel saltare in acqua lanciandosi, a seconda della specialità, da un trampolino o piattaforma posti a una certa altezza sopra una piscina, ed eseguire una serie di acrobazie prima di raggiungere l’acqua.
in aria. La respirazione in acqua, invece, non richiede particolari competenze, nei tuffi è tutto molto rapido, sia la parte in aria sia quella di immersione e riemersione. Si lavora però approfonditamente sulla respirazione in preparazione al tuffo perché, come in molti altri sport, costituisce uno dei cardini della concentrazione dell’atleta. La testa è importantissima in questa disciplina che richiede un’altissima precisione nel tempo di pochi secondi. Tuffarsi comporta dei rischi? Dobbiamo distinguere la pratica sportiva in strutture idonee e l’attività, a volte “fai da te”, in piscine non adatte o addirittura in natura. In questi contesti bisogna partire dal presupposto che non si sa mai che cosa c’è sotto il pelo dell’acqua. Un uomo adulto, considerando la sua estensione con le braccia in alto, ha bisogno almeno di tre metri di profondità per immergersi senza rischi e per cautela le vasche dei tuffi sono profonde tre metri e mezzo. Tornando invece alle vasche idonee si deve considerare l’impatto con l’acqua che è in generale ben sopportato dal corpo umano se avviene con l’inclinazione e l’orientamento corretti, ma può risultare doloroso nel caso di “schienate” o “panciate”. Questi impatti in genere non sono pericolosi, ma per
il dolore che causano possono rappresentare un freno quando si impara perché generano paura e insicurezza nel lanciarsi. Ovviamente l’impatto con l’acqua è tanto maggiore quanto più è alto il punto di partenza nell’aria: anche nel caso del trampolino da un metro, in base allo slancio iniziale, si può salire anche di due-tre metri. Molto più rara, ma più pericolosa, è l’eventualità di un impatto con la piattaforma o il trampolino. Nella pratica agonistica se ci si lancia a poca distanza da trampolino o piattaforma si ha più possibilità di un punteggio elevato, perché le figure risultano più precise salendo quasi verticalmente, ma questo può esporre al rischio di un impatto con la struttura in caso di
errore. Per questo la Federazione ha messo un limite: un tuffo troppo vicino all’infrastruttura viene invalidato e questo fa sì che gli atleti siano scoraggiati a rischiare troppo in questo senso.
nuare, sono necessarie strutture attrezzate, sia per la parte in acqua sia per quella a secco, che però purtroppo in Italia sono poche.
Ci si allena solo in piscina? No, tutt’altro. Possiamo dire che l’allenamento ideale è 70% in palestra e 30% in vasca. La preparazione “a secco” è importantissima, meglio ancora con il supporto di un trampolino che permetta di saltare e atterrare su materassi o in una vasca di trucioli. Per muovere i primi passi in questa disciplina, quando si fanno i primi semplici esercizi da bordo vasca, basta una generica piscina da nuoto. Se però si vuole conti-
DAVIDE PASINETTI Allenatore capo ASD Bergamo Tuffi
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IN FORMA
BELLEZZA
Adiposità localizzate e cellulite? Mettile KO con il caldo-freddo ∞ A CURA DI VIOLA COMPOSTELLA
Migliorare la cellulite. Contrastare le adiposità localizzate. Ridonare tono e compattezza alla pelle. È questa la promessa di un innovativo trattamento che combina l’azione benefica di caldo e freddo. Già utilizzata in ambito terapeutico e medico-sportivo, questa tecnica offre numerosi benefici anche in campo medico-estetico contro alcuni degli inestetismi più diffusi e odiati dalle donne. Ma su quali basi si fonda? In quali casi è indicata? Lo abbiamo chiesto a Oscar Daldos e Francesca Ghigliazza, fisioterapisti. Come funziona questo trattamento? Si tratta di una nuova metodica di diatermia che, grazie a un innovativo e sofisticato sistema, consente di raffreddare e scaldare selettivamente e in modo controllato i tessuti, provocando ripetuti e repentini “shock” termici. Per farlo si avvale di un dispositivo elettromedicale, di uso esclusivamente professionale, che ha una duplice componente: una ipertermica che genera calore e una criogenica che produce freddo. Attraverso una sonda, applicata da personale sanitario appositamente formato sulle zone da trattare, si può così innalzare o abbassare la temperatura locale dei tessuti. Sappiamo infatti che calore e freddo sono da sempre utilizzati in terapia fisica. Il caldo, grazie alla sua azione di vasodilatazione, giova infatti ai dolori 36 | Bergamo Salute | Maggio/Giugno 2022
cronici, mentre il freddo, con la sua azione di vasocostrizione, fornisce sollievo e riduce la sintomatologia di eventi acuti traumatici, riducendo dolore e gonfiore. La possibilità di combinare nei tessuti vasodilatazione e vasocostrizione permette di sfruttare al meglio gli effetti delle variazioni termiche locali. E questo vale anche in ambito estetico. In che modo agisce per migliorare inestetismi come la cellulite o la lassità cutanea? Questo trattamento caldo-freddo accelera il drenaggio linfatico e consente una “ginnastica vascolare” intensa, controllata e non invasiva. Lo shock termico, inoltre, agisce anche direttamente sulle cause stesse della cellulite aiutando l’eliminazione dei liquidi in eccesso e rendendo la pelle più compatta. L’alternanza di caldo e freddo, poi, causa una apoptosi delle cellule adipose, praticamente una morte controllata di queste cellule che vengono poi eliminate dall’organismo. Infine, stimola la formazione di fibre di collagene, migliorando così il tono e l’elasticità cutanea. Questi ultimi benefici si possono ottenere non solo sul corpo ma anche sulla pelle del viso e del collo. Come si svolge la seduta? Si applica un sottile strato di gel sulla zona da trattare e tramite una apposita sonda si porta alla temperatura desiderata la parte di corpo da trattare. La sonda viene utilizzata
rispettando il decorso sanguigno e linfatico e la temperatura è monitorata elettronicamente per tutta la seduta. Con che frequenza ci si deve sottoporre alle applicazioni? Il protocollo varia a seconda della problematica da trattare. In generale, però, nelle prime fasi le sedute sono generalmente bisettimanali. Quanto dura un trattamento?
OSCAR DALDOS
FRANCESCA GHIGLIAZZA Fisioterapisti Studio Kinesi di Osio Sotto
I trattamenti per il viso permettono di ottenere un effetto antiage in circa 20-30 minuti. I trattamenti per fianchi glutei e addome hanno invece generalmente una durata superiore, dai 45 ai 90 minuti. Esistono controindicazioni? Sì, questa metodica non può essere usata su ferite o lesioni aperte, su lesioni emorragiche o ischemiche, in chi è affetto da fenomeno di Raynaud e nei portatori di pacemaker.
ANCHE CONTRO DOLORE E GONFIORE In terapia fisica già da tempo vengono utilizzate apparecchiature che sfruttano i vantaggi dell’applicazione del calore come la tecarterapia, la magnetoterapia, il massaggio stesso. Tuttavia la possibilità di alternare fonti di calore a fonti di freddo aumenta molto il ventaglio delle patologie che si possono trattare. Riduce il dolore e migliora il microcircolo nelle patologie tendinee mentre in quelle muscolari favorisce l’ossigenazione muscolare e il ripristino delle condizioni ottimali della circolazione venosa e linfatica. L’effetto antinfiammatorio si ottiene perchè la crioterapia rallenta il metabolismo e riduce la produzione e liberazione dei mediatori chimici dell’infiammazione. È molto efficace nel trattamento degli edemi (gonfiore), soprattutto quelli post-traumatici limitando lo stravaso ematico dei tessuti. Benefici fin dalle prime sedute si ottengono nei dolori da patologie muscolari e tendinee, dopo traumi sportivi, negli edemi, nelle borsiti e anche nelle patologie croniche e degenerative.
I Percorsi Terapeutici Percorsi di terapia Individuali Percorsi di terapia di Coppia Percorsi di terapia di Gruppo Terapia EMDR
Le Patologie Trattate Problematiche sessuali Narcisismo patologico Traumi Lutto Ansia Autostima Problematiche affettive
I Gruppi di Terapia Gruppi sulla Dipendenza Affettiva Gruppi sull’Autostima Gruppi sul Narcisismo Patologico Gruppi sulle Dipendenze senza Sostanze (Lavoro, Sessualità, Internet, Shopping)
I Laboratori Dipendiamo è un centro di eccellenza per il trattamento e lo studio delle New Addiction, ovvero le dipendenze senza sostanza.
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ATS INFORMA
Verso un welfare di comunità. Il potenziamento dell’assistenza del territorio: la casa di comunità
∞ A CURA DI ATS BERGAMO
Con l’approvazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) da parte del Consiglio Europeo nel Luglio 2021, viene data agli Stati Membri un’importante opportunità di miglioramento del Sistema Salute. Il PNRR prevede una specifica missione dedicata alla “Salute”, la Missione 6, che riguarda il potenziamento e l’implementazione di reti di prossimità per l’Assistenza Sanitaria Territoriale, con l’istituzione di nuove strutture quali le Case di Comunità, gli Ospedali di Comunità e le Centrali Operative Territoriali (COT), oltre a interventi rivolti all’innovazione digitale e alla ricerca nell’ambito del Servizio Sanitario Nazionale. Allo stato attuale, per il territorio del38 | Bergamo Salute | Maggio/Giugno 2022
la Provincia di Bergamo è prevista entro il 2024, l’attivazione di 21 Case di Comunità (CdC) e 6 Ospedali di Comunità ed almeno una COT per Distretto. Al momento sono attive quattro Case di Comunità: > la CdC Borgo Palazzo, Via Borgo Palazzo n. 130 – Bergamo; > la CdC Calcinate, Piazza Ospedale n. 3 - Calcinate; > la CdC Gazzaniga, Via Manzoni n. 130 - Gazzaniga; > la CdC Grumello del Monte, Via Nembrini n. 1 – Grumello del Monte; Per queste prime Case di Comunità è previsto un avvio graduale e progressivo dei servizi individuati (come da indicazioni di legge).
LE CASE DI COMUNITÀ: COSA SONO E COSA OFFRONO La Casa di Comunità è il luogo fisico al quale i cittadini possono accedere per bisogni di assistenza sanitaria, socio-sanitaria e socioassistenziale. Si rivolge prevalentemente ai cittadini cronici e fragili gestibili a livello territoriale. In prospettiva vi opererà un team multidisciplinare di Medici di Medicina Generale, Pediatri di Libera Scelta, Medici Specialistici, Infermieri di Famiglia e Comunità, altri professionisti della salute (quali ad esempio Psicologi, Ostetrici, Professionisti dell’Area della Prevenzione, della Riabilitazione e Tecnica) e potrà ospitare anche
Assistenti Sociali del territorio, al fine di realizzare una maggiore integrazione con la componente socio assistenziale. La Casa di Comunità costituirà il punto di riferimento per la popolazione, garantendo la promozione della salute, prevenzione e presa in carico della comunità di riferimento. Tra i servizi obbligatori previsti: - il Punto Unico di Accesso (PUA), uno sportello polifunzionale rivolto a persone con problematiche di salute e sociali. Il cittadino trova nel PUA un unico punto di accesso al sistema di assistenza territoriale. Ha funzioni sia di orientamento sia di presa in carico dei bisogni, nonché di semplificazione dell’attivazione dei percorsi. Il PUA accoglie il cittadino attraverso accesso diretto senza prenotazioni oppure può essere attivato su richiesta delle figure professionali inserite nel territorio provinciale (dal proprio Curante, Infermiere di Famiglia e di Comunità, Assistente Sociale); l’Infermiere di Famiglia e di Comunità (IFeC), un professionista che eroga cure infermieristiche complesse attraverso la presa in carico e monitoraggio, anche domiciliare. Svolge prevalentemente attività correlate all’aderenza terapeutica, prevenzione, educazione sanitaria e orientamento ai servizi dei pazienti fragili e dei caregiver e persone di riferimento, segnalati dai Medici di Medicina Generale/ Pediatri di Libera Scelta, dai Medici di Continuità Assistenziale, dai Comuni e dal PUA. L’IFeC, in caso di necessità, mobilita inoltre le risorse e le competenze più appropriate in relazione al bisogno rilevato sul paziente; > i Servizi di Cure Primarie erogati attraverso una équipe multiprofessionale
di professionisti della salute; > il Servizio di Assistenza Domiciliare; > i Servizi di Specialistica Ambulatoriale per le patologie a elevata prevalenza; > i Servizi Infermieristici. Nelle Case di Comunità è prevista una forte integrazione con gli enti dl Terzo Settore e le Associazioni di Volontariato del territorio. Le Case di Comunità denominate HUB sono caratterizzate da un modello organizzativo che garantirà la presenza medica sette giorni alla settimana 24 ore su 24. In queste strutture sarà presente il servizio di Continuità Assistenziale e sarà garantito un punto prelievi.
UNA RETE TERRITORIALE SOTTO LA REGIA DI ATS BERGAMO L’Agenzia di Tutela della Salute (ATS) di Bergamo, in un’ottica di coordinamento dei processi di avvio delle nuove strutture, ha impostato un lavoro di confronto con le ASST del territorio sia su tematiche tecnico-strutturali sia organizzativo-gestionali. È stata resa disponibile una rete di interoperabilità che, a livello provinciale, consente l’attivazione di percorsi integrati tra le figure professionali inserite nel territorio tra cui Medici di Medicina Generale, Pediatri, Infermieri di Famiglia e di Comunità e Assistenti Sociali. I percorsi attivi sono rivolti alla segnalazione e gestione sia di pazienti Covid in isolamento o sospetti Covid, sia di pazienti interessati da specifici fabbisogni composti sanitari e socioassistenziali di bassa intensità. L’attivazione passa attraverso i PUA delle CdC già attivate. Relativamente al potenziamento dei servizi all’interno della CdC e
allo sviluppo di interazioni con i soggetti del territorio, ATS Bergamo ha avviato e sta coordinando un progetto che ha coinvolto a livello provinciale le ASST, il Consiglio di Rappresentanza dei Sindaci, l’Assemblea dei Sindaci dei tre Distretti, gli Ordini delle Professioni Sanitarie, gli Enti del Terzo Settore e le Associazioni di Volontariato. Lo scorso 8 aprile, alla presenza della Vicepresidente di Regione Lombardia Letizia Moratti è stata firmata una lettera di intenti che impegna gli attori del territorio, in un’ottica di sussidiarietà orizzontale, al riconoscimento e alla promozione del ruolo degli Enti del Terzo Settore e delle Associazioni di Volontariato, nella loro essenziale funzione complementare del prendersi cura delle persone e della comunità. È questo l’indirizzo strategico che l’Agenzia di tutela della Salute di Bergamo intende garantire: il riconoscimento di tutti i soggetti che proprio in rete stanno esprimendo e possono esprimere un importante valore per la salute, verso la realizzazione di un Welfare di Comunità. Maggio/Giugno 2022 | Bergamo Salute | 39
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Tempo di preparazione 40 minuti
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INGREDIENTI per 4 persone 1,5 Kg.. Fave con il baccello 2............ Mazzi di cicoria selvatica 1............ Piccolo scalogno 2............ Patate qb......... Olio extravergine di oliva qb......... Noce moscata 40 g..... Granella fine di mandorle pelate 2............ Fette di pane di segale PREPARAZIONE
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Tritare lo scalogno e stufarlo a fuoco basso con olio EVO. Aggiungere le patate sbucciate a tocchetti e le fave private della pellicina e lavate. Aggiungere 1,5 l. di acqua fredda e un pizzico di sale grosso. Coprire e portare a ebollizione per circa 20 min. (primizie tenere) o 30 min. (più sode). Nel frattempo tagliare a cubetti il pane e saltarli in padella con olio EVO per 5 min.. Lavare la cicoria e tagliarla a listarelle, sbollentarla 2 min. in acqua leggermente salata. Scolarla e saltarla velocemente in un tegame con olio EVO, uno spicchio d’aglio e un pizzico di peperoncino a gusto. Spegnere la fiamma e mantenere in caldo. Tostare la granella di mandorle. Frullare le fave cotte con un mixer a immersione con un pizzico di noce moscata. Infine adagiare la vellutata nei piatti e guarnire con la cicoria saltata, i crostini di pane di segale croccante nel centro, una spolverata di granella tostata, pepe macinato e un filo di olio EVO a crudo.
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Maggio/Giugno 2022 | Bergamo Salute | 45
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ANIMALI
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Toxoplasmosi nel gatto Come limitare i rischi ∞ A CURA DI ELENA BUONANNO
“Posso rischiare di prendere la toxoplasmosi dal mio gatto?”. Quando in famiglia c’è un felino e una donna in dolce attesa è questa una delle domande più frequenti. La fonte principale (anche se non l’unica) di trasmissione della malattia è infatti proprio il
gatto. Per questo è importante fare attenzione a eventuali campanelli d’allarme e adottare alcuni accorgimenti, nel caso in cui il proprio animale ne sia affetto, per evitare rischi sia per il gatto, soprattutto se cucciolo o anziano, sia per gli umani che vivono con lui. Come ci
DOTT.SSA FRANCESCA BOSIO Medico Veterinario Clinica Veterinaria Villa Francesca Seriate
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RUBRICHE
ANIMALI
Generalmente la toxoplasmosi può essere contratta mangiando alimenti crudi o poco cotti contaminati o contenenti il parassita (la cottura uccide il parassita), come carni ovine e suine, latte non pastorizzato, formaggi freschi a produzione locale, frutta e ortaggi; portandosi direttamente alla bocca mani sporche contaminate da feci di gatto con ciclo intestinale attivo” spiega la dottoressa Francesca Bosio, medico veterinario. Dottoressa Bosio, da cosa è causata la toxoplamosi? La toxoplasmosi è una patologia causata da un parassita endocellulare chiamato Toxoplasma gondii, un protozoo, tra i più diffusi al mondo, che vive nel gatto e in altri ospiti a sangue caldo. In particolare, utilizza il gatto e i felini in generale come ospiti definitivi, mentre l’uomo, il cane e diversi altri mammiferi fungono da ospiti intermedi. I felini
sono quindi i soli animali nei quali il parassita sia in grado di riprodursi, ma non rappresentano l’unica possibile fonte di infestazione. Per comprendere meglio il meccanismo di trasmissione della patologia, è utile soffermarsi brevemente sui cicli biologici di Toxoplasma. > Ciclo intestinale nell’ospite definitivo: il Toxoplasma gondii è in grado di replicarsi solo all’interno dell’organismo dell’ospite definitivo e, in particolare, nell’intestino. Quando un gatto ingerisce un ospite intermedio, cioè
una preda infestata da cisti parassitarie (ad esempio topi infetti o carne contaminata cruda o poco cotta), i succhi gastrici e intestinali liberano le forme immature del parassita. Queste ultime penetrano all’interno delle cellule della mucosa intestinale e iniziano la riproduzione, generando “uova” dette oocisti. Una volta espulse nell’ambiente esterno attraverso le feci, le oocisti possono maturare grazie a temperatura e umidità adeguate, dando origine alle forme infestanti. > Ciclo extra intestinale nell’ospite intermedio: si innesca attraverso l’ingestione di oocisti mature (eliminate dal gatto nell’ambiente o presenti in carne contaminata cruda o poco cotta), oppure, nel gatto, dopo che è avvenuto il ciclo intestinale. Il parassita oltrepassa la mucosa intestinale dell’ospite, grazie al circolo sanguigno e linfatico, si
Le regole per prevenirla in gravidanza Normalmente la toxoplamosi non rappresenta una minaccia per il sistema immunitario degli uomini. Solo in particolari condizioni, come la gravidanza, può diventare pericolosa, comportando rischi per il feto. Con alcuni accorgimenti, però, si può scongiurare la possibilità di contrarla: > indossare guanti in caso di manipolazione di carni; > utilizzare utensili dedicati (taglieri, coltelli, etc.) e non scambiarli per lavorare alimenti già cotti o lavati; > assicurarsi che gli alimenti, durante la cottura, raggiungano una temperatura superiore ai 66°C; > lavare con cura frutta e ortaggi prima del consumo; > ricordare che il congelamento non comporta la completa distruzione del parassita; > utilizzare guanti durante le operazioni di giardinaggio e lavarsi le mani una volta terminato; > pulire la lettiera del gatto ogni 24 ore indossando guanti e lavarsi le mani una volta finito. In questo modo, la presenza di un gatto in casa non è pericolosa per le donne in stato di gravidanza, né per l’uomo in generale.
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diffonde in tutto l’organismo (soprattutto nei muscoli e nel tessuto nervoso), insinuandosi nelle cellule e formando delle cisti all’interno delle quali dà inizio alla replicazione. Se il ciclo extra-intestinale avviene in un soggetto gravido, il parassita è in grado di infestare anche il feto. Inoltre, è possibile ritrovare Toxoplasma in urine e latte dell’organismo infestato. Quali sono i sintomi che possono far sospettare la malattia nel gatto? Nei gatti spesso la sintomatologia può passare inosservata. In caso di
ciclo intestinale attivo, è possibile notare una lieve diarrea auto-limitante. Nei soggetti immunodepressi, tuttavia, è possibile osservare sintomi quali febbre, anoressia, tosse, vomito, diarrea, zoppia, dolori muscolari o aumento del volume dei linfonodi. Nei cuccioli molto giovani, invece, si possono verificare polmoniti, epatiti o encefaliti. Come si diagnostica? La diagnosi si basa su test sierologici che valutano la presenza di anticorpi contro Toxoplasma gondii. Solitamente, infatti, la ricerca di oocisti nelle feci del gatto ha scarso successo, poiché il ciclo
intestinale ha la durata di circa 15 giorni e avviene una sola volta nella vita dell’animale. Inoltre, le oocisti sono di piccole dimensioni e possono essere confuse con altre specie parassitarie. È possibile curarla? La terapia è basata sulla somministrazione di un particolare antibiotico per quattro settimane. Il trattamento permette solitamente un rapido miglioramento dei segni clinici (a eccezione dei casi più gravi in cui risulta colpito in sistema nervoso centrale), ma non è tuttavia in grado di prevenire l’escrezione di oocisti.
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ALTRE TERAPIE
Biotina Alleata di pelle e muscoli ∞ A CURA DI VIOLA COMPOSTELLA
«Come tutte le vitamine del gruppo B, la Biotina è essenziale in molteplici processi metabolici e regolativi del sistema nervoso centrale. La sua carenza è stata associata a fenomeni di stanchezza e al calo del tono dell’umore. Per questo, soprattutto nei cambi di stagione o nelle situazioni di stress prolungato, la sua integrazione, così come in generale quella del complesso vitaminico B, si rivela particolarmente efficace senza esporre a nessuna forma di rischio o sovradosaggio». Chi parla è il dottor Christian Testa, medico di medicina funzionale e biologo nutrizionista.. Ci siamo rivolti a lui per conoscere meglio questa vitamina sempre più diffusa negli ultimi anni soprattutto, ma non solo, in integratori per mantenere sani e forti capelli e unghie. Dottor Testa, che tipo di sostanza è la Biotina? La Biotina è una vitamina del gruppo B e quindi per definizione fa parte di quell’insieme di sostanze necessarie per la nostra salute e che il corpo umano non è in grado di produrre da sé e deve quindi assumere attraverso l’alimentazione oppure, qualora necessario, attraverso integratori. Si tratta di una molecola solubile in acqua che 52 | Bergamo Salute | Maggio/Giugno 2022
non si deposita nell’organismo, motivo per il quale, a differenza di altre vitamine come per esempio la vitamina D, è necessario introdurre giornalmente la quantità corretta e necessaria, senza sovradosaggi che non apporterebbero maggiori benefici. Inoltre è resistente al calore, quindi la cottura degli alimenti contenenti la vitamina non ne altera la biodisponibilità.
Sensibile alle radiazioni ultraviolette, la Biotina o meglio gli integratori che la contengono devono essere conservati in ambienti riparati dalla luce” In quali alimenti si può trovare? La Biotina è diffusa in un’ampia gamma di alimenti, sebbene in quantità piuttosto basse. Tra questi spicca sicuramente il lievito (300 µgr/100 gr). Per questo motivo infatti tra i vecchi rimedi tradizionali veniva consigliato di consumare del lievito fresco disciolto in acqua come ricostituente. Tra gli altri alimenti ricchi di biotina troviamo poi: il fegato (100 µgr), il
latte (3 µgr), il tuorlo d’uovo (20 µgr), la frutta secca (10 µgr ) e la crusca di grano (5 µgr). Nelle fonti vegetali il contenuto di biotina varia a seconda della stagione e della varietà di pianta. Oltre a essere presente in molti alimenti, questa vitamina viene prodotta in quantità abbondanti dalla flora intestinale, per questo è difficile che se ne registri una carenza. Qual è il fabbisogno quotidiano di questa vitamina? Il fabbisogno giornaliero è circa 50 µgr al giorno; nelle persone che praticano sport a livello intenso, che richiedono quindi grande dispendio di energie e un’accelerata sintesi proteica, il fabbisogno può anche essere raddoppiato. Lo stesso vale per la gravidanza. In ogni caso, anche superando la dose giornaliera, non sono stati mai segnalati effetti tossici nemmeno con assunzioni elevate (fino a 10 mg/die ovvero 10.000 volte la dose giornaliera). In quali casi si può andare incontro a una carenza? Situazioni carenziali primarie di Biotina si possono verificare in persone con forti squilibri alimentari come per esempio l’anoressia. Le carenze secondarie possono, inve-
ce, dipendere da un deficit di assorbimento oppure a una grave alterazione della flora batterica in seguito a cicli di antibiotico. Quest’ultimo è uno dei motivi per cui è sempre fortemente consigliato una integrazione di probiotici dopo le cure antibiotiche. Un’ulteriore causa di carenza di Biotina può essere una dieta a base di alte dosi di uova crude: la Biotina si lega con una proteina presente nell’albume, l’avidina, rendendo impossibile agli enzimi
In passato la Biotina ha avuto diverse denominazioni: Vitamina H (per la nomenclatura tedesca), Vitamina B7 (per la nomenclatura anglosassone), Vitamina B8 (per la nomenclatura francese); oggi si preferisce mantenere il nome Biotina.
dell’apparato gastroenterico la digestione della Biotina stessa e il suo conseguente assorbimento; con la cottura invece il legame si rompe e la Biotina si rende biodisponibile . Che ruolo svolge nel nostro organismo? Perché è importante? La biotina è coinvolta in diversi processi metabolici e reazioni enzimatiche all’interno dell’organismo, tra cui alcuni meccanismi di sintesi degli acidi grassi e di metabolismo degli amminoacidi (in particolare di quelli ramificati, la leucina, la valina e la isoleucina, che rappresentano circa il 40% degli amminoacidi necessari al metabolismo umano). Questi meccanismi sono fondamentali all’interno dell’organismo umano nella costruzione e nel sano mantenimento della pelle, degli annessi cutanei e della muscolatura. La vitamina contribuisce infatti al mantenimento dell’integrità e della salute di pelle e capelli.
DOTT. CRISTIAN TESTA Medico fitoterapeuta Esperto di medicina funzionale Direttore sanitario Poliambulatorio For Me Curno
Per questo motivo la Biotina viene spesso utilizzata come ingrediente nella formulazione di integratori alimentari specifici per rafforzare pelle e capelli, nonché in prodotti cosmetici. La Biotina è, inoltre, indicata per il trattamento dell’alopecia, delle dermatiti seborroiche e dell’acne.
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ECOGRAFIA epato-bilio-pancreatica, internistica urologica, mammaria, muscolo scheletrica, tiroide e ghiandole endocrine ECOCOLORDOPPLER tronchi sovraortici, arterie e vene arti superiori e inferiori e arterie renali /grossi vasi doppler penieno dinamico ECOCARDIOGRAFIA ecocardio colordoppler grafia cardiaca MOC (mineralometria ossea a raggi X) RISONANZA MAGNETICA ARTICOLARE (con apparecchiatura dedicata) articolazione: spalla, gomito, polso, coxo femorale (anca), ginocchio e caviglia MAMMOGRAFIA RADIOLOGIA TRADIZIONALE radiografia scheletro radiografia torace
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GUIDA ESAMI
Risonanza Magnetica Mammaria: quando serve ∞ A CURA DI MARIA CASTELLANO
È un esame diagnostico, complementare alla mammografia e all’ecografia mammaria, che permette di identificare in modo estremamente accurato anche noduli molto piccoli, spesso non rilevabili con le metodiche tradizionali. Indicato solo in casi selezionati, la Risonanza Magnetica Mammaria (RMM), grazie all’elevata qualità dell’immagine, rappresenta un’arma preziosa nella lotta contro il tumore al seno e per la diagnosi precoce in donne con requisiti ben precisi e/o particolarmente a rischio. Approfondiamo l’argomento con la dottoressa Valentina Cama e la dottoressa Svetlana Telyatnikova, radiologhe. Di che tipo di esame si tratta dottoressa Telyatnikova? Come tutte le Risonanze Magnetiche, la Risonanza della mammella è una tecnica diagnostica che fornisce immagini sfruttando i campi magnetici. Nel caso della Risonanza mammaria si utilizza in genere un macchinario ad alto campo magnetico, dalla forma cilindrica, con all’interno un lettino con apposite cavità a forma di coppa dove vengono posizionati i seni. In quali casi in particolare è indicato questo esame? 54 | Bergamo Salute | Maggio/Giugno 2022
La Risonanza Magnetica della mammella è una metodica di secondo livello che viene utilizzata secondo precise indicazioni definite dalla letteratura medico scientifica internazionale. > Per il monitoraggio di donne con un rischio familiare elevato di sviluppare tumore al seno, unito alla presenza di mutazioni specifiche dei geni BRCA1 e BRCA2. > Per approfondire dubbi evidenziati dall’esame mammografico o ecografico. > Prima dell’intervento chirurgico per la stadiazione locale del tumore e per valutare l’eventuale esistenza di ulteriori focolai di neoplasia non visibili
agli esami convenzionali (mammografia ed ecografia). > Nelle pazienti, già operate per carcinoma mammario, nelle quali ci siano dubbi tra una recidiva del tumore o una cicatrice chirurgica derivante da uno o più interventi chirurgici precedenti. In tutti questi casi l’esame viene seguito con l’utilizzo del mezzo di contrasto. Senza mezzo di contrasto, invece, la Risonanza Magnetica della mammella viene utilizzata per la valutazione dell’integrità delle protesi mammarie estetiche o ricostruttive (dopo interventi oncologici) e di eventuali complicanze.
DOTT.SSA VALENTINA CAMA
DOTT.SSA SVETLANA TELYATNIKOVA
Specialista in Radiologia
Specialista in Radiologia
Presso Policlinico San Marco di Zingonia
Presso Policlinico San Marco di Zingonia
Come si svolge l’esame dottoressa Cama? Dopo aver depositato gli oggetti personali in particolare quelli sensibili al campo magnetico (orologi, carte di credito etc.), l’infermiera prepara l’accesso venoso inserendo un ago cannula in una vena del braccio della donna, attraverso il quale nel corso dell’esame sarà somministrato il mezzo di contrasto. Successivamente la donna, a torace scoperto, viene posizionata dal tecnico sul lettino in posizione prona con i seni all’interno delle apposite cavità. Quanto dura? L’esame, indolore, dura circa 20-25 minuti.
È necessario seguire una preparazione prima dell’indagine? Nel caso di esame effettuato con mezzo di contrasto, bisogna essere a digiuno da sei ore e presentarsi con l’esame della creatinina. Non essendo utilizzate radiazioni ionizzanti, la donna può svolgere qualsiasi attività subito prima l’esecuzione dell’esame e subito dopo può stare a contatto con i bambini e le persone fragili. Ci sono controindicazioni? Le controindicazioni sono le stesse di qualsiasi esame di risonanza magnetica. Non può essere effettuato
in presenza di pacemaker o protesi metallica.
DAL TERRITORIO
NEWS
NEWS Anche la medicina trasfusionale tra le attività riconosciute di telemedicina È stato un iter lungo e travagliato quello che ha permesso l’accettazione della medicina trasfusionale tra le attività riconosciute di Telemedicina, ma grazie all’approvazione del Decreto Riaperture per il superamento delle misure anti Covid è stato accolto alla Camera. La richiesta, sollecitata dal presidente di Avis Regionale Lombardia, Oscar Bianchi, e raccolta tra gli emendamenti presentati dalla deputata Elena Carnevali, capogruppo Pd in Commissione Affari sociali, ha visto la disponibilità del ministero della Salute, oltre che il supporto del Centro nazionale sangue: a essere inserite nella telemedicina sono le prestazioni relative all’accertamento delle idoneità della donazione, alla produzione, alla distribuzione e all’assegnazione del sangue e degli emocomponenti e alla diagnosi e cura della medicina trasfusionale, compresa la fase di follow-up dei donatori. Questa “rivoluzione” rappresenta per Avis una possibilità per efficientare i processi di arruolamento dei donatori, sopperendo alla carenza di medici attraverso le possibilità offerte dalla tecnologia della Telemedicina, un tassello indispensabile affinché venga incrementato e potenziato il sistema di raccolta sangue e plasma, aumentando, di riflesso, anche la donazione.
10 anni di Atena Lo scorso 16 maggio l’Associazione Atena ha festeggiato i suoi primi 10 anni di vita. Un compleanno importante celebrato con molti eventi, a cominciare dalla mostra fotografica “Oltre l’alcol in uno scatto” andata in scena al Chiostro di Santa Marta che ha coinvolto le scuole di Bergamo e provincia. È stato poi presentato in anteprima il videogioco innovativo ambientato nella città di Bergamo dal titolo eloquente: “Ocio, just drive!” progetto rilevante di prevenzione ed educazione rivolto ai giovani, da sempre target di riferimento di Atena. A chiusura delle celebrazioni, la serata-evento organizzata il 6 maggio all’Auditorium del Sant’Alessandro con relatore il noto psicologo dell’età evolutiva Matteo Lancini che ha descritto il mondo degli adolescenti andando oltre gli stereotipi comuni. L’associazione, con il decimo compleanno, ha visto anche il passaggio di consegne da Ambra Finazzi (ora presidente onoraria) alla new entry Paola Pesenti Bolognini ed ha già in serbo nuove iniziative a cominciare dal “1° Trofeo Atena” realizzato in collaborazione con il TC “Città dei Mille di Bergamo” e in programma dal 28 maggio al 5 giugno.
Il Prof. Silvio Garattini in libreria con un libro sul diabete di tipo 2 Un italiano su diciotto è diabetico, ma il rapporto diventa di uno su sei considerando la popolazione con più di sessantacinque anni. Si tratta, in totale, di 3,5 milioni di diabetici, con un aumento di circa il 60% negli ultimi vent’anni. Sono questi i dati più aggiornati sul diabete nella popolazione italiana raccolti in “Il diabete di tipo 2 - una malattia evitabile” (Edizioni Lswr), scritto da un gruppo di ricercatori dell’Istituto Mario Negri (e di altre importanti istituzioni italiane) coordinato dal Prof. Silvio Garattini. I dati parlano di un Paese tra i più efficienti nell’attenzione al diabete, ma serve comunque prestare mag-
giore attenzione alla prevenzione per ridurre malattie, sofferenze e anche i costi della sanità pubblica. Infatti, per quanto il diabete sia una malattia gestibile, la sua importanza non riguarda solamente la presenza dell’iperglicemia (che può essere controllata con i farmaci) quanto di una serie di complicazioni che ne possono derivare. Ed è su queste complicanze, sui farmaci disponibili contro il diabete (dai più tradizionali ai più recenti e che controllano tali complicazioni) che si concentra il volume, che parte da una rassegna delle strategie da introdurre per - appunto - evitare la malattia.
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DAL TERRITORIO
NEWS
Ecco come i giovani hanno reagito psicologicamente alla pandemia Covid 19 ∞ A CURA DI GIOVANNI POLLI
La pandemia Covid 19 lascerà parecchie tracce a livello psicologico e sociale, anche e soprattutto nelle nuove generazioni. Si è occupato di questo tema un convegno tenuto lo scorso 18 marzo all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Nel corso dell’incontro sono stati presentati i risultati dello studio “Giovani&Covid: alla ricerca di un significato”, condotto dalla professoressa Semira Tagliabue e dalla dottoranda di ricerca Michela Zambelli. Alla ricerca, a cui ha collaborato fattivamente l’Associazione Mosaico Bergamo - Ente di gestione Servizio Civile e Leva civica regionale -, hanno partecipato 654 giovani adulti tra i 18 ed i 37 anni. I partecipanti sono stati reclutati nelle Province lombarde, in particolare nelle zone più colpite nei primi giorni della 58 | Bergamo Salute | Maggio/Giugno 2022
pandemia. I giovani hanno risposto a una serie di questionari online su tre temi centrali: il processo di costruzione di significato nella vita, il benessere dei giovani, e le strategie/risorse messe in campo durante la pandemia. Associazione Mosaico ha invitato a partecipare tutti i ragazzi e le ragazze che negli ultimi anni hanno prestato servizio civile in Lombardia.
sione dell’anniversario, a febbraio 2021. L’obiettivo è stato comprendere come i giovani adulti avessero vissuto la pandemia con particolare attenzione al processo di costruzione del significato della vita, ovvero quel particolare processo di costruzione attraverso cui i giovani riescono a comprendere meglio chi sono e chi vogliono essere nel mondo e nel futuro».
«Abbiamo voluto principalmente comprendere come i giovani adulti, con un’età compresa tra i 18 e 35 anni avessero vissuto i momenti cruciali della pandemia» spiega Michela Zambelli, responsabile scientifico del progetto. «È stata quindi una ricerca longitudinale iniziata durante il primo lockdown di marzo 2020, che ha avuto una seconda raccolta dati a settembre 2020 per poi concludersi in occa-
Quali sono i primi risultati emersi? Abbiamo scoperto che i giovani adulti non sono tutti uguali, ma attivano questo processo in modi diversi. In particolare abbiamo trovato tre gruppi di giovani che si differenziano in questo percorso di costruzione di significato della vita. Il primo gruppo è dei “cercatori”, molto ingaggiati nella ricerca di significato, con però numeri ab-
bastanza bassi di presenza. Sono le persone che hanno vissuto in misura maggiore le crisi di significato e che hanno una visione più negativa sul futuro e soffrono di una condizione di vulnerabilità e di fragilità. Poi abbiamo il gruppo degli “in between”, né di qua né di là. Non hanno molta spinta alla ricerca, sono un po’ a metà. Infine abbiamo il gruppo dei “fulfilled”, i giovani che sono già “riempiti” di significato della vita. Sono anche i giovani più adulti, quelli che hanno una visione più positiva sul futuro e più protetti rispetto alla possibilità di sperimentare delle crisi di significato. Questo credo sia uno dei risultati più interessanti. Abbiamo anche scoperto che per costruire il significato della vita è importante lavorare giorno dopo
giorno e trovare le piccole cose che ci rendono felici, valorizzando le nostre competenze. Sono questi piccoli passaggi in positivo che ci permettono di crescere in maniera positiva e di diventare quegli adulti che sanno affrontare le sfide. Prima il Covid, ora la guerra, banchi di prova importanti a livello psicosociale. Ci sarà un seguito a questa ricerca? Ci saranno domande aperte a cui sarà necessario trovare altre risposte? Abbiamo raccolto tantissimi dati, quindi ci saranno altre domande che abbiamo nel cassetto a cui proveremo a rispondere. Sicuramente, sul nostro sito internet www.giovaniecovid.com caricheremo e condivideremo i risultati e le risposte al-
DOTT.SSA MICHELA ZAMBELLI Responsabile scientifico Progetto Giovani e Covid
le nuove domande. Non abbiamo in programma per il momento una nuova raccolta dati su questo tema, ma la ricerca scientifica è sempre molto ricca quindi non escludo che in futuro proseguiremo con nuove ricerche.
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DAL TERRITORIO
TERZO SETTORE
Con i tornei di tennis e golf aiutiamo i più deboli L’Accademia dello Sport per la solidarietà ha finora raccolto e distribuito in beneficenza 2 milioni e 700 mila euro. Intervista al presidente Giovanni Licini e i nuovi progetti ∞ A CURA DI LUCIO BUONANNO
«Si dona ciò che c’è nel cuore. La beneficenza è un bene che ritorna». Niente sembra più scontato. In pochi anni infatti l’Accademia dello Sport per la Solidarietà ha raccolto 2 milioni e 700 euro che ha messo a disposizione degli ospedali, per ristrutturare case fatiscenti da dedicare a famiglie, e disabili, a tante associazioni, dagli amici dell’oncologia all’aiuto al neonato, alla segnaletica acustica in Bergamo per i non vedenti, alle persone Down, all’aiuto al mondo della disabilità in ogni sua forma per avvicinare allo sport e alla musica. Soldi che arrivano dai tornei di golf e di tennis e da tanti sostenitori da tutta Italia. Il deus ex machina è da
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anni Giovanni Licini, 71 anni, ex bancario, che ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti (è Ufficiale al merito della Repubblica, “Rosa Camuna”, il più importante premio della Regione Lombardia, benemerenza civica del Comune di Bergamo, della Provincia e cittadino benemerito di Scanzorosciate dove abita). Lo incontriamo nella sede dell’Associazione dello Sport per la Solidarietà alla Casa dello Sport in via Gleno. Non sta fermo, è un vulcano di idee. Adesso sta mettendo a punto le nuove realizzazioni per il 2022: dopo aver arredato l’appartamento per l’Aipd a Pedrengo, ora ne sarà
fatto un altro con le stesse caratteristiche in via Paleocapa a Bergamo, dove i ragazzi con sindrome di Down, assistiti da personale specializzato, impareranno a gestire la propria vita in modo autonomo. Un’altra iniziativa è con l’Anmic per arredare vari appartamenti in provincia per facilitare l’arrivo di persone con disabilità a Bergamo per la Capitale della Cultura 2023 insieme con Brescia, e ancora con l’Aeper a Scanzorosciate per ristrutturare un vecchio immobile che darà ospitalità a 45 ragazzi sfortunati e negozi di pasticceria e di panetteria. E non è tutto. Entro il prossimo settembre saranno pronti quattro campi da tennis (due coperti) e 3 campi
di padel nella zona della Cittadella dello Sport di via Gleno. «Dovranno essere un centro di aggregazione per anziani, famiglie, bambini e sportivi» ci dice Licini. «Un polmo-
ne sportivo pubblico con tariffe contenute, un complesso sportivo pubblico come pochi in Italia». Ma il vulcanico Licini sta pensando anche alle premiazioni per il 2022. La targa va a 13 medici degli ospedali bergamaschi con la dedica “La tua grande professionalità a servizio della nostra gente”, che ricorda la battaglia contro il Covid 2019 che ha visto l’Accademia dello Sport per la Solidarietà ancora in prima linea. Ed è un ricordo pieno di problemi risolti e di speranze quello che fa il Presidente. «Gli ospedali cominciavano a intasarsi e come Accademia eravamo inermi davanti a questa situazione più grande di noi. L’Ospedale di Seriate era in grande difficoltà e il dottor Gianluigi Patelli, a capo
della radiologia, mi ha telefonato per segnalare che una Tac non bastava per esaminare tutti i pazienti, dato che servivano 40 minuti per sanificare la strumentazione. Mi sono subito attivato e ho scoperto che in Europa c’erano due tac mobili, una in Germania e l’altra in Olanda. Nei Paesi Bassi non c’era ancora la pandemia e si sono resi disponibili per affittarla. Servivano 80 mila euro al mese e con poche telefonate ai nostri imprenditori Beppe Panseri, Claudio Bombardieri e Giuseppe Mazza siamo riusciti a portarla nella Bergamasca. Quando è arrivato il tir ci ha riempito il cuore e nell’aria c’era tanta commozione, perché rappresentava un raggio di sole condito da tanta speranza, capace di penetrare il buio nel quale era caduta la nostra provincia».
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DAL TERRITORIO
TERZO SETTORE
I ricordi sono tanti e affiorano uno dopo l’altro. «Esattamente due anni fa ci siamo ritrovati a vivere un vero e proprio incubo con ospedali al collasso e carenza di dispositivi. Mancavano mascherine, camici e disinfettanti, ma anche tamponi e reagenti. C’era una rincorsa su tutto e il personale ospedaliero era allo stremo. Medici e infermieri non hanno mai perso la forza nell’aiutare il prossimo e ognuno ha dato tutto se stesso per gli altri. Non c’era tempo per lo sconforto o per pensare, perché bisognava reagire velocemente. Non nascondo che più di una volta mi sono scese le lacrime, ma l’Accademia è sempre stata presente. Anche quando all’Ospedale di Seriate mancava l’ossigeno e in sole 36 ore, grazie al nostro amico imprenditore Roberto Paratico siamo riusciti a potenziare l’impianto salvando numerose vite umane. Ho ricevuto numerose riconoscenze, ma l’orgoglio più importante è stato aiutare tanta gente, un traguardo che
condivido con tutta la mia famiglia e con l’Accademia. Ognuno di noi è stato un anello fondamentale per costruire una catena forte e resistente, indispensabile per arginare l’avanzata del Covid sul nostro territorio». L’Accademia si è attivata anche per recuperare alcuni farmaci indispensabili per la cura dei pazienti, come il Curaro. «Un venerdì sera mi ha chiamato il direttore dell’ospedale di Seriate perché mancava questo medicinale, indispensabile per sedare le persone. Mi sono subito attivato e ho trovato due aziende, una in Emilia e l’altra a Cenate Sotto. Ho contattato l’imprenditore Aldo Angeletti che in breve tempo ha fatto pervenire alla struttura sanitaria tutte le scorte che aveva in magazzino. Scherzo del destino, dopo poche ore mi ha chiamato il fratello per avvisarmi che l’imprenditore era stato portato a Seriate a causa del Covid e per la sua guarigione è servito proprio il farmaco
che aveva appena donato. Sempre a marzo al Papa Giovanni XXIII avevano sperimentato un farmaco che aveva grande valenza per la guarigione di persone colpite gravemente da Covid-19 e pertanto il direttore dell’Asst Bergamo Est Francesco Locati mi aveva chiesto la possibilità di averne alcune dosi a disposizione. Dopo avere interpellato l’Unione Industriali per individuare il titolare di questa azienda e non avendo avuto informazioni utili mi sono ricordato che anni prima giocavo a tennis con un dipendente di questa casa farmaceutica, che per caso ho scoperto essere attualmente il suo amministratore delegato. Lo stesso ha sentito la casa madre ed è riuscito a soddisfare la mia richiesta. La sera stessa il dottor Locati mi chiamava ringraziandomi perché cinque fiale di questi prodotti erano state recapitate al Bolognini di Seriate. E poi c’erano anche le case di riposo, che sono state duramente colpite dalla pandemia. A Leffe eravamo in contatto con la direttrice sanitaria, la quale mi aveva comunicato che stavano finendo le bombole di ossigeno. Poi gli hub di Clusone e Rogno e l’Ospedale degli Alpini». E pensare che tutto è nato nel lontano 1976 con il primo torneo di tennis al quale parteciparono sul campetto di Lallio 16 giocatori come Giacinto Facchetti, Miro Radici, Fausto Radici, Angelo Domenghini, Fred Bongusto, Mario Consonni, Franco Baracchi, Hasse Jeppson e altri. Oggi sono almeno 350 a contenersi la palma del migliore e a fare offerte per l’Accademia dello Sport per la Solidarietà che aiuta tante persone senza chiedere nulla. E forse è proprio vero: la beneficenza è un bene che ritorna, soprattutto se ce l’hai nel cuore.
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A.R.M.R. Associazione Ricerca Malattie Rare
INSIEME CONTRO LE MALATTIE RARE Le Malattie Rare sono un ampio gruppo di patologie (circa 7.000 secondo l’OMS), accomunate dalla bassa prevalenza nella popolazione (inferiore a cinque persone per 10.000 abitanti secondo i criteri adottati dall’Unione Europea). Con base genetica per l’80-90%, possono interessare tutti gli organi e apparati dell’organismo umano.
Incontri con i sostenitori e gli amici di A.R.M.R. /
MERCOLEDÌ 25 MAGGIO 20:30 Teatro Donizetti Enrico Bertolino : Speciale per Bergamo “Dalla resistenza all’antifragilità Per informazioni e biglietti www.teatrodonizetti.it oppure rivolgersi alla biglietteria del teatro.
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SABATO 28 MAGGIO Festa del Volontariato a Zogno
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MARTEDÌ 7 GIUGNO Consiglio Direttivo Fondazione A.R.M.R
Tel. 035 798518 Sostieni con il 5x1000 C.F. 02452340165 segreteriapresidenza@armr.it WWW.ARMR.IT
DISPLASIA FRONTO-FACIO-NASALE Codice di Esenzione. RNG040 Categoria. Malformazioni congenite. Definizione. La displasia fronto-facio-nasale è una patologia caratterizzata da un marcato ipertelorismo (distanza fra gli occhi maggiore del normale), naso bifido (divisione del naso lungo la linea mediana), labiopalatoschisi (o labbro leporino). Epidemiologia. La precisa incidenza non è nota. Maschi e femmine sono colpiti in egual misura.. Segni e sintomi. Sono presenti labiopalatoschisi, marcato ipertelorismo, naso bifido, coloboma palpebrale (difetto di sviluppo della palpebra), fessure palpebrali strette, schisi a S tra palpebra inferiore e superiore, blefarofimosi, ciglia rade o assenti, dermoide (cisti benigna) dell’occhio. Può essere presente cranio bifido occulto o un meningo-encefalocele posteriore (fessura dovuta a mancata saldatura ossea tra fronte e naso). Si osservano frequentemente lipomi, in particolare al lobo frontale e al volto. In genere chi ne soffre manifesta ritardo nello sviluppo psicomotorio. Spesso si associano iperreflessia (eccessiva vivacità dei riflessi) e spasticità Eziologia. La malattia riconosce una causa genetica. Diagnosi. È essenzialmente clinica. Sono indicate l’esecuzione di una visita oculistica e una RMN cerebrale. Si consiglia di effettuare un’audiometria in età prescolare. Terapia. Si basa sulla prevenzione delle complicanze. La palatoschisi richiede un intervento chirurgico o l’utilizzo di protesi. In caso di malformazioni cerebrali è indicato l’intervento neurochirurgico.
Dottor Angelo Serraglio Vice Presidente della Fondazione A.R.M.R
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DAL TERRITORIO
FARMACIE
Ipotiroidismo Conosciamo meglio i “nuovi” farmaci
∞ A CURA DI ELENA BUONANNO
Vi è mai capitato da bambini di giocare magari con i vostri fratelli o sorelle con le marionette? Vi siete mai ritrovati ad ammirare uno spettacolo di burattini in Città Alta o lungo il Sentierone? Se vivete a Bergamo e provincia sicuramente la risposta sarà affermativa e tra tutte le maschere ne ricorderete una in particolare. La maschera che faceva sorridere tutti noi per via di quelle strane tre “prominenze” al posto del collo: la maschera del Gioppino. La famosa
DOTT.SSA ASTRID MALIGHETTI Farmacista Farmacia di Verdello
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L’articolo n.6 del Codice Deontologico del farmacista riporta “La dispensazione e la fornitura di qualunque medicinale sono prerogativa del farmacista che assolve personalmente tale obbligo professionale e ne assume la relativa responsabilità”. Il ruolo del farmacista, quindi, è anche informare sull’uso corretto di un nuovo farmaco oppure sulle nuove accortezze da rispettare per il farmaco che da tempo di sta assumendo.
maschera bergamasca nasce all’inizio dell’Ottocento e si rifà a una caratteristica comune a molti bergamaschi di quel tempo ovvero all’aumento di volume della tiroide che verrà successivamente identificato come gozzo. Nel nostro Paese il gozzo è da considerarsi endemico, visto che supera la soglia del 5 per cento di prevalenza. «Il gozzo endemico è legato alla carenza di iodio, un elemento chiave per la corretta biosintesi degli ormoni tiroidei» osserva la dottoressa Astrid Malighetti, farmacista. «Quando lo iodio scarseggia, perché ad esempio ci troviamo in una località come Bergamo lontana dal mare, la ghiandola tiroidea per cercare di sopperire a tale mancanza va incontro a ipertrofia e compare il cosiddetto gozzo definito non tossico, quello per intenderci della maschera del Gioppino. Poi-
ché la quantità di iodio assunta con gli alimenti e con l’acqua non è sempre sufficiente a garantirne l’adeguato apporto giornaliero, Il Ministero della Salute ha promosso la legge n. 55 del 21 marzo 2005 riguardante disposizioni finalizzate alla prevenzione del gozzo endemico quali la iodoprofilassi, che consiste nell’usare il sale iodato al posto del comune sale da cucina. Con l’introduzione nella dieta di sale iodato, l’incidenza di disturbi da carenza iodica come il gozzo, non si è azzerata, come ci si poteva aspettare, ma ridotta».
SE LA TIROIDE FUNZIONA TROPPO POCO La carenza di iodio è la principale causa di ipotiroidismo nel mondo. Se lo iodio è carente, come detto, la tiroide si ingrandisce per compensare la ridotta produzione di ormo-
ni e può aumentare di volume fino a determinare la formazione del cosiddetto gozzo. Se poi questo ingrandimento non è sufficiente e la carenza di iodio persiste, compare l’ipotiroidismo. «La persona affetta da ipotiroidismo appare stanca, depressa, tende a prendere peso, ha capelli e pelle secca e perenne freddo. Viceversa la persona affetta da ipertiroidismo appare irrequieta, tachicardica, suda molto, tende a perdere peso, con esoftalmo e perenne caldo» spiega la dottoressa Malighetti.
CONSIGLI E PRECAUZIONI PER L’ASSUNZIONE DELLA NUOVA ORMULAZIONE DEL FARMACO ANTI-IPOTIROIDISMO Il farmaco più utilizzato per curare l’ipotiroismio è la Levotiroxina, un ormone sintetico con struttura e funzione del tutto sovrapponibili a quelle dell’ormone tiroideo endogeno, di cui ne esistono diversi dosaggi disponibili in commercio. «La Levotiroxina viene assunta via orale sotto forma di gocce, flaconcini, compresse o capsule preferibilmente al mattino a digiuno con un sorso d’acqua. Il farmaco è soggetto a ricetta medica e a carico del SSN (fascia A) per tutte le forme farmaceutiche eccetto le capsule molli, che sono a carico del cittadino (fascia C)» spiega la
dottoressa Malighetti. «A partire da maggio 2021 è entrata in commercio una nuova formulazione della Levotiroxina per tutti i dosaggi che rende il principio attivo più stabile e non contiene il lattosio come eccipiente. In particolare il lattosio è stato sostituito con il mannitolo ed è stato aggiunto l’eccipiente acido citrico. Prima di iniziare ad assumere la nuova formulazione di farmaco è consigliabile terminare le scorte della vecchia, ricordando che una volta iniziata l‘assunzione della nuova formulazione non si dovrà più assumere la vecchia. È
importante poi avvertire il medico qualora, con la nuova formulazione, si iniziassero a notare cambiamenti che possono fare pensare aduno squilibrio della tiroide, come stanchezza insolita, tachicardia, sudorazione eccessiva etc. Il medico può decidere di controllare la funzionalità tiroidea e adattare la dose, se necessario. Infine, è utile ricordare che la grafica della confezione del farmaco è cambiata così come l’aspetto della compressa, passando da un’incisione a forma di croce su di un lato a una linea di frattura su entrambi i lati».
ANCHE IL KIT “FAI DA TE” PER DIAGNOSTICARLO Se si presentano sintomi di ipotiroidismo ci si può rivolgere in farmacia per l’acquisto di test rapidi a scopo di screening per uso autodiagnostico per l’individuazione qualitativa di Ormone Tiroide-Stimolante (TSH) nel sangue umano. All’interno di ogni kit si trova: una striscia reattiva, un contagocce capillare, un buffer, una lancetta pungidito e il foglietto illustrativo. «Il test rapido TSH può essere usato in qualsiasi momento del giorno e si serve di una combinazione di anticorpi monoclonali per individuare selettivamente alti livelli di TSH. Se il risultato evidenzia due linee, sia la linea T (Test) che la C (Controllo), il livello di TSH è più alto del normale (5μIU/mL) ed è quindi necessario consultare un medico per ulteriori accertamenti» continua la farmacista. Una volta diagnosticata la condizione di ipotiroidismo il medico valuterà se prescrivere la terapia farmacologica che la persona dovrà assumerne a vita.
COLLOQUI di sostegno
PERCORSI di psicoterapia
per crisi legate a fasi della vita o a situazioni traumatiche quali separazioni, difficoltà lavorative, perdite.
per affrontare difficoltà relazionali, e forme di malessere quali ansia, angoscia, fobie, panico, stati depressivi, disturbi del carattere, problemi di identità, dipendenze alimentari e affettive.
Albo degli psicologi della Lombardia n.4433 Albo degli Psicoterapeuti ex art.3 legge 56/89
Dott.ssa Francesca Calioni Bembo Via XXIV Maggio 17 - Bergamo (BG) f.calioni.bembo@gmail.com Tel. 035 256024
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DAL TERRITORIO
TESTIMONIANZA
Una valvola “speciale” per il mio cuore ∞ A CURA DI MARIA CASTELLANO
«Ho temuto di morire e di non poter più godermi i miei 3 figli e i miei 7 nipoti, la gioia e l’orgoglio della mia vita. E invece, grazie a una valvola speciale fatta apposta per me e a un medico che ha preso a cuore la mia situazione, oggi sono ancora qui a prendermi cura di mio marito, che da un paio d’anni è limitato nella sua autonomia dall’uso continuativo di ossigeno, e ad accogliere i nipoti nelle loro frequenti visite. È davvero una forza della natura Clelia Paruta, sposata Sarti, 88 anni a ottobre, originaria di Città Alta ma residente da 65 anni a Scanzorosciate. E pensare che poco più di tre mesi fa è stata sottoposta a un delicato intervento di impianto di una valvola cardiaca a causa di una stenosi valvolare aortica e di una malattia severa delle coronarie di cui soffriva, senza saperlo, da tempo. Tutto inizia a ottobre 2021, quando la signora Paruta comincia a sentire che c’è qualcosa che non 66 | Bergamo Salute | Maggio/Giugno 2022
va. Fino ad allora era sempre stata bene, a parte qualche acciacco dovuto all’età. «Prima ho iniziato ad avere qualche problema di udito, poi sono arrivate le palpitazioni e un malessere che però non riuscivo bene a definire». Gli accertamenti a cui si sottopone non rilevano nulla di particolare: l’elettrocardiogramma è normale e anche gli altri esami, ecografie alle gambe, alla tiroide e alle carotidi evidenziano solo qualche disturbo della circolazione compatibile con l’età. Finché una mattina, sente un forte e lancinante senso di costrizione e pressione al petto. «Stavo cucinando, quando improvvisamente ho provato un fortissimo dolore al petto e ho perso i sensi. Una volta ripresa, mi sono ritrovata sdraiata sulla panca del tavolo con una gamba sollevata. Non so come la gamba sia arrivata lì, probabilmente è stata una reazione istintiva, ma potrebbe avermi salvata». È spaventata la signora Paruta, ma, da persona pratica e energica qual è, non si lascia
abbattere, si alza, si lava e si cambia. Non chiama il 112, non pensa ci sia bisogno. È stato solo un momento passeggero, pensa. Prende, di sua iniziativa, quattro cardioaspirine che trova in casa e torna ai suoi lavori quotidiani. «Parlando di quello che era successo con i miei figli e i miei nipoti, ho pian piano preso coscienza del rischio che avevo corso e che avrebbe potuto trattarsi di qualcosa di grave». Le vengono prescritti altri esami, questa volta cardiologici. E infatti, cominciano a evidenziarsi delle anomalie al cuore. Uno dei figli, molto preoccupato, decide di farla visitare dal suo cardiologo di fiducia, il dottor Maurizio Tespili, (coordinatore dell’area cardiologica degli Istituti Ospedalieri Bergamaschi), il quale visitando la signora, conferma che c’è un problema severo alla valvola aortica. Deve essere operata e sostituita con una bioprotesi valvolare. Tra le bioprotesi in commercio però non ce n’è nessuna che si adatti perfettamente alle caratteri-
stiche anatomiche del cuore della signora, senza contare l’età. Ma il dottor Tespili e la sua equipe, considerando che la signora Paruta è una donna ancora autosufficiente e piena di voglia di vivere, decidono di contattare l’azienda produttrice di alcune bioprotesi valvolari di terza generazione per trovarne una ad hoc per lei. L’alternativa sarebbe stata intervenire con un’operazione di cardiochirurgia tradizionale, troppo rischioso però per l’età della signora.
«Valutando le bioprotesi valvolari già disponibili sul mercato nessuna era indicata per le esigenze della signora Paruta. Così abbiamo compiuto una ricerca accurata al fine di individuare un device che potesse adattarsi alla sua anatomia» spiega il dottor Tespili. «L’azienda produttrice di questa valvola è venuta incontro alle nostre richieste
permettendoci di prendere parte al progetto legato al nuovo device». Studiata in precedenza tra Europa ed Asia, questa valvola è costituita da uno «scheletro» in Nitinol (Nichel Titanium Naval Ordinance Laboratory) e da dei lembi in pericardio di origine bovina. La signora era la candidata ideale per sottoporsi a questo tipo di intervento, avendo caratteristiche anatomiche peculiari quali una larghezza delle arterie iliache e femorali minimo di 6 millimetri e una distanza tra l’origine delle coronarie ed il piano valvolare di almeno 12 millimetri. E così a gennaio viene operata all’Istituto Clinico Sant’Ambrogio, dove il dottor Tespili dirige l’Unità di cardiologia. L’intervento, eseguito in anestesia locale, con la signora sveglia e reattiva, riesce perfettamente. È la prima volta in Lombardia e la seconda in Italia che viene impiantato questo tipo di valvola. Pur trattandosi di un intervento miniinvasivo, infatti, presenta dei rischi e deve essere eseguito solo in centri ad alta specializzazione e dopo un’attenta valutazione multidisciplinare.
centrando due procedure in una singola seduta operatoria, evitando così la necessità di nuovi ricoveri per la paziente». Dopo un brevissimo periodo, meno di 24 ore, in terapia intensiva e cinque giorni complessivi di ospedalizzazione, la signora Paruta torna a casa, senza dover nemmeno sottoporsi a riabilitazione cardiovascolare. «Dopo i primi giorni di stanchezza, mi sono ripresa molto bene, anche grazie all’affetto e sostegno costante dei miei cari. Ho ricominciato anche a dedicarmi alle mie faccende quotidiane: le commissioni in paese, la spesa, la cucina e la lettura. Insomma sono ritornata a vivere. Il dono più grande? Poter ancora fare la mamma e la nonna, spero ancora per molto tempo».
«Attraverso un approccio percutaneo siamo intervenuti prima sulle coronarie, su cui è stata eseguita un’angioplastica, e in seguito sulla valvola aortica dove è stata impiantata la nuova bioprotesi (TAVI), con-
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DAL TERRITORIO
IL LATO UMANO DELLA MEDICINA
Dietro il banco della farmacia con la testa e il cuore ∞ A CURA DI LUCA PESENTI
Riportiamo la testimonianza del dottor Luca Pesenti, che può essere di aiuto non solo ad altri professionisti, ma anche alle persone comuni. Durante questi anni di lavoro al banco della farmacia ho incontrato molte persone con varie problematiche. Nella maggior parte dei casi sono loro stesse a chiedere il nostro aiuto per risolvere sintomi o malesseri. E noi, fieri degli studi condotti e della nostra professionalità, cerchiamo ogni giorno di dare il miglior consiglio possibile per curare e risolvere i problemi dei nostri pazienti con i molti e diversi strumenti, rimedi e terapie che abbiamo a disposizione. Più difficile è stata l’esperienza con un paziente che si presentava continuamente in farmacia con un atteggiamento sempre agitato, sia nelle movenze sia nel parlare, che veniva a chiedere delle siringhe da insulina. Inizialmente a questa situazione non demmo un gran peso. Non potevamo pensare che il nostro paziente avesse un problema come la tossicodipendenza. Non aveva mai riferito un malessere, non aveva mai chiesto un consiglio: entrava, richiedeva con enorme gentilezza e ironia “i ferri”, così li chiamava, pagava e se ne andava. Con il passare delle settimane e dei mesi, però, cominciammo a sospettare che avesse un problema di tossicodipendenza. Ma anziché 68 | Bergamo Salute | Maggio/Giugno 2022
respingerlo, i miei colleghi e io abbiamo cercato di accoglierlo. Per due anni abbiamo cercato di conoscerlo meglio, gli abbiamo dato attenzioni, abbiamo ascoltato le sue barzellette e battute, la sua storia. L’atteggiamento che abbiamo adottato ha aperto una piccola finestrella alla totale chiusura che un tossicodipendente può avere nei confronti dell’altro e del mondo esterno consentendoci di aiutarlo. Un paziente con questi disturbi ha un’enorme difficoltà a fidarsi delle persone e, anche quando sembra ascoltarti, il desiderio di raggiungere le sostanze che gli danno una sensazione di euforia o di cui necessita il suo corpo (astinenza) prevale. Molte sono le bugie che ci raccontava di fronte al nostro tentativo di dissuasione verso questo stile di vita. Innumerevoli le volte che tornava dicendoci che quella sarebbe stata l’ultima volta che acquistava “i ferri”. Cosa che poi, puntualmente, non succedeva. Ma noi non volevamo arrenderci e continuavamo ad accoglierlo.
Le nostre attenzioni per lui ci hanno permesso di rendere queste infinite delusioni un’arma per sconfiggere la sua dipendenza. Ogni volta che tornava in farmacia trovava sempre uno di noi disponibile ad ascoltarlo e a proporgli un cambiamento verso una vita migliore. Un giorno mi disse: “Oggi non mi farei se sapessi cosa fare e non restassi solo a casa a pensare”. Da qui l’idea di prestargli per un giorno la bici elettrica che usiamo quotidianamente per fare le consegne a domicilio. “Vai e divertiti senza pensare a nulla” gli dicemmo. Quando la sera ci riportò la bicicletta sembrava un bambino, la persona più felice del mondo. Quel giorno non abusò di sostanze, che certo non lo rendevano felice. Fu uno spiraglio. Ma quel giorno purtroppo finì presto e l’indomani si presentò con le sue solite richieste. Chi soffre di dipendenze è molto fragile, ha un umore discontinuo, alterna momenti di euforia a momenti di depressione, vive nella “Questo racconto rappresenta una testimonianza e non vuole essere un argomento di dibattito morale o socio-politico sulle tossicodipendenze.” ∞∞ DOTT. LUCA PESENTI Vicepresidente Agifar BG Farmacista presso Farmacia Donati di Villa D’Almè
solitudine e nell’insoddisfazione, sa di aver preso una via sbagliata, ricca di insidie e di tentazioni a cui non riesce a resistere. Far loro allontanare la mente da questa insoddisfazione ci permette di conoscerli anche nella loro sensibilità e interessi. Decisi, quindi, di invitarlo in più occasioni, a uscire con me dopo il lavoro per una passeggiata. In quei momenti si sentiva bene, non voleva altro. Il mio intento non era dissuaderlo dall’uso di sostanze o imporgli delle soluzioni al suo problema ma semplicemente quello di essere un suo amico, un confidente. Capimmo che la sua testa e il suo cuore desideravano uscire da questa situazione. Bisognava aiutarlo. Fu così che insieme all’anziana madre gli proponemmo di andare in Comunità e iniziare un percorso di disintossicazione, promettendogli che la “sua” Farmacia lo avrebbe aspettato al suo rientro. E lui accettò. Siamo diventati la sua casa, i suoi amici, più che i suoi farmacisti: in
questo modo l’abbiamo aiutato a ritrovare la giusta via. Molti penseranno che sarebbe bastato evitare di vendergli le siringhe, ma in questo modo non l’avremmo sicuramente aiutato, l’avremmo soltanto allontanato. Un tossicodipendente fa di tutto per ottenere ciò che vuole e, nel caso in questione, non sarebbe stato difficile rivolgersi ad altre strutture per trovare delle siringhe. Ora è in Comunità da sei mesi, non fa più uso di sostanze, ed è diventato un mio amico. Per Natale, grazie al suo comportamento responsabile, ha anche avuto un permesso speciale per venire alla cena di Natale organizzata dall’AGIFAR BG (associazione che rappresenta i giovani farmacisti bergamaschi), dove è stato accolto da tutti, come uno di noi. È stata una serata bellissima, per lui e per noi. Aiutarlo a combattere la sua tossicodipendenza è stata per noi la miglior gratificazione possibile. Ci sono voluti due anni di graduale avvicinamento, conoscenza e
In questa rubrica gli operatori sanitari (medici, infermieri etc.) si raccontano, facendo conoscere oltre al loro lato professionale la loro attività di artisti, volontari, atleti... Vuoi raccontare la tua storia su Bergamo Salute?
Scrivici su facebook o redazione@bgsalute.it! dedizione, ma ne è valsa la pena: siamo riusciti a recuperare una persona e credo che questa sia la cosa più grande del nostro lavoro. Un’esperienza che mi ha insegnato a non trascurare mai i rapporti umani, a cercare in ogni circostanza, anche in quelle più difficili, di costruire una relazione di fiducia con le persone che si rivolgono a noi, mettendoci sempre il cuore e non solo la “testa”.
Qualunque sia la tua attività
anche tu puoi diventare un anello fondamentale della Catena della Sopravvivenza. Il DAE è un dispositivo semplice e intuitivo, che tramite indicazioni grafiche e messaggi vocali ti guida passo passo nel soccorso, tu devi solo seguire le istruzioni. Al resto ci pensa lui...
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STRUTTURE
CENTRO ITALIANO PAVIMENTO PELVICO
IL PAVIMENTO PELVICO
Metodo Vitali: la risposta efficace e multidisciplinare ai disturbi legati alla sfera pelvica Se non avete mai avuto una gravidanza, difficilmente avrete sentito parlare di perineo e problematiche a esso relative e di
disfunzioni del pavimento pelvico. In realtà le disfunzioni pelviche possono coinvolgere tutti: donne, uomini e bambini.
Ma cos’è il pavimento pelvico? «Detto nel modo più comprensibile è quella parte del nostro corpo che poggia sul sellino quando andiamo in bicicletta. Una zona anatomica che comprende sia la parte ossea del bacino, sia le fasce muscolari, connettivali, legamenti e tendini» chiarisce la dottoressa Vitali. L’unico approccio efficace alle patologie pelviche è considerare il quadro d’insieme, perché la zona del bacino è un’area decisamente particolare. Posta letteralmente al centro del nostro corpo, è soggetta a influenze e disfunzioni originatesi anche nel resto del corpo e che finiscono per convergere proprio al centro, per via ascendente o discendente. Ad esempio, una disfunzione pelvica potrebbe derivare da un problema di postura. Hai la sensazione di dover urinare spesso? Può essere colpa della zona limbica. Insomma, le cause fisiche possono essere delle più varie e ad aumentare ulteriormente la difficoltà nella diagnosi c’è il fatto che le disfunzioni pelviche non sempre dipendono da “traumi” fisici. L’area del bacino, infatti, è una zona definita anche limbica, cioè condizionata anche dalle emozioni. Un classico esempio è la sensazione di dover urinare quando si è agitati o sotto stress. Situazioni
Le problematiche di competenza del centro > Incontinenza urinaria > Vescica iperattiva > Pollachiuria, disuria > Ritenzione urinaria > Cistite ricorrente > Prolassi urologici, ginecologici, colonproctologici > Pre e post interventi per prolassi
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> Atrofia vaginale, secchezza vaginale > Incontinenza ai gas-fecale > Stipsi > Sindrome da defecazione ostruita (ODS) > Ragadi, fistole anali > Dissinergismo evacuativo
> Emorroidi > Prostatectomia pre/post intervento > Post intervento di Ricanalizzazione della stomia > Disfunzioni sessuali > Dolore Pelvico > Addominalgia/epigastralgia
all’apparenza non connesse, che però, come tutti sappiamo, sono spesso consequenziali. Allo stesso modo, potranno esserci anche cause psicologiche alla disfunzione pelvica, che non appaiono a un esame strumentale, ma vanno indagate in modo diverso da quello che si pensa. Alcune disfunzioni sessuali, che coinvolgono naturalmente la zona pelvica, possono derivare proprio da tali cause.
degli strumenti che li aiuteranno a mantenere la salute riconquistata, a vantaggio di una migliore qualità della vita sul lungo periodo.
IL CENTRO ITALIANO PAVIMENTO PELVICO: UN RIFERIMENTO PER MEDICI DI BASE E OSPEDALI
È evidente la complessità della diagnosi da parte di un singolo specialista. C’è però chi ha dedicato la propria vita lavorativa a queste specifiche disfunzioni, arrivando a creare un Centro che se ne occupa in via esclusiva e multidisciplinare e che segue il paziente in tutte le fasi della patologia - prevenzione, cura e trattamenti. È il Poliambulatorio Monica Vitali - Centro Italiano Pavimento Pelvico®, ideato dalla dottoressa Monica Vitali, ostetrica riabilitatrice, sessuologa e osteopata. Unendo le conoscenze acquisiste nei suoi tre campi di studio, ha concepito un vero e proprio Metodo di lavoro unico nel suo genere, efficace nel fornire, finalmente, ai pazienti le risposte ai loro problemi di salute pelvica. Gli anni di forma-
Il Centro Italiano Pavimento Pelvico® e tutti coloro che vi lavorano hanno fatto proprio il Metodo Vitali, che consiste in un approccio multidisciplinare sotto la coordinazione della dottoressa. Un team di oltre 25 professionisti, coinvolti su un singolo paziente, possono così contare su una cartella medica condivisa, su una visione comune dell’approccio da seguire e sul supporto di tutte le competenze necessarie per il caso specifico. Il Metodo Vitali, utilizzando tecniche di medicina manuale e unendo le conoscenze e le competenze di più specialisti, permette quindi di creare trattamenti innovativi creati ad hoc sul paziente. Nel Centro i pazienti non vengono solo curati in tempi rapidi e in modo efficace, ma vengono dotati
Seguendo questa filosofia, in soli cinque anni il Centro della dottoressa Vitali è cresciuto dagli iniziali 40 mq con due sole stanze, agli attuali 200 mq, con sette studi a disposizione dei pazienti. La struttura di via Betty Ambiveri, a Bergamo, offre un servizio di secondo livello in grado di unire efficacemente diagnostica e terapia ed è oggi un punto di riferimento sul territorio nazionale, tanto che medici di base e ospedali vi si rivolgono per i casi più complessi. L’approccio funzionale integrato del Metodo Vitali è, infatti, in grado di garantire una valutazione e trattamento di corpo, mente e spirito grazie a un’indagine completa sulla persona. Solo dopo questo “check up” iniziale avviene la presa in carico presso il Centro e l’indirizzamento verso l’uno o l’altro specialista, nell’ottica di una completezza nell’assistenza sempre apprezzata dai pazienti che possono riporre la propria fiducia in un team coordinato ed efficiente.
> Nevralgia e neuropatia del pudendo > Proctalgia fugax (crampi anali) > Ipertono Pelvico > Vaginismo > Vulvodinia > Pubalgia > Coccigodinia
> Dispareunia > Dismenorrea > Irregolarità mestruale > Ipofertilità/Infertilità di coppia > Sciatalgia > Dolore da endometriosi > Diastasi dei retti dell’addome > Pre e post parto/taglio casareo
> Enuresi notturne (da 6 anni) > Interventi di chirurgia urologia pediatrica > Disfunzioni in gravidanza > Preparazione utero/bacino al parto > Dolore in gravidanza > Presentazioni podaliche
CORPO, MENTE E SPIRITO: LA RISPOSTA VA CERCATA OVUNQUE
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zione presso i maggiori esperti nei diversi ambiti medici hanno, infatti, permesso alla dottoressa di mettere a punto una soluzione da proporre. Il passo successivo, nelle intenzioni della dottoressa, sarà pubblicare i risultati del suo Metodo e condividerlo con altri professionisti che si occupano di queste tematiche offrendo una formazione completa.
UN APPROCCIO DIVERSO ALLA RIABILITAZIONE PELVICA: IL METODO VITALI
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STRUTTURE
CASA MIA VERDELLO
I benefici della Pet-therapy in RSA
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Riconosciuta come cura ufficiale con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 28 febbraio2003, la Pet-therapy si è dimostrata estremamente efficace, in abbinamento ad altri trattamenti sanitari, nella cura delle persone anziane, anche affette da demenza, per la sua funzione equilibratrice e di sostegno”
PIÙ AUTOSTIMA, MENO STRESS E PIÙ MOVIMENTO La pet-therapy determina benefici in molteplici sfere. > Sfera cognitiva: favorisce lo sviluppo dell’autostima, dell’empatia e di una immagine positiva rispetto al proprio sé. > Sfera comportamentale: favorisce il rilassamento corporeo e migliora il comportamento dell’individuo rispetto al contesto in cui vive. > Sfera emotiva: favorisce un miglioramento dell’umore e una diminuzione dell’ansia e dello stress. > Sfera motoria: migliora le abilità motorie tra le quali la motricità fine.
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Dopo una lunga pausa forzata causata dalla pandemia di Covid-19 le porte di Casa Mia Verdello si sono aperte al progetto “Amici a quattro zampe”, ovvero alla Terapia condotta con l’ausilio di Animali (TAA) meglio conosciuta come Pet-therapy. Si tratta di una forma di terapia che prevede l’uso di animali da compagnia (pet) per la cura di specifiche malattie e di problemi del comportamento. Come sottolineato da diversi studi scientifici, questa interazione uomo-animale, opportunamente guidata, è in grado di stimolare un maggior benessere psicologico oltre che un maggiore movimento fisico.
L’ESPERIENZA DI CASA MIA VERDELLO «Partendo dall’analisi dei bisogni e dei benefici che gli anziani possono trarre dalla TAA, abbiamo stipulato un progetto in cui vi sono elencati obiettivi chiari per ogni residente, abbiamo individuato i residenti che hanno difficoltà cognitive, comportamentali e\o relazionali e infine abbiamo organizzato i primi incontri» spiega il direttore dottor Egidio Passera. ll progetto “Amici a quattro zampe” svolto in grande gruppo, si pone l’obiettivo di potenziare delle abilità e capacità che coinvolgono l’intero gruppo e il singolo individuo. Attivo da aprile 2022, è realizzato grazie alla collaborazione con BMyFriend, gestito da Arianna Mossali e Loredana Airò, e con le educatrici Ninfa Federica La Barbera e Elena Mazzuoccolo. «Durante i primi tre incontri abbiamo osservato e fotografato ogni reazione dei nostri residenti: un ospite ha riso e pianto dall’emo-
zione e ha ricordato il legame con il suo cane, ha raccontato di sé e dell’affetto che nutriva. Un altro ospite, sebbene non partecipi alle altre attività di struttura, partecipa volentieri all’incontro con i cani, li accarezza in silenzio e li osserva a lungo, desidera godersi ogni momento in loro compagnia. Inoltre, grazie all’interazione con gli animali, nel nostro caso dei cani (Tabata, Ozzy e Mabeleth), i nostri ospiti sviluppano e potenziano l’empatia, creando coesione e unione all’interno del gruppo che si è formato. Attendono il proprio turno per coccolare, dare da mangiare e da bere o giocare con l’animale. Rispettano il tempo che gli altri impiegano per fare queste operazioni poiché comprendono l’importanza che ognuno di loro dà a quel momento. In soli tre incontri abbiamo osservato molteplici benefici. Per questo lavoreremo per continuare questo progetto anche in futuro» conclude il direttore.
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PROTEZIONE SOLARE Un’esposizione eccessiva ai raggi ULTRAVIOLETTI del sole pUO’ causare LA cheratocongiuntivite, un’infiammazione acuta della superficie oculare. Proteggi i tuoi occhi con lenti da sole a norma di legge; controlla SEMPRE la presenza del marchio “CE”. Fissare il sole in maniera diretta puO’ danneggiare IN MODO irreversibilE la retina. In caso di fastidi oculari, utilizza lacrime artificiali e rivolgiti a un medico oculista per individuare una terapia adeguata.
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Defibrillatore: a ciascuno la sua teca Il Defibrillatore Semiautomatico Esterno (Dae) è un apparecchio elettromedicale che sta diventando sempre più familiare, grazie anche al DDL1441 che ha cambiato il panorama del primo soccorso con il Dae in Italia. Il numero di dispositivi sul territorio è destinato ad aumentare nei prossimi anni perché la legge prevede la diffusione dei defibrillatori nei luoghi pubblici (come aeroporti, stazioni ferroviarie, porti e su mezzi di trasporto come aerei, treni, navi), nei luoghi di lavoro, nelle scuole e università. Ma come si può trovare in caso di emergenza un Dae vicino a noi? Su www.areu. lombardia.it è disponibile una mappa che riporta i Dae ufficialmente segnalati ad AREU e permette di localizzare quelli più vicini. Se invece ci troviamo in un luogo che frequentiamo abitualmente probabilmente sapremo già dove si trova. «Quando si posiziona un defibrillatore è necessario fare in modo che sia ben visibile e di facile accesso, che la sua posizione sia indicata at-
traverso una cartellonistica chiara in linea con le indicazioni di grafica internazionali e che possa essere raggiunto e applicato alla persona colpita da arresto cardiaco improvviso entro 4/5 minuti» sottolinea Federico Pelicioli di Tecno System. «Scelta l’ubicazione si valuta la tipologia di alloggio in cui posizionare il Dae: dal semplice contenitore, all’armadietto allarmato, alla versione riscaldata fino a quella integrata con un sistema di monitoraggio da remoto che permette di controllare la teca e il Dae contenuto. Nel posizionamento in interni, oltre alle considerazioni fatte in precedenza, la teca dovrebbe avere almeno un sistema di allarme che si attivi nell’attimo in cui la teca viene aperto fungendo da avviso per attivare i soccorsi. Per quanto riguarda gli ambienti esterni, invece, pur essendo i Dae progettati per resistere a condizioni ambientali particolarmente usuranti, è bene considerare di proteggerli al meglio con una teca adatta per conservare lo stato della batteria, elettrodi e la stessa circuiteria del Dae sia nei periodi invernali e autunnali sia
estivi» continua l’esperto. «Per la protezione dal freddo e dall’umidità si può usare una teca impermeabile e riscaldata, mentre per il caldo eccessivo si può integrare la teca con un sistema di ventilazione o con un’adeguata copertura che può aiutare a contrastare l’alta temperatura. In ambienti esterni si deve evitare l’eccessiva esposizione ai raggi diretti del sole, altri accorgimenti possono dipendere dalle specifiche condizioni climatiche e tipologia del luogo come ad esempio nelle località balneari occorre tenere in considerazione oltre la temperatura anche la salsedine che potrebbe deteriorare il materiale di rivestimento della teca e anche del Dae se questi non sono progettati con materiali adeguati».
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Mamma in forma L’attività fisica, come dimostrato dalla letteratura scientifica, non solo non è dannosa ma addirittura benefica durante la gravidanza e nell’immediato post parto purché venga svolta sotto la supervisione di professionisti competenti. Nasce da questa convinzione e dall’idea che la felicità dei bambini passi attraverso il benessere delle mamme il progetto “Mamma in forma” di Sportindoor. Ce ne parla Giacomo Ruozi, direttore del Centro.
In che cosa consiste il programma? Il percorso, creato e supervisionato dall’equipe del poliambulatorio medico, ha inizio mediante un check iniziale da parte di fisioterapisti/ laureati in scienze motorie che individuano un percorso modulato nei tre trimestri della gravidanza. Nel primo trimestre si privilegia la idrokinesiterapia, attività specifica in scarico gravitario utile per ridurre il carico sulla colonna vertebrale. Viene effettuata nella nostra vasca con acqua riscaldata a 32°e vitalizzata, tecnologia che ci permette di ridurre il quantitativo di cloro disciolto in acqua. Nel secondo trimestre si affianca alla idrokinesiterapia, un allenamento specifico in palestra per mantenere la mobilità e il tono muscolare, attraverso lavori di stretching globale ed esercizi mirati, propriocezione e percezione dei muscoli del pavimento pelvico
e infine per aumentare il benessere psico-fisico. Nel terzo trimestre si aggiunge al lavoro del secondo il linfodrenaggio, utile per attenuare i fastidi causati da gonfiore e ritenzione idrica. Il percorso non si esaurisce con il parto… Esattamente. Due mesi dopo il parto, il consulente personale ricontatta la mamma e le propone un secondo check per valutare il suo stato fisico e una ripresa dell’attività fisica post-parto. Questo progetto si inserisce nella filosofia generale del nostro centro che si basa sulla personalizzazione dei percorsi con la supervisione di professionisti esperti, a ogni età e in ogni fase della vita.
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A chi si rivolge questo progetto? È una proposta per tutte le future mamme che desiderano mantenersi in forma e in salute nel periodo della gravidanza, con la garanzia di un team che comprende medico ginecologo, fisioterapista, massoterapista e laureato in scienze motorie, coordinati da un consulente personale. Le gestanti possono continuare a farsi seguire dal ginecologo di fiducia o frequentare le attività preparto dei consultor; il team di Sportindoor costruisce per
ogni donna un percorso di attività fisica personalizzato sotto la supervisione del medico responsabile.
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Estate e occhi Come proteggerli dai raggi UV
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La bella stagione è iniziata e i nostri occhi sono molto più esposti alle radiazioni solari rispetto alla stagione invernale. «Per proteggersi efficacemente non bastano semplici occhiali scuri, ma servono lenti con un buon filtro UV, in grado cioè di fermare i raggi ultravioletti che sono invisibili ma pericolosi per l’occhio. La banda UV-A costituisce circa il 95% della luce UV a cui siamo esposti, la UV-B solo il 5% ma è più dannosa, la UV-C è quasi assente, se non in alta montagna, ed è la più pericolosa» avvertono Massimiliano e Mitia Gazzera, ottici e titolarli di MGM snc che controlla Ottica Gazzera e L’ottica di moda.
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È vero che usare lenti scure che non filtrano la banda UV è più rischioso che non usare per niente occhiali da sole? Verissimo. Le semplici lenti scure filtrano la luce visibile, quindi la nostra pupilla, meno esposta, si dilata e lascia passare le radiazioni UV, non filtrate, in misura maggiore. È più pericolosa una lente scura senza filtri piuttosto che non usarla del tutto, perché ci priva della naturale protezione alla luce che la natura ci dà, restringendo la pupilla. I più a rischio sono i bambini, perché purtroppo spesso usano occhiali da sole “giocattolo” o di bassa qualità. Si pensa che il bambino facilmente romperà o perderà l’occhiale e non ci si orienta su prodotti certificati, ma esistono ottimi prodotti da bambino con montature colorate e flessibili che danno la massima sicurezza con prezzi contenuti. Come scegliere l’occhiale da sole più adatto a ognuno? Un ottico esperto deve capire quali sono le reali esigenze del cliente, in quale ambiente usa le lenti (in
auto, in montagna, vicino all’acqua o altre superfici riflettenti) per individuare il grado di protezione più adeguato, l’eventuale polarizzazione (che blocca il riverbero) o l’utilità di lenti fotocromatiche (Transitions®) che si adattano alle variazioni di luminosità. Quali sono le ultime novità nel campo delle lenti da sole? Sono molto interessanti le nuove linee di lenti Transitions® che sono diventate più veloci, cioè la variazione di colore della lente al variare della luminosità dell’ambiente avviene più rapidamente aumentando il comfort, soprattutto nella guida e nello sport. Inoltre oggi abbiamo lenti Transitions® che uniscono alla fotosensibilità la polarizzazione, mentre prima bisognava scegliere tra lenti fotocromatiche e lenti con polarizzazione. Queste lenti di ultima generazione sono pensate soprattutto per chi è molto sensibile alla luce o trascorre molto tempo alla guida. La visione è nitida anche in luce molto intensa e in caso di abbagliamento o riverbero. Maggio/Giugno 2022 | Bergamo Salute | 79
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DSA: diagnosi e certificazione anche per adulti «I Disturbi Specifici dell’Apprendimento (Dislessia, Disortografia, Disgrafia e Discalculia) sono disturbi del neurosviluppo che comportano significative difficoltà nell’acquisizione delle abilità scolastiche. Le difficoltà emergono già nelle prime fasi del percorso scolastico, ma non sempre vengono riconosciute: spesso il rendimento è complessivamente adeguato, grazie alle abilità cognitive e agli sforzi del bambino oppure i risultati negativi vengono imputati a scarse capacità o mancanza di impegno. Non essendo malattie ma caratteristiche neurobiologiche persistono per tutta la vita e possono causare difficoltà anche in età adulta». Chi parla è la dottoressa Letizia Corti - Psicologa - Coordinatrice RicreAzione di ProgettAzione Cooperativa Sociale, realtà che da oltre 20 anni si occupa di riabilitazione e reinserimento sociale di persone con lesioni cerebrali. La competenza maturata in questo campo ha portato ProgettAzione a occuparsi anche di prevenzione, valutazione e riabilitazione cognitiva con un’equipe inserita nelle liste di Enti autorizzati a rilasciare Certificazioni per Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) e Aggiornamenti di Profilo Funzionale valide in Lombardia, che offre la possibilità di rinnovare la documentazione per gli studenti della scuola superiore e Università o di
effettuare una valutazione in caso di sospetto DSA non ancora diagnosticato, senza limiti di età. Come avviene la diagnosi di DSA? La diagnosi di DSA è il risultato di una valutazione specialistica, che indaga non solo le abilità scolastiche, ma il profilo funzionale del soggetto. Ai fini dell’applicazione della Legge 170/2010, la Certificazione deve essere effettuata da una struttura pubblica o da un’equipe privata autorizzata da ATS. Perché è importante riconoscere un DSA anche in età adulta? La legge riconosce i diritti delle persone con DSA indipendentemente dall’età: anche chi non ha avuto una diagnosi in età evolutiva, ma sospetta di avere un disturbo dell’apprendimento, può effettuare una valutazione sia per consapevolezza personale sia per essere tutelato in ambito scolastico, universitario o lavorativo. Le Università infatti devono assicurare agli studenti con DSA accoglienza, tutorato, mediazione con l’organizzazione didattica e monitoraggio delle prassi adottate. Devono inoltre garantire adeguate forme di verifica e valutazione, sia per le prove di ammissione sia per gli esami. Per poter accedere alle misure previste è necessario che la Certificazione sia valida, per cui se risale a prima dei 18 anni deve
essere aggiornata. In ambito lavorativo è stato da poco raggiunto un importante traguardo con l’approvazione della Legge 25/2022, che introduce tutele fondamentali per i lavoratori con DSA, vietando ogni forma di discriminazione e prevedendo la possibilità di richiedere strumenti compensativi e misure dispensative sia nei colloqui di selezione che nel lavoro quotidiano. Dal 2021 sono inoltre ufficialmente in vigore per i candidati con DSA il tempo aggiuntivo nell’esame teorico per la patente di guida e la possibilità di usufruire di alcune misure nei concorsi pubblici.
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Bergamo Salute anno 12 | n° 66 Maggio | Giugno 2022 Direttore Responsabile Elena Buonanno Redazione Rosa Lancia redazione@bgsalute.it Grafica e impaginazione Rosa Lancia rosa.lancia@marketingkm0.it Fotografie e illustrazioni Shutterstock, Adobe Stock, Unsplash, Pixabay, Paolo Biava, Adriano Merigo, Studio Paolo Da Re Stampa Elcograf S.p.A Via Mondadori, 15 - 37131 Verona (VR) Casa Editrice Marketing Km Zero Srls Via G. Garibaldi, 3 - 24030 Mozzo (BG) Tel. 035.0514318 - info@marketingkm0.it Pubblicità Luciano Bericchia Tel. 035.0514601- info@bgsalute.it Hanno collaborato Lucio Buonanno, Maria Castellano, Rita Compostella, Viola Compostella, Lella Fonseca, Giulia Sammarco Iscr. Tribunale Bergamo N°26/2010 del 22/10/2010 Iscr. ROC N°26993. Tutti i diritti sono riservati. È vietata la riproduzione, anche se parziale, di qualsiasi testo o immagine. L’editore si dichiara disponibile per chi dovesse rivendicare eventuali diritti fotografici non dichiarati. I contenuti presenti su Bergamo Salute hanno scopo divulgativo e non possono in alcun modo sostituirsi a diagnosi mediche. Canali di distribuzione: • Abbonamento. • In omaggio in edicola con Il Giorno (Provincia di BG). • Spedizione a diverse migliaia di realtà bergamasche, dove è possibile leggerla nelle sale d’attesa (medici e pediatri di base, ospedali e cliniche, studi medici e polispecialistici, odontoiatri, ortopedie e sanitarie, farmacie, ottici, centri di apparecchi acustici, centri estetici e benessere, palestre, parrucchieri etc.) • Distribuzione gratuita presso le strutture aderenti alla formula "Amici di Bergamo Salute".
COMITATO SCIENTIFICO • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • •
Dott. Diego Bonfanti - Oculista Dott.ssa Maria Viviana Bonfanti Medico Veterinario Dott. Rolando Brembilla - Ginecologo Dott.ssa Alba Maria Isabella Campione Medicina Legale e delle Assicurazioni Dott. Andrea Cazzaniga Idrologo Medico e Termale Dott. Sergio Clarizia - Pediatra Dott. Marcello Cottini - Allergologo Pneumologo Dott. Giovanni Danesi - Otorinolaringoiatra Dott. Adolfo Di Nardo - Chirurgo generale Dott. Nicola Gaffuri - Gastroenterologo Dott.ssa Daniela Gianola - Endocrinologa Dott. Antoine Kheir - Cardiologo Dott.ssa Grazia Manfredi - Dermatologa Dott. Roberto Orlandi Ortopedico Medico dello sport Dott. Paolo Paganelli - Biologo nutrizionista Dott. Antonello Quadri - Oncologo Dott.ssa Veronica Salvi - Ostetrica Dott. Orazio Santonocito - Neurochirurgo Dott.ssa Mara Seiti - Psicologa - Psicoterapeuta Dott. Sergio Stabilini - Odontoiatra Dott. Giovanni Taveggia Medicina Fisica e Riabilitazione Dott. Massimo Tura - Urologo Dott. Paolo Valli - Fisioterapista
COMITATO ETICO • Dott. Ernesto de Amici Presidente dell’Ordine dei Farmacisti di Bergamo • Gianluca Solitro Presidente OPI Ordine delle Professioni Infermieristiche di Bergamo • Dott. Andrea Poerio e Dott.ssa Diana Prada Referenti territoriali di Bergamo e Provincia OPL Ordine Psicologi Lombardia • Ordine dei Tecnici Sanitari di Radiologia e delle Professioni Sanitarie Tecniche, della Riabilitazione e della Prevenzione della Provincia di Bergamo nella persona del Dott. Angelo Di Naro
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di Giorgio Capelli
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