numero
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Anno 14 Gennaio | Febbraio 2024
www.bgsalute.it Poste Italiane spa Sped. in Abb. Postale DL 353/2003 (Conv. in legge 27/02/2004 N.46) Art. 1 comma 1 LO/BG
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Specialità PANCREATITE ACUTA: CAUSE E SINTOMI DA NON IGNORARE
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Alimentazione NUTRIRE IL PROPRIO BENESSERE CON L’ALIMENTAZIONE
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Psicologia PERCHÉ PREFERIAMO “NON SAPERE”
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Coppia LA REGOLA DEL NO CONTACT FUNZIONA DAVVERO?
Bergamo Salute è sempre con te: leggila integralmente dal tuo computer, tablet o smartphone www.bgsalute.it
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Piero Piazzi
Chiedere aiuto mi ha salvato la vita Gennaio/Febbraio 2024 | Bergamo Salute | 1
numero
76
) EDITORIALE 5 Un 2024 all’insegna dei buoni propositi ) SPECIALITÀ A-Z 12 Diagnostica Terapia oncologica. Il contributo della medicina di precisione 14 Gastroenterologia Le cause e i sintomi che non devi ignorare 16 Reumatologia Artrite psorisiaca. Come individuarla e curarla in tempo
Anno 13 Gennaio | Febbraio 2024
32 Bambini Bambini vivaci o iperattivi? 34 Ragazzi Dipendenza tecnologica.L’età di utilizzo dello smartphone è sempre più bassa 36 Anziani Più geriatri in Pronto Soccorso per l’assistenza agli anziani ) IN FORMA 38 Bellezza Buoni propositi beauty per il 2024 40 Fitness Dal fitness al wellness ) VIAGGI DELLA SALUTE 42 Grotte naturali. Miniere di benessere
) PERSONAGGIO 18 Piero PIazzi Chiedere aiuto mi ha salvato la vita
) RICETTA 44 Crostata di farro con pere e mandorle
) IN SALUTE 20 Stili di vita Cleaning Therapy. Una terapia per il corpo e la mente 22 Alimentazione Nutrire il nostro benessere. L’importanza delle buone abitudini nell’alimentazione 24 Agrumi. Un tesoro nutrizionale, ma attenzione agli eccessi!
) RUBRICHE 51 Animali Come garantire una “vecchiaia” sana e felice per i nostri amici a quattro zampe? 54 Guida esami Scintigrafia 56 Altre terapie Il legame tra mente e corpo nelle prestazioni sportive (e non solo)
) IN ARMONIA 26 Psicologia Ignoranza intenzionale. Perché preferiamo non sapere 28 Coppia La regola del “NO CONTACT” per 21 giorni. Funziona davvero?
) DAL TERRITORIO 58 Farmacie Digitalizzazione? Perché no! 60 News 66 Terzo settore ALT Onlus. L’associazione per la prevenzione contro le malattie da trombosi 68 Il lato umano della medicina L’infermiere di Mozzo nell’infermo di Gaza
) IN FAMIGLIA 30 Dolce attesa La pratica skin to skin. Il primo magico contatto tra mamma e neonato
70 Testimonianza Alla maratona di New York sei anni dopo il tumore ) STRUTTURE 72 Medea - Beauty Soluzion ) PROFESSIONI SANITARIE 74 È ufficiale: arriva il corso di laurea per futuri osteopati ) REALTÀ SALUTE 77 AIP - sezione di Bergamo ) LIFE STYLE 80 Arte Perché l’arte fa bene alla mente? 86 Salute Negli esosomi vegetali si nasconde un vero tesoro di benefici 88 Galateo Nelle sale d’attesa. Un luogo di silenzio e rispetto 90 Vip & Benessere Sciare fa bene e lo sanno anche i Vip 92 Capelli & Make-up Ecco le tendenze per l’inverno 94 Pet & People Così difendi i tuoi amici a 4 zampe dal freddo 96 Food& Wine La giusta alimentazione dopo gli eccessi delle feste. Parola d’ordine depurazione Allegato centrale: Amici di Bergamo Salute
PARTECIPANTI ALLA FONDAZIONE ITALIANA PER L’EDUCAZIONE ALIMENTARE
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EDITORIALE
Un 2024 all’insegna dei buoni propositi L’inizio di un nuovo anno è il momento perfetto per riflettere su se stessi e pianificare i nuovi obiettivi per i mesi a venire. Ma quando si parla di buoni propositi, ci sono vantaggi e svantaggi. Definire nuovi obiettivi ci regala uno scopo, una bussola
quotidiana che ci motiva ad affrontare sfide con determinazione: abbracciare nuove abitudini è sempre un’opportunità di crescita personale (e anche professionale). Attenzione, però, a non sovraccaricarsi: porsi obiettivi irrealistici può portare stress e ansia, ma è anche bene ricordare che le difficoltà sono solo parte del cammino, non il destino! È con questa premessa che vi presentiamo il primo numero di Bergamo Salute del 2024. Non solo approfondimenti su specialità mediche ed esami clinici, ma anche tanti consigli per iniziare al
meglio il nuovo anno: nutrire il vostro benessere attraverso l’alimentazione, fare sport per consolidare il legame tra corpo e mente, applicare semplici ma efficaci pratiche nella vostra beauty routine e molto altro. Insomma, l’augurio della redazione di Bergamo Salute per tutti voi lettori è sempre quello di essere felici con voi stessi, considerando le risorse a vostra disposizione e rimanendo aperti a regolare i vostri propositi secondo le circostanze del momento. Il tutto, senza mai sentirvi in colpa. Buon 2024.
CLAUDIO GUALDI Direttore Responsabile
Adriano Merigo
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SPECIALITÀ A-Z
DIAGNOSTICA
Terapia oncologica: il contributo della medicina di precisione ∞ A CURA DI IVANA GALESSI
L’Ospedale Papa Giovanni XXIII implementa l’utilizzo della tecnologia Next Generation Sequencing (NGS) per la medicina di precisione in ambito oncologico. La Biobanca dedicata alla memoria di Giorgio Angeletti, medico chirurgo e imprenditore farmaceutico “La tecnologia NGS sta trasformando la diagnostica rendendola più rapida, semplice e altamente precisa. Stiamo assistendo ad una vera e propria rivoluzione. Per rendere l’idea, è come passare da un sistema di trasporto collettivo basato su treni a breve percorrenza ad una nuova rete ad alta velocità. In aggiunta, a prezzi notevolmente inferiori. NGS aprirà le porte alla medicina di precisione in ambito terapeuti-
co”. Queste sono state le parole del dott. Andrea Gianatti, Direttore dell’Anatomia patologica e Direttore del Dipartimento Medicina di Laboratorio dell’ASST Papa Giovanni XXIII, in occasione dell’intitolazione della Biobanca dell’ospedale a Giorgio Angeletti, medico e imprenditore bergamasco.
L’INTITOLAZIONE La cerimonia di intitolazione della Biobanca a Giorgio Angeletti,
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medico e imprenditore bergamasco, titolare del Laboratorio Farmacologico S.A.L.F. fondato nel 1921, si è tenuta martedì 19 dicembre 2023. La dedica è stata decisa dai vertici dell’ASST Papa Giovanni XXIII in accordo con la famiglia. La S.A.L.F. S.p.A. ha sponsorizzato un progetto dell’ASST Papa Giovanni XXIII che punta a implementare in Ospedale l’utilizzo della tecnologia Next Generation Sequencing (NGS). La targa
con l’intitolazione della Biobanca è stata posta all’ingresso della struttura dove sono crioconservati i campioni biologici, nei sotterranei del Papa Giovanni XXIII. Insieme al Direttore generale Maria Beatrice Stasi, al dott. Gianatti, Direttore dell’Anatomia patologica e Direttore del Dipartimento Medicina di Laboratorio e a Marco Arosio, responsabile della Biobanca, la targa è stata svelata da Aldo Angeletti, Amministratore delegato della S.A.L.F. S.p.A., dal fratello Paolo Angeletti e dalla sorella Carla Angeletti in qualità di Consiglieri delegati. Presenti anche altri componenti della famiglia Angeletti, giunta ora alla quarta generazione alla guida del Laboratorio farmaceutico.
IL PROGETTO La cerimonia di intitolazione è stata l’occasione per presentare il progetto dal titolo “La medicina di precisione in oncologia: caratterizzazione molecolare dei tumori solidi per la terapia personaliz-
zata”. Il progetto permetterà il progressivo passaggio alla diagnostica NGS, basata sulla biologia molecolare avanzata per i pazienti affetti da patologia tumorale e si avvarrà proprio dello sviluppo strutturale ed organizzativo della
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SPECIALITÀ A-Z
DIAGNOSTICA servazione dei futuri prelievi.
L’EVOLUZIONE DELLA BIOBANCA
stessa Biobanca che rappresenterà il necessario supporto per la crioconservazione dei prelievi biologici. Il progetto, per un finanziamento complessivo di €290.000 messi a disposizione da S.A.L.F. S.p.A., è già stato avviato. Due giovani ricercatori, Giulia Ghirardi e Nicola Bianchi sono stati selezionati per l’assegnazione di due borse di studio, sempre dedicate a Giorgio Angeletti, per l’avvio dell’attività necessaria ad introdurre la tecnologia NGS. Con l’aiuto dei due borsisti, sono in fase di revisione i percorsi per la diagnostica nelle sospette patologie tumorali. Saranno inoltre introdotte le procedure per la preparazione dei campioni e
quelle per lo stoccaggio. Una seconda fase del progetto riguarda l’infrastruttura. Sarà acquisita la strumentazione per la preparazione e lo stoccaggio dei campioni biologici, una volta sequenziati da uno strumento già presente in Ospedale. Per aumentare ulteriormente le capacità di stoccaggio dei campioni biologici – in aggiunta agli oltre 200mila campioni già presenti e potenzialmente idonei per essere processati con la nuova tecnologia NGS - è stata individuata un’area dell’Ospedale dove sorgerà una seconda sezione della Biobanca “Giorgio Angeletti”. I locali dovranno essere adattati per rispondere ai requisiti di sicurezza per la corretta criocon-
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Anche Marco Arosio, responsabile della Biobanca, ha commentato l’importanza del progetto: “Il progetto consentirà di portare la Biobanca ad un livello di attività superiore, che non si accontenti semplicemente della quantità dei campioni e dei dati, ma che favorisca la qualità dei campioni e dei dati ad essi associati. Il progetto mira ad introdurre quella che in gergo chiamiamo ‘biobanking 3.0’, cioè la soddisfazione degli stakeholders. Puntiamo alla trasparenza e all’attivo coinvolgimento dei pazienti, da un lato, perché capiscano l’importanza dei loro campioni per la ricerca. Dall’altro puntiamo a coinvolgere anche i ricercatori, perché possano sfruttare al meglio queste biorisorse nell’interesse dei pazienti stessi”. Grazie a questo progetto, aumenteranno quindi le possibilità per l’ASST di partecipare ai trials clinici internazionali, con l’obiettivo di favorire le conoscenze scientifiche e allo stesso tempo di rendere disponibili per i pazienti sempre più le cure terapeutiche innovative già nel corso della sperimentazione.
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SPECIALITÀ A-Z
GASTROENTEROLOGIA
Pancreatite acuta: le cause e i sintomi che non devi ignorare ∞ A CURA DEL DOTT. PIERPAOLO MARIANI
Con il termine pancreatite si indica un’infiammazione del pancreas e dei tessuti circostanti che, solitamente, insorge all’improvviso. Il pancreas è una ghiandola di forma allungata localizzata al centro dell’addome, ed è costituita da due tipi di cellule: quelle esocrine, adibite alla produzione di enzimi digestivi (proteasi) e quelle endocrine, adibite alla produzione di ormoni (insulina e glucagone), la cui funzione è quella di regolare i livelli di gli-cemia nel sangue.
QUALI SONO LE SUE CAUSE Alla base della pancreatite vi pos-
Disegno anatomico di cistifellea, duodeno e pancreas
sono essere differenti agenti eziologici, ovvero fattori biologici, fisici o chimici, capaci di provocare l’insorgenza di una malattia. La causa più frequente di pancreatite è la presenza di calcoli biliari: formazioni dure, di natura calcifica o colesterinica, che possono formarsi all’interno della cistifellea e migrare nelle vie biliari, ovvero l’insieme dei dotti che raccolgono la bile prodotta dalle cellule del fegato. Questi calcoli possono provocare pancreatite, poiché bloccano il normale deflusso della bile e il percorso degli enzimi pancreatici, favorendone il reflusso verso il pancreas. Anche l’abuso di alcool è in grado di generare pancreatite, tuttavia in questo caso i motivi non sono del tutto chiari. Si ipotizza, ad esempio, che l’alcool possa interferire con la funzionalità ghiandolare innescando, così, un processo di autodigestione. Altre cause comprendono: > lesioni involontarie della ghiandola; > ipertrigliceridemia; > infezioni virali;
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Pancreatite La pancreatite è una patologia rara: ogni anno in Italia l’incidenza è di circa 5-6 casi ogni 100mila abitanti. I soggetti più colpiti hanno un’età compresa fra i 50 e i 70 anni. La maggior parte degli individui migliora nell’arco di una decina di giorni, mentre, in circa il 7% dei pazienti la malattia si presenta in forma grave e può avere esito fatale.
> reazioni indesiderate a farmaci; > patologie rare (come fibrosi cistica, iperparatiroidismo, sindrome di Reye, malattia di Kawasaki).
COME SI MANIFESTA La pancreatite acuta si manifesta con un improvviso e violento dolore nella parte superiore dell’addome, sede anatomica del pancreas, che molto spesso si
irradia alla schiena. Il dolore, nella maggior parte dei casi descritto dal paziente come una pugnalata, diviene sempre più intenso e rimane tale per ore o giorni. Questi dolorosi sintomi si aggravano tipicamente dopo i pasti, con le profonde inspirazioni e durante la palpazione dell’addome. Frequentemente il dolore è anche seguito da nausea, vomito alimentare e biliare (colore verde scuro). Se alla base del disturbo ci sono i calcoli biliari, il dolore si scatena dopo un pasto abbondante; se, invece, la causa è legata all’abuso di alcool, il dolore si manifesta da 6 a 12 ore dopo aver consumato bevande alcoliche in quantità eccessiva. Altri segni clinici includono: febbre superiore ai 38 gradi centigradi, nausea e vomito, addome disteso e dolente, colorazione gialla della cute e delle sclere (ittero).
COME VIENE INDIVIDUATA DALLO SPECIALISTA È ragionevole sospettare la pancreatite ogni qualvolta si manifesti un grave dolore addominale non altrimenti giustificato, a insorgenza improvvisa, in un paziente con una storia personale di calcolosi della cistifellea o abuso alcolico. Ad ogni modo, la diagnosi della pancreatite acuta è stabilita dalla presenza di almeno due delle seguenti caratteristiche: > dolore addominale “a barra”: ossia che avvolge l’addome, i lati e la schiena; > valori dell’amilasi e/o lipasi nel sangue: (enzimi prodotti dal pancreas) tre volte superiori al limite di norma – l’intervallo dei livelli di amilasi e lipasi normali può variare a seconda del l’unità di misura utilizzato; > reperti radiologici caratteristici.
DOTT. PIERPAOLO MARIANI Direttore di Chirurgia Generale Ospedale Pesenti Fenaroli, Alzano Lombardo
QUAL È LA CURA Frequentemente la pancreatite richiede il ricovero ospedaliero: solitamente questo ha una durata variabile dai 5 ai 10 giorni; spesso può essere necessaria una degenza prolungata e, in casi estremi, anche il ricovero in ambiente intensivo. Il trattamento della pancreatite acuta è di supporto: adeguata idratazione endovenosa, controllo del dolore e precoce ripresa dell’alimentazione. I pazienti che sviluppano complicanze possono anche richiedere un trattamento aggiuntivo specifico. Risolta la fase acuta della patologia, è infine cruciale indagarne le cause: in particolare, nei pazienti con patologia litiasica della cistifellea è indicato l’intervento chirurgico di rimozione della stessa; nei pazienti con storia di abuso etilico o di ipertrigliceridemia è opportuno modificare gli stili di vita potenzialmente dannosi.
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SPECIALITÀ A-Z
REUMATOLOGIA
Artrite psorisiaca: come individuarla e curarla in tempo ∞ A CURA DELLA DOTT.SSA MARTA RIVA
L’artrite psoriasica è una malattia infiammatoria cronica a carico delle articolazioni di persone affette da psoriasi o con familiari interessati da questa malattia. La maggior parte delle persone sviluppa prima la psoriasi e successivamente l’artrite, ma può anche avvenire il contrario. Si manifesta con dolore, rigidità delle articolazioni e gonfiore.
CHE COSA È L’ARTRITE PSORIASICA L’artropatia psoriasica è una patologia infiammatoria di tipo auto-
immune associata a psoriasi della pelle – di cui esistono più forme – e delle unghie, che può colpire sia le articolazioni periferiche (mani, piedi, caviglie, ginocchia), sia le inserzioni dei tendini (entesi) o la colonna vertebrale, in particolare le articolazioni sacroiliache al bacino o il rachide cervicale. Oltre alle manifestazioni dermatologiche e reumatologiche, la malattia si può associare anche a patologie infiammatorie dell’occhio (uveite) o dell’intestino (malattie infiammatorie croniche dell’intestino come la rettocolite ulcerosa o morbo di Crohn).
QUALI SONO I SINTOMI
DOTT.SSA MARTA RIVA Reumatologa Humanitas Gavazzeni e Medical Care
L’artropatia psoriasica provoca dolore nelle sedi coinvolte con caratteristiche infiammatorie, vale a dire dolore che insorge anche mentre siamo a riposo, in particolare già durante la notte e al mattino al risveglio; il dolore può migliorare con il movimento, ma può provocare anche limitazioni funzionali. Spesso si accompagna a una rigidità articolare mattutina prolungata di durata superiore anche alla mezz’ora. Quando
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le articolazioni o i tendini sono infiammati può essere presente anche un gonfiore locale.
QUALE È LA CAUSA Non si conoscono i motivi che causano la reazione del sistema immunitario contro cellule normali, anche se si ipotizza che fattori genetici e ambientali, come alcune infezioni, giochino un ruolo in persone predisposte.
L’ARTRITE PSORIASICA È UNA MALATTIA EREDITARIA? Come la maggior parte delle malattie croniche, esiste una componente genetica che, tuttavia, è responsabile solo del 30% del rischio. Su questa predisposizione genetica agiscono fattori ambientali ad oggi ancora poco noti; molto di recente, si ritiene che la flora batterica intestinale, il cosiddetto microbioma, abbia un ruolo predominante.
LE FASCE DI ETÀ PIÙ PREDISPOSTE ALLA COMPARSA DELLA MALATTIA L’artrite psoriasica può comparire
sica può portare alla perdita di massa ossea, si può anche eseguire una Mineralometria Ossea Computerizzata (MOC) per valutare la presenza di osteoporosi. Queste terapie sono disponibili per la dispensazione ospedaliera anche presso Humanitas Gavazzeni.
a tutte le età e indipendentemente dal genere maschile o femminile. La psoriasi colpisce il 2-3% della popolazione; il 20-40% di queste persone avrà anche un’artrite psoriasica. Nel 75% dei pazienti affetti da artrite psoriasica, la psoriasi si manifesta per prima, ma esiste comunque un 10% dei pazienti in cui le manifestazioni cutanee sono riscontrate successivamente ai disturbi reumatologici.
COME CI AIUTA IL REUMATOLOGO NELLA GESTIONE DELLA ARTRITE PSORIASICA
LO SPECIALISTA A CUI RIVOLGERSI
COME SI CURA L’ARTRITE PSORIASICA
Lo specialista a cui rivolgersi è il reumatologo, ma non solo. Oggi possiamo utilizzare terapie innovative efficaci sulle varie componenti della malattia psoriasica, tra cui occhio, pelle e intestino. Per questo è importante – e quasi indispensabile – una collaborazione tra più specialisti, per ridurre anche il rischio di ritardi diagnostici o terapeutici che potrebbero rivelarsi dannosi per il paziente. È importante anche farsi visitare dallo specialista se si ha psoriasi e si manifestano dolori alle articolazioni, perché la malattia può danneggiarle molto gravemente causando una disabilità permanente. Oggi con le terapie si possono non solo controllare i sintomi, ma anche prevenire danni irreparabili alle articolazioni.
Non esiste una terapia universale per l’artrite psoriasica. La terapia viene stabilita sulla base della valutazione reumatologica e le associate comorbidità, e viene orientata in base alle manifestazioni di malattia presenti in ciascun paziente, sulle sue caratteristiche generali (altre malattie o fattori di rischio di altro tipo). Si utilizzano terapie topiche per la malattia cutanea, fototerapia, farmaci antinfiammatori, terapie immunosoppressive tradizionali e farmaci biotecnologici (biologici) da utilizzare per via sottocutanea sviluppati specificatamente per l’artrite psoriasica, efficaci sia sulla componente cutanea che articolare; ci sono anche nuovi farmaci orali chiamati piccole molecole. Dal momento che l’artrite psoria-
Il reumatologo, dopo avere fatto la diagnosi, si occupa delle manifestazioni muscoloscheletriche come artrite, dattilite, lombalgia ed entesite, valutando l’andamento della malattia nel tempo attraverso esami clinici e di laboratorio e utilizzando anche strumenti diagnostici come l’ecografia muscoloscheletrica; si possono anche richiedere accertamenti specifici di secondo livello, a seconda del tipo di coinvolgimento della malattia (come la Risonanza Magnetica Nucleare). Questa modalità di agire e curare permette uno stretto ed efficiente controllo di malattia e continui aggiustamenti della terapia secondo la risposta clinica. Inoltre, va posta attenzione alla comparsa di manifestazioni extrarticolari per un rapido invio allo specialista competente, con cui collabora costantemente.
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PERSONAGGIO
PIERO PIAZZI
Chiedere aiuto mi ha salvato la vita ∞ A CURA DI CLAUDIO GUALDI
Piero Piazzi, 60 anni, ex modello e manager, tutt’ora attivo nel settore della moda, è anche testimonial dell’associazione Progetto Itaca, che si occupa di sensibilizzare sulla salute mentale. Nell’ultimo anno ha deciso di raccontare apertamente, e senza censure, le difficoltà che ha incontrato sul suo percorso, per dimostrare che chiedere aiuto può davvero salvare la vita. Piero, lei è una persona di successo, oggi cosa la motiva a restituire agli altri la sua esperienza di vita e cosa le ritorna? La mia scelta di condividere e raccontare la mia esperienza con la depressione e la salute mentale non è né una forma di liberazione, né una confessione. Credo che avere successo sul lavoro e avere successo nella vita siano due cose molto diverse tra loro. In realtà, il mio successo è la vittoria su certe situazioni, come le dipendenze e, soprattutto, certe patologie di cui la gente si vergogna di parlare. Sono una persona discreta, se esco o mi esibisco in pubblico lo faccio perché ho un secondo fine, quasi mai lavorativo: oggi la mia priorità è aiutare gli altri. L’ho sempre avuta nella mia indole anche da bambino, quando giocavo prefe16 | Bergamo Salute | Gennaio/Febbraio 2024
rivo giocare con i bambini down perché con loro trovavo dell’affinità, mi identificavo. Ho condiviso la mia esperienza per far capire che fragilità e debolezze possono diventare dei punti di forza. Lei è diventato testimonial di Progetto Itaca, com’è nata la vostra collaborazione, se così può essere definita? La missione di Progetto Itaca, associazione che promuove programmi di informazione, prevenzione, supporto e riabilitazione per le persone affette da disturbi della Salute Mentale a livello nazionale, combacia perfettamente con la mia: sensibilizzare e superare il tabù. Proprio per questo motivo ho deciso di intraprendere anche il percorso formativo per diventare volontario dell’associazione, portando la mia esperienza vissuta
in questo ambito a servizio di chi ne ha bisogno. Ad ogni modo, la collaborazione è nata quasi per caso, parlando del mio vissuto con un’amica, Maria Gavazzeni - nuora della fondatrice Gughi Radice Fossati. Le ho raccontato la mia storia, mi è stata fatta la proposta e il resto è venuto in modo molto spontaneo e naturale. Conoscevo già la realtà dell’associazione, ma prima di diventare testimonial il mio desiderio era fare il corso da volontario che ho appena concluso e, soprattutto, informarmi su tutte le attività e le informazioni relative all’associazione. Oggi (nda 25 novembre, giorno dell’intervista) è a Bergamo, ospite della sezione locale di Progetto Itaca
che ha organizzato il torneo di tennis “Coppa Itaca Bergamo”. Sì, sono molto felice di essere stato coinvolto in questa serata organizzata da Progetto Itaca Bergamo in collaborazione con il Tennis Club Bergamo. La sezione cittadina dell’associazione ormai è in forte espansione, a riprova di quanto è importante che in tutta Italia ci siano dei luoghi e delle realtà di riferimento per le malattie mentali, che sono in aumento soprattutto tra i giovani. Un progetto ambizioso di Progetto Itaca è anche quello di espandere gli omonimi Club, centri per lo sviluppo dell’autonomia socio-lavorativa di persone con una storia di disagio psichico, in ogni città dove è presente una sezione dell’associazione.
Il focus del suo lavoro, però, non è solo sulla salute mentale. Ci parli della sua associazione no-profit. Da anni io e il mio socio Massimo Leonardelli siamo attivi in Sud Sudan e Uganda, due paesi africani particolarmente colpiti da povertà estrema e malattie, con il supporto di medici e volontari che si trovano sul campo. A novembre 2022, abbiamo deciso di “ufficializzare” il nostro impegno, fondando l’associazione no-profit To.Get.There ETS, che fornisce assistenza sanitaria, sostegno psicologico, aiuti per le spese scolastiche, cibo e beni primari per la tutela dei bambini orfani e sieropositivi in questi due paesi. In particolare, oltre a fornire programmi di educazione ed empowerment femminile sul tema
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PERSONAGGIO
PIERO PIAZZI
della trasmissione dell’HIV, tra i progetti che stiamo sostenendo attualmente c’è l’Health Center To.Get.There, un centro dedicato a Papa Francesco che fornisce cure mediche di alta qualità e supporto alle comunità più vulnerabili, e la Casa Ragazzi Racisci a Gulu, una casa famiglia che offre rifugio, supporto e opportunità di riabilitazione ai giovani di «strada», in particolare quelli che lottano con la dipendenza da droghe e le sfide legate alla vita in strada. Personalmente mi reco spesso in Africa per
verificare come e dove vengono investiti i fondi. Sono viaggi lunghi e difficili, ma ogni volta che torno “in patria” mi sento più ricco. Dal suo “bilancio di vita”, che messaggio può lanciare? Di non vergognarsi mai di niente, parlare subito e tirare fuori subito le proprie sensazioni ed emozioni. Bastano poche parole per chiedere aiuto. Il silenzio molto spesso può uccidere, perciò è importante, quando si presentano le prime avvisaglie di fragilità, rivolgersi ai
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medici, parlarne con gli amici o con i propri genitori. Nella società odierna, i giovani hanno troppo, tutto e subito. Questo però porta a una ricorrenza sempre più frequente di paranoia, depressione, e tante altre patologie che riguardano la sfera della salute mentale. Si pensa di essere già adulti e risoluti, quando invece ancora non lo si è. Insomma, non bisogna avere vergogna di affrontare le proprie fragilità e di riconoscere di avere bisogno di aiuto.
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IN SALUTE
STILI DI VITA
“Cleaning therapy”: una terapia per il corpo e la mente
∞ A CURA DI SARA CARRARA
Prendersi cura della propria casa è un po’ come prendersi cura di sé. Vi è un profondo legame tra l’uomo e l’ambiente dove vive, sia a livello geografico, sia al livello del suo habitat quotidiano, cioè la sua casa che riflette la propria personalità. Quindi è importante prendersi cura di entrambi per poter crescere e vivere in un ambiente che ci faccia sentire bene. Dott.ssa Barbato, cosa si intende con il termine “cleaning therapy”? La “cleaning therapy” non è solo un concetto di moda, bensì una pratica che unisce il benessere fisico a quello mentale, trasformando le pulizie in un vero e proprio rituale di mindfulness. Va oltre il semplice atto di pulire, perché ogni azione, dallo spolverare al lavare i piatti, diventa un’opportunità per connettersi con il presente e allontanare lo stress perché ci si concentra su ciò che si sta facendo, liberando la mente da pesi e carichi emotivi ed entrando in uno stato di “flusso”. Come incide la cleaning therapy a livello antropologico? E a livello psicologico? Dal punto di vista antropologico (come confermato dall’antropologa Mary Douglas), c’è una grande correlazione tra spazio e corpo. Se ci si pensa, lo stesso verbo “curare” si usa in riferimento al prendersi cura della casa, ma anche del cor-
po – o della mente. Lo spazio in cui viviamo e il nostro corpo sono il riflesso della nostra personalità: dall’età, al genere, alla classe sociale. A livello psicologico l’atto del riordinare la casa è visto come un modo per mettere ordine e schiarire la mente. Le condizioni del nostro habitat possono influire sullo stato mentale. Certo è che in alcuni casi il disordine può essere associato a persone creative che trovano in esso un ordine; e che la pulizia maniacale della casa non è positiva perché potrebbe essere un indicatore di un disagio più profondo legato a un disturbo ossessivo-compulsivo. La pulizia e l’ordine devono trovare dentro di noi la comodità e l’equilibrio che ci fanno stare bene. Nella pratica, quali sono i vantaggi? I vantaggi, gli impatti, dell’atto del pulire sulla salute, sono stati valutati dalla scienza. Per prima cosa, ad esempio, fanno bene al
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Home sweet home Luca Guidara, autore di “Home sweet Home. Prendersi cura della casa e fare le pulizie non è mai stato così bello” (DeAgostini) afferma che mettere ordine in casa, anche solo per dieci minuti al giorno, non solo rende migliore l’ambiente intorno a noi, ma fa bene anche allo spirito. Il termine “cleaning therapy” è stato coniato stato coniato “per sottolineare i benefici simili a quelli del decluttering, la pratica di origine scandinava che fa uscire dal circolo vizioso dell’accumulo seriale di oggetti, invitando a eliminare tutto il superfluo così inizierà a farlo anche con i pensieri inutili”.
cuore: uno studio dell’università dell’Indiana su un campione di 998 persone tra i 49 e i 65 anni, ha dimostrato che spolverare, stirare o lavare i pavimenti in casa per 30 minuti riduce il rischio di infarto – quasi quanto 30 minuti di passeggiata all’aperto. A giovarne è anche il sonno: una ricerca dell’americana National Sleep Foundation ha dimostrato che una camera da letto ordinata e lenzuola pulite avevano reso migliore la qualità del riposo notturno del 75% degli intervistati. Ma i vantaggi riguardano soprattutto la psiche. Stando a uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Personality and Social Psychology Bulletin, chi descrive la propria abitazione come caotica e piena di cose lasciate a metà è tendente alla depressione, con livelli alti di cortisolo, l’ormone dello stress. Roberto Pani, psicanalista e psicoterapeuta, docente di
psicologia clinica all’ Università di Bologna ha affermato che «…è più frequente trovare in disordine l’appartamento di un single, che quello di una famiglia. Non ha spazi da condividere con altre persone, non riceve ospiti tutti i giorni e, se vuole, può permettersi di trascurare le pulizie. Ma parliamo di persone normali, senza particolari patologie […]. Si può affermare che la corrispondenza tra interno ed esterno esiste e vivere in un ambiente più ordinato aiuta la quotidianità». Ma quando il disordine è troppo? Quando il disordine è troppo, questo rischia di essere il riflesso di un disagio. È il disordine di chi, per esempio, sta vivendo un trauma come lutto, una separazione o la perdita del posto di lavoro e si lascia andare all’incuria per mancanza di energie, di speranze o di visione del futuro.
PIA BARBATO Counselor Supervisor Trainer Centro Counseling Integrato APS
«Il disordine casalingo diventa la spia di scombussolamento», dice ancora Pani. «L’aiuto delle persone vicine in questi casi è determinante. Se ciò non fosse sufficiente, molto utile è il supporto di uno psicoterapeuta», ed io aggiungo o anche di un Counselor.
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IN SALUTE
ALIMENTAZIONE
Nutrire il nostro benessere: l’importanza delle buone abitudini nell’alimentazione ∞ A CURA DEL DOTT. STEFANO PASSONI
Mangiare in modo sano è fondamentale per garantire il benessere generale del nostro organismo, quello che mangiamo ha un impatto diretto sulla nostra salute fisica e mentale e influenza ogni aspetto della nostra vita. Un’alimentazione equilibrata, come quella mediterranea, fornisce al nostro corpo i nutrienti essenziali di cui ha bisogno per funzionare al meglio: l’acqua, le vitamine, i minerali e tutti i nutrienti sono mattoncini fondamentali per la costruzione del nostro sistema immunitario e ci forniscono l’energia necessaria per affrontare le sfide di tutti i giorni. È quindi fondamentale prestare attenzione alla nostra alimentazione, iniziando dalle buone abitudini, piccoli gesti che possono fare la differenza. Bere acqua a sufficienza Prima di tutto non dobbiamo dimenticarci di bere. L’acqua è fondamentale per il nostro organismo, tanto che una “minima” perdita, anche solo del 2%, può inficiare in maniera significativa le nostre prestazioni fisiche. Siamo costituiti per il 70% da acqua, che svolge molteplici e fondamentali funzioni: regola il volume cellulare
e la temperatura corporea, consente di assorbire le sostante nutritive, favorisce i processi digestivi e permette di eliminare i prodotti di scarto. L’indicazione è di assumere almeno 2 litri di acqua al giorno, circa 10 bicchieri, che possono aumentare fino a 3/4 litri se si svolge attività fisica. Inoltre nel periodo invernale, qualora risultasse più difficoltoso bere con continuità, può essere di aiuto assumere infusi, tè e tisane. Costruire pasti completi Il passo successivo è costruire pasti completi e bilanciati, che devono comprendere carboidrati, grassi e proteine nella giusta quantità. Sono da preferire le fonti di carboidrati integrali poiché la lavorazione dell’alimento porta ad una parziale perdita di vitamine, minerali e fibre. È consigliabile scegliere fonti di grassi “buoni”, come olio extravergine di oliva (EVO), frutta oleosa, avocado e pesci grassi come salmone e sgombro, e alternare fonti proteiche di origine animale, come carne, pesce, uova e latte, con quelle di origine vegetale, come i legumi. Non saltare i pasti! Negli ultimi anni si è diffusa la
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tendenza a saltare i pasti e a praticare digiuni giornalieri ma questo comportamento non è salutare. Assicurare un regolare e costante apporto calorico permette infatti di non avere carenze di energia durante la giornata e di essere sempre efficienti. Spesso i nutrizionisti consigliano di introdurre una merenda a metà mattinata e una nel pomeriggio che fungono da “smorza-fame” per non arrivare troppo affamati ai pasti principali: frutta fresca e frutta secca si prestano bene a questo ruolo. Consumare frutta e verdura a sufficienza Un altro consiglio è assicurarsi di assumere frutta e verdura a sufficienza. Le linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità consigliano di mangiarne cinque porzioni al giorno. Oggi il consumo di questi alimenti è sempre meno, sono preferiti succhi e alimenti industriali che causano carenze nutrizionali importanti, pericolose soprattutto nelle fasce più giovani della popolazione. Prediligere alimenti di stagione Scegliere alimenti di stagione e di produzione locale può essere un sano accorgimento per as-
sicurarsi di assimilare tutto ciò di cui abbiamo bisogno. Infatti gli alimenti di stagione sono spesso colti al culmine della maturazione e questo assicura la massima quantità di nutrienti, contribuisce a soddisfare al meglio i nostri fabbisogni nutrizionali e garantisce maggior freschezza e sapore. Ad esempio le fragole sono un frutto prettamente estivo, gli spinaci sono una verdura invernale che, in valore assoluto, ha meno proprietà nutritive delle fragole. Le fragole che mangiamo a Natale però non sono di certo di produzione locale e, di conseguenza, sono povere di tutte le molecole benefiche che le caratterizzano. Quindi alla fine della filiera produttiva gli spinaci presenteranno valori nutrizionali migliori. La coltivazione locale inoltre non utilizza sostanze sintetiche per trattare gli alimenti e per-
mangimi artificiali, sono più ricchi di sostanze fondamentali come gli omega-3, importantissimi per la loro azione antinfiammatoria. Purtroppo l’alimentazione occidentale tende sempre di più al consumo di alimenti industriali (processati), poveri di vitamine e omega-3 e ricchi invece di omega-6, molecole con funzione pro-infiammatoria.
DOTT. STEFANO PASSONI Biologo nutrizionista Resilia Manual and Holistic Care Monza (MB)
mette un maggior controllo sulla qualità del prodotto, garantisce maggiore sostenibilità ambientale e fornisce supporto alle piccole imprese. Alimenti di qualità come uova deposte da galline che possono razzolare liberalmente o salmoni norvegesi pescati in mare aperto e non alimentati con
Rispettare se stessi Infine credo che alimentarsi correttamente sia anche un segno di rispetto verso sé stessi: prendersi cura del proprio corpo attraverso scelte alimentari consapevoli è un investimento nel proprio futuro e nella propria salute. Adottare un’alimentazione corretta può prevenire per esempio problemi di salute cronici, come malattie cardiache, diabete e obesità.
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IN SALUTE
ALIMENTO
Agrumi: un tesoro nutrizionale, ma attenzione agli eccessi! ∞ A CURA DI IVANA GALESSI
Gli agrumi sono una categoria di frutta apprezzata in tutto il mondo per il loro sapore unico, ricca di vitamina C e di altri nutrienti essenziali. Tuttavia, dietro a questa esplosione di freschezza e vitalità, ci sono aspetti positivi e negativi che vale la pena esplorare. Lo facciamo insieme alla dott.ssa Simona Tadini, biologa nutrizionista ed esperta in nutrizione sportiva e chetogenica. Ricchi di vitamina C e antiossidanti La ricchezza in vitamina C è uno degli aspetti più notevoli degli agrumi. Essa svolge un ruolo fondamentale nel rafforzare il nostro sistema immunitario, promuove la guarigione di ferite e migliora l’assorbimento del ferro. Gli agrumi sono, inoltre, ricchi in antiossidanti, primi fra tutti i flavonoidi, che svolgono un ruolo cruciale nel contrastare lo stress ossidativo: aiutano a prevenire danni cellulari, proteggono il corpo dai radicali liberi e contribuiscono così a ridurre il rischio dell’insorgenza di malattie cronico-degenerative. In particolare, la parte bianca all’interno del frutto (cd. albedo) contiene un
flavonoide chiamato esperidina, dalla marcata attività antiossidante, antinfiammatoria e di sostegno al sistema immunitario. Utili per una corretta salute digestiva e per l’idratazione della pelle La massiccia presenza della fibra è un altro punto a favore degli agrumi e della salute digestiva. La fibra, infatti, promuove la regolarità intestinale, previene la stitichezza e contribuisce al controllo del peso, rallentando lo svuotamento gastrico. Non solo, gli agrumi sono idratanti naturali, in quanto contengono elevate percentuali di acqua. In associazione alla vitamina C, l’apporto idrico è essenziale per mantenere la pelle sana, in associazione alla vitamina C; l’acqua favorisce la circolazione sanguigna e garantisce il corretto funzionamento di tutto l’organismo. Infine, questi frutti possono migliorare la salute cardiovascolare, contribuendo a ridurre i livelli di colesterolo cattivo, migliorando l’elasticità dei vasi sanguigni e diminuendo il danno da radicali liberi, riducendo così il rischio di malattie.
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E la scorza? Anche la scorza degli agrumi può rendersi utile! In questo caso, più che di rilevanza sulla salute, si può parlare di miglioramento organolettico dei piatti che cuciniamo. Gli oli essenziali contenuti nella parte colorata della buccia di questi frutti, se grattugiata e inserita in piccole quantità nei piatti che cuciniamo, è in grado di arricchire con un aroma molto gradevole sia le portate dolci che salate. Alcune problematiche da non sottovalutare Sebbene questi frutti invernali rappresentino un’ottima fonte di nutrienti utili a mantenere un buono stato di salute, occorre prestare attenzione ad alcuni aspetti che, in alcune classi di persone, potrebbero creare problemi. Gli agrumi, infatti, sono noti per la loro acidità che può essere problematica in coloro che soffrono di gastrite o reflusso gastroesofageo. L’acidità può irritare la mucosa dello stomaco, portando a sensazioni di bruciore e disagio, perciò chi soffre di questi problemi dovrebbe ridurne l’uso. Inoltre, alcuni flavonoidi presenti pos-
sono interagire con determinati farmaci, interferendo con il loro metabolismo, influenzandone la loro efficacia o aumentando il rischio di effetti collaterali. Se si desidera introdurre nella dieta un’elevata quantità di agrumi, è meglio consultare prima un professionista della salute. Anche l’allergia agli agrumi, nonostante sia relativamente rara, non è impossibile! Alcune persone potrebbero manifestare reazioni allergiche come prurito, gonfiore o eruzioni cutanee dopo averli consumati. Se si sospetta un tale tipo di allergia, è bene consultare il medico. Infine, come tutta la frutta, anche gli agrumi contengono
zuccheri naturali. Per coloro che devono monitorarne l’apporto nella dieta è importante tenerne conto ed evitare di mangiarne in grandi quantità. Anche in questo caso è consigliabile rivolgersi ad un professionista sanitario come il nutrizionista per poterne mangiare in quantità corretta e non rischiare di avere influenze negative sull’equilibrio glucidico. In conclusione, gli agrumi sono un tesoro nutrizionale con numerosi benefici per la salute, ma è fondamentale essere consapevoli delle possibili sfide associate al loro consumo. Integrare gli agrumi nella dieta può portare a una serie di vantaggi sull’organismo, ma è consigliabile
DOTT.SSA SIMONA TADINI Biologa nutrizionista Master II livello in nutrizione umana Esperta in nutrizione sportiva e chetogenica
consultare un professionista della salute, se in presenza di condizioni mediche specifiche o allergie. Con una gestione attenta, gli agrumi possono continuare a essere apprezzati come deliziosi alleati per il benessere complessivo!
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IN ARMONIA
PSICOLOGIA
Ignoranza intenzionale: perché preferiamo non sapere!
∞ A CURA DELLA DOTT.SSA VIVIANA SACCHI
Una persona ignora volontariamente non perché sia difficile comprendere meglio la situazione, ma perché non vuole sapere, anche se sarebbe facile farlo (Wieland, 2017). Un’ignoranza “volontaria” Per ignoranza intenzionale si intende una tipologia di ignoranza dovuta alla propria volontà piuttosto che derivante da impedimenti esterni. Le persone, a volte, preferiscono evitare le informazioni sull’impatto delle loro azioni come “scusa” per essere egoiste. Tale ignoranza intenzionale, tuttavia, riduce il comportamento altruistico e può avere effetti dannosi in molti contesti consumistici e organizzativi. Quando e come si manifesta Si può pensare a molti scenari del mondo reale in cui l’ignoranza intenzionale può avere un impatto sulla punizione dell’altro. Ad esempio, immaginiamo un professore impegnato a somministrare
una verifica ai suoi studenti: anziché supervisionare attentamente lo svolgimento del test, potrebbe distogliere lo sguardo dai banchi per non incorrere in comportamenti scorretti da parte di uno studente, che magari sta utilizzando dei bigliettini. Questo accade perché, nel caso in cui riscontrasse l’irregolarità, sarebbe obbligato a estromettere lo studente dalla verifica, rovinando il clima a tutti coloro che, invece, la stanno svolgendo serenamente. Nel documentario “Bad Surgeon” un chirurgo di fama mondiale, grazie al suo carisma, si guadagnò il pieno appoggio di una prestigiosa azienda sanitaria che gli permise d’intraprendere interventi sperimentali sui pazienti. Qualche tempo più tardi però i suoi colleghi, dopo aver notato che gli esiti delle procedure non erano positivi, fecero una segnalazione all’azienda sanitaria. Inizialmente dovettero raccogliere le prove del cattivo operato in maniera autonoma, poiché nessuno osava
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metter in discussione la professionalità del famoso collega. La clinica infatti, una volta ricevuta la segnalazione, preferì prendere provvedimenti verso coloro che avevano mosso dei dubbi. Questa, piuttosto che indagare il reale operato del chirurgo, in prima battuta ha preso provvedimenti verso i chirurghi che avevano mosso dei dubbi. Solo quando la sua attività fu resa pubblica dai media, recando un danno d’immagine alla struttura sanitaria, il chirurgo venne licenziato. Questo è un tipico caso di ignoranza intenzionale: un cattivo operato che viene ignorato, per evitare di incorrere in situazioni svantaggiose. L’opinione della ricerca scientifica e i bias cognitivi Per la ricerca scientifica è ancora incerto se la tendenza delle persone a rimanere ignoranti per evitare comportamenti morali costosi possa anche ridurre la loro disponibilità a punire l’altro, per la violazione delle norme. La
mente umana spesso lavora incappando in euristiche cognitive, cioè scorciatoie del ragionamento che rendono più semplice prendere delle decisioni in breve tempo – soprattutto se basate su dati appresi dall’esperienza. Nell’ignoranza intenzionale, invece, possono essere coinvolti dei bias cognitivi, ovvero degli errori di ragionamento di cui non si discute la validità: questa dissonanza cognitiva (Skinner, 1953), ci spinge a scegliere informazioni che già fanno parte del nostro bagaglio di valori e credenze, piuttosto che individuare e valutare quelle contrastanti. Disconfermare una vecchia credenza ha un costo alto in termini cognitivi: significherebbe distaccarsi razionalmente dal paradigma emozionale legato a quel valore e andare alla ricerca di tutte quelle informazioni che, pur dotate di autenticità, contrastano con il nostro sistema. Si parla anche di bias di omissione, quando si adottano comportamenti che ci fanno evitare di intraprendere una determinata azione che può creare situazioni svantaggiose, piuttosto che andare incontro alle conseguenze. Il famoso chirurgo utilizzava molti bias: il bias di conferma, per confermare l’efficacia della sua procedura, ignorando la parte che avrebbe potuto evidenziare gli alti rischi corsi dai pazienti; il bias di omissione, per ignorare la valutazione attenta degli esiti della sua chirurgia non visitando i pazienti nel decorso post-operatorio e, infine, un bias
DOTT.SSA VIVIANA SACCHI Psicologa clinica, Specializzanda in psicoterapia ipnotica neo-ericksoniana, dott.ssa in Comunicazione e Social Media Marketing MindFit Clinic, Bergamo
sull’eccesso di fiducia nei propri giudizi e valutazioni. Addirittura, anche dopo il decesso dei pazienti, alcuni familiari erano rimasti in buoni rapporti con il chirurgo perché, inconsape-volmente, applicavano errori di ragionamento che gli impedivano di valutare la sua effettiva condotta. Qualche dato Secondo uno studio dell’American Psychological Association, quando alle persone viene data la possibilità di sapere quanto le proprie azioni influenzeranno un altro individuo, il 40% dei soggetti preferisce ignorare la risposta. L’ignoranza intenzionale mette in atto un vero e proprio meccanismo di difesa: uno studio (Niehaus, 2014) fece emergere come le persone impegnate nella
beneficienza preferissero non sapere cosa si fosse realizzato con i proventi della raccolta fondi, per non intaccare negli anni successivi la propria disponibilità a donare nuovamente. Pensiamo alla diffusione a macchia d’olio di aziende che vendono online prodotti di abbigliamento e articoli di vario genere, a prezzi irrisori. L’abitudine all’acquisto compulsivo è ormai sdoganata, come se il fatto che un articolo costi poco in termini economici, significa automaticamente che costi poco anche in termini etici. Noi vediamo solo il risultato del nostro ordine online, riceviamo il pacco a casa e siamo soddisfatti di ciò che abbiamo risparmiato. Sarebbe lo stesso se fossimo a conoscenza del processo produttivo che sta dietro tutto ciò? Lo sappiamo che nulla è gratis, e da qualche parte qualcuno ci sta rimettendo, ma spesso si preferisce evitare questo ragionamento, perché ci costringe a cambiare atteggiamento verso l’iperconsumo. Non è forse su questo che sia basa l’ignoranza intenzionale? L’ignoranza intenzionale è un’attenuante? Si potrebbe pensare che l’ignoranza intenzionale sia una strate-gia utilizzata dagli individui in maniera più o meno consapevole, per evitare di conoscere le conseguenze del proprio comportamento, poiché il non sapere viene reputato un’attenuante; ma, di fatto, non lo è.
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IN ARMONIA
COPPIA
La regola del “NO CONTACT” per 21 giorni. Funziona davvero? ∞ A CURA DI SARA CARRARA
Affrontare la fine di una relazione, breve o lunga che sia stata, può essere un’esperienza straziante. Ci si ritrova immersi in un mare disordinato di emozioni quali dolore, rimpianto, sollievo, rabbia, rimorso e tristezza, all’interno del quale è possibile sentire profondamente la mancanza dell’altra persona. Per far fronte a questa situazione, molti esperti delle relazioni hanno riconosciuto nel “21 giorni di NO CONTACT”, un valido strumento per poter guarire il proprio cuore, ricominciare a guardare avanti e, perché no, forse anche fare in modo che la propria assenza possa portare il/la partner a rivalutare la fine della relazione. Ma in cosa consiste esattamente la regola del 21 giorni di NO CONTACT? Come si può intuire dal nome, questa strategia consiste nell’evitare ogni tipo di comunicazione con il/la proprio/a ex partner, sia essa telefonica, via e-mail o messaggi. Da evitare è anche il controllo ripetuto sui social media o andare nei posti, almeno durante il periodo di NO CONTACT, in cui è molto facile imbattersi nel/la proprio/a ex. L’idea alla base di questa regola consiste nel fatto che il processo di lutto per una relazione finita richieda del tempo. In particolare, si
ritiene che siano necessari almeno 21 giorni per superare la fase iniziale di shock e rifiuto, per poi passare a quella in cui si elabora la perdita della persona. In questo modo, chi ha subito la rottura ha la possibilità di concentrarsi su sé stesso/a e iniziare a ricostruire la propria vita. Alcuni studi hanno dimostrato come la durata effettiva di questa strategia dipenda da persona a persona, e che un periodo che va dai 30 ai 60 giorni possa costituire un buon punto di partenza” Quali sono le strategie per non “ricascarci”? L’esperienza del NO CONTACT può essere molto difficile e potrebbero capitare delle volte in cui si ha la sensazione che, durante il processo di rielaborazione, ci sia un senso di vuoto tale per cui si sia tentati di ricontattare l’ex. Secondo uno studio condotto nel 2022, per evitare questa situazione si può ricorrere a diverse strategie, come: > tenere un diario: quando si avverte l’impulso di chiamare l’ex, si consiglia di prendere un quaderno dove annotare i pensieri e le emozioni di quel momento per elaborare meglio ciò che si prova; > passare più tempo con amici e familiari: secondo l’American Psycological Association, le reti
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sociali sono un ottimo modo per poter affrontare le situazioni stressogene e trovare sollievo, in particolar modo durante i periodi di difficoltà; > trovare nuovi Hobby e/o iniziare nuovi progetti: la fine di una relazione può essere un’ottima opportunità per reinvestire in sé stessi. Pensare a ciò che si ama, trovare nuove passioni o acquisire nuove abitudini possono essere delle ottime basi su cui ricostruire la propria felicità e autostima; > tenere lontano il telefono: quando annoiati, si tende a scorrere, quasi fosse un automatismo, le pagine dei social network. In questi casi, è molto facile cadere nella tentazione di andare a curiosare dov’è o cosa sta facendo l’ex; > chiedersi da dove deriva il desiderio di ricontattare la persona: “Perché sento il bisogno di risentirla/o? Cosa spero di ottenere?” Queste sono solo alcune delle domande che ci si dovrebbe porre quando si sente l’impulso di ricontattare l’ex. Molto spesso può capitare che ci si renda conto di come non esista una ragione valida per rompere il NO CONTACT. Se però le risposte a queste domande continuano a spingere verso
il desiderio di ricontattare la persona, conviene prendersi del tempo per sé stessi e cercare di empatizzare con le proprie difficoltà. Qual è lo scopo della regola dei 21 giorni di NO CONTACT? Non ci sono ricerche scientifiche che sostengono la teoria in base alla quale la regola dei 21 giorni può essere un modo efficace per far sentire la propria mancanza al/la proprio/a ex partner. È possibile però che ciò accada, dal momento che un improvviso silenzio potrebbe portare l’ex a iniziare a chiedersi che fine ha fatto l’altra persona. Questa situazione potrebbe far emergere sentimenti di nostalgia, rimorso o perfino gelosia, tali per cui l’ex partner potrebbe decidere di riallacciare i ponti e, magari, tornare
sui propri passi. Purtroppo, come già accennato, tutte queste idee sono frutto di speculazioni. D’altro canto, nel 2017 è stato condotto uno studio in cui si sono esaminati gli effetti della regola dei 21 giorni sulle emozioni e sul comportamento degli ex partner. Dai risultati è emerso come questa strategia abbia ridotto i sentimenti di rabbia, tristezza e solitudine dei partecipanti alzando al contempo i loro livelli di autostima e di speranza per il futuro. Inoltre, molti di questi non erano più propensi a ricontattare l’ex partner. Questa ricerca, però, presenta dei limiti quali il numero ridotto del campione di studio e la mancanza di dati relativi ai risultati sul lungo periodo. Quindi, in conclusione, quanto è efficace la regola dei 21 giorni? La regola dei 21 giorni è un metodo
DOTT. ANTONIO MARASCO Psicologo Clinico e Sessuologo, esperto di Terapia Narrativa e Terapia centrata sulla soluzione studio HUMANS, Brescia
che può essere utile per le persone che stanno cercando di superare la fine di una relazione. Evitando di comunicare con il proprio ex partner per almeno 21 giorni, si può avere quel tempo e quello spazio necessario per elaborare le proprie emozioni e iniziare a “guarire”.
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IN FAMIGLIA
DOLCE ATTESA
La pratica skin to skin: il primo magico contatto tra mamma e neonato ∞ A CURA DELLA DOTT.SSA MONICA VITALI E DELLA DOTT.SSA CRISTINA ZANARDI
Il contatto “pelle a pelle” è il momento della prima conoscenza fisica tra mamma e bambino, fino a quel momento limitata ai pensieri, alle emozioni e alla pancia che cresceva. In inglese si utilizza il termine “uninterrupted skin to skin”, per indicare un contatto ininterrotto, quasi un invito a non disturbare il neonato dopo la sua nascita. Ce ne parlano la dott.ssa Cristina Zanardi, ostetrica e consulente sessuale e la dott. ssa Monica Vitali, ostetrica, osteopata e consulente sessuale, presso il Centro Italiano Pavimento Pelvico® di Bergamo. In cosa consiste la pratica “skin to skin” La “skin to skin” che consiste nel posizionare il neonato sul corpo della madre. Dopo la nascita, il bambino viene asciugato accuratamente tamponando la cute con teli caldi e asciutti, coperto con un cappellino e una copertina e messo a pancia in giù a contatto diretto con l’addome della madre che si trova in posizione semisdraiata, senza vestiti che li separino. Così facendo il neonato, attraverso i cinque sensi, riconosce la mamma, percepisce la sua pelle, il suo odore, il suo respiro e riconosce il suono della sua voce. Il battito
cardiaco si stabilizza, il respiro si regolarizza, il pianto cessa, la sua temperatura corporea si scalda e lentamente, inizia a ricercare il seno: il fenomeno è conosciuto come Breast Crawling ed è raccomandato da UNICEF, OMS e WABA. Se questo momento viene protetto da interruzioni, il neonato raggiunge il seno materno per la prima poppata, avviando l’allattamento al seno che può prevenire il 22% delle morti di bambini di età inferiore a un mese, nei paesi in via di sviluppo. I benefici per la mamma e per il bambino Il contatto pelle a pelle porta nume-
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rosi benefici per mamma e bambino, tanto da essere promosso da numerose linee guida che ne raccomandano l’utilizzo in ogni punto nascita. In uno studio del 2016, Amit Sharma ha dimostrato come la pratica incrementi il tasso di allattamento esclusivo al seno a 6 mesi dal parto. I benefici riconosciuti di un precoce “skin to skin” includono l’avvio di un allattamento duraturo, il consolidamento del legame tra genitori e bambino (bonding), il miglioramento della stabilità cardio-respiratoria, metabolica e termica del neonato. Infatti, tra le braccia della mamma, si osserva una riduzione del pianto e dello stress neonatale, con una
DOTT.SSA MONICA VITALI Ostetrica, Osteopata Consulente Sessuale
DOTT.SSA CRISTINA ZANARDI Ostetrica e Consulente Sessuale
Centro Italiano Pavimento Pelvico® Bergamo
Centro Italiano Pavimento Pelvico® Bergamo
conseguente ottimizzazione dei processi fisiologici che costituiscono un buon adattamento alla vita extrauterina. I benefici per il bambino non si limitano a dopo la nascita. Il contatto con la pelle della madre permette una colonizzazione batterica che garantirà al bambino un imprinting e una protezione immunologica destinata a durare per sempre, la regolarizzazione della sua temperatura corporea, il controllo della frequenza cardiaca e la stabilizzazione dei livelli di glucosio nel sangue. Indicatori molto importanti per il benessere del nascituro. I benefici materni interessano il ruolo dell’ormone dell’ossitocina. Il contatto pelle a pelle e il massaggio del seno da parte del neonato, generano dei picchi elevati di questo ormone che, oltre a garantire il successo dell’allattamento,
riduce e previene le emorragie del post partum, aumenta la sensazione di benessere e riduce il rischio di depressione post partum. Quando è meglio utilizzato? Alla luce dei vantaggi della skin to skin, si intuisce come questa pratica dovrebbe essere estesa a qualunque setting birth. L’OMS, nelle linee guida “WHO recommendations intrapartum care for a positive childbirth experience”, raccomanda di estendere la pratica anche dopo un parto cesareo. Il contatto pelle a pelle dopo un cesareo permette alla mamma di fare fin da subito conoscenza con il suo bambino. È stato dimostrato che il contatto pelle a pelle diminuisce anche la percezione del dolore. La pratica skin to skin può essere effettuata anche dai padri?
Qualora le condizioni della mamma non garantissero la possibilità di effettuare la skin to skin è possibile proporlo al papà con le stesse modalità, modificando i livelli di cortisolo e testosterone e influenzandone la paternità. La paternità è una condizione multidisciplinare che coinvolge anche fattori sociali, culturali e ormonali. In risposta all’interazione con il neonato è predittivo per un maggior coinvolgimento nell’assistenza neonatale. In conclusione, per un neonato trovarsi a contatto con la pelle della madre e/o del padre è il modo migliore per abituarsi alla vita fuori dall’utero e fornisce effetti benefici a breve e lungo termine. Non è solo un bel modo per venire accolti dal mondo, ma è un aiuto al benessere del neonato e un investimento di salute per tutti, un’esperienza unica, che va protetta e preservata.
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IN FAMIGLIA
BAMBINI
Bambini vivaci o iperattivi? ∞ A CURA DI SARA CARRARA
I bambini, si sa, sono vivaci, sempre in movimento, come se avessero un motorino costantemente acceso o batterie inesauribili! Quando invece si parla di bambini iperattivi o, meglio, con Disturbo da Deficit di Attenzione Iperattività (l’acronimo è l’inglese ADHD – Attention Deficit Hyperactivity Disorder)? Approfondiamo la tematica con il Prof. Gian Marco Marzocchi, del Centro per l’Età Evolutiva di Bergamo. Dott. Marzocchi, innanzitutto, quali sono i sintomi dell’ADHD? I sintomi dell’ADHD riguardano principalmente tre ambiti: la disattenzione, l’iperattività e l’impulsività. Le difficoltà di attenzione si manifestano nelle situazioni in cui il bambino deve sforzarsi di rimanere concentrato per un certo periodo di tempo, come ad esempio nelle attività scolastiche o quando deve eseguire attività che richiedono precisione e cura. La disattenzione, invece, non si manifesta nelle situazioni divertenti, come ad esempio nei videogiochi, perché in quelle situazioni i bambini non devono sforzarsi di stare concentrati, ma è l’attività stessa che cattura e mantiene la loro attenzione. L’iperattività è un comportamento
che il bambino mette in atto per contrastare la disattenzione, spesso frutto della noia, che causa in loro disagio e malessere. Infine, l’impulsività si manifesta quando il bambino fornisce delle risposte prima di aver valutato le loro conseguenze: riflettere sui pro e contro delle proprie scelte richiede sforzo attentivo e questo non è “nelle corde” dei bambini con ADHD. Come si può valutare la presenza della sindrome? I bambini con difficoltà di attenzione, iperattività o impulsività sono davvero tanti ma, in realtà, quelli con ADHD sono circa il 5%. La distinzione, quindi, tra i bambini vivaci e bambini con sindrome da deficit dell’attenzione è molto importante: chi soffre di ADHD ha sintomi che impattano negativamente sulla sua vita, ha un basso rendimento scolastico e problemi di controllo emotivo e nelle relazioni sociali. Inoltre, è importante verificare se i sintomi di ADHD non siano invece dovuti ad altri fattori: problematiche educative, disagi emotivo-relazionali primari o disturbi specifici di apprendimento. Se sono presenti queste condizioni è ancora più importante
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effettuare una valutazione approfondita per distinguere se siamo di fronte ad un ADHD o meno. Una valutazione include: un colloquio approfondito con i genitori per comprendere la situazione attuale e la storia di sviluppo del bambino, far compilare a loro e agli insegnanti questionari specifici e verificare se i sintomi si manifestano in tutti i contesti di vita del bambino. È fondamentale che lo psicologo valuti il bambino attraverso colloqui o test specifici che consentano di verificare il suo profilo attentivo e la capacità di controllare le risposte impulsive. Quali sono le sue cause? L’ADHD non è da considerarsi una malattia, bensì un disturbo del neurosviluppo, una combinazione di caratteristiche, in parte innate e in parte apprese, che impattano negativamente sulla qualità di vita del bambino e delle persone che si relazionano con lui. Dopo anni di studi sulla genetica dell’ADHD, è stato calcolato che il 75% delle cause sono di natura genetica: un mix di geni che, mescolandosi tra di loro in modo ancora misterioso, creano una predisposizione biologica innata a sviluppare i sintomi. Il 25% delle cause non
genetiche sono comunque di tipo biologico, anche se attualmente non sono del tutto definite. Oltre alle cause, è imperativo occuparsi di come ridurre la gravità e la persistenza dei sintomi, in quanto il bambino può manifestare disattenzione e iperattività in modo più o meno evidente e per un periodo più o meno prolungato; infatti, circa la metà dei bambini con ADHD ha un’evoluzione positiva e può migliorare significativamente la sua qualità di vita dall’adolescenza in poi. Qual è, quindi, la terapia più efficace? La modalità di intervento più efficace è di tipo multimodale, facile da dire, difficile da applicare. Nella pratica, per ottenere risultati positivi e stabili nel tempo, è necessario lavorare con il bambino, con i genitori e con gli insegnanti, seguendo un metodo e una di-
rezione certi. Il bambino svolge attività ed esercizi, spesso divertenti, per migliorare l’attenzione e la memoria; i genitori lavorano per migliorare le proprie modalità relazionali e le loro strategie di gestione dei comportamenti problematici attraverso un ciclo di circa 6-8 colloqui; gli insegnanti applicano strategie per ridurre le difficoltà di attenzione e migliorare le relazioni sociali in classe. Queste terapie multimodali consentono di ottenere risultati positivi a condizione che sussistano alcuni ingredienti fondamentali: > condivisione degli obiettivi da raggiungere; > perseveranza nell’applicazione delle strategie concordate; > capacità di tollerare la frustrazione per non ottenere risultati nel breve termine; > disponibilità al cambiamento da parte dei genitori e convinzione che i risultati positivi arriveranno.
PROF. GIAN MARCO MARZOCCHI Psicologo Centro per l’Età Evolutiva, Bergamo
In poche parole, l’ADHD è un disturbo complesso e persistente, ancora sottovalutato nelle sue conseguenze, ma i cui effetti negativi si possono ridurre notevolmente al fine di consentire ai bambini e ai ragazzi di raggiungere una buona qualità di vita.
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IN FAMIGLIA
RAGAZZI
Dipendenza tecnologica: l’età di utilizzo dello smartphone è sempre più bassa ∞ A CURA DI IVANA GALESSI
Secondo la XIV edizione dell’Atlante dell’infanzia a rischio in Italia “Tempi digitali” pubblicata da Save the Children, in Italia il 78,3% di bambini tra gli 11 e i 13 anni utilizza internet tutti i giorni e lo fa, soprattutto, attraverso lo smartphone. Non solo, l’età in cui si possiede o utilizza uno smartphone, con un aumento significativo di bambini tra i 6 e i 10 anni che utilizzano il cellulare tutti i giorni dopo la pandemia: dal 18,4% al 30,2% tra il biennio 2018-19 e il 2021-22. L’Atlante L’Atlante fotografa l’Italia in un tempo in cui la vita dei più giovani è registrata e condivisa sul web, ed esplora le opportunità e i rischi che bambini, bambine e adolescenti stanno affrontando dentro una vita spesa tra reale e virtuale. E se da un lato emergono le conseguenze di una sovraesposizione al digitale, dall’altro ci sono anche quelle dell’essere esclusi dalla dimensione online, se non si ha accesso alla rete o si è privi di competenze. Nella pubblicazione
di Save the Children, dati, mappe e interviste fotografano il bisogno di protezione per i più giovani mentre affrontano le “opportunità rischiose” della rivoluzione digitale in un’Italia che registra ritardi e carenze sulla strada per la transizione digitale. Il tempo trascorso online e il rischio cyberbullismo Tra gli adolescenti è cresciuto il tempo trascorso online: a inizio 2023 il 47% dei 3.400 11-19enni intervistati in occasione del Safer Internet Day ha dichiarato di passare oltre 5 ore al giorno online (nel 2020 era il 30%) e il 37% controlla lo smartphone più di dieci volte al giorno. La giornata dei ragazzi ruota attorno all’universo digitale ed è anche attraverso la vita online che si modella la loro identità. Tuttavia, se per molti adolescenti stare in rete può essere un elemento di apertura al mondo, di fuoriuscita dall’isolamento con la possibilità di scoprire interessi e condividerli, per altri può rappresentare una sfida che crea ansia: sui social gli adolescenti si
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rappresentano e la loro identità in formazione è sottoposta subito all’approvazione o al rifiuto di un pubblico potenzialmente enorme! Un ulteriore aspetto da considerare è che piattaforme social, tecnologie, software, algoritmi non sono stati progettati per loro e presentano numerosi rischi. Tra questi, il cyberbullismo – secondo Save the Children, gli atti di cyberbullismo sono in aumento proprio nella fascia d’età tra gli 11 e i 13 anni e soprattutto tra le ragazze. Le attività svolte L’Atlante ha inoltre individuato le attività principali svolte online da ragazzi e ragazze: “messaggiare” su app di messaggistica istantanea, guardare i video, frequentare i social media e utilizzare i videogiochi. Non solo, i giovani utilizzano la connessione anche per informarsi: il 28,5% degli 11-17enni legge riviste e giornali online (percentuale che sale al 37% nella fascia 14-17 anni) e sfrutta i social media come canali di informazione, anche se non sempre dichiara di sapersi difen-
dere dalle insidie delle fake news. Ed è proprio la disinformazione o la cattiva informazione il timore principale per il 49% di adolescenti e pre-adolescenti in Italia che hanno partecipato a un sondaggio di Microsoft sulla percezione della sicurezza online, più della violenza, del cyberbullismo e dei discorsi d’odio. Dipendenza da internet I comportamenti a rischio di dipendenza tecnologica, da social media o da gioco online, sono correlati a un aumento dell’ansia sociale, della depressione e dell’impulsività, nonché a una peggiore qualità del sonno e a un rendimento scolastico scarso. Un uso intensivo di internet è associato anche a una maggior rischio di sovrappeso o obesità – a causa dell’inattività – e per le cattive abitudini alimentari legate all’iperconnessione. Fondamen-
tale, quindi, la prevenzione: anche se ancora non esiste una definizione univoca di dipendenza da internet, in Italia ci sono 87 centri territoriali che offrono assistenza ai minorenni attraverso équipe multidisciplinari formate da psicologi, assistenti sociali, educatori. La maggior parte si concentra nelle regioni del Nord, con il primato della Lombardia (33 centri). Delle 10mila persone che finora hanno contattato questi servizi, la fascia d’età più rappresentata è quella dei 15-17enni, mentre quella tra 0 e 17 anni costituisce quasi il 30% del totale. Per quanto riguarda le diagnosi, al primo posto c’è una generica dipendenza da internet, e, a seguire, internet gaming disorder, dipendenza dalle relazioni virtuali, da sesso virtuale, shopping online e sovraccarico cognitivo (o information overloading), ovvero la ricerca ossessiva di informazioni sul web.
Spesso molte di queste dipendenze sono collegate anche con altri fenomeni: è emerso, per esempio, che ragazze e ragazzi che presentano un uso problematico di internet hanno anche una probabilità maggiore di soffrire di disturbi dell’alimentazione o mostrano un maggiore consumo di alcol e ansiolitici.
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IN FAMIGLIA
ANZIANI
Più geriatri in Pronto Soccorso per l’assistenza agli anziani ∞ A CURA DI SARA CARRARA
Gli anziani hanno bisogno di un’assistenza mirata, che possa garantire la loro sicurezza ogni qualvolta hanno necessità di rivolgersi al Pronto soccorso per un’emergenza. Purtroppo, però, spesso accade il contrario a causa delle lunghe attese in reparto che li sottopongono a un rischio di peggioramento delle proprie patologie o a nuove infezioni che li costringono al ricovero. Per questo motivo, durante il loro ultimo congresso, gli esperti della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria (Sigg) hanno avanzato la richiesta di ospedali più “a misura di anziano” che possano contare sulla presenza costante e omogenea del geriatra migliorerebbe la valutazione dei suoi bisogni clinici e lo potrebbe indirizzare verso i servizi assistenziali più appropriati di caso in caso. I numeri Secondo i dati illustrati durante il Congresso, gli accessi al pronto soccorso si attestano tra i 230 300 per 1000 abitanti nella fascia d’età tra i 40 e i 69 anni e addirittura superano i 500 su 1000 abitanti, dopo i 75 anni. Nonostante
gli anziani siano le persone che maggiormente si rivolgono al PS, i reparti di primo intervento non sono sempre preparati a seguirli nel modo più idoneo. Per questo la figura del geriatra si rende necessaria – e lo hanno dimostrato anche i risultati degli studi pubblicati su BMC Geriatrics e sul Journal of the American Geriatrics Society, evidenziando una riduzione del 20% dei ricoveri ospedalieri grazie all’inserimento di questa figura nel programma di triage. I fattori di rischio Quali sono alcuni tra i principali fattori di rischio per gli anziani? Le lunghe attese in PS o una presa in carico non adeguata possono talvolta contribuire al declino cognitivo e al peggioramento delle condizioni fisiche. Non solo, allettamenti prolungati, terapie farmacologiche multiple, cambiamento negli abituali ritmi di sonno, mancanza di un’adeguata alimentazione e isolamento, aumentano l’incidenza di delirium, cadute e diffusione delle infezioni. I vantaggi delle cure a domicilio
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Secondo Andrea Ungar, presidente della Sigg, “questo fenomeno richiede un ripensamento dell’organizzazione della valutazione degli anziani che si presentano al pronto soccorso in modo tale da ridurre la loro permanenza all’interno di ambienti che potrebbero peggiorare, piuttosto che migliorare, le loro condizioni di salute. È quindi di primaria importanza ridurre i ricoveri non necessari e trattare quanto più possibile il paziente in contesto domestico. In questo quadro il geriatra ha un ruolo chiave nella corretta gestione dei bisogni clinici e assistenziali degli anziani”. Il ruolo chiave del geriatra Per risolvere il problema, gli esperti raccomandano quindi l’integrazione di geriatri tra le figure professionali che si trovano nei Pronto Soccorso. Il ruolo dello specialista è quello di prendere in carico pazienti che sono già in attesa di ricovero attraverso una valutazione multidimensionale della funzione cognitiva, della perdita di autonomia, del rischio di cadute e del benessere del caregiver in modo
da impostare insieme ai medici del pronto soccorso, il piano di cura ottimale che favorisca il miglior percorso possibile di cura in tempi rapidi, tra cui la possibilità di essere seguiti a domicilio. L’efficacia è stata dimostrata anche da uno studio pubblicato su BMC Geriatrics che ha messo a confronto gli esiti relativi a pazienti over 80 presi in carico da una unità specialistica con esperti di geriatria, e pazienti nella stessa fascia di età seguiti da un team “standard”: secondo i risultati ottenuti, gli anziani seguiti dal team geriatrico hanno avuto minori ricoveri (31%) contro il 50% registrato da chi è stato preso in carica dal team tradizionale. Una differenza importante è stata rilevata anche nel tasso di dimissione: che per gli anziani seguiti dal team geriatrico è stata del 48.3%, cioè del 16% più
alta degli anziani seguiti dal team tradizionale. Ungar ha poi concluso «Da ciò emerge che ‘geriatrizzare’ il pronto soccorso si rivela una scelta vincente per garantire agli anziani una migliore presa in carico. Il modello di assistenza emergenziale geriatrica include la formazione del personale interdisciplinare sui
protocolli basati sull’evidenza per le sindromi e le condizioni geriatriche, il coordinamento dell’assistenza e le modifiche strutturali appropriate allo spazio fisico, tutti elementi che hanno dimostrato di migliorare con successo la qualità dell’assistenza e la sicurezza degli adulti più anziani».
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IN FORMA
BELLEZZA
Buoni propositi beauty per il 2024
∞ A CURA DI IVANA GALESSI
Con l’arrivo del nuovo anno è bene prendersi un momento per riflettere, fare un bilancio dei mesi appena trascorsi e selezionare nuovi obiettivi per quelli a venire. Questo vale anche in termini di buone abitudini per la salute e la bellezza della nostra pelle! Ecco, quindi, cinque buoni consigli dalla nostra redazione per affrontare il nuovo anno, avendo cura della propria pelle e, in generale, del proprio benessere fisico. Occhio all’alimentazione La bellezza, si sa, viene (anche) da dentro! Seguire uno stile alimentare sano, vario ed equilibrato è fondamentale per avere una bella pelle. Tra i cibi da privilegiare per ottenere una pelle luminosa ci sono frutta e verdura colorate che sono ricche di antiossidanti, vitamine e minerali, alimenti che contengon o acidi grassi e omega-3 come s a lmone, noci e semi di chia, che riducono l’infiammazione e, infine, proteine di alta qualità come pollo, pesce e legumi, che fornis cono gli aminoacidi necessari per pelle, capelli e unghie forti. Bere acqua a sufficienza Sembra un consiglio banale, ma nella quotidianità l’assunzione di un sufficiente quantitativo di acqua è un’azione che viene molto spesso sottovalutata. In linea gene-
rale, al fine di mantenere una buona dose di idratazione del corpo si raccomanda di bere circa due litri d’acqua al giorno. Ovviamente, l’assunzione di una corretta dose giornaliera di acqua apporta innumerevoli benefici all’intero organismo, dalla regolazione della temperatura corporea e della produzione di ormoni, all’eliminazione di scarti e tossine, fino al compattamento dei tessuti. Proprio per questa sua ultima funzione, l’assunzione di sufficiente acqua durante la giornata è fondamentale per il mantenimento di una buona salute della pelle! Il nostro organismo, infatti, nel momento in cui percepisce una carenza d’acqua, distribuisce quella che ha a disposizione dando priorità ai tessuti principali, ma “togliendola” ai tessuti meno importanti come l’epidermide. Il risultato è un pelle secca e arida perché… disidratata. Dormire bene (e il giusto) Un altro buon proposito beauty per il 2024 è garantirsi un sonno di qualità. Spesso sottovalutato, il sonno in realtà gioca un ruolo cru-
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ciale nella salute della nostra pelle: durante il riposo notturno, infatti, il nostro corpo si rigenera e ripara i “danni” subiti durante il giorno, inclusi quelli della pelle. Mentre dormiamo, la produzione di cortisolo, l’ormone dello stress, diminuisce, mentre aumenta la produzione di collagene, essenziale per una pelle elastica e giovane. Al contrario, un sonno insufficiente o di scarsa qualità può portare alla comparsa di occhiaie, a una pelle spenta che può invecchiare precocemente. Qualche consiglio da adottare per evitare ciò? Creare un ambiente favorevole al sonno, limitare l’utilizzo di schermi a luce blu prima di andare a dormire e mantenere orari di sonno regolari. Praticare regolare attività fisica Un esercizio fisico regolare migliora la circolazione, contribuendo a nutrire le cellule della pelle e a promuovere un colorito sano e radioso. Non solo! L’attività fisica aiuta anche nella riduzione dello stress: quando ci alleniamo, infatti, liberiamo endorfine che aiutano a promuovere un senso di benessere.
Avere una skin care routine Per mantenere una pelle sana e bella, è importante anche seguire una skin care routine ben strutturata. Non è necessario utilizzare molti prodotti, anzi! È sufficiente anche una skin care “minimal”, ma completa. Generalmente, questi sono gli step principali da seguire per una skincare routine ideale: > detersione: detergere il viso è essenziale per prevenire l’insorgenza di impurità e rimuovere la “sporcizia” accumulata durante la giornata. Particolarmente efficace – soprattutto la sera – è la doppia detersione, che consiste nell’utilizzare prima un detergente a base oleosa per pulire le impurità del viso, poi un detergente schiumogeno o a base acquosa, per completare la detersione; > idratazione: come abbiamo già descritto, bere sufficiente acqua
è fondamentale per mantenere la corretta idratazione, ma anche i giusti prodotti possono aiutare. Utilizzare una buona crema idratante è fondamentale in ogni skincare routine, per qualsiasi tipologia di pelle; > protezione solare: tra le prime cause dell’invecchiamento cutaneo precoce ci sono i danni causati da un’incontrollata esposizione al sole. Quindi, un’ottima abitudine per mantenere la buona salute dell’epidermide è utilizzare una protezione solare ogni giorno. In generale, è raccomandabile scegliere una protezione solare ad ampio spettro, che filtri la pelle sia dai raggi UVA (raggi ultravioletti di tipo A, presenti tutto il giorno e tutto l’anno, anche quando è nuvoloso e il sole “non c’è”) che dai raggi UVB (raggi ultravioletti di tipo B, i principali responsabili
delle scottature). Rispetto alla formulazione, è importante trovare la crema che più si adatta al proprio tipo di pelle. Ad ogni modo, tutti questi consigli non sono sufficienti se non sono applicati con costanza! Non è necessario fare grossi cambiamenti, basta adottare dei piccoli accorgimenti e continuare a seguirli in modo regolare, per ottenere la pelle dei propri sogni.
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IN FORMA
FITNESS
Dal Fitness al Wellness Come si sono evoluti palestre e centri fitness in Bergamo e provincia
∞ A CURA DI MARTA SALVI
L’attività fisica migliora la qualità della vita. I suoi vantaggi sul benessere fisico e psico-sociale sono oramai chiari a tutti e, di conseguenza, l’esercizio viene ad oggi utilizzato, certamente per migliorare il proprio aspetto estetico e prestazionale, ma anche come strumento per raggiungere uno stato di benessere generale. Si è giunti a considerare il “Fitness”, ovvero il benessere fisico, come uno strumento per raggiungere uno stato di “Wellness”, di benessere olistico, di miglioramento di se stessi a 360 gradi. Di fronte alla consapevolezza dei molteplici benefici dell’attività fisica, nel corso degli anni c’è stato un aumento dei consumi di beni e servizi nell’industria del benessere, e ciò ha portato il fitness ad essere una delle attività più praticate in Italia. Gli ultimi dati Istat risalenti al 2017, infatti, hanno riportato in prima posizione nella graduatoria degli sport praticati il gruppo “Ginnastica, aerobica, fitness e cultura fisica”, che ha inaspettatamente scalzato dal primo posto il “Calcio”.
Lo studio A fine anno 2022, ho condotto uno studio con l’intento di indagare come questa sempre maggiore attenzione per la salute ha determinato nel corso degli anni un’evoluzione delle palestre, in particolare in Bergamo e provincia. Ho contattato tutte le palestre attive sul territorio bergamasco e somministrato un questionario alle 42 che hanno accettato di contribuire. Cosa è emerso? L’identikit degli iscritti Da questo studio è emerso che i centri fitness in Bergamo e provincia sono stati capaci di evolversi negli anni, favorendo così un aumento dei propri iscritti. Precedentemente all’anno 2012, il 58% degli iscritti era rappresentato prevalentemente da soggetti maschi e adulti, probabilmente per l’assenza o la poca presenza di servizi dedicati al genere femminile e ai giovani. Tuttavia, questo divario di genere nel corso del tempo è diminuito, fino quasi a scomparire, ed è stata registra-
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ta anche una maggiore presenza nelle palestre di soggetti under-14 e di over-60, fatta eccezione per un calo della partecipazione di questi ultimi tra il 2019 e il 2021, complice anche la pandemia. Servizi sempre più mirati Negli ultimi decenni la tendenza dei centri fitness bergamaschi è stata quella di proporre servizi sempre più mirati alla salute dei clienti, inserendo nelle proprie strutture ambulatori specialistici e personale qualificato e variando, in base alla richiesta del mercato, anche le attività proposte. Nelle palestre è stato infatti registrato un aumento di ogni tipologia di ambulatorio (medico sportivo, nutrizionista, fisioterapista, osteopata, massoterapista) e di personale qualificato, tra cui il laureato in Scienze Motorie. Le attività proposte Nelle 42 palestre analizzate sul territorio, nel tempo si è assistito a: > un mantenimento dei corsi fitness;
> una diminuzione dei corsi specifici per bambini; > un aumento di attività di personal training, preparazione atletica, ginnastica posturale, rieducazione e riabilitazione, pesistica, corsi specifici per anziani e corsi online. Questi dati, relativi al territorio bergamasco, concordano in gran parte con le tendenze mondiali. Gli effetti della pandemia Appare interessante anche l’aumento dei corsi online, un trend che riflette indubbiamente l’esigenza che hanno avuto i centri fitness nel corso della pandemia da Covid-19 di trovare un metodo alternativo per continuare a offrire i propri servizi durante la chiusura
MARTA SALVI Personal trainer Laurea magistrale in Scienza, tecnica e Didattica dello sport palestra Crossfit Begin, Pedrengo (BG)
forzata delle strutture. Senza dubbio, le reiterate restrizioni indotte dalla pandemia hanno inciso negativamente sul bilancio delle palestre, che hanno vissuto una notevole battuta d’arresto tra il 2020 e il 2021. Tuttavia, come è emerso dai dati della Camera di
Commercio di Bergamo, in questo periodo il numero di palestre attive in Bergamo e provincia è rimasto pressoché costante e sembrerebbe che sia stata proprio l’ondata pandemica ad accelerare l’evoluzione del Fitness in Wellness, aumentando nelle persone la consapevolezza di quanto sia importante fare attività fisica, che può essere dunque definita come una medicina per corpo e mente. Il settore del fitness e del wellness sta ora vivendo una progressiva ripresa, si sta pian piano tornando agli anni fiorenti pre-pandemia, in cui Bergamo è rientrata nelle prime 10 province italiane per crescita in valore assoluto delle imprese nel settore delle attività sportive nel periodo 2014- 2019.
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VIAGGI DELLA SALUTE
Grotte naturali: miniere di benessere
∞ A CURA DI EMANUELE RONCALLI
Aria nuova dal Predoi alla Val Trompia. E un Parco avventura per i ragazzi. Curare alcune malattie del tratto respiratorio, rimanendo a lungo nelle viscere della terra. In una parola praticare “speleoterapia”. Chi soffre di asma bronchiale, allergia da fieno o pollini, riniti e laringiti croniche, bronchite cronica, sinusite cronica, enfisema polmonare può sicuramente trarre vantaggio da un ciclo di trattamenti basati sulla frequentazione di grotte naturali o di miniere dismesse. Secondo alcuni studi, la speleoterapia aiuta anche nel trattamento di alcune malattie psicologiche, tra cui la depressione e varie fobie. Mentre nell’Europa dell’est, si tratta di una pratica ormai consolidata da tempo, in Italia sta prendendo piede solo negli ultimi anni. Speleoterapia fa rima anche con turismo del benessere e non a caso, spesso alla “terapia in caverna” si associa-
no soggiorni in luoghi davvero unici. Due ore nelle gallerie di Predoi Al Centro Climatico di Predoi (vicolo Hörmann, Casere-Predoi,
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apertura da marzo 2024), una delle gallerie della miniera in disuso offre un microclima particolarmente benefico. L’esperienza ha una durata di due ore, durante le quali ci si riposa su una sdraio.
VIAGGI DELLA SALUTE
INFORMAZIONE PUBBLICITARIA
Nel Centro Climatico l’umidità relativa dell’aria è prossima al grado di saturazione; le particelle in sospensione e gli allergeni presenti si legano quindi all’aria e precipitano sulle pareti di roccia umida, rendendo l’aria estremamente pura. La temperatura oscilla fra gli 8 e i 10 gradi. Non ci sono controindicazioni, ma l’altitudine è comunque un limite per le persone che soffrono di patologie dell’apparato cardio-circolatorio. A poca distanza dal Centro Climatico di Predoi, si trova il Wellness Refugium & Resort Hotel Alpin Royal di San Giovanni (BZ), in Valle Aurina, che fa parte dei Respiration Health Hotels, specializzati nell’alleviare asma e allergie, complici l’aria fresca di montagna, l’ambiente sano, una cucina su misura (www. alpinroyal.com)
piedi, su un percorso cementato e illuminato, con panchine per riposarsi, tavoli, fotografie storiche. È possibile anche sostare in spazi allestiti con lettini. Ogni ingresso, con prenotazione obbligatoria, permette una permanenza di due ore. Prima di accedere alle gallerie si viene muniti di caschetto. Il Centro è aperto su prenotazione tutti i giorni dalle 14 alle 18 (minimo 5 partecipanti). Adrenalina al Parco Avventura Alla miniera Sant’Aloisio è presente anche un Parco avventura che consente di viaggiare all’interno delle imponenti strutture di superficie della vecchia miniera in condizioni di massima sicurezza, ripercorrendo in modo avventuroso il tragitto compiuto dal
minerale di ferro, attraverso ponti tibetani, funi, passerelle e scale a pioli. Il parco avventura rimane in gran parte al coperto ed è adatto a tutti (altezza minima 140 cm.). Prima di partire ai visitatori viene consegnato un elmetto protettivo e un’imbragatura con longue, moschettoni e carrucola. Qualificati istruttori insegnano ad utilizzare i dispositivi forniti e come affrontare i vari passaggi che si incontreranno lungo il percorso. I visitatori saliranno un lungo tunnel, poi passeranno nelle laverie ed infine nei forni, il tutto percorrendo ponti, travi, passaggi sospesi. L’ultimo tratto consente di attraversare il torrente Valdardo e ritornare al punto di partenza superando una tirolese a più di trenta metri d’altezza.
Speleoterapia in Val Trompia Dall’Alto Adige alla Lombardia il passo è breve. In Val Trompia (Via Castiglione, Collio, Brescia) la speleoterapia si pratica nella miniera Sant’Aloisio (www.minierasantaloisio.it/speleoterapia). Si viene condotti a bordo di un trenino all’interno delle gallerie per circa 400 metri, quindi è possibile percorrere il resto della miniera a Gennaio/Febbraio 2024 | Bergamo Salute | 43
Dessert Difficoltà di preparazione Media
Tempo di preparazione 30 minuti + 40 min. di cottura
Crostata di farro con pere e mandorle INGREDIENTI per la pasta frolla: 200 g... Farina di farro, bianca o integrale 80 g..... Burro morbido 110 g.... Zucchero 1............ Uovo intero 1............ Tuorlo 8 g........ Lievito per dolci 1 pizzico. Sale e Vaniglia in polvere per la crema: 150 g... Farina di mandorle 150 g... Burro 150 g... Zucchero 2............ Uova 1 tazzina. Rum o Maraschino 3............ Pere mature, sbucciate e tagliate a fettine PREPARAZIONE
FABRIZIO MARTINELLI Cuoco Il Sole e la Terra di Curno (BG)
Per la pasta frolla: unire uova, zucchero, sale e vaniglia e mischiare bene con le mani. Gradualmente aggiungere il burro e amalgamare; poi aggiungere la farina miscelata con il lievito. Impastare bene fino a creare una palla, coprire con la pellicola e riporre in frigorifero. Nel frattempo, preparare la crema di mandorle. In una ciotola, montare il burro a temperatura ambiente con lo zucchero; una volta reso spumoso, aggiungere la farina di mandorle, le uova e il liquore e continuare a montare per pochi secondi. Nello stampo rivestito di carta da forno, stendere la pasta frolla con le dita. Versare la crema e adagiare delicatamente le fettine di pera. Cospargerle con dello zucchero e qualche dadino di burro. Infornare la crostata a 160° C per 30-40 minuti.
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GLI AMICI DI BERGAMO SALUTE DOVE PUOI TROVARE LA RIVISTA IN DISTRIBUZIONE GRATUITA
ALBINO Caredent Albino Viale Stazione, 4 Centro Prelievi Bianalisi Albino Via Volta, 2/4 ALMENNO SAN BARTOLOMEO Dott. Luis - Almenno San Bartolomeo Via Papa Giovanni XXIII, 64 ALMÈ Farmacia Visini Via Italia, 2 ALZANO LOMBARDO Ospedale Pesenti Fenaroli / Asst Bergamo Est Via Mazzini, 88 AZZANO SAN PAOLO Fortimed Poliambulatorio Via Cremasca, 24 Iro Medical Center Via del donatore Avis-Aido, 13 Studio Odontoiatrico Dott. Campana Marco Via Castello, 20 BAGNATICA Centro Prelievi Bianalisi Bagnatica Piazza Gavazzeni BERGAMO 20 Fit Via Broseta, 27C ATS Bergamo - Sede Via Galliccioli, 4 Ambulatorio For.US di Coop. RUAH Via Daste e Spalenga, 15 AniCura / Clinica Veterinaria Orobica Via Zanica, 62 Associazione Mosaico Via Scuri, 1/c Asst Papa Giovanni XXIII Piazza OMS, 1 Athaena Via Ronzoni, 3 Avis Monterosso Via Leonardo da Vinci, 4 Bergamo Assistenza Via Mazzini, 24/c Blu Fit Redona Via Gusmini, 3 Cartolombarda Via Grumello, 32 Casa di Comunità / Bergamo Via Borgo Palazzo, 130 Centro Acustico Italiano Via San Bernardino, 33/c Centro Borgo Palazzo Via Borgo Palazzo, 43 Centro Medico Boccaleone Via Capitanio, 2/e Centro Sportivo Piscine Italcementi - Via Statuto, 41
Centro Terza età / Boccaleone Via Rovelli, 27 Centro Terza età / Borgo Palazzo Via Vivaldi, 5 Centro Terza età / Colognola Via dei Caravana, 7 Centro Terza età / Loreto Via Pasteur, 1/a Centro Terza età / Monterosso Via Leonardo Da Vinci, 9 Centro Terza età / Redona Via Leone XIII, 27 Centro Terza età / San Colombano Via Quintino Basso, 2 Centro Terza età / Villaggio degli Sposi Via Cantù, 2 Cooperativa Sociale Alchimia Via Boccaleone, 17c Dipendiamo - Centro per la cura delle New Addiction Via Torquato Taramelli, 50 Domitys Quarto Verde Via Pinamonte da Brembate, 5 Dott. Ghezzi Marco Via Zambonate, 58 Farma Logica Via Promessi Sposi, 19/C Farmacia Conca Verde Via Guglielmo Mattioli, 24 Farmacia Santa Lucia Via Dello Statuto , 16 Farmacia Sella Piazza Pontida, 6 Fidas Bergamo - Ass. Donatori Sangue Viale Ernesto Pirovano, 4 Fisioforma Via Pitentino, 14/a Forneria Rota Via Silvio Spaventa, 56 Foto Cine Ottica Skandia Via Borgo Palazzo, 102/104 Happy Friends Via Meucci, 2 Il Bio di Francesca nel Borgo Via Borgo Santa Caterina, 9/d Kids and Us Bergamo Est Via Fratelli Bronzetti, 4 Kids and Us Longuelo Via Mattioli, 18 La Terza Piuma Via Divisione Tridentina, 6/b Mad Studio Via Longo, 9 Medical Farma Via Borgo Palazzo, 112 Methodo Medical Center Via San Giorgio, 6/n Milano Senza Glutine - Bergamo Via Sant’Ambrogio, 19 MindFit Clinic Via Quinto Alpini, 4
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Monica Vitali - Centro Italiano Pavimento Pelvico Via Betty Ambiveri, 11 OPI Bergamo Via Rovelli, 45 Ordine Medici Bergamo Via Manzù, 25 Ordine Medici Veterinari Bergamo Via Daste e Spalenga, 15 Ottica Gazzera Via Gasparini, 4/e Palamonti/CAI Via Pizzo della Presolana, 15 Prenatal Via Camozzi, 95 Residenza Anni Azzurri Via Colognola ai Colli, 8 Selene Centro Medico Via Puccini, 51 Smuoviti Be Well Viale Giulio Cesare, 29 Studio Cortinovis Depilazione Via Divisione Tridentina, 5 Studio Dentistico Previtali Via Broseta, 112 Studio Dott. Crescini Claudio Via Diaz Armando, 23 Studio Odontoiatrico Dott. Maggioni Maurizio - Pianeta Sorriso Via Zelasco, 1 Studio di Podologia Zanardi Via Suardi, 51 BONATE SOPRA Ortopedia Tecnica Gasparini Via Milano, 57 BREMBATE DI SOPRA Piscine Comunali Via Bruno Locatelli, 36 CALCINATE Ospedale F.M. Fassi / Asst Bergamo Est Piazza Ospedale, 3 CALUSCO D’ADDA Dott. Luis - Calusco d’Adda Via Bergamo, 335 CASAZZA Centro Prelievi Bianalisi Casazza Piazza della Pieve, 2 Istituto Polispecialistico Bergamasco Via Nazionale, 89 CASNIGO Centro Sportivo Casnigo Via Lungo Romna, 2 Il Casaro Bianco Via Lungo Romna, 51 CAZZANO SANT’ANDREA C.S. Materassi Via Melgarolo, 5 CHIUDUNO Centro Prelievi Bianalisi Chiuduno Largo Europa, 3
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AMICI DI BERGAMO SALUTE Ospedale SS. Capitanio e Gerosa / Asst Bergamo Est Via Martinoli, 9 MOZZO Social Mozzo Via Verdi, 2/B Sportindoor All in One Via Fausto Radici, 1 NEMBRO Bergamo Sanità Via Roma, 43 Centro Medico Santagostino Via Cascina Colombaia, 3 Farmacia San Faustino Via Europa, 12 NESE DI ALZANO LOMBARDO La Tua Salute Via Europa, 115 OLTRE IL COLLE Alp Life Via Drago, 1760 OSIO SOTTO Studio Kinesi Via Milano, 9 OSPITALETTO Dott.ssa Seiti Mara Via Famiglia Serlini Trav III, 16 PEDRENGO Cooperativa ProgettAzione Via Moroni, 6 PIARIO Ospedale M.O. A. Locatelli / Asst Bergamo Est Via Groppino, 22 PIAZZA BREMBANA Fondazione Don Palla Via Monte Sole, 2 PONTE SAN PIETRO Casa di Comunità / Ponte San Pietro Via Caironi, 7 Centro Medico Ponte Via S. Clemente, 54
Nonni e Bimbi - Delizia Point Via Papa Giovanni XXIII, 33 ROGNO Centro Prelievi Bianalisi Rogno Via Giardini, 3 ROMANO DI LOMBARDIA Avalon Via Rinaldo Pigola, 1 Caredent Romano di Lombardia SS 498 (c/o Centro Comm. Il Borgo) Farmacia Comunale Via Duca D’Aosta Ospedale SS. Trinità / Asst Bergamo Ovest Via S. Francesco d’Assisi, 12 ROVETTA Centro Sportivo Rovetta Via Papa Giovanni XXIII, 12/f SAN GIOVANNI BIANCO Farmacia Contenti Via Carlo Ceresa, 44 Ospedale Civile / Asst Papa Giovanni XXIII Via Castelli, 5 SAN PAOLO D’ARGON Centro Prelievi Bianalisi San Paolo d’Argon Viale delle Rimembranze SAN PELLEGRINO TERME In Cammino Coop. Sociale Via de Medici, 13 Istituto Clinico Quarenghi Via San Carlo, 70 SARNICO Casa di Comunità / Sarnico Via Libertà, 37 SCANZOROSCIATE Centro Prelievi Bianalisi Scanzorosciate Piazza della Costituzione SEDRINA Farmacia Micheli Via Roma, 71/a
SERIATE Caredent Seriate Via Italia, 131 Casa di Comunità / Seriate Via Paderno, 40 Istituto Ottico Daminelli Via Italia, 74 Ospedale Bolognini / Asst Bergamo Est Via Paderno, 21 Politerapica -Terapie della Salute Via Nazionale, 93 SPIRANO Euphoria Sport Dance A.S.D. Viale Lombardia, 15 STEZZANO Caredent Stezzano Via Guzzanica, 62/64 (c/o Centro Comm. Le Due Torri) Dm Drogerie Markt Stezzano Viale Industria, 293 Farmacia San Giovanni Via Dante Alighieri, 1 TELGATE Centro Prelievi Bianalisi Telgate Via Roma, 48 TORRE BOLDONE Top Line Planet Via Leonardo Da Vinci, 7 TRESCORE BALNEARIO Caredent Trescore Balneario Via Nazionale, 44 Consultorio Familiare Zelinda Via Fratelli Calvi, 1 Ospedale S. Isidoro / Asst Bergamo Est Via Ospedale, 34 PreSST Bergamo Est / Trescore B. Via Mazzini, 13 TREVIGLIO Caredent Treviglio Via Roma, 2/a
Casa di Comunità / Treviglio Piazzale Ospedale Luigi Meneguzzo, 1 Dm Drogerie Markt Treviglio Via Baslini Krioplanet Via Istria 8B - zona Pip 2 Ospedale di Treviglio Caravaggio / Asst Bergamo Ovest Piazzale Ospedale Luigi Meneguzzo, 1 TREVIOLO Centro Oculistico San Giorgio Via delle Betulle, 21 Farmacia Bianchi Via Roma, 73/b URGNANO Antica Farmacia Via Papa Giovanni XXIII, 435 Dott. Luis - Urgnano Via Piemonte, 105 VALBREMBO Engim Lombardia Via Sombreno, 2 VERDELLO Casa Mia Verdello Via XXV Aprile, 9 VILLA D’ALMÈ Caredent Villa d’Almè Via Roma, 20/d Casa di Comunità / Villa d’Almè Via Roma, 16 Farmacia Donati Via Roma, 23 Ortopedia Fagiani Via Fornaci, 6/f ZANICA Farmacia Gualteri Piazza Repubblica, 1 ZOGNO Casa di Comunità / Zogno Piazza Bortolo Belotti, 1/3
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ANIMALI
RUBRICHE
Come garantire una “vecchiaia” sana e felice per i nostri amici a quattro zampe? ∞ A CURA DI CLAUDIO GUALDI
Il sogno di chiunque abbia mai avuto un cane è averlo con sé per sempre. Ovviamente, questo non è possibile, ci sono però alcuni fattori che possono influire in maniera positiva sulla qualità
della vita dei nostri amici a quattro zampe in età senior. La ricerca scientifica Secondo una ricerca pubblicata su Evolution, Medicine & Public
Health, uno degli aspetti che maggiormente influisce sulla salute e sulla longevità dei cani (così come degli esseri umani) è legato agli ambienti e alle relazioni sociali che li vedono coinvolti. La ricerca
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RUBRICHE
ANIMALI
effettuata tramite 21.410 interviste a proprietari di cani rivelato che, in genere, “la compagnia” – sia essa di umani o di altri animali – ha un’influenza determinante sul loro grado d’invecchiamento. Lo scopo della ricerca, finanziata dal National Institute on Aging e guidata dalle facoltà di medicina dell’Università di Washington e del Texas, era capire come geni, stile di vita e ambiente influenzassero l’invecchiamento e le malattie nei cani, con la speranza che i risultati potessero influire anche sulla condizione umana. I fattori principali Dalla ricerca sono emersi cinque fattori che sembrano essere particolarmente determinanti nella
longevità dei cani domestici, vale a dire: > la stabilità del vicinato; > il reddito familiare totale; > l’età del proprietario; > il tempo trascorso con i bambini e con altri animali. Per quanto riguarda il reddito pare, infatti, che all’interno di famiglie con difficoltà finanziarie la qualità della vita dei cuccioli sia peggiore. Allo stesso modo, se i padroni del cane sono anziani e con ridotta mobilità fisica, questo
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può causare nell’animale una condizione di salute peggiore. Anche l’indebolimento della vista o dell’u-
RUBRICHE
dito del proprietario in età avanzata, non dovrebbero scoraggiarlo nel garantire una sana e quotidiana attività fisica al proprio cane: le passeggiate, infatti, stimolano il cane a utilizzare i sensi e a continuare a fare esperienze, mantenendolo così vigile e attivo fisicamente e mentalmente. Un altro aspetto particolarmente significativo è invece legato al fattore della solitudine. Dalla ricerca è emerso, infatti, che i cani domestici che passano una maggiore quantità di tempo in compagnia dei propri “umani” o di altri cani, godono in generale di uno stato di salute migliore, anche in età avanzata, risultando di conseguenza più longevi. Ma oltre a lunghe passeggiate nel parco e a tanto tempo in
compagnia ci sono altri accorgimenti di natura pratica che è bene tenere in considerazione per cercare di far rima-nere il nostro cucciolo con noi il più a lungo possibile? Sicuramente è bene non trascurare la sua alimentazione! Mantenere un’alimentazione equilibrata (non necessariamente – o esclusivamente “iperdigeribile” –) per la sua età, taglia e attitudine, per tutta la sua vita, può contribuire a controllare e/o limitare l’incidenza di patologie, purtroppo però non sempre a prevenirle.
RUBRICHE
GUIDA ESAMI
Scintigrafia ∞ A CURA DI IVANA GALESSI
Cos’è la scintigrafia? La scintigrafia è un esame di medicina nucleare che si basa sulla somministrazione, per via endovenosa, di radio farmaci che vengono captati dall’organo che si intende analizzare. La scintigrafia viene utilizzata per lo studio di diversi organi o parti del corpo (ossa, cuore, fegato, mammella, reni, tiroide ecc.) e consente di precisare l’effetto della malattia sul funzionamento dell’intero organo o di parti limitate di esso. Per questo è utilizzata nello studio e nella ricerca di tumori. Come si svolge? La scintigrafia è un esame indolore. Al paziente viene introdotto,
per via endovenosa, un radiofarmaco; al raggiungimento del momento ideale di osservazione (diverso per organo e malattia), il paziente viene posto sotto un’apparecchiatura detta gamma-camera che rileva il segnale emesso per radiazione dagli organi in esame. L’insieme dei segnali viene elaborato da una workstation o server dedicato e, quindi, rappresentato con una mappa della funzione studiata (ad esempio perfusione del miocardio, funzione escretoria del rene, distribuzione dei recettori per la somatostatina ecc.).
Scintigrafia tiroidea La scintigrafia tiroidea è un esame non invasivo che si basa sulla somministrazione endovenosa di un radiofarmaco che viene captato dalle cellule tiroidee, consentendo una mappa della funzionalità ghiandolare. La scintigrafia tiroidea consente di valutare la funzionalità della tiroide e di evidenziare l’eventuale presenza di tessuto tiroideo in sedi anomale (tiroidi ectopiche). Definisce inoltre le caratteristiche funzionali dei noduli tiroidei (noduli caldi o freddi) eventualmente presenti. Durante la scintigrafia tiroidea al paziente viene somministrato per via endovenosa un radiofarmaco che viene captato dalle cellule tiroidee. Dopo circa 20 minuti dalla somministrazione, il paziente viene posizionato sul lettino della gamma-camera, che rileva il segnale emesso. L’insieme di tali segnali viene elaborato da una workstation o server dedicato che ricostruisce una mappa morfo-funzionale della tiroide.
Quanto dura? La durata della scintigrafia è variabile – da 25 minuti (come per la scintigrafia tiroidea) ad alcune ore (ossa total-body e cuore in singola giornata) – in base alla complessità dell’esame e alle caratteristiche dell’organo preso in esame. In alcuni casi specifici, nelle 24 ore successive, possono essere prescritti controlli. Come ci si prepara? Non tutte le scintigrafie sono eseguite nello stesso modo o richiedono la medesima preparazione. Per alcune, ad esempio, viene richiesta la sospensione di farmaci che possono risultare interferenti con l’esame, ma questo viene stabilito dal medico curante o indicato nelle istruzioni specifiche condivise pre-esame. Per alcune ore prima dell’esame può essere utile anche il digiuno da cibo – non dall’acqua che è al contrario sempre concessa –, ma non è sempre indispensabile. Ad esempio, la scintigrafia ossea può essere eseguita anche non a digiuno. Ci sono controindicazioni? Trattandosi di un esame di medi-
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Scintigrafia ossea La scintigrafia ossea permette di studiare il processo di trasformazione dell’osso (metabolismo) e, quindi, il modo in cui le ossa si rigenerano. Per effettuare l’esame, il medico specialista in medicina nucleare inietta in una vena del braccio un particolare farmaco (radiofarmaco o tracciante radioattivo) che si deposita sulle ossa e si concentra in modo particolare dove c’è una maggiore attività metabolica, come avviene, per esempio, in caso di fratture, traumi, o di metastasi tumorali (che derivano dalla crescita di cellule tumorali in aree diverse dal tessuto originario incluso l’osso). La rilevazione delle radiazioni emesse consente di evidenziare l’attività metabolica dell’osso e la presenza, o meno, di una malattia o di una lesione e, eventualmente, le sue caratteristiche di malignità.
cina nucleare, dopo l’esecuzione della scintigrafia – per motivi di radioprotezione – è sconsigliato essere accompagnati da persone minori di 18 anni o da donne in età fertile, in particolare se in stato di gravidanza. È indispensabile es-
sere accompagnati, invece, nel caso in cui il paziente venga sottoposto a una terapia ansiolitica per limitare la sensazione di claustrofobia, al fine di evitare che si possa mettere alla guida dopo l’esame. Un accompagnatore è inoltre necessario in caso di soggetti non auto-sufficienti (compresi i minori) o con barriere linguistiche o cognitive.
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RUBRICHE
ALTRE TERAPIE
Il legame tra mente e corpo nelle prestazioni sportive (e non solo)
∞ A CURA DI SARA CARRARA
Nel mondo dello sport si è da tempo abbandonata l’idea che la prestazione sia semplicemente una questione di forza fisica e agilità. I più recenti studi hanno rivelato un intricato rapporto tra corpo e mente. Allenamenti estenuanti e dieta ferrea non sono l’unica via per raggiungere prestazioni sempre più elevate nello sport. Negli ultimi anni le neuroscienze hanno esplorato nuove tecniche per affinare queste abilità, puntando sulla sinergia tra forma fisica e processi mentali. Questi percorsi integrati non solo migliorano le performance fisiche, ma potenziano anche le capacità cognitive.. Tra le metodologie più rivoluzionarie spicca la TMS (Stimolazione Magnetica Transcranica), originariamente concepita circa quarant’anni fa per trattare pazienti affetti da un tipo di depressione resistente ai trattamenti tradizionali.
fondità di circa 3-4 centimetri nel cervello del paziente. L’obiettivo è quello di ripristinare aree cerebrali compromesse da patologie
PROF. ANTONELLO BONCI Direttore Scientifico di Brain&Care, Presidente esecutivo e fondatore del Global Institutes on Addictions (GIA) Miami
L’utilizzo della TMS oggi Ad oggi, questa tecnica è stata utilizzata da oltre 12 milioni di individui in tutto il mondo, fungendo anche da strumento per circa 23.000 studi scientifici. Un vero e proprio “fenomeno” che ha portato a una sempre maggiore consapevolezza del legame tra il benessere mentale e fisico. La TMS prevede una stimolazione magnetica attraverso piccole bobine che raggiungono una pro56 | Bergamo Salute | Gennaio/Febbraio 2024
DOTT. GABRIELE ZANARDI Direttore Generale di Brain&Care
come depressione, ansia, insonnia e dipendenze, con un trattamento indolore e senza particolari effetti collaterali. Le ricerche sulla stimolazione magnetica transcranica hanno abbracciato un ampio spettro demografico, coinvolgendo pazienti dai 12 anni in su, affetti da autismo (i più giovani), demenza (i più anziani), Alzheimer o Parkinson. Gli effetti biologici della TMS sono molteplici: il trattamento induce plasticità cerebrale, favorendo la creazione di nuove connessioni neurali e aprendo nuove prospettive nella cura delle malattie neurologiche. Inoltre, presenta un importante effetto antinfiammatorio che contribuisce al mantenimento della giovinezza cerebrale. L’aumento dell’ossigenazione e della circolazione cerebrale rappresenta un ulteriore vantaggio che, collegato al rilascio di neurotrasmettitori cerebrali come la dopamina, si configura come una risorsa preziosa per il benessere dell’intero organismo. Sport e TMS: un connubio vincente Per gli sportivi, la TMS si presenta come un valido alleato. Nel caso
di ansia pre-prestazione, insonnia, fluttuazioni d’umore o mancanza di motivazione, la TMS si propone come una soluzione efficace per rimuovere quegli ostacoli che impediscono agli atleti di raggiungere il loro massimo potenziale. Un altro importante elemento è l’impatto significativo sulla performance: stimolando le aree cerebrali coinvolte nel controllo dei movimenti, la TMS potenzia la prestazione migliorando la plasticità cerebrale nelle regioni motorie che gestiscono la coordinazione, la concentrazione e l’esecuzione dei movimenti. Questo trattamento non si limita però solo al miglioramento delle performance, ma si dimostra efficace anche nel recupero post-infortunio. In molti casi, chi si trova in fase di recupero sperimenta un crollo della motivazione, depressione, insonnia e ansia che potrebbero portare a una spirale negativa. La TMS, grazie al
rilascio della dopamina – sostanza chimica cruciale per la motivazione e l’energia corporea – può essere un aiuto prezioso per agevolare il percorso di recupero. Il parere degli esperti “Questi risultati, derivanti da studi condotti anche su pazienti postictus, aprono nuove prospettive nel trattamento di condizioni fisiche e mentali attraverso l’applicazione avanzata della Stimolazione Magnetica Transcranica - ha detto il prof. Antonello Bonci, direttore scientifico di Brain&Care, presidente esecutivo e fondatore del Global Institutes on Addictions (GIA) Miami – Grazie alla TMS, integrata con altre terapie, possiamo intervenire positivamente sulla condizione clinica del paziente, correggendo il disturbo di cui soffre da un punto di vista elettrochimico; come se un pacemaker esterno regolasse gli effetti della
patologia diagnosticata attraverso l’azione diretta sulla plasticità cerebrale”. “Gli studi condotti sugli effetti della TMS – aggiunge Gabriele Zanardi, direttore generale di Brain&Care – stanno delineando un quadro in cui i benefici si estendono a lungo termine, con miglioramenti che perdurano per tutta la vita. Prevenire le patologie connesse al benessere cerebrale e ottimizzare le prestazioni è possibile anche nella vita quotidiana mediante uno stile di vita sano e una corretta alimentazione. Le buone abitudini quotidiane, unite a una dieta equilibrata, possono infatti contribuire in modo duraturo al benessere dell’organismo. Questa prospettiva sottolinea l’importanza di una visione integrata della salute, evidenziando la necessità di cure multidisciplinari sempre più efficaci e concrete”.
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DAL TERRITORIO
FARMACIE
Digitalizzazione? Perché no! ∞ A CURA DELLA DOTT.SSA ELENA BOTTAZZI E DOTT.SSA MARIA SILVIA CALVINO RAMACCIO
Nel precedente numero di Bergamo Salute, abbiamo affrontato le criticità legate all’introduzione dei processi di informatizzazione e digitalizzazione della farmacia e della salute. Ma insieme alle dott.sse Mariasilvia Calvino Ramaccio ed Elena Bottazzi, veniamo ora ai punti di forza e alle positività che si possono riscontrare. Innanzitutto, l’introduzione di processi informatici nell’ambito della salute, nelle farmacie in modo particolare, consente non solo di ridurre gli sprechi di materiale che con il tempo potrebbe essere dannoso per l’ambiente (es. carta e inchiostro), ma anche le tempistiche: sia per il paziente che, dopo la visita medica, si può recare in farmacia con la sola tessera sanitaria o con il messaggio della prescrizione, sia per il farmacista che avrà più tempo a disposizione per colloquiare con lui e visionarne lo stato di salute tramite un dispositivo digitale. Gli ordini dei prodotti, la reperibilità attraverso i magazzini e la prenotazione di visite ed esami, sono oggi possibili in alcune farmacie grazie alla connessione internet. Allo stesso modo, si stanno via via introducendo sempre più servizi che necessitano solo di un pc (o di un apparecchio digitale) per il loro funzionamento: tra questi l’analisi di buona parte dei valori rilevabili su sangue, la cui affidabilità aumen-
ta di pari passo con la validazione tecnologica, l’applicazione di holter pressorio, l’elettrocardiogramma, fino ad analisi epigenetiche che coinvolgono valori di infiammazione, sostanze antiossidanti e invecchiamento. L’introduzione della tecnologia permette al professionista sanitario di avere maggiore interazione con il paziente, maggior tempo speso in consulenza e consigli e, allo stesso tempo, meno tempo dedicato alla ricerca del farmaco o ad attività che non lo valorizzano direttamente, il tutto attraverso supporti tecnologici validati e non improvvisati: questo può portare a una digitalizzazione ragionata, che aiuta il lavoro tradizionale invece di ostacolarlo. Un esempio pratico Nel settore della dermocosmesi, da qualche anno si assiste all’utilizzo della cabina estetica: in questo caso, con l’aiuto di macchinari, si offrono ai clienti servizi specifici grazie all’impiego di personale dedicato, che ampliano l’offerta e portano il mondo dermocosmetico sotto i riflettori della farmacia. Insomma, un’interazione tra sanitari e strumenti digitali, che consente di valorizzare gli aspetti più importanti di entrambi. L’identità digitale I sistemi informatizzati consentono alle aziende di possedere un’identità digitale e rendere quindi
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più agevoli determinate operazioni, tenendo sempre conto anche della più facile tracciabilità delle stesse. Anche il poter comunicare con la clientela – con i pazienti – attraverso le pagine social o i siti web che sono costantemente aggiornati presentando i servizi
DOTT.SSA MARIASILVIA CALVINO RAMACCIO Farmacista ed esperta in medicine complementari titolare Farmacia San Faustino Nembro (BG)
DOTT.SSA ELENA BOTTAZZI Farmacista ed esperta in medicine complementari
UN ESMPIO DI AI e offrendo contenuti ad hoc e di valore (ad esempio, informazioni sugli orari di apertura delle farmacie, sui servizi disponibili e sulla reperibilità di farmaci o altri prodotti), è un tassello positivo della digitalizzazione. Solo un’analisi attenta e ragionata dell’interazione del mondo digitale con il settore della salute, con i clienti, i pazienti e i sanitari che vi operano, può quindi contribuire a far progredire la digitalizzazione – pur tenendo ben presente che si parla sempre di dispositivi tecnologici, ideati dall’uomo e privi di coscienza (finora).
Di recente, un comune italiano ha chiesto all’Intelligenza Artificiale di descrivere una cittadina, come si potrebbe chiedere a una guida di parlare delle caratteristiche del luogo: la risposta è stata una specie di “copia-incolla” di una definizione didascalica, da vocabolario, alquanto asettica. Il che, non ha incuriosito più di tanto gli utenti.
L’Intelligenza Artificiale L’Unione Europea ha di recente emanato il Digital Services Act per garantire più sicurezza agli utenti durante la navigazione e il controllo delle cosiddette “fake
news”. Tuttavia, diversi sono stati i commenti di esperti del settore, che intendono investigare se queste direttive possano servire effettivamente a contrastare la diffusone di notizie false o rischino
di censurare la libertà di espressione, la circolazione di notizie, idee e scambi di comunicazione, che dovrebbero essere alla base della navigazione digitale. Nello specifico, in caso di crisi sanitarie, questo regolamento prevede che siano le grandi piattaforme e motori di ricerca di maggior affluenza a gestire le informazioni e aggiornare gli utenti, con una sorta di “controllo” delle informazioni e di segnalatori appositi, non meglio identificati. Di certo, pare evidente alla luce di questi argomenti, che nei prossimi anni, insieme all’incremento di servizi digitali, si incrementerà anche la vigilanza, non solo degli organi governanti, ma anche dei consumatori, riguardo al digitale, anche nel mondo della salute.
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DAL TERRITORIO
NEWS
All’Ospedale Niguarda effettuato il primo trapianto di cuore da donatore a ‘cuore fermo’ della Lombardia Il Sistema Regionale Trapianti lombardo ha raggiunto un altro importante traguardo. All’Ospedale Niguarda di Milano è stato trapiantato un cuore che aveva smesso di battere da 20 minuti, una tipologia di donazione che viene definita “a cuore fermo”. Il prelievo e il trapianto sono stati effettuati dall’equipe della Cardiochirurgia e del Trapianto del Cuore diretta da Claudio Russo. Dall’uomo deceduto sono stati prelevati anche il fegato e i reni, successivamente trapiantati in altre strutture della Rete Nazionale Trapianti. La donazione è invece avvenuta all’ospedale di Circolo di Varese dell’ASST Sette Laghi e ha visto coinvolta l’equipe della Terapia Intensiva Generale e della Cardiorianimazione, dirette rispettivamente da Luca Cabrini e da Paolo Severgnini e il Coordinamento Ospedaliero di Procurement diretto da Federica De Min. Questa tipologia di donazione e trapianto è innovativa, in quanto il cuore viene fatto ripartire grazie a tecniche di circolazione extracorporea messe in atto dopo la morte, in soggetti in cui i trattamenti intensivi vengono sospesi in seguito a neurolesioni gravissime. La normativa italiana prevede venti minuti di assenza di attività cardiaca per la determinazione della morte del soggetto: fino a un anno fa, questa tempistica non era ritenuta compatibile con la ripresa dell’attività del cuore. Le procedure messe in atto in questo caso ne hanno consentito invece il trapianto e la ripresa funzionale.
NEWS
L’ASST Papa Giovanni XXIII capofila della ricerca sulla sindrome di kleefstra L’ASST Papa Giovanni XXIII è capofila del progetto «Drop by Drop» sulla Sindrome di Kleefstra, la prima ricerca su questa malattia rara in Italia, che ha ricevuto dalla FRBB (Fondazione regionale per la ricerca biomedica) un finanziamento di 1.157.500 euro. Il responsabile scientifico è Laura Pezzoli, biologa genetista del Laboratorio di genetica medica dell’ospedale bergamasco. Il progetto di ricerca, presentato a fine maggio, punta a nuove conoscenze, anche di carattere terapeutico, sulla sindrome di Kleefstra, malattia genetica rara che si manifesta fin dall’infanzia con ritardo nello sviluppo psicomotorio, disabilità intellettiva, riduzione del tono muscolare, associati spesso ad anomalie del comportamento e neurologiche, epilessia, tratti autistici, difetti congeniti cardiaci e renali. Il progetto è svolto in partnership con l’Università degli studi di Milano e la Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico, da un team di ricercatrici giovane e tutto al femminile. Collabora alla ricerca anche l’Associazione italiana sindrome di Kleefstra.
NEWS
DAL TERRITORIO
Un convegno sulle nuove frontiere della neuromodulazione Quando alimentazione corretta e attività fisica non bastano a tutelare il benessere del cervello e della mente, può venire in aiuto un approccio terapeutico formulato adottando la Stimolazione Magnetica Transcranica (TMS). Nel 66% dei pazienti, la TMS riduce o elimina del tutto i pensieri suicidi ripetitivi, può aiutare in casi di demenza, ansia, Parkinson ed è efficace anche nell’ambito della Mental Performance contro nebbia mentale e stanchezza fisica. Ne fanno uso atleti e sportivi, ma anche manager prima di grandi decisioni.
Questo è quanto è emerso durante il 2° Congresso sul benessere del cervello e della mente tenutosi al Centro Congressi F.A.S.T. di Milano e organizzato da Brain&Care, centro clinico multidisciplinare specializzato nella gestione di disturbi di natura neurologica, psicologica e psichiatrica con sedi a Milano, Rimini e Torino e Letscom3, con i patrocini di Università degli Studi di Milano, Università di Verona, Ordine dei Medici-Chirurghi e degli Odontoiatri di Milano e Consiglio dell’ordine Nazionale degli Psicologi.
Grazie ai numerosi relatori intervenuti, ognuno tra i massimi esperti del suo settore, il convegno è stato teatro di un confronto che ha esplorato le frontiere delle terapie innovative come la TMS per trattare disturbi psichiatrici e neurologici e promuovere il recupero cognitivo e motorio.
DAL TERRITORIO
NEWS
NEWS Endometriosi: con l’informazione migliora la vita A.P.E. Associazione Progetto Endometriosi lavora da 18 anni per informare, creare consapevolezza e ottenere diritti per le donne affette dalla malattia cronica. Sono tante le volontarie che partecipano alle attività di A.P.E. Associazione Progetto Endometriosi, che da 18 anni lavora per fare informazione su questa malattia cronica e debilitante che può limitare la vita quotidiana e lavorativa, le cui cause sono ancora sconosciute e per la quale non ci sono cure definitive. Sono circa 3 milioni le donne in Italia affette da endometriosi, molte delle quali riescono ad avere una diagnosi dopo molti anni dal manifestarsi della malattia, difficile da riconoscere (si stima che in media i tempi per ottenere una risposta vadano dai 5 agli 8 anni). Di qui le iniziative di A.P.E. che dal 2005 svolge un’informazione capillare a partire dalle scuole fino a raggiungere gli ambulatori medici e i luoghi di incontro, per aiutare concretamente coloro che convivono con la patologia e orientarle nei centri specializzati in cui intraprendere specifici percorsi di cura. Dalla sua fondazione A.P.E. ha stampato oltre 300mila pieghevoli informativi, opuscoli con indicazioni pratiche e burocratiche, cartoline “passa l’informazione”, ha divulgato informazioni sugli specialisti a cui rivolgersi
e sui centri pubblici specializzati in endometriosi, guide per affrontare gli esami diagnostici e sulle possibili terapie, collaborando con medici, ricercatori, esperti di tutta la penisola. Tra le attività, anche la realizzazione delle Linee guida sull’alimentazione e corretto stile di vita per endometriosi, frutto di un articolato lavoro interdisciplinare che ha coinvolto diversi nutrizionisti. Per ridurre il ritardo diagnostico, inoltre, l’A.P.E. organizza anche corsi di formazione specifici per il personale sanitario, coinvolgendo i migliori ginecologici e specialisti, grazie ai fondi raccolti con il 5x1000. Oggi sono proprio le donne a essere in prima linea per far valere i propri diritti, chiedendo provvedimenti sanitari urgenti e risposte adeguate dal sistema sanitario nazionale, per far fronte alle lunghe liste di attesa per visite e interventi chirurgici ed elevati costi per le cure. Sono state tante, negli anni, le attività di sensibilizzazione organizzate da A.P.E. per far conoscere a quante più persone possibili gli aspetti di questa patologia. Il percorso è lungo, ma la storia di A.P.E. dimostra che una buona informazione può cambiare la vita. A.P.E. – Associazione Progetto Endometriosi www.apendometriosi.it
DAL TERRITORIO
NEWS
NEWS Piano Nazionale Malattie Rare 2023-2026, i 9 punti fondamentali Diagnosi, prevenzione primaria, presa in carico, percorsi assistenziali, formazione e informazione. Ma anche registri e sistemi di monitoraggio e ricerca scientifica. La struttura del Piano Nazionale delle Malattie Rare 2023-2026 poggia su questi nove pilastri fondamentali. Secondo il Prof. Bruno Dallapiccola, Professore Ordinario di Genetica Medica nonché Direttore Scientifico Emerito dell’IRCCS Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma e Coordinatore di Orphanet Italia – il portale delle malattie rare e dei farmaci orfani – non c’è dubbio che prevenzione e diagnosi occupano un ruolo centrale, ma sono in atto grandi cambiamenti anche nelle aree dei trattamenti. È necessario, inoltre, fare in modo di facilitare la rimborsabilità non solo dei farmaci ancora a carico del cittadino, ma anche dei presìdi medici e degli ausili che rientrano nelle terapie non farmacologiche. Tutto ciò deve essere integrato nei percorsi assistenziali individualizzati attraverso i quali le misure di assistenza ordinarie e straordinarie arrivano al domicilio del paziente, contribuendo ad aumentarne la qualità di vita. Sempre secondo l’esperto, il tema dell’informazione suscita minore preoccupazione dal momento che in Italia sono disponibili vari strumenti, come il database
Orphanet che ogni anno può vantare 2 milioni di utenti. Anche il campo della formazione ha avuto un netto progresso: ad esempio, nel 2022 sono stati realizzati ben 74 corsi di Formazione a Distanza (FAD) sul tema delle malattie rare. Per ultimo, il capitolo della ricerca che, ha bisogno di investimenti dedicati e trasversali, rivolti a tutti i bisogni dei malati rari. Il Piano Nazionale delle Malattie Rare, quindi, centra in maniera chiara gli obiettivi da perseguire fino al 2026, che sono ben allineati con quelli che si stanno perseguendo anche a livello internazionale. Dallapiccola sottolinea che è oltremodo necessario vigilare perché i contenuti dei nove pilastri del Piano siano realizzati nei tempi previsti. Tuttavia, non è sufficiente redigere documenti: le indicazioni del Piano devono essere tradotte in azioni concrete e, in questo senso, è al Comitato Nazionale delle Malattie Rare che compete la responsabilità di servire da organo di indirizzo e vigilanza.
DAL TERRITORIO
TERZO SETTORE
ALT Onlus, l’associazione per la prevenzione contro le malattie da trombosi ∞ A CURA DI IVANA GALESSI
“Ogni bambino nato nel nuovo millennio ha il diritto di vivere almeno fino a 65 anni senza soffrire di malattie cardiovascolari evitabili” dichiarazione di San Valentino (Bruxelles, 14 febbraio 2000). ALT – Associazione per la Lotta alla Trombosi e alle malattie cardiovascolari – Onlus è un’associazione senza fini di lucro fondata a Milano nel 1987, con l’obiettivo di sensibilizzare sulla prevenzione delle malattie cardiovascolari da Trombosi e sostenere la ricerca scientifica interdisciplinare. Diretta dalla dott.ssa Lidia Rota Vender, ematologa e Specialista in Emostasi e Prevenzione delle Trombosi, Malattie Cardiovascolari, Malattie della Coagulazione ed Embolia, l’associazione che nel 2022 ha compiuto 35 anni svolge
la sua attività grazie al contributo di cittadini, Aziende e Istituzioni che credono nella sua missione. I fondi a supporto della ricerca Ogni anno 200.000 persone possono essere salvate con l’informazione, la prevenzione e la Ricerca scientifica, l’unico strumento che può spiegare perché persone diverse sono colpite in modo uguale o persone uguali vengono colpite in modo diverso dalla Trombosi. Grazie alle donazioni, ALT Onlus ha creato dei fondi per aiutare gli scienziati a studiare e capire i
L’Agenda del Cuore di ALT Consigli di salute, ricette e “pillole” di buone abitudini per prendersi cura di cuore, cervello, vene e arterie. Questo è quanto contenuto nell’Agenda del cuore di ALT, dal 1993 strumento che accompagna nella vita e negli impegni di tutti i giorni chi sceglie di “passare un anno” insieme all’Associazione. I fondi raccolti attraverso la distribuzione dell’agenda, disponibile per l’ordine online sul sito di ALT, sostengono progetti di ricerca scientifica multidisciplinari contro la Trombosi.
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meccanismi della coagulazione del sangue: > FONDO TROMBOSI E MALATTIE DEL POLMONE istituito nel 2000; > FONDO INFERMIERI in memoria di Adelino Rota, per il sostegno della preparazione di infermieri specializzati nella prevenzione, diagnosi e cura della Trombosi; > FONDO TROMBOSI NEL BAMBINO E NEL NEONATO a sostegno di R.I.T.I. Registro Italiano Trombosi Infantili istituito nel 2003; > FONDO TROMBOSI CEREBRALE istituito nel 2004; > FONDO TROMBOSI NELLA DONNA per la prevenzione della Trombosi nelle donne in gravidanza, dopo il parto o in terapia ormonale, istituito nel 2007; > FONDO TROMBOSI E CANCRO istituito nel 2007; > FONDO PER LA PREVENZIONE DELL’ICTUS CEREBRALE DA FIBRILLAZIONE ATRIALE in memoria dei coniugi Maria e
Guido Marsigliesi, istituito nel 2016; > FONDO TROMBOSI E MALATTIE DEL FEGATO istituito nel 2016; > FONDO EMBOLIA POLMONARE NEI GIOVANI in memoria di Sergio Frasson, istituito nel 2017. ALT per le scuole: Check Your Pulse ChYP (Check Your Pulse: il ritmo del cuore) è una campagna realizzata da ALT per la prevenzione dell’Ictus Cerebrale da Fibrillazione Atriale, con il contributo di Fondazione Cariplo e del Fondo in Memoria di Maria e Guido Marsigliesi, in partnership con laVerdi, con la collaborazione del CSC – Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia (Sede Lombardia). ChYP è un progetto di sensibilizza-
ALT – Associazione per la lotta alla Trombosi e alle malattie cardiovascolari – Onlus Via Lanzone, 27 – 20123 Milano 02 58325028 – alt@trombosi.org Per donare: l ONLINE – www.trombosi.org l BANCA - bonifico: Banca Mediolanum IBAN IT24X0306234210000002304085 l POSTA - Conto corrente postale n° 50294206 intestato a: ALT – Associazione per la Lotta alla Trombosi e alle malattie cardiovascolari – Onlus / bonifico postale sul sito di Poste Italiane
zione, formazione e informazione, dedicato in particolare agli studenti delle scuole primarie e secondarie di primo grado. Le finalità del progetto, in coerenza con la missione di ALT, sono l’educazione alla prevenzione, al riconoscimento dei fattori di rischio e dei sintomi precoci da non sottovalutare. Diventa socio Con un contributo minimo di 20
euro è possibile diventare Socio di ALT Onlus e ricevere a casa la rivista quadrimestrale SALTO, dedicata alla prevenzione, alle attività promosse dall’Associazione e alle novità sugli studi e le ricerche sulle malattie cardiovascolari da Trombosi. Diventare soci di ALT Onlus significa scegliere di condividere gli sforzi dell’Associazione per garantire una migliore qualità della vita a tutti noi e ai nostri figli.
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DAL TERRITORIO
IL LATO UMANO DELLA MEDICINA
L’infermiere di Mozzo nell’inferno di Gaza ∞ A CURA DI CLAUDIO GUALDI
Filippo Gatti fa parte di un’equipe medica della Croce Rossa Internazionale: «Cento posti letto per mille feriti» “Tesi” e “complicati”. È con questi termini che Fabrizio Carboni, direttore del comitato internazionale della Croce Rossa (Cicr) per il Medio Oriente, descrive queste settimane a Gaza. I suoi
colleghi e colleghe hanno operato per la liberazione di ostaggi israeliani e di 150 prigionieri palestinesi incarcerati in Israele. Secondo Carboni, è grazie alla capacità del Cicr di stabilire dei “rapporti di fiducia” con tutte le parti in conflitto che l’organizzazione con sede a Ginevra può condurre, come ha fatto molte volte in passato, operazioni così delicate. Questa fiducia, spiega, si basa sulla promessa «che resteremo neutrali. Non faremo commenti sulla situazione politica. Non prenderemo posizione sulle ragioni per cui si combatte o sul diritto di utilizzare la forza». A Gaza c’è anche il mozzese Filippo Gatti, infermiere della Croce Rossa Internazionale. Con un master in Medicina tropicale e salute internazionale conseguito all’Università di Brescia, dal 2006 è impegnato in missioni nelle zone di guerra oppure in paesi poveri: dal Sud Sudan al Sudan, dalla Sierra Leone all’Afghanistan, fino al Messico. Gatti, come racconta Dino Ubiali su PrimaBergamo, è all’interno di una squadra composta da un
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chirurgo plastico, uno ortopedico, un anestesista, un infermiere di sala operatoria e uno di reparto, lui che figura come coordinatore di questo “Rapid Deployment Team”. Lo accompagna anche un’infermiera bergamasca, Silvia Mandelli, coordinatrice sanitaria. A lei il compito di accogliere due donne rilasciate da Hamas lo scorso 24 ottobre a Rafah. Quella di Filippo Gatti è una scelta di vita: a un certo punto ha deciso di mollare il suo posto fisso in ospedale per dedicarsi totalmente alle missioni umanitarie. «Ho sentito la necessità di mettermi in gioco in qualcosa di più grande, lontano dalle dinamiche della sanità italiana», ha spiegato. Da allora, al grido di «questa è la mia vita e io voglio viverla con la banale e infantile illusione di essere utile al prossimo», collaborando con la Croce Rossa Internazionale e con Emergency, ha prestato la sua opera in Sudan, Sierra Leone e Afghanistan. Tra miseria, guerre e tante difficoltà. Per aiutare le persone e… tanti bambini. A Khan Yunis, a circa quaranta chi-
lometri a sud dal centro di Gaza, «viviamo in rifugi, zone sicure, che hanno anche delle aree sotterranee dove abbiamo trovato ad attenderci lo staff locale alloggiato con le famiglie». Mentre parla in collegamento audio si sentono volare droni F35 e F16 dell’aviazione israeliana. Ogni tanto ci sono anche delle esplosioni. «Il mio ruolo - spiega - è di coordinatore medico del team chirurgico, sia per la parte amministrativa che per il dialogo con le autorità dell’ospedale. Mi adatto anche al ruolo infermieristico per necessità, la situazione è molto critica». «In quasi tutti gli ospedali che ho visitato ci sono Idps (Internally Displaced Persons, civili costretti a fuggire da guerre o persecuzioni), quindi persone che hanno perso la casa o che non si sentivano sicuri nella propria e che si sono
trasferiti dentro i compound degli ospedali, che in teoria non dovrebbero essere target, bivaccando nei corridoi e nei giardini perché si sentono più protetti – aggiunge Gatti –. Questo complica un po’ il lavoro nelle strutture ospedaliere, che sono super piene, dove ci sono cento letti occupati al duecento per cento, magari con mille pazienti». Ci sono tantissimi pazienti con traumi multipli, altri ricoperti dal trenta al quaranta per cento da ustioni. E ovviamente, ancora, numerosi bambini ricoverati, perché all’interno della Striscia di Gaza il 48 per cento della popolazione è sotto i quindici anni. «Infatti se ne vendono moltissimi, anche in ospedale, ustionati, con politrauma o fratture. Le terapie intensive strapiene fortunatamente, se così
In questa rubrica gli operatori sanitari (medici, infermieri etc.) si raccontano, facendo conoscere oltre al loro lato professionale la loro attività di artisti, volontari, atleti... Vuoi raccontare la tua storia su Bergamo Salute?
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si può dire, avevano potenziato la presenza di ventilatori in periodo pandemia, perciò sono state riattivate le unità Covid. Il problema maggiore è che con la carenza di farmaci, sedativi e antidolorifici non si sa come sarà possibile mantenere il sistema».
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DAL TERRITORIO
TESTIMONIANZA
Alla maratona di New York sei anni dopo il tumore
∞ A CURA DI CLAUDIO GUALDI
Giulia Cirelli sostiene la ricerca e la prevenzione con le Pink Ambassador di Fondazione Veronesi. «Vedere donne che avevano superato il mio stesso calvario, mettendosi addirittura a fare podismo di alto livello, mi ha dato un orizzonte di speranza» Nel 2017 un tumore al seno le ha dato la possibilità di scoprire quanta forza, positività e voglia di essere semplicemente felice fosse nascosta dentro di sé. «L’ho affrontato e ne sono uscita con una nuova consapevolezza: la vita va vissuta senza sprecarne nemmeno un istante. Il mio mantra? “Tutti abbiamo due vite, la seconda inizia quando ci rendiamo conto di averne una sola”». Giulia Cirelli, 42enne di Bergamo (vive nel quartiere di Santa Lucia), sposata con Carlo e madre di due figli (Giacomo, 18 anni e Pietro di 15), è Pink Ambassador dal 2021 per la città di Bergamo e la ricerca scientifica di Fondazione Veronesi. Fino a tre anni fa non aveva mai corso. Nel 2021 ha fatto la mez-
za maratona, cioè 21 chilometri, con tempi di tutto rispetto. E il 5 novembre del 2023 ha partecipato alla maratona di New York, cioè 42 chilometri, «per dimostrare a tutte le donne che ricevono una diagnosi di tumore che non sarà lui a fermarci, abbiamo tante carte da giocare: positività, coraggio e la ricerca». Giulia è parte del progetto “Pink is good”, che permette di trasformare il dolore e l’esperienza vissuta in un’opportunità «sia per me che per gli altri, diventando veicolo di un messaggio positivo per chi si trova a dover affrontare questo percorso pieno di incognite, correre, mettermi alla prova e sfidare me stessa in qualche cosa
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viaggi, circondarmi di persone che apprezzo e stimo». C’è stata qualche complicazione, soprattutto nella fase di ricostruzione del seno, ma Giulia le ha affrontate senza perdersi d’animo. «Ho dovuto subire diversi interventi, a causa di ripetute infezioni e reazioni allergiche. Alla fine ho fatto amicizia con il personale del reparto, dopo tanto tempo ormai ero quasi di famiglia». Ci tiene a ringraziare il chirurgo plastico, dottor Marcello Carminati, «perché è grazie a lui, che non si è arreso, che ora ho due protesi. Altrimenti sarei rimasta mutilata a 36 anni».
di grande, diffondere il messaggio della prevenzione e contribuire a raccogliere fondi per la ricerca». A gennaio 2024, tra l’altro, parte il reclutamento per le nuove Pink Ambassador: chi volesse unirsi al progetto può iscriversi qui: sostieni.fondazioneveronesi.it/pinkambassador. Per poter inviare la propria candidatura è necessario aver concluso le terapie di chemioterapia e radioterapia (se effettuate) entro settembre 2023. La preparazione della maratona è stata faticosa, naturalmente, «ma quando hai un obbiettivo così, tutto appare in una luce diversa. E anche quelli sono stati mesi bellissimi». E pensare che l’idea di andare a correre a New York le era venuta quando ancora faceva le chemioterapie, venendo a conoscenza del progetto della Fondazione Veronesi. Un sogno, che però l’aveva tranquillizzata molto, anche se in quel periodo non riusciva a stare in piedi: «Vedere donne che avevano superato il mio stesso calvario, mettendosi addirittura a fare podismo di alto livello, mi ha dato un orizzonte di speranza». Ai tempi il progetto della fondazione era agli inizi: oggi le partecipanti sono molte di più e in media vengono preparate per la mezza maratona, o anche per la 10 chilometri. La maratona non è per tutti, cioè, e per allargare la platea di partecipanti è stato necessario diversificare i traguardi. «La preparazione per New York l’ho cominciata a febbraio, dopo tre mesi di stop per due ernie. Ma non stavo bene, ferma – racconta Giulia -. Dopo un po’ di potenziamento muscolare, però, e visto che non avevo dolore, sono ripartita, iniziando a correre seriamente da marzo-aprile. Il nostro allena-tore, Giovanni Bonarini, eccellente motivatore, mi ha dato fiducia». Da agosto ha cominciato a
provare ad andare oltre i 21 chilometri ed è arrivata fino ai 34. Gli ultimi 8, come da prassi, restano una sorta di “zona buia”, dove l’atleta deve trovare dentro di sé le risorse per dare il meglio. Nelle Pink Ambassador non mancano gli acciacchi: «A volte si crea il “reparto Lazzaretto”, perché le terapie ormonali non facilitano le cose. Ma in media gli studi, e la mia personale esperienza lo conferma, hanno dimostrato che l’attività fisica migliora il processo di guarigione. La corsa poi scatena endorfine e ha quindi effetti benefici sull’umore. Su di noi, poi, dopo mesi di cattivi rapporti con il proprio corpo, è bellissimo ritrovarsi in forma e raggiungere anche dei discreti traguardi». La malattia, che non pensava di dover affrontare, com’è normale che sia a 36 anni, ha cambiato i suoi parametri, anche se fin dall’inizio ha trovato in sé una capacità di reazione che sospettava di avere. «Affrontare questo percorso mi ha aiutato a cambiare prospettiva sulla vita. Ho cambiato atteggiamento e stile, ho imparato ad apprezzare la bellezza di ogni momento, ad arrabbiarmi di meno. Ho deciso di concentrarmi sulla positività, fare cose belle come camminate e
Tra gli obiettivi podistici del 2024 c’è quello di battere il suo record alla mezza maratona di Bergamo: un’ora 48. «Mi basterebbe anche uno o due minuti in meno, non chiedo tanto», ride Giulia. Poi vorrebbe iscriversi a un’altra maratona, magari più a portata di mano di quella di New York, «che tra l’altro è molto faticosa, perché ci sono molti saliscendi. Certo, sarebbe bello fare ancora una delle Major, cioè Londra, Berlino, Chicago, Boston, Tokyo, ma c’è anche l’impegno economico da considerare, soprattutto per quelle non in Europa». Poi ipotizza: «Magari Parigi? Ma mi piacerebbe anche cimentarmi con un piccolo trail in montagna».
In questa rubrica pubblichiamo la storia di una persona che ha superato un incidente, un trauma, una malattia e con il suo racconto può dare speranza agli altri. Vuoi raccontare la tua storia su Bergamo Salute?
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STRUTTURE
MEDEA – BEAUTY SOLUTION
I benefici del Metodo Acqua Luce
Da oltre 40 anni Errevi Group con il Brand Medea – Beauty Solution è al fianco dei migliori centri estetici in Italia fornendo soluzioni all’avanguardia. La storia di Errevi Group nasce nel 1978, quando la famiglia Rocchi fonda una realtà aziendale con radici nel settore della progettazione e produzione di dispositivi elettronici. L’azienda per anni ha sviluppato, interamente in Italia, dispositivi medici e apparecchiature dedicate all’estetica professionale per i più grandi marchi estetici. Nel 2010 dalla volontà di essere un supporto attivo, sempre vicino ai centri estetici, nasce il brand Medea – Beauty Solution. Nella sede di San Paolo d’Argon (BG) ha luogo la produzione e lo show room delle Tecnologie; qui Medea Academy, inoltre, ricerca e sviluppa i migliori Metodi applicativi per i centri di estetica avan-zata. Grazie all’esperienza maturata nel campo della Comunicazione Cellulare Frequenziale, Me-
dea ha trovato la soluzione per sconfiggere gli inestetismi in modo naturale e non invasivo: il Metodo Acqua Luce. Il Metodo Acqua Luce Il Metodo Acqua Luce unisce i benefici dell’informazione frequenziale dell’acqua a quelli della fotobiomodulazione, tecnologia brevettata, al fine di stimolare l’attività cellulare e risolvere gli inestetismi di viso e corpo, ridonando benessere estetico, fisico e mentale. La comunicazione cellulare Il Metodo Acqua Luce si basa su un “semplice” principio: nessuna cellula vivente vive isolata, ma prende parte a una fitta rete di comunicazioni. Le cellule di un organismo pluricellulare, infatti, funzionano
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in modo coordinato e in questo modo l’organismo può svolgere correttamente tutte le attività vitali. Questa coordinazione si basa su due presupposti: > esistono cellule segnalatrici che trasmettono segnali che raggiungono punti, vicini o distanti, dell’organismo in breve tempo; > esistono cellule bersaglio che, per mezzo di uno specifico
MEDEA – BEAUTY SOLUTION Via A. Volta 14a San Paolo D’Argon (BG) www.medeaestetic.it Tel. 035 529 7944 info@medeaestetic.it
recettore, convertono il segnale intracellulare ricevuto determinandone uno specifico comportamento. Questo processo è in grado di condizionare l’attività biologica delle cellule attraverso una stimolazione fisiologica frequenziale delle stesse, stimolazione che può avvenire con impulsi luminosi, elettrici o meccanici. Le frequenze vengono assorbite selettivamente dai tessuti e ogni frequenza/ lunghezza d’onda scaturisce un effetto biologico e un’azione biochimica diversa. È proprio in questo dialogo tra cellule che intervengono l’acqua e la luce, attraverso le frequenze erogate dalle apparecchiature e dalle tecnologie liquide, parlando con le cellule e trasferendo nuove informazioni essenziali per la risoluzione di problematiche estetiche.
INFORMAZIONE PUBBLICITARIA
Le sedute Il percorso di trattamento del Metodo Acqua Luce prevede 6 sedute viso o 8 sedute corpo, due volte a settimana, ognuna di una durata di circa 40 minuti. Ogni seduta del Metodo Acqua Luce prevede l’utilizzo di un dispositivo fotobiomodulativo, dotato di emettitori LED infrarossi che lavorano ritmicamente trasferendo codici luminosi alle cellule al fine di stimolare la vascolarizzazione, la tonificazione e il linfodrenaggio dei tessuti. Ai benefici della fotobiomodulazione si sommano le funzionalità delle Tecnologie Liquide Medea – Beauty Solution a base d’Acqua Informata.
Beauty Solution hanno studiato e sviluppato un dispositivo in grado di trasferire specifiche frequenze all’acqua. L’utilizzo dell’Acqua Informata, in sostituzione alla comune acqua utilizzata nelle formulazioni cosmetiche ordinarie, rende questi prodotti delle vere e proprie Tecnologie Liquide, complementari alle attività in cabina, atte a promuovere tutte le attività cellulari come, ad esempio, la riparazione e la rigenerazione dei tessuti. Le azioni L’azione vascolarizzante avviene senza incremento di temperatura, ed è ottenuta dalla trasformazione dell’energia luminosa in energia biofisica. I vantaggi sono molteplici e non solo da un punto di vista estetico: maggior produzione di ossido nitrico, vaso-riparazione con conseguente cicatrizzazione, rafforzamento delle pareti venose e dei capillari, aumento della vascolarizzazione periferica. L’azione tonificante avviene a partire dalla cellula e senza alcuna invasività. Ci sono frequenze, infatti, specializzate a comunicare con i mitocondri per favorirne la respirazione. I muscoli acquisiscono forza ed elasticità e vengono riparati da eventuali danni strutturali con effetto decontratturante. L’azione anticellulite e antiedemigena riorganizza le attività biochimiche cellulari atte a regolare, riparare e rigenerare i tessuti corporei. Sin dai primi minuti di trattamento, il
MICHELA PRATICI Responsabile Medea Academy
tessuto cambia la sua densità, è fortemente ossigenato e non più dolente. L’azione linfodrenante restituisce energia supplementare alle cellule, rendendole vitali ed operative per il riassorbimento dei liquidi in eccedenza e lo svolgimento delle funzioni circolatorie. La nuova frontiera per il drenaggio e l’eliminazione delle tossine. I risultati Il Metodo Acqua Luce agisce direttamente sulle cause dell’inestetismo, ciò garantisce risultati mirati e duraturi nel tempo. Il trattamento permette di: > combattere i segni del tempo ridonando al viso un aspetto giovane e radioso; > eliminare la cellulite snellendo il corpo; > definire e rassodare le forme corporee; > rigenerare il benessere psicofisico; > contrastare il gonfiore e la pesantezza.
Che cos’è l’Acqua Informata? L’acqua è dotata di “memorie” che vengono influenzate e modificate da tutto ciò che è energia. Per memoria dell’acqua si intende la sua capacità di conservare un’“impronta” di tutto ciò con cui è venuta in contatto. In seguito all’esperienza dell’informazione frequenziale con la fotobiomodulazione, i laboratori Medea – Gennaio/Febbraio 2024 | Bergamo Salute | 73
GUIDA ALLE PROFESSIONI SANITARIE
È ufficiale: arriva il corso di laurea per i futuri osteopati ∞ A CURA DI IVANA GALESSI
Il Decreto Interministeriale n. 1563 pubblicato sul sito del MUR (Ministero dell’Università e della Ricerca) e del Ministero della Salute il 1° dicembre 2023, ha ufficialmente stabilito l’ordinamento didattico del nuovo percorso accademico per futuri osteopati, all’interno del quadro delle Professioni Sanitarie. Troppo spesso, l’osteopatia viene considerata come una pratica di medicina non convenzionale, pseudoscientifica, perciò il suo inserimento “ufficiale” tra le Professioni Sanitarie rappresenta un grosso passo in avanti per i professionisti che vedranno riconosciuto il loro lavoro a livello istituzionale – anche se non mancano i detrattori. Come indicato sul sito del MUR, “nell’ambito della professione sa-
nitaria dell’osteopata, il laureato è quel professionista sanitario che svolge interventi di prevenzione e mantenimento della salute attraverso il trattamento osteopatico di disfunzioni somatiche non riconducibili a patologie nell’ambito dell’apparato muscolo scheletrico”; ciò significa che chi conseguirà il titolo accademico in osteopatia potrà pianificare il trattamento “selezionando approcci e tecniche esclusivamente manuali,
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non invasive, ed esterne, adeguate al paziente”. L’iter Il percorso che ha portato a questo traguardo è iniziato nel 2018, quando l’osteopatia in Italia è stata inserita tra le Professioni Sanitarie di prevenzione attraverso la legge 3/2018. In seguito, nel 2021, il Decreto del Presidente della Repubblica relativo all’istituzione della professione sanitaria dell’osteopa-
GUIDA ALLE PROFESSIONI SANITARIE
ta è stato adottato dal Consiglio dei ministri e pubblicato in Gazzetta Ufficiale, dando il via all’iter. Oggi per il ROI – Registro degli osteopati d’Italia, associazione che rappresenta oggi 12.000 professionisti del settore, la notizia rappresenta il “coronamento di un impegno che ha coinvolti tutti, osteopati e pazienti e che oggi ci proietta con forza verso il futuro per il quale abbiamo lottato”, come comunicato tramite il loro sito. Le materie incluse nel corso di laurea Gli studenti che decideranno di intraprendere il percorso di studi in Osteopatia potranno scegliere di frequentare, tra gli altri, i seguenti corsi: > Storia della medicina
> Bioingegneria > Medicina fisica e riabilitativa > Malattie dell’apparato locomotore > Scienze infermieristiche > Tecniche neuro-psichiatriche e riabilitative. I detrattori Il presidente della Società italiana di ortopedia e traumatologia (Siot) Alberto Momoli ha affermato: “Il corso di laurea in osteopatia potrà andare a normare alcune lacune che esistono. Ma strutturarla in maniera autonoma non ha molto senso, forse sarebbe stato più giusto, come accade in altri Paesi, considerarla come una altra specializzazione del fisioterapista”. A queste domande aggiunge anche il nodo della mancanza di prove
scientifiche. Per l’ortopedia, la chirurgia e altre specializzazioni, si parla di medicina fondata sulle prove o ‘evidence based medicine’ ma per l’osteopatia ciò non è possibile. Perciò è importante che, alla creazione del corso di laurea, faccia seguito anche la costituzione dell’Ordine e di tutte le procedure che comporta. L’augurio del ROI Il decreto consentirà alle Università di attivare l’iter per l’istituzione del corso di laurea in Osteopatia. Il ROI si augura che da ciò possa nascere un dialogo costruttivo per salvaguardare e valorizzare il patrimonio della cultura osteopatica e garantire agli studenti la trasmissione di competenze necessarie ai futuri professionisti.
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REALTÀ SALUTE
INFORMAZIONE PUBBLICITARIA
Al Teatro Serassi di Villa d’Almè è tornata in scena la Compagnia “Teatro&Tremore” L’ associazione Italiana Parkinsoniani da quattordici anni ha avviato un efficace laboratorio teatrale dalla cui esperienza è nata la compagnia “Teatro&Tremore”, composta prevalentemente da persone affette da malattia di Parkinson. Nella cura della malattia di Parkinson oggi rimane fondamentale la strada farmacologica legata a quella riabilitativa motoria. In un’ottica di miglioramento della qualità della vita diventano però sempre più indispensabili attività tendenti a rendere più accettabile la vita del malato di Parkinson e dei suoi familiari. Si parla quindi di terapie complementari, cioè attività espressive, fisiche e psicologiche, come musica, teatro, canto e disegno, efficaci per poter sostenere, aiutare e guidare nei comportamenti l’individuo che deve convivere con la malattia di Parkinson dalla diagnosi alla sua progressione, nei modi di “essere” e di “fare”. “Si tratta di attività apparentemente banali, impostate sul coraggio di operare per accettare le conseguenze del cambiamento, gestire la malattia nella sua progressione, utilizzare e potenziare la parte più creativa di se stessi , per convincersi che intorno c’è una vita ricca di affetti, tante cose da fare e da vivere pienamente – dichiara il neo Commendatore Marco Guido Salvi di AIP, coordinatore della sezione di Bergamo e vicepresidente
Nazionale – queste attività sono considerate complementari alla terapia farmacologica e hanno lo scopo di rafforzare le relazioni con gli altri, dare sostegno nell’affrontare e accettare la malattia”. La Compagnia “Teatro&Tremore”, nell’ambito delle attività che AIP ha sviluppato, è stata fortemente voluta e nel tempo anche sostenuta economicamente dalla sezione di Bergamo AIP. Questo tipo di attività dà immagine e notorietà aiutando quindi l’associazione a conseguire l’obiettivo di creare delle condizioni di vita migliori per i parkinsoniani e i loro familiari. “C’era una svolta - un fanta-dramma comico” è il nuovo spettacolo della Compagnia “Teatro&Tremore”, andato in scena lo scorso sabato 13 dicembre, ed è il risultato del laboratorio di teatro-terapia guidato da Michele Laterza in collaborazione con l’Associazione Punto a Capo di Calolziocorte per l’Associazione Italiana Parkinsoniani di Bergamo. Nato dalla penna di Paola Colleoni, questo fanta-dramma comico risponde alla necessità di mettere in ridicolo gli assurdi meccanismi della politica e dei suoi “consumatori”, con il tono leggero ed esilarante della Compagnia “Teatro&Tremore” in cui le fragilità degli attori e delle attrici vengono accolte come possibilità di raccontare il mondo che ci circonda. Prima dell’inizio il Parroco Don Raf-
faele ha letto una bellissima lettera inviata dal Vescovo Mons. Francesco Beschi quindi, dopo la presentazione al pubblico dell’attore/regista Francesco Laterza, ha avuto inizio la rappresentazione. E’ stata un’ora e mezza molto intensa che ha dimostrato il grande impegno messo nella preparazione dello spettacolo e, al l termine, il lunghissimo applauso ha dimostrato l’apprezzamento del pubblico per il lavoro svolto. “Questa sera i nostri attori non sono saliti sul palco solo per mostrare la loro bravura, ma per mostrare il coraggio nell’accettare la malattia e le sfide che questa pone loro tutti i giorni” ha detto il Presidente Marco Guido Salvi. Sono intervenuti alla serata, il Sindaco di Villa d’Almè Manuel Preda, l’Assessore ai Servizi sociali del Comune di Bergamo dr.ssa Marcella Messina, il Direttore generale dell’ATS, dr. Massimo Giupponi, i Consoli dei Maestri del Lavoro, Battista Chiesa e Alberto Carrara, il Presidente dell’Ordine degli Ingegneri, Ing. Diego Finazzi, la Presidente del Rotary Club Bergamo Ovest, Annamaria Cividini.
AIP – sez. di Bergamo tel. 035 244561 Martedì e Giovedì ore 10.00-12.00 info@aipbergamo.it www.aipbergamo.it
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Life & Style Arte
Salute
Galateo
Vip & Benessere Capelli & Make-up Pet & People Food & Wine Gennaio/Febbraio 2024 | Bergamo Salute | 79
Perché
l’arte fa bene alla mente? Intervista a Tosca Rossi, Guida turistica addebitata da Regione Lombardia e Provincia di Bergamo a cura di Maria Verderio
Di certo possiamo dire che l’arte è qualcosa che si può declinare a molti, differenti ambiti: dalla musica alla fotografia, dalla pittura alla scultura, dalla letteratura al cinema. E possiamo anche affermare che l’arte è qualcosa in grado di emozionarci e farci stare bene. In questa intervista conosciamo da vicino Tosca Rossi, Guida turistica addebitata da Regione Lombardia e Provincia di Bergamo, che ci ha raccontato curiosità e sensazioni sul significato dell’arte.
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L’arte accompagna l’uomo da sempre. Fin dall’antichità, infatti, era forte l’esigenza di rappresentarsi. Se dovessimo stabilire quando è nata l’arte, difficilmente riusciremmo a trovare una risposta in grado di soddisfare tutti. È bene, innanzitutto, ricordare che fino a pochi secoli fa per arte si intendeva il “saper fare bene”, ossia qualcosa di strettamente legato alla manualità (téchne). Da lì passa il concetto del “legato al bello” e lentamente a un’attività unita non solo alla tecnica, ma anche all’espressione artistica, alla capacità di rappresentare lo stato d’animo e lo spirito”
ARTE
Tosca Rossi guida turistica di Bergamo
Lei che è da sempre inserita nel mondo artistico e cerca di diffondere arte e cultura, ci può spiegare perché l’arte fa bene a grandi e piccoli? Io credo che l’arte faccia bene in generale, anche perché è una conseguenza di quello che c’è attorno a noi. Quando si parla di un qualsiasi sito bisogna sempre andare all’origine della sua ubicazione, della sua storia e poi degli
uomini che l’hanno in qualche modo definito. Penso sempre che, in primis, sia fondamentale acquisire la geografia, e quindi il luogo. Poi, con la geografia si crea il sito, si creano le condizioni utili per potersi insediare, quindi da lì nasce la storia. La storia è fatta di eventi, ma gli eventi sono fatti dalle persone. Le persone comunicano e la comunicazione è un codice, ma è anche qualcosa che si manifesta, che può essere verbale, può essere mimica facciale e posturale. Quindi l’arte è fondamentale da questo punto di vista anche se è una derivazione della geografia, della storia e poi della comunicazione. Fa bene ai grandi perché forse li aiuta a esprimersi, a far fuoriuscire quello che sentono e che spesso lasciano inespresso. Fa bene ai piccoli perché amplia il loro panorama visivo, li induce a
riflettere e a scandire quella che è la forma, i colori, il movimento, gli accostamenti e permette di raccontarsi o riraccontarsi delle storie guardando immagini, disegni, personaggi che nell’età infantile rimandano all’immaginario, ai propri cari o all’attualità. La bellezza, come diceva Dostoevskij, salverà il mondo. E di bellezza nell’arte ce n’è moltissima. Lei è d’accordo con questa affermazione? Questa citazione, devo essere sincera, l’ho sentita un pochino inflazionata e snaturata al tempo del Covid. Non ricordo esattamente chi abbia “ripescato” questa citazione e ne abbia abusato su vari fronti e in vari ambiti. Mi ricordo quando, appunto, ne parlavano i medici, gli infermieri,
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ARTE forse qualcuno ha messo in bocca all’ambito sanitario questa frase. Mi ricordo che la citavano filosofi, giornalisti e anche persone che lavoravano nel mio stesso ambito. Io non la comprendo ancor oggi questa associazione, perché non riesco a mettere vicina la bellezza con tutto quel che è accaduto nel tempo del Covid. Siccome, ahimè, lego quella frase a quell’evenienza, a quel momento così tragico che ha colpito il mondo, non riesco a esserne pienamente d’accordo. Io credo che la bellezza sia qualcosa di relativo. Mi piacerebbe sostenere che saranno le persone che un giorno salveranno il mondo. Penso che la fede possa salvare il mondo, una fede in qualsiasi cosa, che sia religiosa, politica, che sia una vera convinzione. Credo che la trasparenza, la coscienza e i buoni propositi potranno salvare il mondo. Fa la guida a Bergamo da molti anni e conosce ogni angolo della nostra città. Quali sono gli spazi che emozionano maggiormente i turisti? Innanzitutto, quando i turisti giungono a Bergamo conoscono solo la distinzione tra “Berghem de sura e Berghem de sota”, quindi è importante far comprendere subito che la città è divisa in tre grandi porzioni che all’unisono la compongono: un solo cuore che batte e tre grandi porzioni che lo fanno palpitare. Fatta questa premessa e
accompagnati in Bergamo alta, i turisti si suggestionano subito con la funicolare e col colpo d’occhio sulla piazza medievale appena escono. Ma i siti che proprio li fanno emozionare sono Piazza Vecchia e Piazza Duomo (soprattutto per la condensazione di edifici disposti a raggiera e quasi incastonati in uno spazio che va ad equilibrare quegli anfratti che sono l’anima di Bergamo Alta). Poi, varcando la soglia di questi edifici, non si aspettano che siano anche così profondi e che possano così bene dialogare tra loro. Anche quando vengono accompagnati sulle mure veneziane si emozionano poggiando lo sguardo sul fronte meridionale, che spazia sulla pianura, sugli Appennini e sulle periferie occidentali, ma anche su quelle orientali, si comincia a far vedere l’autostrada, il Monte Orfano che divide Bergamo e Brescia, i grattacieli di Piazza Gae Aulenti di Milano, la Madonnina del suo Duomo che luccica e tanti altri edifici che per i bergamaschi sono noti, ma per i turisti no. Ecco, anche questo emoziona e piace tantissimo. E poi arriva il Parco dei Colli. Nessuno si aspetta che Bergamo sia così green, che sia così protetta, che sia così racchiusa e soprattutto che non sia stata scalfita dall’urbanizzazione rispetto, ad esempio, a Brescia, città meravigliosa, che ha un comparto archeologico veramente incredibile e ben leggibile nell’impianto urbanistico romano, ma che ha subito un avanzamento edilizio consistente. Bergamo pia-
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ce molto, suggestiona il fatto che la cinta delle mura abbia conservato e permesso di non snaturare il centro storico, preservandolo. E lei che fa la guida da così tanto tempo, ci può fornire una classifica dei suoi monumenti/opere preferiti e perché? È necessario fare un’importante distinzione tra guida classica e local. La guida classica accoglie il gruppo e lo accompagna in città svolgendo un percorso classico, standard, ideale per i viaggiatori che non hanno mai visto la città. Quindi si è obbligati a snocciolare e mostrare le cose più importanti: Piazza Vecchia, Piazza Duomo, Cappella Colleoni, il Duomo e la Basilica di Santa Maria Maggiore. Se c’è tempo si passa poi alle mura e all’Accademia Carrara. Io, però, sono anche guida local, faccio moltissimi percorsi per i locals perché voglio condividere in maniera corale tutto ciò che negli anni ho acquisito in base anche alla mia ricerca archivistica, cioè avendo frequentato gli Archivi di Stato, quello diocesano, storico, la Biblioteca civica Angelo Mai, l’archivio dell’Accademia Carrara e tanti fondi specifici per ricerche fatte per pubblicazioni, per saggi, per contributi di vario genere. Ecco, io cerco di divulgare questo tipo di
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ARTE ricchezza che ho acquisito grazie alle fonti storiche perché sono fondamentali. Proprio per questo mi diventa difficile poter dire quali sono 5 monumenti più importanti. Potrei dire quali sono i 5 percorsi che reputo più interessanti e che ancor oggi mi emozionano. Mi viene da pensare al percorso delle scalette medievali che porta proprio a intricarsi sul versante occidentale del Parco dei Colli, ma perché questo percorso replica l’antica A4, cioè l’A4 di oggi viene in qualche modo riletta da quella che per noi è Borgo Canale, dalle scalette, dalla Longuelo vecchia che poi immette sulla superstrada, sull’asse che poi porta verso est e verso ovest. Questo mi suggestiona perché dimostra che nulla è cambiato, nulla è modificato, basta solo rileggerlo in chiave moderna, in base a quello che è divenuto. Sicuramente questo intrico, questa mobilità, la toponomastica sono sempre interessanti, suggestivi e legati al nostro vernacolo e al nostro passato. Mi emoziono quando entro nella Basilica di Santa Maria Maggiore,
consapevole che non l’abbiamo ancora completamente scoperta né visitata noi stessi. Tutto ciò mi riempie l’anima e mi fa capire il lavoro immenso che hanno fatto i nostri avi. Lei è stata la vera Signora della nostra città, la vera mecenate che poi si riflette sulle famiglie più importanti che poi hanno recuperato gli artisti e li hanno fatto lavorare in dimore private, in città, in campagna, ecco… se penso a questo magma che poi fuoriesce e si va ad infilare nelle singole dimore inebriando di bellezza tutto, sì… questo mi emoziona. Poi mi piacciono molto anche alcuni percorsi che ho ideato, ad esempio quello dei luoghi di piacere che dà modo di leggere la città da un punto di vista né morboso, né macabro, ma in grado di far comprendere per anche gli animi, le passioni, le tragedie e tutto quello che magari in passato non è stato raccontato o è stato dimenticato. Poi penso al mio artista, quello per cui ho scritto uno dei miei volumi, Alvise Cima: vorrei incontrarlo, fagli un sacco di domande, riuscire a scovare anche il suo intero parco opere che ancor oggi è ridotto a poche unità. Ho trovato di lui, ad esempio, la bottega iniziale, la
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secondaria, l’abitazione principale, la casa di campagna, i rapporti che ha intersecato con la nobiltà. Immagino di incontrarlo nelle vie di Città Alta, vestito con gli abiti del tempo. Un’altra cosa che molto mi suggestiona è la peste manzoniana, non perché la si sia rivissuta come il Covid, ma perché davvero è stato uno spartiacque. Con la peste manzoniana si chiudono moltissimi capitoli artistici e ne nascono degli altri e quindi anche quello è un ambito che mi piacerebbe sviluppare da qui in avanti. Ad oggi la città ancora mi entusiasma, ma perché faccio ricerca e perché ancora, consultando gli archivi, riesco a rintracciare cose nuove e a ideare percorsi nuovi. Se non facessi questo tipo di ricerca e mi limitassi ai libri di taglio turistico, allora mi limiterei anch’io nel tempo a esaurire tutto quello che la città può proporre: conventi, monasteri, le case private, le famiglie gentilizie, le opere d’arte presenti, i vicoli, i vicoletti, le scalette, il Parco dei Colli… una volta che hai fatto quello che si vede in situ, la visita è completa. Ma se dagli archivi ricavi nuovi spunti, automaticamente crei nuovi percorsi che ti portano a reintersecare quelli conosciuti e ad avanzare sempre più.
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Negli esosomi vegetali si nasconde un vero tesoro di benefici a cura di Maria Verderio
Ricerca e innovazione sono due elementi che viaggiano sempre più in simbiosi, in molti settori. In ambito medico, questa unione diventa ancora più preziosa, soprattutto nel segmento specifico della farmaceutica. L’Italia risulta essere uno dei paesi più all’avanguardia del mondo in questo specifico ambito.
A testimoniare l’eccellenza italiana un lavoro che introduce ufficialmente gli esosomi vegetali come nuova frontiera della scienza della nutrizione grazie al lancio di “Exocomplex”, la prima linea di integratori alimentari ad alto contenuto di esosomi vegetali purificati e concentrati, fonte di preziosi antiossidanti per il sostegno delle funzioni cellulari, nata dalla collaborazione tra Guna, azienda leader in Italia nel settore della produzione e distribuzione di medicinali low dose e integratori alimentari d’avanguardia, e Exolab, innovativa start up biotech del panorama italiano.
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Alessandro Pizzoccaro, presidente e fondatore di Guna, ha spiegato: “Gli esosomi vegetali sono stati protagonisti di ricerche, analisi e indagini accurate nel corso degli anni per via delle loro caratteristiche di sicurezza, scalabilità e attività biochimica ed è emerso che queste nanovescicole conducono il ‘signalling intercellulare’. Ciò significa che sono in grado di trasportare informazioni fondamentali attraverso il corpo umano
SALUTE
Alessandro Pizzoccaro presidente e fondatore di Guna
per mettere in comunicazione cellule di organi anche molto distanti fra loro”. L’estrazione degli esosomi vegetali presenti negli integratori alimentari Exocomplex® avviene da frutti e vegetali provenienti esclusiva-mente da coltivazioni italiane biologiche seguendo un processo preciso che parte dall’estrazione a freddo, passa per la purificazione e la concentrazione, per arrivare alla liofilizzazione. Questo metodo permette agli esosomi ricavati di veicolare in modo quantitativamente ottimale i principi attivi in essi contenuti e di proteggerli affinché conservino la propria efficienza biologica.
M e dicina Molecolare, Istituto Superiore di Sanità, ha spiegato: “Gli esosomi sono vescicole submicroscopiche che possono misurare da alcuni nanometri fino a un micron e che vengono rilasciate da tutte le cellule degli gli esseri viventi. Gli esosomi sono importanti perché mettono in connessione continua i nostri organi l’uno con l’altro, ma non solo, anche gli esseri umani con le piante o gli animali. Sono dei connettori tra i regni della natura. E le informazioni che trasportano possono modificare la cellula con la quale interagiscono”.
Stefano Fais, Dirigente di ricerca, Dipartimento di Oncologia e
Gli integratori della linea Exocomplex® sono formulati con un
preciso mix di frutta e verdura ad alto contenuto di esosomi, con una capacità antiossidante maggiore rispetto alla somma della capacità antiossidante dei singoli estratti di frutta. Ad esempio, 1 capsula di uno degli integratori della linea vanta una capacità antiossidante 50 volte superiore a quella di una spremuta di 2 arance bionde. Le peculiarità di ciascun mix hanno dato vita a tre prodotti ad azione specifica: anti-age, fertilità e riposo.
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GALATEO
Nelle sale d’attesa. Un luogo di silenzio e di rispetto Quando un paziente si reca in un ospedale per sottoporsi a una visita, può succedere che i medici siano in ritardo sulla tabella di marcia. Questo può avvenire per svariati motivi: magari perché i precedenti pazienti sono arrivati in ritardo, oppure perché una visita ha richiesto maggior tempo, o, ancora, perché c’è stata un’urgenza e il medico è dovuto intervenire. Insomma, se la Sala d’attesa si chiama così, un motivo c’è! Sarà capitato a tutti di vedere persone spazientite per qualche minuto di ritardo da parte dei medici. Eppure la tolleranza è sinonimo di buona educazione e, in situazioni come quelle sopra descritte, andrebbe praticata senza lamentele. Ed è proprio in momenti come questi che il galateo diventa un ottimo alleato. Quando si entra e quando si esce da una Sala d’attesa è buona educazione sorridere e salutare gli altri presenti, prendere posto sulle sedie o sui divanetti liberi, possibilmente senza fare rumore. Sediamoci in modo composto e, anche se l’attesa dovesse prolungarsi, manteniamo un certo contegno. Ricordiamoci sempre di rispettare anche lo spazio delle altre persone presenti in sala. Prima di sederci, quindi, accertiamoci di non occupare indebitamente posti riservati a disabili o a persone fragili. Ricordiamoci sempre di mettere il
nostro cellulare in modalità silenziosa. Se per caso dovessimo ricevere una telefonata urgente (ma davvero urgente) alziamoci dalla sedia e usciamo dalla stanza per non disturbare gli altri. Se nell’attesa decidessimo di far trascorrere il tempo chattando o navigando, facciamolo sempre con eleganza, discrezione e… con le notifiche silenziate. Educazione e buon senso ci suggeriscono di non parlare ad alta voce in presenza di altre persone, moderiamo sempre sia il linguaggio sia i toni. Evitiamo di chiedere a chi è seduto accanto a noi il motivo per cui deve fare la visita e, in generale, informazioni sul suo stato di salute. La discrezione non è mai troppa. Se dovesse capitarci di essere in ritardo all’appuntamento, è buona norma avvisare il medico, così che possa ricevere prima di noi un altro paziente. Quando ci prepariamo per una visita medica, indossiamo abiti puliti e pratici, così da agevolare il professionista. Se dovese capitare che il medico è in ritardo, che l’attesa si prolunga troppo e abbiamo impegni improrogabili che nessuno può svolgere al nostro posto (come ad esempio ritirare i bambini a scuola), possiamo provare a chiedere con estrema gentilezza a chi viene prima di noi, motivando la richiesta con garbo ed educazione, se è disposto a farci entrare prima, consapevoli, però,
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Rossana Capelli esperta di galateo che l’interlocutore ha tutto il diritto di non assecondare la nostra richiesta. Lamentarsi della malasanità o di un medico all’interno della Sala d’attesa è un comportamento poco educato. Se abbiamo un problema di questo genere è bene parlarne con chi realmente ci può aiutare a risolverlo. Negli studi medici e nelle Sale d’attesa ci sono spesso delle riviste. Ricordiamo che sono a disposizione di tutti i pazienti, quindi non portiamole via né strappiamo pagine in cui abbiamo trovato notizie di nostro interesse. Quando abbiamo finito di sfogliare la rivista, riponiamola sul tavolino così che possa essere consultata anche da altre persone. Se vediamo che la Sala d’attesa è piena, non dilunghiamo dal medico più del tempo necessario. Sapere di rendere migliore la vita di chi incontriamo attraverso un sorriso o un gesto accogliente è davvero motivante. Quindi, non perdiamo l’occasione di praticare gentilezza
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Sciare fa bene
e lo sanno benissimo anche i vip a cura di Maria Verderio
Natale e Capodanno sono sinonimo di neve e divertimento. E quest’anno, come ogni anno, i vip sulla neve sono stati moltissimi. La stagione invernale sciistica sta andando benissimo e i vip hanno pubblicato moltissime immagini delle loro vacanze con le famiglie nelle località montane. Anna Tatangelo ha trascorso parte delle sue vacanze sulle Dolomiti, in uno splendido resort, avvolta dal calore della spa e dalla bellezza ineguagliabile delle cime montane e del colore del suo cielo. Giulia De Lellis ha pubblicato alcuni scatti mentre indossa una tuta da sci rosa e presenta alcuni prodotti del suo beauty brand: bella, glamour e sorridente attorniata da molte amiche. Anche Fedez e Chiara Ferragni si sono concessi qualche giorno a Saint Moritz insieme a tutta la
famiglia. I Ferragnez hanno scelto la neve per il weekend dell’Immacolata insieme ai piccoli Leone e Vittoria. La sorella di Chiara Ferragni, Valentina, ha invece pubblicato alcuni scatti in compagnia del suo amico a 4 zampe, Pablo, dal rifugio con vista sulle Dolomiti. Ad attirare l’attenzione in modo particolare è stata la fotografia pubblicata da Ilary Blasi in Svizzera. Vestita con un giubbotto tec-
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nico sportivo dai colori chiari, la biondissima ex di Totti ha fatto sperare a tutti i suoi fans di essere in dolce attesa. A oggi, però, non è arrivata nessuna conferma sulla presunta gravidanza. E ancora, sulla neve si sono fatte vedere la splendida Federica Nargi, Ignazio Moser, Alba Parietti col compagno Fabio Adami, Francesca Michielin, Antonella Clerici con Vittorio Garrone. La stagione sciistica 2023/2024 è partita nel migliore dei modi, nonostante la preoccupazione degli
VIP & BENESSERE
italiani per la crisi economica. Durante le vacanze si è registrato il tutto esaurito ovunque e la speranza è che questo trend prosegua per tutti i mesi invernali. Secondo i dati che emergono dal nuovo aggiornamento dell’indagine Ipsos, Future4Tourism, il 64% degli italiani prevede di fare almeno un periodo di vacanza tra gennaio e marzo 2024. Il nostro Paese rimane al primo posto della classifica nelle scelte dei viaggiatori. Del resto, si sa, lo sci fa bene e i motivi per dedicarsi
a questo sport sono tanti. Il primo vantaggio è che questi sport si praticano all’aperto, in paesaggi incontaminati, dove l’aria è pulita e i paesaggi riconcilianti. Lo sci, con le dovute attenzioni e precauzioni, è uno sport estremamente divertente, soprattutto se si svolge in compagnia dei propri amici. Ma ci sono anche dei vantaggi per il corpo, oltre che per la mente. Lo sci di fondo, quello da discesa, le camminate con le ciaspole, lo snowboard e tutti gli altri sport invernali aiutano a bruciare calorie
rassodando tutti i muscoli del corpo. La massa muscolare di gambe e glutei sarà più tonica, la concentrazione migliorerà, i tuoi tessuti saranno rinnovati da un pieno di ossigeno e aria pura, il tuo equilibrio verrà messo positivamente alla prova, supererai le tue paure e il tuo buonumore ne trarrà immenso beneficio, la tua coordinazione migliorerà e il tuo cuore sarà più allenato. Sì, perché sciare fa bene, a grandi e piccini, purché fatto con attenzione e in piena sicurezza.
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Ecco le tendenze per l’inverno 2024 a cura di Maria Verderio
Se esiste una tendenza generica per questi mesi freddi del 2024, la si può riassumere in due parole: “Non esagerare!”. Ciò che gli esperti di hair-styles e make-up consigliano, almeno a giudicare dalle passerelle di tutto il mondo, è un cambiamento delicato, non eclatante, seppur visibile e capace di mettere in risalto con naturalezza e garbo i lineamenti del viso e il colore dell’incarnato..” Che si tratti di tagli lunghi, medi o corti, quest’anno la tendenza è ‘non esagerare’. Per tutta la stagione invernale 2024, infatti, continueranno a essere protagonisti i bowl cut in tutte le lunghezze. Di cosa si tratta? Semplicemente di quello che un tempo veniva chiamato “taglio a scodella” e che, ciclicamente, torna a fare moda. Lo hanno sfoggiato star di ogni epoca, a partire
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dai Beatles fino ad arrivare a Rihanna ed Elodie. Nell’inverno 2024, però, viene presentato dai saloni di bellezza con qualche piccolo accorgimento: punte e profili frastagliati per i tagli corti, geometrici e corposi per i tagli medi, destrutturati per i più lunghi.
Parola d’ordine: individualità Ciò che emerge dalle passarelle è l’attenzione all’essenza della per-
CAPELLI & MAKE-UP sona, all’individualità e al rispetto di ogni peculiarità, in pieno stile politically correct. Ecco, quindi, che dalle passerelle arriva un mix di look diversi, che hanno come comune denominatore l’interpretazione di ciò che è la moda, a seconda proprio del gusto personale. Un invito da parte degli stilisti a far emergere il proprio stile personale tramite abiti, accessori e trucco.
Capelli per l’inverno 2024 Se dalle passarelle di moda è stato possibile vedere in modo chiaro una predominanza di toni caldi per abiti e accessori, nella moda capelli risulta evidente l’accostamento di più colori contrastanti, come ad esempio il rosso rame e il castano caramello, o il biondo freddo riscaldato da pennellate cioccolato. Il rosso, è certo, resta protagonista incontrastato dell’inverno 2024. Il rame è ancora la nuance più ricercata e sofisticata su tutti i tagli: corti, medi o lunghi. E se il rosso trionfa, gli fa eco il castano, un colore dai riflessi profondi e intensi. Trucco per l’inverno 2024 La tendenza make-up è sicuramente quella del ritorno alla natu-
ralezza, con colori leggeri e naturali che rispecchiano le nuove sensibilità verso la sostenibilità e il vivere green. La valorizzazione della propria bellezza, quindi, passa attraverso una pelle luminosa in cui la beauty routine diventa centrale: pelle pulita e curata ogni mattina e ogni sera, prima di coricarsi. Accanto a questa tendenza, sulle passerelle si sono visti trucchi eseguiti con colori audaci e netti, in pieno contrasto con l’aspetto naturale tanto cercato. Un effetto ‘pop’ e meno diffuso, creato su misura per ogni incarnato mettendo in contrapposizione il proprio sottotono e la nuance utilizzata per il trucco. Particolare attenzione va dedicata alle ciglia, divenute centrali per sguardi sensuali, romantici e ricchi di carattere.
Attenzione al contouring e alle labbra Se negli anni scorsi è stato dato rilievo particolare al contouring marcato e intenso, quest’anno la tendenza strizza l’occhio a scelte leggere e moderate che conferiscono sempre un aspetto molto naturale. Spazio, quindi, alle terre, anche luminosissime, ma scelte e utilizzate per valorizzare i lineamenti, senza forzature e senza ombre troppo forti. Forse, nel make-up l’unico spazio che permette follie sono le labbra: promossi colori scuri e scurissimi, tocchi di luce con cristalli e un effetto matt, duraturo e persistente.
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Dott. Stefano Cattaneo Medico Veterinario Ambulatorio Veterinario Città di Albino
Così difendi i tuoi amici a 4 zampe
dal freddo «In genere la stagione fredda non rappresenta una grossa sfida per i nostri beniamini, perché il cane e il gatto sono ben equipaggiati da Madre Natura per difendersi dal freddo. Nonostante questo è opportuno seguire alcune semplice linee di condotta per evitare che si ammalino». Chi parla è il dottor Stefano Cattaneo, medico veterinario. Ci siamo rivolti a lui per avere qualche consiglio per mantenere sani e vitali i nostri amici a quattro zampe anche in questa stagione e sfatare anche alcune false credenze. Dottor Cattaneo, il mantello è sufficiente per proteggere tutti i cani e i gatti dal freddo? Non tutti i cani e i gatti sono uguali per quanto riguarda la tolleranza al freddo. C’è una grande variabilità di razza e molto diversa è la risposta, ad esempio di un Siberian Husky,
razza nordica, o di un Chihuahua, razza di origine messicana, o del gatto Sphynx che non presenta alcun pelo. Una grande differenza esiste inoltre fra l’animale che normalmente vive all’aperto, che presenta un pelo molto folto, e l’animale che vive prevalentemente in casa. Per questi e per le razze intolleranti al freddo (in genere i cani di taglia piccola e con il pelo raso) può essere indicato prov ve dere a una mantellina co n fo r te vole che protegga dalle bas-
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se temperature. Attenzione però a non stringerla troppo, perché altrimenti il cane non la sopporta: facendo esercizio fisico deve poter aumentare la propria ventilazione. Nel caso di cani che abitualmente vivono in casa bisogna evitare i
PET & PEOPLE
grossi sbalzi di temperatura perché possono predisporre a malattie dell’apparato respiratorio. Meglio uscire nelle ore più calde della giornata, evitando passeggiate troppo lunghe e tornando a casa se inizia a tremare o a rallentare il passo (possibili segni di ipotermia). In caso di temperature molto basse è meglio evitare le uscite ai cuccioli e ai cani anziani. Molti pensano che d’inverno sia necessario aumentare le quantità di cibo. È vero? Nella maggior parte dei casi di animali “casalinghi” non è necessario aumentare le quantità di cibo, perché in realtà i cani e i gatti diminuiscono la loro attività fisica (quindi semmai bisognerebbe diminuire la quantità di cibo). Fanno eccezione i cani che fanno escursioni sulla neve, che hanno bisogno di un apporto energetico più elevato. I cani da slitta che partecipano a competizioni addirittura raddoppiano il loro fabbisogno energetico e necessitano di diete bilanciate ad alto contenuto di proteine e di grassi, iniziando a sommini-
strarle otto settimane prima della gara. In genere i cani che praticano escursioni occasionali non hanno bisogno di quantitativi così elevati, ma può essere una buona norma aumentare di un terzo la quantità di cibo usuale, così come bisogna aumentare di un 10% il cibo per cani che vivono all’esterno. Per quanto riguarda invece l’acqua? Quando fa freddo sembra che la sete sia inferiore rispetto ad altri periodi… Questo non è vero. Spesso l’inverno porta aria secca e quindi il cane perde molto facilmente acqua attraverso il respiro, in particolare quando svolge attività fisica e respira più velocemente (le perdite durante l’esercizio aumentano di 10-20 volte). D’inverno i proprietari spesso sottovalutano questo bisogno. È bene mettere a disposizione del cane l’acqua prima e dopo la passeggiata.
possono intossicare il cane, in particolare il sale che viene usato per tenere pulite le strade. Non è quindi una buona idea lasciar mangiare la neve a un cane. Per lo stesso motivo è bene pulire le zampe dopo la passeggiata, se piene di neve, per evitare che il cane le lecchi, facendo attenzione a togliere tutti i grumi di neve attaccati al pelo. È buona abitudine anche controllare il condotto uditivo del cane, per togliere la neve e asciugarlo, evitando così l’insorgenza di otiti. Il sale anche solo a contatto con la cute può provocare infiammazione e quindi, in caso di passeggiate frequenti nella neve, può essere utile usare pomate protettive (in commercio ce ne sono diverse) o fargli indossare scarpe di materiale impermeabile (bisogna però abituarli perché non tutti i cani le sopportano).
Molti cani sono “ghiotti” di neve. Fa male mangiarla? La neve in sé non è un problema. Però spesso nella neve sono frammiste altre sostanze che
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La giusta alimentazione dopo gli eccessi delle feste
Parola d’ordine: depurazione a cura di Maria Verderio
L’attenzione va posta principalmente su tutto ciò che permette di disintossicare il nostro organismo. Lo si può fare ripristinando un’alimentazione equilibrata e sana, che apporti tutti i nutrimenti necessari. È proprio questo il segreto che permetterà al nostro corpo di funzionare al meglio. Un percorso detossinante efficace dovrebbe durare non più di una settimana. De-
È normale per tutti eccedere un po’, sia col cibo sia col vino, durante le feste natalizie. Trascorso il Natale e il Capodanno, spesso ci si impegna in improbabili diete per perdere quei chiletti di troppo. Ma per ritrovare la linea, senza stress e senza sensi di colpa, non c’è bisogno di alcuna dieta drastica.”
purare non è sinonimo di “perdere peso in fretta”, ma significa eliminare le tossine e alleggerire il lavoro degli organi preposti a farlo: fegato, intestino e reni. Ci sono alcuni cibi particolarmente indicati per disintossicare l’organismo, ma il primo e più importante su tutti resta l’acqua. Se riuscissimo a bere qualche tisana calda, ovviamente senza zucchero, potremo combattere la ritenzione idrica. Le tisane più indicate a questo
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scopo sono quelle a base di tarassaco, particolarmente efficace per le sue proprietà drenanti, il cardo mariano, digestivo, depurativo e detossificante, e il carciofo, ottimo per il buon funzionamento dell’intestino e ricco di fibre. Non dimentichiamo l’importanza dei cinque pasti: suddividere le calorie è infatti fondamentale per permettere al corpo di non appesantirsi e di essere leggero. È bene, quindi, fare cinque pasti al giorno: colazione, spuntino di metà mattinata, pranzo, merenda nel pomeriggio e cena. E soprattutto ricordiamo che esistono alcuni alimenti che aiutano ad accelerare i processi depurativi.
Potremmo pensare ad alimenti particolari, lontani dalle tradizioni culinarie della nostra cultura. Ma non è affatto così. I cibi detossinanti sono tra i più semplici e i più utilizzati, molto semplici da reperire in tutti i supermercati. Ad esempio, in cima alla classifica troviamo i carciofi, ricchi di fibre e ideali per il metabolismo del fegato; il limone, ricchissimo di vitamina C, di fibre e potassio; le lenticchie, che aiutano la depurazione del corpo e contengono tiamina, un elemento utile per preservare la memoria e aiutare la concentrazione; gli asparagi dalle ottime proprietà nutrizionali grazie a fibre, vitamine e sali minerali. Il principio su cui si fondano la maggior parte delle diete detox è la suddivisione in percentuale e il consumo degli alimenti durante i vari pasti. Ad esempio, per la colazione bisognerà utilizzare il 50% in frutta e verdura e il 50% in cereali e
bevande come il tè bianco o il latte vegetale. Tutti gli spuntini saranno a base di frutta o verdura. Il pranzo sarà composto dal 60% di verdure e il 40% di legumi. Lo stesso avverrà durante il pasto serale. Per insaporire gli alimenti è concesso l’utilizzo dell’olio, piccoli semi e succo di limone. E come possiamo collocare il vino in una dieta detox? Non è semplice, così come non è stata semplice l’annata 2023 per gli esperti
del settore wine. Possiamo, però, ricordare che il vino, a differenza dei superalcolici, contiene molta acqua e una moderata (magari nella settimana detox, moderatissima) quantità di vino favorisce la digestione e la salute cardio-circolatoria. Nessuna privazione, dunque, ma soltanto buon senso e la giusta misura in tutto.
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Bergamo Salute anno 14 | n° 76 Gennaio | Febbraio 2024 Direttore Responsabile Claudio Gualdi Redazione Ivana Galessi, Maria Verderio redazione@bgsalute.it Grafica e impaginazione AD Communication Fotografie e illustrazioni Shutterstock, Adriano Merigo Stampa Imprimart Piazza Martiri Di Fossoli 22, Desio (MB) Casa Editrice Devon Srl Via Libertà, 29 - 24068 Seriate (BG) Tel. 035 0741903- info@devonsrl.com Pubblicità info@bgsalute.it Hanno collaborato Sara Carrara, Lella Fonseca, Emanuele Roncalli Ivana Galessi, Maria Verderio, Claudio Gualdi
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