numero PERIODICO DI CULTURA MEDICA E BENESSERE
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anno 4 - luglio - agosto 2014
Speciale estate: salviamoci la pelle Farmaci in gravidanza, istruzioni per l’uso
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Direzione sanitaria a cura del dott. Aristide Cobelli (Bergamo), del dott. Sergio Migliorati (Stezzano), del dott. Nicola Attilio Rossi (Albino), del dott. Riccardo Monguzzi (Treviglio) e del dott. Luigi Bergamelli (Villa d’Almè).
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numero
4
anno 4 - luglio - agosto 2014 PERIODICO DI CULTURA MEDICA E BENESSERE
Editoriale
RUBRICHE
5 Estate 2014,
41 Altre terapie
salviamoci la pelle
Computer Game Therapy
43 Guida esami
SPECIALE PELLE
6 Dermatite atopica: al mare è meglio
8 Asciugarsi bene per prevenire
i funghi della pelle
10 Il sole? Farmaco "naturale"
IN QUESTO NUMERO Finalmente è arrivata! Dopo tanta pioggia pare proprio che la bella stagione sia entrata nel pieno. Ecco allora qualche consiglio utile per affrontarla al meglio, sia che si resti in città sia che si vada in vacanza. Dalle precauzioni per evitare problemi alla pelle a quelle per non correre il rischio di congestione. E a proposito di vacanze, perché non approfittarne per imparare a rallentare e riscoprire il gusto della lentezza con i consigli della nostra psicologa? Sono sempre di più le persone in tutto il mondo contagiate dalla moda dello "slow". E voi cosa aspettate? Non ci resta che augurarvi come sempre buona lettura e buona estate… all'insegna del relax!
contro la psoriasi
SPECIALITÀ A-Z
12 Gastroenterologia
IN FORMA 50 Fitness Nuoto e dintorni, guida alla scelta 52 Bellezza Ginnastica facciale per un viso senza rughe
Così eviti la congestione
14 Ortopedia
Distorsione della caviglia
16 Pneumologia
Asma: attenzione a sovrappeso, inquinamento e stress
PERSONAGGIO 18 Paolo Casiraghi Apri la bocca, ti faccio ridere
ALIMENTARE
REALTÀ SALUTE Ico sas Ipasvi Studio odontoiatrico Capoferri Centro Studi Synapsy
DAL TERRITORIO News Onlus Riconoscere la lingua dei segni, il primo passo per una vera integrazione dei sordi Il lato umano della medicina Così ho creato un angolo di paradiso nell'inferno Malattie rare Associazione A.R.M.R. Testimonianza Con l'amore ho sconfitto la leucemia
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IN SALUTE 20 Stili di vita Va di moda lo "slow" 22 Alimentazione Per dimagrire, attenzione ai cibi molli
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IN ARMONIA
24 Psicologia
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Paura del dentista?
26 Coppia
Omosessualità: sfatiamo i pregiudizi e le false credenze
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PARTECIPANTI ALLA FONDAZIONE ITALIANA PER L'EDUCAZIONE
Vene e arterie sotto controllo con l'ecocolordoppler Animali 44 Se il cane ha l'epilessia STRUTTURE 46 Istituto Clinico Quarenghi 48 Clinica Castelli
IN FAMIGLIA 28 Dolce attesa Farmaci in gravidanza, istruzioni per l'uso 30 Bambini Una casa a misura dei più piccoli
Allegato centrale: AMICI DI BERGAMO SALUTE
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EDITORIALE
Estate 2014, salviamoci la pelle
E
state e pelle, un rapporto d'amore e odio. Se da una parte gli esperti non si stancano di mettere in guardia sui pericoli di un'eccessiva esposizione al sole (ma anche dal rischio di contrarre micosi, frequenti nella stagione calda), dall'altra esistono alcune patologie e problemi della cute che sotto i raggi solari possono migliorare. Come la psoriasi e la dermatite atopica, di cui parlano i nostri esperti in questo speciale. Benefici sì, a patto però che il sole venga preso, comunque, con le dovute precauzioni. Poche e semplici regole che gli italiani, secondo i sondaggi, conoscono bene anche se solo il 40% circa se ne ricorda una volta arrivato in spiaggia o a bordo piscina. La prima? Evitare di
esporsi nelle ore centrali della giornata. Importante poi è essere graduali in modo da abituare la pelle, senza mai dimenticare (nemmeno quando si è già abbronzati) un'adeguata protezione, in crema o spray, adatta al proprio fototipo, cioè all'insieme di caratteristiche che comprendono il colore della pelle e degli occhi. Chi, ad esempio, ha la pelle chiara e gli occhi azzurri dovrebbe usare una protezione più alta rispetto a chi ha pelle scura e occhi marroni. Il rischio, altrimenti, è la comparsa di eritemi e scottature. I raggi UV, e in particolare gli UVB, penetrano infatti nell'epidermide, la parte più superficiale della pelle, danneggiando le strutture dei cheratonitici, cioè le cellule più numerose presenti nella cute.
Queste cellule, "aggredite" dagli UV, liberano alcune sostanze chimiche, dette citochine che danno origine a un'infiammazione, provocando così arrossamento, prurito e bruciore, in particolare su décolleté, spalle, cosce e dorso dei piedi, le zone più sensibili. Non si tratta solo di un problema fastidioso: provoca alla pelle un danno irreversibile che la rende più delicata, oltre che più esposta al rischio di melanomi. Senza contare che troppo sole fa invecchiare precocemente la cute.Tanti buoni motivi per tenersi cara la propria pelle! Soprattutto in questa stagione.
Elena Buonanno Daniele Gerardi
Adriano Merigo Bergamo Salute
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SPECIALE
PELLE
Dermatite atopica: al mare è meglio
Sole e sale hanno effetti benefici nei confronti di questo problema sempre più diffuso a cura di Elena Buonanno
vita è la dermatite atopica, cui possono far seguito allergia alimentare con orticaria o disturbi intestinali e allergie respiratorie. Questa progressione prende il nome di "marcia atopica". A dispetto del suo nome, però, la dermatite "atopica" non si associa sempre ad "atopia": circa il 50% dei soggetti con dermatite atopica ha normali livelli di IgE e non presenta evoluzione verso le altre condizioni dell'atopia.
A che età compare in genere?
"I
l piccolo Andrea da qualche settimana è irrequieto. Si sveglia di notte in preda al pianto. Al compimento del quarto mese si pensava che il motivo fosse la comparsa del primo dentino. Ma, la pelle si è fatta particolarmente secca e al viso e nell'area del pannolino anche molto arrossata. Il papà di Andrea ha una lunga storia di asma allergica e il pediatra che visita il bambino diagnostica una dermatite atopica". La storia di Andrea è simile a quella di tanti altri bambini. «Oggi, in provincia di Bergamo, si calcola che tre su dieci ricevano una diagnosi di dermatite atopica entro i primi dodici mesi di vita» conferma il dottor Luigi Naldi, specialista in dermatologia e allergologia clinica, al quale ci siamo rivolti per conoscere meglio il pro-
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Bergamo Salute
blema. «Si tratta di un'epidemia che ha registrato un aumento progressivo negli ultimi 50 anni e che non risparmia nemmeno gli adulti».
Dottor Naldi, ma perché si chiama "atopica"? Il termine "atopia", introdotto dagli allergologi Arthur Coca e Robert Cooke attorno al 1920, significa letteralmente "strano". In origine si riferiva a un'anormale ed esagerata forma di sensibilità a sostanze presenti nell'ambiente come polvere o pollini. Oggi sappiamo che tale ipersensibilità dipende dalla formazione di una particolare classe di immunoglobuline, le IgE. Esiste una progressione abbastanza caratteristica delle condizioni cliniche dell'atopia. La prima a comparire nel corso della
Più comune nel bambino piccolo, in cui prende anche il nome di eczema costituzionale, la dermatite atopica può esordire a ogni età. Le sue manifestazioni possono scomparire per lunghi periodi di tempo per poi riapparire inaspettatamente.
E quali sono i sintomi? Innanzitutto il prurito, persistente, diffuso, invalidante, una particolare secchezza della pelle che si presenta arida e rugosa, infine la presenza di chiazze arrossate che possono essere inizialmente umide e poi farsi più secche. Le lesioni arrossate possono avere una distribuzione variabile a seconda dell'età. Circa il 20% dei piccoli pazienti con dermatite atopica può sviluppare anche un'allergia alimentare. I cibi più comunemente responsabili sono le proteine del latte, dell'uovo, le arachidi, il grano e la soia.
E TU SEI A RISCHIO? Secondo i criteri dell'UK Working Party, la dermatite atopica è la probabile diagnosi quando, in presenza di una storia di prurito persistente nell'ultimo anno, almeno tre delle seguenti condizioni siano soddisfatte: 1. storia passata di lesioni delle pieghe cutanee (gomiti, ginocchia, caviglie, collo); 2. storia personale di asma o rino-congiuntivite allergica (o storia di malattia atopica in un parente di primo grado se il soggetto è di età inferiore a 4 anni); 3. storia di secchezza della pelle nell'ultimo anno; 4. esordio delle manifestazioni cliniche prima dei 2 anni; 5. presenza attuale di lesioni alle pieghe (o alle guance, fronte e arti se il soggetto ha età inferiore a 4 anni).
sco delle risposte allergiche. Ci sono poi fattori aggravanti: impiego di alcuni indumenti con fibra grossolana come la lana, contatto prolungato con l'acqua, specie se "dura", infezioni, uso di detergenti troppo "energici".
E come si può curare?
Gli obbiettivi del trattamento si possono riassumere in due punti: prevenzione delle riacutizzazioni; riduzione della durata e dell'intensità di ogni singolo episodio acuto. È importante educare i genitori dei piccoli atopici a evitare i fattori scatenanti che abbiamo citato sopra, in particolare idratando regolarmente la pelle con emollienti (nei centri più avanzati si tengono corsi per genitori, Ma quali sono le cause? detti "Scuola dell'atopia"). Nel La dermatite atopica può esse- trattamento degli episodi acuti re considerata come un difetto di fondamentale importanza della funzione di barriera della sono i farmaci, da usare con pelle che comporta, da un lato, giudizio ma senza apprensioni un'aumentata perdita di acqua ingiustificate: steroidi per uso attraverso la stessa, dall'altro, locale o, in alternativa, inibitori una risposta infiammatoria al- della calcineurina, come tacroterata. In circa il 50% dei pazien- limus e pimecrolimus. La fototeti con dermatite atopica è pre- rapia, cioè l'impiego di cabine sente una mutazione del gene con emissione di luce ultrache sintetizza la filaggrina, una violetta, può essere di grande proteina strutturale della pelle. aiuto, nei bambini grandicelli Inoltre, la superficie cutanea è particolarmente suscettibile a infezioni come quelle da virus erpetici e facilmente colonizzabile dallo stafilococco aureo, germe che può contribuire al mantenimento dell'infiammazione. Infine, è stato dimostrato che i bambini atopici presentano un ridotto sviluppo della microflora batterica intestinale. Questa gioca un importante ruolo di regolazione nell'inne-
Dott. Luigi Naldi Specialista in Dermatologia e Allergologia Clinica Presso l'Azienda Ospedaliera Papa Giovanni XXIII, Direttore Centro Studi GISED, Bg
e nell'adulto, in presenza di lesioni estese. Nei casi più gravi si possono impiegare, secondo precisi piani di trattamento, gli immunosoppressori sistemici. Alcuni trattamenti complementari possono contribuire al miglioramento dei sintomi. In particolare l'utilizzo di probiotici per ripristinare un'adeguata microflora batterica intestinale e le cosiddette camere del sale, ambienti confinati in cui viene fatto circolare sale micronizzato, che possono ridurre la colonizzazione della pelle da parte dello stafilococco aureo. Effetti benefici hanno, infine, l'esposizione al sole e il mare.
Diete specifiche possono aiutare? Andrebbero considerate quando un bambino con una grave dermatite atopica non risponde adeguatamente al trattamento o quando vi sia una storia di orticaria acuta o dolori addominali che esordiscono entro pochi minuti dall'ingestione di un alimento specifico. Ma attenzione a regimi troppo restrittivi in un bimbo che ha bisogno di crescere!
SPECIALE
PELLE
Asciugarsi bene per prevenire i funghi delle pelle a cura di Elena Buonanno
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na piccola macchia rossa, un po' di prurito e la pelle che appare squamosa. Unghie che cambiano colore e consistenza. Caduta di capelli da piccole porzioni di cuoio capelluto. Tutti questi fenomeni possono essere segno di una micosi, cioè di un'infezione causata da funghi microscopici invisibili all'occhio umano, chiamati miceti, molto frequente quando fa caldo e la sudorazione aumenta. Per crescere e proliferare infatti questi microrganismi hanno bisogno di un ambiente caldo-umido, come quello che si crea in questa stagione in par-
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Bergamo Salute
ticolare tra le dita dei piedi, nelle pieghe della zona dell'inguine, tra le dita e, nelle donne, nella piega sotto il seno. Ma perché vengono? E come si curano? Lo abbiamo chiesto alla dottoressa Gabriella D'Anna, dermatologa.
Dottoressa D'Anna, ci spiega meglio cosa è una micosi? Le micosi sono un gruppo di malattie molto vasto ed eterogeneo. Possono colpire la cute glabra (senza peli), gli annessi cutanei (peli, capelli e unghie), le mucose (bocca, organi genitali) e anche, non frequentemente per fortuna, gli organi interni (visceri). La gran parte delle micosi cutanee è dovuta a funghi detti dermatofiti, specializzati nell'attaccare le cheratine, proteine dure che si trovano nello strato corneo della pelle, cioè quello più superficiale, ma anche nei capelli e nelle unghie. Queste forme di micosi (dette anche dermatofizie) sono molto diffuse e rappresentano una delle patologie più frequenti per le quali ci si rivolge al dermatologo. Tra le forme più comuni ci sono quelle causate dalla Tinea Pedis e Manuum, che si sviluppa tra le dita dei piedi
ATTENZIONE AI LIEVITI Tra le infezioni da lieviti, la più diffusa è quella causata dalla Candida albicans, che colpisce in particolare le mucose ed è favorita da un eccesso di umidità. Tipica è la candidosi vaginale, ma anche la cosiddetta dermatite da pannolino. Può colpire anche le mani, ad esempio di casalinghe o addetti alle pulizie. Oltre alla Candida, un'altra infezione da lieviti frequente è la Pitiriasi Versicolor o, volgarmente, fungo di mare, così chiamata perché in genere si manifesta, quando la pelle si abbronza, con macchie bianche soprattutto su schiena, torace e spalle. A differenza delle altre micosi, questa infezione non è contagiosa poiché il fungo vive normalmente nei follicoli piliferi. In alcuni individui e in condizioni particolari, invece di rimanere lì va ad "aggredire" la pelle.
(tipica degli sportivi o di chi porta scarpe antinfortunistiche) e delle mani, e dalla Tinea Cruris nelle pieghe della zona inguinale. Un altro tipo di infezioni è provocato da funghi appartenenti al gruppo dei lieviti (vedi box).
Come si manifestano e riconoscono? Le dermatofizie si manifestano come chiazze rosee più o meno accese di varie dimensioni, associate o meno a prurito, con bordi definiti da un orletto con vescicole periferiche (che però talvolta può essere frammentato o mancare del tutto). L'a-
Dott.ssa Gabriella D'Anna Specialista in Dermatologia presso la Casa di Cura Habilita Zingonia
spetto è grossolanamente tondeggiante nella forma e piano, desquamante in superficie. In altri casi le micosi possono mostrarsi con un'area biancastra macerata a volte maleodorante, come succede ad esempio negli spazi tra le dita dei piedi. Nel caso in cui la dermatofizie colpisca i peli, ovvero capelli o barba, compaiono zone prive di peli simili a alopecia con chiazze rosse. Tra gli agenti infettanti, in questo caso, ci sono la Tinea Microsporica, la più comune nei bimbi (può dar luogo a epidemie scolari), le Tinee Favosa, Barbae e Kerion, meno frequenti, che colpiscono soprattutto maschi adulti nelle zone agricole e sono trasmesse dagli animali.
Ma quindi i funghi si prendono dagli animali? I funghi si trasmettono sia per contatto tra uomo e uomo sia con animali infetti (gatto, cane, cavallo, bovini, conigli etc.). Vivono ovunque, ma i climi caldoumidi favoriscono il contagio. Il loro attecchimento e il conseguente sviluppo della malattia sono favoriti da condizioni individuali come la variazione quali-quantitativa del sebo fisiologicamente secreto, l'idratazione cutanea, l'aumento della temperatura corporea con aumento della sudorazione oppu-
re stati patologici come il diabete. Contrariamente a quanto molti pensano, invece, l'igiene non conta molto se manca la fonte di contagio!
pelle ben idratata e asciutta soprattutto nelle pieghe cutanee, evitare nell'igiene quotidiana detergenti aggressivi che rendono la pelle secca e più attaccabile dai funghi e far controllare A proposito di contagio, gli animali domestici dal veteriè possibile prevenirlo? nario. Se in famiglia c'è qualcuQuesti agenti infettanti sono no con una micosi è importante molto piccoli, non si vedono a evitare il contatto usando mezzi occhio nudo e quindi evitare il di protezione e usando asciugacontagio non è semplice. In ogni mani diversi. Importante, infine, caso esistono delle "regole" che è non tentare cure casalinghe permettono di limitare il rischio. consigliate da amici, parenti o Tra queste mantenere sempre la altri, ma rivolgersi subito a medici specialisti in dermatologia. SE ATTACCANO LE UNGHIE Anche le unghie possono essere interessate da infezioni micotiche. Iniziano con una piccola macchia bianco-giallastra (o di colore più scuro) che poi si estende fino a interessare tutta l'unghia, che finisce per sollevarsi dal letto ungueale sbriciolandosi. Altri sintomi sono ispessimento dell'unghia, dolore alla punta dei piedi o delle mani in corrispondenza dell'unghia malata ed emanazione di cattivo odore. Spesso vengono erroneamente definite onicomicosi, patologie della lamina dell'unghia, che in realtà sono indice di altre patologie cutanee (psoriasi, lichen planus, alopecia aerata etc.) o post traumatiche (onicoschizzia) o addirittura di organi interni o sindromi ereditarie, per fortuna molto rare.
Quali sono le cure? La terapia delle micosi è molto variabile a seconda del tipo, estensione, sede e soggetto da trattare. In generale, comunque, si basa su applicazione di creme o lozioni per uso locale (terapia topica), nei casi più semplici, aggiungendo farmaci per bocca (terapia generale) in quelli più complessi o degli annessi piliferi e unghie. I farmaci a disposizione cosiddetti antifungini sono molteplici sia per uso topico sia generale. Il limite è che la cura per le micosi, al contrario delle infezioni batteriche, è molto lunga. Varia dai 3 ai 6 mesi. Questo comporta che talvolta i pazienti si stanchino e interrompano le medicine prima della guarigione. Bergamo Salute
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SPECIALE
PELLE
Il sole? Farmaco "naturale" contro la psoriasi Non esiste ancora una cura definitiva, ma la "fototerapia " (con buon senso) può aiutare a controllare la malattia a cura di Elena Buonanno
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olpisce più di 2 milioni di italiani con un impatto sulla vita quotidiana che in alcuni casi può diventare davvero pesante. C'è chi smette di fare sport, chi limita al minimo le relazioni sociali e interpersonali. Tutto per colpa di quelle fastidiose "chiazze " che compaiono soprattutto su gomiti, ginocchia, cuoio capelluto, regione lombo-sacrale, mani e piedi. Parliamo della psoriasi, malattia cronica della pelle dall'evoluzione imprevedibile, che la stessa Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha assimilato, per l'impatto che può avere sulla salute e sulla qualità di vita del paziente, ad altre malattie croniche ben più note, come il diabete o l'ipertensione. La buona notizia è che, generalmente, nel corso dell'e-
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Bergamo Salute
state, la malattia tende a migliorare sensibilmente. Ne parliamo con il dottor Carlo Enrico Urbani, dermatologo.
Dottor Urbani, innanzitutto che tipo di malattia è? La psoriasi è una malattia autoimmune, cronico-infiammatoria, della pelle, non contagiosa. Si caratterizza per la presenza di chiazze di pelle ispessita rossastre e rotondeggianti, chiaramente infiammate, sulle quali si formano delle squame di colore argenteo, dovute a un ricambio delle cellule della pelle 5-10 volte superiore rispetto al turn over normale. In alcuni casi la pelle si desquama al punto da arrivare a sanguinare. Sono evidenti, quindi, le ripercussioni negative che la malattia può avere sulla qualità della vita, in
particolare per l'impatto visivo ed estetico. Conoscere e individuare queste condizioni è fondamentale per valutare meglio il "peso" della malattia psoriasica e adottare strategie di gestione multidisciplinari.
PRIMA REGOLA: IDRATARE L'uso di prodotti idratanti e ammorbidenti è molto importante per chi soffre di psoriasi: aiuta la pelle nella sua funzione di naturale barriera protettiva. Inoltre secondo diversi studi può allungare i periodi di remissione della malattia e intensificare gli effetti positivi delle terapie che il paziente sta seguendo. La psoriasi, infatti, pur essendo una malattia cronica, può avere un andamento "altalenante", tra periodi d'intensificazione e altri di totale scomparsa delle chiazze.
NON SOLO PELLE Secondo le stime dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), in circa il 10 per cento dei pazienti la psoriasi colpisce anche le articolazioni: in tal caso si parla di artrite psoriasica, un reumatismo infiammatorio cronico caratterizzato da dolore delle articolazioni, accompagnato da gonfiore e senso di calore. Oltre all'artrite altre condizioni concomitanti, che si manifestano in genere a distanza di anni dall'esordio della malattia cutanea e non riguardano tutti i malati, sono alcune malattie metaboliche (come diabete e aumento di peso) e cardiovascolari (aumento di colesterolo e trigliceridi, aumento del rischio di diabete e di infarto).
nitario che causa un'eccessiva produzione di cellule della pelle (cheratinociti) in risposta a fenomeni infiammatori. I fattori che attivano questo processo sono in gran parte sconosciuti, ma certe sono una predisposizione genetica e l'influenza di alcuni fattori di rischio ambientali che possono incidere sul decorso della malattia. Fra questi: fumo, abitudini alimentari (diete ipercaloriche), sovrappeso, stress psico-fisici, alcune infezioni e alcuni farmaci (litio, beta-bloccanti, ACE inibitori).
Dott. Carlo Enrico Urbani Specialista in Dermatologia presso Centro Medico Carvico e Direttore sanitario Centro Medico Althea a Milano
nei processi immunologici che scatenano la psoriasi.
Perché in estate migliora?
Il merito principale va al sole, una sorta di farmaco naturale, in associazione alle cure tradizionali, purché preso nella giusta misura. Il sole agisce in diversi modi nei confronti della Si può curare? psoriasi: fa aumentare la sintesi E in cosa consiste di vitamina D, che come abbiala terapia? mo detto ha effetto antipsoNelle forme lievi esistono trat- riasico, diminuisce la velocità Ma quali sono le cause? tamenti che permettono di di crescita delle cellule che è L'origine di questa patologia, controllare efficacemente la esagerata nella psoriasi e speche divampa all'improvviso a malattia. Tra questi, trattamen- gne l'infiammazione. Del resto qualsiasi età (anche se il pic- ti farmacologici topici e fisici una delle cure per la psoriasi, la co di insorgenza è tra i 20 e i (come la fototerapia con par- fototerapia si basa sulla parte 40 anni), è ancora sconosciuta, ticolari lampade UVB a banda "buona" dei raggi ultravioletti. anche se si ritiene sia dovuta stretta o PUVA), pomate emol- Il sole però va preso con prea un errore del sistema immu- lienti e creme a base di corti- cauzione per evitare scottature costeroidi, acido salicilico, deri- ed eritemi, senza dimenticare vati della vitamina A, analoghi che una piccola quota di casi della vitamina D (che ha azio- di psoriasi (circa il 5%) peggione antipsoriasica). Nelle forme ra con un'eccessiva esposiziomoderate e gravi serve invece ne solare. Per "bagni di sole" un intervento terapeutico an- non si intende dire che bisoche sul sistema immunitario, gna cuocere la pelle restando con l'impiego per via sistemica ore e ore sotto i raggi: bastano di retinoidi, molecole in grado da 20 a 30 minuti al giorno per di controllare l'eccessiva pro- ottenere un benefico effetto, liferazione e desquamazione usando sempre una protezione epiteliale (dello strato superio- solare con schermo medio-alto, re della pelle), e di farmaci im- in base al proprio fototipo. Se si munosoppressori. Da qualche prende il sole al mare, poi, si ha anno abbiamo a disposizione una doppia efficacia terapeutianche, efficaci e con minori ca, infatti la salinità dell'acqua effetti collaterali, i "farmaci bio- ha un elevato potere "decaplogici", che hanno il vantaggio pante" (cioè favorisce il distacdi interferire in modo selettivo co delle lamelle della psoriasi). Bergamo Salute
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SPECIALITÀ A-Z
GASTROENTEROLOGIA
Così eviti la congestione Bagnarsi con gradualità, evitare sforzi fisici dopo pranzo, stare leggeri a tavola e aspettare la fine della digestione: i consigli per evitare rischi a cura di Nicola Gaffuri
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al di stomaco e crampi addominali, sensazione di debolezza ai muscoli, nausea, giramenti di testa e malessere generale. Sono questi i sintomi più comuni della congestione gastro-intestinale, un disturbo che può insorgere se si fa il bagno mentre stomaco e intestino sono impegnati nella digestione e che nei casi più gravi può causare la perdita di forze e lo svenimento, esponendo quindi al rischio di annegare.
Occhio agli shock termici Con il termine "congestione" si intende un blocco improvviso della fase digestiva. In genere questa disfunzione è causata dallo shock termico provocato dal brusco impatto dell'organismo con temperature più basse di quelle ambientali nelle ore dopo il pranzo, dall'ingestione di bevande ghiacciate o da sforzi fisici eccessivi durante la digestione. L'esempio più comune è il classico bagno in mare (dopo ore e ore al sole) con acqua a temperatura decisamente più bassa di quella esterna (non deve essere necessariamente gelata, basta che sia sotto i 20 gradi). Dott. Nicola Gaffuri Responsabile Unità di Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva Humanitas Gavazzeni Bergamo
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Bergamo Salute
Se muscoli e stomaco "chiedono" sangue contemporaneamente Durante la fase digestiva si ha un apporto notevole di sangue e quindi di ossigeno allo stomaco e all'intestino: il motivo per cui si instaura la cosiddetta "congestione" è proprio la dimi-
nuzione improvvisa di apporto di sangue all'apparato digerente. Lo shock termico provocato dall'immersione in acqua fredda, infatti, provoca una repentina ridistribuzione del sangue poiché il corpo, per contrastare la dispersione del calore, reagisce mediante un maggior apporto di sangue al cervello e alle sedi periferiche. I vasi sanguigni della pelle si restringono, i muscoli si raffreddano e, come reazione di difesa, cominciano a richiamare più sangue. Anche l'apparato digestivo, però, necessita di più sangue per portare avanti la digestione ed evitare un raffreddamento che la comprometterebbe. Il problema è che per il nostro organismo "spostare" due masse di sangue così importanti nello stesso momento diventa troppo impegnativo e così si crea uno squilibrio nella distribuzione del sangue, con la conseguenza che non ne arriva a sufficienza né ai muscoli né allo stomaco: i muscoli si indeboliscono (motivo per il quale si può anche annegare), men-
tre la digestione tende a rallentare fino a bloccarsi. I sintomi che si possono instaurare sono dolori di stomaco, nausea, vomito, vertigini, pallore, sudorazione fredda, debolezza e infine svenimento, condizione che può esporre al rischio di annegare. Nei casi più gravi, in particolare in soggetti anziani con patologie concomitanti, si può arrivare fino al collasso cardiocircolatorio (molto raro).
Le regole per bagni tranquilli: bisogna sempre aspettare le "classiche" tre ore? Per prevenire rischi è bene seguire alcune semplici regole dettate dal buon senso. Innanzitutto, ovviamente, non fare il bagno nella fase digestiva in acque fredde (se la temperatura dell'acqua è elevata il problema non si pone). Ma quante ore bisogna aspettare prima di poter fare il bagno? Non esiste una regola fissa. Dipende da diversi fattori. Se si è mangiato leggero, ad esempio un tramezzino o una fonte di zuccheri o carboidrati, basta un'ora-un'ora e mezza; se però si è consumato un pasto abbondante e ricco di grassi e alcolici bisogna aspettare le "classiche" 3 ore. Lo stesso vale se si è in età avanzata con patologie gastrointestinali o cardiovascolari. È importante evitare di bere bevande fredde o ghiacciate e non fare sforzi fisici eccessivi a stomaco pieno, come lunghe nuotate. Tra le precauzioni per prevenire brutte sorprese c'è l'entrare in acqua gradualmente. L'ideale è bagnarsi inizialmente solo fino all'altezza dell'ombelico
e aspettare qualche minuto, cominciando a inumidirsi anche la pancia. Anche chi resta in città può andare incontro a congestione o blocchi della digestione, provocati ad esempio da bevande troppo fredde o dal passaggio, dopo aver mangiato abbondantemente, da un luogo
In caso di blocco della digestione si può prendere del bicarbonato che aiuta a favorire lo svuotamento gastrico. Anche una tazza di camomilla calda può essere utile
caldo a uno freddo (ad esempio un centro commerciale climatizzato o un locale con aria condizionata forte). In quest'ultimo caso è opportuno coprirsi bene, soprattutto la pancia.
Nel dubbio, meglio chiamare i soccorsi In caso si avvertano sintomi sospetti che possano far pensare a una congestione o si veda qualcuno che non sta bene, bisogna uscire o far uscire immediatamente la persona dall'acqua, sdraiarsi o sdraiarla con le gambe sollevate per alcuni minuti, una posizione che riattiva la circolazione sanguigna e favorisce un più veloce afflusso di sangue al cervello, cercando di far riscaldare il corpo. In ogni caso, però, visto che non è così semplice capire se si tratti davvero di congestione, la cosa più importante è chiamare subito i soccorsi. Bergamo Salute
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SPECIALITÀ A-Z
ORTOPEDIA
Distorsione della caviglia Cosa fare e come prevenire uno dei traumi più comuni, non solo tra gli sportivi a cura di Michele Albano
L
a distorsione di caviglia rappresenta uno dei traumi più frequenti nelle attività quotidiane e sportive. Non risparmia nessuno, nemmeno i più allenati. Prova ne è l'infortunio subito dal portiere della nazionale Gigi Buffon il giorno prima della partita d'esordio della nazionale italiana ai recenti mondiali di calcio in Brasile. Curarla nel modo appropriato, a seconda dello stadio di gravità, ma soprattutto fare una corretta rieducazione è molto importante. Il rischio, altrimenti, è che la caviglia rimanga instabile e più esposta a "ricadute".
I tre gradi di gravità La caviglia è formata dall'unione tra la tibia e il perone (due ossa lunghe che appartengono allo scheletro della gamba) e dall'a-
stragalo, osso del piede, che insieme formano l'articolazione tibio-tarsica. La distorsione è un evento traumatico che determina la modifica momentanea tra i rapporti di questa articolazione. A seconda della gravità e dell'interessamento delle strutture legamentose, possiamo parlare di 3 gradi di distorsione: •I grado: si verifica una distrazione (stiramento) dell'apparato capsulo-legamentoso. Il dolore e la limitazione del movimento sono modesti senza instabilità articolare. •II grado: è caratterizzata da una lesione parziale dei legamenti, più frequentemente il legamento peroneo-astragalico anteriore. In queste situazioni il dolore è maggiore, spesso compare un ematoma e l'instabilità dell'articolazione è lieve.
•III grado: si verifica lesione completa di uno o più legamenti dell'articolazione. Il dolore e la limitazione del movimento sono importanti e sono associati a tumefazione, gonfiore e alla formazione di un ematoma. Questo tipo di distorsione causa un'instabilità importante dell'articolazione che predispone a un alto rischio di recidive. La diagnosi dell'entità dell'infortunio e del danno alle strutture legamentose, ossee e tendinee e grado di gravità, si basa sull'esame clinico e successivi esami strumentali (radiografia e risonanza). I segni più importanti in una prima valutazione sono rappresentati, oltre che dal gonfiore, dall'intensità e dalla sede del dolore, dal grado di limitazione del movimento, dall'eventuale presenza di ematomi o alterazioni del profilo osseo che, viceversa, deve orientare verso una frattura, evento traumatico sicuramente più importante.
Ghiaccio e riposo per il pronto intervento In caso di distorsione bisogna innanzitutto seguire il protocollo "RICE", acronimo inglese di: Riposo, Ghiaccio, Compressione ed Elevazione dell'arto interessato. È fondamentale risolvere il dolore, limitare il processo infiammatorio con l'applicazione immediata e ripetuta di ghiaccio, evitare di caricare il peso sulla caviglia interessata
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infiammatoria, si passerà al recupero dell'articolarità della caviglia che è sempre limitata in misura direttamente proporzionale al grado di distorsione. Questo lavoro viene eseguito dal fisioterapista che mobilizza Dal controllo del dolore prima passivamente l'articolaalla rieducazione: zione della caviglia e del piegli step della terapia de, poi successivamente con Una volta stabilita l'entità della l'intervento attivo del paziente. lesione, la terapia prevede di- Raggiunta la corretta escurversi step. Innanzitutto bisogna sione articolare, si rinforzano gestire il dolore e l'infiamma- i muscoli che hanno subito zione. Verrà quindi prescritto una perdita del tono legata al il riposo più o meno assoluto, trauma e all'immobilizzazione. una terapia farmacologica Infine si passa all'allenamento con FANS (Farmaci Antinfiam- dell'equilibrio e della propriomatori Non Steroidei) e la cezione (insieme delle funziocrioterapia cioè applicazioni ni deputate al controllo della di ghiaccio. Superata la fase posizione e del movimento del corpo, sulla base delle inforDott. Michele Albano mazioni rilevate da recettori Medico Fisiatra, periferici denominati proprioResponsabile cettori) attraverso esercizi con Unità di Riabilitazione difficoltà crescente, svolti su Ortopedica superfici instabili (tavolette o e Sportiva Humanitas pedane proriocettive). Il tutto Gavazzeni Bergamo per ripristinare il normale con-
dal trauma, immobilizzarla per evitare un danno maggiore alle strutture interessate e tenerla in posizione elevata per favorire il deflusso del versamento prodotto a seguito del trauma.
COSÌ LIMITI I RISCHI La prevenzione, ad esempio per chi voglia iniziare un'attività sportiva "a rischio", parte da una raccolta dettagliata dell'anamnesi ortopedica, per evidenziare precedenti traumi articolari che possono determinare un'aumentata incidenza di infortuni. Fondamentale è poi valutare il grado di movimento delle articolazioni degli arti inferiori e la mobilità della colonna vertebrale, il tono muscolare e il rapporto tra i muscoli agonisti e gli antagonisti e, infine, la coordinazione nell'esecuzione dei gesti dai più semplici fino a quelli richiesti nella pratica sportiva. Successivamente si può passare a un programma individuale di allenamento per correggere eventuali alterazioni posturali, discrepanze muscolari e limitazioni del range di movimento attraverso esercizi di mobilizzazione, rinforzo muscolare e stretching ed esercizi propriocettivi svolti su superfici instabili.
trollo del cervello sulle strutture articolari periferiche.
Gesso? No, meglio un tutore Il gesso veniva utilizzato molto fino a qualche anno fa. Oggi si preferisce ricorrervi solo quando, dopo una distorsione di caviglia, si verifica un interessamento osseo delle ossa della gamba o del piede (infrazioni o fratture). Se invece, attraverso la radiografia, si può escludere il danno osseo, si preferisce immobilizzare la caviglia con tutori bivalva, meglio tollerati dal paziente e che garantiscono un maggior grado di libertà pur garantendo l'effetto di immobilizzazione articolare che è sempre fondamentale nella fase acuta. Bergamo Salute
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SPECIALITÀ A-Z
PNEUMOLOGIA
Asma: attenzione a sovrappeso, inquinamento e stress a cura di Francesco Tarantini
L'
asma è un problema consistente per i sistemi sanitari di tutti i Paesi, sia dal punto di vista sociale sia economico. Sono 300 milioni le persone che ne soffrono in tutto il mondo, di cui oltre 30 milioni in Europa con un preoccupante e rapido incremento negli ultimi anni. Esistono diverse interpretazioni sulle cause di questo fenomeno. Secondo l'OMS, l'aumento dei casi di asma è pari al 50% ogni decennio e sembra essere correlato ai fenomeni di urbanizzazione. La crescente tendenza a vivere gran parte del tempo in ambienti chiusi con poca circolazione di aria, più esposti alla polvere e agli acari, inseriti in situazioni urbane dall'elevato tasso di inquinamento rappresenterebbe quindi un aumentato rischio di ammalarsi di asma. Un'altra ipotesi è che il livello elevato di igiene in cui i bambini crescono porti il sistema immunitario a rispondere in maniera esagerata all'esposizione a sostanze usualmente innocue (gli allergeni), non essendo impegnato a contrastare l'alta carica di batteri ambientali. Sull'increDott. Francesco Tarantini Specialista in Pneumologia A.O. Papa Giovanni XXIII Bergamo
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mento dell'incidenza dell'asma sembrano però pesare anche altri elementi, come l'aumento dell'obesità e il ridotto esercizio fisico.
Una risposta "esagerata" agli stimoli L'asma è caratterizzata da un'infiammazione delle vie aeree che genera un'iperresponsività bronchiale, vale a dire un aumento della risposta della muscolatura dei bronchi agli stimoli. Questi stimoli, che possono essere di origine diversa, portano i bronchi a contrarsi in modo eccessivo e troppo frequente fino alla broncostruzione (chiusura delle vie aeree). Questo fenomeno in particolare può essere il risultato di quattro meccanismi: contrazione del muscolo liscio delle vie aeree, edema (gonfiore) della parete bronchiale, formazione di tappi di muco che occludono i bronchi, rimodellamento della struttura della parete delle vie aeree.
Allergeni, smog e ansia tra i fattori scatenanti L'asma si verifica quando un soggetto predisposto a sviluppare la malattia viene in contatto con fattori irritanti o con le sostanze nei confronti delle quali ha sviluppato una sensibilizzazione allergica. I fattori che predispongono all'asma sono la predisposizione genetica (familiarità), la presenza di sensi-
IL PESO DELL'ALIMENTAZIONE Le allergie alimentari si manifestano con orticaria, eruzioni cutanee, nausea, vomito, diarrea, e a volte con gravi reazioni sistemiche. In alcuni casi però possono anche manifestarsi con sintomi d'asma. Gli alimenti più comunemente implicati sono le uova, il latte vaccino, le arachidi, la soia, il frumento, il pesce, i crostacei, alcuni tipi di frutta, ma anche alcuni conservanti alimentari utilizzati comunemente. Se si sospetta che alcuni alimenti possano essere fattori scatenanti, è opportuno consultare uno specialista allergologo e nel frattempo evitare l'assunzione dell'alimento in questione. Alcuni tipi di alimentazione comuni nella società occidentale sono stati correlati con una maggior frequenza di asma, ad esempio l'aumentato utilizzo di cibi processati e di acidi grassi polinsaturi presenti nella margarina e negli oli vegetali o il diminuito introito di agenti antiossidanti e di acidi grassi polinsaturi come quelli presenti nel pesce.
bilizzazioni allergiche (atopia), l'obesità. I fattori ambientali che possono causare allergie o iperreattività bronchiale sono aller-
geni, inquinanti professionali, fumo di tabacco, inquinamento ambientale, infezioni delle vie aeree (virali o batteriche). Molti di questi fattori ambientali sono anche fattori scatenanti delle crisi asmatiche e delle riacutizzazioni. Essere a rischio per lo sviluppo della malattia comunque non significa che questa comparirà sicuramente nel corso della vita. Anche lo stress può avere un ruolo nella patologia asmatica: è noto che possa essere causa di modificazioni neuro-endocrine: favorisce il rilascio di alcune citochine, sostanze pro e antinfiammatorie, partecipa indirettamente alla vulnerabilità alle infezioni e anche al decorso di alcune malattie infettive, neoplastiche, autoimmuni e allergiche (come l'orticaria e l'asma bronchiale allergica). L'asma, lo stress e l'ansia correlata inoltre possono spesso instaurare un circolo vizioso, in cui l'ansia può peggiorare l'asma e l'asma può a sua volta peggiorare lo stato ansioso.
I sintomi? Tosse, sibili e difficoltà respiratoria I sintomi caratteristici dell'asma bronchiale allergica sono solitamente: •accessi di tosse (generalmente secca o con poco catarro); •senso di oppressione toracica; •difficoltà respiratoria con rumori caratteristici (fischi, sibili e gemiti), soprattutto in fase espiratoria; •difficoltà nella pratica di attività fisica e, nelle forme più gravi difficoltà nel parlare e crisi scatenate dalle risate. La diagnosi viene confermata
aria intrappolata negli alveoli muscoli rilassati
muscoli contratti
pareti infiammate e ispessite
via aerea normale
via aerea di un soggetto asmatico
via aerea durante un attacco d’asma
diagnosticata precocemente, in modo da evitare gli effetti dannosi di un'infiammazione cronica. Il cardine del trattamento medico è rappresentato dai farmaci antinfiammatori somministrati per via inalatoria. Accanto a questi farmaci, sono poi fondamentali i broncodilaAntinfiammatori tatori, che hanno il compito di e broncodilatatori contrastare la broncostruzione. per controllare la malattia Molto spesso queste due classi L'asma è una malattia cronica, di farmaci vengono somminiper la quale non esiste oggi al- strati in associazione, per ottecun trattamento completamen- nere un effetto sinergico conte risolutivo. È possibile, però, trastando l'edema della parete controllarne il decorso, ridu- delle vie aeree, riducendo le secendo i sintomi con farmaci si- crezioni che occludono le vie curi, anche nel caso in cui la te- aeree periferiche, e rilassando rapia debba essere prolungata la muscolatura liscia che tende per lunghi periodi. Per un piano a chiudere i bronchi. La corretdi controllo adeguato, però, è ta terapia è necessariamente importante che la malattia sia individuale e quindi un piano di controllo dell'asma va messo a punto da parte del medico a seconda del tipo e della ricorrenza degli attacchi nei diversi pazienti. Le novità più recenti in campo terapeutico riguardaContrariamente no i farmaci cosiddetti "bioloa quanto si pensa l'asma non colpisce gici" per le forme di asma più solo bambini gravi che non rispondono alle o adolescenti: consuete terapie (anticorpo sono sempre più monoclonale anti-IgE e altre frequentemente molecole ancora in fase di spediagnosticati casi rimentazione clinica, non andi asma in età adulta e anche nell'anziano cora in commercio).
mediante l'esecuzione di prove di funzionalità respiratoria (spirometria e test alla metacolina), test allergologici cutanei (PRICK test) e test sierologici (ricerca IgE specifiche) per il riconoscimento dell'allergene responsabile.
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PERSONAGGIO
"Il
Paolo Casiraghi
Apri la bocca, ti faccio ridere Sono un ex dentista che sognava Suor Nausicaa a cura di Lucio Buonanno
«M
io padre avrebbe voluto che aprissi la bocca ai pazienti per curare i loro denti. Fratelli, zii, cugini sono tutti dentisti. Ho cominciato a farlo anche io, ma poi ho scelto un'altra strada e mi hanno cacciato di casa. La bocca la faccio sempre aprire, ma per regalare una sana risata al mio pubblico con Suor Nausicaa e Manuel Garcia Chuparosa de la Pierna, i personaggi
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che porto in TV e sul palcoscenico. La suora è una bergamasca dal carattere di ferro, manesca, che in un convento di suore in pensione si occupa di tutto, dalla mungitura delle capre alla coibentazione del tetto del campanile e ha una passione smodata per le moto; come me che adoro anche l'equitazione, il surf e le arti marziali. Manuel è invece un dongiovanni che fallisce ogni approccio con il gentil sesso».
Paolo Casiraghi, 42 anni, occhi azzurri, un metro e ottanta, 75 chilogrammi, ha da poco finito le registrazioni per "Colorado", il programma di Italia1 in cui ha esordito con grande successo nel 2007. Paolo è bergamasco. Il suo vero cognome è Calderoli, la nota famiglia di dentisti da generazioni e nipote del senatore leghista. «Dopo essermi laureato in odontoiatria ho cominciato a lavorare nello studio di mio padre, ma non ero soddisfatto» ci racconta. «Fin da piccolo sognavo di fare l'attore, ma non volevo né potevo dargli un dispiacere: papà era come Suor Nausicaa, un po' manesco. È vero, io ero vivace e spesso mi arrivava qualche ceffone. Ma la decisione di cambiare mestiere è arrivata nel 2001. Avevo un gruppetto di amici con i quali si scommetteva su imprese demenziali. Ne abbiamo fatte tante, ma quella più tragica, per me, è stata una rapina al Museo d'arte sacra della Basilica di Gandino. Dovevo travestirmi e non farmi bloccare. Ho parcheggiato l'auto in divieto di sosta davanti ai vigili urbani, travestito e truccato da vecchio pittore, ho fatto aprire il museo durante l'orario di chiusura e, accompagnato da una giovanissima guida, ho cominciato la mia visita. A un certo punto ho tirato fuori una pistola giocattolo, ho legato il ragazzo a una sedia, ho preso tre quadri di scarso valore,
c'era anche una mia zia monaca. E inventai suor Nausicaa. Ma gli esami non finiscono mai. Feci un provino a Zelig ciccato alla grande. Andai a Colorado ma senza grandi speranze: presentai sia la suora sia il cascamorEd è così che comincia la sua to spagnolo e andò avventura lontano da poltrone bene. A Colorado ho da dentista, guanti in lattice e conosciuto anche mia bisturi. «Feci un corso di recita- moglie Manuela: era la zione a Lecco, un po' di compar- coreografa, bravissima, sate in vari spettacoli teatrali. Poi con una dote naturale conobbi Carlo Delle Piane, ami- che avevo visto solo in co di mia zia, che mi presentò a Giancarlo Giannini: era Pupi Avati ed ebbi una particina timida, molto riservata in alcuni dei suoi film ("Il cuore a differenza di altre balaltrove", "La rivincita di Natale", lerine ed era fidanzata. "La seconda notte di nozze", "La Mi ero innamorato di cena per farli conoscere" ndr.). lei, ma non avevo il Intanto facevo anche teatro. Con coraggio di dirglielo. Ci "Sior Todero Brontolon" con Eros pensò un mio amico, Pagni sono venuto anche al Do- anche lui nel cast. Le nizetti. E televisione "La squadra disse: "C'è uno che stra5", "Un posto al Sole" edizione vede per te, ma non posso rivelarestiva, "Carabinieri", "Orgoglio 3" ti il nome". E quando lei insistette e via dicendo. Ho imparato tantis- lo rivelò: "È suor Nausicaa". Ora simo con questi grandi registi e abbiamo una bambina di due attori anche se mi dicevano che anni e mezzo, Rossella». forse per i ruoli drammatici non ero portato. Avevo i tempi comici. Paolo ha una memoria straorE così mi iscrissi a un laboratorio dinaria. Ricorda tutto anche le di improvvisazione. Quasi in in- multe che ogni sera gli dava Eros cognito, mi vergognavo e quando Pagni perché saltava le battute, mi dissero di preparare un provi- gli scherzi che con gli amici fano di tre minuti incentrato su un ceva quasi tutte le sere a Bergaprete bergamasco ero terrorizza- mo. Come quella volta che preseto. Quando andai in un negozio ro in giro gli spettatori all'uscita di abbigliamento per il clero in del Teatro Donizetti. Lui a piedi vetrina vidi un vestito da suora. nudi nella fontana, un suo amiE lì scattò l'idea. Rividi suor Elisa- co con un quaderno intento a betta che avevo avuto insegnante scrivere e tanti a chiedere cosa alle elementari che picchiava di stava succedendo. E l'amico sebrutto con le nocche delle mani, rio, con la erre moscia a spiegare: rividi le suore Sacramentine dove "È una scommessa, se riesce ad ho fatto tre anni di liceo e dove attraversare la fontana vince un
Ph. Photomovie/Marina Alessi
ma i carabinieri mi hanno scoperto e portato in carcere, tre giorni in stato di fermo. Doveva essere uno scherzo e invece mio padre si arrabbiò tantissimo e io mi rifugiai da mio zio Roberto che viveva a Milano con l'allora moglie Sabina Negri, sceneggiatrice e attrice».
soggiorno tutto pagato". E dopo una breve pausa: "…a Pedrengo". Con grandi risate… «Il ricordo più brutto professionale è stato il primo anno a Zelig» confessa Paolo. «Avevo una tale pressione. Quello più bello è stato l'episodio "La scelta" di "Don Matteo" andato in onda quest'anno. Interpretavo un padre in attesa di un figlio dalla moglie malata di tumore e volevo convincerla ad abortire. Un argomento delicato, anche perché qualche mese prima ero stato colpito da una terribile tragedia familiare. Mi sono tanto immedesimato nel ruolo che alla fine io e don Matteo siamo scoppiati a piangere davvero. Forse mi sto preparando a realizzare un altro mio sogno: fare l'attore drammatico». Bergamo Salute
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IN SALUTE
STILI DI VITA
Va di moda lo "slow" Nel cibo, nei viaggi, nella vita privata: la parola d'ordine per vivere felici? Rallentare
a cura di Elena Buonanno
C'
è lo slow food, lo slow tourism e persino lo slow wedding. Oggi lo "slow" (letteralmente "lento") è di tendenza. Una moda che, in contrasto con i ritmi frenetici a cui siamo abituati, invita a riscoprire il piacere della lentezza, ad assaporare le esperienze, anche quelle più semplici e naturali concedendosi il tempo di viverle appieno. Sono tante le persone che in tutto il mondo si sono convertite a questo stile di vita: attori e attrici famosi (una delle più convinte è la star americana Uma Thurman), imprenditori di successo che a un certo punto della loro vita hanno rallentato e riscoperto una nuova dimensione lontana da corse frenetiche. Alcuni, come Bruno Contigiani, stressato ex manager di grandi aziende italiane ora scrittore e presiden-
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Bergamo Salute
te dell'associazione "L'arte di vivere con lentezza" (che dal 2007, a maggio, organizza la Giornata Mondiale della lentezza), hanno mollato tutto per cambiare completamente vita. Certo, direte voi, non tutti hanno il coraggio e la possibilità di farlo. Vero. Ognuno di noi, però, nel suo piccolo può imparare a vivere più lentamente e a riprendersi i propri spazi, normalmente divorati da impegni e doveri, a tutto beneficio della salute psico-fisica e felicità. «La vita frenetica ci costringe a vivere con ritmi sempre più pressanti. Ci si sente stanchi e stressati oppure frustrati per non riuscire a goderci pienamente l'esistenza. Cambiare abitudini è faticoso ma possibile. E le vacanze sono il momento ideale per provarci» dice la dottoressa Enrica Des Dorides, psicologa e
psicoterapeuta e autrice di "Ed è subito calma" (Edizioni Tecniche nuove).
In che senso dottoressa Des Dorides? Quando siamo in vacanza usciamo da uno schema obbligato di impegni per essere liberi di decidere momento per momento quello che si ha voglia di fare. La mente si libera dalle consuetudini e dai condizionamenti dell'ambiente abituale per assaporare nuovi stimoli. Così ci si apre a nuove opportunità ed esperienze che ci permettono di visitare territori inesplorati della nostra mente. Magari scopriamo di possedere talenti inaspettati quando ci mettiamo alla prova in situazioni per noi del tutto nuove come conoscere persone al di fuori della solita cerchia di ami-
cizie, frequentare posti diversi. Trasferire questo "nuovo" atteggiamento mentale di apertura anche nella vita di tutti i giorni è il primo passo per modificare il nostro stile di vita. Lamentarsi non serve a nulla. Bisogna spostare il pensiero dal problema alla soluzione. In questo modo attiviamo la parte creativa della mente che ci fa intravedere nuove prospettive.
Il problema è che tornati a casa, si viene riassorbiti dalla solita frenesia. Come fare allora per riuscire a rallentare ? Possiamo adottare una filosofia di vita semplice a misura d'uomo e il più possibile a contatto con la natura, un "mezzo" molto potente per rigenerarsi. Bisogna poi allenarsi a prendere tempo da dedicare a se stessi per stare in silenzio, passeggiare o meditare. Non c'è bisogno di correre sempre. La fretta a volte è proprio una disposizione interiore che ci obbliga a fare tutto quello che ci si è prefissi. Chi l'ha detto che dobbiamo rispettare il programma se siamo noi a decidere? Cominciamo ad adempiere agli impegni improrogabili e gestire con più flessibilità le altre attività. Qualcuno ha un senso del dovere così radicato da non sentirsi mai a suo agio quando si ferma Dott.ssa Enrica Des Dorides
Psicologa e Psicoterapeuta a Trescore Balneario
ALCUNI "COMANDAMENTI" PER RITROVARE LA GIUSTA VELOCITÀ • Svegliatevi 5 minuti prima del solito per farvi la barba, truccarvi o far colazione senza fretta. • Se siete in coda nel traffico o alla cassa di un supermercato, evitate di arrabbiarvi e usate questo tempo per programmare mentalmente la serata o scambiare due chiacchiere con il vicino di carrello. • Scrivete sms senza simboli o abbreviazioni, magari iniziando con caro o cara. • Quando è possibile, evitate di fare due cose contemporaneamente come telefonare e scrivere al computer. • Evitate di iscrivere voi o i vostri figli a una scuola o una palestra dall'altra parte della città. • Non riempite l'agenda della giornata di appuntamenti, anche se piacevoli, impariamo a dire qualche no e ad avere dei momenti di vuoto. • Non correte per forza a fare la spesa, senz'altro la vostra dispensa vi consentirà di cucinare una buona cenetta dal primo al dolce. • Fate una camminata, soli o in compagnia, invece di incolonnarvi in auto per raggiungere la solita trattoria fuori porta. • Evitate qualche viaggio nei weekend o durante i lunghi ponti, ma gustatevi la vostra città, qualunque essa sia. • Se avete 15 giorni di ferie, dedicatene 10 alle vacanze e utilizzate i rimanenti come decompressione pre o post vacanza. Tratto da www.vivereconlentezza.it
o si riposa. Si può imparare ad accettare che anche il riposo è necessario per rigenerarsi e proseguire la giornata con più energia. Si può cominciare con 10 minuti al giorno in cui rendersi irreperibili. Impariamo anche a dire no. Lo stress spesso è dovuto alla nostra incapacità di rifiutare, di dosare le forze, di evitare di sobbarcarci compiti troppo gravosi per noi. Fondamentale, poi, è riabituarsi all'attesa. Oggi vogliamo risolvere tutto subito, non sappiamo più aspettare. Così però si perde la capacità di desiderare, di fantasticare. Se anche un giorno non siamo riusciti a fare tutto, accettiamolo senza continuare a pensarci, nella maggior parte dei casi la soluzione può aspettare domani. Concentriamoci piuttosto sul nostro respiro. Spesso non siamo consapevoli
di come lo stiamo utilizzando. Quando siamo ansiosi o nervosi la respirazione diventa più veloce, superficiale o bloccata. Le tensioni si annidano su collo e spalle. Portiamo l'attenzione sul movimento del torace e lasciamo espandere il respiro in modo da riempire la cavità dell'addome. In questo modo calmeremo le nostre emozioni. Un aiuto prezioso viene anche da pratiche come la meditazione, l'ipnosi e tecniche di distensione profonda, che riducono la frequenza delle onde elettriche degli emisferi cerebrali favorendo le performance intellettuali. Anche la capacità di memoria migliora. L'autoipnosi in particolare permette di raggiungere un profondo stato di benessere e quiete interiore e una volta imparata è sempre disponibile nei momenti di bisogno. Bergamo Salute
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IN SALUTE
ALIMENTAZIONE
Per dimagrire, state alla larga dai cibi molli! a cura di Viola Compostella
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iete a dieta? Attenzione ai cibi morbidi. A suggerirlo è un recente studio condotto all'università di Wageningen, nei Paesi Bassi, secondo il quale chi consuma alimenti "teneri" fa più fatica a perdere peso, perchè tende ad assumere una quantità maggiore di calorie rispetto a chi predilige cibi "duri". «In effetti è vero che alcuni cibi "morbidi" (lasagne, purè, formaggi a pasta molle etc.) possono rendere meno efficace uno dei meccanismi di controllo dell'appetito e favorire così una maggior assunzione di calorie» conferma la dottoressa Cristina Robba, nefrologo con master in nutrizione clinica. «Il motivo è che non richiedono un lavoro impegnativo per la masticazione e quindi vengono deglutiti più rapidamente e in maggiore quantità. Al contrario i cibi più solidi comportano una masticazione prolungata, vengono
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consumati in piccoli bocconi e rimangono più a lungo in bocca. Tutto questo permette di raggiungere il senso di sazietà più facilmente e con una minore quantità di cibo. Per ciò, quando si mangiano cibi morbidi, è utile accompagnarli con alimenti ricchi di fibra come verdure e frutta che richiedono una masticazione più lunga».
Ma quindi, dottoressa Robba, la masticazione è fondamentale non solo per digerire bene ma anche per dimagrire?
che determinano il senso di sazietà. Questi segnali si manifestano solo dopo alcuni minuti dal momento in cui si comincia a mangiare. Masticare velocemente non consente di percepire la sazietà inducendo a introdurre una maggior quantità di cibo rispetto alle reali esigenze. Per questo è opportuno ,sempre ma soprattutto quando si segue una dieta ipocalorica (dimagrante), prendersi il tempo per masticare bene i cibi.
Quali altri trucchi si possono adottare Esatto. Per dimagrire bene la per perdere peso? strategia vincente è aumentare il dispendio energetico (incrementando l'attività fisica) e ridurre l'apporto di calorie. E un aiuto importante per diminuire le calorie arriva proprio dalla masticazione. Mentre mangiamo si mettono in moto una serie di risposte neuro-ormonali
Oltre a svolgere un'attività fisica regolare e costante, che aiuta a bruciare calorie e ad accelerare il metabolismo, un altro trucco per rendere una dieta più efficace è dormire a sufficienza. Se dormiamo troppo poco, infatti, l'organismo tende a produrre più grelina, ormone
legato al senso della fame, e meno leptina, ormone che al contrario favorisce il senso di sazietà. Inoltre un buon sonno notturno aiuta a mantenere l'equilibrio psico-fisico e ci rende meno "vulnerabili" ad attacchi di fame da nervosismo o stress. Senza contare che chi soffre di insonnia si avvicina spesso alle dispense o al frigorifero, assumendo così calorie extra difficili da bruciare dato che nelle ore notturne il dispendio energetico diminuisce. È evidente quindi che, per dimagrire, non Dott.ssa Cristina Robba Responsabile Ambulatorio Nutrizione Clinica Policlinico San Marco di Zingonia e Corpore Sano Smart Clinic Stezzano
basta fare attenzione alle quantità, ma anche ai tempi e agli orari in cui si mangia.
Ma quindi cosa e quando si dovrebbe mangiare? Quando si è a dieta è fondamentale distribuire i pasti nella giornata nel modo corretto e cioè prevedendo tre pasti principali, colazione (che dovrebbe fornire il 20% delle calorie), pranzo e cena (il 60% in totale) e, possibilmente, due spuntini (anche per gli adulti!) a metà mattina e metà pomeriggio (il 20% in totale), in modo da rispettare i ritmi biologici del nostro organismo. Ogni pasto deve apportare tutti i nutrienti (proteine, lipidi, carboidrati, vitamine e sali minerali) in equilibrio tra di loro. In pratica la colazione dovrebbe comprendere latte e caffè o yogurt, bi-
scotti o fette biscottate o cereali; gli spuntini della mattina e del pomeriggio, non troppo abbondanti per non compromettere l'appetito del pranzo e della cena, un frutto o uno yogurt o anche un cioccolatino fondente; a cena un secondo piatto (carne, pesce, uova, formaggio, affettati), un contorno di verdure, pane e frutta.A pranzo, invece, anche quando si sta seguendo un regime ipocalorico, è sempre indicato almeno 3-4 volte a settimana un pasto con un primo piatto (riso, pasta, farro etc.), accompagnato da un contorno di verdure. Sempre a proposito di orari dei pasti, bisognerebbe cercare di essere il più regolari possibili. In questo modo diventa più facile entrare mentalmente nello "schema della dieta", evitando sgarri pericolosi.
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IN ARMONIA
PSICOLOGIA
Paura del dentista? Provate con il training autogeno a cura di Maria Castellano
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vete presente quella sensazione che si prova prima di sedersi sulla poltrona del dentista? Quel misto di paura e angoscia che arriva al solo pensare che qualcuno metterà le mani nella vostra bocca, utilizzando frese o trapani? Si chiama odontofobia (o dentofobia) e riguarda oggi ben il 30% della popolazione, adulti e bambini. In alcuni casi sfocia nel terrore vero e proprio (ingiustificato) provocando insonnia, tachicardia, tremore, sudore eccessivo, nausea, conati di vomito e cali di pressione che possono arrivare (in casi estremi) fino al collasso. Ma quali sono le cause di questo disturbo? E come si può superare? Lo abbiamo chiesto alla dottoressa Manuela Simonini, psicoterapeuta e igienista dentale.
Dottoressa Simonini, perché tante persone sono letteralmente terrorizzate dal dentista? Innanzitutto per la paura del dolore. C'è poi il timore di perdere il controllo: l'esperienza orale è centrale nella costruzione della nostra mente. La bocca racchiude in sé un importantissimo significato simbolico: tutti i sensi sono concentrati nella percezione orale e tutte le emozioni sono espresse attraverso la
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bocca che unisce e separa l'interno dall'esterno, l'ambiente dall'individuo e serve a modularne il confine. Con la bocca si addenta, si succhia, si mastica, si morde, si bacia, si sfiora, si allude, si elude, si rifiuta. Dal sorriso al riso, allo sbadiglio di fame o di noia, alla rabbia, al morso, al bacio, al disgusto, al pianto, alla paura, al singhiozzo, la bocca è il primo e più immediato "specchio dell'anima". La bocca ha quindi una forte connotazione di intimità, esprime la nostra vulnerabilità e il dentista, intervenendo, invade la nostra sfera privata. A tutto ciò va aggiunto anche il ricordo di esperienze passate traumatiche o il racconto di esperienze negative
descritte da parenti o amici. Un altro aspetto, infine, è quello relativo ai rumori e agli odori tipici dello studio dentistico: la visione degli strumenti e la semplice vista dei camici sono fattori predisponenti al senso di pericolo imminente.
E come si manifesta? La paura provocata dall'odontofobia, più frequente in chi soffre di ansia, può manifestarsi in diversi modi: attraverso una risposta motoria, verbale, fisiologica o con la completa mancanza di risposta agli stimoli. In genere il paziente odontofobico tende a evitare i controlli periodici dal dentista oppure mette in atto una serie di "strategie" per cercare di avere il controllo della situazione, del proprio corpo e dell'ambiente esterno. I segnali più comuni sono l'arrivo in anticipo all'appuntamento, il tentativo di distrarsi guardando la tv in sala d'attesa o leggendo una rivista, l'attenzione quasi ossessiva alle proprie sensazioni corporee (in questo caso negative) che in realtà lo portano ad amplificare le percezioni corporee che contribuiscono a sentire più dolore di quello realmente percepito. Diversi studi hanno dimostrato infatti che l'odontofobico, con il suo atteggiamento contribuisce a in-
crementare la percezione del dolore. Concentrarsi su ogni più piccola e quasi impercettibile sensazione di dolore, non avrà altro effetto che amplificarlo. Come se si avverasse una sorta di profezia. In questo modo l'esperienza sarà realmente negativa.
da 1 a 10 al dolore che si pensa si proverà per poi rivalutarlo successivamente alla seduta. Da parte sua l'operatore può avvalersi di alcune tecniche, molte delle quali usate anche nella cura delle fobie e dei disturbi d'ansia, come il tell-show-do, ovvero la comunicazione non verbale, il controllo della voce, il Ma come si può colore delle divise e delle pareti vincere tutto questo? dello studio dentistico, la muIl primo passo è parlare con il sica, l'approccio empatico del dentista. L'obbiettivo è ottenere personale medico, il rinforzo poil maggior numero possibile di sitivo, il rilassamento progressivo informazioni sul tipo di inter- o il training autogeno. Nei casi vento che deve essere effettuato. più seri si può anche ricorrere Ciò che si conosce spaventa di a una terapia farmacologica: semeno rispetto a ciò che non si dazione per via inalatoria con conosce. Un altro esercizio utile protossido d'azoto, o l'assunzioal paziente è quello di scrivere ne di sedativi o tranquillanti. Nel prima di ogni seduta pensieri ed primo caso il paziente inspira atemozioni legate alla seduta che traverso una mascherina nasale si deve affrontare, dando un voto una miscela di protossido d'azo-
to e ossigeno che ha un effetto immediato sia analgesico, ansiolitico e antiemetico (previene i conati di vomito). Grazie a un connubio sempre più stretto fra tecniche mediche e psicologia oggi si può affrontare efficacemente questo problema, rendendo il trattamento odontoiatrico meno traumatico anche per il paziente odontofobico. Concludendo con un sorriso, l'ansia oggi più difficile da guarire non è quella che precede la seduta, ma quella che subentra al momento di ricevere il conto finale. Dott.ssa Manuela Simonini Psicoterapeuta cognitivo comportamentale e Igienista dentale a Bergamo
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IN ARMONIA
COPPIA
Omosessualità: sfatiamo i pregiudizi e le false credenze a cura di Viola Compostella
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uando si parla di coppia la mente in genere va subito a quella formata da un uomo e una donna. In realtà, anche in Italia, sono sempre di più le coppie costituite da persone dello stesso sesso. E ora, dopo anni di battaglie, anche sotto il profilo legislativo, pare che qualcosa si stia muovendo per riconoscerne ufficialmente i diritti. Piccole aperture che però si scontrano quotidianamente con luoghi comuni intorno all'omosessualità. «Nonostante la ricerca scientifica abbia ormai "sdoganato" da quasi un secolo il comportamento omosessuale levandogli l'etichetta di "perversione" o "deviazione patologica", ancora oggi ci troviamo a confrontarci non solo con pregiudizi di varia natura (spesso figli della semplice ignoranza o della paura del diverso) ma anche con personaggi ambigui che propongono sotto una patina vagamente "pseudoscientifica" delle "terapie riabilitative" finalizzate al ripristino di una "sessualità naturale": si tratta di sciacalli che cercano di ap-
SE IMMAGINE DI SÉ E SESSO BIOLOGICO NON COINCIDONO Spesso il percorso di riconoscimento di sé e di progressiva costruzione della propria immagine è lungo e doloroso e varca i confini temporali dell'adolescenza, soprattutto quando il conflitto tra sesso biologico e rappresentazione di sé risulta stridente. In questi casi genera una grande sofferenza psichica, riconosciuta anche dal "Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali" come un vero e proprio disturbo psichico.
profittarsi della fragilità e della sofferenza di persone che spesso vivono con enormi sensi di colpa e sofferenza il proprio orientamento sessuale proprio a causa dei pregiudizi e della scarsa capacità della società di integrare modelli diversi, nei confronti dei quali anche l'Ordine Nazionale degli Psicologi ha preso una posizione netta di condanna» sottolinea il dottor Mattia Maggioni, psicologo e psicoterapeuta. «Per capire meglio di cosa stiamo parlando, bisogna fare un passo indietro al concetto di "identità di gene-
re", un concetto che negli ultimi anni ha subito grandi cambiamenti. Lo sanno bene gli sviluppatori di Facebook, notissimo social network con oltre un miliardo di utenti in tutto il mondo, che nella scheda anagrafica dei profili utenti americani ha previsto la possibilità di scegliere tra oltre 50 alternative alla voce "genere" (androgino, bi-sex, intersex, transgender, etc.). Oltre alla prova che gli esperti di marketing e pubblicità dell'azienda di Zuckerberg siano decisamente abili, questa scelta in qualche modo dimostra anche a livello di "psicologia popolare" un mutamento di visione comune delle tematiche legate all'identità e in particolare a quella di genere».
Ma cosa si intende per identità di genere, dottor Maggioni? Quando si parla di "genere" si intende il sesso biologico di nascita dell'individuo che può essere solo maschile o femminile (i rarissimi casi di ermafroditismo non possono costituire un campione rilevante). L'identità
Dott. Mattia Maggioni
Psicologo, Psicanalista e Psicoterapeuta a Bergamo
di genere, invece, è la rappresentazione psichica dell'appartenenza di un individuo a un modello fisico, psichico e comportamentale maschile o femminile e può non coincidere necessariamente con il sesso biologico di nascita. Si tratta di un percorso di riconoscimento di sé e di progressiva costruzione della propria immagine, che, come tutti i processi d'identificazione, spesso procede per strappi e tentativi e non sempre produce esiti uguali per tutti. La storia dell'umanità e la società è piena di esempi di questo tipo: se pure alcuni modelli di identificazione di genere sono molto orientati alla sottolineatura di alcuni caratteri estetici tipicamente maschili (barba, peli, muscolatura, comportamenti) o femminili (delicatezza dei lineamenti, curve del corpo pronunciate , capelli lunghi) è altrettanto presente nell'esperienza di ciascuno l'esistenza di modelli alternativi caratterizzati da un'immagine più androgina o, soprattutto negli ultimi anni, da una progressiva commistione degli elementi estetici (il maschio "metrosexual" che spopola in tv o nelle squadre di calcio professionistiche ne è un buon esempio). Gli psicologi oggi parlano di identità "liquide" per definire la frammentazione dei modelli identificativi
e la sensazione di fluidità nel passaggio da un tratto all'altro. In questo contesto non è sempre possibile definire la propria identità (anche quella di genere) come acquisita definitivamente e indiscutibilmente una volta per tutte nel corso della vita ma sono invece possibili fluttuazioni e veri e propri "transiti" da un polo all'altro. A complicare ulteriormente la questione c'è il dettaglio che la definizione del proprio orientamento sessuale (ovvero "da chi mi sento attratto") non è necessariamente consequenziale alla propria identità di genere.
Ci può spiegare meglio? È stato dimostrato che non c'è nessun nesso causale tra identità di genere e scelta del proprio oggetto sessuale. Per essere molto esplicito e sfatare uno dei tanti luoghi comuni circa l'omosessualità (soprattutto quella maschile) un ipotetico uomo omosessuale non è attratto da altri uomini perché "in fondo si sente femmina" né che, all'opposto, ricercherà obbligatoriamente uomini con tratti marcatamente femminili ma, più semplicemente, tenderà a riconoscere la propria attrazione verso individui tendenzialmente dello stesso sesso. Attenzione però: come l'identità di genere non è necessariamente definita "geneticamente" una volta per tutte a maggior ragione non può (e in fatti non è) esserlo l'orientamento sessuale. Nel corso dell'adolescenza ma,
più in generale durante la vita, è abbastanza "naturale" avere esperienze o semplici fantasie omosessuali così come nelle pratiche eterosessuali rientrano atteggiamenti e stimolazioni di aree che spesso si associano a una sessualità di orientamento diverso, ma ciò non determina una "sempiterna" e indiscutibile "appartenenza" a un "club" o all'altro. Eppure spesso siamo portati a ricercare una definizione assolutistica dell'altro sovrapponendo scorrettamente comportamenti, orientamento sessuale e identità di genere come se una semplice definizione potesse descrivere la
complessità e la ricchezza della storia e della personalità di un individuo, magari arrivando al punto di attribuire non solo all'individuo ma a un'intera "categoria" valori, azioni, comportamenti. Ed è da qui che nascono i pregiudizi. Bergamo Salute
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IN FAMIGLIA
DOLCE ATTESA
Farmaci in gravidanza, istruzioni per l'uso Esistono principi attivi adatti anche in questa fase della vita. L'importante è evitare il fai da te a cura di Elena Buonanno
"Q
uali medicine posso prendere in gravidanza?", "quali possono fare male al mio bambino?". Sono queste alcune delle domande più diffuse fra le future mamme. Anche durante i nove mesi, infatti, possono comparire disturbi come mal di testa o bruciore di stomaco. Molte donne evitano di prendere farmaci per paura che causino malformazioni del feto. «Che in gravidanza non si possa prendere nessun tipo di farmaco è un luogo comune» dice il dottor Rolando Brembilla, ginecologo. «Bisogna considerare caso per
caso. La valutazione se e quale medicinale assumere dipende da diversi fattori, in particolare dal tipo di patologia o disturbo e dall'impatto che questo ha sulla qualità di vita e sulla condizione della donna. Se ad esempio la futura mamma soffre di mal di testa invalidanti è più corretto curare piuttosto che lasciarla a se stessa. Anche perché si è ormai visto che condizioni di stress psico-fisico possono favorire il rilascio nell'organismo di tossine, i cui effetti potrebbero essere più dannosi del farmaco stesso. L'importante è non abusarne ed evitare il fai-da-te».
QUESTI SONO VIETATI! I farmaci controindicati in modo assoluto in gravidanza per l'alta incidenza di malformazioni correlate al loro uso sono: • acido retinoico, usato per il trattamento di forme di acne severa • acido valproato, un antiepilettico (l'incidenza di malformazioni è dose-correlata, un dosaggio basso associato a dosi massicce di acido folico può ridurre il rischio) • antibiotici della famiglia delle tetracicline • FANS, cioè gli antinfiammatori non steroidei con eccezione dell'acido acetilsalicilico • metimazolo, usato nel trattamento dell'ipertiroidismo • litio, usato in psichiatria • antipertensivi ace-inibitori • chemioterapici.
Dottor Brembilla, ma esistono farmaci del tutto innocui? Stabilire se un farmaco sia innocuo o nocivo è piuttosto complesso. Oggi sappiamo che solo pochi farmaci hanno effetti tali da renderne vietato l'uso in gravidanza (vedi box). Per tutti gli altri, o perché di recente introduzione o perché gli studi sulla loro sicurezza durante i nove mesi sono basati su dati epidemiologici e quindi statistici, non abbiamo certezze così nette. È come se si trovassero in una sorta di limbo. Diventa quindi fondamentale valutare di volta
tutto questo non basti, per l'attacco acuto il principio attivo più sicuro durante tutti i nove Responsabile U.O. di Ginecologia mesi e l'allattamento è il paracee Ostetricia tamolo. Se il paracetamolo non Policlinico San Pietro fa effetto, si può assumere l'ibuPonte San Pietro profene, anche se con le opportune cautele. Alcuni studi, infatti, suggerirebbero che questo FANS in volta, chiedendo consiglio al (Farmaco Antinfiammatorio Non proprio ginecologo: sarà lui a Steroideo), assunto nel primo indicare l'opportunità o meno trimestre, potrebbe aumentare il di assumere un farmaco, anche rischio di aborto spontaneo. Non qualora questo, in genere, non esistono dati certi, comunque, sia considerato idoneo al pe- in merito. Inoltre va anche detto riodo della gravidanza. Esistono, che l'eventuale rischio dipende invece, situazioni in cui è indi- dalle quantità di farmaco che si spensabile privilegiare la cura assumono. Questa classe di andella salute della donna anche tinfiammatori deve invece esseusando farmaci di cui non co- re evitata dopo la 30ª settimana. nosciamo gli effetti precisi. Pensiamo ad esempio a infezioni E contro il mal di pancia? gravi, che potrebbero portare In caso di attacco di diarrea, alla sepsi: non esistono alterna- frequente ad esempio in questa tive ai farmaci. Lo stesso vale se stagione per gli sbalzi di temla mamma era già in cura pri- peratura o se si viaggia in paesi ma del concepimento per una "esotici", si può assumere il lomalattia cronica (asma, iper- peramide, un antidiarroico privo tensione, depressione, cefalee di effetti tossici sul feto, purché etc.). Interrompere l'assunzione assunto per brevi periodi. Contro del farmaco potrebbe essere le nausee, frequenti soprattutto più pericoloso per la donna e nel primo trimestre, è indicato di conseguenza per il feto, che prendere il farmaco di cui si ha bisogno. In questi casi il medico consiglierà come rimodulare la L'AIFA terapia, aggiustando il dosaggio (Agenzia Italiana del Farmaco) ha di recente o variando i farmaci. Dott. Rolando Brembilla
Passiamo a disturbi occasionali come il mal di testa. Cosa si può prendere? La terapia di prima scelta per il mal di testa è non farmacologica: agopuntura, riposo, biofeedback, massaggio, tecniche di rilassamento, evitare i fattori ambientali scatenanti. Qualora
lanciato una campagna di sensibilizzazione per promuovere l'uso consapevole e sicuro dei farmaci durante la gravidanza ("Farmaci e gravidanza"), oltre a uno per l'uso dei farmaci nei bambini ( "Farmaci e pediatria")
www.farmaciegravidanza.gov.it
il principio attivo tietilperazina maleato (antistaminico). Infine, per bruciori e acidità di stomaco, comuni soprattutto negli ultimi tre mesi quando l'utero aumenta di volume e preme sullo stomaco, facilitando così la risalita dei succhi gastrici nell'esofago, i farmaci di prima scelta sono gli antiacidi, che agiscono solo a livello dello stomaco e sono poco assorbiti dall'organismo: in genere si prediligono i preparati di magnesio e vanno evitati i prodotti ad alto contenuto di sodio. Oltre agli antiacidi bisogna però modificare la dieta e lo stile di vita e in particolare assumere più fibre, bere più acqua, ridurre la caffeina, fare pasti piccoli e frequenti, evitare cibi grassi, dormire con la testa rialzata.
Se invece si prende una botta o si è punti da un insetto, si possono applicare pomate? Le pomate hanno un'azione solo locale, perciò non ci sono controindicazioni particolari, sempre a patto che non se ne abusi.
Gli antibiotici sono pericolosi? La maggior parte degli antibiotici si può assumere anche durante la gravidanza. Tra i più sicuri ci sono le penicilline, come l'amoxicillina o l'amoxicillina più l'acido clavulanico, le cefalosporine e i macrolidi. In ogni caso questo farmaco (e non solo in gravidanza) deve essere prescritto dal medico una volta accertata la natura batterica del disturbo. Sui virus, infatti, gli antibiotici non hanno alcun effetto e il loro abuso aumenta la cosiddetta antibioticoresistenza. Bergamo Salute
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IN FAMIGLIA
BAMBINI
Una casa a misura dei più piccoli Gli incidenti domestici rappresentano una delle prime cause di morte tra i bambini. Nella maggior parte dei casi si possono prevenire a cura di Elena Buonanno
T
raumi e assunzione accidentale di sostanze nocive (detersivi, farmaci etc.), ingestione di oggetti, folgorazioni, ustioni, cadute. Oltre la metà di tutti gli incidenti ai bambini accadono tra le pareti domestiche. L'età più a rischio, in particolare, è quella tra i due e i tre anni, anche se i pericoli iniziano già quando i bambini gattonano o cominciano a utilizzare oggetti. Una finestra aperta, un fornello acceso, la bottiglia del detersivo lasciata a portata di mano: sono piccole disattenzioni che possono avere conseguenze drammatiche. I bambini vedo-
no il mondo con occhi diversi dagli adulti. A differenza dei "grandi," non sanno ancora riconoscere rischi e pericoli. E così, molte cose del tutto scontate per un adulto, possono rivelarsi anche fatali per i più piccoli. Il 90% degli incidenti potrebbe essere evitato con adeguati interventi di prevenzione da parte dei genitori che spesso, inconsapevolmente, sottovalutano i rischi che possono nascondersi in casa. Ma quali sono i più comuni? E come prevenirli? Lo abbiamo chiesto alla dottoressa Erminia Ferrari, pediatra e medico di medicina generale.
Dottoressa Ferrari, quali sono i pericoli più frequenti a cui le mamme di solito non pensano? In una rapida carrellata la corrente elettrica,fuoco e gas,armadietti che contengono farmaci o detersivi, posate e bicchieri di vetro, televisori, elettrodomestici, spigoli, stufe a pellet, ferri da stiro, piccoli oggetti, determinati giocattoli, animali domestici.
Partiamo dalla corrente elettrica, come si possono prevenire rischi? Oggigiorno, con i nuovi impianti elettrici, la corrente elettrica non rappresenta più un pericolo gravissimo, grazie ai salvavita, ormai installati in quasi tutte le case. Tuttavia è sempre consigliabile fino ai 2-3 anni tappare le prese alla portata del piccolo, in modo che non possa introdurre oggetti appuntiti.
E quelli derivanti da fuoco e gas? Immaginiamo una situazione in cui la mamma prepari il tè per la merenda, lo appoggi sul tavolo, il bambino (che è curioso e velocissimo) prende la tazza e se lo rovescia addosso. Il danno può essere da una banale scottatura a un'ustione anche di terzo grado. Bisogna stare molto attenti anche quando i bambini girano intorno mentre si sta cucinando. In tutte queste situazioni è opportuno mettere
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Bergamo Salute
e quello del "raggiungimento dell'obbiettivo" con conseguente assunzione di veleni. Un altro capitolo importante è Esperta in Omeopatia l'ingestione di oggetti che può Pediatrica provocare occlusioni intestinali qualora non vengano espulsi con velocità (entro 24-48 ore). in sicurezza il bambino (nel Si tratta di un'evenienza comuseggiolone, box o passeggino). ne soprattutto intorno ai 6 mesi, Sempre legate al pericolo di quando il mezzo che i bimbi scottature sono le stufe, i ferri usano per entrare in contatto da stiro e, per chi fuma, gli ac- con il mondo è la bocca. Quancendini lasciati in giro. Atten- do poi crescono e vogliono zione poi agli armadietti o cas- guadagnarsi la loro autonomia, setti che contengono farmaci ad esempio mangiando da soli, o detersivi. I bambini possono bisogna ricordare che forchetta con una discreta facilità trovare e coltello sono armi potenziali. sedie o altri punti d'appoggio È bene non lasciarli mai incuda utilizzare per arrampicarsi. stoditi. Inoltre attenzione ai bicQui il rischio è duplice: quel- chieri di vetro: sono morsicabilo della caduta nella "scalata" li. È preferibile usare bicchieri, Dott.ssa Erminia Ferrari
QUALCHE CONSIGLIO PRATICO, STANZA PER STANZA BAGNO • Non lasciate i bambini da soli nella vasca; per il pericolo di annegamento bastano 5 cm d'acqua. • Utilizzate tappetini antisdrucciolo in vasca da bagno e protezioni antiurto sulle rubinetterie. • Tenete fuori della portata dei bambini oggetti taglienti come forbici, lime e lamette da barba. CUCINA • Staccate sempre la spina dalla presa di corrente dei piccoli elettrodomestici dopo l'utilizzo. • Utilizzate i fornelli più interni e pentole pesanti con il manico girato verso il muro. • Evitate tovaglie che pendono abbondantemente dal tavolo. • Conservate i prodotti in confezioni riconoscibili e dotate di chiusura di sicurezza. • Non travasate sostanze tossiche in contenitori alimentari. CAMERA DA LETTO • Evitate scaffalature non fissate al muro e non mettete sedie vicino alle finestre. • Dotate i letti (soprattutto quelli a castello) di barre laterali contro la caduta. IN TUTTA LA CASA • Non lasciate a portata di bambino monete, bottoni, caramelle, batterie, penne e altri oggetti di piccole dimensioni che potrebbe accidentalmente ingerire. • Ricoprite gli spigoli dei mobili con paracolpi.
piatti e posate di plastica. Sempre nei primi anni di vita i bambini sperimentano movimenti del corpo, iniziano a piroettare attorno a se stessi, saltano, si arrampicano e facilmente perdono equilibrio; se si trovano vicino oggetti contundenti il rischio di farsi male è notevole. Le bambine potrebbero essere attratte da profumi della mamma: se vengono spruzzati negli occhi creano danni permanenti alla cornea oltre a eventuali allergie. Un ultimo aspetto a cui prestare attenzione è quello degli animali domestici: i bambini spesso li usano come oggetti per giocare, ma soprattutto i gatti, gli uccelli o i cani di tipologia aggressiva possono avere reazioni imprevedibili.
A che età acquisiscono il senso del pericolo? L'età in cui i bambini si rendono conto del pericolo è soggettiva: di solito intorno ai 3-4 anni. Il genitore deve sapere che la cosa più importante è spiegare i pericoli ai bambini anche se sono molto piccoli, perché comunque sono intelligenti: si può far comprendere che una cosa scotta ad esempio avvicinandoli alla fonte di calore. Nei bambini piccoli funziona il meccanismo stimolo-risposta, reagiscono immediatamente con azioni di difesa, l'elaborazione poi arriva poco a poco. Diverso è il caso (fortunatamente con una percentuale di incidenza molto ridotta) dei bambini che non maturano mai questo senso del pericolo: hanno uno spiccato senso della sfida e pensano di riuscire a controllare ogni situazione. Bergamo Salute
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anno 4 - luglio - agosto 2014
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ALTRE TERAPIE
Computer Game Therapy Quando i videogiochi diventano "cura" a cura di Maria Castellano
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Dott. Antonio Consorti Logopedista, teorico della Computer Game Therapy, fondatore e Presidente dell'Associazione Vi.Re.Dis. Onlus
risulta compromesso ed è alla radice della disabilità, sostituendolo con una nuova e più serena capacità di relazionarsi con gli altri e il mondo. Tutto questo in una realtà protetta, qual è il mondo virtuale, all'interno della quale gli educatori e i pazienti possono interagire in sicurezza.
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Chi può trarne beneficio del potenzialità d'apprendimento in particolare?
uperare difficoltà linguaggio e del pensiero con l'aiuto dei giochi elettronici. Si chiama Computer Game Therapy ed è una delle nuove frontiere per favorire l'evoluzione emotiva, affettiva e cognitiva in soggetti diversamente abili o con difficoltà relazionali e di apprendimento. Ma come può un videogioco fare tutto questo? Lo abbiamo chiesto al dottor Antonio Consorti, logopedista.
cognitivo, ma anche e soprattutto strumento di esperienza, dove per esperienza si intende un forte coinvolgimento emotivo e affettivo basato sulla relazione dinamica tra l'operatore, la persona disabile e l'ambiente virtuale da sperimentare. In particolare i videogiochi stimolano i processi mentali, in quanto l'attenzione del partecipante durante il gioco è catturata da tutta una serie di immagini veloci, in continuo movimento, Dottor Consorti, che mantengono la sua mente in cosa consiste in uno stato di allerta e lo obbliquesto tipo di terapia? gano a una risposta continua. A La Computer Game Therapy, ogni cambiamento di inquadra(brevetto Vi.Re.Dis.), si propone tura, a ogni variazione del voludi recuperare strumenti quoti- me della musica, le cellule cediani quali il computer, la con- rebrali si attivano e stabiliscono solle e i software di gioco per collegamenti inediti, creando stimolare l'intelligenza emotiva nuovi gruppi neurali che si ore avvicinare in maniera dolce e ganizzano successivamente in "giocosa" le persone con eleva- mappe cerebrali. In altre parota disabilità alla riabilitazione e le la terapia tenta di ri-costruire all'imparare. Il computer non è tra il paziente e l'esterno un lesolo uno strumento dalle grandi game emotivo che in principio
La tecnica è applicabile a moltissimi tipi di disabilità non solo psichica ma anche fisica (gli strumenti utilizzati sono consolle e piattaforme che richiedono una reale attivazione fisica durante l'azione terapeutica). Non ci sono limiti d'età: è utile sia nei bambini sia nelle persone anziane, nelle quali aiuta a migliorare e/o mantenere le facoltà intellettive e relazionali residue.
Come si svolge una seduta di "gioco"? La seduta, condotta dall'operatore-terapista, può essere singola o in gruppo con soggetti eterogenei (diversi per età, patologia e livello comunicativo). Ha una durata di 45 minuti, suddivisi in 5 minuti di ingresso, 30 minuti di lavoro e 10 minuti di scarico emotivo e rielaborazione dell'esperienza. Un ciclo di terapia comprende in genere 12 sedute. Bergamo Salute
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Al fine di poter valutare le condizioni e le anomalie presenti sul cuoio capelluto e sui capelli è necessario un controllo approfondito durante il quale tutte le persone che ne hanno fatto richiesta saranno informate sulle condizioni dei propri capelli su come prevenire la caduta e rispristinare le condizioni favorevoli alla loro crescita. Il primo nemico da eliminare è rimandare da oggi a domani, con il rischio di diventare sempre più diradati e sentirsi dire dai nostri tecnici che non c’è più niente da fare. Telefonare oggi stesso per fissare un appuntamento presso la sede dell’Associazione Tricologica Svenson Italia a Voi più vicina, è il primo passo per fare qualcosa di serio e concreto per fermare la caduta ed ottenere una presenza estetica migliore.
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GUIDA ESAMI
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Vene e arterie sotto controllo con l'ecocolordoppler
Un test diagnostico, ma anche uno screening per il rischio di ictus a cura di Giulia Sammarco
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a salute del sistema circolatorio? Si "vede" con l'ecocolordoppler. Questo esame, non invasivo, indolore e rapido può dire molto su come stanno le nostre vene e arterie e rappresenta oggi non solo un'indagine utile ad esempio in caso di dolore o gonfiore alle gambe (l'indicazione forse più conosciuta soprattutto dalle donne), ma anche, dopo una certa età, come test di screening importante per patologie cardiovascolari come l'ictus. Ne parliamo con il dottor Roberto Mezzetti, chirurgo vascolare.
rendendo più difficoltosa la circolazione, o al contrario si dilata. L'esame si pratica senza uso di mezzo di contrasto e senza radiazioni, è facilmente ripetibile e di rapida esecuzione (dura circa 10 -15 minuti).
Quando può essere utile in particolare?
L'ecocolordoppler è l'esame "principe", in presenza di sintomi, per confermare la diagnosi di arteriopatie e flebopatie. Per arteriopatie si intendono genericamente le malattie delle arterie (a livello degli arti superiori e inferiori, addominale e carotiDottor Mezzetti, di che tipo deo etc.), tra cui quelle causate di esame si tratta? da aterosclerosi che porta all'inL'ecocolordoppler è una tecni- durimento e ispessimento delle ca diagnostica che unisce l'uti- pareti arteriose (quando riguarlizzo di ultrasuoni (tipico delle da le gambe si manifesta con ecografie) al cosiddetto effetto dolore cronico a camminare), doppler, il metodo doppler per- le sindromi vasospastiche fremette di valutare il flusso san- quenti nelle giovani donne (singuigno in movimento, mentre drome di Raynaud), aneurismi gli ultrasuoni consentono di etc.. Con il termine flebopatie visualizzare la morfologia dei si indicano invece le malattie vasi, siano essi arterie o vene. delle vene, tra cui le più diffuse È quindi possibile "guardare in sono l'insufficienza venosa che faccia" un vaso attraverso l'eco- si manifesta con senso di pesangrafia, valutare il tipo di flusso e tezza agli arti inferiori e gonfiola velocità attraverso il doppler re, le trombosi venose profonde e, attraverso l'uso del colore, ros- e le vene varicose. Anche in asso o blu (che la distingue dal senza di sintomi specifici, ma semplice "ecodoppler"), defini- in presenza di fattori di rischio re con grande precisione l'im- (fumo, ipertensione, dislipidepatto della parete del vaso sul mia o familiarità), l'ecocolorflusso venoso e arterioso, in al- doppler è un esame importantre parole se questa si restringe, te come screening della salute
del sistema cardiovascolare nel suo complesso. In particolare, l'ecocolordoppler dei tronchi sovraortici (TSA), che misura lo spessore delle pareti delle carotidi (due grandi vasi arteriosi del collo che irrorano il sistema nervoso centrale), dopo i 65 anni è indicato come screening per il rischio di malattie cerebrovascolari come l'ictus. Dott. Roberto Mezzetti Responsabile Unità Chirurgia Vascolare Policlinico San Marco Zingonia e Corpore Sano Smart Clinic Stezzano
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ANIMALI
Se il cane ha l'epilessia
Efficace e senza effetti collaterali: contro questo disturbo neurologico, l'omeopatia si è dimostrata una valida alternativa a cura di Elena Buonanno
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o sapevate che anche i nostri amici a quattro zampe possono soffrire di epilessia? Ed è un disturbo più diffuso di quanto si pensi. Le stime dicono che a esserne colpiti siano tra l'1 e il 2,3% dei cani (è invece piuttosto rara nei gatti), con una maggiore incidenza in alcune razze specifiche come Pastore tedesco, Bovaro del bernese, Golden Retrivier, Labrador, Border Collie, Setter irlandese, San Bernardo, Springer Spaniel, Bassethound. Ma cosa fare se scopriamo che il nostro cane è epilettico? Come si può curare? Ce lo spiega il dottor Mauro Dodesini, medico veterinario.
Dottor Dodesini, come si manifesta questo disturbo? L'"epilessia", termine con il quale si indicano un gruppo di disturbi neurologici che originano in alcune aree degli emisferi cerebrali, si manifesta con ricorrenti episodi, improvvisi e transitori, chiamati propriamente "accessi, crisi, attacchi" spesso associati a alterati e incontrollabili in gradisturbi motori, sensoriali, neuro- do di propagarsi rapidamente. Il carattere distintivo di questi imvegetativi e psichici (vedi box). pulsi è rappresentato dal fatto di Ma a cosa sono dovuti? presentarsi improvvisamente e Gli attacchi sono il risultato di con la tendenza a ripetersi. scariche elettriche anomale che si innescano nei circuiti neuro- Perché si innescano nali della corteccia cerebrale. queste scariche Questi circuiti improvvisamente elettriche anormali? si accendono, si eccitano scate- Non sempre esiste una causa nando onde e impulsi elettrici vera e propria. L'epilessia infatti
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si può classificare in due forme: secondaria, conseguenza di una causa scatenante (ad esempio lesione cerebrale, neoplasia, metastasi) o di una causa sistemica (metabolica, endocrina, tossica, infettiva o di altra natura), e primaria cioè senza una causa specifica. In questo secondo caso non è possibile identificare un'alterazione morfologica o cause strutturali intracraniche
LE TRE FASI DEGLI ATTACCHI 1. Fase pre-ictale. È la fase preliminare che precede la crisi vera e propria ed è quella che corrisponde all'"Aura" rilevabile nell'uomo. Qualche proprietario potrà notare brevi mutamenti nel comportamento dell'animale, un'agitazione improvvisa, la tendenza a nascondersi, un'assidua ricerca di sostegno, sguardo fisso, guaiti, paura etc.. 2. Fase ictus. Si distinguono segni clinici caratteristici a partire dalle convulsioni, disturbi della coscienza, azioni involontarie, cambiamenti comportamentali. Non è infrequente assistere alle crisi classiche tonico-cloniche con spasmi violenti della muscolatura corporea, perdita di coscienza, irrigidimento degli arti, atassia, caduta sul fianco. La fase tonica prevale nella fase di irrigidimento degli arti spesso con contemporaneo irrigidimento dei muscoli del collo e digrignamento dei denti, alterazioni delle funzioni autonome (ipersalivazione, perdita involontaria di urine e feci). Corrisponde alla fase sostenuta dalla crisi vera e propria e può variare da 30 secondi a 2 minuti. Può seguire una fase clonica, tipico l'atteggiamento di pedalamento degli arti. La fase ictale potrebbe risultare piuttosto violenta e intensa, potrebbero associarsi rotolamenti, tremori, sobbalzi del corpo, guaiti, pianti, urla etc.. 3. Fase post-ictale. Di durata ed intensità variabile può durare da pochi secondi fino a qualche giorno, con uno stato di alterazione del sensorio, disorientamento, debolezza, stordimento, depressione, sonnolenza, stato stuporoso etc..
o extracraniche. Indica sostanzialmente uno stato di sofferenza cerebrale classificata come funzionale. Si presuppone possa avere un'origine genetica e comunque ereditaria dal momento che può comparire in animali giovani a partire dal compimento del sesto mese fino a 5 anni di età. Solitamente insorge come singole crisi parziali che tendono poi a generalizzare accompagnandosi a manifestazioni psicosomatiche; con il trascorrere del tempo si riducono gli intervalli di inter-ictus qualora non si intervenga con la terapia.
A proposito di terapia, ma si può curare definitivamente? Nel caso si tratti di epilessia primaria non esiste una cura definitiva, l'obbiettivo è ridurre la frequenza e la gravità degli attacchi portandoli a un livello tale
da non compromettere la qualità della vita dell'animale e dei proprietari, evitando per quanto possibile gli effetti collaterali delle sostanze utilizzate. La cura medica è indicata per pazienti con manifestazioni frequenti, che tendono a intensificarsi,con crisi a grappolo. Quando si è verificato un unico attacco oppure più attacchi ma separati da lunghi intervalli di tempo solitamente si preferisce non intervenire farmacologicamente. Veterinario e proprietario del cane devono decidere insieme se e quando iniziare la terapia e devono essere chiari tutti i benefici e i rischi dei trattamenti.
Quali sono i rischi? I farmaci tradizionalmente usati (bromuro e fenobarbital), soprattutto all'inizio della terapia, possono dare lievi effetti collaterali, come alterazioni del carattere
dell'animale (irrequitezza o sedazione e debolezza), che spesso scompaiono o diminuiscono dopo poche settimane di trattamento. Se il padrone ne è già al corrente, ci sono meno probabilità che si allarmi e che interrompa la terapia. Inoltre entrambi i farmaci possono, alla lunga, avere effetti tossici sul fegato (fenobarbital) o sui reni (bromuro). È importante inoltre sapere che una volta che si inizia la terapia è fondamentale che venga seguita con costanza, i farmaci vanno somministrati in orario e il proprietario deve sapere cosa fare in caso di dimenticanza di una dose (generalmente la dose va somministrata quando ci si accorge di averla dimenticata e la dose successiva va data in orario). Una sospensione improvvisa della terapia è pericolosa, può scatenare attacchi e va evitata in tutti i modi. Un'alternativa che si è dimostrata efficace contro l'epilessia, e senza effetti collaterali, è l'omeopatia, ovvero la somministrazione di rimedi omeopatici costituzionali, su misura sulle caratteristiche caratteriali specifiche dell'animale: questo tipo di approccio va a "rimodulare" le frequenze che nei soggetti epilettici risultano alterate. Parte integrante della cura, in ogni caso, è tenere un diario delle terapie e degli attacchi (con durata e modalità) per valutare l'andamento della terapia. Dott. Mauro Dodesini Medico Veterinario, esperto in Omeopatia, di Bergamo
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ISTITUTO CLINICO QUARENGHI
Perchè una riabilitazione oncologica? Il cancro è, purtroppo, una realtà quanto mai attuale e di grande impatto nella nostra società a cura di Viola Compostella
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dati epidemiologici indicano che in Italia vivono oltre 2.000.000 di persone che hanno avuto una diagnosi di cancro e, secondo uno studio condotto dall'Associazione Italiana Registri Tumori (AIRTUM) relativo al 2013, si stima che, in un anno, le nuove diagnosi di tumore siano circa 366.000. Nel corso della vita è probabile che un uomo su due e una donna su tre possano ammalarsi di cancro. D'altro canto l'evoluzione delle misure diagnostiche sempre più precoci e le strategie terapeutiche in costante evoluzione hanno permesso un notevole incremento della guarigione e, soprattutto, della sopravvivenza dei pazienti affetti da cancro. Il futuro e la tutela della qualità della vita di questa quota sempre maggiore
di pazienti "guariti" o "lungosopravviventi" emerge oggi come una questione inevitabile e prioritaria, che coinvolge la comunità sanitaria e scientifica, l'ambito socio-familiare e occupazionale. È alla luce di queste evidenze che, l'Istituto Clinico Quarenghi di San Pellegrino Terme (BG), clinica privata accreditata dal S.S.N. con vocazione riabilitativa, ha deciso di portare a piena realizzazione l'area dedicata proprio alla riabilitazione oncologica. L'Istituto Clinico Quarenghi, fondato nel 1925 dal Dottor Francesco Merino Quarenghi e tuttora gestito dalla famiglia alla seconda e terza generazione, nel dopoguerra e per oltre 20 anni, è stato un presidio sanitario polispecialistico della Val Brembana. Nel 1966 ha scelto la specializza-
zione in Istituto Riabilitativo dapprima per le sole malattie neuromotorie, poi nel 1976 per quelle cardiovascolari e nell'ultimo decennio anche per le malattie respiratorie e per il paziente obeso, fino ad arrivare oggi alla riabilitazione oncologica, affidata alla competenza della dottoressa Antonella Goisis, medico specialista in oncologia e medicina interna, con esperienza decennale nelle cure palliative. L'abbiamo incontrata per capire meglio in cosa consiste questo tipo di riabilitazione di cui ancora troppo poco si parla.
Dottoressa Goisis, quali sono le problematiche del paziente oncologico che richiedono un intervento riabilitativo? Le problematiche maggiori sono: l'astenia, il dolore, le affezioni collegate all'immobilizzazione e/o allettamento, i danni neurologici, la limitazione dell'autonomia, le problematiche psichiche, le alterazioni della nutrizione, le problematiche sessuali, la fertilità e la frequente grande difficoltà nella gestione del cambiamento psico-fisico.
Quali sono gli obbiettivi del progetto? Gli obbiettivi sono aiutare il paziente oncologico a ottimizzare il suo grado di indipendenza fisica, emotiva, sociale; migliorare la sua qualità di vita tenendo con-
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to delle limitazioni legate alla malattia; diminuire gli effetti del cancro e dei trattamenti quali dolore, stanchezza, calo ponderale e delle forze fisiche, compromissione della mobilità e della funzione respiratoria; favorire il recupero dell'autonomia funzionale. Un efficace inserimento sociale e, se possibile lavorativo, dovrebbe essere l'intento della presa in carico riabilitativa. È evidente che, considerata la molteplicità delle problematiche risultanti dalla malattia e/o dalle terapie, la riabilitazione oncologica richiede un approccio multidisciplinare che prevede il coinvolgimento attivo di più figure professionali altamente
specializzate: medico (fisiatra, oncologo, internista, neurologo, cardiologo, pneumologo, palliatore…), infermiere, fisioterapista, dietista, psicologo, logopedista e specialisti del settore.
È necessario quindi un lavoro di squadra... Assolutamente sì. La riabilitazione è concettualmente un modo diverso di fare medicina. Si basa su una visione globale del paziente, che va al di là del trattamento specifico per la patologia, privilegia l'aspetto funzionale per ottenere un risultato anche sul piano psicosociale, considera il massimo livello di indipendenza come
l'obbiettivo fondamentale anche se la malattia non è sempre reversibile. Un approccio cosiddetto "globale" al paziente oncologico, obbiettivo primario dell'oncologia moderna, non può prescindere da una fase riabilitativa che si faccia carico di restituire il paziente "guarito" o lungosopravvivente con limitazione residua alla propria quotidianità, al meglio delle proprie potenzialità. La capacità dimostrata da una persona di riuscire a convivere con la malattia e/o le sue conseguenze, può essere considerata un successo del trattamento, anche se non si è raggiunto l'obbiettivo della guarigione. "Quando sono arrivato qui volevo solo mettermi in un angolo e lasciarmi morire…ora voglio tornare a casa e occuparmi della mia vita, in prima persona": queste parole, dette da un paziente al termine del suo percorso riabilitativo, sono di sprone a continuare un percorso iniziato da poco ma che ha già portato stimoli, conoscenze, contatti, crescita e bellezza.
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CLINICA CASTELLI
L'ipertrofia prostatica va "in fumo" con il laser a luce verde a cura di Giulia Sammarco
L'
ipertrofia prostatica benigna è una condizione caratterizzata dall'aumento di volume della ghiandola prostatica, fenomeno connaturato all'avanzare dell'età e, come tale, d'interesse per tutti gli uomini. È una patologia che provoca disturbi in grado di influire talvolta in modo pesante sulla qualità di vita e sulle relazioni personali e sociali dei pazienti. Per conoscerne i sintomi, l'iter diagnostico e di prevenzione, le novità di cura, abbiamo intervistato il dottor Alessandro Piccinelli, responsabile dell'unità operativa di Urologia della Clinica Castelli, reparto che per il trattamento di questa patologia si avvale di tecniche innovative e mininvasive, come il laser a luce verde.
Dottor Piccinelli, quali sono i sintomi caratteristici dell'ipertrofia prostatica? L'ingrossamento benigno della ghiandola prostatica costringe e blocca l'uretra, il piccolo canale che origina dalla vescica, prosegue nella prostata e consente di espellere l'urina. I sintomi sono di due tipi: urinari di tipo ostruttivo e urinari di tipo irritativo. Fra gli ostruttivi ci sono la difficoltà a cominciare la minzione, l'intermittenza di emissione del flusso, l'incompleto svuotamento della vesci-
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ca, il flusso urinario debole e lo sforzo nella minzione. Fra i sintomi irritativi invece la frequenza nell'urinare, un aumentato bisogno durante la notte, l'urgenza minzionale (la necessità impellente di svuotare la vescica) e il bruciore a urinare.
Qual è l'iter che consente di diagnosticarla? Il primo passo è l'esplorazione rettale (palpazione della prostata attraverso il retto). Al fine
della valutazione del volume prostatico, maggiore precisione è data dall'ecografia, sia sovrapubica sia transrettale, a cui si può aggiungere l'ecografia di testicoli, vescica e reni spesso effettuata per un quadro completo delle condizioni dell'apparato urogenitale. Di solito, si esegue anche un esame del sangue per escludere la coesistenza di un carcinoma della prostata: livelli elevati di antigene prostatico specifico (PSA) devono
farne sospettare la presenza. In tal caso può rendersi necessaria l'esecuzione di una biopsia ecoguidata per confermare o escludere il sospetto diagnostico, in quanto numerosi fattori, anche un semplice esame rettale, possono far aumentare il livello di PSA pur in assenza di patologie tumorali.
Com'è possibile prevenire questa patologia? Dopo i 50 anni è sicuramente raccomandata una visita urologica annuale. Ma, attenzione, in alcuni pazienti un'evoluzione del tessuto prostatico in senso ipertrofico (accrescimento) può avere inizio già dopo i 40 anni. Circa il 50% degli uomini di età superiore a 60 anni evidenzia segni di ipertrofia prostatica; la percentuale raggiunge il 90% nei pazienti con età superiore agli 85 anni. La visita urologica è indicata anche in caso di disturbi persistenti della minzione.
Quali sono le possibilità terapeutiche? Quando i sintomi influiscono negativamente sulla qualità di vita si può ricorrere all'uso di farmaci specifici che sono molto efficaci. Tuttavia, in alcuni casi la terapia farmacologica è insufficiente ed è necessario ricorrere all'intervento chirurgico per asportare la porzione interna della prostata, quella che ostruisce il passaggio dell'urina attraverso l'uretra. È bene sottolineare che si asporta soltanto la porzione di prostata cresciuta in eccesso conservandone la parte periferica, ciò consente di risolvere l'ostruzione urinaria
senza ripercussioni sulla continenza e sulla funzione erettile. Tale procedura chirurgica può essere eseguita con metodi tradizionali, a cielo aperto, o per via endoscopica, in quest'ultimo caso senza ricorrere a incisioni cutanee. La via di accesso endoscopica è rappresentata dall'uretra. Attraverso l'uretra viene inserito uno strumento munito di telecamera con il quale si esegue l'asportazione o la vaporizzazione del tessuto prostatico cresciuto in eccesso e ostruente. In quest'ultimo caso si utilizza una tecnica chiamata Fotovaporizzazione Prostatica con GreenlightTM Laser.
consentendo di eseguire la procedura in campo "pulito". Infine il raggio verde, fuoriuscendo da una fibra come la luce da una torcia elettrica, può essere facilmente direzionato sul tessuto da trattare.
Quali sono i vantaggi dell'utilizzo di questa tecnica?
Innanzitutto il sanguinamento pressoché nullo, il tempo di permanenza del catetere postoperatorio di sole 12-24 ore, la rapida ripresa delle minzioni spontanee. L'intervento viene eseguito in anestesia locoregionale e la durata media dell'intera procedura è di circa In che cosa consiste un'ora. È molto importante sotquesta metodica? tolineare che, rispetto all'interLa cosiddetta Fotovaporiz- vento chirurgico più impiegato zazione Prostatica con Gre- negli ultimi cinquant'anni (l'eenlightTM (in inglese "luce lettroresezione endoscopica verde") Laser è una metodi- - TURP), grazie al sanguinamenca endoscopica innovativa, to minimo, GreenlightTM consena invasività minima che offre te di operare in tutta sicurezza risultati ottimi. La fibra laser pazienti in trattamento con viene introdotta dal pene con antiaggreganti, quindi ad alto un sottile endoscopio fino rischio emorragico, senza interall'area ipertrofica. Qui la luce romperne la terapia, e pazienti verde emessa dal laser viene portatori di pacemaker, non completamente assorbita dal essendoci alcun rischio d'intersangue del tessuto prostatico ferenza elettrica con lo stimoche, in conseguenza di ciò, rag- latore cardiaco. Inoltre, nessun giunge istantaneamente alte paziente ha sviluppato impotemperature e si vaporizza. Si tenza e incontinenza. verifica così la vaporizzazione, più esattamente sublimazione, cioè il passaggio del tessuto trattato dallo stato solido allo stato gassoso. Il tessuto prostatico in eccesso non viene quindi né tagliato né asportato ma vaporizzato, trasformato in gas. La metodica garantisce inoltre un'istantanea coagulazione del sangue sul tessuto residuo Bergamo Salute
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IN FORMA
FITNESS
Nuoto e dintorni, guida alla scelta a cura di Alessandra Perullo
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l nuoto è da sempre definito come lo sport completo per eccellenza, quello che la maggior parte dei genitori sceglie per i propri figli sin da piccolissimi. Ma conosciamo realmente i suoi benefici? E quali sono le attività in acqua più indicate per ciascuno? Scopriamolo con il dottor Antonio Rocca, ortopedico.
oltre che la condivisione di un'attività che prevede delle regole ben precise, circondati da "nuovi amici".
favorisce la coordinazione motoria e respiratoria.
ta benefici fisici a 360 gradi sin dalla tenera età: coinvolge la muscolatura e la struttura ossea in generale, determinandone Dottor Rocca, a che età si uno sviluppo corretto e complepuò cominciare a nuotare? to. Rappresenta una base imporGeneralmente già dopo il sesto tante per un corretto sviluppo mese di vita: il beneficio prin- delle capacità motorie e una cipale di iniziare così presto è conseguente crescita armonica l'esperienza del contatto e del- del corpo, determina un aumenla fiducia tra genitore e figlio, to della massa magra e una riduzione di quella grassa e, nello specifico, favorisce lo sviluppo Dott. Antonio Rocca armonico dell'impalcatura ossea, la correzione di eventuali Responsabile reparto Ortopedia deviazioni della colonna verteOspedale di Lovere brale e l'irrobustimento della e Ortopedico presso i centri CSC di gabbia toracica. Stimola i sistemi Casnigo e Rovetta cardio-circolatorio e neuromuscolare e, da non sottovalutare,
Ci sono diverse attività acquatiche adatte anche a persone che non sanno nuotare o hanno timore dell'acqua, come corsi di ginnastica svolti in verticale all'interno della vasca, come l'acquagym per citarne una delle più note. Questo tipo di attività, oltre ad essere alla portata di chi non sa nuotare, è indicato anche per chi presenti problemi alle articolazioni (artrosi, problemi di cartilagine, mal di schiena) perché consente di effettuare esercizi e movimenti in assenza parziale o totale di carico a livello dell'apparato osteo-articolare, con quindi un ridotto impatto a livello di queste strutture. Gli stessi esercizi,
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Il nuoto, quindi, è efficace sia per i bambini Quali sono i benefici fisici? sia per gli adulti. Il nuoto è uno sport che appor- Ma chi non sa nuotare?
al di fuori dell'ambiente della piscina, non potrebbero essere svolti senza scatenare effetti collaterali importanti. Il nuoto e le attività in acqua sono l'ideale anche per chi è in sovrappeso: ci si può muovere liberamente, senza l'affanno del sovraccarico dovuto al peso. Inoltre muoversi in acqua favorisce il dimagrimento grazie al lavoro aerobico e agli esercizi muscolari effettuati. Da non dimenticare, infine, l'effetto drenante che si ottiene grazie al ripristino della circolazione sanguigna e linfatica, data dalla differenza di pressione esercitata dall'acqua, aspetto che interessa soprattutto il sesso femminile, spesso soggetto a problemi di circolazione sanguigna alterata, ritenzione idrica e conseguente cellulite.
A CIASCUNO IL PROPRIO STILE… • Stile libero. Il corpo è spinto dal movimento coordinato delle gambe, mentre le braccia si alternano determinando una leggera torsione del busto. Fondamentale il controllo e l'interazione tra movimento e respirazione. Questo stile interessa e sviluppa i muscoli pettorali, bicipiti, glutei e addominali. • Dorso. Stile praticato in posizione orizzontale e capo rivolto verso l'alto, ampie bracciate e battuta lenta delle gambe. La posizione consente una respirazione fluida e favorisce lo sviluppo dei muscoli del dorso e dei glutei. Particolarmente indicato per chi soffre di problemi alla colonna vertebrale. • Rana. Stile complesso, sviluppa i muscoli di cosce, glutei e tricipiti. Questo stile determina un affaticamento delle ginocchia e della zona lombare: è sconsigliato a chi soffre di patologie nelle parti indicate. • Delfino. Prevede una rotazione quasi completa delle braccia e grande coordinazione con il movimento ondulatorio delle gambe. Questo stile coinvolge i muscoli di addominali, petto, braccia e spalle, sviluppa molto la forza fisica e il controllo della respirazione. …E IL PROPRIO RITMO • Acquagym. Ginnastica a tempo di musica adatta a tutte le età, rappresenta un'attività completa, ottima dal punto di vista estetico, ma in molti casi anche terapeutico e riabilitativo. • Hydrobike. È una delle discipline più efficaci per combattere il sovrappeso e tonificare il corpo e unisce i benefici della bicicletta a quelli dell'attività in acqua. • Aquafit. Corsa su tapisroulant in vasca, immersi fino ai fianchi, variando intensità e inclinazione dell'apparecchio, rinforza il sistema cardiovascolare e la muscolatura degli arti inferiori.
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IN FORMA
BELLEZZA
Ginnastica facciale per un viso senza rughe È la moda del momento, il "lifting" naturale, facile, divertente ed economico e di grande impatto nella nostra società a cura di Maria Castellano
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ollo e décolleté più sodi, zigomi e guance più tonici, labbra rimpolpate e turgide? Provate con la ginnastica facciale. Proprio così. Bastano pochi e semplici esercizi per modellare, recuperare la forma, la compattezza, il tono, il colore e la salute del viso. Un modo naturale, divertente e sano per contrastare i segni del tempo che passa. «A partire dai 30 anni, circa, inizia il fisiologico processo di invecchiamento. Il viso tende a svuotarsi, cioè a perdere consistenza, grasso e tonicità. Il risultato di questo percorso fisiologico è il cedimento dell'impalcatura di sostegno del viso, ovvero della struttura muscolare che sostiene la pelle, che si traduce progressivamente in un mutamento esteriore del
volto» spiega Elena Magnani, personal trainer esperta in questo tipo di allenamento. Se poi a questo aggiungiamo i tanti piccoli movimenti di espressione che ognuno di noi compie quotidianamente, come corrugare gli occhi, le sopracciglia, la fronte il gioco è fatto. Ecco allora l'idea di allenare con esercizi ad hoc non solo i muscoli del corpo, ma anche i ben più trascurati, anche se importantissimi, muscoli del viso. «La ginnastica facciale, nata in ambito riabilitativo, oggi trova applicazione in diverse specialità della medicina tra cui quella estetica, con lo scopo di sostenere e ricostruire la struttura muscolare che sostiene la pelle del volto. Praticata da sempre più persone (uomini e donne) in tutto il mondo, funzio-
Vi proponiamo due esercizi di ginnastica facciale, rispettivamente per il collo e per il contorno del viso e zigomi. Per esercitarsi è necessario sedersi davanti a uno specchio e tenere sempre la postura della schiena diritta e le spalle abbassate.
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na come un vero e proprio lifting naturale del volto e rappresenta una valida alternativa a trattamenti ben più costosi, di scarsa durata e spesso non indolori. I risultati, con 10 minuti di allenamento tutti i giorni, sono visibili già dopo qualche settimana».
Ma quanti sono i muscoli del viso? I muscoli facciali sono tantissimi, per la precisione 57, e di piccole dimensioni. Sono direttamente attaccati alla pelle e per questo ogni piccola variazione di volume è molto evidente e si nota subito. Attraverso l'allenamento e una stimolazione adeguata, proprio come succede con i muscoli del resto del corpo, possiamo favorire il loro sviluppo armonioso, tonificandoli e rassodandoli.
PER IL COLLO Sollevate leggermente il mento, tenete l'arcata dei denti inferiori staccata da quella dei denti superiori. Mantenendo una corretta postura della schiena, colonna vertebrale diritta e spalle abbassate, piegate leggermente la testa all'indietro. Sporgete in avanti e tenete in alto mento e naso, come quando guardate le stelle cadere dal cielo. Piegate gli angoli della bocca in giù con forza. A questo punto avrete la contrazione dei muscoli del collo, il cosiddetto muscolo Platisma, i tendini sporgeranno e la pelle del décolleté si solleverà verso l'alto. Ripetere inizialmente 20 volte aumentando le ripetizioni di volta in volta fino ad arrivare a 100.
1 PER CONTORNO DEL VISO E ZIGOMI Aprite la bocca lasciando cadere la mandibola verso il basso senza forzature, simulando uno sbadiglio.
3 Mantenete la posizione e sorridete portando gli angoli della bocca verso le tempie. Riportate gradualmente le labbra nella posizione precedente e sbadigliate dolcemente. Questo esercizio va eseguito con molta cautela. Più è lenta l'esecuzione maggiore sarà la sua efficacia. Ripetete 3 volte, molto, molto lentamente.
2 Richiudete la bocca facendo scorrere il labbro inferiore sopra a quello superiore, lasciando che il labbro inferiore sporga all'insù come per cercare di toccare con il labbro la punta del naso.
In cosa consiste l'allenamento?
e l'ossigenazione di tutti i tessuti della muscolatura cranioPrevede la stimolazione di tutti facciale. Questo si traduce i muscoli facciali con la stessa nell'aumento della luminosità intensità e con esercizi speci- e dell'elasticità della pelle, nel fici per ogni sezione del volto: rafforzamento del cuoio capelper rassodare il collo e il décol- luto e nell'attenuazione delle leté, per rassodare le guance e occhiaie. Perché sia efficace, gli zigomi e aumentarne il vo- però, l'allenamento deve essere lume, per ottenere un lifting del personalizzato e tenere conto sopracciglio e della palpebra delle esigenze e delle caratte(vedi sequenza di esercizi nei- ristiche individuali di ognuno, box). È sempre inclusa una fase andando a riequilibrare la mupreparatoria pre-allenamento scolatura dell'impalcatura di con tecniche di massaggio al sostegno del viso nel rispetto viso, postura e respirazione. dell'armonia del viso.
E come fa ad attenuare le rughe? L'allenamento tonifica i muscoli, li rende più turgidi con la conseguenza che la pelle sovrastante si distende. Inoltre quest'attività stimola la circolazione linfatica e sanguigna
elena magnani
Personal trainer a Bergamo e a Lecco
ICO SAS
REALTÀ SALUTE
Un pericolo invisibile nelle nostre case a cura di Francesca Dogi
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dati della ASL di Bergamo parlano chiaro: si stima che nella nostra provincia siano oltre 50 l'anno i morti per tumore polmonare causati da gas Radon, mentre l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha stabilito che il Radon è la seconda causa di tumore polmonare dopo il fumo di tabacco». Chi parla è Sandro Fornai, ingegnere bergamasco che si occupa di misurazione e bonifica da gas Radon. «Purtroppo la percezione da parte della popolazione è ancora molto ridotta, inferiore ad esempio a quella verso inquinanti noti come il benzene, l'amianto o fattori di rischio solo ipotizzati come i campi elettromagnetici» aggiunge Fornai. Il Radon è un gas radioattivo invisibile, incolore e inodore, prodotto dal decadimento radioattivo dell'uranio, presente quasi ovunque nel suolo e nelle rocce. Quando fuoriesce dal terreno nell'atmosfera tende a disperdersi rapidamente, mentre se penetra negli
ICO SAS SVOLGE: • Misure della concentrazione di Radon a lungo e a breve periodo o monitoraggio in continuo. • Consulenza a datori di lavoro, costruttori edili e progettisti, pubbliche amministrazioni per la prevenzione del rischio Radon e per l'adozione di azioni di rimedio in caso di superamento dei limiti di concentrazione. • Progettazione e realizzazione opere di bonifica degli ambienti per ridurre la concentrazione di Radon al di sotto dei limiti, negli ambienti di lavoro secondo D.Lgs 241/00 e nelle abitazioni secondo la Raccomandazione Euratom 143/90.
concentrazione di Radon dovrebbe essere misurata in tutti gli edifici, soprattutto dove il pericolo è maggiore, come nei piani terra e interrati, particolarmente in costruzioni di vecchia realizzazione. ambienti chiusi (case, scuole, Mi è capitato nel mio lavoro di riambienti di lavoro, etc.) può rag- levare alte concentrazioni di Ragiungere concentrazioni perico- don ad esempio in taverne, locali lose per la salute, perché aumen- che nelle nostre case sono spesta la probabilità di contrarre un so utilizzati dalle famiglie nel tumore polmonare. Aerare i lo- tempo libero» continua l'esperto. cali, dove è possibile, ne abbassa La misura della concentraziomomentaneamente la concen- ne di Radon può essere fatta trazione, ma non impedisce che in modo semplice, affidabile e nelle ore successive torni ad poco costoso con dispositivi di accumularsi. «Ci sono aree più piccole dimensioni (dosimetri) a rischio, ma non c'è zona che sensibili alle radiazioni che vansi possa dire indenne. Come av- no posizionati negli ambienti da viene in altri Paesi, la monitorare per un periodo di alcuni mesi, meglio nelle stagioni fredde, e poi analizzati da un laboratorio certificato. ICO SAS Servizi rilevazione e bonifica gas Radon Via Piemonte 19 24022 Alzano Lombardo Ing. Giovanni Lazzaroni Tel. 3293053575 Ing. Sandro Fornai Tel. 3489000282 info@icoradon.it www.icoradon.it
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La libera professione infermieristica, tra presente e futuro
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Via Rovelli, 45 24125 Bergamo Tel. 035 217090 - 347 9627397 Fax 035 236332 collegio@infermieribergamo.it www.ipasvibergamo.it
a cura di Francesca Dogi
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L'
esercizio autonomo della professione infermieristica negli ultimi anni si è sviluppato notevolmente, assumendo nei vari ambiti sanitari ruoli e spazi sempre maggiori. Ma quali sono le caratteristiche di questa figura infermieristica? «Il Libero Professionista Infermiere è un infermiere laureato in infermieristica, iscritto all'albo degli infermieri (IPASVI), che decide di esercitare la propria attività senza alcun vincolo di subordinazione» spiega Gianluca Solitro, Infermiere Libero Professionista. «Oggi l'infermiere è un professionista che responsabilmente ha il governo del processo assistenziale, decide in autonomia come pianificare l'assistenza al proprio paziente, prendendosi carico dei propri assistiti con una visione assistenziale olistica ovvero completa e strutturata». La figura del medico, ovviamente, rimane sempre un asse importante per il coordinamento delle due professioni, ma in un contesto che si potrebbe definire quasi "paritario" con competenze differenti ma in perfetta sintonia. Sul territorio, l'Infermiere Libero Professionista può svolgere attività assistenziali ed educative, direttamente al domicilio del paziente. «Con grossi vantaggi sia in termini gestionali sia organizzativi. Questo sarà il futuro dell'organizzazione
sanitaria in un Paese come il nostro in cui le risorse economiche tendono a diminuire costantemente a fronte una popolazione che, sempre più anziana, richiede e necessita di una sempre più maggiore assistenza». Attenzione, però, a chi ci si affida. «Il consiglio, a chiunque avesse necessità di assistenza infermieristica, per evitare di incappare in figure abusive, è accertarsi dell'identità del professionista richiedendo un documento che certifichi l'iscrizione all'Ordine (tesserino Ipasvi). Inoltre ricordate, se ad assistervi è un professionista in regola (in genere con partita IVA), potrete usufruire di agevolazioni fiscali» continua Solitro. Un'altra forma di libera professione che si sta sviluppando è quella associata, con la nascita di studi professionali associati, cooperative sociali, società tra professionisti (STP). «Grazie a queste società, l'infermiere può prendersi in carico la gestione di vari appalti o servizi, organizzare l'attività lavorativa e il personale e garantire una continuità assistenziale che nell'esercizio in forma singola a volte risulta difficile. Tenendo conto delle prospettive del Sistema Sanitario Nazionale, che tenderà
a spostare la visione ospedalocentrica a una visione più ampia di assistenza gestita a livello territoriale, la nascita di queste nuove forme societarie vedrà sempre più in prima linea la professione infermieristica. Inoltre organizzazioni come queste permetteranno di aumentare sia la possibilità di occupazione sia la qualità. La nuova sfida per il futuro sarà invece la nascita della figura dell'infermiere di Famiglia e di Ospedali di Comunità a completa gestione infermieristica, sfide che, anche se ambiziose e impegnative, ci vedranno pronti per portare il nostro contributo così come la nostra deontologia c'insegna per perseguire quella che rimane sempre la nostra mission, ovvero il prenderci cura dei cittadini» conclude Solitro.
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035 44 233 43 - Visite private, ricoveri e dimissioni - Assistenza a manifestazioni ed eventi - Servizi sportivi
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PROGETTO E.C.M.O. PEDIATRICO
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Il progetto relativo all’ambulanza per i trasporti ECMO Pediatrici, unica nel suo genere, grazie ad un prezioso contributo concesso dalla FONDAZIONE DELLA COMUNITA’ BERGAMASCA ONLUS e ad un ulteriore sforzo della Cooperativa, compie un nuovo ed importante passo. A breve in fatti, grazie a questi contributi, il mezzo verrà attrezzato con apparecchiature elettromedicali, diventando ancor più completo e funzionale, consentendo di effettuare in sicurezza anche il trasporto di pazienti bariatrici oltre che essere naturalmente un’ottima Unità Mobile di Terapia Intensiva.
Padana Emergenza, è stata la prima in Provincia di Bergamo, ad introdurre nel Soccorso Sanitario (118) con mezzi di base l’utilizzo dell’elettrocardiografo. Con questo apparecchio a disposizione, i soccorritori effettuano, se necessario, un ECG già in casa del paziente, inviandolo poi alla Sala Operativa del 118, dove un medico sarà in grado di riconoscere eventuali problemi cardiaci indirizzando il paziente nella struttura più idonea al trattamento di cui necessita. Un ulteriore evoluzione del Soccorso a cui Padana Emergenza ha voluto rispondere subito ed in modo concreto.
w w w . p a d a n a e m e r g e n z a . o r g Sedi operative: DALMINE e MORNICO AL SERIO (BG) - LUINO (VA)
STUDIO ODONTOIATRICO CAPOFERRI
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Rimozione delle otturazioni in amalgama? Solo se "protetta" a cura di Francesca Dogi
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malgama sì o amalgama no? La permanenza nel cavo orale di questa miscela utilizzata per le otturazioni dentali da più di 150 anni, costituita da mercurio (50%),rame (6-9%), argento (2237%), stagno (11-14%) e zinco (2%), è oggi argomento di notevoli controversie nella comunità scientifica. «Il mercurio è il secondo elemento non radioattivo più tossico dopo il plutonio» dice il dottor Stefano Capoferri, medico odontoiatra. «La diatriba, in particolare, è legata ai potenziali danni biologici legati al costante rilascio di questo metallo nell'organismo da parte delle stesse otturazioni». Secondo alcuni esperti l'amalgama causerebbe problemi all'organismo intossicandolo, secondo altri, invece, le quantità rilasciate dalle otturazioni sarebbero troppo basse per essere nocive. Ciò che però accomuna oppositori e sostenitori è l'effettiva pericolosità dell'amalgama, per via dei vapori sprigionati dal calore sviluppato dagli strumenti, se non rimossa con le dovute attenzioni e precauzioni. Per questo sono stati messi a punto precisi protocolli operativi, indispensabili al fine di ridurre il più possibile il rischio di inalazione dei vapori di mercurio per l'operatore e per il paziente. «Per effettuare una rimozione protetta bisogna rispettare alcuni punti focali» continua il
dottor Capoferri. «Innanzitutto il dente da trattare deve essere isolato con l'ausilio della diga di gomma. La tecnica di fresaggio deve essere eseguita, con tagli netti utilizzando una fresa al carburo di tungsteno specifica per metalli e sotto abbondante irrigazione. L'amalgama non deve essere assolutamente polverizzata ma deve essere rimossa intera o a blocchi mediante l'uso di scalpelli. Aspetti importanti sono, poi, l'areazione del locale, per garantire un constante ricambio d'aria, e l'aspirazione mediante l'uso combinato di due aspiratori. Altre precauzioni per limitare al minimo i rischi sono aspettare almeno tre settimane tra una rimozione e l'altra per favorire la detossificazione e seguire una terapia antiossidante e chelante ("disintossicante") con assunzione di vitamina C e selenio. Ovviamente, una volta rimossa l'amalgama, deve essere riposta in contenitori con chiusura ermetica e smaltita secondo le normative vigenti come rifiuto pericoloso». Ma come si fa a essere certi di non aver subito "danni" nella
STUDIO ODONTOIATRICO DOTT. STEFANO CAPOFERRI Via Giuseppe Verdi 6/A 24060 Bolgare Tel./Fax 035 841358 stefanocapoferri@libero.it
rimozione? «Prima della rimozione e almeno sei mesi dopo l'ultima, è consigliabile fare una valutazione della concentrazione di mercurio nell'organismo attraverso un mineralogramma (esame del capello) o esami delle urine o del sangue» conclude l'odontoiatra.
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CENTRO STUDI SYNAPSY
Osteopatia e massaggi, una scuola d'eccellenza per "professionisti della salute" a cura di Francesca Dogi
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na cosa è certa, a queste persone non direte mai: "mi tolga le mani di dosso". Sono massaggiatori e osteopati, "professionisti della salute" in grado di aiutare a risolvere un problema osteo-articolare, muscolare o più semplicemente aiutare a rilassarsi. Si tratta di professionisti capaci di migliorare la qualità della vita di qualsiasi individuo. Ovviamente, è necessario mettersi in mani "sicure", professionalizzate, che sanno cosa fanno. Nel centro di Bergamo, ma anche a Brescia e Legnano, opera il Centro Studi Synapsy, una scuola di studi superiori paritaria accreditata presso la Regione Lombardia, da 40 anni specializzata in arti ausiliarie delle professioni sanitarie, che prepara ai massimi livelli massaggiatori e osteopati. «Il Centro Studi Synapsy è specializzato nella formazione in campo massoterapico e idrote-
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rapico e nella medicina osteopatica, con percorsi formativi per massaggiatore e capo bagnino degli stabilimenti idroterapici e inoltre con la scuola superiore di Osteopatia. In particolare, il percorso di studi osteopatici proposto dalla Scuola Superiore di Osteopatia Synapsy è basato sui tradizionali principi della medicina osteopatica ma ha sviluppato un approccio innovativo denominato "Biomeccanica Funzionale Dinamica"» spiega il dottor Claude Altieri, Direttore Scientifico della scuola e ideatore della "Biomeccanica Funzionale Dinamica" (BDF). «Oltre a essere di grande aiuto nel trattamento di situazioni di sofferenza, svolge un ruolo centrale nella prevenzione, in quanto le disfunzioni biomeccaniche non risolte generano comunque negli anni delle lesioni». Tutti i corsi sono tenuti da docenti altamente specializzati e da figure professionali di settore; per ogni corso sono previste attività di tirocinio, stage e incontri con esponenti di rilievo dell'area professionale in ambito sanitario. Per i massaggiatori-
QUI SI FORMANO ANCHE OTTICI E ODONTOTECNICI Curare la vista e la masticazione equivale a vivere meglio la propria esistenza. L’Istituto Leonardo da Vinci, appartenente al medesimo gruppo Centro Studi Superiori di Bergamo, presente nel territorio lombardo da oltre 50 anni, tra i percorsi ausiliari alle professioni sanitarie ha attivi quelli relativi alla formazione di ottici e odontotecnici. Il diploma in Ottica consente di realizzare nei laboratori oftalmici ogni tipo di soluzione personalizzata, confezionare e commercializzare occhiali e lenti a contatto. Il diplomato, a conclusione del percorso quinquennale, è in grado di utilizzare in modo adeguato materiali, strumentazioni, tecniche di lavorazione e ricostruzione indispensabili per preparare ausili e/o presidi sanitari per il benessere della persona. Può inoltre definire la prescrizione oftalmica di alcuni difetti visivi quali miopia e presbiopia, con esclusione di ipermetropia, astigmatismo e afachia. Il diplomato Odontotecnico, al termine del quinquennio di studi, invece, è in grado di costruire ogni tipo di protesi, provvisoria, fissa e mobile. Il corso scolastico lo prepara anche a eseguire tutte le lavorazione per il rilievo delle impronte e la collocazione dei dispositivi necessari all’analisi della condizione della bocca. Sa adoperare strumenti di precisione per costruire, levigare e rifinire le protesi, oltre ad applicare ogni nuova tecnologia utile allo studio tridimensionale della condizione della bocca.
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terapisti il percorso di studi è biennale e strutturato nei seguenti turni: fine settimana, diurno e serale. Al termine del percorso, previo superamento delle prove finali, viene conferito il titolo abilitante all'Arte Ausiliaria delle Professioni OPEN DAY SYNAPSY DUE DATE A SETTEMBRE Sarà un settembre "Open day" per il Centro Studi Synapsy. Sabato 6 e 20 settembre sarà aperta a partire dalle 10 a chiunque fosse interessato la sede centrale di Bergamo. Nel pomeriggio di sabato 20 settembre, a partire dalle 15, l'apertura riguarderà la sede di Brescia, mentre l'Open day per la sede di Legnano si svolgerà sabato 13 settembre a partire dalle 15. La segreteria del Centro Studi Synapsy è aperta da lunedì a venerdì dalle 9 alle 18 e il sabato dalle 9 alle 12.
Sanitarie di Massaggiatore e Capo Bagnino degli Stabilimenti Idroterapici spendibile su territorio nazionale e nella Comunità Europea. La Scuola Superiore di Osteopatia propone invece un percorso di 4 anni accademici a tempo parziale (part-time) per professionisti già operanti in ambito sanitario, e un percorso di 5 anni accademici a tempo pieno (full-time) destinato in particolare ad allievi neo-diplomati. A conclusione di ogni annualità, viene rilasciato un attestato relativo alle competenze acquisite e al termine del percorso, a seguito della discussione di una tesi sperimentale, verrà conferito il Diploma in Osteopatia. In tutti i percorsi proposti dal Centro Studi Synapsy il tempo dedicato alla parte teorica, a livel-
lo operativo, è equivalente a quello per la parte pratica per garantire un apprendimento immediato, efficace e di qualità. Gli allievi possono usufruire di aule ampie e luminose dotate di attrezzature per la didattica multimediale e laboratori attrezzati. A Bergamo le lezioni si svolgono in ambienti moderni e funzionali con una superficie di oltre 6mila metri quadrati. CENTRO STUDI SUPERIORI Via Moroni 255 - Via dei Caniana 2/B 24122 Bergamo Tel. 035 259090 www.centrostudisynapsy.it www.osteopatiasynapsy.it www.centrostudi.it ALTRE SEDI Viale Castellini 7 - Brescia Via Renato Cuttica 1 - Legnano
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DonneInDifesa, per non sentirsi più vulnerabili
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n corso di difesa in cui acquisire tutti gli strumenti per far fronte a qualsiasi tipo di situazione imprevista di pericolo o aggressione, sviluppando realmente l'attitudine alla difesa. Si chiama DonneInDifesa ed è organizzato da Ananda. Destinatarie dell'iniziativa, come dice il nome, le donne, sempre più esposte nella nostra società ad aggressioni, verbali e non, anche in famiglia e nelle relazioni di coppia. Durante il corso, che inizierà a metà settembre (ogni giovedì dalle 18.30 alle 19.30), si potranno imparare non solo le tecniche pratiche da utilizzare per atterrare l'aggressore, ma soprattutto la mentalità per diventare più sicure di se stesse e affrontare tutte quelle spiacevoli situazioni critiche che esigono un tempestivo piano di emergenza e una pronta reazione, dagli attacchi verbali alle molestie fino alle vere e proprie aggressioni. Per informazioni www.anandacsa.com
Bottoni che fatica!
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ollane, braccialetti, magliette, borse. Tutte lavorate con bottoni. Sembra facile, ma chi le ha realizzate soffre della malattia di Charcot Marie Tooh, una neuropatia rara che colpisce mani e piedi limitandone progressivamente l'uso e di cui soffre una persona ogni 2500. Questi lavori, molto belli, sono frutto di una vera fatica e di sacrificio. Se siete curiosi, l'appuntamento è per domenica 21 settembre il via Colleoni 8, in Città Alta, dove ci sarà la bancarella di volontariato con tanti lavori decorati, dalle borse ai gioielli, alle idee regalo. L'iniziativa è di "Amiche per la vita" in collaborazione con Acmt-rete. Per ulteriori informazioni www.acmt-rete.it oppure www.amicheperlavitaonlus.blogspot.com
Parco della Trucca, divertimento e relax per chi resta in città
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on andate in vacanza o siete già tornati, ma avete ancora voglia di godervi l'estate? Allora non potete non fare un giro al Parco della Trucca. Fino al 6 settembre, da lunedì a domenica dalle 9 alle 24, avrete solo l'imbarazzo della scelta per ritagliarvi qualche ora di relax e divertimento. Tante le iniziative in programma, per grandi e piccoli: attività sportive (tornei di volley, calcetto, ping pong, corsa amatoriale, kayak sul lago) e iniziative legate al benessere e al fitness (corsi di yoga, pilates, tai chi, zumba e ginnastica dolce, ma anche boot camp che si ispira all'allenamento dei marines e unisce esercizi di fitness a preparazione atletica e militare, e slacklining, che consiste nel camminare sospesi su una fettuccia di poliestere tesa tra due punti), laboratori creativi per bambini, attività teatrali, workshop di fotografia, esposizioni di artisti bergamaschi, giornate dedicate alle attività con i cani e eventi solidali. Novità di quest'anno il "Cinema sotto le stelle": grazie alla collaborazione con Bergamo Film Meeting, ad agosto, sarà possibile vedere gratuitamente quattro grandi film al chiaro di luna, immersi nel verde e seduti su plaid.
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Bergamo Salute
Emergenza caldo? C'è il numero verde dell'Asl
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gni anno con l'estate arrivano anche le tipiche ondate di calore: condizioni climatiche e temperature elevate con alti tassi di umidità per periodi prolungati che possono mettere a repentaglio l'equilibrio dell'organismo. Che fare? Innanzitutto seguire alcune regole anti-afa come bere almeno due litri di acqua al giorno, evitare di uscire nelle ore più calde, privilegiare abiti freschi e in fibre naturali, aumentare il consumo di frutta e verdura etc. Non sempre però queste strategie bastano, soprattutto nei soggetti più fragili. Per questo fino al prossimo 15 settembre, Arpa Lombardia trasmetterà bollettini giornalieri sulle condizioni climatiche al Centro di Riferimento di Asl Bergamo che, in caso di emergenza, invierà tempestivamente istruzioni pratiche alle diverse istituzioni. La rete dei servizi si prende particolare cura degli anziani, dallo specifico monitoraggio delle persone assistite a domicilio al ricovero, se appropriato, in struttura ospedaliera ed eventuali dimissioni protette. Nel periodo estivo Asl Bergamo ha attivato un sistema di allerta sempre attivo per gestire la trasmissione delle informazioni sulle previsioni meteorologiche e i messaggi di allarme ondate di calore. Inoltre ha messo a disposizione il numero verde 800002233, attivo dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 12,30 e dalle 13,30 alle 16 fino al 31 agosto, a cui la popolazione può rivolgersi per informazioni.
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DAL TERRITORIO
Riconoscere la lingua dei segni, il primo passo per una vera integrazione dei sordi a cura di Maria Castellano
«L
'Italia è uno dei pochi Paesi che ad oggi non ha ancora riconosciuto la Lingua dei Segni, benché la sua promozione sia auspicata dalla Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità che il nostro Paese ha sottoscritto. Un suo riconoscimento darebbe ai sordi maggiori servizi accessibili garantiti dalle Istituzioni pubbliche e non». Chi parla è Stefano Zanoletti, presidente dell'ENS (Ente Nazionale Sordi) provinciale di Bergamo, che fa parte dell'ENS nazionale e con quest'ultimo promuove iniziative per favorire l'integrazione delle persone sorde nella società, la loro crescita, autonomia e piena realizzazione in tutti i campi, scolastico, lavorativo, personale. «La sordità è ancora una realtà sconosciuta» continua il presidente. «Il principale obbiettivo di tutte le nostre iniziative perciò è darle visibilità, affinché si abbattano i pregiudizi per la costruzione di una società più equa. In particolare con il circolo ricreativo organizziamo gite, seminari, giornate associative, iniziative sportive, incontri formativi resi accessibili attraverso la traduzione di un interprete di Lingua dei Segni Italiana (LIS). Inoltre sosteniamo progetti per rendere effettivo e idoneo l'inserimento lavorativo nelle aziende e per rendere possibi-
le l'accessibilità dei servizi alle persone sorde: corsi di informazione e sensibilizzazione per il personale sanitario e amministrativo dell'Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo (destinato a diventare progetto-pilota a livello nazionale), servizi per la chiamata d'emergenza in collaborazione con la Questura, collaborazioni con la Croce Rossa Italiana e ovviamente assistenza e tutela, sportelli informativi INPS e inserimento lavorativo, tradotti in Lingua dei Segni. Ad oggi, infatti, la traduzione in tempo reale in LIS è la sola reale garanzia di accessibilità e partecipazione». Una garanzia ancora troppo spesso negata. «Basti pensare a tutti i servizi di prenotazione di esami e visite mediche, per restare in ambito sanitario, a cui si accede telefonando, azione che una persona sorda deve delegare ad altri perdendo così il diritto a esercitare un'autonomia e a tutelare la propria privacy. Lo stesso accade, con rischi evidenti, per i numeri telefonici di emergenza. Si tratterebbe semplicemente di fornire alternative testuali, visibili e leggibili su display, alle informazioni trasmesse con gli altoparlanti negli uffici pubblici, nelle stazioni
ferroviarie, negli aeroporti, negli ospedali e negli ambulatori. A Bergamo, poi, manca ancora un'emittente locale pienamente accessibile attraverso il servizio di sottotitolazione: questo è uno degli obbiettivi che speriamo di raggiungere nel più breve tempo possibile». Tra le iniziative ci sono anche quelle nelle scuole e in ambito lavorativo. «Nelle scuole promuoviamo interventi educativi di sensibilizzazione e sosteniamo le famiglie udenti con figli sordi. Una nota positiva che caratterizza la nostra Provincia riguarda proprio il Servizio di Integrazione scolastica dei Disabili Sensoriali (SPIDIS), fiore all'occhiello nel garantire l'assistenza scolastica degli alunni sordi» conclude Zanoletti.
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DAL TERRITORIO
IL LATO UMANO DELLA MEDICINA
Così ho creato un angolo di paradiso nell'inferno
La storia di una suora bergamasca che ha fondato in India un ospedale per lebbrosi e malati di tubercolosi a cura di Lucio Buonanno
I
l suo sorriso è contagioso. Come la sua vita dedicata ai più poveri del mondo, ai lebbrosi. Lei, suor Bertilla Capra da Bagnatica, 75 anni, è da 44 in India, superiora del Vimala Dermatological Centre di Mumbai, un ospedale che cura i pazienti con ulcere e piaghe gravi, i malati di tubercolosi e i loro figli. La incontriamo a Monza, all'Istituto delle Missionarie dell'Immacolata, dove da ragazzina ha preso i voti. È in vacanza, ma il
suo pensiero, mentre parliamo, vola al suo ospedale, ai suoi pazienti, ai suoi ragazzi e ragazze che cura e alleva come una mamma. Sempre sorridente, sempre pronta a offrire una carezza, una parola di conforto.
mia cugina suora missionaria» racconta. «Ero affascinata da quello che leggevo e così un poco alla volta ho preso la decisione. Dopo aver lavorato per qualche tempo al filatoio di Brusaporto, sono entrata qui all'Istituto delle Missionarie dell'ImLa sua è una missione d'amore, macolata. Nello stesso tempo al servizio dei più poveri tra i ho fatto un corso per infermiera poveri. «Ho fatto questa scelta a a Roma e uno per ostetrica alla 14 anni leggendo i giornali del clinica Mangiagalli a Milano. Il Pime (Pontificio Istituto Missioni mio sogno era di andare in Asia, Estere) che mi faceva avere una in Bangladesh. Invece sono stata destinata in India per occuparmi di malati di lebbra. È quello che ho continuato a fare per tutti questi anni. La lebbra l'ho scoperta un po' alla volta. Prima ho dovuto seguire un corso in Spagna, perché il governo indiano accettava soltanto chi aveva un diploma per questa malattia». Finalmente suor Bertilla può partire per l'India. «Sono stata a Calcutta, dove ho conosciuto Madre Teresa. Con lei sono andata molte volte sulla jeep per visitare i vari campi con i profughi della guerra tra Pakistan e Bangladesh del 1971. Un'esperienza meravigliosa. Appena salivamo in auto Madre Teresa cominciava a pregare. Poi sono andata a Eluru, nell'Andhra Pradesh, nel sud dell'India. Una regione poverissima ma con la gente semplice, accogliente, rico-
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noscente. Nell'81 sono arrivata a Mumbai. C'erano tanti malati di lebbra nella zona: su 800 mila abitanti almeno 13 mila erano lebbrosi. Così abbiamo chiesto i permessi al governo che ci ha fornito lo spazio dove abbiamo costruito il Centro per ricoverare i pazienti. Oggi abbiamo una settantina di ricoverati e li curiamo senza paura. La lebbra è una malattia che attacca la pelle e i nervi periferici, ma quando te ne accorgi è troppo tardi. I sintomi sono una macchia sulla pelle, poi vengono le paralisi alle dita, alla mano, ai piedi. Se presa in tempo si può curare. Per questo andiamo nelle scuole, nelle fabbriche per cercare di prevenire. E infatti abbiamo aiutato migliaia e migliaia di persone. La lebbra non si trasmette come la tubercolosi, ma in India è vista come una punizione divina e i lebbrosi danno fastidio, fanno ribrezzo». Il Centro di suor Bertilla non si occupa soltanto di malati di lebbra e di tubercolosi. Ha creato un collegio per gli orfani e per i figli dei pazienti. Le ragazze studiano anche lì, i maschi invece vanno nelle scuole governative. Ma tutti (induisti, musulmani e i pochi cristiani), la mattina pregano, cantano inni religiosi e molti leggono la Bibbia. E poi ci sono un ambulatorio con dispensario di medicine, sale operatorie, reparto di riabilitazione, un calzolaio che fa scarpe speciali per chi ha superato la malattia, e una sartoria diretta da un indiano, molto bravo nel taglio e cucito, che ha vinto la lebbra, e che ora con una decina di aiutanti, spesso ex lebbrosi, confeziona
LEBBRA: IN CALO MA NON SI PUÒ ANCORA ABBASSARE LA GUARDIA Negli ultimi 20 anni oltre 14 milioni di malati sono stati curati, 4 milioni dal 2000. La diagnosi precoce e la terapia multifarmaco, disponibile gratuitamente dal 1995, si sono rivelati gli elementi chiave nell'eliminare questa malattia infettiva cronica causata da Mycobacterium leprae o bacillo di Hansen. 2 milioni di loro però convivono con disabilità gravi (mutilazioni, deformità, cecità) e altri 2 milioni con disabilità nelle fasi iniziali. Come sottolinea l'ultimo rapporto del Comitato degli Esperti sulla Lebbra dell'Organizzazione Mondiale della Salute (OMS), del 2012, "nonostante un progresso significativo nel controllo della malattia e nella riduzione del suo peso, molto ancora resta da fare per rinforzare i risultati ottenuti e per ulteriormente ridurre l'impatto della lebbra, soprattutto per quanto riguarda le sue conseguenze fisiche, mentali e socio-economiche sui malati e sulle loro famiglie". Sebbene il tasso di prevalenza della malattia in oltre 20 anni sia calato del 90%, ogni anno nel mondo si registrano 220-230 mila nuovi casi e la lebbra continua a essere diffusa principalmente in Asia (soprattutto in India), Africa (in particolare alcune regioni dell'Africa occidentale) e in alcune zone dell'America Meridionale come il Brasile. Ma adesso fa paura la tubercolosi. Ne soffrono tanti.
sari, vestiti e altri capi di abbigliamento che vengono portati in Italia per essere venduti.
di farne donne autosufficienti in grado di lavorare e di avere una vita dignitosa. A queste bambine manca tutto e come se non baIl ricavato torna al Centro di stasse una volta divenute adulte suor Bertilla, come le offerte non potranno sposarsi senza la degli sponsor, gli Amici di Raul dote. Anche se alcune si sono Follerau di Bologna, la German diplomate o laureate. Sembra Leprosy Relief Association, e paradossale ma il lebbrosario è come gli Amici delle Missio- un vero e proprio angolo di Panarie dell'Immacolata o quel- radiso. Si respira un'atmosfera le di tanti che ogni anno, tra unica e ineguagliabile. Le bamgennaio e febbraio, vanno a bine cantano, studiano e pregaMumbai a portare i soldi che no, aiutano le suore e naturalraccolgono. Una di questi è la mente giocano mentre i malati giornalista Barbara Zonchello. dalla loro ala dell'ospedale le «Bertilla tira le fila di una gran- guardano sorridendo. Fuori dalde missione che ospita 80 ma- le mura di questo Paradiso c'è lati gravi di lebbra e tubercolosi l'India in tutta la sua durezza. e 70 bambine particolarmente E naturalmente Bertilla entra ed disagiate» racconta in una let- esce da queste mura, aiuta, sorritera al ritorno dalla sua ultima de, cura. Lì serve davvero tutto». visita. «I malati di lebbra vengo- Suor Bertilla legge la lettera e no operati e curati con amore. sorride. «Per me non è affatto un Le bambine invece vivono una sacrificio. Ho scelto di essere al vita lontano dalla strada dove servizio dei più poveri tra i povesarebbero cresciute: mangiano, ri, degli ammalati, e rifarei tutto. dormono in una brandina, van- Sono loro che mi trasmettono no a scuola con tanto di divisa una gioia immensa anche se c'è e crescono in un ambiente tran- tanto da fare ancora e c'è bisoquillo e protetto con l'obbiettivo gno di fondi». Bergamo Salute
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MALATTIE RARE
DAL TERRITORIO
A.R.M.R.
Insieme contro le malattie rare Le Malattie Rare sono un ampio gruppo di patologie (circa 6000 secondo l'OMS), accomunate dalla bassa prevalenza nella popolazione (inferiore a 5 persone per 1000 abitanti secondo i criteri adottati dall'Unione Europea). Con base genetica per l'80-90%, possono interessare tutti gli organi e apparati dell'organismo umano. In questo numero parliamo della Malattia di Gaucher.
Tel. 035/671906 Fax 035/672699 presidenza@armr.it www.armr.it
INCONTRI CON I SOCI E GLI AMICI DI A.R.M.R. • Giovedì 24 luglio, dalle ore 19:30 in poi Organizzato dal Gruppo Giovani A.R.M.R. sugli Spalti di San Michele "Ababordo sulle Mura" • Giovedì 18 settembre dalle ore 18:00 alle ore 19:30 aperitivo per i soci A.R.M.R. presso Gioielleria Cornali piazza Matteotti • 27 e 28 settembre a Branzi Fiera di San Matteo con la partecipazione del Prof. Giuseppe Remuzzi Maggiori informazioni su www.armr.it
MALATTIA DI GAUCHER Codice di esenzione.RCG080 Categoria. Malattie delle ghiandole endocrine, della nutrizione, del metabolismo e disturbi immunitari. Definizione. È la più frequente patologia del metabolismo degli sfingolipidi (classe di lipidi di membrana). Si distinguono tre tipi: il tipo 1, senza interessamento neurologico; il tipo 2, con grave e precoce interessamento neurologico, il tipo 3, con interessamento neurologico più tardivo. Epidemologia. È stata stimata per il tipo 1 un'incidenza di 1: 60.000-200.000 (che sale tra gli ebrei ashkenazi); per il tipo 2 di 1:100.000 e per il tipo 3 di 1:50.000. Segni e sintomi. Il tipo 1 esordisce in età che va dall'infanzia all'età adulta, con sple-
nomegalia (aumento della milza); segni ematologici di ipersplenismo (trombocitopenia, anemia e leucopenia); epatomegalia (aumento del fegato) modesta e alterazioni ossee. Il tipo 2 esordisce a circa 3 mesi con splenomegalia associata a opistotono (grave inarcamento e rigidità della schiena), strabismo, trisma (contrattura dei muscoli della mandibola). Nel tipo 3 si riscontrano i segni del tipo 1 associati ad atassia (mancanza di coordinazione muscolare), paraparesi spastica, convulsioni, mioclonie ("scosse" muscolari), oftalmoplegia (paralisi dei muscoli oculari) sopranucleare e demenza, che possono manifestarsi tra i 10 e i 50 anni. Eziologia. Ha un'origine ge-
netica ed è causata dal deficit dell'enzima beta-glucocerebrosidasi (o beta-glucosidasi). Diagnosi. La diagnosi clinica può essere confermata con il dosaggio dell'attività enzimatica della beta-glucocerebrosidasi e con l'analisi molecolare delle mutazioni. Terapia. La somministrazione endovenosa sostitutiva periodica con beta-glucosidasi è utilizzata regolarmente dal 1992. È efficace, però, solo nel tipo 1 poiché non agisce sul danno cerebrale. Il trapianto di midollo osseo può essere preso in considerazione nelle forme con interessamento neurologico. Dott. Angelo Serraglio Vice Presidente Commissione Scientifica ARMR
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DAL TERRITORIO
TESTIMONIANZA
Con l'amore ho sconfitto la leucemia a cura di Lucio Buonanno
«Q
ueste due stupende bambine sono la dimostrazione che si può combattere una malattia come la leucemia linfoblastica acuta. Le ho volute con tutte le mie forze. Dopo tutte le sofferenze che ho dovuto patire, la prima volta nel 1988, la seconda nel 2000, mi hanno ridato la gioia di vivere. E pensare che solo qualche anno fa ero distrutta, la mia vita era appesa alla chemioterapia con i medici che mi consigliavano di evitare una gravidanza». Lara Belotti è una bella ragazza di 35 anni, alta, mora, occhi scuri, parlantina sciolta, senza peli sulla lingua, un carattere di ferro. E si coccola le figlie, Asia che ha appena compiuto sei anni, e la più piccola Sveva, tre. La sua storia, anzi il suo calvario,
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inizia in quarta elementare, a 9 anni. Una bambina serena con la solita routine quotidiana tra scuola e oratorio. Poi il dramma. «Mi sentivo stanca, avevo spesso la febbre a 37 e mezzo. Mi portano all'ospedale di Alzano Lombardo, mi sottopongono ad alcune analisi: scoprono che ho livelli troppo bassi di emoglobina e consigliano un ricovero al Centro specializzato del San Gerardo di Monza. Altre analisi, anche al midollo osseo, e un verdetto che sconvolge soprattutto i miei genitori: ho la leucemia linfoblastica acuta. Subito mi sottopongono alle cure del caso, alla chemio e alle radioterapie. Sto male: vomito, brividi, dolori che non ti mollano notte e giorno e l'annuncio dei medici che mi cadranno tutti i capelli anche se
mi consolano garantendomi che cresceranno di nuovo». Per quaranta lunghi giorni Lara deve rimanere in ospedale, bloccata a letto. Una sofferenza enorme per una bambina, un po' alleviata dall'affetto dei medici e degli infermieri del reparto pediatrico. «In particolare il dottor Biondi, ora primario, la dottoressa Locasciulli e la dottoressa Fraschini, un'equipe fantastica: mi trattavano con tanto amore, come se fossi diventata una loro figlia. Con un altro medico, il dottor Momcilo Jancovic si è instaurata una forte amicizia che dura ancora oggi. Mi ricordo il giorno in cui entrò nella mia stanzetta con una video cassetta che spiegava con un cartone animato quello che stava accadendo nel mio corpicino e a cosa sarei andata incontro. Poi finalmente, dopo 42 giorni, mi fanno scendere dal letto: non riuscivo più a camminare, ma dovevo farcela, dovevo tornare a casa, dai miei amici e passo dopo passo ce l'ho fatta. Ora so cosa prova un bimbo appena muove i primi passi. Ma una volta a casa, comincia un altro dramma: mi guardano tutti in modo strano, qualcuno evita di avvicinarsi. Hanno paura che io possa essere contagiosa. È dura la vita in questo modo e a renderla ancora più dura è la separazione tra i miei genitori che però mi sono stati sempre vicino insieme con mia sorella che ha quattro anni meno di me e soffriva assieme a me. Cresco
così. Per altri cinque anni continuo con le terapie. Altri esami, altre analisi e finalmente posso pensare al futuro. Secondo i medici sono guarita». La vita torna a sorriderle. Nel frattempo Lara è sbocciata e non passa inosservata. Ha un bel fisico e a 17 anni incontra l'amore o almeno così crede. La malattia ormai sembra solo un doloroso ricordo. E invece tre anni dopo durante una vacanza in Sardegna torna la febbre. «Mi sento strana, ma non penso alla mia vecchia storia. Sono passati tanti anni. Torno a Monza, lì ci sono i miei amici medici, sanno tutto di me. Sono la mia famiglia. Mi accolgono a braccia aperte
COLPISCE SOPRATTUTTO I PIÙ PICCOLI La leucemia linfoblastica acuta (LLA) è un tumore ematologico (cioè del sangue) che si sviluppa nel midollo osseo, nel sangue, nel sistema linfatico e in altri tessuti ed è caratterizzato da un accumulo di linfociti, un tipo particolare di globuli bianchi. Il termine "acuta" indica che la malattia progredisce velocemente. Anche se è una malattia relativamente rara in Italia si registrano ogni anno 450 nuovi casi tra gli uomini e 320 tra le donne. La LLA è però il tumore più frequente in età pediatrica tra 0 e 14 anni. L'incidenza raggiunge il picco tra i 2 e i 5 anni e poi diminuisce con l'aumentare dell'età fino a essere minima dopo i 29 anni. Potrebbe essere causata da esposizione a radiazioni e da sostanze chimiche come il benzene contenuto in alcuni pesticidi e nel fumo delle sigarette. I sintomi sono stanchezza, perdita di appetito, rischio di infezioni, dolori e sanguinamenti frequenti. La terapia si basa soprattutto sulla chemio e farmaci specifici.
e, anche se nel frattempo sono diventata adulta e loro curano i bambini leucemici, non mi mollano. Per loro è inspiegabile che a distanza di dodici anni si sia ripresentata la stessa identica malattia. Mi crolla il mondo addosso. Il dottor Jancovic si attacca al telefono, chiama i colleghi dell'ospedale di Bergamo che vogliono ricoverarmi subito. Ma io chiedo una settimana di tempo. Dovevo sistemare alcune cose mie. Dovevo prepararmi, e preparare le persone a me care, parenti e amici. Avevo paura perché sapevo a cosa andavo incontro, avrei di nuovo perso i capelli. E allora sono andata dal parrucchiere, li ho fatti tagliare corti, li ho fatti biondi. E si ricomincia. Di nuovo 40 giorni inchiodata in un letto, di nuovo le chemio. Ma non mollo anche se in tutto questo il ragazzo che avevo è sparito». Lara è una combattente. Dopo lo shock iniziale, ritrova la forza e la grinta per reagire. Vuole farcela, vuole vincere questa nuova battaglia. «Mia mamma e mia sorella mi sono sempre vicine, mi danno coraggio. E finalmente posso tornare a casa. Ricrescono anche i capelli, cerco di
riprendere una vita normale, di lavorare come grafica pubblicitaria. Poi sei anni dopo conosco l'uomo della mia vita, perdo la testa. Lui mi accetta soprattutto per la forza e il coraggio che dimostro nell'affrontare la vita quotidiana. Abbandono Ranica, andiamo a vivere a Urgnano. Una delusione: mi sembra di rivivere il mio ritorno a casa da bambina. Purtroppo al giorno d'oggi c'è ancora gente ignorante che al solo sentire la parola leucemia ti tratta come un'appestata. Ma io vado avanti lo stesso, non sarà un paesino a fermarmi. Sono la dimostrazione che la leucemia si può combattere, si possono avere dei figli, anche se devo ammettere che appena mi sento un po' strana telefono ai miei amici medici di Monza. Ora vorrei scrivere un libro sulla mia storia per dare una parola di speranza e di aiuto soprattutto ai genitori che soffrono per i loro figli ammalati e non sanno a chi rivolgersi. Come quel padre di una bambina di cinque anni che ho conosciuto in vacanza e che ha la mia identica forma di leucemia. Ma di leucemia oggi si guarisce e l'amore è la cura fondamentale oltre le terapie». Bergamo Salute
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Bergamo Salute anno 4 - n°4 - lug. - ago. 2014
PERIODICO DI CULTURA MEDICA E BENESSERE
Direttore Editoriale Elena Buonanno Direttore Responsabile Daniele Gerardi Redazione Rosa Lancia redazione@bgsalute.it Grafica e impaginazione Catherine Coppens | Mood Creative Design www.moodcreativedesign.it Fotografie e illustrazioni Shutterstock, Adriano Merigo Stampa Grafiche Mazzucchelli S.p.A Via Cà Bertoncina, 37/39/41 - 24068 Seriate (BG) Casa Editrice Pro.Ge.Ca. srl Viale Europa, 36 - 24048 Curnasco di Treviolo (BG) Tel. 035.201488 - Fax 035.203608 info@bgsalute.it - www.bgsalute.it Hanno collaborato Lucio Buonanno, Maria Castellano, Viola Compostella, Giulia Sammarco, Alessandra Perullo Iscr. Tribunale Bergamo N°26/2010 del 22/10/2010 Iscr. ROC N°21019 © 2013. Tutti i diritti sono riservati. È vietata la riproduzione, anche se parziale, di qualsiasi testo o immagine. L'editore si dichiara disponibile per chi dovesse rivendicare eventuali diritti fotografici non dichiarati. I contenuti presenti su Bergamo Salute hanno scopo divulgativo
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Comitato Etico • • • • • •
Dott. Giorgio Locatelli - Presidente dell'Ordine dei Farmacisti di Bergamo Dott. Ezio Caccianiga - Presidente dell'Ordine dei Medici Veterinari di Bergamo Dott. Piero Attilio Bergamo - Oculista Dott. Luigi Daleffe - Odontoiatra Dott. Tiziano Gamba - Medico Chirurgo Beatrice Mazzoleni - Presidente dell'Ordine degli Infermieri di Bergamo (IPASVI)