Bergamo Salute - 2015 - 5 – settembre/ottobre

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numero PERIODICO DI CULTURA MEDICA E BENESSERE

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anno 5 - settembre - ottobre 2015

Poste Italiane spa Sped. in Abb. Postale DL 353/2003 (Conv. in legge 27/02/2004 N.46) Art. 1 comma 1 LO/BG

Migidio Bourifa CON LA MARATONA HO BATTUTO IL RAZZISMO

EMICRANIA TUTTE LE CURE PER SCONFIGGERLA STOP AL FUMO CON L'IPNOSI CRIOTERAPIA IL BENESSERE CHE VIENE DAL FREDDO GLI ESERCIZI GIUSTI PER UNA PANCIA PIATTA



numero

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anno 5 - settembre - ottobre 2015

PERIODICO DI CULTURA MEDICA E BENESSERE

Editoriale

IN FAMIGLIA

alla ripresa? Attualità Mini guida a BergamoScienza

È a portata di click

Come gestire la gelosia tra i fratelli

IN FORMA

32 Dolce attesa Il percorso nascita?

5 Buoni propositi 6

34 Bambini

SPECIALITÀ A-Z 10 Gastroenterologia Stitichezza cronica, a ciascuno la sua cura 14 Omeopatia Batti l'influenza sul tempo! 16 Neurologia Tutte le cure contro l'emicrania 18 Pediatria Mal di pancia nei primi tre anni: non solo coliche

PERSONAGGIO

Con la maratona ho battuto il razzismo

IN SALUTE

20 Migidio Bourifa

22 S tili di vita

Così previeni il mal di schiena ...a casa, al lavoro, in auto 24 Alimentazione Pausa pranzo alla scrivania 26 Tè verde, elisir di lunga vita

IN ARMONIA 28 Psicologia Stop al fumo con l'ipnosi 30 Coppia Perché si tradisce

36 Fitness

Gli addominali giusti per una pancia piatta 38 Bellezza S.O.S. pori dilatati

RICETTA

40 Gnocchetti integrali di castagne

con crema di zucca e radicchio RUBRICHE 50 Altre terapie Crioterapia, il benessere che viene dal freddo 52 Guida esami Una "fotografia" della salute dell'utero con l'isteroscopia 54 Animali Aiuto il mio cane è stato morso

62 Testimonianza

Atleta, mangiafuoco, ballerino. La disabilità? È solo nella nostra testa 65 Malattie rare Associazione A.R.M.R.

STRUTTURE

66 Habilita 68 Terme di Trescore REALTÀ SALUTE Every Service Fisioforma Novevie Centro di Radiologia e Fisioterapia 79 Università degli Studi di Bergamo

71 73 75 77

Allegato centrale: AMICI DI BERGAMO SALUTE

DAL TERRITORIO

56 News 58 Onlus

S.O.S. Onlus, per "vincere" insieme i tumori 60 Il lato umano della medicina Grazie ai bambini pakistani sordomuti è cambiata la mia vita

PARTECIPANTI ALLA FONDAZIONE ITALIANA PER L’EDUCAZIONE ALIMENTARE


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EDITORIALE

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BUONI PROPOSITI ALLA RIPRESA? Con noi è più facile mantenerli

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a quest’anno vado in palestra”. “Da settembre inizio davvero la dieta”. “D’ora in poi voglio ritagliarmi del tempo per me”. Settembre, si sa, è il mese dei buoni propositi. Un po’ come gennaio. D’altra parte è un nuovo inizio: si ricomincia un anno lavorativo e scolastico. E ricaricati dalle vacanze, durante le quali si sono riscoperti ritmi più lenti, hobby e il piacere di dedicare tempo a se stessi e alle persone care, giuriamo a noi stessi di non ricadere nelle “vecchie abitudini” dell’anno passato. Niente di male. Se non fosse che nella maggior parte dei casi i buoni propositi non arrivano nemmeno a vedere l’inizio dell’autunno. Come fare allora perché anche questa volta non svaniscano nel nulla? Gli esperti suggeriscono alcuni trucchi. Innanzitutto non porsi degli obbiettivi irraggiungibili. Se ad esempio non avete mai fatto sport in tutta la vostra vita è inutile pensare di trasformarvi magicamente in stakanovisti della palestra. Meglio fissarsi una meta più abbordabile, cominciando con un paio di volte a settimana. Uno degli errori più comuni, infatti, è voler vedere subito dei risultati, che invece possono arrivare solo con il tempo e impegnandosi senza mollare, passo dopo passo. Un altro suggerimento è stabilire una scala di priorità: è impensabile “rivoluzionare” la propria vita in troppi aspetti. Richiederebbe troppe energie, disperdendole. Meglio allora decidere a quale “buon proposito” si tiene di più, lasciando gli altri

a una fase successiva (c’è sempre gennaio, in fondo!). Terzo, imparate a godere di quanto avete raggiunto concedendovi anche qualche “scivolone” ogni tanto (siamo umani, non robot) senza colpevolizzarvi troppo e senza pensare di aver mandato tutto a monte. Infine, consigliano sempre gli esperti, non dimenticatevi mai di voi e di quello che vi fa star bene. Gli impegni, il lavoro e tutti gli altri “doveri” della vita quotidiana sono importanti e vitali, ma voi venite prima di tutto. E se state bene con voi stessi riuscirete a fare meglio anche tutto il resto. Ah, anche noi qualche buon proposito l’abbiamo fatto per questo nuovo anno lavorativo. Uno su tutti continuare a fare del nostro meglio, con ancora più impegno e passione, per offrirvi ogni volta consigli utili, seri e affidabili per il vostro benessere, aiutandovi magari a centrare qualcuno dei vostri obbiettivi (qualche suggerimento lo trovate nelle rubriche “Stili di vita” e “Alimentazione”). Non ci resta che augurare a tutti voi un buon inizio all’insegna della salute!

Elena Buonanno Daniele Gerardi Bergamo Salute

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ATTUALITÀ

MINI GUIDA

a BergamoScienza

Gli appuntamenti da non perdere e i temi “caldi” della tredicesima edizione

a cura di LUCIO BUONANNO

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re premi Nobel, 17 giornate di eventi gratuiti con laboratori, conferenze, mostre, spettacoli e tanti incontri con gli scienziati per capire il futuro, lo spazio, la genetica, la fisica, la chimica, l’arte, la tecnologia, la linguistica, la biodiversità, l’immunologia. È questo il programma in sintesi della tredicesima edizione di BergamoScienza, iniziativa che ha l'obbiettivo di rendere la scienza fruibile a tutti, soprattutto ai giovani. Aprirà i battenti il 2 ottobre per chiudere il 18 con la lectio di Konstantin Novoselov, fisico di fama mondiale che parlerà della sua ricerca sul grafene, il primo materiale in assoluto a due dimensioni, resistente come il diamante, flessibile come la plastica, sottilissimo e trasparente, scoperta che gli è valso il Premio Nobel per la Fisica nel 2010. Un calendario di eventi ricco e di richiamo con il quale gli organizzatori sperano di superare le 152 mila presenze dell’anno scorso.

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100 LABORATORI PROGETTATI DA 37 SCUOLE

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Grande anche quest’anno il coinvolgimento delle scuole, prime “destinatarie” del Festival, con cento laboratori che spaziano dalla matematica alla biologia, dalla robotica alla geometria. Progettati da 37 scuole, hanno visto impegnati 1500 studenti e 240 insegnanti. I laboratori, gratuiti e aperti a tutti con prenotazione obbligatoria, sono divisi per fasce di età: dai bambini della scuola dell’infanzia fino agli adulti.


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IL TAGLIO DEL NASTRO A SANT’AGOSTINO

Il Festival sarà inaugurato venerdì 2 ottobre nella nuova Aula Magna dell’Università di Bergamo a Sant’Agostino dall’ immunologo australiano Peter Charles Doherty, premio Nobel per la medicina nel 1996 per i suoi studi sulla difesa immunitaria. Lo scienziato il giorno dopo terrà la terza Levi Montalcini’s Memorial Lecture in onore della grande neurologa, Nobel per la medicina nel 1986, scomparsa nel 2012, già presidente onorario di BergamoScienza.

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ASTRONOMIA E SPAZIO, C’È VITA EXTRATERRESTRE?

“Galassie, materia oscura e wormholes” è il tema della conferenza che sabato 3 ottobre alle 9,30 al Teatro Sociale terrà il professor Paolo Salucci, docente alla SISSA di Trieste (Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati) uno dei maggiori centri italiani di ricerca e formazione avanzata. Un viaggio tra i buchi neri dell’universo collegati da wormholes (letteralmente buco di verme) ipotetici tunnel spaziotemporali che potrebbero collegare due buchi neri. “Astronomia oggi: nuovi strumenti, nuove scoperte” è invece il tema di domenica 4 alle 11,30 sempre al Teatro Sociale. Relatore Massimo Tarenghi, astronomo emerito dell’ESO (European Southern Observatory) che ripercorrerà la storia dell’astronomia degli ultimi 50 anni ed esplorerà il futuro che ci aspetta grazie all’utilizzo di telescopi sempre più potenti. Sempre di stelle e dintorni si parlerà domenica 18 alle 9,30 al Teatro Sociale alla tavola rotonda “Vita extraterrestre: dove, come, quando”. Barry Goldstein, manager della missione NASA Clipper, svelerà i segreti del viaggio spaziale sul satellite ghiacciato di Saturno Europa. Il planetologo Federico Tosi, l’esobiologo Giuseppe Galletta, Claudio Maccone del SETI (Search for ExtraTerrestrial Intelligence) e Paolo Musso, esperto di sociologia spaziale, spiegheranno dove la vita potrebbe svilupparsi nel cosmo e cosa accadrebbe alla nostra società se scoprissimo altre forme viventi.

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MEDICINA E NEUROSCIENZE, VACCINI E NUOVE CURE Ricco anche il calendario degli incontri sulla medicina e le neuroscienze. A dare il via sarà sabato 3 ottobre alle 17,30 al Teatro Sociale il premio Nobel Peter Charles Doherty che parlerà dell’importanza della ricerca medica e scientifica in un mondo globale dove le popolazioni sempre in movimento sono esposte a un continuo rischio di nuove infezioni. “Vaccini oggi e domani” (domenica 4 alle 15 al Teatro Sociale) e la loro necessità sarà l’argomento trattato da Antonio Lanzavecchia dell’Istituto di Ricerca di Biomedicina di Bellinzona, e dall’immunologo Rino Rappuoli. Si parlerà invece di schizofrenia e autismo con il tedesco Martin Brune della Ruhr -University Bochum sabato 3 alle 11,30 al Teatro Sociale. Il sabato successivo alle 15 all’Istituto Leonardo da Vinci i riflettori saranno puntati sulla dislessia con Silvio Maffioletti dell'Università di Torino, Chiara Possenti e gli psicologi Andrea Facoetti e Gianmarco Marzocchi. Particolare risalto anche per le nuove terapie: dalla risonanza magnetica per immagini alla cura dell'infarto, dai tumori all’invecchiamento. Il 10 ottobre, dalle 10 alle 19, si parlerà invece di obesità con il GSD Obesity Day - Un anno che ti cambia la "vita", iniziativa di sensibilizzazione promossa dal Gruppo Ospedaliero San Donato in collaborazione con INCO (Istituto Nazionale di Chirurgia dell'Obesità); medici di diverse specialità saranno a disposizione di chi lo vorrà per informazioni e consigli su come prevenire e curare l'epidemia del nostro secolo. In questa occasione partirà anche il reclutamento condotto da INCO per uno studio pilota: coloro che rientreranno nei parametri dell’obesità (dal sovrappeso all’obesità grave) potranno essere selezionati per far parte di un percorso, lungo un anno, nel quale verranno monitorati e supportati da una équipe multidisciplinare, composta da dietisti, nutrizionisti, psicologi e chirurghi. Sabato 10 ottobre alle 17 al Teatro Sociale il premio Nobel Richard R. Ernst parlerà dei suoi studi che hanno portato alla risonanza magnetica per immagini, oggi uno dei più importanti strumenti della medicina clinica. Giovedì 15 (ore 8,45 al Liceo Mascheroni), infine, sarà la volta del cardiologo Maurizio Tespili che tratterà il tema “La malattia del secolo: coronarie e dintorni”.

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ATTUALITÀ

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LE TERAPIE INNOVATIVE CONTRO I TUMORI

Di tumori parlerà Cristian Tomasetti, oncologo della Johns Hopkins di Baltimora (venerdì 16 alle 21 al Teatro Sociale): spiegherà che solo il 35 per cento dell’incidenza di tumori è attribuibile a fattori ambientali o predisposizioni ereditarie. I tumori saranno al centro anche della conferenza “Alimentazione, stili di vita e cancro” che si terrà sabato 17 alle 9 all’Auditorio di Villa Elios all’Humanitas Gavazzeni. L’oncologo Giordano Beretta, le dietologhe Stefania Setti e Sabrina Oggionni e Roberto Boffi dell’Istituto dei Tumori di Milano approfondiranno il forte rapporto tra abitudini alimentari e insorgenza del cancro. Sempre sabato 17 alle 9,30 al Seminarino in Città Alta Isabel Rozas del Trinity College di Dublino parlerà delle nuove cure dei tumori e delle nuove chemioterapie. Argomenti trattati anche dal microbiologo svedese Thomas Nystrom (sabato 17 alle 11,30 al Teatro Sociale) che si chiederà anche se è possibile fermare o invertire l’invecchiamento e da Pier Paolo Pandolfi che domenica 18 alle 11,30 al Teatro Sociale parlerà della “Terapia di precisione” dei tumori che permette lo sviluppo di terapie innovative e un nuovo livello di accuratezza.

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LA DIFESA DEI CIBI E DELL’AMBIENTE

Nell’anno dell’Expo di Milano, spazio anche ad approfondimenti su temi di alimentazione e ambiente. Venerdì 9 alle 21 al Palamonti “Alimentazione e montagna”; sabato 10 alle 9,30 al Teatro Sociale si parlerà della riduzione delle specie animali; sabato 17 alle 11,30 al Seminarino va in scena ”MEB 2015: una rete internazionale per valorizzare colture e culture del mais”. Inoltre sono previsti altri incontri sul gelato, sulla birra, sui gas usati nei processi di conservazione e produzione dei cibi.

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ANCHE L’ARTE VUOLE LA SUA PARTE

Cosa c’entra la scienza con l’arte? Lo potrete scoprire domenica 11 alle 19 al Teatro Sociale, quando il premio Nobel Richard Robert Ernst parlerà della sua affinità con il Tibet e di come l’arte pittorica tibetana abbia svolto la funzione di complemento umanistico ai suoi interessi scientifici. Diversi gli appuntamenti in programma: tra i più curiosi la conferenza “Dai quanti alla musica”, il 10 alle 21 al Teatro Sociale, e la conferenza dell’11 alle 17 in cui si parlerà delle applicazioni della fisica nucleare ai beni culturali.

IL FUTURO TRA REALTA’ E “FANTASCIENZA”

In un Festival della Scienza non poteva mancare una sezione dedicata al futuro, alle tecnologie e alle innovazioni. Tra gli argomenti trattati al Teatro Sociale: “Supernova: digitale e innovazione. I nuovi scenari del mondo del lavoro” (4 ottobre alle 17); “Printing 3D e additive manifacturing: prospettive attuali e future (sabato 10 ottobre alle 11,30); “Verso una mano bionica” (domenica 11 alle 9,30); “Unità e semplicità: la lezione di Einstein” (domenica 11 alle 11,30); “Luce del disordine” (domenica 11 alle 15,30); “Materiali viventi per il futuro” (sabato 17 alle 15,30); “Ingegneria di precisione in genomi vegetali” (domenica 18 alle 15); “Il linguaggio delle menti e delle macchine” (sabato 17 alle 17); “Simmetria, scienza e filosofia” (sabato 17 alle 21); “Materiali a Flatlandia” che domenica 18 alle 17 chiude il Festival con il premio Nobel per la fisica Konstantin Novoselov. Il 7 ottobre al Modernissimo di Nembro conferenza spettacolo “Dal Big bang alla civiltà”.

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CANNABIS & C., PRO E CONTRO A CONFRONTO

Sabato 17 alle 15 al Teatro Sociale tavola rotonda su “Droghe e uso lecito/illecito: la marijuana è meno dannosa del tabacco?” Moderati da Giuseppe Remuzzi dell’Istituto Mario Negri, lo psichiatra Gian Luigi Gessa e il neurologo Diego Centonze analizzeranno quali ragioni politiche, scientifiche e mediche possono essere a favore o contro l’utilizzo dei cannabinoidi e quali sono i rischi o i benefici.


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SPECIALITÀ A-Z

GASTROENTEROLOGIA

Stitichezza cronica A CIASCUNO LA SUA CURA a cura di ROBERTO ANTONIO NORIS

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iguarda circa 5 milioni di italiani (secondo i criteri di Roma III in Italia varia tra il 7,9% al 9,2% della popolazione), in particolare donne, anziani sopra i 65 anni e bambini. È la stipsi, o stitichezza, un problema che può rovinare le giornate di chi ne soffre al pari di patologie più complesse. Per mettere a punto una “cura” efficace il primo passo è inquadrare correttamente il problema. UNO “SVUOTAMENTO” DIFFICILE E A VOLTE DOLOROSO La stipsi è un’alterazione dell’evacuazione, avvertita come difficile o insoddisfacente e/o una ridotta frequenza dell’alvo con modificazione della consistenza delle feci. Tuttavia spesso il quadro clinico è più complesso perché si associano anche distensione intestinale, gonfiore e dolore addominale, sensazione di malessere generale che possono essere anche più invalidanti. Per quanto riguarda l'origine esistono due forme di stipsi, “secondaria” ad altre condizioni o patologie e “primaria o idiopatica (cosiddetta funzionale)”, la più frequente, della quale ci occuperemo in questo articolo. QUANDO DIVENTA CRONICA La stipsi funzionale può manifestarsi occasionalmente o cronicamente. È proprio la forma cronica che, compromettendo in un’alta percentuale di pazienti la qualità di vita, richiama maggiormente l’impegno di pazienti, medici e risorse sanitarie. Può essere, a sua volta, suddivisa in 3 sottotipi: stipsi con normale tran-

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sito, stipsi con rallentato transito, stipsi da disturbi della defecazione. Per parlare di stipsi cronica è necessario, comunque, che siano soddisfatti i “Criteri di Roma III”, pubblicati per migliorare la diagnosi della stipsi anche differenziandola dalla IBS-C (sindrome dell’intestino irritabile a variante stitica) e in particolare che siano riscontrate tre condizioni, presenti per almeno tre mesi e con esordio da almeno 6 mesi prima della diagnosi. 1. Presenza di almeno due dei seguenti sintomi/segni in almeno 25% delle evacuazioni: sforzo evacuativo; feci piccole e dure; sensazione di evacuazione incompleta; sensazione di ostruzione ano-rettale; necessità di manovre manuali (digitazione, sostegno del pavimento pelvico); meno di tre evacuazioni a settimana. 2. Feci liquide rare se non in caso di lassativi. 3. Insufficienti criteri per la sindrome dell’intestino irritabile (IBS-C), che si manifesta con dolore o fastidio addominale ricorrente presente almeno 3 giorni/mese negli ultimi 3 mesi con esordio da almeno 6 mesi ed associati con due o più delle seguenti caratteristiche; miglioramento con la defecazione; inizio associato con un cambiamento di frequenza dell’alvo; inizio associato con un cambiamento della forma delle feci. Va considerato che la distinzione tra stipsi e IBS-C non è mai così netta e nella storia dei pazienti è frequen-

ATTENZIONE AD ALIMENTAZIONE SCORRETTA E STRESS Anche se l’origine della stipsi cronica non è stata ancora esattamente chiarita e non tutti gli studi scientifici sono concordi, oggi si ritiene che le cause siano da ricercare nell’interazione tra predisposizione genetica (frequente storia familiare di stipsi); fattori ambientali (sedentarietà, scarso consumo di fibre e cereali, inadeguato apporto di liquidi); fattori psicologici (ansia, depressione, eventi stressanti); alterata funzione colo-retto-anale (dissinergia addomino-pelvica, inadeguata propulsione rettale, diminuzione o aumento della sensibilità rettale, alterazioni motorie colo-rettali). Va sottolineato comunque che molto spesso tutte le alterazioni riscontrate nei pazienti con stipsi funzionale si possono osservare anche in persone che non hanno alcun disturbo e che in molti pazienti stitici, invece, si può non riscontrare alcun fattore predisponente.


te il passaggio da una forma clinica all’altra. NON TUTTI I CASI SONO UGUALI: L’IMPORTANZA DI UNA CORRETTA DIAGNOSI È chiaro, da quanto detto finora, che la gestione della stipsi cronica non è generalizzabile in maniera standard. Innanzitutto bisogna impostare un percorso diagnostico valido. Il primo step è un’attenta valutazione clinica che verifichi la presenza di segni d’allarme o fattori di rischio: • età superiore a 50 anni • recente insorgenza dei sintomi • sanguinamento rettale • febbre • perdita di peso non intenzionale • sintomi severi non studiati • sintomi continui • sintomi che causano risveglio • storia familiare di cancro del colon-retto, malattie infiammatorie croniche intestinali, malattia celiaca, neuro-miopatie viscerali • valori anormali di laboratorio • riscontro obiettivo di massa addominale e rettale. In base a questa prima analisi lo specialista consiglierà il percorso diagnostico-terapeutico più appropriato alla situazione e alle condizioni del paziente. Lo studio

DOTT. ROBERTO ANTONIO NORIS Specialista in Gastroenterologia - RESPONSABILE LABORATORIO DI FISIOPATOLOGIA DIGESTIVA, AZIENDA OSPEDALIERA BOLOGNINI DI SERIATE -

morfologico del colon con clisma opaco o colonscopia non è richiesto in questa fase nei pazienti di età inferiore a 50 anni e privi di fattori di allarme. Invece, accertamenti fisiopatologici, da eseguire in pazienti selezionati, sono lo studio radiologico dei tempi di transito colico, la manometria ano-rettale (valuta il tono dello sfintere anale interno ed esterno, la presenza del riflesso retto-anale inibitorio, la sensibilità rettale, la distensibilità del retto e la coordinazione anorettale per escludere una dissinergia), la defecografia convenzionale o defeco-RMN (valuta eventuale presenza di prolasso, rettocele, dissinnergia, associazione con difetti uro-ginecologici) e la ecografia transanale 3D (valuta integrità anelli sfinteriali e altre lesioni anorettali associate).

Fibre della dieta e degli agenti di massa Con un adeguato introito di acqua le fibre sono usate per riequilibrare diete povere di scorie, idratare le feci, effetto massa, distendere il lume colico, stimolare la peristalsi e accelerare il transito colo-rettale. Scarsi, però, sono gli studi controllati in merito. Pare comunque che le fibre solubili (psyllium, inulina) migliorino i sintomi generali, lo sforzo e il dolore defecatorio, la consistenza delle feci e la frequenza delle evacuazioni. Meno evidenti invece sono i benefici delle fibre insolubili (crusca). Da tenere presente però che, per i fenomeni fermentativi, le fibre causano distensione addominale e, spesso, si associano a dispepsia (difficoltà digestive). Per questo la loro assunzione deve essere controllata.

LE TERAPIE: DALLE FIBRE ALLA CHIRURGIA, PASSANDO PER I LASSATIVI Un importante contributo a una corretta impostazione del trattamento della stipsi cronica si è avuto con la pubblicazione di un recente lavoro di revisione della letteratura scientifica che, rivalutando e riportando le evidenze scientifiche disponibili, ha evidenziato i miti e le false credenze che influenzano il comportamento dei medici e dei pazienti. In particolare l’articolo dimostrava che i lassativi, se usati con appropriatezza, non hanno conseguenze negative, l’ingestione di acqua e l’attività fisica non hanno effetti terapeutici e le fibre non sono una panacea nel prevenire o curare la stipsi. Numerosissimi però sono i provvedimenti che si possono utilizzare per accelerare il transito e facilitare l’evacuazione stimolando l’attività contrattile colorettale e/o idratando le feci.

Lassativi osmotici come il “Macrogol” Si tratta di una sostanza inerte, non fermentabile da parte della flora batterica e non assorbibile dal tratto gastrointestinale. Di particolare interesse è che questa risposta favorevole sulla stipsi si ottiene senza quegli effetti collaterali, quali l’urgenza defecatoria con emissione di feci liquide, il dolore e la distensioBergamo Salute

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INSPECIALITÀ SALUTE A-Z

GASTROENTEROLOGIA

ne addominale, che accompagnano spesso l’uso di altri lassativi.

ficio, mancano di studi clinici controllati sulla loro efficacia.

Lassativi Enterocinetici come la “Prucalopride” È un potente, selettivo e specifico agonista dei recettori 5HT4 e avvia l’attività di contrazione propulsiva con effetto di accelerazione del transito del contenuto dal colon al retto. Migliora i disturbi dell’alvo, i sintomi addominali di distensione, il dolore associato e la qualità di vita. Non ha effetti collaterali cardiaci e rari e brevi sono gli effetti indesiderati.

Un cenno, infine, ad altre terapie che possono essere prese in considerazione in pazienti selezionati con stipsi refrattaria in centri specializzati dopo attenta valutazione collegiale da parte del gastroenterologo, del chirurgo colo proctologo e dello psichiatra. Tra queste la chirurgia che però è ad elevato rischio di insuccesso terapeutico e quindi l’indicazione va posta con estrema prudenza. Poi la neuromodulazione sacrale metodica che comporta l’impianto di un dispositivo di stimolo elettrico diretto delle radici sacrali S2 o S3 o S4, mediante elettrodi, da riservare anch’essa a centri di riferimento e pazienti selezionati non rispondenti alla terapia conservativa. Non ultima la possibilità di eseguire un trattamento riabilitativo mediante “Biofeedback e elettrostimolazioni anali”, per pazienti dissinergici (cioè con mancato rilasciamento dello sfintere anale esterno e/o del muscolo pubo-rettale), il cui miglioramento non supera il 30%.

Lassativi prosecretori e secretagoghi come la “Linaclotide” Attenua il dolore e aumenta la secrezione di liquidi nell'intestino, ammorbidendo le feci e migliorando la peristalsi cioè l’attività propulsiva dell’intestino. Altri lassativi, tra cui “stimolanti da contatto e evacuanti rettali” (es. cascara, senna, lubrificanti, glicerolo, clismi) pur essendo usati con bene12

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VIETATO SOTTOVALUTARE Contrariamente a quanto generalmente si ritiene, la stipi cronica può essere causa non solo di un peggioramento reale della qualità di vita, ma anche di alterazioni anatomiche e complicanze. I pazienti con stipsi cronica vengono spesso inoltre sottoposti a indagini invasive e, seppur poco frequentemente, anche a interventi chirurgici non appropriati. Per restituire dignità e dare sollievo a questi pazienti è dovere degli specialisti evitare di discriminarli o colpevolizzarli, riconoscendo l’esistenza dei loro disturbi e legittimando la loro sofferenza. Quindi, oltre a riconoscere questa entità clinica devono essere individuati percorsi diagnosticoterapeutici appropriati, specie da parte dei medici di medicina generale, al fine di evitare indagini superflue, ricorso al pronto soccorso e inutili ricoveri ospedalieri riservando, invece, ai centri specialistici la gestione di quei pazienti con manifestazioni severe e che non rispondono alle terapie iniziali.


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OMEOPATIA

Batti

L'INFLUENZA SUL TEMPO! Non solo vaccino tradizionale, anche rimedi omeopatici e cibi ricchi di vitamina C e frutta secca per prevenire i malanni di stagione a cura di CESARE MAFFEIS

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mmalarsi di influenza può essere davvero costoso per le casse dello Stato. Gli ultimi dati Istat, infatti, dicono che la spesa farmaceutica complessiva nazionale delle famiglie italiane, per il trattamento delle sindromi influenzali e simil-influenzali nella stagione 2014-15 è stata intorno ai 153 milioni di euro. In Lombardia, secondo i dati della Regione, nelle 13 settimane tra ottobre e gennaio, sono stati chiesti nel complesso 284mila giorni di assenza sul lavoro per malattia, che si sono tradotti in un costo di 33 milioni di euro. Anche per que-

sto motivo, oltre che ovviamente per evitare dolori, febbre e malessere, il consiglio è mettere in atto una buona prevenzione di influenza e sindromi simil-influenzali (ovvero quelle patologie simili nei sintomi all’influenza, ma che si manifestano potenzialmente durante tutto l’anno e presentano sintomi meno intensi e di durata inferiore a quelli provocati dall’influenza). Come? Con il vaccino tradizionale oppure con i rimedi omeopatici. Perché però questi ultimi siano davvero efficaci bisogna giocare d’anticipo e iniziare già adesso, a settembre.

VACCINO TRADIZIONALE PER CHI È PIÙ FRAGILE Per proteggersi e proteggere la propria famiglia dall’influenza e dalle sindromi simil-influenzali può essere utile il vaccino antinfluenzale tradizionale. In particolare è consigliabile alle persone di qualsiasi età che sono immunodepresse e che già seguono importanti terapie allopatiche per disturbi cronici ed in particolare alle persone anziane, ai pazienti affetti da BPCO (Bronco Pneumopatia Cronica Ostruttiva) e da patologie di origine cardiovascolare. Il vaccino dovrebbe essere


assunto tra metà ottobre e fine dicembre, ricordando che si è protetti dall’influenza dopo due settimane dalla somministrazione. OSCILLOCOCCINUM, LA SOLUZIONE OMEOPATICA PER GRANDI E BAMBINI Negli altri casi, ovvero in persone sane, invece, possono essere d’aiuto i medicinali omeopatici, che rispetto ai vaccini “convenzionali” hanno alcuni importanti vantaggi. Innanzitutto, grazie alle alte diluizioni sono generalmente privi di effetti indesiderati e tossicità chimica. Per questo motivo possono essere somministrati anche in concomitanza con altre terapie farmacologiche (si pensi per esempio alle persone anziane o ai malati che spesso sono politrattati con diversi farmaci) e utilizzati in tutta sicurezza nei bambini, che rispondono molto bene

CHI È PIÙ A RISCHIO Come ogni anno le persone più a rischio contagio saranno quelle con le difese immunitarie più basse o debilitate: persone che presentano già altre patologie, anziani e bambini.

alla terapia omeopatica. Per la prevenzione delle sindromi influenzali, simil-influenzali e delle virosi (malattia causata da virus) in genere, sia nell'adulto sia nel bambino, in particolare può essere utile Oscillococcinum 200 K, un medicinale omeopatico presente da 80 anni in 60 Paesi nel mondo. Questo medicinale omeopatico è il più utilizzato in Francia per le sindromi influenzali o del raffreddamento, e in particolare nelle otiti e rino-faringiti, deriva da un tessuto molto ricco di DNA e RNA (esattamente come sono i Virus verso cui orienta la sua azione terapeutica). Come trattamento preventivo ne va assunta una dose alla settimana per tutto il periodo di maggiore esposizione all'influenza e alle sindromi simil-influenzali, ovvero da settembre a marzo. È sufficiente lasciar sciogliere sotto la lingua il contenuto di una dose, lontano dai pasti. Per i neonati o i bambini piccoli può essere comodo far sciogliere il medicinale in un po’ d’acqua, somministrandogliela con un cucchiaio o con il biberon. Oscillococcinum non presenta in genere effetti collaterali e può essere utilizzato anche in associazione ad altre terapie farmacologiche. Inoltre, nei casi in cui si contragga la malattia, Oscillococcinum aiuta a ridurre l’intensità dei sintomi e la durata dell’episodio. Si possono anche associare medicinali omeopatici unitari prescritti da un medico esperto in omeopatia che consiglierà al paziente il medicinale più adatto alle sue caratteristiche costituzionali e, pertanto, alla sua predisposizione patologica, come ad esempio Silicea, Sulphur, Pulsatilla etc. I CIBI GIUSTI PER MANTENERE LE DIFESE IMMUNITARIE ALTE Per stimolare positivamente l’organismo a difendersi dagli attacchi di virus influenzali e simil-influenzali l’alimentazione gioca un ruolo fondamentale. Alcuni cibi amici sono quelli che contengono la vitamina C. Via libera quindi a kiwi, che contengono acqua, carboidrati, proteine, lipidi, fibra e poche calorie (solo

I VIRUS DI QUEST’INVERNO? ANCHE VECCHIE CONOSCENZE L’Organizzazione Mondiale della Sanità prevede che la prossima stagione influenzale, per quanto riguarda i virus attesi, non dovrebbe essere particolarmente critica e, seppur con due virus di nuovo inserimento, gli agenti patogeni non dovrebbero discostarsi troppo da quelli dell’anno precedente. L' A H1N, o virus dell’influenza A isolato in California nel 2009, sarà infatti tra i protagonisti anche della prossima stagione influenzale. Insieme a lui circoleranno l’A H3N2, isolato in Svizzera e il B Pukhet di origine asiatica.

44 Kcal. ogni 100 g); agli agrumi e in particolare alle arance che contengono 50 mg di vitamina C ogni 100 gr; ai broccoli, che apportano elevate quantità di vitamina C e di beta-carotene, oltre ad essere ricchi in vitamina B1 e B2, in sali minerali come ferro, potassio, calcio e fosforo; alla zucca gialla, ricchissima di betacarotene e di pro-vitamina A. Anche la frutta secca, come le mandorle (quattro al giorno), possono dare un valido sostegno all’organismo apportando ferro, calcio, fosforo, vitamina E, vitamina B1 e vitamina B2, oltre a preziose proteine, carboidrati e fibre utili per regolarizzare la funzione intestinale, lubrificare il sistema digerente e depurare il sangue.

DOTT. CESARE MAFFEIS Medico geriatra esperto in Omeopatia - A BERGAMO -

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SPECIALITÀ A-Z

NEUROLOGIA

Tutte le cure

CONTRO L'EMICRANIA Dai triptani al botulino (sì proprio lui, quello usato anche per le rughe) fino all’agopuntura a cura di CARMELO EROS MALARA

È

la forma di mal di testa più diffusa. Colpisce, secondo le stime, circa 10-12 milioni di italiani, in particolare donne. È l’emicrania, una condizione fortemente disabilitante, tanto che l'Organizzazione Mondiale della Sanità la pone al diciannovesimo posto della graduatoria delle malattie disabilitanti. UN DOLORE PULSANTE CHE PEGGIORA QUANDO CI SI MUOVE Per emicrania s'intende un tipo particolare e specifico di cefalea (o mal

di testa), che può durare da qualche ora a qualche giorno. Si tratta di una cefalea "primaria", cioè non secondaria ad altre malattie come malattie del cervello e del resto dell'organismo (ipertensione, infezioni, distiroidismo). È caratterizzata da un dolore abitualmente localizzato da un solo lato e da dolore pulsante, in genere accompagnato da vomito, nausea, fotofobia e fonofobia, ovvero l’intolleranza alla luce e ai rumori. In alcuni casi il dolore è preceduto da un'alterazione più frequentemente visiva, ma anche tattile, uditiva, o talvolta emotiva, di bre-

SI PARLA DI EMICRANIA CRONICA QUANDO SI VERIFICANO PIÙ DI QUINDICI ATTACCHI DI EMICRANIA AL MESE, DA PIÙ DI TRE MESI E IN ASSENZA DI UNA CEFALEA DA OVER-USE (ABUSO DI FARMACI) 16

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ve durata (venti minuti al massimo nella gran parte dei casi) chiamata "Aura". Patologia particolarmente complessa, coinvolge molte parti del cervello, il quale, sotto attacco, affronta uno stress biochimico e funzionale particolarmente intenso (all'origine sembrerebbe esserci un particolare processo caratterizzato dallo spasmo rapido dei vasi encefalici seguito da una prolungata vasodilatazione). Anche l’organismo nei casi più intensi partecipa e reagisce all’attacco: il paziente non tollera i diversi stimoli sensoriali, compresi i propri stessi movimenti, oltre ai

Adriano Merigo


suoni, agli odori, alle luci etc. e cerca quindi una condizione di riposo motorio e psicosensoriale assoluti. A essere più colpite sono le donne, soprattutto ma non esclusivamente, in età fertile. Anche se non ci sono evidenze di particolari tipologie caratteriali più colpite di altre, inoltre, sembra che il soggetto emicranico “tipo” abbia un certo spirito artistico e nei ragazzi una tendenza all'impegno scolastico o sportivo più intensi. SBALZI ORMONALI, CAMBIAMENTI DI RITMO, CIBI TRA LE CAUSE Tra le cause più comuni, oltre a una predisposizione individuale, ci sono le oscillazioni ormonali legate al ciclo mestruale o le alterazioni del ritmo sonno-veglia (tipica è l’emicrania che insorge nel week end quando si va a letto e ci si sveglia più tardi). Esistono poi altri fattori che possono favorirne la comparsa, anche se sono molto variabili da persona a persona: stress, rumori assordanti, odori pungenti, luce troppo forte fissata a lungo, sforzo visivo per uso prolungato del computer, esposizione a caldo o freddo. Per quanto riguarda invece i cibi, spesso additati come fattori scatenanti, sono note le cefalee da cioccolato, da formaggi stagionati o da glutammato contenuto nel dado da brodo. Esistono poi anche altri alimenti specifici, diversi per ognuno, che possono scatenare attacchi di mal di testa. Una credenza comune è quella che sostiene che il mal di testa venga per una cattiva digestione:

DOTT. CARMELO EROS MALARA Specialista in Neurologia

- AMBULATORIO DI NEUROLOGIA A.O. PAPA GIOVANNI XXIII BERGAMO -

in realtà cefalea e digestione alterata sono due eventi che hanno all’origine la stessa causa, ovvero un’“onda” anomala di serotonina, e non l'una causa dell'altra. Detto questo in una percentuale significativa di casi, alcuni cibi o bevande scatenano un'emicrania con un meccanismo più complesso di una semplice cattiva digestione. LE CURE: AL BISOGNO O PREVENTIVE Oggi abbiamo terapie di cura e di prevenzione molto efficaci, ma purtroppo non sempre definitivamente curative, né efficaci su tutte le persone. È comunque vero che l'emicrania è una malattia spesso fortemente invalidante, che interferisce anche pesantemente sulla qualità di vita della persona che ne soffre. Arrendersi senza aver sperimentato le varie possibilità che la medicina moderna offre è un inutile errore. La scelta del farmaco è molto delicata e va personalizzata a seconda dell’entità, delle frequenza del disturbo e delle caratteristiche del paziente. In caso gli attacchi non siano troppo frequenti, la strategia più efficace è assumere, appena compare la crisi (più tempestivamente si prende più chance si hanno di interrompere il meccanismo del dolore), una compressa di triptani, i nuovi farmaci antiemicranici specifici per questo tipo di mal di testa che hanno rivoluzionato l’approccio alla cura di questa patologia. Se, invece, il problema è più frequente (più di 3-6 volte al mese), gli attacchi durano a lungo (48-72 ore) e sono molto disabilitanti, esistono terapie di prevenzione, cosiddette profilattiche, con farmaci di varia natura dagli integratori (ad esempio magnesio, Ginkgo biloba) a farmaci più importanti che agiscono con meccanismi diversi sul sistema nervoso centrale riducendo la frequenza degli attacchi. Talvolta anche la caffeina può avere un effetto positivo su un'emicrania, anche se bisogna ricordare che alcune emicranie sono invece provocate da un eccesso di caffeina. Ci sono poi

A VOLTE È COLPA DI TROPPI ANTIDOLORIFICI All’origine dell’emicrania, soprattutto cronica, ci può essere anche l’abuso di farmaci anti-dolorifici (overuse). Proprio così. Questi farmaci, specifici per la patologia, infatti, se assunti in dosi eccessive finiscono per interagire con i circuiti neurofisiologici di controllo del dolore, portando addirittura a un peggioramento dei sintomi. Il mal di testa così si cronicizza trasformando cefalee episodiche in cefalee croniche. Il sospetto di abuso è già presente quando il paziente assume analgesici per più di 2-3 giorni a settimana.

terapie farmacologiche che hanno dimostrato una certa efficacia nel contrastare l’emicrania: tra queste un ruolo di primo piano spetta all’agopuntura. Da alcuni anni sono in commercio anche alcuni dispositivi che sfruttano una leggera stimolazione elettrica delle aree cerebrali in cui si sviluppa il mal di testa (alcuni agiscono fermando l’attacco, altri si indossano come un cerchietto sulla fronte per venti minuti al giorno per quattro mesi), ma sono ancora tuttavia molto costosi e dagli effetti non standardizzati. Per le cefalee emicraniche ad alta frequenza sta invece avendo un ottimo riscontro la terapia con la tossina botulinica, che in questi casi utilizza dei meccanismi d'azione completamente diversi da quelli che si usano in medicina estetica. In ogni caso, per contrastare efficacemente l’emicrania il primo passo è evitare il “fai da te” e rivolgersi a un neurologo esperto in cefalee o a uno dei Centri Cefalee diffusi sul territorio per un corretto inquadramento della malattia e della cura più adatta. Bergamo Salute

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SPECIALITÀ A-Z

PEDIATRIA TISANE SÌ, MA IN DOSI CONTROLLATE Per attenuare il dolore dovuto alle coliche nei neonati sono utili gli infusi che si trovano in commercio (ad esempio a base di anice e finocchio o altre erbe), ma si deve evitare la somministrazione eccessiva di liquidi, che può addirittura peggiorare la situazione.

Mal di pancia nei primi tre anni: NON SOLO COLICHE

Acuto o ricorrente, non va trascurato, anche se per fortuna nella maggior parte dei casi non deve preoccupare eccessivamente a cura del dottor CESARINO GHISI

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I

l dolore addominale (acuto o ricorrente), più comunemente chiamato mal di pancia, è un problema frequente in età pediatrica, anche sotto i 2-3 anni. Anche se spesso è fonte di grande preoccupazione per mamma e papà, in realtà nella maggior parte dei casi è la spia di problemi non gravi come una cattiva digestione o meteorismo (eccessiva produzione e accumulo di gas nel tratto digestivo che causa distensione addominale).

SE È ACUTO PUÒ DIPENDERE DA VARIE CAUSE TRA CUI GASTROENTERITI E OTITI Il dolore acuto è quello che allarma di più il genitore anche se, per la maggior parte dei casi, è “benigno”. Solo in una modesta percentuale dei casi infatti è indispensabile l’intervento medico d’urgenza per una diagnosi rapida e completa. Il problema è che sotto i tre anni di solito il bambino non è in grado di spiegare in modo preciso dove sente il dolore né quali caratteristiche ha e questo porta inevitabilmente i genitori ad allarmarsi ulteriormente. Per questo è importante che loro per primi imparino a inquadrare e dare il giusto peso al problema ed eventualmente a cogliere segnali d’allarme. In particolare nel caso il bambino presenti un dolore addominale acuto gli aspetti da considerare e valutare sono: • l’insorgenza improvvisa del dolore che non recede o che si ripresenta a intervalli ravvicinati; • le condizioni generali del bimbo, in particolare se vi è pianto vivo e/o lamentoso continuo oppure se il dolore viene riferito senza particolare stato di sofferenza; • se vi sono altri sintomi correlati, come febbre e/o vomito e/o diarrea e/o tosse etc.. Se non ci sono altri sintomi e il bambino sta complessivamente bene, ha comunque voglia di giocare, è vitale, è probabile che si tratti semplicemente di una cattiva digestione. Se invece si accompagna ad altri disturbi, bisogna ricordare che il mal di pancia, soprattutto nei primi tre

anni di vita, spesso si accompagna a forme di gastroenteriti virali, molto frequenti nell’ambito della socializzazione precoce (asili nido), a otiti acute che nel lattante possono dare diarrea o a faringotonsilliti febbrili che causano addominoalgie per le tossine che liberano nei linfonodi addominali. Altre patologie “extra addome” che possono causare dolore addominale acuto riflesso, anche se in modo temporaneo, sono le infezioni delle vie urinarie e alcune forme di polmoniti acute gravi. In rari casi, il dolore addominale acuto può essere anche la spia di appendicite acuta, ernia inguinale, torsione testicolare o paresi intestinale, patologie che, se non inquadrate correttamente non solo dai genitori ma soprattutto dal medico, possono dare origine a complicanze. È quindi lo “stato di sofferenza” del bambino che la mamma deve saper valutare per tempo per evitare conseguenze pericolose per la salute del piccolo. COLICHE GASSOSE: LA FORMA DI DOLORE ADDOMINALE RICORRENTE PIÙ FREQUENTE NEI LATTANTI Il dolore addominale recidivante (o ricorrente/periodico) può verificarsi già nei primi mesi di vita nelle cosiddette “coliche gassose” del neonato/lattante, che sono il più comune motivo di pianto nel neonato: in questo caso la causa può essere o un abbondante meteorismo intestinale da fermentazione del latte nell’intestino oppure una possibile intolleranza alle proteine del latte vaccino somministrato in polvere. Nel primo caso il pianto da colica si verifica prevalentemente dopo i pasti del pomeriggio/sera e recede la notte. Nell’ipotesi di possibile intolleranza alle proteine del latte vaccino, il disturbo è persistente/intermittente durante tutta la giornata e si evidenzia durante il pasto con irritabilità e uno stato di malessere che impedisce un riposo sereno. In caso di pianto notturno innanzitutto non ci si deve spazientire e si possono effettuare blandi massaggi all'addome tenendo il bambino in braccio a pancia sotto

(questa posizione non è invece da utilizzare quando si adagia il bambino nella culla). Utili possono essere anche prodotti commerciali a base di erbe predosate (vedi box tondo) o farmaci che diminuiscono il meteorismo intestinale del lattante (sarà il pediatra a consigliarli). Tornando al latte è bene sottolineare che non esiste un’intolleranza al latte materno, così come, sempre a proposito di latte materno, è falso il detto che il bambino pianga per carenza di elementi nutritivi. Infine, ci sono alcuni lattanti che possono presentare pianto frequente o irritabilità poco controllabile, durante il pasto, dopo o fra un pasto e l’altro, dimostrando anche difficoltà nell’alimentazione. In questo caso, anche se non vi è rigurgito, si può ipotizzare una malattia da reflusso gastroesofageo. Attenzione però alle false diagnosi, che spettano solo al pediatra e non a internet, a cui spesso le mamme si rivolgono per cercare spiegazioni spesso troppo semplicistiche o comunque non “personalizzate” ai sintomi dei propri figli. Dall’anno di vita in poi, invece, a fronte di addominoalgie intermittenti, non si possono escludere parassitosi intestinali. Le più frequenti, (ascaridi e ossiuri) si accompagnano a prurito e/o dolore anale frequentemente nelle prime ore del mattino, la più rara (giardiasi) può causare anche disturbi digestivi, diminuzione dell’appetito con calo ponderale. Sempre nell’ambito del dolore ricorrente, infine, bisogna a volte escludere anche la celiachia che spesso non si accompagna a diarrea, come spesso si crede, ma si correla ad altri sintomi di vario genere e intensità.

DOTT. CESARINO GHISI Specialista in Clinica Pediatrica - LIBERO PROFESSIONISTA A BERGAMO Bergamo Salute

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PERSONAGGIO

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er anni ha corso in tutto il mondo (anche nel deserto) e ha vinto quattro volte il titolo italiano di maratona. Ora fa correre gli altri: è infatti il direttore tecnico della mezza maratona di Bergamo del 27 settembre. Ha scelto lui il percorso: si parte dalla Fara, si va a Colle Aperto, poi si scende percorrendo le Mura Venete e si arriva in Città Bassa costeggiando i luoghi più belli e ricchi di storia di Bergamo con l’arrivo davanti al teatro Donizetti, sul Sentierone. L’anno scorso alla gara hanno partecipato 1300 atleti, un record che quasi sicuramente sarà battuto in questa terza edizione. Incontriamo il maratoneta Migidio Bourifa ad Albino dove abita con la biondissima moglie Silvia Scandola e le figlie Martina e Gaia. Capelli ricci, magrissimo. Ancora oggi che ha appena attaccato le scarpette al chiodo, si allena sulle strade della Val Seriana, anche se non fa più i 200-240 chilometri alla settimana di quando vinceva i titoli italiani. «Cerco di tenermi in forma», dice in uno splendido italiano con un po’ di cadenza bergamasca. Già, perché Migidio è nato a Casablanca 46 anni fa, ma subito dopo il papà, che lavorava in un’industria tessile a Casnigo, l’ha portato in Italia.

Migidio Bourifa 4 volte campione d'Italia si racconta

CON LA MARATONA HO BATTUTO IL RAZZISMO a cura di LUCIO BUONANNO


E a Casnigo è cresciuto, ha frequentato l’oratorio, la chiesa come tutti i suoi coetanei e ha cominciato a dedicarsi allo sport: calcio, karatè, atletica. «Finché un giorno mio padre, dopo avermi visto giocare a pallone, mi ha posto di fronte a una scelta. “Sei troppo egoista per il calcio. Tu hai bisogno di uno sport individuale”. Mio padre. Devo a lui, che è scomparso 10 anni fa, il mio carattere. Lui è stato uno dei primi marocchini arrivati in Val Gandino 47 anni fa e subito si fece apprezzare perché era un gran lavoratore, preciso, serio, corretto. La gente gli voleva bene, lo rispettava come lui rispettava i bergamaschi. E a me ha sempre detto di rispettare gli altri. “Sei tu che non devi sentirti diverso”. Mi ha trasmesso i suoi principi morali: serietà, sacrificio, lavoro». Migidio ascolta i consigli di papà Tahar. Scopre la corsa, il mezzofondo prima, la maratona subito dopo. Ne ha fatte una trentina in Italia, a Monaco di Baviera, Parigi, Helsinki, Giappone, Barcellona, New York. Nel 2007 diventa campione italiano a Roma, un successo che bissa due anni dopo a Treviso. Nel 2009 è anche il primo europeo a concludere la maratona di New York. Altri titoli nazionali arrivano nel 2010 a Venezia e poi tre anni dopo, a 44 anni, a Carpi. «Avevo 14 anni quando ho cominciato a correre in montagna con l’Olimpia Clusone sotto la guida di Vittore Lazzaroni, poi sono passato alla Snam con Gennaro Di Napoli. Quanti sacrifici: lavoro e allenamenti. Gareggiavo in pista nel mezzofondo, poi nel 1998 la mia prima maratona con un settimo posto a Torino. È stato proprio questo risultato a farmi prendere la decisione di fare della corsa la mia professione. Così chiesi alla ditta dove lavoravo un anno di aspettativa. E arrivano i risultati, vinco a Padova, poi a Parigi arrivo terzo ma faccio il mio primato personale in 2 ore, 9 minuti e 7 secondi. Tra tutte le maratone che ho corso è quella che mi ha dato più soddisfazioni, che mi ha catapultato sulla scena internazionale, mi ha ripagato dei tanti sacrifici e mi ha dato tanta fiducia in me stesso». Per Migidio è la realizzazione di un sogno. Entra a far parte della Nazionale, va agli europei di Monaco dove contribuisce con il suo decimo posto alla conquista della medaglia di bronzo nella Coppa Europa. Ma la gioia per gli straordinari risultati agonistici si frantuma nel 2004 quando ha un terribile incidente stradale che gli costa la rinuncia alle Olimpiadi. «Ma non mi sono perso d’animo» racconta. «Ho reagito, tanta fisioterapia, altri sacrifici, tanti allenamenti, grandissimo impegno. Volevo tornare a correre, a essere tra i primi. La fatica non mi ha mai bloccato, ho sempre dato tutto me stesso. E ce l’ho fatta. Dopo tredici mesi di sofferenza sono tornato a correre e ho vinto la maratona di Torino a 36 anni».

Bourifa vanta diversi primati personali: è il più longevo maratoneta italiano (ha vinto infatti il quarto titolo a 44 anni) ma a conferma della sua costanza è anche il primo e unico italiano ad aver corso per tanti anni la maratona sotto le 2 ore e 12 minuti. Ma qual è il segreto? «Tanti sacrifici, tanti allenamenti e una vita da atleta: dieta mediterranea e chilometri su chilometri senza ricorrere a sostanze dopanti. Il doping è infatti un grosso problema per tutti gli sport e per l’atletica in particolare. C’è gente che ricorre all’uso degli stimolanti per ottenere risultati brillanti. Io forse ho perduto il quinto titolo italiano, arrivando secondo, perché il primo, l’ha fatto poi capire anni dopo, si era aiutato con qualche sostanza. Il doping va combattuto ma io sostengo che come in tutti i campi bisogna dare una seconda possibilità a chi viene pizzicato. Se ricade deve essere radiato senza pietà. Noi atleti dobbiamo essere d’esempio ai giovani. I veri risultati si ottengono faticando. Io mi allenavo facendo 30-40 chilometri al giorno e a 46 anni ho ancora energie da vendere». E infatti l’anno scorso ha accettato di correre la 100 chilometri del Sahara, classificandosi al secondo posto. «È stata una sfida, io amo le sfide. Avevo visto l’edizione dell’anno prima in televisione e ho deciso di provare: un’esperienza difficile, fuori dal mondo, senza telefonini, tanta sabbia che entrava nelle scarpe. Ora mi sto preparando per un’altra sfida: il triathlon (corsa, ciclismo e nuoto) con alcuni ex campioni.»

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IN SALUTE

STILI DI VITA

COSÌ PREVIENI IL MAL DI SCHIENA

…a casa, al lavoro, in auto a cura di MARIA CASTELLANO

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o sapevate che passiamo quasi due terzi della nostra vita seduti o sdraiati? E questo a discapito della nostra schiena, e non solo. Già, perché stare troppo tempo seduti o in posizioni scorrette può favorire la comparsa di mal di schiena e discopatie (protrusioni, ernie, degenerazione del disco intervertebrale, ma anche dolori alle braccia e alle spalle, fastidi alle gambe (con retrazione della muscolatura posteriore della coscia) e al tratto cervicale (con fastidi della vista). «La sedia e il tavolo sono ormai lo strumento principale per le attività di molte persone» confermano Pietro Ciaccio e Stefano Demasi, chinesiologi esperti in postura. «Il nostro corpo è in grado di sopportare posture scorrette, ma solo se assunte per poco tempo; se sono protratte nel tempo, si arriva a una condizione di crisi che il corpo ci segnala con sensazioni dolorose e di intorpidimento; se, nonostante i segnali, si continua a protrarre tali posizioni il corpo arriva a una modificazione strutturale permanente (fissazione)». COSA SI PUÒ FARE, ALLORA, PER LIMITARE I DANNI E SOPRATTUTTO PREVENIRE PROBLEMI? Uno dei primi consigli è lavorare per obiettivi (step by step) per evitare di sovraccaricare l’attenzione con conseguenti continui movimenti nocivi al sistema muscoloscheletrico. Ci sono poi numerose “regole” pratiche che ognuno di noi

può applicare, a cominciare dalla postazione da lavoro. • Il tavolo deve avere uno spazio adeguato per infilare le gambe e una profondità che permetta di allungarle, meglio se regolabile in altezza; deve avere un’altezza tra i 70 e gli 85 cm. e avere una larghezza che permetta di sedere comodamente e utilizzare gli strumenti necessari al lavoro (mouse, telefono, tastiera etc.); la superficie del tavolo deve essere preferibilmente di colore chiaro e tale da impedire riflessi. • Lo schermo, per evitare di flettere, inclinare o ruotare il capo, deve essere posizionato all’altezza degli occhi e la distanza degli stessi dal monitor del computer dovrà essere tra i 50 e i 70 cm (1,5-2 volte la diagonale dello schermo). Questo permette di avere una visuale perfetta, evitando di sovraccaricare la muscolatura del collo. Inoltre deve essere frontale, di 15-17 pollici e inclinato di 10-20° all'indietro. Infine bisogna impostarlo a parametri di colore, luminosità e contrasto in modo da renderli più confortevoli possibili. • La tastiera deve essere inclinabile per consentire di assumere una posizione confortevole, che non affatichi gli arti superiori; quando si scrive sulla tastiera è bene tenere i gomiti poggiati al tavolo per evitare sovraccarichi in grado di dare infiammazioni muscolari agli arti superiori; le spalle non devono essere contratte quando le braccia digitano o quando sono appoggiate sui braccioli; durante l'utilizzo del

ESISTE ORMAI DAL 1994 LA LEGGE SULLA SICUREZZA E IGIENE SUI LUOGHI DI LAVORO (D.L. 626 CON SUCCESSIVE MODIFICHE DEL D.L. 81 DEL 2008) CHE TUTELA ANCHE IL LAVORATORE E DÀ INDICAZIONI AFFINCHÉ SI POSSANO PREVENIRE FORME DOLOROSE VERTEBRALI NEI LUOGHI DI LAVORO 22

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DOTT. PIETRO CIACCIO Dottore magistrale in scienze motorie

mouse e della tastiera è consigliabile mantenere il polso e le dita rilassati (non piegare le dita sotto le mani). • Il mouse deve essere sullo stesso piano della tastiera e si consiglia di usare quello senza filo. • L’illuminazione deve essere adeguata, sia quella dello schermo sia la luce intorno, con un buon contrasto del campo visivo tra illuminazione naturale e artificiale; le lampade devono essere disposte al di fuori del campo visivo per evitare abbagliamenti, riflessi sullo schermo, ma che allo stesso tempo devono illuminare la tastiera per evitare flessioni del campo; infine la postazione deve essere distante almeno un metro dalle finestre. Altri consigli utili sono: cercare di posizionare il monitor più in basso per evitare tensioni del collo in caso si usino lenti bifocali; evitare di stare alla cornetta con la testa inclinata per sorreggerla; fare una pausa ogni 15/20 minuti. E LA SEDIA, INVECE, CHE CARATTERISTICHE DOVREBBE AVERE? Se il luogo di lavoro lo permette, si consiglia di sedersi su palle da fitball di grandezza conforme all’altezza del tavolo: si è visto che favoriscono una buona mobilità del bacino e mantengono la naturale curva della schiena. Molto funzionali ed ergonomiche sono anche le sedie senza schienale, con il piano di seduta inclinato in avanti di circa 10°-15° e gli appoggi sulle ginocchia che permettono di mantenere la curvatura fisiologica della lordosi lombare. In alternativa


cm

imposta colore luminosità contrasto!

cerca di appoggiare i gomiti si può scegliere una sedia ergonomica con le seguenti caratteristiche: • deve essere imbottita, spessa, semirigida fatta con materiale traspirante e antisdrucciolo con rigonfiamento lombare di 2-4 cm; • deve essere a un’altezza adatta a quella dell’individuo; • deve permettere una certa libertà di movimento, una posizione comoda, stabilità e deve essere dotata di cinque piedini con rotelline mobili; • deve essere girevole per evitare torsioni e torso-flessione, regolabile in altezza e in inclinazione e con braccioli di altezza 20-25 cm. dal piano di seduta per evitare che le braccia siano in continua tensione; • la seduta deve essere di almeno 40/50 cm. con la spalliera sistemata a 90° (si dovrebbe riuscire a far passare un pugno tra i polpacci e la fine della sedia) in modo da permettere di avere la schiena bene adesa alla spalliera; • lo schienale deve almeno arrivare all’altezza delle scapole (40-45 cm) con supporto lombare e inclinazione indietro (non oltre i 11-12°); • l'altezza della seduta deve permettere che gli angoli coscia-bacino e coscia gamba risultino di 90° e assicurare un buon appoggio dei piedi a terra. E A CHI PASSA MOLTO TEMPO IN AUTO, COME CAMIONISTI O TAXISTI, CHE CONSIGLI SI POSSONO DARE? Innanzitutto non inclinare troppo lo schienale, tenere gli arti superiori sul volante semi-piegati e non tesi, cercare di appoggiare bene tutta la schiena regolando il supporto lombare o ricorrendo a un piccolo

cuscino cilindrico come rinforzo lombare. Utile è anche effettuare qualche retropulsione (spostamento indietro) del mento per allungare la muscolatura anteriore del collo e diminuire le compressioni. In caso di viaggi lunghi, sarebbe inoltre opportuno interrompere la guida ogni ora per fare quattro passi e movimenti di estensione della schiena. CHI STA SEMPRE IN PIEDI, COME AD ESEMPIO I COMMESSI O I BARISTI INVECE A COSA DEVE FARE ATTENZIONE? Che il piano di lavoro non sia troppo basso né troppo alto o profondo per non dover flettere la schiena o sbilanciare il tronco in avanti. È utile appoggiare alternativamente un piede su un rialzo, per ottenere un rilasciamento del muscolo ileo-psoas, importante muscolo cosiddetto tonico-posturale a livello del bacino, e ridurre così la lordosi lombare. Importante è poi utilizzare calzature adeguate: la suola deve accogliere agevolmente la pianta del piede e i tacchi non devono superare circa i 4 cm. per non provocare l’aumento della curva lordotica lombare. È buona abitudine, infine, durante un lavoro in piedi o una lunga attesa in coda, mantenere l’addome retratto, i glutei

DOTT. STEFANO DEMASI Terapista della neuro e psicomotricità dell’età evolutiva

leggermente contratti e il mento retroposto: in questo modo si costruisce un bustino fisiologico di muscoli a sostegno della zona lombare della schiena.

OCCHIO A DIVANI, LETTI E BORSE DELLA SPESA! Quando si è a letto: • usare un materasso né troppo rigido né troppo morbido che permetta il mantenimento delle curve fisiologiche del rachide in posizione di decubito; • utilizzare i cuscini di piume per sostenere la testa (soprattutto se si dorme sul fianco), da mettere sotto le ginocchia per scaricare il rachide in posizione supina o tra le gambe per mantenere il bacino in assetto in posizione fetale; • evitare le lunghe permanenze in posizione prona. Quando si sta in poltrona: • non rimanere a lungo sprofondati in una poltrona troppo morbida; • cercare di tenere la schiena ben appoggiata e sostenuta eventualmente da un cuscino dietro il collo e/o la zona lombare. Quando si trasportano pesi: • evitare di portare un grosso peso solo con un braccio, ma suddividerlo in due pesi da tenere con le due mani (ad esempio le borse della spesa); • non portare la borsa a tracolla su una spalla, ma portarla tipo postino; • utilizzare piccoli carrelli per la spesa o trolley in alternativa a valigie e zainetti scolastici.

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IN SALUTE

ALIMENTAZIONE

PAUSA PRANZO ALLA SCRIVANIA Ecco i trucchi per non ingrassare a cura di MARIA CASTELLANO

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o chiamano desk food, ovvero “cibo da scrivania” ed è un’abitudine dannosa sempre più diffusa non solo in Inghilterra e in America, ma anche nel nostro Paese. Quasi la metà dei lavoratori italiani, infatti, secondo recenti ricerche, pranza alla scrivania o mentre continua a lavorare davanti al computer. Per pigrizia o per risparmiare tempo. Con il rischio non solo di arrivare a metà pomeriggio più stanchi mentalmente e fisicamente, ma anche di ingrassare senza rendersene conto. Proprio così: mangiare mentre la mente è impegnata

su altri fronti è la cosa peggiore per chi vuole rimanere in linea perché il cervello fa più fatica a “registrare” il segnale della sazietà. Cosa fare allora per limitare i danni e riprendere i ritmi lavorativi all’insegna delle buone abitudini? La prima soluzione sarebbe staccare, fare una pausa pranzo con un pasto equilibrato, in mensa o in una tavola calda, approfittando magari anche per fare una bella passeggiata “ristoratrice” che aiuta a liberare corpo e mente. È scientificamente provato che un'interruzione tra le ore di lavoro è indispensabile per mantenere alto

ANCHE MANGIARE MENTRE SI CAMMINA O SI GUARDA LA TELEVISIONE È DANNOSO PERCHÉ IL CERVELLO È DISTRATTO E LO STIMOLO DELLA SAZIETÀ FA FATICA A SCATTARE 24

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il livello di produttività: 20 minuti sono il tempo minimo necessario per ricaricare d'energia il cervello. E se proprio non si può fare a meno di mangiare mentre si lavora, che trucchi si possono mettere in atto? Lo abbiamo chiesto alla dottoressa Cristina Robba, nefrologa e nutrizionista. DOTTORESSA ROBBA, INNANZITUTTO PERCHÉ MANGIARE DAVANTI ALLA SCRIVANIA O AL COMPUTER È COSÌ DANNOSO PER LA SALUTE E PER LA LINEA? Continuare a lavorare o navigare in internet mentre si mangia impedisce di gustare i cibi e rende più difficile avvertire il senso di sazietà, inducendo ad assumere più calorie di quante ne assumeremmo se mangiassimo seduti a tavola. E non è tutto: la conseguenza è che, durante la giornata, si sente più facilmente il bisogno di ricorrere a snack (in


genere calorici) per placare la fame residua, aggiungendo così calorie a calorie. Questo succede perché si mangia in modo distratto, senza pensare all’atto che si sta compiendo, perdendo così coscienza del tipo di alimenti consumati e delle calorie assunte. A questo poi si aggiunge un’altra aggravante e cioè la voracità. Chi mangia alla scrivania infatti in genere tende anche a divorare gli alimenti. Un errore comune che ha conseguenze deleterie sulla linea. Masticare bene e lentamente (20 volte ogni boccone) infatti è fondamentale non solo per digerire meglio ma anche per far sì che dallo stomaco arrivino al cervello i segnali di sazietà che, in genere, hanno bisogno di circa venti minuti dal momento in cui si inizia a mangiare. Che il desk food favorisca l’aumento di peso lo confermano anche diversi studi scientifici. Tra questi ad esempio se ne può citare uno, condotto da alcuni studiosi dell'Università di Bristol, che ha coinvolto persone che mangiavano davanti al computer, impegnati in un gioco di carte, e altri che avevano fatto una vera pausa pranzo. I risultati hanno mostrato che chi era rimasto davanti allo schermo si sentiva meno sazio rispetto a chi aveva fatto una pausa. Non solo, mezz'ora dopo i volontari del primo gruppo avevano mangiato una quantità doppia di biscotti rispetto a quelli del secondo gruppo. NON SEMPRE, O ALMENO NON TUTTI, PERÒ RIESCONO A RITAGLIARSI UN PO’ DI TEMPO PER UNA PAUSA PRANZO VERA. CHE STRATEGIE SI POSSONO ADOTTARE ALLORA PER NON RISCHIARE DI INGRASSARE? La prima regola, per quanto si possa essere oberati di lavoro e impegni, è non saltare mai la pausa pranzo, cattiva abitudine che molti invece hanno. Non mangiare per poi pensare di “rifarsi” a cena è uno dei meccanismi che alla lunga tendono a far ingrassare. Il pranzo infatti è fondamentale per fornire a corpo e

mente le calorie (circa il 30-35% del fabbisogno giornaliero) necessarie per affrontare il resto della nostra giornata e gli impegni mentali e fisici fino alla cena. Le stesse calorie, assunte però la sera, diventano più difficili da smaltire favorendo così l’aumento di peso. Il pranzo, quindi, è un momento importante che dovrebbe essere il più regolare possibile, per evitare squilibri metabolici. Fatta questa necessaria premessa, l’ideale sarebbe un pasto equilibrato che comprenda cereali (un primo o del pane), un secondo (carne, pesce o legumi) e verdure, tutti cibi che però sono difficilmente consumabili alla scrivania. Un’alternativa light più pratica può essere ad esempio un’insalata di riso o di pasta, sempre integrate da un po' di verdura, o un’insalatona arricchita con una fonte di proteine, come tonno, mozzarella, uova (meglio scegliere un solo tipo di proteine, e quindi o tonno o mozzarella o uova, per favorire la digestione), accompagnata da un panino. Altrimenti si può optare per un panino imbottito, a patto però che rispetti alcune caratteristiche (vedi box) e purché, anche se non si riesce a fare la canonica pausa pranzo di un’ora, si stacchi almeno mentre lo si mangia.

DOTT.SSA CRISTINA ROBBA Nutrizionista - RESPONSABILE DELL’AMBULATORIO DI NUTRIZIONE CLINICA DEL POLICLINICO SAN MARCO DI ZINGONIA E NEFROLOGA-NUTRIZIONISTA DI CORPORE SANO SMART CLINIC -

IL PANINO SALVA FAME E LINEA Troppo spesso demonizzato, il panino può trasformarsi, con i dovuti accorgimenti, in un piatto unico equilibrato anche quando si è a dieta. Dal punto di vista nutrizionale, infatti, è bilanciato perché unisce i carboidrati del pane e le proteine dell’”imbottitura”. Vediamo più nel dettaglio le caratteristiche che deve avere per essere completo, soddisfacente ma anche amico della linea, tenendo presente che per sostituire un pasto deve fornire circa 450-500 calorie. • Pane. Scegliete pagnotte di media grandezza, ben lievitate e con poca mollica. Se vi piace il gusto, ottimo è il pane integrale: in genere è meno calorico; ha un indice glicemico (ovvero la capacità di innalzare i livelli di zucchero nel sangue) più basso, “qualità” che si traduce in un senso di sazietà che dura più a lungo e in un minor rischio di bruschi cali glicemici (da cui deriva lo stimolo della fame); è più ricco di fibre che, oltre a saziare, rallentano l’assorbimento di grassi e colesterolo. Occhio, invece, al pane arabo che non essendo lievitato può dare problemi di digestione e gonfiore addominale. •Ripieno. Privilegiate pollo, fesa di tacchino, roast beef, bresaola rispetto a salumi come prosciutto cotto, crudo o salame. Per variare, una volta a settimana, potete alternare anche una piccola frittata fatta con un uovo o del formaggio non troppo grasso (crescenza o mozzarella). Per renderlo davvero completo, aggiungete qualche foglia di insalata o altre verdure (pomodori, zucchine o melanzane alla griglia). •Salse e condimenti. Evitate maionese, senape e ketchup. Via libera, invece, a spezie di tutti i tipi e limone: danno sapore senza incidere sulle calorie.

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IN SALUTE

ALIMENTAZIONE

NALI NUTRIZIO AZIONIZZA (240 ML) DI TÈ DE INFORM AN GR TA ERITI A UNA VALORI RIF

TO NON ZUCCHERA

Kcal

2

Proteine (g)

0

Lipidi (g) Carboidrati (g) Zuccheri (g)

TÈ VERDE

0

Fibra (g)

0,47 0 0 2

Sodio (mg) Potassio (mg)

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elisir di lunga vita

Tonificante e ricco di antiossidanti, da millenni è considerato un valido alleato per prevenire malanni di corpo e mente a cura di ELENA BUONANNO

F

a bene al cuore, alla pelle, alle ossa e al cervello. Accelera il metabolismo e aiuta a bruciare i grassi. E ancora, secondo recenti ricerche aiuterebbe anche a prevenire alcuni tipi di tumore. No, non è una pozione magica. È il tè verde, varietà di tè ben conosciuta da millenni in Cina e in Asia per i suoi effetti benefici e sempre più apprezzata anche da noi, al punto da essere diventata la seconda bevanda più consumata al mondo dopo l’acqua. Ricco di sostanze antiossidanti (polifenoli, flavonoidi, tannini, vitamina C), vitamina B e K e minerali (alluminio e manganese) e amminoacidi, le sue foglie non vengono fermentate come succede alle altre varietà di tè (ad esempio il tè nero) ma sono essiccate dal calore: questo fa sì che la concentrazio-

ne di polifenoli rimanga alta, intorno al 30-40%, percentuale che negli altri tè si riduce fino al 3%. Tante le virtù, quindi, poche le controindicazioni (in particolare per chi soffre di patologie gastrointestinali come reflusso esofageo e ulcere). Vediamo più nel dettaglio le sue proprietà insieme alla dottoressa Livia Garzetti, biologa nutrizionista.

1.

TONIFICANTE ANTI-STRESS «Grazie alla presenza di un amminoacido chiamato L-teanina, il tè verde ha proprietà antistress, ansiolitiche e rilassanti» spiega la dottoressa Garzetti. «Una buona tazza di tè verde, ogni giorno, può aiutare le persone con ansia a rilassarsi, dormire meglio e a concentrarsi sulle loro attività quotidiane».

TRA I COMPONENTI DEL TÈ VERDE I POLIFENOLI HANNO UN RUOLO PREDOMINANTE. SONO FORMATI PRINCIPALMENTE DA CATECHINE (30%) COME L’EPIGALLOCATECHINA 3 GALLATO (EGCG), L’EPIGALLOCATECHINA (EGC), L’EPICATECHINA GALLATO (ECG) E LA EPICATECHINA (EC). L’EGCG, IN PARTICOLARE, È LA CATECHINA PIÙ STUDIATA PERCHÉ È LA PIÙ ABBONDANTE E PER LA SUA POTENTE ATTIVITÀ BIOLOGICA 26

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2.

AMICO DELLA LINEA Bere tè verde aiuta a bruciare il grasso. Il merito è delle catechine (tipo di polifenoli del tè) e dell’acido gallico. «Per produrre il grasso il nostro organismo ha bisogno di un enzima, l’acido grasso sintasi (FAS)» dice la biologa. «È stato dimostrato che le catechine e l’acido gallico contribuiscono all’inibizione del FAS, con effetti importanti quindi sull’abbassamento del livello di grassi circolanti».

3. ABBASSA IL COLESTEROLO E LA PRESSIONE

Ogni giorno assumiamo una certa quota di colesterolo attraverso gli alimenti, che va ad aggiungersi a quella prodotta dall'organismo. «L’aumento e l’accumulo di colesterolo LDL (colesterolo cattivo) rallen-


ta il flusso sanguigno e può portare all’aterosclerosi con conseguenti patologie cardiovascolari» avverte l’esperta. «Diversi studi hanno dimostrato che l’azione antiossidante di polifenoli e flavonoidi contenuti nel tè verde è in grado di abbassare non solo i livelli di colesterolo e trigliceridi nel sangue ma anche la pressione arteriosa».

4. UNO SCUDO CONTRO I BATTERI DELLA BOCCA

Il tè verde, sempre grazie ai polifenoli, è dotato di una naturale azione antibatterica. «Agisce in modo efficace soprattutto contro alcuni batteri presenti nel cavo orale, come lo Streptococcus mutans, causa di carie e decadimento dentale. Inoltre una tazza di tè verde al giorno offre il fabbisogno di fluoro di un adulto aiutando così a mantenere l'integrità dello smalto dei denti» dice la dottoressa Garzetti.

5.

PREVIENE I TUMORI Il consumo regolare di questa bevanda potrebbe contribuire a ridurre il rischio di tumori gastrointestinali. «Un gruppo di ricercatori della Vanderbilt University Medical Center (USA) ha condotto per 11 anni uno studio su donne cinesi di mezza età e ha dimostrato come le donne che avevano bevuto tè verde per un lungo periodo di tempo avevano avuto una minore incidenza nello sviluppo di alcuni tumori dell’apparato digerente, in particolare a stomaco, esofago e colon-retto» osserva la biologa. «Il merito è da attribuire anche in questo caso alle catechine e alla loro capacità antiossidante».

6. ALLEATO DELLA VISTA Anche l’occhio vuole la sua parte. E il tè verde non tradisce le aspettative. «È stato dimostrato per la prima volta come le catechine presenti nel tè verde passano dallo stomaco e arrivano fino all’apparato visivo, proteggendolo dallo stress ossidativo e da una serie di danni potenziali come danni tissutali o disfunzioni che portano a malattie» osserva l’esperta. «Tra queste il glaucoma, malattia che può causare seri danni alla vista e in alcuni casi portare alla cecità».

6. ANTI-AGING Non essendo sottoposto a fermen-

tazione il tè verde ha un contenuto di polifenoli e in particolare di ECGC (i più potenti tra i polifenoli) 10 volte superiore rispetto al tè nero. «L’alto potere antiossidante di queste sostanze contrasta la formazione di radicali liberi, i principali responsabili dell’invecchiamento delle cellule» dice la dottoressa Garzetti. «Secondo uno studio pubblicato sull’American Journal of Clinical Nutrition un consumo regolare di tè verde può allontanare il possibile danno cellulare, ritenuto responsabile di molte malattie, e ridurre il rischio della cosiddetta disabilità funzionale, un fenomeno tipico dell’invecchiamento. È stato inoltre dimostrato come il tè verde possa

ridurre il rischio di sviluppare alcune malattie neurodegenerative come il morbo di Alzheimer». Senza contare che gli effetti anti-invecchiamento si vedono anche sulla pelle.

COSÌ DIVENTA UN RITO DI BENESSERE • Preferite tè in foglie rispetto a quello in bustina. Il tè in foglie è molto delicato e va conservato con cura evitando di esporlo alla luce, all'umidità o a odori forti che potrebbero alterare l’aroma e le proprietà. • Utilizzate acqua minerale naturale, evitando quelle troppo povere di sali o con elevato residuo fisso. • Portate l’acqua a ebollizione e poi lasciatela raffreddare per raggiungere una temperatura di 70-80°C ideale per l’infusione delle foglie di tè verde che non deve superare i 3 minuti.

DOTT.SSA LIVIA GARZETTI Biologa Nutrizionista

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IN ARMONIA

PSICOLOGIA

STOP AL FUMO

con l'ipnosi a cura di MARIA CASTELLANO

S

econdo un’indagine DOXA pubblicata nel 2014 per conto dell’Istituto Superiore della Sanità e dell’Osservatorio Fumo Alcol e Droga, sono circa 11 milioni i fumatori nel nostro Paese. E solo il 4% di chi ci prova riesce a smettere nonostante i tanti metodi di disassuefazione dal fumo esistenti. Tra i motivi per cui si fuma o si inizia, ai primi posti ci sono sempre più frequentemente stress, agitazione e una maggior sicurezza che si ricava dalla gestualità associata al fumo. «Di fronte a questi dati è ormai evidente che, per riuscire a smettere di fumare, è indispensabile un approccio psicologico, poiché agisce sulle cause che innescano e sostengono la dipendenza, aumenta la motivazione del soggetto a smettere e lo sostiene durante la fase di disassuefazione. Non bisogna infatti mai dimenticare che il tabagismo è una vera e propria dipendenza, fisica e psicologica, e non un semplice vizio» osserva il dottor Carlo Jamoletti, medico e psicoterapeuta. Ed è qui, che tra le terapie

IL TERAPEUTA INDUCE LO STATO DI IPNOSI ATTRAVERSO TECNICHE DI COMUNICAZIONE CHE AIUTANO IL PAZIENTE A CONCENTRARSI SUL PROPRIO MONDO INTERIORE RAGGIUNGENDO CONTEMPORANEAMENTE UNO STATO DI BENESSERE E RILASSAMENTO 28

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più efficaci, scende in campo l’ipnosi. «L’ipnosi viene spesso indicata come fattore risolutivo, di immediata e quasi miracolistica efficacia in svariate situazioni di disagio psichico spesso cronicizzate (come la dipendenza da nicotina). In realtà non è esattamente così. È più corretto parlare di psicoterapia ipnotica, un intervento di psicoterapia in cui viene applicata l’ipnosi». MA IN CHE MODO QUESTO APPROCCIO PUÒ AIUTARE A SMETTERE? Lo psicoterapeuta ipnotista non è un manipolatore di menti né un mago della suggestione: è un professionista (medico o psicologo, specializzato dopo un regolare percorso quadriennale riconosciuto dallo Stato) che cerca di cogliere la complessità della richiesta di aiuto del paziente, spesso non indotta dal semplice sintomo. In questo senso la psicoterapia ipnotica (quindi non la sola ipnosi) aiuta a risolvere il malessere psichico che è concepito come impossibilità o incapacità di usare il proprio potenziale o le risorse personali. Così come avviene per altre forme di dipendenza, in cui la psicoterapia ipnotica ha ottenuto ottimi risultati (dipendenza da sostanze psicoattive, alcolismo, dipendenza da gioco, disturbi alimentari) l’uso dell’ipnosi, che è comunicazione e non suggestione (come spesso si immagina), può favorire l’accesso all’inconscio del paziente. Qui è più stretto il legame tra la mente e il corpo e più facilmente possono emergere le problematiche interiori, attivando le potenzialità inespresse per risolvere la dipendenza dal fumo di tabacco. PER QUALI TIPI DI FUMATORI PUÒ ESSERE ADATTA LA PSICOTERAPIA IPNOTICA? Per pazienti “difficili” con una lunga consuetudine al fumo e l’acquisizione di condizionamenti molto radicati, oppure pazienti che si trovano in situazioni esistenziali particolari (pensionamento, solitudine,


stress o disturbi d’ansia) in cui il fumo spesso assume valenze sostitutive non facilmente superabili. QUAL È L’IDENTIKIT DEL FUMATORE CHE HA MAGGIORI CHANCE DI SMETTERE? In genere si tratta di soggetti di sesso maschile, con relazioni significative, spinti da una forte motivazione a smettere, con una dipendenza da nicotina da lieve a moderata e che non hanno disturbi dell’umore. COME SI SVOLGE QUESTO TIPO DI TERAPIA E QUANTO DURA? Il percorso di psicoterapia ipnotica inizia con un primo colloquio in cui viene valutata la presenza delle tre componenti principali dell’atto del fumare: quella comportamentale, quella legata alla dipendenza farmacologica e quella psicologica. Possono essere utilizzati specifici test che valutano il grado di dipendenza del soggetto, il livello di motivazione a smettere di fumare e l’intensità del craving, ossia della compulsione a fumare. Terminata questa fase, vengono fornite le informazioni essenziali sull’ipnosi e chiarito ogni eventuale dubbio del paziente. A questo punto, si comincia il training vero e proprio, che prevede un numero variabile di incontri (minimo 10), in cui il paziente viene sottoposto a sedute di ipnosi. E COSA SUCCEDE, IN CONCRETO, IN QUESTE SEDUTE? Attraverso l’ipnosi, che induce uno stato modificato di coscienza, detto trance, simile al dormiveglia (non si dorme né si perde coscienza), vengono rinforzate le capacità del paziente a superare il senso di vuoto che la mancanza di fumo comporta, viene aumentata la resistenza al craving e viene rievocato lo stato di benessere che il paziente ha sperimentato nei periodi in cui non fumava. Tutto questo attraverso una comunicazione che può essere volutamente metaforica oppure più diretta. In quest’ultimo

MEGLIO SMETTERE DI COLPO Secondo i dati della letteratura scientifica, la più alta percentuale di successo si verifica in chi decide di troncare bruscamente l’uso della sigaretta, perché segnala un impegno più deciso e una maggiore disponibilità ad accettare potenziali disagi. La disassuefazione graduale, percepita come meno impegnativa, ha un altissimo rischio di abbandono.

caso si possono utilizzare concetti blandamente avversativi, ad esempio inducendo il paziente ad associare l'abitudine di fumare a qualcosa di negativo, come tosse, nausea, senso di soffocamento, cattivo odore dell'alito e dei vestiti, ingiallimento dei denti, rischio di incorrere in malattie serie, uniti però a “rinforzi” positivi, che sottolineano e rinforzano i vantaggi della disassuefazione in modo da rafforzare la volontà di liberarsi dalla dipendenza. I risultati di numerosi studi che hanno valutato l’efficacia della psicoterapia ipnotica dimostrano che si tratta di un intervento utilizzabile con

successo, soprattutto se viene inserito in un ambito multidisciplinare che può prevedere anche la terapia sostitutiva nicotinica o la terapia di gruppo.

DOTT. CARLO JAMOLETTI Medico e Psicoterapeuta - A.M.I.S.I. (ASSOCIAZIONE ITALIANA STUDIO DELL'IPNOSI) MILANO -

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IN ARMONIA

COPPIA

PERCHÉ

si tradisce a cura di VIOLA COMPOSTELLA

I

n estate si tradisce di più. Caldo, vacanze, spensieratezza, infatti, secondo diversi sondaggi favorirebbero le scappatelle. Alcune, come nascono, si esauriscono sotto l’ombrellone, altre magari continuano anche dopo. In ogni caso la domanda è: perché si tradisce? È un istinto “naturale”? È un segnale che non si è più innamorati del proprio partner? E perché alcune persone sembrano più inclini di altre? Lo abbiamo chiesto al dottor Silvio Mori, psicologo e sessuologo. «Prima di rispondere a questa domanda vorrei porre io un interrogativo» dice il dottor Mori. «Tradire con il pensiero è diverso da tradire con il corpo o con il cuore? Se voi doveste scegliere tra la situazione A (il vostro partner fa l’amore con voi pensando a un’altra persona) e la situazione B (il vostro partner fa l’amore con un’altra persona ma pensando a voi) quale scegliereste? È una risposta difficile, anche perché per molte persone il tradimento mentale è già di per sé un tradimento a tutti gli effetti, proprio perché viene meno un patto, in questo caso il patto di unicità, esclusività e fedeltà». FISICO O MENTALE CHE SIA, SEMBRA CHE PER ALCUNE PERSONE SIA PARTICOLARMENTE DIFFICILE ESSERE FEDELI… Se consideriamo che la monogamia più che un fatto biologico è una questione culturale, il tema fedeltà acquista nuove sfumature. In fondo l’uomo non è fedele per natura, ma può esserlo per scelta. E ad alcune persone questa scelta di fedeltà e monogamia viene molto difficile. Sembra davvero che alcune persone non siano “ge-

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neticamente” fatte per essere fedeli, come fosse più forte di loro. È POSSIBILE TRACCIARE UN IDENTIKIT DI CHI TRADISCE? Ovviamente esistono diversi tipi di traditore. C’è chi lo fa per pura libido, semplicemente. Non deve esserci un motivo scatenante o un problema nella coppia, si tratta di desiderio sessuale puro e semplice. E non è neppure accompagnato da particolari sensi di colpa, come ci fosse un certo diritto a tradire. In quest’ottica le variazioni socioculturali degli ultimi decenni hanno determinato uno scenario tutto nuovo: se prima era soprattutto l’uomo a tradire per libido, ora le donne non sono da meno. Donne che, per dirla alla Willy Pasini, vogliono tutto, marito e amante, quasi un inno d’orgoglio all’adulterio. OLTRE A QUESTO, QUALI SONO ALTRI PROFILI TIPICI DI CHI TRADISCE? Ci sono ad esempio i seduttori e le seduttrici, che nutrono la propria autostima nella capacità di condurre a sé (dal latino se-ducere) l’altro. Per loro, in fondo, l’appagamento sessuale è secondario alla gratificazione narcisistica della conquista e delle attenzioni che ricevono. In quest’ottica, l’età critica sembrano essere i quarant’anni, quando si fanno i primi bilanci. E negli ultimi anni, anche in virtù dei diversi social network, sono sempre più in crescita gli amanti virtuali e i tradimenti on-line (sono molti i siti nati apposta per favorire tutto ciò). Poi ci sono i trasgressori, alla costante ricerca del limite solo per poterlo superare. Generalmente sono “traditori seriali”, a volte diventano quasi collezionisti, amano conquistare come fosse un gioco pianificato. Per loro è solo un gioco, non hanno particolari sensi di colpa, anzi: se si obbligassero a restare fedeli ad una sola persona sentirebbero quasi di tradire sé stessi. Infine ci sono i traditori che hanno storie parallele: storie abbastanza stabili che possono durare anche mesi o anni. E spes-

IL TRADIMENTO È DIFFICILE DA SOPPORTARE, SEMPRE, MA CI SONO VOLTE IN CUI LO È ANCORA DI PIÙ. PER ESEMPIO QUANDO SI VIENE TRADITI CON UNA PERSONA COMPLETAMENTE DIVERSA DA NOI so la storia parallela diventa, a livello affettivo, persino più importante di quella ufficiale, a volte fino al punto di dire: “fatico a fare l’amore con mia moglie/mio marito perché mi sembra di tradire l’amante”. In alcuni casi capita addirittura che in parallelo non ci sia solo un’altra persona ma più d’una, in quello che alcuni psicologi chiamano “arcipelago affettivo”: c’è un partner principale e poi ci sono isole e isolette di gratificazione personale. A volte questi arcipelaghi nascono dall’insoddisfazione vissuta nella relazione principale. Altre volte l’altro è solo un confidente, salvo poi diventare qualcosa di più: “con mio marito è impossibile parlare… con lui invece è diverso, mi ascolta… e poi, non so, tra un tè un abbraccio è successo”. MA QUINDI CHI TRADISCE VUOL DIRE CHE NON AMA PIÙ IL PROPRIO PARTNER? Non è detto. Come dicevamo prima, per alcuni sembra davvero difficile restare fedeli a un’unica persona. Teniamo presente che in alcune culture essere poligami è del tutto accettato (per i maschi, per le donne è un po’ diverso). Dobbiamo anche considerare che all’interno di una relazione di coppia, specialmente di lunga data, ci possono essere momenti di “vulnerabilità” al tradimento, per problemi interni, incomprensioni, rancori irrisolti, a volte semplicemente per l’emergere di periodi stressanti. Questo può creare un terreno fertile per un’altra forma di tradimento: il tradimento occasionale. Questa è forse la forma di tradimento che più di altre suona spesso come un campanello d’allarme per lo stato di salute della coppia ed è spesso accompagnata da forti sensi di colpa.

ESISTE UN TRADIMENTO CHE FA PIÙ MALE DI ALTRI? Il tradimento è difficile da sopportare, sempre, ma ci sono volte in cui lo è ancora di più. Per esempio quando si viene traditi con una persona completamente diversa da noi. Spesso, in questi casi, quello che non si riesce a superare non è il tradimento in sé, ma l’incessante domanda che ci si continua a fare: “chi è davvero mio marito o mia moglie?”. Il tradimento ferisce profondamente non solo la persona ma anche la relazione, perché il partner all’improvviso ci sembra pieno di zone d’ombra, quasi uno sconosciuto. MA È POSSIBILE PERDONARE E SUPERARE UN TRADIMENTO? Non è facile, perché il tradimento è qualcosa che segna nettamente il passaggio da un prima a un dopo, e da quel momento nulla sarà più come prima. Ci sono coppie che sono riuscite a farlo, specialmente se si è trattato di un tradimento occasionale e se entrambi sono riusciti a dare un senso, un significato a quanto successo. Solo così anche un evento doloroso può diventare un punto di svolta, un’occasione di crescita sia per i due partner sia per la coppia e un nuovo inizio da cui ripartire con una nuova consapevolezza.

DOTT. SILVIO MORI Psicologo e Sessuologo - A BERGAMO E BRESCIA Bergamo Salute

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IN FAMIGLIA

DOLCE ATTESA

IL PERCORSO NASCITA? È A PORTATA DI CLICK Sono attivi da giugno la nuova Carta dei Servizi e il nuovo portale ASL dedicati a gravidanza e dintorni

DAL PRE-GRAVIDANZA AL POST PARTO La piattaforma è suddivisa in quattro settori che coprono l’intero percorso nascita, dal periodo pre-concezionale (con un’offerta di sette prestazioni in quaranta strutture operative) al post parto (con diciotto prestazioni totali), non tralasciando ovviamente la fase della gravidanza, sia essa fisiologica o a rischio, né la fase del parto (con cinque prestazioni erogate in trentadue strutture operative).

a cura di GIULIA SAMMARCO

U

n nuovo punto di riferimento, per tutte le neo mamme e aspiranti mamme bergamasche, su gravidanza, allattamento e procreazione assistita. Uno “spazio” in cui trovare informazioni in tempo reale sulle strutture e sulle prestazioni erogate con dettagli e approfondimenti sui costi, sui contatti di riferimento, sulla documentazione necessaria, le esenzioni e le modalità di prenotazione, facilitando così l’accesso a visite, controlli, esami durante il bellissimo ma delicato periodo del preconcepimento e della gravidanza. Tutto questo è la nuova Carta dei Servizi del Percorso nascita, un lavoro di rete avviato a fine 2014 dall’ASL di Bergamo, Azienda Ospedaliera Papa Giovanni XXIII, Azienda Ospedaliera Bolognini

di Seriate, Azienda Ospedaliera Treviglio e Policlinico San Pietro, attiva da fine giugno (raggiungibile direttamente dal portale web percorsonascita.asl.bergamo. it). «È l'unica del genere in Lombardia ed è un orgoglio per noi averla strutturata in un modo accessibile, sia per gli operatori sia per l'utenza» sottolinea Mara Azzi Direttore Generale ASL Bergamo. «Abbiamo investito molto in questo ambito negli ultimi anni. Un percorso nascita ben strutturato infatti garantisce, nel lungo termine, il benessere psico-fisico dell’individuo e della famiglia. Per realizzarlo però è essenziale predisporre il sistema con tutta la strumentazione tecnica e le risorse umane necessarie a rispondere alle esigenze di un territorio importante come quello bergamasco».

Sul portale il “Percorso Nascita in provincia di Bergamo” puoi trovare tutte le informazioni sui servizi di cui potresti aver bisogno prima, durante e dopo la gravidanza. Scegli la tua area di interesse all’indirizzo http://percorsonascita.asl.bergamo.it

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Bergamo Salute


La carta dei servizi offre un quadro oggettivo dello stato dell’arte sul territorio utile tanto agli utenti quanto agli operatori presenti sul territorio, favorendo la conoscenza dei servizi presenti e permettendo il reindirizzo dell’utente verso l’area desiderata. In particolare, illustra tutte le prestazioni e i percorsi assistenziali suddividendo il percorso in quattro macroaree a seconda del periodo: preconcezionale, gravidanza, parto e periodo post parto. Una volta individuata la prestazione o il percorso assistenziale, l’utente può avere informazioni relative alla sede e alla modalità di prenotazione ed erogazione del servizio richiesto, offerti sull’intero territorio bergamasco dai sette Punti Nascita e dai 18 Consultori familiari attivati dall’ASL Bergamo, il tutto con la possibilità di effettuare ricerche sia in base alla prestazione richiesta sia in base alle strutture presenti territorialmente tramite la geolocalizzazione dei servizi erogati.

in ginecologia e ostetricia e Coordinatore Ostetrico Ginecologico dei Consultori ASL Bergamo. «La carta, che fotografa l’offerta di prestazioni del territorio, è il risultato della condivisione e dell’integrazione del lavoro fra la componente sanitaria e quella socio sanitaria del territorio». Il tutto è in linea con le disposizioni a livello normativo nazionale e regionale che hanno posto grande attenzione al “Percorso nascita”, nella consapevolezza che “la tutela della salute in ambito materno infantile costituisce un impegno di valenza strategica dei sistemi socio-sanitari per il riflesso che gli interventi di promozione della salute, di cura e riabilitazione in tale ambito hanno sulla qualità del benessere psico-fisico nella popolazione generale attuale e futura, D.M. P.O.M.I, 2000”.

«Il progetto condiviso con Aziende Ospedaliere e Policlinico San Pietro nasce da una specifica richiesta di Regione Lombardia che ha permesso la costituzione di uno specifico comitato, nell’ottobre 2014, al quale hanno partecipato ostetriche, ginecologi, pediatri e tutte le figure operative nel settore materno infantile» sottolinea la dottoressa Fiorenza Cartellà, specialista

DOTT. SSA FIORENZA CARTELLÀ Coordinatore Ostetrico Ginecologico - PRESSO CONSULTORI ASL DI BERGAMO DOTT. SSA MARA AZZI Direttore ASL Bergamo

NUOVI ECOGRAFI E TEST GENETICI PER UNA GRAVIDANZA PIÙ “SERENA” E SICURA La Carta dei servizi è l'ultima tappa di un lungo lavoro di ripensamento e di coordinamento integrato di tutti i servizi inerenti alla procreazione, partito da una riorganizzazione dei consultori, avviata dal 2011, fino a giungere a una reale messa in rete di tutte le offerte sanitarie e socio sanitarie territoriali, che ha permesso la realizzazione del portale provinciale. Il “percorso nascita” ad oggi risulta molto articolato e offre un ampio ventaglio di scelte alle donne e alle famiglie bergamasche. Molte sono state le innovazioni portate sul territorio: dalla presenza strutturata di ecografi presso ogni Distretto Socio Sanitario, alla consulenza genetica che permette, nel periodo preconcezionale, durante la gravidanza o nell’ambito di un percorso di procreazione assistita, alla donna, alla coppia o ai componenti della famiglia di effettuare approfondimenti sulla causa o trasmissibilità di alcune patologie che potrebbero essere geneticamente determinate, ricevendo informazioni relative alle caratteristiche della malattia di cui soffrono o alle modalità di trasmissione della stessa, al rischio di ricorrenza, alle possibili terapie, incluse le opzioni riproduttive.


IN FAMIGLIA

BAMBINI

COME GESTIRE LA GELOSIA TRA FRATELLI a cura di VIOLA COMPOSTELLA

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a Caino e Abele a Romolo e Remo, da Mosè e Aronne a Hansel e Gretel. La mitologia e la letteratura di tutti i tempi sono piene di storie di fratelli. Alcune di unione vincente, altre di rivalità, altre ancora di amore-odio. In ogni caso si tratta di vicende profondamente umane e universali. Battibecchi, ripicche, confronti accesi, alternati a momenti di grande slancio e affetto, infatti, sembrano far parte del modo naturale di stare insieme tra bambini della stessa famiglia. Per questo, anche se spesso i litigi e i conflitti tra fratelli mettono in allarme i genitori, non devono essere drammatizzati. Gestiti, però sì. Come ci spiega la dottoressa Leonella Bugini, psicologa e psicoterapeuta. DOTTORESSA BUGINI, DA DOVE NASCONO I CONFLITTI TRA FRATELLI? I motivi che portano a situazioni di scontro sono: la rivalità per l’amore dei genitori, per la proprietà comune, per lo spazio in cui muoversi. Gli impulsi ostili si rivolgono sia ai fratelli minori sia ai fratelli maggiori. Il fratello o funziona come un doppio, un altro se stesso, o rinvia alla dualità, opposizione o complementarietà di termini irrimediabilmente differenti. COSA SUCCEDE QUANDO IN CASA ARRIVA UN NUOVO NATO? Inevitabilmente, l’arrivo di un nuovo nato toglie al primogenito una parte dei beni materiali e affettivi di cui godeva ed è frequente che il fratello maggiore cerchi di escludere chi arriva dopo e di liberarsene in qualche modo. In molte famiglie ci sono aneddoti divertenti di come legami fraterni stretti e duraturi siano stati preceduti da tentativi di danneggiarsi fisicamente (pizzicotti, spintoni, scherzi di ogni genere). Ci vuole tempo perché i fratelli capiscano che i vantaggi dell’essere più d’uno sono superiori agli svantaggi. IN CHE MODO INCIDE LA DIFFERENZA DI ETÀ NEL RAPPORTO TRA FRATELLI? Ogni differenza d’età tra due fratelli ha le sue complicazioni specifiche: quando il primogenito è ancora molto piccolo al momento della nascita del fratellino o sorellina (1, 2 anni) è ancora troppo immaturo, bisognoso di cure e incapace di dare un significato 34

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DOTT. SSA LEONELLA BUGINI Psicologa e Psicoterapeuta - PRESSO PORTO DI TELEMACO SEDE DI TREVIGLIO -

ai cambiamenti che si verificano. Innanzitutto vede la mamma, il suo corpo e la sua disponibilità emotiva, che non è più totalmente godibile. Inoltre anche nell'organizzazione familiare si verificano cambiamenti. Quando tra i due fratelli, invece, ci sono più di 6, 7 anni di differenza è difficile per il primo rinunciare al ruolo di centralità avuto in famiglia, a volte anche rispetto a nonni e zii. L’aggressività può essere espressa apertamente o sublimata in attenzioni e cure eccessive fino al desiderio di assumere una funzione genitoriale nei confronti del piccolo di casa. A volte sui fratelli, inoltre, viene spostata l’ostilità in realtà diretta contro i genitori, oppure sentimenti edipici e anche la curiosità sessuale che, inevitabilmente e con forme diverse a seconda dell’età del primogenito, la gravidanza della madre (preceduta dall’unione tra genitori) risveglia. Quando le cose vanno bene, il primogenito si rende presto conto che la rivalità è emotivamente pesante: stare in una posizione di continua competizione è, alla lunga, svantaggioso e i genitori generalmente disapprovano questa posizione, quindi ne esce attraverso l’identificazione con gli altri fratelli (questa è la base del legame sociale), atteggiamento che nasce da un’esigenza di giustizia, di “trattamento uguale per tutti”. Il modo con cui i fratelli risolvono le tensioni tra loro L’ESPERIENZA DI FREUD Freud nel 1915 scriveva: “Non esiste probabilmente nessuna stanza dei giochi senza violenti conflitti tra i suoi ospiti”. E non lo diceva solo come “padre” della psicanalisi. Lo aveva vissuto sulla sua pelle: primogenito del secondo matrimonio del padre, visse coi primi due fratelli, molto più anziani di lui, un nipotino (figlio di uno di questi fratelli) quasi coetaneo, grande rivale e amico per tutta la vita, e cinque sorelle e due fratelli nati dopo di lui.


diventa il modello di gestione dei rapporti sociali nei diversi gruppi in cui l’individuo si troverà a far parte nel corso della vita (dal conformismo, al desiderio di emergere, alla difesa di rimanere sempre un passo indietro). A volte, le rivalità tra fratelli si mantengono inalterate per tutta la vita a costo di grandi sofferenze (chi si sente perennemente svantaggiato, chi considera potenziali nemici tutti i pari che incontrerà nei vari contesti lavorativi e sociali, chi continua a rincorrere posizioni irraggiungibili o si sente costretto a detenere da solo il potere, chi continua a iper-proteggere e ad aiutare i più deboli). COSA POSSONO FARE I GENITORI PER EVITARE DI SUSCITARE, O SMORZARE, GELOSIA E RIVALITÀ TRA FRATELLI? Per quanto i genitori si sforzino di trattare i figli nello stesso modo, di essere “giusti”, è inevitabile che, per le situazioni di vita, le differenti esigenze dei figli, le loro caratteristiche di personalità, motivazioni inconsce etc., si producano situazioni in cui un figlio vive

l’esclusione, o dalla coppia o dall’unione tra uno o entrambi i genitori con un fratello. E non c’è niente come l’espulsione che mobiliti gelosia, rabbia e rivalità. I genitori non possono evitare o impedire ai figli di scontrarsi. Anzi, se le tensioni, che abbiamo visto essere inevitabili, non si esprimono apertamente, gli individui non imparano a gestirle e ciò può essere all’origine di inibizioni che si mantengono per il resto della vita. Mamma e papà però possono aiutarli a “incanalare” nel modo corretto queste reazioni naturali e istintive. Da un lato quindi è bene che i fratelli sperimentino il giocare insieme anche quando questo significa scontrarsi e competere e non solo aiutarsi e allearsi contro altri bambini e contro gli adulti. D’altra parte, il ruolo dei genitori è cercare di favorire un clima di complicità. Non è sempre facile, certo, ma con alcuni accorgimenti e, in alcuni casi, tanta pazienza, è possibile (vedi box). Hanno collaborato le dottoresse Silvia Anfilocchi e Paola Volpi psicologhe e psicoterapeute responsabili delle sedi di Porto di Telemaco di Bergamo e Credaro.

LE 7 REGOLE D'ORO PER UNA CONVIVENZA PACIFICA 1. Fate differenze ma non preferenze. Le differenze esistono e fanno parte della vita. Sono i favoritismi che creano gelosie. 2. Evitate di fare confronti continui tra un figlio e l’altro. 3. Non rimproverate il bambino per la sua ostilità nei confronti del fratello o della sorella: ha diritto di esprimere la sofferenza e anche la sua rabbia. Deve sentire che i genitori lo capiscono e riconoscono la sua difficoltà. 4. Dedicate tempo singolarmente a ogni figlio. 5. Quando litigano evitate di schierarvi da una parte: ascoltate le lamentele, non rimproverate il presunto prevaricatore e incoraggiate la “vittima” a cavarsela con le proprie risorse. 6. Evitate di chiedere sempre a uno di adattarsi alle esigenze dell’altro (in genere di quello più piccolo). 7. Coinvolgete il figlio più grande nell’accudimento del fratellino o sorellina, affidandogli compiti ovviamente che possa svolgere. Essere il vostro “aiutante” lo farà sentire importante, rassicurato e non messo da parte. Bergamo Salute

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IN FORMA

FITNESS VIETATI A CHI HA MAL DI SCHIENA? FALSO Gli esercizi addominali non sono controindicati a chi soffre di mal di schiena, anzi. A patto però che siano eseguiti in modo corretto e “sotto controllo”. Eseguire esercizi di rinforzo degli addominali e dei muscoli vertebrali infatti aiuta a sostenere la colonna vertebrale e risolvere il problema del mal di schiena.

GLI ADDOMINALI per una pancia piatta

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na pancia piatta e tonica è il sogno di tutti (o quasi). Donne e uomini. Giovani e meno giovani. Per ottenerla stare a dieta non basta. Non a caso anche tante persone magre nel resto del corpo hanno la pancetta e rotolini sul girovita. Cosa fare allora? Bisogna tonificare i muscoli addominali, con esercizi mirati, da fare con costanza. Ma quali sono i migliori? Ne parliamo con Fabio Pesenti, personal trainer. BASTA TONIFICARE GLI ADDOMINALI PER ELIMINARE I FAMIGERATI ROTOLINI? Tonificare gli addominali fa parte della strategia d’attacco per eliminare i rotolini ma non è sicuramente l’unica. Bisogna associare esercizi di tonificazione di tutti i distretti corporei, a corpo libero o con l’ausilio di alcuni attrezzi e che coinvolgano il movimento di più masse corporee, con un buon livello di intensità: questo permette di aumentare il metabolismo (ovvero le calorie bruciate dal corpo durante ogni semplice azione quotidiana) e scatenare anche una risposta ormonale che agisce a livello sistemico. Inoltre non si devono dimenticare le attività cardiovascolari (una corsa, un giro in bici, camminate, salire le scale invece di prendere l’ascensore etc.) che permettono di sostenere l’esercizio per più tempo. È proprio quando l’energia fornita dai carboidrati sta per esaurirsi che si ricorre 36

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all’ utilizzo dei grassi, che hanno una funzione di riserva. Infine è ovviamente molto importante associare un regime alimentare adeguato al proprio stile di vita, per essere consapevoli di introdurre la giusta quantità e qualità degli alimenti, evitando così un continuo accumulo di riserve. SI PARLA GENERICAMENTE DI ADDOMINALI, MA DI PRECISO QUALI MUSCOLI SI INTENDONO CON QUESTO NOME? La muscolatura addominale superficiale è composta da retto addominale, obliqui esterni e interni, trasverso addominale. Ci sono poi, però, anche gli addominali profondi, che compongono il pavimento pelvico, e hanno un ruolo fondamentale per migliorare il controllo dei movimenti quindi anche alcuni aspetti legati a problematiche vertebrali e di dolore lombare. Un buon allenamento deve tenere conto di tutti questi muscoli. PER AVERE RISULTATI QUANTE VOLTE BISOGNEREBBE ALLENARSI A SETTIMANA? L’ideale sarebbe poco e tutti i giorni, anche più volte al giorno. Spesso si tratta solo di cambiare alcune piccole abitudini per poter trovare quindici minuti da dedicare a qualche esercizio, anche semplicemente prima di farsi la doccia.


PASSIAMO ALL’AZIONE. QUALI SONO GLI ESERCIZI GIUSTI DA FARE? Esistono diversi esercizi con diverse varianti. In generale comunque i “capisaldi” per un allenamento completo che lavori su tutte le fasce muscolari addominali a cui abbiamo accennato sono: • crunch - dalla posizione supina si flette il busto verso le cosce, viceversa si possono flettere le cosce verso il busto oppure combinare il primo con il secondo, ottenendo un esercizio ancora più efficace; • flesso torsioni del busto sul bacino – in posizione supina con le gambe sollevate e flesse a 90 gradi, si eseguono flesso torsioni del busto a destra e poi a sinistra. Per intensificare l'esercizio basta distendere in avanti le gambe alternando la destra e la sinistra, come a pedalare nell'aria; • plank - dalla posizione di quadrupedia si sollevano le ginocchia e si distendono le gambe, restando appoggiati su mani e piedi, allineando tutto il corpo dai talloni alla nuca. Si mantiene questa posizione per dieci, venti secondi, o per quanto si riesce a mantenere l’allineamento, contraendo tutti i muscoli del corpo in isometria. Dalla posizione di plank si può aggiungere il movimento alternato delle gambe flettendo un ginocchio in avanti oppure portando il piede all'esterno. In alternativa, sempre dalla posizione di plank,

si può inserire il movimento alternato delle braccia immaginando di toccare un oggetto posizionato di fronte a distanza di 20 cm. Fondamentale, quando si eseguono tutti questi esercizi, è dare sempre la prima attenzione alla postura, mantenendo le curve fisiologiche della colonna vertebrale e le spalle lontane dalle orecchie, e mantenere una respirazione regolare e un range di movimento sempre più ampio possibile. In genere si consiglia di eseguire due o tre serie per ogni tipo di esercizio e riposare per circa un minuto tra una serie e l’altra. Le ripetizioni per ogni serie variano da 15 a 50, a seconda del grado di allenamento. SPESSO IN TV VENGONO PUBBLICIZZATI ATTREZZI CHE AIUTANO NELL’ESECUZIONE DEGLI ADDOMINALI. POSSONO ESSERE DAVVERO UTILI? Alcuni sono molto intuitivi, altri non lo sono, quindi il rischio è di abbandonarli dopo poco tempo perché non si riescono ad utilizzare e non si vedono i risultati. Il consiglio, comunque, almeno all’inizio è farsi consigliare e seguire da un esperto nel settore, qualificato e riconosciuto, per evitare di non raggiungere risultati o peggio infortunarsi o allenarsi male.

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pori dilatati È il nuovo cruccio di ragazze e donne. I rimedi giusti per renderli meno evidenti a cura di GIULIA SAMMARCO

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reoccupa le donne, dall’adolescenza in poi, ancora più delle rughe. È un inestetismo capace di influenzare la vita sociale di chi ne soffre, al punto che i dermatologi hanno coniato anche un nome. Parliamo della poressia, ovvero sindrome dei pori dilatati. Ma come si manifesta e soprattutto come fare per risolvere o attenuare il problema? Lo abbiamo chiesto alla dottoressa Marzia Baldi, dermatologa.

LE RUGHE? VENGONO PIU’ TARDI Anche se la pelle seborroica (grassa) è più esposta alla comparsa di pori dilatati, il rovescio della medaglia è che, proprio per le sue caratteristiche, ha il vantaggio di invecchiare più lentamente e le piccole rughe di espressione compaiono più tardi rispetto a chi ha la pelle secca.

DOTTORESSA BALDI, COSA SI INTENDE PER "PORESSIA"? E COME SI MANIFESTANO I PORI DILATATI? “Poressia” è il nome con cui i dermatologi hanno ribattezzato la sintomatologia legata ai pori dilatati. I pori, che ricoprono la superficie cutanea, corrispondono agli sbocchi delle ghiandole sebacee. In genere sono quasi invisibili ma può succedere che diventino tanto evidenti da risultare antiestetici. Questo succede quando si dilatano, di solito in caso di iperproduzione di sebo. Clinicamente la pelle appare lucida soprattutto nella zona centro-facciale del volto (zona T), “unta” e inspessita con aspetto tipico della pelle “grassa”. CHI È PIÙ ESPOSTO ALLA COMPARSA DEI PORI DILATATI? La poressia inizia durante la pubertà, con l’attivazione delle ghiandole sebacee sotto stimolo ormonale. Colpisce il 21% delle ragazze fra i 15 e i 20 anni e si manifesta soprattutto al viso. In alcuni casi il problema può perdurare anche in età matura. CI SONO FATTORI DI RISCHIO CHE POSSONO FAVORIRNE LA COMPARSA? Il fattore determinante è una predisposizione ereditaria/familiare. Un’aumentata produzione di sebo, la cosiddetta seborrea, è la conseguenza dell’alterazione dei meccanismi ormonali che si verifica nel periodo adolescenziale. Altri fattori secondari, che sembrerebbero favorire l’iperproduzione di sebo, sono: un’alimentazione a base di zuccheri e grassi (ma non tutti gli studiosi sono d’accordo), la temperatura esterna, lo stress, l’insonnia, un’esposizione eccessiva a sole e lampade abbronzanti e prodotti troppo aggressivi per la pulizia quotidiana. QUALI SONO I RIMEDI CHE POSSONO RENDERE IL PROBLEMA MENO EVIDENTE? Innanzitutto sarebbe opportuno effettuare un checkup cutaneo subito dopo la pubertà in modo da conoscere per tempo la propria tipologia di pelle e farsi insegnare al più presto abitudini cosmetiche da seguire tutti i giorni. Importante è utilizzare sempre un trucco delicato. A cominciare da un fondotinta ipoallergenico, di preferenza liquido, applicato con una spugna pulita: questo contribuirà a omogeneizzare il tono della pelle e mantenere la base. Dopo il fondotinta si può stendere un velo di cipria trasparente, in polvere o compatta, ad azione opacizzante e in grado di assorbire l’oleosità. Per nutrire la pelle, invece, si possono utilizzare creme idratanti leggere in soluzione acquosa, in gel, a base di proteine, glicosaminoglicani, collagene, elastina, senza presenza di grassi in modo che la pelle possa respirare. È necessario sempre e comunque controllare che i cosmetici non contengano sostanze comedogeniche, cioè

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SULLA PELLE DEL CORPO CI SONO IN TOTALE 5 MILIONI DI PORI, 200.000 SOLO SUL VISO

sostanze che favoriscono la formazione di comedoni (punti neri), che possono trovarsi in diverse preparazioni cosmetiche (emulsioni, coloranti, schermanti solari, conservanti, eccipienti). Se, nonostante una strategia cosmetica mirata, la risposta sarà insufficiente, il medico potrà suggerire l’utilizzo di farmaci veri e propri. Attualmente sono disponibili creme capaci di controllare i problemi di untuosità cutanea ma si tratta di “farmacosmetici” che necessitano di una prescrizione e una sorveglianza medica. Esistono, infine, anche trattamenti di dermoabrasione laser che permettono di uniformare la superficie cutanea ed eliminare i pori dilatati in poche sedute. Un’ultima attenzione, da non dimenticare: se si ha la pelle seborroica non bisogna abusare di lampade abbronzanti o di esposizioni solari prolungate e ripetute perché portano rapidamente a un ispessimento ulteriore dello strato corneo con un peggioramento della situazione.

E PER QUANTO RIGUARDA LA PULIZIA QUOTIDIANA? COME SCEGLIERE I PRODOTTI PIÙ INDICATI? La pulizia della pelle è un momento cruciale nell’igiene quotidiana e, contrariamente a quello che si può pensare, una pelle grassa non va sgrassata: più energica sarà la detersione e più rapida e abbondante sarà la ricomparsa del sebo. Il latte detergente a risciacquo formulato per pelli grasse deve essere un latte leggero che rispetti il pH fisiologico e l’equilibrio idrolipidico.

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RICETTA

Gnocchetti integrali di castagne con crema di zucca e radicchio

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Un primo piatto dolceamaro, ricco di fibra e di gusto INGREDIENTI PER 4 PERSONE PER GLI GNOCCHETTI • 250 G DI FARINA DI CASTAGNE • 125 G DI FARINA DI FRUMENTO INTEGRALE • 250 G DI ACQUA BOLLENTE • SALE Q.B.

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PREPARAZIONE Setacciate le due farine e unitele in una ciotola, quindi aggiungete piano piano l’acqua bollente ed il sale. Iniziate ad impastare con le mani fino ad ottenere una palla liscia. Ricavatene una strisciolina e tagliatela a tocchetti, quindi passate ciascuno di essi sui rebbi di una forchetta, per ottenere i vostri gnocchetti. Continuate fino ad esaurimento della pasta. Se li preparate in anticipo, potrete conservarli in freezer. Iniziate a cuocere la zucca (al forno, al vapore o in acqua bollente) senza alcun condimento, intanto mettete a soffriggere la cipolla con due cucchiai di olio, quindi aggiungete il radicchio tagliato a striscioline.

Tuffate gli gnocchetti in acqua bollente fino a che non verranno a galla, intanto frullate la zucca ormai cotta con acqua di cottura fino ad ottenere una crema semi-liquida. Conditela con un cucchiaio di olio, e sale e pepe a piacimento. Fate saltare gli gnocchetti insieme al radicchio. Versate la crema di zucca sul fondo del piatto ed adagiatevi sopra gli gnocchetti. Condite con olio a crudo e pepe nero macinato.

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GROMLONGO DI PALAZZAGO • Tata-o Via Gromlongo 20 LOVERE • Ospedale SS. Capitanio e Gerosa Via Martinoli 9 MOZZO • Studio Dentistico dott. Diego Ruffoni Via Ambrosoli 6 • Studio di Psicologia Relazionale dott. S. Gelfi Via Manzoni 20 NEMBRO • Dott. Antonio Barcella Via Locatelli 8 • Ortopedia Burini Via Monsignor Bilabini 32 OSIO SOTTO • Ortopedia Burini Via Milano 9 OSPITALETTO (BS) • Dott.ssa Mara Seiti Via famiglia Serlini Traversa III 16 PIARIO • Ospedale M.O. Antonio Locatelli Via Groppino 22 PIAZZA BREMBANA • Fondazione Don Stefano Palla Via Monte Sole 2 PONTE SAN PIETRO • Policlinico San Pietro Via Forlanini 15 PONTIDA • Villa San Mauro Via Gambirago 571 PRESEZZO • Dott. Rolando Brembilla Via Vittorio Veneto 683 ROMANO DI LOMBARDIA • Avalon Via R. Pigola 1 • Caredent Centro Commerciale Il Borgo • Ospedale Santissima Trinità Via San Francesco d’Assisi 12 ROVETTA • Centro Sportivo Rovetta Via Papa Giovanni XXIII SAN GIOVANNI BIANCO • Ospedale Civile Via Castelli 5 SAN PAOLO D’ARGON • Every Service Onlus Via Francesco Baracca 28 SAN PELLEGRINO TERME • Istituto Clinico Quarenghi Via San Carlo 70 SARNICO • Habilita Ospedale di Sarnico Via P. A. Faccanoni 6 SCANZOROSCIATE • Dott.ssa Sarah Viola Via Giassone 22 • Vega srl Via Aldo Moro 6 SERIATE • Albero di Psiche Via Marconi 90 • Centro Medico San Giuseppe Via Marconi 11/A • Istituto Ottico Daminelli Via Italia 74 • Ospedale Bolognini Via Paderno 21 STEZZANO • Caredent c/o Centro Commerciale 2 Torri • Corpore Sano Smart Clinic c/o Centro Commerciale 2 Torri • Farmacia San Giovanni Via Dante 1 TRESCORE BALNEARIO • Consultorio Familiare Zelinda Via F.lli Calvi 1 • Caredent Via Nazionale 46 • Ospedale S. Isidoro Via Ospedale 34 • Terme di Trescore Via Gramsci TREVIGLIO • Caredent Via Roma 2/A • Centro Diagnostico Treviglio Via Rossini 1 • Krioplanet Via Pontirolo 18/C • Ospedale di Treviglio P.le Ospedale 1 • Porto di Telemaco Via Matteotti 11 URGNANO • Antica Farmacia Via Papa Giovanni XXIII 435 • Occhiali Prezzi Pazzi Via del Commercio 110 VILLONGO • Consultorio Familiare Zelinda Via Roma 35 VILLA D’ALMÈ • Caredent Via Roma 20/D • Farmacia Donati Via Roma 23 ZANICA • Farmacia Gualteri Piazza della Repubblica 1 ZINGONIA • Casa di Cura Habilita Via Bologna 1 • Policlinico San Marco Corso Europa 7


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ALTRE TERAPIE

Crioterapia,

IL BENESSERE CHE VIENE DAL FREDDO Agisce contro il dolore, aumenta il metabolismo, rallenta i processi di invecchiamento a cura di GIULIA SAMMARCO

U

n’immersione in una “stanza del freddo” a una temperatura tra -130 e -170 gradi che promette di migliorare le performance sportive, diminuire i tempi di recupero successivi a infortuni, ridurre il dolore, in una parola aumentare il benessere. È la crioterapia sistemica (o criosauna), metodica nata trent’anni fa che oggi sta vivendo un momento d’oro, portata alla ribalta delle cronache da sportivi e vip. Da anni, in realtà, la crioterapia sistemica è utilizzata da campioni del ciclismo, del rugby e del calcio (tra i fan Cristiano Ronaldo) per attenuare traumi e fatica. Ora però questa “mania glaciale” ha contagiato anche star internazionali, come l’attrice Demi Moore e lo 007 Daniel Craig, affascinati dai molti benefici che offre. Conosciamola meglio con l’aiuto del Massimo De Nardi, dottore in Scienza dello Sport.

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COME SI SVOLGE UNA SEDUTA DI QUESTA “TERAPIA”? La persona, che deve indossare un costume/biancheria intima e un paio di calze e guanti, entra in speciali stanze e cabine raffreddate (rispetto alle stanze, le cabine, permettono di tenere la testa completamente al di fuori e sono quindi adatte anche a chi è claustrofobico). Qui il corpo viene esposto, grazie all’utilizzo di azoto liquido trasformato in gas, a temperature che oscillano tra i -130°C e i -170°C. MA SI RIESCE A SOPPORTARE UN FREDDO COSÌ INTENSO? Sì, perché si tratta di un freddo secco, privo di umidità, per cui facilmente sopportabile. Inoltre non serve stare molto tempo: la durata ottimale della seduta è di 2 minuti e 30 secondi.

E COSA SUCCEDE AL CORPO IN QUEI 2 MINUTI E MEZZO? COME AGISCE IL FREDDO SULL’ORGANISMO? Quando una persona è all’interno di una criosauna, il corpo umano è rapidamente esposto a queste temperature molto basse e la temperatura in superficie, a livello della cute, diminuisce rapidamente fino anche a 7/8 °C per un breve periodo di tempo. Quando la temperatura cutanea raggiunge queste basse temperature anche solo per pochi istanti, i recettori cutanei del freddo mandano un segnale importante al cervello indicando il cambiamento repentino della situazione. Il cervello dà l’ordine di richiamare il sangue verso il centro del corpo, per proteggere gli organi nobili mantenendo costante la temperatura interna (vasocostrizione periferica). Di conseguenza la circolazione interna si arricchisce di ossigeno, enzimi e sostanze nutritive e gli organi interni vengono maggiormente irrorati e stimolati. Nel momento in cui la persona esce dalla criosauna, le informazioni che i termocettori mandano al cervello indicano che la temperatura è cambiata e di conseguenza la risposta è quella opposta, ovvero si assiste a una vasodilatazione: il sangue arricchito di ossigeno e altre sostanze nutritive raggiunge così le parti periferiche del corpo, dando ai tessuti periferici i benefici ottenuti dagli organi interni durante la seduta. Questo effetto “pompa” vasocostrizione/vasodilatazione è alla base del processo antinfiammatorio, del drenaggio di edemi e gonfiori. Al termine della seduta è consigliabile una blanda attività aerobica, bastano dieci minuti di camminata sul tapis roulant per ottimizzarne gli effetti.

DOTT. MASSIMO DE NARDI Scienza dello sport


QUALI SONO, IN PARTICOLARE, I BENEFICI CHE NE DERIVANO? • Generale miglioramento nel benessere psico-fisico, aumento della vitalità e diminuzione dell’ansia. • Effetto analgesico a seguito di un sensibile aumento della soglia di percezione del dolore. • Diminuzione, a seguito di esposizioni ripetute, dei valori di colesterolo totale, colesterolo LDL, dei trigliceridi ed aumento del colesterolo HDL. • Aumento del sistema immunitario (l’organismo attiva tutte le sue difese a seguito dell’esposizione a queste temperature così basse). •Aumento di neurotrasmettitori (come beta-endorfine, norepinefrina e adrenalina) e del testosterone (specialmente negli uomini), sostanze grazie alle quali ci si sente rigenerati, e rinvigoriti. •Accelerazione del metabolismo, fino a sette volte. •Effetto antiossidante, soprattutto a seguito di esposizioni ripetute, grazie al quale si rallenta l’invecchiamento

cellulare causato dai radicali liberi. •Effetto miorilassante: la muscolatura è più rilassata e aumenta il grado di mobilità articolare. MA CHIUNQUE PUÒ PROVARLA? In linea di massima sì. È infatti una metodica sicura, che non presenta controindicazioni nelle persone sane, come dimostrato dalla pratica ultratrentennale e da numerosi studi scientifici.

NON SOLO PER LA PELLE La crioterapia è già largamente usata da anni, soprattutto per problemi dermatologici (come verruche, cheratosi seborroiche etc.). La novità sta nel fatto che ora questa tecnica non viene più usata per piccole parti del corpo, ma su tutto il corpo, completamente immerso nell'ambiente freddo delle criosaune.

LA CRIOTERAPIA SISTEMICA NASCE IN GIAPPONE VERSO LA FINE DEGLI ANNI SETTANTA QUANDO IL DOTTOR YAMAUCHI INVENTÒ LA PRIMA STANZA RAFFREDDATA GRAZIE ALL’UTILIZZO DI AZOTO PER LA CURA DEI REUMATISMI. DA ALLORA SI È DIFFUSA SOPRATTUTTO NEGLI STATI UNITI E NELL’EST EUROPA, IN PARTICOLARE IN POLONIA, DOVE I TRATTAMENTI SONO ADDIRITTURA RIMBORSATI DAL SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE

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GUIDA ESAMI

POLIPI: QUELLO CHE C’È DA SAPERE

Una "fotografia" DELLA SALUTE DELL’UTERO CON L’ISTEROSCOPIA Un esame prezioso, in particolare in caso di sanguinamenti anomali a cura di VIOLA COMPOSTELLA

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ermette di ottenere una “fotografia” delle condizioni di salute dell’utero. Di “vedere” direttamente al suo interno alla ricerca di eventuali malformazioni, polipi o fibromi, aderenze o altri problemi. È l’isteroscopia, esame endoscopico oggi spesso indispensabile per confermare o escludere sospetti diagnostici, in particolare in caso di sanguinamenti anomali. Ma non solo. Come ci spiega la dottoressa Paola Rosaschino, ginecologa. DOTTORESSA ROSASCHINO, DI CHE TIPO DI ESAME SI TRATTA E IN COSA CONSISTE? Si tratta di un esame mini-invasivo

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cosiddetto endoscopico. Viene eseguito introducendo, attraverso la vagina fino alla cavità uterina, una sonda di pochi millimetri (isteroscopio) costituita da lenti e fibre ottiche e collegata a una telecamera posta all’estremità. Una volta nell’utero l'ottica “cattura” immagini ad alta definizione e le trasmette a un video: in questo modo è possibile vedere e analizzare in modo accurato i genitali interni femminili, cioè il canale cervicale, la cavità uterina, gli osti tubarici e l’endometrio e rilevare malformazioni uterine e l'eventuale presenza di polipi, fibromi o in alcuni casi tumori dell'utero. Con il termine isteroscopia, oltre

Tra i disturbi uterini diagnosticabili con l’isteroscopia, i polipi sono i più frequenti, insieme ai fibromi. Sebbene in genere siano benigni, possono diventare anche molto fastidiosi, causando ad esempio perdite di sangue anormali o mestruazioni molto abbondanti e dolorose. Cosa sono. Sono piccoli tumori benigni lunghi da pochi millimetri fino a 2/3 cm. Possono formarsi sull’endometrio (la mucosa che riveste l’utero) o sul collo dell'utero. Sono più frequenti nelle donne fra i 40 e i 50 anni e possono essere causati da disfunzioni ormonali (in particolare eccesso di estrogeni). Sintomi. Possono dare spotting (perdite di sangue), dolori pelvici e perdite vaginali. Terapia. È raro che si trasformino in forme maligne (nello 0,2/4% dei casi) però si preferisce eliminarli con l’isteroscopia.

che la tecnica diagnostica, si intende però anche la tecnica chirurgica effettuata, sempre per via endoscopica e mini-invasiva, per asportare polipi o correggere lievi malformazioni uterine (in questo caso si chiama isteroscopia operativa). MA IN QUALI CASI, IN PARTICOLARE, PUÒ ESSERE UTILE? L’isteroscopia, da un punto di vista diagnostico, può essere indicata in presenza di sanguinamenti anormali


nelle donne in età fertile e soprattutto in quelle che si stanno avvicinando o sono già in menopausa oppure in caso di infertilità o aborti spontanei ricorrenti. Inoltre, può essere usata per rimuovere corpi estrani come la spirale contraccettiva mal posizionata. È DOLOROSA? L'isteroscopia diagnostica non è dolorosa, anche se può causare leggeri crampi al basso ventre, simili a quelli mestruali, e un lieve dolore alla spalla. Questi fastidi dipendono dal fatto che, per permettere una buona visione, le pareti uterine vengono distese attraverso un mezzo gassoso (anidride carbonica) o liquido, di solito soluzione fisiologica. In ogni caso si tratta di dolori che scompaiono spontaneamente in poco tempo. Il discorso cambia se l’esame è operativo: in questo caso si possono avvertire dolori più intensi all’addome, per questo motivo generalmente viene eseguito in anestesia generale.

BISOGNA SEGUIRE UNA PREPARAZIONE SPECIFICA PRIMA DELL’ESAME? Per l'isteroscopia a scopo diagnostico non serve una particolare preparazione. Per l'isteroscopia operativa invece, a causa della somministrazione dell’anestesia, ci si deve sottoporre alcuni giorni prima a esami del sangue e a un elettrocardiogramma. SERVE L’ANESTESIA O RICOVERO? In genere, se si tratta di isteroscopia diagnostica, non serve anestesia né ricovero (è una procedura ambulatoriale) e la paziente viene dimessa dopo un breve periodo di osservazione in via precauzionale. L’isteroscopia operativa, invece, viene eseguita sotto anestesia in genere in regime di day hospital. QUANTO DURA? L’isteroscopia diagnostica dura circa 10 minuti, mentre quella operativa può durare tra i 15 e i 25 minuti,

a seconda della complessità dell'intervento. ESISTONO CONTROINDICAZIONI ALL’ESAME? Non può essere eseguita nelle donne in gravidanza e in chi, per una particolare e rara conformazione anatomica, viene impedito il passaggio dell'isteroscopio. L'esame non può inoltre essere effettuato durante il ciclo mestruale e in caso di infezione o infiammazione pelvica.

DOTT. SSA ROSASCHINO Specialista in Ostetricia e Ginecologia - RESPONSABILE DELL'U.O. DI GINECOLOGIA POLICLINICO SAN PIETRO PONTE SAN PIETRO -

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ANIMALI

Aiuto IL MIO CANE

È STATO MORSO a cura di ELENA BUONANNO

A

nche ai cani, proprio come agli umani, capita di litigare e azzuffarsi. Perché ad esempio è passata una femmina in calore o perché uno dei due non è abituato a stare in mezzo agli altri o è particolarmente aggressivo. Un’evenienza frequente nelle aree cani, ma non solo, di fronte alla quale spesso i padroni si trovano impreparati. Spaventati e in ansia per il proprio amico a quattro zampe, in molti casi cercano di separare i due contendenti mettendosi di mezzo e rischiando di essere morsi a loro volta, oppure gridano per richiamare l’attenzione di altre persone che, pensano, possano aiutarli. Un errore in entrambi i casi. Cosa fare allora se il proprio cane viene azzannato da un altro? Ed esiste il modo di prevenire situazioni a rischio? Diamo la parola alla dottoressa Elena Di Bacco, medico veterinario.

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DOTTORESSA DI BACCO, COME SI DEVE “INTERVENIRE” NEL CASO IN CUI UN CANE AGGREDISCA IL NOSTRO? Purtroppo non esiste un modo "corretto" per separare due cani che stanno litigando. Alcuni suggeriscono ad esempio di gettare un secchio di acqua fredda sui due litiganti, ma una soluzione di questo tipo può non essere facilmente applicabile, oltre a essere di dubbia efficacia. Quando due cani arrivano a morsicarsi durante un litigio, l'intervento del proprietario è pericoloso e andrebbe evitato per due motivi. Il primo è che durante la rissa si corre il rischio che il cane ridirezioni il morso nei confronti di chi interviene senza accorgersene né tanto meno volerlo. Il secondo motivo è che spesso, nel tentativo di separare i due litiganti, si attua una trazione nelle due direzioni opposte ai cani incorrendo

nel rischio di lacerare i tessuti interessati dal morso. Anche urlare in modo isterico è sbagliato, perché i cani potrebbero percepirlo come un incitamento. L’ideale sarebbe poter prevenire i litigi. MA COME SI FA A CAPIRE, PER TEMPO, SE STA PER SCATTARE UNA RISSA E QUINDI EVITARLA? I cani, naturalmente, non parlano, ma la loro comunicazione non verbale ci permette di capire moltissime cose su quali siano i loro stati d’animo e le loro intenzioni. Molti di noi non lo sanno ma il corpo del nostro cane ci fornisce moltissime informazioni: la posizione delle orecchie ci può indicare se un cane è attento (in su), rilassato (normali) ma anche spaventato (in giù). La stessa cosa vale per il naso (se è arricciato indica aggressività) e le labbra (se sono “tirate” indicano nervosismo). Anche il pelo, per esempio, ci aiuta a capire se due cani si piacciono o meno (nel caso in cui il pelo

E SE È IL PROPRIO CANE AD AZZANNARE UN ALTRO? MEGLIO ESSERE ASSICURATI Per la serenità dei proprietari è possibile assicurare il proprio cane per danni contro terzi (questo è anche il caso delle morsicature), spesso grazie a un'estensione dell'assicurazione per la casa oppure scegliendo un'assicurazione più specifica per il cane. Il proprietario del cane che morde, infatti, è interamente responsabile dei danni provocati dal proprio animale (e anche delle eventuali spese veterinarie sostenute dal padrone del cane aggredito). In questo caso si suggerisce di fare sempre le vaccinazioni annuali, compreso il vaccino anti-rabbico, così da essere sicuri di non incorrere in eventuali clausole che precludano la possibilità di ricevere l’indennizzo da parte dell’assicurazione.


sulla schiena si rizzi). Interessante è valutare anche il modo in cui due cani si avvicinano reciprocamente (in modo diretto o tramite una curva): da questo si può capire se il cane che incontriamo con Fido è amichevole (se si avvicina con una curva) oppure un po’ più aggressivo o semplicemente “bullo” (se si avvicina direttamente). Saper “leggere” il proprio cane e quello degli altri

DOTT.SSA ELENA DI BACCO Medico Veterinario - ESPERTA IN COMPORTAMENTO A BERGAMO -

ci permetterebbe di individuare le situazioni stressanti o quelle potenzialmente pericolose e di conseguenza ci consentirebbe di aiutare il cane a uscirne indenne. Per imparare queste cose si possono leggere dei libri di cinofilia e frequentare dei corsi da soli o con il proprio amico a quattro zampe. NEL CASO IN CUI NON SI SIA RIUSCITI A PREVENIRLA E IL PROPRIO CANE SIA STATO MORSO, COSA È CONSIGLIABILE FARE? BISOGNA PORTARLO COMUNQUE DAL VETERINARIO ANCHE SE NON CI SONO SEGNI EVIDENTI? Sì, nell’evenienza in cui due cani litighino arrivando a morsicarsi è sempre bene portare dal veterinario il cane che è stato morsicato. Questo è molto importante perché non è detto che le lesioni causate da un morso siano già visibili all’esterno come la classica ferita da

morso (per la quale alle volte sono necessari dei punti di sutura). Esistono lesioni interne che possono essere individuate solo dal veterinario o addirittura tramite degli esami attuabili solo in ambulatorio. Bisogna inoltre valutare se è necessaria una terapia antibiotica e/o antidolorifica. Anche il cane che ha aggredito potrebbe essere ferito, per questo motivo si suggerisce di portare anche lui per una visita di precauzione dal veterinario. Ogni volta che un cane (ma anche un gatto) morsica persone o altri animali, il proprietario o il veterinario hanno l’obbligo di informare le autorità competenti, cioè la ASL, per due motivi: il primo è per monitorare la diffusione della rabbia (in questo caso alla denuncia seguirà un periodo di dieci giorni di osservazione dell’animale presso il domicilio dello stesso), il secondo è perché l’autorità competente possa verificare la reale pericolosità del soggetto morsicatore.


DAL TERRITORIO

NEWS

OTTOBRE: MESE DELLA PREVENZIONE IN ROSA … Ritorna anche quest’anno la Campagna Nastro Rosa, iniziativa promossa dalla LILT (Lega Italiana Lotta Tumori) per sensibilizzare un numero sempre più ampio di donne sull’importanza della prevenzione e della diagnosi precoce dei tumori della mammella. In particolare la Campagna si rivolge a tutte le donne che per età non rientrano nel programma di screening mammografico dell’ASL, alle quali per tutto il mese di ottobre viene offerta la possibilità di effettuare una visita senologica gratuita presso tutte le Unità Operative di Senologia delle strutture pubbliche e private convenzionate della città e della provincia che hanno aderito al progetto e nei due ambulatori LILT ONLUS di Trescore Balneario e Verdello. Quest’anno, per la prima volta, le prenotazioni potranno essere effettuate on line, sul sito LILT Onlus (www.legatumoribg.it), con una semplice procedura guidata. Sarà comunque disponibile un servizio di consulenza presso la sede, attivo da lunedì a venerdì, dalle 14,30 alle 17,30, per tutta la durata della campagna, contattabile per telefono allo 035/242.117 o per mail all’indirizzo: info@legatumoribg.it

… E DELLA LOTTA ALLA DEPRESSIONE Il 17 ottobre si celebra la Giornata Europea della Depressione, un’occasione per informare sulle malattie depressive e sui disturbi dell'umore, rivolta alla popolazione in generale. Per tutto il mese di ottobre si svolgeranno in tutta Italia eventi, conferenze e tavole rotonde per discutere su questo tema così importante e delicato. A Bergamo, in particolare, il 21 ottobre 2015 (presso l’Auditorium Gavazzeni, alle ore 20.30) si terrà un incontro, gratuito, formativo e divulgativo, dal titolo "La depressione della Porta accanto", organizzato dall'Associazione "Un Porto per Noi" Onlus, associazione di volontari che da venti anni circa opera sul territorio bergamasco occupandosi di informazione, prevenzione e cura dei disturbi dell'umore, avvalendosi della collaborazione di quattro psicoterapeuti di diverso orientamento e uno psichiatra. Interverranno la dottoressa Patrizia Amici e la dottoressa Alida Lacagnina (collaboratrici dell'associazione “Un Porto per Noi”), il dottor Giuseppe Tavormina Psichiatra e segretario dell'Associazione Europea Depressione e la Presidente dell'associazione "Un porto per noi", Annalisa Citterio. L’evento è realizzato in collaborazione con L'EDA Italia Onlus. Per informazioni: www.edaitalia.org o www.unportopernoi.it oppure 035.400308

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A “SCUOLA” DI DISOSTRUZIONE PEDIATRICA, LE MANOVRE CHE POSSONO SALVARE LA VITA

In Europa soffocano 50.000 bambini all’anno e in Italia ne muore uno a settimana. Il 55% dell’incidenza di questo fenomeno avviene in casa e il 50-70% delle volte a causa del cibo e nell’86% dei casi di incidenti il bambino è supervisionato da qualcuno. Eppure basterebbero poche e semplici precauzioni e manovre per prevenire ed evitare il peggio. Come quelle che potrete imparare l’8 ottobre dalle 20.30, al Seminario Vescovile Giovanni XXIII (in via Arena 11), durante l’evento nazionale di disostruzione pediatrica, organizzato da Salvagente Monza Onlus - Salvamento Academy. Durante l’evento verrà presentata anche “IO Soccorro", innovativa App, utilizzabile da tutti coloro i quali abbiano seguito un corso, che permetterà di creare un circolo virtuoso di soccorritori che salverà migliaia di vite. Ingresso libero con iscrizione obbligatoria sul sito: www.salvagentemonza.org.


BERGAMO, UNA CITTÀ SEMPRE PIÙ “DINAMICA” Bergamo città “morta”? Non sembrerebbe proprio, almeno stando alla ricerca della Camera di Commercio di Monza e Brianza, in cui Bergamo si piazza all’ottavo posto fra le città più dinamiche per i giovani, entrando così nella top ten. In cima alla classifica delle 10 città più “dinamiche” per i giovani Genova. Seguono Rimini, Savona, Milano, Prato, Trieste, Novara, Bergamo (ottava), Torino e al 10° posto Pistoia. Nelle prime 30 posizioni solo Pescara e Napoli come province del Sud. Mentre Milano si conferma nella top ten e sale dalla sesta alla quarta posizione, Roma dal decimo posto slitta al dodicesimo. L’indice, stilato dall’Ufficio Studi della Camera di Commercio di Monza e Brianza, prende in considerazione più di 20 indicatori che mettono a confronto parametri economici, demografici e sociali. Tra gli indicatori dell’Indice di Vivibilità Giovanile sono stati presi in considerazione il tasso di occupazione e di disoccupazione giovanile, il dinamismo imprenditoriale dei giovani, la densità territoriale delle imprese con titolare under 30, le imprese guidate da giovani che stanno affrontando momenti di difficoltà, il tasso di imprenditorialità dei giovani stranieri. Sotto il profilo delle tendenze demografiche e sociali, invece, è stato indagato il peso della popolazione giovanile e dei servizi alla persona legati ai giovani: dagli impianti sportivi ai locali di ritrovo e di socialità, dai luoghi di cultura, alla rete distributiva.

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DAL TERRITORIO

ONLUS

S.O.S. ONLUS ricerca scientifica e solidarietà per “vincere” insieme i tumori a cura di MARIA CASTELLANO

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onciliare l'eccellenza medica con la qualità della cura e dell'accoglienza della persona malata e dei suoi familiari e sostenere la ricerca scientifica. Sono questi gli obbiettivi dell’associazione SOS (Solidarietà in Oncologia-Zingonia), onlus nata a fine del 2013 per volontà di un gruppo di medici e operatori del Policlinico San Marco impegnati a diversi livelli nella lotta contro i tumori. Tra le ultime iniziative, un premio per giovani medici e ricercatori che si siano distinti in ambito oncologico, intitolato alla memoria della professoressa Marzia Galli Kienle, già Docente ordinario di Chimica Medica all’Università di Milano-Bicocca e a lungo Presidente del corso di laurea in Medicina e Chirurgia della stessa Università. La professoressa Galli Kienle è stata presidente dell’Associazione SOS fino alla sua scomparsa, a marzo di quest’anno. «Questo premio è il nostro modo per rendere omaggio e rigraziare la professoressa Kienle della passione e umanità dimostrata come Presidente dell’associazione. Donna di straordinaria forza e cultura, instancabile e tenace ricercatrice, la Professoressa credeva fermamente nell’importanza della ricerca, al punto da averle dedicato, con successo, gran parte della sua vita professionale. Con questo premio vogliamo tenere vivo il suo ricordo e il suo esempio» dice il dottor Andrea D’Alessio, vice-presidente dell’Associazione e responsabile dell’unità di Oncoematologia del Policlinico 58

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San Marco. Le candidature saranno giudicate da una Commissione, nominata dall’Associazione, che esaminerà le domande entro il 15 ottobre e stilerà la graduatoria di merito sulla base della valutazione. Il premio verrà consegnato durante la cena di gala dell’Associazione. «Oltre a sostenere e incentivare la ricerca scientifica, come abbiamo voluto fare con questo premio, il nostro intento è creare percorsi di supporto psico-sociale che mettano il paziente al centro di una rete di cura "globale" che non si esauriscano nelle terapie mediche, chirurgiche e radioterapiche ma tengano

davvero conto della persona, dei suoi bisogni non solo medici ma anche psicologici, emotivi, relazionali e interpersonali, promuovendone il benessere e la qualità di vita nelle diverse fasi del percorso di cura (diagnosi, trattamento e follow up)» conferma il neo Presidente Marina Prussiani. Gli studi scientifici, infatti, ormai l’hanno dimostrato: nella lotta contro il tumore le terapie mediche sono fondamentali ma altrettanto lo è il benessere psicologico del paziente. Paziente che non deve mai smettere di sentirsi una Persona, con i suoi valori, interessi, affetti. E


in questa direzione vanno i progetti già realizzati o in fase di realizzazione promossi dall’Associazione.

«Tra questi ci sono il potenziamento dell'ambulatorio psicologico (gratuito) aperto ai pazienti e alle loro famiglie; l'attivazione di corsi di make-up per le pazienti per imparare a valorizzarsi e vedersi belle anche durante la malattia, la fornitura di parrucche per pazienti sottoposte a chemioterapia e di integratori alimentari ai pazienti sottoposti a radioterapia che in alcuni tipi di tumore causa difficoltà alla deglutizione (prodotti che sarebbero a totale carico del paziente), l'acquisto di presidi che possono rendere la permanenza in ospedale o in dayhospital più "sopportabile'', durante le cure più o meno "asettiche"» trovarecontinua il Presidente. «Progetti resi possibili dalla generosità delle DI SALE straordinarie persone che in quebase di sti ultimi mesi hanno voluto dare IMALAYA il loro prezioso contributo, “animando” e sostenendo le iniziative

di raccolta fondi dell’Associazione. Grazie a tutti loro l'Associazione ha acquistato per le camere dell'Unità Operativa di Medicina Onco-Ematologica e del Day Hospital Oncologico del Policlinico San Marco 21 televisori per rendere, per quanto possibile, meno noiosa la degenza dei pazienti». E sempre nell’ottica di rendere più “umana” la delicata fase della malattia, a breve l’Associazione inizierà ad arruolare vo-

lontari, persone che abbiano voglia di investire un po' del loro tempo per attività di segretariato , accompagnamento o semplicemente per stare vicino ai pazienti e scambiare qualche parola durante il ricovero o durante la permanenza in ospedale per le cure chemioterapiche. Piccoli gesti che, per chi soffre, possono fare davvero la differenza (per informazioni sos.sanmarco@ gmail.com).

Da sin. Roberto Speri, direttore del Centro Commerciale Le Due Torri di Stezzano, il dottor Andrea D'Alessio, Elena Buonanno e la Prof.ssa Marzia Galli Kienle

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DAL TERRITORIO

IL LATO UMANO DELLA MEDICINA

GRAZIE AI BAMBINI PAKISTANI SORDOMUTI

è cambiata la mia vita

La storia del dottor Arioli, audioprotesista di Grumello del Monte, che ha ridato l’udito e la parola a decine di bambini pakistani a cura di LUCIO BUONANNO

«È

un’esperienza indimenticabile. Aiutare i bambini pakistani a riacquistare l’udito e la parola mi ha cambiato la vita». Chi parla è il dottor Stefano Arioli, audioprotesista di Grumello del Monte, che da tre anni va nelle zone più sperdute del Pakistan ad applicare gli apparecchi acustici ai tanti ragazzi con gravi patologie uditive. «È commovente vedere tornare il sorriso sui volti di quei piccoli che hanno tanto sofferto per la guerra, per gli attentati dei talebani come l’eccidio di 132 studenti del dicembre scorso a Peshawar. Questi bambini soffrono anche perché sono messi al bando dai genitori. Le loro famiglie sono numerose e un figlio con malformazioni viene lasciato in disparte. Quando però sono tornati a sentire, le famiglie li hanno nuovamente accolti. Grazie alle protesi hanno migliorato la loro capacità di comunicazione e hanno ritrovato il sorriso. Ed il loro è un sorriso contagioso. Ti riempie di gioia, ti apre il cuore, ti fa dimenti-

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care tutto. Anche se il problema riguarda migliaia di bambini nati da matrimoni tra cugini consanguinei che generano un’altissima percentuale di neonati con patologie varie: dall’ipoacusia alla cofosi, piccoli ipovedenti o menomazioni fisiche e ritardi mentali». In tre anni il dottor Arioli ha curato una sessantina di bambini, 27 solo alla Jan School di Swabi con la quale collabora l’associazione Children First Onlus di cui è presidente Sylvia Eibl, madre di sette figli, che vive a Varese. «È stata proprio Sylvia a contattarmi tre anni fa» racconta il dottor Arioli che è responsabile della sede del “Centro Audioprotesico Lombardo” di Milano. «Un giorno mi arriva una sua telefonata. Vuole informazioni sugli apparecchi acustici e mi chiede se ho delle protesi usate di cui vorrei disfarmi. La incontro la settimana dopo e mi spiega che vorrebbe risolvere i problemi uditivi di 35 bambini ipoacusici in un villaggio a due ore e mezzo dalla

capitale Islamabad. Mi fa vedere gli esami audiometrici di tutti i bambini tra i quattro e i tredici anni. Per 27 di loro le perdite erano gravi ma risolvibili con due apparecchi potenti. Ma dove avrei potuto trovarli? Tante domande mi frullavano per la testa. Sembrava impossibile, gli apparecchi sono costosi. Pensavo che sarebbe stato impossibile e anche se ci fossi riuscito come avrebbero fatto a Swabi a realizzare gli auricolari su misura per ogni bambino? Neanche io ne avevo mai fatto uno, prendo semplicemente il calco e li faccio realizzare da aziende specializzate. Ma la sfida mi esalta e accetto. Nei mesi successivi avviene una specie di miracolo. Il direttore della Widex Italia Carlo Martinelli fornisce l’intero fabbisogno, Claudio Paganelli della Horentek accetta di insegnarmi a realizzare gli auricolari su misura e un caro amico Bruno Mocchi stanzia una genererosissima donazione che permetterà la realizzazione del progetto». E così si parte per il Pakistan, per Swabi. Con Arioli c’è la presidente Sylvia. «Appena uscito dall’aeroporto di Islamabad mi sembra di essere in un altro mondo. I vestiti, gli odori e la confusione sono surreali. Come la guardia armata che mi mette a disagio. Una cosa è leggere di certe situazioni rischiose e un’altra è vedere al tuo fianco un uomo armato di fucile che ti protegge. Poi scopro a Rawalpindi un quartiere che noi chiameremmo “discarica”. Lì abi-


ta Obaid un bimbo senza braccia perché giocando ha toccato un cavo dell’alta tensione bruciandosele entrambe e poi sono state amputate. Il giorno dopo siamo alla scuola di Swabi. In quattro giorni, grazie anche a due collaboratori del posto, riesco a fare gli auricolari per tutti i bambini. Sono emozionato e ancora di più quando veniamo accolti da abbracci e sorrisi che mi scaldano il cuore. Tutti i 27 bambini hanno le protesi e ora riescono ad avvertire nuovi suoni e parole, i loro occhi si illuminano. Quegli sguardi non li dimenticherò mai per tutta la vita». Si ritorna in Italia e il dottor Arioli racconta alla moglie Carmen e alla figlia Veronica la sua esperienza in Pakistan e insieme decidono di adottare a distanza una bambina di sei anni: Sadro che viveva in una discarica. La piccola, di origine afgana, ora è alla FEHP “Food-EducationHome-Project” di Muzaffarabad, un altro progetto di Children First in Pakistan dove si prendono cura dei cosiddetti “Bambini dell’immondizia”. Sadro aspetta ogni anno con ansia il suo papà adottivo. «Per questi bambini la situazione è davvero drammatica. Spesso sono orfani di padre e la madre, alla morte del marito, viene ripudiata e non ha possibilità di lavorare. Bambini che crescono da soli, senza una carezza, senza un gesto d’amore».

regali, ma scopre altri drammi, altre tragedie, come i due giovani sposi cristiani di Lahore accusati ingiustamente di aver bruciato un Corano e a loro volta picchiati a morte e bruciati da un gruppo di estremisti. O come il racconto di uno studente sopravvissuto all’eccidio di Peshawar, dove il 16 dicembre 2014

i talebani uccisero 132 ragazzi e 13 adulti nella “Public Army School”. «Un racconto terribile che ti lascia il segno. È salvo per miracolo ma ha una mano inutilizzabile. I nervi sono stati lesionati da una pallottola mentre i suoi vicini di banco sono stati devastati dai proiettili e hanno perso la vita. Nei suoi occhi c’è il terrore. Ho pianto tanto. Adesso cerchiamo di aiutare questi ragazzi portandoli in Italia per allontanarli per qualche settimana dai loro incubi. Intanto il governo ci ha chiesto di aiutare anche i bambini di altre scuole. Un impegno difficile senza l’aiuto concreto di filantropi. Finora abbiamo utilizzato i fondi della Children First. Ma continueremo nei nostri progetti. Quei bambini hanno bisogno di noi e noi di loro. Ormai li consideriamo nostri figli».

UNA VACANZA IN ITALIA PER DIMENTICARE L’ECCIDIO DI PESHAWAR Non è stato facile avere le autorizzazioni dal governo pakistano, ma quattro studenti scampati all’eccidio di Peshawar del 16 dicembre dell’anno scorso potranno dimenticare per qualche settimana l’incubo che ancora li attanaglia, ospiti qui in Italia di “Children First Onlus”. L’Associazione fondata nel 2003 a Varese da Sylvia Eibi, che ne è la Presidente, ha come obiettivo alleviare gli stenti dei bambini in diversi Paesi del mondo e portare aiuti concreti, cercando di migliorare le condizioni di vita di tanti bambini bisognosi. Molte le iniziative: aiuto medico e nutrizionale; riabilitazione tramite apparecchiature terapeutiche quali protesi artificiali; assistenza educativa, sociale e nutrizionale per i bambini che vivono per strada o nell’immondizia, adozione a distanza di bambini orfani nelle montagne pakistane del Kashmir vittime del terremoto del 2005, bambini dell’immondizia e di strada a Muzaffarabad sempre nel Kashmir e bambini di Bila Tserkva in Ucraina. Per saperne di più www.childrenfirst.it

Sylvia Eibi e Stefano Airoli con Rimsha

Ogni anno Arioli torna in Pakistan per controllare e sostituire o modificare gli apparecchi acustici. I bambini gli fanno una grande festa, anche Sadro. Ogni volta porta dei Bergamo Salute

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DAL TERRITORIO

TESTIMONIANZA

ATLETA, MANGIAFUOCO, BALLERINO. LA DISABILITÀ? È solo nella nostra testa a cura di ELENA BUONANNO

«N

on mi sono mai pianto addosso. Anzi. Ho sempre cercato di tirare fuori tutte le mie potenzialità, senza paura degli ostacoli e delle sfide ma affrontandoli a testa alta. Ho sempre avuto un’alta considerazione di me stesso, a costo di sembrare presuntuoso, e sono orgoglioso di quello che ho fatto finora. I limiti sono solo nella nostra testa». È di un entusiasmo e un’energia contagiosi Tarek Ihbrahim, 32 anni, in arte Drago (ha un tatuaggio a forma di Dragone sulla schiena), il primo e unico clownmangiafuoco in sedia a rotelle in Italia, ora anche ballerino. Insieme alla neomoglie Sara Greotti (si sono sposati l’12 settembre) Tarek, che è di Capriolo (Bs) ma è vissuto per anni tra Capriolo e Villongo (Bg), dopo aver vinto nel 2014 i campionati regionali e nazionali nella categoria wheelchair (ndr. sedia a rotel62

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le) Dance Standard e Show Dance, a inizio settembre è stato uno dei protagonisti della prima puntata di Tu si que vales, talent show di Canale 5, andata in onda proprio nel giorno del suo matrimonio. Per Tarek, che è sulla sedia a rotelle da quando è nato, nulla è impossibile. Per anni ha praticato sport a livello agonistico: è stato giocatore di basket in carrozzina, ha tirato con l’arco, giocato a tennis, gareggiato in handbike con noti atleti disabili. «Ho dovuto smettere per problemi alle spalle. I legamenti si erano usurati. D’altra parte per me le spalle sono come le ginocchia per gli atleti, visto che le uso per muovermi» racconta. Poi ha scoperto l’arte di strada e quella del mangiafuoco, passione e professione per la quale ha lasciato un lavoro sicuro e a tempo indeterminato come impiegato in un’azienda del settore alimentare. «Non ce la fa-

cevo più a stare tutto il giorno alla scrivania in un ufficio. Avevo bisogno di fare qualcosa di diverso» dice Tarek. «Ora sono felice e appagato, prima ero felice solo quando praticavo il mio hobby. Per questo l'ho fatto diventare il mio lavoro. E non importa se guadagno di meno». Tanti traguardi che Tarek, di papà egiziano e mamma bresciana, ha raggiunto grazie alla sua straordinaria forza di volontà e voglia di vivere e al sostegno della sua famiglia. «Al settimo mese di gravidanza a mia mamma diagnosticarono la toxoplasmosi. Inizialmente sembrava che non dovesse causare problemi. Invece, purtroppo, non fu così e a nove mesi mi riscontrarono la diplegia spastica neonatale: i tendini dei muscoli delle gambe non si allungavano con la crescita. Ho fatto 15 interventi, oltre 20 anni di riabilita-


zione» racconta. «Nonostante tutto, la mia infanzia è stata magnifica: mia madre Mariangela e i nonni mi hanno sempre incoraggiato e aiutato in tutti i modi ad affrontare la vita in modo normale. Certo, in alcuni momenti è stata dura. Vedevo gli altri camminare, correre, giocare a pallone, ma non mi sono mai lasciato prendere dalla tristezza. Ho sempre saputo trovare la forza necessaria. Mia madre, poi, non mi ha mai tenuto in una “campana di vetro” per proteggermi. Ho imparato sulla mia pelle quanto può essere difficile la vita con le mie limitazioni, ma soprattutto ho imparato ad affrontarle e superarle senza mai perdere il sorriso». È davvero una forza della natura Tarek. Sempre allegro, pronto allo scherzo. Gli piace divertirsi ma soprattutto divertire gli altri ed essere al centro dell’attenzione. «Sono sempre stato un po’ una prima donna» dice ridendo. «Così, quando dodici anni fa, Don Cristoforo, il parroco di Villongo dove vivevo all’epoca, mi propose di partecipare a un corso con un artista di strada non mi lasciai sfuggire l’occasione. Un giorno si doveva preparare una festa per beneficenza e chiamarono me per fare il clown. Quel giorno mi divertii tantissimo, oltre a far divertire i tanti bambini» racconta ancora. Per Tarek è come una lampadina che si accende. Che sia quella la sua vera strada? E così si reinventa artista-clown e mangiafuoco, prima per hobby poi per lavoro. «Ero sempre stato attratto dagli artisti di strada, dal fuoco, dai clown. Il fuoco è energia, calore, ho imparato ad addomesticarlo in Brasile dove ho vissuto per otto mesi nelle favelas. E poi avevo diversi amici che lo facevano e ho deciso di provarci anche io». Così tra travestimenti per i bambini, intrattenimenti durante le feste, numeri da giocoliere soprattutto con il fuoco, Tarek inizia a girare l’Italia e l’Europa. «All’inizio la gente sembra vedere solo la mia carrozzina, poi, quando mi vedono all’opera, se ne dimenticano. Guardano me e basta.

E questa è la mia soddisfazione più grande. Vedere la gente ridere mi dà una gioia e una grinta incredibile, difficile da spiegare a parole». Nel frattempo sulla sua strada incontra Sara, una bella ragazza piena di vita come lui, amante dei balli latino-americani. Tra loro scocca la scintilla. «Con mia moglie Sara ho trovato la mia parte mancante. Mi completa. Tra noi due c'è una grande complicità. Riusciamo a capirci con un solo sguardo. Sono fiero di averla accanto e di passare la mia vita privata e lavorativa con lei». È per amor suo che, tre anni, fa Tarek inizia anche a danzare. «All’inizio è stato tutto molto strano. Anche se mi piaceva ballare e già frequentavo le discoteche non mi ero mai cimentato in balli “classici”. Non mi ci vedevo molto, tutto in ghingheri, elegante e lustrini. Sono più da sport estremi che signorili. Ma poi mi sono appassionato e abbiamo deciso di cercare una scuola che potesse insegnare anche a me a ballare. Così abbiamo scoperto la scuola Rosy Dance di Villongo. Qui abbiamo conosciuto Diego Curnis, diventato poi il nostro allenatore. È stato lui a lanciare l’idea di partecipare a delle gare e io, che non mi tiro indietro davanti alle

sfide, non sono riuscito a dire di no» continua Tarek. «Certo, ballare in coppia stando in carrozzina è difficile. Ma siamo andati avanti, ci siamo allenati tanto, ci siamo “inventati” un nostro stile acrobatico e i risultati sono arrivati». Passo dopo passo, in perfetta sintonia con Sara, compagna nel ballo e nella vita, fino a Tu si que vales. La loro esibizione ha commosso, emozionato e entusiasmato non solo i giudici ma anche il pubblico a casa. «Il giorno delle audizioni, a Roma, eravamo super nervosi. Il pubblico inizialmente era silenzioso, guardava il nostro show e dopo 20 secondi circa ha cominciato ad applaudire ed accompagnarci ritmicamente con il battito delle mani. Finito lo show gli applausi non si sono fermati e i giudici (ndr. Maria de Filippi, Rudy Zerbi, Gerry Scotti e Mara Venier) non riuscivano a fare neanche le domande dal frastuono. Infine il verdetto: quattro “sì” e l'accesso alla semifinale» dice. «È stata un’esperienza emozionante e straordinaria». Ma Tarek ha l’argento vivo addosso. Guarda sempre avanti. «Mi piacerebbe fare il clown nelle corsie di ospedale per poter portare un po’ di gioia a chi sta soffrendo e dimostrargli che non si deve mollare mai e che la vita vale sempre la pena di essere vissuta. Io ne sono la dimostrazione» conclude.

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DAL TERRITORIO

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INSIEME CONTRO LE MALATTIE RARE Le Malattie Rare sono un ampio gruppo di patologie (circa 6000 secondo l’OMS), accomunate dalla bassa prevalenza nella popolazione (inferiore a 5 persone per 1000 abitanti secondo i criteri adottati dall’Unione Europea). Con base genetica per l’80-90%, possono interessare tutti gli organi e apparati dell’organismo umano. In questo numero parliamo della Poliangioite (o poliarterite) microscopica.

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POLIANGIOITE (O POLIARTERITE) MICROSCOPICA Codice esenzione. RG0020 Categoria. Malattie del sistema circolatorio Definizione. Vasculite (infiammazione) necrotizzante sistemica che colpisce i piccoli vasi, caratterizzata clinicamente da glomerulonefrite (patologia infiammatoria del reni) ed emorragia polmonare. Epidemiologia. L’incidenza è di circa 1\100.000, con una lieve prevalenza maschile. L’età media di insorgenza è intorno ai 50 anni. Eziologia. Non è chiara. Segni e Sintomi. Possono verificarsi sintomi non specifici quali febbre, malessere, mialgia, perdita di peso. A livello cutaneo si manifestano comunemente porpora e, in una minoranza di pazienti, ulcere e noduli. Se c’è interessamento arteriolare a livello del fegato e pancreas, possono comparire dolori addominali e rialzo degli enzimi che possono condurre a una errata diagnosi di pancreatite o di epatite. Possono verificarsi neuropatie periferiche. Nel 90 % dei casi si ha un interessamento renale con glomerulonefrite. A livello polmonare nel 50% dei casi vi è una emorragia alveolare con successiva fibrosi. Diagnosi. Gli esami ematochimici possono evidenziare un interessamento renale (proteinuria, ematuria, rialzo della creatininemia) oltre che la presenza di anticorpi antineutrofili citoplasmatici (ANCA) positivi. La biopsia renale mostra un quadro di trombosi dei capillari glomerulari con necrosi fibrinoide. Terapia. La terapia è immunosoppressiva mediante cicli con ciclofosfamide o azatioprina e prednisolone. Nei casi più gravi può essere considerato il plasma Exchange (procedura terapeutica che permette la separazione della componente liquida del sangue, cioè il plasma, dalla componente cellulare e la rimozione di sostanze in esso presenti). La somministrazione di immunoglobuline per via endovenosa sembra essere efficace nelle ricadute. Dott. Angelo Serraglio Vice Presidente Commissione Scientifica ARMR

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STRUTTURE

HABILITA

Chirurgia refrattiva CON LASER

Una tecnica sicura, efficace e con risultati duraturi per eliminare occhiali e lenti a contatto

O

ggi grazie alle nuove tecnologie a disposizione della chirurgia refrattiva, ovvero quella branca dell’oculistica che si occupa della correzione dei difetti visivi (miopia, ipermetropia e astigmatismo) mediante tecniche parachirurgiche (laser) o chirurgiche, è possibile eliminare l’inconveniente di un difetto visivo che impone l’uso di occhiali o lenti a contatto, con un intervento privo di rischi e con risultati precisi e duraturi nel tempo. Nella fattispecie gli interventi parachirurgici vengono effettuati mediante un tipo di laser chiamato "ad eccimeri" che dal 1982 si è scoperto

66 Bergamo I nuovi reparti Salute del Policlinico San Pietro

potesse avere non solo applicazioni industriali (industria aereospaziale o dei semiconduttori) come inizialmente si pensava, ma anche in campo medico (oculistica e dermatologia). L’utilizzo dei laser ha rappresentato un importante cambiamento, grazie alla sua ridotta invasività e all'alta precisione con cui è possibile correggere in modo permanente problemi alla vista, senza tagli e cicatrici e riducendo al massimo i rischi. «Il laser ad eccimeri può correggere i difetti visivi mediante la vaporizzazione a freddo del tessuto corneale in modo mirato» spiega il dottor Giovanni Fumagalli, referente del Servi-

zio di Chirurgia Refrattiva di Habilita San Marco Bergamo. «Si opera sulla superficie della cornea, che è la lente naturale del nostro apparato visivo. La capacità del laser di rimuovere parti microscopiche con estrema precisione viene sfruttata per rimodellare la curvatura corneale con un intervento di tipo parachirurgico in cui il medico non tocca l’occhio del paziente né vi produce tagli o contatti con ferri chirurgici: questo permette di evitare qualsiasi rischio di tipo intra-operatorio e rende così estremamente sicuro l’esito». L’intervento è denominato PRK (acronimo inglese di fotocheratec-

INFORMAZIONE PUBBLICITARIA

a cura di FRANCESCA DOGI


tomia refrattiva) e si svolge in modo molto semplice: vengono instillate alcune gocce di collirio anestetico e, successivamente, il paziente si sdraia su di un lettino con il viso esposto al microscopio del laser. Si deve fissare una luce rossa di puntamento con cui lo strumento determina la perfetta centratura sulla cornea (zona ottica) in maniera automatica; a quel punto in trenta secondi avviene l’applicazione correttiva senza il minimo fastidio, bruciore o senso di toccamento. Alla fine si applica una lente a contatto che rimane a proteggere l’occhio per circa quattro giorni e si dimette il paziente, il quale tornerà presso l’ambulatorio per i controlli post operatori programmati. Poiché l’occhio viene a contatto con una luce ultravioletta per trentasei ore si può sentire il fastidio dovuto a congiuntivite da ustione, simile a quella del saldatore che non mette la maschera o come quella di chi fa una lampada abbronzante senza occhialini. Passato il forte fastidio, dopo quattro giorni è possibile togliere le lenti a contatto e il paziente può riprendere le normali attività di vita quotidiana e il lavoro. Il risultato finale in precisione e qualità visiva avviene dopo circa tre-quattro mesi durante i quali il paziente deve solo instillare giornalmente qualche goccia di collirio e proteggere gli occhi dagli agenti atmosferici con occhiali da sole. Normalmente l’intervento viene eseguito per entrambi gli occhi nella stessa seduta operatoria. In casi particolari il chirurgo può decidere di eseguire gli interventi separatamente in due sedute diverse. È ormai provato scientificamente che questa tecnica è la più sicura, affidabile e precisa, oltre a essere quella che permette di avere più stabilità anche dopo parecchi anni. Con il laser a disposizione presso Habilita San Marco di Bergamo (prodotto dell’azienda leader mondiale del settore dei laser ad eccimeri), è possibile correggere con molta precisione fino a 10-12 diottrie di miopia, 5 diottrie di ipermetropia e

astigmatismo. Quando un paziente è arrivato a un’età adulta - circa dopo i 20 anni - e il difetto ha criteri di stabilità, si può eseguire la correzione che, viceversa, non ha un limite massimo di età. «L’intervento ha delle controindicazioni anatomiche nei casi di patologie corneali o di cornee troppo sottili per sottoporsi ad un ulteriore asportazione di tessuto» prosegue il dottor Giovanni Fumagalli. «Nelle strutture come la nostra che si dedicano specificatamente a questa chirurgia, vi sono attrezzature diagnostiche d’avanguardia che eliminano i rischi di cattiva valutazione pre-operatoria, grazie anche alla presenza di personale altamente qualificato». Il dottor Giovanni Fumagalli in ventidue anni di esperienza ha effettuato più di 25.000 interventi di questo genere, in gran parte presso il Poliambulatorio Habilita San Marco, una delle strutture di riferimento in territorio bergamasco per l'intervento PRK. In conclusione, si può affermare che oggi eliminare l’uso degli occhiali e delle lenti a contatto non è più un sogno agognato, ma una possibile realtà.

LA SALUTE DEGLI OCCHI A 360 GRADI Il servizio di Oculistica del gruppo Habilita, coordinato dal dottor Giovanni Fumagalli, è attivo presso le sedi di Bergamo, Zingonia, Clusone e Sarnico con prestazioni ambulatoriali sia in convenzione SSN sia privatamente. Presso la sede di Bergamo, oltre alle visite oculistiche, fundus oculi e test di Schirmer, si effettuano OCT, iridectomia, capsulotomia yag laser, fotocoagulazione con argon laser, pachimetria e topografia corneale, valutazione ortottica, campo visivo e interventi di chirurgia refrattiva (PRK laser ad eccimeri); a Zingonia e a Clusone si eseguono visite oculistiche, fundus oculi e test di Schirmer; Sarnico dispone di una

sezione di oculistica che, oltre all’esecuzione delle prestazioni sopra citate, è particolarmente specializzata in esami per le patologie retiniche come la maculopatia diabetica ed il glaucoma. Presso Habilita San Marco Bergamo è attivo tutti i giorni il servizio di Pronta disponibilità oculistica. Per maggiori informazioni www. habilita.it nelle sezioni delle singole strutture oppure telefonare direttamente alla struttura presso la quale si vuole prenotare la propria prestazione (numero prenotazioni ambulatoriali per le sedi di Zingonia, Bergamo, Clusone 035 4815515, Sarnico 035 3062218).

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STRUTTURE

TERME DI TRESCORE

Cure TERMALI Uno scudo protettivo contro raffreddore e mal di gola a cura di FRANCESCA DOGI

S

ono bastati i primi giorni di settembre per far sfumare il ricordo dell'estate, con le prime piogge e il calo di temperatura. E già in città golf e piumini prendono il posto dei capi leggeri. Spesso si tende ad associare il “fattore freddo” all'arrivo dei primi malanni autunnali che colpiscono le vie respiratorie (raffreddore, mal di gola, tosse etc.), come se ci fosse una correlazione diretta tra questi e il calo della colonnina di mercurio. «In realtà molti altri elementi concorrono alla diffusione di virus e batteri» sottolinea il dottor Andrea Cazzaniga, direttore sanitario delle Terme di Trescore. «Tra questi, in particolare, il vivere a lungo in ambienti chiusi (case, uffici, scuole etc.) a contatto con altre persone e, un po’ a sorpresa, il riscaldamento eccessivo, a causa del quale il nostro corpo fa più fatica a mantenere un livello ottimale di umidità, necessario alle mucose per proteggerci dai microbi». Cosa fare allora? Innanzitutto rispettare semplici regole. Tra queste: • lavare le mani spesso; • valutare la possibilità di vaccinarsi contro l'influenza specie se si hanno fattori di rischio (patologie dell'apparato cardiovascolare, respiratorio, diabete, etc.); • evitare quando possibile ambienti affollati; • negli ambienti domestici, cambiare l'aria aprendo almeno una volta al giorno le finestre e non abusare del riscaldamento; • evitare la sudorazione eccessiva in ambienti interni, privilegiando un abbigliamento “a cipolla”, tessu68

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ti naturali, come lana e cotone, per garantire la giusta traspirazione; • introdurre nell'alimentazione quotidiana frutta e verdura di stagione, ricche di vitamine, e non dimenticarsi di bere almeno un litro al giorno d'acqua per mantenere un buon livello di idratazione. Oltre a queste buone norme, un’altra strategia utile per non farsi trovare impreparati è rappresentata dalle cure termali. «Sarebbe bene non ricorrere alle cure termali solo dopo l'insorgenza di otiti, sinusiti, bronchiti, raffreddori per prevenirne le ricadute: l'approccio più corretto è quello della prevenzione» continua il dottor Cazzaniga. «L'acqua sulfurea, ricca di idrogeno solforato e altri preziosi composti sulfurei è infatti un “cocktail terapeutico” benefico e potente per rinforzare le difese immunitarie di prima linea. Un vero e proprio scudo naturale contro le principali patologie di naso, gola, bronchi e polmoni. Le sue proprietà anticatarrali, antiinfiammatorie e anti-ossidanti (cioè anti-radicali liberi) sono dimostrate da numerosi studi scientifici». Un recente lavoro* pubblicato sulla rivista International Journal of Pediatric Otorhinolaryngology ha valutato l'efficacia e gli effetti delle terapie inalatorie termali sulfuree nel trattamento delle infezioni ricorrenti nell'apparato respiratorio dei bambini. Su 100 bimbi, la metà ha effettuato un ciclo di cure termali e agli altri è stata somministrata soluzione fisiologica (placebo), analizzando poi a distanza di tre mesi i principali parametri clinici. I risul-

QUANDO UN'ACQUA TERMALE SI DEFINISCE SULFUREA? Un’acqua minerale sulfurea, per essere considerata tale, deve contenere almeno un milligrammo/litro di idrogeno solforato ed è l’entità di tale gas che ne determina il grado solfidrometrico (G.S.). E in base al grado solfidrometrico, le acque sulfuree si possono suddividere in deboli (G.S. tra 1 e 10), medie (G.S. tra 10 e 100) e forti (G.S.>100). Le Terme di Trescore dispongono di un’acqua sulfurea altamente mineralizzata, caratterizzata da un elevato contenuto di zolfo in varie forme (la più importante delle quali è proprio il gas idrogeno solforato) e di altri preziosi minerali.


NON SOLO RAFFREDDORE E MAL DI GOLA. OTTOBRE: “MESE DEL SOVRAPPESO” In occasione dell' ”Obesity Day – Gionata Nazionale di Sensibilizzazione su Sovrappeso e Salute”, per tutto il mese di ottobre alle Terme di Trescore sarà possibile effettuare colloqui individuali gratuiti con il medico specialista dietologo per conoscere i programmi proposti dal Centro di Dietologia. Prenotazioni al numero 035.42.55.511 fino a esaurimento posti.

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tati hanno dimostrato in modo inequivocabile il netto miglioramento della salute dei primi, direttamente correlato alle proprietà immunostimolanti che caratterizzano le acque sulfuree, come quelle del Centro Termale di Trescore, ideali non solo per i più piccoli ma a qualsiasi età. Del resto oggi sono sempre più numerose le università e i gruppi di ricerca scientifica che realizzano costanti studi sui benefici della terapia termale, molti dei quali pubblicati su prestigiose riviste nazionali e internazionali. Nel 2013 la FoRST (Fondazione per la Ricerca Scientifica Termale) ha celebrato i suoi primi dieci anni di vita, con oltre cinque milioni di euro raccolti e impegnati in ricerche scientifiche. Al di fuori del settore, ad esempio, pochi sanno che Robert Gallo, noto scienziato statunitense e scopritore del virus HiV, sta conducendo negli Stati

Uniti, parallelamente all’Università di Modena in Italia, uno studio per indagare gli effetti dell’idrogeno solforato, di cui l’acqua delle Terme di Trescore è ricca, negli stati acuti dei processi infiammatori. I risultati potranno aprire nuovi orizzonti terapeutici in molti ambiti di trattamento e le prime evidenze sono già state talmente incoraggianti che entrambi i gruppi di ricerca hanno chiesto, e ottenuto, ulteriori quote di co-finanziamenti per il prolungamento del loro promettente lavoro.

Valutare la possibilità di effettuare un ciclo di terapie può quindi essere un vero e proprio asso nella manica per rendere l’organismo più forte contro le aggressioni esterne tipiche dei prossimi mesi. «La prevenzione è ormai considerata uno dei capisaldi della medicina moderna» conclude il direttore sanitario. «E in quest’ottica, lo sfruttamento di un mezzo terapeutico quale quello termale che, apprezzato da secoli, riceve oggi dalla ricerca scientifica una indiscutibile certificazione di efficacia, non può che rappresentare un'opportunità che proprio nella prevenzione si concretizza al meglio». *Sulphurous water inhalations in the prophylaxis of recurrent upper respiratory tract infections.” (Salami A, Dellepiane M, Crippa B, Mora F, Guastini L, Jankowska B, Mora R)

TERAPIE ANCHE IN CONVENZIONE S.S.N. Ogni cittadino di norma può usufruire, con oneri a carico del Servizio Sanitario Nazionale, di un solo ciclo di cure termali all’anno. Per accedere ai cicli di cura convenzionati, è sufficiente presentare alle Terme la ricetta-richiesta (modulo rosso) rilasciata dal Medico di Famiglia o dal Pediatra di Base o da un Medico Specialista dell’A.S.L. Le Terme di Trescore sono convenzionate con il S.S.N. per i seguenti cicli terapeutici: cure inalatorie, insufflazioni endotimpaniche e politzer, ventilazioni polmonari, fanghi e bagni. Bergamo Salute

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i chiama InsiemeAte ed è un progetto, frutto della collaborazione tra Every Service Onlus e Focòs Argento, nato per fornire assistenza domiciliare, qualificata e professionale, 24 ore su 24 a favore di persone fragili, contribuire al loro benessere e migliorare la qualità di vita. Every Service Onlus è una realtà con un’esperienza ultra decennale nell’assistenza domiciliare (oggi conta oltre 1.000 famiglie assistite h24 sul territorio nazionale), la cui mission è aiutare le persone fragili a migliorare la qualità di vita all’interno della propria casa. Focòs Argento, invece, è una società con competenza pluriennale che opera nell’ambito della consulenza e della formazione socio-sanitaria con all’attivo oltre 10.000 persone formate e più di 100 realtà seguite all’interno delle strutture socio-assistenziali. Accomunate dagli stessi valori e intenti, Every Service Onlus e Focòs Argento hanno stretto una partnership per dare il via al progetto InsiemeAte, rivolto a tutte le persone (giovani, anziani, disabili fisici e psichici) che si trovano in condizioni di ridotta o mancata autosufficienza. L’assistito viene affiancato da un assistente domi-

ciliare selezionato accuratamente, in base alle esigenze della persona (personalità, abitudini, patologie) e della sua famiglia. Partendo da una formazione rigorosa e scientifica, l’assistente si attiene a un Piano Assistenziale Individualizzato (PAI), sviluppato ad hoc e mensilmente rivisto al mutare delle necessità dell’assistito. Un Tutor, esperto in psicologia dell'invecchiamento, monitora costantemente l’operato dell’assistente per intervenire qualora fosse necessario. La formazione continua garantisce che la sua preparazione sia sempre aggiornata alle migliori pratiche (best practices) riconosciute a livello internazionale. «La caratteristica distintiva del progetto è l’assoluta centralità della persona» dice Paola Brignoli, direttore operativo di Every Service Onlus. «InsiemeAte infatti pone a fondamento del suo metodo l’approccio Person Centred Care (PCC), un modello di intervento di matrice nordeuropea e ora diffuso in tutto il mondo che riconosce il valore di ciascuna persona,

indipendentemente dall’età o dallo stato di salute. L’approccio PCC pone la persona al centro del processo di cura, dando valore alla sua prospettiva e ai suoi bisogni globali e attribuisce un’importanza fondamentale alle relazioni». «Dopo anni di esperienza nell'organizzazione di strutture secondo l'approccio Person Centred Care, era giunto per noi il momento di offrire alle famiglie il medesimo metodo all’interno del proprio domicilio, oggi presente solo nelle strutture assistenziali di eccellenza» le fa eco Giorgia Monetti, amministratore di Focòs Argento. «Siamo certi che la scelta di mettere le competenze di Every Service Onlus e Focòs Argento al servizio di un nuovo progetto darà degli ottimi risultati, in termini di professionalità e di qualità del servizio offerto. Oltre alla consapevolezza della preparazione ed esperienza acquisita nell’ambito dell’assistenza domiciliare, molteplici sono le idee e gli obiettivi che ci rinnovano l’entusiasmo per andare avanti con grinta e determinazione» concludono.

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a anni se ne parla ovunque. Chiunque conosce Pilates e la sua disciplina, inventata nel secolo scorso, o almeno le sue applicazioni più recenti. È solo moda? Chi l’abbia provato sa che non è così. La sua grande popolarità risiede sicuramente nei benefici che produce ma soprattutto nella sua grande versatilità. L’idea di Pilates Training parte proprio da qui. «Lavorando in uno studio fisioterapico, dove attraverso metodiche precise (nello specifico Pilates Therapy) e l’utilizzo di macchinari Pilates e Gyrotonic, la richiesta era prevalente il recupero (da dolore, infortunio, disfunzione), abbiamo capito che era importante sviluppare un’area dedicata al “dopo”, quando finalmente la fase riabilitativa era conclusa» racconta Manuela Mai, laureata in Scienze Motorie, una delle istruttrici certificate BBU dello studio Fisioforma. «All’inizio abbiamo pensato a una ginnastica di mantenimento. Poi però visti i risultati ci siamo orientate verso qualcosa di più strutturato e articolato. L’utilizzo del Reformer (il macchinario più conosciuto di Pilates, nello specifico L’allegro) consente di variare intensità, difficoltà e capacità e di combinarle con infinite variabili rendendo l’allenamento funzionale alle diverse richieste». QUINDI COSA SI INTENDE PER PILATES TRAINING? Possiamo definirla una metodica d’allenamento completa e graduale. Abbiamo definito piccoli gruppi di massimo quattro persone, raggruppate secondo le necessita e il livello di allenamento/consapevolezza raggiunto (il Pilates è un percorso

di apprendimento e di consapevolezza dell’utilizzo del proprio corpo) e tre livelli di allenamento, ciascuno con i suoi obbiettivi e finalità da raggiungere. Per ogni livello ci sono tre step fondamentali per il passaggio al successivo e ogni due/tre mesi una lezione-verifica per valutare se e come procedere. SEMBRA UN PERCORSO COMPLESSO… In realtà non lo è. Il consiglio è sempre partire da un percorso individuale, per imparare a conoscere i propri punti di forza e debolezze, autocorreggere i compensi e gestire il macchinario. Poi diventa tutto molto semplice: ci si inserisce nel gruppo più idoneo e si parte solitamente dal primo livello per arrivare fino al terzo, il più intenso e complesso, con i propri tempi e con una o due lezioni a settimana.

slanciata, agli sportivi (calcio, tennis, equitazione, runners, ciclisti) che desiderano riequilibrare la struttura per poter continuare a sostenere i carichi dell’allenamento. Il tutto, ed è importante specificarlo, attentamente seguiti da personale adeguatamente preparato e specializzato.

“Per raggiungere i migliori risultati nell’ambito delle nostre capacità, occorre un lavoro costante che ci permetta di potenziare il nostro corpo e sviluppare la nostra mente il più possibile” J.H.Pilates

QUALI CAPACITÀ SI ALLENANO CON UN PROGRAMMA COME QUESTO? Potremmo parlare di come migliora forza, resistenza allo sforzo, coordinazione, ma credo sia più corretto riassumere i principi di movimento, ognuno dei quali comprende lo sviluppo di più capacità: respirazione, concentrazione, controllo, equilibrio, precisione, sviluppo muscolare, ritmo e fluidità, movimento di tutto il corpo, rilassamento. QUINDI PILATES TRAINING A CHI È ADATTO? A tutti: a chi soffre di dolori lombari e cervicali, agli amanti del fitness che vogliono rendere più efficace l’allenamento o avere una forma più Bergamo Salute

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Un metodo antico

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i chiama Enneagramma della personalità ed è un metodo di autoconoscenza che ha radici millenarie. Un percorso alla scoperta di sé, grazie al quale migliorare se stessi e le relazioni con gli altri. «Ciascuna/o di noi sviluppa un modo di vedere il mondo, a partire da una natura in parte ereditata e da esperienze vissute nell’infanzia, che diventa il nostro stile di personalità» spiega Mauro Vedovello, fondatore di Novevie, Scuola di Enneagramma nella Tradizione Narrativa. «Nell’Enneagramma in particolare sono identificati nove differenti stili o enneatipi (che rappresentano nove distinti modi di pensare, sentire e agire e sono connessi a nove specifici percorsi di crescita). Ognuno di noi ha un enneatipo dominante che resta tale per tutta la vita, ma può intensificare le proprie caratteristiche o anche diventare più tenue. Scoprire il proprio enneatipo è il primo passo per una relazione con noi stessi (e con gli altri) che ci permetta di vivere una vita più soddisfacente». MA CHE COSA È IN CONCRETO L’ENNEAGRAMMA? L’Enneagramma (dal greco ennea,

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nove, e gramma, disegno o scrittura) è un disegno circolare con nove punte, a ognuna delle quali corrispondono i nove stili di personalità. E QUALI SONO QUESTE TIPOLOGIE DI PERSONE? Sintetizzando al massimo, in ordine da 1 a 9, c’è chi cerca la perfezione, chi vuole piacere, chi agisce per ottenere l’ammirazione degli altri, chi cerca connessione con il suo mondo interiore, chi è vorace di conoscenza, chi ha la mente perspicace ma è incline ad ansia e preoccupazioni, chi è alla continua ricerca di stimoli, chi cerca la verità e la giustizia, chi cerca pace e armonia. E COME FA UN DISEGNO AD AIUTARCI A CONOSCERCI MEGLIO? L’Enneagramma della personalità è una sorta di “mappa” che mostra come l’ego (o personalità) funziona a tutti i livelli, nelle relazioni con gli altri e con noi stessi, in famiglia, sul lavoro, con i colleghi, con gli amici e nella nostra vita spirituale (ogni enneatipo si trova in rapporto dinamico con tutto l’enneagramma e in particolare con il tipo di fronte e quello vicino). Ma è dall’unione dell’Enneagramma con la Tradizione Narrativa che si ottengono i migliori risultati. La Tradizione Narrativa è un metodo di insegnamento e di indagine che promuove un’esplorazione aperta di ciascun enneatipo, attraverso l’ascolto delle storie personali dei rappresentanti di ogni enneatipo e attraverso la condivisione della propria visione interiore della realtà. I programmi

della Tradizione Narrativa sono tenuti in un contesto di pratiche di auto-osservazione, meditazioni, esercizi di movimento e interazioni facilitate tra differenti enneatipi. IN QUALI AMBITI PUÒ ESSERE UTILE QUESTO METODO? L’Enneagramma è attualmente usato in diversi campi: business, educazione, psicoterapia, medicina, arti, cinema, vendite e legge. Per esempio, sempre più aziende lo usano sia per la formazione sia in occasione di cambi organizzativi. L’Enneagramma infatti fornisce indicazioni importanti per comprendere i reali motivi alla base del nostro comportamento in aree come la comunicazione, il lavoro di squadra, la leadership, la risoluzione dei conflitti e le relazioni.

LA STORIA Alcune ipotesi fanno risalire le origini dell’Enneagramma a un antichissimo strumento già presente 2000-4000 anni fa, tuttavia le prime tracce scritte si ritrovano nella tradizione dei Padri del Deserto e negli insegnamenti di Evagrio del Ponto (400 d.c.). I suoi più recenti sviluppi sono stati influenzati dal filosofo grecoarmeno G.I. Gurdjieff che nel 1915 lo portò per primo in Occidente e da Claudio Naranjo, psichiatra americano nato in Cile, che lo “importò” negli Stati Uniti all’inizio degli anni Settanta. Bergamo Salute

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sperienza e qualità a tariffe calmierate. Sono questi i punti di forza del Centro di Radiologia e Fisioterapia, struttura sanitaria attiva a Gorle da 30 anni. Le stesse caratteristiche che contraddistinguono il polo odontoiatrico del Centro, nato 10 anni fa. «Il fatto di operare all'interno di una struttura polispecialistica offre numerosi vantaggi rispetto ai centri odontoiatrici, anche di una certa dimensione, ma “monospecialistici”» dice la dottoressa Marianna Franzini direttore amministrativo. «Innanzitutto la sicurezza, ad esempio nel caso in cui si renda necessaria la sedazione cosciente. La dimensione della struttura, infatti, permette di operare sempre in presenza di un anestesista. Inoltre, aspetto da non sottovalutare, permette di ricorrere, quando necessario, ad accertamenti diagnostici (non solo le tradizionali metodiche radiologiche ma anche ad esempio la TAC dentale e non), visite e cure non strettamente odontoiatriche, come può avvenire per

esempio per il mal di testa o il mal di schiena che possono coinvolgere l'odontoiatra insieme al fisioterapista, al chiropratico etc.». Un approccio “globale”, quindi, in cui la salute e l’igiene del cavo orale sono viste in un contesto generale di salute e prevenzione di tutto l'organismo. Non a caso il Centro attua in modo continuativo campagne di prevenzione che si basano sull'igiene orale (con visita di controllo) offerta a un prezzo molto vantaggioso. Le patologie odontoiatriche, se diagnosticate precocemente, infatti, possono essere risolte in modo molto più semplice, meno invasivo e anche economico per il paziente. «I vantaggi sono anche di natura non strettamente “medica”» conferma la dottoressa Franzini. «Avvalendosi della struttura organizzativa del Centro in cui è inserito e potendo così ottimizzare le risorse, il Polo Odontoriatrico è in grado di offrire prestazioni a costi contenuti, senza intaccare la qualità delle cure e dei materiali impiegati, e un servizio

di 12 ore al giorno sabato compreso. Infine c’è il risparmio di tempo, tanto importante oggi quanto quello economico: grazie a sette poltrone e ad orari estesi possiamo garantire tempi di attesa bassi». L'equipe è costituita da odontoiatri di alto livello che seguono costantemente corsi di aggiornamento, specializzati nelle diverse branche e aree terapeutiche: cure conservative e protesiche, implantologia (a carico immediato e non), gnatologia e posturologia, trattamenti laser, chirurgia piezoelettrica, sbiancamento e odontoiatria estetica, ortodonzia. «Oggi ormai non è più proponibile una figura di dentista che “fa tutto”. Per questo nel nostro Polo Odontoiatrico il paziente viene seguito dall'odontoiatra più adatto alla problematica da risolvere all'interno di un percorso terapeutico logico e continuativo che si basa su una verifica clinica “a cascata” in cui ogni terapia è severamente rivalutata prima di procedere a un eventuale passo successivo» conclude la dottoressa Franzini. Il Polo, così come il Centro, è convenzionato con le principali casse e mutue private ed offre piani di finanziamento delle cure. CENTRO DI RADIOLOGIA E FISIOTERAPIA www.centroradiofisio.it info@centroradiofisio.it Via Roma, 28 24020 Gorle Tel. 035 295718 Fax 035 290358


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Dipartimento di Ingegneria Gestionale, dell’informazione e della produzione della sede di Dalmine dell’Università degli Studi di Bergamo) è sviluppato in collaborazione con Ospedali e Centri di Ricerca del territorio che hanno aderito e partecipato alla generazione dell’idea e degli obbiettivi formativi. Presso gli stessi enti sarà possibile partecipare ai tirocini formativi.

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Direttore Editoriale Elena Buonanno Direttore Responsabile Daniele Gerardi Redazione Rosa Lancia redazione@bgsalute.it Grafica e impaginazione Catherine Coppens | Mood Creative Studio catherine.coppens@hotmail.it Fotografie e illustrazioni Shutterstock, Dollar Photo Club, Adriano Merigo Stampa Elcograf S.p.A Via Mondadori, 15 - 37131 Verona (VR) Casa Editrice Pro.Ge.Ca. srl Viale Europa, 36 - 24048 Curnasco di Treviolo (BG) Tel. 035.201488 - Fax 035.203608 info@bgsalute.it - www.bgsalute.it Hanno collaborato Lucio Buonanno, Maria Castellano, Viola Compostella, Giulia Sammarco

Iscr. Tribunale Bergamo N°26/2010 del 22/10/2010 Iscr. ROC N°21019 © 2014. Tutti i diritti sono riservati. È vietata la riproduzione, anche se parziale, di qualsiasi testo o immagine. L’editore si dichiara disponibile per chi dovesse rivendicare eventuali diritti fotografici non dichiarati. I contenuti presenti su Bergamo Salute hanno scopo divulgativo e non possono in alcun modo sostituirsi a diagnosi mediche.

Comitato Scientifico

• Dott. Diego Bonfanti - Oculista • Dott.ssa Maria Viviana Bonfanti Medico Veterinario • Dott. Rolando Brembilla - Ginecologo • Dott.ssa Alba Maria Isabella Campione • Dott. Andrea Cazzaniga - Idrologo Medico e Termale • Dott. Marcello Cottini - Allergologo Pneumologo • Dott. Giovanni Danesi - Otorinolaringoiatra • Dott. Adolfo Di Nardo - Chirurgo generale • Dott. Nicola Gaffuri - Gastroenterologo • Dott.ssa Daniela Gianola - Endocrinologa • Dott. Antoine Kheir - Cardiologo • Dott.ssa Grazia Manfredi - Dermatologa • Dott. Roberto Orlandi - Ortopedico Medico dello sport • Dott. Paolo Paganelli - Biologo nutrizionista • Dott. Antonello Quadri - Oncologo • Dott. Orazio Santonocito - Neurochirurgo • Dott.ssa Mara Seiti - Psicologa - Psicoterapeuta • Dott. Sergio Stabilini - Odontoiatra • Dott. Giovanni Taveggia - Medicina Fisica e Riabilitazione • Dott. Massimo Tura - Urologo • Dott. Paolo Valli - Fisioterapista

Comitato Etico • Dott. Maurizio Pagnoncelli Folcieri Presidente dell’Ordine dei Farmacisti di Bergamo • Dott. Ezio Caccianiga - Presidente dell’Ordine dei Medici Veterinari di Bergamo • Dott. Piero Attilio Bergamo - Oculista • Dott. Luigi Daleffe - Odontoiatra • Dott. Tiziano Gamba - Medico Chirurgo • Beatrice Mazzoleni - Presidente IPASVI

I canali di distribuzione di Bergamo Salute • Abbonamento • Spedizione a diverse migliaia di realtà bergamasche, dove è possibile leggerla nelle sale d’attesa (medici e pediatri di base, ospedali e cliniche, studi medici e polispecialistici, odontoiatri, ortopedie e sanitarie, farmacie, ottici, centri di apparecchi acustici, centri estetici e benessere, palestre, parrucchieri etc.) • Distribuzione gratuita presso le strutture aderenti alla formula "Amici di Bergamo Salute".

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AttivitĂ occupazionali e Pet Therapy



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