numero
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Anno 8 Gennaio | Febbraio 2018
www.bgsalute.it Poste Italiane spa Sped. in Abb. Postale DL 353/2003 (Conv. in legge 27/02/2004 N.46) Art. 1 comma 1 LO/BG
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Oculistica Le nuove tecnologie per eliminare gli occhiali
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Stili di vita W il bike sharing
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Psicologia Il carattere è il tuo destino?
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Raffreddore e tosse grassa prova con gli olii essenziali
Bergamo Salute è sempre con te: leggila integralmente dal tuo computer, tablet o smartphone www.bgsalute.it
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Elisabetta Paganessi Il mio impegno, con Unicef, per tutti i bambini… vicini e lontani
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Informazione sanitaria ai sensi della legge 248 (legge Bersani) del 04/08/2006.
numero
42
Anno 8 Gennaio| Febbraio 2018
www.bgsalute.it
) Editoriale 7 Al via l’anno del cibo italiano ) Specialità A-Z 8 Ginecologia Fibromi uterini, come riconoscerli e curarli 10 Oculistica Le nuove tecnologie per sconfiggere miopia, ipermetropia e astigmatismo 12 Odontoiatria Sbiancamento dentale, pro e contro ) PERSONAGGIO 14 Elisabetta Paganessi Il mio impegno, con Unicef, per tutti i bambini… vicini e lontani ) IN SALUTE 16 Stili di vita Bike sharing Al via, anche a Bergamo, Free floating-MoBike 18 Alimentazione Parti con il piede giusto 20 Seitan, non chiamatelo carne dei poveri ) IN ARMONIA 22 Psicologia Il carattere è il tuo destino? 24 Coppia Le fantasie, utili o dannose...
) IN FAMIGLIA 26 Dolce attesa Influenza in gravidanza, come curarla 28 Bambini Shaken baby syndrome ) in forma 32 Fitness Bliss Walking. Passo dopo passo... verso il benessere 34 Bellezza Burrocacao: guida alla scelta ) ricetta 36 Budino al cacao e frutta ) PREVENZIONE 38 Malanni invernali. Il decalogo del ministero della salute per prevenirli ) RUBRICHE 48 Altre terapie Raffreddore, tosse grassa? Prova con gli olii essenziali 50 Guida esami Come cammini? Te lo dice la baropodometria 52 Animali Così difendi i tuoi amici a quattro zampe dal freddo ) ATs informa 54 Un protocollo d’intesa per la tutela della salute e sicurezza sul lavoro
) DAL TERRITORIO 56 News 58 Onlus La Casa di Leo 60 Il lato umano della medicina Da Bergamo al Mozambico in prima linea contro l’AIDS 63 Malattie rare Anemia di Fanconi 64 Testimonianza Quello che conta è avere il sole dentro... anche con un melanoma al quarto stadio ) STRUTTURE 66 Habilita Poliambulatorio San Marco 68 Istituto Clinico Quarenghi ) PROFESSIONI SANITARIE 70 Igienista dentale missione prevenzione ) REALTà SALUTE 73 Athaena 75 Farmacia Dr. Visini 77 Functional Point 79 Cres Italia 81 Centro Medico MR Allegato centrale: Amici di Bergamo Salute
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Al via l’anno del cibo italiano “Siamo quello che mangiamo”. Così scriveva il filosofo ottocentesco Ludwig Feuerbach. Ciò che introduciamo nel nostro organismo influenza profondamente il corpo e la mente. Il cibo, quindi, non solo come mezzo per sfamarci, ma strumento indispensabile per stare bene e in salute. Proprio al cibo, e in particolare al cibo italiano (la dieta mediterranea è riconosciuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità uno degli stili alimentari più salutari), sarà dedicato il 2018, “Anno nazionale del cibo italiano”. Da gennaio, su tutto il territorio italiano, si terranno manifestazioni, iniziative, eventi legati alla cultura e alla tradizione enogastronomica dell’Italia, connotate da un logo ufficiale. Questa iniziativa corona il riconoscimento da parte dell’Unesco della Dieta Mediterranea, della vite ad alberello di Pantelleria, dei paesaggi delle Langhe Roero e Monferrato, di Parma città creativa della gastronomia e dell’Arte del pizzaiuolo napoletano, iscritta di recente. Allo stesso tempo, saranno attivate iniziative per far conoscere e promuo-
vere, anche in termini turistici, i paesaggi rurali storici, per il coinvolgimento e la promozione delle filiere e ci sarà un focus specifico per la lotta agli sprechi alimentari. «Abbiamo un patrimonio unico al mondo che grazie all’Anno del cibo potremo valorizzare ancora di più» ha dichiarato il ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina. «Dopo la grande esperienza di Expo Milano, l’esperienza agroalimentare nazionale torna a essere protagonista in maniera diffusa in tutti i territori. Non si tratta di sottolineare solo i successi economici di questo settore, che nel 2017 tocca il record di export a 40 miliardi di euro, ma di ribadire il legame profondo tra cibo, paesaggio, identità, cultura. Lo faremo dando avvio al nuovo progetto dei distretti del cibo. Lo faremo coinvolgendo i protagonisti a partire da agricoltori, allevatori, pescatori, cuochi. E credo che in
quest’ottica sia giusto dedicare l’anno del cibo a una figura come Gualtiero Marchesi, che ha incarnato davvero questi valori facendoli conoscere a livello internazionale». «Dopo il successo del 2016 Anno nazionale dei cammini e del 2017 Anno nazionale dei borghi, il 2018 sarà l’Anno del cibo italiano. Un’occasione importante per valorizzare e mettere a sistema le tante e straordinarie eccellenze e fare un grande investimento per l’immagine del nostro Paese nel mondo. Grazie alla collaborazione dei ministeri della Cultura e dell’Agricoltura, l’Italia potrà promuoversi anche all’estero in maniera integrata e intelligente valorizzando l’intreccio tra cibo, arte e paesaggio che è sicuramente uno degli elementi distintivi dell’identità italiana» ha affermato il ministro dei Beni e delle attività culturali e del turismo, Dario Franceschini. Per scoprire tutte le iniziative: www.politicheagricole.it.
Elena Buonanno Daniele Gerardi
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SPECIALITà a-z
GINECOLOGIA
Fibromi uterini Come riconoscerli e curarli 0,1% 25%
50%
FIBROMI INTRAMURALI
FIBROMI SOTTOMUCOSI
FIBROMI SOTTOSIEROSI
La possibilità di Interessano il 25% trasformazione maligna delle donne tra i si aggira intorno allo 0,1% 30 e i 60 anni
Nel 50% dei casi sono asintomatici
In molti casi i fibromi sono del tutto asintomatici e vengono scoperti in seguito a visita o ecografia ginecologica. Quando comportano disturbi i sintomi più frequenti sono: alterazioni del ciclo mestruale con flusso abbondante e conseguente anemia, dolore addominale e senso di pressione, aumentata frequenza delle minzioni.
∞ a cura DI PAOLA ROSASCHINO
II fibroma o mioma uterino è la patologia più comune nell’ambito della sfera genitale femminile. In Italia si stima che riguardi il 25% circa delle donne tra i 30 e i 60 anni. La maggior parte delle donne, però, non lo sa perché spesso non causa sintomi. Sebbene di solito i fibromi non siano pericolosi, possono arrivare a causare disagio e portare a complicazioni come anemia per forte perdita di sangue, dolore pelvico e difficoltà di concepimento. Una recente statistica pubblicata su una delle riviste scientifiche internazionali più prestigiose (l’American Journal of Obstetrics and Gyneco-
logy) indica che la fibromatosi uterina è negli USA la seconda patologia per costi sociali, dopo il diabete, e quindi precede il cancro della mammella, colon e ovaio. Ecco perché è importante non sottovalutare sintomi come sanguinamenti uterini anomali o cicli mestruali frequenti o troppo abbondanti rispetto alla norma.
Una crescita anomala dei tessuti dell’utero I miomi o fibromi uterini sono tumori benigni: rappresentano un’anomala crescita del muscolo uterino e della sua componente fibro-connettivale. A seconda della
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loro posizione si distinguono in fibromi sottosierosi (quasi all’esterno dell’utero, quelli che causano meno problemi), intramurali (nello spessore della parete uterina, anch’essi spesso asintomatici); sottomucosi (che sporgono all’interno dell’utero e sono quelli più problematici). Non si conoscono esattamente le cause della loro insorgenza, ma esistono alcuni fattori di rischio che sembrano influenzarla. Tra questi la familiarità (mamma e sorella che ne abbiano sofferto), l’etnia (sono più frequenti nelle donne di colore), l’obesità. Al contrario, numerosi studi hanno dimostrato che la gravidanza e il parto hanno
LA TERAPIA MEDICA Recentemente è stato messo in commercio un farmaco (ulipristil acetato) che risulta efficace a breve e a lungo termine nel controllo dei sintomi correlati ai fibromi uterini, che sta modificando la strategia di approccio clinico delle pazienti affette da fibromi. Infatti, specie nelle pazienti in cerca di gravidanza, è possibile tentare questa terapia per alcuni cicli per diminuire le dimensioni del mioma ed evitare, o almeno posticipare, l’intervento chirurgico.
un effetto protettivo e possono ridurre il rischio. Una volta comparsi, la crescita dei fibromi è influenzata dagli estrogeni, dall’ormone della crescita e dal progesterone.
Pericolosi? No, ma fastidiosi e a volte invalidanti Generalmente non sono pericolosi (la possibilità di trasformazione maligna si aggira intorno allo 0,1%),
anche se possono essere causa di gravi sanguinamenti uterini (mestruazioni molto abbondanti, metrorragie), dolore pelvico e quindi determinare un peggioramento importante della qualità di vita di chi ne soffre. Se presenti in età fertile potrebbero avere un impatto negativo sulla fertilità. La presenza del fibroma, infatti, altera la regolare anatomia e funzionalità dell’utero.
La terapia: su misura Una volta confermata la diagnosi, con una visita ginecologica e un’ecografia transvaginale, si stabilisce la terapia più indicata. La scelta della terapia (medica, endoscopica o chirurgica) dipende dai sintomi, dall’età della paziente, dall’eventuale desiderio di gravidanze, dal tipo di fibroma. Le terapie mediche possono essere utili in realtà solo al contenimento dei sintomi (essenzialmente irregolarità mestruali e dolori), e in questo caso sono utilizzati molto i contraccettivi ormonali o i progestinici ciclici. L’approccio endoscopico e quello chirurgico (a seconda della dimensione e della posizione) invece prevedono l’asportazione del fibroma e quindi la risoluzione del problema alla radice. Per esempio in caso di miomi sottomucosi (cioè quelli interni alla cavità uterina), si potrà procedere a un’isteroscopia (cioè a un esame endoscopico eseguito introducendo, attraverso la vagina fino alla
Dott.ssa Paola Rosaschino, Responsabile dell’Unità di Ginecologia e Ostetricia Policlinico San Pietro di Ponte San Pietro.
cavità uterina, una sonda di pochi millimetri chiamata isteroscopio costituita da lenti e fibre ottiche e collegata a una telecamera posta all’estremità) e contemporaneamente asportare il fibroma se è di piccole dimensioni (< a tre cm). Per i fibromi sopra i cinque centimetri, sintomatici, è prevista la chirurgia che potrà essere laparoscopica (con tre o quattro forellini sulla parete addominale) o laparotomica (con incisione sorvrapubica della parte addominale). Seguirà sempre un esame istologico che confermi la benignità del mioma asportato. È bene sottolineare che i miomi possono recidivare: non è infrequente che dopo alcuni anni se ne riformino altri, per questo la decisione di intervenire chirurgicamente deve essere sempre preceduta da un’attenta valutazione clinica in base alla sintomatologia presente, all’età della donna, al suo desiderio di gravidanza o alla sua volontà di conservare l’utero.
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SPECIALITà a-z
OCULISTICA
Occhiali e lenti a contatto? Le nuove tecnologie per sconfiggere miopia, ipermetropia e astigmatismo ∞ a cura DI GIULIO LEOPARDI
Il dolore: Praticamente non c’è Il trattamento di superficie (Prk) è indolore per il paziente, che ha l’occhio anestetizzato. I fastidi iniziano due-tre ore dopo l’intervento e si protraggono un paio di giorni. Il trattamento femtolaser, invece, è fastidioso nei cinque-sei minuti di esecuzione, ma non dà alcun disturbo al paziente nei giorni successivi al trattamento. In genere la guarigione completa richiede circa due-tre mesi. È utile ricordare che il trattamento laser viene costruito sul valore presente al momento, che deve essere stabile per almeno due anni. Tuttavia non è prevedibile un eventuale cambiamento successivo al trattamento.
Sono milioni gli italiani con problemi di vista. Tra i più frequenti -destinati ad aumentare nei prossimi anni complice anche il nostro stile di vita (utilizzo frequente di dispositivi elettronici, poco tempo trascorso all’aperto etc.)- ci sono i cosiddetti difetti refrattivi, disturbi visivi con i quali tutti, direttamente o indirettamente, prima o poi dobbiamo fare i conti: miopia, ipermetropia, astigmatismo e presbiopia. In molti casi gli occhiali e le lenti a contatto non bastano o comunque non rappresentano la soluzione migliore o la più comoda (basti pensare a chi fa molto sport). Un’alternativa efficace e sicura oggi è la chirurgia refrattiva, il cui obiettivo è proprio correggere i difetti della vista, in particolare miopia, ipermetropia, astigmatismo.
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Un fascio di luce per vedere meglio: a eccimeri o femto, ma sempre laser La chirurgia refrattiva si avvale dell’uso di strumentazioni laser: a eccimeri (con tecnica Prk) o femtolaser (con tecnica Lasik). Il primo agisce rimodellando la superficie anteriore della cornea, la prima lente dell’occhio, dopo che meccanicamente viene asportato l’epitelio di superficie (con una procedura chiamata disepitelizzazione). Si scolpisce una “lente a contatto naturale” del potere diottrico desiderato per la correzione del difetto. Solo la precisione del raggio laser può permettere di asportare lembi di tessuto corneale di un micron (un millesimo di millimetro) a ogni “spot” (colpo). Il femtolaser viene invece usato per
Basta occhialini da lettura con la ginnastica oculare
DOTT. GIULIO LEOPARDI Specialista in Oftalmologia Smart Clinic Oriocenter
tagliare sagittalmente la cornea e in seguito si procede con l’utilizzo del laser a eccimeri. La differenza sta nel fatto che questo secondo strumento consente di correggere anche difetti visivi più importanti. In entrambi i casi, perché l’intervento abbia gli esiti desiderati, è fondamentale la fase pre-operatoria e in particolare l’esatta valutazione del difetto refrattivo, della curvatura e dello spessore corneali, del diametro della pupilla. Da questi dati deriva un programma computerizzato altamente personalizzato per il trattamento di ogni occhio. Per questo motivo vengono effettuati con grande attenzione gli esami preliminari e questi parametri vengono valutati più volte.
Sorridi! Tempi di ripresa più brevi e meno stress con la tecnica Smile Smile (SMall Incision Lenticule Extraction) è una denominazione ancora poco conosciuta tra i non addetti ai lavori, ma nel novembre 2017 nel mondo è stato festeggiato il raggiungimento del milione di procedure, di cui 5.000 solo in Italia. È una metodica di trattamento laser per la correzione della miopia.
Vuoi vederci più chiaro? Sei stanco di dover mettere gli occhiali per leggere il giornale e il cellulare? Da poco è disponibile un’innovativa tecnica per contrastare la presbiopia in modo semplice, indolore e non invasivo. Si tratta dell’elettrostimolazione del corpo o muscolo ciliare, ovvero la struttura della parte anteriore (strato medio) del bulbo oculare che giunge fino all’iride. Questa tecnica si basa sul presupposto che la presbiopia (ovvero la difficoltà a mettere a fuoco da vicino) sia dovuta alla ridotta efficienza contrattile del muscolo ciliare parallelamente a un cristallino sempre meno elastico. La soluzione quindi potrebbe essere “allenare” il muscolo ciliare, obiettivo che si raggiunge appunto con l’elettrostimolazione. Si posiziona un elettrodo a forma di lente a contatto sull’occhio e lo si collega a un generatore di corrente a bassa intensità che trasmette micro impulsi elettrici e stimola la contrazione. Il trattamento dura 8 minuti per occhio. I soggetti che rispondono meglio sono quelli con presbiopia iniziale, tra i 40 e i 50 anni, ma che non hanno ancora iniziato a portare gli occhiali (in questo caso permette di frenare lo sviluppo della presbiopia e in alcuni casi di farla regredire). Per ottenere buoni risultati sarebbe meglio fare le prime tre-quattro sedute ogni 15-20 giorni e successivamente una seduta di mantenimento al mese circa.
Il sogno del chirurgo è utilizzare una metodica poco invasiva; il sogno del paziente è il recupero funzionale nel più breve tempo possibile. La tecnica Smile, con il suo taglio di soli due millimetri, soddisfa queste due richieste. Il femtolaser prepara all’interno della cornea, con due tagli (uno inferiore e l’altro superiore, alla profondità stabilita dal chirurgo in base alle caratteristiche dell’occhio), un dischetto (lenticolo) dello spessore richiesto dal valore di correzione voluto. Attraverso una microincisione di circa due millimetri, sempre praticata dal femtolaser, il chirurgo estrae il lenticolo. Quanto più elevato è il valore di correzione richiesto, tanto più spesso sarà il lenticolo. La precisione del femtolaser, vero e proprio laser
chirurgico, è inimmaginabile per qualsiasi tipo di bisturi, trattandosi di un’emissione calcolabile, appunto, in femtosecondi. La superficie corneale, quindi, viene rispettata al massimo, la ripresa funzionale del paziente è molto veloce, calcolabile in pochi giorni e l’assestamento del tessuto avviene in tempo reale. Inoltre questa metodica rispetta le terminazioni nervose corneali anteriori, mantenendo inalterata la sensibilità corneale che nelle metodiche tradizionali (Prk e femtolaser con tecnica Lasik) viene recuperata dopo alcuni mesi dal trattamento. Questa tecnica è praticabile sugli occhi miopi o con astigmatismo associato a miopia, mentre sono esclusi, almeno per il momento, gli ipermetropi.
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SPECIALITà a-z
ODONTOIATRIA
Sbiancamento dentale Pro e contro
∞ a cura DI MANUELA SIMONINI
“Bianco è bello”. Non si tratta di uno slogan razzista, ma di un concetto legato alla percezione di salute e all’estetica dei propri denti. Pensateci bene: quando una persona sa di avere i denti bianchi e sani aumenta considerevolmente la propria autostima e la convinzione di piacere agli altri. Tutto ciò ha quindi delle importanti ripercussioni sul quotidiano, sui rapporti che si instaurano con le altre persone e su come si affrontano diverse situazioni. Ma come si possono ottenere denti bianchi? Semplice, con lo sbiancamento. Esistono due modalità: la prima è definita office bleaching, vale a dire seduti in poltrona, nello studio dentistico; la seconda invece è l’home bleaching ed è lo sbiancamento domiciliare. Recentemente è emersa poi la modalità “fai da te” con prodotti che si possono trovare in farmacia, al supermercato o anche online, ma che nulla hanno a che vedere con l’efficacia del trattamento professionale. Prima
di eseguire uno sbiancamento, infatti, è necessario effettuare una visita specialistica nel corso della quale si stabilisce se il paziente è idoneo o meno o se ci sono problematiche più urgenti da risolvere.
In studio, con led e laser… Lo sbiancamento dentale è un trattamento estetico che ha l’obiettivo di schiarire i denti. Durante il trattamento alla poltrona al paziente viene applicato il prodotto sbiancante a base di perossido di idrogeno (acqua ossigenata) o perossido di carbamide (usato nei trattamenti domiciliari perché a bassa concentrazione). La durata del trattamento dipende dalla concentrazione del principio attivo scelto e dalla metodica adottata. Per accelerare la reazione chimica dello sbiancamento in uno studio dentistico si utilizzano la lampada a led o il laser: il perossido di idrogeno penetra quindi negli spazi interprismatici dello smalto, raggiunge i pigmenti
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colorati e, liberando ossigeno sulla superficie del dente, li converte in una tonalità più chiara. Questi pigmenti presenti all’interno dello smalto sono colorati perché hanno una particolare struttura elettronica che l’ossigeno va ad alterare. Lo sbiancamento nello studio dentistico prevede l’applicazione del perossido di idrogeno ad alte concentrazioni per tempi
MANUELA SIMONINI Igienista dentale e Psicoterapeuta Studio dentistico Simonini - Grassobbio e Wocare- Bergamo
sbiancante (perossido di carbamide). Il gel resta a contatto con i denti per alcune ore durante il giorno o la notte e deve durare almeno due settimane. Il risultato migliore si ottiene attraverso un trattamento combinato che prevede lo sbiancamento in poltrona abbinato al mantenimento del colore a casa utilizzando mascherine individuali. brevi. Questa procedura necessita però dell’utilizzo di una protezione particolare per le gengive, la diga liquida, una resina fotoindurente necessaria per isolare e proteggere la gengiva evitando effetti caustici (cioè corrosivi) sulle mucose. Prima di cominciare il trattamento si prende il colore iniziale dei denti del paziente per confrontarlo poi con quello finale: l’efficacia della seduta si valuta in base alla differenza tra i due momenti. Al termine dello sbiancamento alla poltrona è necessario seguire una dieta bianca per almeno 48 ore in modo da non inficiare la stabilizzazione del colore e utilizzare un dentifricio con basso indice di abrasività (per denti sensibili).
... A casa, con mascherine Il trattamento domiciliare prevede invece l’utilizzo di una mascherina individuale, realizzata sulla base delle impronte delle due arcate e dotata di un serbatoio all’interno del quale il paziente applica il gel
Attenzione alle controindicazioni Il trattamento può rendere il dente transitoriamente più sensibile; per questo motivo il procedimento è sconsigliato ai pazienti che soffrono di sensibilità dentinale, di erosioni dentali e per chi presenta colletti scoperti. Lo sbiancamento è quindi un trattamento estetico che permette al paziente di ottenere denti bianchi e lucenti, ma non è indicato per tutti. Nei casi di pazienti con restauri conservativi o corone protesiche l’azione sbiancante non è efficace in quanto la reazione chimica avviene esclusivamente sui denti propri, sia vitali sia devitalizzati, ciò che cambia è la procedura utilizzata. Lo sbiancamento dentale non si può effettuare più di una volta all’anno. Concludendo, prima di uno sbiancamento è sempre consigliabile una seduta di igiene dentale per eliminare placca e tartaro. Perché “bianco è bello”, ma prima di tutto deve essere sano.
Il bianco? Non è uguale per tutti Non esiste un “bianco universale” che vada bene per tutti i denti: il colore varia non solo da persona a persona, ma anche da dente a dente. Inoltre la colorazione caratteristica di ogni persona può essere alterata da fattori interni o esterni al dente; queste alterazioni sono chiamate discromie. Quelle esterne, dette estrinseche, sono solitamente causate da placca batterica, tartaro, abitudini alimentari, fumo, clorexidina o da farmaci (questi fattori si possono eliminare con una seduta di igiene orale). Le discromie interne, intrinseche, riguardano invece l’interno dei denti e sono provocate da farmaci come gli antibiotici (tetracicline), alterazioni durante lo sviluppo del dente, traumi, trattamenti endodontici, fluorosi o dal normale processo di invecchiamento.
personaggio
ELISABETTA PAGANESSI
Il mio impegno, con Unicef, per tutti i bambini… vicini e lontani ∞ a cura DI ELENA BUONANNO
Aiutare tutti i bambini, ovunque vivano e ovunque ne abbiano bisogno, garantendo anche ai più vulnerabili servizi sanitari, nutrizione e istruzione. È questa la mission di Unicef. Ed è questa anche la mission di Elisabetta Paganessi, da dicembre 2016 presidente del Comitato Unicef di Bergamo. «Quando, volontaria di Unicef, mi è stato proposto di succedere alla presidente uscente ho accettato con grande entusiasmo, felice di poter essere utile ai bambini che adoro» racconta la signora Elisabetta che a questo importante ruolo sta dedicando anima e corpo. L’abbiamo incontrata per farci raccontare “vecchi” e nuovi progetti di Unicef realizzati anche nella bergamasca … perché i diritti di bambini e adolescenti non sono un’”emergenza” che riguarda solo i Paesi lontani. Qual è il ruolo del Comitato che presiede? Premesso che l’Unicef, fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia che mira a costruire un mondo in cui i diritti di tutti i bambini siano pienamente garantiti, noi Comitato di Bergamo (parte dell’ossatura del comitato italiano per l’Unicef con sede a Roma), ci fondiamo sulla stessa visione sostenendo i programmi dell’Unicef Internazionale,
mediante la promozione dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza e con l’attività di raccolta fondi. Quali sono, in particolare, i progetti e le iniziative che Unicef sta portando avanti a Bergamo e provincia? L’Unicef si adopera per il benessere di tutti i bambini, con programmi specifici per sostenere, curare e intervenire in situazioni di emergenza in ogni angolo del mondo dove i bambini muoiono a causa di malnutrizione, malattie e situazioni di pericolo dovute a guerre e calamità naturali e si prodiga affinché tutti i bambini vengano protetti e tutelati. Il mio ruolo in qualità di presidente del comitato di Bergamo, consiste nell’operare sul territorio di Bergamo e provincia per raggiungere gli scopi prefissati dall’Unicef, mediante l’attività di raccolta fondi e la promozione dei diritti dei bambini, con iniziative locali. Nel 2018 sono in programma diverse iniziative: eventi con spettacoli vari di musica e danza; l’offerta la pubblico delle “Pigotte Unicef”, confezionate a mano dalle nostre preziose pigottare, diventate ormai simbolo dell’Unicef; banchetti con ”orchidee Unicef”; gare sportive tra cui tornei di Golf e altro; convegni in occasione della giornata dei Diritti dell’Infanzia e dell’adolescenza.
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I NUMERI DI UNICEF Solo nel 2016 UNICEF ha conseguito importanti risultati in tutto il mondo, garantendo acqua potabile a 29 milioni di persone, curando e salvando 3 milioni di bambini colpiti da malnutrizione grave, fornendo 2,5 miliardi di dosi di vaccino per i bambini e consentendo a 11,7 milioni di bambini di riprendere a studiare nelle situazioni di emergenza.
Chiuderemo poi l’anno con il bellissimo evento, in collaborazione A.RI.BI, “la Pedalata dei Babbi Natale”. Oltre a raccogliere fondi, che poi Unicef internazionale destina ai programmi più urgenti per far fronte alle emergenze in atto, importante è l’attività di advocacy, cioè azioni di sensibilizzazione sul territorio, su temi di grande attualità e di primaria importanza nelle tutela del benessere de bambini. Tra questi non possiamo non citare un’iniziativa che promuoviamo da anni nelle scuole e ci sta molto a cuore, ovvero il corso di legalità “Tutti sulla stessa bilancia - Principi di Giustizia e Legalità”, tenuto da Avvocati del Foro di Bergamo, nostri volontari, e articolato su diversi argomenti di grandissima attualità, come i rischi
derivanti dai social network, le responsabilità per gli atti dei bullismo e cyberbullismo, l’uso di alcool e stupefacenti e altri ancora. Il corso è destinato alle Scuole Primarie (classi quinte), secondarie di primo e secondo grado, studenti dai 10 ai 17 anni. Nell’anno scolastico scorso hanno aderito 50 scuole, con grande successo e circa 7.000 presenze. Un altro progetto che ci rende molto orgogliosi è il “Baby pit stop Unicef ” per sostenere l’allattamento materno, realizzato in collaborazione con ATS, Azienda Territoriale Sanitaria (ex Asl). Bergamo è stata riconosciuta a tutti gli effetti come “Comunità Amica dei Bambini per l’Allattamento Materno” seguendo i principi e le regole dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Basti pensare che a oggi abbiamo aperto 143 Baby Stop Unicef sul territorio. Un bel traguardo! Qual è in questo momento, nel mondo, l’emergenza secondo le più “urgente”, quella che la colpisce di più? Ce ne sono molte. Quella però che mi coinvolge forse di più emotivamente è la situazione dei bambini in Siria. I “bambini” in Siria sono tuttora degli obiettivi perché esposti ad attacchi e violenze brutali nelle loro case, scuole. Questi attacchi continuano anno dopo anno, non possiamo essere insensibili. Violenze di questo tipo, non possono rappresentare una normalità. Nei conflitti in tutto il mondo, i bambi-
ni sono purtroppo in prima linea, poiché spesso utilizzati come scudi umani, uccisi, mutilati e reclutati per combattere. Stupri, matrimoni forzati, rapimenti, riduzione in schiavitù, sono tattiche normali riservate a bambini innocenti nei conflitti. I bambini stanno pagando spesso il prezzo indiretto, ma allo stesso tempo più alto, di questi conflitti… e noi non possiamo voltare la faccia dall’altra parte! Unicef è dalla parte dei bambini e per ogni bambino, insieme possiamo salvare fino all’ultimo bambino in pericolo.
“Cari potenti del mondo, ricordatevi che nulla è più importante della vita di un bambino“ ∞∞ Audrey Hepburn, Ambasciatrice UNICEF
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in salute
STILI DI VITA
Bike sharing Al via, anche a Bergamo, Free floating-MoBike Una pacifica invasione di biciclette a “flusso libero” ∞ a cura DI VIOLA COMPOSTELLA
La notizia è da mesi su tutti i giornali: i Cinesi hanno ribaltato le regole del mondo del bike sharing e sono ora pronti a inondare le nostre città con biciclette a noleggio in modalità free flow, ovvero prive di stalli dove prelevarle e riconsegnarle. Questa pacifica invasione di biciclette a “flusso libero”, ovvero a disposizione di tutti, da prendere, usare e lasciare dove si vuole, ha fatto da poco la sua comparsa anche a Bergamo, suscitando non poca
curiosità e anche qualche polemica soprattutto per alcuni parcheggi per così dire “fantasiosi” da parte di alcuni utilizzatori del servizio. Si chiama MoBike e va ad affiancarsi al bike sharing BiGi, il servizio del Comune grazie al quale è possibile prelevare e riconsegnare la bicicletta pubblica in una delle 23 ciclostazioni attive. Insomma pare proprio che da noi, se si vuole davvero spostarsi in bicicletta senza doverne avere una propria e senza preoccuparsi di come e dove lasciarla,
CLAUDIA RATTI Presidente A.Ri.Bi Bergamo
Adriano Merigo 16 | Bergamo Salute | Gennaio/Febbraio 2018
le possibilità non manchino. Ne parliamo con Claudia Ratti, presidente di A.Ri.Bi, associazione che sostiene e promuove la mobilità ciclistica nelle sue diverse formule. Cosa ne pensa di questa novità della MoBike? L’avvento della MoBike è sicuramente una concreta opportunità e un sostegno all’incentivo dell’utilizzo della bicicletta. A Bergamo circolano 500 MoBike da quasi un mese e mezzo. Inizialmente la sensazione è stata quella che a mettersi in sella fossero per lo più persone che normalmente non sono abituate a utilizzare la bicicletta in città e che non utilizzerebbero la propria con la stessa disinvoltura. Si sono registrate parecchie soste un po’ sconvenienti o persino selvagge (ndr una è finita nella fontana di Porta Nuova), ma questo è da ricondurre certamente alla mancanza di una cultura ciclistica diffusa e in generale di senso civico.
COME FUNZIONA L’app MoBike permette di trovare una mappa con tutte le biciclette disponibili e prenotare la propria. Una volta raggiunta basta inquadrare il codice QR che si trova sulla bicicletta e, dopo un rapido scan, il lucchetto si sblocca. Il servizio, su registrazione e a pagamento con carta di credito, prevede pass mensili, o per ogni mezz’ora (la tariffa promozionale è di 30 centesimi, a regime 50 centesimi).
Da più parti si sente levare un grido di protesta da parte di persone indignate nei confronti dell’inciviltà dei propri concittadini, ma dando un’occhiata a quanto avviene in giro per il mondo è facile rendersi conto che il fenomeno non interessa solamente l’Italia. Come A.Ri.Bi da ormai 37 anni siamo impegnati
portamenti inadeguati, ma resta pur sempre preferibile vedere una bicicletta parcheggiata male che non un Suv. Quest’ultima la si può spostare, non è leggerissima, ma è fattibile.
Oggi gli iscritti a MoBike a Bergamo sono 11.300. L’obiettivo è arrivare, entro aprile, a quattro prelievi giornalieri per ogni bicicletta (500 MoBike in città)”
Quali sono i vantaggi rispetto ad altre forme di bike sharing? Sono biciclette facilmente prelevabili grazie all’innovativa tecnologia offerta dalla app MoBike e, a differenza del servizio BiGi, l’accesso è meno complicato ed è per tutti, anche per i turisti di passaggio. Quanto al rischio che si perdano, essendo lasciate ovunque, in realtà si tratta di biciclette geolocalizzate; ogni tot giorni viene fatta una ricollocazione nei punti di raccolta da parte dell’azienda che le gestisce e ciò riporta una sorta di ordine iniziale.
a promuovere una sorta di galateo del ciclista urbano, anche per svincolarci da una crescente polemica verso i ciclisti indisciplinati e per dare un contributo alla maturazione di un senso civico nella mobilità, che ribadisca il valore della convivenza sulla strada, di tutti, con priorità di attenzione nell’ordine per pedoni, biciclette, trasporto locale pubblico, automobili etc.. Queste simpatiche MoBike, parcheggiate un po’ ovunque, laddove non arriva il bike sharing BiGi che invece presuppone la ricollocazione presso stazioni di prelievo-consegna, non possono non piacerci, così come vedere che davvero la bicicletta può essere la risposta a soluzioni di mobilità sostenibile. È altrettanto bello vedere i giovani che da qualche tempo per andar e a scuola scelgono anche la bicicletta. Ci sono come, detto sopra, dei com-
Ormai non ci sono più scuse per non pedalare… Muovendosi si fa del bene a se stessi, alla società e all’ambiente. Con meno automobili avremmo marciapiedi sgomberi da auto in sosta selvaggia e più sicuri. Sarebbero più felici anche gli automobilisti, che potrebbero trovare parcheggio e circolare con meno ansia. Se ci muovessimo in tanti in bicicletta, che sia personale o sharing, avremmo una qualità dell’aria sicuramente migliore. Inoltre con il bike sharing è possibile scegliere la bicicletta a cuor leggero, perché si sa di potere contare sempre su una bicicletta a basso costo, senza l’ansia di non ritrovare più la propria perché rubata (Bergamo detiene un triste primato in merito). L’auspicio ora è che anche i comuni limitrofi e le periferie ottengano questo, o altri servizi simili, per consentire a sempre più cittadini di scegliere la bicicletta e i suoi benefici.
Gennaio/Febbraio 2018 | Bergamo Salute | 17
in salute
ALIMENTAZIONE
Parti con il piede giusto Tre idee per una colazione nutriente
∞ a cura DI ELENA BUONANNO
“La colazione è il pasto più importante della giornata”: quante volte ce lo siamo sentiti dire o l’abbiamo letto sui giornali? Moltissime. Purtroppo però ancora oggi un italiano su dieci la salta. «Al risveglio il nostro organismo è reduce da un lungo digiuno notturno, e si ritrova così privo dell’energia necessaria per affrontare la giornata. In soccorso arriva il momento della colazione, che non solo fornisce energia per la mattinata, ma anche per le ore successive» spiega la dottoressa Arianna Magoni, dietista. «Alcune persone credono che trascorrere la mattinata senza mangiare sia un
DOTT.SSA ARIANNA MAGONI Dietista a Bergamo e Selvino (Bg)
buon passo verso il dimagrimento; al contrario, una colazione adeguata aiuta a regolare i livelli ormonali di fame e sazietà nell’arco delle 24 ore, ottimali per non eccedere con le calorie. In altre parole, il potere saziante della colazione ci permette di controllare e ridurre la quantità di energia totale assunta durante la giornata. Il consumo regolare della colazione è associato nel complesso a un migliore stato di salute e benessere a tutte le età, migliori parametri metabolici correlati al rischio cardiovascolare e a un minore indice di massa corporea». Che “peso” deve avere all’interno dell’alimentazione quotidiana, in termini di calorie, per poter essere considerata “adeguata”? Secondo le linee guida, la colazione deve fornire dal 15 al 20% delle calorie giornaliere previste. Per cui nell’uomo standard di mezza età che compie attività fisica regolarmente ci si aggira intorno alle 350 kcal/die. L’attenzione va riposta però anche alla qualità degli alimenti assunti, che deve garantirci una quota ottimale di nutrienti, fibre, vitamine e minerali. In generale chi fa colazione raggiunge più facilmente i
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livelli raccomandati, in particolare di calcio, acido folico e ferro. Ci può fare qualche esempio di colazione, semplice da realizzare, completa ed equilibrata per cominciare bene la giornata? > Colazione con le uova: dolce o salata Un errore comune è quello di svalutare la colazione salata, che può essere salutare tanto quanto quella dolce, se non di più. Il salato ci permette di tenere sotto controllo il quantitativo di zuccheri giornalieri, ma allo stesso tempo deve essere limitata l’aggiunta di sale. Le uova sono un’ottima fonte proteica e si prestano per molte preparazioni. Una di queste sono “le crepes”. La ricetta, in una versione più leggera, prevede la cottura di una pastella composta da un uovo, 80 grammi di farina, 100 grammi di acqua ben amalgamati. Un mestolo di impasto alla volta va versato su una padella antiaderente già calda e dopo alcuni minuti la crepes va girata dall’altro lato. Si possono servire con verdure, creme di legumi oppure con due cucchiaini di crema al cioccolato fondente o marmellata senza zuccheri aggiunti. Il tutto accompagnato da frutta
fresca o spremuta d’arancia. > Colazione che parte dalla frutta Un ottimo modo per raggiungere le cinque porzioni di vegetali consigliate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità è quella di inserire frutta e verdura nelle preparazioni. Perché non iniziare dalla colazione? Un frullato di frutta fresca è un’ottima strategia. Per prepararlo si può utilizzare un vasetto di yogurt oppure latte vaccino o bevanda vegetale nella quantità di circa 150-200 grammi e due frutti di stagione, tagliati grossolanamente. Si possono aggiungere anche spezie o erbe aromatiche per conferire un sapore più intenso alla bevanda. Scelti gli ingredienti, mettete tutto nel mixer e servite. Un’idea per un frullato di stagione dal sapore un po’ “tirolese” consiste nell’utilizzare latte vaccino, mele,
cannella e qualche uvetta. Un’altra idea include l’aggiunta di verdure con abbinamenti quali arancia e carote, frutti rossi con spinaci o cavolo riccio. Il frullato va completato con cereali integrali, come tre-quattro fette di pane integrale o di segale e frutta secca, come quattro noci o mandorle. > Colazione già pronta: barrette fatte in casa Le barrette sono note per la loro praticità e bontà, ma a volte sono povere di calorie e nutrienti e ricche di zuccheri. Prepararle in casa è molto facile e ci permette di personalizzarle al 100%. Per formularle si può scegliere: • 60 grammi di cereali soffiati, ad es. riso o quinoa soffiati • 10 grammi di frutta disidratata, ad es. uvetta, cocco, frutti rossi • 10 grammi di semi oleosi, ad es.
semi di zucca, sesamo, lino • 10 grammi di frutta secca in granella o sbriciolata, ad es. nocciole, mandorle, anacardi • 20 grammi di miele Per prepararle bisogna mescolare i cereali soffiati, i semi, la frutta secca e la frutta disidratata in una ciotola capiente, aggiungere il miele poco alla volta e mescolare il tutto, facendo sì che non risulti troppo appiccicoso. Successivamente si deve foderare una teglia rettangolare con carta da forno, trasferire il composto, con uno spessore di qualche centimetro e cuocere a 180°C per 10-15 minuti. Una volta tolte dal forno si tagliano secondo la forma classica e si fanno raffreddare. Per completare la colazione, si possono accompagnare le barrette con uno yogurt bianco greco.
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in salute
ALIMENTAZIONE
Seitan non chiamatelo carne dei poveri Con il doppio delle proteine dei suoi “rivali” vegetali, può essere utile, anche per chi non è vegetariano, a ridurre il consumo di grassi animali. Attenzione però alle quantità!
∞ a cura DI VIOLA COMPOSTELLA
Si trova in panetti da tagliare a fette, sotto forma di spezzatino, wurstel e affettato. Può essere affumicato o aromatizzato, cucinato alla piastra o in umido, a seconda dei gusti. In ogni caso rappresenta una valida alternativa alla Carne. Non solo per i vegetariani, ma anche per tutte le persone che vogliono ridurre l’assunzione
Secondo le linee guida per una sana alimentazione italiana, il rapporto tra proteine animali e vegetali nella dieta dovrebbe attestarsi intorno a valori tra 1:2 ed 1:3”
di proteine e grassi animali. È il seitan, alimento vegetale ottenuto dalla componente proteica del frumento, cioè il glutine. Conosciamolo meglio con l’aiuto della dottoressa Roberta Delmiglio, dietista. Dottoressa Delmiglio, che vantaggi offre il seitan rispetto ad altre alternative vegetali alla carne? In quanto a proteine, il seitan sicuramente batte le sue alternative vegetali (ad esempio tofu e tempeh), con circa il doppio del contenuto di questo importante nutriente. A questo proposito qualcuno potrebbe obiettare che le proteine dei cereali (tra cui quindi quelle del seitan, che deriva dal frumento) non contengono tutti gli aminoacidi essenziali, così come quelle dei
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DOTT.SSA ROBERTA DELMIGLIO Dietista A Stezzano e Trezzo sull’Adda
legumi. In realtà, le proteine non sono un problema purché venga rispettato il fabbisogno energetico. L’organismo è infatti perfettamente in grado di riutilizzare gli aminoacidi delle proteine “incomplete” ottenendo proteine complete (vedi box). Oggi sappiamo che una proteina è completa quando il suo profilo di aminoacidi non è più basso di quello ideale per l’uomo: ciò è stabilito dalla World Health
si raccomanda per i prodotti conservati di origine animale (salumi, formaggi, inscatolati etc.).
Organization (WHO). Ne consegue che il 94% dei frutti e quasi il 100% dei vegetali forniscono proteine complete. In quanto a grassi, invece, il seitan ne contiene meno di tutti, oltre a essere ovviamente privo di grassi saturi e colesterolo, che sono tipici solamente dei prodotti animali. Si tratta quindi di una valida alternativa alla carne, da consumare però facendo attenzione ad alcuni aspetti.
il “riciclaggio” delle riserve di aminoacidi liberi Gli aminoacidi liberi (il cosiddetto “pool aminoacidico”) possono essere convertiti dall’organismo per andare a completare la gamma delle proteine. L’ha provato una ricerca del 1971, pubblicata sull’autorevole The American Journal of Clinical Nutrition, che confermò, ad esempio, che le proteine del grano erano in grado di mantenere positivo il bilancio azotato dei soggetti esaminati (valore che indica quanto azoto è stato trattenuto dall’organismo e in un individuo adulto in condizioni fisiologiche è in equilibrio).
Essendo derivato dal glutine, e quindi dal frumento, può essere mangiato da chi è celiaco? No, è totalmente inadatto a chi soffre di celiachia o intolleranza al glutine. È importante però non lasciarsi influenzare dalle mode: mangiare senza glutine non ha nessun vantaggio per chi non soffre di queste patologie, perciò può essere inutile oltre che pericoloso demonizzare gli alimenti che lo contengono senza un reale motivo medico.
Quali in particolare? Innanzitutto le quantità. Paragonato agli altri alimenti proteici di origine vegetale, il seitan risulta sicuramente il più calorico, anche se il suo potere energetico è perfettamente in linea con quello dei più comuni secondi piatti di origine animale. Inoltre, le proteine del seitan contengono però anche aminoacidi solforati, che possono acidificare l’organismo e provocare perdita di calcio dall’osso. Per questo motivo le linee guida di dietetica vegetariana ne sconsigliano un consumo frequente (massimo due-tre volte alla settimana), tenendo conto che una porzione media di seitan corrisponde a circa 100-200 grammi. A meno che non lo si produca in casa, poi, si tratta di un prodotto conservato e come tale molto ricco di sale (sodio). Ecco un’altra ragione per cui il suo consumo andrebbe limitato, proprio come
Per quanto riguarda le vitamine e i minerali, invece, che tipo di fonte è? Anche se all’apparenza assomiglia abbastanza alla carne, il seitan non è una buona fonte di vitamina B12, che in ogni dieta vegetariana ben pianificata va sempre integrata. Attenzione anche al ferro, che qui si trova nella forma meno facilmente assorbibile, oltre a trovarsi in compresenza di acido fitico, un antinutriente in grado di ridurne l’assorbimento. Tra le vitamine, le più presenti sono quelle del gruppo B (in particolare tiamina e niacina), mentre per quanto riguarda i sali minerali, è buona la concentrazione di potassio e magnesio.
Energia kcal
Proteine g
Grassi g
di cui Saturi g
Colesterolo mg
Carboidrati g
. Seitan
119
16
0,5
0
0
13
. Tofu
78
8
5
0
0
1
. Legumi (media)
74
5
1
0
0
12
. Petto di pollo
100
23
1
0,3
60
0
. Manzo, tagli magri
108
22
2,5
1
61
0
. Uovo
128
12,4
9
3
371
0
Alimento
Valori nutrizionali per 100g di alimento crudo. (Fonte: INRAN/IEO)
Gennaio/Febbraio 2018 | Bergamo Salute | 21
in armonia
PSICOLOGIA
Il carattere è il tuo
destino? ∞ a cura DI viola compostella
“Non ci posso fare nulla, sono fatto così”. “È inutile che mi sforzi a cambiare. È questo il mio carattere”. Quante volte avete ripetuto a voi stessi queste e altre frasi simili o ve le siete sentite dire da amici, parenti o compagni di vita. Ma siamo sicuri che sia dav-
DOTT.SSA FRANCESCA CALIONI BEMBO Psicologa e Psicoterapeuta SIPP A Bergamo
vero così? Siamo davvero “vittime” del nostro carattere, anche quando ci spinge a comportarci in modo diverso da quello che vorremmo, come fosse un ineluttabile destino contro il quale non abbiamo nessuna possibilità di scelta? Lo abbiamo chiesto alla dottoressa Francesca Calioni Bembo, psicologa e psicoterapeuta. Dottoressa Calioni Bembo, quanto il nostro carattere determina il nostro destino e quanto invece siamo liberi di fare scelte “autonome”? Secondo il celebre detto del filosofo greco Eraclito “Ethos antropoi daimon”, il carattere o l’indole determinano il destino dell’uomo. Eraclito riporta dentro il cuore dell’uomo ciò che in Omero ne condizionava le azioni dall’alto e da fuori: la volontà degli dei. La frase
22 | Bergamo Salute | Gennaio/Febbraio 2018
di Eraclito farebbe pensare dunque che l’inclinazione naturale è proprio ciò che decide dell’uomo e del proprio destino. Riferendosi al daimon, Eraclito ci indica una parte di noi stessi che è come se non avesse mai scordato la propria profonda natura. In ogni uomo, dunque, esiste questa spinta a realizzare la propria natura, a perseguire scelte che noi stessi intuiamo essere quelle più congeniali, più adatte a noi. Quindi, essere in armonia con il proprio daimon significa appassionarsi, coinvolgersi, trarre piacere, gioia e godimento da ciò che si sta facendo. È in questo modo, dedicandosi veramente a ciò che si ama, che si fa un passo verso il cammino del proprio destino più autentico. Destino e carattere non possono quindi essere intesi come ripetizione automatica di una serie di azioni, scelte e comportamenti appresi,
Sì, si può cambiare, se ci mettiamo d’impegno e ci fidiamo di noi stessi e di affidarci a uno psicoterapeuta, un compagno di viaggio che ci starà accanto per riscoprire e ritrovare la parte più vera di noi stessi”
ma come possibilità di sentire e scegliere, per esempio attraverso azioni di cambiamento, di andare al di là dei nostri “condizionamenti”. Tutto questo implica una crescita, uno sviluppo e una trasformazione continua nella nostra vita. Questo significa che il carattere (e quindi anche il nostro destino), anche a una certa età, si può modificare? È vero che moltissimi dei mattoni che compongono la nostra personalità di adulti sono stati modellati dalle nostre vicende infantili ed è altrettanto vero che la forma che quei mattoni va a comporre dentro di noi ripercorre e ripete le nostre storie infantili. Trasformare il proprio destino e il proprio carattere è tuttavia possibile, è una realtà. Può significare dover incontrare il personaggio che ci siamo costruiti per
necessità, attraverso ad esempio gli stessi modelli di relazione, gli stessi stili di vita, le stesse scelte. Questi modelli - radicati e automatici stanno lì a ingombrarci il presente e attendono di essere visti con sguardo diverso. Fare posto al nuovo, trasformare il vecchio, significa affrontare una crisi con un vero e proprio travaglio interno, come momento in cui cominciare a confrontarci con la nostra immagine di noi stessi, non più per vederla come gli altri ci vogliono o ci hanno imposto di essere fin dalla più tenera età, ma come noi desideriamo, anche nelle parti che ci appaiono più marginali. Essere il proprio destino è insomma, grazie alla consapevolezza di cambiamento che richiede, poterci lasciare alle spalle ciò che non ci appartiene, scoprire e abbracciare ciò che davvero avvertiamo come profondamente nostro, quella spinta a realizzare la nostra più profonda natura, contraddistinta da aspirazioni, gioie, piaceri, incontri, novità, attività che ci appartengono; significa affermare la nostra propria essenza, liberandoci dalla vergogna nel volerci negare a noi stessi, diventare ciò che noi possiamo scegliere di essere nel modo più radicale e profondo. In che modo possiamo scegliere chi essere, insieme alla possibilità di sviluppare e migliorare il nostro carattere? Non con la volontà, ma attraverso un lavoro di conoscenza e consapevolezza, che ci aiuti a dialogare con quella storia condizionante, automatica, che ci obbliga a ripe-
tere sempre gli stessi percorsi, a sentirci spinti a comportarci con tutta la pressione inconsapevole che il nostro passato ha depositato dentro di noi. Un lavoro che possa aiutarci a incontrarci e conoscerci profondamente senza pregiudizi, dando voce a tutto ciò che credevamo di non avere dentro di noi fino a quel momento. Nel suo aforisma “Diventa ciò che sei” il grande filosofo tedesco Nietzsche ci ricorda proprio questo.
Le nostre scelte? Sono frutto della nostra storia “Essere” un certo carattere non è complessivamente frutto del destino o della nostra ereditarietà genetica, ma della storia di tracce scritte in ciascuno di noi dalle relazioni vissute in primo luogo coi nostri genitori e con altre figure familiari. “Non riesco ad avere una relazione soddisfacente”. “Sono così perché sono timido, lo sono sempre stato”. “Manco di sicurezza nelle scelte”. “Non riesco mai a portare a termine quanto mi propongo”. Una storia che abbiamo imparato a leggere come unica versione possibile, che troppo spesso ci impedisce di incamminarci lungo una via diversa.
in armonia
COPPIA
Le fantasie utili o dannose...
∞ a cura DI GIULIA SAMMARCO
Una sera Richard, in un momento di intimità con sua moglie, le confida una fantasia erotica che aveva da anni. Lei, sconvolta, gli tira uno schiaffo. Questo non è un fatto realmente accaduto, è pura invenzione. Però… potrebbe capitare. Le fantasie, nella vita di coppia, sono utili o dannose? «Partiamo da un presupposto: tutti fantastichiamo. E non mi riferisco solo alle fantasie erotiche. Tutti, fin da bambini, fantastichiamo, giochiamo col nostro immaginario, fingiamo di essere astronauti o supereroi. Perché lo facciamo? Perché la nostra mente è in grado di farlo. Senza questa capacità umana di fantasticare ed immaginare sarebbero mai esistiti Leonardo da Vinci, Galileo
Galilei, Mozart, Picasso? “La logica vi porterà da A a B, l’immaginazione vi porterà dappertutto” diceva Albert Einstein» osserva il dottor Silvio Mori, psicologo e sessuologo. E questa capacità umana di fantasticare come si manifesta nella vita di coppia? In un certo senso si manifesta fin dall’inizio, fin dai primi appuntamenti, che in qualche modo vengono immaginati e vissuti già nella nostra mente. Alla base delle fantasie iniziali c’è una sorta di “ricerca della felicità”, che speriamo di trovare nell’amore e ancora di più nella formazione della relazione dei nostri sogni.
24 | Bergamo Salute | Gennaio/Febbraio 2018
DOTT. SILVIO MORI Psicologo e Sessuologo - A Bergamo e Brescia -
E in ambito sessuale? Anche qui direi che tutti abbiamo delle fantasie erotiche; chi dice il contrario forse si imbarazza oppure non ha ancora avuto il coraggio/desiderio/libertà di esplorare il proprio immaginario erotico. Perché, come diceva Gabriel Laub, “la fantasia è quella cosa che certe persone non riescono
Non c’è il rischio, però, che la situazione sfugga di mano? Non bisogna aver paura delle proprie fantasie, l’importante è saper tenere in mano le redini. Questa è la differenza tra fantasia (o perversione soft) e invece le parafilie che sfociano in patologie vere e proprie. Il perverso patologico è come schiavo della propria ossessione. Ma questa è un’altra storia. Qui stiamo parlando di fantasie lecite, magari anche piccanti, ma sempre lecite e, quando vengono condivise col partner, consensuali.
Non bisogna aver paura delle proprie fantasie, l’importante è saper tenere in mano le redini”
neanche a immaginare”. Ma sono utili o dannose? Innanzitutto bisogna ricordare una cosa: c’è una grande differenza tra fantasia e desiderio. Io posso avere una fantasia erotica, anche piccante o bizzarra, che magari nella realtà non vorrei mai sperimentare. C’è un confine netto tra i due mondi, quello immaginario e quello reale. Ad esempio, nell’universo femminile, una fantasia erotica diffusa è fare sesso con uno sconosciuto, ma questo non vuol dire che lo si desideri realmente. La fantasia, in questo senso, è un modo per autorizzarsi un’esperienza (seppur virtuale) che nella realtà non si vorrebbe mai.
A proposito di partner: è meglio confessare le proprie fantasie o tenerle segrete? Non esiste una risposta universale. Una parte di queste fantasie erotiche può anche tranquillamente rimanere segreta, soprattutto se sappiamo che non verrà mai realizzata nella realtà. Esiste uno spazio privato, intimo, un “giardino segreto” che è solo nostro e non sempre desideriamo condividerlo, in una sorta di autonomia erotica che le moderne scuole di sessuologia ritengono positiva per la coppia, non negativa. Una fantasia la si può comunicare solo se diventa un vero desiderio e la si vorrebbe mettere in pratica. Allora la si può condividere con libertà e fiducia ed è bene che il partner non sia giudicante o svalutante: può dire di no ovviamente, ma possibilmente senza giudizio o critica. Perché quando la persona che amiamo ci confida un suo de-
siderio erotico, ci sta invitando nel suo mondo interiore. Condividere le proprie fantasie e i propri desideri è un processo comunicativo e conoscitivo importante in una coppia. “Siete sicuri che il vostro partner sappia cosa vi eccita di più e cosa invece vi blocca? E voi, sapete cosa piace alla persona con cui dividete la vostra vita?”, si chiedeva Willy Pasini nel suo libro “La vita a due”. Nello specifico, in che modo le fantasie possono essere utili per la coppia? Sono utili innanzitutto ai singoli partner perché permettono di autoerotizzarsi mentalmente (sfruttando l’arte dell’immaginazione) ed è stato dimostrato che possono avere effetti positivi in ogni singola fase della risposta sessuale. E poi è bene ricordare che le coppie che durano negli anni non sono quelle che si amano di più, ma quelle che hanno continuato a “imparare” ad amarsi e conoscersi. Perché nulla dura se non rinasce. E come antidoto agli anni che passano, di certo la fantasia è tra i più efficaci. Può arricchire la relazione e renderla ancora più unica. Può anche essere un antidoto efficace contro il tradimento: piuttosto che giocare fuori dalla coppia l’arte seduttiva, la reinvento, “giocando” appunto, all’interno della mia relazione. L’erotismo, in questo senso, è una forma di intelligenza importante (l’organo sessuale più importante è il cervello!) e il gioco una cosa seria. Perché anche quando una fantasia diventa desiderio e viene condivisa e agita, poi si ritorna nella realtà della vita quotidiana. Per concludere, le fantasie, a patto che non siano rigide e ossessive, sono un ottimo ingrediente per la coppia e aiutano la scoperta di sé e dell’altro in un modo più libero, unico e intimo.
Gennaio/Febbraio 2018 | Bergamo Salute | 25
in famiglia
DOLCE ATTESA
Influenza in gravidanza come curarla
∞ a cura DI ELENA BUONANNO
L’influenza contratta in gravidanza si può curare? Quali farmaci si possono utilizzare senza esporre il feto a rischi? E in caso di raffreddore e tosse, quali sono i rimedi sicuri per mamma e bambino? Sono questi alcuni dei dubbi più frequenti tra le future mamme ora che l’ondata di influenza e virus parainfluenzali ha raggiunto il picco. Ne parliamo con il dottor Giuseppe Bacis, direttore Centro Antiveleni e Tossicologia, ASST Papa Giovanni XXIII.
Dottor Bacis, quali sono i farmaci indicati per una mamma in attesa in caso di influenza? La terapia si basa essenzialmente sul riposo, l’assunzione di bevande e la somministrazione di farmaci sintomatici. In particolare il paracetamolo, nelle usuali dosi, è il farmaco di prima scelta in tutti i periodi di gravidanza. Gli antibiotici (penicilline, le cefalosporine e i macrolidi) saranno prescritti dopo valutazione medica solo di fronte a complicanze batteriche (bronchiti,
polmoniti o sinusiti). Ricordiamo che i sintomi davanti ai quali si può parlare di influenza sono: febbre, faringodinia (dolore alla gola), rinorrea (“naso che cola”), dolori muscolari e articolari, cefalea e tosse; il periodo di incubazione è in media di due-tre giorni e la sinto-
Dubbi? C’è il numero verde del Centro Antiveleni Le classiche patologie invernali che affliggono la donna in gravidanza possono essere curate senza rischi. In caso di dubbio, si può telefonare al numero verde 800.883300 del Centro Antiveleni di Bergamo per una consulenza sull’uso di farmaci in gravidanza e allattamento.
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Dott. Giuseppe bacis Direttore Centro Antiveleni e Tossicologia ASST Papa Giovanni XXIII
Meglio prevenire, con il vaccino Attualmente si ritiene molto utile la vaccinazione antinfluenzale in tutti i periodi della gravidanza, soprattutto nel terzo trimestre in cui aumenta notevolmente il rischio di avere complicanze gravi. La vaccinazione deve essere preferibilmente attuata entro la fine di ottobre o nei primi giorni di novembre, per garantire l’adeguata copertura anticorpale prima della diffusione dei virus.
matologia si risolve generalmente dopo cinque-sette giorni. Oltre al virus influenzale, però, in questa stagione circolano anche molti altri virus cosiddetti parainfluenzali. Cosa fare in questi casi? Le altre patologie da raffreddamento includono la rinite, le otiti e le infezioni delle vie respiratorie (faringiti, tonsilliti, laringiti, tracheiti, bronchiti e polmoniti), tutte favorite dalle basse temperature e dalla diffusione di numerosi tipi di virus (rinovirus, virus parainfluenzali) dovuto al confinamento delle persone negli spazi chiusi. Anche per queste patologie la terapia in gravidanza
prevede l’utilizzo di paracetamolo come farmaco di prima scelta. In caso di scarsa risposta l’ibuprofene può essere una valida alternativa, ma limitando l’uso fino alla 28° settimana. Anche in questi casi l’uso di antibiotici sarà prescritto solo a fronte di complicanze batteriche. L’uso improprio (e inutile) degli antibiotici, infatti, può aumentare il rischio di insorgenza di batteri resistenti che rendono il trattamento particolarmente complesso, ovvero aumentare il rischio di complicanze gravi o potenzialmente mortali.
L’epidemia influenzale 2017-2018 è determinata dai virus A(H3N2) e B/Yamagata, già presenti nella stagione influenzale 2016-2017” Sicuramente i sintomi più fastidiosi, soprattutto in gravidanza, sono la tosse e l’ostruzione nasale… La tosse in alcuni casi può divenire particolarmente persistente e, data la presenza dell’ingombro fetale, difficilmente gestibile compromettendo il riposo notturno. L’umidificazione degli ambienti e l’inalazione di vapori d’acqua (suffumigi) sono sicuramente di beneficio. I farmaci utili per la tosse
secca come il destrometorfano, la codeina o la levodropropizina non determinano un aumento di rischi malformativi; in caso di tosse produttiva (o grassa) invece possono essere di beneficio i mucolitici (acetilcisteina, carbocisteina o ambroxolo). Anche l’ostruzione delle vie nasali può essere fastidiosa, costringendo a respirare con la bocca e provocando secchezza del cavo orale e della faringe con peggioramento della sintomatologia locale e rendendo difficoltoso il sonno. Come per la tosse l’umidificazione degli ambienti, il lavaggio nasale con soluzioni saline e i suffumigi possono essere molto utili. Purtroppo in gravidanza non possono essere utilizzati terapie orali con vasocostrittori simpaticomimetici (spesso associati al paracetamolo) poiché possono interferire con la circolazione placentare. Gli spray nasali devono essere usati solo in casi particolarmente importanti e con l’utilizzo di basse dosi e per un breve periodo di tempo (due-tre giorni). I rimedi naturali possono essere utili? Contrariamente a quanto si crede, le terapie cosiddette “naturali” che si basano sull’utilizzo di estratti di piante (fitoterapia, erboristeria, integratori), purtroppo non hanno adeguati studi di valutazione di sicurezza in gravidanza e dovrebbero essere evitate.
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Gennaio/Febbraio 2018 | Bergamo Salute | 27
in famiglia
BAMBINI
Shaken baby syndrome Più diffusa di quanto si pensi, il primo passo per evitarla è l’informazione ∞ a cura DI ELENA BUONANNO
La Shaken Baby Syndrome (sindrome del bambino scosso), anche nota come Abusive Head Trauma, è una delle forme di maltrattamento più grave e comune fino ai due anni di età. Consiste nello scuotimento energico e ripetuto del bambino, come reazione a un pianto protratto oppure come “gioco” di scuotimento reiterato, non proporzionato all’età e alla fisicità del bambino e può causare un danno cerebrale talvolta irreversibile. Un atto di cui spesso chi ne è causa, il genitore o chi si prende cura del bambino, non è nemmeno consapevole. «Si tratta di un problema purtroppo meno raro di quanto si pensi, complice proprio la scarsa conoscenza da parte dei genitori di ciò che uno scuotimento del neonato può provocare» conferma la dottoressa Valentina Tono, pediatra. Per questo è importante parlarne, fare rete attorno alle famiglie e offrire supporto ai genitori. L’incidenza stimata è di circa 30 casi su 100.000 nati secondo i dati degli USA, ma non abbiamo dati italiani reali e si ritiene che questi numeri siano largamente sottostimati. Siamo di fronte alla punta di un iceberg perchè i sintomi sono spesso sfumati e la diagnosi è complessa e non tutti i casi arrivano all’attenzione del medico.
primi mesi, quando il bambino può presentare un pianto prolungato, anche immotivato o poco comprensibile per il genitore, e apparire inconsolabile. Questo va unito alla stanchezza dei genitori, alle pressioni esterne e alla mancanza di riferimenti o aiuti, ai cali psicofisici legati alle variazioni ormonali nelle madri, alla riduzione del sonno e alla divergenza della realtà con le aspettative. Le manovre di scuotimento sono spesso messe in atto a scopo consolatorio. Però ricordiamo che piangere è l’unico strumento che il neonato ha per comunicare: può avere fame, sonno, caldo, freddo, bisogno di essere cambiato o semplicemente di coccole e di un contatto fisico. Quindi, qualunque sia il motivo, non bisogna mai scuoterlo per calmarlo.
Dottoressa Tono, in che fase della vita del bambino succede in genere e perché? L’incidenza è maggiore nel primo anno di vita e in particolare nei 28 | Bergamo Salute | Gennaio/Febbraio 2018
I rischi Nei casi lievi il bambino può non presentare sintomi immediati ma evidenziare problemi di salute o di sviluppo cognitivo a distanza. Dai dati USA il 25% dei bambini ha esito fatale e l’80% ha esiti permanenti come epilessia, cecità, sordità, disturbi dello sviluppo e altre disabilità fisiche e psichiche.
Quali sono i danni che può causare? Il danno principale, causato da un movimento deciso e ripetuto del capo, riguarda il cervello. I muscoli del collo dei neonati, soprattutto tra i due e i sei-otto mesi, sono ancora deboli, il capo è grosso rispetto al collo, i tessuti sono lassi
e non riescono a sostenere la testa. Quindi in seguito alle scosse, il cervello del bambino, di consistenza molle, si muove liberamente all’interno del cranio, che è invece duro, provocando traumi con emorragie, mancanza di ossigeno ai tessuti e successivo gonfiore del tessuto stesso. Anche l’occhio è spesso coinvolto con emorragie retiniche e conseguente possibile danno visivo. È molto difficile dire quanto violento o protratto debba essere lo scuotimento per causare danno, ma dai racconti si evidenzia che di solito il bambino viene afferrato a livello del torace o delle braccia e scosso energicamente circa tre-quattro volte al secondo per 4-20 secondi. Quali sono i sintomi che possono aiutare a riconoscere il problema? I sintomi spesso sono poco chiari e sfumati. Si possono presentare agitazione o irritabilità, sonnolenza, problemi del respiro, scarso appetito, vomito, pelle pallida, fino a convulsioni o paralisi nei casi più gravi. Spesso non ci sono segni fisici esterni. In alcuni casi, con esami più approfonditi, è possibile notare
emorragie retiniche o cerebrali, danno midollare da trazione, fratture costali, del cranio, degli arti o di altri segmenti ossei, anche risalenti a momenti diversi. Cosa si può fare per prevenirla? Pur trattandosi di un maltrattamento, per lo più non c’è la volontà di fare del male. L’adulto non è consapevole dei danni che questo movimento può causare e purtroppo, quando se ne rende conto, subentra un senso di colpa enorme. Il più delle volte inoltre non si tratta di genitori con problemi psichici, ma di persone di indole impulsiva, emotivamente vulnerabili e con altri motivi di stress. Per questo possiamo prevenire questi gravi eventi solo con l’informazione, in modo che tutti conoscano i rischi di questo comportamento e non minimizzino i possibili effetti di manovre improprie sui bambini, specie se piccoli. I genitori possono prevenire maneggiando il bambino con attenzione e delicatezza, sostenendo sempre il capo ed evitando movimenti oscillatori rapidi. Anche l’uso di un seggiolino per automobile adeguato all’età può limitare i danni da scuotimento in caso di
Dott.ssa Valentina Tono Specialista in Pediatria Master in Medicina Integrata presso l’Università degli studi di Siena Consulente presso CasaMedica
incidente o manovre repentine. Ma soprattutto i genitori devono chiedere aiuto non isolandosi, cercando confronto con altre famiglie o genitori di bambini coetanei. Il supporto, oltre che dalla famiglia, può derivare anche da una doula (ndr figura assistenziale non medica e non sanitaria che si occupa del sostegno alla donna durante tutto il percorso perinatale, dalla gravidanza al post-partum), da associazioni di genitori e da strutture sul territorio. Sarebbe inoltre consigliabile ritagliarsi momenti per sé e per la coppia, per ridurre la tensione accumulata.
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Il programma affronterà vari argomenti legati al mondo dei metalli e alle sue applicazioni. Avremo l’intervento dedicato al magnesio come nuova alternativa, la corrosione biochimica del materiale ferroso, il taglio laser, il taglio al plasma e molto altro ancora.
metamorphosis manufacturing event vuole presentare la nuova evoluzione nel campo dei metalli e le loro applicazioni pratiche oltre all’innovazione nel campo della lavorazione dell’acciaio e dei suoi derivati. L’evento è rivolto a tecnici, ingegneri e progettisti che operano o che desiderano affrontare la progettazione con le leghe leggere nel campo delle applicazioni strutturali, civili e dei trasporti in genere, e a tutte le aziende che operano nel campo della metallurgia e che sono in continua metamorfosi verso l’innovazione dei metalli. Il taglio laser, il taglio al plasma e la stampa 3D sono solo alcune delle tematiche legate alle tecniche dove la scienza e tecnologia stanno investendo di più per il futuro.
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La giornata si articolerà in diversi momenti di approfondimento e workshop tecnici, anche attraverso il contributo di alcune aziende operanti nel settore.
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È previsto uno spazio d’esposizione di prodotti e tecnologie legato al mondo della lavorazione e utilizzo dei metalli.
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Bliss Walking Passo dopo passo... verso il benessere
∞ a cura DI MARIA CASTELLANO
Si chiama Bliss Walking (letteralmente “camminata del benessere”) ed è un percorso che promette di aiutare a raggiungere l’equilibrio psico-fisico attraverso il mix ideale e la sinergia dei pilastri del benessere ottimale: un esercizio fisico regolare, una sana e corretta alimentazione, un’equilibrata integrazione, il miglioramento del rapporto con se stessi e con gli altri, un adeguato riposo di qualità. «Di ciascuno di questi aspetti potremmo scrivere articoli interi. Soffermiamoci qui sull’attività fisica, prendendo in considerazione quel movimento che può essere per tutti il più congeniale: camminare» dice Lidia Pagani, Istruttore Sportivo Certificato Fit &
Bliss Walking. «La camminata sportiva è un settore in continua e rapida crescita. La differenza per chi frequenta un corso di Bliss Walking è un insieme di valori aggiunti che spaziano dalla corretta biomeccanica nel movimento all’attenzione per la respirazione e per le scelte alimentari, fino al mondo ancora poco esplorato dell’allenamento mentale». Come è nata questa tecnica? Oggi le persone sono alla ricerca di un approccio diverso, più moderno, all’attività fisica. Hanno bisogno di novità per motivarsi e dall’altra di proposte orientate al benessere della persona a 360 gradi e soluzioni efficaci. Da qui l’idea di fornire
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le giuste basi per ottenere il miglior risultato nel settore della camminata, attraverso una proposta completa e innovativa che valorizzi le migliori qualità di ciascuno. In che cosa differisce dal cammino tradizionale? Sempre più spesso si sente parlare dei benefici della camminata, di un sano stile di vita, ma sappiamo davvero come camminare? Durante le lezioni (individuali o in piccoli gruppi, al chiuso o all’aperto), l’obiettivo è far mantenere alle persone il focus sul dove e come indirizzare i propri pensieri in camminata, sviluppando nuove e positive connessioni neuronali, anche con il grande contributo offerto
dallo stare in mezzo alla natura. Il compito dell’istruttore è condurle in uno stato di benessere superiore (Bliss) attraverso il respiro, l’ascolto, senza ovviamente perdere di vista una corretta meccanica del movimento in camminata (Walking), così da trarre ottimi benefici e recuperare le energie. Quali sono i benefici fisici e mentali? Fa bene al cuore e ai polmoni, sviluppa il pensiero migliorando la creatività, migliora la postura, riduce lo stress, si osserva meglio l’ambiente, distende i nervi, migliora il tono muscolare, rende più attivi, massaggia i piedi. L’effetto benefico della camminata si propaga nel corpo nella mente e nello spirito, migliora il metabolismo e tanto altro ancora.
e come terapia anche quando la malattia si è verificata. In particolare si rivolge a chi vuole essere in forma, a chi vuole perdere peso, a chi vuole imparare a prendersi cura del proprio corpo combinando i diversi aspetti che concorrono al raggiungimento della forma fisica, a chi vuole migliorare il proprio stato d’animo imparando a gestire le emozioni e sviluppare un atteggiamento mentale sano. Prima di iniziare qualsiasi attività fisica è bene sottoporsi a una visita ed effettuare un elettrocardiogramma per verificare l’idoneità. Quante volte alla settimana andrebbe praticata? L’effetto benefico dell’esercizio fisico in generale, e quindi della camminata, viene perso in pochi
È adatta a tutti? Ci sono controindicazioni? In generale sì è adatta a tutti, ciascuno secondo le proprie esigenze, il proprio ritmo. Camminare è un’attività fisica di prevenzione primaria e secondaria, ossia è utile per prevenire determinate malattie
giorni, perciò affinché persista è utile che svolgerlo in maniera costante e con non più di due giorni di pausa.
LIDIA PAGANI Istruttore Bliss Walking Colora la tua Salute ASD
“Camminando si apprende la vita, camminando si conoscono le persone, camminando si sanano le ferite del giorno prima. Cammina, guardando una stella, ascoltando una voce, seguendo le orme di altri passi” ∞∞ Ruben Blades Cantautore, attore e politico panamense
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Burrocacao guida alla scelta
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I risultati dell’indagine di Altroconsumo Cosa contengono I principali ingredienti dei burrocacao sono quelli che conferiscono la struttura solida (ovvero la base del prodotto), ma hanno anche altre attività cosmetiche (emollienti): tra i più utilizzati ci sono le cere e i grassi. A dispetto del nome comunemente utilizzato per indicare questi prodotti del burro di cacao (theobroma cacao seed butter) spesso non ce n’è traccia, così come ce n’è poca degli grassi vegetali spesso indicati in etichetta. Molto utilizzati, invece, sono gli ingredienti derivati dal petrolio (anche detti oli minerali) per le loro
Screpolature, piccoli ma fastidiosi taglietti, secchezza. L’inverno è nemico non solo della pelle del viso ma anche delle labbra, ancora più sensibili e delicate. Ecco perché (anche) in questa stagione, se si vuole mantenerle sane e “da baciare”, non bisognerebbe mai dimenticarsi di proteggerle.
buone performance e caratteristiche di conservazione che, però, non sono consigliabili per prodotti destinati a essere applicati sulle labbra. Quindi per precauzione meglio evitare prodotti per labbra che riportano nella lista degli ingredienti queste sostanze: cera microcristallina, microcrystalline wax, hydrogenated microcrystalline wax, ceresi, ozokerite, paraffin, paraffinum Liquidum, petrolatum, synthetic wax, hydrogenated polyisobutene, polybutene, polyethylene, polyisobutene.
Da evitare
Come? Uno dei prodotti più gettonati è sicuramente il burrocacao o balsamo labbra: crea una barriera protettiva contro gli agenti esterni (freddo ma anche vento), oltre a mantenere la corretta idratazione delle labbra. In commercio ormai se ne trovano di tutti i tipi e prezzi. Ma come individuare quello giusto? Quali ca-
ratteristiche deve avere? La scelta di questo prodotto va curata perchè non è un semplice cosmetico, ma viene anche ingerito. Altroconsumo, associazione per la tutela e difesa dei consumatori, ha dedicato a questo tema un’approfondita indagine analizzando e mettendo a confronto burrocacao di diverse marche.
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Anche se la principale problematica di sicurezza nei prodotti per labbra sono gli ingredienti derivati da petrolio a causa di alcune componenti pericolose, ci sono altre sostanze che, anche se meno indesiderate, è bene evitare nei prodotti di uso quotidiano destinati a rimanere in contatto con il corpo (non a risciacquo). Si tratta principalmente degli interferenti endocrini, ovvero sostanze in grado di interferire con il nostro sistema ormonale e tuttora oggetto di studio. Più specificatamente per ora la nostra avvertenza ai consumatori riguar-
IL PREZZO NON è UNA GARANZIA I prodotti venduti in farmacia e profumeria con prezzi mediamente alti, soprattutto se confrontati con quelli da supermercato e discount, non garantiscono una maggiore sicurezza di utilizzo o migliori prestazioni. Gli ingredienti derivati dal petrolio, infatti, sono impiegati in maniera trasversale nei prodotti di tutti i canali di vendita.
da solo il propylparaben, butylparaben (conservanti) ed ethylhexyl methoxicinnammate (filtro solare, anche detto OMC). Per i soggetti allergici e sensibili meglio evitare anche le fragranze che spesso sono allergeniche.
In conclusione > Lasciare perdere i prodotti delle linee dedicate ai bambini: non presentano alcun vantaggio. > Preferire il classico stick. Il vasetto è a maggior rischio di contaminazione, perché si è costretti ad applicarlo con le dita, anche quando si è fuori
casa e con le mani poco pulite. Il tubetto in genere contiene prodotti di consistenza più fluida, meno pratici da applicare e più visibili. > Non fidarsi di tutte le scritte come “naturale” e simili, “con olio vegetale di...” e perfino “senza...”. Fa fede solo la lista degli ingredienti, tenendo presente sempre che è in ordine decrescente: se il pregiato burro vegetale strillato sulla confezione è in fondo in fondo, ce ne sarà pochissimo. > Leggere bene gli ingredienti e poi scegliere in base al prezzo.
Non c’è motivo di preferire la farmacia né la profumeria. > Scegliere prodotti con filtro solare solo se serve. Un filtro solare è indispensabile al mare o in montagna: in questo caso è bene controllare che vi sia l’indicazione SPF con il bollino UVA. Inutile però un prodotto con filtri (a volte critici) se non si sta al sole. www.altroconsumo.it
ricetta
DOLCE
Budino al cacao e frutta Un grande “classico” rivisitato, goloso e adatto anche a chi è intollerante al latte Ingredienti per 3-4 persone 500 ml di bevanda di riso integrale 1 pizzico di sale marino integrale 2 g di agar agar 1 cucchiaio di arrow root 1 cucchiaio e ½ di cacao amaro 2 cucchiai e ½ di crema di nocciole 100% 250 g di malto di riso 2 pere mature 1 manciata di nocciole tostate L’arrow root è l’amido ricavato dalla radice della maranta arundinacea. Viene utilizzato come addensante per preparazioni sia dolci che salate. Si acquista nei negozi specializzati.
Preparazione Sbucciate le pere e tagliatele a macedonia, salandole leggermente perché non si ossidino. Fate prendere il bollore al latte di riso con il sale e l’agar agar mescolando spesso. Fate sobbollire lentamente per tre o quattro minuti sempre mescolando. Sciogliere l’arrow root e il cacao in un po’ di crema di nocciole, aggiungete il malto e mescolate bene. Versate il tutto nel liquido bollente, continuate a mescolare per 3-4 minuti e poi spegnete. Preparate delle forme per budini e foderate il fondo con i pezzetti di pere e le nocciole tostate tritate a coltello. Versate sopra il budino caldo e lasciate raffreddare.
SIMONETTA BARCELLA Esperta di cucina naturale Co-autrice del libro “Il Cibo della Gratitudine”
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PREVENZIONE
Malanni invernali
Il decalogo del Ministero della salute per prevenirli
Fonte: www.quadernidellasalute.it a cura del Ministero della Salute
∞ a cura DI MARIA CASTELLANO
Il freddo è ormai entrato nel vivo. E così anche l’influenza e le sindromi influenzali che nelle ultime settimane hanno messo a letto milioni di italiani. Le basse temperature, però, possono favorire anche la comparsa di altri problemi di salute e in particolare causare un peggioramento o un’acutizzazione di malattie croniche come quelle respiratorie (l’affanno aumenta perché il freddo fa restringere i bronchi e peggiora i sintomi), cardiovascolari (la vasocostrizione dovuta al freddo causa un innalzamento della pressione arteriosa) e muscoloscheletriche (tipico è il caso della lombalgia o mal di schiena, in cui i colpi di freddo possono favorire il cosiddetto “colpo della strega”). Anche chi è sano (bambini e anziani in primis, ma anche adulti),
comunque, deve stare attento, soprattutto se le temperature scendono molto. Ecco allora i consigli del Ministero della Salute per proteggersi dal freddo e prevenire i malanni tipici della stagione invernale.
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Regolate la temperatura degli ambienti interni, in modo che sia conforme agli standard consigliati per le temperature invernali (generalmente intorno ai 18 ÷ 22°C).
Fate particolare attenzione all’umidità dell’ambiente. L’aria troppo secca può irritare le vie aeree, soprattutto se soffrite di asma o malattie respiratorie. Utilizzate
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un umidificatore o una vaschetta di acqua sul termosifone. L’umidità eccessiva, al contrario, può provocare condense e favorire la formazione di muffe. È importante aerare adeguatamente gli ambienti, in particolare se vi sono persone malate. È sufficiente aprire per pochi minuti una finestra per cambiare l’aria viziata nella stanza.
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Se utilizzate sistemi di riscaldamento a combustione (caminetti, caldaie o stufe a gas) fate molta attenzione, sia alla corretta ventilazione degli ambienti che allo stato di manutenzione degli impianti, per evitare il rischio di intossicazione da monossido di carbonio, che può avere conseguenze mortali.
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Se utilizzate stufe elettriche o altre fonti di calore fate attenzione al loro corretto utilizzo per evitare il rischio di folgorazioni o scottature.
Attenti agli sbalzi di temperatura quando passate da un ambiente più caldo ad uno più freddo e viceversa.
Assumete pasti e bevande calde. Evitate gli alcolici perché non aiutano a difendersi dal freddo, al contrario favoriscono una maggiore dispersione del calore prodotto dal corpo.
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Fate particolare attenzione ai bambini molto piccoli e alle persone anziane non autosufficienti, copriteli adeguatamente e controllate di tanto in tanto la loro temperatura corporea.
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Quando uscite, indossate sempre una sciarpa, dei guanti, un cappello e un caldo soprabito; usate scarpe antiscivolo in caso di formazione di ghiaccio. Se partite per un viaggio in auto non dimenticate di portare con voi coperte e bevande calde e di dotare l’autovettura di catene o pneumatici da neve.
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Mantenete contatti frequenti con gli anziani che vivono da soli (familiari, amici o vicini di casa) e verificate che dispongano di sufficienti riserve di cibo e medicine. Segnalate ai servizi sociali la presenza di senzatetto o altre persone in condizioni di difficoltà.
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Chiedete al vostro medico se è opportuno praticare la vaccinazione antinfluenzale, raccomandata in particolare alle persone di età superiore a 65 anni, ai soggetti affetti da malattie croniche e alle donne nel secondo o terzo trimestre di gravidanza.
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Raffreddore, tosse grassa? Prova con gli olii essenziali
∞ a cura DI ELENA BUONANNO
Lo sapevate che il timo può essere un ottimo alleato, non solo in cucina, ma anche in caso di raffreddore e tosse? E non è l’unico: in questa stagione sono molte le sostanze aromatiche estratte da piante che possono rappresentare, in diversi casi, un’alternativa ai farmaci tradizionali sotto forma di olii essenziali. Come ci spiega la dottoressa Valentine Galizzi, farmacista. Dottoressa Galizzi, cominciamo dal timo. A cosa serve e come si “assume”? Dalle sue sommità fiorite si ricava l’olio essenziale che possiede numerose proprietà, da quella antibatterica e antiparassitaria a quella
antinfiammatoria e balsamica. Il nome della pianta, che è originaria dell’Europa mediterranea, deriva da una parola greca che significa “coraggio”. Gli Egizi già conoscevano la sua potente attività antibiotica, tanto da utilizzarlo nella pratica imbalsamatoria per arrestare il processo di putrefazione dei tessuti. I Greci erano soliti fare delle fumigazioni per combattere le malattie infettive. Nella tradizione popolare, il timo viene utilizzato nel trattamento delle infezioni respiratorie e urinarie, soprattutto per tosse e cistite, e per queste proprietà lo si trova denominato come “l’antibiotico dei poveri”. Viene utilizzato attraverso diffusione ambientale, per suffumigi e anche in olio da massaggi per la sua azione antinfiammatoria.
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Tea tree oil: antibiotico naturale Uno degli oli essenziali più in voga ultimamente è il TTO, ovvero il Tea tree oil. Viene ricavato dalle foglie di una pianta originaria dell’Australia, la Melaleuca alternifolia, e viene da sempre utilizzato dagli aborigeni che lo reputano “il guaritore più versatile della natura”. La sua principale caratteristica è quella di potente antibatterico e antivirale, tanto da essere ampiamente utilizzato prima dell’avvento degli antibiotici, anche durante la seconda guerra mondiale. Viene utilizzato puro per combattere le infezioni da funghi delle unghie o da herpes simplex labialis; diluito in detergenti, aloe, creme, per combattere le infezioni micotiche della pelle, ma anche in ovuli vaginali per contrastare la candida.
Istruzioni per l’uso
dott.ssa valentine galizzi Farmacista
Gli oli essenziali sono sostanze volatili e fortemente odoranti contenuti in vari organi della pianta, ad esempio foglie, fiori, petali, corteccia, legno, semi, pericarpi, radici e anche nelle resine. > La loro funzione è difendere la pianta e le sue parti dalle infezioni causate da batteri e parassiti. Da qui se ne possono intuire le principali proprietà: antisettiche, antibatteriche, cicatrizzanti. > Sono complessi fitoterapici, cioè devono la loro attività terapeutica non a una sola sostanza, ma a un insieme di principi attivi, spesso molto numerosi. Per questo resta ancora molto da scoprire sul meccanismo d’azione. Essendo composti anche da più di 50 sostanze chimiche diverse, possono presentare differenti proprietà, anche contemporaneamente. > L’aromaterapia non si limita a usare gli oli essenziali per via olfattiva, ma anche per via topica (massaggi, impacchi) inalatoria (suffumigi, aerosol), orale e rettale. In tutti i casi vi è un assorbimento riscontrabile a livello sistemico (cioè nell’organismo). > Essendo sostanze forti e potenti hanno numerose controindicazioni e in generale non vanno usati: in gravidanza, nei bambini sotto i tre anni di età, nei soggetti allergici, nei pazienti epilettici, in persone con gravi epatopatie o insufficienza renale. Come per ogni altro farmaco (preparato che agisce sull’organismo in modo terapeutico, ma potenzialmente tossico a dosi eccessive) anche per l’uso degli oli essenziali è meglio chiedere consiglio a farmacisti o medici esperti.
A Treviolo (BG)
Quali altri olii essenziali possono essere utili contro i disturbi invernali? Da pigne, aghi e rametti del Pinus silvestris, si ricava un olio efficace come espettorante poiché, inalato, fluidifica il catarro. Viene molto utilizzato in suffumigi durante le malattie da raffreddamento e attraverso diffusione ambientale per purificare l’aria. E non solo: possedendo potere tonificante, è utile
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per togliere il senso di stanchezza alle persone affaticate o sotto stress, in caso di disturbi del sonno, esaurimento nervoso e calo della libido. Altro olio essenziale prezioso nel periodo invernale è quello dell’albero di eucalipto, ricavato dalla varietà Eucaliptus globulus. Purificante dell’aria, se diffuso negli ambienti, contrasta la propagazione di agenti biologici infettivi come i virus influenzali e parainfluenzali.
Grazie alle sue proprietà decongestionanti, usato nei suffumigi, inoltre calma l’irritazione delle mucose nasali, fluidifica il catarro, su cui ha un’azione espettorante, contrasta il mal di testa da sinusite. Svolge infine un’efficace attività antibatterica molto indicata per le patologie delle vie urogenitali, in caso di cistite e candidosi, per le quali è consigliato anche per l’effetto deodorante.
Giacomo Strabla
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rubriche
GUIDA ESAMI
Come cammini? Te lo dice la baropodometria Un esame semplice e non invasivo in grado di dare molte informazioni utili al tecnico ortopedico o al medico specialista
∞ a cura DI VIOLA COMPOSTELLA
Sempre più spesso sentiamo parlare di “valutazione computerizzata del passo” o “esame baropodometrico”: in ambito pediatrico, sportivo o in caso di mal di schiena o altri dolori muscolo-scheletrici cronici. Ma in cosa consiste l’esame e in quali casi può essere utile? La parola a Luca Lutti, tecnico ortopedico. Di che tipo di esame si tratta? La baropodometria (etimologicamente “misura delle pressioni del piede”) è un esame molto semplice per lo studio delle pressioni che esercita il piede sul terreno. Viene effettuato attraverso un sistema di rilevazione computerizzato (pedana baropodometrica) che permette di analizzare punto per punto queste pressioni sia in posizione eretta sia durante il cammino. Lo studio del passo non è una pratica recente. I primi tentativi di rilievo dell’impronta podalica (ovvero del
piede) risalgono al 1882 in Francia dove Beely, con l’ausilio dell’argilla o del fango, cercava di ricostruire la distribuzione del carico del piede. Da allora ne è stata fatta di strada. Oggi la tecnologia e lo sviluppo informatico hanno permesso di realizzare pedane baropodometriche sempre più sofisticate che, grazie a speciali sensori, sono in grado di rilevare e registrare le pressioni esercitate dall’interazione del piede al suolo. Sono quindi strumenti di misura che rappresentano un’evoluzione del podoscopio (strumento che permette di valutare l’impronta plantare grazie alla distribuzione dei carichi sui due piedi), in grado di fornirci indicazioni in statica (cioè da fermo), dinamica (in movimento) e di tipo stabilometrico (cioè relative all’equilibrio).
Quali informazioni, in particolare, fornisce questo esame? La baropodometria statica permette di individuare la morfologia del piede (piede piatto, cavo etc.) e valutare la distribuzione delle pressioni plantari evidenziate da una scala di colori (in rosso i sovraccarichi); la baropodometria dinamica consente di valutare l’appoggio del piede durante il passo e registrare i parametri correlati con le caratteristiche del cammino (gait analisys). La stabilometria o meglio barostabilometria, permette invece di registrare lo spostamento della proiezione del centro di pressione corporeo al suolo. Le indicazioni che fornisce quest’ultima analisi sono correlate all’equilibrio e stabilità della persona.
L’esame è semplice e prevede tre fasi (statica, dinamica, stabilometria) nelle quali la persona, posta sopra la pedana baropodometrica, resta inizialmente fermo per poi procedere con una passeggiata di qualche minuto
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Dal bambino allo sportivo... > Per bambini e adolescenti: aiuta a valutare il corretto sviluppo morfologico e può intervenire in un percorso di screening da parte della pediatra e/o specialista. > Per persone con dolori ai piedi, articolari, lombalgie, cervicalgie, problemi di instabilità o postura etc.: serve a identificare appoggi non fisiologici. > La pedana baropodometrica è anche utilizzata nella fase di controllo e verifica della funzionalità dei plantari su misura.
A chi può essere consigliato? E in quali casi? La valutazione computerizzata del passo può essere indicata dallo specialista, al fine di valutare la terapia/trattamento più opportuno o eseguita dal tecnico ortopedico prima della progettazione di dispositivi ortesici su misura (calzature e plantare), in un percorso di valutazione per piede diabetico e studio/ analisi del passo.
Come si svolge e quanto dura? Il paziente viene fatto salire a piedi nudi su una pedana e viene invitato inizialmente a camminare liberamente sul baropodometro, in modo da rendere le acquisizioni successive più naturali possibili. Durante la valutazione vengono eseguite diverse registrazioni dell’impronta dei piedi sia da fermo che in movimento. La durata complessiva è massimo di 20 minuti.
LUCA LUTTI Tecnico Ortopedico Presso Medicalfarma Bergamo
Si può fare a qualsiasi età? Assolutamente sì. È eseguibile da qualsiasi persona e qualsiasi età, non è necessaria una preparazione specifica e non ci sono controindicazioni.
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ANIMALI
Così difendi i tuoi amici a quattro zampe dal freddo
∞ a cura DI VIOLA COMPOSTELLA
«In genere la stagione fredda non rappresenta una grossa sfida per i nostri beniamini, perché il cane e il gatto sono ben equipaggiati da Madre Natura per difendersi dal freddo. Nonostante questo è opportuno seguire alcune semplice linee di condotta per evitare che si ammalino». Chi parla è il dottor Stefano Cattaneo, medico veterinario. Ci siamo rivolti a lui per avere qualche consiglio per mantenere sani e vitali i nostri amici a quattro zampe anche in questa stagione e sfatare anche alcune false credenze. Dottor Cattaneo, il mantello è sufficiente per proteggere tutti i cani e i gatti dal freddo? Non tutti i cani e i gatti sono uguali per quanto riguarda la tolleranza al freddo. C’è una grande variabilità di razza e molto diversa è la risposta, ad esempio di un Siberian Husky, razza nordica, o di un Chihuahua, razza di origine messicana, o del
gatto Sphynx che non presenta alcun pelo. Una grande differenza esiste inoltre fra l’animale che normalmente vive all’aperto, che presenta un pelo molto folto, e l’animale che vive prevalentemente in casa. Per questi e per le razze intolleranti al freddo (in genere i cani di taglia piccola e con il pelo raso) può essere indicato provvedere a una mantellina confortevole che protegga dalle basse temperature. Attenzione però a non stringerla troppo, perché altrimenti il cane non la sopporta: facendo esercizio fisico deve poter aumentare la propria ventilazione. Nel caso di cani che abitualmente vivono in casa bisogna evitare i grossi sbalzi di temperatura perché possono predisporre a malattie dell’apparato respiratorio. Meglio uscire nelle ore più calde della giornata, evitando passeggiate troppo lunghe e tornando a casa se inizia a tremare o a rallentare il passo (possibili segni di ipotermia). In caso di temperature
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Ghiaccio e antigelo: due pericoli sottovalutati Non lasciate passeggiare il cane su fiumi o laghi ghiacciati, non sempre sono in grado di avvertire il pericolo e se la lastra di ghiaccio si rompe, può annegare o andare incontro a ipotermia. Mettete in un posto sicuro il liquido antigelo per l’auto, che ha un sapore dolciastro che piace sia ai cani che ai gatti e le intossicazioni non sono così infrequenti. Un piccolo cucchiaino (una leccata) è già sufficiente a causare un’insufficienza renale.
molto basse è meglio evitare le uscite ai cuccioli e ai cani anziani. Molti pensano che d’inverno sia necessario aumentare le quantità di cibo. È vero? Nella maggior parte dei casi di animali “casalinghi” non è necessario aumentare le quantità di cibo, perché in realtà i cani e i gatti diminuiscono la loro attività fisica (quindi semmai bisognerebbe diminuire la quantità di cibo). Fanno eccezione i cani che fanno escursioni sulla neve, che hanno bisogno di un
apporto energetico più elevato. I cani da slitta che partecipano a competizioni addirittura raddoppiano il loro fabbisogno energetico e necessitano di diete bilanciate ad alto contenuto di proteine e di grassi, iniziando a somministrarle otto settimane prima della gara. In genere i cani che praticano escursioni occasionali non hanno bisogno di quantitativi così elevati, ma può essere una buona norma aumentare di un terzo la quantità di cibo usuale, così come bisogna aumentare di un 10% il cibo per cani che vivono all’esterno. Per quanto riguarda invece l’acqua? Quando fa freddo sembra che la sete sia inferiore rispetto ad altri periodi… Questo non è vero. Spesso l’inverno porta aria secca e quindi il cane perde molto facilmente acqua attraverso il respiro, in particolare quando svolge attività fisica e re-
spira più velocemente (le perdite durante l’esercizio aumentano di 10-20 volte). D’inverno i proprietari spesso sottovalutano questo bisogno. È bene mettere a disposizione del cane l’acqua prima e dopo la passeggiata. Molti cani sono “ghiotti” di neve. Fa male mangiarla? La neve in sé non è un problema. Però spesso nella neve sono frammiste altre sostanze che possono intossicare il cane, in particolare il sale che viene usato per tenere pulite le strade. Non è quindi una buona idea lasciar mangiare la neve a un cane. Per lo stesso motivo è bene pulire le zampe dopo la passeggiata, se piene di neve, per evitare che il cane le lecchi, facendo attenzione a togliere tutti i grumi di neve attaccati al pelo. È buona abitudine anche controllare il condotto uditivo del cane, per togliere la neve e asciugarlo, evitando così
DOTT. STEFANO CATTANEO Medico Vetrinario Ambulatorio Veterinario Città di Albino
l’insorgenza di otiti. Il sale anche solo a contatto con la cute può provocare infiammazione e quindi, in caso di passeggiate frequenti nella neve, può essere utile usare pomate protettive (in commercio ce ne sono diverse) o fargli indossare scarpe di materiale impermeabile (bisogna però abituarli perché non tutti i cani le sopportano).
atS INFORMA
Un protocollo d’intesa per la tutela della salute e sicurezza sul lavoro ∞ a cura DI ATS BERGAMO
La tutela della salute e la sicurezza sul lavoro rappresentano temi fondamentali della mission dell’ATS Bergamo impegnata, storicamente, tramite il Dipartimento di Igiene e Prevenzione Sanitaria nella continua attività di vigilanza e ispezione negli ambienti di lavoro del territorio. Ciononostante l’Agenzia proprio per garantire livelli di sicurezza sempre più estesi, avvierà nel biennio 2018-2019, una modalità di collaborazione, integrata e unitaria, tra i vari soggetti portatori di interessi presenti sul territorio bergamasco. Grazie a questo “Protocollo di Intesa” s’intende limitare, il più possibile, l’incidenza del fenomeno delle malattie professionali e degli infortuni sul lavoro su tutto il territorio. L’intesa - nata all’interno dell’Organo Territoriale per il Coordinamento delle attività di Prevenzione e Vigilanza in materia di Salute e Sicurezza sul Lavoro ex art. 7 del Decreto Legislativo 81/2008 - consiste nella programmazione e realizzazione di interventi a favore delle varie figure presenti nel mondo lavorativo.
Il protocollo d’intesa è stato firmato da tutte le parti aderenti in un incontro ufficiale la mattina del 31 gennaio 2018 presso la Prefettura ed è divenuto immediatamente operativo. Informazioni e approfondimenti su ats-bg.it”
«è un cambio di passo epocale» evidenzia Pietro Imbrogno Dirigente Medico e Direttore del Dipartimento di Igiene e Prevenzione Sanitaria dell’Ats Bergamo. «Questa azione strategica, nata all’interno dell’organo territoriale per il Coordinamento delle attività di Prevenzione e Vigilanza in materia di Salute e Sicurezza sul Lavoro, ex art.
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7 del Decreto Legislativo 81/2008, non comprende solo le attività di vigilanza, controllo e ispezione ma anche assistenza, informazione e promozione diffusa su tutto il territorio. Investiremo in modo significativo sullo sviluppo e incremento della cultura della sicurezza per ogni fascia di età, mettendo in luce anche sistemi di gestione della sicurezza virtuosi attivati da aziende che hanno ridotto, drasticamente, gli infortuni sul lavoro». Il protocollo punta, innanzitutto, a dare un forte segnale d’interesse, alle imprese e alla comunità, verso la presa in carico della problematica della tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori. Tematica che oggi trova con questo patto un’azione di collaborazione concreta tra le istituzioni, le parti sociali, datoriali, sindacali e il mondo della cultura, che rappresentano, di fatto, gli attori del sistema. Saranno proprio questi rappresentanti del sistema, successivamente, che collaborando e confrontandosi in gruppi di lavoro dedicati, progetteranno e realizzeranno 11 progetti destinati a favorire concrete azioni
La cultura della sicurezza fin dalla scuola La legge 107 del 2015, meglio nota come “Buona Scuola”, ha consolidato la diffusione dell’Alternanza Scuola Lavoro, inserendo tali percorsi nel triennio della scuola secondaria di secondo grado, momento che offre a tutti gli studenti la possibilità di svolgere formazione vivendo un’ attività di lavoro da svolgersi sotto la responsabilità sia dell’istituzione scolastica o formativa che dell’azienda ospitante, sulla base di apposite convenzioni stipulate con le imprese, con le rispettive associazioni di rappresentanza, con le camere di commercio o con gli enti pubblici e privati, ivi inclusi quelli del terzo settore, che non costituiscono rapporto individuale di lavoro. L’Agenzia di Tutela della Salute di Bergamo proprio per garantire la più ampia informazione ha aperto da oltre un anno uno sportello dedicato a supportare tutti gli istituti scolastici e le aziende con informazioni sugli aspetti organizzativi e normativi della tutela della salute e della sicurezza degli studenti. Allo sportello, collocato presso il Dipartimento di Igiene e Prevenzione Sanitaria, Area sicurezza e salute negli ambienti di lavoro, è possibile accedere direttamente tramite l’indirizzo mail dedicato: sergio.piazzolla@ats-bg.it.
di miglioramento nelle aziende: dai progetti che riguardano l’effettuazione di Audit sull’organizzazione aziendale della sicurezza, alla formazione dei neo imprenditori, dall’inserimento di aspetti di salute e sicurezza nei programmi scolastici fino all’aggiornamento delle varie figure aziendali e consulenziali del sistema sicurezza. «La cultura della salute e della sicurezza deve essere, necessaria-
mente, diffusa in tutti i suoi aspetti, dall’informazione alla formazione, dall’apprendimento organizzativo all’analisi critica continua fino alla manutenzione delle attrezzature» conferma Giorgio Luzzana, Medico e Dirigente dell’Area Prevenzione e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro dell’Ats Bergamo. «Per fare questo è fondamentale coinvolgere, quindi, non solo lavoratori, datori di lavoro e management, ma anche altre figure fondamentali come i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza e i formatori, attori istituzionali fondamentali per la prevenzione». L’organizzazione aziendale, la valutazione dei rischi, la vigilanza e l’implementazione delle procedure di sicurezza rivestono un ruolo fondamentale nella gestione di un sistema complesso, motivo per cui solo una gestione adeguata di tali aspetti può, concretamente, ridurre ai minimi termini la probabilità di un errore umano. «È importante contrastare il fenomeno infortunistico anche attra-
verso la diffusione della cultura della salute e della sicurezza sul lavoro, che è per tutti noi una priorità e non solo un valore, unitamente alla formazione-educazione verso i comportamenti sicuri» sottolinea Mara Azzi, Direttore Generale dell’Ats Bergamo. «Per questo motivo la strategia integrata educativa e formativa si compone di una decina di azioni-progetti diversificati, ciascuno gestito in stretto raccordo tra enti istituzionali e parti sociali aderenti al protocollo». Per l’Agenzia di Tutela della Salute di Bergamo, coordinatrice dell’organo, e per le Organizzazioni firmatarie rappresenta la cornice di riferimento per sviluppare specifici progetti: destinatari delle attività di promozione e formazione saranno le aziende pubbliche e private, le scuole e i soggetti/enti formatori del territorio bergamasco, con successiva ricaduta finale attesa sui lavoratori e sugli studenti, relativamente alla personale competenza sui rischi per la propria e altrui incolumità.
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dal territorio
news
Tendinopatie e sport: un congresso per fare il punto Domenica 25 marzo 2018, al Centro Sportivo Bortolotti Atalanta Training Center, si terrà il convegno “Le patologie della giunzione miotendinea e la groin pain syndrome”, una giornata dedicata alla formazione su uno dei problemi più diffusi tra gli sportivi, le tendinopatie. L’iniziativa, che rientra nel Progetto Formazione Sport & Medicine promosso da Atalanta e Mectronic nella sosta di campionato di marzo, vedrà la partecipazione come relatori di un nutrito team di esperti e sarà moderata dal dottor Marco Bruzzone, medico sociale e coordinatore medico settore giovanile Atalanta BC, il professor Franco Combi, responsabile sanitario Sassuolo Calcio, il professor Claudio Castelli, direttore medico dell’Unità di Ortopedia e Traumatologia dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, il professor Francesco Cappello, direttore della Scuola di specializzazione in Medicina dello Sport e dell’Esercizio Fisico dell’Università degli Studi di Palermo e Xavier Jacobelli, giornalista e direttore del quotidiano sportivo corrieredellosport.it. Quest’anno ci sarà anche un’importante novità: Atalanta e Mectronic metteranno a disposizione per i soli primi 80 iscritti la partecipazione gratuita al Laboratorio AtalantaMectronic che si terrà sabato 24 marzo. Per informazioni e iscrizioni: progetto.formazione@blu.it oppure 331 4890446 (solo sms e whatsapp).
news
Come stanno i tuoi reni? scoprilo l’8 marzo L’8 marzo si celebra la Giornata mondiale del rene, promossa in Italia dalla Fir (Fondazione Italiana del Rene) e dalla Sin (Società Italiana di Nefrologia). Si calcola che nel mondo una persona su dieci soffra di disturbi e patologie renali, e il trend non accenna a diminuire. Tra queste molti bambini, che possono essere a rischio fin da piccoli. Obbiettivo della Giornata è sensibilizzare l’opinione pubblica su un insieme di patologie in continuo aumento e che possono condurre, se non prevenute, alla dialisi e al trapianto e nei confronti delle quali la diagnosi precoce e uno stile di vita sano possono fare davvero la differenza. Un semplice esame delle urine e il dosaggio della creatinina nel sangue sono il primo passo per diagnosticare una malattia del rene. Identificare una malattia renale in fase precoce è sempre utile per prevenirne l’evoluzione e le complicanze. Per l’occasione anche in Bergamasca saranno diverse le strutture che aderiranno con consulenze o esami gratuiti. Per conoscere quella più vicina: www.fondazioneitalianadelrene.org
Le app della salute Avete bisogno di andare in Pronto Soccorso ma prima volete sapere qual è quello meno “congestionato”? Semplice. Basta andare sull’app “Salutile” lanciata da Regione Lombardia. Qui potrete non solo verificare lo stato di affollamento dei diversi ospedali, ma anche consultare referti, verbali di pronto soccorso e lettere di dimissioni. Aprendo l’applicazione si può scegliere in quale città cercare un Pronto Soccorso e successivamente filtrare all’interno dei Pronto Soccorso della città scelta. Basta cliccare sull’icona per conoscere i tempi di attesa aggiornati in tempo reale. L’app permette inoltre di consultare la propria storia clinica degli ultimi sei mesi, resa disponibile dalle strutture sanitarie lombarde che aderiscono al Sistema Informativo Socio Sanitario, direttamente sui propri
dispositivi mobili, smartphone e tablet, senza doversi recare presso la Struttura Sanitaria per il ritiro del cartaceo. “Salutile” è disponibile per dispositivi iOS dalla versione 8 in poi e per dispositivi Android dalla versione 4.4 in poi.
Se “Salutile” vi aiuterà nell’acceso al pronto soccorso più libero, la nuova app Caoce vi aiuterà invece a scovare i dentisti abusivi, problema che ciclicamente torna alla ribalta delle cronache. Si tratta di un’app e sito internet istituzionale
interamente dedicati al mondo odontoiatrico, ai professionisti e ai cittadini con l’obiettivo di combattere i 15mila dentisti abusivi esistenti in Italia, trasmettere una “sana” informazione in termini di prevenzione, formazione, aggiornamento, profili giuridici, banche dati di letteratura scientifica, assistenza. www.caoce.it è un grande contenitore di dati, in continuo aggiornamento un archivio di tutti i dentisti italiani, accessibile a chiunque voglia verificare se un dentista è regolarmente iscritto all’Ordine, ma anche per informarsi su tutte le attività, notizie, corsi, sentenze, normative europee, nazionali e regionali, appuntamenti relativi alla professione. Sarà possibile scaricare gratuitamente l’app, collegata ai principali social network, da tablet e smartphone.
dal territorio
onlus
La Casa di Leo Una nuova casa per accogliere le famiglie dei piccoli ricoverati e non farle sentire mai sole L’attenzione al benessere del bambino e delle famiglie è declinato anche negli elevati confort abitativi di cui “La Casa di Leo” è dotata e nell’attenzione alla sostenibilità (la struttura è realizzata completamente in legno)” ∞ a cura DI GIULIA SAMMARCO
“Una casa lontano da casa”, un’oasi di tranquillità e di condivisione che accoglierà le famiglie, residenti lontano da Bergamo, dei bambini costretti a lunghi e frequenti ricoveri ospedalieri. Si chiama “La Casa di Leo” ed è stata inaugurata pochi giorni fa a Treviolo. Gestita dall’associazione Eos Onlus, prende il nome da Leonardo Morghen, per tutti Leo, bimbo di Mozzo morto nel 2015, a soli 10 anni, per una rara malattia che lo aveva colpito fin dalla nascita. «Leo era solo un bambino, ma ha dimostrato un coraggio e una saggezza nell’affrontare la vita che pochi adulti sanno raggiungere. La sua breve ma intensa esistenza rimane un insegnamento per tutti noi» dice don Andrea Pedretti, dell’associazione Eos, promotore del progetto. Un ricordo che Eos, Onlus nata nel 2010 per sostenere lui e la sua famiglia nei vari viaggi negli Stati Uniti alla ricerca di una cura, oggi ha reso ancora più indelebile e tangibile. «Il progetto “La Casa di
Leo” è nato da una semplice osservazione» continua don Pedretti. «I bambini ricoverati in ospedale hanno bisogno di un papà e di una mamma sereni, proprio come quelli che Leo ha avuto a fianco durante la permanenza nelle case accoglienza. Il progetto nello specifico si rivolge a quelle famiglie i cui bambini necessitano di cure presso l’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo. Ci siamo resi conto che l’esigenza alloggiativa temporanea, a causa della migrazione sanitaria, è molto elevata. Tuttavia la capacità di ricezione territoriale è insufficiente per dare una risposta adeguata alla domanda di alloggio». Non solo “ospitare”, ma far sentire i genitori circondati da un clima di tranquillità, relax e
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attenzione, affinché non siano soli nell’affrontare le fatiche della malattia del figlio: è questo l’obiettivo del progetto, che prevede cinque stanze indipendenti con bagno privato, ma anche molti ambienti comuni. «La caratteristica principale dell’articolazione degli spazi della casa è la socialità, impostata su una dialettica tra spazi comuni e spazi privati. La casa infatti prevede che le famiglie ospitate abbiano la possibilità di vivere in aree comuni in cui intrecciare rapporti tra loro per cercare supporto, sostegno, confronto. Si tratta di un esperimento di housing sociale unico nella Bergamasca, in cui la condivisione può donare serenità, sollievo e diventare strumento di guarigione» conclude don Pedretti.
Eos La Stella del Mattino - Onlus Mozzo (BG) Via Ugo Foscolo, 3 - Tel. 347 9145576 www.eosonlus.org - www.lacasadileo.org Codice Fiscale 95184810166
dal territorio
Il lato umano della medicina
Da Bergamo al Mozambico in prima linea contro l’AIDS ∞ a cura DI LELLA FONSECA
«Già da studente ho cominciato a fare esperienze all’estero nei Paesi più poveri; al terzo anno di medicina sono partita volontaria in un progetto non medico in Kenia, nelle baraccopoli di Nairobi e in Zambia. In quel periodo ho conosciuto Domique Corti, figlia di Piero Corti e Lucille Teasdale, due medici legati dall’amore e dalla dedizione verso gli ultimi, artefice della Fondazione Corti. La loro storia è incredibile, assomiglia a un romanzo: in 50 anni di impegno hanno trasformato un piccolo ospedale missionario in una vera e propria struttura ospedaliera, il Lacor Hospital; la Fondazione Corti garantisce i fondi necessari negli anni a venire. Oggi il Lacor Hospital, nel Nord Uganda, rappresenta l’unica speranza di cura per milioni di persone: è una struttura capace di accogliereogniannopiùdi250.000
pazienti». Chi parla è Liliana Praticò, medico bergamasco di 34 anni, che si divide tra Italia, dove c’è la sua famiglia, e Mozambico, ormai la sua “seconda casa” dove sta collaborando, per un anno, con l’organizzazione “Medici per l’Africa Cuamm”, a capo di un progetto rivolto alla sensibilizzazione e al trattamento dell’Hiv/Aids tra i giovani di Beira, la seconda città per popolazione del paese. Liliana ha studiato all’Università di Pavia, dove si è laureata in medicina e poi specializzata in Infettivologia, ma fin da subito ha capito che la sua vita sarebbe stata altrove, nei Paesi più poveri del mondo. Lì, sente (e spera) Liliana, può fare davvero la differenza, può rendersi utile e aiutare chi è meno fortunato. Ed è proprio durante un soggiorno in un Paese in via di sviluppo, l’Uganda, che Liliana prende la decisione di
specializzarsi in malattie infettive. Durante la specialità passa otto mesi nel Paese africano, facendo attività clinica e di ricerca, per quella che sarà la sua tesi in infettivologia (riguardante le infezioni ospedaliere nei Paesi in via di sviluppo). Conclusi gli studi di medicina e la specialità, si iscrive a un Dottorato in Cooperazione presso l’Università di Brescia, perché si rende conto che le sole competenze mediche non sono sufficienti per operare efficacemente nei Paesi in via di sviluppo; serve anche una preparazione specifica. La sua è una vera e propria missione, una missione per molti aspetti delicata e non sempre semplice, per la quale Liliana vuole essere all’altezza e preparata. Finalmente a settembre 2017 parte per il Mozambico, Paese che conosce bene perché ci ha già passato un
Medici con l’Africa Cuamm Nata nel 1950, Medici con l’Africa Cuamm è la prima Ong in campo sanitario riconosciuta in Italia e la più grande organizzazione italiana per la promozione e la tutela della salute delle popolazioni africane. Realizza progetti a lungo termine in un’ottica di sviluppo, intervenendo con questo approccio, anche in situazioni di emergenza, per garantire servizi di qualità accessibili a tutti. Oggi Medici con l’Africa Cuamm è impegnata in 7 paesi dell’Africa sub-Sahariana (Angola, Etiopia, Mozambico, Sierra Leone, Sud Sudan, Tanzania, Uganda) con oltre 1.600 operatori sia europei che africani; appoggia 19 ospedali, 45 distretti (per attività di sanità pubblica, assistenza materno-infantile, lotta all’Aids, tubercolosi e malaria, formazione), tre scuole infermieri e un’università (in Mozambico).
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Visita di supervisione all’associazione di attivisti Anandijra
anno, tra il 2015 e il 2016 per fare ricerca. «Il Mozambico ormai è una seconda casa per me» racconta. «Il progetto a cui sto lavorando è molto stimolante, ha lo scopo di migliorare le condizioni di salute dei giovani della città di Beira, dove Medici con l’Africa Cuamm lavora già all’interno di una rete di consultori che fanno sensibilizzazione agli adolescenti sul tema dell’Hiv/Aids. Il mio compito, insieme al team con cui opero, è quello di raggiungere il maggior numero di giovani possibili, per informarli, ma anche per convincerli a fare il test e a seguire il trattamento se sieropositivi, oltre che seguire gli aspetti clinici del progetto. Purtroppo ancora oggi, in Africa ancor più che in Italia, l’Hiv ha forti ripercussioni sulla vita sociale delle persone, oltre che sulle condizioni di salute, ma molto spesso non si sa abbastanza sul tema. Il nostro compito è proprio far capire ai giovani che la preven-
zione è fondamentale, ma anche che non bisogna vergognarsi di essere sieropositivi, né abbandonare la terapia, cosa che troppo spesso accade. Una persona su dieci in Mozambico è sieropositiva e l’età media del paese è di 17 anni: molto spesso quindi i sieropositivi sono giovani o giovanissimi, spesso ragazze: non possiamo lasciare sole queste persone». Nel corso del 2016, oltre 54.000 adolescenti sono stati coinvolti dalle attività di sensibilizzazione sull’Hiv/Aids sviluppate nella rete di consultori in cui è presente Medici con l’Africa Cuamm: di questi, 20.085 hanno fatto il test e 555 sono risultati sieropositivi. 601 invece i bambini riportati al trattamento dopo l’abbandono. «Ogni volta che vado in Africa sono felice di partire, perché sento di poter fare il mio lavoro al meglio, prendendomi cura delle persone prima di tutto» confessa Liliana,
che si aggiunge a una lunga lista di medici e professionisti della cooperazione che negli anni sono partiti dalla Lombardia per l’Africa: 22 sono quelli oggi impegnati sul campo e oltre 210 quelli partiti nei 65 anni di storia di Medici con l’Africa Cuamm. Molti di questi continuano a essere attivi sul territorio, animando i gruppi di appoggio in diverse città: Milano, ma anche Lecco, Cremona, Varese e Bergamo. Progetti per il futuro? «Al momento voglio completare l’anno in Mozambico nel progetto che mi è stato affidato, poi non so ancora cosa farò… ma credo che in Africa, sul campo, oppure dall’Italia, in una organizzazione per la cooperazione, la mia strada sarà quella di lavorare a favore dei Paesi in via di sviluppo».
In questa rubrica gli operatori sanitari (medici, infermieri etc.) si raccontano, facendo conoscere oltre al loro lato professionale la loro attività di artisti, volontari, atleti... Vuoi raccontare la tua storia su Bergamo Salute?
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Tel. +39 035 671906 fax +39 035 672699 presidenza@armr.it WWW.ARMR.IT
Anemia di Fanconi Codice di Esenzione. RDG010 Categoria. Malattia del sangue e degli organi ematopoietici. Definizione. Patologia con base genetica caratterizzata da pancitopenia (riduzione del numero di tutte le cellule presenti nel sangue), bassa statura, iperpigmentazione, anomalie scheletriche, in particolare di avambraccio e mani, difetti renali e aumentata suscettibilità a sviluppare leucemie e altri tumori. Epidemiologia. Circa 1 su 120.000. Segni e sintomi. Il deficit di crescita può rendersi evidente già a livello fetale. Spesso è presente microcefalia e nel 20% dei casi si ha un ritardo mentale. I più comuni difetti scheletrici sono ipoplasia o aplasia (sviluppo anormale o assente) del radio, anomalie di sviluppo o posizione del pollice, sindattilia (fusione di una o più dita), scoliosi, osteoporosi, anomalia di Klippel-Feil, scapola elevata, piedi piatti, spina bifida. L’iperpigmentazione consiste in un’ipermelanosi generalizzata che può essere associata a macchie caffelatte e spesso aumenta con l’età. L’anemia, che insorge in media intorno agli otto anni, rappresenta il primo segno della pancitopenia progressiva che è causa di infezioni ricorrenti ed emorragie. È possibile la presenza di sordità. Diagnosi. Osservazione di aumentata fragilità cromosomica in risposta ad agenti quali diepossibutano o mitomicina C. La diagnosi prenatale è possibile attraverso la dimostrazione di rotture cromosomiche chimicamente indotte su cellule fetali. Terapia. La pancitopenia può rispondere transitoriamente agli androgeni a basse dosi, ma l’unica terapia efficace resta il trapianto di midollo osseo. La percentuale di successo del trapianto varia dal 30% al 100% in base alla compatibilità con il donatore. L’aspettativa di vita è in ogni caso ridotta. Dottor Angelo Serraglio Vice Presidente ARMR
Gennaio/Febbraio 2018 | Bergamo Salute | 63
dal territorio
testimonianza
Quello che conta è avere il sole dentro... anche con un melanoma al quarto stadio ∞ a cura DI MARINA ROTA
È passato un anno e mezzo da quando avevo scritto un articolo per “Bergamo Salute”. Nel mio articolo raccontavo della mia battaglia con un melanoma al terzo stadio e di come dopo la sospensione della terapia continuassi con i miei controlli. Oggi le cose sono un po’ cambiate. Decisamente cambiate. Purtroppo la malattia ha deciso di tornare. Il mio Melanoma si è ripresentato con una recidiva ai polmoni diagnosticata a maggio di quest’anno. Dopo l’intervento ho iniziato una Target Therapy con due farmaci chiamati Dabrafenib e Trametinib, che fortunatamente non mi danno troppi effetti collaterali (ndr nell’ultima Tac fatta prima di Natale tutte le metastasi sono in regressione). Nonostante il periodo molto difficile tra maggio e giugno di quest’anno, forse proprio per reagire, sono riuscita a realizzare un bel progetto. Ho pubblicato un libro. Il mio primo libro. Perché un libro? Perché fin da quando è iniziata la mia avventura con la recidiva del melanoma nel 2015 è stato un pensiero ricorrente nella mia testa. Anche se poi la scelta è ricaduta sul blog (marydallaltraparte.com) perché mi sembrava qualcosa di più dinamico, qualcosa sempre in divenire. Alla fine però tutto quello che ho avuto da dire sulla mia storia, sulla mia
avventura con il melanoma è racchiuso nel mio blog e da qui la decisione di raccogliere tutti gli articoli e di far nascere un libro. Per il piacere di sfogliare delle pagine di carta e ritrovare su quelle pagine i miei pensieri. Per il bisogno di mettere un punto alla fine di questa parte della mia vita. Una fase di passaggio tra gli stadi della mia malattia. Il quarto stadio di un maledetto melanoma. Metastasi polmonari. Per la soddisfazione immensa nel poter dire: “Ebbene sì, ho scritto un libro”. Perché dietro questo progetto c’è tanto altro. C’è il desiderio di fare qualcosa di buono per qualcun altro perché da una brutta situazione possono sempre nascere cose belle. Perché condividere la mia storia e dare la possibilità di conoscerla ad ancora più persone, può dare forza, speranza e coraggio a chi si trova a dover combattere come me questa malattia, altre malattie o comunque situazioni difficili della loro vita. Perché condividere aiuta, questo è un fatto. Perché un peso condiviso con altri pesa meno. Perché se condividere una gioia la rende ancora più grande, condividere un dolore lo rende più leggero e più
La copertina del libro “Marydallaltraparte” stampato con il contributo di AOB Associazione Oncologica Bergamasca
sopportabile. E se da una condivisione nasce anche della bella solidarietà, ancora meglio. Avevo sempre pensato che se avessi pubblicato un libro avrei devoluto tutto il ricavato ad A.O.B (Associazione Oncologica Bergamasca) per il Ce.R.Mel, il Centro di Ricerca e cura del Melanoma di Bergamo. E sempre da una condivisione è nata tanta solidarietà e tanta partecipazione per una t-shirt. Con il logo del Sole dentro. Un bellissimo
Marina Rota è una donna, mamma e moglie, che dal 2015 sta combattendo per sconfiggere un melanoma tornato a farsi vivo dopo 17 anni di silenzio. Una battaglia che sente la necessità di raccontare, con un blog e un libro uscito da poco
64 | Bergamo Salute | Gennaio/Febbraio 2018
regalo, una fantastica sorpresa del mio amico Ivan, pubblicata poi come tanti altri post sulla mia pagina Facebook, che ha riscosso immediatamente molto successo. Da lì è venuta spontanea l’idea di contribuire ulteriormente a una donazione per la stessa causa. La generosità e la solidarietà verso gli altri sono alcuni dei valori che ho sempre cercato di trasmettere ai miei bimbi. Sono sicura che saranno molto orgogliosi della loro mamma che ha realizzato questo progetto proprio mentre combatteva in prima linea. Il libro in fondo, con tutte le ottime intenzioni (ben riuscite tra l’altro) di condivisione e di solidarietà, rimane un regalo per loro. Questo libro dedicato agli amori della mia vita Cristian, Gaia, Giulia e Alessandro, permetterà ai miei bimbi ancora piccoli, di leggere un giorno con i loro occhi, con
me o senza di me, tutto quello che la loro mamma ha passato, tutte le battaglie che ha combattuto, tutti sacrifici fatti e tutti gli sforzi sostenuti per accompagnarli giorno dopo giorno, sempre più a lungo nella loro crescita. Questo libro non è la fine. Questo libro è solo l’inizio della battaglia più grande che abbia mai sostenuto da quando è iniziata questa guerra. Da quando ho incontrato il Melanoma questo è assolutamente il periodo più difficile. Il quarto stadio. Le metastasi polmonari. La paura folle, ma anche il coraggio e la determinazione. Nelson Mandela diceva: «Ho imparato che il coraggio non è la mancanza di paura, ma la vittoria sulla paura. L’uomo coraggioso non è colui che non prova paura ma colui che riesce a controllarla». Questo libro non è la fine. Questo libro è
In questa rubrica pubblichiamo la storia di una persona che ha superato un incidente, un trauma, una malattia e con il suo racconto può dare speranza agli altri. Vuoi raccontare la tua storia su Bergamo Salute?
Scrivici su facebook o redazione@bgsalute.it!
solo l’inizio.“Perché anche con un melanoma al quarto stadio quello che conta è avere il sole dentro”. E dalle parole del mio libro è nata anche una meravigliosa canzone che un paio di amici speciali hanno composto per me.
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Habilita poliambulatorio san marco
Prevenzione “su misura” contro il tumore al seno
∞ a cura DI FRANCESCA DOGI
Oggi in Italia le statistiche confermano che una donna su otto, nel corso della propria vita, si ammala di tumore al seno. Di queste, meno del 30% ha fattori di rischio specifici: ciò significa che circa il 70% dei tumori sono eventi casuali e imprevedibili. Si tratta di dati che sottolineano in maniera evidente quanto sia importante fare prevenzione. «La prevenzione primaria del tumore al seno si basa soprattutto su alcune abitudini che portano ad avere uno stile di vita sano» sottolinea il dottor Mario Rampa, nuovo senologo in Habilita Poliambulatorio San Marco Bergamo. «Solitamente faccio riferimento a dieci regole da seguire per mantenersi in salute e ridurre i rischi di malattia. Si va dalla pratica quotidiana di attività fisica
per circa trenta minuti, al controllo periodico del peso; dall’assunzione di calcio e di vitamina D, al consumo di frutta e verdura a ogni pasto. Inoltre è importantissimo bere almeno un litro e mezzo di acqua al giorno, consumare trenta grammi di cereali integrali e controllare le tabelle energetiche di ciò che si acquista. Infine sarebbe utile ridurre il consumo di alimenti ad alto contenuto energetico, di alcool e prediligere una cottura del cibo che non preveda l’uso di grassi». Habilita è, da sempre, attenta a questo tipo di patologia e, proprio per questo motivo da anni è presente al Poliambulatorio San Marco Bergamo, in piazza della Repubblica 10, la figura del medico senologo. Habilita oggi dispone di un’équipe di senologi presenti sul territorio
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bergamasco che garantiscono l’alta qualità delle visite e dei controlli. Il dottor Giuseppe Panzeri, che in passato riceveva le sue pazienti proprio a Bergamo, ha recentemente spostato il suo ambulatorio ad Habilita Poliambulatorio Osio Sotto. A partire dallo scorso 28 novembre, invece, ha iniziato a collaborare con Habilita, presso il Poliambulatorio San Marco a Bergamo, il dottor Mario Rampa: lecchese di nascita e milanese di adozione, per anni in forze alla Senologia dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, sin dall’inizio della sua attività si è occupato di senologia, della prevenzione e della cura medica e chirurgica del tumore al seno. Restando in tema di prevenzione, oltre a quella primaria, esiste una
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prevenzione secondaria specifica per il tumore al seno che può definirsi anche “diagnosi precoce”. «Il massimo successo di questa prevenzione si traduce nel fare la diagnosi di un tumore quando si trova ancora in uno stadio iniziale» precisa il dottor Rampa. «In questo modo si può avere un’altissima probabilità di guarigione definitiva, con cure chirurgiche e farmacologiche di minima entità e minimo disagio, eseguite nei modi e nei tempi corretti. Lo screening di Regione Lombardia con la mammografia ogni due anni delle donne di età compresa tra i
50 ed i 69 anni copre la fascia di età di maggiore incidenza di tumore al seno, ma non si arriva a superare il 55% del numero totale di questi tumori. Il rimanente 45% colpisce donne in fasce di età non incluse nello screening, e nello specifico, il 25% oltre i 69 anni e il rimanente 20% al di sotto dei 50 anni, di cui il 7% circa in donne al di sotto dei 40 anni.
Dottor Giuseppe Panzeri
Dottor Mario Rampa
Certamente raggiungere con uno screening di massa il risultato del 55% è già ritenuto ottimo a livello internazionale e Regione Lombardia è stata la prima in Italia a raggiunge-
re questi risultati e a implementare lo screening per gli anni futuri alle donne dai 45 ai 74 anni, ma sono convinto che ci siano ancora ampi margini di miglioramento. Questi numeri si possono e si devono migliorare ancora. Se oggi, a 5 anni dalla malattia, l’87% delle donne è in buona salute, si può arrivare al 90 e poi al 95 per poi tagliare un traguardo che non ritengo impossibile: guarire definitivamente tutte le donne che si ammalano di tumore al seno. Per migliorare i risultati dobbiamo fare nostro il concetto dell’unicità di ogni donna, con la sua storia e le sue caratteristiche. Da qui il secondo importante concetto: la prevenzione su misura. Quindi uno schema di screening personalizzato che garantisca a ogni singola donna la “copertura” per lei ottimale. Anche in senologia ,come oramai in tutto l’ambito sanitario di più alto livello, l’approccio personalizzato permette i massimi risultati possibili. In questo entra in gioco il ruolo cruciale del chirurgo senologo che per ogni donna valuta il rischio complessivo al di là dell’età anagrafica (storia familiare, stile di vita e rischi specifici), valuta la morfologia della mammella e sceglie gli esami adeguati da eseguire nei tempi corretti per la massima protezione. Inoltre la visita eseguita da un esperto senologo è in grado di identificare piccoli segni a cui la donna può non dare importanza, ma che potrebbero essere un segnale della malattia. Insieme abbiamo le conoscenze e le armi per vincere, ma da soli non siamo sufficienti» conclude il dottor Rampa.
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strutture
ISTITUTO CLINICO QUARENGHI
Hunova: il robot che aiuta il fisioterapista nella riabilitazione ortopedica e neurologica oggi ∞ a cura DI FRANCESCA DOGI
E se un giorno ci fosse un robot che aiutasse il fisioterapista nella valutazione e nel recupero del paziente sia ortopedico sia neurologico? Non è fantascienza, ma la nuova tecnologia totalmente “made in Italy” a disposizione dell’Istituto Clinico Quarenghi. Hunova, questo il nome del robot, è nato presso l’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova ed è costituito da una sedia-poltrona robotica sensorizzata totalmente regolabile e adattabile al paziente e da una piattaforma robotica sensorizzata con due corrimano removibili che ne aumentano la sicurezza per il paziente; completano la dotazione il sensore di posizione wireless, che permette di controllare il movimento del soggetto, uno schermo touchscreen e il tablet con cui il terapista controlla il robot. «Il paziente, dopo un’accurata valutazione fisiatrica, viene preso in carico dal fisioterapista che utilizza il robot Hunova. Inizialmente è necessario individuare il protocollo più idoneo al paziente, sia esso ortopedico (riabilitazione di caviglia, ginocchio, anca e colonna vertebrale), oppure neurologico (riabilitazione post-ictus, per malattie degenerative del sistema nervoso centrale e per lesioni del sistema nervoso periferico)» dice il dottor Marcello Simonini, Medico Fisiatra dell’IstitutoClinicoQuarenghi,struttura sanitaria a indirizzo riabilitativo 68 | Bergamo Salute | Gennaio/Febbraio 2018
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(dispone di un’Unità Operativa di riabilitazione - neuromotoria, cardiologica, respiratoria, vascolare, oncologica e dell’obesità - integrata da una Unità di medicina generale a indirizzo vascolare) da sempre attenta a offrire ai propri pazienti tecnologie più efficaci. «Saranno così programmati il rinforzo muscolare, la mobilizzazione passiva, la propriocezione, il controllo posturale e dell’equili-
brio. Lo step successivo consiste nell’applicazione di un sensore sul tronco o su altro distretto corporeo, a seconda dell’esercizio stabilito; quindi si procede all’esercizio vero e proprio, che può essere svolto sia in posizione eretta sia in posizione seduta con movimenti unidirezionali e/o multidirezionali con velocità e ampiezza impostate dal terapista. Ogni esercizio può essere programmato in diverse modalità:
passiva, attiva e assistita in funzione delle capacità del paziente». Il vantaggio offerto dal robot Hunova è che gli esercizi sono presentati in forma di gioco, sono visualizzati direttamente sullo schermo touchscreen; i feedback visivi e sonori stimolano il paziente a superare gli obbiettivi e i punteggi precedentemente raggiunti, accelerando così il recupero e trasformando l’esercizio terapeutico in attività ludica. «Il robot Hunova rivoluziona il modo di eseguire gli esercizi anche più complessi, non solo per i pazienti in grado di mantenere la stazione eretta, ma anche per coloro che non sono in grado di stare in piedi: il tutto sotto forma di gioco stimolante e mai noioso» continua il dottor Simonini. «Infine, il software di cui dispone il computer permette di valutare nel tempo i diversi parametri del movimento. Il medico e il terapista vengono così aiutati a verificare l’efficacia del trattamento farmacologico e i progressi reali. Forse, il futuro è già oggi».
I feedback visivi e sonori stimolano il paziente a superare gli obiettivi e i punteggi precedentemente raggiunti, accelerando così il recupero e trasformando l’esercizio terapeutico in attività ludica” Gennaio/Febbraio 2018 | Bergamo Salute | 69
guida alle professioni sanitarie
Igienista dentale missione prevenzione Una figura sanitaria sempre più qualificata e richiesta
∞ a cura DI ELENA BUONANNO
Collabora a stretto contatto con il dentista per tutto quello che riguarda, in particolare, la prevenzione delle patologie di bocca e denti, svolgendo anche attività di educazione e istruzione alla corretta igiene orale. Parliamo dell’igienista dentale, figura sempre più centrale all’interno di studi e cliniche odontoiatriche. Ma come si diventa igienisti? E quali sono gli sbocchi professionali oggi possibili? Lo abbiamo chiesto alla dottoressa Ignazia Casula, coordinatrice didattica del Corso di Studio in Igiene Dentale dell’Università degli Studi di Brescia. Dottoressa Casula, come si diventa igienista dentale oggi? Per diventare igienista dentale è necessario conseguire la laurea di primo livello in Igiene Dentale. Per essere ammessi al corso di studio in Igiene Dentale occorre essere in possesso di un diploma di scuola secondaria di secondo livello di durata quinquennale o di altro titolo di studio conseguito all’este-
ro, riconosciuto idoneo secondo la normativa vigente. Il numero di studenti ammessi al primo anno di corso è determinato in base alla programmazione nazionale (15 o 18 studenti per anno, più due posti per extra-comunitari). L’esame di ammissione al corso di studio ha luogo secondo modalità definite dal Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca (MIUR), solitamente nel mese di settembre e consiste in quiz con risposta a scelta multipla e verte su argomenti di logica e cultura generale, biologia, chimica, matematica e fisica. Dove è possibile frequentare il corso di studi vicino a Bergamo? La sede più comoda per Bergamo è l’Università degli Studi di Brescia che da 20 anni forma igienisti dentali provenienti anche da Bergamo e Provincia. Da quando il percorso è questo? Che cosa era richiesto in precedenza?
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Nell’arco del primo anno dalla laurea il 100% dei laureati risulta occupato a tempo pieno o part time, quasi sempre in ambito privato” La formazione per questa professione ha subito negli anni una costante evoluzione, finalizzata a una sempre maggiore preparazione e competenza di questa figura sanitaria: > nel 1976 è stata istituita la Prima Scuola diretta ai fini speciali di Bari (due anni) e avviato il riconoscimento giuridico del profilo professionale; > nel 1996 le Scuole Dirette ai fini speciali sono state trasformate in Corsi Triennali di Diploma Universitari (tre anni); > nel 2001 è stato istituito il Corso di Laurea di primo livello in Igiene Dentale (tre anni);
in strutture sanitarie, pubbliche o private, in regime di dipendenza o libero-professionale, su indicazione degli odontoiatri e dei medici chirurghi legittimati all’esercizio dell’odontoiatria. Il maggiore sbocco professionale rimane oggi in ambito privato.
> nel 2002 è stata istituita la Laurea di secondo Livello (tre+due) in Scienze delle Professioni Sanitarie; > nel 2017 è stato creato un Master di primo livello in Igiene Dentale presso la sede di Brescia (un anno). Il raggiungimento delle competenze professionali si attua attraverso una formazione teorica e pratica che include anche l’acquisizione di competenze comportamentali e che viene conseguita nel contesto lavorativo specifico del profilo (Clinica odontoiatrica dell’ASST Spedali Civili di Brescia), così da garantire, al termine del percorso
formativo, la piena padronanza di tutte le necessarie competenze e la loro immediata spendibilità nell’ambiente di lavoro. Particolare rilievo, come parte integrante e qualificante della formazione professionale, riveste l’attività formativa pratica e di tirocinio clinico, svolta con la supervisione e la guida di tutori professionali appositamente assegnati e di un coordinatore del tirocinio. In quali contesti opera l’igienista dentale? I laureati in Igiene Dentale svolgono la loro attività professionale
Quali sono le sue competenze? Nell’ambito della professione sanitaria di Igienista Dentale, i laureati sono gli operatori sanitari cui competono compiti relativi alla prevenzione delle affezioni oro-dentali (ovvero di bocca e denti). I laureati in Igiene Dentale svolgono attività di educazione sanitaria dentale e partecipano a progetti di prevenzione primaria nell’ambito del sistema sanitario pubblico; collaborano alla compilazione della cartella clinica odontostomatologica e si occupano della raccolta di dati tecnico-statistici; provvedono all’ablazione del tartaro e alla levigatura delle radici ,nonché all’applicazione topica dei vari mezzi profilattici; provvedono all’istruzione sulle varie metodiche di igiene orale e sull’uso dei mezzi diagnostici idonei a evidenziare placca batterica e patina dentale, motivando l’esigenza dei controlli clinici periodici; indicano le norme di un’alimentazione razionale ai fini della tutela della salute dentale.
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Una terapia rivoluzionaria al servizio degli sportivi (ma non solo) ∞ a cura DI FRANCESCA DOGI
Una tecnologia riabilitativa estremamente evoluta che rigenera i tessuti in caso di infiammazioni e dolore. Si chiama ENF (il nome deriva da Electro Neuro Feedback) ed è una delle ultime novità disponibili al Centro Athaena, poliambulatorio specializzato in medicina e traumatologia sportiva che da più di 30 anni, grazie alla professionalità e competenze dei suoi specialisti, si prende cura degli sportivi (e non solo) bergamaschi fornendo diagnosi accurate e terapie mirate, oltre alla prevenzione. Ma come funziona? E in quali casi serve? Lo abbiamo chiesto al dottor Vincenzo Ventura, direttore sanitario del Centro.
se necessaria per riparare e quindi guarire il tessuto lesionato, ma non solo, quando la condizione del paziente è complessa effettua una vera e propria “mappatura diagnostica” che favorisce l’individuazione dei punti da trattare. Quali tipi di patologie aiuta a curare? Essenzialmente tutte le patologie infiammatorie acute e croniche: per esempio lesioni muscolari (stiramenti, strappi), tendinosi, calcificazioni, cervicalgie, discopatie, lombalgie, sciatalgie, ematomi, contratture, neuropatie, artrosi, algodistrofie (condizione cronica caratterizzata da un dolore intenso, continuo ed estremamente debili-
tante, a carico di un arto superiore o inferiore). Agisce persino sulla spasticità (ovvero l’aumento del normale tono muscolare a riposo). La cosa più sorprendente è la risposta immediata al dolore. Uno dei principi della ENF è infatti che il paziente deve migliorare già alla prima seduta. Questo significa che se non si ottiene un buon risultato si sta trattando il punto sbagliato. Possiamo quindi dire che abbiamo uno strumento di cura straordinario, ma essendo una terapia particolare è molto operatore-dipendente, più di qualsiasi altra tecnologia riabilitativa e quindi diventa determinante e risolutiva solo nelle mani di un professionista esperto.
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Dottor Ventura, di cosa si tratta? In pratica è una elettroterapia di nuova concezione che possiamo definire “rigenerativa”, in quanto porta a un riequilibrio bio-elettrico della membrana delle cellule e quindi favorisce i processi di rigenerazione dei tessuti lesi coinvolti. La vera novità è il feedback (in altre parole il “dialogo”) tra la macchina e l’organismo: contrariamente a quanto succede normalmente per le altre terapie come laser, tecar, onde d’urto etc., la ENF interagisce regolando automaticamente la do-
Athaena Dir. San. dott. Vincenzo Ventura Via Ronzoni 3, Bergamo Tel. 035 258888 - 035 400004 centro@athaena.it www.centroathaena.com
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Realtà salute
La farmacia dei servizi Un ruolo centrale sul territorio come presidio a tutela della salute per il cittadino ∞ a cura DI FRANCESCA DOGI
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Negli ultimi anni sono stati approvati una serie di decreti volti a dare alle farmacie una differente impronta, sempre più al servizio dei cittadini: la farmacia dei servizi, un’idea nata più di dieci anni fa e ora in procinto di diventare realtà. Ma concretamente cosa significa? Affrontiamo l’argomento con il dottor Michele Visini, farmacista, titolare della farmacia Visini, realtà che fin dall’inizio ha raccolto la sfida di diventare sempre più un punto di riferimento per le esigenze di salute e prevenzione dei cittadini. Dottor Visini, in cosa consiste la farmacia dei servizi? In che senso si pone come presidio per la tutela della salute? L’idea è quella di affiancare al ruolo di distribuzione del farmaco quello di supporto per il cittadino, per controllare il proprio stato di salute e verificare, confermare e “sostenere” l’aderenza alla terapia, la cui importanza è spesso e troppo sottovalutata dal paziente stesso. Il principio ispiratore è perciò quello di fare in modo che si senta sempre accompagnato per mano, durante la cura, da parte non solo del medico di base, figura di insostituibile e riferimento cui il farmacista si vuole semplicemente affiancare come supporto professionalmente qualificato, ma anche del farmacista di fiducia. Il farmacista dal canto suo avrà l’onere di verificare che si
attenga correttamente nei tempi e nei modi alle terapie prescritte. Il modello della farmacia dei servizi prevede però non solo un ruolo di controllo e supporto, ma anche di polo dove poter trovare prestazioni di prima necessità… Sempre più si stanno diffondendo strategie finalizzate alla prevenzione degli stati di malattia e all’importanza di uno stile di vita attento e, seppur senza eccedere, controllato. Osservando le statistiche relative ai farmaci etici (soprattutto in regime SSN) venduti nelle farmacie, si evidenzia una netta prevalenza dei farmaci destinati a disturbi dell’apparato cardiovascolare (cardiopatie, stati ipertensivi o problematiche del circolo periferico). In questo contesto, una corretta prevenzione può dare risultati eccellenti. È chiaro che il fattore-tempo è fondamentale. A questo punto “la farmacia dei servizi” può giocare un ruolo molto utile. In che modo? Molti pazienti controllano abitualmente pressione del sangue, diabete e colesterolo (anche se più
correttamente andrebbe valutato l’intero profilo lipidico): apparecchiature per le autoanalisi sempre più sofisticate e affidabili sono oggi a disposizione quotidianamente dei clienti delle farmacie. Per la misurazione della pressione arteriosa, si possono trovare sfigmomanometri in grado di evidenziare un potenziale rischio di fibrillazione atriale o alterazioni della regolarità del battito. Queste anomali possono, d’accordo con il medico di base, essere immediatamente valutate con un elettrocardiogramma eseguito in farmacia e refertato in brevissimo tempo grazie alla telemedicina, sviluppatasi sempre più grazie anche alla collaborazione con Federfarma, e alla creazione di una piattaforma web dedicata a questa importantissima attività. Sempre in ambito di telemedicina, in farmacia è possibile eseguire monitoraggi nelle 24 ore sia della pressione arteriosa (Holter pressorio) sia dell’attività cardiaca (Holter dinamico), in collaborazione con un’équipe di cardiologi che referta i tracciati registrati. Tutto questo in tempi rapidi e in modo facilmente accessibile.
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Realtà salute
Functional Point la diagnostica funzionale al servizio del benessere ∞ a cura DI FRANCESCA DOGI
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«Functional Point è un laboratorio di analisi specializzato in microbiologia e virologia nato da una decina di anni. Si occupa di medicina funzionale, ovvero, quella parte dell’arte medica che tende a regolare la funzione e non solo a risolvere i sintomi fastidiosi, con particolare attenzione al tratto digerente». Chi parla è il dottor Cristian Testa, Medico e Biologo nonché storico Direttore Sanitario di Functional Point, una moderna e organizzata struttura di analisi, ricerca (in collaborazione con cliniche e università) e sviluppo in campo medico, composta da un team scientifico (medici, biologi, formulatori galenici-magistrali e tecnici di laboratorio) in grado di supportare medici e farmacisti nelle fasi di prevenzione e diagnosi di molte patologie, tra cui, in particolare, quelle che riguardano l’intestino. Come? Con esami cosiddetti di diagnostica funzionale. Dottor Testa, ma cosa si intende per diagnostica funzionale? Si intendono tutti gli esami volti a valutare la mancata funzione di organi e sistemi, a prescindere della condizione patologica. Facciamo un esempio semplice e molto comune: una persona ha problemi di digestione e colon irritabile. I protocolli classici suggeriscono
un’analisi fecale e una colonscopia. Entrambe risultano negative. Quali conclusioni possiamo trarre? Non esistono elementi patologici, ovvero non ci sono malattie / infezioni in atto. Intanto questa considerazione è ben diversa dal concludere: “Lei non ha nulla... sarà un po’ di stress”. I sintomi ci sono e sono ben percepiti da chi ne soffre. Escludere una patologia non ci permette di dire nulla sul buon funzionamento di un organo. In questo esempio il colon non è malato ma evidentemente non funziona bene. L’attività del laboratorio si concentra proprio su questo tipo di analisi. In particolare cosa si va ad analizzare? La flora batterica intestinale, che oltre a essere una parte importante per tutti i processi di digestione, è fondamentale per il buon funzionamento del sistema immunitario. Negli ultimi anni l’attenzione verso il microbiota (o flora intestinale) si è fatta sempre più forte e le pubblicazioni scientifiche in merito sempre più importanti. La popolazione microbica del colon è divisa in tre grandi popolazioni: i patogeni, i saprofiti e infine i probiotici. I patogeni sono rappresentati da microrganismi con un effetto negativo sulla salute umana: producono tossine o attivano il sistema immunitario
in senso pro infiammatorio. I patogeni non devono essere presenti nell’intestino umano; possono trovarsi nella catena alimentare e generare infiammazioni cronicizzate. I saprofiti invece sono batteri normalmente presenti nel colon e innocui alle giuste proporzioni. La loro sovracrescita può portare alla presenza di fenomeni quali meteorismo, cattiva digestione, colite o stipsi. I probiotici rappresentano infine i batteri benefici per l’intestino, utili per la digestione degli alimenti, nella generazione di vitamine e nutrienti e necessari per la corretta risposta immune. Gli esami proposti da Functional Point vanno a indagare e quantificare la presenza di tutti questi microrganismi, per poter così intervenire a modificare l’eventuale disequilibrio presente. A chi vi rivolgete? I test e la consulenza scientifica del Laboratorio sono nati per medici e farmacisti, ma oggi ci rivolgiamo direttamente anche al cittadino, che può avvalersi della nostra équipe
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Realtà salute
Stress: conoscerlo per sconfiggerlo ∞ a cura DI FRANCESCA DOGI
Si chiama RICCO ed è un percorso nuovo e innovativo pensato per imparare a conoscere, prevenire e gestire lo stress. E vivere meglio. Talmente innovativo da essersi guadagnato il Premio Innovazione 2017 di AiFOS (Associazione italiana formatori e operatori della sicurezza sul lavoro), la più importante associazione professionale del settore. Ne parliamo con l’ideatore, Francesco de Lucia, socio di Cres Italia, Centro di Formazione la cui mission è supportare le organizzazioni desiderose di adottare o implementare sistemi interni per la gestione della qualità dei propri processi, della sicurezza e della medicina del lavoro.
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Partiamo dalla scelta del nome. Perché RICCO? RICCO è l’acronimo che riunisce le iniziali di cinque parole: Respirazione, Inventarsi il buon umore, Concentrazione (Yoga), Comunicazione, Organizzazione. Si tratta di un nuovo modo di fare formazione che ha come obbiettivo approfondire le cause, le conseguenze e soprattutto le possibili soluzioni per prevenire e gestire lo stress, affinché non diventi cronico. Come è nata l’idea? Dalla consapevolezza di essere una società di soggetti gravati da stress. Di fatto tutti siamo o quantomeno ci sentiamo stressati, spesso nemmeno sapendo bene cosa signifi-
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chi. Da qui l’idea di dare qualche strumento: non basta sapere cosa sia lo stress, è importante sapere che alcune cause scatenanti si
Lo stress può diventare la tua ricchezza. Bisogna saperlo conoscere e gestire” possono prevedere e prevenirne le ricadute dannose e, negli altri casi, è possibile gestire lo stress a proprio vantaggio (ndr: un po’ come cavalcare un’onda dove fare surf). Sulla base dei costi ormai accertati dello stress (vedi box), abbiamo impostato un lavoro durato due anni grazie al quale riteniamo di aver acquisito esperienza, testando metodi diversi per la gestione dello stress e dando l’opportunità a ognuno di sviluppare il percorso maggiormente mirato alle proprie esigenze. In cosa consiste in concreto? In un percorso di cinque tappe, ciascuna di quattro ore, che approfondiscono le cinque componenti dell’acronimo RICCO. Una sorta di “tagliando” per recuperare le nostre forze ed energie.
A chi si rivolge e con quali propositi? A imprenditori, manager e professionisti che desiderano approfondire tecniche e strumenti pratici per aumentare la produttività e la salute del singolo e dell’organizzazione. Ma può essere utile a tutti coloro vogliano approfondire e gestire il fenomeno.
Lo stress? Un costo anche per le aziende I costi sociali derivanti dallo stress lavoro e dai rischi psicosociali attraverso i sistemi sanitari e assicurativi pubblici, che gli Stati pagano sono straordinari. Una recente ricerca riportata nel report Eu-Osha ha stimato che soltanto lo stress lavoro correlato costa all’Europa circa 617 miliardi di euro all’anno. Senza considerare che lo stress lavoro-correlato e i problemi psicosociali provocano un aumento dei tassi di assenteismo e ricambio del personale, oltre che una riduzione della produttività e del rendimento.
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Calvizie addio con il trapianto di capelli Un intervento non invasivo con risultati visibili da subito ∞ a cura DI FRANCESCA DOGI
«La calvizie è un problema a decorso lento ma costante e imprevedibile. Ci sono anche casi in cui la caduta dei capelli è scatenata da patologie come ad esempio la mancanza di ferro, i disturbi tiroidei, il lichen planopilaris e l’alopecia areata, ma la causa di perdita dei capelli può essere anche lo stress in grado di innescare la caduta di capelli già geneticamente programmata». Chi parla è il dottor Luca Lungo Vaschetto, chirurgo del Centro M.R. di Gorle, struttura che da tempo dedica grande attenzione ai problemi di perdita di capelli e calvizie, proponendo tecniche innovative ed efficaci per risolverli come l’autotrapianto di capelli. Dottor Vaschetto, cosa si può fare per arrestare la caduta dei capelli? Un consulto specialistico in questi casi rappresenta il modo migliore per analizzare il proprio caso in
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Non solo per gli uomini Anche le donne ne soffrono con percentuali che sfiorano il 40% e tendenzialmente si manifesta con diradamento e assottigliamento dei capelli che incidono in modo negativo sulla psiche di chi ne è affetto.
maniera approfondita e individuare il percorso di risoluzione più opportuno. Spesso, infatti, il primo approccio alla calvizie è inesatto o addirittura controproducente: per arginare il problema si tende a sperimentare metodi fai da te inefficaci o prodotti farmacologici che possono produrre effetti collaterali o risultati indesiderati.
inferiori. Trattandosi di un intervento chirurgico, i risultati si ottengono quando ci si rivolge a professionisti con provata esperienza, che operano quotidianamente seguendo aggiornamenti costanti e in team con altre figure specializzate. Tutti questi fattori contribuiscono al buon esito dell’intervento garantendo la sicurezza del paziente.
L’autotrapianto come cura quindi? In passato il trapianto di capelli era considerato, erroneamente, come “cura della calvizie o alopecia”. Il trapianto di capelli non cura però la calvizie. Il suo obbiettivo è quello di coprire esteticamente le zone dove si sono persi i capelli, e lo fa concretamente, senza interagire in alcun modo con il problema che genera l’alopecia.
È un intervento invasivo? È poco invasivo e non necessita di prericovero e degenza. Anche i tempi sono ridotti: l’intervento si svolge in una sola mezza giornata e i risultati sono visibili fin da subito».
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In cosa consiste? Per l’autotrapianto di capelli esistono due tecniche: la prima è la tecnica Fut che prevede l’escissione di una losanga prelevata chirurgicamente dalla nuca e contenente fino a un massimo di 4000 unità follicolari, a seconda della densità per centimetro quadrato e della lunghezza. La seconda tecnica è la Fue e prevede l’estrazione delle singole unità follicolari senza necessità di effettuare il taglio sulla nuca. Con la prima tecnica si recuperano molte unità follicolari da impiantare in una sola seduta; nella seconda le unità follicolari prelevabili sono
Bergamo Salute anno 8 | n°42 Gennaio | Febbraio 2018 Direttore Editoriale Elena Buonanno Direttore Responsabile Daniele Gerardi Redazione Rosa Lancia redazione@bgsalute.it Grafica e impaginazione Nello Ruggiero nello.ruggiero@marketingkmzero.it Fotografie e illustrazioni Shutterstock, Adriano Merigo Stampa Elcograf S.p.A Via Mondadori, 15 - 37131 Verona (VR) Casa Editrice Marketing km Zero Srls Via Broseta, 121 - 24128 Bergamo Tel. 035.258559 - Fax 035.209040 info@bgsalute.it - www.bgsalute.it Hanno collaborato Maria Castellano, Viola Compostella, Lella Fonseca, Alice Rota, Marina Rota, Giulia Sammarco
Comitato Scientifico • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • •
Dott. Diego Bonfanti - Oculista Dott.ssa Maria Viviana Bonfanti Medico Veterinario Dott. Rolando Brembilla - Ginecologo Dott.ssa Alba Maria Isabella Campione Medicina Legale e delle Assicurazioni Dott. Andrea Cazzaniga Idrologo Medico e Termale Dott. Marcello Cottini - Allergologo Pneumologo Dott. Giovanni Danesi - Otorinolaringoiatra Dott. Adolfo Di Nardo - Chirurgo generale Dott. Nicola Gaffuri - Gastroenterologo Dott.ssa Daniela Gianola - Endocrinologa Dott. Antoine Kheir - Cardiologo Dott.ssa Grazia Manfredi - Dermatologa Dott. Roberto Orlandi Ortopedico Medico dello sport Dott. Paolo Paganelli - Biologo nutrizionista Dott. Antonello Quadri - Oncologo Dott.ssa Veronica Salvi - Ostetrica Dott. Orazio Santonocito - Neurochirurgo Dott.ssa Mara Seiti - Psicologa - Psicoterapeuta Dott. Sergio Stabilini - Odontoiatra Dott. Giovanni Taveggia Medicina Fisica e Riabilitazione Dott. Massimo Tura - Urologo Dott. Paolo Valli - Fisioterapista
Comitato Etico • • • • •
Dott. Ernesto de Amici Presidente dell’Ordine dei Farmacisti di Bergamo Dott. Piero Attilio Bergamo - Oculista Dott. Luigi Daleffe - Odontoiatra Dott. Tiziano Gamba - Medico Chirurgo Beatrice Mazzoleni - Presidente IPASVI
Iscr. Tribunale Bergamo N°26/2010 del 22/10/2010 Iscr. ROC N°21019 © 2018. Tutti i diritti sono riservati. È vietata la riproduzione, anche se parziale, di qualsiasi testo o immagine. L’editore si dichiara disponibile per chi dovesse rivendicare eventuali diritti fotografici non dichiarati. I contenuti presenti su Bergamo Salute hanno scopo divulgativo e non possono in alcun modo sostituirsi a diagnosi mediche. I canali di distribuzione di Bergamo Salute • Abbonamento • Spedizione a diverse migliaia di realtà bergamasche, dove è possibile leggerla nelle sale d’attesa (medici e pediatri di base, ospedali e cliniche, studi medici e polispecialistici, odontoiatri, ortopedie e sanitarie, farmacie, ottici, centri di apparecchi acustici, centri estetici e benessere, palestre, parrucchieri etc.) • Distribuzione gratuita presso le strutture aderenti alla formula "Amici di Bergamo Salute".
Bergamo Salute è sempre con te: leggila integralmente dal tuo computer, tablet o smartphone www.bgsalute.it 82 | Bergamo Salute | Gennaio/Febbraio 2018
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