Meno fai-da-te e più consulenza Ma l’informal advice resta top
Gli italiani e le scelte d’investimento: chi cerca il supporto del professionista è passato in due anni dal 17% al 28% Eppure amici, colleghi e parenti sono ancora la fonte prima dei consigli
di Andrea GiacobinoNel 2021, secondo l’ultimo rapporto Consob sulle scelte d’investimento dei nostri connazionali, è aumentata la percentuale di famiglie italiane che cerca il supporto di un professionista per le proprie scelte d’investimento (28% contro 17% nel 2019). È diminuita, invece, la quota dei decisori finanziari che prediligono gestire autonomamente gli investimenti (31% contro 42% nel 2019), mentre l’informal advice (ossia l’affidamento a parenti/ amici/colleghi) rimane lo stile d’investimento più diffuso (37%). Tra gli investitori che ricercano il supporto di un professionista è più frequente, rispetto a quanti adottano altri stili d’investimento, il possesso di fondi comuni d’investimento, gestioni patrimoniali, azioni quotate e prodotti assicurativi. Nell’ambito della componente longitudinale degli investitori riferita agli anni 2019-2021, è possibile distinguere coloro che hanno ricercato il supporto del professionista solo dopo lo scoppio della crisi Covid-19 nel biennio 2020-2021 (new advisees) dagli investitori che si sono stabilmente affidati a un professionista nei tre anni considerati (panel advisees).
In particolare, i new advisees si caratterizzano in media per un livello più basso di alfabetizzazione rispetto ai panel advisees (la quota di individui con un punteggio di financial knowledge superiore alla mediana è rispettivamente il 64% e l’80%), sebbene
caratterizzati più di frequente da competenze digitali elevate (70% a fronte del 65%). La conoscenza degli investimenti sostenibili è più diffusa tra quanti hanno un rapporto consolidato con il consulente (48% a fronte del 16% nel gruppo dei new advisees). Con riguardo all’interazione consulente-cliente, lo scorso anno è aumentata la quota degli investitori che riferiscono di aver avuto un contatto su iniziativa del proprio professionista (39% dal 29% nel 2020), mentre è diminuita la percentuale di quanti dichiarano di averlo richiesto (28% dal 35% nel 2020). Le interazioni sono finalizzate al controllo dell’andamento degli investimenti e al ribilanciamento del portafoglio rispetto alla congiuntura del mercato. Tutto bene, quindi? Non proprio. Alla luce dell’attuale contesto economico, infatti, oltre il 36% degli intervistati non sa come impiegare le proprie disponibilità, secondo i dati dell’Osservatorio Consob contenuti nel Rapporto, rilevati a giugno 2021 sulla base di un questionario elaborato dalla Commissione e somministrato da GfK Italia a un campione di circa 2.700 individui, rappresentativi della popolazione dei decisori finanziari italiani. Infine il 28% degli italiani, secondo il Rapporto, utilizza servizi finanziari online più di quanto facesse prima della pandemia.
*direttore responsabile | giacobino@bfcmedia.com @andreagiacobin1 | andreagiacobino.wordpress.com
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anno XII - numero 3 - marzo mensile registrato presso il Tribunale di Milano n. 3 del 4 gennaio 2011
Editrice BFC Media S.p.A. Via Melchiorre Gioia, 55 - 20124 Milano Tel. (+39) 02.30.32.11.1 Fax (+39) 02.30.32.11.80 info@bluefinancialcommunication.com www.bluefinancialcommunication.com
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Opinioni
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Hanno collaborato Andrea Barzaghi, Edoardo Blosi, Sara Mortarini, Daniel Settembre, Matteo Sportelli, Francesca Vercesi
Graphic design Paolo Di Stefano distefano@bfcmedia.com
Fotografie di Fabio Milanesi by Laila Pozzo copertina e intervista nelle pagine 12-13-14
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Bianca
Savoia,
Arpe inciampa nelle scarpe
Ammessa al concordato con riserva un’azienda di abbigliamento controllata dal fondo Sator
Dopo il poco felice investimento nella quotata ePrice, il fondo di private equity Sator costituito e guidato da Matteo Arpe (nella foto) inciampa nel fashion.
Commissario in arrivo
Recentemente, infatti, Sara Marzialetti, giudice del tribunale di Fermo, ha nominato Claudio Cannella commissario di L’Autre Chose, ammessa al concordato con riserva. È la società marchigiana nata nel 1959 che produce abbigliamento, accessori e calzature
Perdite milionarie per la società con la crisi legata alla pandemia
Sequestri per Semeraro
Il buco da 52 milioni di euro che gli è costato anche gli arresti
domiciliari ordinari dalla procura di Velletri per bancarotta fraudolenta e reati tributari arriva ai piani alti del gruppo del patron dei mobili Giovanni Semeraro, classe 1949 nativo di Ostuni.
Maria Luisa De Rosa, giudice del tribunale di Roma, ha nominato Luca Gratteri commissario della Franciacorta Red ammessa al concordato con riserva. La società è controllata per il 62,6% dalla Franciacorta Real Estate Development e per il restante 37,3% dalla lussemburghese Semeraro Real Estate Lux. Il ricorso spiega che il capitale è stato messo sotto sequestro preventivo su richiesta della GdF. Il bilancio 2020 s’è chiuso cumulando perdite per oltre 90 milioni con il patrimonio netto in negativo per 45 milioni.
per donna, di cui Sator e il fondo detengono il 95% mentre il restante 5% è del direttore creativo Nicolò Beretta, fondatore di “Giannico”, l’altro marchio di proprietà. L’azienda, in cui Sator entrò a partire dal 2013 rilevando poi progressivamente le quote della famiglia Boccaccini, è stata fortemente penalizzata dalla pandemia e dalla chiusura dei negozi: pre-Covid, infatti, i ricavi ammontavano a circa 15 milioni di euro, crollati a 10,8 milioni nell’esercizio chiuso a marzo del 2021 che ha evidenziato una perdita di 4,3 milioni seguita a quella di 3,3 milioni del bilancio precedente, oltre a una rivalutazione di 4,6 milioni dei due marchi (L’Autre Chose e Giannico) resa possibile dal Decreto Agosto del governo Conte.
Disequilibrio nei conti La situazione allo scorso settembre ha però segnato ricavi inferiori a 3 milioni (sotto il budget) e un ebitda negativo per 2,5 milioni e nei primi 8 mesi del nuovo esercizio la perdita salita a 6,8 milioni ha intaccato il capitale, ripristinato lo scorso gennaio dai soci mediante trasferimento a riserva del finanziamento. Il ricorso dei legali specifica che “la situazione finanziaria continua però a presentare aree di disequilibrio”, rendendo necessario rivisitare il business plan, puntando sulle vendite online. Di qui la richiesta di procedura per presentare un piano in continuità aziendale per salvaguardare anche i circa 70 posti di lavoro.
A. G.
Polpette ecceziunali
Abatantuono rafforza gli investimenti nella ristorazione
di Alessandro RossiDiego Abatantuono (nella foto) si rafforza nel business dei ristoranti specializzati in polpette. Qualche settimana fa, infatti, a Torino davanti al notaio Giuseppe D’Aloia sono stati registrati due atti di cessioni di quote attraverso i quali il noto attore è salito dal 10% al 30% e dal 10% al 28,3%, rispettivamente, di Italian Meatball Company e di The Meatballs Family.
Soci in uscita
A vendere ai soci restanti sono stati gli azionisti Roberto Galli e Michela Canevari che delle due società possedevano rispettivamente il 33% e il 45% (Galli) e il 18% in entrambe per la Canevari. A rilevare le azioni sono stati appunto gli altri soci che oltre ad Abatantuono in Italian Meatball Company sono Nadir Malagò (30%), Giulio Morbelli e Stefano Moccagatta
ciascuno col 15% e la F&L di col restante 10%. I soci di The Meatballs Family sono gli stessi: Malagò col 28,3%, Morbelli e Moccagatta ciascuno col 14,1% e F&L col 15%. Il brand, lanciato nel 2013, vede locali a Milano e Roma. A. G.
Niko Romito vende “pane e caffè”
Riassetto per lo Spazio Niko Romito, il bar e cucina in piazza Verdi a Roma ideato dall’omonimo noto chef (nella foto). Nella capitale davanti al notaio Vittorio Occorsio, è stato registrato un contratto di cessione di ramo d’azienda con cui la Italia Cibum spa in liquidazione ha ceduto il ramo d’azienda “pane e caffè” sito all’interno del locale, alla Oltre srl che ne era già affittuaria. Tra gli asset ceduti anche la licenza d’uso del marchio “Spazio Un progetto della Niko Romito Formazione”, il tutto per un controvalore di 1,02 milioni di euro. La Oltre srl è controllata dallo stesso Romito mentre socio di controllo di Italia Cibum è la Piazza Verdi srl nel cui capitale, oltre a una quota schermata da Arepo Fiduciaria, il giornalista Bruno Vespa e i figli Alessandro e Federico A. G.
L’incertezza della ripresa economica post-pandemia non mina il sentiment ottimista degli italiani nel mondo del lavoro. Che, nonostante le ovvie difficoltà emerse negli ultimi mesi, guardano con rinnovata sicurezza a nuovi scenari lavorativi. In questo quadro la tecnologia, come evidenzia l’ultima ricerca LinkedIn, oltre ad aver aiutato i lavoratori italiani ad adattarsi a una nuova routine, li ha trasformati in persone più sicure delle proprie capacità. Una condizione che li ha portati a riflettere su quali fossero veramente i loro bisogni lavorativi. Secondo la ricerca LinkedIn, questa maggiore fiducia in se stessi e nelle proprie capacità sta spingendo il desiderio degli italiani di cambiare lavoro. Più della metà (54%) degli intervistati sta considerando un cambiamento già nell’anno in corso. Il 59% dei rispondenti ha dichiarato che la maggiore flessibilità e l’opportunità di avere modelli di lavoro ibridi da parte di molte aziende sono fattori determinanti nel considerare nuove opportunità di lavoro, in aggiunta a questa percentuale vi è un ulteriore 21% che ha affermato di trovarsi fortemente d’accordo con questa affermazione. In particolare, quasi 3 lavoratori intervistati su 10 (28%) hanno affermato che la maggiore diffusione del lavoro flessibile li ha resi più fiduciosi nel pensare di provare un nuovo ruolo e in simile percentuale (30%) hanno dichiarato che grazie a questi nuovi modelli sono persino spinti a provare una nuova carriera. Quasi la metà (48%) prenderebbe in considerazione l’idea di cambiare la sua posizione lavorativa attuale per una con un salario maggiore. Il 38% lo farebbe per un migliore equilibrio tra la vita personale e quella lavorativa.
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Gennaio 2022.|
Il digitale ha un volto umano
di Edoardo BlosiNel panorama bancario, FinecoBank è stata probabilmente la realtà che ha anticipato con maggiore convinzione, durante i suoi oltre 20 anni di storia, lo scenario attuale che sta premiando lo sviluppo digitale. E Fabio Milanesi, uno dei suoi manager di più lungo corso che ricopre le cariche di vice direttore generale e di responsabile Global Banking Services, è la persona che ha seguito passo dopo passo questo cammino tecnologico, accompagnandone la continua trasformazione fino al modello attuale, che si sta rivelando fondamentale per il raggiungimento di risultati eccellenti.
Partiamo da quest’ultimo aspetto: quali sono le caratteristiche del modello Fineco che si sono rivelate più efficaci a suo parere?
Sicuramente essere nati con un modello digitale è stato fondamentale. Tuttavia non abbiamo mai creduto che la tecnologia da sola potesse essere sufficiente, e per questa ragione il suo utilizzo è sempre stato pensato con due obiettivi: offrire una user experience di livello elevato, e migliorare produttività ed efficienza operativa, semplificando sempre di più i processi per la nostra rete di consulenti e per la banca.
La sinergia tra la relazione umana e il digitale è una soluzione alle difficoltà legate alla pandemia, o è ormai in ogni caso indispensabile?
Per noi è un elemento innato e irrinunciabile, perché migliora anche la trasparenza per i nostri clienti. Oggi tornare indietro, limitando le opportunità offerte dal mondo digitale, sarebbe equivalente a togliere un servizio a una clientela ormai abituata alla possibilità di scegliere.
I clienti sono sempre più interessati ai temi legati alla sostenibilità. Il vostro approccio tecnologico va anche in quella direzione?
La sostenibilità è da sempre parte integrante dei nostri processi, e mi riferisco sia agli aspetti ambientali che a una visione più ampia. Il digitale ci ha permesso da diversi anni di fornire servizi in una modalità più ecologica, tanto che siamo stati tra i primi a eliminare l’impatto dell’utilizzo e del trasporto della carta. Oggi quell’efficienza su cui insistiamo si sta rivelando decisiva per consentirci di crescere senza imporre maggiori costi ai clienti: crediamo che una piena sostenibilità debba includere anche questo aspetto.
Citavamo poco fa il ruolo di Fineco come precursore della digitalizzazione nel settore bancario. Questo vantaggio potrà durare nel tempo o assisteremo a un livellamento verso l’alto?
Sono convinto che nel medio periodo ci sarà un miglioramento generale dei
Milanesi (FinecoBank): “La nostra tecnologia al servizio della clientela e della rete dei consulenti”
La sostenibilità è da sempre fondamentale nei nostri processi Siamo stati tra i primi a eliminare l’impatto dell’utilizzo e del trasporto della carta
servizi, inevitabile se consideriamo la massa degli investimenti previsti in Italia per la trasformazione digitale. Sia chiaro, questa per noi è un’ottima notizia: non solo conferma la bontà della scelta che ci ha portato a percorrere per primi quella direzione, ma sposta il terreno del confronto su qualità ed efficienza, cioè i nostri punti di forza. Metteremo tutto il nostro impegno e passione per mantenere questo vantaggio.
Continuerete a sviluppare internamente la vostra tecnologia?
Sì, perché siamo convinti che avere il controllo di ogni fase, dall’analisi alla realizzazione, sia determinante per il successo. La tecnologia che sviluppiamo internamente e che mettiamo a disposizione dei nostri clienti e consulenti ci consente di raggiungere un livello molto alto di soddisfazione e di tenere sotto controllo i costi. Oggi l’inflazione nel settore dell’Information Technology sta causando un’impennata dei prezzi per tutto il comparto tecnologico, da cui noi siamo in buona parte protetti proprio grazie alla scelta di realizzare interamente in-house le nostre piattaforme.
Come siete riusciti a convincere i vostri consulenti dell’utilità di un utilizzo intensivo del digitale? Non è stato complicato, soprattutto di fronte alla consapevolezza dei vantaggi che si possono avere migliorando produttività e qualità, e all’apprezzamento da parte dei clienti. Anzi, oggi sono gli stessi consulenti che ci segnalano gli aspetti da migliorare.
Quali linee guida avete seguito nell’introdurre l’automatizzazione nella consulenza?
Siamo partiti dalla centralità della gestione del risparmio: la sua tutela per noi rappresenta una vera e propria responsabilità sociale. Oggi anche i regolatori pongono sempre maggiore attenzione sul tema, e il rispetto di tutte le norme sarebbe difficilissimo senza modalità automatiche. Il nostro obiettivo è semplificare l’accesso ai servizi per i risparmiatori e liberare i consulenti dagli aspetti più burocratici, consentendo loro di concentrarsi sulle componenti a maggiore valore aggiunto.
Si parla spesso di big data come punto di forza per capire le
preferenze dei clienti. Fineco pensa di utilizzarli?
Fa un po’ sorridere come il termine Big Data venga citato spessissimo, ma senza chiarire come possano realmente essere usati questi dati. Anche su questo fronte la regolamentazione sta diventando sempre più stringente, a mio parere correttamente. Fineco ha scelto di adottare un approccio pragmatico: li usiamo per evitare di essere invasivi nei confronti della clientela, segmentando le informazioni e destinando a ciascun cliente solo ciò a cui riteniamo possa essere maggiormente interessato.
La digitalizzazione espone a nuovi rischi, legati alla sicurezza informatica. Quali contromisure avete attuato?
Essendo nati come banca digitale, dall’inizio i rischi informatici sono stati la nostra priorità. Anche in questo ambito abbiamo sviluppato internamente dei sistemi e procedure per contrastare sia cyber-attacks sia tentativi di frode. Questo è un ulteriore vantaggio di uno sviluppo interno della tecnologia, perché analizziamo dall’inizio sistemi che ci consentano un’elevata sicurezza.
La sede di FinecoBank a MilanoIl patrimonio è aumentato grazie ai mercati molto favorevoli, ma soprattutto per una raccolta che si mantiene piuttosto tonica
di Gianluigi Raimondi
Le maggiori banche-reti hanno archiviato lo scorso esercizio con crescite in molti casi record. Ecco di seguito nel dettaglio, caso per caso, i numeri preliminari relativi ai risultati.
Fideuram ISPB
Fideuram Intesa Sanpaolo Private Banking ha chiuso il 2021 con masse amministrate per 341,2 miliardi di euro, in aumento del 12% rispetto all’anno precedente segnando il livello più elevato nella storia del gruppo.
Commissioni nette
2,1 miliardi
Utile netto 1,1 miliardi
Masse gestite 341 miliardi
Raccolta netta 15,7 miliardi
Una crescita realizzata, ha fatto notare il management, “sia grazie al risultato della raccolta netta, pari a 15,7 miliardi, sia per effetto della performance di mercato, che ha inciso positivamente sui patrimoni per 21,8 miliardi. L’analisi per aggregati evidenzia poi come la componente di risparmio gestito abbia avuto un peso del 65% delle masse amministrate, anche grazie all’attività dei private banker del gruppo (in tutto 6.594 con un portafoglio medio pro capite di 52 milioni di euro) che hanno orientato i flussi di risparmio della clientela verso prodotti a più elevato contenuto consulenziale. Nel 2021 l’attività delle reti distributive ha poi registrato la migliore performance commerciale di sempre con una raccolta netta di oltre 15,7 miliardi, il 20% in più sul 2020.
Le commissioni nette sono ammontate 2,1 miliardi, in aumento del 9% rispetto al saldo 2020. Certo, il margine di interesse, pari a 212 milioni, ha evidenziato una flessione di 39 milioni, principalmente a causa della minore redditività degli attivi derivante dal calo dei rendimenti di mercato e i costi operativi netti (829 milioni) sono risultati in amento del 4%.
Ma il cost/income ratio è sceso al 35% dal 36% del 2020 e il risultato della gestione operativa si è attestato a 1,5 miliardi (+8%). Soprattutto poi l’utile netto consolidato è salito del 35% a 1,1 miliardi. L’incremento include, per 164 milioni, la plusvalenza netta realizzata con la cessione del Ramo Banca depositaria e Fund Administration di Fideuram Bank (Luxembourg).
Ma anche al netto di questa componente non ricorrente, l’utile netto si sarebbe attestato a 937 milioni, in crescita
del 15%, rappresentando comunque anche in questo caso il miglior risultato di sempre. Da notare inoltre come i coefficienti patrimoniali si posizionano al di sopra dei livelli minimi richiesti dalla normativa con un Common Equity Tier 1 ratio del 13,6% e un Total Capital ratio al 13,8%. “I risultati del 2021”, ha fatto notare Tommaso Corcos, amministratore delegato e direttore
CONSULENTI FINANZIARI
LA FORZA DELLA RETE DELLA GALASSIA FIDEURAM ISPB
generale di Fideuram ISPB, “confermano la bontà del nostro modello di servizio vincente nel mondo della consulenza finanziaria: con 341 miliardi di masse amministrate, una raccolta netta di quasi 16 miliardi e con un contributo positivo, sempre più rilevante, dal risparmio gestito siamo leader riconosciuti in Italia e tra le prime private bank in Europa. Il nuovo piano d’impresa di Intesa Sanpaolo pone poi l’attenzione sull’attività del private banking, come una delle principali leve di crescita dell’intero gruppo. Sostenibilità, qualità di risposta ai bisogni di una clientela sofisticata, supporto all’economia reale, digitalizzazione e internazionalizzazione sono i pilastri sui quali si baseranno le nostre strategie di sviluppo”.
I RISULTATI DEL 2021 CONFERMANO LA BONTÀ DEL NOSTRO MODELLO DI SERVIZIO, VINCENTE ALL’INTERNO DEL MONDO DELLA CONSULENZATOMMASO CORCOS amministratore delegato e direttore generale di Fideuram Intesa Sanpaolo Private Banking
NEI PERIODI
DI INDECISIONE BISOGNA SAPER DECIDERE.
I big data, i megatrend, l’intelligenza artificiale possono dirci molto sul futuro degli investimenti. Ma quando accade l’imprevedibile – come negli ultimi 18 mesi – l’elemento umano fa ancora la differenza. Grazie a un team di gestione dedicato e a una strategia basata sulla velocità di pensiero, nell’ultimo anno ANIMA ALTO POTENZIALE EUROPA
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Avvertenze: Prima di adottare qualsiasi decisione di investimento, è necessario leggere il Prospetto, il Documento contenente le informazioni chiave per gli investitori (il “KIID”), e il modulo di sottoscrizione, così come il Regolamento di gestione. Questi documenti, che descrivono anche i diritti degli investitori, possono essere ottenuti in qualsiasi tempo, gratuitamente sul sito web della Società di gestione (www.animasgr.it) e presso i Soggetti incaricati della distribuzione. È inoltre possibile ottenere copie cartacee di questi documenti presso la Società di gestione del Fondo su richiesta. I KIID sono disponibili nella lingua ufficiale locale del paese di distribuzione. Il Prospetto è disponibile in italiano. I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri. Il collocamento del prodotto è sottoposto alla valutazione di appropriatezza o adeguatezza prevista dalla normativa vigente. ANIMA Sgr si riserva il diritto di modificare in ogni momento le informazioni riportate. Il valore dell’investimento e il rendimento che ne deriva possono aumentare così come diminuire e, al momento del
inferiore rispetto a
Proseguendo, Banca Mediolanum ha terminato lo scorso esercizio con un utile netto di 713,1 milioni di euro in aumento del 64% sul 2020 “grazie”, fanno notare dall’istituto, “alla crescita strutturale del business ricorrente e al contributo di tutte le linee di business, con un margine operativo che ha raggiunto i 502,6 milioni in aumento del 29% e che riflette una forte efficienza operativa”. La raccolta netta, record per i prodotti gestiti, ha poi contribuito a portare le commissioni ricorrenti a salire del 19% a 1,46 miliardi. In ascesa anche il margine da interessi (270,2 milioni, +9%), sostenuto dalle erogazioni alla clientela e dal minore costo della raccolta retail rispetto al 2020. Ancora, il totale delle masse gestite e amministrate ha raggiunto i 108,36 miliardi, con un incremento del 16%. “Decisivo, in questo caso”, fa notare il management, “il contributo della raccolta netta totale e della performance positiva dei mercati nel corso dell’anno”. Gli impieghi alla clientela retail del gruppo si attestano
a 14,38 miliardi (+18%) e l’incidenza dei crediti deteriorati netti sul totale è stata dello 0,74%. Il Common Equity Tier 1 Ratio, pari al 20,9%, rappresenta un livello di eccellenza che tiene peraltro conto della distribuzione di dividendi per 427 milioni. I risultati commerciali, pari a 13,24 miliardi, hanno poi superato del 21% quelli del 2020, battendo i record di ogni linea di business. In particolare: la raccolta netta totale è stata positiva per 9,18 miliardi (+19%). Il numero dei family banker al 31 dicembre 2021 era di 5.762 unità e il totale dei clienti si è attesto a 2.302.300, in aumento del 6% anno su anno. Da notare poi che è stato proposto all’assemblea degli azionisti un saldo dividendo di 0,35 euro per azione, pari a circa 258 milioni di euro, composto da 0,23 euro di saldo dividendo base e 0,12 di dividendo speciale. Considerando l’acconto di 0,23 distribuito a novembre, il dividendo complessivo proposto per l’esercizio 2021 ammonta a 0,58 euro per azione, per un totale di circa 427 milioni. Infine, quale concreto riconoscimento per la brillante performance del gruppo nell’anno appena concluso, il management ha annunciato che sarà erogato a marzo un bonus straordinario di 2mila euro a ciascuno degli oltre 3.300 dipendenti e ai 5.762 family banker. “Non potevamo celebrare in altro modo il 40esimo compleanno del gruppo Mediolanum, se non con il miglior anno della nostra storia”, ha affermato l’amministratore delegato Massimo Doris, “mio padre sarebbe stato infinitamente fiero dell’anno record appena archiviato”.
NON POTEVAMO CELEBRARE MEGLIO IL NOSTRO 4OESIMO COMPLEANNO, MIO PADRE NE SAREBBE SICURAMENTE FIERO
MASSIMO DORIS amministratore delegato di Banca Mediolanum
Commissioni ricorrenti 1,46 miliardi
Utile netto 713 milioni Raccolta netta 9,18 miliardi
Masse totali 108,36 miliardi
GIAN MARIA MOSSA amministratore delegato di Banca Generali
Ricavi totali 779 milioni
Utile netto 323 milioni
Raccolta netta 7,7 miliardi
Masse totali 85,7 miliardi
Banca Generali
Ancora, Banca Generali ha archiviato il 2021 con un utile consolidato di 323,1 milioni di euro, in crescita del 18% segnando un nuovo record storico. Nel dettaglio, la componente ricorrente si è attestata a 176,6 milioni (+15%) grazie in primis a un deciso sviluppo delle masse (85,7 miliardi, +15%), alla gestione dei costi e alla scalabilità del modello di business. La posizione patrimoniale si è poi confermata solida e ben superiore ai requisiti specifici fissati per la società da Banca d’Italia, nell’ambito del periodico processo di revisione e valutazione prudenziale (SREP). Analizzando poi nel dettaglio i risultati, il margine di intermediazione è salito del 26,2% a 779,3 milioni beneficiando in particolare della crescita a doppia cifra delle commissioni nette. Il margine finanziario si è attestato a 112 milioni (+2,2%) in scia ai proventi legati all’attività di tesoreria. Le commissioni nette totali sono salite a 667,3 milioni (+31,4%) con un aumento significativo a livello di commissioni nette ricorrenti a 446,8 milioni (+22%). La crescita delle commissioni ricorrenti è stata favorita dalla dinamica delle masse e dal miglioramento della loro composizione che si è riflesso nelle commissioni lorde di gestione (804,3 milioni, +19%).
A queste si è sommato poi l’incremento delle commissioni bancarie e d’ingresso (138,3 milioni, +29%), supportate dalle iniziative di diversificazione legate ai servizi di consulenza evoluta, al collocamento di prodotti strutturati e al contributo dalle attività di negoziazione per il retail, che complessivamente hanno generato 79 milioni (+32%), superando ampiamente gli obiettivi
del piano. “La professionalità dei nostri banker e la dedizione di tutte le persone di banca hanno permesso di stare vicini alle famiglie in un momento complesso e questo ci viene sempre più riconosciuto dal mercato”, ha affermato l’amministratore delegato dell’istituto, Gian Maria Mossa, “dietro le persone si conferma poi l’efficienza operativa e gestionale e l’efficacia di un’offerta unica che hanno spinto la banca verso nuovi picchi di redditività, solidità patrimoniale e crescita dimensionale. La sostenibilità del nostro modello di business si evince non solo dai numeri, ma soprattutto dal consenso e dalla fiducia che ci arriva dalla clientela e tutto questo si traduce in un ritorno per tutti gli azionisti sempre più marcato”.
BANKER
LA COMPOSIZIONE DELLA RETE DI BANCA GENERALI
FinecoBank
Bene poi pure FinecoBank, che ha chiuso il 2021 con un utile netto cresciuto del 7,6% a 349,2 milioni di euro e i ricavi totali per 804,50 milioni (+7,4%). Il cost/income ratio è ora al 32,2%, il Cet1 al 18,8% e i Total financial asset si attestano a 107,9 miliardi di euro, in crescita del 17,7% rispetto a dicembre 2020. Il saldo della raccolta
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LA FORZA COMMERCIALE DELLA RETE DI FINECOBANKUn percorso che si fonda su qualità dell’offerta, efficienza operativa, ma soprattutto su un approccio orientato a trasparenza e grande rispetto del cliente. Insieme ai nostri consulenti, abbiamo sviluppato una serie di iniziative volte a stimolare i nostri clienti con strategie di investimento efficienti, innovative e di lungo periodo per investire la liquidità.
gestita risulta pari a 55,5 miliardi, in rialzo del 22,2%, il saldo della raccolta amministrata è 23 miliardi (+25,4%) e quello della raccolta diretta è ammontato a 29,5 miliardi (+5,3%). Nel 2021 la raccolta è stata pari a 10,7 miliardi (+14,7%), confermandosi a detta del management “solida, di grande qualità e ottenuta senza fare ricorso a politiche commerciali di breve periodo e con un asset mix positivamente orientato verso il risparmio gestito, pari a 7,3 miliardi (+69,8%)”. La raccolta nel 2021 tramite la rete di consulenti finanziari è stata pari a 9,9 miliardi di euro. Al 31 dicembre 2021 la rete dei consulenti finanziari era composta da 2.790 unità, distribuite sul territorio con 424 negozi finanziari (Fineco Center). Nel 2021 sono stati acquisiti 112.091 nuovi clienti, in crescita del 19,1% rispetto al 2020. Il numero dei clienti totali al 31 dicembre 2021 è di 1.428.170. “Fineco archivia il 2021 con una crescita molto robusta, con utile e ricavi record”, ha dichiarato Alessandro Foti, amministratore delegato e direttore generale di FinecoBank, “risultati che confermano un ulteriore cambio di passo nel nostro percorso di crescita, rafforzato dall’efficacia e dalla solidità del nostro modello di business, in grado di affrontare ogni fase di mercato.
A questo si aggiunge il grande contributo di Fineco Asset Management che anche nel 2021 ha accelerato il suo percorso di crescita con un’ampia offerta di soluzioni di investimento e con risultati importanti, permettendo all’intero gruppo di essere posizionato nel modo migliore per cogliere le opportunità che si presenteranno nel corso del 2022.
I dati di raccolta di gennaio confermano da un lato la forte spinta verso il risparmio gestito, pur in un contesto di grande volatilità, e dall’altro il sempre maggiore interesse da parte della clientela verso l’interazione con i mercati attraverso la nostra piattaforma, che si è confermata leader in Italia nel segmento retail. Tutto questo ci fa guardare con ottimismo al 2022”.
ABBIAMO ARCHIVIATO IL 2021 CON UTILI E RICAVI RECORD, CHE CONFERMANO UN CAMBIO DI PASSO NEL NOSTRO PERCORSO
ALESSANDRO FOTI amministratore delegato e direttore generale di FinecoBank
Azimut
Infine, sulla base dei primi dati di sintesi e delle stime dei risultati del 2021 (i dati effettivi verranno annunciati il 10 marzo), Azimut prevede di chiudere lo scorso esercizio con il miglior utile netto consolidato della storia del gruppo, compreso tra 600 e 605 milioni di euro, superiore alla guidance fornita al mercato (pari a 350 - 500 milioni di euro). Nel 2021 Azimut ha registrato
Ricavi 804,5 milioni
Utile netto 349,2 milioni Raccolta netta 10,7 miliardi
Total Financial Asset 107,9 miliardi
IN TRE ANNI ABBIAMO GENERATO UTILI NETTI CUMULATI PER PIÙ DI 1,35 MILIARDI INVESTIREMO ANCORA NEL SETTORE FINTECH
GABRIELE BLEI amministratore delegato di Azimut Holding
Ricavi ricorrenti 1,4 miliardi
Utile netto 600-650 milioni
Raccolta netta 18,7 miliardi
Masse totali 83,2 miliardi
una raccolta netta di 18,7 miliardi di euro, raggiungendo così un patrimonio complessivo pari a 83,2 miliardi di euro, in progresso del +38% sul 2020.
Il patrimonio del business estero ha raggiunto il 40% del totale con una contribuzione all’Ebitda gestionale dell’estero stimata in circa 70 milioni di euro. Nell’anno appena concluso, fa poi notare il management, spiccano in particolare il segmento private markets, più che raddoppiato rispetto all’anno precedente toccando i 4,6 miliardi di euro di asset under management (rispetto a 2 miliardi di euro di fine 2020) grazie allo sviluppo di nuovi prodotti sia in Italia sia negli Usa. Azimut ha inoltre dato una forte spinta alle attività Fintech con il rafforzamento della partnership con Mamacrowd, la più grande piattaforma italiana di equity crowdfunding, con il 35% di quota di mercato, che permette di investire nelle migliori startup e pmi italiane, e dalle numerose altre iniziative nate nel 2021.
“Il triennio appena terminato”, ha affermato Gabriele Blei amministratore delegato del gruppo, “ha messo alla prova un management team con cinque amministratori delegati, durante una pandemia affrontata dai governi e dalle banche centrali con misure senza precedenti. In tre anni abbiamo generato utili netti cumulati per oltre 1,35 miliardi di euro, mentre i clienti hanno beneficiato di una performance media netta ponderata di oltre il 16% nello stesso periodo. La spinta all’internazionalizzazione, sia in termini distributivi che gestionali, grazie al global team, sono ormai un pilastro della crescita futura. La democratizzazione dell’economia reale in Italia e all’estero,
con 8,4% delle masse gestite, costituisce un ulteriore elemento di diversificazione, innovazione di prodotto e creazione di valore per clienti e azionisti. Gli investimenti nel fintech ci porteranno verso nuovi business e ad un ulteriore evoluzione del gruppo. Oggi dobbiamo guardare ad Azimut come una holding di partecipazioni, diversificata per attività e geografie, che come tale, ha al suo interno un valore inespresso che il mercato non ha ancora apprezzato. La dedizione e la passione delle persone che lavorano in Azimut, a cui va un grande ringraziamento, porterà il mercato a valorizzare correttamente la nostra società. Secondo le nostre stime basate su multipli di mercato locali così come transazioni di M&A nei rispettivi paesi, la somma delle parti delle attività all’estero, private markets, fintech e il business tradizionale valgono circa 8-10 miliardi di euro”.
CONSULENTI FINANZIARI
LA SQUADRA DI AZIMUT SUL MERCATO ITALIANO
ORA DI CAMBIARE
Capitale a
Messaggio
La nuova rotta di Enasarco
di Matteo Chiamenti“Abbiamo rimesso la chiesa al centro del villaggio”. Sono queste le prime parole che Alfonsino Mei (nella foto), neo presidente di Enasarco, si sente di dirci.
Dopo un periodo vissuto tra contenziosi, ricorsi, ordinanze, reclami e chi più ne ha più ne metta, la Fondazione da lui guidata ha infine raggiunto una nuova stabilità. È quindi l’occasione giusta per BLUERATING per dialogare con Mei e conoscere lo spirito con cui si prepara a questa nuova importante sfida; per lui, per Enasarco e per i consulenti, che non sono mai così al centro del futuro della Fondazione.
Come si sente alla luce di questi ultimi complicati mesi di “battaglia”?
Dopo che le cose sono state rimesse al loro posto, possiamo dire che la Fondazione finalmente ha una governance. Occorre una netta inversione di tendenza per ritornare alla missione originaria di Enasarco. Ripartiamo dall’art. 2 dello Statuto: la Fondazione Enasarco provvede alla tutela previdenziale obbligatoria integrativa dell’assicurazione generale obbligatoria in favore di coloro che svolgono attività di intermediazione comunque riconducibile al rapporto di agenzia; alla gestione dell’indennità di scioglimento del rapporto di agenzia nonché alla formazione, alla qualificazione professionale, all’assistenza sociale e alla solidarietà in favore degli iscritti.
Bisogna dare subito una risposta politico programmatica con tutte le forze che rappresentano la Fondazione anche quelle che oggi non sono rappresentate in cda.
Quali saranno i primi elementi programmatici sui quali si concentrerà la sua presidenza? Enasarco è una Fondazione che deve assolvere al suo compito di garantire i diritti alla sua base associativa, ovvero ai consulenti finanziari e agli agenti di commercio, oltre che alle mandanti garantendo, dunque, una serie di servizi. Vogliamo che Enasarco sia governata ancora dagli agenti e dai consulenti finanziari. Serve un cambiamento di rotta all’interno dell’Ente: lo spirito e l’obiettivo è la necessità di costituire una maggioranza ampia che garantisca trasparenza, la circolazione delle scelte e delle indicazioni. Nel tempo le funzioni istituzionali hanno lasciato il passo a logiche diverse, orientate a garantire il sostentamento della struttura in una logica di autoreferenzialità. Logiche che male si conciliano rispetto alla funzione mutualistica per cui è stata istituita Enasarco. Per questa legislatura della Fondazione Enasarco, proponiamo un programma finalizzato a garantire politiche di sostegno a favore degli iscritti. Una due diligence a fondo su tutte le scelte compiute, fare immediatamente luce sulla vendita degli immobili e sulle consulenze esterne,
Il nostro motto è trasparenza, efficienza, responsabilità Modificheremo lo Statuto e il Regolamento per rendere
la gestione
Alfonsino Mei presidente di Enasarco Mei: “Stop agli aumenti di contributi, gestione immobiliare e digitale tra le priorità”verificare la reale corrispondenza tra le azioni adottate e i veri interessi della Fondazione. Eliminazione dei 20 anni di contributi obbligatori, maggiore garanzia dell’anonimato per la denuncia di evasione, pensione simultanea Enasarco e Inps, contributi Enasarco anche per i giganti dell’e-commerce, sportello reclami riservato agli iscritti Enasarco, focus sui giovani agenti, recupero dei contributi dalle aziende estere e infine pensione Enasarco anticipata e quota 100. Inoltre, e non per ultimo, vogliamo aumentare la base contributiva.
Enasarco ha vissuto non poche tensioni interne al cda. Come spera di gestire questa complessità politica?
Costituiremo un tavolo per determinare la compartecipazione di tutti i consiglieri, e condivideremo un manifesto programmatico in nome della legalità e dell’innovazione. Il nostro motto è trasparenza, efficienza, responsabilità. Negli ultimi anni gli investitori istituzionali hanno notevolmente adeguato le loro policy
interne e le strutture organizzative, al fine di incrementare l’efficienza e la trasparenza nella gestione dei patrimoni loro affidati. Già nei primi provvedimenti assunti dall’attuale consiglio di amministrazione sono stati approvati all’ unanimità il piano degli obiettivi aziendali per il 2022, il progetto di budget per il 2022 e il Comitato investimenti e tutte le altre commissioni delle Fondazione.
Il consiglio di amministrazione, inoltre, ha adottato all’ unanimità il contratto integrativo aziendale a tutti i dipendenti della Fondazione Enasarco fino all’approvazione del nuovo.
Lei, in quanto membro storico anche di Anasf, rappresenta anche il volto dei consulenti finanziari in Enasarco. Cosa si sente di promettere a questa categoria professionale?
Sono numerosi i fronti su cui lavorare. Tra questi il problema che ha creato questo contenzioso e su cui concentrarsi sono le modifiche da apportare allo
Statuto e al Regolamento, per rendere più efficace la gestione e per tutelare al meglio le categorie rappresentate. I consulenti finanziari sono professionisti a 360 gradi che negli anni hanno assunto una valenza sempre più importante e fondamentale nel tessuto sociale, grazie alla gestione strategica delle risorse dei cittadini. Abbiamo quindi i titoli necessari per gestire con successo gli investimenti della Fondazione e, in particolare, quelli afferenti al campo immobiliare, un settore a oggi amministrato in modo disfunzionale. Il nostro fine è quello di creare strategie di investimento sostenibili ed efficienti, con riverberi positivi su tutti gli iscritti all’Ente. Iniziamo con il contenimento dei costi gestionali, al blocco degli aumenti dei contributi previdenziali, creare un fondo di formazione e digitalizzazione imprese-agenti, investire in strumenti di private equity e istituire anche un fondo di sostegno alle imprese preponenti ovvero alle aziende iscritte.
@MatteoChiamentiLa seconda vita da consulente
Calciatori, cestisti e un grande canottiere come Abbagnale. Campioni divenuti financial advisor
Seconda vita consulenti. Sono tanti
i volti più o meno famosi che, una volta terminata la loro prima carriera, decidono di intraprendere la strada della consulenza e iniziare così un nuovo percorso sia di vita, sia professionale. Una tendenza sviluppata soprattuto tra gli sportivi che, complice una breve carriera vissuta sempre al top, si ritrovano nel pieno della maturità a doversi reinventare da capo. Quella del
consulente finanziario diventa quindi una figura ambita, e ad oggi quasi tutti i principali gruppi bancari possono vantare nel loro organico almeno una vecchia gloria del mondo dello sport o un personaggio noto.
La squadra del Leone
Al primo posto di questa speciale classifica c’è Banca Generali, in testa al campionato con ben 8 stelle divise tra calciatori, rugbisti, pallavolisti e giocatori di basket. Della squadra dei consulenti
finanziari/calciatori fanno parte Massimiliano Melegari e Maurizio Orlandi. Il primo, che militò nel Parma di Nevio Scala, da 14 anni è in Banca Generali con l’obiettivo di aiutare le persone a proteggere il loro patrimonio, unendo tecnologia e innovazione. Il secondo, invece, 102 presenze in Serie A con le maglie di Cesena, Sampdoria e Lecce, è nel gruppo dal 2003. Nell’ambito della pallavolo troviamo l’ex allenatore di serie A2 Dennis Zangaro, in Banca Generali dal 2003 come deputy
Maurizio Orlandi / Banca Generali Ex calciatore di ruolo centrocampista di Viola Sturaro Moreno Sfiligoi / Banca Generali Ex cestista classe 1962 Silvano Dal Seno / Banca Generali Ex cestista classe 1958 Antonino Migliuolo / Banca Generali Campione europeo di rally in salitaarea manager Wealth Management. Per il mondo del basket figurano gli ex cestisti Moreno Sfiligoi e Silvano Dal Seno, entrambi consulenti in Banca Generali dal 2003. Concludono questa compagine galactica l’ex rugbista di serie A Massimiliano Ruggiero, consulente dal 2007, e il campione europeo di rally in salita Antonino Migliuolo, consulente dal 2013.
Tris di campioni per Banca Widiba
Al secondo posto troviamo Banca Widiba, con 3 professionisti del calcio e del basket. Si tratta dell’ex portiere del Genoa, Simone Braglia, iscritto all’Albo dal 2001 e del difensore Roberto
Fontanini, 157 partite in Serie B con il Monza, entrambi in Widiba dal 2014. Chiude il gruppo degli sportivi l’ex cestista Marco Carraretto, vincitore di 6 scudetti tra Treviso e Siena, consulente economico, finanziario e patrimoniale dal 2015. Bnl Bnp Paribas può contare sulle prestazioni dell’ex canottiere Giuseppe Abbagnale, vincitore di due titoli olimpici, sette mondiali e portabandiera per l’Italia ai Giochi olimpici di Barcellona 1992. Nel 2012 è stato eletto presidente della Federazione Italiana Canottaggio per il quadriennio olimpico 2013-2016, per poi essere successivamente riconfermato per i quadrienni 2017-2020 e 2021-2024.
Consultinvest, invece, spazia nel mondo della politica garantendosi dal 2012 le prestazioni lavorative di Stefano Benigni, deputato della Repubblica Italiana e premiato nel 2020 come miglior giovane consulente finanziario dell’anno ai BLUERATING Awards Campioni nello sport, nel lavoro e anche nella consulenza finanziaria. Persone capaci di reinventarsi grazie a una profonda dedizione e a quell’amore per le sfide che da sempre contraddistingue chi ha passato la propria esistenza a misurarsi con gli altri per uscirne vincitore. Perché c’è una massima che non va mai dimenticata: la vita può ricominciare a qualsiasi età.
Roberto Fontanini / Banca Widiba Ex calciatore di ruolo difensore Simone Braglia / Banca Widiba Ex calciatore di ruolo portiere Marco Carraretto / Banca Widiba Ex cestista classe 1977 Giuseppe Abbagnale / Bnl Bnp Paribas Ex canottiere vincitore di due titoli olimpici Stefano Benigni / Consultinvest Deputato della Repubblica ItalianaEra da poco iniziato il 2019 quando nel mondo dei social spopolava l’hashtag #10yearschallenge. La sfida era semplice: postare una propria foto di 10 anni fa rapportata a una attuale. Lasciando da parte la tremenda malinconia che un’operazione di questo tipo porta con sé, corredata dalle immancabili riflessioni sugli anni che passano e l’impalpabile senso della vita che ne derivano, confrontare due momenti significativi e distanti di un percorso, può essere sempre un esercizio utile per comprenderne il senso. Applicando questa massima al settore della consulenza finanziaria, abbiamo deciso di ragionare partendo da una data che è stata
sicuramente disruptive per il settore: il 3 gennaio 2018, giorno di entrata in vigore della direttiva Mifid 2, dopo che questa era stata approvata dal Parlamento europeo nel 2014. Prendiamo una foto simbolica di quel periodo storico, indicativamente un annetto prima dell’entrata in vigore della normativa e proviamo a confrontarla con lo scenario odierno; dal 2016 al 2021, un lustro in cui il mondo dell’advisory italiano ha vissuto un cambiamento misurabile, ma da interpretare. A raccontarcelo sono i dati Assoreti espressi nelle relazioni annuali e nei comunicati di raccolta dei relativi periodi; numeri alla mano, vediamo insieme le evidenze di un percorso che ha molto da raccontare.
LO SCENARIO DELLA RACCOLTA/2016
Le reti di consulenti finanziari abilitati all’offerta fuori sede chiudevano il 2016 con un bilancio saldamente positivo, realizzando una raccolta netta complessiva pari a 32,9 miliardi di euro. Le scelte d’investimento, nel corso dell’anno, avevano privilegiato i prodotti del risparmio gestito, con risorse nette per 18,4 miliardi di euro, pari al 55,9% della raccolta totale. Entrando nel dettaglio dei prodotti del gestito, la componente dominante a livello di apporti è quella dei prodotti assicurativi, pari a oltre 12 miliardi (il 65% del totale).
LO SCENARIO DELLA RACCOLTA/2021
Il bilancio del 2021 è positivo per 57,3 miliardi di euro (oltre il 74% in più rispetto al 2016) grazie a investimenti netti per 42,9 miliardi realizzati (circa il 75% della raccolta totale), nell’insieme, sui fondi comuni d’investimento, sulle gestioni patrimoniali e sui prodotti assicurativi/previdenziali. Le risorse nette posizionate, nell’anno, sulla componente amministrata del portafoglio risultano pari invece a 14,4 miliardi di euro.
3.248,3
2.331,8
12.835,7
2.332,5
12.071,6
RACCOLTA NETTA
DELLE IMPRESE ADERENTI AD ASSORETI RISPARMIO GESTITO IN MILIONI DI EURO 2016 2021
Fondi comuni e Sicav di diritto italiano
Azionari
Bilanciati Obbligazionari di Liquidità Flessibili Non ripartito
-591,5
-569,1 -128,7 -27,0 -109,9 -125,2 -221,7 21,0 29,4 -51,5 -963,0 318,6 -6,8 104,2
Fondi comuni e Sicav di diritto estero 3.380,1
Azionari Bilanciati Obbligazionari di Liquidità Flessibili Non ripartito
14.091,2 -173,0 -669,1 2.107,0 1.092,1 349,8 673,3 10.810,7 2.398,1 -2.432,0 1.783,8 190,9 1.339,7
Fondi di fondi di diritto italiano -34,5
Azionari Bilanciati Obbligazionari Flessibili Non ripartito 84,9 -55,8 18,2 1,6 0.0 1,5 -16,4 52,9 0,9 16,7 30,8
Fondi di fondi di diritto estero 392,7
Azionari Bilanciati Obbligazionari Flessibili Non ripartito
1.451,2 56,4 495,5 -167,5 0,0 8,3 1.620,4 841,4 -329,3 21,8 -703,0
Fondi speculativi -24,9 -22,2
Fondi chiusi 126,4
Mobiliari Immobiliari
1.508,5 126,9 -0,5 1.497,3 11,2
RACCOLTA NETTA
DELLE IMPRESE ADERENTI AD ASSORETI RISPARMIO GESTITO IN MILIONI DI EURO 2016 2021
GPF 1.391,9
Azionarie
Bilanciate Obbligazionarie Altra tipologia Non ripartito 6.701,7 -55,1 406,6 216,6 -13,2 837,0 1.361,2 775,2 665,2 173,1 3.727,0
GPM 939,9
Azionarie
Bilanciate Obbligazionarie
Altra tipologia Non ripartito
1.362,2 217,5 759,0 147,7 -1.099,0 914,7 689,3 565,8 177,1 -51,8 -18,3
Prodotti assicurativi 12.020,5
Vita Tradizionali
lndex Linked Unit Linked 17.048,0 4.639,8 -271,6 7.652,3 226,4 0,0 10.057,7
Polizze Multi-Ramo n.d. 6.763,9
Prodotti previdenziali 815,2
Fondi pensione
Piani previdenziali individuali 1.263,1 378,2 437,1 849,0 414,1
TOTALE RISPARMIO GESTITO 18.415,8 42.919,6
QUOTA INVESTITA
POLIZZE E GESTIONI
Confrontando quindi questi dati con il 2016, si può notare la massiccia crescita della quota di risparmio veicolata sui prodotti più remunerativi per le reti e i professionisti, cioè quelli legati al risparmio gestito.
Ulteriori differenze si possono notare nella distribuzione degli afflussi, dove a farla da padrone sono sempre i prodotti assicurativi, ma con una crescita decisamente importante dei fondi comuni e sicav di diritto estero, che ora valgono oltre il 32,6% del totale contro il 39,6% dei primatisti precedentemente citati.
IL PATRIMONIO/2016
A fine dicembre, la rilevazione effettuata da Assoreti evidenzia una valorizzazione complessiva dei prodotti finanziari e dei servizi d’investimento distribuiti dagli intermediari associati, tramite l’attività dei propri consulenti finanziari abilitati all’offerta fuori sede, pari a 471,1 miliardi di euro.
Il patrimonio complessivo dei prodotti del risparmio gestito si attesta sui 341,9 miliardi di euro, mentre la valorizzazione delle posizioni in regime amministrato è pari a 129,2 miliardi di euro.
IL PATRIMONIO/2021
Il 2021 si chiude con un nuovo primato delle reti: il patrimonio dei risparmiatori seguiti dai consulenti finanziari degli intermediari associati si attesta a 786,4 miliardi, con una crescita evidente rispetto al 2016 di oltre il 66%. Ben 554 miliardi sono investiti in prodotti del risparmio gestito (il 70,5% del portafoglio) e 109,6 miliardi in strumenti finanziari amministrati. La distribuzione dei patrimoni sembra quindi essere similare, con questo risultato che appare particolarmente premiante per le reti, alla luce dei ben noti timori degli operatori legati all’impatto dell’informativa sui costi che la direttiva europea Mifid 2 ha portato con sé. A questi aggiungiamo le difficoltà scatenate dalla pandemia del 2020 e lo sforzo del settore dell’advisory italiana appare ancora più encomiabile.
È il momento di trasformare idee straordinarie in soluzioni reali.
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I CONSULENTI E LA CLIENTELA/2016
A fine 2016 il numero di consulenti finanziari abilitati all’offerta fuori sede con mandato dalle società rientranti nell’indagine dell’Assoreti era pari a 22.856 unità; di questi, 22.249 risultavano effettivamente operativi (con portafoglio > 0). A fine anno i clienti primi intestatari dei contratti sono più di 3,8 milioni.
I CONSULENTI E LA CLIENTELA/2021
Si parla spesso della consulenza finanziaria come di un settore in contrazione, ma negli ultimi cinque anni, numeri alla mano, i consulenti sono aumentati. A fine 2021 i cf sono 24.097 (oltre il 5% in più rispetto al 2016) di cui 23.886 operativi (+7,3% circa).
La crescita più evidente è però quella relativa alla clientela dei professionisti; nel 2021 Assoreti evidenzia oltre 4,7 milioni di persone che si affidano ai consulenti delle associate (oltre il 23,6% in più rispetto al 2016).
LE SOCIETÀ
Nel 2016 erano 17 le realtà che comunicavano mensilmente i loro dati di raccolta e organico ad Assoreti, mentre attualmente il numero è sceso a 16 A scomparire sono il gruppo Veneto Banca e il gruppo Banca Popolare di Vicenza, mentre Mediobanca, tramite CheBanca!, è il nuovo volto tra protagonisti del mercato.
BIG A CONFRONTO, LA GRANDE SORPRESA Se è vero che nei grandi romanzi i colpi di scena si sviluppano nelle battute finali, allora il nostro racconto degli ultimi 5 anni di consulenza finanziaria in Italia merita una menzione d’onore nella narrativa. Spostandoci infatti verso l’ultima parte della nostra analisi, quella dedicata alle prime cinque società del mercato per patrimonio
ASSETTI QUASI IMMUTATI SUL MERCATO
LE BIG 5 DEL MERCATO 2016 RACCOLTA ANNUALE
Fideuram 7.801.425,00
Mediolanum 5.641.107,50
FinecoBank 4.338.158,00
Banca Generali
Allianz Bank Totale 5.677.429,20 3.324.126,90 26.782.246,60
QUOTA DI MERCATO RACCOLTA 23,69% 17,13% 13,17% 17,24% 10,09% 81,33%
PATRIMONIO IN MIGLIAIA DI EURO 192.917.001,10 64.293.490,90 51.434.322,70 47.546.907,10 40.285.206,00 396.476.927,80
QUOTA DI MERCATO PATRIMONIO 40,95% 13,65% 10,92% 10,09% 8,55% 84,16%
CONSULENTI FINANZIARI 5.785 4.288 2.628 1.841 1.994 16.536
QUOTA DI MERCATO CONSULENTI 26,00% 19,27% 11,81% 8,27% 8,96% 74,32%
LE BIG 5 DEL MERCATO 2021 RACCOLTA ANNUALE
Fideuram 16.088.612,10
Mediolanum 7.846.308,00
FinecoBank 9.869.364,80
Banca Generali Allianz Bank Totale 7.685.007,20 5.449.175,00 46.938.467,10
QUOTA DI MERCATO RACCOLTA 28,07% 13,69% 17,22% 13,41% 9,51% 81,88%
PATRIMONIO IN MIGLIAIA DI EURO 310.382.939,70 96.558.102,60 94.631.139,50 84.646.438,50 63.596.648,40 649.815.268,70
QUOTA DI MERCATO PATRIMONIO 39,47% 12,28% 12,03% 10,76% 8,09% 82,64%
CONSULENTI FINANZIARI 6.480 4.232 2.790 2.162 2.133 17.797
QUOTA DI MERCATO CONSULENTI 27,13% 17,72% 11,68% 9,05% 8,93% 74,51%
gestito, possiamo osservare una sorta di specularità. Questa non si sviluppa a livello quantitativo, quanto piuttosto a livello qualitativo: la raccolta netta annuale e il patrimonio complessivo risultano ampliati in maniera sostanziosa a livello assoluto, ma lo stesso non si può dire del peso specifico di questi numeri. In uno scenario dove non si fa altro che parlare della concentrazione dei player del mercato e del risparmio sempre più veicolato verso i grandi gruppi, le quote relative di raccolta e patrimonio
delle big five rimangono sostanzialmente inalterate. Morale della favola, se è vero che gli addetti ai lavori si sono dati parecchio da fare sul fronte M&A e nei reclutamenti, queste strategie di crescita non hanno probabilmente ancora mostrato tutti i loro frutti. Ma se il destino del mercato sembra essere davvero opinione condivisa, allora sarà solo forse una questione di tempo per vederlo realizzato; in fondo, come cantava la grande Ornella Vanoni: “Domani è un altro giorno, si vedrà”.
Le reti di consulenti finanziari hanno registrato dal 2016 al 2021 una crescita tanto sostenuta quanto coerente sia con le scelte strategiche compiute che con l’evoluzione della ricchezza delle famiglie italiane. Il comparto si svilupperà ancora, con caratteristiche che già si possono intravedere. A fine dicembre 2021, secondo Assoreti, il patrimonio gestito dalle reti aveva raggiunto il valore di 786,4 miliardi di euro, che corrisponde al 22,3% della ricchezza investita dagli italiani.
UN RALLY PLURIENNALE
A dicembre 2016, appena cinque anni addietro e con una pandemia in mezzo, gli asset amministrati dai consulenti ammontavano a 471,1 miliardi, per una quota equivalente del 15,7%. Guardando al 2008, anno in cui è iniziato il rally delle reti, la quota di mercato gestita totalizzava appena il 5%. In base a un recente studio di Excellence Consulting, i margini di sviluppo sono ancora notevoli. Considerate le attese di incremento della ricchezza delle famiglie, ed escludendo scenari di mercato negativi, confermando gli attuali ritmi di crescita, il patrimonio amministrato dai consulenti potrebbe superare nel 2025 i 1.000 miliardi di euro. Il livello di concentrazione del settore nell’ultimo quinquennio si è sostanzialmente mantenuto stabile, malgrado alcune operazioni straordinarie, come la recente acquisizione di IWBank da parte di Fideuram.
I SEI CAMPIONI
Le prime sei banche-reti (Fideuram ISPB, Mediolanum, Fineco, Banca Generali, Allianz e Azimut), a dicembre 2021 detenevano quote di mercato pari all’89%, nello stesso
mese del 2016 erano all’88%. Da menzionare come, pur in presenza di pochi grandi operatori, il settore abbia evidenziato la capacità di rinnovare sé stesso dando vita a nuovi player come Bnl Life Banker o CheBanca! che in pochi anni hanno raggiunto dimensioni significative. Nel medio periodo quindi si può ritenere che si possa assistere anche alla nascita di nuove reti.
La crescita degli ultimi cinque anni è derivata più dalla acquisizione di quote di mercato a scapito delle banche commerciali e private che dall’aumento del numero degli addetti del settore.
MAGGIORE PRODUTTIVITÀ
Le reti associate ad Assoreti hanno infatti saputo incrementare la raccolta netta totale da 33 a 57 miliardi di euro (+72%), ma tale aumento è principalmente dovuto all’innalzamento più della produttività dei consulenti, che del loro numero totale. Facendo riferimento ad Assoreti, a fine 2016 i consulenti delle reti associate erano circa 25mila, i quali sono saliti a circa 27.500 a fine 2021. Per quanto riguarda la raccolta netta pro capite invece, essa si è invece ampliata da 1,3 a 2,7 milioni. Per il futuro sarà probabilmente più difficile crescere per acquisizione di quote di mercato, perché le banche commerciali e private si sono oramai attrezzate per rispondere alla concorrenza dei consulenti. Per guardare con ambizione ai prossimi anni, la parola chiave è diversificazione, da perseguire su più sfere. Occorrerà differenziare il target di clienti a cui rivolgersi e specializzarsi nel servire nuovi segmenti, puntando non solo sulla clientela private, ma anche su quella affluent e Hnwi (High net worth individual). Si dovrà inoltre scommettere sull’avvio alla professione di nuovi giovani e donne e sulla costruzione di modelli di collaborazione con altre professionalità presenti sul mercato (per esempio consulenti legali e fiscali).
PUR IN PRESENZA DI POCHI E GRANDI PLAYER DI MERCATO NEGLI ULTIMI 5 ANNI SONO STATE CREATE ANCHE NUOVE RETI NON È DUNQUE ESCLUSO CHE NASCANO ALTRI NUOVI PLAYER NEGLI ANNI A VENIRE
I primi esperimenti di teaming tra consulenti e professionisti che abbiamo potuto seguire in Excellence, hanno dato risultati molto lusinghieri e indicano buone prospettive per il futuro. Gli spazi di mercato non mancano. Nei sedici mesi da gennaio 2020 (dall’inizio pandemia da Covid-19) fino a giugno 2021, stando a Banca d’Italia, la ricchezza liquida delle aziende Italiane è lievitata a 90 miliardi di euro, un aumento record del 30%, quella delle famiglie del 7,7% fino a superare i 1.100 miliardi.
Maurizio PrimanniGuardare al futuro investendo in healthcare
AB International Health Care Portfolio
Robot che eseguono interventi chirurgici. Farmaci formulati su misura per il singolo paziente. Medici che visitano a distanza. La trasformazione del settore sanitario sta creando opportunità d’investimento entusiasmanti.
Ma come si può investire con successo nei titoli healthcare?
Non serve essere un luminare della scienza né avere la capacità di prevedere quali nuovi farmaci avranno successo. Fondamentale è invece individuare aziende di qualità elevata con soluzioni di comprovata efficacia per mercati in espansione.
AB International Health Care Portfolio fa esattamente questo. Esaminiamo in maniera approfondita il panorama globale per individuare aziende con nuove tecnologie, trattamenti e tecniche in grado di soddisfare le esigenze in continuo mutamento dei pazienti e dei sistemi sanitari nel 21º secolo. Investire in società che stanno trasformando il mondo della medicina può consentire di attingere al grande potenziale di rendimento a lungo termine del futuro della sanità.
Vi è un forte legame tra competizione e finanza, non fosse altro perché tra chi lavora in finanza la percentuale di chi fa sport con continuità è esattamente
il doppio (34%) rispetto a quella di chi lavora in altri settori (17%). Lo sport, praticato con costanza e metodo, tiene in forma oltre al fisico anche la mente
è questo è fondamentale per chi lavora in finanza. L’attività sportiva è quasi
sempre legata al raggiungimento di un obiettivo, dal semplice benessere fisico al raggiungimento del proprio primato personale in una competizione. Nello sport non ci sono poi rendite di posizione, ed è per questo che gli sport
Tra finanza e sport c’è una grande affinità. Ecco le ragioni di questa vicinanza Attaccante o difensore? di Nicola Ronchettidi squadra contribuiscono a rafforzare lo spirito di corpo e quelli individuali a rafforzare le proprie doti individuali e quindi l’autostima. Ad accomunare un atleta a un consulente finanziario ci sono soprattutto la preparazione, la programmazione e la costanza nel raggiungimento dei propri obiettivi. Il lavoro del consulente richiede infatti un approccio sistematico fatto di obiettivi e traguardi, il tutto in contesti caratterizzati spesso da ritmi di lavoro sincopati. Alzarsi all’alba per andare a correre, tuffarsi in piscina o andare in palestra prima di affrontare una giornata di lavoro richiede una grande forza di volontà e di motivazione.
Le molecole del buon umore La pratica dell’attività sportiva stimola la produzione di molecole che favoriscono il buon umore, come le endorfine o la serotonina, un ormone neurotrasmettitore che migliora lo stato di serenità. L’attività fisica contrasta direttamente anche lo stress perché riduce il livello di cortisolo nel sangue, l’ormone coinvolto nello stress. Chi più di un consulente finanziario il cui successo personale e lavorativo dipende essenzialmente solo da lui e dai suoi risultati non necessita di questa attività? Gli stili di lavoro di un consulente finanziario possono poi essere efficacemente sintetizzati, usando una metafora sportiva in: 1) attaccanti, più predisposti allo sviluppo della loro attività; 2) difensori, più inclini alla gestione dei clienti già acquisiti; 3) centrocampisti, tipicamente i manager o i big, più ecumenici ed equidistanti rispetto alle due polarità.
Nicola Ronchetti founder & ceo di Finer Finance ExplorerI diversi ruoli dei giocatori di una squadra sono la metafora delle attitudini di un advisor
Come se non bastasse, molti professionisti di successo ammettono che la maggior parte delle loro idee o delle soluzioni vincenti sono venute loro in mente durante la pratica sportiva.
Affari sul campo C’è poi un altro fattore non trascurabile: l’attività sportiva può essere anche l’occasione per socializzare con clienti, acquisiti o potenziali, con colleghi e in genere con altri professionisti. Si dice che i più grandi affari siano stati fatti su un campo da golf o da tennis, in realtà basterebbe anche una corsetta all’alba per trovare possibili interlocutori e partner. Largo dunque ai consulenti finanziari scattanti come un centometrista e determinati come un maratoneta, ma soprattutto con una mentalità sportiva.
Il financial advisor è al centro
di Andrea BarzaghiBanca Generali entra nel triennio 2022-24 con un obiettivo ben preciso: disegnare il futuro del private banking in Italia. E per farlo, è pronta a spingere forte sul pedale dell’innovazione mantenendo però sempre al centro il suo asset più importante: la rete di consulenti finanziari. Intorno alla squadra di oltre 2mila private banker e wealth advisor, la banca controllata da Assicurazioni Generali è pronta a rilasciare una serie di novità finalizzate ad aumentare il livello di personalizzazione dell’offerta per intercettare nuova clientela.
Spazio agli affluent
Il progressivo allargamento ad una fascia di clientela affluent è infatti uno dei punti centrali nel percorso per centrare gli ambiziosi obiettivi che l’amministratore delegato Gian Maria Mossa (nella foto) ha presentato al mercato nell’Investor Day dello scorso 14 febbraio. Obiettivi che prevedono una raccolta compresa tra i 18 e i 22 miliardi di euro nel prossimo triennio, tali da portare le masse in gestione alla fine del 2024 verso la soglia dei 105110 miliardi di euro dagli attuali 85,7 miliardi. Per farlo, Banca Generali sta già lavorando a nuove soluzioni da declinare sulle diverse fasce di clientela. La tradizionale cura dei patrimoni private e Hnwi sarà ulteriormente rafforzata dall’ampliamento della gamma di coperture assicurative e dalle nuove opportunità di diversificazione
Banca Generali svela il suo piano triennale, basato su tecnologia digitale e consulenza finanziariaattraverso una piattaforma dedicata ai mercati privati. I patrimoni più sofisticati potranno inoltre contare sul nuovo modulo di Family Office interno alla piattaforma di consulenza della banca, mentre nuove opportunità arriveranno dal multi booking center della controllata svizzera BG Suisse
Fee based
Tutti servizi che i consulenti di Banca Generali Private potranno erogare attraverso il nuovo contratto fee based nell’ambito della consulenza evoluta per la quale la banca prevede una crescita triennale tra l’8,5% e il 10,5%. Nel piano di Banca Generali, l’importante lavoro di ampliamento dell’offerta sarà accompagnato da un rafforzamento del modello di servizio. Rafforzamento che prevede come punto focale la centralità del consulente, al quale saranno messi a disposizione diversi livelli di profondità di offerta differenziati per contenuti, assistenza e accessibilità digitale.
Tre modelli di servizio L’idea della banca guidata dall’amministratore delegato Gian Maria Mossa è infatti quella di consentire al consulente di liberare quanto più tempo possibile dalla burocrazia e dall’operatività, mettendolo nelle condizioni di far emergere la propria professionalità. Nascono così tre nuovi modelli di servizio denominati enhanced, guided e self. Il primo è il più tradizionale, ovvero un modello doubletouch pensato per la clientela private e Hnwi che unisce a una sofisticata piattaforma data driven le capacità dei private banker del Leone e le competenze di team specializzati interni ed esterni alla struttura così da rispondere ad ogni esigenza. Il modello guided è invece un modello ibrido destinato principalmente alla clientela affluent e upper affluent che unisce la componente tecnologica allo human touch, mantenendo la parte relazionale in capo ai banker e delegando alle piattaforme tecnologiche.
di Fabrizio Tedeschi*NORMATIVA A TRANCHE
Gian Maria Mossa amministratore delegato di Banca GeneraliDapprima il fisco ha equiparato le criptovalute a valute estere; la magistratura ha preferito assimilarle a strumenti finanziari; adesso il Mef disciplina l’iscrizione all’Oam di quanti prestano servizi in criptovalute. Un guazzabuglio. Tutto ciò avrebbe lo scopo di conoscere e disciplinare un nascente mercato al fine (si presume) di tutelare gli investitori. Tutti interventi utili, anche precisi nel loro campo, ma parziali; non affrontano il vero problema delle criptovalute. In primis è completamente ignorato il concetto di ordinamento giuridico, che richiede un’armonia dei diversi interventi e un loro coordinamento per applicare e rispettare i principi generali della costituzione e di tutto il sistema normativo. Così facendo si parcellizza la produzione normativa e si perde di vista l’insieme, dando luogo a interpretazioni e decisioni in contrasto tra loro. Leggendo il decreto Mef e la descrizione dei diversi servizi non può farsi a meno di notare come siano molto simili ai servizi d’investimento di strumenti finanziari. Sono previsti quasi tutti i servizi, compresi quelli d’emissione e di offerta al pubblico. Purtroppo non c’è una parola o meglio una norma che disciplini la figura dell’emittente e le garanzie che esso o altri debba dare al mercato e agli investitori. Si regolamenta chi presta uno o più servizi, ma non il responsabile dell’emissione e della gestione della criptovaluta. Eppure le frodi maggiori, e si parla di miliardi, non sono state perpetrate da fornitori dei vari servizi o dai collocatori, bensì dagli emittenti. Meglio sarebbe stato definire cosa sia una criptovaluta , riservandone il collocamento agli intermediari e consulenti finanziari.
luci&ombreFideuram, raffica d’ingaggi
Crescono i consulenti finanziari di Fideuram ISPB Nuovi importanti ingressi per il gruppo nel periodo dal
1° al 31 gennaio nelle reti Fideuram, Sanpaolo Invest e IWBank, in cui sono stati inseriti 21 nuovi private banker. Il numero complessivo dei private banker delle tre reti sale quindi a 5.423 professionisti
Gli inserimenti di maggior rilievo del mese di gennaio, per la Lombardia, riguardano Loris Bonetti, Marco Ravera, Enzo Scirica (ex Credit Agricole), Valeria La Vigna, Omar Pasini e Francesco Finazzi. Per la Toscana, invece, da segnalare l’ingresso di Massimiliano Benedetti. Nell’area dell’Emilia-Romagna, per Sanpaolo Invest, è entrata Gaia Ghini.
UNA BANKER PER DEUTSCHE BANK
CRYPTO E LE REGOLE
Un decreto del Mef fissa prime regole per l’offerta di cryptoasset (o-valute) nell’universo web. L’offerta sul “territorio” virtuale italiano deve essere oggetto di registrazione con obbligo di iscrizione a un elenco gestito dall’Oam.
Otto colpi per Banca Widiba
La rete di Banca Widiba si arricchisce con otto nuovi ingressi. Nell’area nord-est arrivano Rita Corraducci, Mauro Avona e Francesco Antonacci. Al centro entra Stefano Guerra, al sud arrivano Giovanni Tolino (nella foto), Concettina Rinaldi e Gaetano De Rosa. Per la zona di Piemonte, Liguria, Valle D’Aosta e Toscana il nuovo ingresso è Andrea di Cristofaro.
Cresce la squadra italiana di Deutsche Bank, che si arricchisce con l’arrivo di Paula Flenkenthaller (nella foto), che lavorerà come senior banker nel team di Milano a riporto di Massimo Furno. Una professionista in arrivo da Credit Suisse, dove negli ultimi dieci anni ha seguito family office, imprenditori e professionisti, affiancandoli nelle scelte riguardanti il patrimonio, con l’obiettivo di ottimizzarne gli aspetti finanziari, fiscali e di governance.
Una new entry a Fineco
Una nuova consulente nella struttura lombarda per Fineco. Si tratta di Giulia Arioli, giovane professionista con un’esperienza di otto anni in ambito bancario maturata in Banco Bpm, dove entra nel 2014. Specializzata nella gestione di patrimoni di fascia alta, Arioli opererà a Milano sotto la guida del group manager Danilo De Laurentiis
L’”anagrafe” delle valute virtuali censirà anche i dati identificativi dei clienti e i dati sintetici relativi all’operatività complessiva di ciascun prestatore di servizi per l’utilizzo di valute virtuali e dei prestatori di servizi di portafoglio digitale per singolo cliente. Il decreto ripropone il medesimo schema utilizzato anni fa per censire, autorizzare e regolare cambiavalute e money transfer. L’obbligo di iscrizione varrà per coloro che svolgono attività a distanza secondo modalità telematiche, in e verso l’Italia, ricorrendo anche a siti web e applicazioni che offrano servizi in lingua italiana. Il 90% delle attività degli italiani si svolge infatti su piattaforme estere. I non iscritti rischiano l’oscuramento del sito. Gli operatori italiani applicano in prevalenza già queste misure.
Il decreto giunge in contemporanea con un generale calo delle “quotazioni” delle cryptoasset, prese di beneficio suggerite dal combinato sopraggiungere di regole ed una crescente azione dall’estero di sollecitazione, promozione e induzione con contenuti privi di modalità condivise e con dati tecnicamente non veritieri. Il campo di gioco vede competitor dotati di autoregolamentazione, operatori che coniugano strumenti finanziari con sottostanti crypto e un universo di piattaforme in paesi nella normativa. Una iniziativa lodevole, ma con il rischio di arbitraggi regolamentari in assenza di una parallela iniziativa comunitaria. Tornerò sull’argomento.
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di Gaetano Megale
La letteratura propone diverse modalità di analisi della consulenza. Un modello interessante (Emanuel & Emanuel), utilizza due criteri: i valori morali e il grado di autonomia dell’utente Il criterio valoriale si riferisce alle convinzioni o ai principi utilizzati per decidere e comportarsi.
Modalità di comunicazione
Quelli del professionista orientano la sua attività, in tutte le sue fasi, e definiscono le modalità di comunicazione
L’esito della consulenza può variare significativamente a seconda che vengano dichiarati e utilizzati, o meno, i valori morali dell’utente, del professionista, o di entrambi. Inoltre, la natura del rapporto dipende anche da quali teorie morali si assumono quale riferimento. Il criterio dell’autonomia si riferisce alla capacità dell’utente
di prendere decisioni senza essere suggestionato dal professionista e da altri soggetti esterni, e il grado del rispetto dell’autonomia riflette lo stile della pratica consulenziale.
Sfide e criticità
Sfide e criticità possono sorgere quando le preferenze dell’utente confliggono con quelle del professionista e delle istanze sociali, organizzative e istituzionali. L’autonomia dell’utente può quindi assumere un ampio spettro quantitativo, ma anche qualitativo, a seconda dei soggetti che sono tenuti in considerazione nel processo consulenziale. Combinando i due criteri si ricavano almeno quattro modelli consulenziali: paternalistico, informativo, interpretativo e deliberativo. Ciascuno ha criticità e positività che dovrebbero essere valutate da ogni professionista.
@GaetanoMegale Le attività di consulenza finanziaria possono avere alla base due criteri: ecco quali sono Valori e autonomia del clienteGaetano Megale independent ethics advisor
Insieme, verso nuove prospettive
Puntare in alto per una crescita sostenibile
Guardiamo alla gestione del risparmio da punti di vista sempre diversi, perché crediamo nel cambiamento e nell’innovazione. Una visione che parte dal lavoro di squadra e dalla condivisione e che ci permette di offrire ai clienti nuove prospettive per l’investimento responsabile.
Messaggio pubblicitario con finalità promozionale.
Maggiori informazioni su prodotti e servizi offerti sono disponibili sul sito www.sellasgr.it e presso i collocatori.
Joe Capobianco manager di Banca Euromobiliare e docente Business School BolognaTraining su misura
di Daniele Tortoriello
BLUERATING ha raccolto la testimonianza di Joe Capobianco (nella foto), manager di Banca Euromobiliare e docente Business School Bologna, sulla formazione dei consulenti finanziari, settore sul quale può vantare una lunga esperienza. Ecco il suo pensiero.
Modernizzazione liquida
“Con l’approssimarsi del terzo millennio il filosofo Zygmunt Bauman aveva previsto che ci saremmo trovati nell’età della “modernizzazione liquida”: una società in movimento dove “l’unica costante sia il cambiamento e l’unica certezza sia l’incertezza”. Profetico, non c’è che dire. Se aggiungiamo la pandemia, le conseguenze socioeconomiche, la digitalizzazione e il passaggio generazionale più imponente di sempre, il quadro è ancora più liquido. In questo contesto di incertezza, il coraggio (e la possibilità) di investire nella crescita personale è una risorsa chiave. In generale, nel settore bancario e finanziario la spinta alla riduzione dei costi conduce alla polarizzazione verso un modello top down. L’eliminazione degli assessment, la semplificazione nella progettazione dei corsi, la suddivisione dei trainee su classi omogenee in funzione di parametri generici (residenza, ruolo o appartenenza alla stessa struttura manageriale) rappresentano il goffo tentativo di innestare, a prezzi scontati, nuove
competenze prescindendo dal livello di quelle già possedute. Al tempo della modernizzazione, la vera innovazione è la personalizzazione. Questa implica un rigoroso processo bottom up che richiede un impegno di mappatura delle singole risorse per redigere piani personalizzati di formazione. Il percorso è lungo ma l’intervento didattico è chirurgico e, soprattutto, consente di sviluppare sia competenze tecnicospecialistiche sia soft skill. Se i costi iniziali sono superiori (non molto grazie al digitale) il ROI dell’iniziativa formativa e la soddisfazione dei partecipanti ripagano ampiamente lo sforzo. Nel private banking il cf/ banker coinvolto in un intervento formativo personalizzato partecipa attivamente alla trasformazione in atto del proprio ruolo che richiede: nuove competenze come le componenti passive e di finanziamento del cliente, la consulenza patrimoniale, la gestione di nuove dinamiche relazionali legate alla crescente emotività della clientela e alla disruption generazionale, le componenti tecnologiche. Un focus a parte merita proprio l’incremento delle abilità digitali, fondamentali per ottenere vantaggi operativi (riduzione lavoro routinario e di back-office), economici (più tempo da dedicare all’attività di relazione e sviluppo, mitigazione degli effetti della disruption generazionale o mantenimento del portafoglio nei passaggi generazionali) e di sostenibilità (più trasparenza, rispondenza alla compliance, no carta e no spostamenti)”.
Idee per migliorare i percorsi formativi dei professionisti
Rita Levi-Montalcini è stata una neurologa, accademica e senatrice a vita italiana, insignita del Premio Nobel per la medicina nel 1986. Negli anni cinquanta con le sue ricerche scoprì e illustrò il fattore di accrescimento della fibra nervosa, nella fattispecie della struttura assonale, noto come NGF, e per tale scoperta è stata insignita nel 1986 del premio Nobel per la medicina. Insignita anche di altri premi, è stata la prima donna a essere ammessa alla Pontificia accademia delle scienze.
Per affrontare i limiti occorre guardarli in faccia. A volte è difficile farlo perché la paura ci blocca. Il modo migliore per superare le paure è comprendere effettivamente di cosa abbiamo paura. Dare un nome alle proprie paure è l’inizio del processo per lasciarsele alle spalle. A volte accade di non agire per paura di non riuscire e questo diventa un limite. Quando siamo confusi, impauriti, quando non sappiamo che strada percorrere, fermiamoci ad ascoltare anche il cuore. Siamo dotati di istinto eppure spesso ce ne dimentichiamo.
Istinto e ragione Quante volte avremmo voluto seguire l’istinto e invece abbiamo optato per quella che chiamiamo ragione Proveniamo da una cultura in cui ci è stato insegnato ad agire puntando sulla ragione spesso legata all’istinto protettivo. Quante volte abbiamo sentito nel cuore che avremmo potuto farcela, ma una voce interna ci diceva di restare fermi e di non rischiare? Proviamo ad ascoltare con attenzione quella voce e diamogli un nome, cerchiamo di capire di chi è quella voce, diventiamo consapevoli della fonte da cui arriva. È una voce che arriva dalla paura? È una voce che arriva dal timore di uscire dalla zona di comfort? È una paura che deriva dalle credenze che abbiamo appreso da
piccoli? È una voce che deriva dalla paura di perdere lo status quo? Già dare una risposta è un passo in avanti. Dare una risposta porta a livello di consapevolezza: emozioni e sensazioni. Se prendiamo in considerazione Steve Jobs, egli sapeva quanto fosse importante seguire le proprie intuizioni: “Abbiate il coraggio di seguire il cuore e l’intuizione. Essi sanno cosa vogliamo realmente diventare, tutto il resto è secondario”.
Imprigionati negli schemi Quella che chiamiamo logica a volte è limitata, spesso è imprigionata in schemi, stereotipi, mentre l’intuizione è fonte di ispirazione. Ma l’intuizione ha paura delle paure. Non abbiate paura quindi di ascoltare il cuore. Alcuni studi hanno dimostrato l’affidabilità dell’istinto. L’hanno verificato dei ricercatori coordinati dal professor Marius Usher dell’università di Tel Aviv. Gli studiosi dichiarano: “Abbiamo sempre pensato che la ragione avesse un’affidabilità maggiore rispetto alle sensazioni intuitive, questi studi hanno confermato che nel 90% dei casi, l’istinto è attendibile”. Con questo non voglio dire che bisogna seguire il cuore e solo quello, ma semplicemente ascoltarlo prima di agire. È importante portare su un piano di consapevolezza le emozioni e le sensazioni di paura. Per fare delle scelte giuste evitiamo di identificarci sia con le nostre emozioni che con le nostre
sensazioni. Impariamo a distinguere l’istinto costruttivo dall’istinto distruttivo. Impariamo gradualmente a osservare i nostri processi mentali, a diventare osservatori esterni della mente e delle emozioni cosi da essere davvero liberi di scegliere. Come disse Rita Levi-Montalcini: “Rare sono le persone che usano la mente, poche coloro che usano il cuore e uniche coloro che usano entrambi”.
Maria Grazia Rinaldi head hunter e psicologa iscritta all’AlboQuella che chiamiamo logica a volte è imbrigliata in certi stereotipi
Vincere le paure usando la mente e il cuore, come insegna una grande scienziata Ascoltate un Premio NobelIl Fintech fa il pieno di soldi
Il mondo del Fintech italiano sta vivendo un vero e proprio momento di fermento. E le startup che popolano questo settore stanno ottenendo traguardi sempre più considerevoli. Una di queste, la milanese Scalapay, ha da poco raccolto 497 milioni di dollari
in un round di finanziamento di serie B guidato da Tencent e Willoughby Capital, con la partecipazione di Tiger Global, Gangwal, Moore Capital, Deimos, e Fasanara Capital. In totale dalla sua fondazione a oggi ha racimolato oltre 700 milioni di dollari di finanziamenti raggiungendo lo status di unicorno, cioè quelle
aziende non ancora quotate con una valutazione sopra il miliardo di dollari. Fondata Simone Mancini e Johnny Mitrevski nel 2019, Scalapay è una soluzione di pagamento per gli operatori dell’e-commerce in tutto il mondo, che permette ai clienti di acquistare subito e pagare successivamente, senza interessi. La sua offerta comprende
di Daniel Settembre I venture capital sempre più attratti dalle startup, come dimostra la storia di Scalapaytre alternative (Pay in 3, Pay in 4 e Pay Later), grazie alle quali i clienti non sono tenuti a effettuare pagamenti al momento dell’acquisto, e possono invece scegliere di pagare in 3 rate, 4 rate o integralmente dopo 14 giorni. In questo modo l’esperienza di acquisto diventa facile e piacevole, alleggerendo l’impatto finanziario sui clienti. Grazie ai capitali raccolti la startup continuerà a costruire un team di livello mondiale, puntando a raddoppiare il numero di collaboratori entro la fine dell’anno. Ha, inoltre, in programma di aumentare il team di dirigenti e il consiglio di amministrazione. L’annuncio arriva a pochi giorni dalla pubblicazione del venture capital barometer 2021 di EY
Sopra il miliardo
Il report, che fotografa lo stato del venture capital in Italia, ha annunciato che i finanziamenti distribuiti alle nuove imprese innovative hanno superato per la prima volta il miliardo di euro lo scorso anno. Il volume di investimenti è cresciuto del 118% in 12 mesi: dai 569 milioni del 2020 agli 1,243 miliardi del 2021. Le operazioni sono triplicate: da 111 a 334. In particolare, lo studio ha evidenziato che i round da oltre 20 milioni di euro sono stati 12, contro i sei del 2020, per 657 milioni complessivi.
Un anno prima erano stati 245. Cifre che, secondo EY, dimostrano “una rinnovata fiducia degli investitori, disponibili a dare un’iniezione di capitale superiore e maggiore supporto alle realtà del Paese”. Il settore fintech, con 255 milioni di euro raccolti, è risultato il secondo, dopo il foodtech, per volume totale di finanziamenti.
Ecosistema in espansione
Anche secondo l’Osservatorio Fintech & Insurtech della School of Management del Politecnico di Milano, l’ecosistema del fintech e dell’insurtech italiano è in costante crescita e oggi risulta composto da 564 realtà, il 53% startup, il 24% pmi innovative, il 21% scaleup, il restante 2% corporate, capaci di raccogliere complessivamente 2 miliardi di euro. Delle 564 realtà attive nel Fintech & Insurtech italiano, più della metà (il 52%) è costituto da realtà strettamente Fintech, insurtech o regtech, che offrono servizi finanziari come prestiti e finanziamenti (nel 24% dei casi), di pagamento (28%), di asset management (18%) e assicurativi (31%). Un ulteriore 26% sono invece techfin, realtà che offrono tecnologie specificatamente pensate per gli attori del settore finanziario e assicurativo.
@DanielSettembreIL ROBO ADVISOR USA VA NELL’ORBITA DI UBS
Non solo Italia: anche il settore del Fintech americano è caratterizzato da grande dinamismo. Il colosso bancario svizzero Ubs ha di recente raggiunto un accordo per acquisire Wealthfront per circa 1,4 miliardi di dollari. Wealthfront è una società statunitense attiva nel campo dei robo advisor, ovvero servizi web per la gestione di un portafoglio finanziario (con un intervento umano minimo), e con un focus sugli investitori Millennial e Gen Z. Con oltre 27 miliardi di dollari di asset in gestione e oltre 470mila clienti negli Stati Uniti, aiuta i clienti a gestire facilmente il proprio patrimonio fornendo accesso a capacità di pianificazione finanziaria, servizi bancari e soluzioni di gestione degli investimenti. Wealthfront diventerà una consociata interamente controllata di Ubs e per il momento opererà all’interno di Ubs Global Wealth Management Americas. La transazione dovrebbe concludersi nella seconda metà del 2022.
È STATA FONDATA NELDA JOHNNY MITREVSKI
DA SIMONE MANCINI
PERMETTE AI CLIENTI DI ACQUISTARE SUBITO E PAGARE SUCCESSIVAMENTE SENZA INTERESSI IN TRE RATE
È UNA SOLUZIONE DI PAGAMENTO PER GLI OPERATORI DELL’E-COMMERCE IN TUTTO IL MONDO
Rockstar a prova di pandemia
di Sara MortariniTra tutte le professioni che si sono rivelate “a prova di pandemia” spunta anche, a sorpresa, quella della rockstar. Stando ai calcoli della rivista
Rolling Stones, i 10 musicisti più pagati al mondo hanno guadagnato complessivamente 2,3 miliardi di dollari nel 2021, più del doppio rispetto alla media degli ultimi anni pre-Covid.
La classifica è stata stilata dalla rivista Rolling Stones
IN BREVE DAL MONDO
Nuovo socio per Chiara
Chiara Ferragni (nella foto) apre il capitale della sua Fenice srl a un fondo di private equity. La nota influencer ha spiegato di essere alla ricerca di un socio finanziario per far crescere la società produttrice del brand di moda Chiara Ferragni (dalle calzature all’abbigliamento bimbo, dall’intimo alla cartoleria) e per questo avrebbe affidato mandato al gruppo Bnp Paribas. “L’idea di avere un fondo nel capitale l’abbiamo sempre avuta in mente ma prima dovevamo mettere l’azienda finanziariamente a posto e ritrovare l’armonia”, ha spiegato l’imprenditrice digitale. “Oggi, dopo due anni di lavoro, da quando ho preso in mano la guida della società e i risultati stanno arrivando, è il momento giusto per avere un socio”.
Ecco chi sono i cantanti che hanno aumentato i loro guadagni anche durante la crisi del Covid-19Com’è stato possibile, in un periodo scarno di tournée per cause di forza maggiore? A riempire le tasche degli artisti lo scorso anno, spiega il magazine statunitense, sono state soprattutto le attività giù dal palco. E in un mercato in piena espansione per i diritti d’autore, molti musicisti, specialmente quelli di una certa età, hanno visto lievitare le proprie entrate. Così icone della musica come Bruce Springsteen e Paul Simon sono riuscite a monetizzare più del solito, vendendo i loro cataloghi per somme a nove cifre. Gli unici a essere riusciti a entrare nella top ten senza poter fare affidamento sulle entrate derivanti dal copyright sono stati Jay-Z (in seconda posizione), Kanye West (quarto) e Taylor Swift (decima). Ecco qui a fianco le prime posizioni della classifica.
Il primo Suv di Maranello
Ferrari si lancia nel mondo dei Suv. Il primo Sport Utility Vehicle di Maranello è stato battezzato Purosangue e si posizionerà nello stesso segmento di mercato attualmente popolato da Lamborghini Urus, Aston Martin DBX707, Bentley Bentayga e Audi RS Q8. Previsto entro il 2022 il Cavallino Rampante non ha fornito molti dettagli, ma si ipotizza che sarà alimentato da un sistema ibrido, visto il recente percorso di Ferrari verso modelli elettrificati, con una potenza che non dovrebbe essere inferiore agli 800 cavalli. Oltre a questo, ciò che si sa è che il Suv sarà caratterizzato da un cofano lungo, con una posizione di seduta leggermente più alta. Quanto al prezzo si parla di cifre tra i 250mila e i 300mila euro
Over 50 con una marcia in più
Le donne di mezz’età più influenti nell’area Emea secondo Forbes. Quattro le italiane presenti
di Sara MortariniIl passare del tempo non rende solo più vecchi ma, almeno si spera, anche più saggi. Lo sanno bene le 50 donne con più di 50 anni di età selezionate da Forbes per l’area Emea (Europa, Medio Oriente e Africa): sono imprenditrici, leader, creative e scienziate che hanno fondato e gestiscono aziende su larga scala, guidano movimenti e ispirano
nuove correnti creative in tutti i settori dell’economia. E che dopo i cinquant’anni sono ancora nel pieno della loro carriera. Le storie di queste personalità sono testimonianze forti, portatrici di un messaggio di speranza, specialmente in un momento in cui la pandemia di Covid ha costretto una percentuale altissima di donne a lasciare il lavoro. Tra le 50 over 50 Emea scelte da Forbes per il 2022 compaiono diversi
nomi noti, tra cui l’attrice Judi Dench (1), vincitrice di un Premio Oscar a 64 anni per il film Shakespeare In Love; Kristalina Georgieva (2), economista e politica bulgara, dal 2019 direttrice operativa Fmi, Christine Lagarde (3), presidente della Bce e Özlem Türeci (4), co-fondatrice e chief medical officer di BioNTech. Nell’elenco compaiono anche quattro donne italiane: eccole qui di fianco.
IN BREVE DAL MONDO
Pietre spaziali alla riscossa
Un diamante nero proveniente forse dallo spazio è stato battuto all’asta da Sotheby’s per circa 3,75 milioni di euro. Enigma (nella foto), questo il nome della preziosa pietra extraterrestre, pesa 555,5 carati, una dimensione che le è valsa il titolo di diamante nero naturale più grande al mondo. L’acquirente, l’imprenditore di criptovalute Richard Heart, fondatore della piattaforma blockchain HEX, ha annunciato che ribattezzerà Enigma HEX.com diamond. Il diamante nero era stato acquistato allo stato di pietra grezza alla fine degli anni ’90 e pesava oltre 800 carati, dopo di che è stato lavorato in modo da assomigliare a un hamsa, l’amuleto a forma di palmo chiuso di una mano simbolo di protezione.
DiCaprio trasloca dal maniero
Leonardo DiCaprio (nella foto) ha trovato un acquirente per la sua casa di Los Angeles: l’ultimo prezzo richiesto dall’attore era di 4,9 milioni di dollari (dai 5,75 milioni chiesti ad agosto, quando la proprietà era stata messa sul mercato per la prima volta). L’identità del nuovo proprietario non è ancora stata resa nota. La casa in stile Tudor, battezzata Red Oak Manor (il Maniero della Quercia Rossa), fu costruita nel 1926 e poi completamente ristrutturata nel 2016 (mantenendo però lo stile architettonico originario) dal musicista Moby, che nel 2018 l’ha poi venduta a Di Caprio per 4,19 milioni di dollari. Situata nella zona di Los Feliz Oaks, la proprietà conta oggi cinque camere da letto e sette bagni.
Barbara JATTA Età 59 anni Ruolo Direttrice dei Musei Vaticani Stefania TRIVA Età 57 anni Ruolo Presidente e ceo di Copan Maria Grazia CHIURI Età 57 anni Ruolo Direttrice artistica di Dior Donatella VERSACE 66 anni Ruolo Direttrice creativa di VersaceGESTORI del MESE
Marco Masi - Sales Performance Elisa Belgacem - Generali Investments Luca Comunian - Bnp Paribas Corporate & Institutional Banking Mario Amabile - Pictet Asset Management Aanand Venkatramanan - LGIMTitoli a prova di caro-tassi
di Andrea BarzaghiI fattori tecnici e fondamentali continueranno a sostenere la resilienza degli spread del credito, rispetto al resto del mercato obbligazionario.
I fondamentali rimarranno forti nel 2022 e non saranno messi alla prova dall’aumento nei tassi e dallo scenario inflazionistico, secondo Elisa Belgacem (nella foto), senior credit strategist di Generali Investments
A seguito delle ultime mosse delle banche centrali, quali saranno le conseguenze sul mercato del credito?
Gli spread del credito si sono ampliati in maniera piuttosto brusca nella prima parte dell’anno, in considerazione dell’inclinazione più hawkish della Banca Centrale Europea che ci porta a credere che gli acquisti di corporate bond potrebbero essere rivisti al ribasso nel secondo trimestre, con due rialzi a settembre e dicembre. Ciò in seguito all’annuncio precedente secondo cui la Fed si muoverà più velocemente nel Quantitative Tightening, dopo un rialzo dei tassi a marzo. Nel frattempo, i rendimenti di riferimento si sono mossi al rialzo rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Dunque i rendimenti totali negativi si tradurranno probabilmente in deflussi, aumentando ulteriormente la tendenza alle vendite. Detto ciò, il credito ha resistito meglio rispetto al resto dello spazio obbligazionario, e ciò potrebbe mitigare l’appetito per la
La view sull’obbligazionario della senior credit strategist di Generali Investmentsriduzione del credito nell’allocazione globale. Altre componenti tecniche aiuteranno. Innanzitutto, la minore offerta: le emissioni sono state forti a gennaio, ma in generale crediamo che saranno inferiori ai livelli 2021 nell’investment grade europeo di oltre il 10%, dato che la liquidità nei bilanci aziendali rimane a livelli record; e in secondo luogo gli acquisti ancora elevati da parte della Bce fintantoché continuerà il Quantitative Easing, nel nostro scenario fino ad agosto.
In che modo il credito corporate affronterà un aumento dei tassi? Tassi di interesse più alti non sfideranno i fondamentali aziendali nel breve termine. I risultati aziendali del quarto trimestre restano forti, nonostante le turbolenze legate all’inflazione. La stagione delle trimestrali continuerà a fornire supporto al settore bancario, quello energetico e dei materiali, che mostrano un incremento particolarmente forte negli utili. Nonostante il passo della riduzione dell’indebitamento sia rallentato, i bilanci aziendali restano solidi. Il rischio è dato dalla liquidità ancora abbondante, il re-leveraging aziendale potrebbe aumentare, ma riteniamo che tutto ciò possa essere gestibile. Ci aspettiamo che il tasso di insolvenza resti inferiore al 2% nel 2022, ben al di sotto del livello pre-pandemico al 3,3%. Similmente, continuiamo a vedere più rising stars che fallen angels, e più revisioni al rialzo piuttosto che al ribasso, nonostante il trend sarà meno forte rispetto al 2021.
Quali sono, secondo la sua view, gli altri fattori che possono influenzare il mercato del credito nei prossimi mesi?
La volatilità nel mercato del credito resterà elevata ma consideriamo che gli attuali livelli di spread incorporino il tapering del Cspp (Corporate Sector Purchase Programme) a metà del 2022. Dunque in media, fino alla fine dell’anno, ci aspettiamo spread del credito molto piatti. Nel 2018 gli spread del credito si ampliarono di oltre 80 punti base per via del tapering, ma anche di un panorama macroeconomico particolarmente negativo. Stavolta è diverso: il contesto macro offre molto più supporto e gli spread del credito sono altamente correlati al ciclo. Inoltre, i re-investimenti di Pepp e App possono essere allocati in maniera flessibile, e ciò significa che la Bce potrebbe restare acquirente netto di credito dopo il tapering, se necessario.
Tra i segmenti dell’obbligazionario, ci sono raccomandazioni per un portafoglio “a prova di falco”? Restiamo neutrali sull’investment grade rispetto all’high yield, poiché riteniamo che il beta più elevato dell’high yield sarà controbilanciato dal suo carry più marcato e dalla sua duration più breve. Nonostante l’aspetto tecnico negativo del tapering del Cspp, continuiamo a preferire il credito europeo a quello Usa, sulla scia di una normalizzazione della politica monetaria più lenta. Sovrappesiamo i finanziari rispetto ai non-finanziari, sulle aspettative che questi ultimi non riceveranno più il supporto diretto dagli acquisti della Bce, mentre i finanziari beneficeranno largamente della redditività più elevata indotta da tassi più alti. In questo contesto, continuiamo a favorire il rischio credito rispetto al rischio duration e preferiamo BBB, BB, ibridi aziendali e AT1.
Continuiamo a favorire il rischio di credito rispetto al rischio legato alla duration
Elisa Belgacem senior credit strategist di Generali InvestmentsIl rendimento e la protezione
di Gianluigi RaimondiIl panorama dei certificati emessi da Bnp Paribas si arricchisce di una nuova serie di prodotti, i Fast Coupon certificate: strumenti con durata di dieci mesi che hanno come obiettivo quello di offrire rendimento e protezione in una fase, come l’attuale, di mercati incerti. Prevedono inoltre potenziali premi a scadenza compresi tra l’11 e il 30% del valore nominale e offrono una protezione contro i possibili ribassi fino al 40% delle azioni sottostanti a condizione che queste non subiscano ribassi superiori al 20% o al 10% a seconda del certificate scelto.
Quindici panieri
Nel dettaglio, i panieri adottati come sottostanti ai certificati in esame (15 in tutto) sono costituiti da tre o quattro titoli dello stesso settore o quotati sulla stessa Borsa, per consentire
all’investitore di puntare sulle società appartenenti al medesimo comparto economico e ottenere esposizione sullo stesso listino. Per quanto riguarda il funzionamento degli strumenti, la nuova serie di certificati consente di ottenere un unico potenziale premio a scadenza anche nel caso di andamento negativo delle azioni sottostanti purché la quotazione dell’azione peggiore del paniere sia pari o superiore al livello Barriera Premio (che varia dall’80% al 90% del suo valore iniziale). Quando il certificate giungerà a scadenza,
ovvero dopo dieci mesi, si prospettano tre possibili scenari: se la quotazione di tutte le azioni che compongono il paniere è pari o superiore al livello Barriera Premio, il Certificate rimborsa il Valore Nominale e paga il premio; se invece la quotazione di almeno una delle azioni che compongono il paniere è inferiore al livello Barriera Premio ma la quotazione di tutte le azioni che compongono il paniere è pari o superiore al livello Barriera a Scadenza, il certificate rimborsa il Valore Nominale, offrendo così protezione agli investitori in caso di marcati ribassi dei listini azionari; infine, nel caso in cui la quotazione di almeno una delle azioni che compongono il paniere è inferiore al livello Barriera a Scadenza, il prodotto paga un importo commisurato alla performance della peggiore tra le azioni che compongono il paniere (con conseguente perdita, parziale o totale, del capitale investito).
Rendimento e protezione
“I Fast Coupon Certificate”, afferma Luca Comunian (nella foto), Distribution Sales, Global Markets Italy di Bnp Paribas Corporate & Institutional Banking, “sono prodotti che abbiamo studiato per l’attuale contesto di incertezza sui mercati azionari. Abbiamo voluto creare una soluzione di investimento che offrisse opportunità di rendimento di breve termine anche in caso di moderati ribassi e in grado di offrire protezione in caso di ribassi più marcati ma entro le barriere”.
Bnp Paribas amplia la gamma dei certificati e lancia i Fast Coupon con durata di dieci mesiLa rivoluzione della nutrizione
Mario Amabile investment specialist di Pictet Asset Managementdi Edoardo Blosi
Il settore alimentare è alle porte di una fase di profonda innovazione che condurrà a una rivoluzione del modo di produrre e consumare cibo. Grazie all’innovazione tecnologica e all’intelligenza artificiale, sarà presto possibile ottenere alimenti più sani e nutrienti, prodotti in modo più sostenibile ed economico. È lo scenario delineato da Mario Amabile (nella foto), investment specialist di Pictet Asset Management
Responsabile delle emissioni “Quando si sente parlare di tutela dell’ambiente e di lotta al cambiamento climatico, facilmente emergono discorsi legati alle fonti di energia rinnovabili e alla mobilità elettrica”, dice Amabile, che aggiunge: “Meno di frequente, invece, vengono citati interventi mirati al settore primario, quello agricolo”. Eppure, sottolinea l’investment specialist di Pictet AM, l’agricoltura e l’allevamento hanno un ruolo nelle politiche ambientali che non viene percepito in modo adeguato dai più. Molti non sanno per esempio che il settore alimentare è responsabile di circa un terzo di tutte le emissioni di gas serra a livello globale e minaccia l’habitat di quasi un quarto di tutte le specie di mammiferi esistenti. Basti pensare che quasi un quinto della foresta amazzonica è andato perso dal 1970 a oggi e più dell’80% di questo decadimento è il risultato del disboscamento per
l’allevamento del bestiame. Amabile ricorda anche lo scenario delineato dal think tank RethinkX, secondo il quale stiamo assistendo alla seconda epoca di domesticazione di piante e animali della storia: la prima ha avuto luogo circa diecimila anni fa e ci ha permesso di dominare i macro-organismi (animali e piante), mentre la seconda ci consentirà di dominare i micro-organismi (molecole).
Nuovo modello produttivo Uno sviluppo che ci consentirà di avere accesso direttamente alle sostanze nutritive di cui abbiamo bisogno, senza doverle estrarre dai macro-organismi tramite processi che richiedono un’enorme quantità di input e producono un gran numero di rifiuti. Spostando la produzione al livello delle molecole, si potranno ottenere processi, capaci di generare alimenti dalle migliori qualità nutritive, per di più a costi minori. “Con il nuovo modello di produzione”, dice ancora Amabile, “saremo liberi di progettare molecole di qualsiasi genere e creare alimenti con le qualità che desideriamo in termini di profilo nutrizionale, struttura, gusto e qualità funzionali. Input virtualmente illimitati genereranno output virtualmente illimitati. Proprio come il ghiaccio è passato dall’essere estratto dai laghi settentrionali all’essere prodotto nei frigoriferi alla fine del XIX secolo, la produzione alimentare si sposterà da vaste e remote aree agricole ad aree urbane più facilmente accessibili”.
Amabile (Pictet AM): “Profondi cambiamenti nel settore alimentare con l’innovazione tecnologica”Obbligazioni in salsa indiana
Da LGIM un Etf per investire in un segmento del reddito fisso con grande potenziale
di Gianluigi RaimondiInvestire nel mercato obbligazionario governativo indiano. È la possibilità offerta da un Etf lanciato da LGIM BLUERATING ne ha parlato con Aanand Venkatramanan (nella foto), head of ETFs della società.
Quali sono i fattori principali che rendono interessante l’India?
Le stime dicono che il Pil dell’India crescerà del 9,3% quest’anno; è la sesta economia al mondo (in termini nominali) tuttavia, non è adeguatamente presente nei portafogli di investimento. Il motivo è che i bond governativi indiani (IGB) non figurano in nessuno dei maggiori indici a causa delle quote massime consentite sugli investitori stranieri, e anche per altre difficoltà nell’accedere a questo tipo di bond in valuta locale. Ma lo scenario sta per cambiare.
Cosa rende l’India un’interessante opportunità di investimento?
Ci sono molti fattori, tra cui il fatto che l’India sta liberalizzando i suoi mercati finanziari e si appresta a entrare a far parte di alcuni dei maggiori indici sui bond governativi, il primo dei quali sarà probabilmente il bond index sui mercati emergenti in valuta locale di JP Morgan. Uno dei fattori determinanti di questa liberalizzazione è stata l’emissione di bond governativi denominati Fully Accessible Route (FAR), che sono liberi dalle quote sugli investitori stranieri. C’è
inoltre un quadro economico a favore della rupia, che negli ultimi anni ha cancellato parte dell’elevata volatilità associata a questa valuta. Bloomberg Consensus prevede che la rupia arriverà ad avere un tasso di cambio con il dollaro di 75 a 1 nel quarto trimestre del 2022.
LGIM ha lanciato un Etf sui bond governativi indiani in valuta locale; qual è il motivo di questa scelta?
L’India sarà probabilmente la grande economia con la crescita più rapida quest’anno e questo aspetto consolida lo status del paese come uno dei mercati emergenti più attrattivi per gli investimenti dall’estero. Ciò comporta un saldo positivo della bilancia dei pagamenti, che ha permesso a questa nazione di sviluppare la quarta più grande riserva al mondo di valute estere, che è cresciuta notevolmente negli ultimi anni. Riteniamo che questa crescita repentina evidenzi l’aumento di valore che la rupia sta vivendo.
Quali sono le principali caratteristiche del vostro Etf e cosa può offrire agli investitori italiani? Questo Etf è il primo in Europa a offrire esposizione specifica verso i titoli governativi indiani e rappresenta uno strumento conveniente e trasparente per quegli investitori europei che vogliono crearsi una posizione rispetto al mercato in crescita dei titoli di stato in valuta locale del paese. Il fondo è quotato su Borsa Italiana, London Stock Exchange e Deutsche Börse e punta a replicare le performance del JP Morgan India Government Fully Accessible Route (FAR) Bonds Index. L’Etf permette agli investitori di accedere a un mercato dei bond sovrani che negli ultimi anni ha visto una rapida espansione e anche di investire in titoli investment-grade con un rendimento superiore a quello dei Treasury dei mercati sviluppati. Infine permette di diversificare l’investimento nel reddito fisso.
Anima digitale e professionale
di Matteo Sportelli
Un’azienda che punta all’eccellenza, dalla lead generation alla chiusura dei contratti, con competenze che arrivano da 15 anni di esperienza. Ecco il profilo di Sales Performance, società fondata e amministrata da Marco Masi (nella foto) e Francesco De Gaetano, che sta attraversando una fase di intensa crescita. A testimoniarlo sono innanzitutto i numeri: tra il 2019 e il 2020, il fatturato è quasi triplicato da 500mila euro a oltre 1,4 milioni. La crescita si è consolidata nel 2021 con i ricavi giunti a 1,8 milioni.
Obiettivo 4 milioni
“Ora vogliamo fare di più”, dice Masi “e puntiamo, a raggiungere i 4 milioni di ricavi nel 2022 e i 6,5 milioni nel 2023. Il nostro percorso di crescita è solo all’inizio”. Tra i progetti dell’azienda, oltre allo sviluppo nel digitale con l’utilizzo di app come TikTok, c’è l’espansione verso il mondo delle assicurazioni e dei mutui. Il piano della società è di diventare, “l’agenzia digitale italiana di rifermento per la creazione di lead di qualità e la generazione di contratti nel settore delle utility. Il tutto attraverso un call center digitale altamente qualificato”. In cantiere c’è anche l’ingresso di nuovi investitori, al fine di velocizzare i progetti di crescita. Masi e De Gaetano hanno esperienze e competenze complementari: il primo si occupa delle strategie di comunicazione, della divisione digitale dell’azienda e della gestione dei rapporti commerciali
mentre De Gaetano, proveniente dal mondo della comunicazione telefonica, si occupa della parte operativa con la gestione e la formazione del personale del call center. Sales Performance ha un team composto da circa 40 operatori e 13 digital expert e offre un percorso che va dalla vendita di lead altamente qualificati alla vendita diretta di contratti, elemento distintivo dai competitor.
Esperienza sul campo “Se un determinato brand vuole comprare contatti”, spiega Masi, “concordiamo assieme al partner un prezzo per lead oppure per contratto chiuso, essendo certi della qualità del nostro operato. Intercettiamo, grazie agli algoritmi che le piattaforme ci mettono a disposizione, gli utenti potenzialmente interessati. L’altra nostra attività di pari importanza”, continua Masi, “è quella
legata al call center. I partner ci chiedono, oltre alla fornitura di lead, di chiudere contratti occupandoci dell’attività digitale. La percentuale di chiusura dei contratti è molto alta e arriva al 30%. Merito della grande esperienza sul campo di De Gaetano che lavora per mantenere alti gli standard di qualità in termini di formazione degli operatori”. Ma uno dei fattori di successo dell’azienda è anche il suo ambiente professionale: “Il lavoro nei call center viene considerato poco gratificante”, dice De Gaetano, “noi abbiamo cambiato la prospettiva di questo mestiere: non usiamo il termine operatori ma preferiamo parlare di professionisti della comunicazione telefonica, che in Sales Performance sono anche retribuiti bene e hanno una posizione lavorativa ambita nei loro territori”.
@matteosportelli Crescita a due cifre per Sales Performance che guarda anche al settore finanziario e assicurativoCONSULENTE IN 12 MESI
Spazio alla soddisfazione sul profilo Facebook di Dario Coloru, group manager di FinecoBank. Sulla sua pagina personale, il ricordo del libro scritto nel 2020 dal titolo “Consulente finanziario in 12 mesi”.
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DAL GIORNO ZERO
Andrea Ballantini, consulente finanziario indipendente, racconta il suo percorso e il suo primo anno nel settore, commentando con orgoglio i risultati ottenuti e portando la sua testimonianza a chiunque sia interessato alla professione.
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ADVISOR Andrea Ballantini
NO CONTO CORRENTE NO PARTY
Un consulente finanziario può scappare con i miei soldi? Dal suo profilo Instagram, il consulente Davide Berti risponde a questa domanda e spiega come questo timore rientri in uno scenario che non si può verificare.
ADVISOR Davide Berti PROFILO LINKEDIN Glauco Pizzutto
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Glauco Pizzuto, consulente finanziario per gli sportivi, dedica un post su LinkedIn ai ragazzi che smettono di fare sport sempre più in giovane età. Dai dati emerge come circa il 70% smetta di fare attività a 13 anni perché “non più divertente”.
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