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Noi e voi

Noi e voi

automaticamente, quando non c’è ancora neve, e diventa perfettamente visibile ai suoi nemici».

Ampliando ancora di più l’orizzonte, l’intera regione mediterranea è un sorvegliato speciale del cambiamento climatico. «Gli ultimi rapporti dell’Ipcc - ricorda Serena Giacomin - hanno focalizzato l’attenzione sul Mediterraneo, perché è un’area in cui le temperature sono cresciute più della media globale e perché i delicati equilibri della regione la espongono a maggiori rischi di scarsità idrica e desertificazione». Il secondo volume del Sesto Rapporto di valutazione dell’Ipcc, pubblicato a fine febbraio, definisce quattro categorie di rischio per l’Europa nei diversi scenari di riscaldamento, dalle ondate di calore alla vulnerabilità della produzione agricola, dalla maggiore frequenza e intensità di inondazioni alla scarsità di risorse idriche. Che appunto, nell’area mediterranea, potrebbe comportare un aumento dei giorni con disponibilità idrica inferiore alla domanda e un aumento dell’aridità del suolo, che potrebbero colpire la salute, il benessere e le attività di decine di milioni di persone.

La crisi idrica che stiamo attraversando quest’anno, dunque, è solo l’antipasto di quello che ci aspetta se le temperature dovessero superare i limiti di 1,5 o 2 gradi rispetto all’epoca preindustriale indicati dall’Ipcc. E la tragedia della Marmolada - che pur nella sua peculiarità non può essere disgiunta da quanto sta accadendo al clima - è un segnale di come dovremmo mettere in atto misure di adattamento e di prevenzione del rischio nuove e più severe. Oltre ad accelerare la riduzione della dipendenza dai combustibili fossili per contenere l’aumento della temperatura. Perché, piaccia o no, l’emergenza climatica è il problema più serio che la nostra civiltà abbia dovuto affrontare da quando scriviamo i libri di storia. Q

Piante di girasoli completamente secche a causa della siccità

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TAGLIO ALTO MAURO BIANI

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