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Diari di guerra Sabina Minardi

Settimane 17 e 18

La scrittrice e illustratrice Nora Krug. Nata in Germania, a Karlsruhe, vive da anni a New York. In Italia ha pubblicato “Heimat” (Einaudi). Di recente ha illustrato “On Tyranny”, saggio di Timothy Snyder

L’Espresso sta pubblicando “Diaries of War”, diario illustrato della guerra, in contemporanea con altre testate internazionali e in esclusiva per l’Italia

di Sabina Minardi

l grano è il nuovo oro”. Proprio mentre l’Europa tira un sospiro di sollievo per la partenza da Odessa del primo carico di grano da quando la guerra è scoppiata, K., la giornalista ucraina protagonista del graphic novel di Nora Krug annuncia il postulato. È nel sud del Paese, ha ripreso a documentare, a essere occhi e orecchie altrui come il suo mestiere richiede. E da quella prima linea dove le perdite non si contano più - tra feriti, prigionieri, saccheggi, gente che vive l’inferno della privazione di tutto – prosegue la sua testimonianza.

Diciassettesima settimana di “Diaries of War”, work in progress di parole e immagini che L’Espresso sta pubblicando in esclusiva per l’Italia, contemporaneamente ad altre prestigiose testate internazionali. Un progetto inaugurato con lo scoppio della guerra, quando l’artista americana di origini tedesche ha deciso di registrare le esperienze di un uomo e di una donna, cittadini dei due Paesi in guerra, e delle loro vite stravolte.

L’Ucraina è devastata. Tra case distrutte e lo scempio dei bombardamenti continui, le immagini restano scolpite non appena enunciate: un vaso, unico superstite di un’abitazione rasa al suolo; una giraffa, non più al sicuro, dopo che lo zoo di Kharkiv, oltre a quello di Mykolaiv, è stato duramente colpito. Il racconto è uno slalom continuo col pericolo, fuoco contro fuoco, la fortuna di sopravvivere. E lo sforzo di ricreare una vita possibile, di riunirsi col resto della famiglia al sicuro in Danimar-

ca, di trascorrere magari qualche giorno di “I vacanza tutti insieme, in un posto “relativamente tranquillo”. Diviso in due, il diario in presa diretta di Nora Krug prosegue con i giorni di D., l’artista di San Pietroburgo che sta tentando di abbandonare un Paese che non riconosce, nel quale non vuole vivere più: la libertà è continuamente minacciata, la disinformazione regna, molti dei suoi conoscenti – intellettuali, artisti, musicisti che hanno cancellato le date delle loro esibizioni in Russia - stanno emigrando. Lo stigma di essere cittadino di un Paese che ha iniziato questa guerra sta agendo sempre più nel profondo. E condiziona lo sguardo, rendendo inaccettabile il confronto con chi si rivela militarista e imperialista. Insospettabili, talvolta. Come racconta D., riferendosi al direttore dell’Ermitage: «Il nostro Paese sta cambiando la storia del mondo», ha detto pubblicamente il responsabile del museo. Da questa storia D. vuole tirarsi fuori, spostando la sua famiglia a Riga o altrove. Ma migrare vuol dire trovare il coraggio di ricominciare. Credere in un futuro ricostruibile da zero. Rinunciare a un’identità precisa per assumere quella incerta e faticosa del nomade, del senza patria. Il prezzo da pagare alla vera libertà. Come un bagno al mare, in una giornata calda: un tuffo che sa di vita. Senza più il rimpianto di non avere chi ami accanto a te. Q

Sabina Minardi Giornalista ©RIPRODUZIONE RISERVATA Foto: Nina Subin

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