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Scritti al buio

Scritti al buio/cinema CORAGGIO E FOLLIA SULL’ORLO DEL VULCANO

Le avventure di Katia e Maurice Krafft in un film tra Cousteau e la nouvelle vague FABIO FERZETTI

Non fossero esistiti dav vero, Katia e Maurice Krafft sarebbero i perfetti eroi di un romanzo d’av ventura. Due spiriti ribelli e amanti dell’estremo che crescono in Alsazia “tra le macerie del dopoguerra”, si incontrano all’università, scoprono di condividere la stessa divorante passione. Quindi si sposano, diventando ben presto due star di una scienza pericolosa e in ascesa, la vulcanologia. Chi ha visto il meraviglioso “Into the Inferno” di Werner Herzog ne ricorda la fine terribile, da loro stessi tante volte preconizzata: investiti da una nube piroclastica in Giappone per essersi av vicinati troppo, ancora una volta, all’oggetto di ogni loro passione. Lasciando al mondo, come dice questo bel documentario ora nelle arene e dal 25 agosto in sala, «decine di libri, centinaia di ore di filmati, migliaia di foto. E un milione di domande». La loro parabola meritava un’indagine accurata. Ma tutte quelle immagini “catturate” cinepresa in spalla in giro per il mondo, con rischi indicibili, esigevano un trattamento all ’altezza di due personalità così estreme e così consapevoli. Bisognava scavare nelle zone più oscure senza trascurare i meriti umanitari. Un vulcanologo capace può infatti salvare migliaia di vite, purché sappia farsi ascoltare. I Krafft unirono al rigore scientifico una formidabile capacità di comunicazione (dunque un notevole peso politico). Sara Dosa, premiata regista canadese, riesce a fondere tutte queste componenti delle loro av venture in un doppio ritratto che usa con efficacia anche il cinema d’animazione. Estraendo dalle loro immagini la testimonianza di un vero talento cinematografico (anche se loro pudicamente si schermivano). Coniugato a un gusto del pericolo e della trasgressione che rasenta la follia. Vedere Maurice pagaiare beato in canotto sul più grande lago di acido solforico al mondo, può provocare il capogiro. Ma non mancano momenti umoristici. Come i 27 guasti subiti dalla loro fragile Renault 4 fra i crateri dell’Islanda, prima dell’incidente definitivo. O il pietrone che Maurice tira sulla testa della povera Katia per collaudare un casco che sembra uscito da un romanzo di Verne. Coraggio, follia, gusto kantiano del Sublime. A cavallo tra Cousteau e le nouvelles vagues europee, i Krafft meritavano il grande schermo. Eccoli risarciti. Q

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“FIRE OF L OV E” di S ara Dosa Canada-Usa, 93’, 000’ aaabc

Beyoncé

ombrosa, incalzante. Irrompono senza sosta nuove ragazze, più o meno cattive. Mi ha colpito Cate con “La mia generazione”, visto che con tutto il suo candore la dice dice dritta per dritta, una sor ta di “Father and son” di Cat Stevens 2.0, ov vero sia: non capite, fate uno sforzo, può essere che abbiamo ragione noi. Messag gio ricevuto. E per completare il file giovani donne c’è pur sempre Billie Eilish, dolente e raf finata. La sua “Tv”, al contrario delle frettolose modalità correnti, chiede di essere ascoltata fino alla fine, perché si conclude con una lunga ripetizione della frase “I’m the problem” sulla quale par te un coro di 21mila fan che l’hanno cantata con lei a Manchester.

Emozione garantita. Per non dire che permane in classifica Kate Bush con “Running up the hill” e possiamo far finta che sia un pezzo nuovo per arricchire l’ideale playlist. Torniamo in Italia per concludere in bellezza. Celebriamo il ritorno degli Assalti Frontali che continuano a dire sempre quello che pensano. E lo fanno molto bene in “Ufo nella scena”. Se addirittura si avesse il desiderio di dedicarsi all’ascolto di un intero album, non ci sono dubbi. Il disco da ascoltare, per intero, si intitola “Scacco al Maestro”, meravigliosa rivisitazione delle musiche di Ennio Morricone ad opera dei Calibro 35. Provate ad ascoltare “C’era una volta il west” (feat. Diodato) e non potrete evitare di ascoltarlo tutto. Q

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